trinita e liberazione novembre 2011

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1 rinità T Liberazione Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale –70% DCB S1/LE La croce resta l’unica certezza per l’uomo ALESSANDRO MELUZZI T rinità Liberazione Periodico dei Trinitari in Italia www.trinitaeliberazione.it Anno III/n. 9 - 20 novembre 2011 ib razione nuova serie INSIEME VERSO L’UNIFICAZIONE Il cammino di comunione delle Province italiane ALESSANDRO MELUZZI Il prossimo 2 gennaio ad Andria presiede il Card. Angelo Amato Il Venerabile Mons. Giuseppe Di Donna a sessant’anni dalla morte La croce resta l’unica certezza per l’uomo “Ci sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito” (1Cor 12,4)

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Periodico dei Trinitari in Italia

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La croce resta l’unicacertezza per l’uomo

ALESSANDRO MELUZZI

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Anno III/n. 9 - 20 novembre 2011

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INSIEME VERSO L’UNIFICAZIONEIl camminodi comunionedelle Provinceitaliane

ALESSANDRO MELUZZI

Il prossimo 2 gennaio ad Andriapresiede il Card. Angelo Amato

Il VenerabileMons. Giuseppe Di Donna a sessant’anni dalla morte

La croce resta l’unicacertezza per l’uomo

“Ci sono diversità di carismi,ma uno solo è lo Spirito” (1Cor 12,4)

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anno III numero 9

20 novembre 2011

LE RUBRICHE

3 EditorialeNicola PaparellaTestimoniare l’unità

4 PrimopianoLuigi SchirinziLaiciTrinitarisulla via della carità

17 Pensandoci beneP. Luca Volpe

20 Anno MarianoP. Giovanni M. SavinaLa Madonnanon ti abbandonamai. La riccaeredità di Giovannide Matha

21 Perché Signore?P. Orlando Navarra

24 Lo scaffale del mese

26 PresenzaRomaSomma VesuvianaAlbaniaRocca di PapaPoloniaVenosa

31 Ultima PaginaLa “Piccola via”di Teresadi Gesù Bambino

I SERVIZI

6 Secondo le ScrittureCarismi, carismi,carismi...Un solo SpiritoMons. Mauro Carlino

8 Pagine SanteSull’Isoladi Woodlarksplendela Crocedel sudAndrea Pino

10 Catechesi&vitaIl banchettodei PopoliFranco Careglio

12 Magistero vivoLa fusionedelle differenze.La Trinitàcome modelloGiuseppina Capozzi

22 IstantaneaANNIVERSARI

L’Anno Santoin FamigliaP. Javier CarnereroPeñalver

Dalla PenitenzeriaApostolica indulgenzee concessioni

Il VenerabileMons. Di Donnaa 60 annidalla morte

L’OSPITEDEL MESE

16 A tu per tuAlessandro MeluzziLa Trinitàce lo insegna:se la vitanon è relazionediventadisperazioneVincenzo Paticchio

La carrieraprofessionale

19 ApprofondimentiCura & Riabiltazione

L’interventoneuropsicomotorioper tuttele etàClaudio Ciavatta

som

mar

io

AUGURILa famiglia di Trinità e Libe-razione esprime le più vivefelicitazioni per il ritorno in Ita-lia di Mons. Mauro Carlino,nostro collaboratore. Dopoalcuni anni prestati al serviziodel Nunzio apostolico in Ni-caragua, ora assume un nuo-vo e più prestigioso incariconella I Sezione della Segrete-ria di Stato Vaticana.

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Editoriale

Nicola Paparella

Periodico dei Trinitari in Italia

Iscritto al n. 1020 del Registrodella Stampa del Tribunale di Lecce

il 30 aprile 2009

Testimoniare l’unitàDIRETTORE RESPONSABILE

Nicola [email protected]

AMMINISTRATORE UNICOLuigi Buccarello

EDITORIALE

CONSULENZA EDITORIALEVincenzo Paticchio

AMMINISTRAZIONEREDAZIONE E PUBBLICITÀ

Piazzetta Padri Trinitari 73040 Gagliano del Capo (Le)

Tel. 3382680900Fax 08321831477

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I n una stagione della storianella quale i popoli stannosperimentando gli effettipesanti di un mondo ormaiglobalizzato, e ciascuno puòsperimentare, attraverso ilfiltro del mercato e leimpennate della borsa, gli esitidella interdipendenza deglieventi internazionali, la tenta-zione dell’isolamento è moltoforte. Non sono soltanto igiovani a rifugiarsi nell’emo-zionale, anche l’adulto el’anziano si lasciano prenderedalle suggestioni dell’orticellodi casa, del vissuto personale,dell’iniziativa individuale cheprescinde dall’apporto deglialtri. Succede dappertutto.Accade nell’agone politico,dove - in tutto l’Occidente - ipartiti si vanno disaggregandoper dar luogo amicroformazioni a mala penaagglutinate attorno ad unsingolo leader. Succede nellafamiglia dove ciascun coniugeavverte il “bisogno di realizzar-si” indipendentemente dall’al-tro. Succede nei movimentireligiosi, sempre più attratti datensioni localistiche. Predomi-na l’emozionale; vince lasuggestione del momento;attrae tutto ciò che può esserevantato come individuale,come esclusivo, come vissuto.Anche la cultura affida ilconsenso alla forza evocativadelle immagini, senza passaredalla fatica del ragionamento,dal rischio della scelta, dal-l’onere della decisione. E’ unacultura che non convince.Seduce e non convince.E proprio in questa fase difficilei Trinitari d’Italia, quasi incontrotendenza, cercano, congesto profetico, la via dell’unità.Non una unità strumentale,invocata a ristoro delle difficol-tà gestionali, ma una unità chesi fa segno di liberazione perl’uomo che la cultura e l’eco-nomia trascinano verso l’indi-vidualismo. Se si trattasse

soltanto di far fronte ai proble-mi che derivano dal calo dellevocazioni, si potrebbero cerca-re altri rimedi, che comunquevanno in ogni caso considerati.L’unità cercata dai Trinitarid’Italia nasce però da motiva-zioni ben più profonde e si vasempre meglio configurando econnotando come riflessoecclesiologico, come testimo-nianza vocazione nella qualeprendono rilievo valori che lacultura d’oggi trascura: ilsenso della paternità, il rilievodella relazionalità allargata, laricerca della complementarità,il dialogo con la comunità.Sostenere oggi il criterio delladiversità dei carismi, non èaffatto difficile: tutti si sento-no depositari di una identitàcarica di doni esclusivi. Quelche è difficile è riconoscere chepur nella diversità dei carismi,uno solo è lo Spirito, perchéuno solo è il Signore, che operatutto in tutti. Quel che iTrinitari d’Italia cercano ditestimoniare è questo lorosentirsi tralci di una sola vite,questa loro volontà di accettarela diversità per costruire, inessa, l’Unità.Senza la diversità dei donidello Spirito, il funzionamentodell’intero corpo risulterebbepigro, stentato, incapace diavvertire la novità della storiache è sempre storia dellasalvezza. Ma senza lavalorizzazione dellacomplementarietà dei carismi,il funzionamento dell’interoorganismo sarebbe persinoimpossibile.È questo, ciò che i Trinitarivogliono testimoniare, perchél’unità non sia un operazionedi logistica aziendale, ma unsegno ecclesiologico e unpercorso di fecondità spiritualee un occasione di crescita, nelsegno del carisma comune, nelsegno della liberazione dell’uo-mo dalle prigionie della culturacontemporanea.

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Laici Trinitarisulla via della carità

Radicati in Cristo, cresciamocome famiglia è il punto di parten-za ideale per descrivere le moltepli-ci esperienze che la Famiglia Trini-taria costruisce e vive in tanti paesinel mondo.

L’Assemblea Intertrinitaria diAvila 2011 ha riservato uno spaziod’eccezione alle opere fondamen-tali che caratterizzano il “lavorosociale” dei Trinitari.

In rappresentanza dei Centri diRiabilitazione italiani, tre laici han-no raccontato, sinteticamente,come avviene l’accoglienza e lapresa in cura delle persone disabilinei 4 Istituti in Italia: Gagliano delCapo, Andria, Venosa, Medea.

Senza indugi e accompagnatisempre dalle naturali difficoltà cheogni opera di apostolato comporta,i padri Trinitari Italiani da più di 40anni lavorano nel settore Sanitariocon riferimento e attenzione parti-colare a tutte le forme di handicapmentale e fisico.

Non è stato facile raccontare unastoria così complessa e carica divicende umane in pochi minuti.

Non sono mancati nell’esposi-zione, i riferimenti al Magistero dellaChiesa e ai nuovi campi dell’evan-gelizzazione e alla “pratica corag-giosa” della carità cristiana.

E’ giusto ritenere che il rinno-vamento della vita ecclesiale - scri-veva da giovane professore il futu-ro Papa Benedetto XVI - “non con-siste in una quantità di esercizi edistituzioni esteriori, ma nell’appar-tenere unicamente ed interamentea Gesù Cristo... Rinnovamento èsemplificazione, non nel senso diun decurtare o di uno sminuire, manel senso del divenire semplici, delrivolgersi a quella semplicità vera…che è eco della semplicità del Diouno”.

Si è ribadito quanto comune siail bisogno di un colpo d’ala, di unrinnovamento che faccia scorrerenelle strutture e nelle opere sociali,come i Centri di Riabilitazione, lalinfa viva della carità innovatrice.

Come sostiene il teologo BrunoForte: “La riforma della Chiesapassa allora anche nel campo dellesue opere sociali attraverso la viadell’amore: chi intende operare peril rinnovamento delle attività eccle-siali di servizio dovrà anzitutto tor-nare al primato dell’amore, prontoa vivere un nuovo ‘esodo da sé sen-za ritorno’ (Emanuel Lévinas) sullastrada esigente e coraggiosa dellacarità”.

Ecco perché occorre motivarel’impegno sociale come forma au-

Primopiano

MEDEA

ANDRIA

tentica di fedeltà al Dio, cui si èconsacrata la propria vita non soloda parte di religiosi ma anche deilaici.

Perché servire l’uomo nella ca-rità è come servire Dio?

Perché la sequela di Gesù nonporta il discepolo alla “fuga mun-di”, ma lo stimola all’impegno alservizio della promozione di tuttol’uomo in ogni uomo?

Il contributo dei laici italiani al-l’Assemblea Intertrinitaria di Avilaha presupposto che rispondere aquesti interrogativi richiede una ri-flessione sulla maniera in cui vaconcepito e vissuto il rapporto frala carità evangelica e l’impegno sto-rico, e più in generale fra la Chiesae il mondo. Dunque, rispettare lacreatura, riconoscerne la bellezza,anche sfigurata dal male, vuol direamare e lodare Colui che è la sor-gente di tutto. Sta qui la motivazio-ne teologica “pura”, che porta a ri-conoscere nel mondo il luogo dellagrazia, e a vivere perciò nell’amorealle creature l’amore al Creatore.

Impegnarsi per un mondo mi-gliore è impegnarsi per Dio; servi-re la causa della promozione uma-na è rendere gloria all’Eterno. È latesi della prima parte della Deuscaritas est, dedicata a presentarel’unità dell’amore nella creazione enella storia della salvezza.

Qual è la sfida più grande nelservizio alla persona?

Essa è rappresentata dal corag-gio di vivere una novità semprenuova, “l’aggiornamento” delleopere, “passando dalle opere dellalegge alle opere della fede”. Chi siè consacrato al Signore con tuttoil cuore e per tutta la vita, è a ser-vizio della promozione umana,senza avanzare pretese di merito.Opere della fede e non della leggefrutto della gratuità di un cuore cheama e non della ricerca di gratifi-cazione per una vita povera diamore.

Gli Istituti per disabili dei padritrinitari, sono delle carovane spintedal carisma e dal lavoro dei trinitarima composte da tanti laici che la-vorano, da persone disabili che vi-vono la loro vita, da volontari cheprestano il loro servizio, da amiciche passano e ritornano in diversi

momenti perché ormai legati affet-tivamente.

Per dare l’idea della consisten-za e della tipologia degli interventiriabilitativi che quotidianamente sipraticano negli Istituti, è stato pro-iettato un film cortometraggio daltitolo “In-tessere libertà” con la re-gia di Massimo Fersini di Gaglianodel Capo.

L’idea del cortometraggio eranata in occasione delle celebrazioniper l’800mo anno del mosaico diSan Tommaso in Formis e il filoconduttore del film è la consape-volezza che la nostra vita è comeun mosaico, fatto di tante tessere.Ogni giorno apre una sfida, ognimomento ha un colore, ogni even-to un umore, ogni incontro un si-gnificato. Le tessere dei giorni dan-no vita ad un mosaico come quellodi San Giovanni De Matha che poidiventa un progetto di vita.

Negli Istituti dei padri trinitari, iragazzi disabili insieme agli opera-

Laici e servizio

La sfida più grande

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Primopiano

Laici Trinitarivia della carità

VENOSA

NEI CENTRI DI RIABILITAZIONEAd Avila si è ribadito quanto comunesia il bisogno di un colpo d’ala,di un rinnovamento che faccia scorrerenelle strutture e nelle opere sociali,come i centri di riabilitazione, la linfa viva della carità innovatrice

GAGLIANO del C.

tori realizzano dei mosaici bellissi-mi ed è proprio il mosaico che ab-biamo scelto come simbolo delledinamiche che si costruisconogiorno dopo giorno.

Nel medioevo, San Giovanni deMatha, usa un Mosaico come ma-nifesto, per far conoscere un pro-getto di vita religiosa, rivolto alla li-berazione degli schiavi.

Perché un mosaico?Dire quale filosofia si sostanzia

nel mosaico significa entrare in unprocesso operativo attraverso cuiconnettersi al cosmo, al tutto, dallaframmentazione totale delle singo-le tessere alla ricomposizione nel-l’unità dell’opera.

Chi si avvicina molto al mosai-co vede le tessere e perde di vistal’opera. Quanto più ci si avvicinaal mosaico, tanto più si vede la

materia; se ci si allontana si vede laforma e non si vede più la materia;se ci si allontana ancora non si vedepiù la forma, si vede la luce.

E così via, dalla luce alla mate-ria, dalla materia alla luce.

Il mosaico è immagine dellacomunanza, delle “pietre multico-lori”, strumento di comunicazionee di meditazione sulla luce, possi-bilità di vivere lo splendore dellaforma come via dello stupore e dellameraviglia.

Questo mondo dei Centri di Ria-bilitazione proposto con le imma-gini è un mondo pieno di energia,una miniera dalla quale estrarresempre qualcosa di nuovo, perchénasce dall’esigenza di mettere incomune le abilità e le fragilità di cia-scuno.

Come sostiene il teologo laicoVito Mancuso: “Solo un pensieroche accetti di confrontarsi con loscandalo della croce, di lasciarsicrocifiggere esso stesso nel suo pro-

cedere decaduto, incapace di coniu-gare senza separazione né confusio-ne l’identico ed il diverso, potrà con-templare senza sbigottire, l’abissodella divinità indicibile e l’altrettantoindicibile abisso della fragilità. E’ solola croce a consentire che si parliancora di Dio senza colpevolizzareulteriormente la vittima”.

Il cristiano, inserito in questodrammatico scambio d’amore, sache la cura dei portatori di handicapè una delle supreme attività, forse lasuprema in assoluto, che l’amoreumano conosca. Qui si manifesta lacompleta gratuità, a volte non c’èneppure un sorriso in cambio, per-ché l’interessato non è in grado disorridere. Se il cristianesimo, comeinsegna San Paolo, è follia e stoltez-za agli occhi del mondo, qui, in que-sta cura disinteressata c’è il verticedel cristianesimo. E lo si può fareperché personalmente ‘ci si perde’.Proprio come Dio nel suo rapportocon il mondo.

La filosofia del mosaico

di Luigi Schirinzi

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Secondo le Scritture

di Mons. Mauro Carlino

6 rinitàTL iberazione

L’UNITÀ NELLA DIVERSITÀLa Chiesa è il Corpo mistico di Cristo.Ha diverse membra e ciascuna è essenzialeper il corretto funzionamento del Corpo,a condizione, però, che compia la sua funzione,senza desiderare prevalicare il suo proprio ruolo

Carismi, carismi,carismi...Un solo SpiritoUn solo Spirito

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Secondo le Scritture

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I FRUTTI SPERATINel Corpo ecclesiale vi saràspazio per i diversi carismie ciascun carisma conserveràla propria peculiarità,ma ciò non deve impedirel’unità della Chiesa,anzi la devepiuttosto favorire

Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è loSpirito, vi sono diversità di ministeri, ma unosolo è il Signore, vi sono diversità di operazioni,ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. (1Cor 12,4-5).Con questa espressione l’apostolo Paolointende indicare un elemento fondamentaledella fede cristiana: l’unità nella diversità o ladiversità nell’unità. Il riferimento paolino,come si evince dal contesto, è dato dallaComunità ecclesiale. A tal proposito, nelmedesimo capitolo 12 della Prima Lettera aiCorinzi l’Apostolo propone il meravigliosoparagone tra la Chiesa e il corpo. La Chiesaè, infatti, il Corpo mistico di Cristo. Hadiverse membra e ciascuna è essenziale peril corretto funzionamento del Corpo, a condi-zione, però, che compia la sua funzione, senzadesiderare prevalicare il suo proprio ruolo.Ciò che l’espressione paolina che intendiamocommentare indica con incredibile forza,però, non è tanto l’analogia tra la Chiesa e ilCorpo, bensì la relazione che esiste tra la vitadella Chiesa e la vita trinitaria. In effetti,Paolo riferisce a ciascuna Persona dellaSantissima Trinità il principio di unità deidifferenti carismi, ministeri ed operazioni dicui vive la Chiesa. In modo particolare, idifferenti doni di grazia (o carismi) provengo-no dall’unico Spirito Santo, i vari ministeriprovengono dall’unico Signore Gesù Cristo ele differenti operazioni hanno la loro originenell’opera del Padre.Questa semplice considerazione permette diapprofondire due punti essenziali della teolo-gia paolina. Il primo riguarda la vita trinitariae il secondo concerne la relazione tra ilmisterio trinitario e la Chiesa.Per quanto si riferisce alla vita trinitaria, èmolto interessante notare l’ordine con ilquale Paolo cita le tre Persone della Trinità:lo Spirito Santo, il Figlio e il Padre. Taleordine non è il consueto che noi conosciamo;a ben vedere, risulta anzi capovolto.Ricordiamo che l’Apostolo sta proponendoun discorso ecclesiologico e pertanto il suoriferimento fondamentale è la Chiesa. Ora,nella comunità cristiana, innanzitutto si speri-menta l’azione dello Spirito Santo che èl’anima della Chiesa stessa, nata a Penteco-ste, in virtù dell’effusione dello Spirito Santo.Lo Spirito Santo si effonde sulla Chiesanascente e sempre la spinge a relizzare la suamissione. Tale missione altro non è chel’annunzio della venuta del Signore Gesù, ilVerbo eterno del Padre fatto carne. Cristo èinfatti il centro del contenuto del Vangelo,anzi è il medesimo Vangelo, Buon Annunzio.Tale avvento di Cristo e la sua operaredentiva costituiscono l’unica vera via perraggiungere il Padre, visto che solo chiconosce il Figlio conosce anche il Padre.Pertanto, che la conversione a Dio che ci faChiesa è opera della grazia dello SpiritoSanto che trasforma la nostra vita in servizio

(ministero) unendoci con il Signore Gesù, chesi è fatto servo per riscattare molti, affinchèpossiamo raggiungere la piena comunionecon il Padre che è la radice e la fonte dellavera comunione.La seconda riflessione paolina è ancora piùprofonda, in quanto Paolo propone una analo-gia tra la Chiesa e la Trinità Santissima. LaChiesa è opera della Trinità, in quanto èvoluta dal Padre fin dall’eternità come popoloche gli appartiene per sempre, è instauratada Cristo, il quale ne è il fondamento perma-nente ed è diffusa nel mondo dallo SpiritoSanto che ne è come l’anima.Soprattutto, però, la Chiesa è immagine dellaTrinità, perchè ne ricorda i tratti essenziali.Essa è infatti popolo di Dio, in quanto raduna-ta dal Padre; Corpo di Cristo, in quanto unitanelle mistiche nozze dell’Agnello con il suoCapo e Fondamento, e Tempio dello SpiritoSanto, in quanto nella Chiesa opera misterio-samente la grazia.Tale verità fondamentale deve però riflettersinella vita ordinaria dei figli della Chiesa: cosìcome nel Cuore della Trinità Santissima ilPadre esiste per il Figlio e viceversa, a tal

punto che non esisterebbe il Padre senza ilFiglio, in modo analogo nella Chiesa devonocoesistere i differenti carismi, i diversi mini-steri e le varie operazioni. In questo modo,non può esistere una Chiesa carismatica chenon contempli anche la presenza dei diversiministeri.La complementarietà e l’unicità dei differentidoni presenti all’interno della Chiesa nonvanno a discapito dell’unità della Chiesamedesima, così come le caratteristiche delleTre Persone divine non vanno a discapitodell’Unità divina. In tal modo, nel Corpoecclesiale vi sarà spazio per i diversi carismie ciascun carisma conserverà la propriapeculiarità, ma ciò non deve impedire l’unitàdella Chiesa, anzi la deve piuttosto favorire.L’augurio è dunque che l’unione tra le Pro-vince dei Trinitari in Italia si realizzi secondoquesto stile trinitario, che non esclude leparticolarità, ma che al contrario le unisce inuna superiore e divina Bellezza.

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Sull’isoladi Woodlarksplende la Croce del sud

Pagine Sante

IL BEATO GIOVANNI MAZZUCCONIStoria sconosciuta del carisma coraggiosodi un eroe del Vangelo di Cristo

di Andrea Pino

Quando padre Timoleone Rai-mondi tornò finalmente sull’isola diWoodlark, ci trovò solo lo scaforiverso di una piccola nave. Era là,un misero relitto abbandonato tragli scogli. Quattro tavole che an-cora, tenaci, resistevano unite in-sieme alla meno peggio, squassatedalle onde. Su un fianco, già incre-spato d’alghe, si poteva leggereappena il nome “Gazelle”. Troppotardi arrivava, troppo tempo erapassato, troppi mesi erano trascor-si. Ritornava lì alla ricerca del suoconfratello Giovanni Mazzucconi.Da tanto non avevano più sue noti-zie. Eh sì, che il padre Giovanni purnon essendo con la sua giovane età,il superiore della spedizione, era di-venuto fin da subito l’anima valo-rosa e impavida di questo minuscolodrappello di missionari lombardi,davvero agguerrito nelle virtù cri-stiane.

Un pugno d’uomini così presidall’amore di far conoscere il voltodel Dio vero, tanto da supplicarePio IX di essere mandati letteral-mente agli estremi confini della Ter-ra. Tra le popolazioni più barbare ederelitte, in quelle coste lontanissi-me e sperdute della Melanesia edella Nuova Guinea. Uno di loro, ilbenemerito Carlo Salerio un giornoaveva scritto: “Il nostro cuore vie-ne ancora amareggiato quandopare che si voglia allontanare dal-l’Oceania la povera opera del no-stro ministero. Chi ci ha posto incuore tanto affetto per quelle gen-ti, che nessuno di noi finora haconosciuto, affetto che tanto piùcresce quanto è maggiore il timoreche venga ancora differita perquelle nazioni la luce del Vangelo,diffusavi dall’Altissimo per operadei suoi servi inutili?”. E il donotanto bramato, era poi giunto: rice-vevano il testimone dai Padri Mari-sti venuti al seguito di San PietroChanel, che appena qualche annoprima aveva reso gloria al Signorespargendo il suo sangue all’arcipe-lago delle Fiji, nella selvaggia isoladi Futuna, sulle carte un impercet-tibile puntino tra l’Equatore e il Tro-pico del Capricorno.

Così, erano partiti. Ma dov’erafinito ora il padre Giovanni? Queipoveri resti di legno che fluttuava-no tra le acque della baia di Guaso-pa potevano incutere una sensazio-

ne sinistra. E invece erano divenutitestimoni umili e silenziosi dellavocazione più alta e magnifica cuila Fede Cristiana possa condurre:la grazia del martirio. Anche per lui,come per il diacono Stefano, eragiunto il momento di contemplare icieli aperti e il Signore Gesù nellaSua potenza e tutti, guardando il suovolto, lo avrebbero visto luminosocome quello di un angelo perché sispecchiava ormai nell’eternità diDio. Padre Raimondi non lo avevacapito, neppure i suoi compagnisapevano che era proprio questoche il loro confratello aveva implo-rato nella preghiera segreta del cuo-re, prima di salpare verso quelleremote terre. Versare il proprio san-gue unendolo a quello sgorgato dalcostato trafitto di Cristo perché ri-cada, carico di benedizioni, a redi-mere tutti i popoli dal peccato: “Hodeciso a costo di qualunque sacri-ficio, vi andasse pure la vita, didonarmi totalmente per la salvez-za di quelle anime che costano essepure tutto il sangue della Reden-zione. Beato quel giorno in cui misarà dato di soffrire molto per unacausa così santa ed umana, ma piùbeato quello in cui fossi trovatodegno di spargere per essa il miosangue e di incontrare fra i tormentila morte!”. Era il suo ideale, il suocarisma, la santa battaglia che vo-leva combattere. E quando nellenotti serene, tra le fiammelle deicandelieri poste sull’altare da cam-po della missione, offriva la SantaMessa, le antichissime parole delCanone Romano, colme di sacrali-

tà, venivano sussurrate quasi im-percettibili dalla sua voce paterna eportate via dalla brezza lieve lieveche saliva dal mare, per farle risuo-nare poi per le grotte e le fitte, om-brose foreste delle sue amate isole.Hoc est enim Corpus meum. Hic estenim Calix Sanguinis mei novi etaeterni testamenti. Mysterium fidei.Qui pro vobis et pro multis effun-detur in remissionem peccatorum.Haec quotiescumque feceritis, inmei memoriam facietis. calice, di-venuto misticamente quello dell’Ul-tima Cena, veniva elevato verso lestelle. Sì, a questo Suo sacerdote,il Signore concedeva una meravi-gliosa pala d’altare: il cielo nottur-no australe e la costellazione dellaCroce del Sud.

Una bellezza che faceva lucci-care commossi i suoi occhi chiari,quando si volgevano in alto nel-l’istante sublime della consacrazio-ne. Era come se l’universo interoruotasse attorno a quel calice. Stelle,astri, pianeti, tutto il creato trema-va di amore adorante per il prezio-sissimo Sangue del Figlio di Dio checolava dalla croce. E Lui era unoche la croce l’aveva sempre porta-ta fin da quando era sbarcato suquelle spiagge. Certo il paesaggioera estremamente avventuroso: sco-gliere a picco sul mare, giungle ri-gogliose colme di mangrovie, bou-gainvillee e orchidee. Una sorta difitto intreccio di vegetali che rac-chiudeva l’interno montuoso, co-perto di boschi. Eppure le condi-zioni di vita richiedevano una pre-disposizione al sacrificio vertigino-

Sull’isoladi Woodlarksplende la Croce del sud

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splende la Croce del sud

Pagine Sante

L’ALTRA PATRIAGli indigeniorganizzaronoun assalto, padreMazzucconi fuil primo ad essereucciso e gettatoin mare.Aveva 29 anni.I suoi resti riposanocoperti di coralloin fondo all’Oceano,cullati dalle ondein attesa di risorgere

sa: si doveva fare i conti con unclima soffocante, caldissimo eumido, con eruzioni vulcaniche chescatenavano terremoti due tre vol-te al mese, con una profusione diinsetti morsicatori che infestavanole zone più paludose e malsane econ ogni specie di malattie tropica-li. Il tutto da affrontare in isolamen-to pressocchè totale, senza medi-cine e con un cibo scarso e pove-rissimo: bacche selvatiche e radicidi taro. Ma ciò che faceva più sof-frire era l’ostilità degli indigeni che,guidati dai loro capi stregoni, di-sprezzavano i missionari, non ca-pivano il motivo per cui fosserovenuti fin là e continuavano a pra-ticare infanticidi, sacrifici umani eatti di cannibalismo. Padre Giovanniera consapevole della necessità diimmergersi in questa cultura perattuare l’opera di evangelizzazione,ma era altrettanto convinto chel’assunzione di una determinataveste culturale non doveva tradireil Vangelo! Si trattava solo di unmezzo per condurre quelle genti allaVerità tutta intera e dunque ad ab-bandonare i loro culti pagani arcai-ci per giungere alla conoscenzadella Rivelazione del vero Dio sen-za generare ambiguità o sincretismoreligioso. Allo stesso modo, si pro-digava per aiutare materialmente gliisolani, insegnando loro a lavorareil ferro, a usare la ruota, a purifica-re l’acqua stagnante e ad adottareun’agricoltura più evoluta ma an-che questo era solo uno strumentoche aveva come unico fine la con-quista di quelle anime al Regno di

Cristo. Dopo tre anni di faticosoministero, colto da febbri malari-che, dovette accettare di andare aSidney per ristabilirsi. Una voltaguarito non vedeva l’ora di tornaredai confratelli con i rifornimenti eprese senza indugio la via del ritor-no alla missione. Non sapeva chenel frattempo due compagni ave-vano già trovato la morte e che aRoma il Santo Padre, pur orgoglio-so del valore e della dedizione deisuoi sacerdoti, aveva deciso chenessun altro missionario li avrebberaggiunti, per non mettere a repen-taglio altre vite. Ma soprattutto nonpoteva sapere che i compagni, stre-mati dalle fame e dalle malattie, vi-sta la situazione ormai disperata,avevano scelto di lasciare momen-taneamente le isole per riparare inAustralia.

Così scrisse in quella che sa-rebbe stata la sua ultima lettera:“ Domani mi metterò a bordo e sa-bato sarò già alla volta di Wood-lark. Quando mi trovavo in mareper venire a Sydney, il mercoledìdella Settimana Santa, ci sorpreseun uragano che ci ruppe le vele, lecorde e la metà superiore di un al-bero, poi ci spinse ad errare senzadirezione e con poca speranza perquattro giorni, finché il sole diPasqua risplendette come una cosanuova sopra di noi, ed eravamoveramente come risuscitati. Ebbe-ne, quel Dio che mi salvò allora,sarà con me anche in questo viag-gio, e se non l’abbandono vuoleessere con me per sempre, e finchéè con me tutto ciò che mi può ac-

cadere sarà sempre una grazia, unabenedizione di cui lo dovrò ringra-ziare. Se nel pericolo vorrà ritirar-si o farà mostra di dormire sullapunta della nave io, come gli Apo-stoli, andrò a svegliarlo. Che se poinon volesse ascoltare, gli dirò: Si-gnore comanda che io venga a te,e la mia anima camminerà sulleacque, andrà ai suoi piedi e staràcontenta per sempre. Non so cosami prepari di nuovo, so una cosasola, se è buono e mi ama immen-samente, tutto il resto: la calma ela tempesta, il pericolo e la sicu-rezza, la vita e la morte, non sonoche espressioni mutevoli e momen-tanee del caro Amore immutabile,eterno. Miei cari, abbiamo un al-tro paese, un’altra patria, un re-gno dove ci dobbiamo ritrovaretutti, dove non vi saranno più se-parazioni né partenze, dove i do-lori e i pericoli passati non servi-ranno che ad aumentare la conso-lazione e la gloria”.

Quando la goletta su cui viag-giava entrò nella baia, rimase pur-troppo incagliata tra gli scogli. Gliindigeni decisero allora di approfit-tare della situazione per sfogare illoro odio verso i missionari. Orga-nizzarono un assalto, padre Maz-zucconi fu il primo ad essere ucci-so e gettato in mare. Aveva 29 anni.Le ossa del Beato Giovanni dormo-no coperte di corallo in fondo al-l’Oceano, cullate dalle onde in at-tesa di risorgere. Ma il suo spirito,entrato nella Pasqua eterna, può fi-nalmente custodire la Croce delSud. Da lì, veglia sulle sue isole.

splende la Croce del sud

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Catechesi&vita

di Franco Careglio ofm conv.

Torna a proposito un branodel capitolo 25 del profeta Isaia:il Signore degli eserciti pre-parerà, su questo monte, unbanchetto per tutti i popoli.Lasciando al lettore la cura discoprire quel che il profeta an-nuncia nei passi successivi,come anche il senso della pro-fezia, è chiaro che la frase tuttii popoli indica l’adempimentodi una attesa. Quale attesa?Quella del Regno di Dio. Essonon è una realtà da incontraresoltanto nell’altra vita, ma fin daqui e ora il Regno di Dio si puòrealizzare. Esso è il punto di ri-ferimento necessario di tutte leprospettive cristiane. E va an-che detto che non è un dato difatto statico, immutabile, ma èuna liberazione continua, dina-mica. Non si cristallizza su si-tuazioni contingenti, relative atempi e a culture, ma procedeinvestendo della sua luce tuttoil tempo che ancora verrà. Que-sto non riguarda soltanto i gran-di percorsi storici, ma altrettan-to, e forse anche prima, le strut-ture di una ecclesiologia chesempre meno risponde alleistanze del presente. Dobbiamoconsapevolizzarci che se noncamminiamo verso il futuro, di-veniamo come quelli che nonhanno accettato l’invito al ban-chetto dei popoli. Per nostalgia,forse, della mensa di ieri. Nonsi può offrire al mondo di oggiuna proposta autenticamentecristiana se prima non ci libe-

riamo dai nostri condizionamen-ti. Ritorna in ogni circostanza,ecclesiale o laica, il discorsosulla liberazione, introdotto ol-tre otto secoli fa da San Gio-vanni de Matha! E se le schia-vitù apparivano allora vastissi-me, disumanizzanti, atroci, oggisi mostrano in forme non menotragiche, devastanti, paurose. Ecome vi rispondiamo, noi, se-guaci di San Giovanni, di SanFrancesco, di San Domenico?Ancora mantenendo prospetti-ve istituzionali che rischiano disoffocare la ripetizione dellaparola evangelica dei nostri fon-datori? O cercando di scioglie-

re il particolarismo angusto cheocclude le arterie attraverso cuiscorrono sangue e linfa dellaparola che salva?

Occorre essere pronti alcammino come gli ebrei del-l’Esodo che mangiavano colbastone in mano e con i calzariai piedi. La disponibilità al cam-mino storico è l’unica qualitàche ci può salvare.

Se siamo pronti e aperti alconfronto, al dialogo, alla richie-sta di una ecclesiologia rivoltaad un mondo, piaccia o nonpiaccia, sempre più globalizza-to; ma ricordiamoci che la glo-balizzazione in sè non è nè buo-na nè cattiva - molte cose nuo-ve allora ci si saranno rivelate,forse una prospettiva diversa eaffascinante si aprirà inattesaai nostri occhi e molto più facil-mente potremo gustare la gioiaanticipata del Regno. È dellamassima importanza, per la li-berazione dagli schemi che ciappaiono nitidi e precisi, il pren-dere atto di questo dato ogget-tivo: i popoli camminano versol’adempimento. Siamo noi adover apprendere dai popoliche camminano, pagando prezziben più elevati dei nostri, quel-

QUI E ORAIl Regno di Dio non è una realtà da incontrare soltanto nell’altra vita,ma il Regno di Dio si può realizzare sulla terra

Il banchettodei PopoliIl banchettodei Popoli

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Catechesi &vita

l’universalità che non è più untermine da enciclopedia ma unostile di vita che va sempre piùaffermandosi.

Una organizzazione laica,come una onlus qualsiasi, nonha timore di allargare il propriorespiro secondo le esigenze delterritorio, che si rivela semprepiù vasto. Allo stesso modo unistituto religioso, che ha allespalle una storia affascinante eplurisecolare di conquiste, disconfitte, di sofferenze, di me-riti immensi non deve temere diriconoscersi incapace di farefronte alle nuove esigenze del-la vita con i vecchi schemi in-terpretativi, anche quelli derivatidalla cultura più collaudata e piùesaltata. Scomporre sicurezzeacquisite non è temerarietà, ècoraggio e sapienza evangeli-ca. Ecco allora una strada aper-ta e percorribile - non sarà l’uni-ca, nè pretenderà stoltamentedi esserlo - contro il declinodella sapienza: la strada dellafiducia e del dialogo. Della di-versità nell’unità. Delle linguediverse che si sforzano di com-prendersi, ricordando che loSpirito della Pentecoste è la ri-sposta divina alla confusionedella torre di Babele.

Se crediamo di vivere anco-ra chiusi dentro un monologo,rischiamo - Dio non voglia! - disoffocare lo Spirito. Con unaspecie di sottile sopraffazioneche parte dai rapporti minuscolitra noi e coloro che ci sono vi-

cini fisicamente (e sono, talirapporti, una ricchezza, ma nonl’unica), ci creiamo la disatten-zione verso la ricchezza dei rap-porti con i fisicamente lontani,fatto tanto più grave in un mon-do in cui le distanze non sonopiù determinanti.

Per questo la nuova entitàche vedrà le due province ita-liane dell’Ordine Trinitario uni-te in una sola risulterà di gran-de aiuto non solo nel settoredella formazione (la quale nonpuò più essere “a monologo”!),ma anche in quello di tutte lealtre risorse spirituali e mate-riali dell’intero Ordine.

È un cammino che oggi tuttigli Ordini religiosi - nessunoescluso - compiono o si appre-stano a compiere. Sulla mede-sima via si muovono l’Ordinedei Frati Minori che entro po-chi anni accorperà sei provin-ce, e quello dei Frati MinoriConventuali che punta alla re-alizzazione di tre province nel-l’area italiana. Lo stesso anco-ra ha intrapreso la Congrega-zione dei Passionisti, il cui su-periore generale, p. OttavianoD’Egidio, ha aperto il cantiereper una ristrutturazione defini-tiva di tutto l’istituto. Anche perquanti non si ritengono ancorapronti ad affrontare un passocosì importante e chiedono untempo ulteriore di riflessione, ilp. D’Egidio ha una risposta net-ta e persuasiva: “Certamente lapreparazione è sempre insuffi-ciente. Ma se guardiamo alVangelo e alle scelte di Gesù inriferimento alla sua Passione, ciconvinciamo che arriva per tuttiil momento nel quale si devonosuperare tutti i dubbi e le pre-parazioni per passare alle deci-sioni e per realizzare i piani diDio” ( Testimoni, n° 14,31.7.2011, pag. 8).

CORAGGIO E SAPIENZAScomporre sicurezze acquisitenon è temerarietà, è coraggio e sapienzaevangelica. Ecco allora una strada apertae percorribile contro il declinodella sapienza: la strada della fiduciae del dialogo. Della diversità nell’unità.Delle lingue diverse che si sforzanodi comprendersi, ricordandoche lo Spirito della Pentecosteè la risposta divinaalla confusione della torre di Babele

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Magistero vivo

La fusione delle differenze.La Trinità come modello

“METICCIATO DI CILVILTÀ”“La globalizzazione ha bisogno di trovare un’anima”: è l’appellodei 300 leaders religiosi riunitisi a Monaco lo scorso settembre

La vocazione profondamenteevangelica dei Trinitari sembra rap-presentare oggi una peculiarità pro-fetica e innovativa. Un oggi che, ini-ziato con il Concilio Vaticano II, hamaturato all’interno dell’Ordine unprocesso di auto-comprensione ec-clesiale di aggiornata configurazioneteologica ed antropologica. Si trattadi realizzare una “nuova” evangeliz-zazione nel solco della più pura tradi-zione evangelica. Ecco che una ine-dita sfida contemporanea, quella del-la globalizzazione, spinge i Trinitari ariscoprire i fondamenti della loro uni-tà nella pluralità, partendo dal model-lo della Trinità che è fusione delle dif-ferenze nella più alta essenza di co-munione. La connotazione carismati-ca dell’Ordine, nella direzione dellaliberazione dalla schiavitù, viene for-temente interpellata dalla odiernacondizione di emarginazione ed esclu-sione sociale della persona.

Oggi siamo nell’era della globa-lizzazione. Viviamo, cioè, in una so-cietà complessa, in crisi nelle relazio-ni autentiche e di valore. La società èrelazione di uomini, e l’uomo è unarealtà complessa. Ognuna delle suecomponenti tende a realizzare atti di-stinti e le distinte facoltà e attivitàsollecitano dialogo e comunicazione.Una vera relazione prevede, infatti, laintegrazione tra oggetto e soggettodella conoscenza, tra le parti e il tut-to. Ma la società civile vive della nar-razione che i diversi soggetti civili esociali ne fanno. E le responsabilitàdel nostro Paese in particolare, comeponte sul Mediterraneo, sono moltee da numerosi punti di vista; tra que-sti quello che il Cardinale Scola defi-

ta “anormalità” profetico-escatologi-ca, come le definisce I. Vizcargüéna-ga, caratterizzano la vita religiosa diun Ordine che, nella sua funzione“correttrice e innovatrice” all’internodella Chiesa, trova la propria dimen-sione evangelica. Una missione cheruota intorno ad “un progetto di cari-tà redentrice che fiorisce in una fra-ternità che fa una peculiare esperien-za di Dio Trinità fra gli schiavi e i po-veri, nella sequela radicale di Gesù”.Il progetto che ne deriva può trovarela sua naturale e progressiva crescitanel confronto tra esperienza e forma-zione, nella sinergia e comunione concoloro che hanno a cuore il bene co-mune nello spirito di carità.

I criteri per superare i forti squili-bri sociali e culturali dei nostri tempi,infatti, non possono escludere la de-stinazione universale dei beni. La ve-rità cristiana svela all’uomo che il prin-cipio di tutto è nella carità, “principionon solo delle micro-relazioni, rappor-ti amicali, familiari, di piccolo gruppo,ma anche delle macro-relazioni: rap-porti sociali, economici, politici” (Ca-ritas in Veritate, 2). L’idea dell’uma-nità come un’unica famiglia derivadalla comune origine nel Creatore. “Larivelazione cristiana sull’unità delgenere umano presuppone un’inter-pretazione metafisica dell’humanumin cui la relazionalità è l’elementoessenziale”(Caritas in Veritate, 55).L’unità intesa in questa prospettivanon soffoca le identità personali, alcontrario le rende trasparenti l’unaall’altra nella loro legittima diversità.Proprio l’idea dell’umanità comeun’unica famiglia fonda i princìpi digratuità e relazione. Ora, è specifico

nisce il “meticciato di civiltà”.Ecco allora che “la globalizzazio-

ne ha bisogno di trovare un’anima”:è, questo, l’appello dei 300 leadersreligiosi riunitisi a Monaco il 13 set-tembre scorso. Una globalizzazioneche ci rende vicini ma che ci divide,una società multietnica che sperimen-ta forme crescenti di solitudine ed in-differenza, di emarginazione ed esclu-sione. Questa realtà così struttural-mente diffusa, estesa e penetrante stadisegnando un nuovo panorama so-ciale di imprevedibile architettura. Magli effetti consequenziali di questi fe-nomeni sociali non sono necessaria-mente negativi. Al contrario la globa-lizzazione è una grande risorsa per ri-scoprire la pulsante civiltà dell’amo-re che caratterizza la grande famigliaumana. E verità, amore e giustiziasono le chiavi per far fronte agli squi-libri provocati dalla complessità dellasocietà odierna: è quello che ha ricor-dato Benedetto XVI il 16 maggio diquest’anno durante un’udienza inVaticano. Richiamando l’EnciclicaMater et Magistra di Papa GiovanniXXIII, Benedetto XVI ne ha sottoli-neato la grande attualità nel mondoglobalizzato; ne ha evidenziato la vi-sione di una Chiesa posta al serviziodella famiglia umana, anticipando Gio-vanni Paolo II che aveva visto nellaDottrina sociale i presupposti di unarinnovata missione evangelizzatrice.

In questa ottica si innesta la mis-sione trinitaria, la cui identità dinami-ca e storica invoca unità d’intenti nonper una questione di utilitarismo madi significatività, come scrive G.D’Agostino. La vocazione “centrata”sull’opzione per l’Assoluto e una cer-

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Magistero vivo

di Giuseppina Capozzi

IL PAPALa rivelazionecristianasull’unitàdel genereumanopresupponeun’interpretazionemetafisicadell’humanumin cuila relazionalitàè l’elementoessenziale(Caritasin Veritate, 55)

della vocazione dei Trinitari coltivarel’aspetto di missione personale e co-munitaria, partendo dall’essere veracomunità trinitaria per aprirsi alla ca-rità verso gli esclusi ed oppressi del-la grande famiglia umana. La carità,che è amore ricevuto, non prodottoda noi, e la condivisione, che molti-plica i beni anziché semplicementesommarli, rappresentano le coordina-te cristiane della convivenza piena-mente umana.

doli a scendere in profondità dentrose stessi, compie la funzione di puri-ficarli”, come osserva il Card. Turk-son. Il dialogo come l’arma più intelli-gente e pacifica per rispondere al-l’odio e alle divisioni. Un dialogo cheripristini una ragione integrale in gra-do di far rinascere il pensiero e l’eti-ca. Ma perché il dialogo sia autenticonecessita di una forte identità di ap-partenenza, condizione per entrare indialogo con altre identità. E la consa-pevolezza identitaria è tanto più fortequanto più c’è unità fra identità simi-li.

La missione trinitaria facendo at-tenzione ai segni dei tempi, così comesollecitato da P. José Narlay, scoprela sua mentalità familiare, la sua pro-pensione ad una “conveniente aper-tura” ai talenti e ai carismi di altri grup-pi ecclesiali e di laici rettamente for-mati. Il contributo di ogni peculiaritàconsentirà di arricchire il patrimoniocomune, nella prospettiva della soli-darietà.

“Globalizzare la solidarietà”, quin-di, (Pastores Gregis, 63): è l’invito diBenedetto XVI. La parola “solidarie-tà” indica sostegno, vicinanza, dife-sa; ognuno con la gioia di sostenersireciprocamente. Nell’ora della globa-lizzazione, l’Ordine trinitario può rea-lizzare la sua vocazione universalesolo se diventa paradigma per l’unitàdella famiglia umana, come la Chiesatutta, “segno e strumento della unio-ne intima con Dio e della unità di tut-to il genere umano” (Lumen Genti-um, 1).

Nel contesto della mondializzazio-ne attuale e del policentrismo cultu-rale, le specificità delle diverse voca-zioni e carismi rappresentano un va-lore se liberi di esprimersi nella “co-munione universale della carità” qualeè la Chiesa. Perché ci sia efficacia nel-le opere e nella formazione delle co-scienze, diventa fondamentale supe-rare il duplice pericolo di vivere unauniversalità globalizzatrice monoliti-ca o di disperdersi nella confusionedisgregante.

L’Arcivescovo Dominique Mam-berti spiega che il problema non è laglobalizzazione in sé, ma il rischio checomporta di perdere la centralità dellapersona e della trascendenza, il cheridurrebbe l’uomo all’interno di merocalcolo dell’utile e dell’egoismo, pri-vandolo della sua grandezza. E per-ché l’uomo possa elevarsi alla digni-tà di immagine umana di Dio ha in séuna capacità, dice Ratzinger: quelladi pregare.

La famiglia dei Trinitari, coglien-do l’esigenza di “condividere la pre-ghiera” con gli altri gruppi per “potervivere meglio il carisma comune”, evi-denzia la sua origine di Comunità incammino, nella condivisione dellaesperienza carismatica dell’azionedello Spirito Santo. La preghiera di-venta relazione profonda con Dio: larelazione di “solitudine” cui facevariferimento Giovanni Paolo II. “Origi-naria solitudine” intesa come fonda-mento della relazionalità umana. Que-sto non vuol dire che l’uomo sia ori-ginariamente privo di relazioni; ma chel’origine della relazione dell’uomo conl’uomo, il suo originale essere-con, èun essere-con-Dio prima di essere-con-gli altri. Quindi l’aspetto umanodell’essere-con-Dio, nasce come unessere-da, grazie all’amore e alla vitaprovenienti da Lui.

Nessuna relazione dell’uomo èsolo contrattuale, o frutto di un origi-nario atto di scelta. La libertà prendeforma e diventa un atto di scelta sola-mente se inserita in un ordine di rela-zioni date naturalmente. Da qui lanecessità di “un pensiero morale chesuperi l’impostazione delle etiche se-colari che si fondano su un sostan-ziale scetticismo e su una visione pre-valentemente immanentista della sto-ria” (Benedetto XVI, 16 maggio 2011);“occorre sviluppare sintesi culturaliumanistiche aperte alla Trascenden-za mediante una nuova evangelizza-zione”. La dottrina sociale della Chie-sa, in questo contesto, rende capace,chi la applica, di far dialogare i saperidell’uomo, senza mortificarli; “invitan-

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A tu per tu

ALESSANDRO MELUZZI

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IL DONOSe non avessiincontrato Cristonon avrei nemmenocontinuato a farelo psichiatra,perché tutto sarebbestato troppo grevee difficile. Mentrecosì, cercandodi vedere Luidietro il voltodel più scartatodei viventi, tuttoacquisisceun altro senso

Un pò i Trinitari li porta nel cuo-re. E quando i suoi numerosi impe-gni gli permettono di staccare laspina non esita a rifugiarsi alle pen-dici del monte Ginestra. Lì a Cori,l’incontro con i frati al Santuario esoprattutto con la Madonna delSoccorso sono per lui momenti diuna ricchezza unica e irrinunciabi-le. Una sorta di nascondiglio del-l’anima.

Alessandro Meluzzi è un voltotelevisivo assai noto. I talk shownei quali si raccontano i mille sen-tieri della miseria umana lo voglio-no presente per provare a scrutareil cuore fragile e, a volte, malvagiodell’uomo. In prima linea per ten-tare di scoprire i mille perché di vi-cende che sembrano non apparte-nere all’umanita delle persone.

Dalla sua parte una grande pro-fessionalità. E un’immensa fede.Tanto essenziale anche per il suolavoro di medico, di psichiatra e dipsicologo, da arrivare a dire: “ Nonvedo come si possa tenere contodella totalità dell’uomo, che è fat-ta di corpo, mente e anima, se nonlo si vede nella sua totalità. L’uo-mo diventa una specie di macchi-na robotizzata, se non è invece unmistero di Dio”.

Prof. Meluzzi, ci racconti lasua conversione.

Io non amo parlare della con-versione come di un fatto che suc-cede una volta per tutte, ma comeun miracolo che si rinnova ognigiorno nell’incontro fra noi e Dio.La mia è stata un’esperienza che siè stratificata nel tempo, perchéquando io ero bambino sarei do-vuto entrare in seminario. I cap-puccini della parrocchia che fre-quentavo pensavano che andassi afare il fratino, mentre i Rosminia-ni si aspettavano che andassi aDomodossola nel loro seminario.Indeciso tra le due opzioni, mi sonoiscritto al Liceo Alfieri di Torinonel 1969. Ma il seme della Parola,come ci dice la parabola evangeli-ca, o cade tra i sassi e viene soffo-cata; oppure cade tra le spine e nonpuò crescere; oppure cade sulla stra-da. E qui io amo pensare che gliuccelli lo abbiano beccato e poideposto più in là, e quindi, sapen-do che dai diamanti non nasceniente e dal letame nascono i fiori,anni dopo, terminata la mia espe-rienza politica, attraverso anchel’esperienza con la Comunità In-

contro di Don Gelmini, a contattocon Padre Orazio, un missionariodella Consolata con il quale con-dividiamo il cammino nella Comu-nità Agape e con tanti altri sacer-doti a cominciare dal vescovo diAsti, il percorso della fede è diven-tato una sfida quotidiana. La chia-mo “sfida quotidiana” perché, adesempio, ogni tanto mi dicono:“devo presentarti un convertito” erispondo “convertito quante vol-te?”, perché la conversione è unpercorso continuo.

In che modo si è accorto chequalcosa stava cambiando rispet-to alle ideologie del passato?

Dal fatto che c’era bisogno diun mistero più grande, che eraquello di un Dio che si è fattouomo. Il cuore dell’uomo non ècapace soltanto di Dio, è anche tra-scinato verso una dimensione diassoluto che può trovare solo lì.Come dice Agostino “Cor nostruminquietum est donec requiescat inte”, cioè “Il mio cuore è inquietofinchè non riposa in te”

Lei ha raccontato un po’ del-la sua conversione nel libro“L’infinito mi ha cercato”. Il ti-tolo è un programma. Secondolei non siamo noi a cercare Dio,ma è Lui che cerca noi.

Noi tutt’al più apriamo il no-stro cuore, diamo la nostra dispo-nibilità, ma è sempre Lui che cerca

noi, e non smette mai di farlo neimodi e nelle forme più imprevedi-bili.

Cosa rinnega del suo passato?Nulla. I peccati sì, ma credo che

quelli facciano parte della storia equindi vadano visti come un donodella grazia. Come dice il prota-gonista del Curato di campagna diBernanos nelle pagine conclusive,“Tutto è grazia”.

E oggi come vive la sua fede?È molto radicata nella mia pro-

fessione di medico, di psichiatra, diresponsabile delle comunità. Le dicodi più: se non avessi incontrato Cri-sto non avrei nemmeno continuatoa fare lo psichiatra, perché tuttosarebbe stato troppo pesante, grevee difficile. Mentre così, cercando divedere Lui dietro il volto del più pic-colo, del più povero, del più scarta-to dei viventi, tutto acquisisce unaltro senso, anche ciò che sembrapiù faticoso, scomodo, greve, pesan-te, insopportabile.

Quindi per uno psichiatracome lei credere è importante.

È essenziale. Non vedo come sipossa tenere conto della totalità del-l’uomo, che è fatta di corpo, men-te e anima, se non lo si vede nellasua totalità. L’uomo diventa unaspecie di macchina robotizzata, senon è invece un mistero di Dio.

Parliamo un attimo di moder-ne schiavitù.

Il peccato originario è l’idola-tria. Quando l’uomo non crede piùin Dio, crede in qualsiasi cosa,quindi nelle superstizioni, nellemagie, nei piaceri, nel denaro, nellamoda, egli crede in un mondo pie-no di idoli. Tutto questo però - an-che rispetto ad una visione un po’farisaica della legge, per cui è beneagli occhi di Dio ciò che corrispon-de ai seicentosessantasei dettamidel buon fariseo - in realtà si rias-sume semplicemente in due coman-damenti: “Ama il Signore Dio tuocon tutto il tuo cuore, con tutta latua anima, con tutta la tua mente”e “Ama il prossimo tuo come testesso”, comandamenti che sonoesattamente due volti della stessamedaglia.

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A tu per tu

di Vincenzo Paticchio

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La Trinità ce lo insegna:se la vita non è relazionediventa disperazione

PARLA IL NOTO PSICHIATRA, ABITUALE VOLTO TELEVISIVO

La Trinità ce lo insegna:se la vita non è relazionediventa disperazione

Medico, psichiatra,psicologo e

psicoterapeuta, giornali-sta e autore televisivo.

Baccalaureato in filosofia emistica al Pontificio Ateneo

Sant’Anselmo. Fondatore dellacomunità «Agape Madre dell’Ac-coglienza», è Direttore scientifico

della Scuola di Umanizzazionedella Medicina. Portavoce della

Comunità Incontro. È ipodiacononel rito greco-cattolico.

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A tu per tu

La croce è l’unica certezza nel mondo.La vita è costellata di croci, persinola morte, ma anche questa dimensionea cui la fragilità dei nostri corpisi sottopone, fa sì che la croce sia l’unicafonte di senso del dolore. Altrimentiil dolore è assurdo, e perché non sia assurdoè necessario che sia dono,come ha fatto Gesù che sale sulla croce.

Lei col suo lavoro è entratoanche nel mondo della televisio-ne. Quant’è facile o difficile es-sere testimoni in quel mondo?

Non è poi così difficile, perchéle persone che incontro di solitosono meno disumane di quanto lepersone pensano. Si tratta di ra-gazze e ragazzi con le loro fragili-tà, le loro ansie, le loro preoccupa-zioni che però, come tutti, cercanola verità. Tutti cercano qualcosache riempia il senso della vita.

La cosa bella è che lei non sinasconde, infatti porta sempreil crocifisso con sé in bella vista.

Lo porto sempre con me ancheperché è segno del mio diaconatogreco-cattolico. Per me la crocenon è tanto il segno di un’apparte-nenza ma la dichiarata disponibi-lità a salirci sopra per amore suo.Non sono un diacono permanente,perché il rito greco non lo prevede,ed è un cammino che ho conside-rato, come il dono del matrimonio,un sacramento. Posso però ammi-nistrare sacramenti solo in rito gre-co.

A proposito di croce, cos’è lacroce oggi?

È l’unica certezza nel mondo.La vita è costellata di croci, persi-no la morte, ma anche questa di-mensione a cui la fragilità dei no-stri corpi si sottopone, fa sì che lacroce sia l’unica fonte di senso deldolore. Altrimenti il dolore è assur-do, e perché non sia assurdo è ne-cessario che sia dono, come ha fat-to Gesù che sale sulla croce. Tuttociò è fondamentale per una ragio-ne soprattutto: quella di imsegnarcia salirci.

Lei attraverso il suo lavoroincontra tanta gente che soffrenella mente e nel cuore. Se po-tesse fare una sintesi dal suolavoro, qual è il male di vivere?

Il male principale di tutti è lasolitudine, cioè la mancanza dicomunità, di incontro, di affetto.D’altra parte il Dio dei cristiani èun Dio Trinità, è un Dio-relazione,cioè un Dio in cui il Padre si ritraeda sé perché il Logos possa proce-dere eternamente ed essere genera-to e in cui lo Spirito possa proce-dere dal Padre e dal Figlio. E al-lora io credo che questo mistero diun Dio-relazione, che è una fami-glia, sia un mistero di incontro,anche nella sua eternità e onnipo-tenza. E quindi vive eternamentedi un mistero dell’incontro: se Dioci insegna che la vita è incontro,quando questa non è incontro èsolitudine e diventa disperazione.

È possibile essere soli in unmondo globalizzato e massifica-to? In che modo?

È possibile perché il rumore so-stituisce la parola, lo schiamazzosostituisce il canto, l’incapsula-mento sostituisce l’ascolto, l’auti-smo e l’isolamento incattivito so-stituiscono il silenzio della contem-plazione. Così è frequentissimo es-sere soli nel mondo di oggi, anchein mezzo a 1000 persone.

I vescovi italiani per il decen-nio 2010-2020 hanno scelto iltema dell’educazione come sfi-da importante per cambiare ilmondo, o per cambiare almenoquesto Paese. Cosa pensa di que-sta opzione?

Come diceva don Giussani,l’educazione è sfida ed evento. Èun evento perché è un accadimen-to che va al di là delle nostre pia-nificazioni, della nostra volontà,del nostro progetto, del nostro pro-gramma. Ed è una sfida perché hacome orizzonte il senso della vitain tutte le sue articolazioni. “Edu-care” viene dal latino “educere”che vuol dire “portare fuori”, cioèportare fuori quel tanto di verità

che giace in ciascuno, con un pro-cesso che definirei maieutico, comequello di Socrate, che tira fuori dacolui che viene educato degli ele-menti di verità che già sono pre-senti in lui, perché nel cuore di ogniuomo, di ogni ragazzo o ragazzac’è un nucleo di verità. L’educa-zione è profezia, e se non è profe-zia non è educazione, quindi l’edu-cazione è un po’ come Mosè, cheprende un popolo perduto e schia-vo nella terra del faraone e lo por-ta verso la terra promessa, percor-rendo una strada e una terra pro-messa che neppure lui conosce,però sa come ogni profeta di par-lare a nome di un altro, e questo èDio.

Tra famiglia, scuola e chiesa,agenzie educative tradizionali,inserirebbe qualche altro ele-mento come il web come nuovaagenzia educativa?

Il web non è un contenuto, maè un contenitore, quindi distingue-rei: mentre la famiglia ha i suoivalori intrinseci, mentre la Chiesaha i suoi valori intrinseci, il web etutti i mass media sono semplice-mente uno spazio riempito di con-tenuti. Questa è la grande diffe-renza, io credo che dobbiamo di-stinguere i mezzi dai fini e dai con-tenuti. Quindi definirei il web comeun oceano in cui c’è dentro di tut-ti, in cui ci sono pesci velenosi moltopericolosi e pesci commestibilimolto buoni. Il discernimento èprendere ciò che c’è di buono edevitare ciò che è cattivo.

Quindi il web, specialmenteper gli adolescenti, va preso conle pinze.

Bisogna insegnare loro a muo-versi dentro questo spazio, che èuno spazio che può contenere al-lettamenti anche molto pericolosi,ma anche grandi occasioni. Perònon si può fermare la comunica-

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A tu per tu

PENSANDOCI BENEa cura di P. Luca Volpe

E venne ad abitarein mezzo a noi

Dubito che i cattolici possano riunirsiin un partito, anche perché, a dire la verità,non lo hanno mai fatto. Chi dice chela Dc era il partito dei cattolici si sbaglia,infatti con due governi democristiani abbiamoavuto due pessime leggi come quelladel divorzio e quella dell’aborto, in nomedi una visione di mediazione di una malindirizzata organizzazione del consociativismo

zione, perché sarebbe come prova-re a fermare il vento con le dita,l’unica cosa che bisogna fare è at-trezzarsi.

Quindi, ritornando al discor-so sulla solitudine, anche i so-cial network possono aiutare acombatterla o sono soltanto oc-casioni troppo virtuali?

I social network danno qualco-sa che non potrà mai sostituire ilmistero di due sguardi umani chesi incontrano. Quella dei socialnetwork è una comunicazione sin-copata, concitata e schematica chedifficilmente può contenere la to-talità dei sentimenti umani. Peròin un certo senso, anche quello èmeglio di niente.

Le chiedo una riflessione sul-la scelta del Papa di indire l’an-no 2012-2013 come anno dellafede.

Come sempre questo straordina-rio Pontefice non finisce di stupir-ci per sapienza e grazia. Quindicredo che in mezzo a tutte questediscussioni sulla Chiesa, sulle or-ganizzazioni ecclesiali, sulla poli-tica, sia necessario che il Papa cidica che il cuore dei cristiani non èper trasformare la pietra in pane,non deve rispondere soltanto alleesigenze del mondo, ma che il verodono che il cristiano porta è innan-zitutto il suo Dio. Quindi il cristia-no dà il pane ai poveri, è un ope-ratore di giustizia, accoglie, madona innanzitutto Gesù Cristo, senon dona Gesù Cristo non è nep-pure cristiano e quindi non valeneanche tutto il resto.

Parliamo di politica. Lei ha unpassato come parlamentare,come vede la situazione italianaanche alla luce di quella inter-nazionale? Crede che i cattolicipossano ancora dire la loro inpolitica?

I cattolici non possono dire laloro nella città terrena, perché laGerusalemme celeste che annuncia-no non si radica nella Gerusa-lemme terrena. Dubito che i catto-lici possano riunirsi in un partito,anche perché, a dire la verità, nonlo hanno mai fatto. Chi dice che laDemocrazia Cristiana era il parti-to dei cattolici si sbaglia, infatticon due governi democristiani ab-biamo avuto due pessime leggicome quella del divorzio e quelladell’aborto, in nome di una visio-ne di una mediazione di una malindirizzata organizzazione del con-sociativismo. Quindi, da questo

punto di vista, oggi i cattolici han-no, come non mai, la possibilità diessere profeti nella storia. La situa-zione politica attuale è un po’ cao-tica, come lo è in tutto il mondo,anche perché gli Stati nazionalicontano sempre meno e ai popoli èormai chiaro che la vera sede delledecisioni importanti non è nei par-lamenti, nei governi, negli statisovrani, ma in quelli che AlainTouraine, grande sociologo fran-cese chiama i tre nuovi poteri: quel-lo mediatico, quello finanziario, equello tecnologico-scientifico: nes-suno di questi tre poteri ha nulla ache vedere con la democrazia.

Dai cieli altissimioltre ogni dire lontanoebbe inizio il viaggio,di immensa portata.Mai pellegrino più famosone’ cambio più radicalesi trovò a sconvolgerele usanze degli esseri umani.L’urto nel nostro mondocon la nostra arida terral’impatto con l’umanità interasi avvertì in ogni dove.Felici quei primi istantiche han segnato l’incontrotra l’umano e il divinonel seno verginale di Mariadivenuto per pura graziatabernacolo dell’Altissimo.Non un atto sublimedi una mente meravigliosa

ma il Padre in personaha inviato il suo figlio.“Su te stenderà la sua ombrala potenza dell’Altissimo”.Generale artefice della tendanon costruita da mano d’uomo.Così fu ad attenderlo coluiche è spirito consolatore.Per il Bimbo che nascesi muovono gli astri in cieloesulta la madre terracantano gli angelii fiumi battono le manile colline si appiananoi monti si muovono come arieti.I pastori si mettono in camminogli alberghi serrano le porteBetlemme si veste di luce esi attende con stupore.(Gv 1,14)

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Nel cuore della capitalea due passi da S. Pietro

rinitàTL iberazione

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A cura del Centro di Riabilitazione dei Padri Trinitari di Venosa

Approfondimenti

di Claudio CiavattaCURA&RIABILITAZIONE

A colloquio con il dott. Andrea Bonifacio, Presidente nazionaledegli psicomotricisti e terapisti della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva

L’intervento neuropsicomotorio a tutte le età

rinitàTL iberazione

Il dott. Claudio Cricelli

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Abbònati aTrinità e Liberazione

Un intervento precoce è l’ele-mento essenziale nella cura di tuttele patologie e i disturbi che ci af-fliggono nel corso della nostra esi-stenza. Nell’ambito della riabilita-zione assume grande importanzauna specifica figura di operatoresanitario, il Terapista della neuro epsicomotricità dell’età evolutiva. Lacura dei disturbi pervasivi dello svi-luppo, ad esempio i disturbi dellospettro autistico, o la presa in cari-co dei bambini con disabilità intel-lettiva sono solo alcuni esempi del-l’ambito di intervento di questo pro-fessionista. Approfondiamo l’argo-mento con il dottor Andrea Bonifa-cio, Presidente nazionale dell’Anu-pi (Associazione Nazionale Unita-ria Psicomotricisti e Terapisti dellaNeuro e Psicomotricità dell’EtàEvolutiva Italiani), Psicologo e co-ordinatore del corso di Laurea inTnpee presso la seconda Universi-tà di Napoli.

Chi è il Terapista della neuroe psicomotricità dell’età evolu-tiva?

Il Terapista della neuro e psi-comotricità dell’età evolutiva è l’operatore sanitario dell’area dellariabilitazione che svolge con tito-larità ed autonomia professionalegli interventi diretti alla prevenzio-ne, alla valutazione funzionale edalla ri-abilitazione dei soggetti inetà evolutiva che presentano distur-bi di sviluppo causati da disfun-zioni del sistema nervoso centrale,avendo come obiettivo primario lapromozione di uno sviluppo equi-librato e armonico del bambinonella sua globalità. Si tratta di unprofessionista che possiede una for-mazione teorica e pratica consegui-ta attraverso la laurea triennale ele competenze necessarie per l’in-tegrazione multidisciplinare del la-voro in équipe. L’intervento si ri-volge a bambini le cui difficoltàesitano in disabilità evolutive, peraiutarli a realizzare il “loro” per-corso di crescita, ostacolato dallapresenza del disturbo.

Quali sono le caratteristichedell’intervento neuropsicomoto-rio?

L’intervento neuropsicomotorioè indirizzato alle funzioni emergentiche si trasformano nel corso dellosviluppo, ostacolato o rallentatodalla presenza di disturbi di tiponeuro e psicomotorio, comunica-tivo-affettivo e neuropsicologico,all’interno di quadri clinici com-plessi ed eterogenei. La caratteri-stica dell’intervento è rappresentatada un lavoro rivolto non tanto aldeficit, ma all’integrazione dellecompetenze emergenti, ivi inclusequelle atipiche. L’intervento neu-ropsicomotorio copre una fascia dietà molto estesa che va dalla pri-ma infanzia all’adolescenza, espri-mendo la sua massima efficacianell’età precoce 0-3 e nell’età pe-diatrica 4-7, laddove le abilitàemergenti pur essendo riconducibilia specifici settori (motorio, lingui-

stico, ecc.) non possono essere scis-se dalle funzioni di attenzione, per-cezione, memoria, motivazione, re-golazione affettiva promosse attra-verso esperienze totali e globaliz-zanti caratteristiche dell’approccioneuropsicomotorio.

Qual è lo stato dell’arte dellaricerca?

Allo stato attuale la ricerca inmerito alle procedure di presa incarico in ambito neuropsicomoto-rio e all’efficacia dei trattamentiattivati paga lo scotto, in generaletipico dell’area della riabilitazio-ne in Italia, della cronica mancan-za di ricercatori e di risorse econo-miche limitatissime, a fronte di unaattività clinica quotidiana, eroga-ta in centinaia di servizi pubblici econvenzionati su tutto il territorionazionale. L’Associazione Anupi siè data nel corso di questi ultimianni, il compito di sostenere a tuttii livelli le occasioni di ricerca, divalidazione degli interventi e diformazione dei propri associati. Leinformazioni a tale riguardo si pos-sono reperire sul sito ufficialewww.anupi.it .In generale, si è cer-cato di costruire un dialogo traNeuropsicomotricità, Neuroscienzee Scienze dello Sviluppo, articolan-do il passaggio verso nuove pro-spettive di formazione, di interventoe di ricerca. I risultati di questodialogo sono già evidenti nell’evo-luzione dei modelli di intervento,sempre meglio definiti in ogni spe-cifico ambito di riferimento, nel-l’individuazione di sistemi di os-servazione e valutazione, di proce-dure di intervento e di criteri diverifica.

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20112011ANNO MARIANOdella Famiglia TrinitariaANNO MARIANOdella Famiglia Trinitaria COME SOTTO LA CROCE

Anche il Fondatore, ha preso Marianella sua casa. Ogni convento trinitarioè Domus Sanctae Trinitatis et captivorum

La Madonna non ti abbandona maiLa ricca eredità di Giovanni de Matha

A ll’inizio di questa mia riflessio-ne e meditazione, consentitemiun’analogia, un po’ azzardata, tral’Apostolo Giovanni e il nostro fon-datore Giovanni de Matha; mi rife-risco all’episodio della Crocifissio-ne di Gesù :

“ Stavano presso la croce diGesù sua madre, la sorella di suamadre, Maria di Clèofa e Maria diMàgdala. Gesù allora, vedendo lamadre e lì accanto a lei il discepo-lo che egli amava, disse alla ma-dre: “Donna, ecco il tuo figlio!”.Poi disse al discepolo: “Ecco latua madre!”. E da quel momento ildiscepolo la prese nella sua casa”(Gv 19,25-27).

Anche Giovanni de Matha hapreso la Madre nella sua “Casa”,come sono denominati i conventitrinitari: “Domus Sanctae Trinita-tis et captivorum”. Giovanni e iFrati, sin dalle origini, sono riunitiin cenacoli di preghiera, imploran-do con Maria, la madre, il Donodello Spirito Santo sull’Ordine na-scente.

La schiavitù, al tempo in cui vis-se Giovanni De Matha, sec. XII-XIII, non era, purtroppo, una no-vità, in seguito alle crociate eranotantissimi gli schiavi cristiani nellemani dei musulmani; per Giovanni,essa era un’offesa tremenda alladignità della persona, chiamata arealizzarsi in pienezza nella libertà.A causa dei trattamenti disumaniriservati agli schiavi incarcerati,molti, pur di avere la libertà, rinne-gavano la fede cristiana, dono pre-ziosissimo di Dio.

Finalmente, “per ispirazionedivina”(preambolo RT), nelle tene-bre della miseria e dell’oppressio-ne brilla una grande luce, Giovan-ni de Matha durante la sua primaMessa (28 gennaio 1193) contem-pla il volto di Cristo seduto tra dueschiavi, uno cristiano e l’altro mu-sulmano. Ora quel Gesù, lo vederiflesso nei volti sfigurati, nei cor-pi macilenti e scheletriti deglischiavi. Nel deserto dell’umanità,rifiorisce una grande speranza. Egliapporta nella Chiesa e nella mon-do medioevale una ventata nuova,evangelica; fa una la scelta disar-mata, pacifica, arrendevole, nel-l’approccio con il mondo musul-

mano: Lui e i frati della Santa Tri-nità, s’impegnano in modo stabilee gratuito, anche pagando di per-sona e con una regola di vita, ispi-rata al vangelo, a liberare gli schia-vi cristiani, imprigionati nelle manidei pagani, che si trovano in peri-colo di perdere la fede.

Per non correre invano, Giovan-ni il provenzale, sottopone il suoprogetto redentivo e misericordio-so, ricevuto “per inspirazione divi-na”, al discernimento dell’autoritàecclesiale, cioè al Sommo Pontefi-ce, Innocenzo III, che l’approva il17.12.1198. Inizia, quindi, la fasedelle redenzioni: siamo nella prima-vera del 1199.

Dio Trinità visita il suo popolonelle carceri

Nel primo incontro con i reden-tori trinitari, agli schiavi prigionie-ri, sembrava sognare! Sono sfiniti,macilenti. Ora i loro occhi, quasiincreduli, vedono entrare nelle car-ceri quegli uomini con l’abito bian-co e segnati sul petto con la crocerossa e blu, simbolo della TrinitàRedentrice. Qualcuno degli infeli-ci, dice: “È un sogno, è una visio-ne!”. E sfregandosi gli occhi, a

mala pena riesce a trattenere le la-crime dalla gioia. Altri, tra la com-mozione e col pianto frenato in gola,col sorriso ritrovato, gridano: “No,è la realtà!”. Il contagio dell’alle-gria, dell’esultanza è generale. Ve-ramente, si dicono l’un l’altro: “DioTrinità ha ascoltato il nostro gridoe ha inviato Giovanni de Matha aliberarci”. Che cosa avrà fatto edetto senza indugio Giovanni restaavvolto nel silenzio del mistero.Oserei mettere sulle sue labbra ilprogramma di Gesù, proferito nel-la Sinagoga di Nazareth:

“ Lo Spirito del Signore è sopradi me; per questo mi ha consacra-to con l’unzione, e mi ha mandatoper annunziare ai poveri un lietomessaggio, per proclamare ai pri-gionieri la liberazione e ai ciechila vista; per rimettere in libertà glioppressi, e predicare un anno digrazia del Signore.” (Lc. 4,18-19)

Giovanni de Matha si presentadisarmato, vestito dell’unica armache salva e redime, l’amore, cheha in Dio Trinità, l’origine, e lameta. Senza dubbio, come affer-ma, di Lui, Innocenzo III, nel pre-ambolo della Bolla di approvazionedella Regola Trinitaria, Giovannicerca unicamente gli interessi diCristo.

Nelle carceri, il Fondatore invo-ca e supplica la Vergine Maria, pre-ga insieme con gli schiavi ed esor-ta loro a recitare il Credo, il Padrenostro e l’Ave Maria, come prescri-veva Odone de Soliac, Vescovo diParigi, che nel Sinodo del 1198,raccomandava: “Exhortetur po-pulum semper presbyter ad dicen-dam orationem dominicam, et Cre-do in Deum, et salutationem Bea-tae Virginis”). Il presbitero, esortisempre il popolo a recitare la pre-ghiera del Padre nostro, il Credo el’Ave Maria.

Giovanni terge le loro lacrime;come Gesù, diventa epifania dellatenerezza di Dio-Amore tra gli

Maria con la suapresenza illuminal’oscuritàdelle prigioni.E come nella visitaa Santa Elisabetta,inonda d’esultanzae di gioia ineffabilelo spiritodei più poveritra i poveri: gli schiavi

GIOIA GRANDE

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Anno Mariano

La Madonna non ti abbandona maiLa ricca eredità di Giovanni de Matha

PERCHÈ SIGNORE?a cura di P. Orlando Navarra

Tu sei il Padre di tutti

schiavi e li affida alla potente in-tercessione e protezione di Maria,invitando tutti a recitare, la piùantica antifona mariana: “Sotto latua protezione cerchiamo rifugio,Santa Madre di Dio; non disprez-zare le suppliche di noi che siamonella prova, e liberaci, da ognipericolo, o Vergine gloriosa e be-nedetta”. (Sub tuum praesidium,III sec.)

La Madre che “molte fiate aldimandar precorre” (Paradiso, c.XXXIII,Dante) ascolta la suppli-ca fiduciosa di Giovanni de Mathae degli schiavi: per tutti diviene ri-medio nella tribolazione, confortonelle afflizioni, speranza per i cuoriaffranti, salute, forza e redenzioneper gli schiavi. Maria con la suapresenza illumina l’oscurità delleprigioni; e come nella visita a SantaElisabetta, inonda d’esultanza e digioia ineffabile lo spirito dei piùpoveri tra i poveri, gli schiavi. Sul-le spalle degli schiavi redenti i fratiredentori, imponevano lo scapola-re, quale segno tangibile e visibiledella liberazione e d’essere ora, anuovo titolo, proprietà della Trini-tà. La Madonna del Buon Rimedio e San Giovanni de Matha, incisione sec. XVII

di P. Giovanni Martire Savina

Signore,in Te tutto è armoniae pace,tutto è luce e gioia.La Tua presenza è vita,la Tua bellezza rallegra ilcuore dell’uomo.La Tua parola ci salva,la Tua tenerezza si espan-de su tutte le creature.

Tu sei davvero la sorgentedella vita,Tu sei davvero la sorgentedell’amore.Tu vivi accanto a noi,anzi Tu vivi dentro di noie hai fatto di noi la tuadimora per sempre.Tu non dimentichi nessunacreatura

e per tutti hai sempre ungesto di amore e di bontà.Tu sei per noi come il sole,che dona sempre,senza stancarsi mai.Tu sei il nostro Dio,il nostro Pastore,il cuore del mondo,la vita eterna,il Padre universale.

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Istantanea

L’Anno Santodella Famiglia

IN CAMMINOIl pellegrinaggio come camminoverso Dio e di incontro con luiè un concetto molto caroalle pagine della Scrittura:è un avanzare nella fedee un crescere nella vita spirituale

I l prossimo 2 gennaio 2012, inoccasione del sessantesimo anni-versario dalla morte del VenerabileGiuseppe Di Donna, con la solen-ne Concelebrazione presieduta nel-la Cattedrale di Andria dal Prefettodella Congregazione dei Santi, ilCard. Angelo Amato, si aprirà unastagione di celebrazioni e di incon-tri non solo nella città di Andria main tutte le Comunità Trinitarie in Ita-lia e nel Mondo.

Nato a Rutigliano il 23 agosto1901, ultimo di nove figli da genito-ri agricoltori, Giuseppe Di Donnasentì la vocazione religiosa nell’Or-dine Trinitario perché attratto dallapredicazione di un Trinitario e il 12ottobre 1912 a 11 anni entrò nel col-legio di S. Lucia in Palestrina.

Nel 2013 ci saranno due ricorrenze molto impor-tanti per la storia dell’Ordine Trinitario: l’ottavo cen-tenario della morte di San Giovanni de Matha e il quar-to centenario della morte di San Giovanni Battista del-la Concezione, rispettivamente fondatore e riformato-re del nostro Ordine.

Il Signore ha voluto che siano avvicinate questericorrenze come un segno per comprendere iparallelismi tra i due Santi. Infatti, anche le date dellaFondazione e della Riforma dell’Ordine si avvicinaro-no in un unico centenario trascorso, come molti ri-corderanno, tredici anni fa (tra 1998 e 1999). Forsepuò sembrare un erudito gioco numerico, ma in realtàquesto ci porta a una conclusione molto interessante:infatti, i nostri Padri hanno vissuto e lavorato all’operalo stesso tempo, e hanno svolto anche un’attività al-quanto simile, sia nel campo legislativo, sia nelle fon-dazioni di diverse comunità, sia nelle relazioni con laChiesa e con le nazioni, dove l’Ordine si espandeva.In questo senso, il celebrare la loro morte nello stessoanno, dopo aver celebrato Fondazione e Riforma in-sieme, ci permetterà di rivedere il tempo passato inuna prospettiva di rinnovamento. Anche San GiovanniBattista fece l’esperienza che noi riviviamo ora, pro-prio quattro secoli dopo quella di San Giovani de Matha,e ha fondato tutto il suo operato nella riflessione dellaprima intuizione del Fondatore, la visione che noi ab-

Il 23 dicembre 1923 emise lasolenne professione religiosa.

Nel 1919 fu inviato a Livornoper il noviziato, quindi a Roma pergli studi di filosofia e teologia pres-so lo studentato di S. Crisogonofrequentando l’Università Gregoria-na.

Il 18 maggio 1924 fu ordinatosacerdote dal Cardinale Basilio Pom-pili. Il 21 giugno 1926, partenza daMarsiglia per il Madagascar comemissionario. Vi si prepara con uncorso di esercizi spirituali durante iquali il 26 marzo, venerdì di pas-sione, fa voto di immolazione cul-minante nello “sposalizio con la cro-ce”.

Dopo 12 anni di intensa attivitàmissionaria, il papa Pio XII volle

elevare il coraggioso missionarioalla dignità vescovile e lo elesseVescovo di Andria. Fu consacratovescovo il 31 marzo 1940 nellachiesa di S. Crisogono. Il motto delsuo stemma episcopale, mutuatodal suo ordine religioso, annuncia-va in sintesi il suo programma pa-storale: “Gloria Tibi Trinitas et Cap-tivis libertas”: una vita impegnataper la gloria del Dio uno e Trino eper la liberazione dell’uomo da ogniforma di schiavitù.

Entrò in diocesi il 5 maggio suc-cessivo.

È stato il Vescovo della secon-da guerra mondiale, durante la qua-le non si sottrasse ad andare incon-tro alle necessità materiali e spiri-tuali dell’intera diocesi.

2013

GIUBILEO

TRINITARIO

8° Centenario della morte

di San Giovanni de Matha

4° Centenario della morte

di San Giovanni Battista

della Concezione

biamo ereditato come un tesoro perché è il nocciolodel nostro essere Trinitari, figli, a pari merito, di am-bedue i santi. Adesso, proprio quattrocento anni dopo,riviviamo e riproponiamo quel dono dello spirito do-natoci per ripensare insieme forse altri quattro secolidi gloria alla Santissima Trinità e di redenzione dellepersone in difficoltà.

In vista di questo grande progetto, l’OrdineTrinitario, in un invito aperto a tutta la Famiglia, havoluto indire un Anno Giubilare che ci aiuti a incorni-ciare tutte le iniziative di diversa indole che ogni co-munità, fraternità o singolo, possano intraprendere.Esso, come è scritto nel decreto, avrà inizio il 17 di-cembre 2013, giorno dell’ottavo centenario della mortedi San Giovanni de Matha, e terminerà il 14 febbraio

di P. Javier Carnerero PeñalverRICORRENZEI Centenari del Fondatore e del Riformatoreoccasione di grazia e di crescita nella santità

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23rinitàTL iberazione

Istantanea

di Luigi Schirinzi

A fine agosto 1951, di ritorno daLourdes dove si era recato in pelle-grinaggio, avvertì i primi sintomi delmale che lo aveva colpito. Sottopo-sto ad accertamenti nel Policlinicodi Bari, il Prof. Dell’Acqua diagno-sticò un terribile male. Si trattava dineoplasia polmonare con metastasialla colonna vertebrale.

Dopo una lunga e sofferta ma-lattia, il 2 gennaio 1952 morì inconcetto di santità. Quando la no-tizia si diffuse, tutto il popolo si di-resse in Cattedrale non solo per ren-dere omaggio alla salma, ma perrendere lode a Dio per questo Ve-scovo santo.

Il processo di beatificazione diMons. Di Donna, avviato sottol’episcopato di mons. Luigi Pirelli,

fu concluso in sede diocesana il 4luglio 1966 dal vescovo FrancescoBrusita, che il giorno 5 dello stessomese trasmise gli atti alla compe-tente Congregazione Romana.

Il papa Paolo VI con decreto del1° aprile 1969 autorizzò la prose-cuzione dell’iter procedurale.

A metà degli anni ’90 l’episco-pato pugliese all’unanimità ha rivol-to a Giovanni Paolo II una petizio-ne “perché sia accelerato il proces-so di beatificazione con il ricono-scimento delle virtù eroiche.

Con decreto “super virtutibus”il 3 luglio 2008 il papa BenedettoXVI nel concistoro ordinario lo haproclamato “Venerabile”, ricono-scendo le virtù eroiche vissute nel-le sua esistenza terrena.

Il 2 gennaio ad Andriail Card. Angelo Amato

Il VenerabileMons. Di Donna:60 anni dalla morte

2014, nel quattrocentesimo anniversario della mortedel Riformatore, San Giovanni Battista della Conce-zione.

L’Anno Giubilare si prospetta come un anno digrazia, con il dono dell’indulgenza che si potrà usu-fruire in tutte le case della Famiglia il giorno delle prin-cipali feste (le festività dei due santi, ma anche nellasolennità della SS.ma Trinità, nelle feste del SS.moRedentore, di Santa Agnese Seconda, ecc.) e tutti igiorni nei luoghi dove sono le reliquie o sono morti isanti, in Italia, per l’esattezza, nella chiesa di SanTommaso in Formis di Roma. Questa concessione cipropone questi luoghi sacri come santuari, luoghi d’in-contro con Dio, ai quali siamo chiamati ad andare conun senso di pellegrinaggio, un concetto molto caroalla Sacra Scrittura, come cammino che si fa con Dioe verso Dio, un cammino d’incontro, nell’avanzarenella fede, nel progredire nella vita spirituale, ma an-che un cammino di ritorno, penitenziale, di re-incon-tro con quel primo amore forse dimenticato o trascu-rato.

Nelle singole comunità o fraternità l’indizione del-l’Anno Santo si mette nell’obbligo dell’accoglienza: ipellegrini devono essere convocati, ospitati, congeda-ti. In occasione dell’Anno Giubilare sarà opportunofar sapere ai fedeli che si può usufruire di questa gra-zia. Le condizioni per lucrare l’indulgenza (sacramen-

to della penitenza, preghiera, ecc.) richiedono che lenostre Chiese e Cappelle siano aperte durante tutto obuona parte del giorno, che ci siano confessori, che siassistano i pellegrini nella preghiera.

Per il congedo potrà essere utile distribuire le bio-grafie dei nostri Padri, oppure la preghiera del Trisagio,oppure immaginette e dépliant, che possano ricordarel’esperienza vissuta. Nella chiesa di San Tommaso inFormis a Roma i pellegrini potranno giungere e lucra-re l’indulgenza in tutti i giorni dell’anno.

Ma dovranno essere pellegrini soprattutto i mem-bri della Famiglia Trinitaria: è difficile guidare o ac-compagnare gli altri se non ci si mette in cammino inprima persona.

Si potranno organizzare veri e propri pellegrinaggi,percorrendo, per esempio, in Roma i luoghi dei nostriPadri. Ma è soprattutto un itinerario interiore che bi-sogna fare, di formazione e di preghiera. Ognuno do-vrà nutrire del messaggio dei due Padri, un messaggiocomune e distinto, perché ciascuno possa compiere,come loro, una sintesi fedele e comunque propria.

Ogni comunità e fraternità, con il materiale che dicomune accordo prepareranno sia l’Ordine, sia le Pro-vincie, sia i Consigli dell’Ordine Secolare, dovrà fareil proprio progetto secondo le proprie possibilità siaper inserirsi nel piano comune, sia per vivere degna-mente il Giubileo nella propria casa.

Si concede indulgenza plenariaall’Ordine della SantissimaTrinità nei giorni di memorialiturgica del beato DomenicoIturrate e del Santo Nome diMaria. La concessione vale persette anni.

Si concede indulgenza plenariaalle Monache dell’Ordine dellaSantissima Trinità in memoriadella beata Francesca dell’Incar-nazione, vergine e martire. Laconcessione vale per sette anni.

DALLA PENITENZERIA APOSTOLICA INDULGENZE E CONCESSIONI

1. Per i membri della FamigliaTrinitaria- Indulgenza plenaria, che si puòottenere un qualunque giornodell’anno, alle condizioni abituali,se si recita il Trisagio in unachiesa o oratorio, o in una comuni-tà religiosa, o in una associazionedi fedeli, in famiglia o in unariunione;

- Indulgenza parziale se si recita inaltre circostanze.

2. Per tutti i fedeli:- Indulgenza plenaria se si recitail Trisagio nelle chiese o oratoridella Famiglia Trinitaria;

- Indulgenza parziale se almenosi recita il Trisagio con cuorecontrito. Importante: questaconcessione vale per sette anni.

Indulgenze per chi recita il Trisagio della Santissima Trinità

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24 rinitàTL iberazione

Lo scaffale del mese

G. RAVASIChi seiSignore?

16,00euro

18,00euro

59,00euro

13,00euro

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D. TETTAMANZIAlle sorgentidella vita

A. CENCINIPer amore,con amore...

R. M. SRUBASLa cittàdella preghiera

Gesù di Nazaret: dalleapparizioni presso ilsepolcro alla cena diEmmaus, la storia diun incontro che sollevainterrogativi e non puòlasciare indifferenti.Nella storia dellacultura Gesù è semprestato una «segno»impossibile da evitare,con il quale fare iconti, da abbracciare oda respingere. Incon-trarlo non può mailasciare indifferenti: nelrapporto con lui sigioca, infatti, qualcosadi significativo per lavita di ognuno. In chesenso fu un “segno”per quanti lo incontra-rono? Dai concitatieventi di una lontanaPasqua di duemila annifa prende l’avvio unastoria di confronti escontri. Una storia diarte, di pensiero, dirigetti veementi, diappropriazioni indebite,di degenerazioni, diamori appassionati finoal martirio: il cardinaleRavasi ripercorrequeste storia in paginesincere e appassionate.

Unite, divise,ricomposte, traballanti.Le famiglie di oggiviste dal cardinaleTettamanzi. Il libroaffronta il tema dellafamiglia con discrezio-ne, umiltà e rispetto,per capirne le difficol-tà, i bisogni, ma anchele indubbie potenzialità.Una riflessione serenae ricca di umanità,rivolta anche a queinuclei familiari lecoppie di fatto, lecoppie che hannodovuto confrontarsicon la separazione o ildivorzio - verso lequali in passato laChiesa sapeva pronun-ciare solo parole dirimprovero o dicondanna, e nei cuiconfronti Tettamanziha mostrato da sempreuna particolare atten-zione. Il volumeaffronta anche i temidell’educazione, ilrapporto genitori-figli,l’alleanza tra scuola efamiglia, il lavoro e laqualità della vita, iproblemi di salute, lefamiglie dei migranti.

Da anni l’autoresviluppa un interessan-te modello di ricercainterdisciplinare -psicologica, spirituale eteologica - in vista diuno sviluppo integraledella vita consacrata.Se la scelta della vitacelibataria è fatta Peramore (prima parte) eva interpretata emanifestata Con amore(seconda parte), tuttal’esistenza del celibe vavissuta Nell’amore(terza parte). Il testoraccoglie la trilogia giàpubblicata in tre volumiseparati.

I cristiani conosconobene il resoconto diMatteo delle tentazionidi Gesù nel deserto. Èperò probabile che nonconosciamo abbastan-za i detti dei Padri edelle Madri del Deser-to. L’autrice di questolibro offre una raccoltadi riflessioni ispiratedalla saggezza diqueste figure. I lettoripossono così rifletteresu temi quali la solitu-dine e la perseveranza,la malattia e l’umiltà.Ne saranno ispirati espronati, confortati esostenuti.

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Lo scaffale del mese

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13,00euro

14,50euro

P. RUSCIOQuella voltaun Angelo

M. GIANOLABuon Natale,piccolo Gesù

11,00euro

6,50euro

J. T. MENDONCAIl tesoronascosto

L. MAISTRELLOAvventodi speranza

In questo libro, dieciuomini e dieci donnedel mondo dellacultura, dello spettaco-lo e dello sport, daLucio Dalla a EnnioMorricone, da France-sca Archibugi aFabrizio Gifuni, daCarla Fracci ad AlessiaFilippi e tanti altri,raccontano i loroangeli: gente in carneed ossa che per lorohanno indicato strade,hanno acceso entusia-smi e sostenuto scelteimportanti.Gli angeli sono gliincontri che i protago-nisti hanno deciso dinon sottovalutare,anche quando poteva-no essere scomodi eimprevisti, oppurecosì semplici dasembrare insignificantisuggerendo cosìalcune riflessioni sullapositività della vita,sulla ricchezza del-l’amicizia e dellasolidarietà.Il volume è arricchitoda belle foto in biancoe nero di VeronicaMarica.

L’Autore, teologo epoeta, una delle vocipiù accreditate delPortogallo contempo-raneo impegnato neldialogo tra cristianesi-mo e cultura, prendespunto da alcunepagine bibliche cheevidenziano la dimen-sione della ricerca (peresempio, l’episodio delroveto ardente, laparabola della dracmaperduta, la chiamata diAbramo), per articola-re il suo commentospesso sostenuto dacitazioni di autori comeSimone Weil, ThomasStearns Eliot, PaulClaudel, Etty Hillesum,Benedetto XVI, SørenKierkegaard, DietrichBonhoeffer…Autori vissuti inepoche diverse, manostri contemporaneiin quanto cercatori,come lo sono i santi, ipensatori.Il volume permettecosì di affrontare inmodo semplice marigoroso le questionifondamentali della vitaspirituale.

Un bellissimo librocartonato in cui ognipagina è sagomata suicontorni delle figure,per raccontare aipiccoli la storia delNatale, attraversoimmagini moltocolorate e dai trattimorbidi e rotondi, checatturano lo sguardodei bambini. Il libro èstato pensato in modotale che, posizionando-lo verticalmente su unpiano, è possibilecostruire il propriopresepe con tutti ipersonaggi in ammira-zione del piccolo Gesù.

Il testo è strutturato inmaniera semplice: dopoil Vangelo segue unbreve commento chemira ad attualizzare laparola di Dio nella vitapersonale e nellacomunità. Segue unapreghiera compostadall’autore in pienasintonia con la rifles-sione proposta. È untesto che aiuta a unapresa di coscienza dellapropria realtà e deglieventi che caratterizza-no la nostra storia, perintraprendere quelcammino spirituale checonduce a Betlemme.

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Presenza

QuiRoma

A San Crisogono 7 giovani rinnovano i votidi P. Angelo Buccarello

“Lo Spirito del Signore è sopradi me, per questo mi ha consacra-to con l’unzione e mi ha mandatoper annunziare ai poveri un lietomessaggio, per proclamare ai pri-gionieri la liberazione...per rimette-re in libertà gli oppressi” (Lc 4, 18).Queste parole scritte in carattericubitali lungo tre pareti della cap-pella, coro della nostra comunità,hanno fatto da cornice al rito sem-plice ma di grande significato chesi è svolto domenica 9 ottobre seraa S. Crisogono durante i Vespri.Sette giovani, alcuni già professi dadue anni, hanno rinnovato la loroprofessione per un anno. Il P.Saverio Murano, ministro dellacasa, delegato dal P. Provinciale, haricevuto il rinnovo dei voti dei fra-telli: Tien, Lang, Phong, Roberto,Pasquale, Huy e Bang. Il Vangelodel giorno, parlava proprio dell’in-vito al Banchetto del Cielo e il pa-dre Ministro, nelle parole di intro-duzione, l’ha fatto ben notare. Al-cuni invitati, secondo il Vangelo,hanno rifiutato l’invito: “voi, sedottida Cristo, non dal mondo con ‘laconcupiscenza della carne, la con-cupiscenza degli occhi e la super-bia della vita’ avete detto ‘sì’ e rin-novate il dono della vostra vita, perun anno ancora”. “Che questo rin-novo - diceva - dia nuovo vigoreed entusiasmo al vostro desideriodi essere glorificatori della Trinitàe liberatori dei fratelli schiavi”. Alrito erano presenti e testimoni nonsolo tutta la comunità, ma anche laTrinità e la Vergine Maria, rappre-sentati dall’immagine che dominasull’altare, assieme ai SantiFondatori, dove si legge anche ilmotto che definisce le note distin-tive dei trinitari da otto secoli: Glo-ria Tibi Trinitas et Captivis Libertas.

I sette fratelli hanno rinnovatola loro professione in attesa dellaconsacrazione definitiva. Fr. Fran-cesco Prontera lo ha già fatto unmese fa (dovevano essere otto; unopurtroppo ci ha lasciati; è ritornato

in famiglia: altra vocazione? Sedot-to dal mondo? da altri interessi?).La vocazione, è dono e mistero,diceva ancora P. Saverio, che ri-cordava come dei suoi compagnientrati a Gagliano nel 1949 era ri-masto solo lui, che oggi ha più di50 anni di professione solenne.Qual è il segreto per essere fedeli eperseveranti? visto che, se ogni vitacomporta delle difficoltà e rinun-zie, la nostra non è di meno? Avereuna grande intimità e forte unionecon Dio, insisteva ancora il nostroMinistro, coltivata con momenti dipreghiera, di contatto intimo conDio e i sacramenti. Andare insom-ma all’essenziale. Perché il religio-so più che uno specialista in scien-ze o altro è soprattutto un uomo diDio, quindi di preghiera.

E il trinitario, appunto perchétrinitario, è un uomo di relazione;non vive per se stesso, ma per glialtri. Un estroverso insomma, comedice in una preghiera, don ToninoBello: ”Spirito Santo, donaci il gu-sto di sentirci estroversi. Rivolticioè verso il mondo, che non è unaspecie di chiesa mancata, mal’oggetto ultimo di quell’incontenibileamore, per il quale la Chiesa stessaè stata costituita…”. L’Ordinetrinitario esiste per la liberazione de-gli schiavi.Tanti auguri allora e co-raggio a tutti! Il rito si è conclusocol canto della Salve Regina, pro-pria dell’Ordine. Il giorno prima erastata celebrata la Solennità dellaMadre del Buon Rimedio concluden-do il cinquantenario della sua pro-clamazione a patrona dell’Ordine.

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Presenza

di Nicola Calbi

Laici del centro-nord: svolta nei convegni

QuiRoma

L’Associazione “San Giovannide Matha” dell’Ordine SecolareTrinitario della provincia religiosadell’Italia centro-settentrionale hacelebrato, dal 5 all’8 ottobre 2011,il suo convegno annuale di incon-tro, di formazione e di analisi dellarealtà sociale, alla luce della Dottri-na Sociale della Chiesa, studiata conriferimento al carisma trinitario.Sede del convegno, ancora unavolta, è stata la “Casa per EserciziSpirituali dei Passionisti” P.zza SS.Giovanni e Paolo, 13 Roma. Sonointervenuti fratelli e sorelle in rap-presentanza delle nostre Fraternitàdella Liguria, Lombardia, Marche,Toscana, Abruzzo e Lazio. La glo-balità dell’attuale crisi economica efinanziaria suggerì al consiglio pro-vinciale dell’Associazione, nella se-duta del 26-27 marzo 2011 di ap-provare, come tema del convegno,“La spiritualità e l’apostolato dei laicinella Dottrina Sociale della Chiesa”,nella quale si trovano spunti di ri-flessione, suggerimenti concreti erichiami ai valori evangelici, cheportati avanti nella società da laici,economisti e politici cattolici, po-trebbero dare un significativo e nonmarginale contributo per bloccarel’impatto devastante della crisi sul-le popolazioni e per fondare su nuo-vi principi - quelli dello spirito - lanuova economia sempre più globa-lizzata. La Presidenza ha individua-to variazioni del tema generale, chehanno sviluppato i seguenti argo-menti: “L’aspetto storico della Dot-trina Sociale della Chiesa e i princi-pi generali” presentato da PadreThierry Knecht, consigliere gene-rale, in sostituzione di Suor ValeriaMarchi esperta della D.S.C., impos-sibilitata all’improvviso a partecipa-re; “La Dottrina Sociale della Chie-sa e la nuova evangelizzazione” diPadre Pedro Aliaga Asensio, consi-gliere generale; “La spiritualità el’apostolato dei laici nella DottrinaSociale della Chiesa” di prof. Ni-cola Calbi, presidente dell’Associa-

zione. Alle relazioni è seguita la di-scussione dell’assemblea con i re-latori nella quale veniva messo inevidenza l’interesse dei partecipantiper l’attualità del tema prescelto. Irelatori sono riusciti a trasmettereall’uditorio la convinzione che laDottrina Sociale della Chiesa, difronte a una crisi che non è soltan-to economica, può indicare, ai laicicattolici, una via di uscita che con-siste essenzialmente nell’aperturadella ragione e del cuore a Dio, pertrovare una diversa prospettiva del-la vita sociale, da costruire sui fon-damenti del bene comune, dellasolidarietà, della gratuità e della fra-ternità universale. Le tre relazionihanno costituito soltanto l’inizio delnostro aggiornamento sul magiste-ro sociale della chiesa, che conti-nuerà nel prossimo futuro; studioe diffusione della Dottrina Socialeattraverso le iniziative che, nel pro-prio territorio, le varie Fraternitàsaranno in grado di prendere, incollaborazione con altre Associazio-ni. L’approfondimento e la diffu-sione della Dottrina Sociale dellaChiesa è compito proprio e pecu-liare dei laici nelle varie Associazio-ni ecclesiali, immersi nel mistero diDio e pienamente inseriti nelle real-tà temporali della società, le qualida essi aspettano di essere liberatee destinate a trasformarsi e a giun-gere al loro compimento escatolo-gico e trascendente in Cristo. I lai-ci, con la Dottrina Sociale della

Chiesa, vogliono attestare dinanzial mondo che Cristo, anche oggi èpresente, vivo e reale nella storia: iltempo non lo contiene e non lo con-suma. La sua presenza illumina lastoria verso il suo destino trascen-dente. Al tema principale sulla Dot-trina Sociale della Chiesa sono sta-te aggiunte altre tre relazioni riguar-danti la vita interna della FamigliaTrinitaria: “Madre Maria TeresaCucchiari: un progetto nuovo nellaChiesa” di Madre Maria ClotildeTesta, madre generale della Con-gregazione delle Suore della SS.maTrinità; “L’Assemblea Intertrinita-ria di Avila 2011. Eredità ed aspet-tative” di Teresa Gervasi Rabitti,presidente emerita del CILT; “Sto-ria del Trisagio trinitario e le indul-genze annesse dal Decreto dellaPenitenzieria Apostolica del 24 ago-sto 2011” di Padre Saverio Carne-rero Peñalver, procuratore genera-le dell’Ordine della SS.ma Trinità.Il convegno si è concluso il giornodella solennità di Maria SS.ma Ma-dre del Buon Rimedio con la pre-senza del ministro generale, PadreJosé Narlaly che ha presieduto lacelebrazione eucaristica nel nostrosantuario di San Tommaso in For-mis, con un’appassionata omelia diincoraggiamento ai laici trinitari diportare nel mondo la loro testimo-nianza, tanto più efficace quanto piùproveniente dalla nostra intimità conCristo sotto la protezione della Ma-dre del Buon Rimedio.

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Presenza

QuiSommaVesuviana

Ripartire dai giovaniGiovanni Paolo II alla vigilia del GMG 2002, affer-

mò quanto segue: “Cari giovani lasciatevi conquistaredalla luce di Cristo e fatevi annunciatori nell’ambientein cui vivete. Non aspettate di avere più anni per av-venturarvi nella vita della Santità. Non abbiate paura dispalancare le porte a Cristo!”. Intanto è la parrocchiaCollegiata di Somma Vesuviana che apre le porte aigiovani del quartiere e li chiama ad essere protagonistidel cammino pastorale di questa comunità. I giovanihanno risposto numerosi a questo invito, segno evi-dente che reclamano il bisogno di essere accolti, gui-dati, stimolati. Con una solenne CelebrazioneEucaristica, presieduta da padre Costanzo e animatada numerosi giovani, nella splendida cornice della Chie-sa Collegiata, si è dato il via a questo nuovo camminoche speriamo porti abbondanti frutti sia nella vita deigiovani sia per l’intera comunità. La presenza di tantigiovani ha segnato di gioia indicibile di tutta la comu-nità e irradiato e contagiato tutto il quartiere. È neces-saria quindi una riflessione: con questo episodio a qualesfida siamo chiamati a rispondere? Questa domandaci riporta a interrogarci sulla nostra responsabilità neiloro confronti. I giovani rappresentano una vera ri-sorsa per le comunità cristiane e per la società intera.Scommettere su di loro ed aiutarli a diventare i veriapostoli e costruttori della società del domani, è que-sta la priorità della nostra comunità parrocchiale in uncontesto di vera emergenza educativa. Formare que-sti giovani significa dunque trasmettere loro il valoredella vita e la dignità di persona. Come fare dunque adaiutare il giovane a realizzarsi come spirito dotato dicoscienza, libertà, riflessione? Ora, l’unico modellopiù appropriato alla realizzazione del giovane e che ri-sponde alle caratteristiche prima elencate penso siasolo Gesù. Gesù è colui che più di qualunque altro haindicato un cammino sicuro da poter percorrere e chepiù di tutti i modelli offerti dalla nostra società indicacome orientare bene la nostra vita e con il bene allavera realizzazione. Insegnare dunque a vivere per glialtri e la definizione di prossimità è insegnare al giova-ne non solo a diventare persona ma a godere piena-mente del dono della vita gratuitamente elargito da Dio.Lascio questa meditazione con una domanda che cre-do tutti si facciano: “ma come può l’uomo misero,inutile, piccola particella nell’immensità dell’universofarsi simile a Gesù?” I giovani sono coloro che conl’esperienza degli adulti saranno gli artefici del futurodi questa società degenerante. Sarà un compito moltoarduo per loro di salvare questo mondo fragile. Seriescono a contemplarsi nella vita di Gesù, a sentirlocome amico con cui confidarsi, penso sapranno farecose positive diventando veri figli di Dio e modello aloro volta dei bambini che li seguiranno.

di Angela Auletta

QuiAlbania

Riceviamo e pubblichiamo la testimonianza di SuorBenedetta, religiosa di origini albanesi.

Voglio parlarvi della fede del mio nonno materno,ancora vivente. Si chiama Nicola, di nazionalità albane-se, ed ha 97 anni. È lucido di mente come un giovanema purtroppo sente poco ed è ormai cieco. Otre adessere un uomo saggio (“burre i urte”) come lo hannosempre definito i suoi compaesani, è una persona digrande fede. La fede è stato il faro luminoso e la suaforza in tutta la sua vita, ma soprattutto nel duro perio-do del regime comunista. Niente e nessuno ha potutosradicare mai la fede dal suo cuore: nel silenzio e nelnascondimento ha pregato sempre. Io ero molto picco-la, ma ricordo il nonno che si appartava spesso in unangolo del cortile, tutto solo, a pregare tenendo in manouna corona fatta con nocciole di ulive. Lui stava a lun-go raccolto in preghiera, ma a me sembrava uno “fuoridi testa” che parlava da solo. Anzi, tremenda com’ero,più volte lo disturbavo chiamandolo “plak matuf”, cioè,vecchio rimbambito. Ma egli continuava la sua preghierasenza far caso alle mie chiacchiere. Pregava prima edopo i pasti, ma senza fare capire le parole: l’unica pa-rola che capivo era il nome di “Maria”, e quando glichiedevo spiegazione mi rispondeva: ‘Maria è una si-gnora molto buona’. Ma non poteva dirmi altro per pa-ura che io raccontassi a scuola sapendo che le conse-guenze erano gravi (carcerazione, licenziamento dal la-voro, ecc.) se i comunisti si accorgevano che lui pre-gava. Un altro episodio che mi è rimasto fortementeimpresso, è il fatto che ogni notte, insieme alla nonna,si alzava a pregare con una candela accesa recitando ilrosario e altre preghiere. Molte le sapeva a memoria maaltre le leggeva in un piccolo libro, l’unico oggetto sa-cro che ha potuto conservare dentro un materasso dipaglia. Nel suo cuore celebrava tutte le feste e digiuna-va soprattutto nei tempi forti liturgici. Anzi, con grandeprudenza e saggezza, faceva ricordare anche agli altricredenti del paese le ricorrenze delle feste e i tempi deldigiuno. Un ultima cosa che vorrei raccontare è un so-gno profetico, direi. Due anni prima che crollasse ilregime comunista, soggnò la Madonna che gli prean-nunciava entro due anni la caduta del regime e la riaper-tura delle chiese. A distanze di due mesi esatti, si è ria-perta la prima Chiesa a Scutari. Saputo ciò si è profon-damente commosso e piangendo di gioia ha baciato laterra lodando e ringraziando Dio per questo miracologrande. Mi fermo qui per non stancarvi di leggere, e mipermetto di dire che la mia vocazione è un grande donodi Dio, ma è anche frutto della sua fede e del grandeamore verso il Signore. Ogni volta che vado a trovarlo,si commuove di gioia e non fa altro che parlarmi di Dio.La sua presenza, le sue parole e ogni suo atteggiamentosono una ricarica spirituale per me.

di Suor Benedetta Gijoka

La fede di mio nonno

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Presenza

Quanto è straordinario il quotidiano...Durante l’estate e nello scorcio

d’autunno nel Santuario della Ma-donna del Tufo non si sono verifi-cati fatti straordinari degni di cro-naca, pur non essendo mancateoccasioni di celebrazioni importan-ti, appuntamenti che ogni anno sirinnovano: l’Assunzione, la festadella Madonna a cui è dedicata laChiesa, la Messa notturna prece-duta dalla veglia per solennizzare,secondo la tradizione trinitaria, lanascita di Maria ed altre ricorrenzeproprie dell’Ordine nei mesi di set-tembre ed ottobre.

Per i fedeli momenti senza dub-bio forti, di partecipazione viva, consegni di devozione individuali e col-lettivi ma, al di sopra di tutto que-sto, ciò che fa di un Santuario unarealtà diversa da quella delle altrechiese è la scoperta dello “straor-dinario” nell’ordinario dellaquotidianità. Se di un santuario sidice che “è un luogo privilegiato perfare esperienza della presenza diDio” ciò significa che questo luo-go ha una specifica funzione nelcammino dell’uomo. La visita ad unsantuario, sia essa occasionale oprogrammata, grazie all’atmosferadi raccoglimento e silenzio checontraddistingue l’ambiente, con laconseguente disponibilità di unospazio temporale adatto ad una se-rena riflessione, a chi si mette inricerca facilita il ritrovamento divalori smarriti o la scoperta di unsignificato nuovo da dare alla vita.Nel Santuario della Madonna delTufo a produrre questo effetto puòbastare anche un piccolo e sempli-ce elemento: il sottofondo di uncanto gregoriano, un raggio di soleche va ad incontrarsi con il volto diMaria, una luce azzurra che trasparedalla tovaglia dell’altare, la letturadi uno spunto di meditazione chedi tanto in tanto compare inbacheca, una parola scambiata conil sacerdote o con un altro fedeleche permette di aprire il cuore inun momento di sconforto. Occa-

di Paola Casetti

l’altro. Sono in tanti a riconoscerenel Santuario questo quid,impalpabile ma concreto. Uomini edonne, molti dei quali pronti a corri-spondervi attraverso la disponibilitànel fornire qualche servizio utile, af-fiancandosi l’un l’altro, a secondadelle proprie attitudini e capacità, inuno spirito di condivisione che su-pera ogni differenza di etnia, età ecultura. Questo “qualcosa” è undono a sorpresa, un bene gratuitodal quale, per chi ha fede, non èestranea la partecipazione di Mariache veglia sui suoi figli ed intervienenei modi più diversi pur di non la-sciarli soli nei momenti di difficoltàe di malinconia. Ognuno, frequen-tando il Santuario, trova un propriopunto di riferimento per raccoglier-si in preghiera o per fare esperienzadel silenzio interiore: una cappella,un inginocchiatoio, un’immagine.In breve, nel Santuario della Madon-na del Tufo ci si sente a casa, “si fafamiglia”. Si avverte una sovrabbon-danza di grazia di Dio che, attraver-so la mediazione della Madonna,dilata le pareti della piccola Chiesain un ampio abbraccio per riceveresempre più figli, desiderosi di ricon-quistare fiducia in se stessi e di sen-tirsi accolti con calore umano.

sioni da cui può scaturire un fiumedi bene che rigenera l’anima. ARocca di Papa, tra le mura del San-tuario, si sono verificati incontri,puramente occasionali, trasforma-tisi col tempo in amicizie solide esincere, basate su un rapporto di re-ciprocità che, a sua volta, inevita-bilmente ha coinvolto e continua acoinvolgere altre persone in una ca-tena di solidarietà ed affetto. Qual-cosa di straordinario soprattutto algiorno d’oggi quando il ritmo fre-netico della vita impedisce di con-cedersi pause, di accorgersi di unapresenza accanto a noi, di ascoltare

Qui Polonia

Nella natura tra parrocchia e socialeA due ore di macchina a est di Cracovia si trova la bella località di Budziska,

cittadina che accoglie da tempo una comunità Trinitaria, appartenente alla dio-cesi di Sandomierz. I tre fratelli che formano la comunità, fra Jerzy Kpiski Mini-stro locale, fra Krzysztof Tessmer e fra Emil Kolaczyk, hanno creato un ambientefamiliare e giovanile, immerso nella natura. Oltre la casa, la comunità dispone di17 ettari di terreno, comprensivo di serre, dove viene coltivato biologicamente ilgrano e vari ortaggi. Il loro lavoro è coadiuvato da due persone che coabitanocon i frati. A livello pastorale, i frati collaborano con il parroco di Zofiówka-Szczebrzusz celebrando la messa dominicale. Fra Emil collobora pure al nuovoprogetto per un Centro di assistenza familiare nel quale sono coinvolti medici,avvocati, infermieri per seguire le famiglie bisognose in ogni campo. L’assisten-za spirituale è certo fondamentale, e in questo si inquadra la attività redentiva difra Emil come responsabile per i tossicodipendenti. Fra Krzysztof, da parte sua,sta studiando per il dottorato in teologia pastorale.

QuiRoccadi Papa

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Presenza

Al “CorriManfredonia”, spazio al sociale

QuiVenosa

di Filippo D’Argenzio

Dopo Bollnass 2004 (Svezia) e Liberec 2009 (Repubblica Ceca) i GlobalGames 2011, la più importante manifestazione mondiale dedicata ad atletidisabili, è approdata in Italia. Dal 24 Settembre al 4 Ottobre l’Italia è stata ilcentro del mondo dello sport per gli atleti disabili, con la delegazione italianache sfiderà gli atleti di 34 nazioni in rappresentanza dei 5 continenti. La mani-festazione ha portato nel nostro paese, nella regione Liguria: a Loano, Impe-ria, Varazze, Genova, Casella oltre 1000 atleti e 500 tra tecnici ed accompagna-tori. Questa edizione dei Global Games, oltre alla bellezza dell’evento in sé, haassunto un significato ancora più rilevante alla luce della importante decisio-ne di includere nuovamente nel programma della paralimpiadi di Londra 2012anche i nostri atleti. A questa terza edizione dei Global Games sono statepresenti per l’Italia le seguenti discipline sportive: Atletica Leggera,Nuoto, Calcio, Basket, Tennis Tavolo, Tennis,Canottaggio, Ciclismo. Il di-rettore del centro di riabilitazione dei Padri Trinitari di Venosa, Padre AngeloCipollone, è stato onorato della partecipazione nella delegazione italiana del-l’atleta Fanelli Francesco capitano della nazionale di basket, e del referentetecnico nazionale della disciplina del basket, l’educatore Santoliquido Dona-to. Da oltre 40 anni nell’istituto dei Padri Trinitari di Venosa, lo sport, conl’associazione sportiva San Giovanni De Matha, è una tra le tante terapieadottate per riabilitare i ragazzi ospiti del Centro. Francesco Fanelli è ospitedel Centro da diversi anni, e nel suo percorso di riabilitazione lo sport è statoun valido strumento di crescita anche umana, oltre alla pallacanestro haottenuto numerosi riconoscimenti nell’atletica e nell’equitazione, dove ga-reggia con gli atleti normodotati nel salto ad ostacoli.

Anche quest’anno si è svoltacon successo una nuova edizionedi “Corri Manfredonia”, manifesta-zione valida per il trofeo Corri Pu-glia riservato agli atleti Fidal dellaPuglia ed agli atleti Fisdir. Anchequesta 9° edizione è stata caratte-rizzata da alcune iniziative rivolte alsociale tra le quali la mostra foto-grafica sullo sport dei “diversamen-te abili”, sulla presentazione del li-bro di Vladimir Luxuria inerente ladiversità e la saltatrice in alto Anto-nella Bevilacqua insieme al primati-sta del mondo di maratona per ilC.I.P non vedenti ed altri testimo-nial d’eccezione che hanno dato vitaa questa iniziativa alla quale hannopartecipato gli atleti Fisdir, gli atletidella Fidal Giovanili e gli istituti sco-lastici dell’intera provincia di Fog-gia; ha visto anche atleti provenientidalla Campania, dalla Basilicata, dalLazio e da altre regioni limitrofe.Ancora una volta, più di venti ra-gazzi dell’istituto “Padri Trinitari”dell’associazione sportiva San Gio-vanni de Matha di Venosa hannopartecipato a tale iniziativa. Carichidi energia e di motivazione, l’8 ot-tobre i “nostri atleti”, accompagnatida due educatori, Filippo D’Argen-zio e Matteo Teora, con la collabo-razione di due ragazzi del serviziocivile, Lucia Pierro e Donato Mo-naco, si sono messi in viaggio perraggiungere la bella e caratteristicacittadina di Manfredonia ove si èsvolta la gara di atletica leggera.Abbiamo sostato dapprima in alber-go per consumare un breve pastoe dopo una passeggiata per le viedel centro, i “nostri sportivi” eranopronti per assistere e vivere unaindimenticabile emozione lunga peralcuni 800 metri, per altri 2 kilo-metri. La gara ha preso il via alleore 18.30 con il percorso dedicatoagli atleti della categoria agonisticae promozionale alla quale hannopartecipato la maggior parte deinostri ragazzi. Quest’ultima è ter-minata con la seguente classifica:

per il livello agonistico (2000 mt)Fanelli Antonio ha raggiunto il quin-to posto; a livello promozionale(800 mt) il secondo posto è andatoa Grosso Nicola, il terzo a ConeseGiovanni, il quarto a Mele France-sco e il quinto a Zazzera Luigi.Nuovamente, con tale appuntamen-to si è voluto esaltare il valore della“diversità” che purtroppo accomu-na tanta e tanta gente; pertanto èimportante ringraziare tutti coloroche si adoperano per la riuscita ditali iniziative che permettono al pro-

tagonista “disabile” di sentirsi allapari, insomma uno di noi.

Avendo vissuto in prima perso-na questa esperienza come ragazzidel servizio civile, non possiamo faraltro che dare a questa giornata unbel 10 e lode; una giornata fredda,caratterizzata da un forte vento, quelvento però, che per un istante haabbattuto la loro condizione di disa-gio permettendo a tutti di vivere unmomento indimenticabile, e vederesorgere il sole sul viso di tutti noi ciha fatto sentire realizzati.

Francesco Fanelli, capitanodella Nazionale di basket Fisdir

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Ultima Pagina

La “Piccola Via”di Teresa di Gesù Bambino

di Teresa Gervasi Rabitti

La celeberrima “Histoire d’une âme”, la biografiaautografa di Teresa Martin, venduta in milioni dicopie in tutto il mondo, anche non cristiano, trasmet-te un messaggio spirituale che si accoglie conrapidità ed entusiasmo.Ma che cosa ha Teresa di particolare, nel campo delladottrina, da aver meritato il ruolo di maestra spiritua-le, Dottore della Chiesa, accanto a nomi quali Agosti-no da Ippona, Tommaso d’Aquino,Caterina da Siena, Teresa d’Avila?Teresa di Lisieux - la delicata fanciulla che rifuggeperò da sdolcinature e superficialità, con una perso-nalità semplice e sensibile ma ben delineata, genialeed indipendente, plasmatasi pian pianocon la forza di una volontà decisa e di un umile efiducioso abbandono all’amore misericordiosodi Dio Padre e all’opera santificatrice del DivinoRedentore - ci indica la ”Piccola” ma sicura “Viadell’infanzia spirituale”.La “Piccola Via” di Teresa forma il terrapieno, labase di tutte le strade che portano alla sommità delmonte.In questa epoca di smarrimento di valori, il cuimalessere approda a mille rive, anche lontane dallanostra anima cristiana, la Chiesa maestra e madrerichiama alla meta ogni battezzato, sia religioso chelaico, sposato o singolo, giovane o anziano, perinvitarlo alla santità. Tutti siamo chiamati allasantità, alla revisione della nostra vita, giorno pergiorno, per la conversione del cuore, perché appar-teniamo alla comunione dei santi, abbiamo comemodello Cristo e tanti suoi discepoli santificati.Per questo motivo, mai come oggi, appaiono alnostro orizzonte, tra le figure tradizionali, tanti nuovisanti e sante proposti a conforto, sprone e modello dipopoli, etnie, congregazioni, movimenti, legati alcarisma del loro santo ed anche a modello di ognisingolo cristiano.Anche noi, della Famiglia Trinitaria sparsa nelmondo, abbiamo tanti Santi, ad iniziare dai SantiFondatori, Giovanni de Matha e Felice de Valois, etanti altri stupendi santi, religiosi, donne e laici,vissuti nell’arco di otto secoli.La santità è adesione al bene che è inscritto nel cuoredell’uomo, è coerenza, è testimonianza.Tutti abbiamo bisogno di santità che deve compiersiogni giorno, per non rimanere fermi, o regredire.Abbiamo il dovere di essere il sale della terra; quindi,non di comportarci più o meno bene, ma di impegnar-ci seriamente: la santità è apertura al bene - il beneper il bene - che ha il suo fascino, la sua forza diconquista; e in questo tempo per molti aspettimalefico, c’è molto bisogno di “odor di santità”,perché l’aria è ammorbata da tanta indecenza, tantovizio, sopruso, violenza.Teresa, maestra di sapienza celeste e ricca di espe-rienza interiore di Dio, insegna: “La santità nonconsiste in questa o in quella pratica, consiste in unadisposizione del cuore che ci fa umili e piccoli

SPIRITUALITÀ TRINITARIA

fra le braccia di Dio, coscienti della nostra debolezzae fiduciosi fino all’audacia nella sua bontà di Padre”.Teresa ci viene in aiuto con la sua semplicità che èchiarezza; con la sua fede che è anche fiducianella vittoria di Cristo risorto.Per le nostre miserie, le nostre debolezza, le delusionie gli inganni, ci viene in aiuto un “Dottore”,una donna la cui dottrina si rivela balsamo e nutri-mento, indirizzo e sprone; come Caterina che guida laChiesa ed il Papato; come Teresa d’Avila, che riformòil Carmelo ed indicò il percorso del “Castello interio-re”. La piccola carmelitana scalza vuol far cadere dalcielo “ una pioggia di rose” su questa povera umanitàspoetizzata, disincantata, tremebonda, sgomenta difronte a cataclismi di ogni genere che, se risultanoincontrollabili quando sono causati dalla natura oquando questa è offesa e trascurata, sono ancor piùdisastrosi quando avvengono per mano dell’uomo, ilpiccolo uomo che, anche quando conquista le vettedel potere, ha troppa sicumera e non considera lacaducità della sua posizione che può capovolgersi,come ammoniscono le pagine della storia.La “Piccola Via” dell’ascesi teresiana, spiccatamentecristologica può essere universalmente seguita,perché il Signore non domanda grandi cose, ma larisposta giornaliera e fa grandi le piccole cose. Teresala ritiene adatta a tutti gli uomini di buona volontà.“Ah! se le anime deboli ed imperfette, come la mia,sentissero ciò che io sento, nessuna dispererebbe diraggiungere la cima della montagna, perché Gesù nondomanda grandi azioni, ma soltanto l’abbandono e lariconoscenza”.In Teresa umiltà, confidenza, abbandono sonotradotti in pratica secondo la spiritualità evangelica. IlVangelo era il suo pane quotidiano; il Vangelo, doveDio è Amore e Padre; per Teresa, “Papa le bon Dieu”.L’esempio di Teresa rincuora, la sua esperienzaspirituale di fede invita a non perdere la fiducia, adandare avanti con fedeltà, malgrado tutto e controtutti, ancor quando, come lei, le forze fisiche sonoridotte al minimo perché minate dalla malattia, e lospirito è prostrato, la fede appannata: ma si tratta di “una sofferenza senza inquietudine - come dice Teresa- perché non mancherà la pace interiore, la pace delcuore”.Un’altra cosa Teresa ci indica con sicurezza: l’Amo-re, quell’amore che invade tutto, permea tuttoe getta luce sulla “follia della croce”, summit di tuttele croci del mondo. L’Amore che sublima lo spirito,che fa dell’uomo una persona, ed illumina l’umanesi-mo cristiano; l’Amore, soggetto privilegiato chetrascende ogni scienza umana, nella luce dellateologia, la scienza del soprannaturale.Ogni via è unica e irripetibile, ogni strada è personale,ma la “Piccola Via dello spirito dell’infanzia”, dottrinaoriginale e personale di Santa Teresa di Gesù Bambi-no e del Volto Santo, nella sua sostanza, nella suaprofonda spiritualità, è luce, serenità e sublime gioiaper tutti.

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32 rinitàTL iberazione

ROMA

NAPOLI

LIVORNO

PALESTRINAROCCA DI PAPA

CORI

SS. COSMA E DAMIANOESPERIA

ANDRIA

GAGLIANODEL CAPO

SOMMAVESUVIANA

VENOSABERNALDA

...E IN PIÙPROVINCIA S. GIOVANNI DE MATHA- MEXICO: 4 COMUNITÀ

PROVINCIA NATIVITÀ B.V.M.- POLONIA: 2 COMUNITÀ- BRASIL: 1 COMUNITÀ- CONGO-BRAZZAVILE: 1 COMUNITÀ- GABON: 1 COMUNITÀ

MEDEA

Le due ProvinceLe due ProvinceLe due ProvinceLe due ProvinceTrinitarie ItalianeTrinitarie ItalianeTrinitarie ItalianeTrinitarie Italianeverso l’Unificazioneverso l’Unificazioneverso l’Unificazioneverso l’Unificazione

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