Trimestrale di informazione - Anno 79 Luglio - Settembre 2007 N. 3 - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 Comma 2 DCB - Roma

3

5

10

13

14

20

31

Trimestrale di informazione della Provincia italiana dei Servidella Carità

Opera Don GuanellaVia Aurelia Antica, 44600165 Roma Tel. 06/666011 - fax 06/66601205Direttore responsabile: Don Mario Carrera

Autorizzazione Tribunale di Roma N. 432/84 dell’11-12-84con approvazione ecclesiastica

Conto Corrente Postale n. 414003

Conto Corrente Bancario:n. 7135/62 - ABI: 5696-0 - CAB: 03204-5 - CIN: VBanca Popolare di Sondrio Agenzia n. 4:Piazza Biagio Pace, 1 - RomaIntestato a: Opera Don GuanellaVia Aurelia Antica, 446 - 00165 Roma

Per il cambio di indirizzo comunicarecon il nuovo anche l’indirizzo precedente

Foto: Redazione de “La Voce dei Poveri di don Guanella”

Progetto grafico: studio PARDINI APOSTOLI MAGGI

Stampa: Tipolitografia TRULLOVia delle Idrovore della Magliana, 173 - RomaTel. 066535677 - fax 066535976e-mail: doc@tipolitografiatrullo.it

Finito di stampare nel mese di Settembre 2007

AVVISO AI LETTORICara lettrice, caro lettore,il Suo indirizzo fa parte dell’archivio elettronico della nostra rivi-sta. Nel rispetto di quanto stabilito dalla legge n. 675/1996 perla tutela dei dati personali, chiamata “privacy”, che riguarda lasegretezza delle proprie convinzioni, comunichiamo che tale ar-chivio è gestito dalla Congregazione dei Servi della Carità -Opera Don Guanella, ente proprietario del suddetto periodico. Isuoi dati, pertanto, non saranno oggetto di comunicazione odiffusione a terzi. Per essi Lei potrà richiedere, in qualsiasi mo-mento, modifiche, aggiornamento, integrazione o cancellazionescrivendo all’attenzione del Direttore de “La Voce dei Poveri”.

Un invito speciale per tutti

MERCOLEDÌ 24 OTTOBREFESTA DEL BEATO LUIGI GUANELLA

Il Superiore Provinciale,don Pino Venerito,

presiederà la s. messa

alle ore 10.30.

Seguirà la

BENEDIZIONE DELLA RESIDENZAS. GIUSEPPE

completamente ristrutturata.

In serata, ore 19.00

Don Giosy Cento in concerto

Lettera del SuperioreTornare indietro, gridare “grazie!”e proseguire avanti

di don Fabio Lorenzetti

In bianco e neroL’Alba di un inizio

Nasce: “La Voce dei Poveri di Don Guanella”

La Chiesa

FotoraccontaIl nuovo San Giuseppe

Diario della casaVolontariato a Passoscuro

Benefattori e AmiciCome si può aiutare l’Opera don Guanella

SO

MM

AR

IO

Un giorno Gesù, entrando in un villaggiodella Samaria, si trovò di fronte a diecilebbrosi che andavano proprio verso dilui. L’evangelista Luca (Lc 17,11-19) sot-tolinea che alzando la voce chiesero almaestro buono di avere pietà di loro. Im-magino possano aver gridato per farsi sen-tire, visto che si fermarono a distanza, co-sì come prescrivevano le norme, ancheper evitare il contagio. Chi accompagnava il maestro avrà butta-to… un occhio a quanto Gesù stava percompiere e l’altro al gruppetto dei richie-denti, magari senza esporsi troppo inavanti, visto sempre il timore del contagioin agguato. Il Signore, rispettando le “distanze”, conbuona pace di tutti i presenti, arriva a sa-nare tutti e dieci, senza neppure toccarli.Solo uno, peraltro straniero, tornò indie-tro per ringraziarlo!

Ecco: in questo numero della Voce vorreimetterci tutta la forza di questo samaritanoper gridare il nostro “GRAZIE!”. Tutti noi,insieme, per dire grazie a tutti voi!Al Signore, innanzitutto, perché, nel Cen-tenario della nascita della Congregazionedei Servi della Carità, ci fa entrare nella re-sidenza S. Giuseppe completamente rin-novata.Provo a fare l’elenco delle tante persone chehanno contribuito, in diversi modi, alla rea-

lizzazione del progetto S. Giuseppe, scusan-domi se dimentico qualcuno:l’Ufficio preposto per i rapporti con i nostriBenefattori, nelle persone del Superiore Pro-vinciale, don Pino Venerito e dell’EconomoProvinciale, don Cosimo Schiavone, unita-mente ai consulenti dello Studio De Strobele al Dott. Maurizio Pallotta;all’Ufficio della Pia Opera, con don Tarcisioe le “Sigg.re Silvie”;

3

L E T T E R A D E L S U P E R I O R E

La mansarda vista da un terrazzo

Tornare indietro,gridare “grazie!” e proseguire avanti

L E T T E R A D E L S U P E R I O R E

allo Studio Pericoli, nella persona dell’Arch.Pericoli e dei suoi collaboratori, per la pro-gettazione e direzione del cantiere;alla Ditta Castelli, che ha eseguito i lavori.In particolare, vorrei ringraziare i Sigg.Geometri Salerno, Stazi e Italiano che, inprima linea sul cantiere, hanno saputo co-gliere tutta la ricchezza degli ospiti cheavrebbero abitato il nuovo S. Giuseppe,contribuendo, con i loro suggerimenti, adaffrontare e risolvere le difficoltà che si pre-sentavano;alle diverse Ditte che hanno lavo-rato nel cantiere e offerto lo scher-mo TV;ai Religiosi, alle Religiose e agliOperatori del don Guanella, sem-pre disponibili a dare suggerimen-ti nel progettare la vita quotidiananei nuovi ambienti;agli Ospiti della Casa, che hannopazientato nella gioiosa attesa delritorno;in ultimo, ma non da ultimi, tutti iBenefattori che hanno permesso diportare a termine questa l’impresa.

Tutta questa benedizione, lo vo-glio sottolineare, non nasce dalnulla. Troverete in queste pagineproprio l’inizio della storia delS. Giuseppe. Riprendendo quan-to già pubblicato negli anni scor-si, potrete constatare le novità dioggi in continuità con un passa-to che oserei definire coraggioso.Le foto, vogliono essere un servi-zio per chi non potrà visitare laCasa nel prossimo futuro.

Un altro “grazie!” troverete in questo nu-mero: ai tanti Volontari che si sono alterna-ti nei mesi di luglio ed agosto nel soggiornodi Passoscuro. A fianco degli insostituibiliOperatori del nostro Centro, hanno favori-to un ambiente sereno e carico di attenzio-ni per i nostri ospiti. Le loro testimonianzee le foto che troverete sono uno spaccatodella ricca esperienza.

Il superioreDon Fabio

4

Giancarlo sembra volere ricominciare l’anno scolastico

Passano così i primi anni. Oh, non solo co-sì! Perché intanto c’è chi si dà d’attorno percreare tutto un clima di benevolenza e di in-teressamento della cittadinanza romana; af-finché l’Opera che sta per sorgere divengaveramente degna della città che la ospita.I figli di don Guanella fissano un programmache ha per stimolo l’anelito del grande cuoredel Padre, il quale, sul letto d’agonia, nellaconvinzione che le sue opere erano volute dalSignore, aveva ripetuto, ad incoraggiamento econforto: «Voi farete assai più di me».

Il programma viene accolto con fiducia econ gioia dalla cittadinanza romana che,preceduta da tutte le Autorità, incominciaad amarla, soccorrerla e a considerare tuttasua l’Opera Don Guanella. Nell’anno 1923 si costituì sotto gli auspicidel card. Basilio Pompili, Vicario Generaledel Pontefice Pio XI, il Comitato Romano,per raccogliere i fondi e per studiare i pro-getti delle attese costruzioni. Il primo suc-cessore di don Guanella, il Servo di DioMons. Aurelio Bacciarini, animò e incorag-

5

I N B I A N C O E N E R O

15 giugno 1924 - 12 giugno 1927

L’Alba di un inizio(La prima ala del ricovero)

15 giugno 1924: i religiosi e i vecchietti gettano nei solchi di fondazione la prima calce e i primi sassi.

I N B I A N C O E N E R O

6

giò, e il Signore inviò pure l’uomo eccezio-nale, che avrebbe messo fuoco e calore, vi-vendo, lavorando e soffrendo per l’attualefiorire dell’Opera: Don Mauro Mastropa-squa, esemplare Sacerdote di Cristo, fedelee generoso figlio di don Guanella.

(V.d.P. - Anno XXXII n. 1 -3 - Gennaio ‘59)

La prima pietra

Si pose ben presto mano ai lavori.Difatti il 15 giugno del 1924, l’E.mo Car-dinale Basilio Pompili, fra l’entusiasmo diun’immensa folla di popolo accorsa dallacittà, benediceva la prima pietra: e solo daquesta occasione in poi incominciarono i

cittadini, rassicurati della serietà d’intenti,a farci buon viso e ad aiutarci generosa-mente.

(V.d.P. - Anno XIII n. 5 - Maggio ‘37)

Prime difficoltà

Rosee speranze allietavano il cuore di tuttiin quel giorno, fiduciosi di vedere entrol’anno le linee robuste e piacevoli del nuovofabbricato elevarsi tra il verde della campa-gna romana. Invece, difficoltà imprevisteimpedirono il sollecito realizzarsi del desi-derio.E non soltanto difficoltà finanziarie, semprepresenti, ma anche tecniche, perchè, nei più

Primavera 1925, il principe Ruspoli Don Eugenio, Don Giovanni Calvi,la principessa Dora Odescalchi, la contessa Lavinia di Brazzà e Don Mauro Mastropasqua.

accurati lavori d’assaggio del terreno, ci siaccorse che il sottosuolo era qua e là taglia-to da gallerie lunghe e profonde. Fu neces-sario esplorare il suolo con le migliori tecni-che del tempo e furono convocati anchestudiosi delle antichità cristiane per even-tuali ricerche d’interesse per l’archeologia.Qualcuno aveva infatti ventilato l’ipotesiche si trattasse di catacombe: e l’ipotesi ap-parve non del tutto infondata, perché il ter-reno si trova in una vasta zona eminente-mente storica, fiaccheggiante la famosa viaAurelia, santificata dal sangue di tanti mar-tiri e resa misticamente bella dai numerosicimiteri disseminati nei dintorni e dei qualisi perdette traccia col passare dei secoli.I lavori di solo scavo vennero così a compli-carsi e ritardarono, impedendoli, quelli dimuratura. Comunque la Provvidenza, ma-dre vigile dei figli suoi, fu generosissima ne-gli aiuti per la casa che avrebbe dato asilo econforto a tanti sventurati.

(V.d.P. - Anno XLI n. 1 - Marzo ‘68)

I lavori di costruzione ricominciarono nel-l’anno successivo e, precisamente, il giornodella festa della Vergine del Carmelo (16 lu-glio 1925) sotto la cui protezione furonomessi gli operai ed i lavori stessi.La stampa, le pesche di beneficenza - che ciricordano con infinita riconoscenza laContessa Donna Lavinia di Brazzà, primaorganizzatrice di esse, - avevano aperto asperanza il cuore di tanti infelici ed abban-donati.

(V.d.P. - anno XIII n. 5 - Maggio ‘37)

Anche il Sen. Giovanni Agnelli, presidentedella Fiat, cede a prezzo inferiore a quellocommerciale, come numero straordinariodi una pesca di beneficenza, una lussuosa“Limousine”, munita di tutti i comforts tec-nici allora pensabili.Ancora. È “Il Messaggero” che si assumel’incarico di ospitare sulle sue colonne ogniappello di solidarietà e fornisce ogni giornoai lettori notizie riguardanti l’opera. Presso

Gennaio 1927:festa della Befanaa giovani e vecchietti.

7

I N B I A N C O E N E R O

I N B I A N C O E N E R O

gli sportelli delle banche e i migliori negozidell’Urbe si possono trovare i biglietti diogni lotteria che interessi l’Opera DonGuanella.

(V.d.P. - anno XLI n. 1 - Marzo ‘68)

In mezzo a quest’unanime voce di approva-zione vi fu chi, abituato a misurare ogni co-sa col solito metro della prudenza umana, ciosservò: “Non è il tempo più opportuno que-sto; la generosità fu una dea dei secoli andati- è un’impresa assai ardua, il cui risultato è as-sai dubbio”. Parole queste che valsero a rin-saldarci nel santo proposito da anni matura-ti nella mente e nel cuore del dolce e vene-rato Padre e Fondatore Don Guanella, pri-ma, e del suo successore poi. Quanto è dolce e caro lavorare per la gloriadi Dio!... Don Guanella, Padre nostro, piùe più volte ci ripeteva “Lavorate e sempre la-vorate per la maggiore gloria di Dio, ed ilvostro lavoro frutterà il centuplo nelle vo-stre stesse mani, poiché la Provvidenza Di-vina, quale Madre vigile, starà al vostrofianco e farà per voi...”. Ed un giorno, dopouna delle solite sue istruzioni, con accentograve, con volto infuocato e con gli occhipregni di lacrime, ci ripeté: “se sapessi che ilmio cuore dovesse avere un istante solo d’orgo-glio per il lavoro fino ad oggi compiuto, attri-buendone a sé il merito, io per primo mande-rei in frantumi tutta l’Opera... Riconosciamo-lo, continuò, questa è opera di Dio e noi umi-li strumenti nelle sue mani. A secondo la no-stra docilità ai suoi santi voleri Egli opereràfra noi...”.Alle molte e generose offerte di persone, ilcui nome è scritto nel Libro della eternavita, si aggiunsero quelle dei numerosissi-

mi che concorsero alle sue ben riuscite pe-sche di beneficenza, come si disse a suotempo, dal “Comitato pro-Erigendo Rico-vero”, (anima di tale organizzazione l’in-stancabile Contessa Lavinia di Brazzà), e leofferte pervenute all’autorevole giornale IlMessaggero, quotidiano di Roma, durantela sottoscrizione aperta e condotta conamore e impegno ammirabile, degno diun grande giornale, il cui risultato fu ma-gnifico, davvero superiore ad ogni aspetta-tiva.Così il mezzo milione, per assolvere all’im-pegno con la ditta costruttrice, è stato incas-sato ed interamente versato. La prima tappadunque è fatta. Deo gratias!...diciamo dicuore; e grazie pur di cuore diciamo a tutticoloro che in qualsiasi modo si resero bene-fattori dell’Opera nascente. Grazie, grazie dicuore a nome dei centodieci infelici attual-mente ricoverati. Grazie di cuore a nome diquei centocinquanta che vedono avvicinarsiil giorno e l’ora in cui il martirio della lorograma esistenza sarà lenito.La prima tappa è fatta...

(V.d.P. -Anno II n. 5 - Marzo ‘26)

8

31 dicembre 1925: l’Opera prende corpo.

L’inaugurazione

Il giorno tanto atteso dell’inaugurazionedella nuova casa per i nostri poveri - il 12giugno 1927 - finalmente venne. Fu ungiorno di sole, di fede, di amore. Davvero ilsole risplendeva sulle miserie umane... Mi-serie di ogni genere, dolori di ogni specie,vecchi paralitici e giovani deformi, dallemembra rovinate; malattie di ogni sorta,agli occhi, al torace, alle braccia, alle gam-be... Qui, il numeroso stuolo d’infelici, or-mai portato al massimo della capienza diquesta nuova costruzione, spaziosa, assolata,ha potuto passare una giornata di vero sol-lievo morale constatando come oltre due-mila persone di ogni ceto e condizione, pic-cola rappresentanza delle molte migliaiasparse qua e là nella nostra penisola, si strin-gano con fede e carità intorno ad essi, desi-derosi tutti di contribuire, secondo le pro-prie forze, al loro benessere morale e mate-riale.

Molti andavano ripetendo ai cari ricoverati:pregate tanto, pregate sempre per me, ionon mi dimenticherò di voi - e l’affermazio-ne promessa che ricevevano commuoveva-no quelle anime buone, quei cuori gentili ecaritatevoli. L’edificio, che è di tre piani, oltre il semin-terrato, fu così distribuito, secondo le attua-li necessità. Al seminterrato i refettori e ledispense; al primo piano l’infermeria pertutti i ricoverati più sofferenti; al secondopiano gl’inabili capaci di salire e di scende-re le scale; al terzo piano i fanciulli anorma-li psichici. Tutta la stampa cittadina si occupò simpati-camente della cerimonia con lunghi ed effi-caci resoconti, e particolarmente si segnala-rono il “Messaggero”, l’ “Osservatore Ro-mano”, il “Corriere d’Italia”, la “Tribuna”ed il “Giornale d’Italia”.

(V.d.P. - Anno III n. 3 - Luglio ‘27)

I N B I A N C O E N E R O

9

Progetto iniziale di un’opera grandiosa.

I N B I A N C O E N E R O

Mezzo valido per la diffusione e la conoscenzadell’Opera fu la nascita del presente Bolletti-no. Perché nacque? Quali i principi ispiratori?Perché un bollettino nel “Ricovero S. Giusep-pe?”. Dieci anni dopo apparve un articolo chefacendo un bilancio, dava una risposta a que-sta domanda.

Con la speciale benedizione del S. Padre,

l’adesione viva e cordiale di E.mi cardinali,di numerosissimi Vescovi, di alte personali-tà civili e di tante altre persone buone e ge-nerose, il nome delle quali è e sempre saràin benedizione presso di noi, l’8 dicembre1924, nel giorno sacro ai trionfi della Vergi-ne Immacolata, usciva il primo numero diquesta: “Voce dei Poveri di Don Guanellain Roma”.

10

8 dicembre 1924

Nasce: “La Voce dei Poveridi Don Guanella”

Don Mauro con i suoi piccoli allievi impagina uno dei primi numeri della “voce”.

Il titolo stesso, che la modesta pubblicazio-ne si dava, voleva dimostrare quali fossero isuoi propositi. Non aveva affatto la pretesad’essere una rivista letteraria o scientifica,che accogliesse parti d’ingegni sublimi, arti-coli poderosi, studii di risonanza e d’impor-tanza eccezionale. Voleva, puramente esemplicemente, far risuonare la voce accora-ta dei poveri di Gesù Cristo, e in specialmodo di quelli accolti sotto l’ala beneficadella carità del gran padre dei poveri DonLuigi Guanella, perché questa voce sonassepresso quanti hanno cuore e comprensioneverso i derelitti. Voleva soprattutto, pro-muovere l’erezione di quel grande RicoveroS. Giuseppe sull’Aurelia Antica che - perquanto in una piccola parte costruito - restaancora nella sua integrità “erigendo”, comeviene definito sulla copertina di questa pub-blicazione.

Il Ricovero di San Giuseppe

A questo amabile Santo doveva essere dedi-cato il nuovo Ricovero, al Padre Putativo diGesù, che nell’Egitto provò l’amarezza dichi è senza tetto e pane. Del resto i poverinon sono forse la figura di Gesù? Dunque èS. Giuseppe che deve provvedere ai nostri

poveri e nel nome glorioso del S. Patriarca,ed in quello del Taumaturgo di Padova, ilsanto dei miracoli, che è largo di protezionecon tutti i suoi caritatevoli divoti, fu costi-tuito un Comitato attivo e volenteroso, e,con l’organizzazione di pesche di beneficen-za ed altre iniziative industriose, con giubi-lo comune, nel 1925 si poté dare inizio allaprogettata grande fabbrica.

(V.d.P. - Anno X n. 1 - Gennaio ‘34)

Programma

Già nel primo numero i guanelliani annun-ciano il progetto di costruire un Ricovero.Vi si legge: Presentiamo ai nostri lettori ilprogetto del grandioso fabbricato destinatoad accogliere ben 500 infelici: storpi, vecchicronici, bambini deficienti ed un piccolo re-parto per bambini abbandonati. Ogni cate-goria di ricoverati avrà il proprio reparto in-dipendente in modo assoluto da altri repar-ti e con personale proprio. Una tale costru-zione vagheggiata dal Fondatore Don Gua-nella è oggi divenuta per i suoi figli una ne-cessità ed un’urgenza, date le moltissimedomande di poveri infelici, privi di assisten-za e cure, senza tetto, spasimanti per la fameche ogni giorno pervengono alla direzionedel Ricovero.

(V.d.P. - Anno 41 n. 1 - Marzo ‘68)

Ed ora?

Sono circa 300 i nostri ricoverati, con pre-ferenza per vecchi e deficienti, mancandolocali per altre categorie.

11

I N B I A N C O E N E R O

Anziani e fanciulli: una caratteristicadi sempre della nostra casa.

I N B I A N C O E N E R O

Oggi più che mai, s’impone la necessità diriprendere i lavori di costruzione edile. Itempi sono tristi è vero, e la beneficenza,per necessità di cose, è meno spontanea,meno generosa; ma la nostra fede per que-sto non s’affievolisce, anzi più si ravviva,perché più sono le necessità che ci stringo-no, più sono le braccia che si protendonosupplichevoli verso il nostro Istituto.Quanti infelici, quanti abbandonati, quan-ti casi pietosi fra i più pietosi!... Che fare?Continuare e rimandarli per mancanza diposti? Si stringano a noi tutti i buoni e ol-tre al prezioso e potente aiuto delle loropreghiere ci aiutino col loro obolo, secondole proprie forze; il nostro appello scenda atoccare le fibre del loro nobile e generosocuore e portino a noi altri benefattori, altri

amici affinché, quanto prima, si possa darinizio ai lavori di costruzione e condurli atermine.

(V.d.P. - Anno XI n. 1 - Gennaio - Febbraio ‘35)

Il bollettino perciò voleva essere una finestraaperta al mondo, allora strano, del Ricovero S.Giuseppe. Voleva informare agli amici, i bene-fattori su che cosa bolliva in pentola in viaAurelia Antica e naturalmente, stendendo lamano, chiedeva collaborazione; quella colla-borazione che non verrà mai meno e che per-metterà la realizzazione di un qualcosa digrande. Don Guanella prima di morire aveva detto aisuoi sacerdoti. “voi farete più di me”. Ora toc-cava a loro trovare le strade per poter fare dipiù.

12

La lapide ancora oggi ricorda l’anno della prima inaugurazione: 1927

Per il proseguimento della costruzione fino alcompletamento del Ricovero, sentivamo innoi, fra tanta gioia di generosi consensi, chequalche cosa d’importante mancava ancora ainostri poveri, ed il nostro cuore non fu pago. Mancava quel che Don Guanella non avreb-be certo fatto mancare, perché era il primosuo pensiero, la sua prima preoccupazionenella fondazione di una Casa: la Chiesa. Per-ché Egli voleva che i suoi poveri entrando incasa, trovassero pronte le due indispensabili ecomode mense: quella per il nutrimento delcorpo e la Mensa per il nutrimento dell’ani-ma. “Pane e Paradiso, diceva Don Guanella,non devono mancare ai nostri ricoverati”.E chi, per questo, potrà muoverci rimprove-ro? I poveri vecchi, non appena 50, erano inun locale, come si è detto, adattato, angusto eprivo del più elementare conforto. A questiprimi vecchi altri se ne aggiunsero fino ad oc-cupare la casa colonica. Era urgente quindi provvedere e si dovette co-sì tempestivamente pensare ad un ricovero

conveniente e rispondente al bisogno e allenorme d’igiene e, per la Chiesa, dovette finoad oggi servire una cappella provvisoria. Per laristrettezza dello spazio pochi erano i privile-giati che vi potevano entrare. Gli altri tutti...nel corridoio.Soltanto il 17 giugno 1934, nell’annua solen-nità de Santi Patroni del Ricovero, Giuseppeed Antonio, poté venir collocata la prima pie-tra della nuova chiesa, benedetta dall’E.moSig. Cardinale Camillo Laurenti, con grandis-sima festa e concorso di autorità e di popolo.

(V.d.P. - Anno XIII n. 5 - Maggio ‘37)

Nella Chiesa, vegliata dall’affetto sempre deisuoi benefattori, i cui nomi ne ricoprono tut-to attorno le pareti, riposa la Salma del Card.Camillo Laurenti, quale pegno di continuaprotezione. Era il suo desiderio: continuare a“vivere”, anche dopo la morte, in mezzo aiPoveri della “Città della carità”, come Luistesso ebbe a definire l’Opera Don Guanella.

(V.d.P. - Anno XXXII n. 1 - 3 - Gennaio ‘59)

13

I N B I A N C O E N E R O

17 giugno 1934 - 6 maggio 1937

La Chiesa

17 giugno 1934. il Card. Laurenti pone la prima pietra.

1937: la Chiesa è completata.

F O T O R A C C O N T A

14

Andrea e Federico: “tra poco andremo nella casa nuova!”Andrea e Federico: “tra poco andremo nella casa nuova!”

Il giardino con la fontanaIl giardino con la fontana

15

F O T O R A C C O N T A

Gli ampi corridoi: l’illuminazione artificiale mette in risalto le antiche volte del S. GiuseppeGli ampi corridoi: l’illuminazione artificiale mette in risalto le antiche volte del S. Giuseppe

Uno scorcio della mansardaUno scorcio della mansarda

F O T O R A C C O N T A

Il bagno è già arredatoIl bagno è già arredato

Una palestra per la riabilitazione:particolare del binario del sollevatore asoffitto

Una palestra per la riabilitazione:particolare del binario del sollevatore asoffitto Si fanno le prove per scegliere le tendeSi fanno le prove per scegliere le tende

16

17

F O T O R A C C O N T A

...e i particolari dell’arredo

Le stanze: la luce ...

F O T O R A C C O N T A

Particolare della volta a crociera

La scala interna in vetro e acciaio èquasi ultimataLa scala interna in vetro e acciaio èquasi ultimata

Supporto per lacopertura di un terrazzo

18

19

F O T O R A C C O N T A

La scala esterna antincendioLa scala esterna antincendio

I Volontari quest’anno a Passoscuro, sonostati davvero tanti.I nuovi, inizialmente incerti nei primi gior-ni, diventano presto esuberanti.Premurosi fino alla commozione i “vecchi”.Ne sono passati una sessantina quest’anno.Singole presenze e di gruppo.Proviamo a ricordarne qualcuno: 7 teologidel Seminario di Molfetta; 1 probando 3teologi guanelliani; 4 teologi del CollegioUrbano. Diverse le nazionalità: India, Ca-merun, Nigeria, Argentina, Paraguay, Cen-tro America, Francia (una coppia di sposi-ni)… Gruppi delle parrocchie romane di S.

Ambrogio, S. Gregorio, la Nunziatella e S.Giuseppe al Trionfale; SS. Salvatore da Mes-sina, oltre agli Amici di sempre (Roma, Pa-lazzolo, Puglia, Sicilia…), giovani universi-tari dell’Opera Regina Apostolorum, giova-ni del Servizio Civile. Quest’anno anche latematica del Cantico dei Cantici, la pre-ghiera, il momento di deserto e la confessio-ne hanno aiutato a cogliere l’esperienza diPassoscuro come un’occasione d’incontrocon l’uomo e con Dio per scoprire chel’amore è più forte della morte.Lasciamo parlare qualche testimonianza equalche foto, per dire ancora grazie a tutti!

Volontariato a Passoscuro

D I A R I O D E L L A C A S A

20

Andrea ci pensa!

21

D I A R I O D E L L A C A S A

Carlo schiaccia un pisolino all’ombra.

Cena all’aperto sotto le stelle!

Carissimi amici, anche per noi seminaristidi Molfetta Passoscuro è finito e con dispia-cere ieri siamo tornati nei nostri paesi. Si-curamente ci porteremo nel cuore tutti ibuoni figli che con la loro originalità e sem-plicità ci hanno insegnato con la loro vitapiù di quanto si possa dire con le parole.Questi giorni a casa passano nel ricordo diquesta fortissima esperienza che apre ilcuore alla carità e all’amore. Non possonon ricordarmi di tutti voi amici che con lavostra amicizia e il vostro impegno avetedimostrato la gioia del servizio e l’impegnonella preghiera. Posso dirvi che vi ricorderònelle mie preghiere augurandovi di potermettere sempre in pratica quello che Passo-scuro ci ha insegnato.

(Claudio, Seminario di Molfetta)

D I A R I O D E L L A C A S A

22

Claudio: ma chi è?

Giovanni e Paride: giochi con l’acqua

Sono molto contenta che vi siate attivatitutti per mantenere i contatti. L’esperienzadi Passoscuro resta un sigillo nei nostri cuorie li segna di un profondo desiderio di vesti-re la carita’ nella vita di tutti i giorni, quellache ti fa incontrare indifferenza, arrivismopiuttosto che speranza, semplicita’, traspa-renza, umilta’...

Un grazie a voi tutti per aver condiviso que-sta esperienza che, nonostante vivo da unpo’ di anni, si svela e rivela sempre nuova esempre speciale, indimenticabile, unica.

(Anna Maria, Bari)

Sono arrivato da Passoscuro. Sono stanco?Si, ma felice di questa esperienza.Il Signore ci ha dato tanto!!!Un abraccio. Hasta la proxima!

(Matías, Seminario Teologico Guanelliano,Argentina)

Azione e contemplazione: queste sono le dueparole con cui definirei la mia esperienza aPassoscuro. Quest’anno, molto più che nel-le occasioni passate, ho trovato il giustoequilibrio tra queste due componenti fon-damentali della nostra fede. La tematica sulCantico dei Cantici assieme ai momenti dipreghiera e la Messa quotidiana mi hanno

aiutato a vivere pienamente i giorni passaticon i buoni figli. Come la Beata Chiara Bo-satta abbassavo gli occhi per vedere il cielo edero cosciente di trovarmi a contatto con il mi-stero di Dio nascosto tra i fratelli più piccoli.Vi allego “credo in unum Deum”, una canzo-ne che mi risuonava nella testa quando fissavogli occhi di Paride... Spesso mi è capitato di ri-flettere sull’apparente contrasto tra l’unicità diDio e il suo identificarsi con le tantissime per-sone bisognose di cure.

(Francesco, Messina)

23

D I A R I O D E L L A C A S A

Ormai è il terzo anno che faccio a Passoscu-ro, ma ogni volta è un’esperienza unica!Qualcuno di noi volontari all’ultimo incon-tro ha detto:“la bellezza dei ragazzi è che sono diretti inogni cosa nel bene e nel male”. E’ vero: sonodi un’autenticità disarmante che ci spiazza einsegna a noi, che spesso nella vita, invecedi rendere le cose semplici, le complichiamoperdendo così l’essenza delle piccole cose,dei piccoli gesti.Ogni anno, prima di partire, quando le per-sone mi chiedono perché vado a trascorrerequesto tempo a Passoscuro invece di andar-mene in vacanza, la mia risposta è “per rige-nerarmi e purificarmi”. Trascorrere del tem-po con i ragazzi mi aiuta ad apprezzare dipiù ogni cosa, a comprendere quanto a vol-

D I A R I O D E L L A C A S A

24

La meraviglia di Vincenzo

Il girotondo degli amici

te sprechiamo del tempo e del fiato a la-mentarci di cose inutili e superflue. Starecon loro mi aiuta ad apprezzare il vero, l’es-senziale, le priorità della mia vita… Eccoperché trascorrere del tempo con i BuoniFigli è un’esperienza che tutti nella vita do-vrebbero fare, a prescindere dalla professio-ne che si fa. Ogni volta torno a casa con lavaligia stracolma di emozioni e sensazioninuove e mi rendo conto che il mio umileaiuto è niente rispetto a quello che ricevo daloro e da tutte le persone che incontro du-rante l’esperienza.Quest’anno la novità principale è stata con-dividere questa esperienza con un gruppo divolontari numeroso e variegato. Per un atti-mo ho anche pensato che forse eravamotroppi, con il rischio di fare confusione.

Invece, con il passare dei giorni, ho colto ilbello di tutto questo. Essere in tanti ha si-gnificato molto: non ci siamo ammazzati dilavoro come a volte succedeva in passato;avendo più tempo, abbiamo potuto cono-scere meglio i ragazzi, ascoltarli di più, com-prendere meglio il loro linguaggio, le lorostorie; infine, abbiamo fatto amicizia contutti voi…Bello bello bello!Pregare insieme, giocare, cantare e lavorarecon spirito di gruppo, di condivisione in unclima sereno e festoso! Veramente un belcampo di servizio!Grazie a tutti voi, spero che questa espe-rienza sia solo l’inizio per tutti di un lun-go cammino con i nostri ragazzi: sarebbeveramente bello, come diceva don Fabio,

25

D I A R I O D E L L A C A S A

L’ora di punta in piscina

riuscire ad organizzare qualcosa per loro.Pensiamoci!

(Jessica, Roma)

Ciao Amici!Il rientro da Passoscuro è stato un pò trau-matico.. Dall’essere attivi al 100% per tut-ta la giornata mi sono catapultato nella“vacanza” di casa: molto fredda e non tan-to ricca di brio. Passoscuro, comunque, ènel mio cuore e insieme ai ragazzi tuttivoi. Spero di rivivere questa bella espe-rienza.

(Luca, Naro AG)

Dovrò denunciarvi tutti perchè mi aveteportato via un pezzo di cuore! GRAZIE! Leparole sono troppo limitate rispetto alla for-te emozione che ho sperimentato lì con voie grazie ai ragazzi del don Guanella.Non è pura emotività questa, ma è la gioia

Paride: nuotare d’eccezione

D I A R I O D E L L A C A S A

26

Suor Giuseppina e Giovanni: tutto sottocontrollo

di chi attraverso loro è capace di intravede-re il volto misericordioso e buono di Gesù.Non posso negarlo: ogni giorno il pensierocade sempre ai buoni figli e a quanto mihanno saputo dare. Grazie a loro ho cono-sciuto nuovi aspetti di me che prima igno-ravo o non riuscivo a notare fra le tante co-se da fare durante la giornata. Mi è sembra-to quasi di stare davanti ad uno specchioche pian piano mi rivelava quello che anco-ra non riuscivo a vedere di me.

(Angelo, Seminario di Molfetta)

Credo ci siano dei luoghi, delle destinazio-ni “simbolo” del nostro incedere. Ho sem-pre immaginato la mia vita come un per-corso segnato da tappe, da approdi più omeno significativi, più o meno determi-nanti, ma non potevo sospettare che Passo-

scuro marcasse con un solco così profondola mia strada. Sono tornata a casa da unasettimana. Avrei voluto scrivere qualcosagià durante l’esperienza, o nell’immediatorientro. La scrittura è terapeutica, almenoper me, ed è un ottimo esercizio di medi-tazione, per provare ad entrare profonda-mente in contatto con se stessi, eppurenon ci sono riuscita.Ho avuto bisogno di giorni di “sospensio-ne” dalle cose, ed anche dalle persone chemi circondano. Io non c’ero, ero assente: di-vagavo, fluttuavo come chi è proteso verso qualcosa che non riesce più a toccare, a sen-tire sulla pelle.Ho trascorso giorni di silenzio. Ho forse at-traversato il mio DESERTO: fisicamentepresente, ma intimamente lontanissima. Ilmio non è stato un “ritorno a casa”, poichè

Pierangelo e Leonardo.

27

D I A R I O D E L L A C A S A

anche Passoscuro, i ragazzi, i volontari rappresentano per me “casa”.Sono abituata a scrivere quel che mi accade,tutto ciò che vivo e mi attraversa, sulle pa-gine di un quaderno affinchè possa salva-guardare, difendere i miei passi dall’umanooblio, da quella fisiologica dimenticanzache ci contraddistingue tutti. Avevo portato il quaderno con me a Passo-scuro, ma non l’ho nemmeno aperto! Credodi intuirne il motivo. Vivere con i ragazzimi consente di liberare quel “frammentoprimo”, quella “radice” della mia essenza, fi-nalmente svincolata, riscattata dagli orpelli,dagli schemi, dai veli di apparenze ed in-comprensioni di cui inevitabilmente ci bar-diamo, ci mascheriamo (non tutti, non

sempre), per affrontare un mondo spessoottuso, muto, cieco. Non dico che nella vita quotidiana, lontanadai ragazzi, io non sia pur sempre Silvia:cammino col “beato fardello” di chi nonfrappone resistenze o difese tra se e gli altri.Sono quella che sono, ed i miei limiti arri-vano ben prima di me. E’ però nel contattocon i ragazzi che mi sento profondamentelibera, sgombra dai vincoli contro cui lottocostantemente e che mi fanno soffrire. Neiquindici giorni trascorsi con loro non avevobisogno di scrivere poiché non mi era neces-sario ritrovarmi nelle pagine di un quader-no: mi bastavano i loro occhi. Mi sono scrutata attraverso il loro sguardo,ed ho tremato scoprendo quanta strada de-

D I A R I O D E L L A C A S A

28

Passeggiata sulla spiaggia: rientro... contro vento

vo ancora compiere, quante cose non so enon so fare, quante volte sbaglio e cado, mirialzo per poi cadere ancora. Ho avuto pau-ra: i loro occhi sono privi di giudizio, di re-criminazioni, di cose non dette, di senti-menti taciuti. Io non sarò mai così, io nonsaprò mai farlo. Quando ti guardano non cercano nient’al-tro se non te: non vogliono indagare la tuastoria, le tue ragioni, le tue intenzioni. Loroarrivano dritti a tutto quel che sta “dietro”di noi, dietro le nostre riserve, i nostri dolo-ri o conquiste. E’ il contatto più umano chepossa concepire. Credo che questa esistenza sia un dono im-menso, che molto spesso non riusciamo adonorare o riconoscere. Ci sono però degliincontri che ci consentono di soffermare il

nostro sguardo, di “allenare” gli occhi adandare oltre quello che possiamo toccare: larealtà non è solo quella che si vede nei per-corsi quotidiani che siamo ormai abituati adecifrare e fronteggiare.Voglio che i miei occhi restino aperti, sem-pre, fino a bruciare, fino a lacrimare, senzadistoglierli mai dai ragazzi, dalle infinite sfu-mature di comprensione, dolore, calore chemi hanno incondizionatamente donato. Ilmio breve passaggio a Passoscuro è, in real-tà, un “viaggio di non ritorno”, poiché nonposso né voglio immaginare questa vita sen-za un costante e intenso contatto con tuttociò che questa esperienza racchiude: i ragaz-zi, prima di tutto e con loro tutte le persone,i miei compagni di viaggio (e quanti ancora,spero, si aggiungeranno) la cui rara sensibili-

Torneo di carte

29

D I A R I O D E L L A C A S A

tà e generosità umana mi emoziona e colmail mio spirito di gioia e rinnovata fiducia. Io non so pregare, e spesso non ho trovatoDio perché non ho saputo cercarlo. La miastrada di unione a questo Padre Immenso,eppur vicinissimo, è ancora molto lunga,ma non voglio che il timore della fatica mifreni e mi imprigioni. “Forte come la mor-te è l’amore”…mi aggrappo, più che maioggi, a questa (unica?) certezza…

(Silvia, Ceglie BR)

Davvero il Signore è a Passoscuro, ne sonocerto! Un luogo e delle semplici personenon sono in grado di stravolgere la vita diun giovane: è il mistero dell’Amore in Gesù

che rende la casa di Passoscuro e i suoi ospi-ti semplici strumenti di un incontro privile-giato, che in ognuno di noi ha creato unaSalvezza che da tempo ci spettavamo. Anco-ra una volta mi stupisco di come il Signoresi serva di un’occasione, a cui noi non dia-mo molta rilevanza, per manifestarsi e par-lare alla mia piccola umanità. E’ vero che più forte della morte èL’AMORE: a Passoscuro è stato come unsigillo indelebile nel mio cuore di giovaneinnamorato di Gesù. Ti accompagno conla preghiera. Un saluto ai ragazzi. Sperodi venire a darvi fastidio durante que-st’anno a Roma.

(Giangiuseppe, Seminario di Molfetta)

D I A R I O D E L L A C A S A

30

Un momento di preghiera.

Deho’ Camillo, Aprile Luigina, Benedetto Elisabet-ta, Callegari Vincenzo, Caselli Emiliano, CatalanoFilippo, Invrea Vincenzo, Leoncini Luigi, MariglianoLucia, Marino Ugo, Mocarelli Gina, Pari Giuditta,Perulli Vito, Putti Mario, Scalia Giacinto, OmbratoOreste, Ardone Tani Gina, Balsamo Maria, PaladiniPof.ssa Paola, Paisio Maria, Gianfelice Marcella, Me-lina Galdino, Vallese Lydia, Lepori Marisa.

Per le anime dei nuovi iscritti al Pane di S. Antoniotutto il personale religioso e tutti i nostri "Ospiti" as-sicurano preghiere di suffragio chiedendo intercessio-ni dall'alto dei cieli:

Gallucci Luisa, Carlo, Suor Manuela Pangolini, Pa-squini Anna, Comunardi Giuseppe, Elisa V., Califa-no Antonietta, Liberalon Lorenzo, Paolo, RamazzoPaola, Cutuli Nunzia, Serena, Pietro, Concetta (fam.Ghiotto Gabriella), Liliana, Giangreco Armida, Lu-cherini Mario, Vittorina, Sacco Francesco, Antonio,Zucchetti Francesco, Graziani Sofia, Rosa, France-sco, Fernando, Falcionella Mario, Morabito Brigida,Godone Walter, De Gasperi Giorgio, Tieri in GrossiRosina, Gaetano, Giacomo, Peppino Modenesi, co-niugi Antonio del Principe, Mariannina Pace, PioMirante, Edda De Luca moglie di Elvio.

Un ringraziamento speciale va a:Ramorino Chiara, Toscani Pier Luigi, D’Amato Luigi

per aver generosamente contribuitoall'acquisto dei nuovi arredi

del "S. Giuseppe".

B E N E F A T T O R I E A M I C I

Benefattorie Amici defunti

Luglio - Settembre 2007

31

Come si può aiutarel’Opera Don Guanella

La carità è industriosa e inesauribile nellesue prestazioni: da sola sa trovare infinitevie per far giungere il suo dono.Splendida testimonianza di sentita carità èquella che spinge a regalare un po’ delproprio tempo per visitare ed aiutare piùdirettamente.Conoscere induce anche a far conoscere.Per questo siamo grati a quanti fanno co-noscere l’Opera sia attraverso visite, siatramite bollettino.Chi desiderasse prolungare la propria operadi bene anche nel futuro, può disporre, pertestamento, lasciti o legati o donazioni infavore dell’Opera nostra. In tal caso, consi-gliamo la seguente formula:“Lascio (oppure dono) all’Opera Don Gua-nella Casa San Giuseppe - Via Aurelia An-tica, 446 Roma...”.

L’Istituto è ENTE GIURIDICO(R.D. 2-7-1931 e 2-1-1932)

Oltre al merito presso Dio e alla dovero-sa riconoscenza dei nostri ospiti, i Be-nefattori:- sono ricordati

nella celebrazione di una S. Messa settimanale e,

- nel mese di novembre, durante la celebrazione della S. Messa quotidiana.

Per l’invio di offerte, il mezzo più economico è l’avvalersi del C.C.P. n. 414003o del C.C.B. n. 7135/62 – ABI 5696-0CAB 03204-5 – CIN VBanca popolare di Sondrio - Ag. n. 4intestato a Opera Don GuanellaVia Aurelia Antica, 446 - 00165 Roma.Per appuntamenti, spiegazioni ecc.telefonare ai numeri 06.66601452-06.66601456 (mattina)Per venirci a trovare:autobus 98, 881, 889, 892.Metro A Cornelia