UGO CAPPELLACCI PRESIDENTE LA SARDEGNA TORNA A … · 2015-02-17 · Ufficio Studi Cappellacci...
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A cura dell’Ufficio Studi Cappellacci Presidente
UGO CAPPELLACCI PRESIDENTE
LA SARDEGNA TORNA A SORRIDERE Programma di governo
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Sommario La sfida del cambiamento............................................................................................................. 4
Crisi della Regione: resoconto di un fallimento ............................................................................. 5
Presupposti della Proposta di Programma .................................................................................. 11
Democrazia partecipata ............................................................................................................. 15
Progetto strategico integrato per lo sviluppo della Sardegna ..................................................... 17
La visione strategica ............................................................................................................................ 17
Gli assi strategici ................................................................................................................................. 20
Persona .................................................................................................................................................... 20
Impresa .................................................................................................................................................... 20
Territorio .................................................................................................................................................. 21
Il Programma ....................................................................................................................................... 24
1. Piano straordinario di interventi per le emergenze ......................................................................... 25
Lotta alla povertà ..................................................................................................................... 26
Sostegno alle famiglie ............................................................................................................... 26
Interventi per il lavoro .............................................................................................................. 27
Interventi organici di gestione delle emergenze del comparto agricolo ................................. 27
Salvaguardia del comparto industriale esistente ed ancora competitivo ................................ 28
Avvio immediato di un Piano delle Grandi Opere Infrastrutturali ........................................... 28
2. Piano strutturale degli interventi ..................................................................................................... 29
2.1. Piano strategico per le Risorse Umane .................................................................................... 30
Istruzione, formazione e orientamento scolastico ................................................................... 31
Università e Ricerca .................................................................................................................. 32
Politiche attive per l’imprenditoralità, per il lavoro e l’occupabilità ....................................... 33
2.2. Welfare ..................................................................................................................................... 35
Sviluppo dei servizi alla persona ed alla famiglia ..................................................................... 35
Sanità ........................................................................................................................................ 37
2.3. Grandi infrastrutture ................................................................................................................ 39
Trasporti ................................................................................................................................... 39
Reti di servizi............................................................................................................................. 43
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2.4. Progetto integrato di sviluppo dell’economia e del territorio ................................................. 46
Rilancio delle nostre vocazioni produttive primarie ................................................................ 46
Piano strategico per il turismo ................................................................................................. 49
Valorizzazione della cultura ...................................................................................................... 51
Servizi reali e finanziari ............................................................................................................. 53
Ambiente e sviluppo sostenibile .............................................................................................. 54
Pianificazione territoriale, urbanistica e paesaggistica ............................................................ 55
Il nuovo patto istituzionale ......................................................................................................... 59
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La sfida del cambiamento
“Ho accettato la candidatura alla carica di Presidente della Regione per poter affrontare la sfida del cambiamento, interpretando il desiderio di molti Sardi di una politica migliore, più vicina alla gente, che sia in grado di esprimere competenza e che pensi in primo luogo ad intervenire e risolvere le emergenze, aiutando chi ha più bisogno e, nel contempo, dando avvio ad un grande piano strutturale di sviluppo dell’intero sistema regionale.
Cari amici della Sardegna! Se sentite oggi la stessa energia che io sento, se sentite la stessa urgenza che io sento, se sentite la stessa passione che io sento, se vi sentite pieni di speranza come mi sento io… non ho dubbi che tutti noi il 15 e il 16 febbraio faremo le scelte giuste e la Sardegna potrà tornare a sorridere”.
Ugo Cappellacci
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Crisi della Regione: resoconto di un fallimento
La Sardegna vive oggi una doppia crisi legata alla congiuntura internazionale ed agli effetti ancor più gravi della stessa causati dall’incapacità di chi in questi cinque anni di governo della nostra Regione non ha saputo dare alcuna risposta concreta.
Economia e società
L’economia è ferma: il nostro PIL cresce pochissimo e meno di quello medio nazionale. La regressività del sistema economico regionale è confermata dalle rilevazioni ISTAT con riferimento al periodo 2004‐2007 che evidenziano un peggioramento strutturale dell’economia sarda rispetto agli anni precedenti.
Nei settori portanti della nostra economia (agricoltura, industria, edilizia) si perdono occupati. La pubblica amministrazione non è più in grado di assorbire nuova forza lavoro ed anche nel settore del terziario l’occupazione aggiuntiva risulta fortemente precaria ed instabile.
Le rilevazioni dei dati ISTAT, che parlano di 95 mila unità di disoccupati, non evidenziano il fenomeno dello scoraggiamento, ovvero non contemplano tutti coloro che rientrano nella categoria delle persone in cerca di occupazione, solo perché non rispettano i parametri di riferimento (es. la mancata iscrizione presso i centri per l’impiego). Il numero dei cosiddetti “scoraggiati” risulta essere in Sardegna pari a circa 95.000 unità. Nel complesso, in valori assoluti, il numero reale dei disoccupati risulta, quindi, essere pari a 190.000 unità, così come confermato dal “Rapporto SVIMEZ 2008 sull’economia del Mezzogiorno”, con un tasso percentuale ufficiale (13,5%) che sale al 24,1%, con un incremento quindi di oltre 10 punti.
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Dalle statistiche elaborate dall’Inps emerge che l’economia della Sardegna è “ricca” di cassaintegrati. Le domande presentate dai sardi per avere un’indennità di disoccupazione ordinaria sono passate dalle 23.371 nel 2006 alle 27.791 nel 2007, fino a raggiungere la quota di 33.951 nel 2008 (in tre anni, l’impennata è stata del 45% e delle ore complessive dell’80%).
Per quanto concerne la cassa integrazione straordinaria (es. quella del petrolchimico di Porto Torres), le domande sono passate da 309 del 2006 a 1.567 nel 2008 (con un balzo del 407% in tre anni).
Aumenta la disoccupazione e, cosa ancora più grave, crollano i consumi delle famiglie (la spesa media mensile in Sardegna, riferita sia ai consumi alimentari che a quelli non alimentari, si è notevolmente ridotta). La Sardegna è la regione dove il tasso di indebitamento procapite verso banche e finanziarie è più alto a livello nazionale. Se nei primi anni 2000 i debiti verso banche e finanziarie ammontavano a circa il 20% del nostro reddito disponibile netto, oggi questa percentuale è più che raddoppiata passando al 45%. Ciò significa, nella sostanza, che se un sardo percepisce un reddito mensile di 1500 euro, circa la metà deve essere utilizzata per pagare le rate dei prestiti contratti, nella maggior parte dei casi, non per investimenti bensì per l’acquisto di beni di prima necessità.
Pertanto, l’indebitamento ed il correlato impoverimento delle famiglie non possono continuare ad aumentare.
Cresce la povertà. Dalle rilevazioni dell’ISTAT ‐ e da una recentissima indagine della Caritas ‐ emerge che in Sardegna oltre 150.000 famiglie, per un totale di oltre 377.000 persone, si trovano nello status di povertà, con un aumento di circa 50.000 unità nell’arco degli ultimi tre anni. Tale è la situazione, nonostante le promesse ed i precisi impegni dell’attuale giunta di centro sinistra. Una giunta che, fino all’ultimo, ha continuato a disattendere gli impegni assunti per l’attuazione di politiche specifiche volte ad eliminare la povertà, attraverso interventi di sostegno dei redditi.
Il grado di apertura ai mercati esterni, ovvero il livello di internazionalizzazione della nostra economia isolana (import‐export), è considerevolmente peggiorato. Se si escludono i prodotti petroliferi, chimici e metallurgici (che incidono per oltre l’80% delle nostre esportazioni) si conferma per l’intera Sardegna una strutturale incapacità a cogliere i momenti di espansione della domanda estera. Ciò a causa della scarsa rispondenza dell’offerta ‐ pur in presenza di eccellenti potenzialità ‐ della mancanza di adeguate azioni di marketing, nonché delle difficoltà nei trasporti e nelle comunicazioni. Il coinvolgimento nel commercio estero di alcune province della Sardegna ‐ in specie come in Ogliastra – risulta essere praticamente nullo. Conferma tutto questo il fatto che la quota di partecipazione della Sardegna all’esportazioni nazionali rimane del tutto insignificante.
Per un quadro più puntuale delle criticità dei diversi settori produttivi, viene di seguito sintetizzato l’andamento dei principali indicatori macroeconomici settoriali.
I dati forniti dall’istituto nazionale di statistica (ISTAT) confermano i preoccupanti problemi spesso evidenziati sia dagli addetti al settore che dalle rispettive associazioni di categoria. Nonostante l’incremento della produzione agricola (compresi gli allevamenti), della silvicoltura e della pesca registrato nel corso del 2007 sia pari all’1,1%, per un valore complessivo di 1.475 migliaia di euro, la Sardegna è ben lontana dai risultati fatti segnare nel corso del 2004 (1.530,6 migliaia di euro) del 2003 (1.499,6) e del 2002 (1.489,5).
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Industria manifatturiera: il valore aggiunto diminuisce dello 0,6% come media annua del periodo 2003–2006. In Italia la crescita è pari allo zero. Gli investimenti fissi lordi diminuiscono del 4,4% all’anno. Nel 2007 il valore aggiunto dell’industria in Sardegna è pari a zero, mentre nel resto dell’Italia cresce dell’1% e, in particolare, nel Mezzogiorno dello 0,7%.
Servizi: tra il 2004 e il 2006 il valore aggiunto cresce mediamente dell’1,17% all’anno, meno di quanto accade a livello nazionale, dove si attesta all’1,23%. Nel 2007 in Sardegna la crescita è stata pari allo 0,9%, ovverosia, esattamente la metà della media nazionale, pari all’1,8%.
Con riferimento ai lavori pubblici, il settore delle costruzioni, fra il 2003 ed il 2006, ha fatto registrare una riduzione del 49% delle gare d’appalto, passando dai 1.554 milioni di euro dell’anno 2003 ai 798 milioni di euro dell’anno 2006. Le variazioni in negativo più rilevanti hanno riguardato le amministrazioni locali (Comuni ‐25%; Province ‐27%) a dimostrazione di una drastica contrazione dei trasferimenti regionali agli enti locali per investimenti. I dati negativi del settore sono confermati dalla riduzione del valore aggiunto che passa da 1.638 milioni di euro nel 2004 a 1.494 euro nel 2005 (‐8,8%) e dalla diminuzione del numero degli occupati che passano dalle 51.100 unità del 2004 alle 50.900 del 2005 (‐0,4%).
Infrastrutture
Non è solo il sistema economico a soffrire in Sardegna. Anche il sistema dei trasporti si contraddistingue per una situazione di deficit di infrastrutturazione conseguente, in particolare, alla mancanza di una visione organica di sviluppo da parte della precedente legislatura di centro sinistra.
Con riferimento alla dotazione infrastrutturale la Sardegna fa registrare risultati che la collocano agli ultimi posti in Italia. La dotazione infrastrutturale, infatti, in rapporto all’estensione territoriale ed alla popolazione, vede la Sardegna al 12° posto per le strade nazionali, al 18° per le strade comunali e al penultimo per le strade locali.
Tale carenza ha causato e causa un elevato ritardo perfino rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno, come si evince da un indicatore di accessibilità regionale interna (fonte di elaborazione: ISFORT) della rete dei trasporti, in base al quale la Sardegna fa registrare il valore più basso tra tutte le regioni d’Italia. Tale valore (39,7) è di gran lunga inferiore, ad esempio, all’indicatore fatto registrare dalla Sicilia (58,2), dalla Campania (57,6) e dalla Calabria (56,2).
Negli ultimi anni gli investimenti si sono concentrati sul miglioramento delle condizioni della rete stradale fondamentale e di accesso alle maggiori aree urbane e sullo sviluppo dei trasporti regionali comportando un progressivo peggioramento funzionale della rete complementare.
È lo stesso Piano Regionale dei Trasporti, approvato dalla Giunta di centro sinistra, che evidenzia: “gravi situazioni di congestione nelle aree di maggiori concentrazione urbana; picchi stagionali sulle zone costiere, legati al fenomeno turistico; scarsa presenza nei percorsi stradali dell'interno (peculiarmente tortuosi e soggetti a bassa velocità di percorrenza) e ciò comporta che, in tali siti, vi siano i comuni economicamente più svantaggiati proprio a causa dell’inacessibilità, fondamentale causa anche dello spopolamento di questi territori”.
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Insieme alle gravi criticità della rete stradale, in particolare con riferimento alle aree interne e più marginali, il PRT evidenzia la debole condizione della situazione ferroviaria.
A fronte di queste criticità, dal Piano Regionale dei Trasporti, non si evince una precisa volontà di intervento sulla rete stradale e si continua a sostenere l’esigenza di un grosso impegno a favore della velocizzazione e del potenziamento della rete ferroviaria, nonostante non sussistano le condizioni minimali di utenza per la fattibilità degli investimenti e per la copertura dei costi di gestione o di esercizio.
Date le modifiche alla struttura economica, demografica e sociale della Sardegna e l’intenzione, in materia di assetto del territorio e di sviluppo locale, di frenare la tendenza verso l’inurbamento nei centri maggiori, sarebbe stato necessario “… collegare meglio gli insediamenti residenziali con i centri di servizio di riferimento avendo come obiettivo il mantenimento della popolazione residente…..Il disegno di rete, che meglio traduce questo nuovo indirizzo di assetto regionale, è quello che non privilegia più una sola infrastruttura, o singola direttrice….. ma che, al contrario, punta a rafforzare un itinerario, a realizzare una maglia diffusa che sia in grado di aumentare il livello di accessibilità, interno e verso l’esterno, di un intero territorio.”
Anche con riferimento ai sistemi portuale, aeroportuale e dell’approvvigionamento idrico ed energetico, la Regione Sardegna si trova in situazioni di grave ritardo rispetto alle altre regioni ed ai principali paesi europei. Paradossalmente, è la stessa Giunta regionale di centro sinistra che ammette la propria incapacità a rimuovere le principali strozzature infrastrutturali che penalizzano fortemente la competitività della nostra Isola.
Dai principali documenti della programmazione regionale, si evince infatti che:
‐ il sistema portuale sardo è soggetto a forti criticità, poiché incapace di sfruttare appieno le potenzialità offerte dalla centralità mediterranea dell’isola, restando (come è al momento) sostanzialmente estraneo alla crescita, legata al “boom” della globalizzazione, dei commerci tra le grandi potenze che incrementa in maniera esponenziale i passaggi e le relazioni tra le sponde del continente africano, le realtà del Sud e le regioni del Nord;
‐ il sistema aeroportuale, nonostante il suo ruolo fondamentale per la garanzia della continuità territoriale, è ben lungi dallo sfruttare le potenzialità offerte. Permangono, infatti, ancora le criticità legate a carenze strumentali degli aeroporti;
‐ il sistema di approvvigionamento idrico isolano, come emerge dal documento di valutazione ambientale strategica relativa al piano stralcio di bacino regionale per l’utilizzo delle risorse idriche, “non è attualmente in grado di garantire le esigenze idriche complessive per gli usi civili e per quelli produttivi della regione. Nonostante l’importante riduzione dei fabbisogni, rimane infatti un deficit medio annuo quantificabile in circa 190 Mmc”;
‐ in relazione alle principali infrastrutture energetiche, risulta clamoroso come ancora oggi non siano stati completati i lavori di posa del doppio cavo SAPEI da 1000 MW totali. Attualmente la Sardegna continua ad essere, dal punto di vista energetico, un sistema quasi isolato in termini strutturali; tant’è vero che esiste unicamente il cavo sottomarino Sardegna Corsica Italia (SACOI), infrastruttura obsoleta di limitata potenza 250 MW. Anche la realizzazione del metanodotto dall’Algeria, progetto voluto fortemente e varato dalla precedente Giunta di centro destra, presenta ritardi inaccettabili nella sua realizzazione. Per quanto riguarda il ricorso alle fonti
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alternative, il piano di installazione dell’eolico e del fotovoltaico si è arenato sotto la soglia del 5%, nonostante lo stesso Piano energetico prevedesse l’allineamento al valore nazionale del 22%, in conformità con le direttive europee per il raggiungimento dei parametri obiettivo del Protocollo di Kyoto.
Per quanto concerne le infrastrutture tecnologiche, nonostante le numerose dichiarazioni del Governo regionale, l’accessibilità alla banda larga non è ancora disponibile sull’intero territorio regionale, con gravi conseguenze ed ulteriore isolamento per i paesi dell’interno. Il 40% dei comuni sardi sarà comunque destinato a non poter usufruire del servizio di connessione a banda larga neanche dopo il completamento del progetto SICS II.
Anche in relazione alla dotazione delle strutture sanitarie, culturali e ricreative e dell’istruzione la nostra Isola risulta totalmente deficitaria ed insoddisfacente rispetto alle altre regioni italiane e del Mezzogiorno (Tagliacarne‐Unioncamere).
Capitale umano
Al di là della grave situazione economica e dei ritardi delle infrastrutture materiali, il dato più preoccupante attiene alla qualità ed alle capacità del nostro capitale umano.
Rispetto a quelli delle altre Regioni italiane ed europee, i dati sul nostro capitale umano sono fortemente negativi nonostante i grandi proclami della Giunta di centro sinistra, che in cinque anni, non solo non è riuscita nell’intento, ma ha contribuito a peggiorare la situazione.
La Sardegna presenta indici elevati di abbandono della scuola. Fa registrare, inoltre, rispetto alle altre regioni d’Italia la percentuale più bassa di popolazione in possesso di titolo di laurea (6,2% contro il 7,5% della media nazionale) e di diploma di scuola superiore (22,4% contro il 25,9% media nazionale).
I dati OCSE sul cosiddetto test PISA (Program for International Student Assessment), che rilevano a livello internazionale elementi relativi a tre tipi di apprendimento da parte degli studenti (la capacità di comprensione nella lettura, la capacità di analisi matematica e le competenze scientifiche funzionali), mettono in luce la grave situazione dei nostri studenti.
La quota di studenti sardi che nei suddetti test non raggiunge la sufficienza (corrispondente al livello 2) è estremamente elevata, pari a circa il 40%. Tale dato posiziona la nostra Isola agli ultimi posti in Italia ed in netto ritardo rispetto ai Paesi Europei. Fra i Paesi più avanzati, un dato per tutti è quello della Finlandia, dove solo il 5% degli studenti non raggiunge la sufficienza. In riferimento alla percentuale dei laureati (25‐64 anni) sulla popolazione attiva, la Sardegna risulta nel gruppo delle peggiori regioni europee: su un campione di 400 regioni considerate, appartiene al gruppo delle ultime 18, con una percentuale appena superiore al 10% a fronte di una media europea superiore al 30%.
Dall’analisi dei dati emerge, in tutta la sua evidenza, il forte disagio che le famiglie e le imprese sarde si trovano a vivere quotidianamente. La Regione, infatti, occupa il diciassettesimo posto nella classifica nazionale della delittuosità e del rapporto fra denunce e popolazione, nonché, rispettivamente, la sesta e l’ottava posizione per l’indicatore che misura la quota di minori di 18
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anni denunciati ogni 100.000 abitanti ed il numero di decessi per incidente stradale (3,1%, contro il 2,2% della media nazionale).
Piano Paesaggistico Regionale
In questi ultimi cinque anni abbiamo assistito ad una situazione paradossale di produzione ‐ mai vista prima, in termini quantitativi ‐ di strumenti e norme di disciplina del territorio, elaborati e resi vigenti con una eccezionale celerità, anche in virtù di altrettanti eccezionali poteri che la Giunta Regionale si è attribuita o si è fatta delegare dal Consiglio. Ciò ha determinato la più grande paralisi tecnico‐amministrativa mai registrata in Sardegna dai tempi storici della sua Autonomia, con riferimento agli atti fondamentali necessari per lo sviluppo socio‐economico.
Il fallimento è il risultato dell’incapacità, ben caratterizzata da un’eccezionale ostinazione, testardaggine e prepotenza, di tradurre fondamentali, irrinunciabili e condivisi principi di tutela del nostro eccezionale patrimonio ambientale in adeguati, ragionevoli, utili, giusti e condivisi strumenti di disciplina e gestione di queste straordinarie risorse per la valorizzazione e l’uso equilibrato delle stesse.
Considerato che risulterebbe lunghissimo l’esercizio volto ad individuare tutti gli aspetti problematici e le criticità indotte nel sistema Regione dalle nuove norme, pare opportuno in questa sede, a mero titolo esemplificativo, mettere in evidenza alcuni fatti che dimostrano l’incoerenza tra l’affermazione dei suddetti sacrosanti principi ed i concreti effetti prodotti con l’apprestamento della nuova disciplina.
Uno degli aspetti più disastrosi è costituito dalla paralisi nella predisposizione degli atti di pianificazione comunale. In questi cinque anni nessun Comune è riuscito ad elaborare ed approvare definitivamente il proprio Piano Urbanistico in adeguamento al PPR.
I Comuni hanno operato con i vecchi Piani, fortemente compressi e limitati nella loro efficacia dalle nuove norme paesistiche e non hanno potuto disporre del più importante strumento di governo e amministrazione del proprio territorio; le infauste conseguenze sono facilmente immaginabili.
L’assenza di strumenti di pianificazione generale, ovviamente, ha comportato l’impossibilità di elaborare e procedere con i Piani Attuativi nei diversi settori dell’assetto urbano, dei sistemi produttivi, turistici, ambientali ed infrastrutturali. La conseguenza, sotto gli occhi di tutti, è che non si è mai registrata una così forte contrazione nel rilascio di atti autorizzativi (convenzioni, concessioni e autorizzazioni edilizie) nei più disparati settori.
Gli stessi Piani a cosiddetta procedura speciale (Programmi Integrati, Piani di Riqualificazione e Intese), teoricamente incoraggiati ed incentivati dalle norme paesistiche, non hanno visto la conclusione del loro iter a motivo della complessa ed insufficiente articolazione delle norme, con la conseguente vanificazione, molto spesso, degli stessi programmi regionali d’investimento. La procedura d’Intesa, prevista dal PPR, è risultata sostanzialmente inefficace.
Sono questi solo alcuni aspetti negativi, ancorché estremamente significativi, derivati dall’incapacità di individuare le migliori soluzioni per il governo del territorio e la più adeguata formulazione delle relative norme.
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Presupposti della Proposta di Programma
Per aprire una nuova stagione politica e programmatica, che segni in modo netto la discontinuità con l'esperienza fallimentare degli ultimi cinque anni di governo di centro sinistra, è indispensabile costruire tutti insieme un nuovo percorso, una nuova strategia di sviluppo della Sardegna, che veda nei sardi i veri protagonisti del proprio futuro. Abbiamo la consapevolezza che la stessa strategia debba avere quali indispensabili presupposti il dispiegarsi, in modo coerente e funzionale, di tre momenti ordinati in senso logico e temporale: la ridefinizione del momento “identitario”, l’elaborazione del nuovo piano di sviluppo, la riscrittura delle regole (riforma dello Statuto di Autonomia) e la riorganizzazione della Regione.
I tre momenti
La costruzione di tale strategia di sviluppo poggia su tre momenti principali: il momento identitario, quello del modello di sviluppo e quello istituzionale.
La contemporaneità dei tre momenti (identitario, economico ed istituzionale), tuttavia, non deve fare velo sulla necessità che tra essi debba esistere una relazione ordinatrice, per non correre il rischio di sovrapporli e di non capirne appieno la portata e le implicazioni logiche e temporali.
Il momento identitario, quale momento di riflessione su se stessi e sul “comune sentire” del popolo sardo, costituisce la fonte dalla quale far derivare i successivi. Risulta fondamentale e responsabile partire dai veri desiderata del popolo sardo, per capire i punti di forza e le opportunità dei singoli ambiti territoriali.
Solo dall’ascolto e dalla partecipazione è possibile comprendere gli orientamenti per la costruzione di un serio piano di sviluppo, individuare gli obiettivi socio‐economici da perseguire in relazione
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all’effettive esigenze e vocazioni dei singoli territori e procedere all’integrazione di quest’ultimi in un’unica strategia di sviluppo regionale finalizzata al raggiungimento di posizioni competitive a livello nazionale ed internazionale.
Dopo aver affrontato correttamente la definizione delle ipotesi di crescita e di sviluppo della Regione (momento di sviluppo), nella prospettiva della valorizzazione delle opportunità dei singoli territori e del recupero dell’identità storico‐culturale dei sardi (momento identitario), si può parlare di regole, di riforme istituzionali e, in particolare, di un tema caro a tutto il popolo sardo: la riscrittura dello Statuto di Autonomia.
Per assolvere correttamente alle esigenze di ridefinizione ed attualizzazione dei principi identitari del Popolo sardo deve essere avviata e proseguita senza soluzioni di continuità un’attenta azione di monitoraggio della società sarda vista dall’ottica immediata dei cittadini, con i differenti e complessi “distinguo territoriali”, del loro comune sentire, delle loro sensazioni diffuse ed in generale della loro diretta percezione del clima sociale in cui vivono ed operano.
Non può essere attivato un vero ed alternativo processo di sviluppo e di “rinascita” della Sardegna, se prima non si approfondiscono e capiscono la struttura odierna e la molteplicità delle problematiche che investono la società sarda nel suo complesso anche per effetto della fallimentare politica del centro sinistra degli ultimi cinque anni. L’esperienza degli ultimi 45 anni ha inequivocabilmente sancito il fallimento dei tentativi di “imposizione” di modelli e schemi culturali tipici di contesti esogeni al sistema regionale e quella degli ultimi cinque anni ha palesato come in democrazia non esistono facili scorciatoie e semplificazioni che affidino ad un sovrano, peraltro poco illuminato e poco lungimirante, le sorti di un popolo. La democrazia è un processo complesso e faticoso che va rispettato e rilanciato dopo anni di mortificazioni ed emarginazioni delle forze vive della nostra società. In questo quadro, si impongono un’attenta rivalutazione della cultura locale ed una riscoperta delle tradizioni, delle specificità e dell’identità, considerati non più come ostacolo allo sviluppo, ma, al contrario, come presupposto imprescindibile dello stesso, condizione senza la quale esso non si potrebbe mai realizzare.
Una forte consapevolezza caratterizza, tuttavia, questa rilettura: qualsiasi modernizzazione autentica non deve cancellare il passato e recidere i ponti con le nostre tradizioni ed i nostri valori identitari. La Sardegna dovrà avere la capacità di coniugare la sua storia millenaria con le valenze straordinarie e le opportunità che oggi ci vengono offerte dalle nuove condizioni dei sistemi di produzione, dai servizi avanzati, dall’innovazione tecnologica e dai nuovi media della comunicazione che consentono ai Sardi di farsi conoscere ed apprezzare in tutto il mondo.
La chiave della modernizzazione non è il rovesciamento di ciò che è stato, ma un mutamento graduale e progressivo che sappia trarre alimento dall’assimilazione degli insegnamenti del passato.
È per questi motivi che siamo convinti che la sola attenzione alle tematiche ed ai cosiddetti nodi strategici dello sviluppo ‐ intesi come potenziamento delle infrastrutture ed in generale interventi di tipo strettamente economico ‐ non possa determinare un armonico ed equilibrato processo di sviluppo se gli stessi non vengono accompagnati da un debita considerazione dei codici normativi della comunità e dal rispetto concreto del complesso dei valori sociali a cui essa si richiama.
Per tali ragioni, sui suddetti temi, l’esperienza di governo sarà accompagnata da un percorso parallelo di reale apertura al dibattito culturale e politico volto all’analisi articolata della società
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sarda. Tale analisi dovrà partire dall’approfondimento e dal rilancio di tre fattori chiave da porre al centro della nuova ipotesi di sviluppo: le risorse umane, il capitale sociale e relazionale; le imprese, quale motore di crescita e produzione di ricchezza e di occupazione; i territori, con l’assegnazione alle politiche locali ed ai protagonisti delle stesse del compito di governare le variabili chiave dello sviluppo nel rispetto di una strategia regionale integrata e condivisa.
Intorno a questi tre assi strategici dello sviluppo potrà essere costruito:
‐ un nuovo modello di sviluppo territoriale fondato sul logiche di integrazione territoriale e produttiva dell’intera Regione, capace di generare una fitta rete di interrelazioni fra le diverse aree territoriali della nostra Isola, grazie ad adeguati ed efficienti sistemi di mobilità interna ed esterna tesa a favorire ed alimentare rapporti di scambio produttivo, commerciale e culturale tra le stesse aree interne e tra queste ed il resto del mondo;
‐ un nuovo modello di sviluppo economico e sociale capace di spezzare la dipendenza (ricchezza trasferita) e fondato sulla capacità di creare ricchezza endogena a partire dalle nostre vocazioni e dalla capacità di attrarre visitatori e turisti, imprese, capitali esterni (anche con sistemi di fiscalità di vantaggio differenziata rispetto ad altre aree del Paese) e non di allontanare e respingere con inaccettabili vincoli e tasse anche sull’aria che respiriamo;
‐ un territorio in grado di competere a livello nazionale e internazionale, poiché in grado di saper costruire un posizionamento competitivo fondato su un’offerta infrastrutturale moderna, sull’inestimabile bellezza ed unicità del proprio patrimonio ambientale e naturalistico, su alcuni tratti distintivi che caratterizzano la propria base produttiva ed il proprio capitale sociale e relazionale e sulla capacità di saperlo comunicare con azioni adeguate di marketing territoriale.
L’obiettivo generale della futura strategia non potrà che prendere le mosse, dunque, dalla consapevolezza che i singoli territori regionali dovranno acquisire una base produttiva in grado di risultare autopropulsiva per rimuovere il disagio occupazionale e quello reddituale.
A tal fine occorrerà che la prospettiva di crescita e di sviluppo di medio‐lungo periodo adottata sia fondata principalmente sull’allargamento e sull’approfondimento di un sistema di attività direttamente produttive (tradizionali e tecnologicamente avanzate) articolate territorialmente, supportate da una rete di infrastrutture moderne ed efficienti per una più efficace valorizzazione delle risorse dei singoli territori e per promuovere apporti esterni di risorse economiche e professionali.
La variabile di rottura del progetto di crescita e di sviluppo di medio‐lungo periodo può essere fondatamente individuata nel ruolo che potrà essere svolto, da un lato, dai comparti delle attività tradizionali e di quelle tecnologicamente avanzate, opportunamente organizzate in distretti e, dall’altro, attraverso l’orientamento delle politiche pubbliche verso la massimizzazione delle sinergie, già potenzialmente realizzabili in funzione delle attuali presenze imprenditoriali.
Il contributo dei comparti delle attività tradizionali è pensato non solo in funzione dei consumi indotti, ad esempio, dalle presenze non residenziali (flussi turistici), ma anche in funzione dei rapporti di complementarità e di interdipendenza che tali consumi possono avere con altri comparti produttivi connessi con le risorse (paesaggistiche, naturalistiche, culturali) di cui è dotata in via esclusiva la Sardegna e con i servizi ad alto contenuto tecnologico che possono derivare dal
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completamento e dal potenziamento di infrastrutture altamente specializzate, oltre che dalla disponibilità di tutti i servizi resi possibili dagli investimenti sinora effettuati.
Sono questi i macro temi da approfondire per orientare la ridefinizione dei principi autonomistici ed identitari del popolo sardo e per recuperare l’autonomia speciale in funzione del rilancio di una futura politica pubblica di crescita e di sviluppo della Sardegna.
È, quindi, da questo momento identitario che derivano gli obiettivi socio‐economici da perseguire a livello dei singoli territori regionali e da questi ultimi che potrà partire il processo di riscrittura del nuovo Statuto di autonomia.
L’approccio alla riscrittura dello Statuto secondo la procedura inclusiva dei tre momenti indicati sarà, inoltre, accompagnata ad un correlato processo di profonda riorganizzazione della struttura giuridico‐formale della Regione, per renderla più idonea a garantire l’autonomia decisionale delle sue diverse articolazioni territoriali, ma anche per realizzare le condizioni necessarie per la reale costituzione della società civile regionale. Al riguardo, se la capacità progettuale e quella propositiva non saranno adeguate al miglioramento delle aspirazioni sociali future dei sardi, sarà inevitabile il maggior radicamento del convincimento che le forze politiche regionali siano unicamente interessate, come per il passato, a perpetuare quel primato della politica sulla società civile regionale, vera causa delle troppe ed inaccettabili conseguenze negative che così pesantemente stanno penalizzando tutti i sardi.
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Democrazia partecipata
L’autonomia e l’identità di un Popolo sono direttamente legate al “comune sentire” ed alla sua evoluzione, che va continuamente ascoltato, compreso e tradotto dalla politica in concrete azioni di governo. Ecco perché le scelte strategiche devono esser fatte nel pieno rispetto delle aspirazioni della società e dei cittadini e non con l’arroganza e la presunzione di un uomo solo al comando. Sono queste le ragioni di fondo che la coalizione di centro destra ha ritenuto essenziali per fare della democrazia partecipata il proprio irrinunciabile metodo e stile di governo .
L’ascolto e la partecipazione dei cittadini
Amministrazioni locali, imprese e cittadini hanno sopportato con fatica le logiche assolutistiche, invasive e irrispettose di chi ha avuto responsabilità di governo negli ultimi cinque anni.
Per questo proponiamo un approccio differente, che metta al centro di qualsiasi azione l’ascolto e la partecipazione dei cittadini, ritenuti presupposti irrinunciabili del nostro programma e del nostro metodo di governo.
È con questa consapevolezza che si è proceduto ad approfondire quali fossero le principali riflessioni ed aspirazioni che a livello territoriale stanno caratterizzando la società sarda.
A tal proposito è stata analizzata la grande mole di materiale documentale prodotto dalla mobilitazione legata ai Progetti Integrati Territoriali ed ai processi di pianificazione strategica (a livello comunale ed intercomunale) che hanno riguardato le principali città della Sardegna e coinvolto tutti i principali attori locali. Esempi di democrazia partecipata, totalmente ignorati dall'attuale Governo regionale e che, invece, il centro destra intende valorizzare e collocare alla base di tutte le proprie scelte programmatiche.
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Si è ritenuto necessario sentire il popolo sardo fin da subito, tramite la consultazione avvenuta con successo nel mese di dicembre delle "primarie del programma”. Nell’occasione sono state compilate circa 20.000 schede, dalle quali sono scaturite importanti indicazioni tematiche di cui è stato tenuto conto nell’elaborazione del nostro programma elettorale per lo sviluppo socio‐economico della nostra Regione.
Si è trattato di un’ampia e diffusa mobilitazione che in ciascun Comune della Sardegna ha consentito a tutti, da un lato, di poter esprimere le proprie valutazioni sulle priorità da dare al programma e, dall’altro, di indicare quali siano le specificità che caratterizzano i diversi territori della Regione.
Un programma di governo, quindi, che nasce da un processo di condivisione, costruito con il massimo grado possibile di coinvolgimento della società civile e dei singoli cittadini.
Il metodo della democrazia partecipata e, in particolare, l’ascolto e la partecipazione degli attori locali ai processi di definizione e condivisione delle scelte di sviluppo del territorio sarà un punto fermo ed irrinunciabile della nostra azione di governo. Appare evidente come questo metodo segni, in modo netto, una discontinuità e chiara differenza con la fallimentare esperienza dell’attuale classe dirigente di centro sinistra.
È necessario sprigionare le energie positive di cui i territori dispongono, mediante la loro messa in rete e la loro valorizzazione, e non mortificarle come è stato fatto negli ultimi cinque anni.
La Regione deve essere il vero facilitatore di questi processi. Serve è una reale capacità di sintesi delle spinte propositive e delle migliori energie territoriali che sia funzionale agli obiettivi strategici di sviluppo. Il Presidente della Regione, inoltre, deve assumere il ruolo di regia, una sorta di “direttore d’orchestra” capace di ottenere il meglio dai suoi musicisti e non quello di aspirante “domatore di leoni” che la Sardegna ha conosciuto in questi ultimi cinque anni.
L’esigenza di un patto col territorio sarà resa possibile già entro i primi cento giorni di governo con una rivisitazione della Consulta delle Autonomie, che assumerà funzioni di Conferenza Permanente delle principali rappresentanze delle autonomie locali e funzionali. È questo il primo concreto atto che il centro destra intende adottare per dare concretezza al metodo della democrazia partecipata.
Al fondo di questa proposta c’è l’idea che ‐ di fronte alla complessità dei temi e dei problemi posti dalla nuova realtà globalizzata e dal governo delle aree urbane complesse entro logiche di forte integrazione con le aree interne, che soffrono crescenti problemi di spopolamento e marginalizzazione ‐ si debbano mettere in campo nuove forme di governo allargato e di interazione tra i soggetti istituzionali e quelli del mondo economico, sociale, culturale e associativo locale.
Quella della governance verticale ed orizzontale è quindi una scelta strategica di governo che vuole riportare in primo piano il ruolo degli attori locali nelle decisioni e nella definizione delle priorità di crescita dell’intera Regione.
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Progetto strategico integrato per lo sviluppo della Sardegna
La Sardegna nel quadro delle nuove regole istituzionali e del patto federalista con lo Stato e con l’Unione Europea deve vedere formalmente riconosciuto il principio (che deve diventare un principio costituzionale) del superamento delle diseconomie causate dalla nostra insularità. Una battaglia storica dei Sardi che non chiedono assistenza, ma condizioni di pari dignità rispetto alle altre Regioni per poter essere protagonisti del proprio sviluppo in Italia ed in Europa.
La visione strategica
Per stare in campo e competere alla pari con gli altri territori, la Sardegna deve ripensare il suo presente ed il suo futuro, diventando soggetto in grado di compiere scelte strategiche al passo con i tempi.
Rivendichiamo una effettiva continuità territoriale all’interno dello spazio italiano ed europeo che consenta ai cittadini sardi e comunitari pari condizioni di accessibilità alla Sardegna e che ponga concretamente l’insularità e perifericità come una condizione di specialità politica ed economica dinnanzi all’Unione Europea. Tutto ciò attraverso l’adeguamento e l’ammodernamento delle infrastrutture e con la creazione di moderne arterie di trasporto e comunicazione che sanciscano la piena uguaglianza dei diritti e delle opportunità, consentendo di ripianare il debito storico che l’isola vanta nei confronti dello Stato e dell’Unione Europea.
Uno sforzo speciale per la Sardegna, che può essere spiegato con un’immagine emblematica: così come per la Sicilia il Governo nazionale si è fortemente impegnato per la realizzazione del ponte sullo stretto, in forza di pregnanti argomentazioni circa la rilevanza dello stesso nell’ottica di un “azzeramento delle distanze” dell’isola dal resto del Paese, così chiediamo lo stesso impegno per la
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costruzione di un “ponte simbolico” per la Sardegna che, stanti così le cose, resterebbe la sola grande isola “lontana” dal continente. Un ponte simbolico, quale emblema della reale volontà di introdurre fra i principi costituzionali del nostro Paese il valore della pari dignità dei sardi rispetto a tutti gli altri cittadini italiani. Un ponte simbolico che sancisca formalmente (anche attraverso la riscrittura dello Statuto di Autonomia) il superamento delle diseconomie causate dalla insularità. Non un piano assistenziale di risorse a pioggia, ma un piano che rimuova i differenziali, materiali ed immateriali, della Sardegna rispetto alle altre Regioni italiane.
Vogliamo riscrivere le regole attraverso le quali garantire partecipazione democratica, trasparenza, funzionalità ed efficienza al nostro sistema istituzionale, al nostro apparato burocratico, agli strumenti della democrazia.
Un nuovo Statuto di Autonomia alla base di un nuovo Patto con lo Stato Italiano e con l’Unione Europea, capace di velocizzare e rendere più efficaci i processi decisionali per non farci perdere il passo con le restanti realtà di un mondo sempre più lanciato verso le logiche di una globalizzazione spietata nei confronti dei più deboli.
Uno Statuto che colga le migliori opportunità offerte dai principi federalisti nell’ambito del Patto con lo Stato e con le altre Regioni d’Italia, ma sappia anche trasferire tali principi verso il basso in una nuova logica di piena e totale integrazione tra i diversi livelli istituzionali e nel rispetto dei ruoli e della parità tra gli stessi, all’insegna del pieno riconoscimento del principio di sussidiarietà e solidarietà, vera base di democrazia, libertà e trasparenza.
Entro questo rinnovato quadro istituzionale, la visione strategica che proponiamo è orientata in primo luogo al superamento delle logiche settoriali a favore di un approccio territoriale integrato che rappresenta, pertanto, il punto centrale del nuovo modello di sviluppo.
Tale approccio risulta fondato su logiche sistemiche di ampia integrazione dei diversi ambiti territoriali della Regione, capaci di generare una fitta rete di interrelazioni basata, da un lato, sul riconoscimento e la valorizzazione delle specificità e dei punti di forza di ciascuno ambito (nodi della rete) e, dall’altro, su adeguati ed efficienti sistemi della mobilità interna ed esterna, tesi a favorire ed alimentare rapporti di scambio produttivo, commerciale e culturale tra le stesse aree interne e tra queste ed il resto del mondo.
Un approccio territoriale integrato, quindi, capace di spezzare la dipendenza (ricchezza trasferita) e fondato sulla capacità di creare ricchezza endogena a partire dalle vocazioni e dalla capacità del territorio di attrarre ‐ e non di allontanare e respingere con inaccettabili vincoli e tasse ‐ visitatori e turisti, imprese e capitali esterni.
Settori come l’agricoltura, l’artigianato, l’industria, il turismo devono caratterizzarsi in una logica di piena integrazione economica, per non avere uguali nel resto del mondo. Devono essere sardi e solo sardi. E riconoscibili e riconosciuti come tali, in un sistema di alta qualità.
Un nuovo modello per una Regione che dovrà essere capace di competere a livello nazionale e internazionale perché in grado di saper costruire un posizionamento competitivo fondato su un’offerta infrastrutturale moderna, su alcuni tratti distintivi che caratterizzano la propria base produttiva ed il proprio capitale sociale e relazionale e sulla capacità di saperlo comunicare con adeguate azioni di marketing territoriale.
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Il nostro programma, seguendo i principali indirizzi della programmazione territoriale di origine comunitaria, intende rilanciare anche il ruolo delle città come pilastri dello sviluppo locale (Carta di Lipsia sulle città Europee Sostenibili). Le città sono viste sempre più come: porte dell’internazionalizzazione dei territori; luoghi ove nasce la società della conoscenza (compresenza di università, centri di ricerca e imprese avanzate); luoghi della modernità, dell’innovazione e della creatività (i luoghi in cui il passato incontra il futuro, le competenze e le identità storiche divengono progetto); luoghi ove si rinnova la democrazia, attraverso nuove forme di partecipazione.
Le città svolgono un ruolo chiave quali nodi di interconnessione di reti: sia reti fisiche, di trasporto e di comunicazione, che reti immateriali, come le reti di interazione culturale, direzionale/manageriale e scientifica. La città diviene, pertanto, luogo della sinergia, della cooperazione fra attori e dell’apprendimento collettivo, finalizzati allo sviluppo di processi innovativi sia nella sfera della produzione che dell’organizzazione urbana e della società civile.
Città collegate e fortemente integrate con il loro entroterra. Un entroterra unico in grado di offrire ambienti incontaminati, di produrre e distribuire prodotti di qualità della migliore tradizione, di assicurare luoghi e servizi adeguati per il riposo e lo svago, contribuendo all’affermazione di un nuovo modello di turismo, attivo tutto l’anno, culturale e sostenibile, attento quindi all’ambiente, alla storia ed alla cultura.
È necessario avere la capacità di comprendere i nuovi termini della questione urbana e come la stessa possa e debba essere la soluzione per il rilancio delle nostre bellissime zone interne grazie ad adeguati sistemi di mobilità ed a nuove forme di relazioni interpersonali ed imprenditoriali. Il ruolo centrale delle aree urbane sarà, pertanto, reso funzionale ad una piena integrazione delle stesse con le aree interne sulla base di un modello territoriale di sviluppo policentrico che dovrà coinvolgere tutto il territorio regionale. Tale modello si appoggia sulle identità, sulle specifiche vocazioni territoriali e sulla riconoscibilità delle singole polarità del territorio, frutto della cultura dei luoghi, della presenza di eccellenze naturalistiche, di qualità, di specializzazioni produttive e funzionali consolidate, di progettualità strategiche locali condivise.
Misure quali la modernizzazione delle reti infrastrutturali, la creazione di spazi pubblici di alta qualità, il miglioramento dell’efficienza energetica, l’innalzamento del livello di conoscenza devono accompagnarsi ad iniziative di riqualificazione dei quartieri degradati all’interno dei contesti urbani, coinvolgendo anche il sistema scolastico ed educativo.
Sono queste le premesse indispensabili di visione strategica da cui partire per il nuovo posizionamento competitivo della Sardegna su specifici mercati nazionali ed internazionali e per dare a tutti i nostri territori reali chance di poter “giocare”, sulla base delle proprie specificità ed unicità, uno spazio ed un ruolo competitivo.
Siamo convinti sostenitori delle logiche del mercato e non intendiamo sottrarci alle sfide della competizione globale.
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Gli assi strategici
Dalla complessiva attività di partecipazione ed ascolto è emerso in modo chiaro l’orientamento alla costruzione di un nuovo modello di sviluppo del territorio centrato su tre principali assi strategici: il capitale umano, la persona e i suoi fondamentali diritti; l’impresa, come motore dello sviluppo; il territorio, inteso nella duplice accezione, di patrimonio ambientale di inestimabile valore da tutelare e difendere e di “luogo” da restituire al protagonismo degli amministratori locali.
Persona
Parlare di persona significa in primo luogo investire sul capitale umano ed, in particolare, investire sui giovani, sul loro livello di istruzione e sulla loro formazione. I preoccupanti dati sulla qualità del nostro capitale umano impongono urgenti interventi per recuperare i ritardi rispetto alle altre regioni italiane ed ai principali paesi europei.
Un elevato e qualificato livello di conoscenza rappresenta, infatti, la condizione essenziale per poter parlare di innovazione e di adattamento alle nuove tecnologie e, conseguentemente, poter parlare di generazione e diffusione di nuove idee, da mettere a frutto per lo sviluppo dell’intero territorio. La Sardegna è in forte ritardo e lontana dagli obiettivi della Strategia di Lisbona ed il numero dei giovani laureati sardi, come evidenziato tra le criticità, è tra i più bassi delle regioni europee. Per affrontare con serietà e responsabilità questo problema serve lungimiranza ed interventi di medio‐lungo periodo che mal si conciliano con le esigenze strumentali/elettorali che hanno caratterizzato i cinque anni di governo del centro sinistra.
Al capitale umano sono da ricondurre tutte le politiche di forte e convinto supporto all’autonomia scolastica, quelle di riforma e di rilancio della formazione professionale (fortemente penalizzata dal centro sinistra) e quelle riguardanti il ruolo chiave dell’Università e della Ricerca.
Allo stesso asse afferiscono inoltre le politiche e gli interventi riguardanti il welfare, i servizi sociali e la sanità, ovverosia tutte quelle misure finalizzate ad una maggiore inclusione e coesione sociale e, più in generale, all’innalzamento del benessere e della qualità della vita.
Interventi ed azioni che non devono mai dimenticare la centralità della famiglia, della persona e dei suoi diritti.
Impresa
Il secondo asse strategico di sviluppo riguarda l’impresa. L’impresa intesa quale essenziale motore di crescita, di produzione di ricchezza e di occupazione.
Solo con l’attivazione di un nuovo e reale processo di sviluppo endogeno, caratterizzato dall’allargamento della base produttiva regionale, si potrà ottenere un aumento stabile dell'occupazione nella nostra Isola. A tal fine dovranno assumere valenza prioritaria quegli interventi integrati e di sistema a favore della diffusione delle imprese, sull’intero territorio, in quei settori che già rappresentano dei punti di forza dell’economia sarda (l’agro‐industria, le attività manifatturiere leggere, la forestazione produttiva, il turismo, l’artigianato artistico, l’ambiente ed i servizi a più alto valore aggiunto…).
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Nel concreto saranno necessarie politiche che, gradualmente, superino quelle “forme ordinarie” e dirette di incentivazione (è necessario rivedere le logiche e gli impatti degli incentivi a fondo perduto) a favore dell’introduzione di forme di fiscalità di vantaggio, fondate sull’incentivazione automatica tipica delle franchigie fiscali (ci riferiamo, a titolo esemplificativo, all’abbattimento del carico fiscale con crediti di imposta per chi investe e/o produce reddito).
Sarà urgente, nel contempo, difendere il nostro apparato industriale fuori da logiche meramente assistenziali, ponendolo nelle condizioni di competitività indispensabili per stare sul mercato con interventi per il rilancio dei comparti competitivi del settore chimico regionale (Porto Torres, Ottana ed Assemini) e del settore mineral‐metallurgico del Sulcis‐Iglesiente. Altrettanto prioritario risulterà adottare politiche di riqualificazione, di accompagnamento, nonché di reinserimento dei lavoratori, che dovranno essere destinate a quei comparti in crisi che non riescono più ad essere competitivi sul mercato.
In un quadro di coerenza e sinergia con le attuali politiche del Governo nazionale, saranno indispensabili strumenti per poter sostenere l’occupazione e gli interventi di incentivazione a favore di quegli imprenditori che intendono investire ed assumere nuovo personale, soprattutto giovani. Alle misure nazionali sarà, dunque, necessario affiancare misure regionali che, con adeguati automatismi e procedure più snelle e tempestive, consentano di ridurre il costo del lavoro e di renderlo più flessibile.
Nel nostro programma l’impresa occupa una posizione centrale, in stretta correlazione con i temi del capitale umano e dello sviluppo. Il nostro sistema educativo e formativo deve svolgere un ruolo importante nella diffusione di valori positivi verso il ruolo chiave dell’impresa e del saper fare impresa. La diffusione generalizzata dell’attitudine all’imprenditorialità rivolta alle nuove generazioni, a partire dai processi di educazione di base, è un obiettivo irrinunciabile di qualsiasi Paese moderno.
Territorio
È necessario attivare un ampio processo di pianificazione strategica per lo sviluppo della nostra Isola attraverso l’attivazione delle più ampie forme di coinvolgimento dei Comuni e delle autonomie locali, il rilancio forte e convinto dei partenariati fra pubblico e privato, il coinvolgimento delle forze economiche e sociali, delle associazioni e delle principali istituzioni ed una vera partecipazione di tutti i cittadini sardi, collegando, in modo chiaro, la visione programmatica regionale e locale al programma di Governo per il Paese.
La persona e l’impresa saranno i veri protagonisti della ripresa del territorio che, all’interno del nostro modello di sviluppo, rappresenta il terzo, ma non per ordine di importanza, asse strategico.
Il territorio considerato nella sua duplice accezione: patrimonio ambientale da tutelare e difendere e “luogo” da restituire al protagonismo delle autonomie locali (in particolare i Comuni) e funzionali (Camere di Commercio, Università e Autonomie scolastiche).
Il nostro progetto intende restituire protagonismo ai governi locali, con il massimo coinvolgimento degli attori e degli amministratori del territorio. Sono questi ultimi, infatti, che vivono quotidianamente accanto alla gente, che ascoltano più da vicino le persone e sono impegnati a
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risolvere i problemi, spesso di vita quotidiana (lavoro, scuola, anziani e bisogni in genere), dei loro concittadini.
Territorio significa anche e soprattutto parlare di ambiente, di tutela, di salvaguardia e di sviluppo sostenibile.
L’ambiente naturale dell’Isola, se inserito nei giusti circuiti del turismo nazionale ed internazionale, può diventare la chiave dello sviluppo della Sardegna.
La Sardegna ha nel proprio territorio e nelle sue peculiarità naturalistiche la sua più grande ricchezza: paesaggi unici e vari, specie endemiche e tutelate a livello internazionale, possibilità di godere di ambienti e spettacoli naturali in tutti i periodi dell’anno. Tutto ciò va sì protetto e conservato, ma anche gestito e saputo offrire soprattutto al popolo sardo, senza che esso si senta defraudato della propria identità, né costretto a subire leggi severe e restrittive.
Occuparsi di ambiente significa in primo luogo riconoscere gli stretti e delicati legami che uniscono l’uomo a tutte le altre forme viventi. Significa impegnarsi per far nascere un modello di coesistenza creativa tra gli esseri umani e la natura, che non è solo conservazione dell’ambiente e delle sue risorse, ma anche necessità di una maggiore consapevolezza e di una trasformazione del modo di considerare l’ambiente stesso.
L’investimento maggiore da compiere attiene alla ricerca del delicato equilibrio tra le esigenze di tutela degli habitat e delle specie e quelle di sviluppo e di fruizione dell’ambiente.
In altri termini, oggi più che mai, è richiesta una visone unitaria che ricomprenda, in un’unica soluzione, uomo, territorio, ambiente.
Nei cinque anni di Governo di centro sinistra una strumentale politica di strenua difesa ambientale si è di fatto tradotta in una colossale operazione di divieti senza alcuna finalizzazione strategica. La conseguenza disastrosa ‐ non del principio generale del rispetto ambientale, ma dei modi in cui si è cercato di attuarlo ‐ è che la Sardegna è sovrastata da una gabbia di vincoli da cui si può uscire solo assoggettandosi al vertice del potere regionale. Amministratori locali e imprenditori sono guardati innanzi tutto come dei potenziali speculatori. E questo per noi è inaccettabile.
Noi abbiamo una chiara proposta alternativa. È necessario, innanzitutto, sottolineare che il rispetto dell'ambiente e del paesaggio è un nostro obiettivo da sempre. La prova più evidente è che la legge fondamentale sul paesaggio, nota a tutti con la denominazione di "Codice Urbani", è stata varata dal Governo Berlusconi nel quinquennio 2001‐2006. La normativa indica chiaramente i limiti alla edificazione sulle coste. Al centro della nostra politica noi mettiamo la persona umana che deve vivere nel territorio, curarlo come fosse un bene prezioso e renderlo sempre più bello e fruibile.
Il PPR (Piano Paesaggistico Regionale) non ha colto tali importanti valori, ma si è esclusivamente concentrato sulle valenze ambientali–paesaggistiche, con notevoli implicazioni anche nella sfera socio‐economica. Implicazioni che, in quanto subite, non sono state governate. In altri termini è prevalso la gerarchia ambiente – paesaggio a discapito degli altri valori.
Il paesaggio non è altro che il territorio visto dall'uomo. Quindi: se l'uomo non fosse più in grado di viverci, non esisterebbe neanche il paesaggio come valore!
Il problema reale riguarda la qualità dell'intervento dell'uomo sul paesaggio, nell'ambito di limiti quantitativi stabiliti dalla legge e dalla programmazione generale della Regione. Vincolare tutto, tra
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l'altro, significa aprire le porte ad una speculazione ancora più subdola, perché si abbattono i valori immobiliari. E poi ‐ attraverso l'"Intesa" con la Regione ‐ si ottengono di fatto delle deroghe. Occorre ristabilire la certezza del diritto, tutti devono poter essere in grado di sapere cosa è o non è possibile fare secondo regole generali, non attraverso un rapporto diretto (Intesa) con il vertice regionale.
La capacità di recuperare il rapporto con il proprio territorio, la considerazione dell’ambiente e del paesaggio, l’insegnamento che deriva dal saper leggere “i segni della natura” sono gli strumenti indispensabili della partecipazione sociale alla gestione ed alla salvaguardia dell’ambiente naturale, che sarà un passaggio determinante nella politica dello sviluppo economico sostenibile, necessario e auspicabile per valorizzare la nostra Isola.
Ecco perché è importante che i territori ottengano nuovamente la loro dignità negata e che gli amministratori siano chiamati a svolgere un ruolo realmente attivo, supportati da una Regione che ha il dovere di pianificare e coordinare, considerando i rappresentanti del territorio come i veri attori delle scelte di sviluppo.
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Il Programma
La coalizione di centro destra che si candida a governare la Regione nei prossimi cinque anni intende proporre ai Sardi una strategia centrata sull’attuazione di un unico Progetto strategico integrato per lo sviluppo della Sardegna nella consapevolezza che sia necessario impostare un programma di respiro almeno decennale per affrontare la grave situazione di ritardo economico e sociale in cui si trova la nostra Isola.
Questa impostazione non trascura il fatto che la Sardegna abbia immediata necessità di interventi urgenti per contrastare le principali emergenze che la stanno mettendo in ginocchio. Non avrebbe senso impostare azioni di medio‐lungo periodo per curare un malato grave, se non si intervenisse da subito per tenere in vita il malato.
Sono proprio questa concretezza e questa consapevolezza ad essere mancate a chi ha maldestramente governato la Sardegna negli ultimi anni. Si sono totalmente ignorati i gravi segnali di malessere che nel presente stanno mortificando la vita quotidiana e la dignità di moltissimi sardi.
Per queste ragioni la proposta di programma si fonda, da un lato, su un insieme di misure di breve periodo per intervenire sulle principali emergenze con azioni di sostegno ai consumi e di contrasto delle situazioni di povertà e di disagio delle famiglie e di coloro che vivono l’insicurezza per il lavoro e per il proprio futuro; d’altro lato, e parallelamente al piano delle emergenze, si procederà ad avviare un pacchetto integrato di interventi strategici di medio‐lungo periodo in grado di rilanciare in modo strutturale il sistema economico e sociale regionale.
Pochi punti importanti, sul fronte degli investimenti materiali ed immateriali, sui quali concentrare le risorse finanziarie disponibili per invertire le tendenze negative di fondo dell’economia sarda ed i ritardi che non consentono alla Sardegna di collocarsi su un sentiero stabile di crescita del reddito e dell’occupazione.
Nel pieno rispetto delle modalità e dei processi tipici della programmazione dal basso e della democrazia partecipata, sarà avviato un percorso di elaborazione del progetto strategico integrato con il pieno coinvolgimento dei principali attori economici e sociali della Regione. Punto di partenza di tale processo sarà la valorizzazione del parco progetti esistente, frutto degli sforzi già compiuti dai territori in materia di pianificazione strategica, progettazione integrata territoriale e di altri recenti documenti di programmazione, tenuti inspiegabilmente “dentro ai cassetti” dall’attuale amministrazione regionale di centro sinistra.
Entro 1 anno 10 anni
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1. Piano straordinario di interventi per le emergenze
La già critica situazione socio‐economica della Regione Sardegna negli ultimi cinque anni di Governo di centro sinistra è drasticamente peggiorata. Si ritiene dunque indispensabile adottare immediatamente un Piano straordinario di interventi per le emergenze, che affronti ed attenui gli effetti della crisi regionale.
Il Piano prevede interventi:
‐ per fronteggiare, con logiche di breve periodo, la povertà, la preoccupante situazione di difficoltà (a causa all’eccessivo indebitamento) delle famiglie sarde ed il sempre più crescente numero dei disoccupati;
‐ per dare risposte concrete a chi ha perso o rischia di perdere il proprio posto di lavoro ed a chi si trova in difficoltà per essere reinserito nel mondo del lavoro;
‐ per l’accelerazione e la razionalizzazione dei processi di spesa riguardanti strumenti e programmi comunitari, nazionali e regionali rimasti inspiegabilmente “al palo” (es. immediata attuazione dell’accordo della chimica, riqualificazione dei poli chimici, avvio immediato del progetto ENPI, misure urgenti per evitare la restituzione delle risorse comunitarie legate al POR 2000‐2006, accelerazione della spesa del bilancio ordinario e riduzione del numero abnorme dei residui passivi).
Contestualmente all’adozione delle suddette misure per fronteggiare l’emergenze saranno avviati gli investimenti per rimettere in moto l’economia regionale con l’avvio di un Piano delle Grandi Opere Infrastrutturali.
L’insieme degli interventi per far fronte all’emergenza farà parte di un pacchetto di appositi provvedimenti e disegni di legge da adottare nei primi cento giorni di governo.
L’articolazione del Piano straordinario di interventi per le emergenze riguarderà le seguenti linee di intervento: lotta alla povertà, sostegno alle famiglie, interventi organici di gestione delle emergenze del comparto agricolo, salvaguardia del comparto industriale esistente e lotta contro la disoccupazione.
Resta inteso, inoltre, che sarà necessario procedere all’accelerazione dei processi di spesa, allo sblocco di tutte le situazione “incagliate” nei diversi settori dell’economia e del sociale, a causa dell’incapacità del Governo regionale di centro sinistra di assicurare regole certe soprattutto in materia di urbanistica e pianificazione del territorio che stanno paralizzando l’economia.
Per affrontare ed approfondire tutte le azioni di seguito elencate, si prevede ‐ entro i primi 100 giorni di Governo ‐ l’attivazione di un tavolo di lavoro con i principali attori economici, sociali e del volontariato del territorio.
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Lotta alla povertà
1. Varo immediato di un piano straordinario di sostegno alle famiglie e alle imprese anche mediante la modifica delle politiche fiscali e dello sviluppo con allargamento delle zone a fiscalità di vantaggio e la creazione di un welfare regionale.
2. Studio di misure finalizzate all’erogazione di un “reddito di cittadinanza” destinato ai disoccupati ed agli inoccupati che preveda, quale intervento limitato nel tempo, una dotazione mensile vincolata alla partecipazione ad un percorso formativo di aggiornamento finalizzato alla ricollocazione nel mercato del lavoro.
3. Istituzione di un Consorzio Fidi per il Sociale, per aiutare le persone che si trovano in difficoltà economica.
4. Concessione di micro‐crediti per l’acquisto di beni e servizi primari.
Sostegno alle famiglie
La Regione riconosce il ruolo della famiglia naturale quale nucleo fondante dell'organizzazione sociale che affonda le radici nella bi‐millenaria cultura cristiana punto di arrivo del popolo sardo attraverso una legge obiettivo da adottare nei primi cento giorni di governo che contenga i seguenti requisiti essenziali e con uno stanziamento di 10 milioni annui a valere sui fondi per le politiche sociali.
1. Garanzie creditizie attraverso lo stanziamento di contributo per l'abbattimento totale o parziale degli interessi sui prestiti quinquennali da erogare sulla base di parametri previsti per determinate fasce di reddito di nuclei familiari, con particolare attenzione alle coppie che intendano contrarre matrimonio ed ai nuclei familiari con anziani, familiari non autosufficienti, figli minori, malati con disabilità fisica o mentale.
2. Assegno di mantenimento ai nuclei familiari al di sotto del minimo vitale, per sostenere una corretta educazione scolastica ed assistenza sanitaria dei minori.
3. Agevolazioni tariffarie e fiscali per abbattere gli oneri delle bollette (energia elettrica, acqua e gas) da concordare con gli istituti preposti per quelle famiglie che versano in condizioni finanziarie al di sotto del minimo vitale stabilito con decreto del Presidente della Giunta Regionale.
4. Riconoscimento del lavoro domestico, in quanto attività destinata a creare benessere e serena convivenza nella famiglia e nella società, con l’istituzione di un apposito Albo regionale e la previsione di forme di indennizzo per gli infortuni domestici.
5. Istituzione dello Sportello per la Famiglia presso ciascun Comune della Sardegna e di un Osservatorio regionale sulle famiglie.
6. Pianificazione dei servizi attraverso la stipula di accordi tra Regione ed Organizzazioni imprenditoriali e sindacali finalizzati alla ricerca di forme di articolazione del lavoro per far conciliare gli orari lavorativi con le esigenze di gestione del nucleo familiare.
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Interventi per il lavoro
Rafforzamento ed estensione degli strumenti di sostegno al reddito nei casi di sospensione dal lavoro o di disoccupazione, nonché disciplina per la concessione di ammortizzatori in deroga.
1. Studio di misure finalizzate all’erogazione di un “bonus occupazione” destinato ai disoccupati che preveda, quale intervento limitato nel tempo, una dotazione mensile da “spendere” presso le imprese anche sotto forma di crediti di imposta o esenzioni fiscali.
2. Rafforzare i Consorzi Fidi ed adottare un “Piano anticrisi”, creando fondi di garanzia finalizzati a rendere disponibile liquidità a favore delle imprese operanti in Sardegna, senza alcuna distinzione di settore.
3. Introdurre per le piccole e medie imprese, attualmente sprovviste di procedure di cassa integrazione, istituti similari per garantire un sostegno al reddito nei casi di sospensione dl lavoro; per le imprese medio/grandi che già beneficiano di tali meccanismi si prevede l’introduzione dell’obbligo di predisporre piani di riallocazione dei lavoratori licenziati.
4. Erogare specifici stanziamenti straordinari per le amministrazioni comunali da destinare alla creazione di fondi di garanzia per favorire l’accesso al credito di piccole e medie iniziative produttive a vocazione urbana (in raccordo con le agevolazioni previste per le Zone Franche urbane).
5. Sostenere l’occupabilità dei lavoratori over 55 in caso di disoccupazione involontaria con l’attivazione di strumenti per un loro rapido reinserimento lavorativo.
6. Favorire l’estensione dei benefici dei sussidi di disoccupazione anche ai lavoratori precari attraverso un parziale impiego dei fondi europei messi a disposizione delle Regioni per attività di formazione.
Interventi organici di gestione delle emergenze del comparto agricolo
L'agricoltura sarda attraversa un momento di grave crisi a causa di problemi sia di natura strutturale e infrastrutturale (inadeguatezza delle strutture aziendali, viabilità ed elettrificazione rurale, parcellizzazione aziendale, ecc.) che di natura congiunturale (epizoozie, avversità atmosferiche, ecc.). Con riferimento a quest’ultime criticità che stanno determinando una profonda sfiducia fra gli operatori si impongono interventi urgenti per uscire dall’emergenza. Vengono di seguito indicate le principale azioni di un Piano organico di gestione delle emergenze al fine di governare i momenti critici.
1. Creazione di un fondo annuale da destinare ai Consorzi Fidi per finanziare in modo immediato la ripresa economica delle imprese danneggiate.
2. Creazione di un fondo di rotazione per affrontare le difficoltà riguardanti il credito.
3. Regolarizzazione normativa della gestione delle emergenze condivisa con le imprese.
4. Creazione di un settore di pronto intervento dedicato per la determinazione dei danni e dei risarcimenti immediati.
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Salvaguardia del comparto industriale esistente ed ancora competitivo
Con le medesime logiche e lo stesso metodo di lavoro che portò nel 2003 alla firma dell’accordo di programma per la chimica, al fine di introdurre misure concrete per la difesa dell’apparato industriale esistente ‐ oggi penalizzato da congiuntura sfavorevole ‐ si intendono avviare nuovi accordi di programma settoriali.
Tali accordi, da elaborare con l’attivazione di specifici tavoli Governo nazionale‐Regione, saranno finalizzati prioritariamente ad approfondire le condizioni di mercato per la difesa delle produzioni e delle migliaia dei posti di lavoro coinvolti di importanti comparti industriali, fra i quali principalmente: chimica, mineral‐metallurgico, tessile, granito, sughero, lattiero‐caseario…
1. Interventi urgenti per sopperire alla crisi congiunturale ed agli alti costi energetici dei Poli chimici di Porto Torres, Assemini ed Ottana, con immediato riavvio delle produzioni del cracking (etilene) e degli impianti di produzione di cumene e fenolo, nonché la ripresa produttiva del cloro‐soda di Macchiareddu.
2. Interventi urgenti per l’abbattimento dei costi energetici (in particolare accordi bilaterali) a favore delle imprese energivore del Polo metallurgico del Sulcis‐Iglesiente.
3. Accordo di programma per la chimica (immediata attuazione accordo del 2003).
4. Accordo di programma per il comparto mineral‐metallurgico.
5. Accordo di programma per il comparto tessile.
6. Accordo di programma per il granito.
7. Accordo di programma per il sughero.
8. Accordo di programma per il comparto lattiero‐caseario.
Avvio immediato di un Piano delle Grandi Opere Infrastrutturali
Completare importanti opere infrastrutturali in materia di sistemi stradali, sistemi urbani, hub portuali, risorse idriche.
Per palesi incapacità del Governo di centro sinistra e, soprattutto, per l’incapacità del Presidente della Giunta regionale di sapersi rapportare con il Governo e le istituzioni nazionali, la nostra Regione accumula gravi ritardi e rischia di vedere vanificato il completamento di importanti opere strategiche avviate nel passato e, ad oggi, ancora non completate.
Il nostro impegno prioritario sarà finalizzato all’immediata attivazione/ripresa dei lavori per le opere già incluse nella Legge Obiettivo dal Governo nazionale e per un nuovo insieme di opere da concordare coi territori e da inserire in un elenco speciale della stessa Legge Obiettivo, da attuarsi anche con procedure straordinarie in capo al Presidente della Regione in qualità e con i poteri del Commissario Governativo delegato.
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2. Piano strutturale degli interventi
Parallelamente alle immediate misure da adottare per intervenire sulle principali emergenze, il programma propone l’avvio di un pacchetto integrato di interventi strategici di medio‐lungo periodo finalizzato ad un rilancio, in modo strutturale, del sistema economico e sociale regionale.
Poche importanti linee d’intervento, centrate su tre principali assi strategici, da attuarsi con investimenti di tipo materiale ed immateriale. Su queste stesse linee sarà avviato l’ampio processo partecipativo per la condivisione delle priorità e degli specifici progetti e verranno concentrate le risorse finanziarie disponibili al fine di invertire le tendenze negative di fondo dell’economia sarda e poter così recuperare i forti ritardi, che impediscono alla nostra Regione di collocarsi su un sentiero stabile di crescita del reddito e dell’occupazione.
Oltre al fondamentale aspetto del metodo partecipativo, il Piano strutturale degli interventi risulta fondato su logiche sistemiche di ampia integrazione dei diversi ambiti territoriali della Regione. Questo consentirà di generare forti interrelazioni che avranno come irrinunciabile presupposto il riconoscimento e la valorizzazione delle specificità, delle vocazioni e dei punti di forza di ciascun territorio regionale.
Il Piano strutturale degli interventi, al fine di favorire le più ampie integrazioni territoriali e settoriali, propone interventi infrastrutturali per il superamento delle criticità riguardanti la mobilità interna ed esterna ed alimentare così i rapporti di scambio produttivo, commerciale e culturale tra le stesse aree interne della Regione e tra queste ed il resto del mondo.
Le linee d’intervento che caratterizzano il Piano strutturale degli interventi attengono:
‐ alle risorse umane: istruzione, formazione e orientamento scolastico; Università e Ricerca; politiche attive per l’imprenditorialità, per il lavoro e l’occupabilità;
‐ al welfare: sviluppo dei servizi alla persona ed alla famiglia; sanità;
‐ alle grandi infrastrutture: trasporti; reti di servizi;
‐ allo sviluppo integrato dell’economia e del territorio: rilancio delle vocazioni produttive primarie; turismo; valorizzazione della cultura; servizi reali e finanziari; ambiente e sviluppo sostenibile; pianificazione territoriale, urbanistica e paesaggistica.
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2.1. Piano strategico per le Risorse Umane
La valorizzazione del capitale umano e l’innalzamento della sua qualità sono fattori chiave di crescita in una moderna economia. Il miglioramento della professionalità si accompagna non solo a maggiori opportunità di trovare un lavoro, ma anche ad un maggior reddito potenziale percepibile dal lavoratore.
La valorizzazione e lo sviluppo delle risorse umane sono la variabile centrale del Piano strategico integrato che proponiamo per la creazione di sviluppo endogeno e benessere sociale della nostra Regione e per l’affermazione della competitività della stessa in uno scenario europeo sempre più esteso e complesso.
Un Piano, dunque, inteso come contenitore di interventi per tutte quelle iniziative dirette all’investimento sulla persona fin dalla nascita ed a tutte le sue espressioni.
Il Piano prevede azioni d’intervento su tutta la catena formativa. I dati relativi ai livelli di istruzione e di formazione evidenziano la necessità di adottare misure efficaci finalizzate alla riduzione del numero dei giovani che abbandonano la scuola, al miglioramento della qualità del sistema scolastico e delle rispettive strutture e, più in generale, a rendere maggiormente attrattivo il sistema scuola, perché possa crescere il numero dei diplomati e dei laureati in tutta la nostra Regione. Sono previsti interventi atti a migliorare la qualità del sistema dell’istruzione, della formazione e dell’orientamento scolastico e del sistema universitario e finalizzati ad un loro maggior collegamento col territorio, col mondo del lavoro e, soprattutto, in forte sinergia col sistema produttivo. Sono, inoltre, previsti interventi di sostegno volti a garantire a tutti l’apprendimento offerto nelle scuole, nelle imprese ‐ di piccole e medie dimensioni ‐ e nelle famiglie (long‐life learning).
Si tratta di interventi volti a favorire lo sviluppo della società della conoscenza attraverso il sostegno e la promozione di politiche circolari di interazione fra i fattori dell’innovazione, della partecipazione, della concertazione, della sussidiarietà e dell’istruzione/formazione, dando giusto rilievo all’identità locale.
L’obiettivo da raggiungere è anche quello di favorire la creazione di una società a misura d’uomo, dove lo sviluppo si basi sulla qualità urbana, la sicurezza, l’ambiente, la cultura, lo sport, la formazione e l’educazione, sul sostegno ai bisogni sociali, alla solidarietà. Una società che guardi principalmente alla centralità della persona umana ed al rispetto della stessa, dando concretezza ed applicazione al principio di sussidiarietà.
La strategia d’intervento proposta si basa, in primo luogo, su un’attenta analisi e conoscenza del contesto territoriale e socio‐culturale di riferimento con la conseguente adozione di strumenti differenziati a seconda degli ambiti e dei destinatari.
Si riporta di seguito il Piano strategico per le Risorse Umane suddiviso per ambiti di intervento: Istruzione, formazione e orientamento scolastico; Università e ricerca; Politiche attive per l’imprenditorialità, per il lavoro e l’occupabilità.
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Istruzione, formazione e orientamento scolastico
Creare sistemi integrati nei campi dell’istruzione, della formazione e dell’orientamento scolastico per favorirne la qualità ed il loro reale collegamento con il mondo del lavoro ed il territorio.
Con gli interventi previsti dal nostro programma intendiamo: portare il tasso di scolarizzazione dall’attuale livello del 62% alla percentuale dell’85%, sancita dagli obiettivi di Lisbona (Obiettivi al 2010); ridurre il numero dei giovani che abbandonano prematuramente gli studi dall’attuale 26% al 10% (Obiettivo di Lisbona); aumentare rispetto ai livelli attuali (tra i più bassi in Italia ed in Europa) di almeno il 15% il totale dei laureati in matematica, scienze e tecnologia; coinvolgere almeno il 15% della popolazione in età lavorativa in iniziative di formazione permanente (life long learning).
Un sistema scolastico che nel garantire il pluralismo dell'offerta educativa, sia rinnovato nei programmi e nelle strutture in ogni centro della Sardegna, e garante dell’identità culturale e linguistica del popolo sardo, con la creazione ed il potenziamento di un sistema universitario regionale autonomo che, in collegamento continuo con il sistema delle imprese, l’iniziativa privata e le più avanzate esperienze scientifiche internazionali faccia della ricerca uno dei motori propulsivi dell’Isola e delle sue politiche di sviluppo. Il rilancio e l’adeguamento della formazione professionale, oggi strumento indecoroso di clientela politica, sottratto alla importante funzione propedeutica al lavoro e all’inserimento nel sistema sociale.
Alcune delle principali azioni previste
1. Contrastare la dispersione scolastica, ampliando e diversificando l’offerta formativa, ricostruendo il ramo della formazione professionale, garantendo flessibilità didattica ed organizzativa alle scuole, implementando i Centri Territoriali Permanenti e le strutture di Educazione degli Adulti e salvaguardando le scuole situate nei paesi di montagna, nelle piccole isole e piccoli paesini isolati per le quali è necessario ottenere deroghe rispetto ai parametri nazionali.
2. Coordinare l’avvio di programmi formativi per il miglioramento e la formazione per insegnanti e formatori per elevare la qualità degli studi, con l’impegno ad invertire nel tempo i risultati dei sondaggi internazionali, facendo sì che gli studenti sardi acquisiscano conoscenze, abilità e competenze adeguate per proseguire negli studi universitari, nelle varie specializzazioni e per entrare più preparati nel mondo del lavoro.
3. Promuovere “una legge quadro per un sistema regionale di istruzione e formazione professionale” che preveda la creazione di un Istituto Regionale per la Valutazione ‐ affidato a soggetti terzi rispetto alla politica e alla amministrazione scolastica ‐ e di un Istituto regionale per l’orientamento continuo, e l’istituzione di un Osservatorio Regionale delle professioni ‐ finalizzato a promuovere la costituzione di una banca dati delle figure professionali ‐ e di Conferenza annuale sull’educazione ‐ organismo partecipato da tutti i soggetti che in Sardegna concorrono al Sistema educativo, finalizzato a mantenere al
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centro dell’attenzione e dell’attività politica il problema dell’educazione in tutte le sue componenti e, con esso, il problema della centralità del bambino, dello studente, della persona umana.
4. Unificare i due attuali Assessorati regionali della Cultura, dell’Istruzione e della formazione‐lavoro, favorendo forme di coordinamento e di raccordo operativo con l’Ufficio Scolastico Regionale per la Sardegna e il Ministero dell’Istruzione, anche per realizzare al massimo l’integrazione tra la legislazione nazionale ed i programmi del Ministero dell’Istruzione e quelli della Regione Sardegna.
5. Favorire il massimo coordinamento tra gli Istituti scolastici e gli Enti Locali.
6. Utilizzare le risorse iscritte a bilancio ordinario e quelle del POR e del PON, anche in forma premiale, a favore del personale della scuola che sia disponibile a realizzare gli obiettivi della politica regionale attraverso un incremento della produttività lavorativa.
7. Adottare un Piano straordinario triennale per l’edilizia e per la messa in sicurezza delle scuole della Sardegna, anche attraverso l’istituzione di un “commissariato regionale” che sovrintenda all’attuazione del piano, coordini Comuni e Province, assicuri la celerità e l’efficacia delle risorse già acquisite e dei provvedimenti già finanziari; l’effettiva attivazione dell’anagrafe regionale degli edifici scolastici e di un sistema permanente di “monitoraggio della sicurezza”; il reperimento di nuove risorse dallo Stato e dai privati.
8. Dotare nuovamente la Regione Sardegna di un Piano di Formazione che consenta:
a. di sostenere lo sviluppo produttivo con il finanziamento di “finalizzati aziendali” alle imprese che si impegnino ad assumere le persone formate con contributo regionale.
b. di consentire l’accesso, con corsi di qualifica, ai giovani che necessitano di un profilo professionale nuovo per potersi così inserire sul mercato del lavoro.
Università e Ricerca
Università e Ricerca sono un binomio inscindibile per la creazione di una società basata sulla conoscenza (come richiesto dall’Europa, attraverso la Strategia di Lisbona).
Non si può certo negare che l’università isolana, rispetto a sistemi universitari nazionali, per non parlare di quelli di elevatissimo livello (quali ad esempio, quello inglese ed olandese, in Europa, o quello statunitense), presenti gravi deficit di funzionamento, nonché di risultato, ai quali si deve sopperire attraverso un profondo rinnovamento. Il programma di governo assegna a questo processo massima priorità nel quadro degli interventi strategici di tipo strutturale.
Alcune delle principali azioni previste
1. Sostenere la didattica e la ricerca universitarie affinché rafforzino la capacità di innovazione del territorio.
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2. Valorizzare i Centri di ricerca e di eccellenza regionali all’interno ed all’esterno dell’Isola e favorire il procedere di alleanze tra le Università della Sardegna e le altre Università, italiane ed estere.
3. Agevolare, assieme alla formazione “orizzontale” di manager capaci di operare nella realtà socio‐politica dell’Isola, la formazione “verticale” di figure capaci di gestire le risorse multidisciplinari, come le risorse idriche ed energetiche, nonché le dotazioni di trasporto, e di adattare la rete telematica ai ritmi con cui essa si evolve.
4. Attuare una programmazione concertata tra la Regione e l’Università che garantisca il raggiungimento degli obiettivi fissati e destinare maggiori risorse (fondi pubblici e/o privati) ai Poli universitari sardi per lo sviluppo di progetti di ricerca.
5. Creare l’Università Internazionale delle Arti Tradizioni e Mestieri del Mediterraneo finalizzata a salvaguardare la cultura, l’artigianato, le arti e gli antichi mestieri del Mediterraneo per le future generazioni, trasformando la conoscenza da locale in globale.
6. Istituire fondo straordinario per alimentare le borse di studio per studenti meritevoli e definire progetti finalizzati al rientro nelle regioni di provenienza dei giovani ad alta ed altissima qualificazione universitaria e post‐universitaria.
7. Realizzare la riforma della legge n. 7 del 7 agosto 2007 “Promozione della ricerca scientifica e della innovazione tecnologica in Sardegna” e rivedere le dotazioni finanziarie annuali oggi del tutto insufficienti a garantire quella iniezione di risorse fondamentali per le due Università finalizzate a sviluppare progetti di ricerca.
8. Istituire una Consulta dei giovani universitari, quale organismo consultivo per l’elaborazione di piani strategici integrati in materia di attività universitarie e turismo universitario.
Politiche attive per l’imprenditoralità, per il lavoro e l’occupabilità
Promuovere l’adozione di modalità innovative per i giovani volte ad un più efficace orientamento alla professione, all’inserimento nel mondo del lavoro ed alla diffusione generalizzata della cultura di impresa e dell’autoimpiego.
In questi cinque anni la Regione è stata totalmente assente su questo versante. Sono stati ripercorsi vecchi interventi (anche la recente conferenza sull’occupazione titolava “Prima l’occupazione” e non “Prima lo Sviluppo”) e sono state relegate a mera operazione di facciata le politiche di creazione e sviluppo d’impresa (lo specchietto per allodole dei SUAP, che peraltro funzionano solo sulla carta, non assolve certo tale funzione). Il programma Master & Back, inoltre, sbandierato come esempio di crescita del sistema delle competenze dei nostri giovani, ha presentato notevoli difetti, non tanto sul versante in uscita (Master) quanto su quello di rientro (Back).
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Alcune delle principali azioni previste
1. Diffondere la cultura dell’impresa e dell’innovazione con specifici interventi di raccordo fra scuola, Università, formazione permanente ed impresa.
2. Aprire nuove frontiere del mercato del lavoro e della produzione sarda dando finalmente respiro all’imprenditorialità dei sardi, alla serietà dei lavoratori tutti, al protagonismo dei giovani e delle donne. Ciò sarà possibile grazie alla la ricerca di un originale patto sociale che veda le più avanzate iniziative economiche, industriali ed imprenditoriali in sintonia col rilancio della grande risorsa dell’ambiente e della centralità mediterranea, ricchezze strategiche della Sardegna in linea con la modernizzazione e l’adeguamento delle attività nuove e tradizionali del nostro popolo, dal turismo alla pastorizia e all’agricoltura, dalla pesca all’artigianato, all’arte ed alla cultura.
3. Realizzare un nuovo piano per il lavoro in grado di costituire un avanzato e moderno sistema di tutela dei lavoratori attraverso leggi obiettivo, per promuovere l'occupazione giovanile, la riqualificazione professionale, il reinserimento nel mondo del lavoro e l'occupazione di quanti, pur non essendo giovani, si trovano a ancora a lottare per ottenere un primo impiego.
4. Adottare iniziative di raccordo tra domanda e offerta, attraverso l’implementazione di servizi riguardanti la rilevazione dei fabbisogni occupazionali regionali, l'offerta di informazioni e consulenza diretta all'utenza. A tal proposito, sulla base di best practices europee si potranno mutuare, contestualizzandoli, i modelli che sono riusciti ad utilizzare l’orientamento come il “fulcro centrale” delle politiche del lavoro.
5. Istituire una “Scuola di merito professionale”, attraverso l’utilizzo delle strutture regionali territoriali che gestiscano la realizzazione di progetti formativi: Agenzia regionale per il lavoro; Scuole di merito professionale; Fondazione Lavoro dei Consulenti del lavoro.
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2.2. Welfare
Le politiche di investimento sul capitale umano non possono esser tenute disgiunte da quelle per una maggior inclusione e coesione sociale.
Obiettivo centrale della nostra proposta programmatica è quello di assicurare parità di condizioni e standard qualitativi minimi essenziali generalizzati a tutti i cittadini attraverso un sistema integrato dei servizi sociali, che vada oltre la logica della semplice erogazione di prestazioni assistenziali e della efficienza economica delle stesse. Oltre a ciò, puntiamo, infatti, a promuovere il libero sviluppo della persona umana ed il riconoscimento dei suoi diritti fondamentali assicurando alla stessa la partecipazione sociale, culturale, politica ed economica alla vita della comunità locale.
È necessario superare la logica dell’intervento residuale o riparatorio a favore del cosiddetto “welfare di comunità”, cui devono concorrere gli organismi istituzionali ma anche volontariato, Terzo settore, famiglie e gruppi informali.
In questo contesto saranno incentivati gli interventi di recupero del fondamentale ruolo della famiglia, quale nucleo primigenio nell’organizzazione e nella difesa dei valori delle società e della pacifica convivenza come sancito dalla Costituzione repubblicana.
Altro elemento fondamentale sarà costituito dalla riproposizione del ruolo centrale del cittadino, in quanto destinatario dell'azione amministrativa e politica delle istituzioni regionali.
Rientrano nella linea d’intervento Welfare tutte quelle misure strettamente correlate all’implementazione delle politiche per l’infanzia, per i giovani, per la famiglia, per gli anziani, per gli immigrati e per le persone cosiddette “svantaggiate”.
Gli ambiti di riferimento alla suddetta linea sono: sviluppo dei servizi alla persona e alla famiglia e sanità.
Sviluppo dei servizi alla persona ed alla famiglia
Migliorare la qualità della vita dei cittadini attraverso la costruzione di una società coesa e solidale, che guardi alla centralità della persona umana ed al rispetto della stessa in tutte le sue espressioni.
In questo senso è opportuno sostenere, integrare ed implementare tutti gli interventi di promozione, di sostegno, di affiancamento e di ausilio alle fasce più deboli della popolazione, già inseriti nel Piano locale unitario dei servizi alla persona (PLUS), previsto dalla normativa regionale in recepimento della n.383 del 2000.
La strategia prevede interventi per un maggior coinvolgimento ed una maggiore integrazione socio‐culturale dei soggetti definiti “vulnerabili”. Un ruolo importante e centrale sarà svolto dalle politiche per l’infanzia e per l’adolescenza e, soprattutto, dalle politiche volte a
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riconoscere e valorizzare il ruolo della famiglia, intesa come risorsa e non solo come destinataria di interventi.
Alcune delle principali azioni previste
1. Dare piena applicazione ai PLUS (Piani Locali Unitari dei Servizi alla Persona) attraverso l’utilizzo di tutte le risorse disponibili (umane, finanziarie, edilizie ed umane) e l’implementazione dei servizi di comunicazione e di accoglienza, di domiciliarità e di tutoraggio, di ricovero, nonché dei servizi per l’infanzia e l’adolescenza, le emergenze sociali e l’integrazione degli immigrati. A tal fine dovranno essere favoriti l’associazionismo ed il Terzo settore.
2. Piano Casa: adottare iniziative e strumenti normativi e di programmazione (non contributi a fondo perduto) per l’abbattimento dei costi di realizzazione degli immobili di almeno il 30‐50% e funzionali anche a contrastare i fenomeni emigratori. A tal fine si propone l’introduzione di strumenti, quali protocolli d'Intesa tra gli operatori di edilizia residenziale, accordi di programma e l’introduzione di strumenti di perequazione, che coinvolgano soggetti pubblici e privati, finalizzati all’abbattimento del costo di acquisizione delle aree edificabili.
3. Percorso di sostegno alla procreazione responsabile; tutela delle gestanti nei luoghi di lavoro; sale parto dotate di tutte le attrezzature necessarie per garantire l'evento della nascita in condizioni di massima serenità e sicurezza.
4. Istituire il “Dipartimento per le politiche della famiglia", posto alle dipendenze funzionali della Presidente della Regione. La struttura, sulla base del dipartimento corrispondente a livello nazionale, che dovrà provvedere alla programmazione, all'indirizzo, al coordinamento ed al monitoraggio delle misure di sostegno alla famiglia, alla verifica dell'impatto delle diverse politiche di settore sulle famiglie, nonché a tutti gli adempimenti relativi alla gestione delle risorse finanziarie.
5. Promuovere lo sport e valorizzarne la funzione sociale legata alla solidarietà, alla concorrenza leale ed allo spirito di squadra.
6. Adottare un Piano Regionale di Sicurezza Integrata che promuova un'azione sinergica dello Stato (Forze dell’Ordine, Magistratura e tutte le altre componenti istituzionali del sistema della Giustizia) e degli Enti Locali e istituire un Dipartimento per la sicurezza all'interno della Presidenza della Giunta regionale, che svolga funzioni di coordinamento, pianificazione e programmazione delle attività oggi demandate ai diversi Corpi di polizia presenti nel territorio regionale.
7. Migliorare le condizioni di vita all’interno delle carceri con interventi di potenziamento delle strutture carcerarie e con l’implementazione dei servizi per il reinserimento.
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Sanità
Prendere in carico il paziente al fine di garantirgli la migliore qualità di vita possibile, sostenendolo dal momento in cui inizia il suo percorso sanitario fino alla guarigione e, attraverso l’indispensabile fase riabilitativa, al suo definitivo reinserimento sociale.
Per fare questo dobbiamo prima di tutto affrontare due ordini di problemi, uno di carattere sanitario e uno di carattere finanziario, soprattutto alla luce dell’imminente varo della riforma del federalismo fiscale che può diventare, per chi sarà pronto a coglierne tutte le opportunità, un’occasione preziosissima.
Il sistema sanitario in Sardegna ha conosciuto in questi anni uno dei suoi momenti più difficili per via di un’azione politico‐amministrativa tutta ossessivamente tesa a risparmiare risorse finanziarie senza alcuna cura dell’effetto pratico che queste misure potevano avere sulla salute dei sardi.
Le ragioni del fallimento della gestione sanitaria del centro sinistra stanno proprio nell’incapacità di aver saputo affrontare alla base il vero nocciolo del problema limitandosi ad una sostanziale continuità organizzativa, con correttivi di facciata di scarsa incisività.
Il nostro programma propone di effettuare, in via preliminare, uno studio delle criticità del territorio regionale, in modo da individuare le prestazioni sanitarie su cui intervenire per soddisfare i bisogni dei cittadini.
Compito prioritario sarà quello di offrire un sistema efficace, eliminando le attuali difficoltà che il comune cittadino incontra per soddisfare il bisogno di “salute e benessere sociale” e rendere i servizi socio sanitari facilmente fruibili dall’utenza.
Si presterà il massimo riconoscimento, alla valorizzazione ed alla crescita delle professionalità locali, limitando il ricorso a quelle esterne ed incentivando opportunamente l’attività di ricerca con l’intento di ridurre sensibilmente i cosiddetti “viaggi della speranza”.
Alcune delle principali azioni previste
1. Riformare la Legge Regionale n.10/2006. È assolutamente necessario correggerne le parti inapplicabili e quelle che hanno determinato un intollerabile appesantimento delle procedure. La nuova legge sarà fatta in maniera da accrescere la competitività interna ed esterna del sistema, tra pubblico e pubblico e tra pubblico e privato, privilegiando nei limiti delle risorse disponibili, la libertà di scelta del cittadino.
2. Ridefinire i principi ispiratori e gli interventi dell’attuale Piano Sanitario Regionale.
3. Intervenire sulla rete ospedaliera, anche attraverso la rivalutazione ed il potenziamento dei Presidi Ospedalieri Territoriali, migliorando le dotazioni infrastrutturali e le attrezzature. Particolare attenzione sarà riservata alla creazione dei reparti mancanti al fine di assicurare tutta la gamma di prestazioni;.
4. Migliorare il servizio unico di prenotazione e ridurre le liste d’attesa, coinvolgendo, ove necessario, anche gli operatori privati accreditati.
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5. Attuare programmi specifici di autogestione di patologie quali il diabete ed altre malattie dismetaboliche, la celiachia e le intolleranze alimentari.
6. Potenziare il sistema di prevenzione e riabilitazione delle dipendenze (la prevenzione verrà attuata anche con incontri da tenersi presso le realtà locali, di concerto con la rete delle autonomie, coinvolgendo gli specialisti necessari).
7. Semplificazione dei servizi offerti al cittadino attraverso misure di snellimento ed informatizzazione delle procedure di prenotazione, di rilascio di certificazioni sanitarie, di pagamento del ticket, ecc.
8. Aumentare e migliorare la collaborazione con le Università e con le realtà esistenti sul territorio, per quanto attiene la programmazione e la formazione professionale, allo scopo di razionalizzare l’inserimento nel mondo del lavoro delle professionalità formate in loco.
9. Procedere alla revisione della “Convenzione 118”. Tale revisione della convenzione, per quanto essa sia stata firmata recentemente, nasce dalla necessità di recepire non solo alcune produttive esperienze realizzate in altre regioni, ma anche e soprattutto le istanze degli operatori del settore (presidenti ed operatori di tutte le associazioni di volontariato legate al 118).
10. Realizzare nelle scuole elementari e medie progettualità mirate all’educazione sanitaria, che coinvolgano anche i genitori sui temi dell’alimentazione, della sessualità e dell’attività fisica.
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2.3. Grandi infrastrutture
Completare e potenziare le grandi infrastrutture e realizzarne delle nuove per rilanciare l’economia e rendere più competitiva la Sardegna, attivando in questo modo processi virtuosi di sviluppo.
I sistemi di trasporto e le reti viarie di comunicazione efficienti costituiscono motori essenziali del processo di sviluppo del territorio e risultano indispensabili per l’attivazione di relazioni economiche, politiche e sociali che si devono estendere in ambiti geografici sempre più vasti.
Le carenze infrastrutturali della nostra Isola, oltre ad incidere negativamente sui livelli di competitività rispetto ai contesti territoriali nazionali ed internazionali, penalizzano fortemente i processi di riduzione degli squilibri territoriali interni, in particolare delle aree più deboli del territorio regionale.
È necessario adottare interventi integrati entro logiche di sistema evitando l’adozione di misure a compartimenti stagni e rendere le reti di comunicazione viarie idonee ed adeguate a soddisfare la domanda di mobilità delle persone e delle merci.
La realizzazione degli interventi presuppone procedure snelle ed il rispetto dei tempi di realizzazione. A tal fine è indispensabile procedere ad una radicale riforma dell’attuale normativa regionale recante le procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di lavori, forniture e servizi (legge 5/2007), molte disposizioni della quale sono state dichiarate illegittime da una recente sentenza della Corte Costituzionale. (Sentenza n. 411 del 17 dicembre 2008).
Gli ambiti di riferimento di questa linea di intervento sono: trasporti (trasporto marittimo, trasporto aereo, trasporto ferroviario, trasporto pubblico locale); reti di servizi (reti tecnologiche, idriche, energetiche).
Trasporti
L’apertura di una via di traffico è un sicuro fattore propulsivo per lo sviluppo economico di un’area geografica.
Il rilancio ed il potenziamento di un territorio dipendono da una rete efficace ed efficiente di collegamenti viari, per mare e per aria. A tal fine si impone un’attenta ridefinizione del Piano Regionale dei Trasporti, attualmente caratterizzato dalla genericità delle proposte e dall’assenza totale di una visione strategica integrata, nonché da scelte prive delle necessarie valutazioni di sostenibilità economica finanziaria e gestionale.
Trasporto marittimo
Le recenti dinamiche dei commerci internazionali ‐ fondate sulle forti concentrazioni produttive nelle mani di pochi colossi multinazionali ‐ e le continue evoluzioni nel settore dei
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trasporti marittimi inducono a ridisegnare costantemente le strategie di sviluppo, al fine di potenziare le posizioni acquisite sul mercato internazionale.
Gli Operatori Internazionali del Traffico (OIT) ostacolano questo processo, puntando più o meno sui porti da loro gestiti. Per lo sviluppo del trasporto marittimo come fonte di business per il territorio della Sardegna, sarà, quindi, fondamentale riuscire a non dover più subire passivamente gli schemi gestionali dei traffici “imposti” dai suddetti Operatori.
In questo senso è fondamentale per lo sviluppo di tutta la Sardegna il ruolo che può assumere il Porto Canale di Cagliari. È infatti indispensabile che esso si trasformi in una piattaforma logistica integrata in grado di consentire la riduzione del costo complessivo di trasporto delle merci a favore degli operatori; ottimizzare la distribuzione feeder attraverso lo scambio dei container; aumentare l’appetibilità per la localizzazione di aziende di logistica avanzata.
Questa prospettiva, con opportuni interventi di integrazione entro un unico sistema portuale regionale, avvantaggerebbe tutti gli altri porti isolani, attualmente esclusi dai traffici mondiali dei container.
Trasporto aereo
La dotazione infrastrutturale della Sardegna, per quanto attiene agli aeroporti, è sostanzialmente adeguata alle necessità, fatta salva la necessità di approfondire con adeguate infrastrutture, sostenibili dal punto di vista economico finanziario, le ulteriori soluzioni per il collegamento aereo della Sardegna centrale (Oristano, Tortolì). Occorre semmai accrescere la accessibilità alle infrastrutture esistenti e puntare ad una intermodalità che garantisca tempi di percorrenza e livelli di servizio elevati. Strade, ferrovie, autolinee, trasporti per le vie d’acqua possono essere migliorati o resi operativi, per soddisfare la domanda di accesso agli scali aeroportuali, per i diversi target di utenza.
La continuità territoriale va resa bidirezionale, creando le condizioni per attrarre tutti i flussi che percorrono il mondo globalizzato, nel comparto turistico in particolare. Il passeggero turista o visitatore business (incoming), porta risorse economiche importanti e non va penalizzato rispetto al residente (outgoing). Altre regioni (Sicilia) hanno concepito in senso bidirezionale il collegamento di continuità territoriale ed i costi sono sicuramente inferiori ai benefici (in termini di ricaduta economica ed occupazionale).
Occorre promuovere e favorire lo sviluppo di sinergie tra coloro che si occupano di promozione e gli aeroporti, intesi come principale veicolo di convogliamento dei traffici turistici. In tal modo è possibile massimizzare i risultati ottenibili dai processi di promozione, finalizzando l’utilizzo delle risorse disponibili, comunque limitate, sulle destinazioni esistenti e con particolare riferimento ai collegamenti low‐cost con le principali capitali europee.
È inoltre nostro intendimento incentivare lo sviluppo dell’aviazione generale, anziché penalizzarla con tassazioni anacronistiche. L’aviazione generale è un segmento in grande crescita, suscettibile di convogliare traffici importanti non tanto come volumi, quanto come occasione di ricchezza, sia diretta nell’ambito aeroportuale che indiretta, nella Regione.
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Trasporto stradale
Uno degli obiettivi centrali del nostro programma è quello di colmare i principali gap riguardanti l’accessibilità regionale interna della rete dei trasporti, che pongono la nostra Regione in situazione di grave ritardo non solo rispetto ai principali paesi europei, ma anche rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno.
Gli interventi proposti sono finalizzati, in particolare, al potenziamento della rete viaria delle aree interne (concausa dello spopolamento di questi territori) ed alla rimozione delle gravi situazioni di congestione nelle aree di maggiori concentrazione urbana.
Poco o nulla è stato fatto per il completamento delle opere già iniziate e per predisporre un’azione sistemica per risolvere i problemi legati ai percorsi delle zone interne attraverso il miglioramento delle condizioni della circolazione, con allargamento dei tracciati, interventi sugli incroci e della sicurezza.
Trasporto ferroviario
Le limitate dotazioni finanziarie e la rilevanza degli interventi per l’ammodernamento del sistema ferroviario comportano scelte strategiche non più rimandabili. Si tratta, in altre parole, di valutare se sia più conveniente continuare a destinare risorse per nuovi investimenti sulla rete ferroviaria, col rischio di non poter contare su adeguati bacini di utenza, o se, al contrario, non sia più utile concentrare le scarse risorse disponibili per un definitivo intervento strutturale centrato sulla rete stradale.
Trasporto Pubblico Locale
La centralità del trasporto pubblico locale, come soluzione ai gravi problemi ambientali (congestione del traffico, inquinamento atmosferico ed acustico, incidentalità), la crescente domanda di mobilità pubblica generata dal caro gasolio e la situazione di crisi economica del Paese e della Regione, richiedono un potenziamento del settore.
L’Istituzione regionale è chiamata a migliorare il livello delle infrastrutture ed al coordinamento della politica del territorio con quella dei trasporti per aumentare l'efficienza del sistema trasportistico, la velocità commerciale e favorire lo sviluppo della mobilità sostenibile nelle aree urbane ed extraurbane.
Prioritario sarà l’avvio e lo sviluppo delle agenzie di mobilità, favorendo il coordinamento delle aziende di trasporto affidato ad una struttura regionale.
Si prevede, inoltre, l’introduzione di standard minimi per i vettori di trasporto extraurbano.
Il servizio di trasporto pubblico locale è un servizio pubblico e risulta necessario eliminare le disparità tra imprese di trasporto pubbliche e private.
Nell’ambito della riforma del federalismo fiscale la Regione Sardegna si impegnerà a stanziare e definire le risorse finalizzate al potenziamento del trasporto pubblico locale.
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Alcune delle principali azioni previste
Trasporto marittimo
1. Attuare la liberalizzazione di tutte le rotte a tariffa libera.
2. Coordinare il sistema portuale isolano affidandolo ad un’unica struttura regionale.
3. Prevedere il nuovo affidamento delle rotte marittime che oggi operano in regime di monopolio (es. Tirrenia).
4. Garantire elevati standard di efficienza nei collegamenti con le isole minori in modo che possano rispondere alle alte punte di domanda.
5. Sviluppare gli hub da crociere per quanto riguarda Olbia e Cagliari, migliorando i collegamenti fra porto e aeroporto e il settore ricettivo.
6. Migliorare l’accessibilità attraverso l’attivazione delle autostrade del mare.
7. Incrementare le potenzialità del Porto Canale attraverso interventi infrastrutturali per migliorarne la competitività.
8. Rendere operativa la zona franca doganale del Porto Canale di Cagliari e spianare la strada per l’attivazione delle altre zone franche doganali previste dal D.L. 75/98.
Trasporto aereo
1. Attuare la liberalizzazione di tutte le rotte a tariffa libera.
2. Coordinare il sistema aeroportuale isolano affidandolo ad un’unica struttura regionale.
3. Garantire e migliorare la continuità territoriale.
Trasporto stradale
1. Rete regionale di livello fondamentale: Completamento della SS 131; Completamento della SS 291; Completamento della SS 125; Completamento della SS 398/198; Ammodernamento delle SS 131 DCN; costruzione trasversale sarda Oristano – Tortolì.
2. Rete Regionale di I livello: Completamento 195 ‐ Nuova Sulcitana; Costruzione SS 125; Sistemazione SS 127; Sistemazione SS 128 ‐ Centrale Sarda.
3. Rete regionale di II e III livello: Completamento della connessione con la rete fondamentale delle aree occidentali dell’isola; Completamento della rete di connessione nelle aree del Gerrei e del Sarcidano; Completamento dei collegamenti trasversali fra l’Anglona e la Gallura.
Trasporto ferroviario
1. Verificare la possibilità di gestire in modo efficiente tutto il sistema ferroviario, confrontandolo con quello stradale.
2. Conservare le attuali infrastrutture extraurbane, se potranno essere funzionali al trasporto dei carri ferroviari da imbarcare sui traghetti.
3. Potenziare le tratte ferroviarie suburbane dell’area vasta di Cagliari, di Sassari – Alghero – Porto Torres ed Olbia nonché la zona Carbonia – Iglesias.
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4. Rafforzare le linee a vocazione turistica.
Trasporto Pubblico Locale
1. Varare un’apposita legge regionale per vincolare il finanziamento dei progetti infrastrutturali ad un’analisi tecnico‐economica ed ambientale.
2. Realizzare un sistema di metropolitana sotterranea nell’area vasta di Cagliari.
3. Individuare una maglia regionale di primo e secondo livello.
4. Introdurre il biglietto elettronico in tutta la Regione Sardegna per garantire un facile trasferimento fra diversi vettori di trasporto.
5. Creare un centro regionale di informazione all’utenza consultabile sia on line sia tramite call center, per semplificare gli spostamenti collettivi nell’intero territorio sardo.
6. Attivare servizi a chiamata nelle zone interne come avviene nei Paesi nord europei.
7. Promuovere la creazione di infrastrutture privilegiate per il TPL.
8. Diffondere nei principali centri urbani, anche con finalità turistiche, sistemi di mobilità leggera, fra i quali il bike sharing.
Reti di servizi
Realizzare azioni per l’ammodernamento ed il potenziamento delle reti di servizi.
Reti tecnologiche
È necessario non solo procedere al completamento del sistema di connettività a banda larga su tutto il territorio regionale (promessa non mantenuta dal governo di centro sinistra), ma per essere veramente innovativi ed al passo coi tempi, si dovrà puntare all’utilizzo della fibra ottica come rete di innovazione e di trasferimento tecnologico. Il paradigma di riferimento sarà quello dell’NGN (Next Generation Network), già adottato dal Governo nazionale e per il quale si chiederà l’immediata estensione alla Sardegna.
Reti idriche
Lo sviluppo del tessuto socio‐economico passa attraverso una gestione della risorsa idrica innovativa, tecnologicamente avanzata, consapevole e illuminata.
Obiettivo centrale del programma è quello della razionalizzazione del servizio idrico integrato con interventi legislativi, finanziari ed organizzativi, affinché la Regione e il gestore del servizio siano partners per il raggiungimento dello stesso obiettivo: crescita, sviluppo, occupazione, stabilità, aumento del reddito delle famiglie.
Oltre al necessario completamento dei sistemi idrici non ultimati ed al potenziamento delle reti idriche esistenti, il nostro programma prevede di investire sul rinnovo delle infrastrutture e delle tecnologie cosiddette “pulite” che promuovano un uso più efficiente dell'acqua e riducano le perdite di rete (in termini di risparmi e di riutilizzazione) nei settori agricolo e industriale oltre che da parte dei consumatori privati.
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Reti energetiche
È indispensabile procedere alla riscrittura del Piano Energetico Regionale che promuova un maggior uso delle fonti energetiche rinnovabili (energia solare, eolica idroelettrica, geotermica e biomasse) nella produzione di elettricità.
Obiettivo principale del nostro programma deve essere quello di raggiungere una minore dipendenza dalle fonti di energia esterne e completare con urgenza il piano di metanizzazione della Sardegna, pensato, progettato e avviato dal Governo di centro destra nel 2004 ed allora osteggiato dal centro sinistra.
Tale obiettivo deve essere raggiunto con lo sviluppo di fonti alternative (eolica, solare, da biomasse, da RSV e dal mare) e con il miglior sfruttamento delle risorse interne (carbone e rifiuti di lavorazione o organici) e con l’immediata attuazione del progetto del metanodotto GALSI.
Alcune delle principali azioni previste
Reti tecnologiche
1. Introdurre, mediante un Programma pluriennale di interventi, un sistema di connettività a banda larga ampiamente diffuso, che coinvolga pubbliche amministrazioni locali, imprese (in particolare medie e piccole) e cittadini, basato sull’internazionalizzazione e sull’integrazione con il sistema nazionale e internazionale, oggi in via di affermazione e denominato Next Generation Network.
2. Riorganizzare e ristrutturare la Direzione generale dell’Innovazione Tecnologica, che dovrà riappropriarsi del ruolo, delle conoscenze, delle capacità e delle competenze in materia di ICT, oggi demandate e confusamente distribuite tra la società Sardegna It.
3. Creare nuovi spazi di mercato per gli operatori locali che si occupano dello sviluppo di servizi interattivi.
4. Individuare e nominare un’Autorità per l’Information and Communication Technology, che individui ed indichi la strategia e gli obiettivi da raggiungere.
5. Creare un consorzio senza fini di lucro con l’obiettivo prioritario di realizzare e gestire un Internet Exchange (NAP).
Idriche
1. Mantenimento dell’ambito unico regionale con una profonda riorganizzazione della gestione del sistema idrico integrato.
2. Potenziare le infrastrutture e le reti per l’approvvigionamento idrico.
3. Abbattere i costi dell’acqua e creare inoltre fasce tariffarie sociali a costo zero.
4. Garantire la tutela dei dipendenti regionali (ex ESAF), ora in servizio presso Abbanoa S.p.a., mediante la piena applicazione delle leggi regionali n.10/2005, n. 19/2006 e
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n.3/2008, ai fini di un loro riassorbimento nei ruoli ordinari della Regione, Enti e/o Agenzie.
Energetiche
1. Riscrivere il Piano Energetico Regionale.
2. Inserire tra le priorità del piano la creazione di un polo ambientale avanzato di ricerca, sperimentazione e di produzione di energia da fonti energetiche rinnovabili (FER) ed il riconoscimento della esigenza che tutto il territorio della Sardegna sia denuclearizzato;
3. Accelerare l’iter realizzativo del metanodotto GALSI, grazie al quale potranno essere realizzati i processi di riconversione di diverse centrali ormai obsolete, con la realizzazione di nuove a ciclo combinato a gas.
4. Accelerare l’iter di applicazione della norma Virtual Power Plant.
5. Creare un Polo tecnologico Energia Pulita da Carbone, recuperando la dotazione finanziaria prevista dal DPR del 1994.
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2.4. Progetto integrato di sviluppo dell’economia e del territorio
Creare e promuovere un unico sistema integrato dell’offerta territoriale e produttiva della Regione, facendo leva principalmente sull’unicità e sulla qualità del nostro patrimonio ambientale e paesaggistico, storico‐culturale e delle nostre produzioni tipiche di qualità.
Intendiamo conseguire tale obiettivo strategico nel quadro di un’articolata contrattazione da attivare col Governo nazionale, coerentemente col processo di introduzione del federalismo fiscale nel nostro Paese.
La nostra proposta intende puntare sul riconoscimento (da parte del Governo nazionale e dell’Europa) di una fiscalità di vantaggio estesa all’intero territorio regionale con sgravi ed agevolazioni per la produzione ed il consumo di beni e servizi. Una fiscalità finalizzata a rafforzare l’apertura internazionale della Regione e l'attrazione di capitali, intelligenze, iniziative innovative ed auto‐sostenibili.
Gli ambiti di riferimento di questa linea di intervento sono: rilancio delle nostre vocazioni produttive primarie (agricoltura, agroindustria, forestazione produttiva, pesca); piano strategico per il turismo; valorizzazione della cultura; servizi reali e finanziari; ambiente e sviluppo sostenibile; pianificazione territoriale, urbanistica e paesaggistica.
Rilancio delle nostre vocazioni produttive primarie
Agricoltura
Per superare lo stato di grave difficoltà e dare migliori prospettive al comparto agricolo è necessaria una seria programmazione agricola.
Alla base delle difficoltà in cui versa la nostra agricoltura vi è, infatti, soprattutto l'assenza di una seria programmazione regionale degli interventi necessari per dare competitività alle imprese del settore (dal costo del lavoro, all'accesso al credito, fino alla continuità territoriale).
E’ necessario superare, in quanto non più sufficiente, un approccio settoriale ed introdurre logiche di integrazione e di sistema intersettoriale e multifunzionale.
Aumento della dimensione economica delle aziende, contenimento dei costi di produzione, rapporto con il mercato, sburocratizzazione: sono questi gli obiettivi primari da perseguire sui quali sarà concentrata l’azione di governo nel prossimo quinquennio.
Agroindustria
La produzione alimentare sarda ottenuta sia industrialmente, sia artigianalmente si va sviluppando sotto la spinta di una vocazione naturale dell’economia isolana rafforzata dalle spinte del mercato, in coincidenza con lo sviluppo turistico e le esportazioni indotte dalle conoscenze dei prodotti locali che i consumatori ottengono attraverso questa via.
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Anche se le sinergie tra domanda turistica e produzioni agropastorali si sono presentate in modo spontaneo, occorre una più stretta e reciproca “inseminazione” tra forze produttive e politiche di intervento regionali per accrescere la competitività territoriale della Sardegna.
Pertanto occorre scindere fin d’ora le prospettive dei settori di qualità spontaneamente trainati dal mercato dagli altri, concentrando sui primi iniziative e risorse.
Si è già visto che l’espansione delle produzioni agropastorali patisce della scarsità di acqua, della non buona organizzazione dei mercati di sbocco, delle carenze nella logistica e dell’elevato indebitamento delle imprese.
Il miglioramento delle strutture informatiche e delle capacità di un loro pieno utilizzo possono molto nel processo di espansione del settore ed è questa un’ulteriore ragione per procedere nella direzione dello sfruttamento delle possibilità offerte dal mercato.
Vi è concordanza di giudizio sulla necessità di ampliare le produzioni per ammortizzare le spese indispensabili per introdurre nel mercato i prodotti e sostenerne la domanda respingendo gli attacchi competitivi.
Forestazione produttiva
Il rapporto dell’agricoltura con le opportunità dell’ambiente e della forestazione è un tema ulteriore che non può essere ignorato da un serio e nuovo programma di rilancio del nostro sistema economico.
Abbiamo una risorsa preziosissima che stiamo rischiando di perdere anche in questo caso per una scarsissima lungimiranza dei nostri governanti. Si tratta della grande risorsa sughericola che fa dei produttori i più qualificati al mondo. Abbiamo quindi nel comprato sughericolo una potenzialità immensa di crescita e sviluppo.
È necessario adottare una strategia integrata tra le prospettive di sviluppo del settore forestale e sughericolo con il comparto agro‐pastorale. Il tema della sughericoltura e della sua valorizzazione ha infatti delle implicazioni che travalicano il settore in sé e investono direttamente una questione centrale per le prospettive di sviluppo del nostro sistema produttivo agro‐pastorale.
Dal rapporto ormai quotidiano con gli operatori delle campagne, con gli allevatori e con i nostri pastori, emerge in tutta evidenza una questione in larga parte legata al tema nuovo della multifunzionalità dell’impresa agricola. Se la struttura di gran parte delle aziende agropastorali e zootecniche della Sardegna fosse caratterizzata da un più adeguato equilibrio gestionale ‐ fra la componente forestale sughericola, quella agropastorale, quella dei prodotti tipici alimentari, quella della ricettività e della ristorazione rurale, quella dei servizi e dell’intrattenimento e di educazione ambientale (fattorie didattiche) ‐ le stesse aziende, non solo sarebbero state in grado di attenuare le conseguenze economiche negative provocate dalle recenti calamità (lingua blu per esempio), ma sarebbero oggi nelle condizioni di sostenere senza traumi le dinamiche competitive del mercato.
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Pesca
Nell’ultimo anno, come tutti i settori della produzione economica, anche il comparto della pesca in Sardegna ha subito notevoli perdite ed ha dovuto affrontare grandi difficoltà, come le drastiche riduzioni di personale che hanno portato, in molti casi, al disarmo delle barche.
Le cause della crisi del settore sono da ricercare sia nell’aumento del prezzo del gasolio che nella crisi dei mercati civici, principali canali di sbocco del pescato isolano, ma privi di ogni e qualsiasi programmazione di marketing per poter contrastare la pressione delle grandi catene di distribuzione.
Ulteriore criticità è attinente alla carenza di servizi informativi per gli operatori del settore.
Alcune delle principali azioni previste
1. Promuovere un Piano Agricolo Regionale che operi non solo nell’ottica dei comparti ma soprattutto nell’ottica delle vocazioni agronomiche dei territori, valorizzando: le produzioni di nicchia per il rafforzamento della filiera agroalimentare di pregio. l’integrazione fra comparto turistico e comparti agroalimentari nello spirito di attivare filiere “corte”. l’accorpamento fondiario.
2. Ridefinire gli interventi inseriti nel PSR (Programma di Sviluppo Rurale) e adeguarlo ai cambiamenti socio economici per attivare una politica di sistema rurale a tutti gli effetti in grado di accompagnare le imprese nella transizione verso il nuovo modello di agricoltura richiesto della PAC (Politica Agricola Comunitaria).
3. Favorire la costituzione di “distretti naturali” tra tutti gli attori coinvolti (produttori, trasformatori e distributori) finalizzati al supporto di una progettualità a lungo termine.
4. Facilitare l’accesso al credito in agricoltura anche attraverso un accordo della Giunta Regionale con gli Istituti di Credito e col Governo nazionale.
5. Attuare piani di multifunzionalità pubblico‐privati dedicati all’ imprenditore agricolo che produce materie prime nelle aree marginali con la previsione di un’integrazione reddituale.
6. Intervenire a livello dell’Amministrazione regionale per riorganizzare l’Assessorato regionale all’Agricoltura e per ripristinare i Servizi ripartimentali dell’agricoltura, che garantivano la presenza dell’Amministrazione regionale sul territorio.
7. Istituire l’Organismo Pagatore previsto dai regolamenti comunitari per la gestione della PAC (Politica Agricola Comune) con funzioni di autorità di pagamento per piani e programmi regionali; creare filiere di eccellenza attorno alle quali costruire un reddito agricolo accettabile per il comparto primario e promuovere i prodotti sardi nel mondo per facilitare gli scambi commerciali internazionali.
8. Prevedere strumenti per l’implementazione e la modernizzazione della funzione commerciale delle imprese.
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9. Prevedere, per quanto riguarda il settore agro‐industriale, politiche di accompagna‐mento e sostegno alle filiere che realizzano prodotti tipici di qualità da collocare sui mercati nazionali ed internazionali.
10. Procedere al riconoscimento delle politiche di intervento a favore del settore caprino, distinto da quello ovino, ed attuare un programma di interventi per la creazione di un Polo caprino, riconosciuto a livello nazionale, che individui il nodo principale nella provincia dell’Ogliastra.
11. Valorizzare la filiera del sughero anche attraverso la ricostituzione dei boschi esistenti e la rinaturalizzazione, mediante riconversione colturale con sughera, delle aree impiantate negli anni 60 e 70 ad eucalipto e pino.
12. Potenziare il comparto della pesca anche attraverso la formazione e l’aggiornamento degli operatori ittici, gli incentivi all’ammodernamento della flotta e delle attrezzature di bordo e la realizzazione di servizi specifici per agevolare la produzione (porti pescherecci attrezzati, ecc…).
Piano strategico per il turismo
Il turismo deve individuare nuove logiche di sviluppo per contrastare una crisi lenta ed inesorabile che potrebbe portare ad un declino irreversibile. Attraverso integrazioni plurisettoriali – dall’agricoltura ai servizi avanzati – e grazie proprio alla capacità del settore di generare ampie e diffuse verticalizzazioni con altri comparti produttivi sarà possibile sfruttarne appieno le potenzialità come enorme forza di crescita, di ricchezza, di sviluppo e di occupazione, come già successo in altre regioni più intraprendenti della Sardegna.
Dobbiamo smetterla una volta per tutte di concepire il turismo come un optional nello sviluppo economico della nostra Isola. Il turismo è un elemento strategico. Il turismo è il settore che può generare i più ampi effetti diffusivi e di stretta integrazione fra un’articolata gamma di comparti produttivi (fra i più importanti edilizia, agricoltura, agro‐industra di qualità, artigianato artistico, ambiente, cultura, commercio, servizi avanzati, telecomunicazioni, servizi turistici, intrattenimento e svago...).
L'innovazione ha bisogno di grande flessibilità delle politiche governative, bisogna essere "attivatori di cambiamento" per trovare il filo conduttore tra una strategia inevitabilmente globale e le realtà locali, unendo idee di business, visione e concretezza aziendale e, quindi, conciliando ciò che sembrerebbe inconciliabile, grazie alla realizzazione di una vera Tourism Intelligence.
L’obiettivo di ampliare consistentemente la presenza dei vacanzieri anche nei mesi di bassa stagione resta un fine da raggiungere su cui si è prodotto ben poco se non il registrarsi di alcuni cenni positivi derivati dalle nuove tratte aeree “low cost”.
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Proponiamo un progetto generale di riforma e di programmazione dello sviluppo del comparto, accompagnato e guidato dallo strumento legislativo e ordinativo del turismo (legge regionale del turismo), che risulti fondato: sull’ammodernamento ed adeguamento dell’offerta isolana anche attraverso la diffusione di standard internazionali applicati nel rispetto delle peculiarità locali; sul maggiore coinvolgimento del settore privato nello sviluppo delle strategie e delle iniziative promozionali e su una maggiore stabilità occupazionale.
Quale fondamentale obiettivo delle politiche di rilancio del settore del turismo intendiamo portare l’incidenza del settore sul totale del PIL regionale dall’attuale 8% al 15% nei prossimi cinque anni. A ciò contribuirà principalmente l’incremento dei flussi e della loro migliore distribuzione nell’arco dell’anno, per passare in cinque anni dai quasi 12 milioni attuali ai 20 milioni di presenze.
Alcune delle principali azioni previste
1. Ridisegnare i servizi dell’Assessorato del Turismo e riformare l’Agenzia Sardegna Promozione (agenzia governativa) istituita con l’art. 7 della legge regionale 11 marzo 2006.
2. Favorire una seria formazione qualificata degli operatori turistici (direttori di albergo, addetti al ricevimento, barman, cuochi, animatori turistici, ecc) e creare nuove figure professionali per il comparto turistico (management turistico).
3. Selezionare le strutture di proprietà regionale ubicate in zone a vocazione turistica e immetterle nel mercato attraverso gare pubbliche rigidamente strutturate entro le logiche della finanza di progetto.
4. Istituire l’Osservatorio Regionale del turismo indipendente per approfondire le dinamiche internazionali del turismo, monitorare i flussi turistici ed incrementare la disponibilità di informazioni e di dati.
5. Creare un soggetto efficiente che promuova lo sviluppo del sistema turistico sardo, puntando maggiormente su marketing e promozione.
6. Riqualificare, con opportuni incentivi finanziari, l’attuale offerta turistica attraverso la trasformazione del mercato delle seconde case in mercato di turismo familiare sul modello delle “pensioni familiari” e B&B.
7. Adottare un Piano di comunicazione per la promuovere la valorizzazione integrata di tutte le risorse ambientali, culturali, archeologiche in modo da favorire un preciso posizionamento competitivo ‐ a livello nazionale e internazionale ‐ dell’offerta turistica sarda
8. Rilanciare l’immagine positiva della Sardegna nel mondo anche attraverso interventi di web marketing e, contestualmente, sostenere gli operatori per una maggiore posizione competitiva sui mercati evoluti.
9. Realizzare un progetto per l’affermazione di un marchio unico “Sardegna” articolato per pacchetti di offerta che colleghino le coste alle aree interne.
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10. Allungare la stagione turistica favorendo la diversificazione dell’offerta, puntando sul turismo sostenibile.
11. Ridefinire e razionalizzare, con modalità orientate ai principi della qualità progettuale e dei risultati, il sistema degli incentivi: incentivi agli operatori per ristrutturare ed adeguare le strutture ricettive; incentivi alle imprese attraverso politiche di defiscalizzazione, finalizzate ad agevolare il prolungamento del periodo di apertura; incentivi per investimenti sulla formazione delle risorse umane.
12. Sostenere il sistema di “governance” territoriale del turismo riformando i Sistemi Turistici Locali.
Valorizzazione della cultura
Il tema della cultura come “fattore identitario di distintività” conferisce un’importanza decisiva alle tematiche per il radicamento del senso di appartenenza. Si sviluppa nell’obiettivo generale della tutela, valorizzazione, sviluppo, accessibilità e messa in rete del patrimonio artistico e storico e delle attività culturali e letterarie.
La Sardegna è una “nazione” con proprio territorio, propria storia, propria lingua, proprie tradizioni, propria cultura, propria identità ed aspirazioni distinte da quelle che compongono la Nazione italiana, ed assomma in sé tutte le culture e le civiltà che si sono succedute nell’isola dal prenuragico ad oggi. Nel rispetto delle libertà religiose e di pensiero di tutti i suoi cittadini, riconosce le bi‐millenarie radici cristiane della propria società, punto di arrivo del lungo cammino del Popolo della Sardegna. Per questo, coltiva e gestisce in sovranità la propria eredità culturale, materiale e immateriale, in un ordinamento istituzionale di cui la Regione Autonoma della Sardegna si dota.
L’impostazione fortemente condizionante ed integralista imposta dal Governo Soru al settore della cultura appartiene ad un’idea inaccettabile che impone una netta discontinuità rispetto ai principi, alle politiche ed agli interventi che hanno caratterizzato gli ultimi cinque anni di governo. In primo luogo deve essere totalmente rigettato l’approccio che ha tentato di ricondurre le attività di associazioni, gruppi, fondazioni culturali, che usufruiscono di contributi regionali, a strumenti operativi della Regione. Deve essere, inoltre, rigettato l’approccio che ha privilegiato scelte di interlocuzione prevalente (se non esclusiva) con persone, enti ed associazioni di orientamento politico e ideale omogeneo rispetto all’amministrazione con la conseguente marginalizzazione di tutti gli altri: il metodo adottato è stato quello di una preconcetta ed immodificabile diffidenza erga omnes da cui è derivata una conflittualità permanente e non produttiva. Va recuperato, inoltre, il rapporto con le associazioni culturali e dello spettacolo che sono state vittime di un atteggiamento restrittivo, burocratico e vessatorio che ha messo tutte le associazioni in situazione di gravissima difficoltà ed a rischio di chiusura. Ciò è ancor più grave se si considera che tali strutture rappresentano ancora lo sbocco per molti giovani laureati che intendono completare l’iter formativo e compiere le prime esperienze nel mondo del lavoro. Entro questo quadro anche l’esperienza Master&Back, lodevole nei principi ispiratori non ha dato i risultati sperati: è utopistico pensare che le
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aziende private e le Università sarde, in assenza di provvedimenti concepiti ad hoc, possano essere in grado di accogliere i giovani “rientranti”. Si impone un riordino e una razionalizzazione dell’università della Sardegna con un’attenta e lungimirante programmazione concertata sottoposta a verifiche che garantiscano il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Proprio la mancanza di concertazione è all’origine di difficoltà attuative di alcune grandi iniziative decise in solitudine e per ciò stesso da ridefinire totalmente: Betile, Manifattura Tabacchi, Festarch.
Per queste ragioni l’obiettivo prioritario del nostro programma è quello di ripartire, attraverso processi di ampia concertazione con gli attori, dalla tutela e valorizzazione del patrimonio di identità, di storia, di lingua, di cultura, di tradizioni e di produzioni del popolo sardo con strumenti normativi che possano assicurarne conoscenza e fruibilità oltre ad una loro riproposizione in chiave moderna ed attuale attraverso l’uso delle nuove tecnologie.
Intendiamo, infine, promuovere un Forum permanente di amministratori locali ed esperti nazionali ed internazionali per approfondire indirizzi e soluzioni possibili per tutelare i centri storici e contrastare lo spopolamento.
Alcune delle principali azioni previste
1. Promuove l’attivazione di progetti europei specifici per il settore della cultura, dello spettacolo e delle arti visive e progetti di coproduzione idee transnazionali per la circolazione dei talenti a livello internazionale.
2. Modificare la legge sullo spettacolo, favorendo la programmazione triennale degli interventi, valorizzando gli spazi teatrali ristrutturati con fondi regionali, potenziando i circuiti regionali e creando di un sistema che metta in rete tutte le associazioni di spettacolo al fine di favorire lo scambio di risorse umane e produzioni artistiche
3. Realizzare un sistema d'incentivi per la valorizzazione della lingua e della cultura a favore dell'editoria, delle arti, dell'associazionismo, del marketing, della comunicazione e informazione, della formazione e di ogni attività che supporti il patrimonio identitario dei sardi.
4. Potenziare il settore cinema sfruttando le risorse naturalistiche del territorio regionale per l’attrazione di investimenti (produzioni audio‐video) con ricadute di immagine a livello nazionale ed internazionale.
5. Ricondurre lo sviluppo dell’editoria elettronica e digitale nelle sedi appropriate (es. il sistema bibliotecario pubblico), assicurando il pieno rispetto delle leggi sui diritti d’autore e del principio di pari opportunità per tutti gli attori del mercato editoriale.
6. Promuovere la Sardegna investendo i fondi previsti per la pubblicità istituzionale sulla cultura, accogliendo anche gli stimoli provenienti dagli artisti e dagli intellettuali sardi.
7. Valorizzare la rete dei circoli degli emigrati sardi all’estero per renderli promotori della cultura sarda nel mondo. Il nostro programma intende coinvolgere le professionalità
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presenti tra i sardi all’estero per la creazione di “centri di eccellenza” con l’obiettivo di trasformarli in “ambasciate” della Sardegna
8. Rilanciare della Fondazione Teatro Lirico di Cagliari e valorizzare i teatri stabili e di tradizione per l’esportazione di produzioni sarde in Italia e nel resto del mondo attraverso l’attivazione di scambi con realtà internazionali di pari livello.
9. Costituire degli Albi delle tradizioni popolari in campo musicale, corale e coreutico e valorizzare le Associazioni Pro Loco della Sardegna.
Servizi reali e finanziari
Creare un sistema bancario locale capace di promuovere una nuova stagione di sviluppo moderno e sostenibile di rilevanza industriale, in sinergia con il sistema diffuso di piccole e medie imprese produttive di beni e servizi presenti sul territorio.
Il progetto integrato di sviluppo impone adeguati interventi e servizi reali e finanziari per sostenere le imprese ed il lavoro, nonché procedure di semplificazione amministrativa, sburocratizzazione e tempi di risposta rapidi e certi. L’attività di impresa non può essere subordinata ai tempi della burocrazia, ma è la burocrazia regionale che deve adeguarsi ai tempi del mercato e dell’impresa.
Per quanto riguarda i servizi finanziari all’impresa, in questo particolare momento congiunturale negativo, si impongono formule di agevolazioni creditizie immediatamente accessibili.
Il programma prevede, più che la formulazione di nuove leggi, l’attivazione di interventi a sostegno dei Consorzi Fidi potenziandone i fondi di garanzia ed intervenendo per abbattere sensibilmente il costo del denaro.
Alcune delle principali azioni previste
1. Promuovere una Commissione Permanente sul Credito alle PMI, con funzioni di: monitoraggio del Sistema Creditizio nell’Isola; stesura di un “Manuale di Accesso al Credito da parte della PMI in Sardegna”; snellimento delle procedure per accelerare i pagamenti pubblici; individuazione di strumenti di liquidità straordinaria per le imprese al fine di favorire l’accesso al Credito; promozione di un Protocollo d’Intesa per assicurare la continuità dei finanziamenti per le imprese in temporanea difficoltà che coinvolga Regione, Banche e Consorzi Fidi; elaborazione di una normativa regionale in materia di salvataggio e di ristrutturazione delle imprese con sede legale in Sardegna in difficoltà, in raccordo con gli orientamenti comunitari in materia.
2. Attivare misure straordinarie a sostegno dei Consorzi Fidi anche sulla base delle iniziative assunte dal Governo nazionale e con riferimento ad alcune importanti best practices attivate in altre Regioni.
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3. Creare un Istituto che interpreti la funzione di banca di sviluppo per il territorio ispirandosi ai principi cooperativi della mutualità senza fini di speculazione privata, rispondendo alle necessità economiche e sociali delle comunità locali ed intervenendo nella distribuzione organica di tutti i fondi comunitari, nazionali e regionali a sostegno di quelle iniziative di lavoro autonomo ed imprenditoriale.
4. Promuovere agevolazioni per le imprese attraverso la predisposizione di un Testo Unico delle Agevolazioni Finanziarie per le Imprese.
5. Attribuire nuove funzioni alla SFIRS per: la gestione tecnica dei fondi regionali di agevolazione per le imprese industriali, manifatturiere e di servizi; il controllo tecnico sulle reali possibilità di aiuto e/o di salvataggio per le imprese in crisi; la redazione di nuovi criteri per i prestiti partecipativi e definizione di un tempo massimo di intervento della SFIRS nelle imprese.
Ambiente e sviluppo sostenibile
Occuparsi d’ambiente significa in primo luogo riconoscere gli stretti e delicati legami che uniscono l’uomo a tutte le altre forme viventi. Significa impegnarsi per far nascere un modello di coesistenza creativa tra gli esseri umani e la natura, che non è solo conservazione dell’ambiente e delle sue risorse, ma anche necessità di una maggiore consapevolezza e di una trasformazione del modo di considerare l’ambiente stesso.
Sono necessari sicuramente interventi normativi a favore della sostenibilità e di aiuto alla gente comune perché possano essere maggiormente approfondite le questioni e le realtà ambientali.
Un programma politico sull’ambiente serio e attuale non può prescindere dall’assioma che l’uomo fa parte integrante dell’ambiente oggi più che mai.
Non possiamo continuare a pensare e proporre iniziative e/o soluzioni ai problemi dell’ambiente naturale dove l’uomo non debba essere coinvolto o addirittura escluso.
Le risorse naturali nelle loro componenti fondamentali, biotiche e abiotiche, sono da intendersi come facenti parte di un ecosistema integrato e in perfetto equilibrio, dove ogni elemento dovrà essere ponderatamente valorizzato ma non a discapito degli altri.
Il rapporto con il proprio territorio e la considerazione dell’ambiente e del paesaggio sono strumenti indispensabili della partecipazione sociale alla gestione ed alla salvaguardia del proprio ambiente naturale. Tale capacità sarà un passaggio determinante nella politica dello sviluppo economico sostenibile, necessario e auspicabile per valorizzare la nostra Isola.
Alcune delle principali azioni previste
1. Coniugare le opportunità di sviluppo locale con la sostenibilità ambientale, ovvero con la conservazione della natura (intesa come biodiversità e territorio), governando, in modo
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integrato e sostenibile, la salvaguardia e la valorizzazione delle eccellenze ambientali e facendo della risorsa umana il nodo focale dei processi di sviluppo.
2. Sensibilizzare i cittadini ai fini di ridurre lo spreco energetico e l’inquinamento incentivando una migliore gestione e riutilizzo della risorse, e garantire una maggiore e più accurata informazione sulle tematiche ambientali.
3. Riordino complessivo della problematica dei parchi e delle aree naturali protette.
4. Sviluppare un sistema informativo ambientale centralizzato, che integri tutti i dati attualmente disponibili nel territorio Regionale in un unico strumento funzionale al monitoraggio congiunto del territorio (Suolo, Aria e Acqua).
5. Istituire l’Osservatorio Regionale ambientale per monitorare e garantire la qualità, l'economicità e l'efficienza dei servizi di igiene ambientale erogati dai diversi Comuni della Regione Sardegna, al fine di uniformare, nel rispetto delle specificità locali, gli standard qualitativi degli stessi.
6. Istituire un portale ambientale per fornire a tutti i cittadini un servizio, facilmente accessibile e trasparente, di informazione e sensibilizzazione sulle tematiche ambientali. Il portale, oltre a fornire le consuete informazioni istituzionali, sarà orientato a dare risposta ai principali e più sentiti problemi che investono direttamente gli utenti.
7. Adottare un nuovo Piano di Forestazione anche per rispondere agli obiettivi di Kyoto.
8. Introdurre metodi di incentivazione per la produzione di energia da fonti rinnovabili come impianti fotovoltaici, pannelli solari, impianti eolici ecc.
9. Razionalizzare il sistema di riciclaggio e del sistema di chiusura del ciclo di recupero dei rifiuti.
Pianificazione territoriale, urbanistica e paesaggistica
Le profonde trasformazioni socio economiche che stanno investendo il sistema euro mediterraneo e più in generale il mondo intero, portano a riflettere con maggiore attenzione in merito alle scelte da intraprendere relativamente al governo del territorio.
Negli ultimi cinque anni si è assistito al sostanziale fallimento della politica urbanistica e del governo del territorio. Tutto questo è incontestabile ed è ben testimoniato: dagli Amministratori locali, delusi per esser stati tagliati fuori dalle scelte strategiche per i loro territori; dagli operatori economici, associazioni imprenditoriali, sindacati e categorie professionali; dai cittadini che, quotidianamente si scontrano con la severità e complessità delle regole ed i tempi infiniti necessari per ottenere anche i più banali provvedimenti autorizzativi.
È con riferimento a queste fondamentali tematiche che deve emergere il più alto livello dell’esercizio della politica quale capacità di operare con saggezza un’adeguata sintesi tra
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principi fondamentali ed esigenze concrete, in alcuni casi conflittuali o concorrenti. Per un verso la tutela e valorizzazione di un quadro di eccezionali bellezze paesaggistiche, ambientali e storico‐culturali che insieme esprimono la caratterizzazione identitaria di cui tutti ci sentiamo orgogliosamente partecipi e, dall’altro, la necessità di assicurare ai sardi la dignità del lavoro, il benessere, la convivenza civile e solidale, la crescita economico‐sociale, l’innovazione, in una parola lo sviluppo.
È in questo terreno che le forze di centro destra intendono misurare la propria capacità politica di dar corpo alle migliori soluzioni per l’interesse generale promuovendo e ricercando la più ampia partecipazione democratica al processo decisionale. Questa delicata materia non ammette arroganza, prepotenza, solitudine, dilettantismo, radicalismo, protagonismo ed arrivismo politico, giocati sulla pelle e sul destino degli altri, di un intero popolo; viceversa, richiede capacità e disponibilità all’ascolto, alla considerazione delle ragioni altrui, alla partecipazione ed al confronto.
Nel rispetto dei principi fondamentali che vedono al centro gli obiettivi dello sviluppo sostenibile, della tutela e della valorizzazione del nostro straordinario patrimonio naturale e storico‐paesaggistico e constatato il drammatico fallimento della miope, testarda e prepotente politica del governo del territorio che ha messo in ginocchio la Sardegna, risulta pertanto necessario ed urgente intervenire per una correzione di rotta. Tale modifica deve essere improntata alla ragionevolezza, all’equilibrio e alla saggezza delle decisioni nell’individuare una nuova disciplina con la quale contemperare le esigenze di tutela del territorio, unitamente a quelle dell’uso e della valorizzazione dello stesso e, quindi, dello sviluppo.
Neghiamo nella maniera più assoluta, come qualcuno stoltamente o furbescamente sostiene, che da una parte vi siano i difensori dell’ambiente, della specialità e identità culturale della Sardegna e dall’altra una parte politica meno attenta e sensibile a questi temi. Che sia una colossale bugia lo prova un fatto incontestabile: i riferimenti culturali e normativi della pianificazione paesistica sono quelli contenuti nel D. Lgs n. 42 del 2004 (Codice Urbani) ampiamente citati e utilizzati (spesso in modo sbagliato) dal PPR vigente.
Alcune delle principali azioni previste
1. Revisione dell’apparato normativo del Piano Paesaggistico Regionale:
a) Ripristinare un corretto rapporto di informazione e collaborazione con gli Enti Locali che dovranno essere chiamati a dare il loro concreto contributo con l’esperienza recente di gestione del Piano. Per questo motivo, il primo atto della nuova Giunta sarà quello di adottare un documento, a beneficio dei Comuni, degli operatori e forze sociali, che consenta di esprimere agli stessi, in forma sintetica e chiara, le problematiche e criticità riscontrate nella gestione del Piano relativamente ai territori amministrati. Questo documento dovrà essere prodotto e trasmesso alla Giunta Regionale non oltre 30 giorni dalla suddetta deliberazione.
b) Procedere alla valutazione ed analisi delle proposte ricevute trasformandole in ragionevoli dispositivi di adeguamento della vigente normativa, tenendo fermi i
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principi fondamentali per il rispetto e tutela del nostro patrimonio paesistico‐ambientale e perseguendo la politica dello sviluppo sostenibile.
c) Adottare misure per porre i primi rimedi nei confronti delle questioni negative già evidenziate cercando il più alto ed equilibrato rapporto tra le esigenze di tutela ambientale e necessità di promuovere lo sviluppo economico‐sociale della Sardegna. Il risultato di questa attività di revisione dovrà garantire, a disposizione del cittadino, un Piano ed un quadro di regole efficaci, concrete, chiare e di semplice gestione ed applicazione.
2. Strumenti speciali per l’attuazione di progetti ritenuti strategici per lo sviluppo.
Entro i primi 100 giorni di Governo, dovrà essere predisposto un disegno di legge al fine di disciplinare strumenti e procedure necessari per l’attuazione di progetti ritenuti strategici per lo sviluppo della Sardegna istituendo speciali ed accelerate procedure amministrative.
Il disegno di legge dovrà risultare sostitutivo di tutti i provvedimenti legislativi esistenti, riferiti alle tematiche riconducibili alla programmazione negoziata o alla cosiddetta urbanistica concertata, realizzando così un importante contributo alla delegificazione.
I progetti strategici, ad iniziativa pubblica, privata o mista, dovranno risultare tali da incidere significativamente sul sistema economico‐sociale e nell’organizzazione del territorio; inoltre, dovranno realizzare operazioni di riassetto e riqualificazione territoriale degli insediamenti con effetti incisivi di valorizzazione ad elevata qualità ambientale, paesaggistica, urbanistico‐architettonica e nella riorganizzazione dei servizi e infrastrutture necessarie per lo sviluppo.
Il dispositivo di legge dovrà assicurare procedure tecnico‐amministrative certe e rapide per consentire il concreto raggiungimento degli obiettivi strategici nei tempi convenzionalmente definiti dallo strumento.
3. Legge‐quadro in materia di urbanistica.
Risulta particolarmente urgente, dopo il fallimento del governo Soru, procedere ad una azione di delegificazione, semplificazione e riordino della materia urbanistica, con l’obiettivo di formulare una nuova legge‐quadro, concreta nel delineare gli obiettivi da perseguire, chiara e semplice nella sua definizione e che, introducendo la certezza del diritto in materia, consenta una decisa contrazione dei tempi necessari per i procedimenti autorizzativi a beneficio dei programmi e delle azioni di sviluppo economico‐sociale nel territorio e delle singole esigenze dei cittadini.
La legge‐quadro dovrà rappresentare la cornice delle condizioni tecniche e giuridico‐amministrative quale indirizzo per gli Enti Locali nell’azione pianificatoria del proprio territorio e dovrà essere accompagnata da regolamenti di chiarificazione e di guida per la sua concreta e chiara applicazione, superando così l’enorme mole di leggi, decreti e circolari in materia.
Pertanto, si assume l’impegno di elaborare in tempi rapidi la nuova proposta di legge che dovrà contenere i principi fondamentali della disciplina e gli obiettivi ritenuti strategici per un equilibrato governo del territorio, quali lo sviluppo sostenibile, intendendo con questo
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lo sviluppo economico‐sociale improntato a inderogabili principi di sostenibilità ecologico‐ambientale al fine di assicurare adeguati livelli di conservazione e riproducibilità delle risorse naturali.
Individuerà gli strumenti della pianificazione e le procedure per la loro approvazione, istituirà le gerarchie tra gli stessi e promuoverà lo snellimento e l’accelerazione degli iter di perfezionamento tecnico‐amministrativo e dovrà delineare il quadro di riferimento per le norme sotto ordinate ed i regolamenti da elaborare in collaborazione con gli Enti Locali.
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Il nuovo patto istituzionale
È necessario assicurare alla Sardegna una reale continuità territoriale all’interno dello spazio italiano ed europeo che consenta ai cittadini sardi e comunitari pari condizioni di accessibilità. Porre concretamente l’insularità e la perifericità come una condizione di specialità politica ed economica dinnanzi all’Unione Europea con l’adeguamento e l’ammodernamento delle infrastrutture e con la creazione di moderne arterie di trasporto e comunicazione che sanciscano la piena uguaglianza dei diritti e delle opportunità.
È necessario che lo Stato riconosca la questione sarda legata all'arretratezza delle infrastrutture e dei servizi ed al ritardo nello sviluppo, imputabili alle condizioni di insularità, creando un ponte costituzionale per restituire alla Sardegna la differenza del gap rispetto alla media nazionale in termini economici e di abbattimento dei costi per i collegamenti.
La prossima legislatura dovrà essere una legislatura costituente finalizzata alla riscrittura del nuovo Statuto di Autonomia per un nuovo Patto con lo Stato Italiano e con l’Unione Europea. Uno Statuto che colga le migliori opportunità offerte dai principi federalisti nell’ambito del Patto con lo Stato e con le altre Regioni d’Italia, ma sappia anche trasferire tali principi verso il basso in una nuova logica di piena e totale integrazione tra i diversi livelli istituzionali e nel rispetto dei ruoli e della parità tra gli stessi, all’insegna del pieno riconoscimento del principio di sussidiarietà e solidarietà, vera base di democrazia, libertà e trasparenza.
Le decisioni e le azioni di governo devono sempre più essere vicine ai cittadini che sono i primi arbitri e giudici (ma anche attori) dell’utilizzo delle strutture pubbliche in una logica di servizio e di crescita, di miglioramento della qualità della vita e del benessere sociale.
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Entro questo quadro, va correttamente affrontato il problema della tutela e la valorizzazione del patrimonio di identità, storia, lingua, cultura, tradizioni e produzioni derivante dalle bi‐millenarie radici cristiane del Popolo sardo.
Con rinnovato impegno intendiamo riproporre, infine, la questione del riconoscimento del diritto di tribuna nelle sedute del Parlamento Europeo attraverso l'elezione di un rappresentante della Sardegna e della partecipazione alla formazione di norme e provvedimenti del governo nazionale e dell'Unione Europea che riguardino direttamente la Sardegna.
Proponiamo, inoltre, che il nuovo Patto con lo Stato, nel garantire la partecipazione attiva della Sardegna alla difesa del territorio della Repubblica italiana, possa definire la presenza delle onerose servitù militari attraverso forme di compensazione sia di carattere economico che di servizi reali e infrastrutturali.
Fuori da logiche conflittuali di contrapposizione, è necessario l’avvio di costruttiva collaborazione istituzionale con il Governo nazionale per i necessari approfondimenti e la definizione di un percorso condiviso di sviluppo delle aree e delle comunità locali in cui insistono poligoni militari ritenuti non più strategici.
Non meno rilevante, infine, è tutta la problematica della riorganizzazione della macchina amministrativa regionale. Nella prossima legislatura dovranno essere ridefiniti i principi generali di un piano di riorganizzazione che in primo luogo, nel quadro del processo di riforma avviato a livello nazionale, restituisca dignità al personale regionale valorizzandone le competenze e le professionalità con un sistema centrato sul riconoscimento del merito e la penalizzazione dell’inefficienza e della scarsa produttività.
Il piano di riorganizzazione della Regione dovrà consentire di trasformare l’attuale “mostro burocratico” attraverso: una profonda riforma della sua organizzazione; l’esaltazione del ruolo e della funzione essenziale del Comune, primo interlocutore del cittadino; il decentramento dei poteri sulla base del principio della unicità dell’Amministrazione e della sussidiarietà; la soppressione degli enti inutili; la modernizzazione tecnologica della pubblica amministrazione regionale per renderla capace di rispondere alla domanda di efficienza dei cittadini.
Alcune delle principali azioni previste
1. Avviare una collaborazione istituzionale con il Governo nazionale per i necessari approfondimenti e per la definizione di un percorso condiviso riguardante la continuità territoriale per le persone e le merci da affrontare anche con soluzioni a carico della fiscalità italiana nel rispetto del quadro regolamentare europeo.
2. Riscrittura della Statuto in direzione di un deciso aumento di “sovranità” attraverso l'Assemblea Costituente.
3. Modifica della legge statutaria con un severo rafforzamento della disciplina del conflitto di interessi.
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4. Rinnovare gli strumenti di bilancio e riordino funzionale delle competenze degli assessorati che in ragione delle nuove e più ampie potestà autonomistiche possano operare in presenza di una delegificazione regionale e creazione di testi unici comprensibili a chiunque.
5. Introdurre una decisa semplificazione legislativa attraverso l'adozione entro il primo anno di legislatura dei Testi Unici attraverso la raccolta coordinata e suddivisa per materia e settore della normativa regionale.
6. Ridurre il numero complessivo dei consiglieri a 60.
7. Sviluppare una vera e articolata politica delle risorse umane, rifondando il patto che lega la Regione ai propri dipendenti basato su professionalizzazione e riconoscimento del merito.
8. Riordinare il comparto del personale della Regione con interventi prioritari riguardanti: la gestione del comparto e la razionalizzazione degli enti e delle agenzie; il recupero della legalità; l’eliminazione delle gravi contraddizioni sugli organici; una nuova impostazione della politica contrattuale e di valorizzazione del personale; una nuova legge sul corpo forestale della regione; l’introduzione di sistemi di omogeneità e di trattamento, all’interno del comparto contrattuale, in materia di previdenza integrativa e di gestione del FITQ.
9. Dare forza e dinamicità al sistema della dirigenza regionale, che deve essere un motore proattivo delle strategie che la politica sceglierà di dare alla Regione.
10. Riformare il sistema integrato di gestione della contabilità, del personale e del flusso documentale ‐ SIBAR (Sistema Informativo di Base dell’Amministrazione Regionale)‐ che risulta essere rigido e dirigistico.
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Cappellacci Presidente www.ugocappellacci.it
Sede elettorale per Ugo Cappellacci Presidente Ufficio Studi
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