Trattamento chirurgico del diverticolo faringoesofageo

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I 46-290 Trattamento chirurgico del diverticolo faringoesofageo A. Giovanni, L. Santini Il trattamento del diverticolo faringoesofageo, o diverticolo di Zenker, è esclusivamente chirurgico. Solo i diverticoli sintomatici invalidanti o complicati devono, tuttavia, essere proposti per una chirurgia; negli altri casi è raccomandata un’astensione terapeutica con monitoraggio. In effetti, la chirurgia del diver- ticolo è una chirurgia a rischio di complicanze gravi (come la mediastinite), che sono tanto più gravi in quanto la popolazione interessata è costituita da soggetti anziani o molto anziani. L’arrivo della chi- rurgia endoscopica, alternativa alla chirurgia classica per cervicotomia, ha permesso di semplificare i postumi operatori offrendo, al tempo stesso, dei risultati soddisfacenti. La decisione di una chirurgia in questa patologia deve essere condizionata dalla valutazione precisa del bilancio tra benefici attesi e rischi operatori. © 2012 Elsevier Masson SAS. Tutti i diritti riservati. Parole chiave: Esofago; Diverticolo di Zenker; Muscolo cricofaringeo; Deglutizione; Miotomia; Endoscopia Struttura dell’articolo Introduzione 1 Basi fisiopatologiche del trattamento chirurgico 1 Bilancio preoperatorio 1 Tecnica chirurgica 2 Indicazioni 3 Trattamento endoscopico 3 Chirurgia aperta mediante cervicotomia 5 Assistenza postoperatoria 6 Complicanze 7 Risultati 7 Introduzione Il diverticolo di Zenker, o diverticolo faringoesofageo, è una patologia rara, che colpisce soprattutto gli anziani, con una pre- dominanza maschile [1] . Descritto nel 1769 da Ludlow [2] e, quindi, un secolo più tardi, da Von Zenker che gli ha dato il nome [3] , la sua fisiopatogenesi resta ancora controversa. Esso corrisponde a un’ernia della mucosa della faccia posteriore dell’ipofaringe, sviluppata in una zona di debolezza della parete muscolare: il triangolo di Killian [4] (Figg. 1, 2). Questa zona è deli- mitata in alto dalle fibre del fascio medio del muscolo costrittore inferiore della faringe e in basso dal fascio inferiore di questo stesso muscolo, che corrisponde al muscolo cricofaringeo (che forma lo sfintere superiore dell’esofago). Basi fisiopatologiche del trattamento chirurgico Secondo l’ipotesi fisiopatologica principale, il diverticolo sarebbe dovuto a una disfunzione dello sfintere superiore dell’esofago e del suo muscolo, il cricofaringeo, che non si rilassano in modo normale al momento del passaggio del bolo alimentare. L’iperpressione sottostante, legata a questo deficit di rilassamento, associata a una contrazione normale dei muscoli costrittori faringei, determina l’ernia [5] . I sintomi (disfagia, rigurgiti, false strade, ritorni alimentari, tosse notturna, ipersalivazione, ecc.) sono dovuti da una parte alla for- mazione della tasca diverticolare, che si distende sempre più con il tempo e che comprime l’esofago, e, dall’altra, al blocco del bolo alimentare legato all’assenza di rilassamento dello sfintere superiore dell’esofago [6] . Bilancio preoperatorio La gestione terapeutica è esclusivamente chirurgica ed è indi- cata solo per i diverticoli sintomatici o complicati. L’astensione terapeutica con monitoraggio è raccomandata nei pazienti che presentano un diverticolo asintomatico oppure oligosintomatico, non complicato. L’esame obiettivo deve insistere sulla ricerca di compli- canze polmonari (importanza dell’ipersalivazione, dei rigurgiti e dell’esistenza di false strade per stravaso) e sullo stato nutrizio- nale, alla ricerca di una denutrizione. È importante escludere una patologia neurologica, che può essere all’origine di un disturbo della deglutizione associato di origine centrale. EMC - Tecniche chirurgiche - Chirurgia ORL e cervico-facciale 1 Volume 16 > n 1 > ottobre 2012 http://dx.doi.org/10.1016/S1292-3036(12)62656-X
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Trattamento chirurgico del diverticolofaringoesofageo

A. Giovanni, L. Santini

Il trattamento del diverticolo faringoesofageo, o diverticolo di Zenker, è esclusivamente chirurgico. Solo idiverticoli sintomatici invalidanti o complicati devono, tuttavia, essere proposti per una chirurgia; neglialtri casi è raccomandata un’astensione terapeutica con monitoraggio. In effetti, la chirurgia del diver-ticolo è una chirurgia a rischio di complicanze gravi (come la mediastinite), che sono tanto più graviin quanto la popolazione interessata è costituita da soggetti anziani o molto anziani. L’arrivo della chi-rurgia endoscopica, alternativa alla chirurgia classica per cervicotomia, ha permesso di semplificare ipostumi operatori offrendo, al tempo stesso, dei risultati soddisfacenti. La decisione di una chirurgia inquesta patologia deve essere condizionata dalla valutazione precisa del bilancio tra benefici attesi e rischioperatori.© 2012 Elsevier Masson SAS. Tutti i diritti riservati.

Parole chiave: Esofago; Diverticolo di Zenker; Muscolo cricofaringeo; Deglutizione; Miotomia; Endoscopia

Struttura dell’articolo

■ Introduzione 1■ Basi fisiopatologiche del trattamento chirurgico 1■ Bilancio preoperatorio 1■ Tecnica chirurgica 2

Indicazioni 3Trattamento endoscopico 3Chirurgia aperta mediante cervicotomia 5Assistenza postoperatoria 6Complicanze 7Risultati 7

� IntroduzioneIl diverticolo di Zenker, o diverticolo faringoesofageo, è una

patologia rara, che colpisce soprattutto gli anziani, con una pre-dominanza maschile [1]. Descritto nel 1769 da Ludlow [2] e, quindi,un secolo più tardi, da Von Zenker che gli ha dato il nome [3], lasua fisiopatogenesi resta ancora controversa.

Esso corrisponde a un’ernia della mucosa della faccia posterioredell’ipofaringe, sviluppata in una zona di debolezza della paretemuscolare: il triangolo di Killian [4] (Figg. 1, 2). Questa zona è deli-mitata in alto dalle fibre del fascio medio del muscolo costrittoreinferiore della faringe e in basso dal fascio inferiore di questo stessomuscolo, che corrisponde al muscolo cricofaringeo (che forma losfintere superiore dell’esofago).

� Basi fisiopatologichedel trattamento chirurgico

Secondo l’ipotesi fisiopatologica principale, il diverticolosarebbe dovuto a una disfunzione dello sfintere superioredell’esofago e del suo muscolo, il cricofaringeo, che non sirilassano in modo normale al momento del passaggio del boloalimentare. L’iperpressione sottostante, legata a questo deficit dirilassamento, associata a una contrazione normale dei muscolicostrittori faringei, determina l’ernia [5].

I sintomi (disfagia, rigurgiti, false strade, ritorni alimentari, tossenotturna, ipersalivazione, ecc.) sono dovuti da una parte alla for-mazione della tasca diverticolare, che si distende sempre più conil tempo e che comprime l’esofago, e, dall’altra, al blocco delbolo alimentare legato all’assenza di rilassamento dello sfinteresuperiore dell’esofago [6].

� Bilancio preoperatorioLa gestione terapeutica è esclusivamente chirurgica ed è indi-

cata solo per i diverticoli sintomatici o complicati. L’astensioneterapeutica con monitoraggio è raccomandata nei pazienti chepresentano un diverticolo asintomatico oppure oligosintomatico,non complicato.

L’esame obiettivo deve insistere sulla ricerca di compli-canze polmonari (importanza dell’ipersalivazione, dei rigurgiti edell’esistenza di false strade per stravaso) e sullo stato nutrizio-nale, alla ricerca di una denutrizione. È importante escludere unapatologia neurologica, che può essere all’origine di un disturbodella deglutizione associato di origine centrale.

EMC - Tecniche chirurgiche - Chirurgia ORL e cervico-facciale 1Volume 16 > n◦1 > ottobre 2012http://dx.doi.org/10.1016/S1292-3036(12)62656-X

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Figura 1. Giunzione faringoesofagea normale. 1. Cartilagine tiroide;2. cartilagine cricoide; 3. trachea; 4. muscolo costrittore inferiore dellafaringe; 5. triangolo di Killian; 6. muscolo cricofaringeo; 7. esofago.

Figura 2. Diverticolo faringoesofageo. 1. Cartilagine tiroide; 2. cartila-gine cricoide; 3. trachea; 4. muscolo costrittore inferiore della faringe; 5.muscolo cricofaringeo; 6. diverticolo di Zenker; 7. esofago.

La rinofibroscopia precisa l’importanza della stasi, la qualitàdella motilità laringea e la sensibilità laringea. Essa ricerca il clas-sico «segno della marea», specifico del diverticolo.

Il transito faringoesofageo con bario è l’esame complemen-tare principale (Fig. 3). Esso conferma la diagnosi, evidenziandoun’immagine di plus in corrispondenza della 6a vertebra cervi-cale [7] e precisa l’importanza del diverticolo. Sono descritti quattrostadi:• I: ernia posteriore incostante passeggera;• II: immagine costante con sviluppo retrofaringeo orizzontale;• III: immagine di sacca verticale che si sviluppa verso il media-

stino;• IV: tasca con compressione dell’esofago.

Nella persona anziana o molto anziana, il bilancio rischio/beneficio di una chirurgia deve essere valutato in modo moltoaccurato.

� Tecnica chirurgicaSono state proposte varie tecniche chirurgiche. Per molto

tempo, il trattamento di riferimento è stato rappresentato dallavia esterna classica per cervicotomia con miotomia extramucosadel cricofaringeo [8].

A

B

Figura 3. Transito faringoesofageo.A. Immagine di profilo: immagine di plus in corrispondenza di C6-C7.B. Immagine di fronte.

“ Punti importanti

• Il bilancio iniziale insiste sulla ricerca di una denutrizionee di una ripercussione polmonare (false strade croniche),complicanze classiche del diverticolo faringoesofageo.• Solo i diverticoli sintomatici invalidanti e i diverticolicomplicati devono beneficiare di un trattamento chirur-gico.• Il transito faringoesofageo è l’esame complementare dielezione per confermare la diagnosi.

Questa rimane, tuttavia, una chirurgia con rischi di compli-canze gravi, in particolare di fistola, che può essa stessa complicarsicon una mediastinite.

Il trattamento endoscopico permette, marsupializzando la tascadiverticolare, di renderla «autopulente» e di evitare il ristagnodel bolo alimentare. Questa tecnica, inizialmente descritta daMosher nel 1917 [9] e poi reintrodotta nel 1960 da Dohlman e

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Figura 4. Sezione del muro musco-lomucoso che separa l’esofago dallatasca diverticolare.

Wild [10], ha come vantaggio una durata di ricovero più brevee un rischio minore per i pazienti fragili [11, 12]. Essa consiste inuna «diverticolo-esofagostomia interna». È stata semplificata dallacomparsa della cucitrice meccanica e del laser CO2.

IndicazioniL’indicazione è basata sulla forma anatomoclinica del diverti-

colo e sul terreno (età). La via endoscopica è la tecnica di elezione,in particolare nei soggetti anziani o molto anziani.

Essa ha il vantaggio di ridurre al minimo il rischio di com-plicanze [11, 12], pur permettendo di ridurre la sintomatologianell’80-88% dei pazienti [11, 13, 14].

La chirurgia per via esterna è riservata in prima intenzione soloai soggetti giovani, che presentano un diverticolo allo stadio avan-zato, in quanto essa fornisce migliori risultati funzionali senzaalcun rischio di recidiva a lungo termine. Essa è indicata anche inseconda intenzione dopo un insuccesso o controindicazioni dellavia endoscopica.

“ Punto importante

La tecnica endoscopica è la tecnica di elezione e per-mette un buon risultato sulla sintomatologia con un rischiominore di complicanze.

Trattamento endoscopico [13, 14]

Il suo obiettivo è quello di realizzare la sezione dello speronemuscolomucoso (sezione del muscolo cricofaringeo), che separail diverticolo dal lume esofageo; questo gesto permette lo svuota-mento completo del contenuto diverticolare nell’esofago e anchela soppressione del fenomeno di automantenimento della tascadiverticolare (Figg. 4, 5).

Questa sezione, o esofagodiverticolostomia, può essere realiz-zata per elettrocoagulazione, con laser CO2 o, ancora, con lasuturatrice automatica a graffe.

L’intervento si pratica sotto anestesia generale in un pazienteintubato per via orotracheale. Al momento dell’intubazione (chesi può realizzare con il paziente in posizione semiseduta), puòessere necessaria un’aspirazione dei frammenti alimentari cherestano nel diverticolo, al fine di evitare che essi siano inalati dalpaziente.

Figura 5. Risultato dopo la sezione:marsupializzazione della tasca diverti-colare nell’esofago.

Figura 6. Posizionamento del diverticoloscopio.

Non è necessario proteggere la sonda di intubazione, anchein caso di utilizzo del laser, poiché essa non si trova nel campooperatorio.

Installazione del pazienteL’installazione è fondamentale. L’esposizione è il tempo essen-

ziale della chirurgia, in quanto condiziona la fattibilità e lasicurezza della procedura.

Il paziente è in decubito dorsale, con un cuscino posto sotto lespalle. L’estensione del rachide cervicale è regolata dall’operatore;deve essere sufficiente per esporre il diverticolo senza rischiare diledere la parete ipofaringea posteriore (rischio aumentato in casodi osteofiti cervicali).

L’operatore realizza un primo esame con il laringoscopio, chepermette di controllare la qualità dell’installazione prima del posi-zionamento del diverticoloscopio.

Posizionamento del diverticoloscopio (Fig. 6)

Il diverticoloscopio di Van Overbeek è quello più comunementeutilizzato in caso di utilizzo del laser. Esso corrisponde a un tuborigido di 26 cm di lunghezza, con un canale per la luce fredda e unoper l’aspirazione. L’estremità distale è divisa in una parte superiorelunga, esofagea, e in una parte breve, posteriore e diverticolare.Esso permette, quindi, di isolare il muro interesofagodiverticolare,che sarà sezionato.

Il laringoscopio di Weerda, un po’ più corto del diverticolo-scopio, è più adatto all’utilizzo della suturatrice automatica. Lastruttura è uguale a quella del diverticoloscopio, ma le due lame,

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Figura 7. Vista endoscopica. Sperone muscolomucoso che separa ildiverticolo (2) dal lume esofageo (1).

1

2

Figura 8. Vista endoscopica. Esame della mucosa diverticolare. 1. Spe-rone muscolomucoso; 2. tasca diverticolare.

indipendenti, si aprono dopo che lo strumento è stato posizio-nato, permettendo il passaggio della pinza. È idoneo anche perqualsiasi altra tecnica di sezione.

Il diverticoloscopio è introdotto in posizione chiusa; dopo avercaricato la faccia posteriore della cricoide con la sua porzione supe-riore, esso è sospinto all’ingresso dell’esofago eseguendo, al tempostesso, un movimento che permette di sollevare la laringe. Lostrumento è, allora, aperto sotto il controllo visivo, con la lamainferiore situata nel diverticolo e la lama superiore all’ingressodell’esofago (Fig. 7).

Possono essere presenti nel sacco diverticolare dei detriti ali-mentari. Un esame attento della mucosa diverticolare deve esseresistematico, poiché permette di ricercare un’eventuale degenera-zione in carcinoma, che resta rara [11, 15–21] (Fig. 8).

Il riconoscimento della mucosa esofagea può essere difficile(infiammazione, iperplasia mucosa); si può, allora, utilizzare tem-poraneamente un sondino nasogastrico che permette di verificare,prima di qualsiasi gesto, che il diverticoloscopio sia bene in sede.

La qualità degli strumenti è essenziale per il corretto svol-gimento dell’intervento. Se possibile, è preferibile disporre dipiù diverticoloscopi differenti, che permettono di adattarsi alledimensioni e all’anatomia di ogni soggetto.

A

B

Figura 9. Vista endoscopica (A, B). Sezione con pinza endo GIA®.

Figura 10. Pinza endo GIA®.

Sezione dello sperone muscolomucosoDescritta da Lallemant [22], essa corrisponde a una miotomia

transmucosa del cricofaringeo per sezione del muro interdiverti-coloesofageo (Fig. 9). Questo è sezionato per l’altezza del muscolo,in modo che il contenuto diverticolare sia in continuità con illume esofageo.

La pinza automatica a graffe, tagliente e autosuturante, (endoGIA®) (Fig. 10) e il laser CO2 possono essere utilizzati indifferen-temente a seconda delle abitudini delle equipe.

La parte più bassa può essere difficile da sezionare con la pinzaautomatica, il che controindica il trattamento dei piccoli diverti-coli con questa tecnica, in quanto il muro interdiverticoloesofageonon può essere sezionato per una porzione sufficiente [11].

In caso di utilizzo del laser, è importante avere a disposi-zione un sistema di elettrocoagulazione che permette di realizzarel’emostasi, se necessario.

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Una volta eseguita la sezione, può essere utile ricoprire di collabiologica (Tissucol®) la zona cruentata con il laser. Questa è unaprecauzione supplementare nella prevenzione della mediastinite,in quanto limita il rischio di microfistole [23].

ControindicazioniLe controindicazioni a questa tecnica sono rappresentate da

una fragilità oppure da una mobilità dentaria e dai diverticolidi piccole dimensioni. D’altra parte, se una buona esposizionedel diverticolo è impossibile, a causa di una rigidità del rachidecervicale che impedisce l’iperestensione o di una limitazionedell’apertura orale, il chirurgo può essere portato a non eseguirel’intervento. L’installazione può anche essere difficile nei soggettidi statura elevata, nei quali il diverticoloscopio può essere troppocorto, e nei soggetti che presentano una laringe bassa che limital’esposizione del diverticolo.

“ Punti importanti

• L’installazione condiziona la fattibilità e la sicurezza dellaprocedura.• L’operatore deve regolare l’estensione del rachide cervi-cale per permettere un’esposizione ottimale dello speronemuscolomucoso senza rischiare di ledere la parete poste-riore dell’ipofaringe.

Chirurgia aperta mediante cervicotomiaSono descritte diverse tecniche: diverticolectomia o, più

raramente, diverticolopessi, associata a una miotomia del crico-faringeo.

I diverticoli di piccole dimensioni (stadio I o grandezza infe-riore a 2 cm) possono trarre beneficio da un trattamento eziologicoisolato, cioè da una miotomia del cricofaringeo senza divertico-lectomia [24].

“ Punto importante

La tecnica classica comprende una diverticolectomia cosicome una miotomia del cricofaringeo.

InstallazioneIl paziente è in decubito dorsale, con un cuscino posto sotto le

spalle e il capo ruotato verso destra. I campi devono lasciare liberala porzione laterale del collo e l’articolazione sternoclavicolaresinistra.

Via d’accessoEssa deve permettere di affrontare l’asse viscerale cervicale dalla

sua faccia posterolaterale. Si devono poter identificare la tiroide,il nervo laringeo inferiore sinistro, l’esofago con la tasca diverti-colare e il muscolo cricofaringeo.

L’accesso all’esofago avviene mediante cervicotomia sinistra.Il chirurgo deve individuare, prima dell’incisione, il manubriosternale, il bordo anteriore del muscolo sternocleidomastoideo(SCM), la cricoide e, se possibile, il tubercolo di Chassaignac(tubercolo dell’apofisi trasversa della 6a vertebra cervicale). Labocca esofagea è all’altezza della cricoide (e all’altezza del tuber-colo di Chassaignac).

L’incisione è realizzata nella parte bassa del collo, centratasulla cricoide, ed è a J sul lato sinistro (Fig. 11). La parte supe-riore, longitudinale, decorre lungo il bordo anteriore dello SCM.Un’alternativa è l’incisione longitudinale pre-SCM.

Figura 11. Incisione cutanea: cervicotomia cervicale sinistra, a J, checosteggia il bordo anteriore dello sternocleidomastoideo, incentrata sullacartilagine cricoide.

Figura 12. Primi tempi di scoperta dell’esofago cervicale: liberazione esezione del muscolo omoioideo, della vena tiroidea media e dell’arteriatiroidea inferiore. 1. Vena tiroidea media; 2. lobo tiroideo sinistro;3. muscolo sternocleidomastoideo; 4. asse vascolare; 5. arteria tiroideainferiore; 6. muscolo omoioideo.

Il muscolo pellicciaio è inciso e i piccoli vasi sono elettrocoagu-lati. Le vene giugulare anteriore e comunicante (vena di Kosher)sono legate; lo stesso avviene per la vena giugulare esterna, senecessario.

Sul piano dello SCM, l’aponeurosi del muscolo è liberata, per-mettendo di reclinarlo ponendo un divaricatore di Farabeuf sulsuo bordo anteriore. Questo accesso permette l’esposizione dellaguaina vascolare.

Tre tempi permettono, quindi, l’esposizione dell’esofago cervi-cale (Figg. 12, 13).

Sezione del muscolo omoioideoMuscolo digastrico gracile, esso incrocia la guaina vascolare a

livello del suo tendine intermedio o del suo ventre anteriore. Libe-rato con l’ausilio di un passafilo, esso è, quindi, sezionato conelettrobisturi monopolare.

Sezione della vena tiroidea mediaVena corta, essa è scoperta quando la vena giugulare interna

è separata dall’asse viscerale. Essa sbocca nella vena giugulareinterna. Dopo la sua liberazione, essa è sezionata, dopo essere statalegata con filo non riassorbibile o con il posizionamento di clip.

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Figura 13. Localizzazione della tasca diverticolare. 1. Muscolo omo-ioideo sezionato; 2. faringe; 3. diverticolo; 4. muscolo cricofaringeo;5. nervo laringeo inferiore o ricorrente sinistro; 6. esofago.

“ Punto importante

L’incisione è centrata sulla cartilagine cricoide, che indivi-dua l’altezza della bocca esofagea.

Sezione dell’arteria tiroidea inferioreEssa compare quando il lobo tiroideo è basculato in avanti posi-

zionando un divaricatore. Anch’essa è sezionata dopo legature confilo o con clip.

Il nervo laringeo inferiore è individuato al momento di questotempo a livello dell’angolo tracheoesofageo.

Dopo aver eliminato questi tre ostacoli e aver basculato il lobotiroideo in avanti, si reperiscono l’esofago e il diverticolo.

Con la punta delle forbici, la tasca diverticolare è liberata dallafaccia posteriore dell’esofago fino al suo peduncolo. Lo scolla-mento può anche essere realizzato con tamponi montati su unapinza.

Il muscolo cricofaringeo è isolato al momento della disseca-zione della porzione inferiore del diverticolo.

Miotomia del cricofaringeo (Figg. 14, 15)

Si realizza, il più delle volte, la miotomia del cricofaringeo; essaè indispensabile in caso di ipertrofia del muscolo e deve essere rea-lizzata non appena le fibre muscolari sono ben individualizzabilidal costrittore inferiore della faringe [25, 26].

Una volta isolato il muscolo sul margine inferiore del diverti-colo, esso è sezionato con la punta delle forbici, per un’altezza di4 cm circa.

Diverticolectomia (Figg. 14, 15)

Dopo aver liberato la sacca e sezionato il muscolo, un filodi trazione è posto sulla faccia superiore del colletto. Il diver-ticolo è resecato a livello del colletto. La resezione non deveessere troppo generosa, per il rischio di stenosi postoperato-ria. La sutura mucosa si esegue con punti staccati introflettenti(PDS® o Vicryl® ad ago rotondo). Un sopraggitto che chiude ilpiano sottomucoso migliora la tenuta stagna della sutura; questodeve essere relativamente lasso, per evitare le stenosi seconda-rie.

L’esame anatomopatologico del diverticolo deve essere siste-matico. La diverticolotomia con resezione del sacco permette dieliminare il raro rischio di formazione di un cancro del diverti-colo [27].

Figura 14. Aspetto dopo exeresi della sacca e miotomia del cricofarin-geo. 1. Miotomia del cricofaringeo; 2. sutura della mucosa faringea.

Figura 15. Resezione della tasca diverticolare.

Drenaggio e chiusuraLa chiusura si esegue in modo standard, in due piani, dopo il

posizionamento di un drenaggio a lama di Delbet o di un dre-naggio di Redon, posto dietro l’esofago, davanti all’aponeurosiprevertebrale.

La medicazione deve essere leggermente compressiva.

Diverticolopessi [28]

Variante della diverticolectomia, essa è riservata ai soggettianziani o molto anziani e in cattivo stato generale, in quanto evitail rischio di una fistola.

Essa corrisponde alla fissazione dello sfondato diverticolare alrachide cervicale e permette, così, di ottenere il suo drenaggionell’esofago e di eliminare il fenomeno di compressione da partedel diverticolo.

Questa tecnica è realizzabile per i diverticoli di meno di 5 cm didiametro; l’accesso e la dissecazione del diverticolo sono gli stessiche nella tecnica classica. Il chirurgo si porta, in seguito, lungol’aponeurosi prevertebrale per una lunghezza almeno uguale aquella del diverticolo. Si pongono due punti di ancoraggio fissatiall’apice del diverticolo senza essere trapassanti e all’aponeurosiprevertebrale.

Assistenza postoperatoriaQualunque sia la tecnica, è raccomandata una profilassi antibio-

tica mediante iniezione unica all’induzione anestetica. La scelta di

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una terapia antibiotica postoperatoria avviene in funzione delleabitudini dell’equipe.

L’alimentazione è parenterale nei postumi operatori: per 48-72 ore in caso di procedura endoscopica contro 5 giorni in mediain caso di cervicotomia.

Dopo la cervicotomia, la ripresa dell’alimentazione è decisadopo un esame clinico al blu di metilene, che ricerca una per-dita dall’orifizio cervicale di drenaggio o dalla cicatrice, e dopoil transito faringoesofageo, che controlla la tenuta stagna dellasutura.

Il monitoraggio si basa su tre punti, alla ricerca dei segni indi-retti di fistola o di mediastinite:• clinico: insistendo sulla ricerca di un enfisema sottocutaneo,

suggestivo di fistola e di febbre;• di laboratorio: con l’individuazione di una sindrome infiam-

matoria biologica (iperleucocitosi a polinucleati neutrofili einnalzamento della proteina C-reattiva [PCR]);

• radiologico: radiografia del torace alla ricerca di segni di pneu-momediastino; come minimo al ritorno dal blocco operatorioe a 24 ore dall’intervento.

ComplicanzeTecnica endoscopica

Il rischio di mediastinite è ridotto al minimo (inferiore al 5%,secondo la letteratura).

I rischi intrinseci alla tecnica sono il rischio di insuccesso (perdifficoltà di esposizione), il rischio dentale valutato pari al 10-15% delle procedure [29] e il rischio di recidiva, in particolare peri piccoli diverticoli per i quali non è realizzabile una sezionedello sperone su tutta la sua altezza. Una ripresa per via endo-scopica è possibile ed efficace a distanza, in caso di effettivarecidiva.

“ Punto importante

La chirurgia endoscopica causa poche complicanze. Ilrischio principale è il fallimento per difetto di esposizionedel diverticolo.

Chirurgia a cielo apertoIl rischio principale è costituito dalla fistola, per difetto di tenuta

della sutura, e dalle sue complicanze, che sono l’ascesso cervicalee la mediastinite.

Il rischio di paralisi ricorrenziale non è trascurabile, poi-ché la paralisi è spesso mal tollerata in un contesto didisturbo della deglutizione sottostante. Essa è, generalmente,transitoria; quando è permanente, è, in genere, legata a untrauma intraoperatorio del nervo. Può essere discussa la realiz-zazione di un monitoraggio intraoperatorio del nervo ricorrente(NIMTM).

La stenosi esofagea è secondaria a una resezione troppogenerosa al momento della resezione della sacca. La miotomiapermette di prevenirla.

Il rischio di recidiva non è trascurabile, anche se meno impor-tante che in caso di resezione endoscopica. La miotomia delcricofaringeo riduce questo rischio.

“ Punto importante

Le complicanze più frequenti della chirurgia a cielo apertosono la fistola digestiva con rischio di mediastinite e laparalisi laringea.

RisultatiIl miglioramento clinico è sensibilmente identico, qualunque

sia la tecnica (92% per la tecnica endoscopica contro il 94%) [30].L’interesse della via endoscopica si basa sul miglioramento deipostumi operatori con una riduzione del rischio di complicanze e,di conseguenza, su una durata operatoria e una durata del ricoveropiù brevi e su un costo inferiore.

� Riferimenti bibliografici[1] Van Overbeek JJ. Meditation on the pathogenesis of hypopharyngeal

(Zenker’s) diverticulum and report of endoscopic treatment in 545patients. Ann Otol Rhinol Laryngol 1994;103:178–85.

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A. Giovanni, Professeur des Universités, praticien des Hôpitaux ([email protected]).L. Santini, Interne des Hôpitaux.Service d’ORL et de chirurgie cervico-faciale, Centre hospitalier universitaire La Timone, 264, rue Saint-Pierre, 13385 Marseille cedex 5, France.

Ogni riferimento a questo articolo deve portare la menzione: Giovanni A, Santini L. Trattamento chirurgico del diverticolo faringoesofageo. EMC - Tecnichechirurgiche - Chirurgia ORL e cervico-facciale 2012;16(1):1-8 [Articolo I – 46-290].

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