trinità e liberazione ottobre 2011

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1 rinità T Liberazione Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale –70% DCB S1/LE A tu per tu con il Ministro Generale dell’Ordine Trinitario Cercare Dio. Cercare l’uomo. Ecco le sfide per i Trinitari PADRE JOSÈ NARLALY Il cammino di comunione delle Province italiane INSIEME VERSO L’UNIFICAZIONE INSIEME VERSO L’UNIFICAZIONE T rinità Liberazione Periodico dei Trinitari in Italia www.trinitaeliberazione.it Anno III/n. 8 - 20 ottobre 2011 ib razione nuova serie Uniti per diventare più efficaci e testimoniare meglio il compito assegnato dal Fondatore

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periodico dei trinitari d'italia

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A tu per tu con il Ministro Generale dell’Ordine Tr initario

Cercare Dio. Cercare l’uomo.Ecco le sfide per i Trinitari

PADRE JOSÈ NARLALY

Il camminodi comunionedelle Province

italiane

INSIEME VERSO L’UNIFICAZIONEINSIEME VERSO L’UNIFICAZIONE

TrinitàL iberazionePeriodico dei Trinitari in Italiawww.trinitaeliberazione.it

Anno III/n. 8 - 20 ottobre 2011

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Uniti per diventare piùefficaci e testimoniare

meglio il compitoassegnato dal Fondatore

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anno III numero 8

20 ottobre 2011

LE RUBRICHE

3 EditorialeNicola PaparellaIl coraggio di osare

4 PrimopianoGiovani Trinitarialla Gmg di Madrid

Grazie. Love

Arrivederci a Riode JaneiroSuor Veronicadelle Trinitarie di Alcorcòn

17 Pensandoci beneP. Luca Volpe

20 Anno MarianoP. Pedro AliagaLa Madonnadel RimedioChiese e devozionein Italia

21 Perché Signore?P. Orlando Navarra

24 Lo scaffale del mese

26 PresenzaRomaMedeaLivornoBernaldaSomma VesuvianaCoriVenosa

I SERVIZI

6 Secondo le ScrittureUnitiper dare di piùAnna Maria Fiammata

8 Pagine SanteInnestatoin Cristoe nei fratelliAndrea Pino

10 Catechesi&vitaMattonesu mattonecostruirel’unitàFranco Careglio

Tenerezza, profeziadi salvezza

12 Magistero vivoLa missionepossibileGiuseppina Capozzi

22 IstantaneaDOPO LA VASSEMBLEAINTERTRINITARIADI AVILA

Crescela Famiglia

L’OSPITEDEL MESE

16 A tu per tuP. José NarlalyMinistro Generaledell’Osst

Cercare Dio.Cercare l’uomo.Ecco le sfideper i Trinitaridel terzomillenniocristianoVincenzo Paticchio

Primo Trinitarioindiano

19 ApprofondimentiCura & Riabiltazione

Aumental’età mediaAumentanoi disabiliAnnalisa Nastrini

som

mar

io

Quest’anno la festa di Gesù Nazare-no, il 23 ottobre, cade di domenica.I Trinitari hanno il privilegio dicelebrarla ugualmente utilazzando laliturgia propria della festa. È oppor-tuno che nelle parrocchie trinitarie enei luoghi in cui i Trinitari svolgonoil loro apostolato venga promosso ilculto di Gesù Nazareno affinchè ifedeli prendano coscienza dellasituazione dei cristiani perseguitatinel mondo.

23 Ottobre - GESÙ NAZARENO

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Editoriale

Nicola Paparella

Periodico dei Trinitari in Italia

Iscritto al n. 1020 del Registrodella Stampa del Tribunale di Lecce

il 30 aprile 2009

Il coraggio di osareDIRETTORE RESPONSABILE

Nicola [email protected]

AMMINISTRATORE UNICOLuigi Buccarello

EDITORIALE

CONSULENZA EDITORIALEVincenzo Paticchio

AMMINISTRAZIONEREDAZIONE E PUBBLICITÀ

Piazzetta Padri Trinitari 73040 Gagliano del Capo (Le)

Tel. 3382680900Fax 08321831477

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Piazzetta Padri Trinitari 73040 Gagliano del Capo (Le)

Quando le nubi si addensa-no all’orizzonte, quando lafatica si fa sentire e l’entusia-smo scompare dal volto di chici sta vicino, quello è il mo-mento di scavare in fondo alcuore per ritrovare le ragionidelle proprie scelte e le sorgen-ti della propria identità.Un mare di contraddizionisconvolge i progetti dell’uomocontemporaneo, nuove catenebloccano i suoi movimenti, lecrisi si aggiungono alle crisi, eda ogni angolo del mondogiungono invocazioni chenessuno può ignorare.È proprio questo il tempopropizio per l’azione e per ilrinnovamento. Per dare unarisposta a chi invoca soccorsonegli oscuri corridoi dellecarceri o nelle sale d’attesadegli ospedali, agli angoli dellestrade o dietro l’uscio dellefamiglie disagiate…Alle soglie del terzo millennio,i bisogni dell’uomo non sonodiminuiti, ma aumentati: ladroga, l’handicap, la salutementale, l’emarginazione,l’isolamento, le nuove povertàCome è vasto il mondo cheinterpella il cristiano, come ègrande il campo d’azione checoinvolge i Trinitari.È qui, nel confronto con questesofferenze dell’uomo, conqueste domande d’aiuto, che avolte angosciano ed inquietano,è qui che occorre ritrovare laforza generativa del messaggiodi San Giovanni de Matha.Non è dunque tempo di chiude-re, di ridurre gli impegni, dicircoscrivere i campi, di conte-nere i progetti. È invece iltempo di riprendere slancio, diriscoprire nuove energie, dialimentare nuove motivazioni,di lasciarsi coinvolgere dallastoria, di ritrovare il coraggiodi osare.Se si è in pochi, non serve anulla rammaricarsene. Gioverà

piuttosto guardarsi intorno,trovare alleanze, suscitarecollaborazioni, chiamare araccolta gli uomini di buonavolontà. Se si è in pochi occor-re mettere insieme ciò checiascuno possiede.L’unificazione delle due Pro-vince italiane è una occasionefavorevole: permette di aggre-gare per far lievitare e per farcrescere. Non si tratta diaggrapparsi l’un l’altro persopravvivere; ma di ritrovareciascuno, con l’aiuto dell’altro,lo stimolo giusto per uscire dalproprio recinto.L’unificazione spinge a cresce-re. Induce ad uscire dallapropria terra, quella del costu-me consolidato, quella dellaprassi rassicurante, quelladelle relazioni già ampiamentesperimentate, nelle quali tuttoè già prevedibile. Si tratta diandare oltre e cercare nuovevie, nella certezza che al di làdell’uscio di casa c’è chi aspet-ta il nostro aiuto e la nostraconsiderazione.La grande famiglia trinitariaha bisogno di farsi giovane,anche con coloro che hanno icapelli bianchi; ha bisogno diritrovare nuove motivazioni,anche fra coloro che l’entusia-smo non l’hanno mai perduto;ha bisogno di farsi conoscere edi raccogliere nuovi consensi,nuove adesioni, nuove collabo-razioni. Insieme ai frati ci sonoi laici, insieme ai laici ci sonole religiose... Insieme. Ecco laparola che va pronunciata ognimattina come programma dellagiornata: insieme. Tutti eciascuno. Insieme.Un chicco di grano non lasciasegno. Insieme ad altri chicchidi grano diventa rimedio per lafame del corpo. Il lavoro di unosolo non basta. Ma se a lavora-re si è in due, ecco che sipossono percorrere le stradedella storia.

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Primopiano

GRANDE FESTA DEI POPOLILa visita del Papa è stata occasioneper vivere la Famiglia Trinitariain un prodigioso incontro tra cultureL a Gmg di Madrid è trascor-

sa come l’onda che passa e lascia isegni sulla spiaggia dopo una

tempesta. Un’ondata di fede che hacamminato per le strade di Madrid,

che per l’occasione aveva unaspetto diverso, colori diversi e

culture diverse. Un’ondata dilibertà che ha preso d’assalto i

luoghi pubblici, per proclamare cheCristo è vivo, molto vivo in mezzo

alla nostra società. Questa onda hacolpito in modo particolare la città

di Alcorcón, a pochi chilometridalla capitale, che ha potuto

ospitare più di 600 giovani trinitariin due scuole di proprietà della

Famiglia. La visita del Papa è stataun’occasione perfetta per vivere la

Famiglia Trinitaria, e per incontra-re i fratelli provenienti da diverse

parti del mondo, che continuano adessere innamorati del carisma diSan Giovanni de Mata. Tutti noi,Trinitari e non, abbiamo vissuto

delle giornate che hanno lasciatoesperienze e ricordi indelebili, che

dal mese di agosto 2011 hannocominciato a cambiare la nostravita. Abbiamo condiviso la nostra

identità e la nostra cultura,abbiamo imparato a dire “Grazie” o

“Love” in diverse lingue, abbiamopregato con i giovani di tanti Paesi.

Abbiamo visto con gli occhil’abbraccio fra giovani con la

bandiera americana e con quellairachena. Abbiamo ascoltato insulti

contro la fede, ai quali abbiamorisposto con un sorriso e una

preghiera, abbiamo avuto l’opportu-nità di aiutare, confortare, amare...Abbiamo partecipato alla più grande

festa della fede in Spagna e siamostati orgogliosi di proclamare ciòche dà senso alla vita con simboli,gesti o parole. Ma soprattutto, ciò

che più ci ha toccato è stato ilsentirsi Famiglia che abbiamo

provato nel cuore. In quella Famigliaun giorno abbiamo imparato ad

essere liberi. Abbiamo preso i nomidi molti giovani che condividono lo

stesso carisma, nonostante le nostredifferenti etnie, o le miglia che ci

separano. Ma la festa è già passata,e ora dobbiamo pensare a ciò che ci

ha lasciato, riconoscere il nostroruolo, interpretare e percorrere ilcammino che Dio Amore ha prepa-rato per noi a favore dei più poveri.La nostra vita di ogni giorno è una

lode alla Trinità e una ricerca dilibertà per coloro che ne hanno più

bisogno

Grazie. Love

Giovani Trinitarialla Gmg di Madrid

PASSATA LA FESTADa giovani seguacidi S. Giovanni De Mathaora dobbiamoriconoscere il nostro ruolo,interpretare e percorrereil cammino che Dio Amoreha preparato per noia favore dei più poveri

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Giovani Trinitarialla Gmg di Madrid

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Primopiano

Giovani Trinitarialla Gmg di Madrid

È appena finita la Gmg, e già non riescoad esprimere a parole tutto quello che hovissuto. Ho atteso i giorni che mi separa-vano da questo evento senza molto entu-siasmo perché sapevo benissimo cosa sa-rebbe successo, ma ora, che è tutto finito,penso che sia stata una delle migliori setti-mane della mia vita o forse la migliore inassoluto. Ho incontrato persone di tutti ipaesi e culture, persone che mi hanno com-mosso con le loro esperienze di vita, chemi hanno raccontato come dedicano le lorovite e i loro sforzi per gli altri, che mi han-no incoraggiato a seguire il messaggio diGesù e a servire senza attendere di essereservita. Ho parlato con loro, ho scambiatopareri e opinioni sulla religione, la Chiesa ela società. Ho scoperto quanto è difficileessere cristiani in alcuni paesi, ho ascolta-to in prima persona il modo in ui vengonoperseguitati. Ho visto ragazzi iracheni ab-bracciare bambini degli Stati Uniti e ho fo-tografato gruppi di giovani con bandiere dipaesi che in passato e ancora oggi sono inconflitto tra loro. Ho stretto la mano aduna moltitudine di giovani di diverse nazio-nalità.

Ci siamo scambiati regali, bandiere,braccialetti, sorrisi. Ho imparato a dire “gra-zie” in molte lingue. Ho goduto e apprez-zato il cosidetto “abbraccio gratis”. Mi sen-tivo parte di una famiglia di due milioni dipersone, parlavo con molti di loro, sempree ovunque a prescindere dalla lingua. Hosperimentato il privilegio di ricevere applausida parte della polizia per il nostro compor-tamento esemplare e ho risposto con unaltro applauso per la loro gentilezza e at-tenzione (ho imparato che un poliziotto nonsi arrabbia se qualcuno gli butta l’acquacon uno spray in faccia!). Ho ricevuto cen-tinaia di complimenti da camerieri, autistidi autobus (eterna gratitudine alla Emt e ingenerale al consorzio dei trasporti nel suocomplesso, per non aver mai perso il sor-riso e per aver cantato con noi), vigilantese molti altri, e sono rimasto stupito che tan-te centinaia di migliaia di persone si sianopotute spostare da un lato all’altro del pae-se senza problemi e hanno obbedito a qual-siasi indicazione. Ho apprezzato per la pri-ma volta la serenità di una preghiera diTaizé, ho fatto parte di un grandissima ViaCrucis. Ho ballato una danza africana, cin-que minuti più tardi ho cercato di muover-mi al ritmo di un ballo brasiliano e ho balla-to dopo un po’ danze spagnole con alcuniitaliani. Ho rinnovato e riaffermato il mio

desiderio di voler dare tutto agli altri, vo-lendo fare tutto quanto in mio potere perrendere il mondo un luogo più giusto. Horinnovato e riaffermato il mio desiderio diseguire Gesù, di amare i miei nemici, diamare il prossimo, di resistere a qualsiasiavversità. Ho trovato grandi esempi e te-stimonianze di persone che mi hanno dettodi non temere. Ho pianto, riso, ho tremato,ho sudato. Ho cantato fino a diventar rau-ca, ho ballato fino a cadere. Ho confortatoragazzini di circa 15 anni perché un grup-po di violenti volevano colpirli. Ho subitoinsulti, verso la mia fede e i suoi simboli,rimproveri sull’autobus. Onde e onde diignoranza, mancanza di rispetto e aggres-sioni. Ho sopportato, nel silenzio assoluto,chiudendo gli occhi e pregando. Ho fattoparte per una settimana del gruppo più af-follato nella storia della Spagna, il tutto gra-zie ad una cosa, la nostra fede. Non possonon ringraziare i cittadini che ci offrivanol’acqua dai loro balconi, i custodi che han-no acceso gli idranti per rinfrescarci, e acoloro che ci hanno regalato i biscotti alcioccolato più dolce del mondo. Grazie,grazie e grazie a tutti, decine e decine lepersone he ci hanno fermato per strada perringraziarci a loro volta per la nostra gioia.Grazie ai cittadini che hanno sopportato iltraffico di quei giorni, quelli che ci guarda-vano inantati, quelli che ci hanno soppor-tato e rispettato. Grazie soprattutto ai cit-tadini non cattolici che hanno inteso perprimi che ogni manifestazione pacifica, siaessa religiosa oppure no, deve essere as-sunta e rispettata. Grazie agli altri volonta-ri, che mi hanno aiutato senza chiedere, hemi hanno riempito di caramelle e succo ognivolta che ho fatto un piccolo gesto di stan-chezza o ho avuto un capogiro. Grazie aimiei amici, quelli con ui ho trascorso que-sta settimana e quelli di tutta una vita. Gra-zie alla mia famiglia e alla mia famiglia tri-nitaria.

È stato un piacere darvi il benvenutonella nostra casa e scoprire che il carismatrinitario si estende in Africa, Perù, Fran-cia, Cina, Messico, India e in molti altripaesi. Abbiamo condiviso momenti di tuttii tipi, tra cui spettacoli memorabili e doc-cie nel cortile. Le nostre preghiere e lemesse in diverse lingue, non le dimentiche-remo mai. Non posso descrivere l’orgo-glio che sento di far parte di tutti voi. Abreve cominceremo i preparativi per laprossimo Gmg. Ci vediamo a Rio de Jane-iro 2013.

Arrivederci a Rio de Janeiro

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LA TESTIMONIANZA

di Sr Veronica delle Trinitarie di Alcorcòn

Giovani Trinitarialla Gmg di Madrid

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Secondo le Scritture

Unitiper dare di più

PERFETTI NELL’UNITÀ

di Anna Maria Fiammata

“E la gloria che tu hai datoa me, io l’ho data a loro,perché siano una sola cosa.Io in loro e tu in me, perchésiano perfetti nell’unità.Padre, voglio che quelliche mi hai dato sianoanch’essi con me dove sono io”

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Unitiper dare di più

“E la gloria che tu hai datoa me, io l’ho data a loro,perché siano una sola cosa.Io in loro e tu in me, perchésiano perfetti nell’unità.Padre, voglio che quelliche mi hai dato sianoanch’essi con me dove sono io”

PERFETTI NELL’UNITÀ

COME IL TRALCIO ALLA VITEL’unificazione delle Province Trinitarie Italianeattualmente risponde non solo ad un’esigenzaconcreta ma anche a ciò cui si è chiamatiquando si sceglie di seguire la via indicata da Cristo

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Secondo le Scritture

Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto,perché senza di me non potete far nulla […] Se rima-nete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedetequello che volete e vi sarà fatto (Gv 15, 5.7). Ma perGiovanni, che affida al suo racconto di fede il fortedesiderio di immergersi nel mistero trinitario, Gesù,riguardo agli uomini che Gli sono stati affidati, rivoltoal Padre afferma anche: “Come tu hai mandato menel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo […]Non prego solo per questi, ma anche per quelli checrederanno in me mediante la loro parola: perché tuttisiano una cosa sola. (Gv 17 18.20-21).

Queste parole sembrano dare un senso limpido e altempo stesso profondo al progetto di unificazione del-le due Province italiane che ora sta impegnando l’Or-dine dei Trinitari. Tale processo di unificazione, infat-ti, attualmente risponde non solo ad un’esigenza con-creta ma anche a ciò cui si è chiamati quando si sce-glie di seguire la via indicata da Cristo. Per la verità la“via” del cristiano è un cammino in unione con Cristoverso la libertà; un percorso in cui si superano i rivolistorti dell’egoismo e della chiusura in se stessi pergustare la bellezza di sentirsi vicini a Dio, suoi amici,come quando si opera il bene, o come quando si cercadi dare all’altro la cura di cui ha bisogno, con lo spiritodel dono di sé e basta. È lo stesso spirito con cui ilFiglio ha dato tutto se stesso per obbedire al Padre;“Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’operache mi hai dato da fare”. (Gv 17, 4).

L’unità e la voglia di comunione che pervadonol’attuale progetto delle Province italiane dell’Ordine deiTrinitari, pone al servizio dei più deboli la ricchezzadell’unità presente nel vangelo. “E la gloria che tuhai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano unasola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfettinell’unità […] Padre, voglio che quelli che mi haidato siano anch’essi con me dove sono io” (Gv 17,22-24).

Non si tratta di una unità omologante, né di unlivellamento che surclassa le diversità, ma di una uni-tà-comunione che rispetta e valorizza i diversi talentiper porgere ai più deboli tutto l’aiuto possibile. Vi sa-rebbe da aggiungere che tale unità può dare i fruttisperati se si intraprende con una mentalità che ab-bracci questa prospettiva.

L’unità del Vangelo è una realtà esigente ma capa-ce di dare risultati insperati se riesce a conformarsi alvalore supremo che è Cristo; Gesù afferma infatti:“Qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò,perché il Padre sia glorificato nel Figlio” (Gv 14,13).

Il tempo post-moderno ha mostrato la paraboladiscendente della globalizzazione o perlomeno gli ef-fetti devastanti di una sua applicazione distorta ed in-discriminata. Nata nel mondo dell’economia, di fattola globalizzazione ha finito con l’appropriarsi del mon-do politico, sociale, culturale ed etico, operando nonpoche alterazioni fino al punto di cambiare non solo lostile di vita di grandi masse di persone, ma di proporrel’entusiasmante stagione di un nuovo modo di comu-nicare tra gli uomini perché si sentissero più vicini emeno soli. Il “villaggio globale”, infatti, pur assumen-do l’abbattimento delle barriere nazionali quale mezzoprivilegiato per ottenere vantaggi, di fatto ha esteso iterritori di conquista di Stati e collettività economica-mente già più avanzati, lasciando irrisolti annosi pro-blemi come la disoccupazione, la razionalizzazione dellerisorse energetiche mondiali o la salvaguardia del pia-

neta. Il processo di mondializzazione delle risorse cosìcome è stato intrapreso ha sviluppato invece nuovepovertà ed esteso la fasce di chi vive nell’indigenza. Afronte di tutto ciò logica conseguenza è stata ancheuna certa diffidenza verso l’ “altro”, scaturita come si-stema di difesa contro forme violente di ingerenza nellavita dei diversi gruppi sociali, generata a più livelli e chein molte realtà ha incoraggiato una cultura ostinatamen-te egoistica e autoreferenziale. L’assenza di dialogo e dicomunicazione hanno fatto tutto il resto.

Se dunque la globalizzazione può considerarsi inun certo qual modo lo stile di vita dell’umanità con-temporanea, sarebbe un errore considerarla sic et sim-pliciter positivo portato post-moderno dei valori eticidell’unità e della comunione. Infatti, pur senza sco-modare la verità che è il vangelo, restano inconfutabilile fratture e i dissesti di cui l’uomo post-moderno èvittima. La diversità delle culture, ad esempio, è unpatrimonio da rispettare, non si può sacrificarlo innome di una “omogeneizzazione” socio-culturale, poi-ché ignorare o soggiogare una cultura particolare puòsignificare inculcare i germi della rivolta e della sepa-razione. Tutto questo per un motivo molto semplice:l’identità di un essere umano si rispecchia nell’am-biente in cui vive, pertanto disprezzare un ambiente ouna cultura particolare può significare disprezzarequell’essere umano particolare nella sua identità.

Ciò che di importante si può fare nella nostra pro-spettiva cristiana potrebbe essere, allora, proporre ivalori dell’unità e della comunione con uno spirito diattaccamento a Cristo Gesù come valore guida capa-ce di liberare dalle diverse forme di schiavitù.

In altri termini la grande “corazzata” che è la glo-balizzazione e i meccanismi di autodifesa che essa hagenerato dovrebbero virare nella direzione che portaverso i territori floridi ma disabitati dell’uomo nellasua verità antropologica; territori, cioè, abitati dal ri-spetto per la dignità dell’uomo e per la sua libertà dalbisogno.

L’era di internet, delle realtà virtuali e del digitale,hanno contribuito non poco a sviluppare, accanto adinnegabili benefici, una concezione di uomo alquantorarefatta e illusoria; uomini e donne che puntano allarealizzazione di sé come cercatori e consumatori diemozioni, convinti che la vita sia uno spazio da riem-pire con manciate di soddisfazioni non importa a cosadovute.

Vi è invece una nostalgia di unità e di comunionecome di un balsamo capace di ridare un senso altro eprofondo alla vita se solo essa si possa rispecchiaregenuinamente nel desiderio e nella cultura del dono edella gratuità.

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I FRUTTI SPERATINon si tratta di una unità omologante,né di un livellamentoche surclassa le diversità,ma di una unità-comunioneche rispetta e valorizza i diversi talentiper porgere ai più debolitutto l’aiuto possibile

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Pagine Sante

LA LAMPADA EUCARISTICASan Michele dei Santi, l’eterna giovinezzadella comunione con Dio

di Andrea Pino

“ O Comunione, quanto sei bellae amabile, quanto sei cara epreziosa! Mi dai il mio Dio, mirendi il mio Signore! Mi schiudile porte delle divine grazie emisericordie, che a torrenti inquell’ora piovono nell’anima.Sei il mio conforto celeste esovrannaturale. Dinanzi a tetutto il creato svanisce, lecreature si dileguano. Quanto èarcana e misteriosa quell’augu-sta Particola consacrata! Comeun sole divino è per me, e miillumina, mi irraggia, miaccende. Alla vista di quest’Ostiasacrosanta vedo e intendo coseche non conoscevo: è unalampada luminosa che dissipapotentemente le tenebre dall’in-telletto, rinvigorisce la volontàper amare sempre più il SommoBene. A quella luce celestel’anima vede i cieli eucaristiciaperti, intende cose arcane chefuori di quel mistico Paradisonon si odono. O tesoro nascosto,regno di Dio! ”.

Così scriveva, sul finiredell’800, il benemerito redentoristaGiuseppe M. Leone, nel suo nobilelibretto “La Lampada Eucaristica”.Quel buon sacerdote la sua missio-ne l’aveva intesa davvero bene: vi-veva del suo respiro eucaristico,luce delle sue pupille era la vividafiamma che lampeggiava dinanzi alTabernacolo, illuminando un pocoil buio fresco della chiesetta dovepassava le notti in preghiera. Eraun tesoro tutto suo, da tenerselostretto con una santa gelosia. Glialtri, la notte potevano pure dormi-re. Lui si riposava pregando. Eratroppo convinto che una notte in-tera passata tra le coperte morbidedi un bel letto a baldacchino in qual-che ricco palazzo non valeva nep-pure un minuto trascorso sul dolcelegno di quell’inginocchiatoio cheaveva lì.

Quando uno la pensa così è unvero sacerdote di Cristo ed è purecapace di rendere eucaristica la pro-pria vita e la propria persona. Civoleva davvero coraggio (nel belmezzo dell’epoca del positivismodilagante che sceglieva vilmente lastrada dell’irrisione per contrasta-re la Verità di Fede e l’unica cosache riusciva ad incensare era la ra-

zionalità umana) a parlare con amo-re tanto ardente della presenza rea-le del Signore nel Sacramento dellaMessa. Di certo, padre Giuseppenello scrivere quelle preziose righedi spiritualità, aveva in mente il no-stro amato Michele dei Santi, vis-suto secoli prima, il patrono dellagioventù trinitaria, la “lampada eu-caristica” in figura d’uomo…

Ogni mattino all’alba, dopo glisquilli della campanella che annun-ciavano il rito, il bisbiglìo dei fedelilo precedeva. Di colpo poi diveni-va silenzio di venerazione al suopassaggio. Il padre Michele si av-viava all’altare. Avanzava lento, unpo’ curvo, strisciando i sandali con-sunti sul mattonato sconnesso.Sotto la pianeta, il camice e l’amit-

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Innestato in Cristo. E nei fratelli

Pagine Sante

to portava sempre il suo abito. Loamava alla follia, volentieri avrebbeversato il sangue pur di non toglier-lo, non poteva concepirsi senza: eratutt’uno con quei colori, quel ros-so vivo, quel blu così intenso chesi univano in una croce sacra suuna distesa di bianco luminoso. Seli sentiva dentro, perché lo porta-vano ad adorare il più grande deimisteri, il Dio Trinità e quel Verbofattosi carne, crocifisso per la no-stra redenzione e risorto dai morti.Un mistero che continuava a com-piersi sacramentalmente tra le suemani, da quando il vescovo le ave-va stigmatizzate, ungendole conl’olio santo. Gli sbandati, i derelitti,i bambini abbandonati le sentivanomorbide e calde quelle mani, comebruciate dal fuoco mistico di unafornace divina. Il popolo di mise-rabili che veniva da lui raccontavaspesso di sentirsi abbagliato dal suovolto. Gli occhi del padre Michelechi poteva contemplarli? Si venivatravolti da troppa luce. Erano gliocchi dei profeti, erano quelli di Eliaal monte Carmelo quando avevatrionfato sugli idolatri di Baal, era-no gli occhi di Mosè specchiatisinelle fiamme del roveto ardente,erano gli occhi di Pietro e degliApostoli, il giorno di Pentecostequando le porte del cenacolo ven-nero scosse e spalancate. Bello, erabello: la pelle un po’ abbronzata dalsole spagnolo, i capelli bruni, folti,lucenti, consacrati dalla tonsura. Unmediterraneo era. Anzi, un catala-no.

Catalano nei modi guerreschieppure gentili, nell’accento dellavoce tenera come un dolce e peròa tratti perentoria, nella devozioneprofondissima, tutta catalana, allaVergine Maria. Sì è vero che, stan-do ai conti del mondo, non erauomo fatto, che trent’anni non liaveva neppure, ma il Signore gliaveva donato la pienezza altissimadella maturità spirituale, l’esserepresbyteròs, l’essere anziano e dun-que saggio nelle cose celesti. “Vidarò un cuore nuovo” recita unapagina dell’AT. Al padre Michele, ilSalvatore aveva strappato il vecchiocuore di carne, ponendogli in pettolo stesso Suo Sacro Cuore: la vettaassoluta del cammino mistico nel-l’Ordine Trinitario. Adesso, era unuomo totalmente di Dio. Fiammeg-

giante. Glorioso come lo avrebbevisto la Beata Elisabetta Canori inuna chiesa di Roma. Circondato dauno stuolo di Angeli, accolto dai suoicarissimi santi fondatori Giovannie Felice, il buon Michele si era vol-tato, sorridente e bellissimo, a be-nedirla, prima di correre dal suoCristo a ricevere la corona degnadei servi più fedeli. Che splendidosacerdote! Uno dei più grandi, nonsolo della nostra famiglia religiosa,ma di tutta la storia del Cattolicesi-mo. Ma quale segreto nascondevaquesto giovane così singolare?Cosa lo ha reso tanto straordina-rio? Certo, l’essere innestato sem-pre più profondamente come untralcio alla vera vite, che è il Mae-stro Gesù. Ma non basta. Micheleera convinto che tutte le opere dicarità che un religioso possa com-piere non varranno mai quanto lapreghiera e una Santa Messa de-gnamente celebrata. Certo, le ope-re sono importanti e necessarie per-ché altrimenti la Fede sarebbe mor-ta ma esse, per un uomo di Dio,per un sacerdote di Gesù, non de-vono assolutamente mai oscurarele tre principali missioni della vo-cazione: l’annuncio del Vangelo allegenti, la remissione dei peccati nelSacramento della Confessione esoprattutto l’offerta mirabile delSacrificio Eucaristico della Messa,fatto per la salvezza eterna di tutti ifedeli e per ringraziare e renderegloria al Padre per la Sua miseri-

cordia e il Suo amore. Come dice-va il Curato d’Ars, le nostre sonoopere di uomini e dunque, per quan-to belle e profonde siano, sarannosempre imperfette. La remissionedei peccati e la Santa Messa sonoinvece opera di Dio! Perché in queimomenti è lo stesso Cristo Som-mo Sacerdote che agisce in noi.Che bello per un religioso viveresull’altare la stessa esperienza delpadre Michele, sentirsi solo unostrumento attraverso cui il Signorecompie e compirà ancora, fino allaconsumazione dei secoli, il prodi-gio della nostra redenzione! Qualecristiano non sentirebbe sciogliersiil cuore di commozione se potessecontemplare coi suoi occhi la na-scita di Gesù o la Sua morte sulGolgotha o la Sua resurrezione dalsepolcro? Lo stesso Tabernacolonon è forse la grotta di Betlemme eil sepolcro di Gerusalemme? L’al-tare non è forse il monte Calvario?

Siamo pochi, è vero, il mondodel terzo millennio cambia ad un rit-mo vertiginoso chiamandoci a irri-nunciabili sfide pastorali sempre piùurgenti e scottanti. Non possiamolasciarci sfiorare dalla tentazione digettare la spugna. Occorre serrare iranghi, unirci ancora una volta in-sieme come i santi che ci hanno pre-ceduto indossando questo amatissi-mo abito, per rendere nuovamentel’Ordine Trinitario il drappello d’as-salto della Cristianità come lo avevainteso papa Innocenzo. Le nostreopere però siano frutto e naturaleconseguenza della preghiera e dellaconsacrazione alla croce di Cristo.Non possiamo correre il grave ri-schio che esse siano solo la delete-ria celebrazione della nostra bravu-ra, del nostro ego, della nostra sma-nia di protagonismo. Così facendocelebreremo non la vittoria del Si-gnore sul male e sul peccato, masolo noi stessi, senza che ne valgala pena e senza convertire alcuno.Se nelle nostre opere, il mondo sem-pre più paganizzato non riuscirà adintravedere il volto di Gesù e la te-stimonianza d’amore per Lui, alloracrollino subito tutte! Siano polveree nient’altro. Se invece esse avran-no portato alla salvezza anche unsolo fratello, allora possiamo esserecerti che un giorno, sulla soglia delParadiso, il padre Michele ci rico-noscerà come suoi figli.

TESTIMONEA padre Michele,il Salvatoreaveva strappatoil vecchio cuoredi carne,ponendogliin petto lo stessosuo Sacro Cuore:la vetta assolutadel camminomistico nell’OrdineTrinitario

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Catechesi&vita

di Franco Careglio ofm conv.

IL PAPAAI DISABILIDI MADRID

UNA SFIDA DA VINCEREPromuovere l’intesa tra uomini serenie liberi. Lontani da pregiudizi e da paure

Mattone su mattoneCostruire l’unità

A lcuni brani del discorsopronunciato da Papa Benedetto XVIvisitando la Fondazione “InstitutoSan José” di Madrid, ente beneficoche si dedica all’assistenza deidisabili fisici e psichici, gestitodall’Ordine Ospedaliero di SanGiovanni di Dio (Fatebenefratelli).

“La gioventù, lo abbiamo ricordatoaltre volte, è l’età nella quale la vitasi rivela alla persona con tutta laricchezza e pienezza delle suepotenzialità, spingendo alla ricerca

di mete più alte che diano sensoalla vita stessa. Per questo, quandoil dolore appare nell’orizzonte diuna vita giovane, rimaniamosconcertati e forse ci chiediamo:può continuare ad essere grande lavita quando irrompe in essa lasofferenza”.“ Una società che non riesce adaccettare i sofferenti e non è capacedi contribuire mediante la com-passione a far sì che la sofferenzavenga condivisa e portata ancheinteriormente, è una società crudele

Tenerezzaprofeziadi salvezza

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11rinitàTL iberazione

Catechesi &vita

Gli istituti religiosi, fin dal lorosorgere, a causa della loro veloce evasta diffusione, dovettero organiz-zarsi a livello non solo centrale -con riferimento cioè al luogo in cuierano sorti, vedi la Francia per l’Or-dine Trinitario, vedi l’Italia per l’Or-dine Francescano, ecc. - ma altret-tanto a livello locale. Ed ecco cosìl’istituzione delle cosiddette “pro-vince”, cioè insiemi di comunitàche pur distanti geograficamentetra di loro avevano e hanno un co-mune responsabile locale che ani-ma, dirige e sostiene tutti i religiosisparsi nei vari conventi di quel de-

terminato territorio. Natu-ralmente il responsabile lo-cale dovrà rispondere al re-sponsabile generale. In que-sto modo, dividendo l’Or-dine in diverse “zone” o“configurazioni” e affidan-do la cura di ogni zona adun responsabile locale, fupossibile governare conmaggior facilità tutto l’Or-dine che si estendeva a piùnazioni. Queste zone ven-nero chiamate ufficialmen-te “province” e il loro re-sponsabile locale “superio-re provinciale”, talora, incerti Ordini, “ministro” oanche “priore” provinciale.Tutti i provinciali erano esono tenuti a riferire perio-dicamente al ministro opriore generale l’andamen-to della provincia loro affi-data, e ad animarla secon-do la regola e lo spirito del-l’Ordine. Ogni provincialeviene eletto periodicamentee democraticamente da tuttii religiosi di quella provin-cia o zona. L’Ordine Trini-tario conta oggi in Italia dueprovince, governate quindida due provinciali.

Ora il problema è que-sto: è necessario mantene-

re in vita strumenti di governo chenon hanno mai avuto il carattere del-l’assolutezza ma quello della relati-vità ad un tempo, ad una cultura,ad una metodologia di apostolato?L’istituzione delle province si reseindispensabile ai tempi del Fonda-tore e fu un mezzo che non sologarantì all’Ordine stabilità e efficien-za, ma gli permise di diffondersi ca-pillarmente rendendosi presente eoperante in moltissime realtà terri-toriali e sociali. Ed è proprio graziealla divisione in province che l’Or-dine (qualunque esso fosse e qua-lunque fosse il suo specifico obiet-tivo) raggiunse una capacità di in-tervento spirituale ed umanitariodella massima validità. Oggi peròogni Ordine è chiamato a rivederecon serenità la sua organizzazione.Se un tempo erano utili, anzi ne-cessarie, due o più province nellastessa nazione, oggi l’Ordine (qua-lunque esso sia) è chiamato a ri-spondere in altro modo alle istanzeestremamente diverse di una cul-tura e di una spiritualità che esigo-no altre proposte.

Di qui allora il corretto interro-garsi dell’Ordine Trinitario (e cometanti altri), tanto benemerito allaChiesa, alla società, all’uomo, circaaltre modalità di organizzazione chemeglio consentano di essere presen-te nei luoghi di maggior necessitàapostolica e di valorizzare al massi-mo le risorse umane di cui dispone.

Il numero dei religiosi, oggi,sembra essere sempre più esiguo.Vi è chi dice che ciò è un male, vi èchi sostiene che ciò rende i religio-si maggiormente consapevoli dellaloro identità e dignità di consacrati,cioè di uomini di Dio e quindi diapostoli. Uomini, insomma, checercano seriamente di “risplenderecome astri nel mondo, tenendo altala Parola di vita” (Ef 2,15-16). Èun discorso che va ben al di là delplateale “pochi ma buoni”. È undiscorso che, tuttavia, deve anche

fare i conti con una situazione nu-merica notevolmente ridotta. Que-sta situazione induce i superiorigenerali dei vari Ordini con i loroconsiglieri a dare il via ad una ridu-zione delle province, specialmenteladdove la scarsità dei religiosi ri-chiede urgentemente una condivi-sione più forte, una fraternità piùvissuta, una pastorale più unitariae, soprattutto, una lode a Dio piùcorale e significativa. Di qui la de-cisione, per l’Ordine Trinitario, diunire in una sola le due provinceitaliane, al cui servizio vi sarà ununico superiore provinciale, un uni-co consiglio provinciale, una con-divisione autenticamente fraterna diiniziative, di intenti, di pastorale, dirisorse.

La stessa strada hanno intrapre-so molti altri Ordini religiosi, di cuimagari si dirà prossimamente.

La ristrutturazione di un Ordinecome quello Trinitario, che ha ol-tre otto secoli di vita e di meriti alivello spirituale ed umano, non puòche procedere in questo modo: chie-dendo ai religiosi di guardare den-tro a sè stessi, liberandosi anzituttoda appartenenze locali ormai eva-porate. Sbaglierebbe in pieno peròcolui che, credendo di sintetizzarequanto qui detto, concludesse che“l’unione fa la forza”. No. Non sitratta qui della “forza” comunemen-te intesa. D’altra parte due più dueha sempre fatto quattro e mai faràdiversamente. Si tratta di promuo-vere la piena e costruttiva unità trauomini sereni e liberi con altri lonta-ni da pregiudizi e da paure. Solo intal modo essi possono proporre in-sieme un cammino nuovo. Esso avràcome come sbocco non l’inutile au-tocommiserazione, ma una prospet-tiva senza confini, in grado di esse-re profeticamente superatrice diogni particolarismo, dimostrandoche è possibile vivere da fratelli inuna società di diverse estrazioni te-nute unite dalla forza dell’amore.

e disumana (Spe salvi, 38). Questeparole riflettono una lunga tradizio-ne di umanità che scaturiscedall’offerta che Cristo fa di sestesso sulla Croce per noi e per lanostra redenzione. Gesù e, seguen-do le sue orme, la sua MadreDolorosa e i santi sono i testimoniche ci insegnano a vivere il drammadella sofferenza per il nostro bene ela salvezza del mondo”.“Nessuna afflizione è capace dicancellare questa impronta divinaincisa nel più profondo dell’uomo. E

non solo: dal momento in cui ilFiglio di Dio volle abbracciareliberamente il dolore e la morte,l’immagine di Dio si offre a noianche nel volto di chi soffre.Questa speciale predilezione delSignore per colui che soffre ciporta a guardare l’altro con occhilimpidi, per dargli, oltre alle coseesterne di cui ha bisogno, losguardo amorevole di cui habisogno. Però questo è possibilerealizzarlo solo come frutto di unincontro personale con Cristo”.

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Magistero vivo

La missionepossibile

SENZA FRAMMENTAZIONILa fede è essenzialmente amore;e solo l’amore fonda senza confondere, mantiene insiemela diversità e l’identità, ottiene l’unità nella pluralità

Diverse regioni nel mondo, ha affermato Benedet-to XVI nel Messaggio fatto giungere a Salonicco il 2settembre scorso, “sperimentano gli effetti di una se-colarizzazione capace di impoverire l’uomo nella suadimensione più profonda”. Per questo “dobbiamo of-frire ai fedeli di Cristo l’immagine non di uomini divisie separati, ma di persone mature nella fede, capaci diritrovarsi insieme al di sopra delle tensioni concrete,grazie alla ricerca comune, sincera e disinteressata dellaverità” (Evangelii nuntiandi, 77).

Nell’attuale contesto sociale, caratterizzato da di-visioni, alienazioni e fratture, la speranza cristiana siradica non nelle possibilità prettamente umane, ma nellacertezza divina di trasformare la frammentazione inunità. È l’unità del destino umano, che vede contrap-posta alla finitezza del mondo materiale l’eternità del-l’anima. Ma nonostante i significativi passi in avantifatti dalla Chiesa in cammino, siamo ancora lontani daquell’unità che il Santo Padre definisce “imperativomorale”.

Ora, il percorso storico dei Trinitari evidenzia lacaratteristica di un Ordine in cammino: attualizzare laforma della sua missione nella fedeltà e autenticità delsuo fondamento vocazionale. Il carisma di unità e co-munione è, nella ispirazione al “modello trinitario”, di-namismo comunitario (come afferma N. Rocca). Matestimoniare ‘nel mondo’ una vita evangelica realmen-te vissuta è più complesso che testimoniarla ‘al mon-do’. Senza rinunciare alla propria identità carismatica,i Trinitari intendono vivere la loro “missione” secondoun’idea di comunità più ampia, aperta alle sfide delmondo contemporaneo.

Lo chiarisce I. Vizcargüénaga, ricordando il con-tenuto della lettera papale, inviata al Ministro Generaledell’Ordine nel 1998, nella quale si invita i Trinitari aconcentrare il loro servizio di misericordia e redenzio-ne verso “gli esclusi e oppressi della nostra società”.Si può affermare che tra gli esclusi e oppressi entranoa pieno titolo gli uomini di buona volontà, quella “ri-serva di energie morali” cui fa riferimento il CardinaleRuini, interpellando anche i laici. “Noi Trinitari nascia-mo per riscattare coloro la cui fede è in pericolo”,dice il Ministro Generale P. Fr. José Narlaly. Si tratta,come ha ribadito Benedetto XVI nel Messaggio per laottantaquattresima giornata missionaria mondiale, di“promuovere un umanesimo nuovo”, che sappia nonsolo parlare di Gesù, ma anche farLo vedere. FarLovedere vuol dire manifestarNe la presenza, cioè esse-re in grado di comunicare con chi non è consapevolee non conosce. Entrando nel terreno della comunica-zione, diventa necessario parlare di linguaggio, che neè condicio sine qua non.

La penetrazione nella società secolare richiede l’uti-lizzo di un linguaggio adeguato ai tempi. Un linguaggioche sappia intercettare quello delle nuove generazionidi ogni continente, “destinatari privilegiati e soggettidell’annuncio evangelico”, come sottolineato da Be-nedetto XVI nel suddetto Messaggio del marzo 2010.

I giovani sono al centro dell’attenzione del Pontefice.E questo richiede un impegno all’utilizzo di nuovi lin-guaggi di comunicazione. Linguaggi nuovi nella pro-spettiva culturale, ma dai contenuti tradizionali. La ‘for-ma’ comunicativa, anch’essa determinante, ha la suaforza di incisione e penetrazione nel tempo, stretta-mente collegata alla ‘sostanza’ che veicola: da qui lanecessità di utilizzare la forma più adeguata alla realtàsostanziale.

La lingua che si utilizza, che è uno degli aspettivisibili della forma, è un modello interpretativo del re-ale: è sempre espressione della cultura di un popolo,ne configura le caratteristiche. Di conseguenza linguediverse rappresentano modi diversi di configurarsi larealtà. Ecco, allora, la necessità di valutare approfon-ditamente i modi contestuali di comunicare per co-gliere l’attualità di modalità diverse nella forma, maautentiche nel contenuto sotteso all’unità tra forma esostanza. Perché la sostanza sia tutelata nella sua es-senza di verità autentica, è necessario quindi valutarnela intima connessione con la forma nel suo procederestorico, quindi contestuale. E la storia comunitaria cista presentando evoluzioni e cambiamenti repentini eprofondi, con una crisi identitaria senza precedenti.

La costruzione identitaria delle nuove generazionirichiede urgentemente un recupero della identità di

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Magistero vivo

di Giuseppina Capozzi

BENEDETTO XVIDobbiamo offrire ai fedelidi Cristo l’immagine nondi uomini divisi e separati,ma di persone maturenella fede, capacidi ritrovarsi insiemeal di sopra delle tensioniconcrete, grazie alla ricercacomune, sincerae disinteressata della verità

(Evangelii nuntiandi, 77)

origine, per avere una prospettiva da cui partire colfine di avviare un dialogo fecondo. E per recuperare lapropria identità diventa necessario attingere alla me-moria storica. Nuovo e antico che si intrecciano in-dissolubilmente. Questo appare chiaro nelle parole dellibro-intervista di Benedetto XVI: “Luce del mondo”.Qui il Santo Padre analizza la fondatezza storica diGesù di Nazareth. Egli dice: “Se crediamo che Cristoè storia autentica e non mito, la testimonianza di Luideve essere accessibile storicamente”. La metodolo-gia storica, però, non è sufficiente per la comprensio-ne vera della Parola a noi tramandata. Gli evangelistihanno scritto i Vangeli interpretandoli nella luce dellafede: se voglio oggi capire devo pormi dentro questastessa fede, la quale richiama necessariamente un datostorico, di cui ha una comprensione più profonda. Ma,continua Benedetto XVI, il Gesù storico troppo am-bientato nel passato, rende impossibile un rapportopersonale con Lui. Dunque il Gesù della storia non vaconsiderato come oggetto della storia passata, ma nellatradizione viva della Chiesa fino al contesto culturaleodierno (G. Segalla). Solamente dal radicamento pro-fondo della memoria particolare nella memoria comu-ne dell’umanità, quest’ultima può riappropriarsi dellasua identità, e può, così, recuperare il senso di unitàdel suo destino comune.

Ecco la necessità di formazione dei giovani conuna educazione di qualità, la quale si manifesta nell’in-tegrità del suo progetto, nella coerenza della sua rea-lizzazione e nell’efficacia dei suoi risultati. L’educa-zione è intesa come aiuto a scoprire e percorrere ilcammino della vita, e nell’ottica cristiana l’obiettivoprimario è la perfezione divina.

La fede si fa, dunque, cultura perché insegna adamare l’uomo nella sua umanità specifica, nella suaunità vitale fatta di materia e spirito, di intimità e tra-scendenza, di singolarità irripetibile e di apertura al-l’universale. Ma la fede è essenzialmente amore; e solol’amore fonda senza confondere, mantiene insieme ladiversità e l’identità, ottiene l’unità nella pluralità. Lacontrapposizione tra amore e conoscenza, quasi fos-sero rispettivamente l’irrazionale e il razionale, è unaperversione dialettica che finisce per ridurre la perso-na a macchina senza una finalità. L’amore, invece, èla fonte di ogni sapere e l’intima energia che alimentauna comunità di persone vere.

I grandi cambiamenti sociali e culturali, che stia-mo vivendo a cavallo dei due secoli, tornano ad offri-re una sorprendente attualità a queste idee. La memo-ria storica ci dice che lasciarsi trasportare dalla cor-rente degli avvenimenti esterni provoca sempre unosvuotamento della coscienza collettiva ed individuale.

Per stare all’altezza delle circostanze storiche, peressere capaci di gestire i cambiamenti con originalitàed efficacia, la mentalità dovrà subire una significati-va innovazione. La sfida si basa sul fatto che oggi ilvero progresso è, nel senso dell’aristotelicapraxisteleia,un ritorno verso noi stessi. La nuova sen-sibilità culturale, così come l’impressionante sviluppodella scienza e della tecnologia negli ultimi decenni,hanno rotto i compartimenti stagni delle discipline con-venzionali e chiedono una nuova articolazione delleconoscenze che torni a radicare la pluralità identitarianell’unità dell’orizzonte umano.

Poiché il fondamento dell’unità della vita è l’amoredi Dio, e questo è una realtà evidente, l’uomo potràrealizzare se stesso solo riconducendo tutte le sue at-tività e pensieri alla radicale origine del suo ‘esserepersona’, che è anche finalità universale di tutti gli atti:la perfezione dell’amore divino. In quest’ottica ogniazione, anche la più piccola o apparentemente insigni-ficante, contribuisce a perfezionare la ‘persona’. Il verorinnovamento può essere, quindi, in un progetto edu-cativo indirizzato prevalentemente ai giovani. “Occor-re imboccare con coraggio la strada di una libertà diespressione”, afferma il Cardinale Scola, “che incen-tivi creatività e confronti nella scelta degli educatori,ma anche dei programmi”. Formazione educativa chesappia utilizzare un nuovo linguaggio. Ma il linguag-gio, inteso come comunicazione, chiama in causa pa-role, gesti e azioni. Questi possono essere efficaci,solamente se rafforzati dall’esempio di coerenza nel-l’unità, chiave di volta per giungere al centro dellamissione.

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A tu per tu

PADRE JOSÈ NARLALY

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Cercare Dio. Cercare l’uomo.Ecco le sfide per i Trinitaridel terzo millennio cristiano

PARLA IL MINISTRO GENERALE DELL’ORDINE TRINITARIO

È stata un’estate davvero fati-cosa e ricca di impegni di aposto-lato per Padre José Narlaly, Mini-stro Generale dell’Ordine Trinita-rio. Dalla Gmg di Madrid all’As-semblea Intertrinitaria di Avila, finoal Consiglio Generale allargato aMinistri Provinciali e Vicari del-l’Ordine a fine agosto sempre inSpagna. Un susseguirsi di appun-tamenti indispensabili per il cam-mino della Famiglia Trinitaria e perl’Ordine che presiede, in partico-lare. Il mese di agosto ha rappre-sentato una fondamentale tappa diverifica e di riflessione sul cam-mino compiuto in tutti i settori diservizio pastorale, una stazione dipartenza per nuove prospettivepastorali e nuovi obiettivi da rag-giungere.

Una chiacchierata a cuoreaperto dalla quale emergono an-sie e preoccupazioni, specie quan-do si affrontano i temi delle nuovevocazioni alla vita religiosa e dellesfide alle nuove povertà/schiavitùper le quali i Trinitari, secondo illoro carisma, sono chiamati ad es-sere segno e presenza efficace delVangelo della Redenzione.

Suggestivo e profondo il mes-saggio finale: mistica e profeziasono i due requisiti fondamentalidel Trinitario che vuole continua-re ad essere sale della terra e lucedel mondo anche nel terzo millen-nio dell’era cristiana.

Rev.do Ministro, può farciun bilancio della V AssembleaIntertrinitaria che si è svoltaad Avila a 25 anni dalla primacelebratasi a Madajahonda nel1986?

L’Assemblea è stata una bellaesperienza in famiglia. La mag-gior parte degli istituti dellaFamiglia Trinitaria erano pre-senti. Siamo stati in 250 parte-cipanti provenienti da una ven-tina di paesi. Importante la pre-senza dei giovani. È stataun’incontro completo sotto di-versi aspetti: la preghiera, loscambio di esperienze, la rifles-sione, l’interculturalità… Tutti,in modo particolare i laici, han-no potuto sperimentare che sia-mo cresciuti in questo senso di

appartenenza alla Famiglia. Èaltrettanto vero che i rapportitra gli istituti religiosi trinitarisi sono intensificati e arricchitiin questi ultimi 25 anni.

“Radicati in Cristo. Cre-sciamo in famiglia” è stato iltema di questa V convocazio-ne. A che punto è il camminodi comunione di chi si ispira alcarisma di San Giovanni DeMatha? Ha notato passi inavanti rispetto all'Assembleadel 2005 in Messico?

Tutti sentono che ormai uncammino si è fatto in Famiglia.In tanti posti c’è un’autentica einteressante collaborazione tradiversi istituti della Famiglia. Cisono momenti condivisi di pre-ghiera, di formazione, di mis-sione, di riflessione. Tutto que-sto accade perché ci sentiamopartecipi del carisma di san Gio-vanni De Matha. Questo si notaogni volta di più, e non soltan-to nei paesi di missione, ma ingenere in tanti posti dove cimettiamo insieme al servizio deipoveri. Attraverso questa mis-sione comune a favore dei po-veri si cresce realmente in spi-rito di appartenenza alla Fami-glia trinitaria.

Crede che il cammino pro-grammatico unitario della Fa-miglia Trinitaria sia la stradagiusta per superare le differen-ze che ci sono tra le varie Con-gregazioni religiose? Possonoesserci altre "vie" per diven-tare "un cuor solo e un'animasola" sul modello della SS. Tri-nità?

La comunione tra gli istitutireligiosi trinitari non significaabolire le differenze, né l’auto-nomia di ogni istituto. Ciascu-no di noi rappresenta una tes-sera del mosaico trinitario. Par-tendo dalla propria identità ericchezza, ciascuno collabora eoffre il proprio contributo perun progetto comune per rende-re attuale la presenza di Dio Tri-no nelle situazioni concrete.Sempre si possono incontrarenuove forme di comunione e

collaborazione per fare arrivareil Vangelo ai poveri e ai biso-gnosi.

Come si inserisce la Fami-glia Trinitaria nell'itinerario dicomunione e missione dellaChiesa Universale?

Nella Chiesa, ciascuno se-condo la propria identità svelaun aspetto concreto del volto diCristo. Noi Trinitari dobbiamooffrire il volto di Cristo Reden-tore, che sente compassione peri poveri e gli schiavi. Siamo con-sapevoli che questa missionenon la possiamo compiere dasoli, ma in comunione con tuttele altre famiglie religiose e altrisettori della Chiesa, per com-piere l’unica missione.

Come prosegue nel mondola pastorale trinitaria nei suoidiversi ambiti, a servizio del-l'uomo da liberare?

C’è un impegno che cresceverso i cristiani perseguitati,specialmente in Sudan, in Indiae nei Paesi Arabi; e poi nellecarceri, nelle opere sociali, nel-l’educazione, nella sanità, nel-le parrocchie. Si tratta di realtàapostoliche molto diverse traloro e ricche di belle esperien-ze lì dove siamo presenti. Ovun-que ci troviamo c’è gente esclu-sa e ai margini della società. Af-fiancare queste persone è unmodo per portare loro libertà edignità umana.

Che cosa si attende la Fa-

Cercare Dio. Cercare l’uomo.Ecco le sfide per i Trinitaridel terzo millennio cristiano

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A tu per tu

di Vincenzo Paticchio

rinitàTL iberazione

Cercare Dio. Cercare l’uomo.Ecco le sfide per i Trinitaridel terzo millennio cristiano

PARLA IL MINISTRO GENERALE DELL’ORDINE TRINITARIO

PRIMO TRINITARIO INDIANO

CONTINUA A PAG. 16

miglia Trinitaria dal contribu-to del laici? A che punto è l'in-tegrazione tra i religiosi e i laicinel comune ministero di evan-gelizzazione?

Nella Chiesa di oggi c’è unruolo sempre più significativo eimportante dei laici, perché ilconcetto di Chiesa è sempre piùun concetto di comunione, e tut-

Cercare Dio. Cercare l’uomo.Ecco le sfide per i Trinitaridel terzo millennio cristiano

Padre José Narlaly è nato in India, nelloStato di Kerala, il 28 dicembre del 1953.Quinto di undici figli, la sua è una famigliatradizionalmente cattolica. Una sorella piùpiccola è suora Trinitaria di Valence eattualmente opera in un comunità in Inghil-terra dove presta aiuto alla parrocchia vicinaal convento nella pastorale della salute.Padre José stato il primo trinitario di originiindiane.Entra nell’Ordine nella Provincia degli StatiUniti nel 1973 a Baltimora. Qui svolge glistudi di filosofia e letteratura inglese efrequenta il Noviziato. Nel 1978 è a Romapresso la Facoltà teologica Angelicum percompiere gli studi di Sacra Teologia. Èordinato sacerdote trinitario nel dicembredel1981 in India secondo il rito orientale.Torna subito negli Stati Uniti come Procura-tore delle Missioni e a Toronto (Canada)lavora in una parrocchia trinitaria per servirela comunità di immigrati italiani. Nel 1984 èdi nuovo in India dove, con un altro confra-tello indiano, fonda la prima comunità trinita-ria in India . Lì rimane fino al 2001 lavoran-do soprattutto nell’ambito della formazionedei giovani e della pastorale vocazionale.Nel 2001 il Capitolo Generale di Roma loelegge Vicario generale dell’Ordine Trinita-rio. Nel 2007 viene eletto per un sessennioMinistro Generale dal Capitolo di Moroman-ga (Madagascar).

LE NUOVE SCHIAVITÙC’è un impegno che cresceverso i cristiani perseguitati,specialmente in Sudan,in India e nei Paesi Arabi;e poi nelle carceri,nelle opere sociali,nell’educazione,nella sanità, nelle parrocchie.Si tratta di realtà apostolichemolto diverse tra loroe ricche di belle esperienzelì dove siamo presenti.Ovunque ci troviamoc’è sempre gente esclusae ai margini della società

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A tu per tu

ti si devono sentire impegnati nel-la missione della Chiesa. Questarealtà deve essere vissuta anchenella Famiglia Trinitaria. Abbia-mo fatto già un certo camminocome Famiglia Trinitaria, dobbia-mo però continuare a guardareavanti con impegno e fiducia.

E per i giovani, spesso an-ch'essi persone da liberare dallemoderne schiavitù, che cos'altropuò fare la Famiglia Trinitaria?

Grazie a Dio ormai stanno na-scendo piccoli gruppi di giovaninella Famiglia Trinitaria. Dobbia-mo ancora sviluppare una maggiorconoscenza e sensibilità per i biso-gni dei nostri giovani e cosi coin-volgerli ancora di più, accostando-ci ad essi e entrando nel loro mon-do più profondamente per poterliliberare dalle moderne schiavitù.

Non crede che le innumere-voli vie della comunicazione so-ciale, quelle tradizionali ma an-che quelle più all'avanguardia,possano essere un grande van-taggio e un valido strumento dicrescita per tutta la FamigliaTrinitaria?

La comunicazione è essenzialeper la comunione. Grazie allo svi-luppo delle tecnologie abbiamotanti mezzi di comunicazione dispo-nibili.

Dobbiamo usufruire di questimezzi moderni per incrementare laconoscenza reciproca e lo spirito diappartenenza comune della Fami-glia Trinitaria. Per esempio, duran-te l’Assemblea si è parlato sullanecessita di avere un sito web pertutta la Famiglia.

A conclusione dell'Assembleaquali obiettivi da raggiungeresono stati fissati come impegnidell'intera Famiglia?

Tra gli obiettivi da raggiunge-re questi mi sembrano i più impor-tanti: la creazione e la realizzazio-ne di itinerari formativi trinitari incomune; la promozione del carismain comune; la comunicazione comesfida; gli scambi di esperienze divita e missione.

Padre José, dopo l'Assem-blea, sempre ad Avila, si è svoltoil Consiglio Generale 2011 del-l'Ordine della SS. Trinità. Qualè ad oggi la situazione dell'Ordi-ne?

Ci tengo a precisare che si trat-ta del “Consiglio Generale Allar-gato”, e cioè, un incontro del Con-siglio Generale con tutti i provin-ciali e i vicari dell’Ordine per ildialogo e lo scambio di informa-zione sulla situazione dell’Ordine.L’Ordine oggi è una realtà inter-nazionale con una grande ricchez-za di culture. Ci sono tanti giovanireligiosi in formazione iniziale.Questa è una sfida per tutti e unagrande speranza per l’avvenire.Abbiamo dato l’imput per una mag-gior condivisione e comunione tratutte le giurisdizioni che compon-gono l’Ordine.

Quali sono stati i temi dimaggiore importanza affrontatidurante il Consiglio?

Soprattutto abbiamo parlatodella celebrazione nel 2013 dell’ot-tavo centenario della morte di SanGiovanni de Matha e del quartocentenario della morte di San Gio-vanni Battista della Concezione.Sarà un momento di grazia perl’Ordine e per l’intera FamigliaTrinitaria e per questo bisogneràprogrammare bene le celebrazionie la riflessione che l’Ordine si do-vrà concedere. Tenendo presenteche le reliquie dei due santi si tro-vano in Spagna, nel 2013 il Con-

gresso di studi e il Capitolo gene-rale si celebreranno in Spagna. Poiabbiamo ribadito alcuni punti im-portanti per la vita dell’Ordine,come il discernimento delle voca-zioni e la formazione dei nostri gio-vani.

In quale modo oggi l'Ordinecontinua ad essere “segno” e“presenza” nel mondo? Qualebilancio in tema di vocazioni sa-cerdotali e alla vita religiosa?

Noi Trinitari cerchiamo ognigiorno di essere testimoni del Van-gelo della Redenzione nei postidove siamo chiamati a servire, cer-chiamo di essere una presenza diDio che va cercando i suoi figli chesoffrono a causa dell’esclusione edella miseria. Sulle vocazioni, an-che se il numero è diminuito in al-cuni Paesi, aumenta in altri. Pos-so dire che attualmente ci sono cir-ca 200 giovani aspiranti e postu-lanti e più o meno 150 giovani re-ligiosi. Ogni anno sono più o meno10/15 i nuovi professi solenni esacerdoti.

Quali sono i nuovi campid'azione dei Trinitari nel mon-do? Qual è la situazione nelleterre di missione? Quali progettici sono in cantiere per l'imme-diato futuro?

Vogliamo attivare ancor di piùl’organismo internazionale Sit, peril quale adesso inizia una nuovavita con l’approvazione da partedel Parlamento Europeo come or-ganismo consultivo per i dirittiumani. Vogliamo dar una maggiorattenzione ai cristiani perseguita-ti, visto che il loro numero sta au-mentando nel mondo. In Sudancontinua l’impegno di mantenere laScuola di San Giovanni de Matha,nei pressi di Khartoum, a favore deibambini ex-schiavi; in India abbia-

Noi Trinitari cerchiamoogni giorno di essere testimonidel Vangelo della Redenzionenei posti dove siamo chiamatia servire, cerchiamo di esserepresenza di Dio che va cercandoi suoi figli che soffrono a causadell’esclusione e della miseria

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A tu per tu

PENSANDOCI BENEa cura di P. Luca Volpe

Immagine

mo iniziato alcuni piccoli progettia favore dei cristiani perseguitatidi Orissa.

A che punto è il cammino diunificazione delle due Provinceitaliane? Quali passaggi occorrefare prima che ciò avvenga?

Non ho niente da aggiungere aquanto detto dai provinciali italianiin merito all’unificazione nell’ul-timo numero della rivista Trinità eLiberazione. Auguro che ci sianopiù incontri tra i religiosi delle dueprovincie, per conoscersi meglio einiziare a camminare davvero in-sieme. E poi spero che questa unio-ne delle due provincie sia una svol-ta perché ci sia un nuovo impulsoche porti ad un rifiorire dell’Ordi-ne in Italia, questo è il mio augu-rio.

Un’ultima domanda. Checosa significa per lei, oggi, esse-re il successore di Giovanni deMatha alla guida dell'Osst? Qua-le impegno, quali responsabili-tà, quali timori, quali speranze?

Considero San Giovanni DeMatha una figura sublime nellacarità, e incarnare i suoi ideali oggimi sembra una grande sfida, pertutto l’Ordine. Questa sfida però,si può adempiere soltanto se si hauna vita di profonda comunione conDio, perché una carità cosi eroicacome quella che la Regola dell’Or-dine chiede a ciascuno di noi Tri-nitari non si può realizzare se nonsi parte dalla sorgente della Cari-tà. Una ricerca forte e continua diDio aiuta il Trinitario ad essere unmistico.

Un’appassionata ricerca del-l’uomo povero e schiavo lo rendeun profeta. Allora la grande sfidaè promuovere tutto quello che aiu-ta i Trinitari ad essere mistici e pro-fetici.

Spero che l’unificazionedelle due province italianerappresenti una svoltaper tutte le comunità religioseperché ci sia un nuovo impulsoche porti ad un rifioriredell’Ordine in Italia,questo è il mio augurio

Si usa molto, ai nostri giorni,accostare un prodotto conuna figura d’uomo, ancor dipiù con una donna che devefar mostra in tutto il suosplendore della sua giovinez-za e delle sue fattezze senzaspreco eccessivo di stoffa daricoprire. Più pelle c’è piùrichiama l’attenzione. Si diceche la maggior parte deiprogrammi televisivi riesce atrovare la capacità di esisten-za proprio per l’apportofinanziario che ne derivadalla abbondanza dei suoispot pubblicitari. Se si vuolparlare di grandi eventieccezionalmente unici o diquelli che si ripetono ognideterminato periodo, come icampionati sportivi oppurelericorrenze storico-artisti-che-culturali, senza menzio-nare le olimpiadi in cui siritiene grandissimo onoreessere scelti per portare labandiera nazionale e sentirsicosì inseriti nel novero deglieroi nazionali nonché imma-gine da proporsi all’ammira-zione di milioni o forsemiliardi di persone ed esseresbattuti ai crocicchi dellestrade e nei luoghi di mag-gior concorso di popolo.Dipende dalla popolarità: piùcresce e si espande, piùaumentano le fortune dellacassa. È vero però che più diuna volta non si vede illegame diretto tra il prodottoche si vuol vendere e le

immagini utilizzate. Perchè siguarda la televisione? Perchèha luogo una sequenza diimmagini con parole dicommento. Perchè i giovanioggi più che mai sono semprecon il cellulare pronti allascatto? Perchè si voglionoconservare immagini damostrare ad amici e cono-scenti o anche per la bancadella memoria da conservarenell’archivio personale.Si possono fare molte cosecon i mezzi di comunicazionee non si esclude qualche usoimpropio. Si pensi alle moltefoto osè, che si mostranosulla piazza di cui non siconoscono le proprietà mor-bose. Tutto questo ci sembrapiovuto addosso solo negliultimi cinquanta anni, anchemeno. Aprendo un librofamoso però non altrettantoletto, che parla di vita aglialbori della storia dell’uomoci si trova di fronte ad lanciodi immagine il più sconcer-tante mai esistito e maiimmaginabile. Niente di menoil Dio Creatore del cielo edella terra non sdegna didichiarare l’uomo portatoredi immagine. Quindi oggil’essere umano che percorrele strade del mondo e nerespira l’aria e un “dicitore”di Lui e come suol succederenon sempre si afferra ilprofondo legame tra l’ideato-re e il messaggio che si vuoltraghettare.

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18

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Nel cuore della capitalea due passi da S. Pietro

rinitàTL iberazione

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Approfondimenti

di Annalisa NastriniCURA&RIABILITAZIONE

A colloquio con il dott. Claudio Cricelli, medico di famigliae presidente della Società scientifica Medici di famiglia italiani

Aumenta l’età media. Aumentano i disabili

19rinitàTL iberazione

I l Medico di Medicina Generale,comunemente definito medico difamiglia, è il primo riferimento perla salute del cittadino. Esercita lafunzione di tutela della salute delproprio assistito attraverso le atti-vità di educazione sanitaria, preven-zione, diagnosi e cura; attiva edorienta inoltre gli eventuali appro-fondimenti specialistici ritenuti ne-cessari. Si tratta, dunque, di un pro-fessionista che svolge un ruolo fon-damentale nei processi di cura enella riabilitazione. Approfondiamol’argomento conClaudio Cricelli.Cricelli è un medico di famiglia,esercita questa professione da 37anni ed èpresidente della società ita-liana di medicina generale e della So-cietà scientifica Medici di FamigliaItaliani.

Qual è il ruolo del medico dimedicina generale oggi nellacura e nella riabilitazione delladisabilità?

Se guardiamo un po’ come sidistribuisce oggi la popolazione ecome continuerà a distribuirsi nelfuturo, ci accorgiamo che la disa-bilità è destinata a diventare untema molto importante in ambitosanitario, perché abbiamo già pic-chi di vita ultra ottuagenari e l’etàmedia è destinata ad aumentare. Seconsideriamo che tutte le patolo-gie portano inevitabilmente a di-sabilità, e che alcune disabilitàsono conseguenze dell’invecchia-mento, ci dobbiamo aspettare chequeste crescano talmente tanto dacoinvolgere quasi o più della metàdella popolazione italiana.

Quali sono i più importantitraguardi raggiunti dalla ricer-ca in questo settore? A che pun-to siamo in Italia e nel mondo?

La ricerca sulla disabilità è unaricerca di tipo sanitario, cioè ri-guarda le persone che si interessa-no all’organizzazione sanitaria.

Della ricerca si occupano moltoanche gli economisti, rispetto al-l’impatto economico che la disa-bilità produce. Ci sono poi deglistudi clinici. Non esiste però unostudio complessivo che dica qual èil carico di lavoro delle disabilitàsu un medico, sul sistema sanita-rio, sui costi della famiglia. In que-sto momento, invece, la cosa indi-spensabile sarebbe studiare esatta-mente le tipologie delle disabilitàe il costo e l’impatto di queste con-dizioni cliniche sul paziente e sullafamiglia. In questo momento sareb-be opportuno fare una mappa del-la situazione del paese (che è mol-to diversa, da Nord a Sud, da re-gione a regione, da Asl ad Asl),perché attraverso questa si identi-fichino i bisogni e le risorse dispo-nibili. Solo allora sarà possibile

trovare una soluzione al problema.

Molti dei nostri lettori si oc-cupano di disabilità e riabilita-zione. Quali suggerimenti si sen-te di dare loro in qualità di Pre-sidente della società italiana diMedicina Generale?

Innanzitutto occorre una nuo-va cultura medica, prima ancorache sanitaria, delle disabilità.Dobbiamo sempre renderci contodi una cosa: la maggior parte deiproblemi che abbiamo trattatooggi non sono mai stati studiatiné insegnati da nessuno: i mediciqueste cose le sanno empiricamen-te, tutte le tecniche moderne di ria-bilitazione sono totalmente scono-sciute. E’ difficilissimo saperedove si possono curare le disabi-lità, quali sono le risorse, qualisono i medici che se ne occupano.Un suggerimento, che poi è unesperimento che noi portiamoavanti da pochi anni anche con leassociazioni, è quello di fare unagrande alleanza culturale per dif-fondere la conoscenza: noi pen-siamo sempre ai problemi, alle cri-ticità, ma la prima criticità è chespesso non si sa che ci può essereuna soluzione ai suoi problemi disalute. Bisogna lavorare insiemein maniera tale che il medico, ilpaziente, il riabilitatore, il fisio-terapista o chiunque altro, si sen-tano parte di un progetto comunee condiviso.

Il dott. Claudio Cricelli

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20 rinitàTL iberazione

20112011ANNO MARIANOdella Famiglia TrinitariaANNO MARIANOdella Famiglia Trinitaria

Palermo

CINQUANT’ANNIImmagini e santuari nel nostro Paeseintitolati alla Patrona dell’Osstnell’Anniversario della proclamazioneda parte di Papa Giovanni XXIII

La Madonna del RimedioChiese e devozione in Italia

Santuario della Madonnadel RimedioQuesto santuario trova le pro-

prie origini nel 1064, quandoRuggero I il Normanno, dopo averinvocato la Madonna, ottenne laguarigione del suo esercito daun’epidemia; in ringraziamentoeresse una cappella a Maria Santis-sima. Nel 1610 la chiesa furiedificata ed eretto un convento,che venne affidato ai carmelitaniscalzi dal Marchese di Villena. Ab-bandonato nell’800, i carmelitaniscalzi ripristinarono la loro presen-za in questo posto nel 1949. Il car-dinale Ruffini, mediante decreto del17.7.1953 dichiarò la chiesa quale“santuario cittadino e diocesano”.Lo stesso cardinale incoronò il si-mulacro della Madonna del Rime-dio con una ricchissima corona diargento e perle. Le molte grazie di-spensate da Maria in questo luogolo hanno reso meta di pellegrinag-gi. La sua festa ricorre l’8 settem-bre.

Il convento di Santa Lucia, del-l’Ordine Trinitario, fu fondato nel1726. Nella chiesa la Madonna delB.R. possiede una cappella ad essaintitolata.

In questa cittadina si trova unachiesa intitolata alla Madonna delRimedio.

Nel 1655 venne eretta una con-fraternita della Madonna del B.R.

presso l’altare dei Cinque Santi,nella chiesa di San Sebastiano e SanRocco.

Convento di San Dionigialle Quattro Fontanedei Trinitari FrancesiQuesto convento, che si trova-

va a fianco di quello dei trinitari spa-gnoli di San Carlino, fu fondato nel1620. In esso vi rimasero i trinitarifino al 1797. In questa chiesa sivenerava una famosa immaginedella Madonna del Rimedio, che eraappartenuta alla famiglia romana deiFrangipani, i quali la donarono a P.Francesco della Santissima Trinitànel 1667. Venne incoronata dal Ca-pitolo Vaticano il 7.9.1667. Oggiquesta immagine (un quadro) si tro-va nella cappella interna delle suoredella Compagnia di Maria, inViaNomentana.

Santa Francesca Romanaa Capo le CaseQuesto convento dei trinitari

calzati italiani fu fondato nel 1660.Nel 1712 c’era un altare intitolatoalla Madonna del B.R. Questo con-vento fu soppresso alla fine del ‘700.La chiesa e il convento furono de-moliti. Occupano il posto dove oggisi trova il famoso Teatro Sistina.

Basilica di San Crisogonoin TrastevereAffidata ai trinitari da papa Pio

IX nel 1847. P. Agostino di GesùNazareno, parroco di San Crisogo-no, nel mese di maggio del 1944innalzó ferventi preghiere alla Ma-donna del Buon Rimedio insieme aifedeli della parrochia perchè la cit-tà di Roma fosse risparmiata alladistruzione della guerra, facendovoto di celebrare tutti gli anni la fe-

sta della Madonna del B.R. nel mesedi ottobre. La pittura è opera delprofessore Giambattista Conti, e fubenedetta dal cardinale FrancescoMarmaggi.

Nel 1954 venne costruita un’edi-cola all’inizio della navata destradella Basilica, secondo progettodell’architetto De Costa, e realiz-zata in marmo dal marmista Giam-mai. Mons. Ettore Cunial, Vicege-rente della Diocesi di Roma, pre-siedette la funzione sacra nella qualela Madonna del B.R. fu collocata inessa, in data 23.4.1955.

Questa devozione è una delle piùsentite in Trastevere, potendo as-sicurare che a qualunque ora delmattino o del pomeriggio ci sono

Palestrina (Roma)

Pietralunga (Pg)

Pontedera (Pi)

Roma

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21rinitàTL iberazione

Anno Mariano

La Madonna del RimedioChiese e devozione in Italia

di P. Pedro Aliaga PERCHÈ SIGNORE?a cura di P. Orlando Navarra

L’amore che perdona

sempre persone pregando davantialla Madonna.

Chiesa di San Tommasoin FormisQuadro di Nostra Signora del

B.R. con San Giovanni de Matha(1929); vetrata sulla facciata prin-cipale della chiesa, risalente al2000.

Il convento trinitario di Sassarifu fondato nel 1580. Ancor ogginella chiesa della Santissima Trini-tà si trova un’immagine della Ma-donna del B.R. ornata con le croci

trinitarie. Sul braccio sinistro portail Bambino, in atteggiamento di be-nedire.

Convento e parrocchiadi S. Maria delle Grazie,detto “della Crocetta”Questo convento trinitario fu

fondato nel 1617, nel 1729 c’eraun’altare intitolato alla Madonna delB.R. Oggi è la chiesa dell’OspizioConvalescenti.

Conventodi San MicheleI trinitari francesi fondarono

Sassari

Torino

questo convento nel 1675. Nellachiesa c’era un altare dedicato allaMadonna del B.R., molto venerataa Torino, della quale fu grande de-vota la duchessa Giovanna Batti-sta di Savoia, che fece splendidedonazioni per l’ornato dell’imma-gine.

Dietro benestare del vescovoAntonio Tornelli, la confraternitadella Madonna del Rimedio venneaggregata ai trinitari scalzi in data7.5.1643. Questo sodalizio esiste-va presso la chiesa di San Giaco-mo. (FINE)

Varallo (No)

Una persona, che sa amareè una persona, che sa vive-re, poiché la vera vita sta nelvero amore e chi ama pos-siede la vita e trasmetteovunque la gioia dell’amore.Una persona ricca di amoreè una persona aperta atutte le esigenze dellospirito e racchiude nel suocuore il mondo intero erealizza in sé la sua voca-zione e cioè “vivere lapienezza dell’amore”.Inoltre, una persona segna-ta dallo spirito del Signore,possiede in sé un amore,che perdona sempre e safare della sua vita un donodi salvezza per tutti.E’ proprio vero: solo chiama, sa perdonare. Chiama poco, perdona poco,chi ama molto, perdonamolto e chi ama sempre,perdona sempre.Noi sappiamo che Dio èl’Amore, che perdonasempre, perché Egli ci amasempre; ci ama senzariserve e senza limiti. Ciama, perché è Padre,perché ci rende partecipidella sua vita, perché sidona completamente a noi,perché ci rende pienamen-te felici e ci fa diventareuna cosa sola con Lui.

Se è vero che la stradaverso la vita è quelladell’amore, è anche veroche la strada verso l’amo-re è quella del perdono.

Page 22: trinità e liberazione ottobre 2011

22 rinitàTL iberazione

Si è conclusa con la celebrazio-ne a Salamanca intorno alle reliquiedi San Giovanni De Matha, la V As-semblea Intertrinitaria (22-26 ago-sto - Avila - Spagna).

I 25 anni di storia intercorsi dallaI Assemblea di Majadahonda (1986)hanno dato vita ad un incontro di“Famiglia”, quella Trinitaria, unitae consapevole di dover procederesul sentiero della con-divisione delleidee, dei progetti, del lavoro comu-ne ma soprattutto dell’impegnosenza riserve per la promozionedella liberazione da ogni forma dischiavitù.

Se a Majadahonda (1986) le li-nee di azione proposte furono lacollaborazione intertrinitaria nelleopere di redenzione con particola-re attenzione ai cristiani persegui-tati, la cooperazione tra i vari Isti-tuti nella promozione vocazionale;ad Athis Mons (Assemblea Inter-trinitaria Parigi 1993) si propose lacostituzione del Copefat (Comitatopermanente della Famiglia Trinita-ria); ad Ariccia Roma (III Assem-blea Intertrinitaria 1999) si costituìil SIT e si propose per la prima voltala creazione di una Rete Internazio-nale dei Giovani Trinitari.

Numerose esperienze si svilup-parono a partire dall’AssembleaIntertrinitaria di Ariccia tra cui: larealizzazione di 2 libri di catechesitradotti in 5 lingue “Una realtà checambia la storia”, la partecipazio-ne di 350 giovani trinitari alla GMGdel 2000 a Roma, la realizzazionedel musical “Tu ci vuoi liberi”, ilconcerto “Trinità in cielo e in Ter-ra”, il progetto internazionale Gua-temala 2001, il progetto internazio-nale Madagascar 2003 e tante al-tre.

Ad Avila è emersa la realtà, a vol-te sommersa, dei giovani e dei lai-ci. Si è percepita una ricchezza euna pluralità in una famiglia sana,libera, unita, aperta, in cammino e

Istantanea

Dopo la VAssemblea

Intertrinitaria

in ricerca.Un carisma ricco e attuale tiene

insieme religiosi, laici, e giovani, nelcircuito virtuoso di quanti voglio-no vivere e considerare la vita dal-l’ottica della circolarità del quoti-diano, e nello stesso tempo dellatensione mistica del mistero trini-tario.

Dal documento finale dell’As-semblea emerge l’esigenza di colti-vare la vita interiore e fortificare lecomunità particolari, nella concre-tezza del quotidiano, quali ingre-dienti principali per crescere nella“Famiglia Trinitaria”, e per far cre-scere la Famiglia Trinitaria ancheal di fuori degli spazi abituali. In-contrarsi per condividere le espe-rienze che i trinitari fanno in tutto ilMondo, significa mettere in comu-ne tutto, dalle opere ai progetti, dalledifficoltà alla creatività che libera,promuovendosi l’un l’altro.

Chi ha preso parte all’Assem-blea di Avila ha percepito che c’èuna grande ricchezza di umanità edi energia positiva, di impegno e disantità nella Famiglia Trinitaria. Sitratta di una eredità notevole, utileper affrontare il futuro, una ric-chezza che può essere fonte di ul-teriore ricchezza se si mette in co-munione e in circolazione.

La dimensione planetaria del-l’Ordine Trinitario, presente in di-versi Paesi nel Mondo è, senza dub-bio, un punto di forza in epoca diglobalizzazione. Assumere la com-plessità vuol dire saper con-divide-re esperienze, culture, prospettivee in particolare, non avere frettanella ricerca delle soluzioni, avereanzi la pazienza dell’ascoltare e del-l’imparare, accettando la fatica divolersi docili allo Spirito nel racco-gliere la sfida delle stagioni chemutano.

Se è vero che non si cresceràse non insieme, il reinvestimentodegli utili e delle energie al serviziodella promozione umana e socialedei più deboli è garanzia di benes-sere per tutti: senza forme di soli-

Cresce la Famiglia

Le puntate precedenti

I doni di Avila

Cresce la Famiglia

Investire in comunione

NEL MONDOLa dimensioneplanetariadei Trinitariè un punto di forzain epocadi globalizzazione.Assumerela complessità vuoldire con-dividereesperienze, culture,prospettive, progetti

AD AVILA SI È PERCEPITA LA RICCHEZZA E LA PLURALIT

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23rinitàTL iberazione

Istantanea

di Luigi Schirinzi

darietà e di fiducia reciproca, nonè possibile parlare di giustizia.

L’Assemblea Intertrinitaria diAvila rappresenta un passaggio im-portante per il presente e per il fu-turo della Famiglia Trinitaria. L’ap-pello lanciato dai partecipanti riguar-do i campi di intervento e le priori-tà può essere sintetizzato in quat-tro punti: la formazione, la pasto-rale giovanile, la comunicazione eo scambio di esperienze di vita e dimissione

Si propone una formazione tri-nitaria comune, per sviluppare il

senso di famiglia, e una formazio-ne particolare da avviare nelle di-verse realtà, per essere in grado dipercepire i segni dei tempi e i pro-cessi della storia, educandosi allasapienza delle competenze da ac-cogliere e rispettare, per leggere lacomplessità della storia e non faredelle scelte come conseguenza diuna sia pur inconsapevole ideolo-gia.

La pastorale giovanile comepriorità delle scelte comunitarieperché, come sostiene il Papa Be-nedetto XVI: in realtà, sono in que-

stione non soltanto le responsabili-tà personali degli adulti o dei gio-vani, che pur esistono e non devo-no essere nascoste, ma ancheun’atmosfera diffusa, una menta-lità e una forma di cultura che por-tano a dubitare del valore della per-sona umana, del significato stessodella verità e del bene, in ultimaanalisi della bontà della vita.

Diventa difficile, allora, trasmet-tere da una generazione all’altraqualcosa di valido e di certo, rego-le di comportamento, obiettivi cre-dibili intorno ai quali costruire lapropria vita.”

La responsabilità è in primo luo-go personale, ma c’è anche unaresponsabilità che si condivide in-sieme, come famiglia religiosa ecome membri della famiglia umanae, se si è credenti, come figli di ununico Dio e membri della Chiesa.Di fatto le idee, gli stili di vita, leleggi, gli orientamenti complessividella società in cui si vive, e l’im-magine che essa dà di se stessa at-traverso i mezzi di comunicazione,esercitano un grande influsso sullaformazione delle nuove generazio-ni, per il bene ma spesso anche peril male. La società però non èun’astrazione; alla fine siamo noistessi, tutti insieme, con gli orien-tamenti, le regole e i rappresentantiche ci diamo, sebbene siano diver-si i ruoli e le responsabilità di cia-scuno. C’è bisogno dunque delcontributo di ognuno di noi, di ognipersona, famiglia o gruppo socia-le, perché la società, a cominciareda questa nostra comunità, diventiun ambiente più favorevole all’edu-cazione.

La comunicazione e lo scambiodi esperienze saranno utili soprat-tutto per la conoscenza reciprocae le opportunità di crescita che cia-scuno potrà avere, entrando in con-tatto con le opere, le attività pasto-rali e quelle formative avviate nellevarie Comunità Trinitarie sparse nelMondo.

Cresce la FamigliaCresce la Famiglia

La formazione comune

I giovani in vetta

Raccontare la missione

PERCEPITA LA RICCHEZZA E LA PLURALIT À DEL CARISMA

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24 rinitàTL iberazione

Lo scaffale del mese

C. BISCONTINSulle ormedi Gesù

11,50euro

8,50euro

11,00euro

0,00euro

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A. GRUNAuguri per un felicematrimonio

A. ROMANOL’artedi comunicare

L. FORCIGNANÒIn memoriacordis

Chino Biscontin porta illettore a incontrareoggi Gesù propriocome altre persone lohanno incontrato, ieri,nei suoi itinerari interra di Palestina. Ementre riscopre, così,gli aspetti umani forsemeno manifesti di tantipersonaggi evangelici,l’autore offre un aiutoprezioso a chiunquevoglia intraprendere uncammino personale diricerca, in vista di unincontro capace ditrasformare la vita.Un aiuto per chi vuoleintraprendere uncammino personale, invista di un incontroche cambia la vita.Il libro vuole condurresulle orme di Gesù, daincontrare oggi comealtri lo hanno incontra-to nei suoi itinerari inPalestina. Suggerisceanche una risposta alladomanda: chi è uncristiano? Cristiano ècolui che stabilisce conGesù una relazionecosì intensa che la suaesistenza ne vienetrasformata.

Dono di Dio agli esseriumani, l’amore èespressione dellabenedizione divina nellacreazione. L’amoreuna persona semplice-mente lo trova: le èdato, ne fa esperienza– che lo voglia o no.La può far ammalare ola può affascinare. Ècome una corrente chela trascina via con sé.Che cosa si puòaugurare a due sposiper il loro matrimonio,se non questo?Che il loro incontro lirenda felici, e cheinsieme siano unabenedizione anche pertutti quelli che incon-treranno nella loro vita.Questa raccolta di testidalle opere di AnselmGrün vuole essere unmodo per augurare unmatrimonio riuscito.Essa è divisa in treparti: la ricerca, lafesta, la vita.Sono suggerimenti diun cristiano per vivere“in pienezza”, conlibertà e consapevolez-za, l’amore nel matri-monio.

Con un linguaggiosemplice e quotidiano,l’autore indica alcunecaratteristicheirrinunciabili dellacomunicazione: ilsilenzio, l’ascolto,l’empatia, senzaescludere le caratteri-stiche più esterne, manon meno importanti:attenzione alla propriaimmagine, cura delcorpo, equilibrio psico-fisico… Pagine interes-santi per tutti, masoprattutto per chidesidera migliorare lapropria capacità dicomunicazione.

Un dono di un sacer-dote della diocesi diLecce alla sua Chiesa.Un regalo particolare aisacerdoti che in oltreun secolo di storia(1900-2010) hannolasciato la comunitàterrena perricongiungersiall’ecclésia del cielo.Il volume presentabrevemente i profili deitanti ministri sacri chehanno servito la diocesisalentina proponendosial lettore come esempidi servizio al vangelo edi vita sacerdotalepienamente vissuta.

rinitàTL iberazione

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25rinitàTL iberazione

Lo scaffale del mese

25

14,00euro

12,00euro

A. BELLOIl Vangelodi don Tonino

P. MONTANARIInseguendoAirish

11,00euro

13,50euro

E. PACEVecchie nuovi dei

C. NOELL’armoniainteriore

Le parole umili eappassionate di donTonino Bello, uomo dipace e speranza.Una vita spesa per gliultimi, fedele agliinsegnamenti di Cristo,rivolta sempre ai piùbisognosi. In questovolume le parole didon Tonino Bellorisuonano più vive chemai, pronte a consola-re i più deboli e a tenerfede al suo impegnoper la pace.Lasciò sempre apertigli uffici per chiunquevolesse parlargli espesso anche per ibisognosi che chiede-vano di passarvi lanotte.“Gesù ha bisogno delnostro apporto. Capitecome siamo importan-ti? Capite come èessenziale anche ilnostro contributo, lanostra disponibilità, lanostra capacità dirivestirci dei sentimen-ti di Cristo, di indossa-re la sopravveste e digettarci nel mare, macon generosità missio-naria grande?”.

Il testo intende raccon-tare come stia cam-biando l’Italia dalpunto di vista religioso.La trama è costruita sudue registri: da un lato,raccogliendo e com-mentando i dati dispo-nibili sulle molte ediverse presenzereligiose (dai sikh aimusulmani, dagliortodossi alle nuovechiese cristiane dimatrice pentecostalelatino-americane,africane e asiatiche) e,dall’altro, illustrando ivari volti dei nuovicredenti.La finalità è di fornireal lettore una bussolaper orientarsi: peressere informato sullaconsistenza reale dellenuove realtà religio-se e per comprenderemeglio le credenze e letradizioni di personeappartenenti ad altrefedi.Essere informatipermette, infatti, divalutare meglio ilcambiamento che staavvenendo attorno anoi.

Un purodivertissement, dallapenna umoristica diuna grande autrice difumetti, che attraversosituazioni paradossalidimostra di conoscerebene emozioni e sognidei ragazzi.Temi affrontati: ilrapporto tra i fratelli;giocare con le parole;il gusto per l’umori-smo; il piacere dell’av-ventura; i primiinnamoramenti; laforza dei sentimenti;stili di vita alternativi.Un libro per ragazzi ingamba.

Sono stati scritti moltilibri sul tema deldesiderio umano diacquisire la pienarealizzazione, l’obietti-vo del percorso dellavita di ogni persona.Per il cristiano, Dioentra nella vita e loguida verso la pienarealizzazione, la pacedel cuore, la felicitàche desidera profonda-mente. Questo libroanalizza gli elementiessenziali di unacrescita personalecostruttiva, fondandola sua ricerca negliinsegnamenti di Gesù.

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Presenza

QuiRoma

Adeat: grandi progettidi Franco Citriniti

Nel mese di giugno si è tenuta a Roma l’Assembleagenerale annuale dell’Adeat (Associazione Degli Ex Al-lievi e amici dei Trinitari). In momenti diversi l’assembleaha avuto l’onore di ospitare il P. Generale dell’Ordine P.Jose Narlaly che ha parlato dei centenari dell’Ordine chericorrono in questi anni; il Vicario Generale, P. GiovanniMartire Savina, che ha parlato dell ’AssembleaIntertrinitaria di Avila; le suore trinitarie, Suor CarmelitaGilmini e Suor Jaqueline, P. Angelo Buccarello e P. EttoreSpina Missionari in Madagascar, P. Patrik e P. Nicholastrinitari malgasci. La presenza dei missionari, dei religiosie delle religiose malgasci al convegno è dovuta alle nu-merose opere finanziate dall’Adeat nell’isola. Tutti han-no ringraziato e hanno parlato del Madagascar e hannochiesto all’Adeat di continuare a lavorare per il popolomalgascio. Gradito è stato il messaggio del Presidente delCilt Teresa Rabitti e della Presidente de “Il percorso dellavita” Cristina Falco che collaborano con i Padri trinitari inMadagascar particolarmente nelle carceri. Durante i lavo-ri, l’Adeat ha approvato di ampliare la scuola elementare“P. Valeriano Marchionni” ad Andriamena con altre dueaule; di dare un contributo per la scuola di calcetto chie-sto da P. Vincenzo Frisullo nella parrocchia trinitaria No-stra Signora di Fatima di S. Paolo del Brasile; di finanziarela costruzione del piano terra di un centro di formazioneprofessionale agricola maschile e femminile aMerimandroso a 25 Km dalla Capitale Antananarivo pre-sentato da P. Miscel Rivo Ratiana per la Provincia trinitariamalgascia; di prendere a carico l’amministrazione delleadozioni procurate da P. Angelo Buccarello a favore deifigli dei carcerati di Antananarivo e collaborare con luinella gestione relazionale; di rappresentare l’Adeat nel-l’Assemblea intertrinitaria di Avila con Ermanno Di Matteoe Marisa Cannella; di pubblicare nel 2012, un fascicolosul Confondatore S. Felice de Valois, per illustrarne lafigura, nella ricorrenza dell’VIII centenario della suadipartita. Una delegazione dell’Adeat ha partecipato adAvezzano alla cerimonia della ricorrenza del decimo annodella chiusura del processo diocesano per la beatificazionedi Madre Teresa Cucchiari; a ottobre si apre il Giubileo dei250 anni della nascita del suo Istituto avvenuta proprioad Avezzano.

La nostra associazione, cha da anni ormai vive ecollabora col mondo trinitario specialmente inMadagascar, ha compiuto cinque anni e così qualchegiorno dopo abbiamo festeggiato questo momento pernoi molto importante. La piccola sala che ci ospitavaera molto accogliente: avevamo creato con materialiriciclati dei numeri “5” (la nostra ricorrenza) e i sim-boli della pace da appendere al soffitto. Le pareti era-no adornate con i lambahoany, teli tipici delMadagascar, con foto di bambini da tutto il mondoriprese da vecchi calendari ed infine da pensieri di donTonino Bello, vera guida per noi. Ad ogni persona cheentrava facevamo indossare una collana di rafia e cor-da col simbolo della pace, quasi a voler dire che nonc’era scelta... sulla pace non si scherza!E poi ovvia-mente c’eravamo tutti noi! Anche chi non è potutovenire era presente... ne siamo certi. Ad aiutarci e so-stenerci c’erano padre Angelo Buccarello, padre Gio-vanni Savina, Ermanno Di Matteo dell’Adeat Onlus efrère Vincent Rakotoarivelo con il suo gruppo di can-tanti ed amici del paese che ormai abbiamo nell’anima:il Madagascar. La serata si è svolta in un clima di ar-monia, solidarietà, pace e quindi di grande energia,che ci ha trasmesso la voglia di continuare l’avventu-ra iniziata da quel famoso pellegrinaggio in Terra San-ta del 2005. Abbiamo parlato dei nostri progetti nellecarceri malgasce in collaborazione con i padri Trinitarie, del sostentamento all’istituto di bambini condeformazioni alle ossa dovute alla malnutrizione, in col-laborazione con le suore orsoline del Madagascar.Abbiamo inoltre visto il filmino dell’ultimo viaggio, iltutto scandito dai ritmi delle musiche malgasce. Edinfine padre Angelo e padre Giovanni ci hanno dato lacarica con le loro parole e testimonianze. Nel ringra-ziare tutti, ma proprio tutti coloro che in questi cinqueanni in qualche modo hanno percorso un pezzo di stra-da con noi, vi lasciamo con l’ultima frase della poesiascritta per festeggiare questo particolarecompleanno:”La nostra esperienza qui non finisce,grazie di cuore a tutti e da qui rifiorisce!”.

QuiIl percorsodella vita

Per gli altri da 5 annidi Cristina Falco

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Presenza

di Mario Lorenzini

Musica a S. Ferdinando

°Musica beat a San Ferdinando”: così titolava il quo-tidiano locale. Correva l’anno 1970. Padre Mario Barba-no, trinitario, parroco della Chiesa di San Ferdinando aLivorno, mise da parte l’organo che aveva bisogno diriparazione e per la prima volta fece accompagnare il ritodella Messa domenicale da strumenti più moderni: chitar-ra elettrica, sax, pianola elettrica, decisamente più attraen-ti da parte dei giovani. Fece scalpore anche fra gli altriParroci della città, chi fu favorevole e chi no, mentre laCuria stette a guardare. Perché questo ricordo vissuto?Perché Padre Lorenzo, attuale parroco, ha preso l’iniziati-va di ospitare la fisarmonica di un giovane nato nel quar-tiere, Massimo Signorini, dalle 10 alle 12 di ogni giornoper tutto il mese di settembre. Musica classica, di Bach,Brahms, Scarfatti. Nei mesi scorsi, poi, la Chiesa di sanFerdinando di Livorno ha vissuto un importante momen-to. E’ stato riconosciuto il valore artistico dalla Sovrain-tendenza alle Belle Arti di Pisa e dal Vescovo mond. Giu-sti in occasione della presentazione dei lavori di restauroeseguiti all’interno. Lavori che hanno portato alla scoper-ta di alcune tombe risalenti al 1700 i cui reperti hannoconsentito agli esperti di scoprire alcuni caratteri fisicidell’uomo di quell’epoca come, per esempio, la carie den-tale e l’osteoporosi. Più di tremila i reperti portati alla lucee esposti al pubblico e una certa curiosità, fra le moneterinvenuti e risalenti al 1861 anche dieci centesimi del 1910.Particolari dei lavori eseguiti sono stati illustrati dai variesperti mentre i Vescovo, che è anche laureato in Archi-tettura, ha riconosciuto il valore artistico della Chiesa pre-sente da oltre tre secoli in questa città e ha annunciatoanche l’impegno, insieme ad altri soggetti pubblici, di com-pletare i lavori all’interno, che sono necessari per dare undefinito assetto alle strutture interne ancora bisognose dicura da parte dei restauratori, tutti giovani e tutti moltomotivati. Dei lavori eseguiti, il “sepolcretto” antistantel’altare Maggiore oggi si può ammirare in tutto il suosplendore.marmi di Carrara incorniciati con marmo di Nadarivestono le tombe dei Trinitari e di quattro famiglie livor-nesi con i relativi stemmi policromi. La chiesa, aperta tuttii giorni dalle 10 alle 12, incomincia ad essere scoperta - è laparola giusta - dai numerosi turisti che scendono quoti-dianamente dalle navi da crociera.

QuiMedea

QuiLivorno

Musica, parole, gesti, pochi semplici ingredienti peraprire una porta, legare due mondi, quello della disabilitàe quello del teatro. Questa è la sfida che da circa vent’an-ni ci impegna, grazie alla fondazione di una compagnia diteatro stabile, la compagnia teatrale “Azzurro”, compostada diversi ospiti del centro residenziale Villa Santa Mariadella Pace dei P.P. Trinitari di Medea, da operatori chelavorano nel centro e da volontari. Lo scopo che ci prefig-giamo è quello di contribuire all’inserimento e l’integra-zione nella società delle persone con disabilità ospiti delCentro attraverso la realizzazione di eventi culturali edartistici, in particolare nell’ambito teatrale, nell’ottica diun miglioramento della qualità della loro vita. Per raggiun-gere tali obiettivi ci occupiamo anche di formazione tea-trale, collaborando con la Provincia di Gorizia per quantoriguarda l’organizzazione di una rassegna teatrale sulledisabilità “Altre Espressività” ed organizzando dei labo-ratori con professionisti del settore per gli ospiti e glioperatori della nostra compagnia. Questo ci permette diapprendere diverse tecniche teatrali e di sperimentare laloro applicazione nel contesto della disabilità mentale sco-prendo nuovi canali di comunicazione e di relazione, met-tendoci in gioco professionalmente e personalmente.Abbiamo potuto costatare come il “mezzo teatrale” siaun’esperienza emotivamente molto forte per tutti coloroche ne fruiscono, che necessita di una preparazione ade-guata raggiungibile con l’ausilio di figure professionaliadatte. base all’esperienza maturata in questi anni voglia-mo riproporre per l’autunno 2011 un di formazione teatra-le alla partecipazione di operatori e volontari di realtà di-verse dalla nostra che si occupino di disabilità o che vo-gliano avvicinarsi a questo difficile ma affascinante con-testo. Tale progetto prevede tre incontri della durata didue giornate ciascuno condotti da professionisti del set-tore ed avrà come punto di riferimento logistico ed orga-nizzativo il Centro Residenziale “Villa S. Maria della Pace”.laboratori toccheranno diverse tematiche ed avranno luo-go secondo il seguente calendario: venerdi 14 e sabato 15ottobre 2011 laboratorio “Il canto della voce” condottoda Antonella Grusovin (Ts)musicista, musicoterapeuta(L’ascolto e la produzione vocale proposti attraverso ilgioco favoriscono l’esplorazione delle proprie capacitàespressive e comunicative, con l’obiettivo di integrare ladimensione emozionale, affettiva, relazionale, corporea,musicale); venerdi 21 e sabato 22 ottobre 2011 laboratorio“dal mondo” condotto da Claudia Contin della ScuolaSperimentale dell’attore (Pn) (pratico di formazione conpercorsi di movimento-ritmo-comunicazione-drammatizza-zione attraverso danze, ritualità, musiche e leggende pro-venienti da varie parti del mondo); venerdi 28 e sabato 29ottobre 2011 laboratorio “immaginario malato” condottodall’attore e regista Mirko Artuso (Tv) con la collabora-zione di Barbara Campo. Invitiamo tutti a partecipare allanostra iniziativa prendendo contatti con la nostra asso-ciazione “Il Cerchio” al n.3381083019 o all’indirizzo [email protected].

Ottobre, teatro ed oltredi Roberto Marino Masini

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Presenza

QuiBernalda

Per i Postulanti un’estate davvero sprintDopo il grande sforzo degli esa-

mi, per noi postulanti Vinh, Theo,Phuong, Tuan et Franciscus – èarrivato nei mesi estivi il tempo diuna meritata vacanza! Nel pro-gramma annuale era già previsto peril mese di luglio l’Apostolato (cosafare per il bene e la felicità degli al-tri) e per agosto lavoro e conoscen-za dei problemi altrui. L’opportuni-tà della scelta ci è stata data dallainaugurazione della casa di Bernal-da. Lì abbiamo trascorso il mese diluglio e metà delle nostre vacanze.Il 2 mattino siamo partiti in trenoda Roma, per poi continuare a viag-giare in pullman da Salerno finoBernalda. Arrivati, una meraviglia siè aperta ai nostri occhi. Dopo es-sere stati accolti da P. Angelo, ab-biamo avuto la possibilità di visita-re il centro, l’opera a favore dei di-sabili, le nostre camere, un gran-dissimo cortile attorniato da quat-tro diversi edifici immensi. Nel ter-reno, di 40 ettari, dietro la casa, unacollinetta con un’immensa statua inmetallo, di Gesù Redentore, con lebraccia spalancate, che accoglietutti (abbiamo visto tanta gente chevisitava questa luogo e quasi pian-geva dalla commozione). Il nostrolavoro al centro prevedeva che fos-simo responsabili di due o tre ra-gazzi con disabilità, che avevanobisogno di essere aiutati e seguiti.Ogni mattino, dopo le preghiere ela colazione, assieme ai ragazzi par-tivamo per il mare. Dopo la siestanel pomeriggio, giochi vari, la serala proiezione di un film o altri gio-chi o uscita per una pizza nella cit-tadina. È stata davvero una bellis-sima vacanza ricca di esperienzaumana, entusiasmante e per noianche formativa. Ci sentivamo utilie se anche a volte sentivamo la stan-chezza, ci sentivamo contenti, sod-disfatti. Abbiamo anche messo allaprova le nostre capacità di apertu-ra ai problemi degli altri; come rap-portarci con l’altro tenendo contodei suoi limiti, metterlo al primoposto e superare quindi anche inostri momenti di stanchezza. Vo-

gliamo ringraziare P. Angelo che ciha permesso di vivere quest’espe-rienza, attraverso la quale abbiamoconosciuto un’opera grandiosa deiTrinitari in Italia (Gagliano, Andria,Venosa, Medea).

Nel mese di agosto il nostrogruppo si è diviso. Due di noi, The-odoro e Phuong, a Cori. P. Luca ela comunità ci hanno accolto conspirito di vera fraternità. E noi ab-biamo fatto una bellissima esperien-za di vita comunitaria. Il primo gior-no abbiamo partecipato alla riunio-ne comunitaria diretta da P. Luca,per stabilire il nostro programma:lavoro, studio, preghiera, liturgia,contatto con il mondo esterno, ri-creazione comunitaria, ecc. Dav-vero un bel clima di famiglia. Vinh,Tuan e Francesco sono stati, inve-ce, a Venosa, nella Parrocchia del-l’Immacolata, il cui parroco è Pa-dre Pascal dal Madagascar, P. Ser-

gio dal Congo e P. Giuseppe Pe-sce, ex missionario. Per pranzo ecena ci trovavamo insieme nellacasa dei Trinitari con P. Angelo Ci-pollone, Ministro e rettore dell’Isti-tuto. Abbiamo partecipato alla vitaparrocchiale, alle liturgie, alle ado-razioni eucaristiche, alle animazio-ni del dopo cena. Abbiamo vissutoa distanza la Gmg partecipando aPierno alla veglia, uniti con il papae tutti i giovani a Madrid attraversoun maxischermo.

Infine, abbiamo trascorso cin-que giorni a Napoli. P. Gaetano e lacomunità ci hanno accolti frater-namente. A tutti vogliamo dire ungrazie sincero e cordiale, anche alP. Provinciale che, l’ultimo giornoprima di rientrare a Roma, ci hapermesso di chiudere in gloria fa-cendoci incontrare tutti nella casadi “Santi Cosma e Damiano” (Ca-stelforte).

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Presenza

di Federico Ambrosanio

In rete per la legalità e l’accoglienzaContinua l’impegno della Rete

Sociale sul territorio di Somma Vesu-viana. Negli ultimi mesi abbiamo la-vorato molto sulla cultura della lega-lità. Siamo stati nelle scuole del terri-torio, nelle piazze con percorsi di mu-sica, teatro e cinema. Abbiamo invi-tato personaggi come Don ToninoPalmese, rappresentanti delle forzedell’ordine, parenti delle vittime dellamafia e della camorra ha testimoniarela loro esperienza. Molte attività sonoancora in cantiere, ma l’ultima espe-rienza è degna di essere raccontata:l’emergenza umanitaria dei profughiprovenienti dalla Tunisia e dalla Li-bia non ci ha lasciati indifferenti. L’As-sociazione “Il Pioppo” con la colla-borazione dei Padri Trinitari, pressola sede della Rete Sociale, nel Con-vento di Somma Vesuviana, ha inau-gurato il “Centro Hesperia per l’ac-coglienza dei migranti”. Oggi sonoospiti della nostra struttura 9 ragazzidi diverse nazionalità africane: dalTogo alla Somalia, dal Burkina Fasoalla Nigeria. Le loro storie di vita sonoagghiaccianti. La loro esperienza difuga dalla Libia ci ha lasciati senzafiato. Centinaia di uomini, donne ebambini ammassati come animali subarconi fatiscenti.

Non possono muoversi neancheper fare i propri bisogni. Non sannodove sono diretti né se arriverannosulla Terraferma. Molti non hannoavuto la stessa fortuna, ci raccontauno di loro, e quando siamo sbarcati aLampedusa non ho ritrovato molti al-tri con cui ero partito. In Libia aveva-mo un lavoro e uno stipendio dignito-so, aiutavamo le nostre famiglie a so-pravvivere, ma la guerra ha distruttotutte le nostre certezze. Oggi siamo inItalia e vogliamo ricominciare da capo,dice un altro ospite. Tutti insieme pos-siamo farcela.

Queste le parole del dott. Esposi-to Salvatore referente della Rete So-ciale per la Legalità di Somma Vesu-viana.

Dobbiamo mettere in campo ilnostro senso di appartenenza al terri-torio, la nostra fede e lo spirito di par-tecipazione. Oggi il nostro compito èquello di rispondere all’emergenza

Nel Signore risiede la salvezzaE tutto me stesso al Signore affido,mi riempia la gloria della sua grandezzaquando, gloria al Padre,verso il cielo io grido;Sorge il sol tra il bagliore dell’auroraE scalda il cuor mio lo Spirito Santo,ed io prego il mio Dio, lo prego fino all’oradel crepuscolo ove cala il tramonto.E poi ancor prego il Padre, lo prego tre volteCome tre volte è fatto il Signore,tre, come i chiodi che lo misero a morteche più di me, Egli patì dolore.

QuiSommaVesuviana

umanitaria con professionalità e im-pegno attraverso la capacità di enti eassociazioni che nel campo dell’im-migrazione hanno un’esperienza tren-tennale.

L’impegno della Rete Sociale edell’Associazione il Pioppo con l’aiu-to del Provinciale Padre Nicola, diPadre Franco Marinelli e di Padre GinoBuccarello dell’Ordine del Padri Tri-nitari ha permesso tutto ciò. Ospitia-mo i giovani migranti e li accompa-gniamo nel percorso di richiesta diasilo politico. Assicuriamo loro unamediazione linguistica e culturale, unsostegno psicologico per aiutarli a su-perare la disavventura della guerra edel viaggio ed organizziamo momentidi socio-animazione e attività sporti-ve volte all’integrazione con il terri-torio.

Inoltre ad agosto i nostri ospitimigranti sono stati a Gagliano delCapo (Le) per un soggiorno estivo diuna settimana presso una sede del-l’Ordine Trinitario e per questo ab-biamo ricevuto i complimenti dallaRegione Campania e dalla ProtezioneCivile. Siamo contenti, abbiamo con-tribuito ad aiutare dei nostri fratelli indifficoltà. Il loro sorriso ci aiuta a con-tinuare il nostro impegno.

Qui Cori

Preghiera di un detenuto

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Presenza

Al Centro dei Trinitari: in sella alla vita

QuiVenosa

Fanelli capitano della Nazionale di BasketDopo Bollnass 2004 (Svezia) eLiberec 2009 (Repubblica Ceca), iGlobal Games 2011, la piùimportante manifestazionemondiale dedicata ad atletidisabili, approdano in Italia.Dal 24 Settembre al 4 Ottobrel’Italia è il centro del mondo dellosport per gli atleti disabili, con ladelegazione italiana che sfideràgli atleti di 34 nazioni in rappre-sentanza dei 5 continenti.La manifestazione porta nelnostro paese, nella regioneLiguria: a Loano, Imperia,Varazze, Genova, Casella oltre1000 atleti e 500 tra tecnici edaccompagnatori. Questa edizionedei Global Games, oltre allabellezza dell’evento in sé, assumeun significato ancora più rilevan-te alla luce della importantedecisione di includere nuovamen-te nel programma dellaparalimpiadi di Londra 2012anche i nostri atleti.A questa terza edizione dei GlobalGames sono presenti per l’Italiale seguenti discipline sportive:

Il Centro dei Padri Trinitari di Ve-nosa, come ogni anno, vede impegna-ti i suoi ragazzi in svariati progetti ria-bilitativi. Uno di questi è intitolato “InSella alla Vita”. I ragazzi inizialmentecoinvolti nelle uscite a cavallo sonoAntonio S., Luciano P. e Giuseppe C.,affiancati dall’istruttore di equitazio-ne CIP (Comitato Italiano Paralimpi-co) Gianni Carulli e dai fisioterapistiStella Sorino e Vincenzo Lioy. Cometutti sappiamo, la natura porta “Ar-monia e Benessere” fra uomo e am-biente, provoca sensazioni piacevo-li, risvegliando il senso della bellezzadell’ambiente naturale svolgendoquindi un ruolo determinante nellosviluppo personale e nella crescita deinostri ragazzi. Lo scopo di questaesperienza consiste nel “soffermarsi”a guardare ciò che la natura ci offre(fiori, piante, e alberi di ognispecie), ad ascoltare i suoni della na-tura (il cinguettare degli uccelli, il fru-scio delle foglie e degli alberi), a sen-tire il vento che accarezza il viso o ilcalore del sole sulla pelle, a ricono-scere e a saper nominare i diversi tipidi piante, di alberi, di fiori ed animalie, infine, a percepire tutto ciò che cicirconda, soprattutto la senzazione di“ben-essere” e di bello, senza confiniassoluti. Quale compagno migliorepossiamo avere, in questo contesto,se non il nostro fedele Amico Caval-lo? Lui ci asseconda, ci trasporta, ciavvisa dei cambiamenti...perchè lui èsempre vigile e percepisce ogni piùpiccolo dettaglio che ci circonda. Solocon lui si possono attraversare i sen-tieri più ispidi, più stretti e se voglia-mo più eccitanti...non praticabili connessun altro “mezzo” di trasporto. E’proprio vero!! Il cavallo è un esserespeciale che ci culla ma ci mette an-che alla prova. Il cavallo offre veloci-tà e movimenti pieni di slancio, l’uo-mo si lascia trasportare finchè è incontatto con la propria vitalità e fin-chè si può permettere di conquistarespazio, ma anche di perdere una par-te del proprio controllo. Questo pre-suppone fiducia nel cavallo e suffi-ciente fiducia in sè. Cavalcare è unmovimento, e movimento è essere

di S. Sorino e V. Lioy

mossi non soltanto sul piano corpo-reo, ma anche, e in modo inscindibile,sul piano emozionale. Nella velocitàsono strettamente connesse la paurae un avvenimento gioioso e ricco dipiacere. Quando la velocità evocapaura, ci può essere un indizio sulblocco della propria energia e dellapropria vitalità. Consideriamo questo,le paure sono molto utili nella terapiaperchè sono segnali di cammino. Do-minare un cavallo, portarlo a terra oerigersi nella posizione di cavaliere,

non ha solo a che fare con una colon-na vertebrale eretta, ma è il risultatodel proprio processo di maturazionepersonale. Erigersi significa: cresce-re, diventare adulto, mostrarsi, pren-dere delle responsabilità, prenderedelle decisioni, condurre e curare,porsi dei conflitti, rischiare degli er-rori. In questa maniera si ottiene unapartecipazione attiva del ragazzo chediventa protagonista del rapporto cheriesce ad instaurare con l’animale: fi-ducia, cura, rispetto e amore.

Atletica Leggera, Nuoto, Calcio, Basket, TennisTavolo, Tennis,Canottaggio,Ciclismo. Il direttore del centro diriabilitazione dei Padri Trinitaridi Venosa, Padre AngeloCipollone, è onorato della parteci-pazione nella delegazione italianadell’atleta Fanelli Francescocapitano della nazionale di basket,e del referente tecnico nazionaledella disciplina del basket,l’educatore Santoliquido Donato.Da oltre 40 anni nell’istituto deiPadri Trinitari di Venosa, lo sport,con l’associazione sportiva SanGiovanni De Matha, è una tra letante terapie adottate per riabilita-re i ragazzi ospiti del Centro.Francesco Fanelli è ospite delCentro da diversi anni, e nel suopercorso di riabilitazione lo sportè stato un valido strumento dicrescita anche umana, oltre allapallacanestro ha ottenuto nume-rosi riconoscimenti nell’atleticae nell’equitazione, dove gareggiacon gli atleti normodotati nelsalto ad ostacoli.

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Presenza

L’Oratorio parrocchiale, dare e ricevere

Riassumere in poche parole lavita parrocchiale è un compito nonfacile perché, a volte, anche lecose che apparentemente sembra-no insignificanti assumonogrande valore e danno un’impron-ta decisiva e positiva alle attività oalle iniziative. Illustreremo, così,alcune delle attività che sono statesvolte prima della pausa estiva. Cipiace ricordare la giornata diritiro per le catechiste, vissutacon gli Eremiti di Cerreto inlocalità Boscomonte a “CasaSancta Maria” . Una giornataricca di spiritualità, ma anche ditanti momenti di fraternità,particolarmente il pranzo, chehanno dato una carica nuova allanostra fragile umanità. Il ritirospirituale, come ha sottolineato ilnostro Parroco Padre Pascal, deveessere principalmente un richia-mo alla santità; questo ci haconsentito di calarci meglio nellarealtà quaresimale in preparazio-ne alla Pasqua. La Quaresima èstato un periodo molto intenso edenso di spirito di sacrificio cheha raggiunto l’apice nella Setti-mana Santa. Partecipare allecelebrazioni e viverle, rende verala nostra identità di figli di Dio e

È destinato ad affermarsi comeconsolidata tradizione l’appuntamen-to estivo con l’Oratorio della Parroc-chia “Santa Maria Immacolata” di Ve-nosa. Se l’incontro ‘pomeridiano’porta sulle sue spalle ormai numerosianni, è molto giovane, al contrario,l’iniziativa di aprire i locali della par-rocchia anche al mattino, a più di 150bambini. Diverse famiglie hanno ac-colto molto positivamente la propo-sta e i loro bambini hanno potuto ri-scoprire il piacere di stare insieme at-traverso attività, laboratori e momen-ti ludici. Recitata rigorosamente lapreghiera, divisi per età- dai tre agliundici anni- e affidati a giovaniragazzi,affiancati a loro volta da in-traprendenti e disponibilissime ‘si-gnore’, tutti i bambini hanno potuto,tra un pennello e l’altro, esprimere almassimo la propria creatività e fanta-sia, imparando a conoscere meglio sestessi e gli altri. Quest’anno, utiliz-zando materiale semplice, hanno cre-ato bellissime cornici e polipi in car-tone, personalizzati con colori e ‘ac-cessori’ diversi; hanno, inoltre, dipin-to piccole pedine in ceramica per ilgioco del tris; i più grandi si sono ci-mentati nella realizzazione di deliziosivassoi servendosi della tecnica deldecoupage su legno; altri ancora sisono dedicati ai portachiavi in pelle.Come ogni anno, è stato scelto un temaa cui far riferimento: il tempo. Abbia-mo cercato di trasmettere un messag-gio ben preciso, quello, cioè, del do-ver vivere bene in terra per poter con-quistare il paradiso, godendo del tem-po donatoci dedicandolo al prossimoe sapendo aspettare. È importante sa-per gestire i nostri giorni perché, comeci insegna la ‘colonna sonora’ di que-st’anno oratoriano, tutto sfugge ‘in unbattibaleno’. Questo è l’insegnamen-to, difficile da cogliere, trasmesso daicanti, accompagnati da semplici bal-letti, che tutti hanno imparato. Proprioperché uno degli obiettivi fondamen-tali del nostro oratorio è quello di inse-gnare ai ragazzi l’importanza dello sta-re insieme e della collaborazione,tra leattività spicca l’organizzazione dei gio-chi: ciascuno, solidale con i propri

di Annamaria Perrotta compagni disquadra, dove-va adoperarsiper ottenere lavittoria, tra-guardo cheogni giorno è ri-sultato semprepiù difficile daraggiungere.Ed infine, vali-do contributo èstato l’inse-gnamento delracconto di ‘Alice nel Paese delle me-raviglie’, drammatizzato e realizzatoanche nella scenografia dal gruppodei ragazzi più grandi. Valutando l’in-tera esperienza, si può affermare chepensavamo di “dare”, invece sono

stati proprio i protagonisti delle no-stre mattine a dare un insegnamento anoi: “gli adulti dovrebbero imparare dipiù a rispettare i tempi dei bambini” ecercare di imitarli nella loro semplicitàper poter entrare nel Regno di Dio.

Momenti forti per la comunitàdi testimoni di Gesù Cristo, inmodo da arrivare “rigenerati” e“rinnovati” alla Pasqua. Ognisettimana una zona diversa, ognisettimana nuovo entusiasmo egioia nel preparare il luogo adattoper ricevere il Signore. Questoperiodo di “grazia” non è ancoraconcluso perché anche i piùlontani, quelli che vivono fuori dalcentro abitato hanno la possibilitàdi fare la loro richiesta per avereil sacerdote nelle loro case. Tuttoquesto, sotto la protezione diMaria e di Gesù, ha reso la nostraparrocchia “missionaria”. Intantosi è concluso anche l’annocatechistico, il cammino con ipiccoli a noi affidati, con unincontro aperto a tutte le famigliedella comunità parrocchiale,durante il quale si è avuta l’oppor-tunità di poter scambiare “quattrochiacchiere” per potersi conosce-re meglio, allacciare nuovirapporti di amicizia, confrontarsisulle scelte pedagogiche emetodologiche in campo educativoe catechistico etc. La giornata ètrascorsa nella serenità vivendotanti momenti diversi e tutti utiliper la nostra crescita umana ecristiana.

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ROMA

NAPOLI

LIVORNO

PALESTRINAROCCA DI PAPA

CORI

SS. COSMA E DAMIANOESPERIA

ANDRIA

GAGLIANODEL CAPO

SOMMAVESUVIANA

VENOSABERNALDA

...E IN PIÙPROVINCIA S. GIOVANNI DE MATHA- MEXICO: 4 COMUNITÀ

PROVINCIA NATIVITÀ B.V.M.- POLONIA: 2 COMUNITÀ- BRASIL: 1 COMUNITÀ- CONGO-BRAZZAVILE: 1 COMUNITÀ- GABON: 1 COMUNITÀ

MEDEA

Le due ProvinceLe due ProvinceLe due ProvinceLe due ProvinceTrinitarie ItalianeTrinitarie ItalianeTrinitarie ItalianeTrinitarie Italianeverso l’Unificazioneverso l’Unificazioneverso l’Unificazioneverso l’Unificazione

Le due ProvinceLe due ProvinceLe due ProvinceLe due ProvinceTrinitarie ItalianeTrinitarie ItalianeTrinitarie ItalianeTrinitarie Italianeverso l’Unificazioneverso l’Unificazioneverso l’Unificazioneverso l’Unificazione

ILILILIL CAMMINOCAMMINOCAMMINOCAMMINODI COMUNIONEDI COMUNIONEDI COMUNIONEDI COMUNIONE