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1 rinità T Liberazione Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale –70% DCB S1/LE A tu per tu con il Rettore dell’Università Telematica Pegaso Il riscatto dipende da noi stessi SOLENNITÀ DELLA SS. TRINITÀ T rinità Liberazione Periodico dei Trinitari in Italia www.trinitaeliberazione.it Anno III/n. 6 - 20 giugno 2011 ib razione nuova serie Il Messaggio all’Ordine del Ministro Generale A tu per tu con il Rettore dell’Università Telematica Pegaso GIOVANNI DI GIANDOMENICO GIOVANNI DI GIANDOMENICO Il riscatto dipende da noi stessi

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trinità e liberazione giugno 2011

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A tu per tu con il Rettore dell’Università Telematica Pegaso

Il riscatto dipendeda noi stessi

SOLENNITÀ DELLA SS. TRINITÀ

TrinitàL iberazionePeriodico dei Trinitari in Italiawww.trinitaeliberazione.it

Anno III/n. 6 - 20 giugno 2011

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Il Messaggio all’Ordinedel Ministro Generale

A tu per tu con il Rettore dell’Università Telematica Pegaso

GIOVANNI DI GIANDOMENICOGIOVANNI DI GIANDOMENICO

Il riscatto dipendeda noi stessi

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anno III numero 6

20 giugno 2011

LE RUBRICHE

3 EditorialeNicola PaparellaI falsi profeti

4 PrimopianoFr. José NarlalySiamo FamigliaCome la Trinità

6 OrizzontiP. Giovanni M. SavinaUna grande famiglia:nell’unico carismatanti campi di missione

11 Pensandoci beneP. Luca Volpe

13 Perché Signore?P. Orlando Navarra

20 Anno MarianoP. Pedro AliagaMaria sotto il titolodel Buon RimedioChiese e devozionenelle città italiane

24 Lo scaffale del mese

26 PresenzaMedeaLivornoRocca di PapaCoriRomaVenosa

I SERVIZI

8 Secondo le ScrittureL’esiliodoratodelle certezzecristianeAnna Maria Fiammata

10 ReportageMentre da noiil pane si sprecaa tonnellateP. Angelo Buccarello

12 Catechesi&vitaLa vignadevastataDa chiandremo?Franco Careglio

14 Magistero vivoIncertezzaesistenzialee doppiamoraleGiuseppina Capozzi

22 IstantaneaI GIOVANITRINITARIALLA GMGMADRID 2011

È già contoalla rovesciaper la famigliatrinitaria

L’OSPITEDEL MESE

16 A tu per tuProf. GiovanniDi GiandomenicoRettore dell’UniversitàTelematica Pegaso

Il riscattodipendeda noi stessiVincenzo Paticchio

Già Presidentedella Regione Molise

19 ApprofondimentiCura & Riabiltazione

Diritti umanie personecon disabilitàClaudio Ciavatta

som

mar

io

rinitàTL iberazioneaugura a tutti i lettori

buone vacanzee dà appuntamentoal prossimo numeroin uscita nel mesedi settembre 2011

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3rinitàTL iberazione

Editoriale

Nicola Paparella

Periodico dei Trinitari in Italia

Iscritto al n. 1020 del Registrodella Stampa del Tribunale di Lecce

il 30 aprile 2009

I falsi profetiSi può essere schiavi dellepersone o schiavi delle cose; sipuò soffrire nelle prigioni o frale maglie del vizio; si puòperdere la libertà nel paeseoppresso dai potenti o nelmercato attraversato dallosfruttamento e dal consumi-smo. E ci poi sono anche leschiavitù dello spirito, leprigioni dell’anima, le catenedella cultura, gli inganni dellafalsa morale, le oscurità dellemode, i veleni della propagan-da, le perfidie dellaquotidianità.E’ difficile liberare l’uomo daifalsi profeti. Essi dicono paroleche seducono, indicano lestrade del piacere e dellacomodità, prospettano ilsuccesso e non chiedono maigrandi fatiche. In cambio delconsenso offrono vantaggi edonori, delizie e godimenti,disinvoltura e spensieratezza.E’ facile credere ad un mondoprivo di regole, ad unasessualità slegata dal rispettodella persona, ad una famigliafondata sulla convenienza delmomento, ad una scuola chenon richieda alcuno sforzo, adun lavoro che non impegni, aduna libertà che tutto conceda.Il fatto è che alla lunga tuttoquesto si dimostra per quel cheè: un mondo falso ed inconsi-stente, come sono inconsistentile “isole dei famosi” o lespiagge dei reality show. Comeinconsistente si è dimostrata lafinanza creativa che ha illuso efatto sognare, per poi farpiangere e disperare.Una volta per riscattare iprigionieri bastava del denaro.Oggi, per liberare i popoli dallamiseria e dalla fame occorronoanche istruzione e formazione.Bisogna donare la vanga edoffrire cultura, perché inse-gnando ad usare la vanga, sipossa coltivare e produrre ciboe risorse con cui allontanare lafame e la miseria.Per liberare dai falsi profeti

DIRETTORE RESPONSABILENicola Paparella

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AMMINISTRATORE UNICOLuigi Buccarello

EDITORIALE

CONSULENZA EDITORIALEVincenzo Paticchio

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bisogna spingersi oltre, testi-moniando la fatica della ricer-ca, la perseveranza del con-fronto critico, la forza dellaverità e poi anche la severitàdel costume morale. Nel fortunato romanzo diUmberto Eco, Nel nome dellarosa, si leggono due righestraordinarie: “Guglielmo sipiegò in un inchino: ‘Sietesaggio anche quando sietesevero. Come volete’. ‘Se maifossi saggio, lo sarei perché soessere severo’, rispose l’Aba-te”.La persona severa non ponemai un peso soverchio sullespalle degli altri, né è rigida conl’altro più di quanto non sia conse medesima. Sa essere tolle-rante e persino indulgente neiconfronti di chi sbaglia, ma nonaltrettanto nei confronti delleragioni che inducono all’errore.Soprattutto non accetta icompromessi, non tollera lemezze misure, non concedeammiccamenti, non cerca lescorciatoie. Non gioca con idesideri scambiandoli perbisogni e sa dire di no ai deside-ri tanto quanto sa accogliere esoddisfare i bisogni.Non è difficile riconoscere ifalsi profeti. Ricordate: “dalleloro opere li riconoscerete”. Ildifficile è trovare le risorse e leenergie per non farsi sugge-stionare dai loro richiami.Verità e severità liberano daifalsi profeti. Ma la cultura deinostri giorni ha allontanato laverità dalla fatica delle ricercae dal sacrificio del confrontocritico, e così ci ha messo fra lemani non più la verità, ma lapropaganda, e ci ha propostonon più la severità, ma l’aggiu-stamento del consenso…Forse abbiamo bisogno dimeditare e ritrovare il gustodella via stretta che conducenella luminosa valle dellasaggezza dove verità e severitàci mettono al riparo dellesuggestioni dei falsi profeti.

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Primopiano

Cari fratelli e sorelle della Famgliatrinitaria, vi scrivo in occasione

della Solennità della Santissima Trini-tà per augurarvi prima di tutto unabuona festa e prego perché la presen-za di Dio Uno e Trino, sorgente e mo-dello della nostra vita di comunione,fecondi la nostra vita comunitaria eapostolica.

Un’importante ricorrenza mi offrel’occasione di parlare della FamigliaTrinitaria. Il progetto della FamigliaTrinitaria come noi l’abbiamo svilup-pato da ormai venticinque anni. Essoinfatti è stato proposto effettivamen-te nell’incontro di Majadahonda il1986. È tempo dunque di trovare iltempo per riflettere e dare un nuovoavvio, con una veduta più ampia euna mobilitazione più generale. È ver-so ciò d’altronde che ci spinge la pros-sima Assemblea Intertrinitaria di Avila,che abbiamo convocato e accompa-gnato.

L’idea e il fatto di una Famiglia cherisale allo stesso Giovanni de Mathae partecipa del suo carisma, contri-buisce a dare un volto alla sua spiri-tualità e al suo apostolato.

È sufficiente leggere la Regola eimmaginare la vita della DomusTrinitatis. Giovanni de Matha com-prende sin dalle origini che è impor-tante riunire le forze per compiere lamissione che gli è stata affidata. No-nostante le difficoltà, si unisce a per-sone di differenti estrazioni, domina-te da un desiderio comune: risponde-re al problema della schiavitù, deipoveri e dei malati.

L’Ordine ha conservato questaidea e l’ha sviluppata. Con la fonda-zione di alcuni istituti e l’unione dialtri, ha formato i tre gruppi tradizio-nali: religiosi, monache e terz’ordine(religiose e laici). I diversi ministri ge-nerali hanno così dato corpo a que-sto progetto, secondo ciò che la Chie-sa e la società civile della rispettivaepoca hanno suggerito e autorizzato.

Intorno a questo nucleo sonosbocciate nuove forme dello spiritotrinitario conservando tuttavia sem-pre il riferimento ad un’ unica appar-tenenza spirituale.

Il Concilio Vaticano II ha invitatoa rileggere le proprie origini in vistadell’aggiornamento voluto dalla Chie-sa. L’Ordine e i diversi gruppi hannopreso coscienza di ciò che le sfideattuali pongono, in termini nuovi, sulproblema dell’unità e della comunio-ne tra le differenti branche che si ri-fanno a Giovanni de Matha come fon-datore. Majadahonda ha dunque ri-cordato che la Famiglia Trinitaria èuna realtà ecclesiale, ed esprime nellaChiesa la vocazione dei suoi differenti

membri per compiere una missioneparticolare secondo lo spirito di Gio-vanni de Matha. Essa esprime, cosìin corrispondenza con ciò che la Chie-sa ha detto di se stessa, la comunio-ne dei diversi ministeri al servizio delpopolo di Dio; questa integra diversitipi di vocazioni particolari, per que-sto manifesta la ricchezza del carismadel Fondatore. La medesima, svilup-pa una spiritualità originale, di na-tura carismatica, che arricchisce l’in-tero corpo della Chiesa ,e in partico-lare, presenta un modello di liberazio-ne cristiano.

Così considerata nel mistero del-la Chiesa, la Famiglia Trinitaria è chia-mata a definire la propria identità, lasua missione e le sue forme alla lucedelle dimensioni essenziali ecclesiali,e dunque di esprimersi in termini divocazione, di missione, di servizio, ditestimonianza, di comunione, di sto-ria, di aggiornamento permanente, ealtre componenti essenziali della suarealtà.

La straordinaria ampiezza e la com-plessità dei problemi della schiavitùodierna, spingono il nostro zelo adaccentuare la mutua collaborazione.Certamente, non si tratta soltanto diuna semplice “strategia dell’azione”dalla prospettiva umana; ma si trattadi affrontare insieme un futuro allaluce del Vangelo, con il dinamismodella speranza cristiana e sotto la pro-tezione dell’azione divina che stabili-sce il suo Regno nella storia umana.

Dopo aver individuato i gruppi;coloro che già si sono uniti a noi, si

sono rinnovati, rinforzati e curati; al-tri gruppi hanno formalmente doman-dato l’appartenenza, e altri ancorahanno visto il nascere nella fecondafase che è seguita al Concilio.L’“ insieme” ha iniziato a funzionarecon una nuova forma di comunica-zione: più frequente, più organica, piùsostanziale e unitaria, più desideratae ricercata. Anche la Famiglia Trinita-ria è entrata concretamente nella co-scienza dell’Ordine e dei gruppi chesi rifanno ad esso, ed è divenuto piùvisibile; il Copefat ne è una testimo-nianza.

Poco a poco, che si rinnovano al-tri aspetti della nostra vita, la Fami-glia si manifesta con più chiarezza, re-sponsabilità e possibilità. All’inizio,forse, ci siamo sentiti a nostro agioparlando della Famiglia Trinitaria. Colpassare del tempo, l’approfondimen-to dell’idea e l’esperienza positiva, cihanno fatto familiarizzare con essa.Oggi non possiamo e non dobbiamosoprassedere.

Abbiamo, quindi, bisogno di pas-sare dalle dichiarazione di intenzionee dalle ricche affermazioni dottrinali,ad un lavoro concreto più aperto epositivo. Certamente ci rallegriamoche poco a poco la collaborazioneintertrinitaria prende forma nei diffe-renti settori della pastorale condivisacome in quella penitanziaria, nell’aiu-to ai bisognosi, nei momenti di pre-ghiera o di ritiri in comune, ecc. Sot-tolinierei quindi, un’opera molto par-ticolare che celebrerà, il 21 novembreprossimo, il IVº centenario della sua

Questione di identitàMutua collaborazione Dalle parole ai fatti

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Primopiano

fondazione per mezzo di una delle fi-gure più carismatiche della nostra fa-miglia religiosa: si tratta dell’“AveMaria”, fondata da San Simone deRojas. Sono nate delle realtà fecon-de, si sono aperte prospettive inatte-se per lo sviluppo della Famiglia. Que-ste provengono da ciò che abbiamovissuto in questi ultimi anni, dalla cre-scente riflessione e particolarmente,dallo scambio di idee che si è realizza-to nei differenti incontri nazionali einternazionali della Famiglia.

Il cammino effettuato in Famigliaracchiude quello della Chiesa e lo ri-flette. Per comprendere ciò che oggici è chiesto e ciò che ci attende infuturo, bisogna guardare i grandiorientamenti che si profilano nellaChiesa. Ne farei un rapido ricordo diquelli che riguardano il nostro temaperché li abbiate molto presenti allavostra attenzione.

Benedetto XVI, come il suo pre-decessore il Beato Giovanni Paolo II,orienta tutta la comunità ecclesialeverso la frontiera della nuova evan-gelizzazione. Una lettura attenta delsuo magistero, ci offre un’idea dellasua portata e degli aspetti più urgen-ti. La nuova evangelizzazione implicala presenza dei credenti, per testimo-niare certi valori indispensabili e par-ticolarmente minacciati nel mondod’oggi: la dimensione spirituale, l’eti-ca, la vita, l’amore, il senso di Dio; èun compito per tutta la comunità cri-stiana nell’annuncio del Cristo, la pro-mozione umana e l’inculturazione delVangelo.

I Sinodi dei vescovi che si cele-breranno prossimamente a Roma sul-la Vita consacrata, verteranno sulla

nuova evangelizzazione, ci ricordanoche non possiamo più accontentarcidi lavorare ciascuno nel proprio orti-cello. È necessario lavorare semprepiù in comunione e in collaborazionetra gli Istituti e ciò per una maggioreefficacia nel servizio del Regno. Mahanno anche sottolineato l’urgenzadi un coinvolgimento più responsa-bile dei laici nel progetto dell’evan-gelizzazione e nell’animazione dellecomunità cristiane. Questa urgenzaapparirebbe, d’altronde, già sponta-neamente nella coscienza della Chie-sa. La presentazione più completa ciè stata offerta nell’esortazione apo-stolica Christifideles laici. Questa ciconduce ad alcune preoccupazionidivenute più pressanti oggi, precisa-mente a causa dell’enorme crescita deilaici associati alla missione trinitaria,per esempio, favorendo le differentivocazioni.

Un’ultima circostanza su cui vor-rei attirare la vostra attenzione, è ilcontributo e la diffusione di movimen-ti di spiritualità. C’è una fioritura ches’impone e ci interroga sulla forza e lerotte dello spirito. Questi movimentirispondono alle ricerche di senso,d’interiorità e di vita spirituale che sirivelano con forza nel nostro conte-sto tecnologico e secolare. Corri-spondono agli indirizzi della nuovaevangelizzazione e ai bisogni dei lai-ci.

Un gran numero di essi, si rifannoagli Istituti di vita consacrata perchési nutrano della loro spiritualità o chesono nati come una nuova forma del-

la radicalità e del servizio.Queste tendenze ed altre, sono da

considerare e integrare all’internodella nostra esperienza personale ecomunitaria, non solo in modo casua-le, senza legami gli uni con gli altri,ma in forma unitaria come segni di uncammino che la Chiesa ci invita adintraprendere.

In quanto appartenenti alla Fami-glia di Giovanni de Matha, ci ritrovia-mo nella vita della Chiesa, così riccadi stimoli e modelli, per rinforzare al-cune certezze, approfittare dei doniche fanno parte integrante della no-stra vocazione.

Nei miei incontri con i fratelli e lecomunità, mi capita spesso di ascol-tare delle domande sulla natura dellaFamiglia Trinitaria: che cos’è? Chi nefa parte? Sulla base di quali criterisi aderisce o meno? Questi 25 annihanno fornito chiarimenti e certezzein proposito. Altre domande nasco-no sempre a partire dalle situazioniche l’Ordine incontra nel diffondereil carisma di Giovanni de Matha sunuovi terreni di attività e nuovi terri-tori. Bisogna dare loro delle rispostesecondo i principi della fedeltà e del-la creatività.

È un dato di fatto che Giovannide Matha, sotto l’ispirazione delloSpirito del Signore, ha voluto lancia-re una Famiglia spirituale, in cui biso-gna accogliere sempre nuove nascitee parentele. La sua fisionomia nellaChiesa, è quella di un Fondatore diun vasto movimento spirituale edapostolico. La Famiglia che lo assu-me come guida ha un’identità e, diconseguenza, dei criteri o principi chereggono la sua costituzione che po-trete trovare facilmente nel Progettodi vita del Laicato Trinitario.

La Famiglia Trinitaria non è unfatto giuridico ma è qualcosa da vi-vere come una realtà spirituale. Que-st’aspetto offre alla Famiglia un suoprofilo caratteristico.

È a tutti noto che abbiamo delleresponsabilità particolari davanti allaFamiglia Trinitaria: secondo le nostreCostituzioni, compete alla comunitàl’animazione della Famiglia.

Abbiamo intrapreso il nostro cam-mino verso Avila 2011 che ci ricordadi radicarci in Cristo per crescere inFamiglia. Oggi domandiamo alla San-ta Trinità, sorgente della nostra co-munione, di benedire il nostro percor-so fino ad Avila e oltre, nel compi-mento della missione che ci è stataaffidata, con tutti i fratelli e le sorelledella Famiglia Trinitaria.

Fraternamente,Roma, 31 maggio 2011

Visitazione della Vergine Maria

di Fr José Narlaly - Ministro Generale Osst

Siamo FamigliaCome la Trinità

IL MINISTRO GENERALEUn Messaggio di comunione in occasionedella Solennità della SS. Trinità

Movimenti dello Spirito

Vamos ad Avila

“Per comprendere ciò che oggi ci è chiestoe ciò che ci attende, bisogna guardare i grandiorientamenti che si profilano nella Chiesa”

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6 rinitàTL iberazione

Una grande famiglia:nell’unico carisma,tanti campi di missione

di P. Giovanni M. Savina

Orizzonti

I n questi giorni, un po’ lacuriosità, un po’ il desideriodi approfondire la conoscen-za dell’Assemblea che cele-breremo in agosto ad Avila(Spagna), mi hanno portatoa spulciare nelle cartelle del-

l’Assemblea di Majadahonda(1986) lasciatemi dal mio prede-cessore, P. Isidoro MurciegoMurciego, già Vicario Generalee Presidente del Segretariato dellaFamiglia. Il cammino inizia ap-punto 25 anni fa a Majadahonda(Spagna). Ho trovato delle noti-zie, che ritengo utili e che volen-

tieri condivido con i Lettori di Tri-nità e Liberazione.

CHE COS’È L’ASSEMBLEAINTERTRINITARIA?

Secondo lo Statuto del Copefat

(Consiglio Permanente della Fami-glia Trinitaria , istituito il 23 luglio1993, nella celebrazione dell’annogiubilare dell’ispirazione di S. Gio-vanni de Matha): “L’Assemblea In-tertrinitaria è segno di comunionedi tutta la Famiglia, mediante isuoi rappresentanti che, in spiritodi carità, esprime la ricerca e lapartecipazione del bene dell’inte-ra Famiglia nella sua vita e nellasua missione”. (Statuto, n. 11).

L’incontro della famiglia Trini-taria a Majadahonda nasce comerisposta all’invito del Concilio Vati-cano II che ha voluto “promuoverenella Chiesa la comunione e la col-laborazione di quanti bevono allefonti carismatiche comuni”.

Mi sembra interessante che giàfin da questa prima Assemblea In-tertrinitaria, nonostante manchinoparecchi anni all’appuntamento, sicominci a parlare e a sensibilizzare

LA V ASSEMBLEA INTERTRINITARIADal 22 al 26 agosto ad Avila (Spagna)“Radicati in Cristo, cresciamo in famiglia”

I II

III IV

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Orizzonti

su due anniversari importanti dellavita dell’Ordine e quindi anche del-la Famiglia: l’VIII Centenario dellaFondazione dell’Ordine (1198) e ilIV° della Riforma (1599).

L’Assemblea Intertrinitaria ce-lebrata a Majadahonda, incentratasul carisma trinitario, si prefigge,come obiettivo, cito: “ Il nostro in-tento è di rilanciare il nostro segnoprofetico di comunione con glischiavi, gli oppressi e i poveri, ani-mati dall’amore della Trinità”.

Le due dimensioni fondamenta-li, del nostro comune carisma edella nostra spiritualità, la Trinità ela Redenzione vengono soventesottolineati nel documento e nelleriflessioni.

Osservo tra le righe che tra chiimpulsa la celebrazione dell’Assem-blea, in primis P. José GamarraMayor, ministro generale emerito eil suo consiglio, aleggia un grandeentusiasmo che contagia e coinvol-ge tutta Famiglia.

L’Assemblea ha voluto appro-fondire la propria identità e le co-muni radici carismatiche, median-te riflessioni teologiche, storiche edel Magistero, rileggendo appunto,il profetico discorso del Papa Pao-lo VI, diretto ad alcuni religiosi tri-nitari pronunciato durante l’Udien-za generale (09 gennaio 1974), cito:“…Avete sentito parlare, propriooggi, cioè in questo nostro perio-do, di una delle parole più di modanel nostro ambiente, e non solo qui,ma anche in tutto il mondo: libe-razione. Quanto se ne parla, biso-gna liberare gli schiavi, bisognaliberare i poveri, bisogna liberaregli oppressi, bisogna liberare quel-li che sono in regime colonialista,bisogna dar la coscienza all’uomodella sua pienezza, della sua liber-tà, e così via. Voi perché siete sor-ti? Siete sorti per la liberazionedelle persone, delle classi, degliambienti che non godevano liber-tà. E allora è segno che la vostraformula è non solo ancora super-stite da tutte le maree, da tutte letempeste della storia passata, masi afferma, si attesta con moderni-tà, con attualità che è degna vera-mente di ogni approvazione e dimeraviglia per quel che voi rap-presentate di storia e di passato, edi speranza e di meraviglia per ciòche voi rappresentate di attuale edi futuro; voi vi potete rimettere nelseno della società proprio con unaformulazione tale da avere subitoil riconoscimento e il plauso nondiciamo della moda, ma dei biso-gni presenti, dell’istinto presente che

la società ha delle sue necessità edelle possibilità di sviluppo...”

QUANTI PARTECIPARONOALLA I ASSEMBLEA?

I verbali parlano di 130 personeprovenienti da 28 paesi del mondo;religiosi trinitari: n. 47; Religiose eMonache trinitarie contemplative n.29. La presenza più numerosa èformata dai laici trinitari, n. 54.Parlando dei laici, annotano:

“ Il Laicato Trinitario, come siprevedeva, è stato uno dei temi piùappassionanti dell’Assemblea.”Tra i rappresentanti dei vari grup-pi laicali d’Italia, si presentano letre componenti: il Prof. Nicola Calbiper l’Ordine Secolare Trinitario,Elvio Lavagna per le ConfraterniteTrinitarie, Angela Menotti e Tom-maso Viglione per i Movimenti Tri-nitari.

LA CHIUSURADELL’ASSEMBLEA

La chiusura dell’Assemblea sicelebrò a Salamanca, davanti ai re-sti di San Giovanni De Matha, dove,il Ministro Generale, José Gamar-ra, pronunciò queste parole, rac-colte nei verbali, che consideranola sintesi di tutta la sua omelia.:“Oggi la Chiesa si aspetta da noiche camminiamo insieme verso ilfuturo con fedeltà al carisma”.

La stesura della riflessione e di-chiarazione finale fu affidata ad unaCommissione, che, per dovere dicronaca, qui di seguito riporto.L’equipe era composta da P. Isi-doro Murciego, P. Orlando Navar-ra, Suor Teresita Vega, Monacacontemplativa, P. Vittorio Scocco,e altri; i quali scrivono: “ Una cosaci è risultata chiara, che la Chie-sa e il mondo, destinatari dellanostra missione redentiva, ci vo-gliono segni profetici di comunio-ne, partendo dall’amore della Tri-nità, orientati verso gli schiavi e ipoveri”.

Parlando della presenza nell’As-semblea delle Monache di clausu-ra, mi piace riportare e rilevarel’affermazione ripetuta più volte neiloro confronti: “ Le Suore contem-plative sono segno luminoso e ri-chiamo continuo per vivere la di-mensione contemplativa, di cuitutti abbiamo assoluto bisogno persperimentare la Trinità e per me-glio ascoltare la sua voce nel gri-do degli schiavi della nostra so-cietà”.

LA MADONNADEL BUON RIMEDIOLa Madonna del Buon Rimedio Pa-trona dell’Ordine: felice coinciden-za tra l’ Assemblea di Avila(2011)con Majadahonda (1986): lì si ce-lebrava il XXV Anniversario delladichiarazione della Madonna delBuon Rimedio, quale Patrona del-l’Ordine (Bolla “Sacrarium Trinita-tis augustae” di Papa Giovanni XXI-II,10.3.1961). Così leggo nella let-tera del P. Generale Josè Gamarra:“Maria vuole aiutare anche noi adessere e a fare famiglia, a vivere‘la perfetta comunione che esistetra le Divine Persone, esprimendol’unità nella pluralità e la plurali-tà nell’unità’ (Costituzioni Gene-rali,32)”.

Provvidenzialmente, anche l’at-tuale Assemblea in Avila si celebranel contesto dell’Anno Mariano;quindi, sotto lo sguardo amorevolee materno di Maria, Madre del BuonRimedio, nell’Anniversario, della di-chiarazione mariana suddetta.

LE ATTESEDELLA FAMIGLIA

Riporto qui di seguito alcuneproposte rilasciate nel questionarioinviato a tutta la famiglia Trinitariache presenterò nella prossima As-semblea di Avila:

- Continuare con gli incon-tri della Famiglia, potenzian-doli e migliorandoli qualita-tivamente.- Più comunicazione e inter-scambi di notizie in Famiglia- Condividere e continuarea lavorare nei progetti comu-ni inventando opere nuove- Potenziare il Laicato.- Più attenzione alle contem-plative.- Integrare gradualmente igiovani nella Famiglia.- Continuare con i campi dilavori per giovani e inter-scambi di studio e progetta-zione tra le province.- Creare siti internet.- Propiziare incontri forma-tivi, formazione-lavoro, vo-lontariato.- Inserirsi nella pastorale gio-vanile a tutti i livelli, locale,nazionale e internazionale.- Alcune risposte del que-stionario invitano ad unifi-care province e anche Isti-tuti femminili.

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L’esilio dorato delle certezze cristiane

Secondo le Scritture

Forse nel tempo post-modernoin cui viviamo, più che nei tempiche lo hanno preceduto, si fa evi-dente l’irrinunciabilità di una vitapienamente felice e appagante. Chel’essere umano in quanto tale ten-da alla felicità e che di essa facciaparte un autentico spirito di libertà,è una verità che non può esserenegata senza cadere in contraddi-zione. Infatti, felicità e libertà si ri-chiamano reciprocamente: si è fe-lici perché si è liberi, se si è liberici si sente anche felici. Ciò che nonsembra trovare una concezionecondivisa è, invece, il modo di rea-lizzare una vita felice. Per il cre-dente il riferimento a Cristo e al Suoinsegnamento diventa criterio di di-scernimento nel percorso di unavita cristiana e felice; anche se tal-volta la cultura della società con-temporanea propone modelli lonta-ni da Dio e false verità molto sedu-centi.

La cultura della società attuale,infatti, esprime i ripetuti tentativi diperseguire la felicità anche attraver-so un forte desiderio di libertà. Sem-bra che la felicità sia proporzionalealla quantità di libertà spendibile nelcorso della vita; l’esistenza stessadei giovani, ad esempio, sembra ungioco in cui vince chi accumula più“dosi” di libertà. Una libertà “fisi-ca” è tutta la libertà ed è essenzialeper raggiungere la felicità.

Tuttavia, il punctum dolens del-la questione è dato da una convin-zione, piuttosto diffusa, che la di-gnità della persona umana non tol-leri invasioni di campo da parte dinorme imposte dall’esterno e, qua-lora ciò si verificasse, vi sarebbeuna grave deminutio della libertàdella persona, con gravi riflessi sullasua autonomia e felicità. Pertantol’idea cardine di una certa mentali-tà contemporanea sarebbe quella diattribuire al soggetto, e solo a que-sto, il potere di elaborare autono-mamente il criterio di discernimen-to di ciò che è giusto e valido.

Risultato di tale agire svincola-

to da ogni forma di “comune senti-re” oltre che da un’origine trascen-dente l’esperienza umana stessa euniversalmente valida, è il moltipli-carsi a dismisura di criteri, normee regole di comportamento fino alpunto da rendere certa solo unarealtà: l’incertezza e l’assenza dipunti di riferimento e di valori umanicondivisi.

Da sempre, il disordine scaturi-to dalla mancanza di una regola “so-vrana”, ha reso un servizio eccel-lente all’offerta di diritto di cittadi-nanza alle “vie” più brevi o più fa-cili per raggiungere la felicità o co-munque forme di benessere indivi-duale e sociale legate più alla sferafisica che alla totalità dell’essereumano, comprese le istanze spiri-tuali autentiche. Ad esempio, quan-do Paolo scrive ai Tessalonicesi oai Corinzi o ancora ai Galati, è con-sapevole che quelle comunità cri-stiane da lui fondate stanno attra-versando gravi momenti di incer-tezza nella fede e nella vita a causadel diffondersi di un fronte antipa-

olino formato da falsi profeti che“relativizzano” la predicazione diPaolo stesso. Il rischio è quello diun ritorno alle antiche credenze ealla dipendenza dagli “elementi delmondo”, dal giogo della quale a fa-tica l’Apostolo aveva cercato di li-berare le varie comunità. Paolo in-vece predica il vangelo della crocedi Cristo come via per la salvezza.

Ma come parlare alla societàedonista e secolarizzata come quellaattuale, la croce per giungere allasalvezza, quando giovani ragazze,appena adolescenti, dicono di non“stare bene con se stesse” se nonricorrono alle mani taumaturgichedel chirurgo per “ridisegnare” i pro-pri fianchi”? quali modelli, qualetestimonianza e, soprattutto, qualiesempi hanno ricevuto per ridurrenello spazio della circonferenza delgiro-fianchi l’immenso valore delloro essere?

I falsi profeti e i falsi maestriche formavano il fronte antipaoli-no, di fatto, proponevano un “van-gelo” più seducente e facile, appa-

Il vangelo annunciato da Paolo è il vangelo della “porta stretta”,come nella narrazione matteana in cui Gesù afferma che: “largaè la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione (Mt 7, 13)

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9rinitàTL iberazione

L’esilio dorato delle certezze cristiane

Secondo le Scritture

di Anna Maria Fiammata

PUNCTUM DOLENS“Il disordine scaturitodalla mancanzadi una regola ‘sovrana’,ha reso un servizioeccellente all’offertadi diritto di cittadinanzaalle ‘vie’ più brevio più facili per raggiungerela felicità o comunqueforme di benessereindividuale e sociale legatepiù alla sfera fisicache alla totalità dell’essereumano, comprese le istanzespirituali autentiche”

rentemente “più ragionevole” dellacroce di Cristo. Paolo afferma: “Maun tempo, per la vostra ignoranzadi Dio, eravate sottomessi a divi-nità, che in realtà non lo sono; orainvece che avete conosciuto Dio...come potete rivolgervi di nuovo aquei deboli e miserabili elementi,ai quali di nuovo come un tempovolete servire? Voi infatti osserva-te giorni, mesi, stagioni eanni!temo per voi che io mi sia af-faticato invano a vostro riguardo”.(Gal 4,8-11).

Il vangelo annunciato da Paoloè il vangelo della “porta stretta”,come nella narrazione matteana incui Gesù afferma che: “larga è laporta e spaziosa la via che condu-ce alla perdizione, e molti sonoquelli che entrano per essa… Guar-datevi dai falsi profeti che vengo-no a voi in veste di pecore, ma den-tro sono lupi rapaci…”. (Mt 7,13.15). Forse la “porta larga” è laporta del proprio punto di vista,assolutizzato e preso a criterio enorma del proprio agire; o la pro-

pria libertà spinta fino al libertini-smo, oppure la ricerca di tutto ciòche può soddisfare ora la sete dipotere, denaro … sesso. La portalarga dello “star bene con se stes-si”, principio e fine del comuneagire e dell’agire comunemente ac-cettato. Ma cosa può voler dire“star bene con se stessi”? forse èun modo diverso per dire “Io mibasto”, una volta che intraprendola via della soddisfazione e del gu-sto per una vita da “sballo”, sonoautonomo, non ho bisogno di nes-suno. Di nessuno, non di niente.Allora si può fare a meno del rap-porto con gli altri, ma non di “qual-cosa”. La visione a questo punto sifa più precisa: viene meno il rap-porto vero con l’altro, perché talerapporto richiede il ri-conoscimentodi questo come un altro “io” diver-so da me ma uguale nella dignità;colui che ho di fronte è il mio “tu”del quale scorgo la sua realtà dimistero, come me, che sono mi-stero a me stesso.

“Eliminato” l’altro, la via larga

per la felicità è la “cosificazione” diogni “tu”; l’altro, il mio prossimoentra a far parte della grande schie-ra dei mezzi e degli strumenti attra-verso i quali posso soddisfare la miasete di potere, denaro, sesso. Pos-so finalmente considerarmi liberoe felice! Ma a tutto questo è possi-bile aggiungere che il quadro appe-na rappresentato si realizza in man-canza di ogni forma di autocoscien-za del processo che punta alla “co-sificazione” dell’altro. Gran partedella generazione contemporanea,infatti, sceglie fin dall’inizio il pro-prio “format” di vita dal quale èescluso ogni riferimento a Dio, anzise ne proclama quasi la dannosità,adducendo dotte argomentazioni.Alla stregua di questa mentalità, Dionon è e non può essere un punto diriferimento poiché indica la “viastretta” della responsabilità delleproprie azioni, per sé e per l’altro,o quella di una “ecologia” dei senti-menti tra persone, sconosciuta stra-tegia di vita che nessuno sembraabbia voglia di insegnare.

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10 rinitàTL iberazione

Reportage

Il raccontodi Padre Angeloche è tornatoin terra malgasciaper portare aiutie riannodare i filidella missione

UN MESE IN MADAGASCARHo letto su un giornale locale che il 74%della popolazione conosce l’estrema miseria

di P. Angelo BuccarelloSono tornato dal Madagascar. Unviaggio appassionante sotto tutti ipunti di vista. Ho incontrato tantagente, ma mi rendo conto che li hoincontrati poco. Teso come ero, nei“miei” programmi, più che lasciar-mi portare da loro e dalla realtà. Sì,più disposto a dare che a ricevere.Nei primi 12 giorni, mi sono fer-mato nella capitale per la visita el’incontro di quelli in loco, soprat-tutto le famiglie degli adottati. ConAngelo Paris, abbiamo incontratoe conosciuto particolarmente gliadottati del Gruppo Labico, abbia-mo visitato le loro casette, sperdu-te nelle periferie della capitale. Cheesperienza! Quanta povertà! Intantomolti degli amici e collaboratori,saputo del mio arrivo, venivano atrovarmi. Ma cominciava anche lafila di alcuni poveri che venivano achiedere un aiuto.

Il 1° giorno, sabato, ho celebra-to dalle suore Clarisse di clausura,una di loro celebrava il 25° della suaconsacrazione. Un momento di pre-ghiera incantevole. La domenicanella nostra parrocchia di Manjaka-ray, la messa delle 6,30 del mattinodurata 2 ore e 20’ era zeppa di gen-te. La domenica seguente ho cele-brato nel Carcere di Antanimora,che ospita oltre 3mila detenuti. Hovisitato le Suore trinitarie di Valen-ce, quelle di Roma, le Orsoline, lePiccole Figlie e Piccole Serve delS. Cuore, le suore Carmelitane,quelle di Saint-Maurice, ecc. Rin-grazio P. Jerome Ranaivomanana,che si è messo a mia totale disposi-zione per condurmi dappertutto.Con lui ho potuto visitare tutte lenostre case, specialmente quelle diformazione, dove decine di giovanisi preparano alle diverse tappe, del-la vita religiosa: 30 teologi ad Anta-nanarivo, 14 novizi a Moramanga,12 postulanti di Amparafavola, 30aspiranti ad Ambatondrazaka, 34 fi-losofi a Antsirabe, 17 pre-aspirantia Tsiroanomandidy. Ho parlato a tut-ti esortandoli a scoprire la missio-ne dei Trinitari oggi. Insistendo sul-la relazione, l’essere insieme e l’im-pegno per l’uomo, partendo daun’immagine della SS. Trinità chemette l’uomo abbrutito dal male,proprio o altrui, al centro dell’at-tenzione di Dio. Di essere quindiappassionati di Dio e dell’uomoschiavo, desiderosi di prepararsi permettersi al servizio dei più bisognosi,pronti anche a dare la vita per glialtri. Come S. Giovanni de Matha.Ho visitato la nuova Chiesa Trini-taria di Fianarantsoa, curata da P.Felipe; il nuovo Centro polivalente

di P. José Hernandez (ex Generale)ad Ambohidahy. Un momento emo-zionante è stata la visita a P. Fran-co Spada, un sacerdote napoletanodal 1971 nel Madagascar, dopo averdonato gli anni più belli del suo sa-cerdozio agli scugnizzi di Napoli ein Libia, poi espulso da Gheddafi.Un sacerdote tutto evangelico, conuna fede viva anche se provata. Luinon si aspettava la mia visita e l’haritenuta una vera grazia del Signo-re. Coincidenza, proprio allora fi-niva di scrivere una conferenzasulla Nuova Evangelizzazione.Commovente per il contenuto esoprattutto per lo sforzo che gli ècostato di affidare al mondo que-sto suo messaggio. “Data la parali-si, io non posso più parlare - bal-bettava - allora scrivo”. Come? Conuna vecchia Olivetti 22, e con lasola mano sinistra, la destra nonpuò muoverla. Quanto tempo ciavrà messo per riempire quelle ottopagine dense di contenuto? Quelgiorno sono rimasto a mangiare conlui, nonostante le sue proteste, pernon sacrificarmi al suo ritmo. Maho insistito e così gli ho spezzetta-to la carne, e lui ha avuto l’oppor-tunità di confidarmi tante cose, checostituivano un po’ la sua preoc-cupazione, non per la sua vita, maquella della “piccola Comunità” cheha fondato, e con la quale sostieneun centro di accoglienza di bambi-ni e anziani e disabili. Sopratutto hoincontrato tanti poveri. Altri li hointravisti per le vie, nei mercati, al-

cuni a rovistare nei rifiuti sperandodi trovare qualcosa, anche se spor-co e marcio, da mettere in bocca efar tacere i morsi della fame. Holetto su un giornale malgascio cheil 74% della popolazione conoscel’estrema povertà. E da noi il panesi spreca a migliaia di tonnellate. Inun primo tempo mi accontentavodi dare un biglietto in aiuto, che perloro significava anche più di unagiornata lavorativa, poi ho comin-ciato a fermarmi con loro, pregareinsieme. Ascoltarli, anche caso percaso. È difficile, specie quando sihanno davanti decine e decine dipersone, che attendono da ore echiedono anche un aiuto. Dalla loropazienza ho capito meglio la loropovertà. Stavano tutta la giornatain attesa che il padre, inviato forseda Dio, li ascoltasse e desse loronon solo un’elemosina ma un aiutoconcreto che potesse risolvere ilproblema più urgente o dare l’op-portunità e la speranza di uscire de-finitivamente dalla miseria. Mi sonoproposto anche di far condividerefra di loro quello che ognuno vole-va dirmi in segreto. Per farli cono-scere meglio fra di loro, condivi-dendo i loro comuni problemi? Hovissuto dei momenti commoventi.Molti hanno perso la casa in cui abi-tavano, non avendo potuto pagarel’affitto per mesi e mesi. Ho vistodei bambini e giovani piangere per-ché non avrebbero potuto continua-re gli studi e fare gli esami, nonpotendo pagare le quote scolasti-che. Qualcuno domandava un aiu-to per riparare il tetto della casa oavere un piccolo fondo per mette-re su un piccolo commercio chegli permettesse di guadagnare di chevivere. Molti gli ammalati che ave-vano bisogno di somme importantiper curarsi o curare un figlio. Al-cuni venivano con le ricette di me-dicine da comprare. Con i miei oc-chi ho visto delle donne con il senopiagato, putrido… L’ultimo caso,

Mentre da noi il panesi spreca a tonnellate...

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11rinitàTL iberazione

Reportage

PENSANDOCI BENEa cura di P. Luca Volpe

Saluti e baci tris

che ho potuto aiutare una coppia,con un bambino di 3 mesi, magris-simo. La giovane mamma aveva idue seni malati, non poteva allatta-re il figlio, che alla nascita era nor-male, 3 kg abbondanti, ma non po-teva comprare il latte prescritto dalmedico adatto per i neonati; ogniscatola veniva 8 € e bastava soloper una settimana, il salario giustodi otto giorni di lavoro, ma né lei néil marito lavoravano. Compravanoil latte di mucca e forse anche al-lungato con l’acqua, il bambino

quindi era magrissimo forse nonpesava neanche 1500 gr. Ho potu-to aitarli per comprare il latte peralcune settimane. Ho visitato anchele carceri, quello della capitale: An-tananarivo, con oltre 3.000 detenu-ti, quelle di Ambatondrazaka, di Mo-ramanga, di Fianarantsoa. Il gran-de problema: il sovraffollamento,particolarmente nel carcere di Am-batondrazaka con 1080 e ancorapeggio in quello di Moramanga con374 detenuti in un carcere previstosolo per una trentina di detenuti.

Con solo 3 stanze e un cortile diappena un centinaio di mq. Il 10aprile ho avuto anche la gioia di in-contrare i miei ex-collaboratori,(un’equipe polivalente in tanti ser-vizi a favore dei carcerati, delle lorofamiglie, figli, ecc. Equipe ormaimorta ma che negli anni passati haoperato con me delle carceri).L’occasione della mia visita ha per-messo a molti di loro di ritrovarsi ericordare lo spirito che ci animava,ricordare insieme il “credo” del-l’Acp. La gioia è stata grande; hosentito la loro amicizia e ammira-zione. Perdonami, Signore, se misono compiaciuto, so che la gloriaè tutta tua. Con tutti loro abbiamovissuto insieme un momento euca-ristico molto bello. Il vangelo par-lava della risurrezione di Lazzaro.E veniva opportuna la frase di Gesù:“Lazzaro, vieni fuori”, era proprioadatta al gruppo dei presenti. L’en-tusiasmo li ha riscaldati, hanno pro-messo di voler rinascere e impe-gnarsi. Ma hanno bisogno di gui-da, di un pastore. Per gli aiuti cheho potuto offrire durante il mio sog-giorno dal 18 marzo al 18 aprile2011, devo dire grazie a coloro chemi hanno affidato prima di partireun gesto di solidarietà. Io ho datosolo il mio tempo, qualche sorriso,una carezza. Ringrazio particolar-mente quelli di Teora, di Cori, delleParrocchie di S. Maria alle Fornacie San Crisogono e altri amici chehanno fatto giungere la loro carità.

La conoscevo bene. Era della mia parocchia-anch’ioho lavorato in un apostolato “normale” pur se perbrevissimo tempo; un anno in una piccola frazione aiconfini tra Lazio e Campania e tre anni confinantecon la chiesa alquanto nota sita in Vaticano che nelmarchio porta il nome di S. Pietro e accogliepellegrini provenienti da ogni parte del mondo noncon braccia umane bensì un colonnato imponente.Una signora gentile che a prima vista avevo scambia-to per una ragazza, poi ho battezzato una suabambina e ancor più per una situazione particolareche faceva convergere i nostri interessi nel mondoricco di umanità e grazia che va sotto il nome dicarcere e dintorni.Una visione del problema e possibili tentativi diapproccio convergenti. Si poteva discutere tra noidella utilità o quasi necessità di prendere in consi-derazione la vita dei sentimenti e anche quellasessuale di chi è privo della libertà, breve o lungoche sia il periodo della detenzione.Un giorno mi trovavo alla porta della chiesa a cui si

accede da due rampe di scale e quindi sollevata dalsuolo da cui si domina tutta la piazza e alla partesinistra si vede dominante e imponente “ercupolone”. Ai margini della piazza camminava lasignora di cui sopra spingendo la carrozzina condentro la piccola mentre la sorellina come diconsueto faceva la spola tra la mano della mamma eil lato del mezzo di trasporto della vita umanasperanza e gioia del futuro.Muovendo la mano destra mi sforzavo di chiamarel’attenzione per un saluto e magari inviare unbacetto alla bimba. L’unica che notò il mio deside-rio fu la bimba la quale rispose al mio messaggiocon il sorriso e contraccambiando la miagestualità.Poi (mi fu riferito dalla mamma) la piccola avendoattirato lo sguardo della mamma disse: l’uomo dellachiesa, colui che ci parla di Dio e dice le sue parole,eccolo ci sta salutando. Che meraviglia…Non me la sento di aggiungere, anche tu lettore fa lastessa cosa. Ti prego.

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Catechesi&vita

di Franco Careglio ofm conv.

La vigna devastataDa chi andremo?

COME DEI?È nell’orgoglio chetrovano ragione tuttii fenomenidi peccato,non solo quelli chespengono la lucedi Dio, ma anchequelli che spengononel mondo ognidignità umana.Quando si giungea rompere con Dio,si può arrivaredappertutto.Si arriva alla droga,all’alcool,al sesso senza freni,alla pedofilia,a qualunque eccesso

Gesù Cristo guarda all’uomocome ad una realtà superiore a qual-siasi altra di tutte quelle soggette altempo e allo spazio. Tutto il mon-do, agli occhi di Cristo, non vale lapiù piccola ed insignificante perso-na umana; questa non ha nulla diparagonabile a sè nell’universo, dalprimo istante della sua concezionefino all’ultimo passo della sua piùdecrepita vecchiaia. Ogni uomopossiede un principio originale e ir-ripetibile, che è fondamento di di-ritti inalienabili e sorgente di valoriinestimabili.

Il valore non può essere condi-zionato (come dalla cultura correntesiamo tentati di fare) dalle reazioniche siamo indotti ad assumere. Inquesto modo il valore immensodella persona sarebbe ridotto ai ter-mini prevalenti della mentalità pro-pria della cultura in cui vive. Per-ciò chi oggi, per qualunque moti-vo, vive senza riferimenti logisticie - quel che è oltremodo peggio -senza riferimenti morali, giunge fa-cilmente alla devastazione di quel-la vigna che il padrone aveva co-struito con immenso amore (cf Is5,1-7). E quella vigna è la personastessa, che ha ridotto la propria vitae la propria anima ad un campodevastato per la mancanza di puntidi riferimento, di desideri, di spe-ranze, di affetti e di vita.

La statistica ci informa che au-mentano sempre più la povertà, iltasso di disoccupazione, le dipen-denze da droghe e alcol, lo sfasciodella famiglia. Questa tragedia con-duce immancabilmente ad uno diquesti risultati: si va a dormire sot-to i portici, protetti da scatole dicartone, con l’alta probabilità dimorire assiderati; oppure ci si ri-volge all’aiuto di falsi profeti, cheilludono l’animo con una assurdalibertà e con l’inganno riducono lapersona in schiavitù. Oggi è estre-mamente facile cadere in questetrappole mortali. Lo è non solo nel-la vita cristiana e perfino in quellaconsacrata (fatto che non vorrem-mo, ma sciaguratamente accade),ma nella vita in se stessa. Infatti, siveda la lettera ai Romani (5,10-19),San Paolo allarga a dimensioni co-smiche il rapporto tra il Gesù vitto-rioso sulle tentazioni e l’umanitàsimboleggiata dall’unico uomo -Adamo - che è l’umanità nella suaunità di genere umano, sconfittadalla tentazione, collocatata tutta nelpeccato. La tentazione è terribile,silente e subdola: è un invito a rom-

pere la dipendenza dalla Parola diDio per costituirsi come dèi: “sare-te come dèi”. Proprio diventarecome dèi, capaci di dominare lanatura, di vincere le passioni, digiungere ad uno stato di calma si-derale, questo è l’inganno perpetra-to dai falsi profeti di oggi che spac-ciano la schiavitù per libertà. Privodi riferimento e di ossequio allaParola, io cado in questa prevari-cazione dell’uomo di fronte all’uo-mo, perchè nel momento stesso incui egli rescinde e spinge alla re-scissione dalla dipendenza creatu-rale da Dio, l’uomo si pone comepunto di riferimento per gli altri,signore del bene e del male: lui, ar-tefice delle condizioni morali; lui,organizzatore del mondo. Quantisono oggi i movimenti esoterici cheesercitano questa nefasta azione, eraggiungono il loro obiettivo, so-prattutto là dove il soggetto è piùsuggestionabile! Chi è più espostoa tali azioni? I giovani, dinnanzi aiquali è più facile proporsi comeprofeti capaci, con l’annullamentodella morale, di annunciare un mon-do libero e pacifico. Libero da che?Libero dalla Parola di Dio, che de-nuncia il peccato e apre alla verità?

No. Liberarsi dalla Parola vuol

La vigna devastataDa chi andremo?

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Catechesi&vita

PERCHÈ SIGNORE?a cura di P. Orlando Navarra

Non perdersi mai di coraggio

La vigna devastataDa chi andremo?

Alla scoperta di DioSignore,Tu sei per mecome la luce del sole,come il riposo della notte,come l’aria pura,che si respirain un fresco mattinodi primavera,come un refrigerio,nelle tante fatichedi ogni giorno.Il Tuo amore superal’estensione del mare,il Tuo Santo Spirito dà vitaad ogni creatura.Tu sei la mia passionee il mio ristoro,Tu sei la mia speranzae la ragione stessadella mia esistenza.Per questo io sono innamoratodi Te,per questo io mi sento feliceaccanto a Te,per questo io canto sempre,da mane a sera:“Tu sei per me tuttoun canto d’amore.Senza di Te non saprei piùvivere, Signore”.

Padre Orlando Navarra

Nella mia lunga esperienzadi uomo, di cristiano e disacerdote ho imparato tantecose, ma soprattutto hoscoperto che, man mano checresciamo nello spirito,cresce anche dentro di noiun equilibrio interiore, percui un senso di ottimismopervade tutta la nostra vita.Mi sono reso conto cheabbattersi nelle situazionidifficili non serve a nulla eche il momento migliore perdimostrare la nostra fiduciaverso la vita è proprio quelloin cui ci sentiamo maggior-mente provati da millesofferenze e da milleincomprensioni.Torna proprio a propositoun’espressione meravigliosa,che, molto anni fa, ho lettoin un libro, che non ricordoquale: “Se grandi sono gli

ostacoli, maggiore dev’esse-re la nostra volontà nelsuperarli.”È vero che, nella vita diognuno di noi, vi sono “alti ebassi”, oppure momenti digrande tensione o di grandeentusiasmo, ma è anche veroche il Signore è particolar-mente vicino a chi pone inLui tutta la sua fiducia e lasua speranza. A coloro chesoffrono nel corpo e nellospirito, a quelli che sono glisfiduciati e abbandonati dellaterra, io vorrei ricordare leparole del Maestro divino:Non temete, non abbiatepaura, non sia turbato ilvostro cuore. Ecco, io sonocon voi sempre per essere ilvostro conforto e la vostrasperanza, la vostra gioia e lavostra pace, la vostra ricom-pensa e la vostra eredità.

dire aprire se stessi all’orgoglio, allaprepotenza, all’acciecamento.

È nell’orgoglio che trovano ra-gione tutti i fenomeni di peccato,non solo quelli che spengono in noila luce di Dio, ma anche quelli chespengono nel mondo ogni dignitàumana. Quando si giunge a rom-pere con Dio, si può arrivare dap-pertutto. Si arriva alla droga, all’al-cool, al sesso senza freni, alla pe-dofilia, a qualunque eccesso. Per-chè se io mi lascio irretire da chimi dice “sarete come dèi”, io di-vento dio a me stesso, e in quelmomento si oscura ogni senso difede, ogni verità si annulla, ognirispetto per sè e per gli altri impaz-zisce.

Non vi è alternativa: o viviamodando il primato all’Amore, e il no-stro potere diminuisce; o viviamoseguendo i falsi profeti che assicu-rano la libertà, e l’Amore è sopraf-fatto.

Libertà è anzitutto Amore. Li-bertà è Dio. Se noi seguiamo quan-ti oggi ci assicurano un’esistenzafelice, sazia, fatta di pace senzasacrificio, di benessere senza do-vere, si apre dinnanzi a noi l’abis-so, o meglio il vuoto. Cristo detteda mangiare alle folle, perchè non

disse affatto che l’uomo non vivedi pane, disse che non vive di solopane. Egli non è un messia venutoa dare la risposta agli istinti fonda-mentali dell’uomo come essereprovvisorio e materiale. Certo, nel-l’amore c’è una risposta anche que-sto appetito, ma sbaglieremmo seriducessimo il Vangelo a una spe-cie di carta risolutiva dei diritti alpane. L’uomo è ulteriorità, perchèpuò scegliere Cristo non per sod-disfare l’appetito, ma ottenere daLui l’unica e vera libertà. Quei gran-di uomini del passato remoto, comeSan Giovanni de Matha, o del pas-sato recente, come San GiovanniBosco, come Madre Teresa, comeGiovanni Paolo II, scelsero sem-pre e in ogni occasione Cristo, nonperchè garantiva il sucesso e la sa-zietà, ma perchè garantiva la veritàe la libertà. Solo a Lui dunque pos-siamo rivolgerci, solo da Lui pos-siamo andare. La libertà in Lui è ilnostro principio costituente: è lacapacità di decidere del propriodestino, se un destino di verità o dimenzogna; è la capacità, con un sio con un no, di guidare le vicendestoriche. La libertà in Lui è in defi-nitiva l’irriducibile cifra del nostroperenne divenire.

La vigna devastataDa chi andremo?

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Magistero vivo

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IL MODELLO DI CRISTOLo sviluppo moderno tendea confinare la fede nella sferaprivata e individuale;così che sembra infantile e ingenuoche il mondo abbia bisogno di Dio

Incertezza esistenzialee doppia morale

dotta, negli ultimi secoli, da legge alegalismo. Si è arrivati, così, ad unaindeterminatezza all’interno dellascienza morale: ciò che è comples-so viene ora ridotto a norme mini-me, perché siano facilmente appli-cabili. La conseguenza è uno scol-lamento tra vita morale e spirituali-tà. Ma i valori umani fondamentalihanno la loro radice nella inclina-zione naturale dell’uomo, che ten-de al bene (come direbbe san Tom-maso). E il bene per l’uomo nonpuò consistere nella cronica insod-disfazione e incertezza, perché siscivola, allora, in una vita vuota,nella quale si ha l’oscura sensazio-ne della mancanza di senso e dellasolitudine. Perché la ragione diventiveramente umana ha necessità diaprirsi alla fede, al discernimentotra bene e male, secondo un cam-mino di virtù che dia certezza ecoerenza di vita: in una parola lavera serenità di spirito.

Lo sviluppo moderno tende aconfinare la fede nella sfera privatae individuale; così che sembra in-fantile e ingenuo che il mondo ab-bia bisogno di Dio. Ma solo il mo-dello di Cristo calato nella storia puòsvincolarci da questa corazza diconformismo e perbenismo. La veramalattia del cristiano è la separa-zione tra ciò che professa nella fedee ciò che vive nella quotidianità.Non è sufficiente parlare, in que-sto caso, di doppia vita o di incoe-renza morale. Il male è ancora piùprofondo: perché si tratta dellosvuotamento dell’esperienza cri-stiana, l’abbassamento ad una di-mensione orizzontale di vita. “Laseparazione del cielo dalla terra è ildelitto che ha reso il senso religio-so vago e astratto, come una nubeche corre nel cielo e presto si sva-ga, scompare, mentre la terra restadominata dall’orgoglio, dall’impo-sizione di sé, dalla violenza” (L.Giussani, Il rischio educativo,2005). Per il cristiano autentico, nonpossono esserci due vite parallele:tutti i campi della vita secolare sonoi luoghi storici della prova cristia-na.

Ecco che l’adesione spontaneae profonda alla legge morale, sigil-lo di un’anima genuina, rende libe-ro l’uomo di essere se stesso. Perraggiungere questo obiettivo, l’uo-mo può partire dalla realtà della suarelazionalità con Dio e con i suoisimili. Infatti, la vera libertà nonderiva dall’assolutizzazione di sestessi, ma dal limitare la propria li-bertà inserendosi nella rete di rela-zione dell’unica famiglia umana(Christifideles Laici, 37). La cifradi questa condivisione è in una ve-rità comune quale appare nella vi-sione di Dio; e la misura della con-divisione stessa è nel bisogno diordine e di diritto.

Ordine e diritto, però, se non c’èuna verità comune, si riducono apositivismo, il che crea l’impres-sione di qualcosa di imposto, e quel-la che è la veste della verità sembrauna schiavitù. Servire l’uno all’al-tro crea, invece, lo spazio comunedella libertà, e questo è l’ordine dellaverità che ci libera dalla schiavitùdell’egoismo.

Dalla evidenza della relazioneimprescindibile con il Cristo di amo-re, l’uomo scopre la esistenza dellacoscienza. Questa consiste in unatto della nostra ragione, in un giu-dizio personale sulla verità morale:la verità su ciò che è bene e ciò cheè male. Non si tratta di una qualsi-asi verità, ma di quella inerente stret-tamente all’atto da compiere. A quelpunto la coscienza parla, imponen-do all’uomo qualcosa di assoluto,un assoluto dovere di agire in undeterminato modo. Il fatto che l’uo-mo non riesca a disobbedire allapropria coscienza, dimostra che ilsuo giudizio gli fa conoscere unaverità che esiste prima della co-scienza medesima. Quindi la veritàè tale non perché la nostra coscien-za la conosce, ma perché la ri-co-nosce in quanto pre-esistente. Al-lora, poiché l’uomo è vincolato solodal giudizio della propria coscienza(auto-nomia), è libero solamentequando è sottomesso alla verità delbene e del male, cioè alla leggemorale.

Affrontare il nostro presente,anche un presente faticoso, puòessere vissuto ed accettato se con-duce verso una meta e se di questameta noi possiamo essere sicuri, sequesta meta è così grande da giu-stificare la fatica del cammino (Be-nedetto XVI, Spe Salvi, 1). Oggi sicrede che il bene dell’uomo sia le-gato al progresso: è “la fede nel pro-gresso”, la quale genera l’inquietu-dine dell’uomo contemporaneo. Alcentro dell’idea del progresso si im-pongono due categorie: ragione elibertà. Entrambe considerate for-ze del bene per la realizzazione pie-na dell’uomo. Il progresso, quindi,inteso in questo modo è “supera-mento di tutte le dipendenze, è pro-gresso verso la libertà perfetta. Ilregno della ragione, infatti, è attesocome la nuova condizione dell’uma-nità diventata totalmente libera”, iltutto in contrasto con la fede e laChiesa, considerate vincoli e, an-cora di più, forme di schiavitù (SpeSalvi, 18).

Nella realtà, invece, la “distru-zione desolante” lasciata in ereditàdall’ideale illuministico e marxistaevidenzia i limiti sia del materiali-smo che di certa esasperazione dellascienza. Se, infatti, al progressotecnologico e scientifico non cor-risponde un progresso dell’uomointeriore, vi è solo minaccia per l’uo-mo e per il mondo. L’incertezzadominante dipende dalla consape-volezza che ogni verità scientificaè superata continuamente da sestessa e da altra verità scientifica.L’uomo ha difficoltà a seguire il rit-mo con cui si alternano quelle chepossiamo definire “ultime verità”.Si può affermare che l’ultima veri-tà è sempre relativa, contingente etemporanea.

Si assiste, peraltro, ad una sem-plificazione smisurata in tutti i cam-pi dell’agire umano. La tendenzadelle scienze e della tecnica a ridurree semplificare, ha condotto ancheil campo della legge morale ad unaeccessiva limitazione. Poiché si èabbandonata la riflessione metafi-sica, la legge morale si è vista ri-

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Magistero vivo

di Giuseppina Capozzi

DON GIUSSANILa separazione del cielo dalla terraè il delitto che ha reso il senso religiosovago e astratto, come una nube che correnel cielo e presto si svaga, scompare,mentre la terra resta dominata dall’orgoglio,dall’imposizione di sé, dalla violenza.

(L. Giussani, Il rischio educativo)

Incertezza esistenzialee doppia morale

Per mezzo della ragione, l’uo-mo può stabilire l’ordine della suavita. Ecco che la coerenza fra idea,pensiero e azione fondano la cer-tezza integrale. È l’unità di vita dicui parla S. Josemaría Escrivá:“Fossero tali il tuo contegno e latua conversazione che tutti, nel ve-derti o nel sentirti parlare, potesse-ro dire: ecco uno che legge la vitadi Gesù Cristo” (Cammino, 2).Tutti gli atti devono essere utilizza-ti come mezzo per avvicinarci aDio. L’uomo è una realtà comples-sa nella quale si fondono il fisico elo spirituale. Ognuna di queste com-ponenti, tende a realizzare atti di-stinti. Le distinte facoltà e attivitàoperano in armonia solo quando sitende, appunto, ad una qualità del-

l’esistenza umana: l’unità. L’unitàesiste quando i diversi elementi agi-scono ordinatamente, in relazionegli uni con gli altri in modo che ognifattore rinforzi gli altri per realizza-re la pienezza della persona. Se siseparano questi elementi, l’unitàsparisce; non è più l’uomo, quindi,ad agire ma solo una parte di lui oparti distinte in situazioni diverse.Integrare l’agire con la voce dellacoscienza, consente, quindi, di re-alizzare l’unità di vita, che è il fon-damento soggettivo della personaumana. La verità morale illumina,allora, la vita interiore ed esterioredell’uomo vero, svelandogli l’esi-stenza di Dio.

Così, quando si perde la fedenell’unico vero Dio, ci si trova la-

cerati internamente tra una molte-plicità di sollecitazioni contrappo-ste, incompatibili tra loro. Mancan-do la fedeltà all’unicum necessa-rium, si sperimenta una sensazionedi discontinuità e disarmonia checostringono a mascherarsi. In unsolo soggetto, coabiteranno in que-sto modo più persone, senza riu-scire ad essere veramente una soladi esse. Max Weber aveva antici-pato l’esistenza di un mondo che,deluso dalla scienza e dalla moder-nizzazione selvaggia, avrebbe gene-rato “specialisti senz’anima, viventisenza cuore”. Anche la mancanzadi senso, per il sociologo tedesco,sarebbe stata l’espressione di unmondo di ‘convenzioni’ anziché di‘convinzioni’.

Si è giunti oggi ad una societàcomplessa, che non vuol dire ec-cesso di realtà, bensì vuoto di es-sere. La separazione tra vita reale econcreta degli individui e quella ir-reale del contesto sociale, econo-mico, politico, valoriale portano lapersona umana a non riconoscersipiù nel sistema illusorio e fittizio chela circonda e la avvolge.

Ecco che l’esigenza dell’unità divita diventa fondamento e radicedella utilità dei propri atti. Ogniuomo, e il cristiano in particolare,può verificare quotidianamente finoa che punto la sua vita abbia signi-ficato per sé e per gli altri. Dovràesaminare a quale livello il propriocomportamento quotidiano testimo-nia le convinzioni più profonde,senza frattura tra vita e morale.Quando nella propria esistenza lapersona vive due vite parallele, to-glie dignità alla propria intelligenzae forza alla propria volontà. Ma lasublime dignità dell’uomo è inscrit-ta nella natura umana del Cristo, lacui contemplazione svela all’uomola sua vera natura (Gaudium etSpes, 22). Di conseguenza la quali-tà e il valore della propria vita sipossono acquistare solo nella ri-composizione della unità interiore,con un continuo esercizio delle virtùcristiane (Apostolicam Actuosita-tem, 4).

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A tu per tu

GIOVANNI DI GIANDOMENICORettore dell’Università telematica Pegaso

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Professore, dal Suo osserva-torio, come Magnifico Rettore diuna Università telematica cheraccoglie studenti adulti prove-nienti da tutta Italia e da tuttele professioni, avverte il sensodi incertezza e di insicurezza cheattraversa un po' tutti gli stratisociali in questa lunga stagionedi crisi? Ci può dare qualche in-dicazione?

L’Università telematica, per suanatura, si rivolge soprattutto a di-scenti che non hanno la possibilitàdi frequentare in presenza lezioni,aule, insegnanti. E dunque a per-sone che, in genere, già lavorano eche vogliono accrescere il loro ba-gaglio culturale e professionale, siaper conseguire una laurea, sia percompiere e migliorare il loro ag-giornamento con corsi post-laurea.

Il luogo elettivo della forma-zione dei giovani è ancora - io ri-tengo - l’Università tradizionale,dove deve formarsi, oltre la “Uni-versitas studiorum” con il colloquio

Il riscattodipendeda noi stessi

docente-studente, anche la “Uni-versitas studentorum” e cioè lacomunità degli studenti,che d’al-tronde storicamente è proprio al-l’origine degli Atenei come oggi litroviamo ancora. Nella antica“Universitas” medioevale era lacomunità studentesca, governata daun “Rector”, pur esso studente, adassumere i professori e ad organiz-zare i corsi.

La domanda di cultura, dun-que, proveniva dal basso e nonveniva amministrata dall’alto, dal-lo Stato - cioè - e dalle istituzioniin genere.

Con la telematica questo aspet-to viene in fondo recuperato, an-che se ovviamente con modalità etecnologie ben diverse.

Ciò detto, è evidente che la no-stra platea, fatta ripeto soprattuttoda persone che lavorano, non ha l’in-certezza e l’insicurezza che caratte-rizzano essenzialmente i giovani, iquali non vedono futuro né spessotrovano facilmente speranza.

La generazione che si è già “si-stemata” ha avuto grande fortu-na.

Ha migliorato enormemente lasua situazione rispetto a quella,molto peggiore, delle generazioniad essa antecedenti. Vide però diriflesso, ma non per questo menointensamente, il dramma dei figliche non trovano più una strada si-cura e per i quali si prevede unavvenire, per la prima volta, piùarretrato di quello che ebbero ipadri.

Come se ne esce? Diventandomeno egoisti. Rinunciando cioè aprivilegi consolidati ed evitando didepredare ancora risorse alle ge-nerazioni future. E’ facile a dire,molto più difficile a fare.

Prof. Di Giandomenico, ilnostro giornale fa riferimento alcarisma dei Padri Trinitari, natipiù di 800 anni fa per riscattarei prigionieri. Non ritiene che cisia bisogno, anche oggi, di un

VOLONTÀ E LIBERO ARBITRIO

Il riscattodipendeda noi stessi

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A tu per tu

di Vincenzo Paticchio

GIÀ PRESIDENTE DEL MOLISE

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Giovanni Di Giandomenico, giurista, avvocato, Ordinario didiritto privato, dopo aver insegnato in alcune Università(Firenze, Roma, Pescara, Campobasso) è da poco meno di unanno Rettore dell’Università telematica “Pegaso” di Napoli,una delle istituzioni di questo genere fra le più rilevanti incampo nazionale.In passato ha avuto anche numerose esperienze di ammini-stratore pubblico e di politico in vari organismi locali e nazio-nali. E’ stato Presidente della Regione Molise.

vasto lavoro di riscatto, per li-berare l'uomo contemporaneodall'insicurezza e dal disagio, dalsenso di paura e dalla precarie-tà? A Suo giudizio quali possonoessere i più significativi punti diattenzione?

Premetto che non condividol’impostazione pessimistica che vie-ne troppo spesso fatta da quelli chegià nell’antichità venivano indicaticome i “laudatores temporis acti”,nostalgici di una mitica età dell’oroche sarebbe stata assegnata all’uo-mo all’inizio o addirittura primadella storia. Lo stesso racconto bi-blico del Paradiso perduto sembre-rebbe riflettere questa vetusta con-vinzione umana. Il Vangelo però ciinsegna che la Redenzione è possi-bile e che, comunque, alla fine leforze del male “non praevale-bunt”.

E dunque la storia umana vedecertamente delle cadute, ma ancheun progresso costante: che perònon è ineluttabile, non avviene perforza meccanicistica, potendociessere anche un regresso. Si vaavanti se c’è la volontà. Il mottogramsciano del “pessimismo dellaragione” e dell’” ottimismo dellavolontà”non è, in sostanza, cheuna variante dell’antica espressio-ne del vecchio Catone “Quisquefaber fortunae suae”. E del resto,il volontarismo cristiano, da San-t’Agostino a San Tommaso, riba-disce il valore assolutamente crea-tivo della volontà e del libero ar-bitrio.

Ecco perché il riscatto dipendeda noi stessi. Gli altri ci possonoaiutare, indicare la via. Ma, dice-va sempre Sant’Agostino, neppureDio ci può salvare contro la nostravolontà.

Ciò ribadito, è necessario, ne-gli spiriti più illuminati, riprende-re forte un servizio verso gli altri.Che può essere certo religioso, maanche soltanto etico, sociale, cul-turale : comunque alto, per ripor-tare in primo piano i valori dellospirito, contro la decadenza chesempre c’è nel mondo.

Se sfogliamo i giornali, tro-viamo decine o centinaia di an-nunci di persone che assicuranola felicità con poca spesa. Car-tomanti, indovini, falsi terapeu-ti... è tutto un fiorire di promes-se impossibili. E poi ci sono va-ste schiere di predicatori socialiche annunciano il futuro, orafatto di tragedia ed ora attraver-sato da bagliori di riscatto. Come

spiega tutto questo pullulare difalsi profeti?

Dall’inizio della sua esistenzal’uomo si è posto il problema di sestesso, del significato della vita, dicosa l’attende per il futuro.

Sono nate così la religione e lafilosofia. Qualcuno ha affermatoche “le risposte sono effimere. Solole domande sono eterne”. C’è chitrova la Verità. C’è chi si angoscianelle domande e brancola tra rela-tivismo e nichilismo. C’è chi cercale soluzioni nei surrogati più sem-plici, dalle superstizioni alle illu-sioni millenariste o ai tragici ritidelle sette sataniche. Anche il Pa-radiso in terra è stato promesso dafilosofi e politici di buona o - piùspesso - di mala fede.

Tutto ciò risponde al bisognodell’uomo di avere certezze, o al-meno speranze, che vadano al dilà del razionale e della realtà con-tingente. E questo avviene, para-dossalmente, anche, e forse più, inun periodo in cui la scienza e laragione appaiono schiudere nonsolo percorsi inusitati e prima inim-maginabili, ma anche prospettivesconvolgenti e inquietanti, chemai, prima d’ora, si erano seria-mente poste. Si pensi alle manipo-lazioni genetiche, alla possibilitàdi clonazione degli esseri, alla ideadi ibridazione fra esseri umani edanimali (le cosiddette “chimere”,un termine che appare non solo neitrattati scientifici, ma addirittura,in testi di legge) o, nientemeno, traesseri viventi e macchine. La cul-tura fantascientifica sembra ognigiorno superata dalla stessa real-tà. Non ci sono più certezze, puntifermi. Sono in discussione anchela vita e la morte. Mai, dunque,l’umanità si è trovata di fronte asituazioni così sconvolgenti, terri-bili, per affrontare le quali occorreun senso morale ciclopico, con l’in-dividuazione dei propri limiti, in unmomento in cui i limiti sembranoessere scomparsi.

Forse è proprio per la grandez-za, per l’immensità di tali interro-gativi, che le risposte più banali esemplicistiche paiono la viad’uscita più facile. Ma non è così.

Come giurista e come uomodi cultura, non crede che sia daintraprendere anche un vastolavoro di riscatto culturale perl'uomo d'oggi che forse conoscebene il telecomando della Tv, manon altrettanto le regole del giu-dizio critico? Può dare qualchesuggerimento per i nostri letto-ri?

Non c’è dubbio che il sorgereed il pullulare dei mass media,mentre da un lato ha allargato gliorizzonti culturali a sempre piùvasti strati della popolazione, ha,dall’altro, appiattito il livello del-la conoscenza ed impigrito le in-telligenze. I bambini non conosco-no più la tavola pitagorica, perchéè più semplice usare le calcolatri-ci. Non si va più alla ricerca deisaperi sui libri, ma ci si affida allerisposte che, con un semplice clik,ci dà il web.

Con la prospettiva che, essen-do questi macchinari prodotti dauomini, alla fine la chiave dellaconoscenza possa appartenere soload un ristretto numero di iniziati.Ed allora anche la democrazia sa-rebbe a rischio, e con essa la stessalibertà dell’intelletto. Sono scena-ri di immaginazione ormai datatanella vasta letteratura che ne hatrattato, ma sempre più incomben-ti.

Bisogna rivitalizzare lo spiritocreativo, certamente. Ed inquesto,anche le tecnologie più mas-sive possono essere adoperate inmaniera positiva. Io mi auguro che,su questa linea, anche l’insegna-mento universitario a distanza, pervia telematica, con la sua capaci-tà di colloquio interattivo tra do-cente e discente, possa fare la suaparte.

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A tu per tu

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Approfondimenti

di Claudio CiavattaCURA&RIABILITAZIONE

A colloquio con Giampiero Griffo, del Disabled People’s Internationale rappresentante italiano nel direttivo dell’European Disability Forum

Diritti umani e persone con disabilità

A cura del Centro di Riabilitazione dei Padri Trinitari di Venosa

L a Convenzione sui diritti dellepersone con disabilità delle NazioniUnite indica una prospettiva in temadi “diritti umani” che va necessa-riamente richiamata. Troppo spes-so le persone con disabilità subi-scono discriminazioni, violazioni deidiritti arbitrarie e frutto di vere eproprie “tare” culturali. Occorrepromuovere in tutti noi una “sensi-bilità” consapevole delle responsa-bilità che come società civile ab-biamo nei confronti di ogni perso-na. La nostra rubrica ospita oggiun contributo di Giampiero Griffo,membro dell’esecutivo mondiale diDisabled People’s International erappresentante italiano nel direttivodell’European Disability Forum.

Cosa significa parlare di “di-ritti umani” per le persone condisabilità?

Significa riconoscere che le per-sone con disabilità sono parte delgenere umano e cittadini dei varistati e che hanno diritto a parteci-pare su base di eguaglianza con glialtri cittadini a benefici della so-cietà, in termini di accesso a dirit-ti, beni e servizi. Purtroppo spessoessi sono soggetti a discriminazio-ni ed a mancanza di pari opportu-nità. Ogni volta che una personacon disabilità subisce un trattamen-to differente senza giustificazione,si configura una violazione di di-ritti umani. La Convenzione suidiritti delle persone con disabilitàdelle Nazioni Unite, ratificata dal-l’Italia con la legge 18/2009, im-pone agli stati di proibire qualsiasiforma di discriminazione fondatasulla disabilità e, qualora vengadimostrata la discriminazione da-vanti ad un tribunale, a garantireun “accomodamento ragionevo-le”, cioè una risposta che rimuovala discriminazione per il singolo ea far sì che non si ripeta, in alcunicasi anche al risarcimento danni.La violazione dei diritti umani -diritto soggettivo inalienabile - puòessere impugnata da cittadini ed

associazioni anche verso il Comi-tato sui diritti delle persone condisabilità presso le Nazioni Unite.

Cosa significa inclusione?Le persone con disabilità sono

state escluse per secoli dalla socie-tà, recluse in istituti o a casa, se-gregate in luoghi speciali (classidifferenziate, laboratori protetti).La società si è dimenticata, ha di-simparato a rispettare i loro dirittiumani, li tratta come cittadini in-visibili. L’inclusione è un processoche ricolloca allo stesso posto de-gli altri cittadini e con gli stessidiritti le persone escluse. Esclude-re è facile, basta dire no! Includereinvece richiede nuovi saperi e co-noscenza, strumenti politici e tec-nici, ricerche e studi. Per essereinclusi sono necessarie politiche dimainstreaming, cioè di inclusionedelle persone con disabilità all’in-terno delle politiche ordinarie comebeneficiari al pari degli altri citta-dini, competenze e buone pratiche,per trovare o dimostrare che esistonosoluzioni che permettano di far go-dere i diritti a tutti i cittadini. L’in-clusione si può realizzare solo conla partecipazione diretta delle per-sone escluse nei processi decisio-nali che li riguardano. L’inclusio-ne è un processo di riconoscimen-to, di reciprocità e scambio, di nuo-vi saperi, di nuovi poteri. L’inclu-sione è quindi un diritto/processo

che interviene per riscrivere le re-gole della società che esclude, checolpisce le persone da più punti divista: stigma sociale, impoverimen-to delle persone colpite, marchio didiversità negativa, rifiuto al dia-logo.

Può descriverci cosa si inten-de per empowerment?

La condizione di disabilità ècausa ed effetto di povertà. Causaperché per la maniera in cui le so-cietà moderne ancora trattano lepersone con disabilità produceesclusione sociale, limitazione al-l’accesso ai diritti, ostacoli e bar-riere alla fruizione di spazi, beni eservizi. Questo crea impoverimentosociale nel riconoscimento dei lorodiritti e impoverimento soggettivonelle capacità ed opportunità diaccesso a beni, servizi e diritti e nellapartecipazione alla decisioni che ri-guardano la società. Questa condi-zione derivante da trattamenti di-scriminatori produce, a sua volta,povertà economica, per i costi piùelevati a cui sono sottoposte le per-sone con disabilità per accedere adiritti, beni e servizi, e quindi man-canza di pari opportunità rispettoalle altre persone. Per combatterequesto impoverimento è necessariopromuovere l’empowermentdellepersone con disabilità. Empower-ment è una parola inglese che hadue significati: rafforzare le capaci-tà da un lato e riacquistare il poteredi decidere sulla propria vita, ancheall’interno della società. L’empower-ment può essere individuale, socialee politico. A livello individuale tragli strumenti usati vi è la consulenzaalla pari (persone con disabilità chesostengono il processo di consape-volezza e di costruzione di percorsidi autonomia ed indipendenza),l’abilitazione, l’utilizzo di ausili; alivello sociale la formazione ai di-ritti umani, l’informazione sui dirittie le opportunità; a livello politico lapartecipazione competente alle sedidi decisione politica e tecnica.

Giampiero Griffo

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I n questo anno dedicato alla Ma-donna del Buon Rimedio, nel 50ºdella sua proclamazione qualePatrona coprincipale dell’OrdineTrinitario, diamo notizia di alcuneimmagini, santuari e chiese intito-late a questo titolo mariano in Ita-lia. Ci siamo serviti, soprattutto,dell’opera dei Padri BonifacioPorres Alonso e Nicolás ArietaOrbe, “Santa María del Remedio”,Cordoba 1985.

Il 10 ottobre 1646 fu aggregataall’Ordine dei Trinitari scalzi una con-fraternita della Santissima Trinità edella Madonna del Buon Rimedio cheera stata fondata in quello stesso annomediante licenza del vescovodiocesano in data 12 settembre.

I Trinitari calzati avevano fon-dato un convento fuori le mura diquesta città nel 1615, sotto il titolodi Nostra Signora di Betlemme; nel1626 si spostarono in un altro po-sto, convento che fu detto di San-t’Andrea, la cui chiesa era parroc-chiale. Nel 1729 c’era un altare de-dicato a Nostra Signora del Rime-dio, presso il quale i fedeli accorre-vano per celebrare novene in ono-re della Madonna. Le ultime notizieche abbiamo provengono dagli ini-zi del secolo XX, la devozione allaMadonna del Rimedio era ancoraimportante ad Alessandria. Si trattadi una scultura che rappresentaMaria in piedi con il Bambin Gesùsul braccio sinistro della Madre, en-trambi incoronati; la Madonna portasul petto la croce trinitaria calzata.

Nei pressi del paese esiste unacappellina intitolata alla Madonna delBuon Rimedio.

Nella chiesa dello Spirito Santodei Padri Minimi di San Francescodi Paola c’era un’altare intitolato allaMadonna del Buon Rimedio conuna confraternita che fu aggregataai Trinitari scalzi in data 6 mar-zo1706.

Secondo una notizia del 1954,in questa città si venera un’imma-gine della Madonna del Buon Rime-dio.

I Trinitari fondarono un con-vento a Cagliari nel 1583 sotto ri-chiesta del vescovo Gaspare Vin-cenzo Novella, che consegnò lorola chiesa di Santa Maria del Porto;nel 1770 i frati passarono al con-vento di San Lucifero, dove rima-sero fino al 1803. Nelle due sedi itrinitari veneravano un’immaginedella Madonna del Buon Rimediocon ai piedi san Giovanni de Mathae uno schiavo. Per sua intercessio-ne, la città di Cagliari venne rispar-miata di un’epidemia nel 1708, inmemoria di questo beneficio le au-torità cittadine fecero il voto di ce-lebrare una festività annuale la se-conda domenica di ottobre. Nel1888 l’arcivescovo Berchialla eres-se la sua chiesa come parrocchiasotto il titolo della Madonna del BuonRimedio. Nel 1926 la confraternitadel Buon Rimedio di Cagliari fu ag-gregata all’Ordine Trinitario.

Il santuario della Madonna delBuon Rimedio si trova in una pic-cola frazione del municipio diVillafranca, detta “Santuario diCantogno”. Le origini di questo san-tuario risalgono ad un affresco del

20112011ANNO MARIANOdella Famiglia TrinitariaANNO MARIANOdella Famiglia Trinitaria

Agaro (Ao)

CINQUANT’ANNIImmagini e santuari nel nostro Paeseintitolati alla Patrona dell’Osstnell’Anniversario della proclamazioneda parte di Papa Giovanni XXIII

Madonna del Rimedio con i Santi Giovanni e Felice (Lima, Perù, Convento Trinitarie di Clausura)Alessandria

Allai (Or)

Borghetto (Lo)

Bulzi (Ss)

Cagliari

Cantogno Villafranca (To) Quattrocento o Cinquecento cherappresenta la Madonna con il suoFiglio morto tra le braccia ai piedidella croce. Il culto a quest’imma-gine è stato grande nei secoli, inmerito alle molte grazie che i fedelihanno attribuito all’intercessionedella Madonna invocata in questo

Maria sotto il titolodel Buon RimedioChiese e devozionenelle città italiane

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Un’immagine il legno della Ma-donna del B.R. si trova nel Santua-rio della Madonna del Soccorso,retto dai Padri Trinitari. È operadello scultore Giuseppe Stuflesser,fatta nel 1957.

Nel 1662 venne eretta la con-fraternita della Santissima Trinità edella Madonna del Buon Rimediopresso la chiesa detta del MonteCalvario; detta confraternita venneaggregata all’Ordine Trinitario il 29settembre 1662. Nel 1908, i padrirosminiani, che tenevano questachiesa, ristabilirono questa confra-ternita e rinnovarono l’aggregazio-ne all’Ordine Trinitario.

Si trova un santuario dedicatoalla Madonna del Buon Rimedio.

I Trinitari fondarono una comu-nità a Gagliano nel 1941, prenden-do come casa l’antico convento diSan Francesco di Paola. Nella chiesaconventuale si trova un’immaginemoderna della Madonna del BuonRimedio, molto venerata daigaglianesi.

1. Chiesa di San Benedettode FassoloIl convento trinitario di San Be-

nedetto de Fassolo al Porto fu fon-dato dal principe Giovanni AndreaDoria nel 1591. Un documento del1729 testimonia che ormai da tem-po c’era in chiesa un’immaginedella Madonna del Buon Rimediodavanti alla quale ogni sabato si can-tava il Salve Regina. Oggi c’è unquadro della Madonna del BuonRimedio in questa chiesa, con i san-ti Giovanni de Matha e Felice deValois e l’angelo con i due schiavi.

2. Collegiata di NostraSignora del RimedioVerso la metà del ‘700, il nobile

Tommaso Invrea, genovese, cheera vissuto a Napoli, quando disposei suoi beni per fare una chiesa conannessa una collegiata, volle cheessa fosse intitolata alla Madonnadel Buon Rimedio perchè a Napoliesisteva una chiesa con questo ti-tolo nella quale era solito fare le sue

devozioni. L’immagine titolare è dimarmo, opera di Parodi. La suafesta ricorre la seconda domenicadopo Pasqua. La collegiata venneeretta mediante bolla di papa Pio VInel 1786. Nel 1935 fu dichiaratasede parrocchiale. Nel 1904 la chie-sa originale fu demolita, e il Comu-ne di Genova fece a sue speseun’altra nuova a Piazza Alimonda.È di pianta rotonda, con croce gre-ca, con una grandiosa cupola di 56metri d’altezza e 16 metri di dia-metro.

Il convento trinitario di Livornofu fondato nel 1665 da P. France-sco di San Lorenzo, dei Trinitarifrancesi, grande devoto della Ma-donna del Buon Rimedio. Già dagliinizi venne collocata un’immaginein chiesa, che ebbe grande devo-zione. P. Nicola dell’Assunta era delparere che quest’immagine era unapittura che si perdette durante ibombardamenti che soffrì Livornodurante la Seconda Guerra Mon-diale.

In questa cittadina si veneraun’immagine della Madonna delBuon Rimedio.

Si venera un’immagine dellaMadonna del Buon Rimedio.

L’antico tempio pagano diPolluce, consacrato dai cristiani inonore di Santa Porfonia, vennechiamato durante il Medioevo di“San Filippo de Argirio”. Nel 1580vi fondarono un convento i trinitari.La Madonna del Buon Rimedioebbe una cappella propria; l’imma-gine è una bellissima scultura cheporta lo scapolare con la crocetrinitaria calzata, nella mano sinistraporta un fiore e sul braccio destropoggia seduto il Bambino, che por-ta un passero in mano. La sua fe-sta ricorreva la seconda domenicadi ottobre, in cui si teneva una so-lenne processione. Aveva cunaonfraternita propria.

Si venera un’immagine dellaMadonna del Buon Rimedio.

(fine prima parte)

Anno Mariano

Madonna del Rimedio con i Santi Giovanni e Felice (Lima, Perù, Convento Trinitarie di Clausura)

santuario. Oggi la devozione allaMadonna del Buon Rimedio detta“di Cantogno” esiste non solo nelladiocesi di Torino, ma anche tra legenti delle diocesi piemontesi diPinerolo e Saluzzo. La Madonnaviene festeggiata la seconda dome-nica di ottobre.

Cori (Lt)

Domodossola (Vb)

Donnigala (Or)

Gagliano del Capo (Le)

Genova

Livorno

Lodè (Nu)

Marrabiu (Or)

Messina

Milis (Or)

Maria sotto il titolodel Buon RimedioChiese e devozionenelle città italiane

di P. Pedro Aliaga

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Istantanea

I giovanitrinitarialla Gmg

GIOVANI E FEDEÈ una esperienzache ci riunirà inquanto famigliauniversaleL’obiettivo è quellodi trovare nuovimodi per crescerenella comunione,nella diversità,per condivideresituazioni,linguaggi, fedee i sogni, patrimoniodei ragazzi

Madrid Gmg 2011È già conto alla rovesciaper la famiglia trinitaria

I l 7 maggio scorso c’è stata aMadrid una grande festa per ricor-dare i 100 giorni che mancano allaGiornata Mondiale della Gioventù2011. In un clima di festa hannopartecipato giovani e meno giovaniche si stanno preparando per laGmg. In un periodo di grossa crisie di difficoltà sociale e politica, laGmg rappresenta una boccata d’os-sigeno per i giovani della Chiesa edel mondo. In tutto il territorio spa-gnolo c’è fermento nelle parroc-chie, nelle scuole, nello sport, tuttipronti per accogliere il Santo Pa-dre e i due milioni di giovani attesia Madrid per quei giorni. Inoltre, intelevisione e soprattutto sui socialnetwork (su Facebook, Twitter,etc…) i giovani si incontrano, con-dividono le loro aspettative per que-sto incontro e si scambiano infor-mazioni su questa grande macchi-na che è la GMG. I social networke Internet stanno aiutando la diffu-sione globale di informazioni e unamigliore organizzazione. Qualchesettimana fa, poi, in occasione del-la beatificazione di Papa GiovanniPaolo II, sono stati allestiti diversipunti di informazione sulla Giorna-ta Mondiale della Gioventù.

La Giornata Mondiale della Gio-ventù (GMG) è il più grande radu-no di cristiani. Giovanni Paolo IIne diede l’avvio nel 1985, anno dellagioventù. La Domenica delle Pal-me di quell’anno si riunirono, a se-guito del suo invito, 350.000 gio-vani: la risposta è stata così mas-siccia che l’evento è stato ripetutoogni due o tre anni con una giorna-ta mondiale per tutti i giovani cri-stiani con il Papa, mentre i restantianni si svolgono Giornate della Gio-ventù a livello diocesano. La GMGha toccato diverse città del mondo:Buenos Aires in Argentina, Santia-go de Compostela in Spagna, Cze-stochowa in Polonia, Denver negliStati Uniti, Manila nelle Filippine,Roma nel 2000, l’anno del Giubi-leo, poi a Toronto (Canada), Colo-nia (Germania), Sidney (Australia)e ora a Madrid. Il numero dei par-tecipanti è cresciuto: il record lo

detengono le Filippine, che hannoospitato cinque milioni di giovani.Agli incontri europei il numero deipartecipanti è oscillato tra uno e duemilioni di giovani, a seconda delpaese. Roma ha raggiunto il recordnel 2000.

La GMG è convocata dal Papa.Ogni Gmg ha uno slogan, che disolito è una citazione biblica: il Papascrive un messaggio per incorag-giare la partecipazione e per riflet-tere con la Chiesa e i giovani sulmessaggio che Gesù porta nel mon-do. Insieme al tema e al messaggiodel Papa, ogni Gmg ha un logo eun inno. Lo slogan di Madrid 2011è “Radicati e fondati in Cristo, sal-di nella fede” di San Paolo, mentreil logo raffigura la sagoma di un po-polo unito con le mani in segno dicomunione con una trionfante cro-ce su di sè, che segna l’identità el’incontro. I colori caldi riflettonoil calore spagnolo. Il logo ricordala corona della Vergine della Almu-dena, patrona di Madrid, che, piut-tosto che da metalli preziosi, è com-posta da giovani. L’inno della Gmgè stato composto da uno dei ve-scovi ausiliari di Madrid, Monsignor

Franco. Dal Vaticano gli era statochiesto che avesse uno stile giova-nile. E’ stato presentato in antepri-ma il 9 novembre nella Cattedraledi Madrid, ma ha suscitato qualcheperplessità. Sono state così realiz-zate altre canzoni, tra cui “Fortinella fede “ e “Noi vivremo fortinella fede”. Che sia la prima Gmgsenza un inno unico?

Alla Giornata Mondiale della Gio-ventù vengono invitati tutti i giova-ni di buona volontà che voglionocondividere un paio di giorni di fedee di festa. Per il 15 e il 16 agosto èprevisto l’arrivo a Madrid. Il 16, 17e 18 agosto saranno caratterizzatidal catechismo dei vescovi la mat-tina e dal Festival della Gioventù neltardo pomeriggio. Non mancheran-no le attività della Famiglia trinita-ria e numerose mostre e manife-stazioni a Madrid, dove, semplice-mente passeggiando per la città evisitare le sue chiese, musei, piaz-ze, si potrà vivere un’esperienzaunica. Giovedì tutti i giovani rice-veranno il Papa nell’emblematicaPlaza de Cibeles, mentre venerdì 19lo incontreranno nella Via Crucisdella Castellana. Per il sabato è pre-

Che cos’è la Gmg? Radicati in Cristo

Dal 16 al 21 agosto

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Istantanea

di P. Sergio Garcia Perez

adrid Gmg 2011già conto alla rovescia

per la famiglia trinitaria

vista una gita ai “Quattro Venti”,dove il sole tramonta, e dove il San-to Padre guiderà la veglia di pre-ghiera. La mattina dopo, l’incontrosi concluderà con la presenza delCristo vivo nell’Eucaristia, presie-duta da Benedetto XVI.

Un annuncio dice che la Gior-nata Mondiale della Gioventù è “unevento storico”, un momento digrazia e di comunione. Sono anniormai che i Trinitari in Spagna stan-no lavorando insieme nella pasto-rale giovanile e vocazionale. Tuttala Famiglia Trinitaria in Spagna si èriunita per partecipare all’organiz-zazione di questo storico eventoper accogliere tutti i membri dellaFamiglia Trinitaria in risposta allachiamata del Papa.

La famiglia trinitaria possiedetre scuole a Madrid: due di loro, chesi trovano ad Alcorcón, saranno adi-bite a strutture in cui passare lanotte, mentre in quella più centralesi svilupperanno le varie attività e ilpranzo. Le tre scuole sono vicine a“Cuatro Vientos”, che ospiterà dueincontri di vertice della Conferen-za: la Veglia di Preghiera e l’Eucari-stia, che concluderà la riunione.

Ogni congregazione/ordine rice-verà i fratelli dal mondo e si orga-nizzerà autonomamente. Ognunoavrà il proprio logo e i propri canti.Il logo della familia trinitaria preve-de un grande edificio con la formae il colore della croce trinitaria, dalquale si aprono più porte alle qualisi avvicinano molte persone che sitrovano all’interno. L’edificio fa ri-ferimento al motto ufficiale “costru-ito in Cristo, saldi nella fede”. Lediverse porte dell’edificio rappre-sentano le varie congregazioni o idiversi gruppi (come i Laici), “tuttiuniti in un solo Spirito”, come pre-vede il motto scelto dalla famigliaper la Gmg. Nelle scuole e nelle par-rocchie di Madrid abbiamo mobili-tato i giovani e le famiglie. In tuttele comunità e in tutte le scuole stia-mo incoraggiando i giovani a par-tecipare a questo grande evento.

Preparando una Gmg si scopreche all’interno della famiglia trini-taria ci sono molte persone chehanno già partecipato alla Gmg, e,che oggi, segnate da quella incre-dibile esperienza, sono pronte adincoraggiare gli altri a partecipare aquesti giorni di gioia e di grazia. Nel

2000 la Curia generalizia dei Trini-tari in Italia ha incoraggiato la par-tecipazione dei giovani dell’OrdineTrinitario di tutto il mondo. E’ sta-ta anche lanciata l’idea di creare unmovimento giovanile trinitario, nelquale riunire giovani argentini, po-lacchi, italiani, spagnoli... Questaidea deve ancora maturare e ma hacertamente segnato un passo avan-ti. Io ho vissuto questa meraviglio-sa esperienza. Ricordo i concertinelle grandi piazze di Roma, la ca-techesi con i vescovi e i teologi, laVia Crucis dal Campindoglio alColosseo con le torce, il pellegrinag-gio tra un fiume di giovani a TorVergarta, l’arrivo del Papa pieno disimboli e di gioia. Mi ricordo di quel-la notte di preghiera a lume di can-dela. E, infine, l’Eucaristia, con leparole che Giovanni Paolo II sem-brava che stesse rivolgendo adognuno di noi. Lì abbiamo incon-trato due milioni di persone, tantequante sono attese a Madrid. Lacomunione nella pluralità. Oggi, perl’intera famiglia trinitaria, è un con-to alla rovescia per una esperienzache ci riunirà in quanto famiglia uni-versale: l’obiettivo è quello di trova-re nuovi modi per crescere nella co-munione, nella diversità, per condi-videre esperienze, linguaggi, fede.

Giovani trinitari alla Gmg

La preparazione

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24 rinitàTL iberazione

Lo scaffale del mese

E. GUERRIERIIl grande librodi Giovanni Paolo II

135,00euro

15,00euro

18,00euro

16,00euro

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M. ALDOLetteraagli Efesini

L. CHERNELLOCrescerein armonia

A. GRUNL’arte di diventareadulti

Un volume di grandepregio, riccamentelavorato, che alternaimmagini a colori eparole, e ripercorrel’esistenza e il pontifi-cato di Giovanni PaoloII. Curato da ElioGuerriero, il volumeconsta di quattro parti.Nella prima LuigiAccattoli racconta lavita di Karol Wojtyla:l’infanzia e l’adole-scenza, la vita inseminario e il sacerdo-zio, l’elezione al sogliopontificio e l’attentatosubito, la malattia e lamorte. La secondaparte, dedicata al suoMinistero, raccoglie icontributi del suosuccessore, BenedettoXVI e di Camillo Ruinie Stanislaw Dziwisz,che gli sono stati vicinifin negli ultimi momen-ti di vita, fanno cono-scere al lettore lagrandezza di GiovanniPaolo II nella sofferen-za, nel suo completoaffidarsi al Signore erivelano l’immediatapercezione della suasantità.

Il corpo è mezzo diconoscenza dellapersonalità. Le posture,i gesti, le modalitàespressive del corpoumano sono rivelazionedi una storia che èdentro di noi. A partireda questa affermazio-ne, l’Autrice - danzatri-ce professionista,coreografa epsicoterapeuta - haideato un metodoformativo che fondeinsieme la crescita nellatecnica corporea e losviluppo emotivo-cognitivo-relazionaledella psiké.

“Lo scopo di questolibro non è di volerprescrivere ai giovanicome si faccia adiventare adulti. Vorreipiuttosto mostrarequali siano le condizio-ni per accedere allamaturità umana,basandomi sulledomande che pongonoi giovani. Vorrei inoltrefar riflettere su comela fede possa aiutarli acompiere i passi versola condizione adulta.Infine, vorrei rifletteresu cosa sia una fedeadulta”.(dall’introduzione)

In questa nuovatraduzione della Letteraagli Efesini annotazionie commento sonoscanditi secondo duelivelli: Il primo,filologico-testuale-lessicografico, offrepuntualizzazioni legatealla critica testuale(riprendendo le variantitestuali più significati-ve), approfondisce ilsignificato di alcunitermini, tenendo contodell’influsso delcontesto su di essi. Ilsecondo, esegetico-teologico, tiene presen-ti le unità letterarie deltesto biblici. Forniscela struttura delle parti,per poi procedere alcommento delle sezioniche le compongono edei brani in cui questeultime sono articolate.Il testo viene commen-tato evidenziandone gliaspetti teologici emettendo in evidenza,la dove lo si ritieneopportuno, il nesso traAntico e NuovoTestamento,rispettandone lareciprocità.

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Lo scaffale del mese

25

12,50euro

13,00euro

C GUERRESCHILa dipendenzasessuale

L. GUGLIELMONILo sportper la vita

14,50euro

4,00euro

A. STAGLIANÒUna speranzaper l’Italia

A. COMASTRIIn camminocon Maria

Esponenzialmente increscita negli ultimianni, la dipendenzasessuale si caratterizzaper un progressivoallontanamento dallarealtà, al punto dagiungere a vivere unadoppia vita. Chi nesoffre sostituisce unarelazione malata con ilsesso al rapporto sanocon le altre persone.Lasexual addiction hapoi delle forme“specifiche” e piùrecenti nella cyber-sexaddiction e nellacyber-porn addiction,ovvero le due forme didipendenza sessualelegate a internet. Macome inizia la dipen-denza? Come si arrivaalla malattia? Quali lecause della dipendenzae quali le conseguen-ze? Come si cura?Guerreschi risponde aqueste domande,fornendo esempiconcreti di personeaffette da sexualaddiction, analisi,autovalutazione eproponendo percorsiterapeutici.

“Cristo è il rivelatore ela rivelazione. Non sitratta solo di impararele cose che Egli hainsegnato, ma di‘ imparare Lui’. Maquale maestra piùesperta di Maria? Sesul versante divino è loSpirito il Maestrointeriore che ci portaalla piena verità, tra gliesseri umani, nessunomeglio di Lei conosceCristo, nessuno comela Madre può introdur-ci a una conoscenzaprofonda del suomistero” (GiovanniPaolo II).

Quando si parla delnostro Meridione,parafrasando unafamosa frase delVangelo, spesso sisente dire: dal Sudcosa mai potrà veniredi buono? Eppurequesto libro, scritto daun teologo del Sud, dapiù di due anni anchevescovo di Noto (Sr),non ha esitazioni aproporre il Mezzogior-no come una risorsa,umana e civile, perl’intero Paese.In un tempo dove dauna parte si festeggia-no i 150 anni dell’Uni-tà, e dall’altra si cercadi dividere il Paese, ilSud, anche se restauna terra amara per ipesi che ancora porta,può costituire unasperanza, una sorta dilaboratorio dellasperanza per l’Italiatutta, proprio peralcune sue caratteristi-che essenziali: la vogliadi riscatto, di voltarpagina, il desiderio diaffrancarsi da certipoteri, la capacità diaccogliere lo straniero.

Un volume cheattraverso la realtà e lametafora dello sportinvita i ragazzi adatteggiamenti e scelteche possono farlirisultare “vincenti”nella loro vita da unpunto di vista umano ecristiano.Dall’importanza delsudore e della faticaper raggiungere gliobiettivi che ci si èprefissati, alla sconfit-ta come momento dicrescita; dal “farespogliatoio” alla falsavittoria che si ottienebarando.

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Presenza

QuiMedea

I ragazzi del Centro con il Papa ad Aquileia

Anche i “ragazzi” di Medea tra iquaranta mila presenti all’abbracciocon Benedetto XVI ad Aquileia. Me-dea dista pochi kilometri da Aquileia,città che fu sede della X Legione del-l’Impero Romano, luogo dove i santivescovi e poi martiri aquileiesi Erma-cora e Fortunato, Ilario e Taziano, Cri-sogono e Paolino guidarono la Chie-sa di Aquileia. Qui i pastori Valerianoe Cromazio, Ambrogio di Milano ed iVescovi d’Italia, della Gallia e del-l’Africa professarono apertamente nelConcilio delle Chiese occidentali del381 la loro fede e Atanasio e Girolamofurono ospitati per la difesa e l’affer-mazione della dottrina cattolica. Lagrandezza di Aquileia non fu solo diessere la Nona Città dell’Impero(200.000 abitanti) ma anche quella diesser Chiesa Viva, esemplare, capacedi un autentico annuncio evangeli-co, coraggiosamente diffuso nelleRegioni Circostanti e per secoli con-servato ed alimentato. Erano le 16.30di sabato 7 maggio quando l’airbusA319 dell’aeronautica militare italia-na ha toccato terra all’aeroporto diRonchi dei Legionari. Pochi minuti edil velivolo era parcheggiato, prontoper far scendere il Papa, che percorsoa piedi alcuni metri, salutato le autori-tà istituzionali convenute ad acco-glierlo in questo nordest d’Italia, sa-lito sulla sua papamobile, si è incam-minato verso Aquileia, viaggiando tradue ali di folla commossa e plauden-te. Anche se, per questioni legate allasicurezza ed al rischio attentati, i no-stri ragazzi ed il personale del nostroCentro Residenziale “Villa Santa Ma-ria della Pace” non hanno potuto go-dere di un vero incontro ravvicinato,come era nelle attese della vigilia,ugualmente hanno avuto la gioia el’occasione di vederlo e di salutarloda vicino. Poco prima dell’arrivo delPapa in aeroporto, l’Arcivescovo diGorizia, Mons. Dino De Antoni, si èavvicinato al direttore dell’istituto persalutarlo e presentarlo al Patriarca diVenezia, Cardinale Angelo Scola. “Ilvostro lavoro per l’attenzione versochi ha più bisogno è la realtà dell’amo-re cristiano di grande significato ec-

Come già preannunciato nelle pagine dell’ultimo numero della rivista, ilCentro Residenziale “Villa S. Maria della Pace” ha il piacere di presentare atutta la famiglia trinitaria e ai lettori di Trinità e Liberazione il suo nuovo sitointernet, oramai giunto alla sua piena stesura: www.istitutomedea.it.

La denominazione del sito intende richiamare due elementi checontraddistinguono e connotano il nostro Centro. Il secondo concerne lalocalizzazione geografica, Medea, piccolo comune nella provincia di Gorizia. Ilprimo ci riporta all’evoluzione storica del Centro Residenziale, dove il termine“Istituto” rievoca la storia passata, le diverse fasi di sviluppo della struttura e,in proiezione, il futuro prossimo, con le sue inevitabili sfide e le sue prezioseopportunità di ulteriore crescita.

Già dalla prima pagina, l’home page, il visitatore del sito ha modo di osser-vare le tre macrostrutture che vanno a costituirne l’ossatura: le sezioni “Cen-tro Residenziale”, “Associazione Culturale Il Cerchio” e l’ “Associazione Spor-tiva Schultz”, ossia la struttura centrale e le sue dirette emanazioni. Dunque,tre realtà, strettamente interconnesse e purtuttavia aventi specifici contenuti,come lo si può constatare sfogliando le pagine virtuali.

Il sito internet è stato realizzato seguendo l’esigenza di diffondere, attra-verso un mezzo mediatico potente ed universale, i contenuti del nostro lavoro,la filosofia della nostra operatività e la nostra modalità di contribuire in mododeterminante al miglioramento della qualità di vita delle persone con disabilitàospitate. Il visitatore potrà trovare utili informazioni sul Centro Residenziale esulle attività svolte, inoltre potrà contattare direttamente i referenti citati perquestioni di proprio specifico interesse e potrà contribuire ad arricchire il sitotramite propri contributi.

clesiale per la diocesi di Gorizia” que-ste le espressione del Cardinale a Pa-dre Pietro. Le stesse che il Papa pro-nunzierà subito dopo nella Basilica diAquileia: “Tenere sempre viva, concoraggio, la fede e le opere di carità etradurre il Vangelo in fervore spiritua-le, chiarezza di fede, pronta sensibili-tà per i poveri, gli anziani, i malati, idisabili. Scoprire, proprio come nel-l’esperienza di Aquileia di 1500 annifa, che si può camminare fianco a fian-co in nome della comune dignità del-la persona”. Anche la televisione re-gionale, poco prima dell’arrivo delSanto Padre ha intervistato Padre Pie-tro. Espressione di gioia e soddisfa-

zione per l’imminente incontro conBenedetto XVI e alla domanda dellapresenza dei Padri Trinitari nell’Arci-diocesi Goriziana, nella risposta è sta-to ricordato che il Centro Residenzia-le di Medea rende attuale il carismadell’Ordine dei Trinitari: “Gloria allaTrinità e Libertà alla persona prigio-niera delle moderne schiavitù”. Ilmodello, inoltre, abitativo per perso-ne adulte con autismo grave ancheprive del sostegno familiare di immi-nente realizzazione, vuol essere un’ul-teriore dimostrazione di attenzione edoperatività per il miglioramento dellaqualità della vita di persone con disa-bilità psichica e comportamentale.

Il sito al servizio della qualità della vita

di P. Pietro Lorusso

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27rinitàTL iberazione

Presenza

Un indiano a San Ferdinando

QuiLivorno

Continua anche per quest’annol’impegno dell’Associazione Cultu-rale “Il cerchio”, nell’organizzazionedella rassegna “Teatro e dintorni”,giunta ormai alla settima edizione.Nella splendida cornice del Parcodel Centro Residenziale Villa SantaMaria della Pace dei P.P. Trinitaridi Medea prenderanno vita tre se-rate dedicate rispettivamente allapoesia (mercoledì 15 giugno alleore 20:45), al teatro sociale (mer-coledì 22 giugno alle ore 20,45),ed alla danza (venerdì 15 luglio alleore 16). Gli incontri prevedono l’in-tervento di professionisti provenien-ti dalla realtà regionale ma anche unagrande partecipazione degli ospitidel Centro, che interverranno inqualità di poeti, attori e danzerini.Inoltre, in occasione della festa pa-esana dedicata agli spaventapas-seri (14 e 15 maggio) la nostra as-sociazione ha organizzato una mo-stra fotografica con l’esposizionedegli scatti di Fabio Gerussi, ospitedel nostro Centro che da qualcheanno si diletta nell’arte fotograficacon discreto successo. La mostra,organizzata con il patrocinio del Co-mune di Medea e grazie al contri-buto del Comune di RomansD’Isonzo, potrà essere ammirata abreve sul sito del Centro Residen-ziale dei P.P. Trinitari di Medea:www.istitutomedea.it.

Per informazioni è possibile con-tattarci al seguente indirizzo mail:[email protected].

Teatro e dintornidi Cristina Casali

Jolly Thekkinen è un giovanetrinitario proveniente da KeralaErnakulan, all’estremo sud dell’In-dia. Ha trentun’anni, dopo quindicianni di scuola gestita dai Trinitari,da sedici ha abbracciato la Crocedell’Ordine e da otto mesi è in Ita-lia, a Livorno, presso la parrocchiadi San Ferdinando dei padriTrinitari, per imparare un po’ di ita-liano e per approfondire - questol’intento principale - la teologia.Non resterà in Italia ma ritornerà inIndia a continuare, insieme ad altriTrinitari, l’opera di evangelizzazionein quella Terra dove l’Ordine è pre-sente in modo massiccio e dovel’opera di educazione è diffusa. Loabbiamo incontrato mentre era in-tento a aprire la porta, al mattino,della Chiesa di San Ferdinando perfare da guida ai turisti ch sbarcanodalle navi crociera. E l’incontro èstato veramente piacevole e utileperché ci ha permesso di conosce-re quanto sia notevole la presenzadell’Ordine in India e in modo par-ticolare nella parte Sud, dove ope-rano tre Diocesi con altrettanti Ve-scovi guidati da Padre Yose Narlely,attualmente a Roma. San Tommasofu il primo Apostolo a portare ilVerbo di Cristo in quella terra e nonha seminato nel deserto. Altre reli-giosi sono presenti: induisti emusulmani. Oggi i segni di presen-za attiva sono evidenti. Oltre al-l’istruzione, che è fondamentale perla nuova generazione disponibile adapprendere come nessun’altra, c’èl’aiuto morale e quando è possibileanche quello materiale verso chi èin sofferenza, con la porta sempreaperta e la buona parola semprepronta. E non difettano i giovani ele giovani che abbracciano l’Ordi-ne. Padre Jolly a Livorno, sotto laguida di Padre Lorenzo, sta facen-do anche una interessante esperien-za: quella di celebrare ogni dome-nica la Santa Messa all’isola diGorgona dove esiste una coloniapenale che ospita un piccolo nume-

ro di carcerati in stato di semilibertàe svolgono attività lavorative di na-tura agricola e di pesca. Il Ministe-ro di Grazia e Giustizia mette a di-sposizione una motovedetta perquesto importante Ministero. Dopola Messa segue un incontro con ireclusi che spesso chiedono a Pa-dre Yolly di telefonare ai parenti perinformarli della loro salute. Un ser-vizio che rientra nello spirito delTrinitario del 2000.

di Maria Augusto Lorenzini

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28 rinitàTL iberazione

Presenza

QuiRoccadi Papa

Al santuario Madonna del Tufo di festa in festa

Nel 2011, giugno è senza dubbioil mese dell’anno più ricco di festivitàreligiose ed un santuario, che è il luo-go più idoneo per tutti coloro chesono alla ricerca di Dio, si avvale diquesti importanti punti di riferimentoper un richiamo alla preghiera coralee personale. Il Santuario della Madon-na del Tufo non è da meno ed in que-sto periodo, con frequenza più chesettimanale, offre ai fedeli spunti diriflessione ed approfondimento dellapropria fede. L’ambiente, curato an-che nella scelta degli arredi sacri e deisimboli adottati di volta in volta perevidenziare il senso delle varie fun-zioni religiose, agevola nei pellegrinila comprensione del significato spiri-tuale di ogni ricorrenza. Al visitatorequest’aspetto del Santuario non sfug-ge e, turista o semplicemente amantedel bello, chi entra in chiesa e può far-lo non tralascia di memorizzare qual-che immagine sul telefonino o sullamacchina fotografica. Gli appuntamen-ti del mese sono stati davvero tanti,tutti degni di una devozione che, inmolti casi, si tramanda da secoli. I fre-quentatori della Messa domenicale, ilcinque, festa dell’Ascensione nostroSignore, hanno notato che la statua diCristo risorto, a significare la conclu-sione del tempo della permanenza fisi-ca di Gesù qui sulla terra, aveva la-sciato il posto che l’aveva visto tro-neggiare per quaranta giorni a partiredalla S. Pasqua, ai piedi del masso ditufo sotto lo sguardo di Maria. Nelcorso della settimana successiva altredue memorie importanti per l’OrdineTrinitario. Il giorno otto la festa delpatrono della gioventù trinitaria, SanMichele dei Santi (1591/1625), figuradi spicco della mistica spagnola, mae-stro di letteratura spirituale, veneratoin Spagna, nel culto popolare, anchecome protettore contro il cancro. Ilnove, quella della Beata Anna MariaTaigi (1769/1837), madre di famiglia epatrona dell’Ordine Secolare Trinita-rio, che gode di una viva devozionenel cuore di numerosi fedeli e in moltinel giorno della festa hanno assistitoalla Messa vespertina per chiedereprotezione sulla famiglia ed invocaregrazie.

di Paola Casetti

Prima di Pentecoste ancora unafesta, la festa del Sacro Cuore cele-brata con solennità nel Santuariodove è conservata una statua con ilCuore di Gesù che, come hanno ri-cordato le persone più anziane, untempo veniva portata in processioneper le vie di Rocca di Papa con parte-cipazione numerosa dei fedeli. La sta-tua, scolpita in legno ed attraente peri colori, si trova nella nicchia dell’ulti-ma cappella a sinistra (la più vicina alpresbiterio) tra due artistiche vetrate,realizzate da Piotr Mercury, che rispet-tivamente illustrano l’incarnazionedel Verbo in Maria ad opera dello Spi-rito Santo e Gesù crocifisso con ilcostato aperto che mostra il suo gran-de cuore. In sintesi, la vita del Salva-tore dalla nascita alla morte con lapresenza di Maria in ambedue le raffi-gurazioni. Domenica dodici, Penteco-ste, la chiesa si è rivestita di rosso findalla vigilia: paramenti, fiori, drappidi velluto sui banchi. Tutto ad infiam-mare i cuori dell’assemblea che, al-l’unisono,durante la Messa, ha reci-tato la Sequenza dello Spirito Santo,un’invocazione che ogni volta com-muove e da conforto all’anima. Unasettimana dopo (domenica 19), la fe-sta della SS. Trinità, dell’Ordine e del-la Famiglia Trinitaria. Per l’occasionel’altare della cappella che le è dedica-ta, si è arricchito di una tovaglia do-rata, di fiori e di luci che hanno messoin risalto i toni caldi dei colori dellagrande tela esposta sulla parete cen-trale della cappella e raffigurante la

Trinità, opera relativamente recentedel pittore Aronne del Vecchio. Du-rante le Messe il coro ha animato laliturgia con canti inneggianti alla Tri-nità mentre l’organo, fresco di restau-ro, conferiva con le sue note ancorapiù solennità ai momenti di raccogli-mento e di preghiera. Durante la Mes-sa delle undici i Religiosi e gli aderen-ti al Terz’Ordine della Famiglia Trini-taria hanno rinnovato i loro voti men-tre gli altri presenti hanno pronuncia-to la preghiera di consacrazione allaTrinità. Numerose pure le coppie chein passato hanno celebrato il loromatrimonio in questa chiesa, prove-nienti dalle località più diverse, dive-nute simpatizzanti della spiritualitàtrinitaria. Nel corso della giornata èstato amministrato con più frequenzadel solito il sacramento della riconci-liazione, grazie anche all’invito, peruna sua rivalutazione, rivolto dai sa-cerdoti durante la novena che ha pre-ceduto la domenica della SS. Trinitàed il triduo solenne con cui si è con-clusa la preparazione alla più grandefesta della Famiglia Trinitaria. Infine,domenica ventisei, festa del CorpusDomini, cappella del SS. Sacramentoverrà aggiunto un tronetto doratomolto prezioso dove sono scolpiti inbassorilievo sia l’ostia che il calice el’inginocchiatoio, predisposto perl’adorazione, sarà abbellito con un ri-vestimento ricco di pizzi antichi e diricami. Davanti all’altare maggiore,come ogni anno, una forma di paneed una brocca di vino saranno espo-sti per l’intera giornata in memoriadell’ultima cena e dell’istituzione del-l’Eucarestia. Durante la Messa la Co-munione verrà distribuita sotto le duespecie, accompagnata dal canto “Pa-nis Angelicus” intonato dal soprano,nuova voce solista, e dal coro. Giu-gno, un mese in cui quest’anno si èpercepita tra l’altro, anche nel San-tuario di Rocca di Papa, l’eco dellestraordinarie giornate vissute a Romaper la beatificazione di Giovanni Pao-lo II. Un succedersi di emozioni chehanno contribuito a ravvivare nelcuore dei fedeli la luce della fede e laforza della speranza come ha insegna-to il Papa Beato fino all’ultimo dei suoigiorni. Un insegnamento che da va-lore e significato alla vita.

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29rinitàTL iberazione

Presenza

Come da tradizione secolare laseconda domenica di maggio si cele-bra a Cori la festa in onore di “MariaSS. del Soccorso”. L’evento dell’ap-parizione risale al 1521 quando laMadonna soccorse una bambina ditre anni di nome Oliva che uscì di casaper andare a raggiungere la madre allavoro dei campi, ma si smarrì sulmonte della ginestra. Sorpresa da unviolento temporale, spaventata daituoni e dalla notte che avanzava, sirifugiò sotto una pianta di ginestra.Qui fu accolta da una “bianca Signo-ra” che la bambina credeva sua ziapaterna e per otto giorni, il tempo chedurò la tempesta, la “Signora” coprìla bambina col suo manto e la nutrìmettendole il dito in bocca. Tornato ilsereno, alcune donne che erano an-date a fare la legna nei pressi di quelmonte, ritrovarono Oliva che, inter-rogata da esse, rispose di essere sta-ta con sua zia che si chiamava “MariaVergine”. La notizia dell’evento si dif-fuse per tutto il paese, i cittadini, conil clero e i magistrati, si recarono inprocessione sul monte dove rinven-nero un affresco con l’immagine del-la Vergine in trono che sorregge ilbraccio del Bambino in atto di bene-dire. La Vergine del Soccorso è chia-mata anche “Madonna della Ginestra”e si ritiene che questo fosse il suonome originariamente, dal monte sulquale avvenne l’apparizione e il ritro-vamento dell’immagine. “Madonnadella Ginestra” erano soliti invocare imarinai al navigar il mar Tirreno, sor-presi da tempesta e pericoli nel trattodi mare dirimpetto alla nostra chiesa.Al 1534 risalgono i documenti in cui laVergine è chiamata con il titolo di “Ma-donna del Soccorso”, come risulta da-gli atti del notaio Antonio Landi diCori. Su una lastra di marmo scuroposta sull’altare maggiore è scritto acaratteri d’oro Miseris succure Maria:“I miseri soccorri o Maria”.

È dolce rivolgersi a Maria con sìbella invocazione; riesce dolcissimoripeterla ai piedi di quel trono bene-detto a questa immagine augusta spi-rante soavità e materna dolcezza.Anche oggi è sempre meta di pelle-grinaggi. La sua festa viene celebrata

QuiCori

di Fernando Nobili

con la partecipazione di tutto la po-polazione corese la seconda domeni-ca di maggio, preceduta da un pelle-grinaggio notturno al quale parteci-pano i fedeli della vicina Cisterna perlo scampato pericolo durante la guer-ra. Il Santuario deve essere un puntodi riferimento per tutti e un bene ditutta la comunità di Cori e dei paesivicini. Confidando nell’aiuto di San

Giovanni de Matha, fondatore dellafamiglia Trinitaria e con la protezionedella Madonna del Soccorso, speria-mo che si irradi da questo colle, il col-le della ginestra, quella spiritualità,quell’amore, di cui tutti abbiamo bi-sogno. Da questa festa, tutta la cittàdi Cori intraprenda un nuovo cammi-no, più bello, più sicuro sotto losguardo di Maria.

La festa in onore di Maria SS. del Soccorso

Lo scorso 22 maggio, il gruppo trinitario di Cori ha vissuto un eventostraordinario: l’ammissione al gruppo dei Laici Trinitari di due nostre consorelleTeresa Porcari e Angela Vittori e di cinque consacrazioni da parte di FilippoCampagna, Agostino Cimini, Iolanda Bencivenga, A. Maria Moriconi e Fran-cesco Placidi. L’evento è stato preceduto da un periodo di preparazionecurato dal Padre Luca Volpe, preparazione che ha coinvolto non solo i sopramenzionati ma tutti gli appartenenti alla fraternità. Un primo momento impor-tante è stato quello del pomeriggio del 21 maggio: il gruppo si è raccolto nelSantuario della Madonna del Soccorso e dopo aver partecipato alla Messaha avuto l’incontro con il presidente nazionale dei Laici Trinitari, il prof.Nicola Calbi, che ha introdotto il discorso sulla Trinità partendo dalla letturadella Colletta domenicale. Il giorno successivo nel Santuario della Madonnadel Soccorso gremito di fedeli, la celebrazione Eucaristica presieduta da Pa-dre Massimo Fatato, i momenti più emozionante sono stati due: il primoquando il presidente Calbi ha chiamato le due consorelle all’altare a pronun-ciare il rito dell’ammissione, dove hanno chiesto umilmente di essere accolteall’Ordine Secolare Trinitario e di impegnarsi a vivere e testimoniare il Vange-lo nel mondo secondo il carisma di S.Giovanni de Matha e il secondo quan-do il nostro presidente ha chiamato sull’altare gli altri cinque per fare laconsacrazione, durante la lettura del rito e il pronunciamento dei loro nomi. Ilsilenzio è terminato con un caloroso applauso.

Terminata la liturgia il presidente ha avuto un altro momento d’incontrocon il gruppo e ne è rimasto colpito per la devozione riversata verso laMadonna perché dice che è la strada per arrivare a suo Figlio e al Padre. Atutti i componenti del gruppo i più cari ed affettuosi auguri per il loro cammi-no nella vita Trinitaria seguendo l’insegnamento che il nostro fondatoreS.Giovanni de Matha ci ha trasmesso. (F. P.)

Laici Trinitari, la famiglia cresce

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Presenza

A San Crisogono il lettorato dei giovani professi

QuiRoma

Come in tutte le nostre case ecomunità anche a San Crisogonola Quaresima e la Pasqua sono sta-te un tempo molto forte. Abbiamocercato di vivere il meglio possibilela quaresima, cammino di conver-sione: conoscenza di noi stessi an-che attraverso i momenti difficili,le cadute, le tensioni, proprio comeil popolo Ebreo nel deserto. Per noiMosè a volte era il maestro, a volteil P. Ministro, a volte la vita, gli stu-di, gli esami o qualche contrarietà.Poi è venuta la settimana Santa etutti ci siamo dati da fare per viver-la e farla vivere assieme ai fedelifrequentatori della nostra basilica (inquesta settimana molto più nume-rosi del solito). Naturalmente l’im-pegno e lo sforzo principale è statoquello di P. Venanzio, Parroco. Maabbiamo collaborato anche noi. P.Paolo ha ben preparato la corale, eha dato più gusto e sapore alle li-turgie delle Palme e del Triduo San-to Giovedì, Venerdì e Sabato santo(veglia pasquale). Tutti noi giova-ni, Professi e postulanti siamo statiimpegnati: chi per il servizio litur-gico chi nel canto. Nella settimanadi Pasqua invece un po’ di vacan-za. Il lunedì siamo stati tutti a Cori.Un bel momento di allegria nel bo-schetto antistante la casa. Al nostroarrivo da Roma, Carmelo aveva giàpreparato la brace. Il tempo nonpoteva essere migliore. Era previ-sta la pioggia ma per noi c’era ilsole, solo un po’ di nuvole, giustoper non essere infastiditi dal sole.Bisogna proprio riconoscere che ilSignore è buono con noi. Il nostrograzie a P. Luca e la comunità perl’invito e la generosa accoglienza.Nei giorni seguenti i giovani pro-fessi, si sono dispersi per passarealcuni giorni nelle comunità: Tien eBang si sono fermati a Cori; Huy,Phon et Chuong sono andati a Li-vorno, Lang a Castelforte, dove sitrovava già da prima per aiutarenelle liturgie del triduo Pasquale,assieme a Tien e Phon; Roberto è

andato a passare qualche giorno infamiglia, poiché sua madre non stamolto bene. I postulanti sono rima-sti a casa, ma anche loro hannoprofittato per visitare un luogo in-cantevole: la villa d’Este di Tivoli.“Non eravamo molto entusiasti diuscire quel giovedì 28 aprile, il no-stro maestro si è dovuto imporreper farci aderire alla proposta. Ar-rivati sul posto poi un acquazzoneincredibile ci ha obbligati a rifugiar-ci in un bar della piazza, stavamoper prendere la rivincita sul nostromaestro, per la sua decisione for-zata, ma, incredibile, dopo solo al-cuni minuti, ha smesso di piovereed è uscito un sole meraviglioso.Abbiamo avuto due buone ore ditempo per visitare la villa. Anche ipiù resistenti e tristi si sono lasciatiinvadere dall’euforia e dalla gioia nelvedere tutte quelle fontane, l’acquache zampillava da tutte le parti, il

giardino d’incanto, e la gente di tuttele lingue ed età. Bellissimo! Le fo-tografie si sono sprecate per lasciar-ci immortalare con quelle meravi-glie, e pregustavamo la gioia deinostri famigliari e amici lontani, checi avrebbero visti così felici in un luo-go di sogni. Grazie P. Maestro! Laprossima volta saremo meno capric-ciosi” confessa uno di loro. Dimen-ticavamo un altro evento. Il 10 apri-le, giusto la domenica della risurre-zione di Lazzaro, i nostri 4 fratelliprofessi più grandi, Thien, Lang,Phon e Roberto, hanno ricevuto ilLettorato. A loro il nostro augurio piùsincero perché possano annunciareanche con la vita la Parola di Dio,che hanno accolto e accolgono ognigiorno. Grazie al P. Vincenzo che liha preparati a questa tappa, semplicee pur tanto importante e a P. Giusep-pe D’Agostino, Provinciale che haconferito il Ministero.

di P. Angelo Buccarello

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Ultima

Lo sport è una delle attività fondamentali per gli ospitidel nostro Centro di Riabilitazione a Venosa. Ogni annopartecipiamo ai vari eventi che si svolgono in giro perl’Italia; a tante manifestazioni, alcune prettamente spor-tive, altre in cui lo sport è un mezzo per favorire l’inte-grazione e la socializzazione. Gli ultimi mesi sono statiparticolarmente ricchi di iniziative. Segnaliamo solo al-cuni tra gli eventi a cui abbiamo partecipato. Per quantoriguarda l’atletica leggera, nell’ambito degli eventi delCentro Sportivo Italiano, quattordici nostri atleti hannopartecipato al Campionato regionale di corsa su stradache si sono svolti a Melfi, PZ (marzo); nell’ambito della“6 ore dei Templari”, una Maratona che si svolge inalcuni degli scenari più suggestivi nella nostra regione,hanno partecipato ventiquattro nostri atleti (maggio);nell’ambito degli eventi della Federazione Italiana SportDisabilità Intellettiva e Relazionale, ventotto nostri atletihanno partecipato al Campionato regionale che si è svoltoproprio a Venosa, nella nostra città, e sette atleti al Cam-pionato italiano che si è svolto a Montecatini Terme(maggio). Per le attività legate al basket, invece, nel-l’ambito degli eventi della Federazione Italiana SportDisabilità Intellettiva e Relazionale, sette nostri atleti hannopartecipato al Campionato interregionale che si è svolto

QuiVenosa

Sport e partecipazione, un binomio vincente

a Manfredonia, FG (marzo) e 7 atleti al Campionatoitaliano che si è svolto a Roseto degli Abruzzi (maggio).Un altro sport che abbiamo seguito tanto è il judo: nel-l’ambito di questa disciplina, durante gli eventi dellaFederazione Italiana Sport Disabilità Intellettiva e Rela-zionale, nove nostri atleti hanno partecipato al Campio-nato italiano che si è svolto a Parma (marzo) e altrinove hanno partecipato all’incontro internazionale aRavenna (maggio). Infine, il calcio: nell’ambito deglieventi della Federazione Italiana Sport Disabilità Intel-lettiva e Relazionale, 7 nostri atleti hanno partecipato alCampionato interregionale che si è svolto a Manfredo-nia, FG (marzo). Gli impegni futuri, inoltre, assoluta-mente da segnalare sono i Giochi nazionali “SpecialOlympics”, la “Passeggiata a cavallo Venosa-Bernalda”che attraverserà tutta la nostra regione e, infine, i “Glo-bal games”, i Campionati del mondo della FederazioneItaliana Sport Disabilità Intellettiva e Relazionale, a cuiparteciperemo con ben quattro atleti: A. Cappa e F. Fa-nelli (basket) e O. Troilo e M. Vincenzi (Judo). Le atti-vità sportive svolte e programmate sono tante ed indi-rizzate a ragazzi con diverse abilità e capacità, però tut-te hanno lo scopo di favorire lo sviluppo motorio e psi-co-sociale dando ad ognuno la possibilità di parteciparee vivere con gioia ed entusiasmo momenti di socializza-zione e di sano agonismo.

di Gennaro Ungolo

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