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Libri TUTTI I TESORI DELLA SICILIA I preziosi coralli collezionati in tutta Europa; le raccolte di casa Cini; arte e scienza nel Rinascimento; bestiari papali. Di Chiara Pasqualetti Johnson “Artificia Siciliae” a cura di Maria Concetta di Nata- le, Skira, Milano 2015, 336 pagine, 250 il- lustrazioni a colori (55 euro). Un filo rosso color corallo lega tra loro le opulente collezioni di arti decorative siciliane dei tre secoli a cavallo tra il Cinquecento e il Set- tecento. Estratto dalle acque che circondavano l’isola, il corallo trova- va nelle botteghe di Trapani, Paler- mo e Messina artigiani abilissimi ca- paci di trasformarlo in opere policro- me cesellate d’oro, argento, cristallo di rocca e incrostate di materiali altrettan- to preziosi, dai lapislazzuli all’avorio, dalla madreperla alla tartaruga. Questa raffinata produzione era destinata a una committenza laica ed ecclesiastica, desi- derosa di impreziosire piccole raccolte d’arte sacra e ricche wunderkammer, come quella dell’arciduca Ferdinando II d’Asburgo, ma anche importanti collezioni rimaste finora inedite, come quella di Pietro Agostino, “maestro razionale” del Regno di Sicilia, svelata da un testamento del 1583. Un volume illustrato da 250 capolavori ripercorre la storia della committenza, della circolazione e della simbologia di questi gioielli dal valore incalcolabile, frutto di una tradizione artistica contaminata da influssi europei, ma non solo. I quindici saggi riuniti nel volume restituiscono infatti l’immagine di una Sicilia aperta, cosmopolita e multietnica, al tempo stesso confine e baluardo, scalo e approdo delle rotte che legavano Orien- te e Occidente. I testi mettono anche in evidenza le consue- tudini di una committenza prudente che tesaurizzava le sue ricchezze, trasformandole in gioielli e preziosi manufatti onnipresenti negli inventari ereditari e dei capitoli matri- moniali. In questo modo, il valore dei patrimoni familiari passava intatto di generazione in generazione, senza mai svalutarsi, sotto forma di oggetti rari nati come investimen- to ma non immuni dal piacere dell’ostentazione, tipico del- la società barocca, che al gioco delle apparenze affidava un ruolo tutt’altro che marginale. “La Galleria di Palazzo Cini. Dipinti, sculture, oggetti d’arte” a cura di Andrea Bacchi e Andrea De Marchi, Marsilio, Ve- nezia 2016, 496 pagine, 194 illustrazioni a colori e 281 in b/n (80 euro). A metà strada tra l’Accade- mia e il Guggenheim, il cin- quecentesco Palazzo Cini di Venezia fu la residenza del collezionista Vittorio Cini (1885-1977). Custodisce centinaia di opere di pregio appartenute all’imprendito- re e filantropo, donate nel 1984 alla Fondazione Gior- gio Cini dalla figlia Yana Al- liata di Montereale, assie- me al palazzo che le ospita. Un catalogo ragionato illu- stra per la prima volta l’inte- ra raccolta della casa-museo, 126 Antiquariato

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Libri

TUTTI I TESORI DELLA SICILIAI preziosi coralli collezionati in tutta Europa; le raccolte di casa Cini; arte e scienza nel Rinascimento; bestiari papali. Di Chiara Pasqualetti Johnson

“Artificia Siciliae” a cura di Maria Concetta di Nata-le, Skira, Milano 2015, 336 pagine, 250 il-lustrazioni a colori (55 euro).Un filo rosso color corallo lega tra loro le opulente collezioni di arti decorative siciliane dei tre secoli a cavallo tra il Cinquecento e il Set-tecento. Estratto dalle acque che circondavano l’isola, il corallo trova-va nelle botteghe di Trapani, Paler-mo e Messina artigiani abilissimi ca-paci di trasformarlo in opere policro-me cesellate d’oro, argento, cristallo di rocca e incrostate di materiali altrettan-to preziosi, dai lapislazzuli all’avorio, dalla madreperla alla tartaruga. Questa raffinata produzione era destinata a una committenza laica ed ecclesiastica, desi-derosa di impreziosire piccole raccolte d’arte sacra e ricche wunderkammer, come quella dell’arciduca Ferdinando II d’Asburgo, ma anche importanti collezioni rimaste finora inedite, come quella di Pietro Agostino, “maestro razionale” del Regno di Sicilia, svelata da un testamento del 1583. Un volume illustrato da 250 capolavori ripercorre la storia della committenza, della circolazione e della simbologia di questi gioielli dal valore incalcolabile, frutto di una tradizione artistica contaminata da influssi europei, ma non solo. I quindici saggi riuniti nel volume restituiscono infatti l’immagine di una Sicilia aperta, cosmopolita e multietnica, al tempo stesso confine e baluardo, scalo e approdo delle rotte che legavano Orien-te e Occidente. I testi mettono anche in evidenza le consue-tudini di una committenza prudente che tesaurizzava le sue ricchezze, trasformandole in gioielli e preziosi manufatti onnipresenti negli inventari ereditari e dei capitoli matri-moniali. In questo modo, il valore dei patrimoni familiari passava intatto di generazione in generazione, senza mai svalutarsi, sotto forma di oggetti rari nati come investimen-to ma non immuni dal piacere dell’ostentazione, tipico del-la società barocca, che al gioco delle apparenze affidava un ruolo tutt’altro che marginale.

“La Galleria di Palazzo Cini. Dipinti, sculture, oggetti d’arte” a cura di Andrea Bacchi e Andrea De Marchi, Marsilio, Ve-nezia 2016, 496 pagine, 194 illustrazioni a colori e 281 in b/n (80 euro).A metà strada tra l’Accade-mia e il Guggenheim, il cin-quecentesco Palazzo Cini di Venezia fu la residenza del collezionista Vittorio Cini (1885-1977). Custodisce centinaia di opere di pregio appartenute all’imprendito-re e filantropo, donate nel 1984 alla Fondazione Gior-

gio Cini dalla figlia Yana Al-liata di Montereale, assie-me al palazzo che le ospita. Un catalogo ragionato illu-stra per la prima volta l’inte-ra raccolta della casa-museo,

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PASSEGGIATE PARIGINE FLÂNEUR E FOTOGRAFO, Eugène Atget (1857–1927) aveva la fissazione di passeggiare per le vie di Parigi, immortalando strade principali e secondarie, negozi e chiese, cortili e colonnati di una città silenziosa, dove di rado compaiono le persone. Dopo aver tentato la strada della pittura e della recitazione, si dedicò alla fotografia accontentandosi di fornire le sue immagini a pittori, architetti, scenografi e ricevendo un vero riconoscimento solo dopo la morte, quando ca t turò l ’ a t t enz ione d e l l ’ a va n g u a rd i a d a d a i s t a e surrealista di Man Ray e, più avanti, l’omaggio di autori come Berenice Abbott, Walker Evans o Bill Brandt, che hanno riconosciuto il loro debito nei suoi confronti. Una nuova edizione economica e compatta, con testi tradotti anche in italiano, raccoglie 500 fotografie tratte dagli archivi di Atget per celebrare il suo eccezionale occhio per l’ambiente urbano e l’evocazione di una Parigi che non c’è più (“Eugène Atget. Paris” a cura di Jean Claude Gautrand, Taschen Londra 2016, 672 pagine, 14,99 euro).

DI FIANCO: diorama con il “Trionfo di Galatea”, maestranze trapanesi, seconda metà del ’500 (Innsbruck, Castello di Ambras).

aperta al pubblico nel 2014. Le schede illustrate descri-vono centinaia di dipinti, sculture e arredi, dal Medio-evo fino agli inizi del XX se-colo, tra cui spiccano capo-lavori di Botticelli, Beato Angelico, Filippo Lippi, Pontormo, Giandomenico Tiepolo. Accanto all’imma-gine che la illustra, ogni ope-ra viene contestualizzata dai testi di esperti e studiosi. Completano il catalogo i sag-gi di studiosi eminenti, come quello di Alvar González-Palacios dedicato alla figura di Vittorio Cini.

“Europe in the Re-naissance” autori vari, Swiss National Museum, Zurigo 2016, 344 pagine, 380 illustrazioni a colori (55 franchi, 51 euro).Gli scambi economici e poli-tici, e di conseguenza quelli artistici e culturali, costitui-scono il filo conduttore di questo volume illustrato che fa il punto sugli esiti della ri-voluzione rinascimentale in Europa. Pubblicato in occa-sione della mostra “Meta-morfosi 1400-1600” allo Swiss National Museum di Zurigo lo scorso anno, alter-na ai saggi un corredo icono-grafico di quasi 400 illustra-zioni che mostrano gli esiti più alti dell’inventiva e della fantasia dei geni del Rinasci-mento. Opere d’arte e

“Il bestiario del papa” di Agostino Paravicini Bagliani, Einaudi, Mila-no 2016, 400 pagine illu-strate a colori e in b/n (32 euro).Perché i papi tenevano spes-so accanto a sé un pappagal-lo (tanto che si chiama così il più antico cortile del Vatica-no)? Perché nella corte pa-pale dell’alto Medioevo si era diffuso il rito di cavalcare alla rovescia un cammello? Quali animali esotici e sel-vaggi popolavano il prezioso serraglio papale? Perché il drago era legato alla riforma della Chiesa mentre l’asino serviva a denigrare il suo po-tere? Risponde a questi e a molti altri interrogativi un saggio coinvolgente e godi-bile che affronta un aspetto inconsueto della storia pon-tificia, associando animali e papi in un rapporto simbo-lico e metaforico di stupefa-

strumenti scientifici, gio-ielli e progetti architetto-nici si susseguono per rac-contare la straordinaria modernità dell’epoca che ha visto nascere alcuni dei progressi più importanti della storia umana, come l’invenzione della stampa con caratteri mobili, la scoperta di un nuovo con-tinente, la formulazione di una nuova visione della Ter r a e de l suo pos to nell’universo.

cente coerenza, pur nell’e-strema varietà dei messaggi. Il risultato è un bestiario che alterna animali veri e simbolici, scandito in ordi-ne cronologico e popolato di colombe, cavalli, fenici e pavoni, aquile, leoni, leo-pardi, grifi e tori, orsi ed ele-fanti, oltre che di lingue di ceraste e corni di unicorno, raffigurati nelle immagini sacre o portati in dono come omaggi simbolici al papato e al suo potere.

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da umana e artistica dei due fratelli nel cantiere milanese, dove entrarono dopo gli stu-di all’Accademia di Brera. Un’avventura che iniziò con la realizzazione del gesso del Padre Eterno, architrave del-la porta centrale, nel dicem-bre del 1905, e terminò nel luglio del 1943 con la mo-dellazione della Meridiana, passando per la base bronzea dell’altare maggiore, con gli angeli ai lati e gli sportelli di gusto liberty, e la statua in marmo di Santa Cecilia.

“La cappella di Teodo-linda nel Duomo di Monza. Atlante icono-grafico” a cura di Rober-to Cassanelli, Fondazione Gaiani editore, Monza 2016, 400 pagine, 310 il-lustrazioni a colori (65 euro).Un anno fa ha riaperto al pubblico, dopo un restauro durato sei anni, la cappella di Teodolinda nel Duomo di Monza, uno scrigno scin-tillante in stile gotico inter-nazionale firmato dalla bot-tega milanese dei fratelli Zavattari. Gli esiti del lun-

go lavoro vengono ora valorizzati da uno splen-dido volume che mostra nei dettagli la raffinata ricchezza delle pitture attraverso una sequen-za di oltre 300 immagi-ni tra dettagli e close up in dimensione rea-le, mentre i saggi in-troduttivi, affidati ad autorevoli specialisti,

approfondiscono da diverse angolazioni le peculiarità dell’intero ciclo decorativo, riorganizzando le vicende architettoniche della basili-ca, ricostruendo le relazioni internazionali di Monza e chiarendo le vicende della committenza e le motiva-zioni della dedicazione della grandiosa cappella che cu-stodisce una reliquia leggen-daria, la Corona ferrea. Emergono così le storie che celebrano il mito di Teodo-linda regina dei Longobar-di, immortalata tra il fulgo-re degli ori e l’ostentazione del lusso cortese.

A SINISTRA: dettaglio del ciclo pittorico degli Zavattari nella cappella di Teodolinda, nel Duomo di Monza.

LIBERTINI E MORALISTIUn titolo intrigante racchiude in poche pagine un excursus sul passaggio dall’epoca libertina al severo moralismo ottocentesco, riletto attraverso le opere d’arte. Nel giro di mezzo secolo, le nipoti delle disinibite nobildonne di Fragonard e Boucher divennero angeli del focolare, raffigurate dagli artisti

nel loro quotidiano o, sempre più spesso, in nudità idealizzate. Una visione rigida e stereotipata alla quale si oppose Manet con la “Colazione sull’erba”, un quadro il cui significato viene decifrato nelle ultime pagine del libro (“Eros e virtù. Aristocratiche e borghesi da Watteau a Manet” di Alberto Mario Banti, Laterza, Milano 2016, 11,99 euro).

“I Rigola. Scultori per il Duomo di Milano” a cu-ra di Carlo Marelli, Scal-pendi, Milano 2016, 160 pagine illustrate in b/n (20 euro).Tra i ponteggi del Duomo di Milano lavoravano i fratelli gemelli Carlo (1883-1949) e Luigi (1883-1942) Rigola. Pur non essendo dipendenti diretti della Veneranda Fab-brica, furono tra i più attivi artefici delle decorazioni della cattedrale milanese, re-alizzate con sorprendente uniformità da gene-razioni di scultori ca-paci di rinunciare a ogni forma di perso-nalismo per fare del Duomo un immenso scrigno d’arte corale. Partendo dallo studio delle carte conservate nell’archivio della Ve-neranda Fabbrica (un vero e proprio diario quotidiano della città dal 1387), viene ri-percorsa in questa monografia la vicen-

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