trinità e liberazione gennaio 2011

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1 rinità T Liberazione Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale –70% DCB S1/LE T rinità Liberazione Periodico dei Trinitari in Italia www.trinitaeliberazione.it Anno III/n. 1 - 20 gennaio 2011 ib razione nuova serie Roma/A conclusione dell’VIII Centenario Mosaico Trinitario Benedetto XVI in tre parole: spiritualità, intelligenza, umiltà NUOVE SCHIAVIT Ù PADRE FEDERICO LOMBARDI PADRE FEDERICO LOMBARDI Al bivio tra menzogna e verità NUOVI TESTIMONI - IL DIRETTORE DELLA SALA STAMPAVATICANA Un Congresso Internazionale all’Urbaniana

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trinità e Liberazione n.1 anno III Periodico dei Trinitari in Italia www.trinitaeliberazione.it

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Anno III/n. 1 - 20 gennaio 2011

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Roma/A conclusione dell’VIII Centenario

Mosaico Trinitario

Benedetto XVI in tre parole:spiritualità, intelligenza, umiltà

NUOVE SCHIAVITÙ

PADRE FEDERICO LOMBARDIPADRE FEDERICO LOMBARDI

Al biviotra menzognae verità

NUOVI TESTIMONI - IL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA VATICANA

Un CongressoInternazionaleall’Urbaniana

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anno III numero 1

20 gennaio 2011

LE RUBRICHE

3 EditorialeNicola PaparellaLa perfidiadella menzogna

5 OrizzontiGianrico CarofiglioIl poteredelle parole

P. Giulio CipolloneUn CongressoInternazionaleall’Urbaniana

9 Pensandoci beneP. Luca Volpe

20 Anno MarianoP. Pedro AliagaLa Madonnadel Buon Rimedioe la Battagliadi Lepanto

24 Lo scaffale del mese

26 PresenzaLuco dei MarsiLivornoMedeaRocca di PapaRomaVenosa

31 Perché Signore?P. Orlando Navarra

I SERVIZI

6 Secondo le ScrittureGiùla mascheraAnna Maria Fiammata

8 Pagine santeLa veritàcrocifissaAndrea Pino

10 Arte&fedeLa vicendadi Francesconella narrazionedi GiottoFranco Careglio

10 Le qualità della personaAl biviotra veritàe menzognaAndrea Rega

12 Magistero vivoQuandola Parolaè verae le parolemenzognereGiuseppina Capozzi

20 IstantaneaSIT

La FamigliaTrinitariae la libertàreligiosaAttualitàdelle persecuzionecontro i cristianiLibertà religiosa.Che cos’èFamiglia Trinitaria,movimento di solidarietàI progetti per il 2011

L’OSPITEDEL MESE

14 A tu per tuP. Federico Lombardi

Benedetto XVIin te parole:spiritualità,intelligenza,umiltàVincenzo Paticchio

In Sala Stampadal 2006

19 ApprofondimentiCura & Riabiltazione

L’Osservatoriosulla condizionedei disabiliClaudio Ciavatta

som

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Editoriale

Nicola PaparellaDIRETTORE RESPONSABILENicola Paparella

[email protected]

AMMINISTRATORE UNICOLuigi Buccarello

EDITORIALE

CONSULENZA EDITORIALEVincenzo Paticchio

AMMINISTRAZIONEREDAZIONE E PUBBLICITÀ

Piazzetta Padri Trinitari 73040 Gagliano del Capo (Le)

Tel. 3382680900Fax 08321831477

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Piazzetta Padri Trinitari 73040 Gagliano del Capo (Le)

Periodico dei Trinitari in Italia

Iscritto al n. 1020 del Registrodella Stampa del Tribunale di Lecce

il 30 aprile 2009

La perfidiadella menzogna

Si può mentire in moltimodi: negando la verità,travisando i fatti che si raccon-tano, omettendo ciò che cipreme nascondere o anchesoltanto adoperando un lin-guaggio che disorienta edistorce la realtà.La falsità si lega ai concetti,nasce dal pensiero e chiede lacollaborazione della parola. Labugia è più vicina alle parole,che però trascinano e coinvol-gono il pensiero e l’azione. Lamenzogna congiunge insiemela falsità e la bugia e spessopromuove l’impostura perchéesige che gli altri credano allebugie e pensino il falso.È per questo che la menzognaincide profondamente sullarelazione con l’altro: la distur-ba, la distorce, la inquina, laconduce in un modo affollato dimaschere, dove si diventamaschera, prigionieri di unaidentità mercenaria.La bugia, come la falsità, nonsono mai esperienze isolate.Sono dei demoni che trovano laloro forza soltanto se riesconoa riprodursi e a rigenerarsi. Lamenzogna si appoggia sempread altre menzogne, sino aprodurre una sorta diincontenibile delirio, all’inter-no del quale non si sa più dovestia la verità.La menzogna è come le cilie-gie: una tira l’altra. A volte intermini di palese stravolgimen-to dei fatti, in altri casi con unsapiente lavoro di ritaglio, dovetrionfano le mezze verità, maquasi sempre con il gioco delleallusioni, degli aggettivi enfati-ci, della manomissione delleparole.Chi mente adopera il linguag-gio con astuzia luciferina.Basta spostare di livello unaggettivo, gonfiare il senso diuna espressione, far scivolareun avverbio … e così, d’untratto, ciò che dovrebbe essercausa diventa effetto, e glieffetti sembrano cause. Peralcuni è un’arte; per altri è

un’attitudine. I più bravi sonoquelli che costruiscono ilconsenso, o attorno ad unprodotto da vendere o attornoad un partito o ad un candidatopolitico.Quando la menzogna cresce esi sviluppa in maniera sistema-tica, diventa perfidia. NellaBibbia è scritto: “ la bocca chedice menzogne uccide l’anima”,è accaduto 70 anni fa ai nazisti,che a forza di parlare di purez-za della razza non avvertivanonemmeno il peso di quel chefacevano.Il dibattito politico contempora-neo, anche in Italia, è ricco diparole manomesse, di espres-sioni di per sé menzognere, distili comunicativi basati sullafalsità e sulle bugie.Non sappiamo più che cosacredere e a chi credere. Siamoprigionieri delle menzogne.Per spezzare queste cateneoccorre promuovere cultura.Non ci sono scorciatoie: dobbia-mo continuamente interrogarcisul significato delle parole everificarle con le cose, percapire il senso dei discorsi chesi intrecciano attorno a noi. Edobbiamo sostenerci uno conl’altro, perché qualche volta èdavvero difficile smascherarechi si nasconde dietro allemenzogne e alle falsità.Dobbiamo liberare dai danniche nascono dalle menzogne edobbiamo liberare il menzo-gnero che vive in un mondo dimaschere.La storia ci ha insegnato checon la menzogna si può conqui-stare largo consenso e sipossono costruire grandifortune; ma questi successisono passeggeri. Subito dopo ilsuccesso c’è il baratro e, avolte, la rovina. Come dice ilSalmo (5, 6-7): Tu, Signore,hai in odio quanti commettonoazioni inique, mandi in perdizio-ne quanti dicono la menzogna.Anche il menzognero va libera-to perché non abbia a correre ilrischio della perdizione.

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Il potere delle parole

Orizzonti

LA NOSTRA RAPPRESENTAZIONE DEL MONDOAlcuni brani tratti dall’ultimo libro di Gianrico Carofiglioche si intitola “La manomissione delle parole”, Rizzoli, Milano 2010

La ricorrenza dell’VIII centenario(1210-2010) di un mosaico unico

nel suo genere, collocato infacciata esterna a Roma, tra il

Colosseo e il Laterano, in tempo dicrociate e gihad, è l’occasione

particolare alla base del progetto edella realizzazione del Congressointernazionale che si terrà pressola Pontificia Università Urbanianadal 26 al 28 gennaio 2011. Il temadel Congresso è “Colori e signifi-

cati. Una ‘croce disarmata’ tracrociata e gihad”. Sono previste

due sessioni: “Forme e significati”e “Interpretazioni nella storia”.

Le key words del Congresso sono:

‘rappresentazione della sacralità edell’umanità’, ‘il bianco e il nero’,

‘i colori nella loro distinta declina-zione e significato’, ‘la varietà delle

croci e il loro significato distrumento di pace e simbolo diappartenenza militare’, così da

intavolare la riflessione su icono-grafie e iconologie al plurale, cheabbiano presente la diversità delle

culture e la pluralità dei messaggi.Un particolare spazio di studioproviene dai rimandi di storiadell’arte tra le culture latina,

bizantina e islamica. Ovviamente la‘luce dalla divinità’, coinvolge tutta

la ricchezza della sensibilità

di P. Giulio Cipollone*

Alla fine dell’VIIICentenario del Mosaico

Un CongressoInternazionaleall’Urbaniana

M i ha sempre affascinato l’idea che le parole -cariche di significato e dunque di forza - nascondanoin sé un potere diverso e superiore rispetto a quello dicomunicare, trasmettere messaggi, raccontare storie.L’idea, cioè, che abbiano il potere di produrre trasfor-mazioni, che possano essere, letteralmente, lo stru-mento per cambiare il mondo […]

È necessario un lavoro da artigiani per restituireverginità, senso, dignità e vita alle parole. È necessa-rio smontarle e controllare cosa non funziona, cosa siè rotto, cosa ha trasformato meccanismi delicati e vi-tali in materiali inerti. E dopo bisogna rimontarle dinuovo, per ripensarle, finalmente, libere dalle conven-zioni verbali e dai non significati. (pp. 15-16)

[…] I ragazzi più violenti possiedono strumenti lin-guistici scarsi e inefficaci, sul piano del lessico, dellagrammatica e della sintassi. Non sono capaci di gesti-re una conversazione, non riescono a modulare lo sti-le della comunicazione - il tono, il lessico, l’andamen-to - in base agli interlocutori e al contesto, non fannouso dell’ironia e della metafora. Non sanno sentire,non sanno nominare le proprie emozioni. Spesso nonsanno raccontare storie. […] I ragazzi sprovvisti delleparole per dire i loro sentimenti di tristezza, di rabbia,di frustrazione hanno un solo modo per liberarli e libe-rarsi di sofferenze a volte insopportabili: la violenzafisica. Chi non ha i nomi per la sofferenza la agisce, laesprime volgendola in violenza, con conseguenze spes-so tragiche. (pp. 18-19)

L’usurpazione, il furto delle parole è un fenomenolento, progressivo e ricorrente. […] Cambiare i signi-ficati - o, più semplicemente, confonderli e cancellarli- è la premessa per l’impossessamento abusivo di pa-role chiave del lessico politico e civile. Esse vengonodistorte, piegate, snaturate, e infine scagliate con vio-lenza contro gli avversari. […] Perché vi sia vera li-bertà è necessario che tutti siano sottoposti alle leggio, come recita il classico precetto, che le leggi sianopiù potenti degli uomini. Se invece in uno Stato c’è unuomo che è più forte delle leggi non esiste la libertà deicittadini. Tutt’al più, appunto, quella dei sudditi o ad-dirittura dei servi. (pp. 43-47)

La prima trattazione sistematica, fondativa, intor-no alla vergogna si deve ad Aristotele, nell’EticaNicomachea: “Crediamo che i giovani debbano esserepudichi per il fatto che, vivendo sotto il dominio dellapassione, commettono molti errori e riteniamo che dalpudore vengano frenati; inoltre lodiamo i giovani chelo sono, mentre nessuno loderebbe una person anzia-na per l’essere incline al pudore, poiché crediamo chenon debba affatto compiere cose per le quali esiste lavergogna”.

E’ ovvio, per Aristotele, che un “vecchio” sia “in-cline al pudore”, è ovvio che un vecchio non debba“compiere cose per le quali esiste vergogna”.

Ognuno trovi pure il riferimento all’attualità, se ciriesce e se gli interessa.

Ripensare il linguaggio

Parole ed emozioni

Il furto delle parole

Vergognarsi

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Orizzonti

aniconica del mondo ebraico.Il tempo di crociate e gihad è il

tempo della realizzazione di questomosaico che si presenta sotto formadi ‘manifesto murale’ come alterna-

tiva alla propaganda bellicosa deidue schieramenti della cristianità edel mondo islamico del tempo coevo,

che pure ha vistosi rimandi nelnostro tempo dell’inizio del terzo

millennio.Una esposizione d’arte promossa

nell'ambito dell'Istituto dei Trinita-ri di Gagliano e dall’Organizzazio-

ne del Congresso sarà di corredoalle giornate di studio, con opere

pittoriche e scultoree prodotte

nell'ambito dell’Accademia di BelleArti di Lecce e da Artisti dell’area

salentina e romana.Nel pomeriggio e sera di giovedì 27

gennaio l’organizzazione delCongresso ha previsto uno spetta-colo di colori, musica e parole che

riannodi il messaggio del nostromosaico medievale con le sue

reintepretazioni dell'inizio delterzo millennio.

Si coglie l’occasione per ringrazia-re le due Province italiane dei

Trinitari per aver sostenuto l’onereeconomico del Congresso e della

pubblicazione degli Atti.*Direzione Scientifica del Congresso

La vergogna, il pudore, lapaura dell’ignominia proteggo-no - dovrebbero proteggere -l’uomo, e ancor più l’uomopolitico, dalla violazione deicodici etici, interiori ed esterio-ri. In questo senso vergogna è- dovrebbe essere - una parolapolitica. (p. 73)

Le questioni fondamentali della politica non sono,a me pare, la libertà, la giustizia, l’uguaglianza. Si trat-ta di temi importanti ma, in qualche misura, derivati.La questione fondamentale è la scelta, cioè chi scegliecosa, per chi e in base a quali criteri. […]

Dire (o raccontare) e scegliere sono azioni, nellaloro intima essenza, straordinariamente simili.

La parola ha in sé, nella sua radice, un potere va-stissimo: essa crea e definisce la nostra rappresenta-zione del mondo, e dunque il nostro mondo, così comesiamo capaci di conoscerlo.

Allo stesso modo, l’atto della scelta trasforma lapotenza in atto e dà forma a ciò che è indefinito. E, neldefinirlo, trasforma, cambia il mondo. Sia esso il no-stro mondo privato e interiore o quello esterno, in cuientriamo in rapporto con i nostri simili.

Scegliere - e dire - implica il passaggio da ciò cheè indistinto a qualcosa cui possiamo dare un nome.Dall’ignoro alla conoscenza, dalla sofferenza indeci-frabile, … alla possibile salvezza. Scelta significa pro-getto, promessa e (tentativo di) controllo sul futuro esul caso. (pp. 110-111)

La scelta

Le fiabe non dicono ai bambini cheesistono i draghi: i bambini già san-no che esistono.Le fiabe dicono ai bambiniche i draghi possono essere sconfitti.

G. K. Chesterton

Gianrico Carofiglio. In alto, la copertina del libr o

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Secondo le Scritture

LA VIA DELLA MENZOGNANegare la verità all’altroe privarlo della libertàferiscono la carità. Come i colori fortidell’arcobaleno è la carità che scolpiscel’orizzonte della vita e fa la differenza.

la maschera!

di Anna Maria Fiammata

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Secondo le Scritture

Se riflettessimo anche solo qualche istante su checosa permetta alla vita degli uomini di mostrarsicome vita che scorre, movimento continuo che cer-ca e dà senso all’esistenza, ci accorgeremmo del-l’esistenza di un bene di importanza straordinariache, come altri beni della stessa specie (l’aria, laluce, l’acqua, la libertà, l’amore) sono riconosciutie rispettati quando si perdono: la comunicazione,resa possibile dal linguaggio.

Se ho sete posso prendere dell’acqua da solasenza rendere conto a nessuno, ma posso coinvol-gere qualcuno non solo perché mi aiuti se ne hobisogno, ma anche per esprimere a un altro il desi-derio di fruire della sua compagnia, magari anchesolo condividendo il gesto di bere un bicchiere d’ac-qua. L’esempio è molto modesto, ma forse è unmodo per cogliere la bellezza della verità, quantoessa sia capace, per sua vocazione, di unire le per-sone (eccetto i casi in cui è fonte di dolore, e inquesto caso occorre poter comprendere il bene su-periore cui la verità stessa miri) in un progredirecomune della vita e della storia verso il Bene.

Lo conferma Paolo quando dice: “Perciò, ban-do alla menzogna, dite ciascuno la verità al pro-prio prossimo, perché siano membra gli uni deglialtri”(Ef 4, 25).

Tuttavia questa declinazione totale verso la ve-rità nelle relazioni umane rappresenta forse “l’isolache non c’è”, ma di cui se ne ha il bisogno e, quasi,il ricordo.

E allora prendiamo atto del fatto che ordinaria-mente la già precaria struttura delle relazioni umanesi nutre abbondantemente di un alimento facile dareperire, alquanto gradevole per i gusti attuali e bentollerato, visto che dosi massicce non ne provoca-no una indigestione: la menzogna. Ma cos’è la men-zogna? La possiamo definire come il non dire ol’alterare consapevolmente il vero. Con la menzo-gna si induce il prossimo a credere per vera unacosa che non lo è e ad orientare di conseguenza ilsuo pensiero e il suo comportamento in un sensoinvece che in un altro. Chi dice una menzogna lo faper un tornaconto personale e, difatti, l’alterazionedella verità è fatta allo scopo di ottenere un vantag-gio che altrimenti non potrebbe esserci.

La Parola, dabar, nella lingua ebraica è legataall’idea di “star dietro e spingere” oppure “esterna-re quello che è dentro”; da qui parlare e pensareappartengono allo stesso ordine. Sappiamo infattiche la Parola di Jahvè esprime ed attua il Suo pen-siero e la Sua volontà; ciò che Jahvè dice è pro-messa mantenuta, la Parola è anticipo di ciò chesarà. La parola quindi è al servizio della verità.

Allo stesso modo, esprimere qualcosa che è con-trario al proprio pensiero spezza la linea di conti-nuità tra il pensiero personale e la parola detta aqualcuno. Questa così non è più al servizio dellaverità, ma dell’interesse personale, negando quelloaltrui. Così, nel gioco frastagliato di una parola chenon è più mediatrice dell’interiorità, ma foriera del-l’inganno, cioè del sovvertimento della verità, conla cattura dell’altrui libertà, vince l’ipocrisia che èl’abito di chi, come l’hypocritès, l’attore, recita una

parte. L’ipocrita è veramente colui che vuole “giu-dicare”, krinesthai, ma il cui giudizio resta “sotto”,hypó. Se il giudizio resta inespresso, sotto, ciò cheè detto è albero senza radici, segmento nella lineadel tempo senza un prima e senza futuro, parolache non crea legame ma squarci in cui affondano esi disperdono i sentimenti; si erigono palizzate en-tro cui custodire, come un bottino, il vantaggio solopersonale. E non c’è speranza, né futuro, né liber-tà. Senza verità non c’è libertà La libertà è figliadella verità. Ciò che è “vero” è ciò che è ri-cono-sciuto dalla mente e dal cuore e che così si ri-spec-chia nella parola.

Se tale sequenza è lasciata integra, senza cioè lamano invisibile dell’inganno perpetrato da alcuni aidanni di altri, tutti gli uomini potrebbero gioire dellalibertà, perché scoprirebbero in se stessi, e nellavolontà che è loro propria, l’origine del proprio giu-dizio e del proprio agire. Il sacrario della propria

interiorità è il luogodella “chiamata” indi-viduale, ove ognunonon può più delegare ediventa il “tu” di Dio,la cui presenza si sco-pre oltre la misura deltempo e il limite dellospazio. Se la linea ide-ale che unisce l’interio-rità dell’uomo alla pa-rola subisce una frat-tura, nascono le “mez-ze verità”, tanti mondie tante opinioni, tanticomportamenti “veri”,

ma fino a un certo punto; l’invenzione è spacciataper storia; non più la libertà ma la frode e l’ingannosono i registi di una vita che non ha le gambe del-l’uomo, ma della sua ipocrisia.

“…il falso testimone proclama l’inganno… labocca verace resta ferma per sempre, la lingua bu-giarda per un istante solo” (Pr 12, 17.19). E anco-ra: “…le labbra menzognere sono un abominio peril Signore che si compiace di quanti agiscono consincerità” (Pr 12, 22).

Anche il salmista prega e dice: “Tieni lontanoda me la via della menzogna” (Sal 119, 29).

Per tutti riecheggiano le parole del Gesù giovan-neo: “Conoscerete la verità e la verità vi farà libe-ri” (Gv 8, 32). La verità negata porta via con sé lalibertà del prossimo. E con questo si ferisce la cari-tà. Paolo infatti dice: “E se avessi il dono della pro-fezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, epossedessi la pienezza della fede … ma non avessila carità, non sono nulla. La carità è paziente, noncerca il suo interesse … non gode dell’ingiustizia,ma si compiace della verità….” (1Cor 13, 2.4-6).

La menzogna priva l’altro della sua libertà; e nonè forse questo un atto di ingiustizia perché toglieall’altro un bene che gli appartiene? Negare la veri-tà all’altro e privarlo della libertà feriscono la carità.Come i colori forti dell’arcobaleno è la carità chescolpisce l’orizzonte della vita, e fa la differenza.

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La libertà èfiglia dellaverità. Ciòche è “vero”è ciò che èri-conosciutodalla mentee dal cuore

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Pagine sante

La verità crocifissaCOME SIMON PIETROContro le menzogne del relativismoriscoprire lo stupore del bello e l’amore per il Vero

Nei primi secolisi evangelizzavanoi pagani peril Battesimo.Oggi ci troviamoinvece nella stranasituazionedi evangelizzarei battezzati

di Andrea Pino

Quante volte abbiamo, anchenoi, preferito il successo alla veri-tà, la nostra reputazione alla giu-stizia. Dona forza Signore, nellanostra vita, alla voce sottile dellacoscienza, alla tua voce. Guarda-mi come hai guardato Pietro dopoil rinnegamento. Non dobbiamopensare anche a quanto Cristo deb-ba soffrire nella sua stessa Chie-sa? A quante volte si abusa delsanto sacramento della sua presen-za, in quale vuoto e cattiveria delcuore spesso egli entra! Quantevolte celebriamo soltanto noi stes-si senza neanche renderci conto dilui! Quante volte la sua Parola vie-ne distorta e abusata! Quanta pocafede c’è in tante teorie, quante pa-role vuote! Quanta superbia! Il tra-dimento dei discepoli, la ricezioneindegna del Suo Corpo e del suoSangue, è certamente il più grandedolore del Redentore. E com’è do-loroso per noi leggere ancora unavolta queste parole. Vorremmo for-se cancellarle, chiuderle in qualchefoglio di carta e lasciare che il tem-po le consumi, rendendole illeggi-bili e dimenticate per sempre. Sonoespressioni che ci stringono l’ani-mo, l’effetto di una mano ruvidasu una ferita ancora aperta. Sonole parole che accompagnavano laVia Crucis del 2005. Queste medi-tazioni, scritte dal Card. Ratzingere lette nei diversi momenti che se-gnano la Via Dolorosa, rendevanol’atmosfera ancora più tragica esolenne. Solenne perché la sera diquel Venerdì Santo, con il Colos-seo illuminato da mille fiammelle chesi piegavano lievi lievi, capimmo diessere dinanzi alla morte di un pa-dre da tutti amato: il nostro Gio-vanni Paolo II. Lui seguiva il ritodalla sua cappella e ce lo fecerovedere di spalle, per un ultimo e si-lenzioso congedo. Ma al tempostesso tragica per il peso delle ri-flessioni, così vicine nel tono a quel-le usate nei secoli passati da grandidottori come Caterina da Siena eAntonio da Padova. Un tono forte,amaro, perentorio, che in periodidrammatici era risuonato nelle cat-

tedrali e poi per lunghissimo temponon più udito, tanto da scoprircisorpresi, inadatti all’ascolto di quelleparole grevi del peso della Crocedella Verità di cui sono cariche lespalle della Chiesa, e che noi trop-po spesso preferiamo ignorare, fin-gere di non vedere, se non addirit-tura calpestare perché fa molto piùpiacere ricevere gli applausi delmondo. Solo però che la Croce re-sta lì, di fronte a noi, ferma e sal-da. Magari si può goffamente ten-tare di nasconderla, ma è inutile,nessuno può scalzarla.

Dai, ammettiamolo: aveva ra-gione don Giussani quando disseche i cristiani del XX secolo nonsolo hanno scelto deliberatamentedi ignorare il Vangelo, ma si sonovergognati di Cristo stesso. Nonabbiamo voluto esporci, non abbia-mo voluto ribattere con la forzadella Fede allo scetticismo e allederisioni della nostra epoca, perchéin fondo, pensavamo che ci con-veniva così. Il Cristianesimo, daesperienza folle e meravigliosa, dasegno di contraddizione e scandaloper i pagani, lo si è ridotto a filan-tropia, ad interesse sociologico, allimite pure ad una sorta di progettoculturale per la salvaguardia delletradizioni antiche o ancora ad unostrano insieme di valori morali o dietica umanitaria: cose che se cisono bene, altrimenti non se ne sen-te più di tanto la mancanza perchédel resto lasciano il tempo che tro-vano. Per non parlare poi di quan-

do lo si strumentalizza a tal puntoda renderlo un’arma da brandireper interessi politici o da scagliarecontro chi sentiamo come diversoe ci fa talmente paura perché te-miamo possa inquinare la nostra“identità” (e già questo non taciutotimore dovrebbe almeno farci apri-re gli occhi su quanto sia in noidebole e inconsistente la conoscen-za autentica di tale “identità” di cuipretendiamo di gloriarci…).

Lo stesso Benedetto XVI fo-tografava con assoluta chiarezza lacondizione del cristiano della po-stmodernità: “Quanti venti di dot-trina abbiamo conosciuto in questiultimi tempi, quante correnti ideo-logiche. La piccola barca del pen-siero di molti cristiani è stata nondi rado agitata da queste onde,gettata da un estremo all’altro: dalmarxismo al libertinismo, dall’atei-smo ad un vago misticismo religio-so, dall’agnosticismo al sincreti-smo”. Proprio così. Nei primi se-coli si evangelizzavano i pagani perportarli poi al Battesimo. Oggi citroviamo invece nell’innaturale si-tuazione di evangelizzare i battez-zati: è come se i credenti siano or-mai portati a vivere la propria scel-ta religiosa ripiegati su sé stessi esenza l’ansia gioiosa e incontenibi-le di rimirare lo specchio della Veri-tà soprannaturale ed eterna. Persaquesta bussola, ecco che le mareedi menzogna ci travolgono, cor-rompendo la bellezza lucente delnostro credo con l’opacità subdoladel relativismo e, impreparati comesiamo, non riusciamo neppure acontrattaccare. Vogliamo la ripro-va? Quante volte siamo rimasti asentire una menzogna del tipo: ilGesù di Nazareth della storia nonha nulla a che vedere con il Cristoideale della Fede perché si tratta didue figure da distinguere nettamen-te? Quanti libri si pubblicano aven-do come presupposto una similefalsità che avrebbe fatto rabbrivi-dire tutti i Padri della Chiesa? Quan-te volte abbiamo dovuto ascoltareche Gesù mai si sarebbe dichiaratoFiglio di Dio perché questa è solo

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Pagine sante

PENSANDOCI BENEa cura di P. Luca Volpe

La vecchia fontana

un’invenzione di Costantino o chemai avrebbe voluto fondare la Chie-sa che è invece un’invenzione diSan Paolo? Quante volte abbiamodovuto sentire che lo Spirito Santoforse non esiste, che il concepi-mento verginale è solo una storiellamitologica, costruita e diffusa a bellaposta da un clero maschilista e mi-sogino, che Maria e Giuseppe eb-bero altri figli, che l’Eucarestia ènient’altro che un simbolo e non lapresenza reale di corpo, sangue,anima e divinità di Nostro Signore?E non è tutto. Saranno almeno tresecoli infatti che si formulano e sidiffondono, secondo la moda e igusti del tempo, le più assurde teo-rie pur di negare il cuore stesso delCristianesimo, la Resurrezione delSignore! Si è partiti con Reimarus,immagine del più rustico razionali-smo settecentesco, che affermavacome i discepoli, delusi dalla man-

cata proclamazione di un regnomessianico in senso politico, perpoter conservare la stima ed i van-taggi nella società dell’epoca, aves-sero reinterpretato la figura delMaestro come un redentore soffe-rente, finendo poi per trafugarne ilcorpo. Si è andati avanti con la fan-tasiosa teoria delle due sepoltureproposta da Holtzmann e Klausner,che insegnavano come le autoritàgiudaiche avessero deposto Gesùin una tomba comune e l’Arima-teo, saputolo, si fosse deciso a tra-slare il corpo in un sepolcro priva-to, così l’idea della resurrezionesarebbe nata allorquando coloroche non sapevano della secondatomba visitarono per errore la pri-ma. Si è proseguito con Strauss cherisolveva in termini psicologici laquestione, affermando che Cristonon è affatto risorto ma era solol’idea che gli Apostoli avevano di

lui ad essere cambiata dopo la suamorte. Si è giunti finalmente nelnostro tempo addirittura a riscrive-re la storia di Gesù, facendolo spo-sare con la Maddalena per dare ini-zio ad una fantomatica stirpe reale,per poi immaginare la sua fuga inqualche località esotica dell’Orien-te o magari in Kashmir, dove sa-rebbe morto. Il bello è che a questavalanga d’idiozie e amenità alla Co-dice da Vinci, il fedele medio dàcredito! Possiamo ancora restarepassivi e inoperosi? Certo che no!Prendiamo esempio dai nostri eroidella Santità Trinitaria, soprattuttoda Giovanni Battista della Conce-zione e da Simone de Rojas nel loroamore ardente e appassionato perla Verità. Riscopriamone la bellezzae lasciamoci plasmare come umi-lissimi strumenti dello Spirito, pron-ti a diffondere dovunque il suo ir-resistibile profumo.

S. Giovanni Battista della Concezione S. Simone de Rojas

Sita in un posto strategicodell’agglomerato di case chepuò definirsi borgo medieva-le o paese di montagna, avolte adorna con vere opered’arte ma sempre indicatacon un nome – al mio paesenatale in quel dell’Irpinia,siccome vi è scolpito unputto, la fontana viene dettaangelica- prima della granderivoluzione abitazionale cheprovvede alle necessità eanche al conforto, scorreval’acqua ininterrottamente, esul far della sera, diventavaluogo di convegno, di notiziee di scambio di idee. Perriempire il proprio barile eraobbligatorio mettersi in filae aspettare il proprio turno.I più intraprendenti si dava-

no l’aria di servitori civili, tantoper riempire i contenitorid’acqua come per caricare ilprezioso liquido in testa, sedonna, sulle spalle, se uomo,quando era a livello industria-le, sul caro somarello che avevail privilegio di riposare accantoo vicino al suo padrone. Oltrealla comunicazione degli avve-nimenti del giorno si perpetra-vano scherzi, si organizzavanofeste di compleanno o delSanto, nasceva del tenero trauna lei e un lui, si interscam-biavano giornate di lavoro.Un monumento del genere nonha diritto di cittadinanza nelnostro mondo e nei nostrigiorni, come il braciere deitempi che furono. E’ la civiltàche dal contadino si è spostata

verso l’industriale e oltre.Vedendo le nostre chiesespecialmente nei giorniferiali, si ha l’impressionedella vecchia fontana checontinua il suo servizio conla tenacia dello scorreresenza inchinarsi a modaalcuna, solida nella suaindipendenza dà luce o gas,perennemente in attesa.Tutti abbiamo bisogno di unelemento così indispensabilecome l’acqua. Non importadove la si attinge, però unpensiero di affetto, ungentile ringraziamento, unacarezza per essere stata cosìimportante, credo sia lecitoconservarlo nel nostrocuore; magari una sguardodi complicità.

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Arte&fede

La vicendadi Francesco

nella narrazionedi Giotto

Quella del Santo di Assisi è cer-tamente una delle vicende cristianepiù note. L’avventura di San Fran-cesco si diffuse immediatamentedovunque, varcando i confini del-l’Italia e raggiungendo l’Europa tut-ta. Questa è una delle tante dimo-strazioni che il bene non lascia in-differente nessuno. Se ci doman-diamo qual è il segreto del succes-so di San Francesco, di San Do-menico e prima ancora di San Gio-vanni de Matha, dobbiamo rispon-dere che sta unicamente nell’amo-re per Dio e di conseguenza nellapassione per l’uomo. Questi uomi-ni si lasciarono totalmente coinvol-gere dall’amore per Dio, assecon-dando passo dopo passo le indica-zioni dello Spirito, che li rese an-nunciatori generosi e intrepidi del-l’unica verità, Cristo.

Cristo vuol dire libertà da ognischiavitù: ciò fu la molla che fecescattare la conversione di San Fran-cesco, come circa due decenni pri-ma il desiderio di portare la libertàda parte di San Giovanni de Matha.Vi è una fortissima somiglianza traquesti due personaggi, che non siconobbero mai e mai seppero qual-cosa l’uno dell’altro. San Giovanninacque in Provenza verso la metàdel secolo XII, divenne sacerdotee mentre celebrava la sua primamessa ebbe una visione che mutòla sua intera esistenza; San Fran-cesco nacque nel 1182 da madreprovenzale (con ogni probabilità) eudì la voce del Crocifisso. San Gio-vanni diede vita ad un movimentoreligioso per la liberazione deglischiavi e San Francesco ad unmovimento per la liberazione dalnemico peggiore: l’egoismo, cioè laricchezza, la prevaricazione sugli al-tri. Entrambi ebbero l’approvazio-ne della loro Regola di vita da PapaInnocenzo III (1198 e 1209). En-trambi si armarono ogni giorno dimitezza evangelica e perciò profe-tica, pronti a compromettersi intutti i modi perchè la violenza ve-nisse e venga debellata e perchè ilRegno di Dio traspaia. Cammina-rono con piedi di carne, nella cro-naca di ogni giorno e vi seminaro-no il futuro dell’uomo, che è spec-chio dell’amore di Dio.

La vicenda di San Francesco ènarrata con ricchezza straordinariadi particolari da uno dei massimipittori della storia, Giotto (1267-1337). Basta visitare la Basilica su-periore di San Francesco in Assisiper leggerla con chiarezza in tuttala sua propositività.

In questi ultimi decenni l’inte-

resse per il Medioevo si è appro-fondito, e molti sono gli studiosi chehanno contribuito e rendere giusti-zia ad uno dei periodi più affasci-nanti e ricchi di arte e di culturadella storia dell’umanità. Alla finedi novembre scorso è uscito un in-teressante volume, dotato di dvd,che mette il lettore in grado di co-gliere tutti i significati più nascostidei ventotto affreschi con i qualiGiotto ha narrato l’avventura delSanto di Assisi. Autrice è la docen-te di storia medioevale Chiara Fru-goni, che da tempo si interessa difrancescanesimo. Tutti i ventottoepisodi, narrati con cura eccezio-nale dal grande pittore toscano,sono stati riselezionati e resi più elo-quenti dall’autrice, che con chia-rezza e pazienza li ha commentati eofferti per una lettura più completae approfondita.

Non è questa la sede per esami-nare uno per uno tutti gli affreschi.Basterà considerarne uno in parti-colare, quello che si avvicina mag-giormente alla vicenda sia dell’Or-dine Francescano che di quello Tri-nitario. Questo è l’approvazionedella Regola di vita da parte di PapaInnocenzo III. Questo potente pon-tefice (insieme all’imperatore costi-tuiva una delle due massime auto-rità del mondo di allora) si lasciaguidare dallo Spirito di Dio: è purvero che, come osserva l’autrice,l’incontro (con il Santo) si svolsein più fasi, a tratti perfino burra-scose; infatti ad alcuni cardinali eal pontefice la proposta di France-sco sembrava superiore alle forzeumane. Tuttavia il Papa ben com-prese che dinnanzi a sé non avevaun esaltato o peggio un eretico, maun uomo che, come dieci anni pri-ma San Giovanni de Matha, potevaridonare alla Chiesa una nuova for-za e una nuova propositività.

Il riquadro che qui vediamo èinteressantissimo: il Papa benediceun cartiglio che contiene le primefrasi della Regola. Si chiamerà Re-gola non bollata perchè non con-fermata da un documento scritto,cioè una bolla papale, ciò che av-verrà quattordici anni dopo con ilsuccessore di Innocenzo, OnorioIII. Si osservi il gruppo dei dodicifrati, sulla sinistra, come dodici era-no gli apostoli; lo stupore dei ve-scovi alle spalle del papa; l’ambien-tazione stessa, che poi è quella del-la Basilica superiore; i personaggitutti colti di profilo, mentre l’artepregiottesca era di assoluta fronti-lità.

Un’ultima considerazione rela-

tiva ai due gruppi di personaggi chesi confrontano: quello di destra èl’immagine della Chiesa terrena equello di sinistra l’immagine dellaChiesa spirituale. E come il Papa,patriarca dei cristiani, benedice

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Arte&fede

La vicendadi Francesco

nella narrazionedi Giotto

Francesco, così il patriarca Isac-co, nell’affresco soprastante vete-ro-testamentario, benedice Giacob-be. Francesco e Giacobbe sono in-fatti i due capostipiti di due nuovegenerazioni.

CHIARA FRUGONIDi recente è uscitoun suo volume,dotato di dvd,che mette il lettorein grado di coglieretutti i significati piùnascostidei 28 affreschidella Basilicacon i qualiil grande Maestroha narratol’avventuradel Santo di Assisi

di Franco Careglio ofm conv.

LE QUALITÀ DELLA PERSONA

La persona, come insegna il DottoreAngelico, sussiste in una natura razionaleed è perciò capace di agire, non secondo ilgiogo necessitante dell’istintualità delleanime nutritive, ma attraverso il pensierocon il quale media le proprie azioni edetermina il suo essere nel mondo.L’essere umano, in quanto persona, occupail grado più elevato nella scala degli esserivisibili ed è all’inizio della gerarchia degliesseri spirituali. Tale collocazione è ilfrutto di un atto d’amore, tanto grande egratuito, attraverso il quale il Creatore havoluto farci il dono esclusivodell’autodeterminazione.Vale a dire, in parole più semplici, che lapersona, grazie alla sua natura razionale,ha il peso, e assieme l’opportunità, discegliere e, proprio mentre sceglie, dicostruirsi la sua immagine terrena. Questaimmagine, che ciascun uomo decide per sé,può sciogliersi attraverso un’esplosionedella spiritualità, intesa quale dominioproprio della ragione, nella somiglianzapartecipativa dell’Essere o, altrimenti,determinarsi per mezzo della stessa ragione- prestata alla negazione dei tanti segni con iquali Dio si è manifestato agli uomini - afavore, per usure le parole dell’Apostolodelle genti, del soffocamento della Verità. Inquest’ultima accezione si realizza la piùgrave delle menzogne: la natura razionaledella persona umana invece di farsi stru-mento di libera adesione al progetto di Dioviene, di fatto, utilizzata per misconoscerequanto di intelligibile è mostrato all’uomocome epifenomeno del Regno dei Cieli.A tal proposito, come non ricordare, l’acca-nimento dello scrittore francese Émile Zolacontro Lourdes e i suoi miracoli. Loscrittore, Il 20 agosto 1892, arrivò al

santuario di Lourdes a bordo di un trenoche trasportava diverse persone ammalatetra le quali due donne: Marie Lebranche eMarie Lemarchan.Le due donne erano entrambe in fin di vita,a causa della tisi, e giunsero a Lourdes perchiedere alla Madonna la guarigione. ÉmileZola fu testimone oculare dellarisanamento miracoloso delle due malate,tuttavia al ritorno dal viaggio - intrapresocon l’intento di smascherare le falsità diLourdes - negò i miracoli scrivendo,addirittura, che una delle due donne, di cuiaveva visto la guarigione, cessò di vivere.La verità, omettendo altri particolari diquesta triste storia, alla fine prevalse. Inquanto, la donna miracolata, malgrado Zolala ritenesse morta, era viva e godeva dibuona salute.La menzogna, in tal senso, si strutturaquale scelta, meditata e agita dalla persona,consistente nell’introdurre unadiscontinuità tra le manifestazioni realidella Verità, conosciuta e negata nelsegreto dei pensieri, e ciò che invece vienecomunicato agli altri. Le qualità propriedell’uomo, in questo caso linguaggio eragionevolezza, attraverso le quali sicaratterizza quale individuo corporeo alvertice degli esseri materiali, vengonodeliberatamente, utilizzate per distorcere larealtà e misconoscere la Verità.La ragione, infine, appare quale qualitàancipite che interroga, direttamente, il finedelle scelte dell’uomo permettendogli, difatto, di optare tra la luce della Verità e lamenzogna delle tenebre. Attraverso lascelta della direzione da percorrere, inquesto grande bivio tra Verità e menzogna,l ’ u o m o r e a l i z z a u n l ’ u o m o r e a l i z z a u n l ’ u o m o r e a l i z z a u n l ’ u o m o r e a l i z z a u n passaggio verso Dio ouna caduta verso la bestia.

Al bivio tra verità e menzognadi Andrea Rega

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Magistero vivo

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Quando la Parola è verae le parole menzognere

MANCANZA DI SENSOMai come oggi,c’è la consapevolezzache la scienza e la tecnicapossano contribuirealla scoperta della veritàdell’esistenza umana

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L ’origine del peccato e dellacaduta dell’uomo fu una menzognadel tentatore, che indusse a dubita-re della Parola di Dio (C.C.C., 215).Quando l’uomo si attribuisce l’au-tonomia assoluta, realizza la piùmortificante e radicale menzognaper la sua umanità; non riconoscen-do più Dio come suo creatore, siarroga l’esclusivo potere di deci-dere ciò che è bene e ciò che è male.Annientando così le sue radici, l’es-sere umano impegna le sue facoltàin un discernimento relativo ed in-dividuale: la libertà e l’intelligenzaridotte a distinguere tra ciò che èutile o dannoso, tra ciò che piace enon piace! A quel punto la ragionenon riconosce più l’esistenza di unaverità oggettiva e assoluta, ma sem-plicemente le opinioni, anche in ri-sposta ai supremi interrogativi del-la vita. La morte fisica diviene, inquesto modo, la parola ultima del-l’esistenza terrena privata di sensoda una cultura di relativismo e scet-ticismo, pervenendo, infine, allamorte dell’anima! Ma liberarsi dal-la malattia della morte è possibile: ènell’incontro con Cristo che la teo-logia della vita prende corpo, ucci-dendo il cinismo e liberandosi dallaoppressione materialista che annullaogni speranza ultraterrena. L’espe-rienza della vera libertà acquista,quindi, la sua forma, nella costru-zione di una civiltà della verità edell’amore in contrasto con quelladella menzogna e dell’odio. La veralibertà è sintonia con il senso dellaverità e del bene per l’uomo ed ènella nostra coscienza che si deli-nea il profilo del nostro divenire.

Se interroghiamo la nostra co-scienza, scopriamo alcune certez-ze indubitabili relative al nostro es-sere uomo. Una prima certezza èl’intuizione che l’essere “qualcuno”è diverso dall’essere “qualcosa”; èla intuizione della nostra dignitàunica dell’essere-persona. È perquesto motivo che soffriamo pro-fondamente se siamo trattati comecose. L’uomo non è semplicemen-te l’animale più evoluto della spe-cie, è più che animale perché è un

soggetto spirituale! Quando, nellamenzogna, viene oscurata questaevidenza originale, si costituisce unaciviltà utilitaristica e individualisti-ca: una civiltà delle “cose”, non delle“persone”. Il Cardinale Caffarra,che analizza le menzogne dei nostritempi, individua nell’altra grandemenzogna dell’individualismo lanegazione della civiltà dell’amore,certezza originaria dell’uomo-per-sona. “Chi non sa più piangere peramore - scrive san Giovanni dellaCroce - ha perduto gran parte dellapropria bellezza!”. Purtroppo, lanostra è una società in cui non sisa più piangere.

La costituzionale vocazione del-la persona alla comunione interper-sonale, invece, è evidente alla co-scienza individuale; il linguaggiooriginale dell’uomo è nel dono disé. Ed è per questo che, nella civil-tà del personalismo, i più felici sonogli innamorati. L’ethos generato inquest’ultima civiltà è quello del fareall’altro quello che vuoi che l’altrofaccia a te; l’ethos della civiltà indi-vidualistica è: tratta l’altro comel’altro tratta te. È il capovolgimen-to dell’antropologia cristiana! Si

annulla, in questo modo, la veritàdella centralità e integrità della per-sona, naturalmente proiettata nelladimensione dell’amore e della rela-zione. Quando non riconosce la suaintegrità, l’uomo diventa non piùpersona in relazione, ma individuoche utilizza la propria razionalità alservizio di se stesso. L’individuali-smo, infatti, è l’opposto della rela-zionalità; significa designare l’uo-mo come finalizzato a soddisfareesclusivamente i suoi desideri, a faredel bene solo per se stesso. L’indi-vidualismo conduce ad un’unicacomunicazione con l’altro: quellacontrattualistica del do ut des, in-naturale per l’essere umano, in spe-cie cristiano. Ecco che quando siha a che fare con la centralità del-l’uomo, non è possibile evitare ladomanda su Dio. Ma per conosce-re la risposta è fondamentale con-siderare, come afferma Duns Sco-to nella linea della teologia france-scana, che l’amore supera la co-noscenza ed è capace di percepiresempre di più del pensiero, ma èsempre l’amore del Dio “logos”,cioè del Cristo incarnato. In realtàl’uomo non può fondare su se stes-so un vero umanesimo, pensandoad un Dio inesistente o, peggio, ti-ranno che schiavizza l’uomo (Pao-lo VI, Populorum Progressio, 16).Nell’uomo l’idea di libertà assolutacollocata nella volontà, dimentican-do il nesso con la verità, ignora chela stessa libertà deve essere libera-ta dai limiti che le vengono dal pec-cato. Uno dei limiti macroscopicidell’inganno meramente razionale èquello di considerare l’uomo unsemplice prodotto della natura. Larealtà si fermerebbe, così, a ciò cheappare e non a ciò che è. L’uomo,ha scritto B. Pascal, ha due vite:una è la vita vera, l’altra quella im-maginaria che vive nell’opinione suao della gente. Il ribaltamento che èstato operato dalla cultura positivi-sta è stato quello di sostituire allacreazione la Natura, su cui l’uomopretende di esercitare un dominioassoluto. Ma il vocabolario cristia-no non parla di “natura”, bensì di

Benedetto XVI:“una culturameramentepositivistache rimuovessenel camposoggettivocome non scientificala domandacirca Dio, sarebbela capitolazionedella ragione,la rinunciaalle sue possibilitàpiù alte”

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Quando la Parola è verae le parole menzognere

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“creazione”: il mondo non genera-to dal caos o dal caso, ma libera-mente voluto da Dio.

Ora, aderire alla verità è assolu-ta necessità morale per l’uomo. Equesto richiede l’utilizzo dello stru-mento principale della Fede che,senza contraddirla, la supera e lacompleta: la ragione. Il punto dipartenza del corretto uso della ra-gione in piena libertà, è nel lasciarsistupire dalla realtà, interrogandola.Si scoprirà, allora, che la vera li-bertà non è la mancanza totale dilegami, che conduce inevitabilmen-te al fanatismo e all’arbitrio, ma lanaturale esigenza del quaerereDeum. La libertà, come tutte le fa-coltà di cui l’uomo è dotato, cre-sce e si perfeziona, afferma DunsScoto, quando l’uomo si apre a Dio,valorizzando quella disposizione al-l’ascolto della Sua voce, che eglichiama potentia oboedientialis:quando noi ci mettiamo in ascoltodella Rivelazione divina, per acco-glierla, siamo allora raggiunti da unmessaggio che riempie di luce e disperanza la nostra vita e siamo ve-ramente liberi. La ricerca di Dioprevede la possibilità di penetrare ilsegreto della Parola, comprenden-done la lingua, nella sua struttura enel suo modo di esprimersi. Bene-detto XVI, durante il suo viaggio inFrancia nel settembre 2008, ha evi-denziato come la Parola non siapercepibile nella semplice letterali-tà del testo biblico, ma richieda “untrascendimento ed un processo dicomprensione, che si lascia guida-re dal movimento interiore dell’in-sieme e perciò deve diventare an-che un processo di vita”. L’univer-salità di Dio e della ragione apertaverso di Lui non appartengono allaconsuetudine culturale, che cam-bia a seconda dei popoli, ma all’am-bito della verità, che riguarda ugual-mente tutti. Ecco che la ricercadella verità interpella le scienze pro-fane, in quanto, ha ribadito Bene-detto XVI a Parigi, “una culturameramente positivista che rimuo-vesse nel campo soggettivo comenon scientifica la domanda circa

Dio, sarebbe la capitolazione dellaragione, la rinuncia alle sue possi-bilità più alte”.

La scollatura che si è verificatadopo il periodo illuministico tra fedee ragione ha condotto ad una di-sarmonia innaturale tra la personaumana e il suo contesto sociale efisico. La dottrina cattolica indivi-dua l’angoscia del presente nellaseparazione avvenuta tra ragione enatura da una parte e lex aeternadall’altra: intese come entità a sestanti non condurranno mai allaverità autentica. Ma cos’è la veri-tà, se non la ricerca del fine ultimo,che supera le cose “penultime”? Laverità si può cogliere in una econo-mia di disvelamento che deriva dalconfronto costante con gli avveni-menti del mondo in divenire. Estra-polare un evento o segno senza te-ner conto del mutevole contestodella storia dell’uomo, vuol diresvuotarlo della verifica cui natural-mente è sottoposto nel corso deltempo.

Mai come nei tempi contempo-ranei, c’è la consapevolezza che lascienza tutta e la tecnica possanocontribuire alla scoperta di quellache è la verità di fondo dell’esistenzaumana. Ma nessuna branca di stu-dio, per quanto scientifica sia, puòignorare che lo scollamento dallanatura ontologica dell’essere uma-no conduce alla mancanza di sen-so e significato del suo stesso ope-rare.

Contro la tragica convinzioneche Dio è l’antagonista dell’uomoe il nemico della sua libertà, il ma-gistero della Chiesa suggerisce icriteri per giungere alla Verità: dallalettura delle Sacre Scritture (depo-sito storico della verità morale edetica) alla preghiera (che è innanzi-tutto ascolto ma è anche contenu-to dell’ascolto stesso), dalla con-templazione e il silenzio all’umil-tà verso il senso del mistero, utiliz-zando contemporaneamente tutte lefacoltà umane (volontà, intelletto,ragione), nella reale libertà che con-duce alla vera armonia interioredella persona umana.

di Giuseppina Capozzi

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A tu per tu

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PADRE FEDERICO LOMBARDI

(Foto: AFP/SIR)

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Padre Lombardi, è vero - se-condo lei - che la menzogna oggiha il sopravvento sulla verità intanti ambiti della vita, dai sem-plici rapporti umani, all’infor-mazione, alla vita politica e so-ciale?

Mi piace guardare alla realtàcon realismo e con ottimismo cri-stiano, quindi per me è molto dif-ficile dire che oggi le cose vadanopeggio che in passato o meglio chein passato. Credo che il tema delrapporto tra il bene e il male, equindi anche tra la menzogna e laverità sia un problema antico quan-to il mondo. Basti pensare che mel-la seconda pagina della Bibbia,dopo la creazione, troviamo il pec-cato originale che è evidentementeanche l’inizio della menzogna.Dobbiamo saper rico-noscere lap re s e n z adella men-z o g n a ,

ma non scoraggiarci, continuare acombattere per far crescere la veri-tà. È un po’ come la parabola del-la zizzania e del buon grano chenel campo crescono insieme fino algiudizio, fino alla fine dei tempi.Ecco noi siamo dei lottatori per laverità, dei testimoni della verità enon dobbiamo mai stupirci o illu-derci che non ci sia menzogna ofalsità intorno a noi. Il male, il ten-tatore, il maligno è menzognero einganna.

È chiaroche in unmondoin cui

c’è un’infinità di parole che flui-scono a milioni sulle onde elettro-magnetiche, nelle radio, nelle te-levisioni, in internet, un mondo incui la stampa produce innumerevolipagine, allora tra queste infiniteparole evidentemente una partemolto importante purtroppo non èdiretta alla verità, ma è diretta ainteressi, a superficialità, a coseinutili, a volte anche alla falsità.

L’informazione, dunque, haun ruolo decisivo.

Noi dobbiamo sempre pen-sare che la comunicazio-

ne è fatta per il bene,è fatta per la verità,è fatta per scambiaredoni positivi, peraiutarci a costruireinsieme il nostrocammino, la nostravita, la nostra cre-scita in Dio, lanostra crescitanella conoscenzae nell’amore reci-

proco. Essa serve aedificare le nostrefamiglie, la nostrasocietà attraversoun’azione chemira sempre albene dell’altro.

Benedetto XVIin tre parole:spiritualità, intelligenza, umiltà

Benedetto XVIin tre parole:spiritualità, intelligenza, umiltà

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A tu per tu

di Vincenzo PaticchioLA FORZA DELLA COMUNICAZIONEA colloquio con il Direttore della Sala Stampa Vaticana

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Questo spesso non avviene perchéla comunicazione può essere gui-data dagli interessi, dal desideriodi potere, dal desiderio di afferma-zione sull’altro, di strumentalizza-zione dell’altro per interessi nostri.C’è, però, anche la comunicazionedisinteressata che cerca veramenteil bene dell’altro, che è guidata dal-l’amore, dal desiderio di condivi-dere ciò che è bene per tutti a co-minciare dallo stesso bene per lavita quotidiana, per giungere finoal grande bene della salvezza, del-l’annuncio di salvezza, della veri-tà di Cristo e dei messaggi più altiche orientano la vita verso il suodestino eterno. La nostra realtà èfatta di ambedue queste dimensio-ni, della compresenza di menzognae verità, di bene e male, e il nostroimpegno di credenti è quello di im-mettere sempre più verità, bontà,positività in questo flusso immen-so e a volte sconcertante di parolee di comunicazione in mezzo a cuiviviamo e in cui a volte il poteredella comunicazione negativa, in-teressata, superficiale, fuorvianteo dominata dalle passioni e dagliinteressi è certamente molto forte,ma noi non dobbiamo arrenderci oscoraggiarci. C’è anche un fasci-no della bellezza, della verità di cui

noi dobbiamo essere testimoni at-tivissimi.

Dalla Radio Vaticana allaSala Stampa della Santa Sede.Lei vive e svolge da Gesuita lasua missione nel campo dellacomunicazione. Che cosa signi-fica al giorno d’oggi essere mes-saggeri dell’eterna novità?

Ringrazio il cielo di essere sta-to chiamato a questo servizio chemi sembra in profonda continuitàcon la vocazione stessa del creden-te che è testimone del Vange-lo. Noi cristiani con lanostra vita siamochiamati ad an-nunciare la veritàdi Cristo e la ve-rità di Dio peril bene e lasalvezza dit u t t i .D e v osvolgerequesto ser-vizio comeun servizioal grandeAnnunciatoreche è Gesù Cri-sto innanzitut-to, ma che è an-che il suo Vica-

rio, il suo rappresentante in terrache è il Santo Padre con il suo ma-gistero, con il suo insegnamentoche con la sua attività comunica eporta questo messaggio alla gran-de comunità della Chiesa cattolicanel mondo e all’umanità che vuoleascoltarlo. Sono un modesto servi-tore del Papa sia animando il la-voro della Radio Vaticana e delCentro televisivo Vaticano; siaspiegando e proponendo l’insegna-mento del Santo Padre anche a que-

gli operatori del-le comu-

IN SALA STAMPA VATICANA DAL 2006Padre Federico Lombardi è nato a Saluzzo il 20 agosto 1942 èun gesuita e teologo, attuale direttore della sala stampa dellaSanta Sede. Dopo aver conseguito la laurea in matematica, hacompiuto gli studi teologici in Germania.Nel 1984 è eletto provinciale dei gesuiti in Italia, carica cheha ricoperto fino al 1990. Nel 1990 diventa direttore deiprogrammi di Radio Vaticana, della quale è tuttora direttoregenerale. Dal 2001 è anche direttore generale del CTV(Centro Televisivo Vaticano).L’11 luglio 2006 papa Benedetto XVI lo ha nominato direttoredella sala stampa della Santa Sede, in sostituzione di JoaquínNavarro-Valls.È nipote di Riccardo Lombardi, anch’egli gesuita, instancabilepropagandista soprannominato “il microfono di Dio”.

Benedetto XVI

spiritualità, intelligenza, umiltà

Benedetto XVI

spiritualità, intelligenza, umiltà

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A tu per tu

In un mondo in cui c’è un’infinitàdi parole che fluiscono nelle radio,in tv, sul web, un mondo in cui la stampaproduce innumerevoli pagine,evidentemente una parte importantepurtroppo non è diretta alla verità,ma ad interessi, a superficialità, a coseinutili, a volte anche alla falsità

nicazioni sociali del mondo di oggi che a volte locomprendono bene e sono ben disposti ad accoglier-lo, ma che a volte hanno un po’ più di difficoltà per-chè rappresentano gli strumenti di comunicazione diun mondo ampiamente secolarizzato e che ha poca“confidenza” con la Parola di Dio e con la Paroladella Chiesa e a cui quindi bisogna cercare di spiega-re e far comprendere che il messaggio della Chiesa èun messaggio positivo per il bene di tutti. Alcuni diloro vengono a volte da aree o mondi culturali convisioni limitate o a volte anche con pregiudizi nei con-fronti dell’annuncio della Chiesa.

È accaduto spesso che lei per primo, dalle pa-gine di noti settimanali e quotidiani nazionali,abbia smentito alcuni cosiddetti “falsi storici”.Come si fa a combattere quotidianamente con l’in-sinuazione e con gli attacchi che provengono daogni parte? Ogni tanto la Chiesa si sente assedia-ta e lei ricopre sicuramente un ruolo molto deli-cato in questo senso.

Ci sono situazioni differenti nel mondo della co-municazione e dei comunicatori. Ci sono le posizio-ni e le persone che hanno difficoltà a capire il no-stro linguaggio e a cui l’equivoco nella comprensio-ne dipende spesso anche dal tipo di comunicazionedella Chiesa, che ha difficoltà a farsi comprendereda un mondo che è cresciuto e che cresce, purtroppo,abbastanza lontano dalla nostra realtà. Esistonoanche i casi di interpretazione intenzionalmente er-rata, architettata ad arte per presentare gli aspettinegativi e non l’obiettività di quello che la Chiesadice o di quello che la Chiesa fa. La mia funzionevaria a seconda dei diversi interlocutori, ma in ge-nerale penso sempre che la testimonianza del cre-dente è la testimonianza al servizio del bene, al ser-vizio della verità che ha una sua forza e una suacredibilità. Non credo tanto all’utilità della polemi-ca che si consuma in una discussione di posizioni,muro contro muro, in cui non ci sia la disponibilità acomprendersi. Ogni tanto bisogna smentire interpre-tazioni sbagliate, bisogna opporsi a malintesi volutiche hanno proprio un’intenzione negativa. Ma sem-pre con una fiducia di fondo nella capacità dellaverità di far valere la sua credibilità e nella speran-za che le persone, alla fine, di fronte a una testimo-nianza positiva e credibile, aprano il loro cuore allabellezza e alla bontà della verità.

L’emergenza educativa è l’opportunità che laChiesa italiana ha scelto per la nuova evangeliz-zazione del prossimo decennio. Secondo lei chepeso hanno le comunicazioni, specie quelle che si

affidano a strumenti tecnologici di ultima gene-razione, nel progetto e nel processo formativo diuna persona?

Hanno un peso enorme. A volte ci fanno anchepaura perché entrano in concorrenza e a volte tendo-no a prevalere addirittura sugli stessi agenti tradizio-nali della formazione come la famiglia, la scuola ecosì via… L’educazione e la formazione oggi sonocampi complessi e difficili proprio perché si trovano afare i conti con i potenti agenti che sono di fronte aigiovani, e che agiscono su di loro in un modo perva-sivo. Il Papa richiama, continuamente, il concetto direlativismo, riferendosi, cioè, alla difficoltà che c’èoggi a riconoscere la verità e la possibilità di cercarlae di conoscerla, di trovare punti di orientamento serie solidi per il cammino nella vita dei giovani. Tuttociò è in buona parte dovuto proprio a una culturadiffusa attraverso la comunicazione dei nuovi mediache trasmettono valanghe di immagini, di posizioni,di parole, in cui i giovani spesso non riescono a tro-vare un vero orientamento. L’emergenza educativaconsiste proprio nella difficoltà di formare, in unmondo in cui c’è un flusso di stimoli comunicativiestremamente vari e per lo più disorganizzati, disordi-nati nel modo di presentarsi e di sommergere i giovanirendendo più difficile la loro crescita orientata ai va-lori fondamentali.

La famiglia e la scuola sicuramente, ma anchela Chiesa, sono in una posizione di debolezza ri-spetto a questo avanzare delle nuove tecnologie edi un mondo globalizzato che si raggiunge in unclic?

Sì, certamente sono largamente in difficoltà per-ché ci sono anche delle grandi potenzialità in questetecnologie, in queste comunicazioni. Anche nei mes-saggi delle Giornate mondiali delle comunicazioni, ilPapa ha cercato di presentare anche gli aspetti positi-vi che dobbiamo saper scoprire e valorizzare in questetecnologie. Ha parlato soprattutto della necessità distabilire non solo contatti freddi, ma relazioni positi-ve, amicali. Usare queste tecnologie per incontrarepersone e quindi per crescere anche nella verità, nel-l’amicizia, nell’amore in rapporto con gli altri senzaperdersi in questo mare della comunicazione. Certa-mente genitori, famiglie, scuola, Chiesa, tutti i for-matori non possono prescindere da queste realtà e de-vono anche attrezzarsi di più per poter accompagnarein qualche modo i giovani, essere perlomeno loro in-terlocutori nell’affrontare questa situazione di vita chea loro era probabilmente estranea quando avevano lastessa età.

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A tu per tu

Benedetto XVI è un grandecredente; è un uomo di una profondaspiritualità; è una persona umilee pronta all’ascolto,oltre che naturalmente di grandecultura e profonditànel rapporto tra la sua intelligenzae la sua fede

Si è registrato un boom di vendite per il libro-intervista a Papa Ratzinger. Quale significato haquesto dato secondo lei? La scelta dell’intervistacome mezzo, non è forse il risultato di un “biso-gno” della gente di confrontarsi, di parlare, di ave-re la sensazione di una chiacchierata sincera, ami-chevole e coraggiosa con la Chiesa e il suo mondo?

Io ritengo che la scelta consapevole che il Papa hafatto di questo genere di espressione dica proprio il suodesiderio di svolgere il suo servizio anche in una formapiù familiare, colloquiale, più vicina al linguaggio ealla mentalità quotidiana della gente, ai suoi tantissi-mi interrogativi e quindi avere anche questa via perincontrare le attese che sono attorno a lui oltre a quelleche sono le vie più ordinarie, più ufficiali.

Tanto familiari da prestarsi anche al frainten-dimento?

Se io parlo con lei e lei non capisce tutto al primocolpo mi farà altre domande e io cercherò di spiegar-mi meglio. Questo succede a tutti, può succedere an-che al Papa. Però è un rischio implicito nel generedella conversazione, non è che ad ogni argomento cheviene toccato dedichi un trattato che prende in consi-derazione tutte le possibili sfumature, offre delle indi-cazioni e lascia delle cose da approfondire. Dà deglistimoli e non fa una trattazione del tutto esauriente diogni argomento affrontato. Questo è naturale, fa partedella scelta di questo genere e mi sembra che sia statauna scelta coraggiosa e che dia un buon risultato.Sento molte eco positive.

Parliamo del tema della Giornata della pace2011. Un tema di grandissima attualità perché sia-mo in emergenza rispetto alla libertà religiosa eil Papa dice che la libertà religiosa oggi è una del-le vie più importanti per raggiungere la pace tra ipopoli. Lei cosa ne pensa?

Credo che ci sono diverse situazioni. Ci sono lesituazioni in cui la libertà religiosa è violata in unmodo palese, violento e drammatico, i casi in cui c’èla persecuzione nei confronti delle persone che ap-partengono ad un’altra religione, anche contro i cri-stiani come abbiamo visto in tempi recenti in Iraq oin altri imperi, in Pakistan... Ma proprio in questigiorni è stato pubblicato un Rapporto interessante diun osservatorio sulla intolleranza e la discriminazio-ne nei confronti dei cristiani in Europa. Metteva inrilievo come anche nelle nostre società europee, chepure hanno una tradizione in cui il cristianesimo haavuto un grandissimo ruolo, ci sono atteggiamentidiffusi di ostilità o di disprezzo che si esprimono conatti di vandalismo nei confronti delle Chiese o dei

simboli cristiani, di intolleranza o offesa nei confron-ti dei credenti o dei rappresentanti della Chiesa e chesi appoggiano ad una mentalità che presenta in modonegativo il ruolo della religione e tende poi a relegar-la nello stretto privato impedendole di manifestarsi inpubblico come una posizione che invece può portareun contributo positivo e arricchente nella vita dellasocietà.

Il Papa ha fatto diversi interventi in questo sensoin tempo recente. In particolare ha dato dei bellissimicontributi durante il viaggio in Inghilterra spiegandocome la religione, la fede, e specialmente la religionecristiana che lui rappresenta, è un contributo alla vitadella società che va visto senza timore, senza diffi-denza, ma che aiuta a sostenere e a promuovere valorifondamentali come la dignità della persona umana,il rispetto della vita, della famiglia, la carità, chesono aspetti che portano un grande contributo allavita della società.

Padre Lombardi, una domanda un po’ più per-sonale: com’è il suo rapporto con il Santo Padre?Se dovesse usare tre aggettivi per descriverlo,quali userebbe?

È un grande credente; è un uomo di una profondaspiritualità; è una persona umile e pronta all’ascolto,oltre che naturalmente di grande cultura e profonditànel rapporto tra la sua intelligenza e la sua fede.

Mi aspettavo che mi dicesse che è un professo-re prima di tutto.

No, insisto più sulla spiritualità che sulla ‘profes-soralità’.

Quando lei ha scelto di diventare sacerdote eGesuita, avrebbe mai immaginato di diventare ilportavoce del Santo Padre?

Evidentemente no, ma devo dire che non avevomolta immaginazione. So che sono un pellegrino checerca di scoprire la volontà di Dio e poi nella miavita religiosa. È una volontà che mi viene indicatadai superiori, che mi viene proposta dall’esterno, quin-di non è mai stata nelle mie mani, né voglio che losia. Non avevo mai fatto progetti particolari sulla miavita. L’ho affidata e la affido volentieri alla Provvi-denza.

Però la sensibilità per l’informazione, la voca-zione alla comunicazione c’è sempre stata?

Io di per sé tendenzialmente avevo la passione perle scienze naturali, quindi non avevo pensato a questo.Però la comunicazione, anche nella vita, ho scopertoche è profondamente unita alla vocazione sacerdotale,religiosa, direi ancor più alla vocazione cristiana.

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Approfondimenti

di Claudio CiavattaCURA&RIABILITAZIONE

A colloquio con Pietro Barbieri,presidente della Federazione italiana per il superamento dell’handicap

L’Osservatorio sulla condizione dei disabili

Pietro Barbieri

A cura del Centro di Riabilitazione dei Padri Trinitari di Venosa

Dopo una lunga attesa nasce fi-nalmente nel nostro paese l’Osser-vatorio Nazionale sulla Condizionedelle Persone con Disabilità, previ-sto dalla Legge con la quale l’Italiaaveva ratificato all’inizio del 2009 laConvenzione Onu sui Diritti delle Per-sone con Disabilità. Il ministro del La-voro e delle Politiche Sociali ha fir-mato il Decreto che costituisce for-malmente il nuovo organismo. Com-pito dell’ Osservatorio dovrà esserequello di tutelare, monitorare e pro-muovere l’attuazione dei princìpi san-citi dalla Convenzione Onu, ma an-che dalla Legge Quadro sull’Handi-cap 104/92. Per capire bene di cosa sitratta abbiamo intervistato il presi-dente della Federazione Italiana peril Superamento dell’Handicap (Fish),Pietro Barbieri, membro dell’Osserva-torio Nazionale sulla Condizione del-le Persone con Disabilità e anche delComitato Tecnico-Scientifico.

Prima di parlare dell’Osserva-torio, è importante richiamare laConvenzione delle Nazioni Unite suidiritti delle persone con disabilità.Cos’è questo importante documen-to?

La Convenzione è un atto nor-mativo di diritto internazionale.Una legge, quindi, gerarchicamen-te superiore alle nostre. Una normagenerale che interviene - e in talunicasi supera - la stessa Legge 104/92. Infatti, l’introduzione di istitutigiuridici come la discriminazionebasata sulla disabilità o l’accomo-damento ragionevole, rappresenta-no un’assoluta novità nel panora-ma giuridico e politico, di cui an-drà scoperto il vantaggio e il limite.Si tratta quindi di riconoscere ladiscriminazione: in un recente con-vegno al Conservatorio di Milano,tenuto da Fish ed Arcigay in occa-sione della Settimana contro la vio-lenza, gli studenti hanno chiaramen-te valutato la discriminazione perorientamento sessuale, e al contra-rio hanno affermato che le personecon disabilità sono privilegiate ecostano immensamente alla comu-nità. Siamo cittadini invisibili an-che nel campo della discriminazio-

ne. Abbiamo bisogno di uscire daquesta condizione, e che tutto ciò siarisarcito da tribunali - che rischia-mo di ingolfare più di quanto giànon siano - e soprattutto che sia agi-to nelle politiche nazionali, in quel-le locali, tra i professionisti e nellasocietà.

Cos’è l’Osservatorio Nazionalesulla Condizione delle Persone conDisabilità?

È un organismo governativo diimplementazione e monitoraggiodella Convenzione Onu. Esso haanzitutto l’obbligo di restituire ailivelli internazionali di controllo uncostante monitoraggio del rispettodei diritti umani delle persone condisabilità in Italia. Non si tratta del-la semplice considerazione di cono-scere per decidere, che peraltro sa-rebbe già sufficiente, ma della ne-cessità di evitare sanzioni molto con-crete come multe, risorse che posso-no essere invece investite per la pie-na inclusione sociale delle personecon disabilità. È un organismo go-vernativo benché fortemente parte-cipato da organismi della societàcivile, le Dpo’s (le associazioni del-le persone con disabilità), le partisociali dei produttori (imprese e sin-dacati), i service provider ecc. È pursempre dominato dai rappresentan-ti della pubblica amministrazione.Queste hanno la competenza per re-alizzare il piano di implementazio-ne biennale il quale impegna le pub-

bliche amministrazioni di ogni livel-lo. Un’atto che proviene da una for-te richiesta del mondo associativo,che per quanto partecipato, sarà delGoverno. Altro è lo shadow report,in altri termini una contro relazionesul monitoraggio dei diritti umani.La Convenzione prevede espressa-mente che esso sia realizzato da unorganismo indipendente. In moltiPaesi esistono delle istituzioni indi-pendenti per i diritti umani ricono-sciute con legge dello stato, da essafinanziati, e costituiti da organizza-zioni di tutela, da livelli accademi-ci, e parti sociali. In Italia i vari ten-tativi di istituire un organismo indi-pendente, per i diritti umani di tutti,sono falliti, poiché è comunementeed erroneamente ritenuto che in Ita-lia non esiste un problema relativoal rispetto dei diritti umani.

Anche gli altri Paesi hanno unOsservatorio o si tratta di un’espe-rienza solo Italiana?

Esistono svariate modalità di ar-ticolare organismi governativi e in-dipendenti che operano secondo gliindirizzi descritti. No, in tema di de-mocrazia partecipativa non siamoun’avanguardia. Persino Paesi invia di sviluppo ne praticano gli stru-menti meglio di noi.

Cosa potrà cambiare nelle politi-che sociali?

Cambia la relazione con le auto-nomie locali e con i professionistipreposti a mettere in campo servizi eaccomodamenti ragionevoli. Costo-ro infatti devono cambiare pelle: dadeus ex machina della vita delle per-sone con disabilità a facilitatori del-l’empowerment delle persone con di-sabilità. Devono cioè trasformarsi daentità di esercizio del potere e delbene pubblico, a soggetti che confe-riscono il potere ai cittadini con di-sabilità. Il mutamento è quasi geneti-co e per questa ragione il segretariogenerale delle Nazioni Unite parlòdi “cambio di paradigma” ovvero diun cambio epocale all’indomani del-l’approvazione della Convenzioneda parte dell’Assemblea Generaledelle Nazioni Unite.

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Nel 2011 ricorre il 50º anniver-sario della proclamazione della Ver-gine Maria sotto il titolo “del BuonRimedio” quale patrona coprincipa-le dell’Ordine Trinitario (patronaprincipale è sant’Agnese, vergine emartire). Fu il beato Giovanni XXI-II chi la dichiarò tale mediante leLettere Apostoliche “Sacrarium Tri-nitatis Augustae” nel 1961, sotto ri-chiesta del Capitolo Generale del-l’Ordine celebratosi nel 1959.

Se è vero che la devozione allaVergine Maria è una costante nellastoria dei Trinitari sin dalle origini,è pur vero che questa devozione harivestito diverse connotazioni isti-tuzionali attraverso la storia. La de-vozione mariana dell’Ordine si èdistinta attorno ad alcuni misteri diMaria (l’Immacolata Concezione el’Attesa del Parto) e diversi titolimariani (Madonna delle Grazie,Santo Nome di Maria, Madonna delRiscatto e Madonna del Buon Ri-medio). C’è da chiedersi il motivoper il quale è stato preferito que-st’ultimo titolo all’ora di proclama-re il patrocinio mariano sull’Ordi-ne.

Oltre le pie (e tardive) leggen-de, che fanno risalire la devozionealla Madonna sotto il titolo del Ri-medio niente meno che a san Gio-vanni de Matha, la ragione storicaper la quale c’è stata una predile-zione di questo titolo risale alla se-conda metà del secolo XVI, e pre-cisamente alla Battaglia di Lepanto(1571) nonchè ad un’immaginedella Madonna, venerata con que-

di P. Pedro Aliaga

La Madonna del Buon Rimedioe la Battaglia di Lepanto

PATRONA DELL’ORDINEIl 7 ottobre 1571, il votodel condottiero della flotta cristiana

Cinquant’anni

Storia e devozione

20112011ANNO MARIANOdella Famiglia TrinitariaANNO MARIANOdella Famiglia Trinitaria

sto titolo nella chiesa dei Trinitari aValencia (Spagna). Detto sia traparentesi: non si può ritenere checi sia stata una devozione partico-lare dei trinitari verso questo titoloprima di Lepanto, anche se è veroche ci sono notizie precedenti d’im-magini di questo nome in alcunechiese dell’Ordine. Come d’altron-de si trovavano immagini con altrititoli. Soltanto il “dopo Lepanto”giustifica una certa bramosia di farrisalire le cose a “prima di Lepan-to”, con tanto entusiasmo, moltafantasia ma poca ragione.

Il 7 ottobre 1571, quando stavaper iniziare la fatidica battaglia nelgolfo di Lepanto, sulla nave capita-na e accanto al condottiero dellaflotta cristiana, don Giovanni d’Au-stria (fratello di re Filippo II di Spa-gna), si trovava il nobile don Mi-guel de Moncada, viceré di Valen-cia e patrono del convento trinita-rio in quanto discendente dei fon-datori di esso. Giusto nel momentoprecedente al primo sparo dei can-noni, don Miguel disse a don Gio-vanni più o meno queste parole:“Oggi a Valencia si fa festa allaMadonna del Rimedio”; e don Gio-vanni, in quel momento, fece votoalla Vergine di inviarle qualche tro-feo della battaglia qualora l’avesse-ro vinta.

Ottenuta la clamorosa vittoria,don Giovanni d’Austria ha soddi-sfatto il suo voto, mandando allaMadonna del Rimedio di Valencia200 “doblas” (monete d’oro) e una“aljuba” (mantello turco) ricchissi-mamente ricamato. In seguito,papa Gregorio XIII ha concesso un

giubileo perpetuo alla chiesa trini-taria di Valencia in onore della Ma-donna, da lucrarsi ogni anno il 7ottobre.

Questa grazia pontificia è data-ta il 3.9.1575. Presto venne erettauna confraternita del Rimedio aValencia, e subito cominciarono adedicarsi altari a questo titolo nellechiese trinitarie, mettendo alle im-magini di Maria del Rimedio la cro-ce trinitaria, specialmente nella pro-vincia d’Aragona. Il ritmo di fon-dazione di confraternite del Rime-dio è veramente stupefacente dal1574 in poi. Nel ‘600 moltissimefra le antiche confraternite della San-tissima Trinità aggiungono il titolodel Rimedio. La principessa donnaGiovanna regalò al convento trini-tario di Madrid l’immagine dellaMadonna del Rimedio, alla qualevenne edificata una cappella pro-pria. Grande devoto di questo si-mulacro mariano fu san Simone deRojas.

La prima volta che la Madonnadel Rimedio è chiamata “patrona”dell’Ordine trinitario è nel 1626, daP. Pablo Aznar. In Italia, il gesuitaP. Placido Samperi, nella sua opera“Iconologia della gloriosa VergineMadre di Dio Maria” (1644), par-lando dell’immagine del Rimedio diMessina, fa risalire la devozione deitrinitari all’immagine di Valenciadopo esser stata invocata da donGiovanni d’Austria a Lepanto, ecosì dichiara: Ad imitatione dun-que di questa Madonna di Valen-za, in tutte le sue chiese questa sa-cra religione piglia per Protettricequesta Signora, e la propone a’Popoli come certo rimedio di tuttele necessità e cosí ha fatto in Mes-sina.

Il Buon Rimedio

Oggi a Valencia...

Duecento doblas

Don Giovanni d’Austria

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Anno Mariano

La battaglia di Lepantoin un dipintodi Paolo Veronese

La Santissima Trinità havoluto fondare la nostrasacra religione [deitrinitari] e che in essaavessimo nostra Signoracome Patrona, con il titolodi Nostra Signora delRimedio. Così come laSantissima Trinità hascelto la Vergine Mariacome Madre del suo Figlioe rimedio del genereumano, così ha volutoanche che ci fosse unareligione dedicata con iltitolo della SantissimaTrinità e in essa NostraSignora del Rimedio,affinchè ci sia sempre suquesta terra la memoriaperpetua e una svegliacontinua per lodare Iddiotrino e uno per i beneficiineffabili che ci ha concessodonandoci il suo Figlio Diocome nostro Redentore.Tutte le religioni vengonofondate perchè in esse sirendano a Dio lodi perpe-tue, giorno e notte, per itanti benefici ricevuti dallesue mani generose. L’Or-dine di San Basilio, diSant’Agostino, di SanBenedetto, di SanBernardo, di Camaldoli,Certosini e Girolamini,Domenicani, Francescani,Carmelitani, Mercedari, diSan Francesco di Paola,della Compagnia di Gesù ealtre religioni e chiese checi sono nella cristianità, ein esse si trovano titolidiversi di Nostra Signora,tutto ciò ordinato dalla SuaDivina Maestà perchè eglivenga lodato e gli rendia-mo grazie. Ma in particola-re, Dio ha voluto che ilnostro Ordine sia unasveglia per tutti con iltitolo della SantissimaTrinità e di Nostra Signoradel Rimedio.

P. Pablo AznarBarcellona 1626

DAL «LIBRO DEIMIRACOLI DI NO-

STRA SIGNORA DELRIMEDIO»

DOCUMENTI

Dal Libro dei miracolidi Nostra Signoradel Buon Rimedio

Ad imitatione dunquedi questa Madonna diValenza, in tutte le suechiese questa sacrareligione piglia perProtettrice questaSignora, e la propone a’Popoli come certorimedio di tutte lenecessità e cosí ha fattoin Messina.

Nell’immagine asinistra, la Madona delBuon Rimedio conse-gna a San Giovanni DeMatha un sacchetto didenari necessari per ilriscatto dei prigionieri

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Istantanea

La Famiglia Trinitaria

di P. Michele Siggillino

Attualitàdella persecuzionecontro i cristiani

Certo, oggi tutto il mondo riconosce la realtà dellenuove persecuzioni anticristiane. Questa realtà non puòessere più negata. È già una vittoria contro l’oblio. Nelmomento del discorso inaugurale dell’assemblea ple-naria della conferenza dei vescovi di Argentina, il suopresidente, il cardinale Jorge Bergoglio, diceva senzapreamboli: “La Chiesa è stata, è e sarà perseguitata […]mentre annuncia la Fede”. Ma è una ragione per rinun-ciare? No! I trinitari che vogliono tornare alle radicievangeliche espresse nella Regola approvata da papaInnocenzo III, ed essere fedeli al carisma del fondato-re Giovanni de Matha, non possono restare sordi algrido dei fratelli che si trovano nelle catacombe. Alloral’Ordine trinitario rinnova il suo impegno di fedeltà alsuo carisma e fa suo il motto presente nel cuore di ognitrinitario: Gloria tibi Trinitas et captivis libertas. Inquesto mondo come ho detto in cui esistono personeche soffrono oppressione, persecuzione e discimina-zioni a causa della loro fede in Cristo, alla fedeltà aivalori del Vangelo e alla loro coscienza, i trinitari vo-

di P. Thierry Knecht*

SolidarietàInternazionaleTrinitaria

Una settimana dopo l’ardente chiamata delPapa e dei diversi patriarchi alla conclusione delsinodo dei vescovi della Chiesa del Medio Orien-te (dall’Iran all’Egitto compreso), siamo rima-sti costernati dalla carneficina che colpiva i cri-stiani di Bagdad nella chiesa siro-cattolica diNostra Signora del Soccorso Perpetuo. 53 mor-ti, tra loro tre sacerdoti e 66 feriti (senza conta-re i ribelli). I musulmani che appartengono algruppo di Al Qaida, hanno chiamato questa chie-sa “Rifugio osceno dell’idolatria”. Questo eventoha confermato che le minoranze cristianed’Oriente restano un obiettivo privilegiato pergli integralisti islamici.

All’inizio del XXI secolo, abbiamo scopertouna realtà sorprendente: ogni giorno, ogni ora,dei cristiani rischiano la propria vita semplice-mente perché sono cristiani. In alcuni paesi, ènegato il diritto a praticare la propria fede, nonpossono accedere a certe responsabilità o de-vono soffrire il digiuno del ramadan (Algeria,Egitto, Nigeria, Pakistan,…), a rischio di finirein carcere. Sono denigrati nei manuali di scuo-la, si bruciano le loro chiese, si accusano diogni tipo di blasfemia o complotto contro la si-curezza dello Stato. Ai non cristiani, viene proi-bita la conversione, negando così la libertà reli-giosa.

La libertà religiosa è il diritto delle persone e delle comu-nità di cercare la verità e professare liberamente la propriafede… la libertà religiosa deriva dalla singolare dignità del-l’uomo che, tra tutte le creature della terra, è l’unica capacedi stabilire una relazione libera e cosciente con il suo Creato-re. “Tutti gli uomini - dice il Concilio -, conformi alla lorodignità, di persone, cioè, dotati di ragione e volontà libera,[…] sono spinti, per propria natura, alla ricerca della veritàe, in oltre, hanno l’obbligo morale di farlo, soprattutto laverità religiosa”. Questa libertà religiosa non è il diritto a faretutto e il suo contrario, perché, evidentemente, si deve ri-spettare l’ordine pubblico. Ma, in cosa, un non terroristamusulmano che prega nella sua moschea, disturba quest’or-dine pubblico? E in cosa, un cattolico che prega nella suachiesa, lo farà? Senza dubbio questa libertà religiosa esistesempre meno nel mondo, in nella misura in cui l’islamismoavanza.

In questo momento più di 20 milioni di fratelli stannovivendo in situazioni difficili, a volte intollerabili. Durante ilsuo intervento all’assemblea generale delle Nazioni Unite, l’os-servatore permanente della Santa Sede, mons. Migliore, halanciato un segnale di allarme al riguardo parlando di verotsnunami anticristiani . È vero, oggi giorno, i cristiani conti-nuano a pagare l’intolleranza e la discriminazione, sono vitti-me di una autentica cristofobia.

Libertà religiosa. Che cos’è?

gliono ascoltare il loro desiderio di liberazione e le lorogrida di speranza, prestando un servizio di misericordia.Nell’ottobre 2008, dopo gli eventi distruttivi di agostocontro i cristiani di Orissa, il Padre Generale ha rispostoall’invito del presidente del Sit generale e ha scritto unalettera circolare chiamata “Destati Famiglia Trinitaria”,per informare la famiglia trinitaria della gravità e dell’ur-genza della situazione. Grazie alla chiamata, in ogni pro-vincia dell’Ordine, nei vari istituti delle religiose e laici,hanno dato una risposta e hanno creato un movimentodi solidarietà. Abbiamo potuto inviare un aiuto all’arci-vescovo di Orissa di quasi 30.000 euro per la ricostru-zione delle cappelle, chiese e case per i cristiani in India.

Come si vede il Sit, organismo dell’Ordine, non haaltra ambizione che rispondere a questa chiamata: scopri-re, rivelare e denunciare in cosa constistono le nuove per-secuzioni anticristiane e mostrare la loro ampiezza. Il Sitha la triplice missione di informare, denunciare e sostene-re: informare i cristiani liberi perché non possiamo di-menticare i nostri fratelli che si trovano nelle catacombe.

Famiglia Trinitaria, movimento di soldarietà

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Istantanea

La Famiglia Trinitaria e la libertà religiosaSolidarietà Internazionale Trinitaria: i progetti per il 2011

Il Sit è stato fondato dal Capi-tolo Generale Straordinario dell’Or-dine della Santissima Trinità cele-brato ad Ariccia nel 1999. Il nuovoorganismo è stato accolto con en-tusiasmo da papa Giovanni PaoloII durante l’udienza con la Fami-glia Trinitaria nel mese di agostodello stesso anno. L’obiettivo prin-cipale era di recuperare il sensooriginale del nostro modo partico-lare di comprendere la solidarietàverso i fratelli più bisognosi. Il SitGenerale, così, si è visto occupatonell’adozione di bambini, nella curaai carcerati in Madagascar, al so-stegno delle vittime dello tsunamiin Asia, dei rifugiati sudanesi al Ca-iro con il centro Santa Bakhita (ope-ra principale). I Sit provinciali,come quello spagnolo, invece, han-no lavorato nei campi della schia-vitù con progetti come la scuola-fattoria di Karthum, nelle informa-zioni come il foglietto mensile,ecc…

Anche il Capitolo Generale diMoramanda (2007), ha chiesto unorientamento chiaro dell’organi-smo. Il Consiglio Direttivo che rap-presenta tutte le delegazioni del Sitnel mondo, ha deciso all’unanimi-tà, di concentrare tutti i suoi sforzia favore dei cristiani perseguitati oemarginati a causa della loro fede.Questa decisione è stata avallata dalConsiglio Generale dell’Ordine nel-l’aprile 2008 e dalla CongregazioneGenerale nel maggio 2010, con inuovi statuti generali.

Oggi il Sit è presente nelle variegiurisdizioni dell’Ordine: c’è un SitSpagna molto attivo, ma anche unSit in Canada, Stati Uniti, Francia,Italia, Colombia-Porto Rico, India,Madagascar e in Brasile. Nel nuo-vo anno si spera nella creazione delSit in Messico e nel vicariato dellaSpagna Sud in America.

Il Sit, quindi,per sensibilizza-re, sostenere eincentivare i suoifini e attività, sti-mola un ampiomovimento dipreghiera e di ca-rità redentrice(per esempio colfoglietto mensilein Spagna, i bol-lettini dei SIT re-gionali, le oresante di preghie-ra mensile il 23 di ogni mese a SanTommaso in Formis, via crucis,pubblicazioni varie o articoli in di-versi periodici trinitari e non trini-tari come l’agenzia Fides, ecc).Fornisce informazioni sulle situa-zioni e urgenze nel campo della per-secuzione e programma azioni con-crete secondo le possibilità e sem-pre in assonanza con le sue finalità:petizioni, lettere ai politici in occa-sione dell’anniversario della Dichia-razione Universale dei Diritti Uma-ni, aiuto concreto come il centropastorale Santa Bakhita, o la scuo-la-fattoria di Yebel o la formazionedei sacerdoti della Chiesa clande-stina della Cina, dell’educazione deigiovani cristiani di Orissa nelle no-stre case, la fondazione di una casanello stato di Assam sulla frontieratra Butan e Nepal per l’accoglienzae la pastorale dei cristiani di questipaesi.

Il Sit generale è, inoltre, apertoalla partecipazione e alla collabora-zione con organismi che perseguo-no gli stessi fini. Sono stati avviaticontatti con il cardinale Cordes, pre-sidente di Giustizia e Pace, conAmnesty International, con la Chie-sa che soffre, e con la nuova Com-missione europea.

È stata presentata una richiesta

per il riconoscimento del Sit gene-rale come Oing (organismo inter-nazionale non governativo), al par-lamento europeo e anche all’Onu.

Ora il Sit auspica ardentementela collaborazione volontaria degliIstituti e del laicato della FamigliaTrinitaria. Ha bisogno della parte-cipazione e della collaborazione ditutti. Le monache, le suore e i laicigià hanno contribuito ai progetti delSit, ma ci si augura che ora questipossano partecipare sempre più nellariflessione e nel lavoro dell’organi-smo. I progetti di quest’anno si rias-sumono in piccole azioni. È difficilefare grandi progetti soprattutto neiPaesi dove ai cristiani è impedito diriunirsi. Quest’anno saranno aiutatiun po’ di più i cristiani del nord del-l’India e, precisamente, dello statodi Orissa, sostenendo le azioni pun-tuali dei fratelli trinitari dell’India.Verrà ancora sostenuta l’opera delSit Spagna che riguarda la scuola-fattoria di Khartoum (Sudan). Siapprofitterà nel 2011 per risvegliarele coscienze e perseguire con i re-sponsabili della politica, un interes-se crescente grazie anche al Mes-saggio del 1º gennaio 2011 di Bene-detto XVI: libertà religiosa e costru-zione di pace.

*Presidente del Sit Generale

Nelle pagine, alcuneimmagini della tragediadel 31 ottobre 2010perpetuato nellacattedrale di NostraSignora della Liberazio-ne in Baghdad. Ilmassacro ha causato 52morti, tra cui duesacerdoti che celebrava-no qual giorno.

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Lo scaffale del mese

M. FIEDROWICZTeologia dei Padridella Chiesa

51,00euro

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Una nuova operafondamentale sullapatristica, che sviluppain prospettiva sistema-tica i fondamenti e imetodi della riflessioneantica sulla fedecristiana,evidenziandone tanto lapluralità di voci quantol’unità di fondo. Checosa caratterizza laconcezione che i Padridella Chiesa avevanodella teologia? Que-st’opera sviluppa inprospettiva sistematicai fondamenti e i metodidella riflessione cristia-na antica sulla fede.L’opera dello storico epatrologo MichaelFiedrowicz si distingueobiettivamente per dueragioni di rilievo:colma, in primo luogo,una vistosa lacuna tra inon pochi manuali dipatrologia e le presen-tazioni pur accuratedella storia dei dogmi edella storia dellateologia; inoltre guidaall’intelligenza dellefonti in merito aifondamenti dell’anticariflessione sulla fede.

P. MORELLIIl matrimoniosacramento

Il presente lavoro siprefigge di identificarela rilevanza giuridicadel consenso matrimo-niale. L’autore, attra-verso l’analisi delmatrimonio sacramen-to, rileva quando ècelebrato in manieravalida, quando siverificano lo sciogli-mento e la dichiarazio-ne di nullità del matri-monio e quali sono glieffetti civili del matri-monio concordatario,l’effetto delle sentenzedei Tribunali Ecclesia-stici nell’ordinamentocivile Italiano. L’operasi rivolge a tutti coloroche sono ogni giorno acontatto con la materiadel matrimonio,parroci, operatori deiTribunali Ecclesiastici,esperti del DirittoCanonico. Il testo aiutaad avere una chiara edimmediata compren-sione di aspetti delmatrimonio sacramen-to che, per chi non èesperto del diritto,potrebbe risultaremateria ardua dainterpretare.

Un incontro giornalierocon la Parola di Gesùin compagnia diMonsignor Paglia. Ilvolume propone brevipassi tratti dal Vangeloe commentati..Un modo semplice edefficace per leggere eriflettere ogni giornosulla Parola, grazie allaquale è possibileentrarein colloquio diretto conGesù.Vincenzo Paglia èvescovo di Terni-Narni-Amelia e presi-dente della Commissio-ne per l’ecumenismo eil dialogo della Cei.

V. PAGLIA365 giornicon Gesù

C. M. MARTINIParoleper vivere

Questo volume delcardinal Martiniraccoglie le meditazioniproposte in occasionedi 17 incontri svoltisicon altrettanti gruppi disacerdoti della diocesidi Milano.Un grande maestrodella spiritualità con-temporanea ci testimo-nia la passione incondi-zionata per Dio e per lasua Parola, per laChiesa, per l’umanità.Dalla ricchezza dellasua esperienza scaturi-scono pagine preziose,che ci suggerisconoparole per vivere.

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25rinitàTL iberazione

Lo scaffale del mese

25

13,00euro

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G. RAVASII Salmi nello specchiodella creazione

AA.VV.MessalinoJunior

3,50euro

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A. SPREAFICODa nemicia fratelli

Un percorso biblicoche ci accompagnaoltre i muri d’inimiciziainnalzati ogni giorno.Viviamo in un mondoglobale, ma anchetribale, dove ognuno, alivello individuale, digruppo, di comunitàlocale, regionale,nazionale, per paura èistintivamente portato adifendere il proprioinvece di aprirsiall’altro. La Parola diDio porta dentro di séun tesoro di sapienza,che può aiutarci apercorrere un itinerariodi fraternità, oltre imuri d’inimiciziainnalzati ogni giorno.Sua Ecc.za Mons.Ambrogio Spreafico èstato docente di AnticoTestamento presso laGregoriana dal 1978 al1986 e di linguaebraica al PontificioIstituto Biblico diRoma. Ha tenuto lacattedra di AnticoTestamento allaFacoltà Teologicadell’Urbaniana, dellaquale è stato a lungoMagnifico Rettore.

Hanno più di duemilaanni e sembrano scrittioggi. Nella loroconcretezza i Salmioffrono richiamicontinui e intensi allanatura e alle situazioniumane più diverse incui donne e uomini ditutti i tempi si possonoriconoscere. Perquesto, se c’è unapreghiera che si offreal commento con leimmagini, questa è lapreghiera dei Salmi.Nella contemplazionedella natura e nelviaggio interiore allaricerca di sé e dell’Al-tro fuori di sé, questeantiche preghiere dilode, di contemplazio-ne, di invocazioneidentificano il percorsodella persona allaricerca di un sensoulteriore.In questo volume, ilprimo di una trilogiache si concluderàdell’autunno del 2011,parole e immagini siconiugano per offrireai lettori diverse chiavidi lettura e suggerirecosì possibili itinerari.

C. F. RUPPII santidel giorno

Da quattro anni,puntualmente, ognimattina alle ore 5 e 30,al termine del primogiornale radio Rai,l’autore presenta ilsanto del giorno.Questo volume racco-glie e riporta questomateriale con l’intentodi far conoscere algrande pubblico untesoro di santità chepuò essere per molti diaiuto e ispirazione perla vita di ogni giorno.Cosmo FrancescoRuppi è l’arcivescovometropolita emerito diLecce.

Il Messalino Junior è laprima vera guida,pratica e semplice,realizzata per aiutare iragazzi a parteciparealla Messa: letturebibliche, commenti,disegni, preghiere,parole chiave,attualizzazioni. I ragazzisaranno condotti, conl’aiuto di questosimpatico e comodosussidio, a scoprire iltesoro della Parola diDio. Il sussidio accom-pagna dalla Festa del1° gennaio all’ultimadomenica di febbraio2011.

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Presenza

QuiLucodei Marsi

L’Adeat della Marsica: un altro anno insiemedi Ermanno Di Matteo

Anche quest’anno le nostre Fra-ternità trinitarie di Avezzano Lucodei Marsi e Cese si sono riunite in-sieme presso le suore trinitarie diLuco per ricordare la nascita delnostro Ordine Trinitario e festeg-giare il nostro Santo Fondatore Gio-vanni De Matha.

All’incontro hanno partecipatooltre ai confratelli e sorelle trinitari,anche amici e simpatizzanti ed èstato condotto, nell’aspetto spiritua-le, dal Vicario Generale P. GiovanniMartire Savina; doveva partecipa-re anche il Presidente ProvincialeProf. Nicola Calbi ma la malattiadella moglie l’ha costretto a rima-nere a Roma. Abbiamo invitato an-che un padre Malgascio della Dio-cesi trinitarie di Tsirinomandity P.Jean Claude.

L’incontro è iniziato con l’ac-coglienza in una semplice colazio-ne portata dalle consorelle e dallesuore; poi abbiamo recitato le lodie nel mezzo della preghiera abbia-mo rinnovato le promesse.

Dopo la presentazione da partedel Presidente delle tre fraternitàErmanno Di Matteo, P. GiovanniSavina ci ha parlato del “Mosaicodi S. Tommaso in Formis” sul Ce-lio a Roma. Con un piccolo fasci-coletto ci ha illustrato brevementela storia perchè ha voluto soffer-marsi di più sulla figura rappresen-tativa che il S. Fondatore ha volutoproporci. Riporto qui le riflessioniche abbiamo meditate: “Si vedecentralmente la figura di Cristo,solennemente seduto in Trono, av-volto da un’aureola di luce, splen-dente nell’oro del mosaico cheprende per mano due uomini, unobianco e l’altro nero, avvinti in cep-pi, quindi schiavi, sono macilenti,deboli, ambedue bisognosi d’esse-re liberati. Mentre il bianco ha inmano un’asta crocifera con deicolori particolari, rosso perpendi-colare e azzurro orizzontale, il moroha in mano uno scudiscio. La manodel bianco-cristiano è inclinata in

giù, segno di sottomissione a Cri-sto, quella del moro è orientata insu, perché pagano, sottomesso adAllah. Inoltre notiamo le catene cheassoggettano i due uomini, nel bian-co-cristiano sono collegati con Cri-sto, seduto in trono, mentre quelledel moro sono staccate dal Cristo,senza connessione con il figlio didio. Nel mosaico Cristo redentoreè – train d’union – fra la terra e ilcielo. La divinità prende per manol’umanità,fragile, povera, schiava.Il mosaico parla di libertà previstaper entrambi i prigionieri avvinti incatene. Cristo occupa la figura cen-trale del Signum, che rende visibilel’intenzione dell’Ordine e della Cri-stianità del tempo, che diventa pro-gramma-progetto approvato da In-nocenzo III mediante la RegolaTrinitaria. E’ Cristo la fede, la ra-gione dello scambio. Il bianco èoggetto di attenzione particolareperché ha i ferri “già” spezzati; ha

in mano la croce simbolo di libera-zione, un croce in verità anomalanei suoi colori; esse testimonia l’at-tività liberatrice dell’Ordine trinita-rio. La croce trinitaria è una crocedisarmata, pacifica, mite, arrende-vole. Il moro con lo scudiscio sta asignificare il pericolo per la fedecristiana da parte del mondo paga-no da lui simbolizzato”.

Dopo queste considerazioni P.Jean Claude ci ha parlato della suaDiocesi e di come si svolge il loroapostolato. In seguito ci sono statele confessioni e infine la S. Messa.Il pranzo nel salone delle suore harallegrato tutti. Ha suscitato mera-viglia ed esultanza una torta fattadalla consorella Antonina Fiascacon il mosaico e la croce trinitariache ha ricordato gli ottocento annidello stesso mosaico.

Con gli auguri per un anno nuo-vo da vivere secondo lo spirito delS. Fondatore, ci siamo salutati.

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27rinitàTL iberazione

Il Mosaico oggi, una mostra

Presenza

QuiLivorno

Da Livorno arriva la testimonianza di Mario Lo-renzini, nato il 20 giugno 1928 a Piombino, autore dellibro “Una giovinezza nelle stazioni ferroviarie” e peranni corrispondente de La Nazione, del Tempo diRoma, e della Rai, collaboratore de Il Tirreno, RadioLivorno Città aperta, Il Centro e Parallelo 38 di ReggioCalabria.

Il giornalista ci racconta brevemente quelle chesono state le attività e i momenti salienti dell’ultimoperiodo nella comunità Trinitaria di Livorno: “I sem-plici lavori degli alunni della scuola media Mazziniche hanno rappresentato l’Ottavo anniversario delMosaico di san Tommaso in Formis ‘guardando l’ar-monia della natura per ritrovare la tua libertà’, l’in-tervento appassionato del direttore della casa cir-condariale (alcuni ospiti hanno partecipato all’inizia-tiva voluta da Padre Lorenzo dei Trinitari di san Fer-dinando di Livorno), il concerto di strumenti musi-cali come il ciaramello,la ghironda e la gaita. Il tuttonell’ospitale auditorium dell’Istituto Musicale Masca-gni”. In particolare, la mostra d’arte contemporaneaavente come tema l’attualità del messaggio del mo-saico di san Tommaso in Formis quale espressionedi libertà per l’uomo del Terzo Millennio ha avuto unsuccesso degno di nota per aver coinvolto in modoparticolare gli studenti delle scuole di ogni ordine,grazie all’impegno dei docenti di Religione che han-no trovato nell’Ufficio scolastico provinciale ampiacollaborazione.

Dopo il saluto del presidente della Provincia Gior-gio Kutufà che ha espresso ai Trinitari tutto il suo ap-prezzamento, la professoressa Cuzzocrea ha presen-tato la manifestazione mettendo in risalto la presenza aLivorno dell’Ordine trinitario in un quartiere storicoche cerca di conservare le origini e le tradizioni. Laprof. Ilaria Buonafalce, che si è laureata con una tesisulla Chiesa di San Ferdinando, ha coniugato perfetta-mente il percorso storico con quello artistico soffer-mandosi sul secondo, suscitando vivo interesse fra ilnumeroso pubblico presente e in particolare da partedell’Ammiraglio del Comandante dell’Accademia Na-vale, che ha chiesto delucidazioni in merito ad un par-ticolare architettonico.

“Chi scrive - continua Lorenzini - è sempre statovicino ai Trinitari, fin da quando era responsabile Pa-dre Barbano, e in questa occasione ha trovato più diun motivo perché la presenza, specialmente in questomomento storico, sia da valorizzare e trovi accoglien-za da parte di soggetti responsabili sia della vita citta-dina, sia di quella religiosa. Sono certo che PadreLorenzo,che conosciamo da tanti anni e con il qualecollaboriamo all’interno del Circolo Culturale San Gio-vanni di Matha (nostra è la guida in quattro lingue)coadiuvato dal prof. Andrea Zargani e della prof. Cuz-zocrea, possa essere soddisfatto”.

Tutti sotto l’albero con la tradizionale Festa di Na-tale alla fine dell’anno. Festa insieme ai ragazzi del Cen-tro con i loro familiari e le autorità istituzionali dellaRegione Friuli Venezia Giulia, della Provincia di Gorizia,dell’Azienda Sanitaria Goriziana e del Comune diMedea. Erano presenti l’assessore regionale alla sani-tà Vladimir Kosic, il vicepresidente della ProvinciaRoberta Demartin, il direttore generale dell’AziendaSanitaria Gianni Cortiula, il presidente regionale dellaConsulta dei Disabili Mario Brancati, il consigliere re-gionale Franco Brussa ed il presidente del CISI Rena-to Mucchiut. Nel corso del tradizionale incontro è sta-to fatto un bilancio dell’attività svolta nel corso del-l’anno, proiettando poi lo sguardo verso l’attività fu-tura di questo Centro che ospita persone affette dadisabilità intellettiva e che ultimamente viene conside-rato come un fiore all’occhiello in ambito regionale.Basti pensare - come ha fatto presente la coordinatri-ce Claudia Panteni - che nel 2010 sono state ben 70 leattività ricreative, sportive e di altro genere promossea favore degli ospiti, mentre Luciano De Mitri, coor-dinatore tecnico dell’associazione sportivo-dilattantistica Giuliano Schultz, del presidente GiovanniFinotto, pure lui intervenuto brevemente, che operanel Centro stesso, ha informato che nel 2011 due atletiin forza al sodalizio stesso, Antonello Terzini e Mauri-zio Dal Bello, parteciperanno ai campionati mondiali ditennistavolo il primo, alla maratona di Atene il secon-do. In ambito socio-assistenziale, invece - come harilevato il coordinatore Marco De Palma - sono iniziatii lavori per la realizzazione del nuovo Residence, chedovrebbero concludersi nei primi mesi del 2012, sot-tolineando poi come la Fondazione Carigo abbia con-cesso un contributo di 50mila euro a sostegno di taleprogetto. Nel corso della cerimonia, in cui dopo laSanta Messa celebrata dal direttore del Centro, padrePietro Lorusso, assieme al nuovo parroco di Medea,monsignor Mauro Belletti, seguita da un filmato e dauna recita preparata dagli ospiti, l’ex consigliere re-gionale Adriano Ritossa ha regalato un orologio d’oroa Mauro Cominotto, atleta della Schultz, e una targa diriconoscimento all’associazione “Il Cerchio”.

I ragazzi sotto l’albero

QuiMedea

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28 rinitàTL iberazione

Presenza

QuiRoccadi Papa

Il Concerto di Natale nel Santuario Trinitariodi Paola Casetti

In occasione della festa di SanGiovanni de Matha, fondatore del-l’Ordine Trinitario, e nell’ambitodelle festività natalizie, domenica19, dopo la Messa solenne delleundici, il Santuario della Madonnadel Tufo ha accolto un gruppo digiovani musicisti, provenienti dallascuola di Castel Gandolfo, chehanno piacevolmente intrattenuto,per circa un’ora, l’assemblea deifedeli.

Grazie al passaparola, la notiziadel concerto, annunciata durante leMesse festive nelle due settimaneprecedenti, ha fatto il giro dei Ca-stelli Romani tanto che la chiesa eragremita di folla. Il Rettore, P. LuigiBuonocore, prima di presentare gliartisti ed illustrare il programma, hafatto qualche cenno sull’OrdineTrinitario, approvato nel lontano 17dicembre 1198, mettendo in eviden-za i punti salienti del suo carisma,tuttora di grande attualità.

Subito dopo, nell’ambiente cal-do e luminoso della chiesa, sonorisonate le voci del coro dei bambi-ni, “Giovani note”, che hanno allie-tato il pubblico con commoventicanti natalizi, tra cui i più famosi“Astro del Ciel”, “Adeste fideles”,“Tu scendi dalle stelle”. Un reper-torio che ha fatto vibrare le cordepiù profonde del cuore dei presentifacendo riemergere ricordi dei tem-pi passati, legati soprattutto all’in-fanzia. Nostalgia che si leggevachiaramente sui volti delle perso-ne.

Il concerto si è concluso conbrani eseguiti con tastiera, violini,oboe e chitarre da altri giovani ar-tisti, gli “Ensemble Chantharmony”,allievi della stessa scuola d’arte di-retta dalle professoresse ChantalMony e Yllka Mishto. In program-ma il “Concerto in la minore” diVivaldi, la “Pastorale del concertoper la notte di Natale” di Corelli,l’Ave Maria di Caccini.

Tante le richieste di bis da partedel pubblico entusiasta, accolte dal

coro e dal gruppo “Ensemble” che,senza dubbio alcuno, hanno datoprova di uno straordinario talento.

A conclusione del concerto, unabreve riflessione di P. Luigi: la mu-

sica, quella vera, fa gustare Dio edin questa giornata è certamente an-che un’occasione propizia per ren-dere omaggio al Fondatore dell’Or-dine.

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29rinitàTL iberazione

Romana”, vi-cino a noi,che accoglie40 anziani;con loro ab-biamo passa-to alcune orein santa alle-gria, conTo m b o l a ,canti, scher-zi allegri ecc,per condivi-dere la gioia el’amore che

Gesù cristo e venuto a portare sulla terra. Un bel mo-mento per tutti.

Un’altra bella esperienza l’abbiamo passata quan-do a piccoli gruppi siamo andati a vivere qualche gior-no nelle comunità. Ognuno di noi ha cercato di ren-dersi utile, e soprattutto abbiamo sperimentato il calo-re e l’affetto che i Padri Trinitari del posto, ci hannomanifestato. Benefico è stato per noi anche il contattocon la gente.

Una bellissima giornata l’abbiamo vissuta il 28 di-cembre scorso nella Curia generalizia. Il Padre Gene-rale ha invitato tutti i giovani a passare un giorno conlui, non solo perché era la festa dei santi Innocenti enoi siamo i più giovani dell’Ordine ma anche e sopra-tutto perché quel giorno era il suo compleanno. È sta-to molto bello trovarci, giovani di diversi paesi, riunitidal carisma di san Giovanni de Matha e nell’allegria arinforzare il nostro desiderio di rinnovare non solo l’Or-dine Trinitario, e le speranze degli schiavi e oppressidei nostri tempi. Crediamo che Signore abbia com-passione di loro e venga a salvarli anche attraverso dinoi. Noi siamo pronti ad offrire la nostra vita perché ilDivin Redentore venga ancora a salvare l’umanità. Nonvogliamo illuderci, sentiamo tutta la nostra debolezzae fragilità, ma contemplando il Gesù Bambino, nel pre-sepe, ci siamo detti che come Lui e con lui anche noipossiamo un giorno fare tanto del bene.

Presenza

A S. Crisogono solidarietà per barboni e anziani

QuiRoma

A San Crisogono, da ottobre scorso, siamo duegruppi di giovani: 5 postulanti e 7 professi semplici.Ma molte attività le viviamo insieme, in comunione ecollaborazione. E quasi tutto in comunità, che ci ac-coglie ed ha nei nostri riguardi un occhio di particola-re benevolenza. I nostri maestri fanno del loro meglioper starci vicino ed aiutarci nei nostri bisogni e nelnostro cammino formativo.

Naturalmente questo comporta un impegno edu-cativo non facile. Soprattutto che i detti giovani sonostranieri e quindi oltre al problema culturale c’è anchequello della lingua, che non è di piccolo conto. Questocondiziona molto anche i nostri studi universitari.

La nostra comunità per Natale ha preso delle ini-ziative, semplici ma belle, che hanno aiutato tutti, gio-vani e meno giovani, a vivere questo tempo forte: ognilunedì, mercoledì e venerdì, ci siamo privati della fruttae il ricavato è andato a favore di una famiglia poverache il Parroco P. Venanzio ci ha suggerito.

Poi tutte le sere a cena abbiamo fatto silenzio. Neiprimi 5 minuti il Ministro, P. Saverio Murano ci leggevauna breve lettura e poi si iniziava il servizio e la cenadurante la quale una musica classica o religiosa accom-pagnava il nostro silenzio. Ciò forse può sembrare pocacosa, invece per noi giovani che alcuni giorni avevamo8 e 9 ore di scuola, lo stare in silenzio o ad ascoltare, hacomportato un grande sacrificio, ma l’abbiamo accet-tato e offerto con amore a Gesù Bambino che per veni-re in mezzo a noi e nascere in una capanna ha abbando-nato il suo cielo di luce e di gloria.

Inoltre il 16 dicembre, vigilia della festa di S. Gio-vanni de Matha, nostro fondatore, dopo la solennecelebrazione dei vespri ed Eucaristia, nella nostra ba-silica si è tenuta una Tavola rotonda, sul mosaico cherappresenta la visione avuta da San Giovanni de Ma-tha alla sua prima Messa. P. Giulio Cipollone ci haparlato del Mosaico, Mons Matteo Zuppi, della Co-munità di sant’Egidio, delle schiavitù moderne e rap-porti con l’Islam, e Mons Enrico Feroci, della Caritas,della Solidarietà verso i poveri. Tavola rotonda con-clusa con un concerto di canti natalizi, antichi e con-temporanei eseguiti dal coro femminile Eos, accom-pagnati dal pianista Mario Madonna e diretto da mae-stro Fabrizio Barchi. Una serata di riflessione, di me-ditazione e d’incanto.

Come attività caritative oltre alla presenza e aiutoche ci impegna ogni sabato sera nel centro di acco-glienza, (ex sala del cinema di San Crisogono) dove50 e più barboni vengono a passare un paio d’ore connoi, dialogare, ascoltare la parola del Signore, ricevereun buon pasto e spesso anche portare qualcosa consé. Domenica 19, con il coro della Parrocchia, siamoandati a visitare la casa di Riposo “Santa Francesca

di P. Angelo Buccarello

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Presenza

Anche i tre Magi ad allietare il Santo Natale

QuiVenosa

A distanza di quasi un mese dal Natale, ci piacecomunque ricordare sulle pagine della rivista una bellainiziativa che si è tenuta a Venosa durante le festivitànatalizie, presso il centro dei Padri Trinitari. Nella gior-nata del 23 Dicembre, i Re Magi, accompagnati da unBabbo Natale e partiti dall’Istituto, hanno sfilato per lestrade del paese venosino, recitando alcuni brani trattida una riflessione del Cardinal Martini, destando cu-riosità ed interesse, non solo tra i bambini, ma anchetra il pubblico adulto. Un modo originale attraverso ilquale Padre Angelo Cipollone, ripristinando una vec-chia tradizione nata nel 1986 e che non si ripeteva piùda tanti anni, ha invitato l’intera comunità a rifletteresul significato dell’annuncio e della festività del SantoNatale. In tutte le tappe, è stato letto e consegnato sucarta pergamena, il messaggio con il quale Carlo Ma-ria Martini invita a riflettere e ad interrogarsi sul sensodella vita e il suo mistero. L’allegra brigata ha fattotappa presso la scuola elementare “L. Lavista”, pres-so la scuola dell’infanzia “Madonna della Scala”, pres-so la Caserma dei carabinieri, al Castello Pirro del Bal-zo, e a Palazzo Calvini, dove è stata ricevuta dal sin-daco, dalla Giunta, dagli amministratori e dai dipen-denti comunali. Nella prima parte della mattinata cisono stati, poi, i giochi a cavallo e, successivamente,la recita di Natale e un buffet per lo scambio di auguricon le famiglie. Le iniziative sono state organizzatedagli operatori con la collaborazione dei volontari delServizio civile. Il titolo della recita, nel segno dellacontinuità, era “I tre Re Magi”. Ampia partecipazionedelle autorità e delle famiglie, oltre che dei ragazzi edegli operatori ed amici della famiglia Trinitaria. Lospettacolo, sotto forma di musical, ha visto in scenacirca 50 artisti tra attori, coro, orchestrina e banda.Drammatizzando il viaggio dei Re Magi, ha allietato ilnumeroso pubblico portando anche uno spunto di ri-flessione sui valori del Santo Natale. Padre Angelo haricordato che l’Opera dei Trinitari a favore dei ragazzicontinua e si rinnova costantemente grazie all’impe-gno degli operatori ed alla vicinanza delle istituzioni.

NELLA CASA DEL PADRE

Nel caro ricordo diGENNARO

MARCHIONETerziario Trinitario

Ritornato al Padrel’11 aprile 2010.

Per lui e per i suoi cari,la preghiera della grande

Famiglia Trinitaria

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31rinitàTL iberazione

Ultima

PERCHÈ SIGNORE?a cura di P. Orlando Navarra

La vita di Dio in noiSentirsi amici di Dio e avvertire

la sua presenza nel nostro spirito èla realtà più bella che si possa im-maginare in questo mondo e nel-l’altro. Il Vaticano II nella “LumenGentium” afferma che il progetto diDio è questo: “Elevare gli uominialla partecipazione della Vita Divi-na”. Alla “Lumen Gentium” fa ecola “Gaudium et spes”: “L’uomo èchiamato a comunicare con Diostesso, in qualità di figlio e a parte-cipare alla sua stessa felicità”. Tut-ta la storia della salvezza non è al-tro che la realizzazione continua eprogressiva di questo piano di Dio,che va alla ricerca dell’uomo e del-la risposta dell’uomo, che va allaricerca di Dio. È sempre accanto anoi per darci una mano e guidarcialla pienezza della vita. Egli, che èl’Amore, si dona incessantementea noi e ci comunica le sue ricchezzeinteriori, allo scopo di elevarci e farcidiventare una cosa sola con Lui.Noi sappiamo che la vita di Dio èvita di amore e che le sue manife-stazioni sono un’emanazione diquesto amore, che non finisce maidi stupirci e ci spinge a dare la no-stra risposta, che deve essere unarisposta di amore e di totale ade-sione ai suoi disegni di salvezza.“Amiamo Dio - ci dice ancora SanGiovanni - perché Egli ci ha amatiper primo”. È così meravigliosa lastoria dell’amore di Dio per l’uo-mo, che, a ragione, il salmista escla-ma: “Che cos’è l’uomo, perché tene ricordi e il figlio dell’uomo, per-ché te ne curi? Eppure l’hai fattopoco meno degli angeli, di gloria edi onore lo hai coronato: gli hai datopotere sulle opere delle tue mani,tutto hai posto sotto i suoi piedi”.Dio, che è Padre di tutti e vuole lasalvezza di tutti, dopo aver creatol’uomo, non l’ha abbandonato a sestesso, ma si è preso cura di lui el’ha coronato di gloria e di onore. Èstato sempre così, fin dalla creazio-ne del mondo. Tuttavia, con la ve-nuta del Cristo, la storia della no-stra salvezza ha raggiunto il suovertice. Cristo è l’uomo perfetto, cheha rilevato agli uomini il mistero diDio Trinità. “Io sono venuto, per-ché gli uomini abbiano la vita e l’ab-biano in abbondanza”. Di quale vitasi tratta, se non di quella stessa vita,

che si attua, fin da tutta l’eternità, trail Padre, il Figlio e lo Spirito Santo?”.“È lo Spirito che dà la vita, la carnenon giova a nulla”. Lo Spirito, cheGesù ci ha lasciato, è quell’acqua viva,che zampilla per la vita eterna, è lagrazia, che opera in ciascuno di noi eci trasforma in creature nuove, in tem-pio vivo di Dio Trinità. È cristiano,dunque, chi, in tutti i momenti dellagiornata e in tutte le situazioni dellavita, è testimone fedele dell’amore diDio Trinità.

Molto spesso i cristiani dimenti-cano di essere il lievito, che deve fer-mentare tutta la massa, l’anima, chedeve dare vita al mondo, la luce, chedeve dissipare le tenebre dell’erroree del male, il sale che deve dare sapo-re a tutte le vicende dell’umanità. Ep-pure il Signore ci chiama a collabora-re col suo piano di salvezza e ci esor-ta a vivere in comunione con lui. “Ri-manete nel mio amore, siate uniti ame, come il tralcio alla vite”. “Non vichiamo più servi, ma amici”, “senzadi me non potete far nulla”. La grazia,dunque, è un dono gratuito. Taledono fa parte del piano creatore diDio. Dio, nel creare l’uomo, l’ha volu-to orientato vitalmente a sé, parteci-pandogli la sua stessa vita. Perciòl’uomo integrale deve avere questetre caratteristiche: anima, corpo e gra-zia. La grazia è anche comunione, os-sia unione tra Dio e l’uomo, e quindiuna relazione di amicizia, che presup-pone una certa parità. La grazia è undono di comunione permanente, cioèstabile, abituale, duraturo, che Dio,nostro Padre, non ritira mai, perché èfedele alle sue promesse. Tale donoci viene concesso dal Padre, per mez-zo di Gesù Cristo, il quale è l’unicomediatore tra Dio e gli uomini. Tuttal’azione del Padre in noi si svolge permezzo di Gesù Cristo, nello SpiritoSanto. Tutto ciò costituisce la vitanuova, la vita dello Spirito, la vitadella grazia, la vita soprannaturale, lavita che si svolge interamente nel-l’amore di Dio Trinità. Lo afferma chia-ramente San Paolo nella sua lettera airomani: “L’amore di Dio è stato river-sato nei nostri cuori, per mezzo delloSpirito, che abita in noi”. La grazia,dunque, ci divinizza, perché ci rendepartecipi della vita trinitaria, e ci fadiventare realmente figli del Padre,fratelli di Cristo, dimora dello Spirito

Santo ed eredi dei beni eterni. Chivive in grazia di Dio può chiamareDio “papà”, e può stabilire con Luiun rapporto di fiducia e di intimità,che è propria della famiglia trinita-ria. Chi vive in grazia di Dio si iden-tifica con Cristo e diviene con Lui“profeta”, perché realizza la nuovaalleanza e annunzia il piano salvifi-co di Dio. Diviene anche “sacerdo-te” perché celebra con Cristo la li-turgia del cielo. Diviene, infine, “re”,perché mette a servizio del popolodi Dio tutto se stesso e regna in-sieme con Cristo per sempre. Inol-tre chi vive in grazia di Dio diventadimora dello Spirito Santo: “Se unomi ama, osserverà la mia parola e ilPadre mio lo amerà e noi verremo alui e prenderemo dimora presso dilui”. La vita di Dio produce in noitanta felicità e ci fa diventare crea-ture nuove e muove il nostro cuorealla fiducia verso il Padre, che ci hachiamati, in Cristo, ad essere unasola cosa con Lui.

Mi piace chiudere questa miariflessione, riportando le parole diun’anima, che ha scoperto dentrodi sé il dono della grazia:

Il dono della grazia

Perduta dinanzi al tuo volto,sono tutta stupitadella mia bellezza.Donde mi traesti, Signore?Donde prendesti il mio essere?Da quale stella?Da quale firmamento?A chi rubasti i gioielliche mi ornano?Dove ti procurasti i fulgoriche mi rivestono?Dalle viscere dellatua Divinità,dal profondo del tuo cuoredi carne,dall’irrompente fuocodel tuo sangue,dalla forza del tuo sguardo di perdono,dall’abbraccio insaziabile delle tue bracciainchiodate ad una croce.Là fui generata, Signore,là io fui tua, carne tua,offerta tua,immensamente tua in eterno.

Page 32: trinità e liberazione gennaio 2011

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