TRATTAMENTO ORTODONTICO INTERCETTIVO IN DENTATURA MISTA · mista” va dal 21% (11) al 45% (12). È...
Transcript of TRATTAMENTO ORTODONTICO INTERCETTIVO IN DENTATURA MISTA · mista” va dal 21% (11) al 45% (12). È...
TRATTAMENTO ORTODONTICO INTERCETTIVO
IN DENTATURA MISTA
FAD 2019
Società scientifica: Società Italiana Tecnica Bidimensionale
(SITeBi)
Autore: Dr Matteo Spigaroli
INDICE
1. INTRODUZIONE
2. L’ESPANSIONE PALATALE ANCORANDOSI AI DENTI DECIDUI
3. NOTE TECNICHE
4. CASO CLINICO
5. DISCUSSIONE
6. CONCLUSIONI
7. PAROLE CHIAVE
8. BIBLIOGRAFIA
1. INTRODUZIONE
La necessità e l’efficacia di una terapia ortodontica precoce (early treatment) in
contrapposizione ad un trattamento tradizionale è da sempre fonte di controversia e
discussione fra autori che sostengono la bontà del trattamento precoce e autori che
considerano questo tipo di intervento una terapia eccessiva (overtreatment)
dichiarando che il paziente può essere trattato, ottenendo i medesimi risultati, in
tempi più brevi e con minor dispendio di energia verso la fine della permuta in una
unica fase ortodontica. Nonostante ancora oggi si discuta sull’efficacia di un
trattamento precoce, tutti gli autori concordano nell’affermare che certe
malocclusioni traggono beneficio da un trattamento precoce; tra queste malocclusioni
con indicazione al trattamento precoce troviamo condizioni come la discrepanza
trasversale assoluta, il crossbite posteriore monolaterale, il crossbite anteriore ed altre
situazioni dentoscheletriche che ricevono indiscussi benefici da un trattamento in due
fasi (1, 2).
Per quanto concerne l’ipoplasia trasversale del mascellare, si tratta di una delle
anomalie di interesse ortognatodontico più frequenti da osservare nei piccoli pazienti.
Spesso è associata al morso incrociato posteriore mono o bilaterale e talora è
complicata dalla presenza di altri problemi quali la discrepanza dentoscheletrica
(affollamento dentale), le asimmetrie dentali/posturali e/o basali, malocclusioni
sagittali di II o III classe, o la concomitante presenza di abitudini viziate. Nel caso
specifico in cui vi sia un morso crociato mono-laterale quasi sempre vi è associata
una latero-deviazione funzionale della mandibola con discrepanza fra l’occlusione
centrica e la relazione centrica (CO≠CR). Questa deviazione mandibolare è una
conseguenza posturale acquisita dal paziente al fine di poter avere una miglior
intercuspidazione dentale e poter meglio espletare i cicli masticatori. Tale condizione
di latero-deviazione, se mantenuta nel tempo, pone un problema di stimolo
mandibolare asimmetrico con rischio di asimmetria mandibolare, deviazione del
mento, e non coincidenza delle mediane dentali, oltre a poter creare i presupposti per
future sintomatologie temporo-mandibolari (3-5).
Appurato quindi in letteratura il vastissimo consenso sull’opportunità di correggere
precocemente i morsi incrociati posteriori (1, 6), la controversia su quale sia
l’approccio terapeutico ottimale ed il timing ideale, è ancora molto diffusa. Esistono a
tale proposito molte opinioni, talvolta contraddittorie e talvolta anche contrastanti tra
loro (7, 8).
Il caso clinico qui presentato si propone di suggerire alcune indicazioni per il
trattamento ortognatodontico precoce in presenza di ipoplasia mascellare, e di
sfruttare nel contempo tale fase terapeutica per ridurre la discrepanza dentoscheletrica
inferiore, rieducare la postura labiale oltre a ridurre il cant del gruppo frontale
superiore in un paziente con asimmetria dentoscheletrica basale. Pertanto avremo
modo di discutere:
-la correzione precoce della discrepanza trasversale del mascellare superiore;
-la correzione del cross-bite posteriore;
-la gestione del Leeway space inferiore per ridurre la discrepanza dentoscheletrica;
-il controllo della dimensione verticale;
-il miglioramento del cant occlusale attraverso attacchi ortodontici limitati alla zona
anteriore superiore e solo per pochi mesi.
Si vuole pertanto illustrare e discutere una metodica che consenta di ottenere risultati
soddisfacenti e predicibili, riducendo il rischio di produrre effetti collaterali
indesiderabili a carico dei denti permanenti, ma anche evitare di stancare il paziente
correndo il rischio di perdere la sua collaborazione nella seconda fase ortodontica.
In particolare, verranno illustrati e discussi:
-il timing;
-i possibili inconvenienti;
-l’effetto ortopedico ed ortodontico;
-le alternative terapeutiche.
Entrando maggiormante nel dettaglio, l’espansione del palato, una delle procedure
terapeutiche più diffuse, è probabilmente ancora oggi una procedura spesso abusata o
eseguita scorrettamente, ma soprattutto, ancora da definire nei metodi, nei tempi e
nelle indicazioni.
Gli errori più frequenti riguardano:
1) il timing in merito al periodo ideale di trattamento;
2) la scelta inadeguata delle apparecchiature e la difficoltà a dosare l’espansione;
3) l’ ottenimento di risultati limitati o instabili;
4) il timore di un eccessivo effetto ortopedico nei piccoli pazienti;
5) il compenso dentoalveolare (inclinazione vestibolare dei primi molari permanenti
superiori);
6) il danno dentoparodontale a carico dei primi molari permanenti: riassorbimento
radicolare esterno e/o perdita di attacco (soprattutto quando vengano usate
apparecchiature fisse e forze pesanti).
2. L’ESPANSIONE PALATALE ANCORANDOSI AI DENTI
DECIDUI
In questo caso clinico è stato utilizzato un espansore già descritto da numerosi autori
(9, 10), che prevede l’utilizzo di un disgiuntore rapido tipo Haas, con scudi in resina a
contatto della volta palatina nelle prime fasi della dentatura mista. Ma è veramente
necessaria l’espansione in dentatura decidua o c’è la possibilità di una autocorrezione
del diametro palatale con la crescita, oppure è preferibile un altro tipo di trattamento?
In merito a questi quesiti, molti ritengono che l’ipoplasia del mascellare superiore ed
i crossbite posteriori debbano essere corretti quanto prima, anche in dentatura
esclusivamente decidua. Soprattutto nei casi di crossbite monolaterale ed asimmetria
mandibolare, sarebbe indicata l’espansione immediata dell’arcata superiore, senza
attendere l’eruzione dei primi denti permanenti. Altri ancora sono dell’opinione che
le discrepanze severe del mascellare superiore debbano essere corrette
ortopedicamente in dentatura esclusivamente decidua per migliorare la pervietà delle
prime vie aeree e la funzione ventilatoria. In realtà è dimostrato che la “prevalenza di
autocorrezione del crossbite posteriore nel passaggio dalla dentatura decidua a quella
mista” va dal 21% (11) al 45% (12). È inoltre dimostrato che l’espansione in
dentatura decidua non garantisce l’eruzione corretta dei sesti che eromperanno in
crossbite in circa il 20% dei casi (11- 13). In altre parole, la correzione del morso
incrociato in dentatura esclusivamente decidua è un overtreatment ed un trattamento
inutile per almeno due ragioni: in primo luogo, perchè i molari permanenti, nel 20-
50% dei casi, erompono correttamente anche in presenza di crossbite sui molari
decidui; in secondo luogo, perchè in almeno un caso su cinque, nonostante
l’espansione in dentatura decidua, i molari permanenti eromperanno in crossbite.
Tuttavia, in presenza di crossbite monolaterale e latero-deviazione mandibolare, è
sbagliato procrastinare il trattamento. In questi casi, però, l’intervento ortodontico
deve limitarsi alla correzione, il più precocemente possibile, della postura
mandibolare e dell’asimmetria funzionale, che potrebbe trasformarsi in asimmetria
anatomica (14, 15).
Le evidenze fino ad ora disponibili suggeriscono che il metodo migliore e sufficiente
per correggere la postura mandibolare ed il crossbite posteriore monolaterale, in
dentatura esclusivamente decidua, è il molaggio selettivo (16). Non è tuttavia facile
eseguire un molaggio selettivo efficace in dentatura decidua: i pazienti lo accettano
mal volentieri ed i denti da rimodellare sono molti: non solo i canini decidui. Per
questo è preferibile associare ad un molaggio selettivo essenziale, e prevedibilmente
semplice da effettuare, l’utilizzo di due morsi di costruzione, eseguiti in resina
composita e bondati a destra ed a sinistra sui molari decidui, in modo tale da fornire
alla mandibola riferimenti occlusali precisi (e qualitativamente migliori di quelli che
si ottengono col solo molaggio selettivo) tali da correggere e mantenere corretta la
simmetria mandibolare (17). Questi “rialzi” in resina si abradono e si consumano nel
tempo ed il timore di incrementare la dimensione verticale in modo scorretto è
probabilmente ingiustificato. Essi non devono essere asportati e sono efficaci nel
promuovere la corretta eruzione dei primi molari permanenti, che talora vanno ad
occludere tra loro in modo corretto, altre volte invece tendono ad occludere in
crossbite a causa dell’ipoplasia palatale. In questi ultimi casi sarà necessario
espandere il mascellare superiore nelle prime fasi della dentatura mista, ancorando un
disgiuntore rapido ai soli denti decidui.
Il timing preciso è fondamentale per ottenere risultati ottimali e per prevenire il
rischio di overtreatment. L’espansione del mascellare superiore in dentatura decidua è
controindicata per i motivi descritti in precedenza. Il momento migliore per
espandere l’arcata superiore è durante l’eruzione degli incisivi laterali superiori.
Generalmente in questa fase sono già completamente erotti sia tutti gli incisivi
permanenti inferiori ed i centrali superiori, sia i primi molari permanenti.
L’espansione del palato in questa fase della permuta è massimamente efficace poiché
crea lo spazio adeguato nel preciso momento in cui lo spazio serve, ovvero appena
prima che erompano gli incisivi laterali permanenti, che troveranno le condizioni
ideali per allinearsi spontaneamente. In caso di crossbite a livello dei molari
permanenti, l’espansione rapida del mascellare, ancorata esclusivamente ai secondi
molari decidui ed ai canini decidui, produce la correzione spontanea di rapporti
trasversali anche se i molari permanenti sono completamente erotti, probabilmente a
seguito dell’effetto ortopedico e trascinati dalle fibre transettali. È tuttavia preferibile,
se si ha la possibilità di monitorare il paziente nel tempo, iniziare l’espansione attiva
appena prima che i sesti tocchino in occlusione, così da consentire loro di espandersi
spontaneamente in assenza di interferenze occlusali, e di intercuspidare correttamente
fin dal primo momento di contatto reciproco. In molti pazienti, questo momento
coincide con l’eruzione degli incisivi laterali permanenti. Dopo la fase attiva ed il
bloccaggio della vite, l’espansore deve essere lasciato in situ, a guisa di contenzione
passiva, almeno per 10 mesi allo scopo di contrastare la recidiva dell’osso basale
(18). Non deve comunque essere rimosso prima della completa eruzione degli incisivi
laterali, in quanto, una volta “liberati” dall’apparecchiatura, i canini decidui
recidivano significativamente e possono ostacolare gli incisivi laterali durante il loro
percorso eruttivo, costringendoli a ruotarsi o ad inclinarsi fuori dalla cresta alveolare.
Talvolta l’attesa dell’eruzione degli incisivi laterali costringe a tempi lunghi di
contenzione (anche 2 anni) con l’espansore in bocca e non è così raro che l’espansore
debba essere tolto contemporaneamente all’esfoliazione dei secondi molari decidui.
Altre volte l’eccessiva mobilità dei secondi molari decidui rende fastidioso il
debandaggio. In questi pazienti è preferibile tagliare le bande anziché rimuoverle con
la pinza toglibande.
Non esistono dati sufficienti a giustificare l’espansione del mascellare superiore al
solo scopo di migliorare la funzione ventilatoria (19), uditiva (20) o posturale (21,
22), per cui il suo utilizzo a scopo “funzionale” è per ora non pienamente
ingiustificabile.
La controversia quindi riguarda prevalentemente la portata ortopedica od ortodontica
dell’espansione. L’ottenimento di un’espansione ortopedica è indiscutibilmente
evidente durante la fase attiva (23, 24). È opinione comune che la distinzione tra
effetto ortopedico od ortodontico dipenda prevalentemente dall’entità della forza
prodotta e dalla velocità dell’attivazione (quanti scatti al giorno?). In realtà essa
dipende soprattutto dall’età del paziente (25) e dalla conseguente diversa resistenza
delle suture alla distrazione prodotta dall’apparecchiatura. Melsen (26, 27) ha
dimostrato come la resistenza della sutura mediopalatina aumenti con l’ aumentare
dell’età, mentre altri autori hanno dimostrato che le forze necessarie ad espandere il
mascellare superiore variano in relazione all’età del paziente ed alle resistenze
anatomiche (28-30).
Ciò che ancora oggi rimane vago, è per quanto nel tempo possa perdurare l’effetto
ortopedico. La distrazione suturale provocata durante l’espansione rapida tende a
perdersi negli anni successivi con una enorme variazione individuale (31, 32) e
potrebbe dissiparsi nel lungo termine in maniera anche considerevole se non
addirittura pressoché totale (8). Non esistono dati controllati a lungo termine che ci
consentano di trarre conclusioni definitive, ma quando li avremo, li dovremo
confrontare con la crescita normale del mascellare superiore e dei processi
dentoalveolari dei molari superiori, che sappiamo essere maggiore a livello apicale
che coronale (33). La sensazione è che, se ci si aspetta un effetto ortopedico
significativo nel lungo termine, questo potrebbe non verificarsi. In altre parole, la
controversia tra ortopedia ed ortodonzia potrebbe essere puramente accademica: gli
effetti sono puramente ortodontici e, anche con un disgiuntore rapido ed attivazioni
energiche, probabilmente non possiamo produrre effetti ortopedici stabili nel lungo
termine. In realtà, utilizzando un disgiuntore rapido ancorato ai denti decidui in
dentaura mista, si va a cercare solo una correzione ortodontica ideale: è probabile che
l’effetto ortopedico prodotto ed evidente alla fine della fase di espansione attiva, sia
insignificante una volta che i piccoli pazienti sono diventati adulti. Il punto cruciale
da discutere quindi non è quanta ortopedia possiamo fare, ma come poter produrre un
movimento ortodontico ideale sia sui molari permanenti che a carico degli incisivi
permanenti.
In altri termini, la questione da affrontare è come ottenere un movimento ortodontico:
_prevedibile (ottenibile senza collaborazione) e stabile senza contenzione;
_spontaneo, ossia senza fare nulla e senza la necessità di biomeccaniche talvolta
complicate (i denti si correggono da soli ed il nostro unico compito è controllare che
il movimento spontaneo avvenga in maniera corretta);
_riducendo al massimo il compenso dentoalveolare, ossia senza inclinare
vestibolarmente i molari superiori (con possibili effetti collaterali indesiderabili sia di
tipo occlusale che parodontale);
_con un vantaggioso rapporto costi-benefici (il “tempo di lavoro alla poltrona” è
minimo, lo sforzo e l’impegno richiesti al paziente sono altrettanto minimi);
_senza alcun rischio di danno iatrogeno prodotto talvolta dalle apparecchiature fisse
incollate sui denti permanenti. Le forze prodotte dal disgiuntore rapido provocano
sempre riassorbimento radicolare esterno a carico delle radici dei denti usati come
ancoraggio (34-36), ma possono anche indurre perdita di attacco e recessioni
parodontali (37-39).
Vale la pena discutere ulteriormente il comportamento dei primi molari permanenti
che si muovono in modo diverso nei casi di crossbite posteriore e non (40-42): nei
casi di crossbite posteriore, si espandono spontaneamente durante la fase attiva per
poi espandersi in accordo con quanto avviene durante la crescita normale; nei casi di
rapporto trasversale posteriore normale (assenza di crossbite posteriore), si
espandono spontaneamente durante la fase attiva per poi recidivare nel corretto
rapporto trasversale esistente prima del trattamento.
La probabile causa di questo comportamento opposto dei primi molari permanenti è
l’occlusione. È il complesso equilibrio tra i contatti e le forze occlusali (43), che
giostrano con la tendenza dei molari permanenti ad essere trascinati esternamente dal
movimento ortopedico e dalle fibre transettali a determinare ed a spiegare il loro
comportamento apparentemente opposto. Oltre all’effetto ortopedico ed ortodontico
ci si deve aspettare un riposizionamento mandibolare e dei condili in seguito alla
modificazione dei contatti occlusali prodotti durante l’espansione attiva.
In caso di crossbite monolaterale, associato ad asimmetria posturale della mandibola,
spesso si osserva lo spontaneo riposizionamento mandibolare e la correzione
dell’asimmetria (44).
Può anche capitare, ma in una minoranza di casi, di osservare il riposizionamento in
avanti della mandibola ed una tendenza all’autocorrezione dei rapporti occlusali di II
Classe. Si ritiene comunque che l’opinione di alcuni autori, secondo cui l’espansione
rapida del mascellare superiore nelle II Classi favorisca la correzione dei rapporti
occlusali per effetto di un qualche e non meglio definito “stimolo” da parte
dell’arcata superiore espansa a favorire la crescita mandibolare, sia infondata ed
improponibile anche da un punto di vista clinico.
Il riposizionamento mandibolare a seguito dell’espansione rapida del palato è
comunque un’arma a doppio taglio. È possibile infatti che, alla fine della fase attiva,
si producano nuovi precontatti deflettenti. Per questo, è cruciale controllare con
attenzione che la posizione dei condili sia stabile alla fine dell’espansione attiva. A
questo scopo, spesso è necessario un aggiustamento occlusale a carico dei molari
decidui lo stesso giorno del bloccaggio della vite di espansione. Inoltre, per
stabilizzare meglio i rapporti di intercuspidazione, talvolta oltre al molaggio selettivo,
è possibile utilizzare due morsi di costruzione (destra e sinistra) in resina composita,
costruiti e bondati in modo opportuno sui molari decidui. Il molaggio selettivo può e
deve essere maggiore nei pazienti iperdivergenti allo scopo di ripristinare subito la
minima altezza facciale e di prevenire la sovraeruzione dei primi molari permanenti
ed il peggioramento della verticalità facciale.
È fondamentale sottolineare che i primi molari permanenti, non essendo ancorati
all’apparecchiatura, saranno liberi di muoversi ed ingranarsi tra loro spontaneamente
nelle settimane successive all’espansione attiva. Essi si comporteranno in maniera
totalmente diversa a seconda che si trovino o meno in crossbite all’inizio del
trattamento (40). Per questo motivo, ancora una volta, è importante che la postura
mandibolare sia ideale e stabilizzata quanto prima: proprio allo scopo di indurre un
ingranaggio spontaneamente corretto dei primi molari permanenti ed un’ulteriore
stabilizzazione dei rapporti interarcata.
Sul fatto che l’espansione precoce consenta di “ipersviluppare” le arcate dentarie e di
evitare l’estrazione di premolari non esiste, fino ad oggi, alcuna evidenza in questo
senso (45). Anche se sappiamo che l’espansione superiore produce una prevedibile
autoespansione inferiore, non dobbiamo dimenticare che quest’ultima è sì
significativa da un punto di vista statistico, ma non da un punto di vista clinico (2-3
mm), e non è certo sufficiente a ricondurre un piano di trattamento estrattivo ad uno
non estrattivo. L’espansione del mascellare superiore va quindi eseguita nel contesto
di un piano di trattamento globale e non esclude, di per se stessa, la necessità di dover
ricorrere all’ estrazione di premolari.
L’utilizzo di un disgiuntore rapido ancorato ai secondi molari decidui ed ai canini
decidui rappresenta una procedura ottimale, soprattutto se applicata col timing
corretto in precedenza descritto. I vantaggi sono i seguenti.
_La prognosi è buona e la predicibilità dei risultati è alta.
_Non è necessaria la collaborazione del paziente ed è una procedura ormai
sufficientemente sperimentata ed avvallata da dati scientifici.
_Può essere utilizzata la stessa apparecchiatura, anche se con tempi e metodo diversi,
per varie indicazioni: correzione del crossbite posteriore mono o bilaterale,
correzione dell’affollamento anteriore, correzione della postura mandibolare
(asimmetria posturale e pseudo III Classe).
_Permette di creare, nel momento migliore, le condizioni di spazio ideali per
un’eruzione corretta degli incisivi permanenti superiori: appena prima dell’eruzione
dei laterali, proprio quando lo spazio è necessario. Gli incisivi permanenti comunque
migliorano in modo significativo il loro allineamento anche se già erotti ed
affastellati. Non c’è indicazione, in questa fase della permuta dentale, all’utilizzo di
apparecchiature fisse bondate sugli incisivi permanenti, anche in considerazione del
rischio di impattare le radici dei laterali contro le corone dei canini permanenti in fase
precoce di eruzione ed a contatto con gli apici dei laterali.
_Produce le condizioni affinché l’arcata inferiore possa autoespandersi.
L’autoespansione inferiore è statisticamente significativa soprattutto nei casi in cui
l’arcata superiore viene espansa, in assenza di crossbite posteriori, al solo scopo di
migliorare l’allineamento degli incisivi permanenti. L’autoespansione inferiore è
minima (2-3 mm), ma prevedibile.
_Il rischio di creare danni iatrogeni a carico dei denti permanenti è ovviamente
inesistente poiché questi ultimi non vengono nemmeno toccati. Non c’è alcun rischio
di provocare demineralizzazione dello smalto e/o perdita di attacco, talora associati
all’utilizzo di apparecchiature fisse incollate ai denti permanenti. Inoltre, si previene
il riassorbimento radicolare esterno, che sempre è stato osservato a carico dei denti
cui viene ancorato il disgiuntore rapido.
_In generale i primi molari permanenti, liberi da vincoli con l’apparecchiatura, si
intercuspidano in modo ottimale nelle settimane successive alla fase attiva
dell’espansione, garantendo non solo una efficiente funzione masticatoria, ma anche
contribuendo a stabilizzare la correzione della malocclusione.
_Nei casi di affollamento degli incisivi superiori in assenza di crossbite posteriore, la
recidiva dei primi molari permanenti superiori e la lieve autoespansione degli
inferiori, garantisce ai piccoli pazienti la possibilità di mantenere un’efficace
funzione masticatoria posteriore, pur in presenza dell’ipercorrezione trasversale a
carico dei decidui, spesso necessaria per ottenere un diametro intercanino
sufficientemente ampio da garantire l’eruzione corretta dei laterali.
_Consente la prevenzione assoluta del compenso dentoalveolare, ossia
dell’inclinazione vestibolare dei primi molari permanenti, quando le apparecchiature
agiscono direttamente su di essi. L’ inclinazione vestibolare (associata al rischio di
danno parodontale ed al riassorbimento radicolare esterno) dei primi molari superiori
produce indesiderabili precontatti bilancianti ed un maggiore rischio di recidiva.
Anche gli incisivi permanenti affollati migliorano il loro allineamento (o erompono
bene allineati), senza la necessità di essere inclinati vestibolarmente.
_L’apparecchiatura è semplice da usare e l’ utilizzo di una vite consente un controllo
ottimale delle necessità di espansione. Gli unici inconvenienti sono: la maggiore
difficoltà ad attaccare tale apparecchiatura ai denti decidui (difficoltà a reperire bande
adeguate e canini decidui abrasi), piuttosto che ai permanenti.
_ La vite può essere attivata rapidamente, con prevalente “effetto ortopedico”, o
lentamente, con prevalente “effetto ortodontico”, in modo continuo o intermittente. In
caso di iperespansione eccessiva, può essere anche disattivata.
_Il tempo di trattamento alla poltrona è minimo, e ciò rende questa procedura
estremamente efficiente da un punto di vista del rapporto costo-benefici.
3. NOTE TECNICHE
L’apparecchiatura è costituita da una vite di espansione di 12/13 millimetri di
escursione, i cui bracci posteriori sono saldati tramite saldature laser a due bande
cementate ai secondi molari decidui con cemento vetroionomerico (Figura 1); i due
bracci anteriori della vite di espansione vengono invece modellati in modo tale da
terminare con due appoggi da bondare con resina composita fluida a due nicchie
appositamente preparate sulla superficie palatale dei canini deicudi.
Per la costruzione dell’apparecchiatura, si esegue una impronta digitale tramite
scanner ottico intraorale (Figura 2).
I vantaggi dati da questa nuova tecnologia sono innumerevoli:
_ il paziente si presta molto più volentieri a questo tipo di impronte, in particolare i
piccoli pazienti “digital native” si trovano a loro agio con queste metodiche e la
“ricostruzione” dell’impronta sullo schermo posto di fronte a loro permette
all’operatore di “distrarli” e di poter scansionare con precisione tutta la volta palatina,
risultato spesso difficile da ottenere con l’impronta tradizionale a causa della
peculiare sensibilità del piccolo paziente;
_ si evita così lo spiacevole ricordo dell’impronta tradizionale, che spesso accomuna
tutte le persone che hanno dovuto eseguire in tenera età questa procedura;
_l’impronta può essere riprodotta all’infinito, pertanto non è necessario prendere due
impronte o doverla duplicare per poter avere anche il calco iniziale;
_per lo studio ortodontico il sistema è molto più versatile, in quanto non è necessario
avere una gipsoteca per l’archiviazione dei calchi in gesso, con notevole risparmio di
tempo e spazio;
_la comunicazione verso il laboratorio ortodontico è molto più rapida, non dovendosi
spedire materiale fisico ma avendosi solo un file informatico in formato STL da
inviare;
_il laboratorio ortodontico non deve sviluppare l’impronta nel modo tradizionale ma
semplicemente stampare il modello utilizzando le apposite stampanti 3D.
Un volta che il laboratorio avrà stampato i modelli procederà alla lavorazione come
sintetizzato in (Figura 3):
_inizialmente si procederà all’isolamento del secondo molaretto deciduo su cui
andranno adattate le bande ortodontiche; questa procedura va eseguita con estrema
cura al fine di mantenere il corretto diametro dentale, evitando che a fine lavoro le
bande risultino o troppo piccole o troppo larghe rispetto ai secondi molari decidui
reali. Qualora malauguratamente si dovesse verificare una di queste due ipotesi, è
comunque possibile ovviare in fase di cementazione, senza rendere necessario il
rifacimento del manufatto. Infatti se le bande risultassero troppo larghe si potrebbe: o
inserire maggior cemento vetroionomerico, in modo da compensare il gap tra dente e
banda; oppure si può inspessire la banda puntando al suo interno un pezzo di matrice
metallica. Al contrario, se le bande dovessero presentarsi troppo piccole, basterà
limare con una fresa diamantata il diametro dei decidui al fine di farle calzare (questa
manovra può essere tranquillamente eseguita senza preoccuparsi eccessivamente
dell’integrità dei denti, trattandosi di elementi decidui);
_viene disegnata la struttura dell’espansore e l’estensione degli scudi in resina;
_a questo punto vengono adattate le bande ortodontiche: si tratta di adattare le misure
più piccole delle bande dei primi molari permanenti o procurarsi tramite alcune
aziende delle bande confezionate ad hoc specificamente per i secondi molari decidui
superiori;
_si eseguono le nicchie nel versante palatale dei canini decidui superiori per potervi
adattare i bracci anteriori dell’espansore;
_si modella la vite in modo da poterla posizionare nella parte più alta del palato; onde
favorire una buona espansione nella paste anteriore del palato, è preferibile, per il
posizionamento della vite, non spostarsi troppo posteriormente;
_si eseguono le saldature al laser dei bracci posteriori della vite d’espansione con le
bande adattate ai primi molari;
_si isola il modello con apposito liquido isolante in quanto, essendo anch’esso in
resina, risulterebbe poi difficoltoso staccare l’apparecchiatura dal modello;
_si resina la parte palatale per la costruzione degli appoggi;
_si rifiniscono con cura gli appoggi avendo l’accortezza di mantenere dei margini
smussati e di non estendersi troppo posteriormente, ciò al fine di ridurre il rischio che
possano formarsi fastidiosi decubiti;
_una volta terminato, l’espansore va collaudato provando a fare alcuni giri di
attivazione e di deattivazione.
Queste fasi di laboratorio sono delicate e di cruciale importanza al fine di poter
confezionare un espansore efficace ma anche confortevole.
Anche dopo la completa eruzione dei primi molari permanenti, l'ancoraggio deve
essere reperito sui secondi molari e sui canini decidui, che nelle prime fasi della
dentatura mista presentano ancora un apparato radicolare ben sviluppato.
I braccetti anteriori sono bondati con resina composita direttamente sulle superfici
palatali mordenzate dei canini decidui, dove è stata preparata una ritenzione
meccanica con una fresa diamantata ad alta velocità. L'utilizzo dei canini è cruciale
allo scopo di creare e mantenere lo spazio necessario all’eruzione corretta degli
incisivi laterali.
In caso di crossbite a livello dei primi molari permanenti, l’attivazione deve essere
eseguita rapidamente fino ad ottenere la distrazione della sutura mediopalatina e la
correzione del morso incrociato. Qualora si abbia il dubbio (come nel caso
Fig1: Espansore ancorato ai secondi molari decidui
presentato) che i primi molari non riescano a fare il salto di masticazione, ci si può
limitare ad applicare due appoggi palatali sui primi molari permanenti al fine di
aiutare questi denti nella fase del salto di occlusione. Questi appoggi vanno però
progettati in modo tale che possano essere liberamente rimossi dall’apparecchiatura
una volta terminato il salto occlusale; ciò al fine di permettere ai primi molari
permanenti di ingranare liberamente senza condizionamenti. Sarà pertanto cura del
tecnico ortodontico procedere alla progettazione di appoggi efficaci in fase espansiva,
ma altrettanto facili da rimuovere una volta che la loro presenza non sia più
necessaria (Figura 4).
Fig 2: Scansione intra-orale con scanner ottico
Fig 3: Alcune fasi di laboratorio
4. CASO CLINICO
Giulia, paziente di sesso femminile giunto alla nostra osservazione all’età di 6 anni e
8 mesi per una valutazione ortognatodontica suggerita dal proprio pediatra.
4.1 ANAMNESI
All’esame anamnestico non si evidenzia nulla di particolare, ad eccezione delle
consuete malattie esantematiche e di quelle stagionali; la madre riferisce che Giulia
ha difficoltà alla respirazione con frequenti ostruzioni nasali, e che spesso è soggetta
a russamento notturno.
4.2 ESAME DELLA TESTA E DEL VISO (Fig. 5)
Giulia evidenzia una asimmetria del viso, l’angolo goniaco di destra è più caudale di
quello sinistro, il naso si presenta deviato a destra, la mandibola appare deviata a
sinistra. La commessura labiale è inclinata e tale asimmetria si mantiene anche in
relazione al sorriso. Il profilo è convesso e la paziente ha difficoltà alla competenza
labiale, con contrazione del muscolo mentale durante il sugello labiale.
Fig. 4: Espansore con appoggi rimovibili palatali ai primi molari
4.3 ESAME CLINICO INTRAORALE (Fig. 6)
La paziente presenta una dentatura mista 1, con gli incisivi laterali superiori in fase
eruttiva; si nota una accentuata discrepanza dento-scheletrica superiore da ipoplasia
del mascellare con eruzione palatale degli incisivi laterali superiori, in particolare
dell’elemento 2.2. Gli elementi decidui, soprattutto a destra, presentano abrasioni
dentali.
A livello molare si può osservare una prima classe a dx e una seconda classe a sx
(seconda classe sub-divisione sx). È presente un cross-bite monolaterale sinistro degli
elementi dentali 6.3, 6.4, 6.5 e 2.6, con conseguente deviazione a sinistra della
mediana interincisale inferiore.
Il piano occlusale appare inclinato (più caudale a dx e più craniale a sx), mentre è
presente una lieve ipertrofia del frenulo labiale mediano superiore con diastema inter-
Fig 5: Foto iniziali extra-orali
Fig 6: Foto iniziali intra-orali
incisale. Non si evidenziano lesioni cariose, e nel contempo il controllo di placca è
sufficiente.
4.4 ESAME RADIOGRAFICO
Si evidenzia che sull’ortopantomografia delle arcate dentali (Figura 7) è presente un
artefatto radiografico, molto probabilmente dovuto al movimento del piccolo paziente
durante l’esecuzione della stessa e/o ad una errata calibrazione dell’apparecchiatura
da parte del tecnico radiologo; in accordo con i genitori ed assecondando le loro
richieste, si è evitato di prescrivere una ulteriore ortopantomografia.
Dalla radiografia si evidenzia la presenza di tutti i germi dentali ad eccezione dei terzi
molari; è evidente altresì l’accentuata discrepanza dentoscheletrica ed il rischio di
inclusione canina sinistra (46). Appare anche evidente dall’ortopantomografia
l’asimmetria scheletrica del viso.
La Teleradiografia latero-laterale, su cui viene eseguito il tracciato cefalometrico
(Figura 8, Figura 9, Tabella 1) evidenzia una classe scheletrica I, una lieve tendenza
all’iperdivergenza scheletrica, ed una lieve proinclinazione degli incisivi superiori,
mentre gli incisivi inferiori appaiono tutto sommato ben posizionati; lo stadio di
maturazione vertebrale si può classificare come CS1 (47).
Fig 7: Ortopantomografia iniziale
4.5 ESAME FUNZIONALE
All’esame funzionale appare evidente una discrepanza fra relazione centrica ed
occlusione centrica con laterodeviazione funzionale della mandibola in chiusura a
Fig 8: Teleradiografia LL iniziale
Fig 9: Tracciato iniziale
sinistra. Tale deviazione è giustificata dalla necessità del paziente di andare a cercare
in fase di massima intercuspidazione il maggior numero di contatti occlusali possibili,
al fine di avere una maggior stabilità mandibolare durante la deglutizione ed una
maggior efficacia masticatoria durante l’alimentazione. Ad eccezione di tale
laterodeviazione funzionale, l’articolazione temporo-mandibolare non evidenzia altre
patologie e/o click articolari. Al sorriso si evidenzia una asimmetria della paziente,
mentre in chiusura si nota la difficoltà alla competenza labiale. Il passaggio d’aria nel
RAPPORTI SCHELETRICI SAGITTALI SNA 82°+/-3.5 79°
SNPg 80°+/-3.5 77°
ANPg 2°+/-2.5 2°
RAPPORTI SCHELETRICI VERTICALI
Inclinazione del mascellare
SN/ANS-PNS 8°+/-3.0 13,5°
Inclinazione della mandibola
SN/Go-Gn 33°+/- 2.5 34°
Relazione Intermascellare
ANS-PNS/Go-Gn 25°+/- 6.0 20,5°
RAPPORTI DENTO-BASALI
Inclinazione incisivo superiore
+1/ANS-PNS 110°+/- 6.0 114°
Inclinazione incisivo inferiore
-1/Go-Gn 94°+/-7 92°
Compensazione incisivo inferiore
-1/A-Pg 2mm+/-2 0.5mm
RAPPORTI DENTALI
Overjet 3.5mm+/-2.5 2mm
Overbite 2.5+/-2.5 1mm
Angolo Interincisivo 132°+/-6 135°
Tab1: Valori Cefalometrici iniziali
rinofaringe è ridotta da una moderata ipertrofia adenoidea, ma sufficiente, eccetto
ovviamente nelle fasi rinitiche, acute abbastanza frequenti nei periodi invernali.
4.6 DIAGNOSI
Malocclusione di classe I con ipoplasia trasversale del mascellare, asimmetria
scheletrica basale, inclinazione del piano occlusale e crossbite monolaterale sinistro
con deviazione funzionale della mandibola, discrepanza dentoscheletrica con
eruzione palatale di 2.2. Rischio di inclusione del 2.3. Respirazione orale prevalente
con difficoltà alla competenza labiale e ridotto overbite dentale.
4.7 EZIOPATOGENESI
In riferimento all’ipoplasia del mascellare e crossbite monolaterale, la causa potrebbe
essere sia ereditaria (legata alla tendenza alla classe scheletrica III con iposviluppo
mascellare) che funzionale, in quanto la difficoltà alla respirazione nasale potrebbe
avere creato una abitudine alla respirazione orale con ipotonia dei muscoli orbicolari
delle labbra, postura linguale bassa e conseguente assenza di trofismo a livello del
palato (sia per lo scarso stimolo respiratorio delle basi nasali che per l’assenza della
spinta della lingua, che in condizioni normali si posizione a livello della volta
palatina) (48); la masticazione testa a testa che ne è derivata ha favorito
(presumibilmente in modo del tutto casuale) uno scivolamento mandibolare a sinistra
con latero-deviazione funzionale, onde permettere una migliore intercuspidazione
dentale e conseguente maggior efficacia masticatoria.
Il rischio di inclusione del canino superiore sinistro, come confermato dai lavori di
Thilander e al. (49) può avere una stretta correlazione con l’ipoplasia mascellare, la
discrepanza dentoscheletrica ed il cross-bite. Ovviamente a causa della bassa qualità
dell’immagine radiografica e dell’artefatto durante l’esecuzione della stessa, non è
ben definibile l’entità del rischio di inclusione.
Il cant del piano occlusale (slivellamento) potrebbe essere attribuito all’asimmetria
scheletrica basale della paziente.
4.8 PIANO DI TRATTAMENTO
Il piano di trattamento proposto alla paziente prevedeva la correzione del cross-bite
con risoluzione della latero-deviazione mandibolare. Per la correzione del cross-bite è
stata proposta un’espansione palatale rapida a mezzo di disgiuntore mascellare
bondato agli elementi dentali decidui, le cui caratteristiche sono già state descritte in
precedenza.
Tale terapia espansiva è suggerita non solo dalla necessità di risolvere il crossbite e la
latero-deviazione mandibolare ma anche per ridurre il rischio di inclusione del 2.3
(50)
Si è anche suggerito di sfruttare questa fase terapeutica per migliorare il cant del
piano occlusale superiore, sfruttando la presenza dell’espansore mascellare cementato
agli elementi decidui.
Nell’arcata inferiore sono stati proposti slicing sequenziali (51-55) degli elementi
decidui al fine di sfruttare il LeeWay space del secondo molaretto deciduo.
Come alternativa alla proposta terapeutica sopra descritta, si è rappresentata la
possibilità di limitarsi alla riduzione della latero-deviazione della mandibola,
riducendo i precontatti deflettenti dei canini decidui e ristabilendo un corretto
rapporto CO=CR con l’aiuto di slice delle cuspidi dei canini decidui e guide in
composito sugli elementi decidui. Tale situazione non avrebbe modificato e risolto
l’ipoplasia del mascellare ma avrebbe avuto come unica finalità quella di contrastare
la latero-deviazione funzionale della mandibola, posticipando in futuro la terapia di
espansione mascellare (16).
Altra alternativa proposta è stata quella del non intervento, posticipando del tutto
qualsiasi manovra terapeutica.
I genitori, informati su costi e benefici di tali soluzioni, hanno optato per la prima
soluzione proposta.
4.9 SINTESI DELLA CURA
Si è pertanto optato per un espansore palatale con bande sui secondi molaretti
decidui, appoggi sui canini e braccio palatale all’elemento 2.6 onde favore il salto di
masticazione (Figura 10). Come si potrà notare, la progettazione del braccio palatale
al 2.6 è tale da poter essere rimosso una volta effettuato il salto di masticazione; la
rimozione viene effettuata con una fresa taglia-corone ad alta velocità avendo
l’accortezza di legare con uno spezzone di filo interdentale il braccetto stesso al fine
di prevenirne una accidentale caduta nel cavo orale. Questa variante del braccio sui
primi molari permanenti non è adottata in tutte le circostanze e da tutti gli autori che
utilizzano espansori ancorati agli elementi decidui. Può tuttavia tornare molto utile in
alcune situazioni, come in presenza di un ingranaggio molare in cross-bite molto
accentuato in pazienti ipodivergenti, oppure quando non si è sicuri che i genitori
seguano pedissequamente le istruzioni fornite dal clinico in merito al numero ed alla
frequenza delle attivazioni, o ancora quando il paziente è particolarmente sensibile e
si vorrebbe evitare di dover applicare ulteriori ausiliari qualora il salto di
masticazione non si verificasse.
Durante la fase attiva è necessario controllare frequentemente che il disgiuntore non
si stacchi. Mentre il distacco a livello dei molari decidui è estremamente raro e
dovuto essenzialmente a scarsa cura nella fase della cementazione, è possibile e non
infrequente che quest’evenienza si verifichi a livello dei canini decidui, poiché la
direzione della forza applicata (quasi parallela alla superficie palatale dei canini
decidui) favorisce il distacco di frammenti della resina usata per incollare i bracci
anteriori della vite, oppure perché non sono stati eliminati eventuali precontatti dei
canini inferiori sulla resina usata per incollare i bracci anteriori del disgiuntore ai
canini decidui superiori.
In questo caso i genitori (previamente avvertiti di questo rischio) devono sospendere
l’attivazione ed è necessario ripristinare un ottimo ancoraggio sui canini da latte.
Nelle settimane successive all’espansione attiva, i molari permanenti, liberi di
muoversi spontaneamente, si intercuspideranno tra loro stabilizzandosi correttamente
e stabilizzando la postura mandibolare. Questa è una fase cruciale del trattamento
attivo, nella quale è necessario favorire l’ottenimento di rapporti ideali di ingranaggio
dei denti permanenti e tra le basi ossee, pertanto si procede anche alla rimozione del
braccetto, questo al fine di permettere un corretto ingranaggio da parte dei primi
molari permanenti.
Al termine dell’espansione si procede all’applicazione di brackets nel solo gruppo
frontale superiore. In questo caso il bandaggio parziale è stato effettuato non al fine di
correggere il cross-bite anteriore del 2.2, il quale si stava risolvendo spontaneamente
in fase espansiva, ma con la finalità di migliorare il cant del piano occlusale che la
paziente presentava.
A tale proposito, vista la fase di permuta dentale ancora in atto, quando si
posizionano i brackets frontali si deve porre particolare attenzione a non creare
interferenze fra le radici degli incisivi laterali superiori ed i canini permanenti non
ancora erotti; proprio per tale motivo gli archi utilizzati in questa fase devono essere
rigorosamente tondi e modellati in modo tale da permettere un’inclinazione mesiale
dell’asse radicolare degli incisivi laterali che daranno al piccolo paziente il
caratteristico aspetto definito del brutto anatroccolo “ugly duck” (56) tipico dei
piccoli pazienti in questa fase della permuta. Tale posizione degli assi radicolari non
solo serve per prevenire il riassorbimento radicolare (57) ma favorirà anche
l’eruzione dei canini permanenti (56), non ostacolando il loro naturale tragitto (Figura
11 e Figura 12).
L’arco viene modellato con filo in acciaio australiano tondo 0.016 inc.; questo per
poter avere una buona elasticità e poter inserire le informazioni necessarie.
Una volta portate in “sicurezza” le radici degli incisivi laterali superiori, si può
procedere alla riduzione del cant del piano occlusale: in questo caso ci si ancora ai
molaretti decidui su cui è ancorato l’espansore. Per poter correggere il piano
occlusale frontale sono stati inseriti due steps all’arco in modo da intrudere dal lato
destro ed estrudere dal lato sinistro. (Figura 13).
In figura 14 si evidenzia bene il cambiamento del piano incisale ottenuto; in
particolare, confrontando i canini decidui ancorati all’espansore ed il margine incisale
degli incisivi laterali, si evidenzia come a destra si stia effettuando una intrusione del
gruppo frontale, ed invece a sinistra una estrusione.
I brackets del gruppo frontale sono stati applicati solo negli ultimi cinque mesi di
permanenza dell’espansore in modo da rimuovere i brackets contestualmente
all’espansore non appena risolto il cant del piano occlusale; queste tempistiche sono
limitate nel tempo per poter ridurre al massimo l’ingombro ed il fastidio del paziente,
oltre che per evitare un overtreatment ortodontico, sapendo che si tratta di una prima
fase di un trattamento in due fasi.
Durante questa fase espansiva e di correzione del piano incisale del gruppo frontale
superiore si è seguita la permuta nell’arcata inferiore; in particolare, attraverso una
serie di slicing sequenziali, si è cercato di sfruttare il leeway space. Questa procedura
di trasferimento del Leeway-space dai settori posteriori a quelli anteriori è finalizzata
a ridurre l’affollamento del settore frontale inferiore sfruttando il maggior diamentro
mesio-distale che presentano i secondi molari decidui inferiori rispetto ai corrispettivi
permanenti. Lo slicing si esegue con frese diamantate a grana grossa e ad alto numero
di giri in presenza di abbondante spray di raffreddamento, questo per ridurre il tempo
necessario per eseguire lo slicing, e di conseguenza ridurre il disagio al piccolo
paziente.
Il razionale dello slicing è quello di seguire una sequenza ben precisa al fine di
ridurre l’affollamento dentale inferiore sfruttando il leeway space; in particolare la
sequenza è la seguente.
Inizialmente, solo dopo l’eruzione completa degli incisivi inferiori per non ostacolare
l’auto-espansione dell’arcata (BIB), si effettua lo slicing mesiale dei canini decidui al
fine di ridurre l’affollamento degli incisivi inferiori; successivamente alla caduta dei
canini decidui si procede con lo slicing delle superfici mesiali dei primi molari
decidui onde permettere la corretta eruzione dei canini permanenti; infine, alla
permuta dei primi molari decidui, si procederà allo slicing del versante mesiale dei
secondi molari decidui; essendo questi più larghi mediamente di 2/2,5mm rispetto ai
corrispettivi permanenti, avremo comunque alla loro permuta lo spazio necessario per
la corretta eruzione.
4.10 SEQUENZA OPERATIVA
Arcata Superiore
_Impronta digitale eseguita con scanner intraorale ed estrapolazione di file STL da
inviare al tecnico ortodontico per l’esecuzione dell’espansore.
Fig. 10 Espansore in sede
Fig. 11 Bandaggio parziale anteriore preservando gli apici degli incisivi laterali dalle corone dei canini non ancora erotti creando il caratteristico effetto “ugly
duck”. Si noti anche il cant dei margini incisali
Fig. 12 Vista occlusale dell’espansore in sede con il bandaggio parziale frontale, si noti che il braccetto palatale su 2.6 è stato rimosso
Fig. 13 Pieghe a gradino sull’arco per ridurre il cant del piano occlusale, in tal modo si crea una intrusione a destra e una estrusione a sinistra
Fig. 14 Confrontando il margine degli incisivi laterali con i canini decidui si evidenzia nella comparazione l’effetto intrusivo destro e quello estrusivo sinistro
_Una settimana prima della consegna dell’espansore il paziente viene fatto passare in
studio per l’inserimento mesiale e distale ai secondi molari decidui degli anelli di
separazione(Figura15). L’applicazione degli elastici separatori è vivamente
consigliata per i seguenti motivi: in primo luogo, crea quel minimo spazio utile per
poter far salire l’espansore senza fatica e senza dover forzare le bande a livello
interdentale. In secondo luogo, il disagio causato al piccolo paziente dagli elastici di
separazione sarà compensato dalla pressoché totale assenza di disagi durante e subito
dopo l’applicazione dell’apparecchiatura d’espansione, che risulterà notevolmente
facilitata dalla apertura degli spazi per l’inserimento. Occorre infatti considerare che
l’applicazione dell’espansore costituisce un momento particolarmente critico per la
sensibilità del piccolo paziente, il quale deve comunque prendere confidenza con un
dispositivo per lui ingombrante, che gli renderà più difficile la fonazione e
l’alimentazione e che gli farà produrre molta saliva.
_Il giorno della consegna vengono rimossi gli anelli separatori, con un contrangolo
moltiplicatore ed una fresa cilindrica o a cono rovesciato vengono eseguite le nicchie
palatalmente ai canini decidui, viene provato l’espansore, se si adatta bene e non si
vedono problematiche si procede al bondaggio: l’espansore viene cementato
utilizzando un cemento vetroionomerico per le bande dei secondi molaretti decidui,
mentre gli appoggi dei canini sono bondati con resina composita previa mordenzatura
ed applicazione di un adesivo “universal”.
_Una volta cementato l’espansore i genitori ed il piccolo paziente vengono inoltre
istruiti sugli accorgimenti da seguire per i primi giorni.
Si raccomanda di stimolare il paziente a parlare bene scandendo le parole e
pronunciandole senza avere fretta di terminare la frase, ripetendo anche più volte la
stessa parola qualora si renda difficile inizialmente la sua pronuncia.
Si suggerisce vivamente di fare bocconi di cibo piccoli in quanto il palato è già in
parte occupato dagli scudi in resina, e di deglutire bene prima di introdurre in bocca
altro cibo.
Si raccomanda altresì di evitare in questi primi giorni cibi appiccicosi che potrebbero
aderire all’apparecchiatura rendendo difficile la sua rimozione, in quanto guance e
lingua non sono ancora abituate all’espansore. Dopo una settimana il paziente può
tornare lentamente a mangiare tutto ciò che si sente in quanto la cavità orale si è già
adattata alla nuova apparecchiatura.
Si raccomanda inoltre al paziente di deglutire lentamente e senza emettere strani
rumori la maggior saliva che durante i primi giorno verrà prodotta, rassicurandolo che
poi tutto tornerà come prima.
Si fa vedere ai genitori come eseguire le attivazioni, questi ultimi a loro volta provano
direttamente ad eseguire l’attivazione in bocca al paziente; ciò al fine di sincerarsi
che le attivazioni vengano eseguite correttamente.
Si danno infine tutte le raccomandazioni per l’igiene orale.
_Alla fine delle attivazioni si fa un controllo per sincerarsi che si sia ottenuta
l’espansione desiderata e si sia verificato il salto di masticazione, quindi si provvede
a bloccare, con un filo metallico da legature, la vite d’espansione, onde evitare che la
tensione a cui è sottoposta o l’azione della punta della lingua e dei cibi facciano
regredire le espansioni ottenute. In questa fase si provvede anche a rimuovere il
braccetto sul 2.6 onde favorire un naturale ingranaggio molare.
_Ai controlli successivi, oltre a verificare la stabilità dell’apparecchiatura e degli
elementi decidui a cui è ancorata, si effettuano dei controlli occlusali: con una carta di
masticazione si evidenziano e si eliminano i contatti in relazione centrica sui denti
decidui. Questa operazione ha due finalità: permette innanzitutto di stabilizzare i
condili all’interno delle proprie fosse glenoidi facendo combaciare relazione centrica
e occlusione centrica (CO=CR), che nei pazienti con morso crociato monolaterale
quasi sempre non coincide essendoci una laterodeviazione funzionale della
mandibola in massima intercuspidazione (CO≠CR). La rimozione dei contatti
occlusali sugli elementi decidui permette anche un controllo della verticalità
riducendo il rischio di favorire e stimolare una post-rotazione mandibolare.
_Pochi mesi prima della rimozione dell’espansore sono stati applicati brackets nel
gruppo frontale superiore da 1.2 a 2.2 per ridurre il cant del piano occlusale. Come
descritto in precedenza questa fase è estremamente delicata e si suggerisce di fare
molta attenzione, qualora la si adotti in pazienti in dentatura mista. Il rischio di far
interferire l’apice degli incisivi laterali con la corona dei canini permanenti non
ancora erotti è alto, per di più nel paziente trattato il 2.3 era anche ad alto rischio di
inclusione. Si suggerisce pertanto di spostare gli apici radicolari degli incisivi laterali
dalle corone dei canini inclinando l’asse del dente mesialmente al fine di rendere gli
apici convergenti.
Una volta sinceratisi che gli incisivi laterali non interferiscono con le corone dei
canini, si procede con il livellamento del piano incisale.
_Il livellamento del piano occlusale richiedeva nel caso di specie una intrusione dei
margini incisali di destra ed una estrusione a sinistra così da poter livellare il piano
incisale dei quattro incisivi superiori con il viso. A tale proposito sono stati inseriti
due gradini sul filo a destra piegando il filo che usciva distalmente all’elemento 1.2
verso il basso (gradino incisale), mentre a sinistra si è provveduto ad eseguire uno
step piegando il filo verso l’alto al 2.2 (gradino gengivale) (Figura13).
_Una volta ottenuto il livellamento del piano incisale, evidente confrontando il
margine incisale degli incisivi laterali rispetto alla cuspide dei canini decidui (come si
rileva in Figura14), è stato programmato il debonding sia dell’espansore che dei
brackets.
_Sono stati effettuati controlli periodici al fine sia di monitorare lo sviluppo
dell’arcata che di intercettare la necessità di piccoli e limitati interventi.
Arcata Inferiore
_Slicing sequenziale degli elementi decidui per compensare il maggior diametro
mesio-distale dei canini permanenti in confronto ai corrispettivi decidui.
Durante il trattamento di espansione sono stati eseguiti ritocchi occlusali sugli
elementi decidui dell’arcata superiore ed inferiore al fine di stabilizzare la postura
mandibolare e ricentrare i condili eliminando la latero-deviazione funzionale. In
Figura 16 e Figura 17 viene presentata una sintesi dell’evoluzione occlusale.
4.11 RISULTATI DEL TRATTAMENTO INTERCETTIVO
Alla fine della prima fase ortodontica intercettiva (Figure 18-22 e Tabella 2), si è
riusciti a correggere la latero-deviazione funzionale della paziente dovuta al morso
crociato monolaterale sinistro, dando stabilità occlusale alla paziente ed intercettando
in tal modo una “urgenza ortodontica”.
Non si è potuto ovviamente correggere l’asimmetria facciale che permane anche alla
fine della prima fase di trattamento intercettivo
La correzione della trasversalità con riposizionamento mandibolare ha permesso di
correggere anche la classe molare e canina sinistra (all’inizio del trattamento si
presentavano entrambe in classe II).
Si è avuto altresì un buon controllo della verticalità; questo grazie alla possibilità che
è stata data ai primi molari permanenti di ingranare liberamente, in quanto non
ancorati ad alcuna apparecchiatura. Il controllo della verticalità è stato favorito anche
dai ritocchi occlusali periodici effettuati sui molari decidui. Questi accorgimenti,
associati alla raccomandazione di mantenere una buona competenza labiale hanno
permesso di contrastare la tendenza all’openbite che inizialmente aveva la paziente.
Fig 16 evoluzione arcata superiore: vista occlusale
Fig 17 evoluzione arcata superiore ed inferiore
Fig. 15: Anelli separatori
Durante questa prima fase ortodontica si è provveduto anche alla correzione
dell’inclinazione del piano occlusale, ciò grazie alla possibilità di ancorarsi nei settori
posteriori a elementi decidui e di limitarsi così alla semplice applicazione di brackets
nei quattro incisivi superiori per un limitatissmo tempo (4/5 mesi).
Il rischio di inclusione del canino superiore sinistro, che si poteva ipotizzare
dall’ortopantomografia iniziale (Figura 7), si è risolto e l’elemento è correttamente
erotto (Figura 20).
La permuta dentale nell’arcata inferiore è stata seguita in modo razionale
programmando uno slicing sequenziale degli elementi decidui, che ha permesso di
sfruttare al meglio il Leeway space.
Ovviamente ci troviamo di fronte ad un trattamento intercettivo che non ha alcuna
finalità di allineamento dentale, lasciando gli elementi liberi di ingranare
naturalmente. In queste situazioni dopo l’eruzione dei secondi molari permanenti sarà
cura dell’operatore proporre la seconda fase ortodontica già prospettata all’inizio di
questa terapia precoce. Il vantaggio è comunque indiscutibile, in quanto la seconda
fase ortodontica potrà essere valutata con più calma dal paziente, essendo molto
meno vincolati al timing ed avendo già ottenuto in precedenza un effetto ortopedico
sul mascellare.
Anche i valori cefalometrici (Tabella 2) sono migliorati, in particolare la tendenza
all’iperdivergenza scheletrica, l’inclinazione degli incisivi e l’overbite.
Fig. 18 Foto del viso fine prima fase
Fig.19 Foto intraorali fine prima fase terapeutica
Fig. 20 Ortopantomografia fine prima fase
Fig. 21 Teleradiografia LL fine
5. DISCUSSIONE
La procedura clinica sopra descritta, nel contesto di un corretto piano di trattamento,
consente di correggere il morso incrociato dei molari permanenti e produrre
l’espansione trasversale del mascellare superiore in modo più o meno rapido.
Intervenire precocemente in presenza di cross-bite monolaterale permette di
correggere in maniera definitiva la laterodeviazione funzionale della mandibola e
stabilizzare l’occlusione della paziente, oltre a permettere altresì l’espletarsi di una
corretta permuta dentale.
La possibilità di ancorarsi agli elementi decidui è di cruciale importanza al fine di
ridurre il rischio di danneggiare gli elementi permanenti; in particolare si previene la
comparsa di ipomineralizzazioni che possono aumentare il rischio di carie sulle
corone dei primi molari permanenti, su cui normalmente vengono cementati gli
espansori tradizionali. Inoltre l’espansore è soggetto a forze di parecchi chilogrammi
che vengono trasmesse alle radici dei denti a cui si trova ancorato, in queste
circostanze abbiamo in precedenza evidenziato come i tessuti parodontali ma anche i
tessuti duri periferici subiscano lesioni, danni e rimodellamenti.
Fig. 22 Tracciato fine prima fase
A questi indiscussi vantaggi dobbiamo aggiungere la possibilità di gestire meglio la
dimensione verticale del paziente; questo perché, non inserendo nell’espansore i
primi molari permanenti, evitiamo che si crei un effetto cuneo delle cuspidi palatali di
questi elementi dentali.
Dobbiamo considerare che l’apparecchiatura è estremamente semplice e
l’adattamento del piccolo paziente è veloce senza creare alcun disagio nelle
quotidiane attività.
RAPPORTI SCHELETRICI SAGITTALI
SNA 82°+/-3.5 80°
SNPg 80°+/-3.5 78°
ANPg 2°+/-2.5 2°
RAPPORTI SCHELETRICI VERTICALI
Inclinazione del mascellare
SN/ANS-PNS 8°+/-3.0 12°
Inclinazione della mandibola
SN/Go-Gn 33°+/- 2.5 33,5°
Relazione Intermascellare
ANS-PNS/Go-Gn 25°+/- 6.0 21,5°
RAPPORTI DENTO-BASALI
Inclinazione incisivo superiore
+1/ANS-PNS 110°+/- 6.0 112°
Inclinazione incisivo inferiore
-1/Go-Gn 94°+/-7 91,5°
Compensazione incisivo inferiore
-1/A-Pg 2mm+/-2 0,5mm
RAPPORTI DENTALI
Overjet 3.5mm+/-2.5 3,2mm
Overbite 2.5+/-2.5 3mm
Angolo Interincisivo 132°+/-6 135°
Tab.2: Valori Cefalometrici fine prima fase
L’espansione non solo ha permesso di ottenere la risoluzione del morso crociato
ristabilendo i corretti rapporti occlusali e migliorando la discrepanza dento-
scheletrica, ma ha permesso anche di migliorare l’asse del canino superiore sinistro
che inizialmente appariva ad alto rischio di inclusione.
Inoltre la presenza di un’apparecchiatura cementata agli elementi decidui ci ha
permesso di utilizzarla come ancoraggio per l’applicazione di un arco ausiliare per il
livellamento del piano occlusale anteriore che presentava una marcata inclinazione.
In questo modo si è riusciti a ridurre un inestetismo del paziente precocemente, e di
conseguenza in modo più stabile, più semplice e andando anche un poco incontro alle
esigenze estetiche rappresentate dai genitori.
Ovviamente non si è potuto fare nulla sull’asimmetria scheletrica del viso, ma è stato
sufficiente migliorare l’inclinazione del piano occlusale per rendere l’asimmetria del
paziente meno evidente.
L’arcata inferiore si è sviluppata in modo corretto e favorevole, sfruttando a nostro
vantaggio il Leeway space con una serie di slicing sequenziali degli elementi decidui
programmati con un corretto timing. Questa procedura avviene in modo quasi
completamente a-traumatico e senza la necessità di dover applicare apparecchiature.
Alla rimozione dell’espansore non dobbiamo assolutamente congedare il paziente
senza aver programmato dei controlli periodici. Questi controlli sono indispensabili e
faranno anch’essi parte della terapia attiva, in quanto ci permettono di monitorare lo
sviluppo dentale, ed intervenire in presenza di precontatti degli elementi decidui, e di
seguire la permuta ed il buon ingranaggio dei denti permanenti.
L’utilizzo di apparecchiature semplici e che non richiedono particolari impegni al
paziente permette di avere un’ottima collaborazione durante tutto il trattamento,
senza il manifestarsi di atteggiamenti di stanchezza o di rifiuto durante la terapia.
Questo ci aiuta a preservare una buona collaborazione per il futuro, se sarà necessario
affrontare la seconda fase terapeutica. Generalmente questa seconda fase, che può
essere eseguita con apparecchiature fisse o con aligners, richiede un’ottima
collaborazione sia al fine di ottenere un buon risultato, sia al fine di preservare la
dentatura permanente. Proprio a tale proposito si è evidenziata una maggior
disponibilità e collaborazione da parte dei pazienti che non abbiano dovuto indossare
apparecchiature complesse ed impegnative durante la prima fase ortodontica rispetto
a pazienti a cui è stato richiesto in precedenza un grande sforzo collaborativo: questi
ultimi arrivavano addirittura a rigettare la proposta di una seconda fase ortodontica,
memori del grande impegno e disagio avuto nella precedente prima fase.
6.CONCLUSIONI
La terapia ortodontica precoce (prima fase di tarttamento in due fasi) permette di
migliorare la condizione dentoscheletrica del paziente in giovane età potendo così
predisporre le basi ossee ad accogliere al meglio i denti permanenti.
I genitori devono essere informati in modo chiaro ed esaustivo sugli obiettivi di
questa prima fase ortodontica, per non incorrere in incomprensioni o fraintendimenti,
in quanto il piccolo paziente dovrà fare una seconda fase ortodontica a permuta
completata per allineare perfettamente gli elementi dentali e finalizzare il caso.
Proprio a tal proposito il trattamento precoce con espansione del mascellare superiore
può essere eseguita in modo ottimale, nelle prime fasi della dentatura mista, con un
disgiuntore rapido ancorato ai secondi molari decidui ed ai canini decidui. Questa
procedura consente, se applicata in modo corretto e con un timing ideale, di
correggere in modo predicibile:
_crossbite posteriori a carico dei molari permanenti
_affollamento degli incisivi permanenti superiori
_asimmetria posturale della mandibola.
I vantaggi di un trattamento precoce sono innumerevoli e qui sotto ci limitiamo ad
elencarne solo alcuni:
_ prevenzione di qualsiasi danno a carico dei denti permanenti e del compenso
dentoalveolare (tipping vestibolare) prodotti dalle apparecchiature ancorate ai primi
molari permanenti;
_altro vantaggio cruciale è l’efficienza di questa procedura, che non necessita di
collaborazione da parte del paziente, richiede poco tempo alla poltrona e soprattutto
induce i denti permanenti (primi molari ed incisivi permanenti) a muoversi e ad
ingranare tra loro in modo spontaneo, senza bisogno di meccaniche di controllo
complicate ed in modo stabile senza alcun bisogno di contenzione;
_possibilità di utilizzare l’espansore come ancoraggio per l’applicazione di
apparecchiature ausiliarie;
_possibilità di indirizzare la sequenza eruttiva degli elementi dentali inferiori con la
semplice esecuzione di slicing dei denti decidui;
_possibilità di intercettare e di conseguenza ridurre il rischio di inclusione canina;
_sfruttare un’età nella quale il piccolo paziente è altamente collaborativo.
7.PAROLE CHIAVE
Prevenzione latero-deviazione mandibolare, Prevenzione inclusione canino
mascellare, Espansione mascellare, Trattamento in due fasi, Crossbite, Dentatura
mista, Gestione del leeway space, Slicing, Guida all’eruzione degli elementi
permanenti, Inclinazione del piano occlusale, Terapia intercettiva.
8.BIBLIOGRAFIA
1) A.A. Gianelly. One-phase versus two-phase treatment Am J Orthod Dentofacial Orthop 1995;
108:556-9
2) W.R. Proffit. The timing of early treatment: An overview; Am J Orthod Dentofacial Orthop
2006; 129:S47-49
3) Iodice G, Danzi G, Cimino R, Paduano S, Michelotti A. Association between posterioir
crossbite, masticatory muscle pain, and disc displacement: a systematic review. Eur J Orthod
2013;35: 737-44.
4) Agostino P, Ugolini A, Signori A, Silvestrini-Biavati A, Harrison JE, Riley P. Orthodontic
treatment for posterior cross- bites. Cochrane Database Syst Rev 2014;(8):CD000979.
5) D. J. Rinchuse, C. S. Greene. Scoping review of systematic review abstracts about
temporomandibular disorders: Comparison of search years 2004 and 2017. Am J Orthod
Dentofacial Orthop 2018; 154:35-46e9
6) Terry HK. Indications to early treatment. Am J Orthod 1955 Apr;279-90.
7) Harrison JE, Ashby D. Orthodontic treatment for posterior crossbi- tes. The Cochrane Library
(ISSN 1464-780X). The Cochrane Data- base of Systematic Reviews 2006 Issue 1.
8) Schiffman PH, Tuncay OC. Maxillary expansion: a meta analysis. Clin Orthod Res 2001
May;4:86-96.
9) Rosa M, Cozzani M. Espansione Rapida del Mascellare Superiore nel rispetto del Parodonto.
Schede di Aggiornamento SIDO - Novembre 1995.
10) CozzaniM,RosaM. Espansione spontanea dei molari superiori permanenti a seguito di
espansione palatale rapida ancorata sulla denti- zione decidua. Atti del XIII Congresso Nazionale
SIDO 1994: 49.
11) Thilander B, Wahlund S, Lennartsson B. The effects of early inter- ceptive treatment in
children with posterior crossbite. Eur J Orthod 1984 Feb; 6(1):25-34.
12) Kurol J, Berglund L. Longitudinal study and cost-benefit analysis of the effect of early
treatment of posterior cross-bites in the primary dentition. Eur J Orthod 1992 Jun;14(3):173-9.
13) Schröder Y, Schröder L. Early treatment of unilateral posteriorcros- sbite in children with
bilaterally contracted maxilla. Eur J Orthod 1984;6:65-69.
14) Kantomaa T. The shape of the glenoid fossa affects the growth of the mandible. Eur J Orthod
1998;10:249-54.
15) Pinto AS, Buschang PH, Throckmorton GS, Chen P. Morphological and positional
asymmetries of young children with functional unila- teral posterior crossbite. Am J Orthod
Dentofacial Orthop 2001 Nov;120(5):513-20.
16) Turpin LD. Dealing with posterior crossbite in young patiens. Am J Orthod Dentofacial Orthop
2004;126: 531-2.
17) Rosa M, Bragagnolo F, Fedi A. Correzione della laterodeviazione mandibolare in dentatura
decidua mediante rialzi in resina incollati. Atti del XV Convegno Nazionale SIDO 1998:182.
18) Krebs A. Midpalatal suture expansion studied by the implant method over a seven-year period.
Rep Congr Eur Orthod Soc. 1964;40:131- 42.
19) Tourné LPM. Growth of the pharynx and its physiologic implica- tions. Am J Orthod Dentofac
Orthop 1991;99:129-39.
20) Ceylan I, Oktay H, Demirci M. The effect of rapid maxillary expan- sion on conductive hearing
loss. Angle Orthod 1996;66(4):301-307.
21) Tecco S, Festa F,Tete S, Longhi V, D’Attilio M. Changes in the Head Posture after Rapid
Maxillary Expansion in Mouth-Breathing Girls: A Controlled Study. Angle Orthod 2005
Mar;75(2): 171-6.
22) Heym A, Lisson JA. Unilateral crossbite and its influence on body posture. Europ J Orthod
2001;23:612.
23) Haas AJ. Palatal expansion: just the beginning of dentofacial ortho- pedics. Am J Orthod 1970
Mar; 57(3):219-55.
24) Lindner-Aronson A, Lindgren J. The skeletal and dental effects of rapid maxillary expansion.
Br J Orthod 1979;6:25-9.
25) Baccetti T, Franchi L, Cameron CG, McNamara JA Jr. Treatment Timing for Rapid Maxillary
Expansion. Angle Orthod 2001 Oct;71(5):343-50.
26) Melsen B. Palatal growth studied on human autopsy material. A histologic microradiographic
study. Am J Orthod 1975 Jul; 68(1):42- 54.
27) Melsen B, Melsen F. The postnatal development of the palato-maxil- lary regionstudied on
human autopsy material. Am J Orthod 1982 Oct; 82(4):329-42.
28) Isaacson RJ, Ingram AH. Forces Produced by Rapid Maxillary Expansion II. Forces Present
During Treatment. Angle Orthod 1963; 34(4):261-70.
29) Zimring JF, Isaacson RJ. Forces Produced by Rapid Maxillary Expansion. 3. Forces Present
During Retention. Angle Orthod 1965 Jul;35(3):178-86.
30) Brosh T, Vardimon AD, Ergatudes C, Spiegler A, Lieberman M. Rapid Palatal Expansion. Part
3: Strains developed during active and retention phases. Am J Orthod Dentofacial Orthop 1998
Aug;114(2):123-33.
31) Timms DJ. An occlusal analysis of lateral maxillary expansion with midpalatal suture opening.
Trans Eur Orthod Soc 1968;44:73-9. Dent Pract Dent Rec. 1968 Aug;18(12):435-41.
32) Lagravere MO, Major PW, Flores-Mir C. Long Term Dental Arch Changes after rapid
maxillary expansion treatment: A systematic review. Angle Orthod 2005; 75(2):155-61.
33) Marshall S, Dawson D, Southard KA, Lee AN, Casko JS, Southard TE.Transverse molar
movements during growth. Am J Orthod Den- tofacial Orthop 2003 Dec;124(6):615-24.
34) Barber AF, Sims MR. Rapid maxillary expansion and extemal root resorption in man: a
scanning electron microscope study. Am J Orthod 1981 Jun; 79(6):630-52.
35) Langford SR, Sims MR. Root surface resorption, repair and perio- dontal attachment following
rapid maxillary expansion in man. Am J Orthod 1982 Feb; 81(2):108-15.
36) Vardimon AD, Graber TM,Voss LR, Lenke J. Determinants control- ling iatrogenic external
root resorption and repair during and after palatal expansion. Angle Orthod 1991 Summer;
61(2):113-22.
37) Zachrisson BU, Alnaes L. Periodontal condition in orthodontically treated and untreated
individuals. I. Loss of attachment, gingival pocket depth and clinical crown height. Angle Orthod
1973; 43:402- 411.
38) Zachrisson BU, Alnaes L. Periodontal condition in orthodontically treated and untreated
individuals. II. Alveolar bone loss: Radio- graphic findings. Angle Orthod 1974 Jan; 44(1):48-55.
39) Greenbaum KR, Zachrisson BU. The effect of palatal expansion the- rapy on the periodontal
supporting tissues. Am J Orthod 1982 Jan; 81(1):12-21.
40) Cozzani P, Rosa M, Cozzani M. Spontaneous Permanent Molar Expansion in Crossbite and
Non-crossbite Patients. Europ J Orthod 1999;21(4): 434.
41) CozzaniM, MirenghiS, GuiducciA, RosaM, SicilianiG. Risultati a lungo termine dell'utilizzo di
un espansore palatale rapido ancorato sulla dentatura decidua in pazienti con e senza morso crociato
latera- le. Atti del XVII Convegno Nazionale SIDO 2002: 347-56.
42) Cozzani M, Cozzani P, Rosa M, Siciliani G. Deciduous dentition- anchored rapid maxillary
expansion in crossbite and non-crossbite mixed dentition patients: reaction of the permanent first
molar. Progr Orthod 2003;4:15-22.
43) Van der Linden Frans PGM. The Van der Linden series; 1. Develop- ment of the Dentition.
Chapter 2. Development of the Dentition from Birth to the Complete Deciduous Dentition.
Chicago,Illinois: Quintessence Publishing Co Inc; 1983 p.26-27.
44) Hesse K, Artun J, Joondeph DR, Kennedy D. Changes in condylar position and occlusion
associated with maxillary expansion for correction of functional unilateral posterior crossbite. Am J
Orthod Dentofacial Orthop 1997 Apr;111(4):410-8.
45) GianellyAA. Rapid palatal expansion in the absence of crossbites: Added value? Am J Orthod
Dentofacial Orthop 2003 Oct,124(4):362-5.
46) Sajnani AK, King NM. Early prediction of maxillary canine impaction from panoramic
radiographs. Am J Orthod Dentofacial Orthop. 2012 Jul;142(1):45-51
47) Baccetti T., Franchi L., McNamara J. The Cervical Vertebral Maturation (CVM) method for the
assessment of optimal treatment timing in dentofacial orthopedics. Seminars in Orthodontics, 2005
sept. Vol 11, Issue 3, 111-70
48) Harvold EP, Tomer BS, Vargervik K, Chierici G. Primate experiments on oral respiration. Am J
Orthod. 1981;79(4):359-72.
49) Thilander B, Jakobsson SO. Local factors in impaction of maxillary canines. Acta Odontol
Scand. 1968 May;26(2):145-68
50) Baccetti T. Mucedero M. Leonardi M. Cozza P. “Interceptive treatment of palatal impaction of
maxillary canines with rapid maxillary expansion: A randomized clinical trial” Am J Orth Dentof.
Orthop 2009, nov vol 136 (5) 657-661
51) Hotz, R.P.: Guidance of eruption versus serial extraction, Am. J. Orthod. 58:1-20, 1970.
52) Rosa, M.; Cozzani, M.; Cozzani, P.; and Ronchin, M.: “Molaggio dei canini decidui inferiori:
Risoluzione precoce dell’affol lamento incisivo”, Ortognat. Ital. 2:55-58, 1993.
53) Rosa, M.; Cozzani, M.; and Cozzani, P.: “Il molaggio sequenziale dei denti decidui e l’utilizzo
ottimale del leeway nell’in tercettamento dell’affollamento dentale (in dentatura mista)” Ortognat.
Ital. 2:319-322, 1993.
54) Rosa, M.; Cozzani, M.; and Cozzani, G.: “Sequential slicing of lower deciduous teeth to resolve
incisor crowding” J. Clin. Orthod. 28:596-599, 1994.
55) Rosa M.: “Sequential slicing of deciduous teeth” J. Clin. Orthod. 35:696-701, 2001.
56) Becker A, Chaushu S. Etiology of maxillary canine impaction: a review. Am J Orthod
Dentofacial Orthop. 2015 Oct;148(4):557-67
57) Ucar FI, Celebi AA, Tan E, Topcuoğlu T, Sekerci AE. Effects of impacted maxillary canines
on root resorption of lateral incisors : A cone beam computed tomography study. J Orofac Orthop.
2017 May;78(3):233-240