BG IL RACCONTO Domenica 15 Marzo 2020 «Cos isoliamo i …fendiamo assolutamente le farmacie che...

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Corriere della Sera Domenica 15 Marzo 2020 PRIMO PIANO BG 7 IL RACCONTO «Così isoliamo i casi sospetti per curare qui i nostri anziani» «Guardi, è già la terza volta che ho dovuto creare delle zo- ne di isolamento. Le prime volte con casi certi, con un tampone positivo o per un contatto con un caso certo, oggi di isolamento per i cosi- detti casi sospetti». Melania Cappuccio non è un poliziotto né un sindaco. Medico geria- tra, è il direttore sanitario del- la Fondazione Cardinal Gus- mini di Vertova. La chiama «terra di mezzo», quella dove ci sono gli anziani, i malati di Alzheimer e non solo, «i più fragili che non devono andare in ospedale, se vogliamo che resistano». Sono malati non conosciu- ti, perché restano nel limbo dei casi di coronavirus «alta- mente sospetti», come li defi- nisce la dottoressa. «Li curia- mo qui. Non sappiamo se so- no veramente positivi, perché i tamponi non vengono fatti, ma il sospetto è diagnostico, ovvero per i sintomi che pre- sentano, e radiologico, cioè una polmonite evidente. Dal- le lastre, su 5 persone 4 hanno la polmonite interstiziale bi- laterale isolata o concomitan- te ad un focolaio broncopneu- monico». È la firma del virus che non attacca solo gli anzia- ni ma che li mette a dura pro- va. «Abbiamo cercato di pre- servare gli ospiti in tutti i mo- di, ma ora con l’altissima dif- fusibilità del virus anche loro sono colpiti. Non solo da noi. Ad esempio alla casa di riposo di Nembro, epicentro dei con- tagi, i decessi sono stati 24 ed è morto anche il presidente». Ha il tono di voce di chi, pur sfinito, sa che non può per- mettersi di mollare. Non uno sfogo d’ira, né un crollo emo- tivo. «La verità, però, sì, biso- gna dirla». Ha 200 ospiti e in questa emergenza in cui ser- virebbero più forze, la forze continuano a diminuire. «Og- gi erano a casa 91 dipendenti su 250, il 30%. Molti sono am- malati, con la febbre, diversi hanno avuto un lutto in fami- glia, c’è chi ha preso i tre gior- ni di permesso e chi è in qua- rantena, qualcuno ha anche paura». Solo questi dati la di- cono lunga su che cosa stia accadendo in un fazzoletto di quella Val Seriana ancora al centro dei contagi, che ormai non trovano confini capaci di frenarli. Su tre medici dipendenti, la dottoressa è l’unico in servi- zio. Dopo quattro giorni di febbre, non c’era altro tempo per rimettersi completamen- te in forze ed è rientrata: «Gli altri due medici sono a casa entrambi malati, uno è positi- vo perché ha fatto il tampone, l’altro non lo ha fatto. Ho altri tre medici consulenti, uno è un medico internista e geria- tra in pensione e lavora da ol- tre un anno in Fondazione, l’altro è il mio ex medico di fa- miglia che viene qui a titolo di volontariato. Il terzo medico è una collega neurologa che da part- time è diventata full ti- me, o meglio fa le ore di lavo- ro che servono senza guarda- re l’orologio. Il personale me- dico e infermieristico è quello più colpito». Per forza, è rien- trata. Basta sentirla ricapitola- re gli impegni: sabato e do- menica di guardia di giorno, e di notte reperibile. Ma non è la mole di lavoro a spaventare. La paura, ancora una volta, è per il problema nel problema: «Mancano le protezioni. Ci sono le mascherine chirurgi- che, che senza filtro non pro- teggono dal contagio, e co- munque non bastano. Ce ne sono arrivate 200 con il filtro ma in una struttura grande come questa quanto possono durare? Nei reparti con i pa- zienti isolati, perché casi so- spetti, bisogna entrare ancora più protetti, quasi come nei reparti di malattie infettive. Sono scenari che non siamo soliti affrontare, c’è ansia tra il personale ma proprio per un discorso di protezioni». La fotografia istantanea di quanto servano e vengano consumate le protezioni è in un dato di bilancio: «In 15 giorni ho speso il 16% del pre- ventivo annuale per i presidi, mascherine, camici. Si parla molto degli ospedali, giusta- mente perché sono la prima frontiera, e dei medici di ba- se, ma pochi sanno in che condizioni stiamo lavorando anche noi. La preoccupazione è che ci siano altri contagi Con i parenti manteniamo i contatti, per informali e con- fortarli, ma con la carenza di personale anche questo di- venta faticoso». Proprio qui, 15 anni fa, Ivo Cilesi, il peda- gogista con casa a Cene, esperto di Alzheimer, contri- buì a trasformare in cura il so- gno della terapia della bam- bola. Si è scoperto che aveva delle patologie, ma anche lui è morto con il coronavirus. Giuliana Ubbiali [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Il pedagogista scomparso Ivo Cilesi, secondo da destra nella foto, è morto a 61 anni di coronavirus: la sua prima esperienza fu proprio a Vertova La Fondazione Gusmini di Vertova è in prima linea La direttrice sanitaria: senza tampone, pazienti nel limbo A casa ci sono 91 dipendenti su 250: molti sono ammalati L’allarme di Pietro Tosca I farmacisti: siamo al limite Dal rischio contagio alle bombole fuori uso E a Sorisole e Piazza Brembana costretti a chiudere Cresce anche tra i farmaci- sti bergamaschi il numero dei contagiati da covid-19. Tra ri- coverati o in quarantena sono già una quindicina gli infetta- ti e due farmacie, una a Sori- sole e l’altra a Piazza Bremba- na, hanno dovuto chiudere. «Insieme ai medici di base — spiega Ernesto De Amici, pre- sidente bergamasco dell’Or- dine dei Farmacisti — siamo la prima linea sul territorio a fronteggiare quest’epidemia. La categoria è al limite. Oltre al pericolo di contagio c’è lo stress di questa situazione. Ormai si fa letto e bottega con ritmi incessanti e si cerca di aiutarsi a vicenda. La cosa più drammatica sono i farmacisti che mi chiamano in lacrime perché non sanno come aiu- tare le persone che si rivolgo- no a loro. La realtà è che gli ospedali sono sotto la linea di galleggiamento e demandano tutto quel che possono al ter- ritorio. Se non hai sintomi gravi vieni mandato a casa, ma lì hai bisogno di ossigeno e si viene a cercarlo in farma- cia, solo che non ce n’è o me- glio non ci sono bombole». De Amici dà il dato della sua attività che è passata dal- l’affittare una bombola di os- sigeno alla settimana a 15 al giorno. «Molti clienti sono costretti a viaggi della speran- za — racconta il presidente dell’Ordine — e si fanno an- che 50 chilometri. C’è gente che parte da Dalmine e va a Monza perché il farmacista è riuscito a trovagli miracolosa- mente una bombola». I farmacisti sono furibondi perché due anni fa una legge ha imposto loro di rottamare le bombole di proprietà. «Ogni farmacia — racconta Gianni Petrosillo, presidente bergamasco di Federfarma — ne aveva in media 5. Se si pen- sa che in Italia abbiamo 18 mi- la punti vendita, vuol dire che adesso ne avremmo quasi 100 mila. Queste bombole, utiliz- zate fino all’anno scorso, ci sono ancora, sono in deposito e si potrebbero riattivare. A li- vello nazionale, Federfarma si sta muovendo con il governo per avere il via libera del- l’Agenzia del farmaco. Intanto si cerca di tamponare la situa- zione con il ricorso all’ossige- no liquido». «Bisogna fare in fretta — è l’appello di De Ami- ci —, anche se arrivasse il via libera, vanno ritarate e questo richiede giorni, tempo che non abbiamo». Riguardo alla sicurezza dei farmacisti, Petrosillo è preoc- cupato e difende la soluzione del «battente chiuso» non consentendo l’accesso nel punto vendita soprattutto nei comuni del focolaio in Bassa Val Seriana. Per chi ha voluto tenere aperto, Federfarma ha aiutato gli associati a installa- re gli schermi sui banconi. Più di una farmacia in questi gior- ni però è finita alla berlina sul web per i prezzi spropositati delle mascherine. «Non di- fendiamo assolutamente le farmacie che speculano — di- ce Petrosillo — e siamo i pri- mi a perseguirle. C’è da dire però che spesso sono i forni- tori che alzano i prezzi , io ol- tre un certo limite non le ac- quisto». © RIPRODUZIONE RISERVATA La vicenda Federfarma (sopra, il presidente bergamasco Gianni Petrosillo) spiega che le bombole usate fino all’anno scorso potrebbero essere riattivate Sono scenari che non siamo soliti affrontare. Con i parenti dei nostri ospiti teniamo i contatti, per informarli e confortarli, ma con la carenza di personale anche fare questo è difficoltoso Melania Cappuccio Direttrice sanitaria Insieme ai medici di base siamo in prima linea sul territorio per fronteggia- re questa epidemia, la categoria è al limite Ernesto De Amici Presidente bergamasco Ordine dei Farmacisti 200 ospiti della Fondazione cardinal Gusmini di Vertova, tra anziani, malati di Alzheimer e pazienti fragili Barriere di protezione Alcune farmacie hanno montato schermi sui banconi Il personale «Una nostra collega neurologa da part-time è diventata “full”, non bada più alle ore»

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Corriere della Sera Domenica 15 Marzo 2020 PRIMO PIANO BG7

IL RACCONTO«Così isoliamo i casi sospetti per curare qui i nostri anziani»

«Guardi, è già la terza voltache ho dovuto creare delle zo-ne di isolamento. Le primevolte con casi certi, con untampone positivo o per uncontatto con un caso certo, oggi di isolamento per i cosi-detti casi sospetti». MelaniaCappuccio non è un poliziottoné un sindaco. Medico geria-tra, è il direttore sanitario del-la Fondazione Cardinal Gus-mini di Vertova. La chiama«terra di mezzo», quella doveci sono gli anziani, i malati diAlzheimer e non solo, «i piùfragili che non devono andarein ospedale, se vogliamo cheresistano».

Sono malati non conosciu-ti, perché restano nel limbodei casi di coronavirus «alta-mente sospetti», come li defi-nisce la dottoressa. «Li curia-mo qui. Non sappiamo se so-no veramente positivi, perchéi tamponi non vengono fatti,ma il sospetto è diagnostico,ovvero per i sintomi che pre-sentano, e radiologico, cioèuna polmonite evidente. Dal-le lastre, su 5 persone 4 hannola polmonite interstiziale bi-laterale isolata o concomitan-te ad un focolaio broncopneu-monico». È la firma del virusche non attacca solo gli anzia-ni ma che li mette a dura pro-va. «Abbiamo cercato di pre-servare gli ospiti in tutti i mo-di, ma ora con l’altissima dif-fusibilità del virus anche lorosono colpiti. Non solo da noi.Ad esempio alla casa di riposodi Nembro, epicentro dei con-tagi, i decessi sono stati 24 edè morto anche il presidente».

Ha il tono di voce di chi, pursfinito, sa che non può per-mettersi di mollare. Non uno

sfogo d’ira, né un crollo emo-tivo. «La verità, però, sì, biso-gna dirla». Ha 200 ospiti e inquesta emergenza in cui ser-virebbero più forze, la forzecontinuano a diminuire. «Og-gi erano a casa 91 dipendentisu 250, il 30%. Molti sono am-malati, con la febbre, diversi hanno avuto un lutto in fami-

glia, c’è chi ha preso i tre gior-ni di permesso e chi è in qua-rantena, qualcuno ha anchepaura». Solo questi dati la di-cono lunga su che cosa stiaaccadendo in un fazzoletto diquella Val Seriana ancora alcentro dei contagi, che ormainon trovano confini capaci difrenarli.

Su tre medici dipendenti, ladottoressa è l’unico in servi-zio. Dopo quattro giorni difebbre, non c’era altro tempoper rimettersi completamen-te in forze ed è rientrata: «Glialtri due medici sono a casaentrambi malati, uno è positi-vo perché ha fatto il tampone,

l’altro non lo ha fatto. Ho altritre medici consulenti, uno èun medico internista e geria-tra in pensione e lavora da ol-tre un anno in Fondazione,l’altro è il mio ex medico di fa-miglia che viene qui a titolo divolontariato. Il terzo medico èuna collega neurologa che dapart- time è diventata full ti-me, o meglio fa le ore di lavo-ro che servono senza guarda-re l’orologio. Il personale me-dico e infermieristico è quellopiù colpito». Per forza, è rien-trata. Basta sentirla ricapitola-re gli impegni: sabato e do-menica di guardia di giorno, edi notte reperibile. Ma non è

la mole di lavoro a spaventare.La paura, ancora una volta, èper il problema nel problema:«Mancano le protezioni. Cisono le mascherine chirurgi-che, che senza filtro non pro-teggono dal contagio, e co-munque non bastano. Ce nesono arrivate 200 con il filtroma in una struttura grandecome questa quanto possonodurare? Nei reparti con i pa-zienti isolati, perché casi so-spetti, bisogna entrare ancorapiù protetti, quasi come neireparti di malattie infettive. Sono scenari che non siamosoliti affrontare, c’è ansia tra ilpersonale ma proprio per undiscorso di protezioni».

La fotografia istantanea diquanto servano e venganoconsumate le protezioni è inun dato di bilancio: «In 15giorni ho speso il 16% del pre-ventivo annuale per i presidi,mascherine, camici. Si parlamolto degli ospedali, giusta-mente perché sono la primafrontiera, e dei medici di ba-se, ma pochi sanno in checondizioni stiamo lavorandoanche noi. La preoccupazioneè che ci siano altri contagiCon i parenti manteniamo icontatti, per informali e con-fortarli, ma con la carenza dipersonale anche questo di-venta faticoso». Proprio qui,15 anni fa, Ivo Cilesi, il peda-gogista con casa a Cene,esperto di Alzheimer, contri-buì a trasformare in cura il so-gno della terapia della bam-bola. Si è scoperto che aveva delle patologie, ma anche luiè morto con il coronavirus.

Giuliana [email protected]

© RIPRODUZIONE RISERVATAIl pedagogista scomparso Ivo Cilesi, secondo da destra nella foto, è morto a 61 anni di coronavirus: la sua prima esperienza fu proprio a Vertova

La Fondazione Gusmini di Vertova è in prima lineaLa direttrice sanitaria: senza tampone, pazienti nel limbo A casa ci sono 91 dipendenti su 250: molti sono ammalati

L’allarme

di Pietro Tosca

I farmacisti: siamo al limite Dal rischio contagioalle bombole fuori usoE a Sorisole e Piazza Brembana costretti a chiudereCresce anche tra i farmaci-

sti bergamaschi il numero deicontagiati da covid-19. Tra ri-coverati o in quarantena sonogià una quindicina gli infetta-ti e due farmacie, una a Sori-sole e l’altra a Piazza Bremba-na, hanno dovuto chiudere.«Insieme ai medici di base —spiega Ernesto De Amici, pre-sidente bergamasco dell’Or-dine dei Farmacisti — siamola prima linea sul territorio afronteggiare quest’epidemia. La categoria è al limite. Oltreal pericolo di contagio c’è lostress di questa situazione.Ormai si fa letto e bottega conritmi incessanti e si cerca diaiutarsi a vicenda. La cosa piùdrammatica sono i farmacistiche mi chiamano in lacrimeperché non sanno come aiu-tare le persone che si rivolgo-no a loro. La realtà è che gliospedali sono sotto la linea di

galleggiamento e demandanotutto quel che possono al ter-ritorio. Se non hai sintomigravi vieni mandato a casa,ma lì hai bisogno di ossigenoe si viene a cercarlo in farma-

cia, solo che non ce n’è o me-glio non ci sono bombole».

De Amici dà il dato dellasua attività che è passata dal-l’affittare una bombola di os-sigeno alla settimana a 15 al

giorno. «Molti clienti sono costretti a viaggi della speran-za — racconta il presidentedell’Ordine — e si fanno an-che 50 chilometri. C’è genteche parte da Dalmine e va aMonza perché il farmacista èriuscito a trovagli miracolosa-mente una bombola».

I farmacisti sono furibondiperché due anni fa una leggeha imposto loro di rottamarele bombole di proprietà.«Ogni farmacia — raccontaGianni Petrosillo, presidentebergamasco di Federfarma —ne aveva in media 5. Se si pen-sa che in Italia abbiamo 18 mi-la punti vendita, vuol dire cheadesso ne avremmo quasi 100mila. Queste bombole, utiliz-zate fino all’anno scorso, ci

sono ancora, sono in depositoe si potrebbero riattivare. A li-vello nazionale, Federfarma sista muovendo con il governoper avere il via libera del-l’Agenzia del farmaco. Intantosi cerca di tamponare la situa-zione con il ricorso all’ossige-no liquido». «Bisogna fare infretta — è l’appello di De Ami-ci —, anche se arrivasse il vialibera, vanno ritarate e questorichiede giorni, tempo chenon abbiamo».

Riguardo alla sicurezza deifarmacisti, Petrosillo è preoc-cupato e difende la soluzionedel «battente chiuso» nonconsentendo l’accesso nelpunto vendita soprattutto neicomuni del focolaio in BassaVal Seriana. Per chi ha volutotenere aperto, Federfarma haaiutato gli associati a installa-re gli schermi sui banconi. Piùdi una farmacia in questi gior-ni però è finita alla berlina sulweb per i prezzi spropositatidelle mascherine. «Non di-fendiamo assolutamente lefarmacie che speculano — di-ce Petrosillo — e siamo i pri-mi a perseguirle. C’è da direperò che spesso sono i forni-tori che alzano i prezzi , io ol-tre un certo limite non le ac-quisto». © RIPRODUZIONE RISERVATA

La vicenda

Federfarma (sopra,il presidente bergamasco Gianni Petrosillo) spiega che le bombole usate fino all’anno scorso potrebbero essere riattivate

Sono scenari che non siamo soliti affrontare. Con i parenti dei nostri ospiti teniamoi contatti, per informarli e confortarli, ma con la carenza di personale anche fare questo è difficoltoso

MelaniaCappuccio

Direttricesanitaria

Insieme ai medici di base siamo in prima linea sul territorio per fronteggia-re questa epidemia, la categoria è al limite

ErnestoDe AmiciPresidente

bergamascoOrdine

dei Farmacisti

200ospiti

della Fondazione cardinal Gusmini di Vertova, tra anziani, malati di Alzheimer e pazienti fragili

Barriere di protezione Alcune farmacie hanno montato schermi sui banconi

Il personale«Una nostra collega neurologa da part-timeè diventata “full”, non bada più alle ore»