Mesotelioma peritoneale multicistico benigno: case report e revisione della letteratura
TRATTAMENTO CHIRURGICO - formazioneveterinaria.it · La complicazione principale della chirurgia...
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Caso 1
L’anamnesi, la visita clinica, gli esami di laboratorio, la diagnostica per immagini e la citologia della
biopsia transuretrale confermano la presenza di una massa neoplastica che invade la parete
vescicale. È opportuno l’esame istologico della massa neoplastica al fine di giungere ad una
diagnosi.
TRATTAMENTO CHIRURGICO
Viene presa in considerazione la terapia chirurgica: cistectomia parziale per escissione di
neoplasia vescicale.
Prima di sottoporre ad intervento chirurgico un paziente con ostruzione parziale delle vie urinarie
bisogna stabilizzarne le condizioni iniziando la fluidoterapia con soluzione fisiologica per
correggere gli squilibri elettrolitici e acido-basici. È opportuno eseguire un ECG e valutare se sono
presenti aritmie cardiache. Il protocollo anestesiologico ha previsto la premedicazione con
butorfanolo ( 0,2mg/kg IM), induzione con propofolo (4mg/kg IV) e mantenimento in anestesia
generale con isofluorano previa intubazione orotracheale.
L’intervento consiste nei seguenti passaggi:
• eseguire celiotomia ventrale mediana dal processo xifoideo fino al pube;
• esaminare i linfonodi sottolombari, gli ureteri e gli altri organi addominali per ricercare
eventuali infiltrazioni o metastasi tumorali;
Fig.7: celiotomia ventrale mediana.
• isolare la vescica dal resto della cavità addominale circondandola con garze laparotomiche
inumidite;
• porre due punti di sutura di sostegno con filo monofilamento riassorbibile PDS 3-0 al polo
craniale e caudale della vescica per facilitarne la manipolazione;
Fig.8 applicazione di due punti di sostegno sulla vescica.
• localizzare e asportare il tumore rimuovendo almeno un cm del tessuto normale
circostante;
Fig.9 asportazione della massa neoplastica.
• chiudere la vescica su un singolo piano utilizzando una sutura continua mediante filo
riassorbibile PDS 2-0;
• inserire un catetere ed eseguire diversi lavaggi con soluzione fisiologica per verificare la
corretta esecuzione della sutura e rimuovere coaguli e frustoli di tessuto residui;
• Suturare l’addome il sottocute e la cute. ;
Fig.10 e 11 sutura della vescica.
DECORSO POSTOPERATORIO E COMPLICANZE
E’ opportuno ospedalizzare il paziente per 24-48 ore per controllare la minzione ed un’eventuale
possibile ostruzione. Le terapie farmacologiche consistono in antibiotico ad ampio spettro
(cefalosporina) per 7-10 giorni e antinfiammatorio non steroideo per 5-7 giorni. Successivamente
alla dimissione, si devono programmare valutazioni periodiche e regolari di urine (analisi chimico-
fisica e PS) e sedimento contemporaneamente all’esame ecografico della vescica.
In confronto ad altri organi, la vescica guarisce rapidamente e recupera completamente la
resistenza del tessuto normale in 14-21 giorni mentre la riepitelizzazione completa avviene in 30
giorni. La complicazione principale della chirurgia della vescica è l’uroperitoneo ( raccolta di urina
nella cavità peritoneale) che avviene, in particolare, se la sutura eseguita non è a chiusura
ermetica, oppure se è stata praticata su dei
tessuti necrotici e in seguito è andata incontro a
deiscenza.
ESAME ISTOLOGICO
Reperto macroscopico : Lesione di 1.7x2x1 cm superficie irregolare, giallo marrone. Al taglio
superficie bianca compatta con centro giallastro.
Reperto microscopico: Campione di parete vescicale comprendente porzione di neoplasia non
capsulata, densamente cellulare, a crescita marcatamente infiltrante. La neoplasia è formata da
cellule poligonali organizzate in proiezioni papillari ramificate e isole dense, supportate da esile
stroma connettivale. Le cellule hanno bordi cellulari indistinti, moderata quantità di citoplasma
lievemente eosinofilo. I nuclei sono da rotondi ad ovalari, con un nucleolo centrale evidente. Le
cellule neoplastiche mostrano marcati caratteri di anisocitosi e di anisocariosi, cariomegalia,
nucleoli prominenti. Si osservano mitosi, anche multipolari, in numero tra 1 e 3 per HPF ( High
power field= campo di osservazione)
Diagnosi morfologica: carcinoma a cellule di transizione (TCC)
CARCINOMA A CELLULE DI TRANSIZIONE O TCC DELLA VESCICA NEL GATTO
Nel gatto le neoplasie vescicali sono più rare che nel cane, si ritiene che la causa scatenante più
significativa per queste forme tumorali sia rappresentata dall’escrezione attraverso il rene di
sostanze cancerogene. Le differenze esistenti a questo proposito tra gatto e cane sono da
ricondurre ad un differente metabolismo del triptofano. Nel cane, come nell’uomo, il fenolo (
metabolita del triptofano) è eliminato con le urine mentre nel gatto ciò non avviene quasi per
niente, per cui le urine non ne contengono affatto. Questo potrebbe essere anche il motivo della
quasi esclusiva comparsa di carcinomi delle vie urinarie a livello di vescica nel cane: mentre i
prodotti del catabolismo del triptofano sostano a lungo in vescica, essi transitano molto
velocemente lungo le vie urinarie.
In bibliografia esistono pochi studi riguardo il TCC della vescica nei gatti. A differenza dei cani e
dell’uomo, sembra che nei gatti il TCC si sviluppi in siti distanti dalla regione del trigono, ragion per
cui l’intervento chirurgico di cistectomia parziale per asportazione del tumore risulta più fattibile.
cui l’intervento chirurgico di cistectomia parziale per asportazione del tumore risulta più fattibile.
Riguardo all’utilizzo della chemioterapia e/o radioterapia nei gatti affetti da TCC della vescica, la
letteratura non riporta una casistica significativa. È riportato il trattamento di un gatto affetto da
CTT della vescica con la combinazione di chirurgia e radioterapia con sopravvivenza di 386 giorni
dopo la chirurgia. Un altro studio descrive la combinazione di escissione chirurgica e
chemioterapia (doxorubicina e ciclofosfamide) : il gatto è stato trattato con la doxorubicina
nonostante fosse affetto da insufficienza renale cronica e gli autori sospettano la poca tolleranza
del gatto a questo protocollo imputabile alla IRC.
Caso 2
DIAGNOSI: CORPO ESTRANEO LINEARE
I corpi estranei lineari producono una forma unica di ostruzione intestinale. Tipicamente, il
corpo estraneo si ancora attorno alla base della lingua o al piloro. Le onde peristaltiche
portano il resto del corpo estraneo a valle, e l'intestino si raccoglie progressivamente in
pieghe a soffietto lungo l'oggetto. Se la peristalsi continua, l'oggetto diventa teso e
incorporato nel lato mesenterico del lume intestinale. Un effetto simile è stato
documentato nei gatti con infezione da tenia. Nel caso di corpi estranei, se non trattata,
l'intestino diventa spesso irritato e devitalizzato, con lo sviluppo, infine, di perforazioni
multiple a tutto spessore del suo margine mesenterico.
TERAPIA DEL CORPO ESTRANEO LINEARE: CELIOTOMIA ESPL ORATIVA CON
ENTEROTOMIA/ENTERECTOMIA.
Il paziente non è stato premedicato, ma subito sottoposto a fluidoterapia con ringer lattato
8-10 ml/kg/h. Somministrata cefazolina 25mg/kg per via endovenosa come terapia
antibiotica perioperatoria. L’analgesia intaoperatoria è stata mantenuta mediante fentanyl
in CRI. Il soggetto è stato indotto con propofol endovenoso ad effetto, intubato e collegato
al circuito anestesiologico in decubito dorsale e l’anestesia è stata mantenuta con
isofluorano in ossigeno in ventilazione meccanica.
Posto il paziente in decubito dorsale, previa tricotomia e disinfezione secondo tecnica, si
procede con un’incisione con lama da bisturi 10 di cute e sottocute, dall’appendice xifoidea
dello sterno fino caudalmente l’ombelico. Dopo aver inciso la linea alba si procede con
l’esplorazione della cavità addominale per esteriorizzare il tratto di intestino coinvolto. Con
la prima enterotomia si procede tirando delicatamente la porzione di spago a monte, cioè
quella ancorata alla lingua passante per esofago, stomaco e primo tratto del duodeno.
Successivamente si eseguono altre enterotomie per rimuovere completamente il corpo
estraneo lineare, tagliandolo in parti più corte, facilmente rimovibili. È stato necessario
però eseguire un enterectomia di parte di duodeno e ileo, eseguendo un’anastomosi
termino-terminale mediante PDS 3-0 a punti staccati. Successivamente, suturate le
enterotomie mediante PDS 3-0 a punti staccati, si procede con l’apposizione del
mesentere con sutura continua, ed omentalizzazione dell’enterectomia e delle
enterotomie. Prima della chiusura dell’addome sono stati eseguiti dei lavaggi mediante
soluzione fisiologica riscaldata. La fascia muscolare viene suturata con sutura continua
mediante PDS 0. Sutura del sottocute mediante Monocryl 3-0. Sutura della cute con
graffette metalliche.
In questo caso non è stato necessario applicare un drenaggio in cavità addominale in
quanto gli esami ematobiochimici e l’esplorazione addominale non hanno mostrato segni
di peritonite.
Come terapia post-operatoria si consigliano un ciclo di antibiotici per due settimane e
antiinfiammatori per i primi cinque giorni post-intervento, associati per i primi due giorni
post-intervento a buprenorfina e fluidoterapia. Applicazione del collare elisabettiano fino
alla rimozione dei punti si sutura.
Alimentazione umida con olio di vaselina per tre settimane post-intervento.
La prognosi dopo rimozione di un corpo estraneo lineare senza complicanze è buona.
Perforazioni intestinali sono spesso causa di decesso dopo chirurgia: più del 30% dei cani
hanno contaminazione addominale per perforazione e più del 40% necessitano di
resezioni ed anastomosi.
La situazione è precaria in caso di short-bowel syndrome.
Caso 3
DIAGNOSI: PIOMETRA
In questo caso i segni clinici, il quadro ematobiochimico, l’esame urine e l’ecografia
addominale rendono la Piometra la più probabile tra le diagnosi differenziali.
La piometra è una patologia uterina comune nelle cagne femmine intere con un età media
di 8 anni, con un rischio di incidenza tra il 23 e il 24%. Nelle gatte è riportata
occasionalmente, ma non si conosce l’incidenza.
La piometra è la raccolta di materiale purulento nell’utero. La distensione dell’utero con
accumulo di liquido sterile si definisce idrometra o mucometra in caso di secrezione
mucosa, ematometra in caso di secrezione emorragica.
Nella cagna intera, non gravida, il diestro dura circa 70 giorni. In questo periodo l’utero è
influenzato dal progesterone, l’iperplasia endometriale cistica è una risposta anomala
dell’utero quando vi è un alto livello di progesterone in circolo; il tessuto ghiandolare
dell’utero può diventare cistico, edematoso, ispessito e infiltrato da plasmacellule.
L’inibizione della contrattilità uterina indotta dal progesterone ostacola il drenaggio e tutto
questo favorisce la colonizzazione batterica che causa la piometra.
I batteri comunemente presenti in corso di piometra sono Escherichia Coli, Pasteurella
multocida, Pseudomonas, Staphylococcus Aureus, Klebsiella, Streptococcus canis e molti
altri.
Una teoria afferma che a volte i batteri isolati nella vagina sono diversi dai batteri isolati
nell’utero. Mentre gli E. Coli isolati nell’utero in corso di piometra sono identici alla forma
dominante di E. Coli presenti nelle feci: questo fa pensare ad una possibile infezione per
via ascendente dalla regione perineale.
La cistite è presente nel 70% delle cagne in piometra, e gli E. Coli isolati dalle urine e
dall’utero erano fenotipicamente e geneticamente identici in alcuni studi, così da pensare
che l’apparato urinario potrebbe essere una riserva di batteri per una colonizzazione per
via ascendente.
TERAPIA IN CORSO DI PIOMETRA: OVARIOISTERECTOMIA.
Il paziente non è stato premedicato, ma subito sottoposto a fluidoterapia con ringer lattato
8-10 ml/kg/h. Somministrata cefazolina 25mg/kg per via endovenosa come terapia
antibiotica perioperatoria. L’analgesia intaoperatoria è stata mantenuta mediante fentanyl
in CRI. Il soggetto è stato indotto con propofol endovenoso ad effetto, intubato e collegato
al circuito anestesiologico in decubito dorsale e l’anestesia è stata mantenuta con
isofluorano in ossigeno in ventilazione meccanica.
Posto il paziente in decubito dorsale, previa tricotomia e disinfezione secondo tecnica, si
procede con un’incisione con lama da bisturi 10 di cute e sottocute, dall’appendice xifoidea
dello sterno fino al pube. Dopo aver inciso la linea alba si procede con l’esplorazione della
cavità addominale per esteriorizzare ovaie e utero per eseguire un’ovarioisterectomia. Le
legature dei vasi sono state eseguite mediante Vicryl 2-0. Prima della chiusura
dell’addome sono stati eseguiti dei lavaggi mediante soluzione fisiologica riscaldata. La
fascia muscolare viene suturata con sutura continua mediante PDS 0. Sutura del sottocute
mediante Monocryl 3-0. Sutura della cute con graffette metalliche.
La gestione non chirurgica in corso di piometra è raccomandata in pazienti in condizioni
non critiche, con alto valore di razza e con proprietari motivati, perché l’effetto non è
immediato ne completo. Si esegue mediante iniezioni di PGF 2α, ma non sarà argomento
di questo caso clinico.
TERAPIA POST-OPERATORIA E COMPLICAZIONI.
In questo caso non è stato necessario applicare un drenaggio in cavità addominale in
quanto l’esplorazione addominale non ha mostrato segni di peritonite.
Come terapia post-operatoria si consigliano un ciclo di antibiotici per due settimane (previo
antibiogramma ed esame batteriologico) e antiinfiammatori per i primi cinque giorni post-
intervento, associati per i primi due giorni post-intervento a buprenorfina e fluidoterapia.
Applicazione del collare elisabettiano fino alla rimozione dei punti si sutura.
Questi pazienti dovrebbero essere monitorati per 48 ore per verificare l’insorgenza di
sepsi, shock, squilibri elettrolitici o acido-base.
La mortalità dopo intervento chirurgico va dallo 0 al 5% nella cagna. Possibili
complicazioni sono la setticemia, l’endotossiemia, la peritonite e la piometra della cervice
o del moncone cervicale, e tutte le complicazioni in corso di ovarioisterectomia.
Caso 4
TRATTAMENTO CHIRURGICO
Una volta identificato il CE gastrico è opportuno procedere al più presto alla sua rimozione, considerando
che la sua persistenza può causare infiammazione/erosione della mucosa gastrica e che il suo passaggio nel
lume intestinale potrebbe portare ad una occlusione parziale o completa.
I corpi estranei gastro-intestinali possono essere trattati:
• con rimozione endoscopica
• con rimozione “celiotomica-assistita”
• con rimozione chirurgica (gastrotomia, enterotomia, enterectomia)
ESOFAGO-GASTRO-DUODENOSCOPIA
Da anni l’approccio endoscopico è, se possibile, quello consigliato, a meno che la forma e/o le dimensioni
del CE non lo rendano inefficace se non pericoloso per l’incolumità delle pareti gastro-esofagee. Per
l’endoscopia è indispensabile un’aFrezzatura specifica, con ottiche e strumenti da presa adatti alle diverse
dimensioni dei pazienti e ai diversi corpi estranei. Il minimo corredo necessario prevede pinze Dormia,
pinze Grasping, cestelli, pinze a dente di topo e pinze a coccodrillo. In alcuni casi possono essere utilizzate
anche anse da polipectomia e pinze bioptiche, con o senza ago. I rischi più spesso associati al corpo
estraneo sono le lesioni mucosali, determinate dal corpo estraneo stesso nella fase di permanenza e nei
tentativi estrattivi; se la procedura è lunga, si può verificare iperstimolazione vagale da sovradistensione
gastrica e/o da trazione.
2 3
Figura 2: nomenclatura delle cinque regioni principali dello stomaco (fondo, corpo, angolo o incisura, antro
e piloro). Figura 3: rappresentazione della sonda endoscopica flessibile all’interno del lume gastrico. (Tams
TR, Rawlings CA. Gastroscopy. In: Tams TR, autore. Small Animal Endoscopy. 3th edizione. St Luois Missouri:
Elsevier Mosby;2001.97-172)
Il paziente viene sottoposto a fluidoterapia mediante Ringer lattato per correggere le anomalie
metaboliche e l’equilibrio acido-base; successivamente viene sottoposto ad anestesia generale:
premedicazione con butorfanolo (0,2-mg/Kg IM), dexdetomidina (0,03 mg/Kg IM) e acepromazina (0,25
mg/KG IM), induzione con propofolo (3mg/Kg IV) e mantenimento dell’anestesia con Isofluorano, previa
intubazione oro-tracheale.
Il paziente viene posizionato in decubito laterale sinistro e si procede con l’esame endoscopico:
ESOFAGO
[ X ] normale [ ] corpo estraneo [ ] neoformazione/i [ ] stenosi [ ] ernia iatale [ ] flogosi
Lesione Entità
Iperemia/vascolarizzazione 0 - normale Decolorazione 0 - normale Friabilità 0 - normale Emorragia 0 - normale Erosione/ulcera 0 - normale Contenuti (muco/bile/cibo) 2 - moderato Dilatazione 0 - normale Sfintere gastroesofageo 0 - normale
Altro
Commenti: moderata presenza di muco. Non si riscontra nessuna alterazione a carico dell’esofago.
STOMACO
[ ] normale [ x] corpo estraneo [ ] neoformazione/i [ ] polipo/i [ ] parassita/i [ X ] flogosi
Sito corpi estranei: [ x] fondo [ X ] corpo [ ] incisura [x] antro [ ] piloro
Sito lesioni: [x ] fondo [x] corpo [ ] incisura [ X ] antro [ ] piloro
Lesione Entità
Iperemia/vascolarizzazione 2 - moderata
Lume non insufflabile 0 - normale
Edema 1 - lieve
Emorragia 0 - normale
Erosione/ulcera 1 - lieve
Contenuti (muco/bile/cibo) 1 - lieve
Decolorazione 0 - normale
Cardias 0 - normale
Passaggio piloro 0-normale
Commenti: rimozione di quindici bulloni di acciaio e diversi pezzi di gomma nel fondo, corpo e antro dello
stomaco; moderata iperemia e lieve erosione della mucosa di corpo ed fondo indicativi di gastrite
secondaria al passaggio del corpo estraneo.
Localizzazione: antro-corpo-fondo dello stomaco
Figura 4 E5: rimozione del corpo estraneo (bullone) e pezzo di gomma mediante ansa da polipectomia.
4
Figura 6: moderata iperemia e lieve erosione
estraneo; Figura 7:assenza di erosione/ulcere nel antro dello stomaco dopo rimozione del corpo estraneo
6
Figura 8-9: corpo estraneo con bulloni e pezzi di gomma.
5
e lieve erosione della mucosa del fondo dello stomaco dopo rimozione corpo
:assenza di erosione/ulcere nel antro dello stomaco dopo rimozione del corpo estraneo
7
corpo estraneo con bulloni e pezzi di gomma.
dello stomaco dopo rimozione corpo
:assenza di erosione/ulcere nel antro dello stomaco dopo rimozione del corpo estraneo
8-9
DUODENO/DIGIUNO
[ x] normale [ ] corpo estraneo [ ] neoformazione/i [ ] polipo/i [ ] parassita/i [ ] flogosi
Presenza papille: [x] si [ ] no
Aspetto papille: normale
Lesione Entità
Lume non insufflabile 0 - normale
Decolorazione 0 - normale
Friabilità 0 - normale
Emorragia 0 - normale
Erosione/ulcera 0 - normale
Contenuti (muco/bile/cibo) 1 - lieve
Dilatazione 0 - normale
Iperemia/vascolarizzazione 1 - lieve
tessitura 0 - normale
Dilatazione vasi linfatici 0 - normale
Commenti: non si riscontra nessuna alterazione a carico del duodeno e digiuno. Localizzazione: Duodeno- digiuno
TRATTAMENTO E VALUTAZIONE POST-OPERATORI
Il trattamento post-operatorio si basa su fluidoterapia, terapia antibiotica, terapia con gastroprotettori,
terapia nutrizionale in base al quadro clinico del paziente. La fluidoterapia è necessaria per ripristinare
l’equilibrio idro-elettrolitico e acido-base, che nella maggior parte dei pazienti è alterato e deve essere
continuata fintanto che i valori ematici non sono rientrati nei range fisiologici e l’animale presenta motilità
gastroenterica ed appetito normali. Se il paziente non vomita si somministra una dieta leggera iniziando 12-
24 ore dopo il trattamento chirurgico. La prognosi è buona se lo stomaco non è perforato e il corpo
estraneo è stato rimosso mentre se vi è stata perforazione la prognosi è riservata.
Caso 5
DIAGNOSI DEL CASO CLINICO
Dall’anamnesi, età del paziente, informazioni ottenute dalla visita clinica e dall’esame radiografico
e tomografico si evince che il paziente Buck presenta incompleta ossificazione condilo omerale
(IOHC) bilaterale.
IOHC: INCOMPLETA OSSIFICAZIONE DEL CONDILO OMERALE
Questa patologia indica la mancata o ritardata unione dei nuclei di ossificazione dei condili
omerali, che si traduce nella frattura incompleta intercondiloidea, localizzata esattamente nel
punto di fusione di questi centri di ossificazione. Ciò costituisce fattore di predisposizione ad una
frattura articolare completa, provocata anche da traumi minori. L’eziopatogenesi dell’IOHC è
ancora incerta ma nella razza Spaniel sembra accertata l’ipotesi che si tratti di una condizione
ereditaria poligenica recessiva.
TRATTAMENTO CHIRURGICO
La IOHC è considerata un fattore predisponente alla frattura
completa del condilo omerale ed è indicata la fissazione con
vite a scopo profilattico.
Marcellin-Little (2011) riporta che 3 dei 7 pazienti (43%) con
parziale linea radiotrasparente del condilo omerale e 1 dei
12 pazienti (8%) con completa linea radiotrasparente del
condilo omerale hanno subito una completa frattura del
condilo omerale stesso da 11 giorni a 18 mesi dalla diagnosi.
In bibliografia, per stabilizzare il rocchetto omerale, viene
descritto l’utilizzo di una vite trascondilare la quale deve Figura 5. Fissazione condilo omerale
mediante vite trascondilare a
compressione. Tobias KM, Johnston SA.
essere del maggior diametro possibil
pareri contrastanti riguardo l’efficacia dell
Un recente studio (Hattersley R, 2011) riporta una ridotta percentuale di complicazioni, nei cani
affetti da IOHC, trattati con vite trascondilare a compressione rispetto a quelli trattati con vite
trascondilare da posizionamento.
alla vite trascondilare, un innesto osseo
parti mediale e laterale del condilo
precauzionale, in addizione alla vite
epicondilare laterale.
Il paziente è stato premedicato con butorfanolo (
Kg IM), indotto mediante somministrazione di propofol
stato utilizzato isofluorano 2%, previa intubazione oro
decubito dorsale con l’arto anteriore sinistro esteso, abdotto e pronato.
mediante accesso cranio-laterale
da corticale 3.5mm e lunghezza 28 mm. Sutura per piani mediante filo riassorbibile multifilamento
intrecciato USP 2-0. Applicazione di graffette metalliche sulla cute. Lo stesso intervento viene
eseguito sul gomito destro.
Figura 6. in alto: proiezione Cr-Cd e ML
possibile per ridurre il rischio di rottura della vite stessa. Esistono
pareri contrastanti riguardo l’efficacia della vite da posizionamento e/o quella a compressione.
, 2011) riporta una ridotta percentuale di complicazioni, nei cani
affetti da IOHC, trattati con vite trascondilare a compressione rispetto a quelli trattati con vite
trascondilare da posizionamento. Un’ altro studio (Fitzpatrick N, 2009) suggerisce che, in addizione
un innesto osseo spongioso contribuisce a promuovere l'unione ossea tra le
parti mediale e laterale del condilo. Alcuni autori preferiscono applicare un sostegno
precauzionale, in addizione alla vite trascondilare, mediante placca e viti posizionate sulla cresta
con butorfanolo (0,2-0,4 mg Kg IM) e dexdetomidina (
indotto mediante somministrazione di propofolo (4-6 mg Kg IV) e per il mantenimento è
, previa intubazione oro-tracheale. Il soggetto è stato posizionato in
decubito dorsale con l’arto anteriore sinistro esteso, abdotto e pronato. Si è deciso di procedere
laterale dell’omero distale e fissazione del condilo omerale con
3.5mm e lunghezza 28 mm. Sutura per piani mediante filo riassorbibile multifilamento
0. Applicazione di graffette metalliche sulla cute. Lo stesso intervento viene
e ML gomito destro e sinistro. Cane, Breton Epagneul, 1,5 anni
per ridurre il rischio di rottura della vite stessa. Esistono
vite da posizionamento e/o quella a compressione.
, 2011) riporta una ridotta percentuale di complicazioni, nei cani
affetti da IOHC, trattati con vite trascondilare a compressione rispetto a quelli trattati con vite
) suggerisce che, in addizione
contribuisce a promuovere l'unione ossea tra le
. Alcuni autori preferiscono applicare un sostegno
trascondilare, mediante placca e viti posizionate sulla cresta
e dexdetomidina (0,03-0,05 mg
per il mantenimento è
tracheale. Il soggetto è stato posizionato in
Si è deciso di procedere
dell’omero distale e fissazione del condilo omerale con vite AO
3.5mm e lunghezza 28 mm. Sutura per piani mediante filo riassorbibile multifilamento
0. Applicazione di graffette metalliche sulla cute. Lo stesso intervento viene
,5 anni
Viene prescritta terapia antibiotica con cefalosporina di 1° generazione per os 20-25 mg/kg/ bid
per sette-dieci giorni e terapia antinfiammatoria con carprofene 2-4 mg/kg sid per os per 15-20
giorni. La gestione post-operatoria del paziente prevede riposo assoluto mediante contenimento
in gabbia del paziente limitando il movimento a semplici e brevi passeggiate al guinzaglio per i
primi trenta giorni.
FOLLOW UP
Il paziente Buck si presenta al controllo clinico e radiografico 90 giorni dopo l’intervento
chirurgico: non presenta zoppia alla deambulazione, assenza di algia alla flesso-estensione di
entrambi i gomiti e buon recupero dell’escursione articolare.
Figura 7. proiezione Cr-Cd e ML gomito destro e sinistro. Cane, Breton Epagneul, 1,5 anni.
Caso 6
DIAGNOSI: PROPTOSI TRAUMATICA
In questo caso l’anamnesi non lascia dubbi sulla diagnosi di proptosi oculare traumatica.
La proptosi oculare traumatica è la dislocazione rostrale del bulbo oculare in seguito a un
episodio traumatico, con intrappolamento dei margini palpebrali causalmente l’occhio.
I traumi cranici, le ferite da morso, le emorragie retro bulbari, le fratture orbitali possono
causare la dislocazione acuta. Una volta dislocato, il ritorno in sede è impedito dalla
contrazione delle palpebre e dallo spasmo del muscolo orbitale. Si verificano così lesioni
dei muscoli oculari, venostasi, chemosi, emorragie sottocongiuntivali e secchezza della
cornea. La proptosi nelle razze dolicocefale sono spesso associate a fratture del cranio e
della mandibola. La pressione e lo stiramento possono danneggiare il nervo ottico e le vie
papillari. Infine, molto spesso il muscolo retto mediale viene stirato con deviazione laterale
secondaria che esita in strabismo.
TERAPIA IN CORSO DI PROPTOSI TRAUMATICA: RIPOSIZION AMENTO DEL
GLOBO NELL’ORBITA E TARSORRAFIA TEMPORANEA.
L’occhio va mantenuto lubrificato mediante soluzione fisiologica e pomate oftalmologiche
(prive di steroidi). Dopo l’induzione viene preparato il campo attorno all’occhio per la
chirurgia asettica. Vengono ribaltate verso l’esterno e scostate le palpebre, quindi si
esercita una pressione retrograda sul globo, mediante il manico di un bisturi o di un altro
strumento piatto. Si completa l’estroflessione delle palpebre mediante una tarsoraffia
temporanea. La tarsoraffia viene eseguita con tre suture da materassaio mediante nylon
4-0 con applicazione di piccoli stent di gomma (ricavati tagliando il tubicino dell’ago
butterfly) per distribuire la tensione. Le tre suture applicate devono distanziare circa 4mm
dai margini palpebrali. Mantenere il canto mediale leggermente aperto per favorire
l’applicazione di colliri.
Fossum T, Dewey C et al. (2013) Small animal surgery 4ed.
TERAPIA POST-OPERATORIA E COMPLICAZIONI.
Come terapia post-operatoria vengono somministrati mediante colliri atropina, antibiotici e
corticosteroidi se la cornea è intatta. A livello sistemico invece si continua con cefazolina e
meloxicam. Vengono applicate compresse fredde per 48-72 ore, alternate a compresse
calde, per contribuire ad alleviare il gonfiore e il dolore locale. Si applica il collare
elisabetta per evitare auto traumatismi.
La prognosi dipende dalla durata e dalla gravità del prolasso. Risulta migliore se il
prolasso è lieve, di breve durata, la pupilla è miotica, l’ifema è assente, il danno muscolare
extraoculare è assente e il paziente ha sempre mantenuto la vista. La cecità si ha nel 60-
70% dei cani e nel 100% dei gatti. Lo strabismo si riscontra nel 36% dei cani, come
conseguenza dell’avulsione del muscolo retto mediale.
FOLLOW-UP
La tarsoraffia temporanea va mantenuta per tre settimane, dopodiché si valuta se
enucleare l’occhio in caso di compromissione permanente del nervo ottico o del bulbo
oculare.
Caso 7
DIAGNOSI: CORPO ESTRANEO SOLIDO IN SEDE GASTRICA.
I corpi estranei gastrici provocano vomito per ostruzione, dilatazione gastrica e irritazione
della mucosa. Il vomito è causato da stimoli dolorosi e dalla distensione del duodeno e del
piloro, ma stimoli simili proveniente dal corpo dello stomaco spesso sono asintomatici. Il
vomito si manifesta spesso intermittente quando l’oggetto è nell’antro pilorico.
TERAPIA DEL CORPO ESTRANEO GASTRICO: CELIOTOMIA ESP LORATIVA E
GASTROTOMIA.
Il paziente non è stato premedicato, ma subito sottoposto a fluidoterapia con ringer lattato
8-10 ml/kg/h. Somministrata cefazolina 25mg/kg per via endovenosa come terapia
antibiotica perioperatoria. L’analgesia intaoperatoria è stata mantenuta mediante fentanyl
in CRI. Il soggetto è stato indotto con propofol endovenoso ad effetto, intubato e collegato
al circuito anestesiologico in decubito dorsale e l’anestesia è stata mantenuta con
isofluorano in ossigeno.
Posto il paziente in decubito dorsale, previa tricotomia e disinfezione secondo tecnica, si
procede con un’incisione con lama da bisturi 10 di cute e sottocute, dall’apofisi xifoidea
dello sterno fino caudalmente l’ombelico. Dopo aver inciso la linea alba si procede con
l’esplorazione della cavità addominale per esteriorizzare lo stomaco, isolato con garze
laparotomiche imbibite di soluzione fisiologica sterile e riscaldata. Si posizionano due stay
suture (suture di sostegno) nel corpo dello stomaco per una migliore manipolazione. Tra le
due suture si incide la parete gastrica tra la piccola e la grande curvatura dello stomaco,
nell’area meno vascolarizzata. Si aspira il contenuto gastrico per diminuire il rischio di
contaminazione. Palpando con una mano il fondo dello stomaco, si percepisce l’oggetto e
si sposta delicatamente vicino l’incisura. Dopo la rimozione la parete gastrica viene chiusa
con una sutura continua mediante PDS 3-0, successivamente si esegue una sutura
introflettente sopra alla prima, mediante PDS 3-0. Si rimuovono le stay suture e si esplora
l’addome e tutto il tratto gastroenterico. La fascia muscolare viene suturata con sutura
continua mediante PDS 0. Sutura del sottocute mediante Monocryl 3-0. Sutura della cute
con graffette metalliche.
TERAPIA POST-OPERATORIA E COMPLICAZIONI.
Come terapia post-operatoria si consigliano un ciclo di antibiotici per due settimane e
antiinfiammatori per i primi cinque giorni post-intervento, associati a ranitidina e
omeprazolo. Per il primo giorno post-intervento si somministrano buprenorfina e
fluidoterapia. Applicazione del collare elisabettiano fino alla rimozione dei punti si sutura.
Si inizia un’alimentazione leggera per i primi giorni, 12-24 ore post-intervento.
La prognosi dopo rimozione di un corpo estraneo gastrico è buona in caso lo stomaco non
sia perforato. Le possibili complicazioni associate a chirurgia gastrica sono vomito,
anoressia, peritonite, ulcerazioni, ostruzioni e pancreatite.
Caso 8
TRATTAMENTO CHIRURGICO
L’orchiectomia, ovvero la rimozione dei testicoli, è la chirurgia d’elezione nei pazienti affetti da
masse e/o malformazioni del testicolo e dell’epididimo; inoltre, la castrazione aiuta a prevenire le
patologie androgeno-correlate, incluse le malattie prostatiche, gli adenomi perianali e le ernie
perineali.
Le tecniche chirurgiche per eseguire correttamente l’orchiectomia sono suddivisibili in due
categorie:
tecnica a testicolo aperto: incidere la tunica vaginale parietale, separare il legamento della coda
dell’epididimo dalla tunica ed esteriorizzare il testicolo. Eseguire una legatura attorno al dotto
deferente e un’altra attorno al cordone spermatico e successivamente rimuovere il testicolo.
tecnica a testicolo chiuso: incidere la fascia spermatica ed esteriorizzare il funicolo spermatico;
eseguire una legatura attorno a tutto il funicolo spermatico e rimuovere il testicolo.
In bibliografia viene consigliata l’orchiectomia mediante tecnica chiusa in quanto non si creano
comunicazioni dirette tra la breccia operatoria e la cavità addominale, eliminando così il rischio di
un’eventuale peritonite in caso di contaminazione del campo operatorio. La tecnica chiusa, inoltre,
sembra causare una minore tumefazione della regione nel periodo postoperatorio.
Visto lo stato di disidratazione del paziente, prima di procedere con l’anestesia, il cane è stato
reidratato mediante Ringer lattato per cercare di normalizzare la volemia. Il protocollo
anestesiologico è stato il seguente: : premedicazione con butorfanolo (0,2 mg/Kg IV) e midazolam
(0,15 mg/KG IV), induzione con propofolo (3mg/Kg IV) e mantenimento dell’anestesia con
Isofluorano, previa intubazione oro-tracheale.
È stato eseguito l’intervento di orchiectomia bilaterale mediante approccio pre-scrotale con
tecnica chiusa:
- porre il paziente in decubito dorsale, tricotomizzare e preparare per la chirurgia asettica il
tratto caudale dell’addome e la faccia mediale delle cosce; delimitare il campo operatorio
con teli chirurgici escludendo lo scroto; comprimere lo scroto facendo avanzare un
testicolo quanto più possibile nell’area pre-scrotale ed incidere la cute e i tessuti
sottocutanei lungo il rafe mediano al di sopra del testicolo dislocato; approfondire
l’incisione interessando la fascia spermatica senza incidere la tunica vaginale; esteriorizzare
il funicolo spermatico separando il grasso e la tunica vaginale tramite l’uso di una garza
(Figura 2).
Figura 2.
- Eseguire una legatura attorno a tutto il funicolo spermatico e alle tuniche utilizzando del
filo di sutura assorbibile multifilamento USP-2-0; porre una pinza emostatica al di sopra
della legatura e tagliare con una forbice a punte smusse tra la legatura e la pinza
emostatica; verificare che il moncone del funicolo non sanguini e riporlo nella tunica.
(Figura 3)
Figura 3.
- Successivamente fare avanzare il secondo testicolo fino alla breccia, inciderne il
rivestimento fasciale e rimuoverlo come per il contro-laterale; apporre la fascia spermatica
con punti di sutura staccati, riavvicinare i tessuti sottocutanei con una sutura continua e
chiudere la cute con una sutura a punti staccati semplici.
ESAME ISTOLOGICO
La superficie di taglio evidenziava la presenza di setti connettivali che dividevano il parenchima
neoplastico in lobuli; nel suo contesto si localizzavano lesioni emorragiche, necrotiche e focolai
giallo-brunastri, espressione dell’accumulo di lipocromi ed emosiderina (Figura 4). Il quadro
istopatologico confermava la presenza di sertolioma diffuso con membrana basale del tubolo
demolita dall’invasività esuberante del tumore ed elementi proliferanti di forma ovoidale.
Figura 4.
SERTOLIOMA
Le neoplasie del testicolo originano dalle linee cellulari specifiche di quest’organo, ossia la linea
germinale e la linea gonadostromale: dalla prima linea si genera il seminoma, dalla seconda il
sertolioma e l’interstizioma o tumore a cellule di Leydig. Sono, tuttavia, descritti anche
mesoteliomi, fibromi, lipomi, emangiomi, leiomiomi, linfosarcomi e carcinomi, seppur con
incidenza rara.
Il potenziale metastatico del sertolioma è basso, attorno al 5-10% dei casi, ma il 30% di queste
neoplasie induce sindrome da femminilizzazione, particolarmente in caso di criptorchidismo. Le
eventuali metastasi si sviluppano a livello di linfonodi regionali (inguinali, iliaci e sottolombari), ma
possono poi diffondersi ad altri linfonodi e visceri addominali. Da ciò si deduce l’importanza di una
corretta stadiazione dei sertoliomi mediante esami di laboratorio e diagnostica per immagini. La
sindrome da femminilizzazione è causata o da una iperproduzione estrogenica della neoplasia o da
una soppressione della produzione ipofisaria di gonadotropine La sindrome da femminilizzazione è
responsabile anche di iperplasia prostatica con metaplasia squamosa, ginecomastia, atrofia del
testicolo controlaterale, alopecia simmetrica bilaterale e iperpigmentazione della cute.
L’eccesso di estrogeni danneggia il midollo osseo, causando ipoplasia-aplasia midollare che può
risultare anche letale, se non identificata e trattata mentre le lesioni prostatiche predispongono
alla formazione di cisti ed ascessi prostatici.
Caso 9
DIAGNOSI: UROLITIASI.
Nel cane la maggior parte degli uroliti si trova nella vescica e nell’uretra. Circa il 40% è
costituito da struvite e il 41% da ossalato di calcio. Altri sono costituiti da urato, silicato,
cistina e misti. L’infezione delle vie urinarie da parte di batteri ureasi-produttori è
considerato un fattore predisponente per la formazione di calcoli di struvite. Schnauzer,
Bichon frise, cocker spaniel, shih tzu, barbone nano, le femmine in generale e i cani
giovani sembrano essere i più predisposti.
I calcoli di ossalato di calcio compaiono soprattutto nei cani con ipercalcemia e
ipercalciuria postprandiale transitoria. È stato riscontrato che cani alimentati con elevate
quantità di carboidrati in diete umide sono maggiormente colpiti dalla formazione di calcoli
da ossalato di calcio. Schnauzer nani, lhasa apso, yorkshire terrier, bichon frise, shih tzu,
pomerania, maltese, barbone nano, cani maschi (soprattutto i castrati) cani di età media e
avanzata e cani obesi sembrano essere i più predisposti.
TERAPIA DELL’UROLITIASI: CISTOTOMIA E CISTOLITECTOM IA.
Il paziente non è stato premedicato, ma subito sottoposto a fluidoterapia con ringer lattato
8-10 ml/kg/h. Somministrata cefazolina 25mg/kg per via endovenosa come terapia
antibiotica perioperatoria. L’analgesia intaoperatoria è stata mantenuta mediante fentanyl
in CRI. Il soggetto è stato indotto con propofol endovenoso ad effetto, intubato e collegato
al circuito anestesiologico in decubito dorsale e l’anestesia è stata mantenuta con
isofluorano in ossigeno.
Posto il paziente in decubito dorsale, previa tricotomia e disinfezione secondo tecnica, si
procede con un’incisione con lama da bisturi 10 di cute e sottocute, dallombelico al pube.
Dopo aver inciso la linea alba si procede con l’esplorazione della cavità addominale per
esteriorizzare la vescica, isolata con garze laparotomiche imbibite di soluzione fisiologica
sterile e riscaldata. Si posizionano tre stay suture (suture di sostegno) ai vertici della
vescica per una migliore manipolazione. Si incide la faccia ventrale della vescica lontano
dagli ureteri e dall’uretra ed equidistante dai vasi principali.l’urina viene aspirata e i calcoli
rimossi delicatamente. Si inserisce poi un catetere urinario nell’uretra dal lume vescicale
per praticare un idropulsione mediante iniezione di soluzione fisiologica, per completare lo
svuotamento degli uroliti. Dopo la rimozione la parete vescicale viene chiusa con una
sutura a punti staccati mediante PDS 3-0. Si rimuovono le stay suture e si procede con
l’omentalizzazione della sutura. La fascia muscolare viene suturata con sutura continua
mediante PDS 0. Sutura del sottocute mediante Monocryl 3-0. Sutura della cute con
graffette metalliche.
TERAPIA POST-OPERATORIA E COMPLICAZIONI.
I calcoli analizzati sono risultati Struvite.
Come terapia post-operatoria si consigliano un ciclo di antibiotici per due settimane e
antiinfiammatori per i primi cinque giorni. Per il primo giorno post-intervento si
somministrano buprenorfina e fluidoterapia. Applicazione del collare elisabettiano fino alla
rimozione dei punti si sutura.
Si inizia un’alimentazione con dieta mirata, mantenendo il ph urinario sotto 6,5, l’azotemia
inferiore a 10mg/dL e il peso specifico dell’urina sotto 1,200.
Le complicazioni sono poco frequenti, ma si può verificare uro peritoneo per fuoriuscita di
urina dalla vescica.
I calcoli di struvite si ripresentano circa nel 21% dei casi.
Caso 10
DIAGNOSI
L’immagine radiografica risultava compatibile con il sospetto diagnostico di OCD (osteocondrite
dissecante) della testa dell’omero sinistro.
OSTEOCONDROSI-OSTEOCONDRITE DISSECANTE DELLA TESTA DELL’OMERO
La definizione di OCD vede l’osteocondrite dissecante come un’evoluzione dell’osteocondrosi (OC)
e la definisce come un deficit dell’ossificazione encondrale (mancata ossificazione) negli animali a
rapido accrescimento.
Il difetto di ossificazione esita nella produzione di una zona cartilaginea circoscritta ispessita, ma
allo stesso tempo indebolita e quindi molto più suscettibile a traumi. Secondo la classificazione di
Siffert l’osteocondrosi può colpire le epifisi e le fisi, o cartilagini di accrescimento, ed essere quindi
di tipo articolare o di tipo non articolare o fisaria. A seguito del distacco del frammento
cartilagineo alterato si ha la forma dissecante. L’eziopatogenesi della malattia contempla cause
nutrizionali quali eccesso di calcio e cause legate al rapido accrescimento.
L’OCD può interessare diverse articolazioni e le più colpite risultano essere la spalla, il gomito, il
ginocchio e il garretto. L’OCD della spalla colpisce generalmente cani appartenenti a razze di taglia
grande o gigante e a rapido accrescimento, in età compresa tra i 4 ed i 10 mesi, tende ad avere
una preferenza per animali di sesso maschile e frequentemente i soggetti affetti presentano
lesioni bilaterali.
TERAPIA
Per questa forma clinica di osteocondrosi sono stati proposti sia il trattamento chirurgico che
quello conservativo, anche se la maggior parte degli autori è concorde nel sostenere che il
trattamento d’elezione sia quello chirurgico:
• Trattamento conservativo: deve essere riservato a quelle forme di OC e non di OCD nelle
quali è possibile ottenere regressione spontanea della malattia; in questi casi è
fondamentale consigliare un’adeguata alimentazione ed il riposo assoluto, al fine di evitare
sollecitazioni meccaniche che possono determinare l’evoluzione della lesione.
• Trattamento chirurgico: in caso di OCD in soggetti giovani, è sempre indicato il
trattamento chirurgico e gli aspetti positivi di questa scelta terapeutica sono rappresentati
dalla riduzione del periodo di disagio dell’animale, dalla prevenzione della formazione di
osteoartrosi secondaria e dal rendere meno probabile lo sviluppo di una tenopatia del
bicipite. Il trattamento chirurgico prevede la rimozione del flap e dei corpi articolari ed un
leggero curettage dell’osso subcondrale, eseguito per via artrotomica od artroscopica.
TRATTAMENTO CHIRURGICO
Si procedeva mediante approccio artroscopico in quanto, rispetto alla via artrotomica, è
caratterizzato da minor invasività e permette contemporaneamente una completa esplorazione
articolare, consentendo la visualizzazione e la rimozione di frammenti da distretti irraggiungibili
mediante artrotomia.
Il paziente veniva premedicato con un’associazione di dexmedetomidina (0,03-0,05 mg/kg IM) e
butorfanolo (0,2-0,4 mg/Kg IM), indotto mediante la somministrazione di propofolo (4-6 mg/Kg IV)
e mantenuto in anestesia inalatoria con miscela gassosa di ossigeno e isofluorano (1,5%), previa
intubazione oro-tracheale. Prima dell’incisione cutanea sono stati somministrati 20mg/Kg IV di
cefazolina per la profilassi antibiotica.
Una volta posizionato il paziente in decubito laterale destro con la spalla sinistra preparata
seguendo le procedure standard di asepsi e antisepsi, veniva eseguito un accesso artroscopico
laterale standard.
Dall’indagine artroscopica il profilo della testa omerale risultava anomalo con la presenza di
frammento di cartilagine parzialmente dissecato dall’osso subcondrale. (Figura 2 A)
Tale frammento veniva sollevato mediante sonda palpatrice e rimosso in un’unica soluzione
con delle pinze da presa (Figura 2 B); seguiva courretage dell'osso subcondrale e lavaggio
intrarticolare con soluzione fisiologica (Figura 2 C e 2 D).
L’articolazione veniva indagata in ogni sua parte ma non venivano riscontrate ulteriori anomalie.
Sutura degli accessi chirurgici con Assunyl USP 0.
Figura 2. A= frammento di cartilagine parzialmente dissecato dall’osso subcondrale. B= rimozione frammento
cartilagineo mediante pinze da presa. C e D = courretage dell'osso subcondrale e lavaggio intrarticolare con
soluzione fisiologica.
Viene prescritta terapia antibiotica con cefalosporina di 1° generazione per os 20-25 mg/kg/ bid
per sette-dieci giorni e terapia antinfiammatoria con carprofene 2-4 mg/kg sid per os per 15-20
giorni. La gestione post-operatoria del paziente prevede riposo assoluto mediante contenimento
in gabbia del paziente limitando il movimento a semplici e brevi passeggiate al guinzaglio per i
primi trenta giorni.
FOLLOW UP
Al controllo clinico a 30 giorni il paziente manifestava una zoppia di I grado e leggero dolore alla
iperestensione della spalla sinistra. Al controllo successivo a 60 giorni il cane Lord non presentava
più zoppia né dolore ai movimenti passivi o alla palpazione profonda della spalla operata. Al
controllo a 4 mesi i proprietari dichiaravano che il paziente conduceva una vita normale e non
aveva più manifestato zoppia e la visita ortopedica risultava negativa.