Appunti Trinità

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PONTIFICIA FACOLTÀ TEOLOGICA DELLA SARDEGNA CAGLIARI IL MISTERO DI DIO Studente: GABRIELE GALLERI ANNO ACCADEMICO 2013-2014

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Il mistero della Trinità

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    PONTIFICIA FACOLT TEOLOGICA DELLA SARDEGNA

    CAGLIARI

    IL MISTERO DI DIO

    Studente:

    GABRIELE GALLERI

    ANNO ACCADEMICO 2013-2014

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    Introduzione generale

    Abbiamo aperto da un decennio il XXI secolo e abbiamo dunque concluso

    lultimo secolo II millennio, nel quale varie posizioni, il primis quella di Nietzsche,

    avevano proclamato che Dio morto. Si trattata di una posizione che ha segnato il

    XX secolo. Ci troviamo invece ora, nel XXI secolo a parlare di Dio! Dunque, pos-

    siamo domandarci se ha senso ancora parlare di Dio.

    Luomo ha sempre posto la domanda su Dio, anche quando vedeva la sua manife-

    stazione nei tuoni o nei fulmini. Da quando luomo ha messo piede in Terra questa

    domanda lha sempre accompagnato. La filosofia ha sempre parlato di ci come del

    problema dellesistenza di Dio. Spesso sembra che la questione su Dio non susciti

    tanto successo rispetto ad altri tempi passati. La domanda su Dio riguarderebbe dun-

    que il passato. Attualmente assistiamo non al per Dio o al contro Dio, ma ad un

    terribile stato di indifferenza, uno stato di senza Dio. Si tratterebbe, per quanto ri-

    guarda la situazione sociale-religiosa attuale, di una fase di assenza di Dio molto

    diversa da quella dellateismo presente un cinquantennio fa. Causa principale di

    questo fenomeno stato lo sviluppo della scienza e della tecnica, che hanno illuso

    luomo della possibilit di soddisfare luomo in ogni sua dimensione, rendendolo fe-

    lice e realizzato. Si passati dalla domanda sullesistenza o meno di Dio, alla do-

    manda sulla sua utilit: Dio ha che cosa serve? una domanda che permette di capire

    che per molti Dio inutile. Un qualcosa che non mi cambia la vita.

    Un famoso antropologo, Clayd Levristoft, nel 1973 rilasci una importante inter-

    vista. Alla domanda sul problema di Dio e sulla fede rispose si tratta di un problema

    che non mi son posto e che non mi pongo. Per me non sussiste problema. A questa

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    domanda ne seguiva unaltra: il senso dellesistenza. Rispose: se mi chiede quale sia

    il senso dellesistenza le risponder che essa non ne ha alcuno. Il problema del senso

    pu essere posto solo difronte allinsignificante avvenimento del passaggio

    delluomo nelluniverso.

    Dobbiamo domandarci: davvero il problema di Dio oggi non si pone? Davvero la

    scienza pu essere il futuro di tutto e sar capace di risolvere tutti i problemi

    delluomo? vero effettivamente che stiamo dirigendoci verso unepoca post-

    religiosa?

    Un teologo battista, Harvey Cox, nel 1968 era considerato il maggiore esponente

    della teologia della secolarizzazione. Nella sua opera La citt secolare considerava

    una societ che stava rinunciando a Dio. Negli anni 60 era nato addirittura in Ame-

    rica un movimento della morte di Dio. Fra gli esponenti anche alcuni teologi come

    Hamilton, Altizer o Van Buren. Questi avevano pubblicato un opera: La teologia

    radicale e la morte di Dio. Altizer scriveva Dio morto nella nostra vita e nella no-

    stra esistenza. Si trattava della tipica mentalit degli anni 60 e 70. Ci domandiamo

    allora, si giunti al compimento di quel processo prospettato negli anni 60 del seco-

    lo scorso?

    Lo studioso Gilles Kepel afferma che in questi anni c stata la rivincita di Dio.

    Dunque quel processo non si compiuto! La religione non morta, forse per ha

    cambiato faccia. Sotto certi aspetti possiamo parlare di una crescita della religiosit

    in termini molto generici.

    Il risultato dei tentativi novecenteschi di ateismo come intento di liberazione

    delluomo da Dio, non stato lottenimento della vera libert umana, ma semai la

    costituzione di nuove forme di schiavit. Questo risultato, che ha avuto le sue mani-

    festazioni pi chiare nel fallimento del comunismo ateo e dellumanesimo ateo, ha

    reso lateismo pi cauto, ossia meno sicuro di se.

    vero che la scienza e la tecnica sono in grado di fronteggiare problemi che un

    tempo non era possibile affrontare, ma anche vero che queste nuove tecniche spes-

    so sono alla base di nuove problematiche. Le grandi scoperte, nonostante la loro im-

    portanza, non risolvono il problema esistenziale delluomo, della sua realizzazione

    nella scoperta del senso dellesistenza e del fine ultimo. Le tecnologie potranno dirci

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    il come della vita, ma mai il perch della vita e della morte. questo il motivo

    per cui il problema di Dio resta sempre vivo e attuale. Potremo dire che il problema

    delluomo che rimanda al problema di Dio.

    C un altro problema, strettamente collegato, che pone alluomo molteplici do-

    mande: il problema dellesistenza del male. Esso un problema che crea angoscia.

    Rende, infatti, angoscioso il problema di Dio. Come si pu conciliare lesistenza del

    male con lesistenza di Dio? Tanti sono stati i tentativi di risposta, confluiti in alcuni

    casi in posizioni dualistiche. Si possono individuare essenzialmente due tentativi di

    risposta: Dio permette il male perch non buono n onnipotente difronte al male,

    oppure: Dio buono ma difficile spiegare il perch permetta il male.

    Un'altra questione quella della concezione che luomo ha di Dio. Spesso la con-

    cezione che luomo ha di Dio dovuta a fattori culturali/sociali. Quando diciamo

    Dio facciamo riferimento a una realt che ha comunque bisogno di essere chiarita

    e precisata. Una volta venne chiesto ad Einstein se credesse in Dio. Egli rispose

    precisatemi cosa intendete per Dio, ed io vi risponder. Ci ci fa capire la porta-

    ta di questa parola.

    Sartre, pensatore ateo, diceva ovviamente di non credere in Dio, ma paradossal-

    mente un pensatore cristiano potrebbe essere daccordo con lui in che senso? Sar-

    tre parlava di un ateismo riferito a un concetto di Dio che non ha nulla a che fare con

    il Dio della rivelazione cristiana.

    Malebranche, filosofo cristiano, in un trattato di morale si esprimeva in questo

    modo la parola Dio equivoca, pi i quanto si creda. E uno magari si immagina di

    amare Dio quando invece ama solo un fantasma che si forgiato nella mente.

    Loggetto del corso

    In primis necessario chiarire loggetto del corso, che appunto il Mistero di Dio.

    Il termine mistero. importante riflettere su questa espressione prima di tutto ri-

    guardo al concetto di mistero: se un qualcosa mistero, ossia velato / nascosto,

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    com possibile conoscerlo? Occorre libera il campo dal dubbio che si voglia parlare

    di qualcosa che non si conosce. Noi intendiamo qualcosa di molto preciso: il mistero

    centrale della fede cristiana, il mistero del Dio uno e trino. Si tratta di un mistero al

    singolare, poich gli altri misteri della fede dipendono da questunico mistero centra-

    le. Dovremo intendere il concetto di mistero non nel suo uso comune indicante un

    qualcosa di nascosto. Noi useremo il termine mistero in senso teologico, a partire dal

    concetto neotestamentario di , che indica non ci

    non conosciamo ma semai ci che ci rivelato. Indica cos l

    della salvezza: ci che Dio ha fatto per luomo. La parola Mistero indica Dio stesso

    che si rivelato nel suo Figlio attraverso lincarnazione e mediante linvio dello Spi-

    rito Santo. Il mistero non un qualcosa che non si conosce; semai una realt che

    non si finisce di conoscere.

    Questo concetto potrebbe utilizzarsi in due modi:

    - in senso oggettivo: indicante il mistero da conoscere,

    - in senso soggettivo: indicante il mistero che Dio da a conoscere alluomo.

    Noi ci proporremo di comprendere cosa Dio ha detto di se stesso alluomo nel corso

    della Storia di Salvezza.

    Se nella rivelazione Dio si mostrato come Trinit, chiaro che quando noi parliamo

    di Dio, parliamo sempre del Dio trinitario.

    Walter Kasper, noto teologo e cardinale della Chiesa Cattolica, ha pubblicato lopera

    Il Dio di Ges Cristo (vol. 45) afferma la Trinit il mistero in tutti i misteri. Il mi-

    stero della fede cristiana semplicemente.

    Il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 234 dice

    Il mistero della Santissima Trinit il mistero centrale della fede e della vita cristiana. E' il

    mistero di Dio in se stesso. E' quindi la sorgente di tutti gli altri misteri della fede; la luce che

    li illumina. E' l'insegnamento pi fondamentale ed essenziale nella gerarchia delle verit di

    fede.

    Si tratta del punto centrale e di partenza di tutti i misteri della fede. Questo mistero

    illumina tutti i misteri. Sempre nel CCC, al n. 237, afferma:

    La Trinit un mistero della fede in senso stretto, uno dei misteri nascosti in Dio, che non

    possono essere conosciuti se non sono divinamente rivelati [Concilio Vaticano I: Denz. -

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    Schnm., 3015]. Indubbiamente Dio ha lasciato tracce del suo essere trinitario nell'opera della

    creazione e nella sua Rivelazione lungo il corso dell'Antico Testamento. Ma l'intimit del suo

    Essere come Trinit Santa costituisce un mistero inaccessibile alla sola ragione, come pure alla

    fede d'Israele, prima dell'Incarnazione del Figlio di Dio e dell'invio dello Spirito Santo..

    Questa citazione operata dal CCC proviene dal Vaticano I: si notano alcuni intenti

    particolari dellepoca, come la non possibilit di accesso a questo mistero con la sola

    ragione.

    Il teologo Karl Rahner stato uno dei maggiori teologi del 900 recependo le istanze

    conciliari. In un articolo datato al 1965, pubblicato in italiano nel 1969 nella collana

    Mysterium Salutis, sosteneva riguardo ai cristiani che nonostante ogni loro ortodos-

    sa professione di fede nella Trinit, nella pratica della loro vita cristiana sono quasi

    soltanto monoteisti. I cristiani dunque, concepiscono il mistero di Dio quasi a met.

    Jrgen Moltmann, protestante, in un libro della collana Biblioteca di Teologia Con-

    temporanea, affermava sembra che poco importi sia nella dottrina che nelletica che

    Dio sia uno e trino.

    Possiamo vedere molto bene in alcuni pensatori famosi questo pensiero denunciato

    dai vari teologi secondo cui il mistero trinitario non sarebbe fondamentale: Immanuel

    Kant, nellopera Conflitto fra le facolt affermava la questione dellirrilevanza del

    centro della fede per la pratica della fede. Schleiemacher nellopera Dottrina della

    fede parta di vari aspetti di Dio poi, solo nellepilogo finale, accenna alla Trinit:

    la nostra fede in Cristo e la nostra comunione di vita sarebbe identica se noi non

    avessimo conoscenza di questa realt.

    Il Catechismo di S. Pio X alla domanda Chi Dio? rispondeva Dio l'Essere per-

    fettissimo, Creatore e Signore del cielo e della terra. Non compare cos il mistero

    trinitario, poich si pone al primo posto una definizione filosofica di Dio.

    Ci che Rahner voleva denunciare era dunque quella visione che concepiva Dio co-

    me un essere indefinito. Il Dio Cristiano invece il Dio di Ges Cristo che si dato a

    noi tramite la rivelazione. Purtroppo nella genesi dellateismo possono contribuire

    non poco gli stessi credenti in una esposizione della fede non genuina e verace.

    Rahner osserv il fatto che quando noi cristiani parliamo dei misteri della fede spesso

    consideriamo Dio quasi in modo astratto senza specificare. Diciamo ad esempio che

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    Dio si incarnato ma non tutta la Ss. Trinit ad essersi incarnata: soltanto il Cri-

    sto!

    Basti pensare a come avvenivamo gli studi teologici prima della riforma: lo studio

    era suddiviso in de Deo uno e de Deo Trino quasi ad indicare una netta distin-

    zione fra le due dimensioni. La prima era una parte molto pi consistente. La secon-

    do era una seconda parte in certi momenti quasi un appendice. Si evince in questo

    modo una emarginazione di quel mistero che dovrebbe essere invece il centro della

    fede e della teologia.

    Il Vaticano II ha voluto cambiare questo approccio. Ci stato possibile grazie a

    un nuovo concetto di rivelazione. Essa non semplicemente un deposito di verit da

    credere. Lidea offerta dal concilio un idea dinamica: si tratta del Dio che si auto-

    comunica alluomo. Grande importanza si d alla dimensione storica nella quale Dio

    si rivela. la rivelazione in quanto auto-manifestazione di Dio che ci fa conoscere

    Dio come Trinit. Tutto ci ha consentito un rinnovamento del discorso teologico.

    In Oriente invece non sussistita questa problematica. Esso ha mantenuto la Tri-

    nit come fondamento della fede e della teologia.

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    Testi:

    Walter Kasper. IL DIO DI GESU CRISTO. Biblioteca di teologia contemporanea

    ( un testo degli anni 80 per cui datato. La prima parte decisamente superata

    La questione su Dio oggi poich considera un oggi che non il nostro. La secon-

    da parte il messaggio del Dio di Ges Cristo parte dalla rivelazione. Terza parte

    Il mistero trinitario di Dio. Ci sono tutti gli elementi utili per uno studio teologico.

    Ha i requisiti del manuale ma non a tutti gli effetti un manuale. Si tratta propria-

    mente di un saggio).

    Louis Ladaria. IL DIO VIVO E VERO. San Paolo. propriamente un manuale che

    segue in modo ordinato i vari momenti bilbico, patristico, tradizionale, magisteriale.

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    M O M E N T O B I B L I C O

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    Dio si rivela anzitutto nella storia di Israele. Il culmine della Rivelazione si avr

    nella Pasqua di Cristo. Dire che il culmine non significa soltanto che il momento

    finale o di completamento. Significa semai che la pienezza della rivelazione, e che

    quindi la chiave per comprendere tutta la rivelazione. il criterio fondamentale: il

    mistero pasquale rappresenta la vera chiave ermeneutica di tutta la rivelazione. La

    Pasqua di Cristo la luce che consente di illuminare tutta la rivelazione.

    Occorre partire dallaspetto originale della religiosit ebraica. Occorre considerare

    dunque la fede di Israele. La fede di Israele ha come elemento caratterizzante il mo-

    noteismo di Israele. A noi sembra quasi scontato. Esso tuttavia tuttaltro che scon-

    tato nel contesto in cui storicamente nato ed maturato: un contesto appunto poli-

    teista. La fede di Israele rappresenta una novit nellantico Oriente.

    Quando parliamo di monoteismo intendiamo lesistenza e adorazione di un unico

    Dio, negando lesistenza di altre divinit. Per nella storia delle religioni si registrano

    delle situazioni di monoteismo, pur soltanto in un certo senso. Si tratta di esperien-

    ze di qualche popolo che adorava un solo Dio, ma senza negare lesistenza di altre

    divinit, addirittura dando per scontato lesistenza di altre divinit per altri popoli:

    qui pi che di monoteismo si parla di monolatria, ossia di adorazione di un solo

    Dio, che accetta per lesistenza di altri dei per il culto degli altri popoli.

    Il monoteismo secondo il concetto che intendiamo noi possiamo chiamarlo mono-

    teismo assoluto o monoteismo teorico. Quelle esperienze diverse che invece ammet-

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    tono lesistenza di altre divinit per altri popoli, le chiamiamo esperienze di Mono-

    teismo di tipo pratico.

    CAPITOLO I

    Antico Testamento

    Il momento patriarcale

    Lesperienza religiosa di Israele ha uno dei suoi momenti principali e fondamenta-

    li in questa fase. Ci riferiamo evidentemente a un tempo determinato, e a delle figure

    determinate. un epoca che va allincirca dal 1850 al 1250 a.C..

    Dai testi che si riferiscono a quella fase cosa possiamo dire circa il rapporto fra i Pa-

    triarchi e Dio? Ci accorgiamo che gli antenati di Abramo avevano una religiosit par-

    ticolare:

    Giosu

    [Gs 24]1Giosu radun tutte le trib dIsraele a Sichem e convoc gli anziani dIsraele, i capi, i giudici e gli scribi, ed essi si presentarono davanti a Dio. 2Giosu disse a tutto il popolo: Cos

    dice il Signore, Dio dIsraele: Nei tempi antichi i vostri padri, tra cui Terach, padre di Abramo e padre di Nacor, abitavano oltre il Fiume. Essi servivano altri di. 3Io presi Abramo, vostro

    padre, da oltre il Fiume e gli feci percorrere tutta la terra di Canaan. Moltiplicai la sua discen-

    denza e gli diedi Isacco. 4A Isacco diedi Giacobbe ed Esa; assegnai a Esa il possesso della

    zona montuosa di Seir, mentre Giacobbe e i suoi figli scesero in Egitto.

    Giosu ricordando la storia di Israele parte da Abramo. Questo fondamentale. Gio-

    su si propone il rinnovamento dellalleanza. Giosu afferma che gli antenati di

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    Abramo servivano altri di. Ci fa pensare che la religiosit degli antenati di Abramo

    politeista, ossia come quella degli altri popoli che abitavano quei luoghi. La storia

    di Abramo diventa quindi un momento di svolta fondamentale: Dio prende Abramo!

    Giuditta

    [Gdt 5] 1Frattanto a Oloferne, comandante supremo dellesercito di Assur, fu riferito che gli Israeliti si preparavano alla guerra e avevano bloccato i valichi montani, avevano costruito for-

    tificazioni sulle cime dei monti e avevano posto ostacoli nelle pianure. 2Egli and su tutte le

    furie e convoc tutti i capi di Moab e gli strateghi di Ammon e tutti i satrapi delle regioni ma-

    rittime, 3e disse loro: Spiegatemi un po, voi figli di Canaan, che popolo questo che dimora sui monti e come sono le citt che abita, quanti sono gli effettivi del suo esercito, dove risiede

    la loro forza e il loro vigore, chi si messo alla loro testa come re e condottiero del loro eserci-

    to 4e perch hanno rifiutato di venire incontro a me, a differenza di tutte le popolazioni

    delloccidente. 5Gli rispose Achir, condottiero di tutti gli Ammoniti: Ascolti bene il mio si-gnore la risposta dalle labbra del tuo servo: io dir la verit sul conto di questo popolo, che sta

    su queste montagne, vicino al luogo ove tu risiedi, n uscir menzogna dalla bocca del tuo ser-

    vo. 6Questo un popolo che discende dai Caldei. 7Essi dapprima soggiornarono nella Mesopo-

    tamia, perch non vollero seguire gli di dei loro padri che si trovavano nel paese dei Caldei.

    8Abbandonata la via dei loro antenati, adorarono il Dio del cielo, quel Dio che essi avevano ri-

    conosciuto; perci quelli li scacciarono dalla presenza dei loro di ed essi fuggirono in Meso-

    potamia e l soggiornarono per molto tempo. 9Ma il loro Dio comand loro di uscire dal paese

    che li ospitava e di andare nel paese di Canaan. Qui infatti si stabilirono e si arricchirono di oro

    e di argento e di molto bestiame

    Il libro si apre on preoccupazioni di carattere militare. In questi capitoli iniziali si

    parla di una campagna di Oloferne, capo dellesercito di Assur, contro Israele. Al cap.

    5 viene raccontato il consiglio di guerra per combattere contro Oloferne. Achior dan-

    do informazioni a Oloferne esplica la storia del popolo di Israele. Si afferma che essi

    ruppero con la religiosit dei caldei per aprirsi a una esperienza nuova. Essi dunque

    ripudiarono la tradizione dei loro padri quale tradizione? Quella religiosa, poich

    essi si dirigono ad adorare il Dio del cielo. Essi lo adorano perch lo avevano cono-

    sciuto. Significa che questo Dio si era fatto conoscere nella storia di questi uomini:

    essi ne avevano fatto esperienza.

    Genesi

    1Dio disse a Giacobbe: lzati, sali a Betel e abita l; costruisci in quel luogo un altare al Dio

    che ti apparso quando fuggivi lontano da Esa, tuo fratello. 2Allora Giacobbe disse alla sua

    famiglia e a quanti erano con lui: Eliminate gli di degli stranieri che avete con voi, purifica-

    tevi e cambiate gli abiti. 3Poi alziamoci e saliamo a Betel, dove io costruir un altare al Dio

    che mi ha esaudito al tempo della mia angoscia ed stato con me nel cammino che ho percor-

    so. 4Essi consegnarono a Giacobbe tutti gli di degli stranieri che possedevano e i pendenti

    che avevano agli orecchi, e Giacobbe li sotterr sotto la quercia presso Sichem.

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    Al capitolo 35 si parla di Giacobbe. Si dice che i familiari di Giacobbe e quelli che

    erano con lui avevano con loro degli di. Ci dice di una religiosit rivolta verso altre

    divinit. una religiosit che si esprime in modo molteplice. Questi di vengono det-

    ti stranieri. Poich non appartengono pi alla loro religiosit essi vanno elimina-

    ti. Giacobbe offrir un sacrificio non a Dio, ma al Dio che lo ha esaudito

    nellangoscia: significa che lo offrir a quel Dio di cui ha fatto esperienza.

    Abramo

    La storia di Abramo ha inizio al capitolo 12 del libro della Genesi.

    [Gn 12]1IlSignore disse ad Abram: Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di

    tuo padre, verso la terra che io ti indicher. 2Far di te una grande nazione e ti benedir, rende-

    r grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione. 3Benedir coloro che ti benediranno e

    coloro che ti malediranno maledir, e in te si diranno benedette

    tutte le famiglie della terra. 4Allora Abram part, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui

    part Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasci Carran. 5Abram prese la moglie Sa-

    ri e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che avevano acquistati in Carran e tutte le persone

    che l si erano procurate e si incamminarono verso la terra di Canaan. Arrivarono nella terra di

    Canaan 6e Abram la attravers fino alla localit di Sichem, presso la Quercia di Mor. Nella

    terra si trovavano allora i Cananei. 7Il Signore apparve ad Abram e gli disse: Alla tua discen-

    denza io dar questa terra. Allora Abram costru in quel luogo un altare al Signore che gli era

    apparso. 8Di l pass sulle montagne a oriente di Betel e piant la tenda, avendo Betel ad occi-

    dente e Ai ad oriente. L costru un altare al Signore e invoc il nome del Signore. 9Poi Abram

    lev la tenda per andare ad accamparsi nel Negheb. 10Venne una carestia nella terra e Abram

    scese in Egitto per soggiornarvi, perch la carestia gravava su quella terra

    [Gn 13] 1DallEgitto Abram risal nel Negheb, con la moglie e tutti i suoi averi; Lot era con lui. 2Abram era molto ricco in bestiame, argento e oro. 3Abram si spost a tappe dal Negheb fino a

    Betel, fino al luogo dovera gi prima la sua tenda, tra Betel e Ai, 4il luogo dove prima aveva costruito laltare: l Abram invoc il nome del Signore

    18Poi Abram si spost con le sue tende e and a stabilirsi alle Querce di Mamre, che sono ad

    Ebron, e vi costru un altare al Signore.

    Nel contesto di questa chiamata, fondamentale la promessa. La risposta di Abramo

    il suo ascolto della parola del Signore tramite la su partenza verso la terra che gli

    stata promessa. Tuttavia si tratta di un viaggio lungo, costituito da tappe. Son proprio

    queste tappe che a noi interessano per osservare la religiosit di questo patriarca.

    1) prima tappa. alla localit di Sichem. Presso la Quercia di Mor. Vengono indi-

    cati alcuni luoghi, non a caso: Sichem e la Quercia di Mor. Come gi visto al cap.

    35 per Giacobbe, anche qui Abramo costruisce un altare.

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    2) seconda tappa. a oriente di Btel. Qui fece unaltra tappa, perch piant la tenda.

    Anche qui un evento religioso: costru un altare e invoc il Signore.

    3) terza tappa. Abramo scende in Egitto

    4) quarta tappa. Abramo ritorna a Betel. Qui invoc nuovamente il Signore presso lo

    stesso altare.

    5) quinta tappa. Va alle Querce di Mor e costruisce un altare.

    Possiamo dunque ben dire che Abramo non comp un viaggio a caso, ma comp

    delle tappe di grande importanza per la vita religiosa di quel periodo. Queste tappe

    erano significative per tutto il contesto religioso dellepoca. Non ci vien detto che

    Abramo si fermava in questi luoghi semplicemente per far riposare il bestiame, ma

    per invocare a Dio: erano dunque luoghi importanti per la dimensione religiosa: si of-

    friva il culto alle proprie divinit.

    Dio chiamato con termine El

    Si afferma che quella terra era abitata dai Cananei. La religiosit dei Cananei era

    politeistica. Essi usavano il termine El per indicare le divinit. I patriarchi acquisi-

    ranno questo termine: El diverr il nome dei Dio del patriarchi, il Dio di cui essi han-

    no fatto esperienza.

    Ci ci testimoniato ad esempio in Gn 33:

    [Gn 33]18Giacobbe arriv sano e salvo alla citt di Sichem, che nella terra di Canaan, al ri-

    torno da Paddan-Aram e si accamp di fronte alla citt. 19Acquist dai figli di Camor, padre di

    Sichem, per cento pezzi dargento, quella porzione di campagna dove aveva piantato la tenda. 20Qui eresse un altare e lo chiam El, Dio dIsraele.

    Questo termine estrapolato dalla religiosit cananaica non sintomo delle acquisi-

    zione della loro religiosit. Il termine nella sua radice indica il re, o colui che il

    principio, che al di sopra di tutto.

    El diventa il termine con cui Dio viene indicato dai patriarchi, per ci avviene tra-

    mite unoperazione significativa. El non viene mai usato in modo assoluto, assestante,

    ma viene sempre legato a qualche termine che identifichi lesperienza fatta dai pa-

    triarchi.

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    Alcuni termini sono:

    El-Olam = Dio delleternit

    El-Elyn = Dio altissimo (Gn 21,33)

    El-Ry = Dio che vede tutto/Dio della visione (Gn 16,13)

    El-Shadday = Dio onnipotente/Dio Signore di tutte le cose (Gn 17,1)

    Elohim = si caratterizza perch non viene aggiunto alcunch. Elohim il plurale di

    El! Ma un plurale che ha il senso di mettere in evidenza la grandezza e maest di

    Dio. il nome pi utilizzato. NellA.T. El nelle sue varie costruzioni compare 240

    volte. Elohim invece 2600 volte.

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    CAPITOLO II

    Antico Testamento

    Il momento mosaico

    Parliamo di un periodo che delimitato approssimamene intorno al XIII sec. a.C.

    (1250 a.C.). Parlare del momento mosaico significa parlare dellEsodo, ossia di quel

    momento fondante per la storia di Israele. Se si guarda bene il modo in cui si consi-

    dera lEsodo in tutta la Scrittura, esso appare non come un semplice fatto storico, ma

    possiede un qualcosa di pi: diviene una vera e propria categoria teologica che supe-

    ra la sua stessa realt concreta. Tutte le situazioni storiche di Israele vengono lette al-

    la luce dellEsodo: ad esempio la liberazione dalla cattivit babilonese. Ogni espe-

    rienza decisiva di liberazione nella storia di Israele viene riletta alla luce dellEsodo.

    La rivelazione del nome di Dio in Es 3

    La rivelazione del nome avviene nel libro dellEsodo, nel contesto di una teofania,

    al cap. 3:

    [Es 3] 1Mentre Mos stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian,

    condusse il bestiame oltre il deserto e arriv al monte di Dio, lOreb. 2Langelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guard ed ecco: il roveto ardeva

    per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. 3Mos pens: Voglio avvicinarmi a osservare

  • 17

    questo grande spettacolo: perch il roveto non brucia?. 4Il Signore vide che si era avvicinato

    per guardare; Dio grid a lui dal roveto: Mos, Mos!. Rispose: Eccomi!. 5Riprese: Non

    avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perch il luogo sul quale tu stai suolo santo!. 6E

    disse: Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe. Mo-

    s allora si copr il volto, perch aveva paura di guardare verso Dio. 7Il Signore disse: Ho os-

    servato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrinten-

    denti: conosco le sue sofferenze. 8Sono sceso per liberarlo dal potere dellEgitto e per farlo sa-lire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele,

    verso il luogo dove si trovano il Cananeo, lIttita, lAmorreo, il Perizzita, lEveo, il Gebuseo. 9Ecco, il grido degli Israeliti arrivato fino a me e io stesso ho visto come gli Egiziani li op-

    primono. 10Perci va! Io ti mando dal faraone. Fa uscire dallEgitto il mio popolo, gli Israeli-ti!. 11Mos disse a Dio: Chi sono io per andare dal faraone e far uscire gli Israeliti

    dallEgitto?. 12Rispose: Io sar con te. Questo sar per te il segno che io ti ho mandato: quando tu avrai fatto uscire il popolo dallEgitto, servirete Dio su questo monte. 13Mos disse a Dio: Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi. Mi diranno: Qual il suo nome?. E io che cosa risponder loro?. 14Dio disse a Mos: Io sono colui che sono!. E aggiunse: Cos dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi. 15Dio disse ancora a Mos: Dirai agli Israeliti: Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abra-mo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, mi ha mandato a voi. Questo il mio nome per sempre; questo il titolo con cui sar ricordato di generazione in generazione.

    un contesto di vocazione. Mos chiamato a una missione importante, perch si

    tratta di liberare il popolo di Israele. Lintento di Dio quello di liberare gli Israeliti e

    renderli vero popolo, ossia non pi soggiogati alla schiavit egiziana.

    La rivelazione del nome fondamentale: il nome dice lessenza della persona.

    Nella cultura semitica il nome non era rivelato nemmeno a tutti, ma solo agli amici:

    dice perci una dimensione di familiarit. Dio vuole trattare Israele da amico e figlio.

    Egli si prende a cuore la situazione di Israele, ascoltando il grido della sua sofferenza.

    Dio si fa conoscere, ma non rivela in primis il nome. Quando allinizio Dio si ri-

    vela, al versetto 6, usa un altro nome: Io sono il Dio di tuo Padre, il Dio Abramo,

    di Isacco e di Giacobbe: si ha una stretta relazione con a precedente epoca patriar-

    cale: egli non un Dio che spunta improvvisamente: il Dio dei Padri: vi una con-

    tinuit fra lesperienza patriarcale e lesperienza mosaica. Questo nome ricompare al

    versetto 15.

    il Dio del Padri che affida a Mos la grande missione di guidare il popolo verso

    la libert. Ma Mos reagisce. Dio risponde rivelando il suo nome al versetto 14.

    - La LXX e aveva tradotto lespressione con EGO EMIN OHON=IO SONO

    COLUI CHE SONO. una traduzione che assume una valenza filosofi-

    ca/ontologica: Dio colto come essenza suprema.

  • 18

    - Oggi si intende tradurlo in modo diverso, che colga preferibilmente il contesto in

    cui espresso questo nome: ad esempio Io sono colui che sar con te. Il nome di

    Dio a garanzia della riuscita della missione di Mos.

    Questo nome nel corso della storia stato sottoposto a fraintendimenti vari. Spesso

    stato collocato in termini di trascendenza eccessiva, che ha causato un eccessivo ti-

    more di Dio a tal punto da evitare il pronunciamento del suo nome. Ci si svilupp

    soprattutto nellepoca maccabaica, nella quale in nome di Dio venne sostituito dalla

    lettura di un altro nome. Il tetragramma sono le quattro le lettere che compongono le

    iniziali del nome: esso veniva letto con un altro nome: Adonai, o Il nome. La

    LXX tradusse Kyrios.

    Questa prassi, durata allungo, caus alcune problematiche: infatti non si sapeva come

    leggerlo. Vennero inserite dunque delle vocali, affiancate alle consonanti. Nennero

    aggiunte per non le vocali di YHWH ma di ADONAI per indicare che doveva leg-

    gersi comunque Adonai.

    LAlleanza fra Dio e il Popolo in Es 20

    La categoria di Alleanza anchessa centrale per la vita di Israele: essa culmina

    con il dono della Legge sul Sinai.

    [Es 20]1Dio pronunci tutte queste parole: 2Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire

    dalla terra dEgitto, dalla condizione servile: 3Non avrai altri di di fronte a me. 4Non ti farai idolo n immagine alcuna di quanto lass nel cielo, n di quanto quaggi sulla terra, n di

    quanto nelle acque sotto la terra. 5Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perch io,

    il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e

    alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, 6ma che dimostra la sua bont fino a mille

    generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti. 7Non pronuncerai in-

    vano il nome del Signore, tuo Dio, perch il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo

    nome invano []

    Dio per Israele il Dio della liberazione: Dio spesso nella Scrittura considerato in

    riferimento alla sua opera di liberazione.

    da notare ai vers. 2.5.7 ecc. il fatto che non si tratta semplicemente di Dio ma

    del tuo Dio: vi una dimensione possessiva nei confronti delluomo. il Dio di

    Israele, colui che si manifesta nella storia di Israele. Non si parla di altri popoli.

    Al vers. 3 Non avrai altri dei difronte a me: la prima volta che compare que-

    sta espressione. Dio chiede a Israele, in nome di ci che egli ha fatto per Israele, di

  • 19

    rivolgere il culto solo a lui, il Dio della liberazione. Il motivo non perch Dio

    lunico, ma perch il Dio di Israele un Dio geloso. Il concetto di gelosia eviden-

    temente frutto di esperienza umana, ma questo normale: spesso nella scrittura si uti-

    lizzano immagini umane per esprimere un qualcosa di pi grande e indefinibile. (Il

    Dio geloso compare anche in Es 34,14; Dt 5,6-9 ecc.).

  • 20

    CAPITOLO III

    Antico Testamento

    Il momento profetico

    Unaltra fase importante quella profetica. Il concetto di profeti va specificato

    meglio: non tutti vivono nello stesso periodo: il periodo del profetismo abbraccia un

    tempo lungo diversi secoli: dal periodo dellingresso di Israele nella Terra Promessa

    (1190 a.C. ca.) fino al tempo dellesilio in Babilonia (VI sec. a.C.). un tempo molto

    lungo che non consente lelaborazione di un discorso unitario.

    Si possono notare degli elementi di continuit. Il cammino di Israele segnato da

    momenti diversi di crescita, ma anche da rallentamenti. Le cause variano a seconda

    delle epoche, ma comunque costante il cammino che viene fatto.

    Dai molteplici oracoli e operati dei profeti i pu evincere la differenza fra le varie

    epoche, tuttavia sussiste una costante: limpegno nel richiamare Israele alla fedelt a

    Dio. Israele vive continuamente la tentazione di allontanarsi da Dio. un periodo di

    grandi tentazioni sul piano religiosi. Ci evidentemente ha dei risvolti anche sul pai-

    no sociale, politico ecc.

    Spesso la Scrittura ci afferma che Israele si allontanato da JHWH mettendosi addi-

    rittura al servizio di altri dei.

  • 21

    3.1. La concezione dei profeti anteriori

    Prendiamo in considerazione la morte di Giosu:

    [Gd 2,7-19] 7Il popolo serv il Signore durante tutta la vita di Giosu e degli anziani che so-

    pravvissero a Giosu e che avevano visto tutte le grandi opere che il Signore aveva fatto in fa-

    vore dIsraele. 8Poi Giosu, figlio di Nun, servo del Signore, mor a centodieci anni 9e fu se-polto nel territorio della sua eredit, a Timnat-Cheres, sulle montagne di fraim, a settentrione

    del monte Gaas. 10Anche tutta quella generazione fu riunita ai suoi padri; dopo di essa ne sorse

    unaltra, che non aveva conosciuto il Signore, n lopera che aveva compiuto in favore dIsraele. 11Gli Israeliti fecero ci che male agli occhi del Signore e servirono i Baal; 12abbandonarono il Signore, Dio dei loro padri, che li aveva fatti uscire dalla terra dEgitto, e seguirono altri di tra quelli dei popoli circostanti: si prostrarono davanti a loro e provocarono

    il Signore, 13abbandonarono il Signore e servirono Baal e le Astarti. 14Allora si accese lira del Signore contro Israele e li mise in mano a predatori che li depredarono; li vendette ai nemi-

    ci che stavano loro intorno, ed essi non potevano pi tener testa ai nemici. 15In tutte le loro

    spedizioni la mano del Signore era per il male, contro di loro, come il Signore aveva detto, co-

    me il Signore aveva loro giurato: furono ridotti allestremo. 16Allora il Signore fece sorgere dei giudici, che li salvavano dalle mani di quelli che li depredavano. 17Ma neppure ai loro giu-

    dici davano ascolto, anzi si prostituivano ad altri di e si prostravano davanti a loro. Abbando-

    narono ben presto la via seguita dai loro padri, i quali avevano obbedito ai comandi del Signore:

    essi non fecero cos. 18Quando il Signore suscitava loro dei giudici, il Signore era con il giudi-

    ce e li salvava dalla mano dei loro nemici durante tutta la vita del giudice, perch il Signore si

    muoveva a compassione per i loro gemiti davanti a quelli che li opprimevano e li maltrattavano.

    19Ma quando il giudice moriva, tornavano a corrompersi pi dei loro padri, seguendo altri di

    per servirli e prostrarsi davanti a loro: non desistevano dalle loro pratiche e dalla loro condotta

    ostinata.

    Si assiste a un evidente allontanamento da Dio: ci dovuto principalmente a una

    dimenticanza da parte del Popolo di ci che Dio aveva fatto per loro. Nel testo si par-

    la delle divinit tipicamente cananaiche verso cui gli Israeliti si dirigono: Baal, Astar-

    ti, Asere ecc.

    Dal versetto 18 si pu notare che, i padri che non avevano seguito JHWH, ricevono

    delle conseguenze negative. Quando Israele si allontana da Dio diventa pi fragile:

    esso diventa facile preda dei popoli nemici. Solo nel momento in cui Israele si trova

    nuovamente oppresso si rivolge a Dio, e Dio si impietosisce inviando loro un Giudi-

    ce che guidi il popolo a riacquistare la libert, il benessere e la prosperit, che provo-

    cano per un ripetuto dimenticarsi del loro Dio. uno scema che si ripete continua-

    mente. Possiamo riscontrare la stessa cosa anche in Gdc 6.

  • 22

    Il pericolo che maggiormente si fa presente a Israele la divinit detta Baal. Qual-

    che esempio lo incontriamo in molteplici passi biblici:

    [Gd 11] 12Poi Iefte invi messaggeri al re degli Ammoniti per dirgli: Che cosa c tra me e te, perch tu venga contro di me a muover guerra nella mia terra?. 13Il re degli Ammoniti rispose

    ai messaggeri di Iefte: Perch Israele, quando sal dallEgitto, si impossess del mio territorio, dallArnon fino allo Iabbok e al Giordano; restituiscilo pacificamente. 14Iefte invi di nuovo messaggeri al re degli Ammoniti per dirgli: 15Dice Iefte: Israele non si impossess della terra

    di Moab, n di quella degli Ammoniti. 16Quando sal dallEgitto, Israele attravers il deserto fino al Mar Rosso e giunse a Kades, 17e mand messaggeri al re di Edom per dirgli: Lasciami passare per la tua terra. Ma il re di Edom non acconsent. Ne mand anche al re di Moab, ma anchegli rifiut e Israele rimase a Kades. 18Poi cammin per il deserto, fece il giro della terra di Edom e di quella di Moab, giunse a oriente della terra di Moab e si accamp oltre lArnon senza entrare nei territori di Moab, perch lArnon segna il confine di Moab. 19Allora Israele mand messaggeri a Sicon, re degli Amorrei, re di Chesbon, e gli disse: Lasciaci passare dalla tua terra, per arrivare alla nostra meta. 20Ma Sicon non si fid a lasciar passare Israele per i suoi territori; anzi radun tutta la sua gente, si accamp a Iaas e combatt contro Israele. 21Il

    Signore, Dio dIsraele, mise Sicon e tutta la sua gente nelle mani dIsraele, che li sconfisse; co-s Israele conquist tutta la terra degli Amorrei che abitavano quel territorio: 22conquist tutti i

    territori degli Amorrei, dallArnon allo Iabbok e dal deserto al Giordano. 23Ora il Signore, Dio dIsraele, ha scacciato gli Amorrei davanti a Israele, suo popolo, e tu vorresti scacciarlo? 24Non possiedi tu quello che Camos, tuo dio, ti ha fatto possedere? Cos anche noi possedere-

    mo la terra di quelli che il Signore ha scacciato davanti a noi. 25Sei tu forse pi di Balak, figlio

    di Sippor, re di Moab? Litig forse con Israele o gli fece guerra? 26Da trecento anni Israele

    abita a Chesbon e nelle sue dipendenze, ad Aror e nelle sue dipendenze e in tutte le citt lungo

    lArnon; perch non gliele avete tolte durante questo tempo? 27Io non ti ho fatto torto, e tu agi-sci male verso di me, muovendomi guerra; il Signore, che giudice, giudichi oggi tra gli Israe-

    liti e gli Ammoniti!. 28Ma il re degli Ammoniti non ascolt le parole che Iefte gli aveva man-

    dato a dire

    Gli ammoniti minacciano i territori di Israele. Quei territori che stanno ad est del

    fiume Giordano. Sale la tensione fra i due popoli e si profila una guerra. Israele vuole

    difendere i suoi territori. Prima per che scoppi la guerra Iefte, che era il giudice,

    manda una ambasceria al re degli ammoniti. Israele non ha occupato illegittimamente

    qui territori, poich son passati ormai trecento anni e durante questi anni nessuno ha

    mai contestato il possesso di questi territori. Ifte quindi spiega come avvenuto in

    passato linsediamento in questa terra: Israele non li ha occupati illegittimamente, ma

    li ha conquistati, poich Dio gli ha messo nelle sue mani quelle terre. La morale che

    ogni popolo abita una terra: questa terra quella che gli da Dio.

    Il rapporto fra il popolo di Israele e Dio, come s gi visto, un rapporto esclusivo

    per esso, ma non nega lesistenza di altri dei per gli altri popoli. Il tema non quello

    del monoteismo assoluto, ma quello della maggiore forza di JHWH sugli altri dei.

    Possiamo considerare unaltra situazione, quella del libro di Rut:

  • 23

    [Rt 1,6-19] 6Allora intraprese il cammino di ritorno dai campi di Moab con le sue nuore, per-

    ch nei campi di Moab aveva sentito dire che il Signore aveva visitato il suo popolo, dandogli

    pane. 7Part dunque con le due nuore da quel luogo ove risiedeva e si misero in cammino per

    tornare nel paese di Giuda. 8Noemi disse alle due nuore: Andate, tornate ciascuna a casa di

    vostra madre; il Signore usi bont con voi, come voi avete fatto con quelli che sono morti e con

    me! 9Il Signore conceda a ciascuna di voi di trovare tranquillit in casa di un marito. E le ba-

    ci. Ma quelle scoppiarono a piangere 10e le dissero: No, torneremo con te al tuo popolo.

    11Noemi insistette: Tornate indietro, figlie mie! Perch dovreste venire con me? Ho forse an-

    cora in grembo figli che potrebbero diventare vostri mariti? 12Tornate indietro, figlie mie, an-

    date! Io sono troppo vecchia per risposarmi. Se anche pensassi di avere una speranza, prendessi

    marito questa notte e generassi pure dei figli, 13vorreste voi aspettare che crescano e rinunce-

    reste per questo a maritarvi? No, figlie mie; io sono molto pi amareggiata di voi, poich la

    mano del Signore rivolta contro di me. 14Di nuovo esse scoppiarono a piangere. Orpa si ac-

    comiat con un bacio da sua suocera, Rut invece non si stacc da lei. 15Noemi le disse: Ecco,

    tua cognata tornata dalla sua gente e dal suo dio; torna indietro anche tu, come tua cognata.

    16Ma Rut replic: Non insistere con me che ti abbandoni e torni indietro senza di te, perch

    dove andrai tu, andr anchio, e dove ti fermerai, mi fermer; il tuo popolo sar il mio popolo e il tuo Dio sar il mio Dio. 17Dove morirai tu, morir anchio e l sar sepolta. Il Signore mi faccia questo male e altro ancora, se altra cosa, che non sia la morte, mi separer da te.

    18Vedendo che era davvero decisa ad andare con lei, Noemi non insistette pi. 19Esse conti-

    nuarono il viaggio, finch giunsero a Betlemme.

    Incontriamo qui la storia di Elimlec. Questa storia non si distanzia dallepoca dei

    giudici. Si verifica una carestia in Giuda che causa il trasferimento di tutta la famiglia

    di Elimlec altrove. La moglie era Noemi. Con la morte di Elimlec i due figli si

    sposano con due donne del posto, moabite, che si chiamavano una Orpa e una Rut.

    Succede che dopo qualche tempo muoiono anche i due figli. Restano soltanto le don-

    ne: Noemi con le due nuore. Nel frattempo la carestia finita nel territorio di origine,

    il territorio di Giuda. Noemi decide di tornare nella sua terra, da Moab a Giuda. Ella

    esprime il suo proposito alle due nuore. Orpa and via. Rut invece segu Noemi.

    interessante ci che emerge di religioso nel dialogo fra Noemi e Rut nel v. 15:

    Noemi invita Rut a tornare dal suo popolo e dai suoi dei. Si evince uno stretto legame

    fra popolo e divinit: ogni popolo ha le sue divinit: gli dei del popolo devono essere

    adorati nella terra del popolo. Il legame popolo-divinit ritorna molto forte al v. 16.

    Lo stesso legame lo incontriamo nel salmo 137: come cantare i canti del Signore

    in terra straniera?: non possibile adorare Dio nella terra di altri dei. Stare in esilio

    significa non solo stare lontani dalla propria terra, ma anche lontananza da Dio.

    Il motivo lo incontriamo anche nella storia di Davide in 1Sam 26. Quando i rap-

    porti fra Davide e Saul si deteriorano avviene che:

  • 24

    [1Sam 26] 17Saul riconobbe la voce di Davide e disse: questa la tua voce, Davide, figlio

    mio?. Rispose Davide: la mia voce, o re, mio signore. 18Aggiunse: Perch il mio signo-

    re perseguita il suo servo? Che cosa ho fatto? Che male si trova in me? 19Ascolti dunque il re,

    mio signore, la parola del suo servo: se il Signore ti incita contro di me, voglia accettare il pro-

    fumo di unofferta; ma se sono gli uomini, siano maledetti davanti al Signore, perch oggi mi scacciano lontano, impedendomi di partecipare alleredit del Signore, dicendo: Va a servire altri di. 20Almeno non sia versato sulla terra il mio sangue lontano dal Signore, ora che il re dIsraele uscito in campo per ricercare una pulce, come si insegue una pernice sui monti. 21Saul rispose: Ho peccato! Ritorna, Davide, figlio mio! Non ti far pi del male, perch la

    mia vita oggi stata tanto preziosa ai tuoi occhi. Ho agito da sciocco e mi sono completamente

    ingannato. 22Rispose Davide: Ecco la lancia del re: passi qui uno dei servitori e la prenda!

    23Il Signore render a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedelt, dal momento che oggi

    il Signore ti aveva messo nelle mie mani e non ho voluto stendere la mano sul consacrato del

    Signore. 24Ed ecco, come stata preziosa oggi la tua vita ai miei occhi, cos sia preziosa la mia

    vita agli occhi del Signore ed egli mi liberi da ogni angustia. 25Saul rispose a Davide: Bene-

    detto tu sia, Davide, figlio mio. Certo, in ci che farai avrai piena riuscita. Davide and per la

    sua strada e Saul torn alla sua dimora.

    Particolarmente importanti i versetti 18-20. Si parla di eredit del Signore e Davide

    dice di essere impedito dal parteciparvi. Leredit la terra che Dio ha dato al suo

    popolo. Davide impedito perch costretto a scappare a causa della persecuzione.

    In questo modo privato del suo diritto di israelita di partecipare della terra. Aggiun-

    ge inoltre come se dicessero: va a servire altri dei!. Il luogo in cui si deve rendere

    culto a JHWH Israele, al di fuori si adorano altri dei.

    Un altro testo decisivo 1Re 18:

    [1Re 18,20-]20Acab convoc tutti gli Israeliti e radun i profeti sul monte Carmelo. 21Elia si

    accost a tutto il popolo e disse: Fino a quando salterete da una parte allaltra? Se il Signore Dio, seguitelo! Se invece lo Baal, seguite lui!. Il popolo non gli rispose nulla. 22Elia disse

    ancora al popolo: Io sono rimasto solo, come profeta del Signore, mentre i profeti di Baal so-

    no quattrocentocinquanta. 23Ci vengano dati due giovenchi; essi se ne scelgano uno, lo squar-

    tino e lo pongano sulla legna senza appiccarvi il fuoco. Io preparer laltro giovenco e lo porr sulla legna senza appiccarvi il fuoco. 24Invocherete il nome del vostro dio e io invocher il

    nome del Signore. Il dio che risponder col fuoco Dio!. Tutto il popolo rispose: La propo-

    sta buona!. 25Elia disse ai profeti di Baal: Sceglietevi il giovenco e fate voi per primi, per-

    ch voi siete pi numerosi. Invocate il nome del vostro dio, ma senza appiccare il fuoco.

    26Quelli presero il giovenco che spettava loro, lo prepararono e invocarono il nome di Baal dal

    mattino fino a mezzogiorno, gridando: Baal, rispondici!. Ma non vi fu voce, n chi rispon-

    desse. Quelli continuavano a saltellare da una parte allaltra intorno allaltare che avevano eret-to. 27Venuto mezzogiorno, Elia cominci a beffarsi di loro dicendo: Gridate a gran voce, per-

    ch un dio! occupato, in affari o in viaggio; forse dorme, ma si sveglier. 28Gridarono

    a gran voce e si fecero incisioni, secondo il loro costume, con spade e lance, fino a bagnarsi

    tutti di sangue. 29Passato il mezzogiorno, quelli ancora agirono da profeti fino al momento

    dellofferta del sacrificio, ma non vi fu n voce n risposta n un segno dattenzione. 30Elia disse a tutto il popolo: Avvicinatevi a me!. Tutto il popolo si avvicin a lui e ripar laltare del Signore che era stato demolito. 31Elia prese dodici pietre, secondo il numero delle trib dei

    figli di Giacobbe, al quale era stata rivolta questa parola del Signore: Israele sar il tuo nome.

    32Con le pietre eresse un altare nel nome del Signore; scav intorno allaltare un canaletto, del-la capacit di circa due sea di seme. 33Dispose la legna, squart il giovenco e lo pose sulla le-

    gna. 34Quindi disse: Riempite quattro anfore dacqua e versatele sullolocausto e sulla le-

  • 25

    gna!. Ed essi lo fecero. Egli disse: Fatelo di nuovo!. Ed essi ripeterono il gesto. Disse anco-

    ra: Fatelo per la terza volta!. Lo fecero per la terza volta. 35Lacqua scorreva intorno allaltare; anche il canaletto si riemp dacqua. 36Al momento dellofferta del sacrificio si av-vicin il profeta Elia e disse: Signore, Dio di Abramo, di Isacco e dIsraele, oggi si sappia che tu sei Dio in Israele e che io sono tuo servo e che ho fatto tutte queste cose sulla tua parola.

    37Rispondimi, Signore, rispondimi, e questo popolo sappia che tu, o Signore, sei Dio e che

    converti il loro cuore!. 38Cadde il fuoco del Signore e consum lolocausto, la legna, le pietre e la cenere, prosciugando lacqua del canaletto. 39A tal vista, tutto il popolo cadde con la fac-cia a terra e disse: Il Signore Dio! Il Signore Dio!. 40Elia disse loro: Afferrate i profeti

    di Baal; non ne scappi neppure uno!. Li afferrarono. Elia li fece scendere al torrente Kison,

    ove li ammazz.

    Narra lesperienza di Elia, intorno 850 a.C.. Il luogo in cui ci che viene raccontato

    accade un monte, il monte Carmelo. Elia mostra quanto fosse forte allepoca la ten-

    tazione di abbandonare JHWH per seguire Baal. una situazione molto degenerata:

    Elia dice son rimasto solo!. Elia lancia una sfida ai sacerdoti di Baal. La sfida con-

    siste nellofferta di un sacrificio col fine di ricevere un segno dalla divinit. I sacer-

    doti di Baal non ottengono alcun segno. Elia invece offre il sacrificio e ottiene il se-

    gno da JHWH.

    Al di l dei particolari interessante il modo in cui Elia invoca Dio: lo definisce

    Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe. Vi una stretta continuit della

    fede di Elia e di Israele rispetto alle fasi precedenti. Il Dio che Elia invoca il Di che

    si manifestato in passato ai Patriarchi.

    Elia individua due moti della sfida nel sacrificio:

    - che si sappia che Dio Dio in Israele, non Dio di tutti i popoli, ma Dio in Israele,

    - che ha fatto tutte queste cose per comando di Dio: ci dimostra che Elia un ve-

    ro profeta.

    Elia vuole ottenere che il popolo sappia che Dio il Signore: il popolo non sono i

    cananei o i profeti di Baal, ma gli Israeliti, che son vacillanti nella fede.

    Dopo il segno del fuoco il popolo di Israele fa una professione di fede: Il Signore

    Dio! Il Signore Dio!.

    Lo scopo di questo testo dunque non quello di dimostrare che gli altri di degli

    altri popoli non esistono. La preoccupazione di questo testo quella di fare in modo

    che il popolo di Israele sia fedele a JHWH e renda culto solo a lui. Non si fanno di-

    scorsi di esistenza o non esistenza degli altri. Baal semplicemente non risponde ai

    suoi sacerdoti, ma non significa che non esista. Lelemento messo in luce invece

    che JHWH pi forte di Baal.

  • 26

    importante anche il luogo del sacrificio: il monte Carmelo. un luogo riservato

    alla fede di Israele. Qui non si possono adorare gli di di altri popoli.

    3.2. I profeti posteriori: Geremia e la lotta allidolatria

    Intorno al VII secolo abbiamo un ulteriore sviluppo. Intorno al 600 a.C. abbiamo

    il profeta Geremia. Significativo il capitolo 2:

    [Ger 2,1 e seg.] 1Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2Va e grida agli orecchi di Geru-salemme: Cos dice il Signore: Mi ricordo di te, dellaffetto della tua giovinezza, dellamore al tempo del tuo fidanzamento, quando mi seguivi nel deserto, in terra non seminata. 3Israele era

    sacro al Signore, la primizia del suo raccolto; quanti osavano mangiarne, si rendevano colpevo-

    li, la sventura si abbatteva su di loro. Oracolo del Signore. 4Udite la parola del Signore, casa di

    Giacobbe, voi, famiglie tutte dIsraele! 5Cos dice il Signore: Quale ingiustizia trovarono in me i vostri padri per allontanarsi da me e correre dietro al nulla, diventando loro stessi nullit? 6E

    non si domandarono: Dov il Signore che ci fece uscire dallEgitto, e ci guid nel deserto, terra di steppe e di frane, terra arida e tenebrosa, terra che nessuno attraversa e dove nessuno

    dimora?. 7Io vi ho condotti in una terra che un giardino, perch ne mangiaste i frutti e i pro-dotti, ma voi, appena entrati, avete contaminato la mia terra e avete reso una vergogna la mia

    eredit. 8Neppure i sacerdoti si domandarono: Dov il Signore?. Gli esperti nella legge non mi hanno conosciuto, i pastori si sono ribellati contro di me, i profeti hanno profetato in nome

    di Baal e hanno seguito idoli che non aiutano. 9Per questo intenter ancora un processo contro

    di voi oracolo del Signore e far causa ai figli dei vostri figli. 10Recatevi nelle isole dei Chittm e osservate, mandate gente a Kedar e considerate bene, vedete se mai accaduta una

    cosa simile. 11Un popolo ha cambiato i suoi di? Eppure quelli non sono di! Ma il mio popolo

    ha cambiato me, sua gloria, con un idolo inutile. 12O cieli, siatene esterrefatti, inorriditi e spa-

    ventati. Oracolo del Signore. 13Due sono le colpe che ha commesso il mio popolo: ha abban-

    donato me, sorgente di acqua viva, e si scavato cisterne, cisterne piene di crepe, che non trat-

    tengono lacqua. 14Israele forse uno schiavo, o nato servo in casa? Perch diventato una preda?

    Dio che parla attraverso loracolo di Geremia e mette in evidenza il peccato di

    Israele mostrando uno spaccato di quella che la situazione del popolo. Si dedicaro-

    no a ci che vano: ci che vano sono gli dei che essi vanno a seguire. Qui gli

    dei vengono considerati come cosa vana: non si parla della loro esistenza o meno

    ma si dice che sono vani/inutili/non sono utili per ci di cui Israele ha bisogno.

    La degenerazione ha colpito anche la classe sacerdotale: coloro che dovrebbero esse-

    re invece i detentori della purezza della fede e della legge.

    Non dice che hanno seguito esseri inesistenti, ma esse inutili. Tuttavia al versetto 11

    emergono delle novit. Tutto il discorso si sviluppa nel senso di un confronto fra

  • 27

    JHWH e gli dei inutili. Ci si domanda quale preminenza possano avere questi idoli

    inutili rispetto a JHWH.

    Al cap. 10 di Geremia indica chi sono veramente gli idoli:

    [Ger 10,1 e seg.] 1Ascoltate la parola che il Signore vi rivolge, casa di Israele. 2Cos dice il

    Signore: Non imparate la condotta delle nazioni e non abbiate paura dei segni del cielo, poi-

    ch di essi hanno paura le nazioni. 3Perch ci che provoca la paura dei popoli un nulla, non

    che un legno tagliato nel bosco, opera delle mani di un intagliatore. 4Li abbelliscono di ar-

    gento e di oro, li fissano con chiodi e con martelli, perch non traballino. 5Gli idoli sono come

    uno spauracchio in un campo di cetrioli: non sanno parlare; bisogna portarli, perch non posso-

    no camminare. Non temeteli: non fanno alcun male, come non possono neppure fare del bene.

    6Nessuno come te, Signore; tu sei grande e grande la potenza del tuo nome. 7Chi non teme-

    r te, o re delle nazioni? A te solo questo dovuto: fra tutti i sapienti delle nazioni e in tutti i

    loro regni nessuno simile a te. 8Tutti sono stolti e sciocchi, vana la loro dottrina, come un

    pezzo di legno. 9Sono fatti dargento battuto e laminato, portato da Tarsis, e oro di Ufaz, opera di artisti e di orafi; sono rivestiti di porpora e di scarlatto, lavoro di sapienti artigiani. 10Il Si-

    gnore, invece, veramente Dio, egli Dio vivente e re eterno; al suo sdegno trema la terra, le

    nazioni non resistono al suo furore. 11Direte loro: Quegli di che non hanno fatto il cielo e la

    terra spariranno dalla faccia della terra e da sotto il cielo. 12Il Signore ha formato la terra con

    la sua potenza, ha fissato il mondo con la sua sapienza, con la sua intelligenza ha dispiegato i

    cieli. 13Al rombo della sua voce rumoreggiano le acque nel cielo. Fa salire le nubi

    dallestremit della terra, produce le folgori per la pioggia, dalle sue riserve libera il vento. 14Resta inebetito ogni uomo, senza comprendere; resta confuso ogni orafo per i suoi idoli, poi-

    ch menzogna ci che ha fuso e non ha soffio vitale. 15Sono oggetti inutili, opere ridicole; al

    tempo del loro castigo periranno. 16Non cos leredit di Giacobbe, perch egli ha formato ogni cosa. Israele la trib della sua eredit, Signore degli eserciti il suo nome.

    In questo capitolo si hanno grandi sviluppi. Si afferma di cosa siano fatti gli idoli e la

    necessit di non aver paura di loro. Tuttavia Geremia rimane ancora sul piano del

    confronto fra JHWH e gli dei.

    Nella fase profetica dunque il rapporto con Dio diventa comunque un discorso forte

    per sottolineare la potenza di JHWH e denunciare la vanit degli dei. Non detto an-

    cora in modo esplicito che gli dei non esistono, ma si tende a sminuire la loro poten-

    za. Al vers. 10 si afferma per che JHWH solo il Dio vero.

    3.3. Il pensiero di Ezechiele: richiamo alla religiosit autentica di Israele

  • 28

    Ezechiele si colloca cronologicamente dopo Geremia. Siamo nella seconda met del

    500 a.C.: lepoca dellesilio a Babilonia. Al cap. 8 incontriamo:

    [Ger 8] 1Nellanno sesto, nel sesto mese, il cinque del mese, mentre mi trovavo in casa e di-nanzi a me sedevano gli anziani di Giuda, la mano del Signore Dio si pos su di me 2e vidi

    qualcosa dallaspetto duomo: da ci che sembravano i suoi fianchi in gi, appariva come di fuoco e dai fianchi in su appariva come uno splendore simile al metallo incandescente. 3Stese

    come una mano e mi afferr per una ciocca di capelli: uno spirito mi sollev fra terra e cielo e

    in visioni divine mi port a Gerusalemme, allingresso della porta interna, che guarda a setten-trione, dove era collocato lidolo della gelosia, che provoca gelosia. 4Ed ecco, l era la gloria del Dio dIsraele, simile a quella che avevo visto nella valle. 5Mi disse: Figlio delluomo, alza gli occhi verso settentrione!. Ed ecco, a settentrione della porta dellaltare lidolo della gelosia, proprio allingresso. 6Mi disse: Figlio delluomo, vedi che cosa fanno costoro? Guarda i grandi abomini che la casa dIsraele commette qui per allontanarmi dal mio santuario! Ne ve-drai altri ancora peggiori. 7Mi condusse allora allingresso del cortile e vidi un foro nella pa-rete. 8Mi disse: Figlio delluomo, sfonda la parete. Sfondai la parete, ed ecco apparve una porta. 9Mi disse: Entra e osserva gli abomini malvagi che commettono costoro. 10Io entrai e

    vidi ogni sorta di rettili e di animali obbrobriosi e tutti gli idoli della casa dIsraele raffigurati intorno alle pareti.11Settanta anziani della casa dIsraele, fra i quali vi era Iaazania, figlio di Safan, ritto in mezzo a loro, stavano davanti ad essi, ciascuno con il turibolo in mano, mentre il

    profumo saliva in nubi dincenso. 12Mi disse: Hai visto, figlio delluomo, quello che fanno gli anziani della casa dIsraele nelle tenebre, ciascuno nella stanza recondita del proprio idolo? Vanno dicendo: Il Signore non ci vede, il Signore ha abbandonato il paese. 13Poi mi disse: Vedrai che si commettono abomini peggiori di questi. 14Mi condusse allingresso della por-ta del tempio del Signore che guarda a settentrione e vidi donne sedute che piangevano Tam-

    muz. 15Mi disse: Hai visto, figlio delluomo? Vedrai abomini peggiori di questi. 16Mi con-dusse nel cortile interno del tempio del Signore; ed ecco, allingresso dellaula del tempio, fra il vestibolo e laltare, circa venticinque uomini, con le spalle voltate al tempio e la faccia a oriente che, prostrati, adoravano il sole. 17Mi disse: Hai visto, figlio delluomo? Come se non bastasse per quelli della casa di Giuda commettere simili abomini in questo luogo, hanno anche

    riempito il paese di violenze, per provocare la mia collera. Eccoli, vedi, che si portano il ramo-

    scello sacro alle narici. 18Ebbene, anchio agir con furore. Il mio occhio non avr piet e non avr compassione: manderanno alte grida ai miei orecchi, ma non li ascolter.

    Il profeta, deportato a Babilonia, in questa visione viene condotto in visione a Ge-

    rusalemme e vede i peccati di Israele. Ezechiele vede in visione la presenza di vari

    culti idolatrici nel tempio di Gerusalemme profanato. Egli pone per iscritto tutto il

    degrado del tempio e ne ha ribrezzo. Israele peccatore perch si dedica a un culto

    che non il suo. Israele non ne avrebbe bisogno perch ha gi un culto verso un Dio

    forte e potente. Si tratta quindi di un discorso posto sempre sul piano del confronto

    fra JHWH e gli altri dei. Siamo ancora sulla strada di sviluppo religioso che porter

    solo pi avanti ad affermare un monoteismo teorico in sostituzione al monoteismo

    pratico.

    3.4. La riforma deuteronomista: progresso verso il monoteismo teorico

  • 29

    Durante lesilio, intorno al 586 a.C., la necessit di confortare e sostenere la fede

    degli israeliti diventa cruciale. Lesilio era stato letto da molti come un segno

    dellabbandono da parte di Dio.

    Alla conclusione dellesilio un impulso forte dal punto di vista religioso stato

    dato dalla riforma deuteronomista: si trattava di una riforma che prevedeva anzitut-

    to la scelta di un unico luogo di culto per il popolo riunito in assemblea, la lettura

    della Parola di Dio, la proibizione di rappresentare Dio e la riaffermazione della fede

    in un unico Dio, JHWH come unico Dio di Israele. La riforma incentrata sul JHWH

    come Dio unico. Israele deve avere un culto esclusivo!

    Segni di questa riforma li incontriamo al cap. 4 del Deuteronomio:

    [Dt 4,32 e seg.] 32Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio

    cre luomo sulla terra e da unestremit allaltra dei cieli, vi fu mai cosa grande come questa e si ud mai cosa simile a questa? 33Che cio un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal

    fuoco, come lhai udita tu, e che rimanesse vivo? 34O ha mai tentato un dio di andare a sce-gliersi una nazione in mezzo a unaltra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore, vostro Dio, in Egitto, sotto i tuoi

    occhi? 35Tu sei stato fatto spettatore di queste cose, perch tu sappia che il Signore Dio e che

    non ve n altri fuori di lui. 36Dal cielo ti ha fatto udire la sua voce per educarti; sulla terra ti ha mostrato il suo grande fuoco e tu hai udito le sue parole che venivano dal fuoco.

    37Poich ha amato i tuoi padri, ha scelto la loro discendenza dopo di loro e ti ha fatto uscire

    dallEgitto con la sua presenza e con la sua grande potenza, 38scacciando dinanzi a te nazioni pi grandi e pi potenti di te, facendoti entrare nella loro terra e dandotene il possesso, com'

    oggi. 39Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore Dio lass nei cieli e

    quaggi sulla terra: non ve n altro. 40Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perch sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perch tu resti a lungo nel paese che il Signo-

    re, tuo Dio, ti d per sempre.

    Mos richiama qui il popolo a ricordare gli eventi salvifici compiuti da Dio, di cui

    il popolo stato spettatore. Importante il vers. 36: il Signore Dio e non ve n altri

    fuori di lui e il vers. 39 non ve n altro. Qui a differenza del decalogo vi una

    maggiore accentuazione dellunicit di Dio. Siamo difronte a una svolta decisiva. In-

    fatti si pone per la prima volta in relazione Dio con i cieli e la terra, non pi soltanto

    con la terra. Dio non dunque semplicemente colui che adorato in un determinato

    territorio, ma colui che unico sia nei cieli che nella terra. Gli altri di non esistono.

    Importante anche il capitolo seguente:

    [Dt 5,1-10] 1Mos convoc tutto Israele e disse loro: Ascolta, Israele, le leggi e le norme

    che oggi io proclamo ai vostri orecchi: imparatele e custoditele per metterle in pratica. 2Il Si-

  • 30

    gnore, nostro Dio, ha stabilito con noi unalleanza sullOreb. 3Il Signore non ha stabilito questalleanza con i nostri padri, ma con noi che siamo qui oggi tutti vivi. 4Il Signore sul mon-te vi ha parlato dal fuoco faccia a faccia, 5mentre io stavo tra il Signore e voi, per riferirvi la

    parola del Signore, perch voi avevate paura di quel fuoco e non eravate saliti sul monte. Egli

    disse: 6Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla condizione servile. 7Non avrai altri di di fronte a me. 8Non ti farai idolo n immagine alcuna di quanto

    lass nel cielo n di quanto quaggi sulla terra n di quanto nelle acque sotto la terra. 9Non

    ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perch io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso,

    che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che

    mi odiano, 10ma che dimostra la sua bont fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e

    osservano i miei comandamenti.

    Mentre si ripropone il decalogo al modo di Es 20, si assiste per ad una compren-

    sione nuova ad opera della scuola deuteronomista.

    3.5. Lo Shemh: sintesi della professione di fede dIsraele

    [Dt 5,4-8] 4Ascolta, Israele: il Signore il nostro Dio, unico il Signore. 5Tu amerai il Si-

    gnore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta lanima e con tutte le forze. 6Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore. 7Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in ca-

    sa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. 8Te li legherai alla

    mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi 9e li scriverai sugli stipiti del-

    la tua casa e sulle tue porte.

    la grande professione di fede che dora in poi caratterizzer tutta la fede di

    Israele. Essa diverr la preghiera fondamentale di Israele. Questa preghiera diverr la

    formula per eccellenza del monoteismo di Israele. Dio uno e unico.

    Dobbiamo interpretare lo Schemh come una professione di fede monoteistica che

    porta in se indirettamente la negazione dellesistenza di altri di.

    - Importante anzitutto il verbo Ascolta. Ascoltare nelle bibbia implica sempre il

    coinvolgimento di tutta la persona, di tutta la vita. Ascoltare significa accogliere con

    la mente e con il cuore.

    - Il Signore il nostro Dio. Dire che egli Dio significa parlare di colui che nella

    storia di Israele intervenuto per liberarlo, per salvarlo.

    3.6. Il deutero-Isaia

  • 31

    Il libro di Isaia si costituisce di tre autori. Il proto-Isaia si colloca fra i capitoli 1-

    39, il deutero-Isaia si colloca nei capitoli 40-55 del libro di Isaia, mentre il trito-Isaia

    occupa i capitoli 56-66. Questa triplice distinzione la si deduce dai diversi contesti

    storici in cui si collocano gli oracoli:

    - i proto-Isaia precede lesilio,

    - il deutero-Isaia si colloca nellesilio,

    - il trito-Isaia si colloca nel tempo del ritorno.

    A noi interessa considerare il deutero-Isaia poich in esso compare una concezio-

    ne di Dio maturata sotto alcuni aspetti importanti. Lesilio in Babilonia stata

    unesperienza dura, durata 40 anni. Le speranze di ritorno in patria erano pressoch

    sfumate. Il deutero-Isaia esercita dunque il suo ministero profetico in unepoca diffi-

    cile. Egli si rende conto dello sgretolamento in atto dellimpero babilonese, e prean-

    nuncia la vittoria futura del re Ciro di Persia sui babilonesi. Comincia a parlare di

    una liberazione vicina. Siamo intorno al 540 a.C.. La vittoria di Ciro avverr nel 538.

    Importante il capitolo 40:

    [Is 40,12-31] 12Chi ha misurato con il cavo della mano le acque del mare e ha calcolato

    lestensione dei cieli con il palmo? Chi ha valutato con il moggio la polvere della terra e ha pe-sato con la stadera le montagne e i colli con la bilancia? 13Chi ha diretto lo spirito del Signore

    e come suo consigliere lo ha istruito? 14A chi ha chiesto di consigliarlo, di istruirlo, di inse-

    gnargli il sentiero del diritto, di insegnargli la conoscenza e di fargli conoscere la via della pru-

    denza? 15Ecco, le nazioni sono come una goccia che cade da un secchio, contano come polve-

    re sulla bilancia; ecco, le isole pesano quanto un granello di sabbia. 16Il Libano non basterebbe

    per accendere il rogo, n le sue bestie per lolocausto. 17Tutte le nazioni sono come un niente davanti a lui, come nulla e vuoto sono da lui ritenute. 18A chi potreste paragonare Dio e quale

    immagine mettergli a confronto? 19Il fabbro fonde lidolo, lorafo lo riveste doro, e fonde catenelle dargento. 20Chi ha poco da offrire sceglie un legno che non marcisce; si cerca un artista abile, perch gli faccia una statua che non si muova. 21Non lo sapete forse? Non lo ave-

    te udito? Non vi fu forse annunciato dal principio? Non avete riflettuto sulle fondamenta della

    terra? 22Egli siede sopra la volta del mondo, da dove gli abitanti sembrano cavallette. Egli

    stende il cielo come un velo, lo dispiega come una tenda dove abitare; 23egli riduce a nulla i

    potenti e annienta i signori della terra. 24Sono appena piantati, appena seminati, appena i loro

    steli hanno messo radici nella terra, egli soffia su di loro ed essi seccano e luragano li strappa via come paglia. 25A chi potreste paragonarmi, quasi che io gli sia pari? dice il Santo.

    26Levate in alto i vostri occhi e guardate: chi ha creato tali cose? Egli fa uscire in numero pre-

    ciso il loro esercito e le chiama tutte per nome; per la sua onnipotenza e il vigore della sua for-

    za non ne manca alcuna. 27Perch dici, Giacobbe, e tu, Israele, ripeti: La mia via nascosta al

    Signore e il mio diritto trascurato dal mio Dio? 28Non lo sai forse? Non lhai udito? Dio eterno il Signore, che ha creato i confini della terra. Egli non si affatica n si stanca, la sua

    intelligenza inscrutabile. 29Egli d forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato.

    30Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; 31ma quanti sperano

    nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano

    senza stancarsi.

  • 32

    Nei testi precedentemente analizzati si ponevano in luce alcuni elementi tipici di Dio:

    ad esempio lesperienza di un Dio che interviene come salvatore, come datore di una

    terra particolare al suo popolo. Ora invece emergono come elementi di maggiore im-

    portanza altri temi:

    - il tema della creazione: (v. 26) Dio si presenta come il creatore di tutto luniverso,

    - il tema della terra: (v. 28) non la terra abitata dal popolo eletto, ma la terra uni-

    versale. Essa nella sua totalit stata creata da Dio.

    - il tema dei cieli. (v. 22) Essi sono creati da Dio.

    - il tema degli idoli. Tutte le altre divinit sono idoli. Essi sono idoli fabbricati dal

    fabbro: essi sono opere realizzate dalluomo. Essi permangono idoli, non hanno a che

    fare con Dio. Dio non visto pi semplicemente come il Dio di Israele: egli Dio

    creatore di tutto.

    Unaltra novit riguarda colui che viene presentato come liberatore. In passato

    Dio si era servito di membri del popolo (giudici, profeti ecc.). Ora invece si servir

    addirittura di un pagano, Ciro, per liberare Israele dallesilio. In questo modo Dio

    si mostra Dio universale, che pu far ricorso a chiunque per attuare i suoi piani:

    [41,25] 25Io ho suscitato uno dal settentrione ed venuto, dal luogo dove sorge il sole mi

    chiamer per nome; egli calpester i governatori come creta, come un vasaio schiaccia

    largilla.

    [45,1-3] 1Dice il Signore del suo eletto, di Ciro: Io lho preso per la destra, per abbattere davanti a lui le nazioni, per sciogliere le cinture ai fianchi dei re, per aprire davanti a lui i bat-

    tenti delle porte e nessun portone rimarr chiuso. 2Io marcer davanti a te; spianer le asperit

    del terreno, spezzer le porte di bronzo, romper le spranghe di ferro. 3Ti consegner tesori

    nascosti e ricchezze ben celate, perch tu sappia che io sono il Signore, Dio dIsraele, che ti chiamo per nome.

    Vari di questi temi compaiono sparsi nel deutero-Isaia:

    [Is 43,10-12] 10 Prima di me non fu formato alcun dio n dopo ce ne sar. 11Io, io sono il

    Signore, fuori di me non c salvatore. 12Io ho annunciato e ho salvato, mi sono fatto sentire e non cera tra voi alcun dio straniero.

    [Is 44,6-7] 6Cos dice il Signore, il re dIsraele, il suo redentore, il Signore degli eserciti: Io so-no il primo e io lultimo; fuori di me non vi sono di. 7Chi come me? Lo proclami, lo annunci e me lo esponga.

    [Is 45,5-7] 5Io sono il Signore e non c alcun altro, fuori di me non c dio; ti render pronto allazione, anche se tu non mi conosci, 6perch sappiano dalloriente e dalloccidente che non c nulla fuori di me. Io sono il Signore, non ce n altri. 7Io formo la luce e creo le tenebre, faccio il bene e provoco la sciagura; io, il Signore, compio tutto questo.

  • 33

    [Is 45,20-25] 20Radunatevi e venite, avvicinatevi tutti insieme, superstiti delle nazioni! Non

    comprendono quelli che portano un loro idolo di legno e pregano un dio che non pu salvare.

    21Raccontate, presentate le prove, consigliatevi pure insieme! Chi ha fatto sentire ci da molto

    tempo e chi lha raccontato fin da allora? Non sono forse io, il Signore? Fuori di me non c al-tro dio; un dio giusto e salvatore non c allinfuori di me. 22Volgetevi a me e sarete salvi, voi tutti confini della terra, perch io sono Dio, non ce n altri. 23Lo giuro su me stesso, dalla mia bocca esce la giustizia, una parola che non torna indietro: davanti a me si piegher ogni gi-

    nocchio, per me giurer ogni lingua. 24Si dir: Solo nel Signore si trovano giustizia e poten-

    za!. Verso di lui verranno, coperti di vergogna, quanti ardevano dira contro di lui. 25Dal Si-gnore otterr giustizia e gloria tutta la stirpe dIsraele.

    Il Dio di Israele non pi semplicemente il Dio pi forte. Egli lunico Dio: gli

    alti di non esistono. La conoscenza di questo Dio non riservata ad Israele soltanto

    (un tempo si diceva in altri libri: si sappia in Israele) ma a tutti i popoli della terra.

    Il respiro universalistico riguarda addirittura laccoglienza della salvezza (45,22).

    3.7. Riassunto conclusivo dei temi comparsi

    Possiamo riassumere i temi comparsi:

    1) LUNICIT DI DIO FA MATURARE IL TEMA DELLUNIVERSALIT. Se Dio uno so-

    lo, Dio di tutti i popoli. Lazione di Dio non pu essere ristretta in alcun modo n in

    senso spaziale n in senso temporale.

    2) DALLESPERIENZA DEL DIO LIBERATORE SI COGLIE LA SUA UNICIT E IL SUO ES-

    SERE CREATORE. Israele aveva percepito in primis Dio come il liberatore,

    nellesperienza dellesodo dallEgitto. Sulla base di questa esperienza Israele ha dato

    varie risposte: prima quella della maggiore forza del loro Dio, poi in un secondo

    momento quella dellunicit di Dio. Tramite lesperienza della liberazione si com-

    prende lunicit di Dio e dunque la sua universalit. Da essa si deduce che egli il

    creatore di tutto.

    DIO LIBERATORE DIO UNICO DIO UNIVERSALE DIO CREATORE

    Se il anche il per cui anche dunque lui solo il

  • 34

    3) DIO TRASCENDENTE. Israele ha fatto esperienza di un Dio trascendente. La sua

    presenza non pu essere relegata a certi luoghi, fossero anche dei luoghi sacri.

    Luomo non pu farsi alcuna rappresentazione di Dio: la sola immagine di Dio

    luomo, ma in un senso diverso. Sul piano della trascendenza si pone anche un altro

    attributo, quello dellonnipotenza di Dio. Israele ne fa esperienza soprattutto dalla li-

    berazione. Questa dimensione maturer lungo il corso dello sviluppo della fede di

    Israele.

    4) DIO ONNIPOTENTE. Il Dio di Israele il Dio della storia. La fede di Israele non

    una fede astratta, ma frutto dellirruzione di Dio nella storia del popolo. Egli inter-

    viene e si manifesta nella storia. Lesperienza che Israele fa di Dio di carattere sto-

    rico, poich ha a che fare con le vicende storiche. In questa storia Dio si mostrato

    onnipotente. Israele conosce Dio come lonnipotente in relazione al suo agire nella

    storia. Questo si manifesta in primis nellevento fondante di liberazione dallEgitto.

    Quello che Israele capisce nella storia lo aiuta a conoscere Dio nella sua onnipotenza.

    5) LA SANTIT. Si tratta di un attributo che ritorna in tanti modi nellA.T.. Spesso si

    dice che JHWH un Dio santo, o il Santo di Israele (cfr. Is 1,4; 5,16; 8,13 ecc.).

    In alcuni testi si dice che il Nome di Dio Santo (cfr. Am 2,7; Sal 99,3-5).

    Cosa significa e in cosa consiste questa santit di Dio? Questa categoria di santit

    in termini biblici non corrisponde al modo in cui noi comunemente la usiamo. Noi

    attribuiamo la santit essenzialmente a una persona che stata virtuosa. Si tratterebbe

    cos di una categoria decisamente moralistica.

    Tuttavia a Dio non possibile applicare questa categoria negli stessi termini. A Dio

    non la si pu applicare in senso morale. Essa riferita a Dio esprime una dimensione

    ontica, riguardante il suo essere. La santit esprime cos una distinzione fra le Dio e

    luomo, fra Dio e le sue creature.

    Nella mentalit ebraica santo/kadosh indica ci che separato, ci che altro.

    Questo spiega il perch luomo di fronte a Dio si senta infinitamente piccolo e inde-

    gno (cfr. Is nel racconto della vocazione: Isaia lo definisce il tre volte Santo).

    Luomo di fronte alla santit di Dio si sente inadeguato, si sente altro. Israele ha svi-

    luppato questa teologia per cogliere Dio come trascendente.

  • 35

    Tuttavia nella fede di Israele presente anche una visione del Dio vicino al popo-

    lo. Lesperienza di Dio da parte del popolo in questo senso fondata sullElezione e

    sullAlleanza. Son varie le immagini bibliche per manifestare la vicinanza e lamore

    di Dio: quella dell aquila che cura la sua nidiata, del pastore, della madre,

    Son due, dunque, le direzioni con cui si esprime Israele:

    - la trascendenza

    - la vicinanza (Dio cos vicino proprio perch trascendente, santo, onnipotente)

    La fede di Israele coniuga queste due dimensioni, che apparentemente sembrano con-

    trastanti.

    6) LA PATERNIT DI DIO E LA FIGLIOLANZA DI ISRAELE. Le due dimensioni prece-

    dentemente viste si coniugano per eccellenza nellimmagine della Paternit e della

    Filiazione: Israele riconosce in Dio il comportamento di un padre. Tuttavia la conce-

    zione di Dio come padre non propria di Israele: essa comune anche alla religiosit

    pagana. Per Israele rimane comunque un tratto originale della sua spiritualit quanto

    al modo in cui intesa. Mentre nelle altre religioni la paternit era intesa in senso

    prevalentemente naturalistico (generazione fisica-carnale), nellA.T. invece non si

    parla in questi termini: non una paternit fisico-carnale ma una paternit spirituale

    fondata sulla elezione.

    Dire che JHWH padre di Israele significa che padre in senso collettivo, di un po-

    polo, non di un singolo. Con lo spostamento delle categorie di Israele dalla liberazio-

    ne alla creazione, Israele amplia la dimensione della paternit divina in senso univer-

    salistico. La paternit di Dio si estende a tutti i popoli, pur se sussiste comunque un

    rapporto privilegiato con Israele. Il fatto che Dio sia padre di tutti non significa che

    egli sia padre solo in senso collettivo: egli padre anche in senso particolare:

    nellA.T. riscontriamo una concezione della paternit anche di tipo personale.

    Molte volte si evidenzia la paternit di Dio nei confronti di una figura specifica,

    come quella del Re. Questa concezione non originale di Israele, perch presente

    anche in altri popoli, ma sorprendente in rapporto a quella che la concezione reli-

    giosa e politica di Israele. In Israele infatti prevaleva inizialmente una concezione an-

    timonarchica, quando poi venne accettata la figura del re essa venne vista come figu-

    ra vicaria: non un re a tutti gli effetti, ma un vicario del vero Re, che Dio. Sorpren-

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    de dunque la paternit personale di Dio nei confronti del re. La paternit di Dio verso

    il re stata letta anche in chiave messianica, in riferimento al Re Messia che doveva

    venire come vero Figlio di Dio.

    Questa paternit e filiazione era riferita inoltre alluomo giusto. Chi vive secondo

    la volont di Dio percepisce Dio come padre.

    7) LA PRESENZA DI INTERMEDIARI DI DIO. In quale modo Israele mette insieme le

    dimensioni della vicinanza e della trascendenza di Dio? Dio si rende vicino senza ri-

    nunciare alla sua alterit, alla sua trascendenza. Dio si rende presente nella storia

    tramite degli intermediari. NellA.T. JHWH manifesta la sua presenza in mezzo al

    suo popolo tramite figure che operano per suo mandato. Gli intermediari rappresenta-

    to gli strumenti di mediazione tramite i quali Dio comunica con il suo popolo. Il ri-

    corso a figure di mediazione ha propriamente lo scopo di dire questa relazione fra la

    trascendenza e la vicinanza di Dio. Gli intermediari dicono la trascendenza di Dio,

    ma anche la presenza di Dio nella storia. Con questi intermediari non ci riferiamo

    propriamente agli uomini, ma ad altre figure pi grandi di mediazione.

    NellA.T. troviamo due categorie di figure di mediazione:

    a) Gli angeli, gli arcangeli, i cherubini, i serafini ecc. (gli arcangeli solitamente

    svolgono ruoli di mediazione pi imponenti nella Scrittura rispetto agli angeli). Al-

    cuni esempi della presenza di angeli: (Es 3) il roveto ardente; (Gn 22) il sacrificio di

    Isacco; (Es 23) luscita dallEgitto. Alcuni esempi della presenza di arcangeli: Raf-

    faele (Tb 3. 12), Gabriele (Lc 1,19.26), Michele (Dn). Alcuni esempi della presenza

    di serafini: la vocazione di Isaia (Is 6). Alcuni esempi della presenza di cherubini: Eb

    9,5.

    b) La Torah, la Dabar, la Okman, la Ruah ecc. La caratteristica di queste figure

    che non sono ordinabili gerarchicamente, perch non si pu dire che abbiamo pi o

    meno importanza fra loro. Queste figure vengono presentate in stretto rapporto alla

    sfera divina.

    Queste realt hanno una risonanza e una forza anche nel Nuovo Testamento.

    La DABAR, ossia la parola di Dio. Essa nellAntico Testamento una categoria

    fondamentale. La comunicazione fra le persone implica principalmente luso della

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    parola. Essa in senso teologico fondamentale. Nella Genesi la parola ha un compito

    creativo. il mezzo per eccellenza di creazione: Dio parla le cose divengono. Al-

    cuni testi biblici ci testimoniano il ruolo creativo della parola: Dio dei padri e Si-

    gnore di misericordia, che tutto hai creato con la tua parola; egli parla e tutto e fat-

    to, comanda e tutto esiste; egli disse e furono creati; cos sar della parola uscita

    dalla mia bocca: non ritorner a me senza effetto, senza operare quanto desidero, e

    senza aver compiuto ci per cui lho mandata. La Dabar una realt strettamente

    legata a Dio stesso: esprime lopera di Dio. usata nellAntico Testamento per indi-

    care lagire di Dio nella storia.

    La HOKMAH. Indica la Sapienza. Con questo termine si indica comunemente il ri-

    ferimento al verbo latino spere, vale a dire in senso gnoseologico. Tuttavia il termi-

    ne ebraico hokmah non indica questo senso: la hokman si situa non nellambito della

    conoscenza ma nellambito della vitalit. Non indica un sapere ma un saper fare.

    Indica labilit nel fare. Nella mentalit biblica Dio il sapiente per eccellenza. La

    sapienza si attribuisce innanzitutto a lui, perch a lui appartiene. Alcuni passi biblici

    ci testimoniano lattribuzione a Dio della Sapienza: (Ger) ha fissato il mondo con

    sapienza. Particolarmente importanti al riguardo sono i libri sapienziali: nel libro

    dei Proverbi la Sapienza la vera protagonista. Essa parla, dice. In Pro 1,20 essa par-

    la nelle piazze, nelle strade: presentata come se fosse un profeta. In Pro 3 si mostra

    lopera creatrice: il Signore ha fondato la terra con sapienza, ha consolidato i cieli

    con intelligenza. In Pro 8 si narra lorigine della Sapienza:

    22Il Signore mi ha creato come inizio della sua attivit, prima di ogni sua opera, allorigine. 23Dalleternit sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della terra. 24Quando non esi-stevano gli abissi, io fui generata, quando ancora non vi erano le sorgenti cariche dacqua; 25prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io fui generata, 26quando an-

    cora non aveva fatto la terra e i campi n le prime zolle del mondo. 27Quando egli fissava i cie-

    li, io ero l; quando tracciava un cerchio sullabisso, 28quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dellabisso, 29quando stabiliva al mare i suoi limiti, cos che le ac-que non ne oltrepassassero i confini, quando disponeva le fondamenta della terra, 30io ero con

    lui come artefice ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante,

    31giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli delluomo.

    Prima della creazione la Sapienza gi esisteva. Il verbo corretto sarebbe mi posse-

    deva, non mi cre.