Tommaso d'Aquino - Somma Teologica - 31 III, S. 41-68. Il Matrimonio

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Ed ecco gli ultimi tre.Domani in vacanza a ..., il giardino del paradiso, dove passa il cambio data.Sarà domani o ieri? ;-)

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  • S. TOMMASO D'AQUINO

    LA SOMMA TEOLOGICA

    TRADUZIONE E COMMENTO A CURA DEI DOMENICANI ITALIANI

    TF.STO LATINO DELL'EDIZIONE LEONINA

    XXXI

    IL MATRIMONIO (Suppi., qq. 41-68)

    CASA EDITRICE ADRIANO SALANI

  • Nihil obstat Fr. Ludovicus Merlini, O. P.

    Doct. S. Thcologiac

    Fr. Albcrtus Boccam'grn, O. P. Doct. Philosophiae et Lect. S. Thcologiac

    Imprimi potcst Fr. Leonardus Magrini, O. P.

    Prior Pro\incialis S. Marci et Sardiniae Florcnliac dic XV Fcbruarii MCMLXXII

    IMPRIMATUR facsulis die XVI Fcbruarii MCMLXXII

    t Antonius Bagnoli Episc.

    1 UTTI I DIRITTI SONO RISERVATI

    MCMLXX.Il - Casa Editrice Adriano Salani S.p.A.

    Poliglotta Uni\'. Gregori

  • IL MATRIMONIO (Suppi., qq. 41-68)

  • INTRODUZIONE

    I - Se c' un trattato nel Supplemento di cui si rimpiange universalmente la mancata rielaborazione da parte dell'Autore nella sua piena maturit, questo il trattato sul matrimonio. La mastodontica inflazione libraria che ha investito il settimo sacramento, specialmente negli ultimi decenni, non fa che acuire codesto rimpianto ; perch le interminabili discussioni e le vivaci prose di posizione dei teologi cattolici sui problemi relativi alla vita matrimoniale avrebbero trovato nei testi definitivi dell'Aquinate un punto di riferimento sicuro, se non addirittura un principio di soluzione. Invece l'esposizione delle Sentenze, che l'ignoto compilatore ha tentato di disporre organicamente nel Supplemento, ci presenta un ab bozzo di ricerca sui vari problemi, in cui si segue per lo pi la falsariga dei predecessori.

    Tuttavia anche cos com', il testo che per la prima volta presentiamo al pubblico in veste italiana, ha avuto ed avr sempre un influsso superlativo sul pensiero cattolico.

    giusto quindi riconoscere che S. Tommaso ha risolto molti problemi relativi al matrimonio, seguendo la traccia della legislazione canonica dei suoi tempi. E poich questa, come tutte le leggi positive, soggetta a mutare secondo le circo-stanze di tempo e di luogo, evidente che nel trattato non mancano le parti caduche. Nelle nostre note in calce noi non mancheremo certo di mettere sull'avviso i nostri lettori.

    Ma sui punti pi importanti, quelli che riguardano la natura stessa del sacramento del matrimonio, o le sue propriet essenziali, constateremo la solidit della dottrina tomista.

    verosimile che se S. Tommaso avesse potuto terminare la Te;tia Pars, il suo insegnamento avrebbe guadagnato in vigore e tn concisione ; ma a giudicare da quanto egli ha scritto sullo stesso argomento nella Contra Gentiles, dove tratta lun-gamente certe questioni che qui sono affrontate, quali l'indis-solubilit del matrimonio e la sua unit, niente permette di a!fermare che il suo insegnamento non sarebbe rimasto sostan-zialmente identico. Sta il fatto che egli fin da principio ha saputo penetrare al fondo delle cose, e, grazie alla profondit

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    dcl suo sguardo, illuminato da quella luce soprannaturale cosl spesso e cos umilmente domandata ai piedi dell'altare, ha saputo proiettare su questi temi delicati una chiarezza, di cui hanno beneficiato tutti coloro che, dietro le sue orme, hanno studiato questi problemi tanto pi importanti quanto pi toccano da vicino la vita umana di tutti i giorni. - cosi ehe S. T'om1na.so pi\1 di molti altri ha contribuito. non gi a fissare la dottrina cattolica sul matrimonio, ma a spiegarla e a giustificarla, al punto che molti degli argomenti da lui addotti sono diventati classici. Non questa la prova migliore della loro solidit ... ? (DURAND H., Le M ariage, t. 3, in SoM!\lE Ji,RAN., p. 6).

    I Le Fonti del trattato.

    2 - Come il resto del Supplemento, anche il trattato sul matrimonio ricavato dal commento giovanile di S. Tommaso alle Sentenze. Perci la fonte principale che ci interessa, se pure di fonte il caso di parlare, sono le sedici distinzioni che Pietro Lombardo ha dedicato al tema nella sua opera (cfr. 4 Bent., dd. 26-42). Tutti sanno per che l'opera del Lombardo un continuo richiamo ad altre fonti, essendo concepita come una cucitura quasi continua di testi tratti dalla Bibbia e dai santi Padri, nonch di canoni emanati dalle competenti autorit ecclesiastiche.

    Nel suo commento S. Tommaso non discute l'autenticit di codesti brani, limitandosi a conciliare meglio le reali od apparenti loro contraddizioni. Si mostra invece pi attento nel prendere atto delle nuove disposizioni disciplinari, ema-nate dopo la com posizione delle Sentenze. Senza mancare di rispetto verso la legislazione precedente, dietro l'esempio dei canonisti contemporanei, egli in materia guarda pi alle /Jecretali di Gregorio IX, che al Decreto di Graziano.

    3 - Tra i Padri occupa un posto d preminenza S. Agostino, sia per il numero che per l'importanza delle citazioni. l/ac~ cardo dei massimi dottori della Chiesa sui problemi pi im-portanti relativi al matrimonio si pu dire sostanzialmente perfetto. L'Aquinate si ribellato solo all'idea cho questo sacramento non fosse in grado di conferire la grazia, e che la copula carnale non fosse intrinsecamente buona nell'ordine morale.

  • I:\TRODUZIONE 9

    Ma questa concordanza non persuade affatto molti nostri teologi contemporanei, perch a loro giudizio i due Santi quanto ai problemi del sesso avrebbero subito le false impo-stazioni del pensiero greco. Certo si che S. 1.,,ommaso non fa mistero delle fonti anche profane della sua cultura neppure in questo trattato. Aristotele vi citato con una certa insi-stenza, non manca neppure una citazione di Avicenna ( rfr. q. 44, a. l, ad 3). Quest'ultimo per non viene sco1nodato per la sua competenza nel campo della medicina, bensl per un enunziato di ordine metafisico. E a ben guardare le cose ci si accorge che anche lo citazioni di Aristotele sono per lo pi generiche, senza un influsso determinante sulla soluzione dei problemi specifici riguardanti il matrimonio.

    Con questo non intendiamo dire che S. Tommaso ha co-struito la sua sintesi teologica, rispetto ai problemi del sesso e della famiglia, dopo aver superato i limiti delle concezioni :filosofiche e fisiologiche proprie del suo tempo. Non c' il minimo dubbio che egli accetta come un dato scientifico, sia dallo Stagirita che dai suoi commentatori, una genetica rudi-mentale, in cui il vero seme attivo quello del maschio, inen-tre la femmina apporterebbe solo una materia informe, la cos detta corpulentam substantiam. Nessuno oser negare cho anche per S. Tommaso la donna un mas occasionatum, ossia un maschio mancato; e che lo sperma per lui come per Aristotele non era che il superfluo dell'alimentazione. Ma non possiamo essere d'accordo con alcuni tra i critici pi recenti, i quali vorrebbero far dipendere da codesti errori di genetica tutto il pensiero aristotelico, agostiniano e tomistico relativo al matrimonio, specialmente l dove codesti maestri insistono a presentarci la copula carnale quale strumento per la tra-smissione della vita e per la continuit della specie.

    II Il fine primario del matrimonio .

    .f. - difficile dire quale sarebbe stato nella Somma il punto di partenza per una organica rielaborazione del trattato sul matrimonio, qualora l'Aquinate avesse avuto il tempo di ter-minare il suo capolavoro. Non pu essere un'indicazione sufficiente quanto egli ha esposto in proposito nel Contra Gentiles, perch l'indole apologetica di codesta opera ha sacri-ficato l'aspetto teologico di molti problemi. Nel ~3 Cont. Gent.,

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    cc. 122-126 il rapporto sessuale studiato nel quadro di un'ampia difesa della legge divina; mentre nel 4 Cont. Gent., e. 78, ci si limita a una giustificazione dell'inserimento del matrimonio stesso nell'elenco dei sacramenti.

    Ma al punto cui sono giunti oggi molti teologi nelle loro riflessioni sul vincolo e sulla vita matrimoniale, bisognerebbe forse cornineiarc a dipanare la matassa partendo dal piano escatologico. Se vero che il matrimonio tende a perfezionare i coniugi, e a condurli al trionfo della carit su ogni forma di egoismo a prescindere dalla funzione procreativa, non si vede perch il vincolo coniugale dovrebbe essere spezzato con la morte e scomparire del tutto nella risurrezione finale. In proposito per il Redentore divino si espresso in una ma-niera cos drastica da non lasciaro alcun dubbio. In risposta ai Sadducei, i quali per negare la resurrezione finale avevano addotto tra le prove l'impossibilit per una donna, sposata successivamente a sette fratelli, a fungere da moglie di tutti e sette nella vita futura, Ges disse : Voi vi ingannate, per-ch non capite n le Scritture, n la potenza di Dio. Infatti alla risurrezione n si ammoglieranno n si mariteranno, ma saranno come angeli di Dio in cielo (Matt. 22, 29, 30).

    Ci dimostra che il matrimonio legato alla nostra anima-lit ed in funzione di compiti che si esauriscono nella vita presente. quindi ben difficile contraddire S. Tommaso, che alla dichiarazione di Cristo fa seguire queste parole .di com-mento : Poich le nozze sono ordinate alla procreazione della prole, affinch l'uomo si conservi nell'essere in individui con-simili non potendosi conservare in se stesso, dal momento cho la risurrezione (finale] avviene per l'immortalit, allora non saranno pi necessarie le nozze (In Matth., c. 22, n. 1799).

    Si sa che al tempo dei Padri non mancarono scrittori cri-stiani che giunsero a negare addirittura la differenza dei sessi nella risurrezione finale, proprio in base all'affermazione di Cristo, secondo la quale saremo allora come gli angeli di Dio in cielo . S. Agostino e S. Tommaso hanno respinto que-sta esagerazione, ma nessun cristiano oser contraddire Cristo, il quale esclude il vincolo coniugale nella vita futura. Per codesta esclusione ci costringe a delimitare la funzione del sesso, anche nella vita umana, entro l'ambito della nostra animalit, pur incidendo essa attualmente in maniera deter-minante sulle nostre funzioni psicologiche pi delicate e spe-cifiche.

    5 - Crediamo poco probabile che i teologi contemporanei ci seguano partendo da presupposti simili a quello che abbia-

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    mo ricordato, pur non essendo esso d'ordine filosofico, ma schiettamente biblico. Per lo pi essi si riferiscono alla sacra Scrittura solo per quei testi in cui si accenna all'unione coniu-gale, senza un esplicito riferimento alla procreazione. A loro giudizio questo argomento a Bilentio sarebbe decisivo a favore di una nuova concezione del matrimonio basata sulla premi-nenza dell'integrazione affettiva dei coniugi tra i fini del ma-trimonio. Sta il fatto per che i Padri della Chiesa, dopo aver letto e meditato lo Scritture vedevano le cose ben diversa-mente.

    notevole che i padri della Chiesa 1>, scrive il P. E. Schil-lebeeckx, che considerano tutti la procreazione e la fonda-zione di una famiglia come l'unico senso autentico della vita sessuale, non sentano mai il bisogno di dimostrarlo con un'ar-gomentazione. Per loro come per tutto il resto del mondo primitivo e antico, si tratta di una evidenza che non conte-stata da nessuno e che non ha bisogno di essere provata : il presupposto comune, mai messo in dubbio, di tutte le loro considerazioni. Quando S. Agostino vuole insistere sul dovere della procreazione, rinvia semplicemente al contenuto del contratto matrimoniale, positivo e giuridico, qual era formu-lato nelle tabulae nuptiarum, nelle quali si faceva esplicita-mente menzione della procreandorum filiorum causa. L' evi-denza originaria, mai messa in questione, cosi confermata giuridicamente dal diritto romano (lnoc, Diritti del Besso e matrimonio, Mondadori, Milano, 1968, pp. 32 s. ).

    Il P. Schillebeeckx pensa di spiegare questo atteggiamento con la carenza pi assoluta di senso critico o di cognizioni psicologiche, acquisite solo in questi ultimi tempi dalla nostra fortunata e illuminata generazione. Adottando per in massa questa spiegazione, come stavano facendo i nostri teologi, specialmente prima dell'enciclica Ilumanae 'Vitae, non rischia-mo forse di abdicare a ogni senso critico nei confronti di una serie ininterrotta di studiosi, che dall'epoca dei Padri giungo fino ai nostri giorni ? Per afferrare infatti i dati essenziali di un'esperienza macroscopica qual il matrimonio, proprio indispensabile essere al corrente di precisi dati biologici e di delicati riflessi p~icologici, che in parte sono persino contro-versi 1

    6 - Comunque a noi qui interessa il pensiero di S. Tom-maso, al quale sono state addebitate non poche responsabilit nell'impostazione classica dei problemi relativi al matrimonio e n~lla loro soluzione tradizionale. Qual' dunque il fine pri-mano del matrimonio secondo l'Aquinate?

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    Il primo rimprovero che si fa al nostro Autore, come a tutti i teologi seguaci di S. Agostino, quello di concepire il matri-monio quale officiu1n naturae, considerando per la natura pi come un dato oggettivo fisico-biologico, che come natura spe-cifica dell'uomo. Tale rimprovero, per S. Tommaso almeno, ingiusto, perch espressamente egli dichiara : Una cosa pu essere naturale in due inanierc. .Prinlo, perch prodotta ne-cessariamente da cause naturali ... Secondo pu dirsi naturale una cosa cui la natura ha inclinazione, ma che viene compiuta mediante il libero arbitrio : sono naturali in tal senso gli atti di virt. E in questo senso naturale il matrimonio i> (q. 41, a. l ).

    Altri critici che hanno maggiore dimestichezza con i testi dell'Aquinate, anche se non formulano le loro riserve sull'og-gettivit della legge naturale in maniera cosi drastica, trovano inaccettabile il rilievo da lui dato alla procreazione della prole in base alla natura generica dell'uomo, per cui I' animalit sembra a vere una prevalenza sulla razionalit. Ma anche queste affermazioni sono contraddette dall'Autore di cui si discute: La natura ha posto nell'uomo due serie di inclina-zioni. Alcune riguardano cose che convengono alla natura nel suo genere : e queste son comuni a tutti gli animali. Altre riguardano cose che convengono alla natura nella sua diffe-renza, cio in quanto la specie umana, perch ragionevole, superiore al genere : come avviene per gli atti di prudenza e di ten1peranza. E come la natura del genere, pur essendo unica in tutti gli animali, tuttavia non ha in essi lo stesso grado, cosl non inclina alla stessa maniera, ma nel modo che si addice a ciascuno. -Ora la natura umana inclina al matri-monio in forza del suo elemento differenziale i> ( q. 41, a. 1, ad 1).

    S. Tommaso non era un pensatore cos sprovveduto da non avvertire che per la procreazione potrebbe bastare anche il libero amore, ovvero !"accoppiamento occasionale degli animali bruti, mentre per un incontro sessuale umano decente e vir-tuoso impossibile eludere l'esigenza del matrimonio : princi-palmente per l'educazione umana dei figli, e in secondo luogo per il legame affettivo che l'unione sessuale implica al livello della dignit umana: Pi l'amicizia grande, pi deve essere stabile e duratura. Ora, tra marito e moglie deve esserci evi-dentemente la pi grande amicizia : poich essi si uniscono non solo per l'atto della copula carnale, che anche tra le bestie produce una certa soave societ, ma per la compartecipazione di tutta ]a vita domestica. Infatti in segno di questo l'uomo,

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    come dice la Genesi (2, 24), per la moglie "lascia il padre e la madre" (3 Cont. Gent., c. 123).

    Per la storia della controversia recente. 7 - Troppo lungo sarebbe descrivere qui lo vicende che in

    questi ultimi decenni hanno condotto molti teologi ad abban-donare le posizioni classiche della corrente agostiniana e torni-sta per tentare nuove vie nella morale matrimoniale. Dob-biamo risalire al primo quarto del nostro secolo, quando timi-damente alcuni teologi tedeschi presero a difendere l'idea che nel matrimonio il fine

  • 14 IL :\fATRl:\IO~IO

    Nel 1941 un discepolo del P. Lavaud all'universit di ]fri-burgo, B. A. Krempel, pubblicava la sua tesi di laurea (Die Zweckfrage der Ehe), in cui sosteneva che, in base agli stessi testi di S. Tommaso, bisognerebbe distinguere nel matrimonio il fine specifico da quello generico. Il fine specifico natural-mente sarebbe l'amore reciproco dei coniugi, mentre quello generico sarebbe la procreazione. Senza sottintesi il Krempel affennava, che quost.ultin10 subordinato al primo. L"opcra fu condannata dal S. Ufficio nel 1944.

    Pi che dalla lettura del libro, che il compianto Dott. Krempel volle gentilmente regalarci nel 1946, e dall'analisi del suo memoriale, ci stato possibile conoscerne bene il pen-siero attraverso lunghe e amichevoli conversazioni e discus-sioni. L'impostazione valida del problema era per lui quella soggettivista della scuola tedesca, e non quella oggettivista del Dottore Angelico. Per quest'ultimo si deve partire dal piano rigorosamente ontologico della realt. Cosicch il fine stesso, prima di essere un dato psicologico dell'operante da concepirsi come una tendenza implicita nella struttura di una realt creata: tendenza che chiamata a diventare cosciente nella misura in cui l'uomo si rende conto della realt, e sente rimpegno morale di uniformarvi la propria condotta. Per il soggettivista invece il fine di una cosa e la sua tendenza natu-rale vanno cercati nell'esperienza; ossia devono emergere dai risultati dell'indagine psicologica, e non da quella metafisica. Ora, poich la brama immediata dei fidanzati e degli sposi ha per oggetto preminente l'amore o la convivenza coniugale, il fine preminente del matrimonio va cercato in questa sfera dcl bene personale e non in quella del bene estrinseco, in cui tra l'altro rientrerebbe anche la prole.

    9 - A conclusione delle nostre lunghe discussioni l'amico Krempel ci chiedeva quasi sempre l'impegno formalo a riesa-minare a fondo il problema, quando nella Somma Teologica italiana avremmo pubblicato il trattato sul matrimonio. Il 'proposito espresso amichevolmente allora, e ripetuto negli anni pi prossimi al giubileo del 1950, sta per concretarsi. Un riesame del problema tanto pi necessario in seguito al Concilio Vaticano Il, nel quale le due tendenze dcl pensiero cristiano moderno, cui abbiamo accennato, sono venute pi volte a un confronto diretto, dopo aver inondato le librerie con le loro pubblicazioni. Contrariamente a quanto procla-mano certi teologi progressisti, i quali si ostinano a considerare rivoluzionario l'ultimo concilio ecumenico, i testi conciliari approvati riaffermano la dottrina tradizionale dell'enciclica

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    Casti Connubii di Pio XI, almeno per quanto riguarda la priorit della prole tra i fini propri del matrimonio, pur tenen-do nel debito conto l'amore coniugale. Per sua indole natu-rale>, sono queste le parole inequivocabili del Concilio che molti si ostinano a ignorare, l'istituto stesso del matrimonio e l'amore coniugale generoso e cosciente, sono ordinati alla procreazione e alla educazione della prole e in questi compiti trovano il loro coronamento (Gaudiil1n et Spes, n. 48). E come se ci non bastasse il medesimo concetto ribadito al n. 50 del documento citato : Il matrimonio e l'amore coniu-gale sono ordinati per loro natura alla procreazione ed educa-zione della prole .

    Tuttavia, data rindole pastorale del Concilio Vaticano Il, nei suoi documenti non facile trovare la soluzione di una controversia teologica come quella di cui trattiamo. I.a com-plessit stessa di molte formule, che sembrano sfiorare il com-promesso, esige la faticosa ricerca dello studioso, per giungere alla chiarezza. Noi, come abbiamo accennato, ci limiteremo a precisare in proposito il pensiero di S. Tommaso ; ma non possiamo arrenderci all'esegesi di coloro i quali credono di trovare l'affermazione delle idee innovatrici nel n. 51 della Gaudium et Spes, da noi gi citata. Infatti al termine di una lunga pericope in cui si accenna alle difficolt in cui la con-tinenza forzata degli sposi cristiani potrebbe esporre al peri-colo il loro amore, il documento conclude : Perci quando si tratta di comporre l'amore coniugale con la trasmissione responsabile della vita, il carattere morale del comportamento non dipende solo dalla sincera intenzione e dalla valutazione dei motivi, ma va determinato da criteri oggettivi, che hanno il loro fondamento nella dignit stessa della persona umana e dei suoi atti e sono destinati a mantenere in un contesto di vero amore l'integro senso della mutua donazione e della procreazione umana; e tutto ci non sar possibile se non venga coltivata con sincero animo la virt della castit coniu-gale~.

    Nella sintesi tomistica. IO - Il Dottore Angelico ha raccolto con rispetto le tesi

    tradizionali sui fini o beni del matrimonio, che in gran parte dovevano la loro formulazione a S. Agostino. Spetta a que-st'ul~imo infatti la classica enumerazione : bonum fidei, bonum prolis, e bonum sacramenti . . Non diremo che una novit o un travisamento del pen-

    siero dei Padri l'equivalenza che S. Tommaso stabilisce tra

  • 16 IL MATIUM0'.\:10

    be.ne e fine, poich il bene consiste nell'essere qualche cosa di appetibile (id quod omnia appetunt , per usare l'espressione aristotelica), e il fine non che il termine di una appetizione, ossia di una qualsiasi tendenza sia pure incosciente ( cfr. 1 Oont. Gent., c. 37). L'originalit dell'Aquinate rispetto alla tradizione sta nell'approfondimento dei dati che quella offriva. Innanzi tutto egli ha voluto indagare, ncJ C'aso nostro, circa la natura stessa del vincolo matrimoniale, chiedendo fin da principio in quale categoria dell'essere rientri il matrimonio : Utrum matrimonium sit in genere conunctionis (Suppl., q. 44, a. 1).

    La coniunctio non esplicitamente nelle categorie aristote-liche, ma non ci vuole uno sforzo per capire che essa, come ogni altra unione di realt che rimangono sostanzialmente integre nella loro natura, rientra nella categoria di relazione. In questo non possiamo non essere d'accordo con l'amico A. Krempel, che credette di poter giungere a una riafferma-zione delle proprie idee sul matrimonio, dedicando alla dot-trina della relazione in S. Tommaso diversi anni della sua vita. 1 -Avemmo per il dispiacere di non riuscire a convin-cerlo dell'impossibilit di negare, com'egli fece, la relazione trascendentale ; nonch dell'insufficienza di un rapporto sol-tanto logico con dei precisi fini e doveri per costituire una societ, specialmente se di ordine naturale. Il - Comunque certo che per un approfondimento della

    dottrina circa il inatrimonio dobbiamo seguire l'esempio del~ l'Aquinate, il quale ne esamina l'intima natura, prima di indagare sui beni e sui fini che chiamato a perseguire. In questa prospettiva giusto considerare tale istituto nell'atto di costituirsi ; e da questo punto di vista evidente la pre-minenza, soprattutto sul piano psicologico, ma anche sul piano ontologico, della mutua attrattiva dei contraenti, che si concreta in un patto d'amore. Ci che fonda infatti e costi-tuisce un matrimonio il consenso reciproco di un uomo e di una donna per una convivenza indivisibile. Ecco perch tra i beni del matrimonio questa indivisibilit reale ed affet-tiva costituisce quello pi essenziale : L'indissolubilit, che implicita nel sacramento, appartiene al matrimonio in se stesso ; poich proprio dal fatto che con il contratto matri-moniale gli sposi si sono concessi in perpetuo il dominio scam-bievole, segue che non si possano separare. Ed ecco perch

    1 Cf"r. KREMI>EL A., I..a d-Octrine ile la rlation rhez S. Thoma.'J, Expos6 hist. et systc-matiqu(', Parigi, Vrin, 1952.

  • INTRODUZIONE 17

    il matrimonio non pu mai essere disgiunto dall'inseparabilit : invece pu trovarsi privo di fedelt. e di prole, poich lessere 0 esistenza di una cosa non dipende dall'uso di essa. E da questo lato il bene del sacramento pi essenziale al matri-monio che la fede e la prole (q. 49, a. 3).

    Ci sembra che ai discepoli dell'Aquinate possa essere rim-proverata la co~fl!-si?ne tr~ l'amore c~niugale,_ che ?a questa funzione essenziahssima d1 rendere vivo o vitale il vincolo stesso, e la communicatio operum >, o mutuo aiuto, che tra i beni secondari del matrimonio. Si sa che invece per il loro maestro le due cose sono ben distinte. A convincersene basterebbe la soluzione che egli d all'obbiezione di chi tro-vava insufficiente l'enumerazione agostiniana dei beni del matrimonio, proprio perch la (( communicatio operum era stata trascurata. -Il Santo ben lungi dal replicare che code-sto bene rientra in qualche modo nel bonum sacramenti, lo fa rientrare per riduzione nel bonum prolis al servizio del quale ordinato (cfr. q. 49, a. 2, ad 1). Il patto indivisibile di amore e la sua durata nella convivenza familiare non potr dunque essere ridotto a un fine secondario, se consideriamo il matrimonio nella sua essenza e nel suo costituirsi.

    L'indissolubilit di una convivenza umana come quella del matrimonio, che unisce in un vincolo di amicizia, non solo i contraenti, ma persino i rispettivi fa miliari, come nota spesso S. Tommaso {cfr. infra, q. 54, a. 3), giustifica gi a suo modo la copula carnale, chiamata ad assicurarla e a rinsaldarla. E in tal senso non sono da respingere certe conclusioni prati-ohe suggerite dalle stesse teorie innovatrici, e meno che mai

    q~elle dei teologi e moralisti antichi, i quali non condanna vano come immorale l'uso del matrimonio neppure nei casi certi di infecondit. Il vincolo coniugale infatti gi per se stesso un valore a s stante nel contesto dell'umano consorzio.

    12 - Le cose cambiano invece se noi consideriamo il matri-monio gi costituito e quindi in ordine dinamico, e ci chie-diamo quali siano gli scopi cui esso preordinato dalla natura e quindi da Dio. Allora infatti, sebbene non si escludano altri fini intimamente connessi con i caratteri specifici della sessua-lit umana, il fine che emerge come primario su ogni altro . certamente la prole. Per dire il contrario bisognerebbe dimostrare che la vita di una persona umana ( quod est perfectissimum in tota natura&) sia un bene meno grande e nobile dei rapporti affettivi dei coniugi dai quali essa pro-mana. La divisione dei due sessi e il loro rapporto reciproco non sono concepibili fuori della sfera animale. Ora, per

    2 - XXXI

  • 18 IL MATRIMONIO

    quanto speciale possa essere, la specie umana rimane nel ge-nere, in cui le funzioni sessuali sono a servizio della specie.

    La consistenza logica della dottrina tradizionale su questo punto apparsa a S. Tommaso cos solida da non ammettere esitazioni.

    13 - Ecco del resto come essa viene presentata nei suoi sviluppi essenziali fino ai nostri giorni da un teologo che pur dichiara di non esserne del tutto persuaso :

    In una forma alquanto generica il nucleo f andato della dottrina antica potrebbe essere all" incirca questo :

    1) La sessualit, la vita sessuale e anche l'atto singolo non sono rimessi semplicemente alla preferenza e an opinione per-sonale dell'individuo, ma hanno in s per loro natura e strut-tura essenziale, un significato interiore e una finalit, che non si arresta all"individuo e al rapporto tra le due persone, bensi rimanda oltre, alr ordine cio della creazione e alle istanze delr umanit. La sessualit legata ad un ordine. Questo ordine a servizio non solo del singolo, ma della umanit. Qui dominano non solo il piacere e l"nteresse del singolo, ma ~i devono raggiungere dei fini prestabiliti dall"intera creazione.

    2) Quali sono questi fini 1 La sessualit ha un profondo significato, tanto per la maturazione della personalit singola quanto per il rapporto reciproco e sopra tutto per la cono-scenza e amore vicendevole degli sposi. Ma allo stesso tempo essa, in tutta la sua disposizione interiore, la sua dinamica e il suo significato, rivolta a qualcosa ehe aldil di se stessa, cio alla riproduzione del genere umano, ad assicurare all'umanit costante riproduzione ed accrescimento.

    3) Questa finalit strettamente connessa con la diversit dei sessi e il loro reciproco coordinamento, con r istituzione del matrimonio, e deve trovare nel matrimonio, nel rapporto coniugale e nen agire dei coniugi, la sua salvaguardia e la sua attuazione.

    Anche l'atto singolo deve rimanere in qualche modo coor-dinato e subordinato a questa finalit.

    4) Questo coordinamento e subordinazione, questo asservi-mento alla funzione globale del matrimonio, pu per avvenire immediatamente o mediatamente, direttamente o indiretta-mente. Finch il matrimonio tiene alta la volont di conser-vare tutti i suoi fini essenziali ed anche di realizzarli a tempo debito con piena coscienza delle responsabilit, finch inoltre il singolo atto non astratto da tutto rinsieme del matrimonio, n compiuto come un fatto puramente animalesco, bensl serve

  • IL MATitlMONIO ) (Suppl., qq. 4!-68) t

    I) in quanto compito naturale (q. U) Il) in quanto sacramento (q, 42)

    III) direttamente nella sua natura / e nelle sue impli- \ canze: I

    1) gli sponsali, o fidanzamento (q. 43) 2) natura del matrimonio (q. U)

    3) il con'ilenso quale sua causa efficiente :

    ( a) in se stesso (q. 45) ' b) accompagnato dal giuramento ' c) coatto e condiziona.le (q. 4 7) { d) oggetto del consenso ( q. 4 8)

    4) i beni dcl matrimonio (q. 49) a) in generale (q. 50)

    5) impedimenti per il m. da contral'l'e : < b) in particolare:

    I

    o dall'atto coniugale (q. 46)

    1) errore (q. 51) 2) condizione servile (q. 52)

    \

    3) voti e ordine sacro (q. 53) 4) CODAnnguineit (q. 54) 5) affinit (q. 55)

    I

    < ~ a) spirituale (q. 56)

    16) parentela : I b) legale (q. 57) 7) impotenza, maleficio, follia, incesto e difetto di et (q. 58) 8) disparit di culto (q. 59)

    \ 9) uxoricidio (q. 60) a) mediante il voto solenne (q. 61)

    6) dissoluzione del m. contratto : b) mediante l'adulterio (q. 62) 7) lo seconde nozze (q. 63) I 8) problemi annessi al m. I a) il debito coniugalo (q. 64) b) la poligamia (q. 65) c) la bigamia che provoca l'irregolarit (q. 66)

    d) il libello del ripudio (q. 67) e) i figli illegittimi (q. 68)

  • IL MATitIMONIO ) (Suppl., qq. 4!-68) III) direttamente

    nella sua natura , e nello sue impli- \ canze: 1

    1) gli sponsali, o fidanzamento (q. 43) 2) natura del matrimonio (q. 44)

    3) il con'3enso quale sua causa efficiente :

    ( a) in se stesso (q. 45) ' b) accompagnato dal giuramento ' c) coatto e condizionale (q. 4 7) { d) oggetto dcl consenso ( q. 4 8)

    4:) i beni dcl matrimonio (q. 49) a) in generale (q. 50)

    5) impedimenti per il m. da contrarre:< b) in particolare:

    I

    o dall'atto coniugale (q. 46)

    1) errore (q. 51) 2) condizione servilo (q. 52)

    \

    3) voti e ordine sacro (q. 53) 4) commnguineit (q. 54) 5) affini (q. 55)

    ' < ) a) spirituale (q. 51

    16) parentela : I b) legale (q. 57) 7) impotenza, maleficio, follia, inoes1 e difetto di et (q. 58) 8) disparit di culto (q. 59)

    \ 9) uxoricidio (q. 60) a) mediante il voto solenne (q. 61)

    6) dissoluzione del m. contratto: b) mediante l'adulterio (q. 62)

    a) il debito coniugalo (q. 64) b) la poligamia (q. 65)

    7) le seconde nozze (q. 63) I 8) problemi anneesl al m. I c) la bigamia che provoca l'irregolarit (q. 66)

    d) il libello del ripudio ( q. 6 7) e) i :figli illegittimi (q, 68)

  • AVVERTENZE

    I. Nel testo italiano sono stati eliminati i richiami e le indica-zioni delle opere citate, perch figurano a fronte nel testo latino.

    Dove l'intelligibilit della frase lo richiedeva stato inserito qualche termine o qualche espressione tra [ ], per facilitare la comprensione del testo senza ricorrere a perifrasi.

    Nella punteggiatura si segue ordinariamente il latino, per dare agio al lettore di controllare la traduzione e di consultare il testo originale.

    I richiami delle note sono tutti nel testo italiano, esse per conti-nuano anche sotto il testo latino e talvolta nelle pagine seguenti.

    2. Il testo critico latino dell'Edizione Leonina riprodotto con la pi scrupolosa fedelt. La sola enumerazione degli articoli all,inizio della Quaestio stata fatta senza capoversi.

    Manca per, nella nostra edizione, l'apparato critico. Le sole varianti di un certo interesse vengono prese in considerazione nelle note.

    Le citazioni, o i dati complementari delle citazioni, che l'Ed. Leonina riporta in margine, sono state inserite nel testo tra [ ]. Soltanto i versetti della Sacra Scrittura - in corsivo - figurano senza altri contrassegni.

    Le citazioni e i luoghi paralleli sono semplificati con criteri tecnici moderni.

    Le Opere dei SS. Padri sono citate secondo le diciture pi co-~uni : per non infarcire troppo il testo di elementi estranei. ab .. biamo trascurato i titoli e le enumerazioni meno usuali. Dove i richiami sono vere correzioni del tosto della Somma, vengono riportati in nota.

  • QUESTIONE 41 Il matrimonio quale compito naturale.

    V cniamo ora a tratta.re del ma.tdmonio. Primo, in quanto com-pito naturale ; secondo, in quanto sacramento ; terzo, consideran-dolo direttamente nella sua natura. 1

    Sul primo argomento si pongono quattro quesiti : I. Se il ma-trimonio sia di ordine naturale ; 2. Se attualmente esso sia di precetto ; 3. Se il suo atto sia lecito ; 4. Se possa essere meritorio.

    ARTICOLO I Se il matrimonio sia di ordine naturale. 2

    SEMBRA che il matrimonio non sia di diritto naturale. Infatti: 1. di diritto naturale ci che la natura insegna a tutti gli

    animali. Ora, negli altri animali ci sono i rapporti sessuali, senza il matrimonio. Dunque il matrimonio non di diritto naturale.

    2. Ci che di diritto naturale si riscontra in tutti gli uomini in qualsiasi stato di civilt. In vece il matrimonio non si riscontra in qualsiasi momento della civilt umana ; poich, come riferisce Cicerone, da principio gli uomini erano selvaggi, e allora nessuno riconosceva i propri figli e l'unione stabile del matrimonio. 3 Perci il matrimonio non di ordine naturale.

    3. Le cose naturali sono identiche press tutti [i popoli]. Il matrimonio invece non ha la stessa forma presso tutti: variando la sua celebrazione secondo le varie leggi. Quindi non naturale.

    4. I mezzi di cui la natura pu fare a meno per raggiungere i suoi scopi non sono naturali. Ma la natura mira alla conserva-

    1 Nel Commento alle Sentenze, dal qua.le dirottamento e materialmente stato rica-vato il trattato del Supplemenlo, l'Autore inizia con lo considerazioni seguenti : Il Maestro [cio Pietro Lombardo], dopo aver trattato del sacramento dell'Ordine, che ordinato all'incremento spirltualo della Chiesa, qui comincia a trattare del matri-monio, che ordinato all'incremento materialo dei fedeli. La sua esposizione si divide in due parti: nella prima (4 Sent. dd. 26-33) egli tratta dcl matrimonio stesso ; nella seconda delle persone che Io contraggono (4 Sent., dd. 34-42) . Cosi all'inizio della distinzione 26; e al termine della medesima, nell'esposizione del testo, imposta e risolve il seguente quesito: Sombm che del matrimonio egli avrebbe dovuto trat-tare prima che dell'ordine sacro ; perch ci che animale prima di ci che spitituale, come dice S. Paolo in 1 Oor. 15, 46. - Si tisponde che sebbene ci ohe animale sia prima in ordine genetico, per posteriore in ol"dine di perfezione : perci qnel sacramento che occupa il grado minimo nella spiritualit va mosso all'ul-timo posto tta i sacramenti.

    1 La naturalitd di cui si pat'la In questo campo non da prendersi in senso flsico-

  • QUAESTIO 41 De matrimonio inquantum est in officiwn naturae.

    PosT haec considerandum est de matrimonio. Et primo agen-dum est de co inquantum est in officium na.turae ; secundo, in-quantum est sacramentum [q. 42]; tertio, inquantum absolute et secundum se consideratur [q. 43].

    Circa primum quaeruntur quatuor. Primo: utrum sit de iure naturali. Secundo : utrum nune sit in praeccpto. Tertio : utrum eius actus sit licitus. Quarto : utrum possit esse meritorius.

    ARTICULUS l Utrum matrimoniu.m sit naturale.

    (4 Sent., d. 26, q. 1, a.. 1) AD PRIMUM SIC PROCEDITUR. Videtur quod matrimonum non

    sit naturale. Quia ius naturale est quod natura omnia animalia docuit [Dig. I, I, Dc Iustit. et Iure, l]. Sed in aliis animalibus est coniunctio sexuum absque matrimonio. Ergo matrmonium non est de iure naturali.

    2. PRAETEREA, id quod est dc iure naturali, invcntur in homini-bus secundum quemlibet statum eorum. Sed matrimonium non fuit in quolibet statu hominum : quia, sicut dicit Tullius, in 1 Rhetoric. [1 De Invent. Rhetor., c. 2), homines a principio sylvestrcs erant, et tunc nemo scivit proprios liberos nec ccrtas nuptias , in quibus matrimonium consistit. Ergo non est naturale.

    3. PRAETEREA, naturalia sunt eadem apud omnes [ 8 Phys., c. 7, lect. 15]. Sed non eodem modo est matrimonium apud omnes : cum pro diversis legibus diversmode matrimonium cclebretur. Ergo non est naturale.

    4. PRAETEREA, illa sine quibus potest salvari naturae intentio,

    -biologico, come qualche critico frettoloso ha osato rimproverare persino all'Enciclica. Humanae vitae di Paolo VI. II nostro Autore penser da s a chiarire l'equivoco nel corpo dell'articolo. Per una. perfetta conosoonza del pensiero dell'Aquinate in Proposito sl devono tener presenti i luoghi paralleli: 11-11, q. IM, a.. 2; 3 Cont. OOle umana uno di quei miti che sembra.no indispensabili per una. conce-i:._ne materia.Usta dell'universo. Ecco perch essa non cesser dl essere appa~iona

    ent.e e :i.Ilg'egnosamente difesa. 1lno a. ohe ceistcranno dci filosofi ma.terlalisti.

  • 2i LA SOMMA TEOLOGICA, Suppl., q. 41, a. 1

    zione della specie mediante la generazione, la quale pu avvenire anche fuori del matrimonio, p. es., nella fornicazione. Dunque il matrimonio non d'ordine naturale.

    IN CONTRARIO : 1. All'inizio del Digesto 1 si legge : un diritto naturale l'unione dell'uomo e della donna, che noi chiamiamo matrimonio .

    2. Il Filosofo insegna, che l'uomo un animale pi coniugale che politico . Ora, l'uomo , come egli scrive, per natura un animale politico e socievole . Quindi per natura coniugale. Il matrimonio perci di ordine naturale.

    RISPONDO : Una cosa pu essere naturale in due maniere. Pri-mo, perch prodotta necessariamente da cause naturali : cio come naturale per il fuoco salire verso l'alto. E il matrimonio in tal senso non naturale : 1 come non lo quanto viene compiuto con il libero arbitrio.

    Secondo, pu dirsi naturale una cosa cui la natura ha inclina-zione, ma che viene compiuta mediante il libero arbitrio : sono naturali in tal senso gli atti di virt. E in questo senso naturale il matrimonio: poich ad esso la ragione naturale inclina per due motivi. Primo, per raggiungere il suo fine principale che la prole. 8 Infatti la natura non mira soltanto alla generazione della prole, ma anche al suo sostentamento e alla sua educazione fino alla maturit perfetta dell'uomo in quanto uomo, cio alla forma-zione nella virt. Cosicch, a detta del Filosofo, dai genitori rice-viamo tre cose, e cio : l'essere, il nutrimento, e l'educazione . Ora, il figlio non potrebbe essere educato ed istruito, se non avesse genitori ben noti e determinati. E questo non avverrebbe, se non ci fosse un legame stabile dell'uomo con la donna.

    Secondo, per raggiungere il fine secondario del matrimonio, che l'aiuto reciproco dci coniugi nella vita di famiglia.' Infatti la ragione naturale come spinge gli uomini ad abitare insieme, perch uno non basta a se stesso nelle necessit della vita, ragion per cui si dice che l'uomo per natura un animale politico; cosi

    1 Il Digeslo, o Pandette. la raccolta delle decisioni e dei pareri espressi dal giuristi romani, compilata per ordine di Giustiniano e da lui promulgata noi 533.

    1 Si noti bene questa prima conclusione. L'Autore esclude cho il matrimonio rientri tra. le cose naturali di tal genere, pereh6 lo considera. formalmente qua.lo istituzione stabile e giuridiC'.amente deftnit&. Ben diversa sarebbe la soluzione, se egli si fosse limitato a considerare il fenomeno doll'accoppiamonto doi due sessi (vedi ad 1 ). Sebbene infatti l'uomo abbia la facolt di guldaro l'istinto sessuale per innegabile che esso deriva per necessit da un impulso fisico-biologico. Per S. Tommaso il moralista. e il teologo, Plll' tenendo nel debito conto la componente flslologioa, devono considerare i rapporti dell'uomo con la donna. nel matrimonio su di un piano schiet-tamente morale. - Non sempre i teologi pl recenti r.he hanno rimproverato a.oor bamente all'Aquinate di aver seguito in questo campo le orme di Aristotele e di S. Agostino, hanno saputo leggere con intelligenza. questa pericope fondamenta.le. innegabile quindi che le conoscenze fisiologiche o biologi.che dl S. Tommaso sono lnsufficientl ed in Parte errate ; ma non su di esse che egli costruisce il suo trat tato sul matrimonio.

    Circa il flne principale del matrimonio abbiamo gi riferito sommarla.mente le opinioni e le dispute pi recenti, ed espresso il nostro parere nella. Introduzione

  • IL MATRIMONIO QUALE COMPITO NATURALE 25

    non videntur esse naturalia. Sed natura intendit conservationem speciei per generationem, quae potest esse sine matrimonio, ut pa-tet in fomicariis. Ergo matrimonium non est naturale.

    S:mD CONTRA EST quod in principio Digestorum [loco cit.] dicitur : Iue naturale est maris et fcminae coniunctio, quam nos matri-monium appellamus .

    2. PRAETEREA, Philosophus, 8 Ethic. [c. 12, lect. 12], dicit quod homo est magis naturalitC'r coniugale animal quam politicum . Sed homo est naturaliter animai politicum et gregale , ut ipse dicit [9 Ethic., c. 9, lect. 10]. Ergo est naturaliter coniugale. Et sic coniugium, sive matrimonium, est naturale.

    R:msPONDEO DICENDUM quod aliquid dicitur esse naturale dupli~ citer. Uno modo, sicut ex principiis naturae ex necessitate causa-tum : ut moveri sursum est naturale igni, etc. Et sic matrimonium non est naturale: nec aliquid eorum quae mediante libero arbitrio complentur.

    Alio modo dicitur naturale ad quod natura inclinat, sed mediante libero arbitrio completur : sicut actus virtutum dicuntur naturales. Et hoc modo matrimonium est naturale : quia ratio naturalis ad ipsum inclinat dupliciter. Primo, quantum ad principalem eius finem, qui est bonum prolis. Non enim intendit natura solum generationem prolis, sed traductionem et promotionem usque ad perfectum statum hominis inquantum homo est, qui est status virtutis. Unde, secundum Philosophum [8 Ethic., c. 12, lect. 12], tria. a parentibus habemus : scilicet esse, nutrimentum et discipli-na.m . Filius autem a parente educari et instrui non posset nisi determinatos et certos parentes haberet. Quod non esset nisi esset a.liqua obligatio viri ad mulierem determinatam, quae matrimo-nium facit.

    Secundo, quantum ad secundarium finem matrimonii, qui est mutuum obsequium sibi a coniugibus in rebus domestieis impen-sum. Sicut enim naturalis ratio dictat ut homines simul cohabi-tent, quia unus non sufficit sibi in omnibus quae ad vitam perti-nent, ratione cuius dieitur homo naturaliter politicus ; ita etiam eorum quibus indigetur ad humanam vitam, quaedam opera sunt

    (nn. 10 es.). Stando con rigore al testo, cl sembra di poter dire che qui S. Tommaso P&rla per U momento dei ftni oggettivi, presupponendo il flnc soggettivo e imma-nente dell'istituzione stessa, che l'amore reciproco e il consenso coniugale. Si se. ohe quest'ultimo costituisce la torma stessa del matrimonio, ed pi essenziale al matrimonio che la fedelt e la prole (q. 49, a. 3). Nella Terza Parte, che opera della sua perfetta maturit S. Tommaso cosi esprime In modo inequivocabile il suo PeDBlero: La forma del matrimonio consiste in una indivisibile congiunzione degli animi, mediante la quale un coniuge tenuto alla fedelt. indivisibile verso l'altro. Mentre il fine del matrimonio la prole da generare e da educare (111, q. 29, a. 2).

    Non possiamo condividere l'opinione di chi vorrebbe Includere in questo fine og-aretttvo secondario l'affetto coniugale. L'aiuto reciproco di cui si parla infatti unD effetto di codesto rapporto affettivo, sia per S. Tommaso che per Aristotele.

    obbiamo dire quindi che l'uno e l'altro di codesti e maestri di color che sanno , sl :no limitati a. considera.re I ftni oggettivi della vita coniugale, lasciando sottinteso ..!::9 IOftettlvo e immanente ohe l'amore coniugale. Questo ftne costitutlvo e ----nente la forma steeea. del matrimonio.

  • 26 LA SOMMA TEOLOGICA, Suppi., q. 41, a. 1

    nelle necessit della vita umana alcuni uffici spettano agli uomini ed altri alle donne. Perci la natura consiglia una convivenza dell'uomo con la donna, nella quale appunto consiste il matrimo-nio. - Questi sono i motivi ricordati da Aristotele.

    SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTl : 1. La natura ha posto nell'uomo due serie d'inclinazioni. Alcune riguardano cose che convengono alla natura nel suo genere : e queste son comuni a tutti gli ani-mali. Altre riguardano cose che convengono alla. natura. nella. sua differenza, cio in quanto la specie umana, perch ragionevole, superiore al genere: come avviene per gli atti di prudenza e di temperanza. E come la natura del genere, pur essendo unica in tutti gli animali, tuttavia non ha in essi lo stesso grado, cos non inclina alla stessa maniera, ma nel modo che si addice a ciascuno.

    Ora, la natura umana inclina al matrimonio in forza del suo elemento differenziale per il secondo motivo indicato. Il Filosofo infatti, nel dare questo motivo, mette l'uomo al disopra degli altri animali. - Invece l'inclinazione dovuta al primo motivo dipende dal genere. Ecco perch egli dice, che la procreazione dei figli comune a tutti gli animali . Tuttavia la natura non inclina tutti allo stesso modo. Poich ci sono degli animali i cui figli appena nati sono in grado di procurarsi il cibo, oppure possono esserne provvisti dalla madre : e in essi non e' nessuna associazione tra maschio e femmina. In quelli invece che han bisogno di essere sostentati da entrambi, ma per breve tempo, esiste un vincolo per il tempo suddetto : com' evidente nel caso di certi uccelli. Ma nell'uomo, in cui i figli hanno bisogno dei genitori per lungo tempo, deve esserci un legame fortissimo ed esclusivo tra maschio e femmina, al quale inclina anche la natura del suo genere.

    2. I.-c parole di Cicerone possono esser vere per un dato popolo (considerando rorigine prossima di esso, in quanto si distingue dagli altri popoli) : poich non tutti i soggetti portano ad effetto l'inclinazione naturale. Ma esse non son vere universalmente : poich la Scrittura ci ricorda che agli inizi del genere umano esi-steva il matrimonio.

    3. La natura umana, come scrive il Filosofo, non immutabile come quella divina. Perci gli istituti di diritto naturale variano secondo gli stati e le condizioni umane: sebbene gli elementi di diritto divino per natura non cambino in nessun modo. 1

    4. La natura non mira soltanto all'esistenza deUa prole, ma alla sua perfetta esistenza. E per essa si esige il matrimonio, com' evidente dalle spiegazioni date.

    1 La traduzione di quest'ultima frase piuttosto libera ; perch, stando con rigore al testo, avremmo dovuto renderla pi o meno nei termini seguenti : sebb~nc le cose esistenti in Dio per loro natura non cambino a:ffatto . Ma cosi eesa non si lega troppo bene al discorso precedente. Ci sembra. che l'Autore non voglia scosta.rei tanto

  • IL MATRIMONIO QUALE COMPITO NATURALE 27

    competentia viris, quaedam mulieribus. Unde natura monet ut sit quaedam associatio viri ad mulicrem, in qua est matrimonium. _Et has duas causas ponit Philosophus in 8 Ethicorum [c. 12, lect. 12].

    AD PRIMUM ERGO DIOENDUM quod natura hominis ad aliquid inclinat dupliciter. Uno modo, quia est convenicns naturac gene-ris : et hoc est commune omnibus animalibus. Alio modo, quod est convenicns naturac difTf'r

  • 28 LA SOMMA TEOLOGICA, Suppl., q. 4.1, a. 2

    ARTICOLO 2 Se il matrimonio sia tuttora di precetto. 1

    SElrBRA che il matrimonio sia tuttora di precetto. Infatti : 1. Un precetto obbliga fino a che non viene revocato. Ora, nella

    sua prima istituzione il matrimonio era di precetto, come si legge nel testo (delle Sentenze] : e tale precetto non si legge che sia stato mai revocato ; anzi fu confermato : Non divida l'uomo quello che Dio ha congiunto . Dunque il matrimonio tuttora di precetto.

    2. I precetti del diritto naturale obbligano in ogni tempo. Ma il matrimonio di diritto naturale, come sopra abbiamo dimostrato. Dunque, ecc.

    3. Il bene della specie superiore al bene dell'individuo: poich, a detta di Aristotele, il bene del popolo pi divino che il bene di un uomo singolo 1>. Ora, il precetto dato al primo uomo per la conservazione dell'individuo con la nutrizione ancora in vigore. Perci a maggior ragione vige il precetto del matrimonio per la conservazione della specie.

    4. Un obbligo rimane fino a che sussiste il motivo che lo impone. Ebbene, gli uomini primitivi erano obbligati al matrimonio, per non compromettere il moltiplicarsi del genere umano. Ma poich si avrebbe lo stesso risultato, se ognuno liberamente potesse aste~ nersi dal matrimonio; chiaro che il matrimonio di precetto.

    IN CONTRARIO : I. S. Paolo afferma : Chi non sposa la sua figliola fa meglio di chi la sposa. Perci contrarre matrimonio ora non di precetto.

    2. La trasgressione di un precetto non pu meritare un premio. Ora, ai vergini promesso un premio, cio una speciale aureola. Dunque il matrimonio non di precetto. 9

    RISPONDO : La natura offre due tipi di inclinazioni. Il primo la tendenza verso ci che necessario alla perfezione di ciascuno. E tale inclinazione obbliga tutti : poich ]e perfezioni naturali (personali] sono comuni a tutti. - Il secondo la tendenza verso ci che necessario alla societ. Ma trattandosi di cose molteplici, e incompatibili tra loro, ciascuno non obbligato ad esse sotto precetto, altrimenti ognuno sarebbe obbligato a fare il contadino, il muratore e tutti gli altri mestieri necessari alla convivenza

    1 I~uoghi Paralleli veri o Propri non si riscontrano nelle altre opere dolP Autore, ma evidente che l'argomento viene svolto sotto altro aspetto in tutte quelle pcri-copi in cui si difende l'eccellenza della verginit e della castit consacrata. Vedi sopra II-Il, q. 152, a.a. 2-4; q. 153, a. 2, ad I; 4 Sent., d. 26, q. 1, a. 2; d. 33, q. 3, a. 2, a.d 1, 2; 3 Cont. Gent., cc. 136, 137; lJe Malo, q. 15, a. 2, ad 13; De Virt., q. 1, a. 13, ad 6; 2 Ethic., lect. 2; In 1 Cor,. c. 7, lcctt. 58.

    In proposito si espreRSo pi volte il magistero ecclesiastico. La definizione pi solenne la troviamo nella sessione XXIV del Concilio di Tronto : Se uno afferma

  • IL MATRIMONIO QUALE COMPITO NATURALE. 29

    ARTICULUS 2 Utrum matrimonium adhuc maneat suh praecepto.

    (4 Sent., d. 26, q. l, a. 2) AD SECUNDUM SIC PROCEDITUR. Videtur quod matrimonium

    adhuc maneat sub praecepto. Quia praccepium obligat qua.ndiu non revocatur. Sed prima institutio matrimonii fuit sub praecepto, ut in littera [d. 2, c. Prima institutio] dicitur: nec unquam hoc praeceptum legitur revocatum ; immo confrmatum, Matth. 19, 6 : Quod Deus coniunxit homo non separet . Ergo adhuc est matrimonium sub praccepto.

    2. PRAETEREA, praecepta iuris naturalis secundum omne tem-pus obligant. Sed matrimonium est dc iure naturali, ut dictum est [a. praec.]. Ergo, etc.

    3. PRAETEREA, honum speciei est melius quam honum individui: quia e honum gentis est divinius quam honum unius hominis , ut dicitur 1 Ethic. [c. 2, lect. 2]. Sed pracceptum primo homini da-tum ad conservationem individui per actum nutritivae [Gen. l, 29; 2, 16], adhuc obligat. Ergo multo magis praeceptum de matri-monio, quod pertinet ad conservationem speciei.

    4. PRAETEREA, uhi manet eadem ratio ohligans, eadcm ohligatio ma.nere dehet. Sed propter hoc obligabantur homines ad matri-monium antiquo tempore, ne multiplicatio humani goneris cessa-ret. Cum ergo hoc idem sequatur si quilibet libere potest a matri-monio abstinere, videtur quod matrimonium sit in praccepto.

    SED CONTRA EST quod dicitur 1 Cor. 7, 38 : Qui non iungit matrimonio virginem suam, melius facit , scilicet quam qui iungit. Ergo contractus matrimonii nunc non est sub praecepto.

    2. PRAETEREA, nulli dehetur praemium pro transgressionc prae-cepti. Sed virginibus dehetur speciale praemium, scilicet aureola. Ergo matrimonium non est sub praecepto .

    . RESPONDEO DICENDUM quod natura inclinat ad aliquid dupli-c1ter. Uno modo, sicut ad id quod est necessarium ad perfectionem unius. Et talis inclinatio quemlibet obligat : quia naturales per-fectiones omnibus sunt communes. - Alio modo inclinat ad ali-quid quod est necessarium multitudini. Et cum multa sint huius-m.odi, quorum unum impedit aliud, ex tali obligatione non obli-gat!11" quilihet homo per modum praecepti, alias quilibet homo obligaretur ad agriculturam et ad aedifcatoriam et ad huiusmodi officia, quae sunt necessaria communitati humanae : sed inclina-

    che lo stato coniugale superiore allo stato di verginit o celibato, e che non n;.,-uo e preferibile restare nella verginit o nel celibato, che unirsi in matrimonio, ' 8COID.unica.to (cfr. DE'!ll'Z.-S., 1810). - Nel 1954 Pio XII ha ribadito questa dot-~ tra.dizionaJ.e della Chiel'l& nella. sua enciclica Sacra Viruinitas (cfr. DENz s.,

    Il).

  • 30 LA S0~1MA TEOLOGICA, Suppl., q. 41, aa. 2-3

    umana: ma si soddisfa all'inclinazione naturale per il fatto che varie persone esercitano i vari mestieri.

    Ora, poich alla perfezione della societ umana necessario che alcuni si dedichino alla vita contemplativa, la quale trova il mas-simo ostacolo nel matrimonio, quest'ultimo, a detta anche dei filosofi, non pu obbligare sotto precetto. E Teofrasto 1 dimostra che al sapiente non conviene sposarsi.

    SOLUZIONE DELLE DIFJ!'ICOLT : 1. Il precetto in parola non stato revocato. Esso tuttavia non obbliga ciascuno, per la ragione esposta, se non in quel tempo in cui il piccolo numero degli uomini esigeva che ciascuno attendesse alla procreazione.

    2. 3. Da quanto abbiamo detto evidente la risposta alla se-conda e alla terza difficolt.

    4. La natura umana inclina, come abbiamo detto, ad atti e compiti diversi ; ma poich essa diversa nei vari individui, inclina maggiormente chi a un compito e chi a un altro. E per tale diversit, guidata dalla divina provvidenza che governa tutte le cose, avviene che si scelga questo o quell'altro mestiere, l'agricol-tura, p. es. Cosi avviene pure che alcuni scelgono il matrimonio, e altri la vita contemplativa. Perci nessun danno minaccia per questo la societ.

    ARTICOLO 3 Se l'atto matrimoniale sia sempre peccato. 2

    SEMBRA che l'atto matrimoniale sia sempre peccato. Infatti : 1. S. Paolo scrive : Quelli che hanno moglie siano come se non

    l'avessero. Ma ai non sposati non lecito l'atto matrimoniale. Dunque anche gli sposati peccano in quell'atto.

    2. In Isaia si legge : l.ie nostre iniquit hanno messo la divi-sione tra noi e il nostro Dio. Ora, l'atto matrimoniale distoglie l'uomo da Dio; ecco perch nell'Esodo si comanda al popolo che doveva vedere Dio, di non accostarsi alle proprie mogli ; e San Girolamo afferma che nell'atto matrimoniale lo Spirito Santo non influisce sul cuore dei profeti. 8 Perci quell'atto peccato.

    3. L'atto che turpe in se stesso in nessun modo pu essere compiuto bene. Ora, l'atto matrimoniale accompagnato dalla concupiscenza, che sempre turpe. Dunque peccaminoso.

    1 Teofra.

  • IL MATRIMONIO QUALE COMPITO NATURALE 31

    tioni naturae satisfit cum per diversos diversa complentur de praedictis.

    Cum ergo ad perfectionem humanae multitudinis sit necessa-rium aliquos contemplativae vitae inservire, quae maxime per matrimonium impeditur ; inclinatio naturae ad matrimonium non obligat per modum praecepti, etiam secundum philosophos. Unde Theophrastus probat [Apud H1ERON. 1 Oont. Iovin., n. 47] quod sapienti non expedit nnbere.

    AD PRlMUM ERGO DICENDUM quod pracccptum illud non est revocatum. Nec tamen obligat unumquemque, ratione iam [in corp.] dieta : nisi illo tempore quo paucitas hominum e:x.igebat ut quilibet generationi vacaret.

    Ad secundum et tertium patet responsio ex dictis [ibid.]. AD QUARTUM DICENDUM quod natura humana communiter ad

    diversa officia et actus inclinat, ut dictum est [ibid.] : sed quia est diversimode in diversis, secundum quod individuatur in hoc vel in illo, unum magis inclinat ad unum illorum officiorum, alium ad aliud. Et ex hac diversitate, simul cum divina providentia, quae omnia moderatur, contingit quod unus eligat unum officium, ut agriculturam, alius aliud. Et sic etiam contingit quod quidam eligunt matrimonialem vitam, et quidam contemplativam. Unde nullum periculum imminet.

    ARTICULUS 3 Utrum aetus matrimonialis semper sit peccatum.

    (4 Sent.., d. 26, q. 1, a. 3) AD TERTIUM SIC PROCEDITUR. Vidctur quod actus matrimo-

    nia.lis semper sit peccatum. 1 Oor. 7, 29 : Qui nubunt, sint tan-quam non nubentes . Scd non nubentes non habent actum matri-monialem. Ergo etiam nubentes peccant in actu illo.

    2. PRAETEREA, Isaiae 59, 2 : Iniquitates nostrae diviserunt inter nos et Deum nostrum . Sed actus matrimonialis dividit hominem a Deo: unde Exodi 19, 16 praecipitur populo qui debe-bat Deum videre, quod non accederent ad uxores suas ; et Hieronymus dicit [ORIGEN., homil. 6 in Num.] quod in actu matrimoniali Spiritus Sanctus prophetarum corda non tangit ~. Ergo est iniq uitas .

    .3. PRAETEREA, illud quod secundum se est turpe, nullo modo po~st bene fieri. Sed actus matrimonialis habet concupiscentiam ad1unctam, quae semper est turpis. Ergo semper est peccatum.

    di; Com come suona la. frase non si riscontra in S. Girolamo (cfr. Ep. 22 Ad Eusf.o N ""' nn. 22 s. ; ML 22, 409) ; un pensioro analogo espresso da Or.igene (cfr. In

    um., hom. VI, n. 3 ; MG 12, 610).

  • 32 LA SOMMA TEOLOGICA, Suppl., q. 41, a. 3

    4. Ha bisogno di essere scusato solo ci che peccato. Ma l'atto matrimoniale ha bisogno di essere scusato dai beni del ma trimonio, come insegna il Maestro [delle Sentenze]. Quindi pec-cato.

    5. Cose della medesima specie meritano identico giudizio. Ma l'atto matrimoniale appartiene alla medesima specie dell'atto di adulterio: poich entrambi hanno il medesimo oggetto, cio la procreazione di un essere umauo. Perci, essendo peccato l'atto di adulterio, lo pure l'atto del matrimonio.

    6. Ogni eccesso di passione distrugge la virt. Ora, nell'atto matrimoniale c' sempre un eccesso di piacere: al punto da som-mergere la ragione, che il bene principale dell'uomo ; infatti il Filosofo scrive, che impossibile all'uomo intendere allora una qualsiasi cosa . Quindi l'atto matrimoniale sempre peccato.

    IN CONTRARIO : 1. S. Paolo dichiara : Se una vergine si sposa, non pecca 1> ; e ancora : voglio che le pi giovani si sposino, fac-ciano figli. Ma la procreazione dei figli non possibile senza la copula carnale. Dunque l'atto matrimoniale non p~ccato : altri-menti lApostolo non avrebbe voluto tali cose.

    2. Nessun peccato pu essere di precetto. Ora, l'atto matrimo-niale materia di un precetto: Il marito renda alla moglie quel che deve 1>. Quindi non peccato. 1

    RISPONDO: Se ammettiamo che la natura corporea stata creata buona da Dio, impossibile affermare che quanto richiesto alla conservazione di tale natura, ed secondo l'inclinazione naturale, sia universalmente cattivo. Perci, esistendo l'inclinazione natu-rale alla procreazione della prole, che assicura la conservazione della specie, impossibile affermare che l'atto con il quale viene procreata la prole sia del tutto illecito, cosi da non ammettere il giusto mezzo della virt : - a meno che non si voglia asserire, secondo la follia di alcuni, 2 che gli esseri corruttibili sono stati creati da un Dio cattivo. Dal quale errore forse deriva l'opinione, cui accenna il testo [delle Sentenze]. Perci si tratta di una pes-sima eresia.

    SOLUZIONE DELLE DIFFICOLT : I. L'Apostolo con quelle parole non volle proibire l'atto del matrimonio, come non proibiva il possesso dei beni col dire : Quelli che usano di questo mondo siano come se non ne usassero; ma in entrambi i casi volle proi-bire che si scambiassero per fini tali mezzi. Il che risulta dalle espressioni che usa. Non disse infatti (( stiano senza usarne , oppure, rinunzino ad averla : ma siano come se non ne usas-sero, o non l'avessero 1>.

    2. Possiamo essere uniti a Dio e con la grazia abituale, e con l'atto della contemplazione o dell'amore. Ci che separa dal primo

    i Noi corso dei secoli la Chiesa ha dovuto pi volte combattere contro un esage-rato spiritualismo, ohe pretendeva condannare l'uso del matrimonio. La prima con-danna eapliclta del magistero tu quella dcl I Concilio di Braga, che riBale al 563, in cui si conda.nnarono le tosi di Mani e di Priscillia.no (cfr. DENZ.-S., 461). Bene-

  • IL MATRIMONIO QUALE COMPITO NATURALE 33 4. PRAETEREA, nihil excusatur nisi peccatum. Sed actus matri-

    m.onialis indiget excusari per bona matrimonii, ut Magister dicit [4 Sent., d. 26, c. Coniugii autem]. Ergo est peccatum.

    5. PRAETEREA, de similibus specie idem est iudicium. Sed con-cubitus matrimonialis est eiusdem speciei cum actu adulterii : quia ad idem terminantur, scilicet speciem hnmanam. Ergo, cum actus adulterii sit peccatum, et actus matrimonii.

    6. PRAETEREA, superfluitas in passionibus eorrumpit virtulem. Sed semper in actu matrimoniali est superfluitas delcctationis : adeo quod absorbet rationem, quae est principale hominis bonum ; unde Philosophus dicit, in 7 Ethic. [c. 11, lect. 11], quod impos-sibile est hominem aliquid in ipsa intelligerc 1>. Ergo actus matri-J:nonialis semper est peccatum.

    S:mn CONTRA, 1 Oar. 7, 28, 36 dicitur : Virgo, si nubat, non peccat ; et 1 Tim. 5, 14 : Volo iuvenculas nubere, procreare filios . Sed procreatio filiorum non potcst esse sine carnali con-innctione. Ergo actus matrimonialis non est peccatum: alias Apostolus non voluisset illud.

    2. PRAETEREA, nullum pcccatum est in praccepto. Scd actus matri.Ionialis est in praecepto : 1 Oor. 7, 3, Uxori vir debitum reddat . Ergo non est peccatum.

    R:msPoNDEO DICENDUM quod, supposito quod natura corporalis sit a Deo bona instituta, impossibile est dicere quod ea quae pertinent ad conservationem naturac corporalis, et ad quae natura inclinat, sint universalitcr mala. Et ideo, cum inclinatio sit natu-ra.e ad prolis procreationcm, per quam natura speciei conservatur, impossibile est dicere quod actus quo procrcatur proles sit univcr-saliter illicitus, ut in co medium virtutis invcniri non possit: - nisi ponatur, secundum quorundam [Manich.] insaniam, quod res cor-ruptibiles creata.e sunt a malo deo. Ex quo forte ista opinio deri-vatur quae in littera [d. 26, c. Fuerunt] tangitur. Et ideo est pes-sima haeresis.

    An PRIMUM ERGO DICENDUM quod Apostolus in verbis illis non prohibuit matrimonii actum, sicut nec rerum possessionem cum dixit [J Oor. 7, 31], Qui utuntur hoc mundo, sint quasi non uten-tes : sed in utroque fruitionem prohibuit. Quod patet ex ipso modo loquendi. Non enim dixit, sint non utentes, vel non ha-bentes : sed, quasi non utentes vel non habentes .

    AD SECUNDUM DICENDUM quod Deo coniungimur et secundum habitum gratiae, et secundum actum contemplationis et amoris.

    detto XII nel 1341 condann un errore analogo che si era in.filtrato tra gli Armeni ~ DE~.-8., 1012). - Il Concilio Vaticano II [1963-65] ha espresso in forma posi-... va il rtSpetto che si deve all'intimit coniugale: Oii atti, con i quali i coniugi - unJ.scono In cast.a intimit, sono onorabili e degni, e, compiuti in modo veramente

    ::'~ favoriscono la. mutua donazione che eBSi significano ed arricchiscono vicen-:o ente in gioiosa gratitudine gli sposi stessi (Gaudium et Spes., n. 49) . ..._~ allusione agli errori dei manichei, che nel medioevo erano riam.orati con

    -UolU.IU'A nelle sette dei Catari, o Albigesi. 3 - XXXI

  • 34 LA SOMMA TEOLOGICA, Suppl., q. 41, aa. 3~4

    tipo di unione sempre peccato. Non cosi ci che separa dal secondo : poich qualunque occupazione lecita circa le cose inferiori distrae l'anima, cosi da non poter godere l'unione attuale con Dio. E ci avviene soprattutto nella copula carnale, in cui l'anima vincolata dall'intensit del piacere. Ecco perch a. coloro che hanno l'incarico di contemplare o di amministrare le cose divine viene imposto temporaneamente di astenersi dall'atto coniugale. E per questo s dice che lo Spirito Santo, per quanto riguarda la rivelazione dei misteri di Dio, non influiva sull'anima dei profeti nell'atto del matrimonio. 1

    3. La turpitudine della concupiscenza che sempre accompagna l'atto del matrimonio non una colpa, ma un castigo derivante dal peccato originale : e consiste nel fatto che le facolt inferiori e le membra del corpo non ubbidiscono alla ragione. Perci l'argo-mento non regge.

    4. Vengono scusati propriamente gli atti che presentano un aspetto di male, senza esserlo, oppure senza esserlo cosi gravemente come appare. I primi sono scusati del tutto, gli altri sono scusati in parte. E poich l'atto matrimoniale per la corruzione della concupiscenza si presenta come un atto disordinato, in fo:rza dei beni del matrimonio viene scusato del tutto, e non affatto peccato.

    5. Pur essendo i due atti identici nella loro specie fisica, diffe-riscono nella specie morale, che mutata da una circostanza, cio dal fatto che si compie l'atto con la propria moglie o con un'altra. Allo stesso modo uccidere un uomo per vendetta, e ucciderlo per eseguire una giusta condanna sono atti diversi nella loro specie morale, pur essendo della medesima specie fisica : cosicch uno lecito e l'altro illecito.

    6. I/eccesso di passione che distrugge la virt non solo impedi-sce l'atto della ragione, ma elimina l'ordine da essa voluto. Ma questo non avviene per l'intensit del piacere nell'atto matrimo-nia]e : poich sebbene allora l'uomo non sia attualmente ordinato, per preordinato dalla ragione.

    ARTICOLO 4 Se l'atto matrimoniale sia meritorio. 9

    SEMBRA che l'atto matrimoniale non sia meritorio. Infatti : I. Il Crisostomo 8 afferma : Sebbene il matrimonio non procuri

    punizioni a chi ne usa, tuttavia non procura alcuna mercede. Ma

    1 Autori moderni, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, pretendono la riabill tazione dcl sesso fino a. farne una mistica esaltazione, contro le prudenti riBerve dei medioevali, che a. loro giudizio sarebbero atate dettate da un corto pessimismo ma-nicheo. Ma baster rileggere con attenzione tutto l'articolo presente per convincersi del netto rifiuto di quell'errore, mentre leggendo e rileggendo gli 8Cl'ittf di certi teo

  • IL M:ATRIMO~IO QUALE COMPITO NATURALE 35

    Quod ergo primam coniunctionem separat, semper est peccatum. Non autem quod separat secundam : quia aliqua occupatio licita circa res inferiores animum distrahit, ut actu Deo coniungi non sit idoneus. Et hoc praecipue accidit in carnali coniunctione, in qua detinetur mens propter delectationem intensam. Et propter hoc illis quibus competit divina contemplari aut sacra tractare, indicitur pro tempore isto abstinentia ab uxoribus. Et secundum hoc etiam dicitur quod Spiritus Sanctus, quantum ad actum rcvc-lationis secretorum, non tangebat mentes prophetarum in usu matrimonii.

    AD TERTIUM DIOENDUM quod turpitudo illa concupiscentiae quae actum matrimonialem semper comitatur, non est turpitudo culpae, sed poenae, ex peccato primo proveniens [Gen. 3, 7] : ut scilicet inferiores vircs et membra corporis rationi non obediant. Et propter hoc ratio non sequitur.

    An QUARTUM DIOENDUM quod illud proprie excusari dicitur quod a.liquam similitudinem mali habet et tamen non est malum, vel non tantum quantum apparet. Quorum quaedam excusantur a toto, quaedam a tanto. Et quia actus matrimonialis propter cor-ruptionem concupiscentiae habet similitudinem actus inordinati, ideo pro bono matrimonii excusatur a toto, ut non sit peccatum.

    An QUINTUM DIOENDUM quod, quamvis sint idem specie naturae, tamen differunt in specie moris, quam una circumstantia variat, scilicet accedere ad suam vel non suam. Sicut etiam occidere ho-minem per violentiam, vel per iustitiam, facit diversam speciem moria, quamvis sit una species naturae: et tamen unum est lici-tum, aliud illicitum.

    AD SEXTUM DIOENDUM quod superfiuum passionis quod virtu-tem corrumpit, non solum impedit rationis actum, sed tollit ratio-nis ordinem. Quod non facit delectationis intensio in actu matri-moniali : quia, etsi tunc non ordinctur homo, tamcn a ratione est pra.eordinatus.

    ARTICULUS 4 Utrum actus matrimonialis sit meritorius.

    (4 Seni., d. 26, q. I, a. 4) AD_QUARTUM SIC PROCEDITUR. Videtur quod actus matrimonialis n~n s1t. meritorius. Chrysostomus cnim dicit, Super M atth. : Ma-trunon1um, etsi utentibus se poenam non inferat, mercedem tamen

    1081 contemporanei si constata la collusione con il pansessualismo moderno, nato e ""!86luto in aperta opposizione al pcn.Biero cristiano.

    1 L'?oghi Paralleli : De Malo, q. 4, a. I, ad 17 ; In 1 Cor., c. 7, lect. I. Cr~ imper/ectum in Mallh., che qui viene citato, non appartiene a s. Giovanni ba.rbe.ri mo [344-407], ma. a uno scrittore latino, senza dubbio ariano e d'origine

    e& (ctr. BARDY o . Jea.n Cb.risoetome (S.) , in D. T. c .. t. 8, coli. 671 s.).

  • 36 LA SOMMA TEOLOGICA, Suppl., q. 41, a. 4

    il merito si concepisce in rapporto alla mercede. Dunque l'atto matrimoniale non meritorio.

    2. Non cosa lodevole abbandonare ci che meritorio. Invece la verginit, con la quale si rinunzia al matrimonio, cosa lode-vofo. Perci l'atto matrimoniale non meritorio.

    3. Chi usa di un permesso non fa che usare di una licenza accor-data. :\fa con questo non acquista alcun merito. Perci l'atto del matrimonio non pu essere meritorio.

    4. Il merito presuppone una difficolt : al pari della virt. Ora, l'atto matrimoniale non presenta diffir.olt, ma piacere. Quindi non meritorio.

    5. Ci che non si pu faro senza commettere peccato veniale non meritorio : poich non si pu insieme meritare e demeritare. Ma nell'atto matrimoniale una colpa veniale c' sempre; poich lo stesso primo moto istintivo verso il piacere peccato veniale. Perci tale atto non pu esser meritorio.

    IN CONTRARIO : 1. Tutti gli atti che eseguiscono un precetto, se son compiuti nella carit, sono meritori. Ora, l'atto matrimoruale di questo genere, come si rileva dalle parole di S. Paolo : e Il marito renda alla moglie quel che deve . Dunque, ecc.

    2. Ogni atto di virt meritorio. Ma l'atto suddetto un atto di giustizia : poich si tratta di rendere quel che si deve. Perci meritorio.

    RISPONDO: L'atto matrimoniale in chi possiede la grazia ne-cessariamente peccaminoso o meritorio, perch nessun atto delibe-rato indifferente, come sopra abbiamo visto. Infatti se all'atto matrimoniale si spinti da una virt : o dalla giustizia per rendere il debito coniugale ; o dalla religione, per procreare dei figli da consacrare al culto di Dio, allora esso meritorio. Se invece s mossi dalla libidine, restando per entro l'onest del matrimonio, cosicch uno mai desidererebbe di usare con altre donne, allora peccato veniale. Se poi uno trasportato oltre l'onest del matri-monio, cosi da essere disposto a compiere quell'atto con qualsiasi altra donna, peccato mortale. Poich la natura o muove in modo da subire l'ordine della ragione, e allora si ha un moto vir-tuoso ; oppure a tale ordine si rifiuta, e allora si ha un moto di libidine.

    SOLUZIONE DELLE DIFFICOLT : l. La radice del merito rispetto al premio sostanziale la carit. Ma rispetto al premio accidentale il merito consiste nella difficolt dell'atto. Perci l'atto matrimo-niale meritorio non rispetto al secondo, ma rispetto al primo.

    2. Si pu meritare con opere buone piccole o grandi. Quando perci uno lascia le piccole per compiere quelle pi grandi, de-gno di lode, abbandonando cos atti meno meritori.

    3. Il permesso talvolta viene accordato per il male minore. E in tal senso permesso l'atto matrimoniale che mosso dalla libidine entro i limiti del matrimonio: e allora si tratta di un peccato veniale. Ma quando ad esso si spinti dalla virt, che lo rende meritorio, quell'atto non semplicemente permesso, se non nel

  • IL MATRIMONIO QUALE COMPITO NATURALE 37

    non pra.estat . Sed meritu1!1 re.spectu mercedis dicitur. Ergo aetus matrimonialis non est meritor1us.

    2 PRAETEREA, illud quod est meritorium dimittere non est laudabile. Sed laudabilis est virginitas, per quam matrimonium dimittitur. Ergo matrimonialis actus non est meritorius.

    3. PRAETEREA, qui utitur i~dulgcntia sibi facta_, beneficio recepto utitur. Sed ex hoc quod alieu1 praestatur benefic1um, non meretur. Ergo actus matrimonia.lis non est mcritorius.

    4. PRAETEREA, meritum in difficultate consistit : sicut et virtus. Sed actus matrimonialis non habet difficultatem, sed delectatio-nem. Ergo non est meritorius.

    5. PRAETEREA, illud quod non potest fieri sine peccato veniali, non est meritorium : quia non potest homo simul mereri et deme-reri. Sed in actu matrimoniali sempcr est peccatum veniale: quia etiam primus motus in huiusmodi delectatione est peccatum ve-niale [2 Sent., d. 24, cc. Nunc superest, et Itaque]. Ergo actus pra.edictus non potest esse meritorius.

    SED CONTRA, omnis actus in quo impletur praeceptum, est me-ritorius si ex caritate fiat. Sed actus matrimonialis est huiusmodi: quia dicitur 1 Oor. 7, 3 : Uxori vir debitum reddat . Ergo, etc.

    2. PRAETEREA, omnis actus virtutis est meritorius. Sed actus praedictus est actus iustitiae : quia dicitur redditio debiti . Ergo meritorius est.

    RESPONDEO DIOENDUM quod, cum nullus actus ex deliberata voluntate procedens sit indifferens, ut in 2 libro [2 Sent., d. 40, a.. 5] dictum est; actus matrimonfalis semper est peccatum vcl meritorius, in eo qui gratiam habet. Si enim ad actum matrimo-nialem virtus inducat vel iustitiae, ut debitum reddat ; vel reli-gionis, ut proles a.d cultum Dei procreetur ; est rr...eritorius. Si autem moveat libido sistens infra bona matrimonii, ut scilicet nullo modo ad aliam accedere vellet, est peccatum veniale. Si autem extra bona matrimonii efferatur, ut scilicet cum quacumque muliere id facere proponeret, est peccatum mortale. Natura autcm movere non potest quin vel ordinetur ratione, et sic erit motus virtutis ; vel non ordinetur, et sic erit motus libidinis.

    AD PRIMUM ERGO DIOENDUM quod radix merendi quantum ad pra~mium substantiale est ipsa caritas. Sed quantum ad aliquod a.~c1dentale praemium ratio meriti existit in difficultate actus. Et e1c actus matrimonii non est meritorius, sed primo modo . . AD SEOUNDUM DICENDUM quod homo potest mereri et in mino-ripu~ bonis et in maioribus. Unde, quando aliquis minora bona dimd. 1ttit ut maiora faciat, laudandus est, a minus meritorio actu

    lScedens. ~D TERTIUM DIOENDUM quod indulgentia quandoque est de mi-

    nonbus malis. Et sic indulgetur actus matrimonii prout ad ipsum movet libido infra tcrminos matrimonii consistens : sic enim est

    ve~ale peccatum. Sed prout ad ipsum movet virtus, ut est meri-tonus, non habet indulgentiam, nisi secundum quod est indulgen-

  • 38 LA SOMMA TEOLOGICA, Suppl., q. 41, a. 4

    senso che ammesso, come si dice per un bene minore. E non escluso che colui il quale usa di tale concessione possa meritare ; poich il buon uso dei benefici di Dio meritorio.

    4. La difficolt del sacrificio richiesta per meritare il premio accidentale ; ma per il merito relativo al premio essenziale basta la difficolt che consiste nell'ordinare i mezzi al fine. E questa s'incontra anche nell'atto del matrimonio.

    5. Il primo moto istintivo, che peccato veniale, il moto appetitivo verso un piacere disordinato. Ma tale disordine non esiste nell'atto matrimoniale. Dunque l'argomento non vale.

  • IL MATRIMONIO QUALE COMPITO NATURALE 39 tia de minoribus bonis, quae idem est quod concessio. N ec est inconveniens quod ille qui tali concessione utitur, mereatur : quia bonus usus beneficiorum Dei meritorius est.

    AD QUARTUM DICENDUM quod difficultas laboris requiritur ad meritum praemii accidentalis : sed ad meritum praemii essentialis requiri~ur difficultas. con~is~ens in ordinatione medii. Et hoc est etiam ro actu matr1mon1ah.

    An QUINTU:'.\t DICE~DUM quod primus motus, secundum quod dicitur peccatum veniale, est motus appetitus in aliquod inordi-natum delectabile. Quod non est in actu matrimoniali. Et ideo ratio non sequitur.

  • QUESTIONE 42 Il matrimonio come sacramento.

    Pas8iamo quindi a parlare dcl matrimonio come sacramento. Sul tema indicato si pongono quattro quesiti : 1. Se il matri-

    monio sia un sacramento; 2. Se dovesse essere istituito prima del peccato; 3. Se conferisca la grazia; 4. Se la copula carnale sia parte integrante del matrimonio.

    ARTICOLO 1 Se il matrimonio sia un sacramento. 1

    SEMBRA che il matrimonio non sia un sacramento. Infatti: 1. Tutti i sacramenti della nuova legge hanno una forma, che

    essenziale al sacramento. Invece la benedizione data dal sacer-dote nelle nozze non essenziale al sacramento. Dunque il matri-monio non un sacramento.

    2. A detta di Ugo di S. Vittore, 9 il sacramento un elemento 1nateriale . Ora, il matrimonio non ha per materia un elemento materiale. Quindi non un sacramento.

    3. I sacramenti hanno la loro efficacia dalla passione di Cristo. Ma l'uomo col matrimonio, il quale implica il piacere, non viene reso conforme alla passione di Cristo, che era dolorosa. Dunque il matrimonio non un sacramento.

    4. Ogni sacramento della nuova legge produce ci che signifi-ca . Invece il matrimonio non produce l'unione di Cristo con la Chiesa, che esso significa. Perci non un sacramento.

    5. Negli altri sacramenti si riscontra qualche cosa che insie-me realt e simbolo. Ora, questo non si riscontra nel matrimo-nio; esso infatti non imprime il carattere, ch altrimenti non potrebbe pi ripetersi. Quindi non un sacramento.

    IN CONTRARIO: l. S. Paolo afferma:

  • QUAESTIO 42 De matrimonio inquantum est sacramentum.

    DEINDE considerandum est de matrimonio inquantum est sacra-mentum.

    Circa quod quaeruntur quatuor. Primo : utrum sit sacramen-tum. Secundo : utrum debuerit institui ante peccatum. Tcrtio : utrum conferat gratiam. Quarto: utrum carnalis commixtio sit de integritate matrimonii.

    ARTICULUS 1 Utro.m matrimonium sit sacramentum.

    (4 Sent., d. 26, q. 2, a. 1) AD PRIMUM SIC PROCEDITUR. Videtur quod matrimonium non

    sit sacramentum. Omne enim sacramentum novae legis habet aliquam formam, quae est de essentia sacramenti. Sed benedictio qua.e ft per sacerdotes in nuptiis, non est de esscntia matrimonii. Ergo non est sacramentum.

    2. PRAETEREA, sacramentum, sccundum Hugonem [l De Sacra-ment., P. IX, c. 2], est materiale elementum . Sed matrimonium non habet pro materia aliquod materiale elementum. Ergo non est sacrament um.

    3. PRAETEREA, sacramenta habent efficaciam ex passione Christi [III, q. 62, a. 5]. Sed per matrimonium non conformatur homo passioni Christi, quac fuit poenalis : cum habeat delectationem adiunctam. Ergo non est sacramentum.

    4. PRAETEREA, omne sacramentum novac legis efficit quod fgurat [cfr. 4 Sent., d. l, P. I, c. Sacramcntum]. Sed matrimo-nium non efficit coniunctionem Christi et Ecclesiae, quam signi-fcat [Ad Ephes. 5, .32]. Ergo matrimonium non est sacramentum. . 5. PRAETEREA, in aliis sacramentis est aliquid quod est res ~t sacramentum [cfr. III, q. 6.3, a. 6, ad .3]. Sed hoc non potest mveniri in matrimonio: cum non imprimat characterem; alias non iteraretur. Ergo non est sacramentum.

    SEn CONTRA EST quod dicitur Ephes. 5, 32 : Sacramentum hoc magnum est . Ergo, etc.

    2. PRAETEREA, sacramentum est sacrae rei signum [4 Sent., d. l, P. I, c. Sacramentum]. Sed matrimonium est huiusmodi. Ergo, etc.

    = solennemente il valore sacramentale del matrimonio : Se uno dice che il ma-onto non in senso vero e proprio uno dei setto sacramenti della Legge Eve.n

    elica.,. 1Btttuito dal Cristo Signore, ma un'invenzione introdotta de.gli uomini nella Cb.Iesa, e che non conferisce la grazia, sia ~omunicato (DENZ.S., 1801).

  • 42 LA SOMMA TEOLOGICA, Suppl., q. 42, aa. 1-2

    RISPONDO : I sacramenti sono rimedi destinati a santificare l'uomo e a guarirlo dal peccato mediante segni sensibili. Ora, poich tali condizioni si riscontrano nel matrimonio, questo va computato tra i sacramenti.

    SOLUZIONE DELLE DIFFICOLT : l. Forma di questo sacramento sono le parole che esprimono il consenso matrimoniale; non gi la benedizione del sacerdote, che un sacramentale soltanto.

    2. Il sacramento dcl matrimonio esige la cooperazione di chi lo riceve come la penitenza. Perci, come la penitenza non ha altra materia che gli atti esterni del penitente, in sostituzione dell'ele-mento sensibile, cosi avviene anche nel matrimonio.

    3. Sebbene il matrimonio non renda conformi alla passione di Cristo nella sofferenza, tuttavia tale conformit si produce quanto alla carit, con la quale egli accett la passione per unire a s come sposa la Chiesa.

    4. L'unione di Cristo con la Chiesa non la realt contenuta in questo sacramento, ma solo la realt da esso significata : e ta]e realt non costituisce nessun sacramento. Il matrimonio per, come vedremo, produce un'altra realt da esso contenuta e signi~ ficata. - Il Maestro delle Sentenze parla della sola realt [signifi-cata e] non contenuta, perch opinava che il matrimonio non producesse realt alcuna. 1

    5. Quelle tre cose si riscontrano anche in questo sacramento. Segni sensibili sono infatti gli atti esterni ; realt e sacramen-to l'obbligo reciproco dell'uomo e della donna derivante da codesti atti; realt contenuta l'effetto di questo sacramento; realt non contenuta in vece quello di cui parla il Maestro delle Sentenze. s

    ARTICOLO 2 Se il matrimonio dovesse essere istituito prima del peccato.

    SEMBRA che il matrimonio non dovesse essere istituito prima del peccato. Infatti :

    l. Ci che di diritto naturale non ha bisogno di istituzione. Ma ta]c il matrimonio, come abbiamo gi notato. Dunque esso non doveva essere istituito.

    2. I sacramenti sono medicine per guarire il peccato. Ora, la medicina non va preparata prima della malattia. Quindi essi non potevano essere istituiti pr-ima del peccato.

    1 Por capire questo discorso si dovono tener presenti i testi cui si allude. Il pi chiaro di es4:!i lo troviamo quasi all'inizio dol 4 Sent. (d. 2. o. I): Veniamo ora a trattare dci sacramenti della Nuova Legge .. alcuni dci quali offrono un rimedio contro il peccato e conferiscono la grazia, eome il battosim.o, p. es., altri sono sol-tanto per un rimedio [medicinale], come, p. es., il :rna.trimonio {cfr. d. 26, cc. 2, 3,

  • IL MATRIMO:XIO COME SACRAMENTO 43

    RESPONDEO DICENDUM quod sacramentum importat aliquod remedium sanctitatis homini contra peccatum exhibitum per sen-eibilia signa [4 Sent., d. 1, P. I, cc. Samaritanus, et Triplici]. Unde, cum hoc inveniatur in matrimonio, inter sacramenta computatur.

    AD PRIMUM ERGO DICENDUM quod verba quibus conscnsus ma-trimonialis exprimitur, sunt forma huius sacramenti : non autem benedictio sacerdotis, quae est quoddam sacramentale .

    .AD sECG:NDU.lI DICl~NDU:\-1 quod sacramC'ntum matrimonii perfi-citur per actum eius qui sacramento illo utitur, sicut poenitentia [III, q. 84, a. 1, ad l, 2 ; q. 90, aa. 1, 2, 3]. Et ideo, sicut poeni-tentia non habet aliam materiam nisi ipsos actus sensui subiectos, qui sunt loco materialis elementi, ita est de matrimonio.

    AD TERTIUM DICENDUM quod, quamvis matrimonium non con-formet passioni Christi quantum ad pocnam, conformat tamen ci quantum ad caritatem, per quam pro Ecclesia sibi in sponsam coniungenda passus est [Ad EpheB. 5, 25 ss.].

    AD QUARTUM DICENDUM quod unio Christi ad Ecclesiam non est res contenta in hoc sacramento, sed res significata non con-tenta: et talem rem nullum sacramcntum efficit. Sed habet aliam rem contentam et signifcatam, quam cfficit, ut dicetur [ad 5]. -Magister autem ponit rem non contentam [d. 26, c. Cum ergo], quia erat huius opinionis quod non haberet rem aliquam e ontentam ..

    AD QUINTUM DICENDUM quod etiam in hoc sacramento sunt illa tria. Quia sacramenta tantum sunt actus e:x.terius apparentes ; scd res et sacramentum est obligatio quae innascitur viri ad mulierem ex talibus actibus; sed res ultima contenta est effectus huius sacra-menti; non contenta autem est res quam Magistcr detcrminat [d. 26, c. Cum ergo].

    ARTICULUS 2 Utrum matrimonium debuerit institui ante peccatum.

    ( 4 Se.nt., d. 26, q, 2, a. 2) AD SECUNDUM SIC PROCEDITUR. Videtur quod matrimonium non

    debuit institui ante peccatum. Quia illud quod est de iure natu rali, non indiget institutione. Sed matrimonium est huiusmodi, ut ex dictis [q. 41, a. l] patet. Ergo non debuit institui.

    2. PRAETEREA, sacramenta sunt quaedam medicinae contra morbum peccati. Sed medicina non praeparatur nisi morbo. Ergo ante peccatum non debuit institui.

    8). - La. rea. o realt di cui si parla la grazia : Pietro Lombardo escludeva ohe eeea. venisse conferita dal matrimonio.

    1 A detta di Pietro Lombardo e di Ugo di S. Vittore, la. realt non contenuta', :=nel eoite.nto signi.t)cata dal matrimonio, sarebbo l'unione spiritual.e di Cristo con

    Chiesa mediante la carit, e la sua unione carnale con essa mediante l'incarna. alone. ovvero l'assunzione della. natura umana. nell'unit della sua. persona divina..

  • 44 LA SOMMA TEOLOGICA, Suppl., q. 42, a. 2

    .3. L'identico istituto non ha bisogno che di una sola istituzione. Ebbene, il matrimonio fu istituito anche dopo il peccato, come dice il testo delle Sentenze. Perci esso non fu istituito prima del peccato.

    4. L'istituzione di un sacramento deve esser fatta da Dio. Ora, le parole concernenti espressamente il matrimonio prima del pec-cato non furono pronunziate da Dio, ma da Adamo: mentre quelle dette da J)io, Crescete o moltiplicatevi , furono rivolte anche alle bestie, tra le quali non c' matrimonio. Dunque il matrimonio non fu istituito prima del peccato.

    5. Il matrimonio tra i sacramenti della nuova legge. Ma questi furono iniziati da Cristo. Quindi il matrimonio non doveva essere istituito prima del peccato.

    IN CONTRA.RIO: 1. Nel Vangelo si legge: Non avete mai letto come all'inizio il Creatore degli uomini li fece maschio e fem-

    'l mina . . 2. Il matrimonio fu istituito per la procreazione della prole.

    Ma la procreazione della prole era necessaria anche prima del pec-cato. Dunque il matrimonio doveva essere istituito prima del peccato.

    RISPONDO : La natura inclina al matrimonio in vista di un bene, che per cambia secondo le varie epoche della storia umana. Per-ci il bene suddetto va determinato diversamente con istituzioni diverse secondo le varie epoche. Ecco quindi che il matrimonio, in quanto ordinato alla procreazione della prole, necessaria anche se non ci fos~e stato il peccato, fu istituito prima del peccato. In quanto invece un rimedio alle ferite del peccato, fu istituito dopo il peccato, al tempo della legge di natura. Nella legge di Mos furono regolate le condizioni personali richieste per il matri-monio. Ma in quanto rappresenta l'unione di Cristo con la Chiesa, il matrimonio fu istituito nella nuova legge, ed un sacramento della nuova alleanza. Rispetto poi agli altri vantaggi connessi col matrimonio, quali l'amicizia e l'aiuto reciproco dei coniugi, si ha una istituzione da parte della legge civile.

    Siccome per il sacramento per sua natura un segno e un rimedio, il matrimonio un sacramento in forza delle [tre] istitu-zioni intermedie; invece in forza della prima esso un compito naturale, 1 e in forza dell'ultima un compito sociale.

    SOLUZIONE DELT~E DIFFICOLT : l. Le funzioni che sono di diritto naturale hanno bisogno di essere istituite rispetto alle loro con-crete determinazioni, secondo le varie epoche storiche. di diritto

    1 Diveral autori, specialmente moderni, non si rasacgnano a considerare li matri-monio dell'Eden una istituzione di ordine puramente naturale, negandogli come fa qui S. Tommaso ogni valore sacramentale. Herbert Doms p. es., scrive: e Noi ci schie-riamo dalla parto dei teologi che, come ean