Trimestrale di informazione - Anno 81 Gennaio - Marzo 2009 N. 1 - … · 2017. 10. 21. · 3 5 6 8...

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Trimestrale di informazione - Anno 81 Gennaio - Marzo 2009 N. 1 - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 Comma 2 DCB - Roma Trimestrale di informazione - Anno 81 Gennaio - Marzo 2009 N. 1 - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 Comma 2 DCB - Roma

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Trimestrale di informazione - Anno 81 Gennaio - Marzo 2009 N. 1 - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 Comma 2 DCB - RomaTrimestrale di informazione - Anno 81 Gennaio - Marzo 2009 N. 1 - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 Comma 2 DCB - Roma

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Trimestrale di informazione della Provincia italiana dei Servi della Carità

Opera Don GuanellaVia Aurelia Antica, 44600165 RomaTel. 06/666011 - Fax 06/66601205Direttore responsabile: Don Mario Carrera

Autorizzazione Tribunale di Roma N. 432/84 dell’11-12-84con approvazione ecclesiastica

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Progetto grafico: studio PARDINI APOSTOLI MAGGI

Stampa: Tipolitografia TRULLOVia delle Idrovore della Magliana, 173 - RomaTel. +39 06 6535677 - Fax +39 06 6535976e-mail: [email protected]

Finito di stampare nel mese di Marzo 2009

AVVISO AI LETTORICara lettrice, caro lettore,il Suo indirizzo fa parte dell’archivio elettronico della nostra rivista.Nel rispetto di quanto stabilito dalla legge n. 675/1996 per la tute-la dei dati personali, chiamata “privacy”, che riguarda la segretez-za delle proprie convinzioni, comunichiamo che tale archivio ègestito dalla Congregazione dei Servi della Carità - Opera DonGuanella, ente proprietario del suddetto periodico. I suoi dati, per-tanto, non saranno oggetto di comunicazione o diffusione a terzi.Per essi Lei potrà richiedere, in qualsiasi momento, modifiche,aggiornamento, integrazione o cancellazione scrivendo all’atten-zione del Direttore de “La Voce dei Poveri”.

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Lettera del Superiore“Mio Signore e mio Dio”La luce del Risorto per Tommaso e per noi

di don Fabio Lorenzetti

Bolle in pentolanostro servizio

ArticoliNecessità di occhi nuovi per la vita

a cura dei Medici del Centro

ServiziFamiglie in cammino

RobertaGiovani Universitari al Don GuanellaAlla scuola della vita

Nico Rutigliano

Diario della casa

TestimonianzeTestimonianze Giovani

a cura del Movimento Giovanile Guanelliano

Antiche amicizie, nuovi ricordidi Giovanni Antonio Arcuri

Benefattori e AmiciTra le pagine della nostra storia

a cura di Tarcisio Casali

La Voce dei Poveri esce in un nuovo formato tipograficoci auguriamo che incontri il vostro gradimento

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Se vi capitasse di partecipare alla celebrazione dellasanta messa al don Guanella, assiepati nella cap-

pella di una residenza o nella spaziosa chiesa del S.Giuseppe, al culmine della consacrazione, quando ilsacerdote eleva prima l’ostia e poi il calice, sentirestealzarsi, forti e convinte, alcune voci tra l’assembleasbiascicanti qualcosa del tipo “Signore, Dio mio!”.Qualcun altro erroneamente, ma con la medesimafoga, aggiungerebbe “… perché mi hai abbandona-to?”. A questo punto sorridiamo per qualche confu-sione nelle citazioni bibliche ma accogliamo lo slan-cio che cogliamo nelle parole di questi “buoni figli”che ci riportano a quella stupenda professione di fedeproferita da S. Tommaso alla vista del Signore risortonel cenacolo mentre mostra i segni della passionenelle mani e sul costato.Ecco scoperto il valore di questa professione di fedeche i più anziani del don Guanella ancora oggi pro-clamano al momento dell’elevazione: credere e com-prendere che l’eucarestia è l’offerta totale del Cristomorto e risorto, nostro Signore e nostro Dio.Nell’eucarestia troviamo la nostra pasqua.

La luce del Risorto su Tommaso illumina la nostraesistenza: grazie, fratello Tommaso!Anche noi possiamo ritrovarci, in certi passaggi dellanostra vita, con una fede fragile, dubbiosa, bisognosadi comprendere giungendo, come l’apostolo, a dire“se non vedo, se non tocco… non credo, non capi-sco… Vorrei, ma non ce la faccio!”.Nelle pieghe di questa fragilità, Gesù riesce a scorgereil forte desiderio di Tommaso -che è un po’ anche ilnostro- di incontrare davvero il Risorto. Lui, il SignoreDio nostro, non si tira indietro e non si fa pregare:torna una seconda volta nel cenacolo per incontrarel’apostolo che… aveva dato buca al primo appunta-mento. Il Signore arriva ancora una volta per primoall’appuntamento, aspetta se necessario, ritorna, simostra e se, necessario, si fa toccare per rafforzare lanostra fede ancora bambina, bisognosa di sostegno.Oggi, in questo tempo di Pasqua, me ne sono accor-

to: davvero il Signore è risorto! Grazie, fratelloTommaso, perché stando al tuo fianco mi sono lascia-to illuminare dalla luce del Risorto.Grazie Michele, Peppino, Aldo antichi ospiti del donGuanella: voi lo avevate capito prima di me e me loricordate ad ogni consacrazione eucaristica.

Don Fabio

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L E T T E R A D E L S U P E R I O R E

“Mio Signore e mio Dio”La luce del Risorto per Tommaso e per noi

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Da qualche tempo il postino ci recapi-ta le lettere dei abbonati alla Voce,

anziani e non, che dall’inizio dell’annocondividono con noi le loro difficoltà:“Gent.le Redazione, sono una signora chevive di pensione… Quest’anno, purtrop-po, non riesco ad inviare la solita offer-ta… Con questi tempi difficili faccio fati-ca ad arrivare alla fine del mese… E poi cisono le medicine, la spesa da fare e le bol-lette da pagare…”. Si potrebbe continua-re. Mi fermo qui, ma non senza ringraziar-vi, carissimi Amici, Benefattori e Parenti.Vi ringrazio perché il solo semplice pensie-ro, il poco o il tanto che vorrete inviarci, pernoi sarà sempre tanto, come la pioggia leg-gera che ci fa respirare e tutto fa vivere (cosìsi esprimerebbe il Beato Luigi Guanella).

Non è tipico della nostra rivista entrarenei particolari, analizzare o criticare qual-cuno, perché, ne siamo convinti, i nostriospiti devono essere il più possibile tutelatida scossoni che renderebbero la loro vitaancora più difficile.

Permettetemi ancora di spiegarmi: nonvorremmo sembrare, noi del Don Guanella,un’isola felice, nè vogliamo nascondere ledifficoltà che stiamo attraversando sotto ilvento forte della crisi economica. Anche la nostra casa, che piccola davvero non è, sta subendo il passag-gio della crisi, oggi individuata come recessione, recentemente aggravata dal taglio smisurato del budget2009 da parte dell’ente competente nei confronti del nostro centro (nella misura dell’8%).

In conclusione: ci sentiamo e siamo tutti sulla stessa barca ed è per questo che ogni vostro segno disolidarietà, piccolo o grande che sia, sarà sempre ben accetto. Apprezzato. Stimato.Grazie.

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L E T T E R A D E L S U P E R I O R E

Un tempo difficile per tutti

Una tipica simpatica espressione di Giovanni

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Continua il progetto per la realizzazione della pala d’altare(polittico d’orato).

I pittori sono passati dal bianco e nero al colore con dei provini,prima della realizzazione definitiva di olio su tavola.In questo numero pasquale della Voce ci piace già mostrarvi, oltrealla “Croce che ride” in copertina, questo provino anch’esso intema pasquale: “Folla sul Golgota”.L’icona evangelica che vede Gesù sulla croce in piena solitudi-ne, confortato solo dalla madre, da Giovanni e da qualche piadonna, qui diventa una folla sorridente, quasi presagio sicuro dirisurrezione.Il radunarsi in tanti si esprime con il termine folla ma che cirimanda all’essere un po’ fuori di sé, un po’… folli, appunto.Del resto, sorridere in tanti sotto la croce richiedete, oltre chefede, un po’ di follia.Una bella intuizione artistica e teologica dell’autore.Del don Guanella, naturalmente.

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B O L L E I N P E N T O L A

I Giovani Guanelliani

saranno ospiti nel nostro

teatro per ascoltare,

riflettere e… battere le

mani. In tempi difficili

come quelli che stiamo

vivendo, i Ragazzi del don

Guanella con il gruppo

Amici, entreranno nella

tematica della disabilità con

tutta la passione, il coraggio

e la simpatia di sempre.

Eccovi la locandina.

Folla ridente sul Golgota

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Esiste vita o porzione di vita indegna di essere vis-suta?

Anche quando è gravemente e persistentementemalato o incapace di relazioni, un essere umano puòessere considerato meno uomo? La sua vita può dirsimai priva di valore e carica solo di sofferenze senzasenso?Sono domande alle quali chi lavora con persone condisabilità, e disabilità anche grave, ha già trovatorisposta nel rapporto quotidiano con ciascuna diloro. L’essere umano è sì un corpo, ma possiede uno spiri-to. La usa caratteristica fondamentale non è tantoquella di possedere un corpo, dei tratti, delle capaci-tà, ma piuttosto quella di possedere una qualità tra-scendente. In questa prospettiva la vita biologica, dalconcepimento alla morte, possiede una dignitàintrinseca, che conferisce alla persona un valore in sé.Da questo presupposto deriva che la vita biologica siaqualcosa da salvaguardare con grande attenzione, in

quanto è portatrice di un segno di dignità che nonviene mai meno. Anche in una prospettiva non reli-giosa è comunque evidente questa dignità: risultadalla singolarità psicobiologica. E’ proprio questa sin-golarità l’elemento che permette di cogliere il valoredi ogni persona, della sua interiorità, di ciò che espri-me al di là delle sue convinzioni e delle sue condizio-ni. Ogni persona esprime un aspetto irripetibile e sin-golare della ricchezza stessa della vita, in qualsiasi

condizione fisica o psichi-ca si trovi, anche quandonon ha mai avuto o haperso la capacità di eserci-tare le facoltà umane,come la coscienza, la paro-la, l’autonomia del movi-mento o il controllo delleproprie azioni.1

Le sfide alla vita sonomolte, antiche e nuove, equasi quotidianamente ciinterpellano per il conti-nuo progresso tecnologi-co, sfide alle quali non èsempre facile dare unarisposta. Di fronte all’ac-cresciuta potenzialità tec-nologica dei mezzi a

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A R T I C O L I

Necessità di occhi nuovi per la vita

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disposizione, anche in medicina non si è più sicuriinfatti che il massimo dell’intervento si traduca sem-pre in una scelta terapeutica rispettosa della vita. C’è il rischio anche che, paradossalmente, la stessamedicina possa contribuire ad una “cultura dimorte”, anziché al servizio della vita, per cui è nata.Nella prospettiva di una concezione efficientista dellasocietà, la vita che richiederebbe più accoglienza,amore e cura può essere ritenuta inutile o considera-ta un peso economico quasi insostenibile e quindirifiutata.Sta emergendo, inoltre, il criterio di giudicare lasituazione di vita di una persona con il criterio dellaqualità di vita, con il rischio che, in situazioni dimalattie o disabilità gravi, la vita venga considerata diqualità non accettabile, facendo venir meno di conse-

guenza il dovereetico di continuarla.Il criterio di qualitàdi vita presenta delleincognite anche dalpunto di vista scien-tifico: molte ricerchedocumentano, infat-ti, che il giudiziodegli operatori pro-fessionali e dei fami-liari sulla qualità divita di un paziente è

mediamente più negativo rispetto a quello dei pazien-ti stessi, che riescono quasi sempre ad elaborare nuovisignificati di vita pur in condizioni difficili, se nonvengono abbandonati.Verrebbe spontaneo a questo punto chiedersi se ciòvale anche per chi presenta gravi deficit cognitivi.Ebbene, chi lavora quotidianamente con loro speri-menta che il benessere delle persone con grave disabi-

lità dipende, ancoradi più rispetto aglialtri, dall’attenzione,cura e sostegno affet-tivo dati dall’am-biente e persone concui vivono. La loro vita, benchèa volte socialmenteimproduttiva, ècomunque preziosa,perché la loro pre-senza ci aiuta nellacomprensione di alcuni aspetti fondamentali dellapersona: il bisogno di essere in relazione con gli altri,di dare e ricevere attenzione, stima e amore; di esse-re membro attivo di una famiglia e di una comunità;la preminenza dell’amore sull’intelligenza, sull’auto-sufficienza e sulla bellezza (esteriore); il bisogno didare significato al dolore; la vocazione a lottare con-tro il male e l’aspirazione a una vita futura non piùsegnata dalla sofferenza… I disabili gravi possonoessere considerati un peso soltanto dove mancal’amore; riconoscendo e promuovendo la loro digni-tà, si riconosce e si promuove la nostra stessa dignitàdi persone …”2

E’ una storia umana che può aprire i lunghi silenzi didolore ai grandi interrogativi della vita e del suo fine.Ci dà coscienza della nostra finitezza, ci insegnadignità, capacità di sopportazione, speranza, offerta3.Per chi di noi credente, la loro presenza ci aiuta aricordare che c’è una Vita che non è condizionatadallo stato di salute, una Vita superiore che dà valorealla vita fisica anche in condizioni di grave malattia.4

I medici del Centro di RiabilitazioneM. G. Arneodo, D. Fiorentino, E. Bartelucci, S. Magari

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A R T I C O L I

————————————1 Cf. F. Caretta, La vita oltre le sfide attuali, in Nuona Umanità XXX, 6, p. 223-2372 Documento base per progetti educativi guanelliani, Ed. Nuove Frontiere, Roma, 19943 Cf. S. Magari, Alla fine della vita, in Atti congresso una società per tutte le età, Rimini 18-20 aprile 19974 Cf. C. Lubich, Amare, dunque, amare, amare, amare, in Movimento per la Vita fiorentino (ed), Prima di tutto la vita, Firenze, 1986.

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L’appuntamento era per domenica 22 febbraioalle ore 9,00 a Napoli, presso la Fondazione

Fernandes dove don Francesco Sabatelli e tutta lacomunità ci hanno accolto a braccia aperte. Così ilfine settimana ha preso per la nostra, e per circa altre40 famiglie, un sapore diverso: quello dell’allegria,della riflessione e del sentirsi davvero “in famiglia”.Sì perché questi incontri di formazione, che ormaida parecchi anni sono organizzati dalla ProvinciaRomana, si potrebbero sintetizzare come incontri difamiglia. Avete presente quelle domeniche in cui igenitori chiamano a raccolta tutti i figli, con irispettivi mariti e mogli e poi tutti i nipotini e sifatica ad entrare tutti a tavola? Dove i nonni cocco-lano i nipotini e c’è posto per tutti anche se si sta unpo’ stretti? Sì ecco proprio questo è il clima che sirespira: vedi gente che è un po’ che non vedi, chemagari hai sentito per telefono e che sei propriocontenta di rivedere, con la quale riprendi subitouna intesa stabilita un po’ di tempo prima…insom-ma “famiglia di famiglie”.Il cammino di questo gruppo di famiglie, che donFrancesco Sabatelli, don Nico Rutigliano e donAntonio Tamburini (che durante il campo estivo diFraciscio è per i nostri bimbi proprio il più dolce deinonni), accompagnano da circa 7 anni, è nato inmaniera molto spontanea e da un’esperienza di ser-vizio. Era il 2002 quando la Casa di Sant’Elena aprìle sue porte ad un gruppetto di famiglie che deside-ravano vivere insieme ai buoni figli e dar loro, dovepossibile e come possibile, una mano. E, neanche adirlo, loro ci hanno ripagato. Come? Beh, dall’espe-rienza (bellissima!!) vissuta con loro abbiamo capi-to che, come famiglie era proprio bello stare insie-me, lavorare insieme, confrontarci….Da lì è partito tutto, poi altre famiglie si sono uniteed insieme si è proseguito un cammino che si svi-luppa sia a livello locale che a livello di Provincia.Questo cammino oggi si articola in vari momenti:- ci sono momenti di preghiera e di formazione

vissuti a livello locale (ad esempio per le famigliedi Roma, mensilmente c’è la possibilità di prega-

re insieme negli incontri organizzati presso laChiesa del Buon Pastore in Via Aurelia Antica)

- ci sono due week-end formativi l’anno che chia-mano a raccolta tutte le famiglie della nostraProvincia e che di solito si organizzano a Napoli,Roma o Pozzo Faceto (BR)

- ed infine ci sono due campi estivi organizzatiuno a Fraciscio, presso la casa Natale di donLuigi Guanella ed un altro in Calabria, che è cer-tamente più a portata di mano per le famigliesiciliane e pugliesi.

Insomma è bello stare insieme, incontrarci, parla-re…ma non è tutto qui. In questi anni tutte le fami-glie che hanno vissuto alcune o tutte le esperienze

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S E R V I Z I

Famiglie in cammino

Il gruppo delle famiglie a Napoli

Il momento dell'ascolto

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organizzate per loro, sono cresciute. Abbiamo impa-rato a conoscere, apprezzare e soprattutto a sentirevicina la figura di don Guanella, che abbiamo sco-perto essere un buon pozzo dove attingere per la vitafamiliare. L’ultimo campo a Fraciscio aveva il titolo“Sui passi di Lui” e abbiamo cercato di conoscere ilFondatore ripercorrendo i suoi sentieri, vivendo lesue fatiche, ammirando il tanto bene fatto.

I momenti di formazione in molte occasioni sonostati curati da Don Wladimiro Bogoni, sacerdotedell’Opera che da tanti anni si occupa delle famiglie,che ci ha aiutato a puntare in alto, partendo peròdalle nostre realtà quotidiane: l’educazione dei figli,il dialogo all’interno della coppia, la famiglia cheprega. Insomma un po’ di “pane duro” senza peròperdere di vista il quotidiano.L’ultimo incontro ad esempio, quello di Napoli,aveva come tema: “L’emergenza educativa”. LaChiesa in quest’ultimo periodo ha ripreso spesso iltema dell’educazione in famiglia, anche per offrirequalche seme di speranza in un panorama dovemolto spesso dei giovani e della loro educazione si faun’analisi spietata e senza fiducia. Abbiamo condivi-so e riflettuto sul fatto che oggi non basta più aigenitori ed agli educatori sforzarsi per trovare i per-corsi e gli strumenti pedagogici più adatti (comeparlare ai ragazzi? Essere autoritari o permessivi? ),ma occorre un rinnovamento culturale, cioè bisognaproprio ripensare a cosa dire ai giovani in un conte-sto sociale come è quello attuale. Le vie da seguirenon sono certo quelle dell’instabilità dei rapporti o

della debolezza dei ruoli, ma, come Mons. Betori hadetto durante l’incontro mondiale delle famiglie acittà del Messico, occorre ripensare ai figli comedoni di Dio da rispettare e da incoraggiare. Occorrepartire dall’idea che l’educazione deve essere un tirarfuori qualcosa che c’è all’interno del ragazzo e checertamente è buono, visto che lui è Figlio di Dio. Ementre risuonava la frase “occorre stimare edapprezzare i figli, occorre amarli…” mi veniva inmente quanto don Guanella, più di cento anni fadiceva quando parlava del ruolo educativo che luisintetizzava in questo modo: “l’arte di educare è spe-cialmente opera di cuore”. Quindi per don Luigi eragià chiaro che sui ragazzi ci scommettiamo solo se liamiamo.La giornata di domenica 22, dopo il momento for-mativo ed il dibattito, è proseguita con la SantaMessa celebrata da don Aniello e animata dallacomunità napoletana in modo davvero coinvolgen-te e poi dopo il pranzo e prima del ritorno a casa sisono individuate le date per l’esperienza estiva diFraciscio che sarà dal 2 al 9 agosto prossimi.

Insomma meno male che già si guarda al futuro esi ha una data a cui pensare con gioia altrimenticome sempre il momento dei saluti sarebbe accom-pagnato da qualche lacrimuccia, soprattutto daparte dei più piccoli, che ormai hanno stretto ami-cizie che superano tranquillamente anche 500 kmdi distanza!

Roberta

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S E R V I Z I

L'assemblea

Sul nuovo campo di calcio: tutti ci sentiamo Maradona!

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I l 1° febbraio 2009 come ogni anno si è celebra-ta la GIORNATA DELLA VITA e i giovani uni-

versitari del S. Andrea (Facoltà di Medicina) inRoma si sono recati in Piazza San Pietro per ascol-tare il successore di Pietro sul tema della vita.Dopo la preghiera dell’Angelus hanno raggiunto inostri beniamini al Don Guanella.

''L'eutanasia è una soluzione non degna del drammadell'uomo, anzi è una 'falsa soluzione di fronte allasofferenza” – ha detto il Papa nel corso dell'Angelusricordando la Giornata della Vita che quest'annoaveva per tema la 'forza della vita nella sofferenza'.Il Pontefice ha fatto riflettere i giovani studenti dimedicina radunati in Piazza San Pietro su come lavera risposta alla sofferenza non sia quella di unamorte per quanto dolce, ma quella di testimoniarel'amore che ci aiuta ad affrontare l'agonia e il dolo-re in modo umano. ''Siatene certi – ha concluso –nessuna lacrima va perduta davanti a Dio''. Al ter-mine dell'Angelus Benedetto XVI ha salutato edincoraggiato le associazioni e organizzazioni impe-

gnate nella difesa della vita e le delegazioni delleFacoltà di Medicina e Chirurgia delle Università diRoma.I giovani universitari, poi, si sono portati in ViaAurelia dai buoni figli per passare con loro ilpomeriggio. Già altre volte vi hanno fatto visita investe da clown per portare un po’ di gioia e sereni-tà, e per riceverne altrettanto.La giornata passata al Don Guanella dà ai giovani stu-denti l’opportunità di riflettere sull’esperienza deldolore, di crescere nel sapersi rapportare al diversa-mente altro, di accettare che la vita è vita anche quan-do è sfigurata o apparentemente sprecata. “Dio ha creato l’uomo per la felicità e per la vita,mentre la malattia e la morte sono entrate nelmondo come conseguenza del peccato – come ci haricordato il Papa l’11 febbraio 2009, in occasionedella GIORNATA DELL’AMMALATO –. Ma ilSignore non ci ha abbandonati a noi stessi; Lui, ilPadre della vita, è il medico per eccellenza dell’uo-mo e non cessa di chinarsi amorevolmente sull’uma-nità sofferente”.“La vita dell’uomo non è un bene disponibile, maun prezioso scrigno da custodire e curare con ogniattenzione possibile, dal momento del suo inizio finoal suo ultimo e naturale compimento. La vita è miste-ro che di per se stesso chiede responsabilità, amore,

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S E R V I Z I

Giovani Universitari al Don GuanellaAlla scuola della vita

Giovani Universitari alla giornata della vita

Il Papa alla giornata della Vita si affacciaalla finestra del suo studio per porgere il Messaggio

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pazienza, carità, da parte di tutti e di ciascuno.Ancor più è necessario circondare di premure e rispet-to chi è ammalato e sofferente. Questo non è semprefacile; sappiamo però dove poter attingere il coraggioe la pazienza per affrontare le vicissitudini dell’esi-stenza terrena, in particolare le malattie e ogni gene-re di sofferenza. Per noi cristiani è in Cristo che si

trova la risposta all’enigma del dolore e della morte”.(dal “Discorso del Papa per la Giornata Mondialedel Malato 2009”).Il contatto con la disabilità e con la sofferenza psi-chica aiuta i futuri medici a saper trattare la malat-tia ed il dolore non solo dal punto di vista medicoe scientifico, ma anche umano e relazionale.

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Gli amici universitari presso la Residenza Betania insieme a Don Nico

Gli universitari con alcune nostre operatrici

In Piazza S. Pietro alla Giornata della Vita

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D I A R I O D E L L A C A S A

“Cibo e buoi dei paesi tuoi”, sapori, colori e musiche dalle regioni e dal mondo. È stato il titolo del carnevale 2009.

Ogni residenza e reparto ha dato… fondo alla propria fantasia:

qui troviamo pizze, cioccolatini in quantità sotto lo sguardo austero di Bruno.

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D I A R I O D E L L A C A S A

Il nuovo Pulmino donato dalla Fondazione BNL

In tutto amore… anche nello sport!

Anche i Guanelliani partecipanoalla Clericus Cup, torneo di cal-cio fra religiosi, seminaristi epreti degli Istituti, UniversitàPontificie e Collegi di Roma,giunto alla terza edizione, sottoil patrocinio del CentroSportivo Italiano.Vi partecipano giocatori prove-nienti da tutti e cinque i conti-nenti. Un vero e proprio innoalla multiculturalità.Dopo quattro partite la squadravotata a Don Guanella, compo-sta dai nostri giovani teologi, èal primo posto! Tra i tifosi abordo campo anche i buoni figlinon smettono mai di incitare lasquadra! Speriamo tutti che siarrivi fino in fondo alla compe-tizione. L’obiettivo, comunque,è stato raggiunto: dimostrareche anche lo sport è luogo dievangelizzazione e promozioneumana in cui impegnarsi contutto il cuore.

In questo tempo di non

poche difficoltà abbiamo

ricevuto con grande piace-

re il dono di un nuovo

pulmino con elevatore.

Il ringraziamento va alla

Fondazione BNL Gruppo

BNP Paribas.

La squadra dei Guanelliani nella Clericus Cup in abiti “civili” e sportivi

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D I A R I O D E L L A C A S A

Visita del Papa in Campidoglio qui alla presenza del Cardinale Vicario e del Sindaco

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Dopo averincontrato gliAmministratoridella Capitale,Benedetto XVI hasalutato i Romaniconvenuti inCampidoglio.“Vivendo a Romada tantissimianni, ormai sonodiventato un po’Romano - hadetto il Papa - mapiù Romano misento come vostroVescovo.

Tra la folla accorsain Campidoglioper salutareil Santo Padrec’era ancheun gruppodei nostri ragazzie qualchecarrozzina.

Il Papa si affaccia dalla Loggia del Campidoglio

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Raccontare l’Amore non è mai facile e l’esperienzacon i buoni figli, in tutte le sue infinite e svaria-

te sfumature, in realtà è stato unicamente questo: uncontinuo sperimentare quanto la Misericordia di Diosia grande e in quanti modi diversi riesca a manife-starsi a noi e attraverso di noi. Non avevo mai avutomodo di fare un’esperienza con i buoni figli, perciònon sapevo cosa aspettarmi di preciso. In realtà, oggiposso dire che qualsiasi cosa avessi provato ad imma-ginare, sarebbe stato comunque poco in confronto aquello che c’è stato.

E’ stato come conoscere un nuovo mondo ed entrarea farne parte prima ancora di accorgertene! Un mondo in cui ogni logica umana sembrava venirmeno: niente ruoli stabiliti, niente schemi, nessunamaschera, nessuna paura! Un mondo in cui l’eccezione è all’ordine del giorno,al punto da trasformarsi in normalità!Un mondo in cui s’intrecciano talmente tanti lin-guaggi e modi di comunicare, che trovarne unouniversale e valido per ciascuno è quasi impossibi-le, ma “nulla è impossibile a Dio”, perciò quale

miglior linguaggio se non il Suo, il linguaggiodell’Amore?Ho visto l’Amore manifestarsi la sera stessa in cuisiamo arrivati e siamo andati a visitare le case, quan-do i buoni figli ci hanno regalato abbracci e sorrisi,senza neanche sapere chi fossimo.Ho visto l’Amore manifestarsi quando uno dei volon-tari non riusciva a trovare le parole per rivolgersi aduno dei buoni figli che aveva teso una mano per far-gli una carezza e l’unica cosa che è riuscito a dire èstata: “Come sei bello!”. Qualcuno diceva: “Non sivede bene, se non con il cuore”Ho visto l’Amore manifestarsi durante il Presepe,quando non c’era qualcuno più importante di qual-cun altro, perchè tutti a loro modo potevano essereprotagonisti e per sperimentare veramente comeGesù sia nato per ciascuno.Ho visto l’Amore manifestarsi quando, dopo la lungaattesa, finalmente Gesù è di nuovo nato tra noi e si èlevato un canto con cui tutti insieme abbiamo detto:“Nasco insieme a Te!”

A Capodanno un gruppo di giovani provenienti dalla nostre realtà dell’Opera don Guanella (Ferentino, S. Giovanniin Fiore, Roma, Messina, Bari…) hanno vissuto un’esperienza di servizio e spiritualità insieme con i nostri ospiti.Momenti importanti sono stati l’alzata e i pasti degli ospiti, il presepe vivente, il pellegrinaggio alle Tre Fontane, lacelebrazione di fine d’anno e l’immancabile cenone con tanto di ballo e fuochi d’artificio! Don Tommaso, sacerdoteguanelliano, pur avendo saggiamente coordinato il ritmo dell’ora et labora, è rimasto… bloccato dal colpo della stre-ga che lo ha segnato! Che sia stata colpa della Befana?

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T E S T I M O N I A N Z E

Testimonianze Giovani

Il Presepe vivente sta per iniziare

Giovani del Movimento Guanelliano insieme per la cena

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"Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e dellaterra, perché hai tenuto nascoste queste cose aisapienti e agli intelligenti e le hai rivelate aipiccoli" (Mt 11, 25)

Ho visto l’Amore manifestarsi quando non eravamo piùnoi a guidare i ragazzi e qualcuno si è lasciato condurreper mano a casa, sentendosi incredibilmente “al sicuro”!Ho visto l’Amore manifestarsi quando, l’ultima nottedell’anno, eravamo tutti riuniti a far festa e nessunoaveva bisogno di musiche da sballo o altre cose strane,perchè la bellezza era essere lì ed esserci INSIEME!Mentre ero lì ho pensato spesso alle parole del nostrovescovo don Salvatore Boccaccio, che ogni volta cheparlava dei buoni figli ci raccontava di come il lorofosse un particolare stato di Grazia. Io non riuscivobene a capire, ma pensavo fosse qualcosa che riguar-dasse loro soltanto. Nonostante cinque giorni siano stati pochi, mi rendo

conto, invece, di come la Grazia che portano dentro,in realtà venga donata a chiunque si avvicini a loroanche solo per qualche minuto. L’unica “condizione”è che il cuore sia aperto! E anche se non lo fosse... cipensano loro!

Hai chiesto di scrivere un articolo: non sono propriocapace di mettere insieme tante parole, soprattutto sedevo parlare di cose fantastiche, stupende come ilnostro Capodanno!

Non sto esagerando nel parlare di "qualcosa di subli-me" riferendomi a quella bella esperienza che abbia-mo fatto.Stare con voi, è stato un continuo dire: EccomiSignore, io vengo!Rifare i letti, cambiare le lenzuola ai ragazzi: EccomiSignore, io vengo!Portare a far colazione i ragazzi: Eccomi Signore, iovengo!Fare la doccia ai ragazzi, e vestirli: Eccomi Signore, iovengo!Ricevere una testata (involontaria,ma dolorosa!) dauno dei ragazzi e sorridere: Eccomi Signore, io vengo!Aiutare i ragazzi in carrozzina che dovevano andare amessa: Eccomi Signore, io vengo!Trovarsi in difficoltà, non sapere cosa dover fare, echiedere aiuto a chi è più esperto: Eccomi Signore, iovengo!Aiutare a pranzo e a cena i ragazzi, specialmentequelli che potrebbero da un momento all'altro but-tarti sulla maglietta (e magari la tua preferita! ) tuttoquanto: Eccomi Signore, io vengo!Riempire di abbracci, sorrisi, e carezze i ragazzi che dalontano ti guardano, e ti sorridono: Eccomi Signore ,io vengo!Meravigliarsi delle cose belle che ognuno di noi hanascosto nel più profondo del cuore: Eccomi Signore,io vengo!Arrivare stanco a sera senza la forza di mangiare, sen-tendo però nel cuore la gioia di essere un figlio diDio!

T E S T I M O N I A N Z E

Valerio al lavoro

Fausto al mercato

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Ecco perchè mi sono sentito così vicino all'Amoreche nasce: gli sono andato incontro tutte le volte cheho fatto una di quelle cose che ho descritto, avendoavuto (grazie a Dio!) il coraggio e la voglia di metter-mi in gioco.

Davvero un bel regalo quelle parole prima di andare adormire…Direi che fanno tornare alla mente e al cuore quei giorni.Ti ricordi quando parlavi di loro, dicendo che sono unaricchezza non tua, nè tantomeno mia, ma di tutti? Ecco:da quando sono tornata a casa ho come una vogliamatta di mostrare al mondo questa ricchezza, di raccon-tare quanto loro sono belli, del loro modo di amare, cosìpulito, così semplice eppure così grande!Ogni tanto provo a raccontare tutto questo a qualcunoma, nel momento stesso in cui ne parlo, mi rendo contoche ciò che dico non è nemmeno la metà di quello che hovisto e provato!

Al ritorno dall’esperienza di spiritualità e servizio vissu-ta al don Guanella coi buoni figli mi sento realmenteuna “testimone della gioia”. E’ stata un’esperienza di condivisione, di scambio conti-nuo e reciproco delle proprie fragilità ma soprattuttodelle proprie ricchezze. Sono stai momenti in cui dimen-tichi la frenesia del quotidiano e inizi ad essere protago-nista di una ri-nascita, di un cambiamento che toccaprofondamente il tuo cuore, cambia radicalmente losguardo che rivolgi alle persone, alle esperienze, sconvol-ge ogni logica razionale, tocca profondamente l’intimitàdella tua anima, rigenera ogni sentire…

E’ stato questo il vissuto del “Presepe Vivente” fatto coiragazzi. Ci siamo tutti messi in cammino e tutti abbia-mo attraversato il buio dei nostri cuori, le nostre paure,le nostre debolezze, per poi incontrare la luce, la pace,la gioia cantando insieme “Signore, Bambino, nascoinsieme a te…”

E’ stata anche un’esperienza di festa, di appartenenzaad un’unica grande famiglia: la gioia di stare insiemea salutare l’anno nuovo e di condividere con i buonifigli il cenone, i canti, i balli, i fuochi d’artificio, lameraviglia negli occhi dei ragazzi e nei miei, il Grazieal Signore…

Donando si riceve: grazie, Signore, per avermi dato lapossibilità di parlare il linguaggio dell’amore, di sco-prire i bisogni ma anche le potenzialità degli altri, dicostruire relazioni autentiche, di farmi prossimo conumiltà e disponibilità.. grazie per tutto quello chenon si può esprimere con le parole ma che nutre e ali-menta il mio cuore.

E’ importante sentirsi dire che si sta lavorando nella dire-zione giusta! (…) E’ proprio vero che quelle poche paro-le dette erano cariche di gioia e riconoscenza verso Dioper il cammino fatto nella consapevolezza che la stradada percorrere è ancora lunga! Anche questa esperienza èstata intensissima, del resto, l’unico modo che conosco perriposarmi dall’università è lavorare per gli altri e poirientrare nella solitudine del mio studio con la solita lam-pada accesa e il mondo in penombra. Certamente non hola pretesa di fare cose eccezionali, ma avrei la voglia difare le cose normali con una mentalità eccezionale…

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T E S T I M O N I A N Z E

Ragazzi del diurno al Presepe

Sotto la tenda di Emmaus

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Sono un ex allievo dell'Istituto S. Giuseppe diGozzano (NO), dove ho frequentato i 3 anni di

scuola media (dopo la metà degli anni "cinquanta")al tempo di Don Antonio Gozzo.Ho vissuto quei 3anni di Collegio amotivo dellapovertà dellefamiglie di queltempo, ma ancoroggi porto con mei segni che la gra-zia di Dio mi hadonato in quelperiodo.Dalla fine di quel-l'esperienza diret-ta l'essere, anzi, ilvoler essere "exallievo" della CasaSan Giuseppe diGozzano è semprestato per me comeil "filo d'oro" che ancor oggi mi lega in qualche modoa quel passato.Dopo vari anni, nel 1967, è stata la chiamata al ser-vizio di leva, durante il mio passaggio a Roma, adarmi l'occasione di vivere un'altra esperienza direttacon l'Opera Don Guanella. Infatti, sapendo che

Don Antonio Gozzo si trovava anch'egli a Roma hofatto di tutto per incontrarlo e lì ho potuto vivereancora un'esperienza diretta frequentando regolar-mente ed assiduamente il Ricovero Don Guanella in

via AureliaAntica. Proprio inquel luogo hoavuto modo diesternare, comene ero capace, isentimenti pro-fondi che davanopieno significatoalla sofferenza diquei corpi più chemai amati da Dio.La poesia che alle-go, frutto sempli-ce di un senti-mento vero e pro-fondo, scritta inquel luogo e inquel tempo, vuole

essere un piccolo dono per quanto e molto di più hogià ricevuto. Le foto, che risalgono a quell’incontro,testimoniano i tempi passati, il cammino percorso, ilservizio offerto da allora fino ad oggi.Un caloroso saluto da un ... ex allievo.Giovanni Antonio Arcuni

T E S T I M O N I A N Z E

Antiche amicizie, nuovi ricordi

Alfredo e sullo sfondo la chiesaSiamo nel 1967: un ragazzonel corridoio del Pio XII

Tanti piccoli si ricoscono Mariolino e VincenzoRoberto spinge una carrozzina per i viali

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IL TEMPOMIGLIORE

Un grande muro, un muro altissimo!Al di là vi è la folla, il frastuonoassordante e il continuo brusiodi un mondo diverso dal mio.Sì anche là vi è la pace, la gioia,la giustizia e l'amore, ma son cosedi un mondo staccato e lontano,di un mondo diverso dal mio.Al di qua vi è lo spazio infinito e tranquillo; non c'è follae assente il frastuono assordante;eccolo il mondo vero, il mondo mio!Viali ombrosi e fruscio di fogliemosse dal vento; profumo di rosee degli uccelli il lieto cantare.E poi, si può anche pregare.Si prega con vera passionein quel vasto e perfetto silenzioricco di tutto, ricco di Dio.Lo chiamo con muto parlare,sostando sotto i pallidi ulivie vedendone il lieve tremare,ed Egli risponde, risponde l'Amore.Lo sento toccando con manoquei corpi segnati per sempredal crudele e fatale destino;Lo sento perché in essi è il Divino.Poi, laggiù, in quella chiesa isolata,in quel vasto e sospirato silenzio,Gli parlo dei problemi importanti;ed Egli, di nuovo, al cuore risponde.Ora, il grande muro più non si erge;il silenzio accoglie il frastuono,ed io mi ritrovo unito alla folla.

Giovanni Antonio Arcuni, 1967

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T E S T I M O N I A N Z E

Smorfie e posture simpatiche del piu piccolo

Sul terrazzo del repartino. Si riconosce Alfredo

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L ’Opera don Guanella di Via Aurelia Antica hacelebrato il primo centenario della sua presen-

za a Roma nel 2003-2004 e ora sta celebrando ilCentenario dei primi voti religiosi del Fondatorecon i suoi primi religiosi (24 marzo 1908).Ora quella esperienza divina-umana, celebrata neidiversi anniversari o centenari, può subire la frene-sia del tempo che se ne va veloce divorando moltiricordi. Si è, però, persuasi che la saturazioneavviene in un lungo percorso di anni e d’amore perquanto non è possibile né dimenticare né decodifi-care.Siccome però, come dice ilpoeta latino Virgilio, «fuggeil tempo irrecuperabile», èmia intenzione fare in mododi aiutare un po’ tutti a rileg-gere alcune delle quasi settemi-la pagine de «La Voce deiPoveri», per coglierne fior dafiore, radioso, ma sfuggitoalla mano dei molti raccogli-tori che si sono accinti, nelpassato, a non far dimenti-care una storia nata dallagenerosità dei numerosissimibenefattori e fatta viva dalla bontà dei fortunatidisabili vissuti in cent’anni tra le mura del«Ricovero S. Giuseppe», come da sempre è statanominata l’Opera don Guanella in Roma.Sceglierò alcune pagine a volte descrittive delle real-tà patetiche vissute dagli ospiti nella quotidianitàcondita di speranza, altre volte nate da una storia didifficoltà che sembrava non finisse mai.

«Mattoni e martiri»La via Aurelia fu realizzata nel III secolo a. C., forsedal censore Caius Aurelius Cotta, con la funzionedi collegare Roma con le colonie fondate sulla costatirrenica, dopo il definitivo assoggettamentodell’Etruria.La «Vetus Aurelia» iniziava da Porta S. Pancrazio,

per unirsi alla «Nova Aurelia» in prossimità diTorretta Troili.Questo importantissimo tracciato attraversava areecaratterizzate da preziose testimonianze archeologi-che. Un posto primario vi spettava alla Catacombe,la più cospicua testimonianza monumentale dellafede cristiana delle origini e tempio dei primi marti-ri che testimoniarono con il sangue la loro fedeltà alMaestro. Un luogo di sepoltura, una necropoli,come lo chiamavano i pagani diventa un «coemite-rium», un dormitorio in cui i martiri attendono ilgiorno della resurrezione. Dove la persecuzione degli

imperatori pagani aveva mie-tuto migliaia di vittime, lafede della Chiesa ha diffuso lapace edificando dei monu-menti all’amore di Cristo ealla speranza di un ritorno digloria alla vita eterna.La bellezza di questi luoghinon ha solo un valore dicuriosità più o meno esteticama sgorga dalla luminosatestimonianza della fede chepromana di quei loculi in cuiil sangue degli araldi della fede

ha santificato per secoli terreni aridi e sconosciuti.Tra gli anni 1968 e 1985 furono fatte delle campa-gne di scavi dal team di A. Nestori (1968-1985)relative alle catacombe di Caledopio sulla viaAurelia. Da esse ne scaturì la conferma che ilVescovo Callisto non fu sepolto nelle catacombeche portano il suo nome, evidentemente perché icristiani di Trastevere trovarono più comodo trafu-garne le spoglie sulla via Aurelia che sulla via Appia. Ora il rinvenimento del sepolcro originario diCallisto - trasformato nel IV sec. da papa Giulio inbasilica cimiteriale - giunge a confermare che ilVescovo Callisto fu deposto al terzo miglio dellaVia Aurelia.Che fosse comune persuasione che il primo insedia-mento dell’Opera don Guanella sulla Via Aurelia

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Tra le pagine della nostra storia

Un tratto della Via Aurelia

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sia avvenuto nell’ambito di un territorio in cui eraviva la voce che in esso siano stati sepolti molti deimartiri della prima era cristiana lo si rintracciaanche sulle pagine del «La Voce dei Poveri».Luigi Huetter, assiduo collaboratore della rivista findai suoi inizi, ripetutamente ricorda «il gran privi-legio di cui godono gli infelici ospiti del RicoveroS. Giuseppe di abitare in unluogo che è stato santificatodal sangue dei martiri quan-do ha accolto nel suo ventre icorpi martoriati dei primitestimoni della fede che sonocaduti nelle arene delle belveo sotto i colpi dei carnefici».Il dubbio che il terreno diproprietà degli Albani, acqui-stato nel 1918 dall’Operadon Guanella, sia stato ancheluogo di sepoltura dei martiriè nato negli anni della costru-zione del secondo fabbricatoiniziato con la posa dellaprima pietra nell’ottobre1938 nel possedimento che «dava nella cadente fab-brica colonica prossima alla strada via AureliaAntica n. 96».Con l’inizio degli scavi delle fondamenta ci si è tro-vato davanti ad una realtà che ha creato delle per-plessità circa la consistenza del terreno tufaceo,pozzolanico molto franoso. Accanto ai numerosiavvallamenti del sottosuolo disseminati di “pozzola-na” sono state trovate delle gallerie che si sussegui-vano ad intervalli.Il Comm. Ugo Silvi, che si era preso l’incaricodella costruzione del nuovo fabbricato, ebbe sento-re che si fossero trovati davanti ai resti di antichecatacombe.Volle interpellare il Ministero delle Belle Arti,responsabili in tali evenienze e volle anche sentire ilparere di alcuni geologi impressionato dal fattodella eccessiva friabilità di quel sottosuolo. Larisposta degli speleologi fu in parte tranquillizzan-te. Si trattava terreno tufaceo da cui, in tempimolto remoti, fu estratto materiale di costruzione,

come depositi arenari e pozzolanici. Le gallerie pre-senti si erano formate in seguito alla sottrazione delmateriale usato come miscela negli impasti concalce od altro.Non è dato sapere dalle pagine del «La Voce deiPoveri» se ci sia stato un sopralluogo da parte delMinistero interpellato. Erano quegli gli anni che

già annunciavano la guerraimminente con la Germaniache aveva invaso Danzica: igovernanti avevano ben altrocui pensare.E’, invece, certo che i lavoridi scavo sono proseguiti inanticipo perché, il 1938 fuun anno in cui l’inverno,rigido ed inatteso, avevaanticipato i suoi giorni,costringendo le maestranzead un lavoro più sollecito.I sacerdoti di don Guanella,non soliti a fermarsi a metàdel guado e lasciare l’operaincompiuta, contro gli esi-

tanti nella prosecuzione dell’opera timorosi diquanto ormai la guerra stava portandosi dietro edallo spaventoso rincaro del prezzo dei manufattiper l’edilizia, continuarono a dedicarsi alla causafino al limite dell’impossibile. Purtroppo a causadelle strutture delle fondamenta, che richiesero ildoppio del materiale pensato per il loro compi-mento, l’esborso di danaro fu incredibilmentecospicuo e il Pio XII ebbe il suo compimento soloa guerra finita.Per loro rimangono valide le luminose parole chePapa Pio XII indirizzò al mondo intero nelMessaggio natalizio del 1941:«Nonostante l’imma-ne catastrofe che sta abbattendosi sull’umanità inte-ra, innumerevoli nostri figli dureranno aggrappatied ancorati più tenaci di tutte le tempeste alla lorosalda fede, consolati da quel Dio provvido che nondimentica mai chi crede in lui.».

(La Voce dei Poveri di don Guanella, anni 1938-1942) Sac. Tarcisio Casali

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Porta S. Pancrazio, punto iniziale della Via Aurelia

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Benefattori e Amici defuntiDicembre-Febbraio 2009

Gubertini Renzo, Truini Franco, Buono Agostino, Di Paolo Francesco, Fontana Antonino, Annunziata Albioni

Maria, Alimento Francesco, Belletti Albina, Ceresa Pietro, Fantato Vittoria Zanetti di Lendinara, Manni Giovanni,

Cugno Garrano Salvatore, Visconti Anna, Battilomo Marcello, Formato Severino, Romano Staropoli Caterina,

Balduzzi Bianca, Tomassini Luciano, Zubani Anna, Bechis Aldo, Antonino Scivoletto, Milleri Porzio Venerina,

Incudine Adriana, Boni Enrico, Marrone Luigi, Giacomino Anna, Leurini Lina, Bai Luciano, Pietropaolo Domenico,

ANGELO SPAZIANI ospite del Don Guanella.

Per le anime dei nuovi iscritti al Pane di S. Antonio tutto il personale religioso e tutti i nostri "Ospiti" assicuranopreghiere di suffragio chiedendo intercessioni dall'alto dei cieli:

Catalano Carlo, Friz Rachnig, Antonio e Adele, papà, mamma di Malvasi Giuseppina e Caterina, Antonio,

Tommaso Tesoro, Raffaele Gentile, Giuseppina, Adriano Alinosi, Santa Burlon Dal Cason, Nevia Paris, Alberto,

Massimo e Bianca Pulcini, Olga, Mario, Anna, Bruno e

Luisa Crespi, Gustavo Rol, mamma Gina, Maria Luisa,

Leone Livio e Ginetta, Primo, Orsola, Emanuele, Vincenzina

e Attilio, Prasteanu Stefan, Maria, Antonio e Lucia, papà

Carlo, Nicola Campopiano, Giorgio, Armando, Nella

Brugi, Carlo, Nicola Campopiano, M. Pia Macelli, Francesca

Censi, Pasquale, Marcella Marzolla ved. Pavese, Carmela,

Candido, Giovanna Massa Sorcina, Suor Beniamina,

Massimiliano, Cavezza Bernardina Virginia, Ida, Salvatorica

Pintus, Montella Ferruccio, Mario, Plinio, Felicie Rol,

Gianni, Enea, Giuseppina, Maia Santo, Patrizia Capricci,

Gaspare, Italo, Angela e Giovanni, Saverio e Maria Luigia,

Angela, Marina, Silvestroni Giuseppina, Antonino

Scivoletto, Vito, Pattarino Pierluigi, Colaiacomo Romeo, Natalina Cavalletti, Iacopo, Giselda, Elena Vanni,

Pietro Borrometi, Floriana Valenti, Antonio Puzzonia, Elena Borgia Muzi, Giovannina Denitto Bicchierai,

Romano Moro, Benedetto Ferro, Proietti Giovanni, Staropoli Albino e Tommaso, Lodovico Maurizio, Ezio

Campanile, Anna Vietti, Anna Laura, Santori Primanni Antonella, Domenica Balestrini (sr. Tina), donna

Elvira, Raffaele Cinciulli, Faina Laura, Tulli Anna.

UN GRAZIE PARTICOLARESalina Giovanni, Musco Pasquale, D’Alò Giuseppe, Fam. Tortora, Turella Claudio, Lucidi Ernesto, Pitari Angelae Vincenzina, Filotico Anna e Maria, Arcaro Edmondo, Bellisario Giuseppe Lions Club Roma, Caffe’ Trombetta,Desideri Marta, Lucidi Ida, Ginotti Laura e Marisa, Gionni Giancarlo, Zampone Giovanni, Guerri card. SergioFondazione Fratelli Nazzareno e Maria Palombi.

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Come si può aiutarel ’Opera Don Guanella

La carità è industriosa e inesauribile nelle sue prestazioni: da sola sa trovare infinite vie perfar giungere il suo dono.

Splendida testimonianza di sentita carità è quella che spinge a regalare un po’ del propriotempo per visitare ed aiutare più direttamente.

Conoscere induce anche a far conoscere. Per questo siamo grati a quanti fanno conoscerel’Opera sia attraverso visite, sia tramite bollettino.

Chi desiderasse prolungare la propria opera di bene anche nel futuro, può disporre, per testa-mento, lasciti o legati o donazioni in favore dell’Opera nostra. In tal caso, consigliamo laseguente formula:

“Lascio (oppure dono) all’Opera Don Guanella Casa San GiuseppeVia Aurelia Antica, 446 Roma...”.

L’Istituto è ENTE GIURIDICO(R.D. 2-7-1931 e 2-1-1932)

Oltre al merito presso Dio e alla doverosa riconoscenza dei nostri ospiti, i Benefattori:• sono ricordati nella celebrazione di una S. Messa settimanale e,• nel mese di novembre, durante la celebrazione della S. Messa quotidiana.

Per l’invio di offerte, il mezzo più economico è l’avvalersidel Conto Corrente Postale Cod. IBAN: IT-88-H-07601-03200 000000414003

Conto Corrente Bancario: Cod. IBAN:IT47-V056-9603-2040-0000-7135-X62

Banca Popolare di Sondrio Agenzia n. 4:Piazza Biagio Pace, 1 - Roma

Intestato a: Opera Don GuanellaVia Aurelia Antica, 446 - 00165 Roma

Per appuntamenti, spiegazioni ecc.telefonare ai numeri 06.66601452-06.66601456 (mattina)Per venirci a trovare:autobus 98, 881, 889, 892.Metro A Cornelia

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In caso di mancato recapito, rinviare all’Ufficio Poste Roma - Romanina, per la restituzione al mittente previo addebito

Don Guanellasi convinse presto

che solo una profondae vasta opera di carità

avrebbe potutoefficacemente influire

sulla società nella qualegli era stato assegnato di vivere

e di essere sacerdote

(don Attilio Beria, in Don Luigi Guanella,Pagine spirituali e preghiere, Introduzione)