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TORINOR IV IS T A M E N S IL E D E L L A CITTÀ
E D E L PIEM ONTEA 11 n u 3 2° — N. 1 — Gennaio 195<>s p e d i z i o n i : i n a h b i i n a m i m o p o s t a i e - C K l P P O I I I
Abbonamento annuo (12 numeri) L. 3000 I* rezzo di c ia s c u n fa s c ic o lo L . 300
SOMMARIO
Giambattista V iotti................
I/Orto Botanico.....................
Torino e \ multale .................
\medeo Axo^adro .................
Ouattro chiacchiere e alcune |>reci»azioi .............................
Giordano Rruno a Torino....
Carlo Calcatemi poeta «li Chieri
I n architetto piemontese in Egeo .......................................
\ ittorio Altieri. Conte di Cor* temilia.....................................
Notiziario cittadino.................
Al Consiglio Comunale ..........
Aste, appalti, aggiudicazioni..
Bollettino statistico mese di Ottobre 1933 ........................
S t e f a n o A j a n i
U b e r t o T o s t o
M i r h f h - | n u d a n o
Sergio Hocchi e Ita
d a r l o C a p e l l o
R a u l R o s s i n i
Riccardo Ghivarello
G i o r g i o R o v e r e
Giuseppe Shod io
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IN DIFESA DEL PATRIMONIO
STORICO-ARTISTICO DEL PIEMONTE
Il fatto di avere la Rivista della Città di To.ino gen-
tilmente pubblicato (gennaio 1956) il mio modesto
articolo su Pecetto. m’incoraggia a mettere in atto un
progetto che da molto tempo mi assilla ed a scrivere
queste poche note in difesa del nostro patrimonio sto-
rico-artistico che. nonostante il suo grande valore, e
poco conosciuto. E' pur vero che in Italia vi sono
molte altre regioni che posseggono tesori d’arte incom-
mensurabili. unici al mondo, ma non per questo dob-
biamo troppo sottovalutare le opere, che ci sono state
lasciate in retaggio dai nostri maggiori. La razza pie-
montese. tenace, costruttiva, semplice, gentile nella sua
rudezza e di poche parole, deve certamente aver assor-
bito dalla Natura la granitica forza delle Alpi, la dol-
cezza delle nostre ubertose colline, la calma delle
nostre verdeggianti pianure e del nostro maestoso fiume!
Cosi, come l'indole del suo popolo, la sua arte esprime
un senso di calma e di forza!
Non ritengo di dover trattare, in questa sede, nè
dell'arte gotica in Piemonte, nè del barocco piemon-
tese. già molto noti, bensi mettere o almeno tentare di
mettere in evidenza quei tesori d'arte romanica, che
troviamo un poco ovunque, ma che sono anche in gran
parte ignorati. Per arte romanica intendo anche la ro-
mamco-lombarda e quella particolare arte del periodo
di transizione tra il romanico ed il gotico. Oltre ai più
noti monumenti, quali l’abazia di Vezzolano. e pochi
altri, ben pochi sanno che esistono molti altri edifìci
monumentali romanici e che. purtroppo, molti di questi
stanno andando in rovina, senza che nessuno si curi
di correre ai ripari per provvedere alla loro conser-
vazione.
Che cosa fa la Soprintendenza ai Monumenti del
Piemonte? Che cosa fanno le autorità locali? Ben poco
e. in certi casi, nulla! La scusa è sempre quella Non
ci sono fondi. Io però obietto Non ci sono fondi per
il Piemonte! Mentre per altre regioni i fondi sono
tali e tanti, che a volte non trovano impiego. Secondo
indiscrezioni, molto attendibili, uno stanziamento a bi-
lancio per il Piemonte e che. caso strano era note-
vole. sarebbe stato stornato, per sollecitazione di un
noto parlamentare, a favore di un’altra regione, ora
anche troppo di moda... Ma, i nostri deputati, i nostri
senatori, le nostre autorità non se la sentono di pro-
testare per l'abbandono, in tutti i campi, in cui viene
lasciato il Piemonte?! Non sarebbe dunque ora che i
Piemontesi, che ancora amano il Piemonte, si sveglias-
sero e dhe le autorità, all'uopo preposte, facesse o
sentire la loro voce? Non si tratta di « avere il pudore
di non piatire a Roma », come mi è stato detto da una
alta personalità torinese, ma di un sacrosanto dovere
verso il nostro bel Piemonte!
E, pur ammettendo che la mancanza di fondi sia
una dolorosa verità, penso che ove venga a mancare
l'assistenza del governo, si potrebbe sopperire con ini-
ziative delle autorità, di Enti locali e di privati. L'Ente
del turismo, per parte sua. dovrebbe pubblicare degli
itinerari turistici del Piemonte, includendovi anche quei
« centri d'arte » ora negletti, perchè non conosciuti nel
loro giusto valore.
Si parla spesso di « Regioni », ma Regione o non
Regione, e su questo argomento ci sarebbe molto ila
dire e ridire, perchè è strano che con un tratto di
penna, sia stata compromessa l'unità nazionale, per la
quale si sono battuti i nostri grandi del Risorgimento,
il Piemonte va difeso e tutelato nei suoi diritti! E poi
con vero dolore che devo anche segnalare come, non
solamente funzionari poco diligenti lascino che piano
piano, si sgretoli parte del patrimonio artistico, ma
anche che. per quieto vivere, questi stessi, non eser-
citino quella dovuta sorveglianza, che dovrebbero eser-
citare. sugli edifici che contengono opere d'arte, come
chiese, conventi, istituti vari, nonostante che si sappia
che per esempio, qualche parroco abbia alienato og-
getti d'arte sacra (forse ignorando la legge in propo-
sito) anche di gran pregio. Si sà che antiquari o pseudo
antiquari, battono continuamente città e campagne in
cerca di preda Spesso si spingono nei più sperduti pae-
sini e approfittando dell'ignoranza... del prossimo, spo-
gliano specialmente chiese ed oratori, di quegli oggetti.
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quadri, cornici, statuette, candelabri, cantaglorie, an-
tiche stoffe, ecc. ecc. che i nostri vecchi, con tanta
cura, amore e devozione, avevano donato alla chiesa
all'ombra della quale erano nati, vissuti e morti!
Per tinire. prima di passare ad una breve e senza
pretese, illustrazione di un primo gruppo di tre edifìci
monumentali, siti rispettivamente a Pianezza, Pecetto,
Piobesi, voglio ancora rivolgere un caldo appello a tutte
le persone amanti dell'arte, specialmente a chi può
intervenire fattivamente, e cioè parlamentari e autorità
perchè intervengano e non se ne lavino le mani con
un * major a prem unì»... perchè i Piemontesi sono
tranquilli, ma a lungo andare si potrebbe verificare
quanto è detto nella nostra cara vecchia canzone, che
cito senza badare troppo all'ortografia:
« Nili suina i fieuj d Gianduia
imi suina j bugia-nen,
ma aitai s' la testa ann rouja,
se I di die bine a venn... ».
E... così non sia!
La facciata porta una bifora; la porta d'accesso è
architravata e nella lunetta sopra la porta, un bellis-
simo affresco del XIV secolo, raffigura la Madonna che
allatta, tra due angeli; nella sovrastante fascia semicir-
colare, due figure oranti e fregi. Sui fianchi: a destra
di chi guarda: S. Cristoforo; a sinistra S. Giovanni.
Sempre sulla facciata, a sinistra della porta princi-
pale, è stata murata una lastra di pietra portante una
iscrizione romana. Materiale trovato nelle adiacenze
della chiesa. Sul fianco destro deH’edificio, vi e una
porta secondaria.
Interno: come ho già detto, è a pianta basilicare a
tre navate, delimitate da pilastri a forma rettangolare,
portanti archi a pieno sesto, che alla loro volta, reg-
Piobesi c U sua chicsa rom anica
Noi zie storn ile. Piobesi paese eminentemente ag i-
colo. sorge ad una ventina di chilometri da Torino
ed ha origini molto antiche, come centro abitato, perchè
con buona probabilità è stato un * pagus » romano,
che esisteva sul luogo; cosa che sarebbe confermata dai
ritrovamenti di materiale archeologico romano venuto
alla luce specialmente in lavori di sterro, eseguiti at-
torno alla sua antica chiesa. La chiesa che ci inte-
ressa è dedicata a S. Giovanni e. siccome dista dall'a-
bitato di Piobesi d ica un chilometro, viene denominata
col nome di S. Giovanni dei campi.
Notizie precise sulla sua fondazione non ce ne sono,
ma quasi certamente è stata costruita nella seconda
metà del IX secolo o. al più tardi, nella prima metà
del X. Anticamente era chiesa parrocchiale ed attorno
ad essa vi era la parte più antica dell'abitato, che
andò distrutta nel 1347 circa, data che segna la fon-
dazione o ricostruzione dell'attuale Piobesi. Certo è che
nell'anno 99K quando il dominio della chiesa di Torino
s'estese, per opera di Ottone III, su Piobesi, la chicsa
di S. Giovanni, esisteva già. £ di stile romanico-lom-
bardo ed è a pianta basilicare.
Esterno: materiale di costruzione vario: pezzi di em-
brici e di tegoli romani, pietre.
Gli Eraagdirti
gono i muri della nave principale. Tre absidi a volta
sferica, a tetto in vista, ma con qualche traccia di
volte a crociera del secolo XV, nelle due minori. Di
queste volte a crociera, ne rimane una intatta a metà
circa della navata di sinistra ed è affrescata da af-
freschi del XVI secolo. L'abside maggiore ha tre fi-
nestre. quelle minori una sola, a doppio squarcio, cor-
nici. archetti, mensoline in cotto, lesene.
Il pavimento del presbiterio è rialzato di due gradini
rispetto a quello della chiesa.
Affreschi: bellissimi quelli dell'abside maggiore raffi-guranti i dodici Apostoli. Queste dodici figure, divise da colonnine collegate da archi a sesto ribassato, sono veramente notevoli per eleganza di disegno, per espres-
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S. Pietro, Santa Maddalena e S. Bernardino
sione c per le caratteristiche vestimcnta drappeggiate
alla foggia romana.
Figure più piccole di santi, in corrispondenza delle
finestre. Zoccolo decorato a stoffa con frangia. Fascia
rossa, portante un’iscrizione in caratteri bianchi.
All'imposta della volta, la figura del Redentore, in-
corniciata Ha un nimbo a mandorla, inoltre i simboli
degli Evangelisti c l'iscrizione: Marcus-Evg.
Sul muro che separa l'abside in « comu epistolae »
della navata, un affresco rappresenta S. Pietro. Santa
Maddalena e S. Bernardino.
La navata in « cornu evangeli » ha il muro decorato
da dipinti del XV secolo.
Uno rappresenta la « Deposizione dalla Croce »,
l'altro il « Martirio di s. Bartolomeo ». Stupendi di-
pinti, magistralmente eseguiti, ricchi d'espressione, di
drammaticità. Corretti come disegno ed anatomia delle
figure. Sono del pittore pinerolese Giovanni Bertrami
che apparteneva alla famiglia di Bertramino da Medio-
lano. morto nel 1369. Nella chiesa vi sono ancora
traccie e parti di altri affreschi più o meno distrutti,
ma in parte ricuperabili, intanto però il tetto è in pes-
sime condizioni e quando piove vi e un gocciolamento
nell'inte:no della chiesa e pericolose infiltrazione d'ac-
qua lungo le pareti, che possono compromettere irre-
parabilmente l'intonaco e di conseguenza gli affreschi!
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Martirio di S. Bartolomeo Deposizione dalla Croce
La chiesa di S. Sebastiano di Pecetto Torinese
L'anlica chiesa di S. Sebastiano di Pecetto Torinese
ha le seguenti dimensioni: larghezza m. 13,58, lun-
ghezza m. 20.22. altezza m. 7.60; è di stile romanico-
gotico. opera di trans zione. Già parrocchia del primi-
tivo bo.go. Della fondazione di Pecetto non si hanno
notizie sicure; pare che il suo nome abbia subito di-
verse trasformazioni Picinum. Pi/.inum. Picelo c chc
il suo nome derivi da <> Pinus picea », perchè a quei
tempi circondato da una selva di pini. La sua « arma »
è infatti un ♦ pino verde in campo argenteo ». 1 docu-
menti esistenti, che parlano di questa chiesa, sono del
1227 ed è quindi probabile che la primitiva costru-
zione sia anteriore di qualche secolo a questa data. Era
posta sotto il patronato delle più antiche famiglie di
Pecetto.
La sua facciata e d'una elegante semplicità e la
po.ta principale è sovrastata da una finestra circolare.
La facciata
per l'illuminazione dell'interno, che è a tre navate se-
parate da pilastri a pianta, a forma di croce, collegati
da archi che reggono i muri della nave maggiore.
A destra entrando, un suggestivo affresco raffigu-
rante la « Natività » è pregiatissima opera di Jacopino
Longo (scuola di Macrino d'Alba); una nitidissima
iscrizione in caratteri gotici, rende noto il committente.
Bernardino De Canonicis e la data 1508.
Un secondo affresco del Longo. campeggia in alto,
sul ripieno del grande arco longitudinale sinistro. Rap-
presenta l’« Assunzione di Maria Vergine ».
Opera però incompiuta, che presenta ain'o a parte
del disegno tatto a carboncino.
Nave di sinistra I campata affresco raffigurante
Gesù tra gli Apostoli
2‘ campata S. Barbara. Santa Prisca. Santa Brigida,
Scolastica. Prudcnziana e Petronlla.
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S. Jacopo S. Antonio Abate
sovrastante il portale di S. Giovanni dei campi, di
Piobesi. Si direbbe dello stesso autore. Sulla semi-
colonna tra la seconda e la terza campata: S. Rocco.
4 ' campata: martirio di S. Lorenzo e di S. Stefano.
Nella volta, a crociera, episodi della vita di S. Lorenzo.
Sulla semicolonna: S. Pietro martire. Parete di fondo
della navata sinistra: Santa Barbara e Santa Lucia ed
altri Santi. Nella lunetta: l'« Annunciazione ».
Sui pilastri che fronteggiano le semicolonne: S. An-
tonio Abate, Santa Chiara. S. Cristoforo.
Navata di destra: sull'arco della seconda campata:
S. Sebastiano, S. Mi-
chele Are. ed una gra-
zittissima Madonnina
col Bambino. Sui pi- W B B B B B / B M
lastri: S. Antonio Ab..
S. J a c o p o . S. Seba-
st‘ano-
Presbiterio Arco
frontale: S. Michele .
S. Antonio col demonio
incatenato. Sui pilastro
su quello di sinistra il r̂ ! § ® É H |
« Buon Pastore
La volta: è suddivisa ^
in quattro tele, entro le
mente dipinti due epi-
sodi della vita di San
Sebastiano, i quattro
Evangelisti e le « ten-
tazioni di S. Antonio ».
Dipinti veramente stu-
pendi per d segno. ar-
monia di colori, inter-
pretazione e vivacità.
Sulla semicolonna tra la prima e la seconda cam-
pata: S. Antonio Abate.
3* campata: S. Dario. S. Michele. S. Jacopo, Santa
Lucia. Nella volta a crociera quattro episodi della leg-
genda del miracolo attribuito a S. Domenico Calzada.
Nella lunetta, un bellissimo e delicato affresco con la
Santa Vergine che allatta il Bambino Gesù, tra due
deliziose figure di angeli. Questo dipinto ricorda quello
Natività
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Sulla parete di fondo, un grande affresco: « La en»ce-
tissione » poita la firma Antonius de Manzanis.
Sulla parete di destra l'« Ultima Cena » e la « La-
vanda dei piedi ». Dipinti di scuola lombarda.
In alto: « Il denaro di Giuda ». Nell'ottobre 1954.
durante i lavori di restauro, è stato scoperto che sotto
questo dipinto ve ne è altro più antico, £ in programma
10 strappo dell'affresco in vista e il suo trasporto su
altra parete, per mettere allo scoperto quello sottostante.
Ciò avverrà... quando si troveranno i fondi...
Sempre nel presbiterio, a sinistra, vi è un grande al-
tare ligneo con una tela » del pittore Padre Gre-
gorio Cartorio da Orvieto, eremita Camaldolese, da-
tata 1631 e rappresentante la Madonna con Bambino
tra i Santi Giuseppe. Sebastiano. Fabiano e Romualdo.
Sulla parete di destra, verso l'entrata, ho fatto collo-
care. in questi ult mi anni, un quadro (la Madonna
del Rosario. Santa Caterina. S. Domenico e devoti in
costumi cinquecenteschi), firmato Cristoforo Alibertus
e la data 160X. Il quadro è racchiuso in una grande
cornice lignea a pannelli con scene della vita di Gesù
Cristo.
Pianezza e la sua antica Pieve di San Pietro
Notizie storiche: è probabile che un « pagus » o
un vicus » come l’Alpinianus poco distante, esistesse
ove sorge ora Pianezza il cui antichissimo nome era
Planicia.
Nel Medio-Evo una leggenda diceva del passaggio
dell'Apostolo Pietro nella valle di Susa e nelle cro-
nache Novaliccnsi si trova che S. Pietro avrebbe fon-
dato un Oratorio ove poi sorse l'abbazia, a Lui dedi-
cata. che c'interessa. Essa consta di una sola navata,
la sua facciata è scompartita in quattro lesene ed è di
stile romanico-lombardo. Lo spessore del muro, in cor-
rispondenza della porta d'ingresso è di circa un metro.
11 materiale di costruzione è vario: mattoni, ciotoli di-
sposti a « spina di pesce ». blocchi di pietra, e pezzi
di laterizio d'origine certamente romana. La porta di
ingresso si apre tra le due lesene, sotto di essa rozze
lastre di pietra. Le aperture praticate nella facciata,
sono una a forma di croce e una a forma c rco’are.
Lungo le iinee inclinate del frontone, co re un'archeg-
giatura in cotto e cosi pure sul fianco sinistro. Orien-
tamento dall'ovest aP'est.
Dimensioni lunghezza interna m. 13. larghezza in-
terna m 6.20. altezza dal suolo al soffitto di tavolato
(di epoca posteriore) m. 6.20. Non ha campanile rra
bensi un « apparecchio » in muratura ad archetti per
le campane. Le navatellc laterali furono aggiunte nel
periodo gotico. Dalla navata maggiore si entra nella
navatella di destra, da tre arcate praticate nel muro
della primitiva costruzione romanica II presbiterio è
illuminato da due finestrelle gotiche e da un « occhio ».
Il pavimento è fatto in parte di tabelloni in cotto di
tipo romano e in parte di lastroni di pietra. Una lastra
rozzamente incisa porta l'iscrizione: Fratrum tiunulum-
Sin ietatis Jesus.
Affreschi: all'esterno traccie di archi colorati e di
decorazioni ed iscrizioni gotiche. Sul fianco sinistro nella
lunetta della porta archiacuta, un Cristo uscente dal
sarcofago. Ha le braccia incrociate e il capo reclinato
sull'omero destro. Dipinto in pessime condizioni di con-
servazione.
Nell'interno: la bellissima cappella degli antichi feu-
dari di Pianezza, i Provana, dedicata a S. Giovanni
Battista. La volta a crocierina mostra al vertice il mo-
tivo mcdioevale del ventaglio. Ciascuna delle quatt;o
tele della volta è divisa in due parti, ne risultano cosi
otto scomparti, ove sono casi della vita di S. Giovanni.
Nel mez/o della parete frontale, è dipinta una Ma-
donna. seduta in trono. Nel sottarco acuto che dalla
navata meridionale dà accesso alla cappella Provana,
sono dipinti fiorami gotici e in tre tondi, i tre profeti
Baruch. Habacuch e Amos.
Il presbiterio è decorato da pitture del '400.
Nelle quattro « unghie » sono raffigurati i quattro
Evangelisti.
Nella lunetta sovrastante l'altar maggiore, un San
Giovanni Evangelista assiso in cattedra. Scrive su un
nastro, tenuto in basso da un’aquila, sul quale è scritto
« In principio erat uebu(m) et ueru(m) erat ».
Nella ìunetta a nord. S. Matteo, in cattedra. Nastro
con scritto: * (C(u(m)natus est ihus i(n) betelem iude
erodi(s) ».
Nella terza S. Luca. Dal suo scrittoio scende un
nastro con la scritta « (M)issus est angelus Gabriel a
deo in civita(tem).
Nella quarta: S. Marco sotto un baldacchino gotico.
l u t t i sovrastante fahar~maggior*
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La volta
Il nastro porta la scritta: « (R)ecombentis(us) undecimi
disipulis aparuit ».
Le nervature della volta sono decorate a fiori bru-
nicci su fondo chiaro. Nello spessore dell'arco, dodici
tondi con teste di Apostoli (undici) e una d ’angelo.
Sulla parete sinistra del presbiterio, tracce di affreschi
quasi completamente cancellati. Su di un < piedritto »
l’immagine di S. Ilario. protettore dei prigionieri.
Lo spazio archiacuto è diviso in quattro quadri: in
alto a sinistra: un Cristo benedicente e un vecchio in-
La parato fraalali M ywAIm la
ginocchiato alla sua destra. Nel quadro a fianco: Cristo
benedice quattro figure nimbate.
Quadro in basso, a sinistra: Cristo seduto, pare parli
a quattro personaggi.
Pregevolissimi gli affreschi della parete frontale del
presbiterio: in alto attorno alla finestra circolare, am-
mirasi una delicata « Annunciazione ». Tra le due fi-
nestre sottostanti un Cristo in croce, alla sinistra della
finestra di sinistra una Santa Caterina con la ruota;
alla destra della finestra di destra S. Agata.
Le pitture della volta gotica della navata sinistra rap-
presentano i quattro dottori della chiesa S. Agostino.
S. Gregorio Magno, S. Gerolamo. S. Ambrogio.
Nella navata centrale, muro di sinistra di chi entra,
un grande affresco raffigura S. Giorgio, vestito come
un guerriero medioevale.
Nel Museo Civico di Torino sono conservate due
bellissime vetrate a colori del XVI sec. già apparte-
La volta della navata sinistra
nenti alla Pieve di S. Pietro di Pianezza. In una è
raffigurato S. Pietro; nell'altra S. Antonio Abate.
Nell'estate scorsa, in una mia visita a questa chiesa,
avendo notato che trovavasi in uno stato di completo
abbandono e che il tetto minacciava rovina ho avver-
tito delle mie constatazioni la Soprintendenza alle Gal-
lerie del Piemonte e provocata una ricognizione da
parte del Soprintendente Dr. Noemi Gabrielli, la quale
alla sua volta ha interessato della cosa il sindaco di
Pianezza, cav. Orazio Rapelli. il quale, lode a lui. ha
provveduto sollecitamente a far riparare il pericolante
tetto della chiesa. La Soprintendenza ha inoltre dato
inizio a lavori di restauro e di pulitura degli affreschi,
inviando sul posto la restauratrice Antonietta Beneiton.
Purtroppo però e. sempre per la stessa ragione, man-
canza di fondi, i lavo, i hanno dovuto essere sospesi.
T. COL. CARLO F. C APE LLO