Tommaso d'Aquino - Somma Teologica - 29 III, 84-90,S.1-20. La Penitenza

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Carissimi, altro doppio Tommaso: purtroppo manca il 28° volume. Non so se riesco a recuperarlo. Se qualcuno ci riuscisse prima di me, lo ringrazio

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  • S. TOMMASO D'AQUINO

    LA SOMMA TEOLOGICA

    TRADUZIONE E COMMENTO A CURA DEI DOMENICANI ITALIANI

    TF.STO LATINO DELL' EDIZIONE LEONINA

    XXIX

    LA PENITENZA

    (Ili, qq. 84-90; Suppl., qq. 1-20)

    CASA EDITRICE ADRIANO SALANI

  • Nihil obstat Fr. Albcrtus Boccam:gra, O. P.

    Doc.t. Philosophiae et Lcct. S. Theologiac

    Fr. Angelus Urru, O. P. Doctor Juris Canonici et

    Lcct. S. Thcologiae

    Imprimi potest Fr. Lconardus Magrini, O. P.

    Prior Provincialis S. Marci et Sardiniac Florcntiac dic XXXI Augusti MCMLXXI

    IMPRIMATUR Facsulis dic VI Scplcmhris MCMLXXI

    t Antonius BagnoH Episc.

    TUTTI I DIRITTI SOt\O RISf'.RVATt

    MCMLXXI - Casu Edilrice Adriano Sa/ani S.p.A. . .. - . - - -- --- ----- -----

    Tip. Poliglotta Univ. Gregoriana, Roma MCMLXXI - Printed in Ital}

  • LA PENITENZA (Ili, qq. 84-90; Suppi., q. 1-20)

  • INTRODUZIONE

    I - Negli arcani decreti di Dio era stato stabilito che la Somma Teologica restasse incompiuta, e che l'interruzione avve-nisse a met del trattato sulla penitenza. Perci fin da questo trattato saremo costretti a integrare il testo della Somma riconendo a quella_ compilazione, che ormai da secoli ha preso il nome di Supplemento della Terza Parte, o semplicemente di Supplemento. Vedremo all'inizio di codesta rappezzatura i par-ticolari dell'interruzione e della compilazione; per ora ci fer-meremo a rilevare quanto sia stata funesta, per il trattato sulla penitenza, l'immatura fine del grande teologo.

    Nel Quarto Libro delle Sentenze Pietro Lombardo aveva dedicato al sacramento della penitenza nove distinzioni (dd. 14-22), disponendo la sua raccolta di testi patristici in una maniera molto disordinata. Ora, sebbene il Dottore Angelico avesse tentato di sbrogliare un po' questa matassa gi nel suo commento giovanile alle Sentenze, avve1tiva la neces-sit di riordinare radicalmente il trattato. Ebbene, questa impresa, cui il santo Dottore si era accinto con impegno sul finire del 1273, non fu portata a termine per il sopraggiungere della morte.

    Nelle sette questioni (qq. 84-90), che aveva avuto modo di stendere, egli aveva tracciato il programma di lavoro nel quale erano previsti sei argomenti fondamentali: la penitenza in se stessa, i suoi effetti, le sue parti, i fedeli chiamati a rice-vere questo sacramento, il potere di coloro che lo ammini-strano, il rito solenne della penitenza (cfr. q. 84, prol.). Un quadro abbastanza ampio, come si vede, ma niente affatto esauriente: perch S. Tommaso non perde mai di vista la sin-tesi generale in cui il trattato trovava ormai i suoi presup-posti, senza bisogno di ripetere pi volte le stesse cose.

    2 - Pu darsi per che i nostri lettori non abbiano presente come lui quanto costituisce il presupposto della penitenza, e come virt, e come sacramento. Perci ricorderemo qui bre-vemente le principali pericopi della Somma che l'Autore con sidera parti integranti di una monografia sulla penitenza.

  • 8 LA P.E~ITE~ZA

    Nel commentare le Sentenze questi aveva preso l'occasione daUa distinzione XVII del Quarto Libro, in cui si tratta de11a contrizione e della confessione, per parlare a lungo della maniera con la quale si produce la giustificazione del pec-catore immerso coscientemente nella colpa (cfr. 4 Sent., d. 17, q. 1 ). Egli evidentemente non riteneva possibile affrontare i problemi della contrizione e della confessione, senza aver prima parlato e del peccato e della grazia.

    Ebbene nella Somma Teologica al peccato egli aveva dedi-cato un trattato intero (1-11, qq. 71-89), che qui presuppone sempre, anche se non c' un richiamo esplicito nel testo, ovvero nei luoghi paralleli. Un confessore che intendesse imbeversi dello spirito dell'Aquinate dovrebbe meditare le questioni pi importanti di codesto trattato : e qualsiasi teologo il quale desideri conoscere il suo pensiero sugli effetti del sacramento della penitenza deve prima rileggersi quanto stato detto sugli effetti del peccato (cfr. 1-11, q. 85-87).

    Nel trattato sulla grazia (I-li, qq. 109-114) esiste una que-stione che va considerata indispensabile per la teologia del sacramento della penitenza ; la q. 113 : de iustificatione impii , ossia sul modo in cui si produce i1 risanamento del peccatore, cio la remissione della colpa, sotto l'influsso deUa grazia.

    Un altro gruppo di articoli e di questioni che I' Autore pre-suppone al trattato sulla penitenza lo troviamo nel De Verbo Incarnato, e precisamente nella Terza Parte, qq. 46-49. una breve esposizione di quanto la teologia pu dirci intorno all'influsso della passione di Cristo sull'umanit peccatrice, e immediatamente sui sacramenti del1a Chiesa.

    I

    Presupposti estranei alla Somma.

    3 - Dopo aver indicato quanto reperibile neUe altre parti dell'Opera per una monografia completa sulla penitenza, dob~ biamo segnalare brevemente quello che le del tutto estraneo, e che segna i limiti della sintesi tomistica. lt,ino al Concilio di Trento f 1545-1563] le vicende storiche subite dalla prassi penitenziale della Chiesa erano conosciute in maniera del tutto inadeguata. Perci non sar inutile ricapitolarle breve-mente per i nostri lettori meno provveduti, pur avendo l'in-

  • INTRODUZIONE 9

    tenzione di segnalarle in nota tutte le volte che sembreranno necessarie per l'illustrazione del testo.

    I teologi scolastici non hanno mai dubitato dell'istituzione divina di questo sacramento; ma in seguito alla lotta del protestantesimo contro la fede e la prassi cattolica relativa ai saciamenti, gli apologisti e i teologi non 1nancarono di ricer-care pi accuratamente le fonti bibliche dello stesso sacra-mento della penitenza, e di sottolineare tutti gli accenni alla prassi penitenziale negli scritti dei primi Padri della Chiesa.

    Il Concilio di Trento (cfr. DENZ. - S., 1542, 1670, 1703, 1710), oltre ai testi di S. Matteo (16, 19: 18, 18), in cui si parla del potere delle chiavi, pose in evidenza il testo di S. Giovanni, in cui si conferisce espressamente il potere di rimettere i pec-cati : Ricevete lo Spirito Santo ; a coloro cui rimetterete i peccati saranno rimessi, e a coloro cui li riterrete saranno ritenuti (Giov. 20, 22-23).

    Contro le stranezze della pseudo-riforma che pretendeva dimostrare l'istituzione medioevale della confessione dei pec-cati, gli apologisti potevano citare persino gli Atti degli Apo-&toli, in cui S. Luca ci narra, come ad Efeso molti di quelli che avevano creduto venivano a confessare e dichiarare i loro atti. .. (Atti 19, 18). - vero che codeste confessioni pos-sono aver preceduto il battesimo, ma nessuno pu escludere che siano avvenute anche dopo di esso.

    D'altra parte la lettera di S. Giacomo, la Didach e molti altri documenti della Chiesa primitiva esortano i fedeli a confessare i loro peccati. Ora, non c' altro motivo per esclu-dere che quegli antichi scrittori intendevano parlare della confessione davanti ai vescovi e ai sacerdoti, se non il pre-concetto di chi ha una tesi prefabbricata da difendere. Costoro sono pronti a giurare che quelle confessioni erano pubbliche e che erano dovute a manifestazioni di fervore personale da par-t3 di neofiti, i quali non si peritavano di correggere cosl recipro-camente la loro condotta: senza tener conto che la storia suc-cessiva della Chiesa spiega quelle parole in perfetta coerenza con la prassi sacramentale. D'altra parte, se gi tanto ostica la confessione delle colpe davanti al ministro autorizzato ad assolverle, molto pi ripugnante (e quindi storicamente meno probabile) doveva essere la confessione davanti all'assemblea dei fedeli, o davanti a persone animate dalla stessa fede, ma non legate a un compito specifico nella comunit.

    Comunque le testimonianze del secondo e del terzo secolo intorno alla penitenza sacramentale sono ormai indiscutibili. Va per notato che la prassi che ne risulta molto diversa

  • 10 LA PE~ITENZA

    da quella attuale, soprattutto su due punti. Prima di tutto il penitente era tenuto alla penitenza pubblica: in secondo luogo codesta penitenza, o espiazione, doveva precedere i1 rito di riconciliazione, ossia di assoluzione.

    4 - Il cristiano dopo il battesimo era impegnato a vivere in novit di vita . Perci non si ammetteva che si potesse ricadere nei peccati gravi di cui venivano rimproverati i pagani. La vocazione alla fede era considerata vocazione alla santit : il battesimo chiudeva definitivamente un'esistenza di peccato. Ma non ci volle molto a comprendere che il peccato poteva riprendere il sopravvento su questo o su quell'altro dei fratelli. E se questi fedifraghi, toccati dalla grazia di Dio chiedevano perdono, non si poteva ricorrere una seconda volta al batte-simo. La Chiesa per aveva piena coscienza di poterli ricon-ciliare con Dio mediante il potere sacro conferito da Cristo alla sua gerarchia, non senza aver prima imposto severe san-zioni. Non aveva agito cosi S. Paolo verso l'incestuoso di

    Corinto~ (cfr. 1 Cor. 5, .l-13; 2 Cor. 2, 5-11; 7, 8-13). Gli scandali pubblici non erano gli unici casi in cui si esi-

    geva la penitenza pubblica di cui parliamo. Da Origene fino a S. Agostino ed oltre sono numerosissime le testimonianze che ci illuminano in proposito. L'adulterio, p. es., e la for-nicazione semplice esigevano quel trattamento. Nessuno esi-geva dal colpevole la confessione pubblica : ma questi aveva lo stretto obbligo di presentarsi al vescovo, o a un sacerdote che ne avesse la facolt., per manifestare la propria colpa. Toc-cava al vescovo o al sacerdote stabilire se il caso esigeva la penitenza pubblica, e in quale misura. Ma la colpa rimaneva occulta.

    Aggregato al ceto dei penitenti, il cristiano colpevole doveva considerarsi in un certo senso scomunicato. La sua parteci-pazione alla vita liturgica della Chiesa era ridotta a quella dei catecumeni, con in pi l'obbligo di chiedere perdono da-vanti alla porta dell'edificio sacro. A questo si aggiungeva l'obbligo del digiuno, soprattutto in determinate epoche delranno.

    Altro particolare importante della primitiva prassi peni-tenziale era la rigida norma che escludeva la reiterazione. Chi era stato accettato una volta alla penitenza, seconda tavola di salvezza, non poteva esservi riammesso una seconda volta. Perci chi ricadeva doveva affidarsi soltanto alla mise-ricordia di Dio, e attendere la riconciliazione della Chiesa solo in punto di morte.

    Questo rigore ebbe come risultato immediato lo sforzo del

  • I~THODCZIO:\E Il

    clero e dei teologi a restringere il numero dei peccati capi-tali o mortali da sottoporre alla penitenza pubblica. E come risultato ultimo notiamo la diminuzione progressiva dei peccatori che si sottopongono a quella penitenza. L'istituto penitenziale declin in modo rapido e definitivo con il crollo dell'impero romano.

    Nei monasteri intanto la correzione fraterna portava a incre-mentare le pratiche penitenziali, compresa la confessi o ne sia privata che pubblica. Nacque cosi la penitenza di devozione anche per i peccati veniali, che notoriamente non esigeva l'aggregazione al ceto dei penitenti, n un periodo pi o meno lungo di espiazione prima dell'assoluzione. La soddisfazione che veniva imposta poteva essere compiuta normalmente dopo il perdono accordato dal sacerdote.

    5 - Mentre nei secoli VI e VII in oriente e in occidente la penitenza pubblica era in pieno decadimento, un gruppo di monaci ebbe l'incarico di convertire alla fede cattolica l'Irlanda e la Gran Bretagna. Essi applicarono ai nuovi convertiti il sistema penitenziale vigente nei monasteri, senza badare alla gravit dei peccati, accordando subito l'assoluzione. La dif-ferenza stava solo nel modo e nella misura della penitenza espiatoria. Per i peccati pi gravi si esigevano gravi peni-tenze, che giungevano fino all'obbligo di abbracciare la vita monastica.

    Quando poi nei secoli successivi i monaci irlandesi ed anglo-sassoni vennero come missionari sul continente europeo insel-vatichito, propagarono anche la nuova prassi penitenziale, che nel frattempo aveva elaborato delle tariffe ben precise per ogni peccato. La penitenza tariffata s'impose rapidamente, nonostante la resistenza di qualche sinodo. Intorno al mille si nota per l'abbandono progressivo della penitenza rigida-mente tariffata, lasciando tutto all'arbitrio del sacerdote. I teologi del secolo XIII conobbero la penitenza sotto questa forma, che sostanzialmente rimasta inalterata fino ai nostri giorni.

    . Come abbiamo gi detto, S. Ton1maso non conobbe le vicende che abbiamo descritto, e che d'altronde non si possono oggi ignorare per una sintesi teologica intorno al sacramento della penitenza.

  • 12 LA PEXITE:\ZA

    II

    Problemi aperti e soluzione tomistica.

    6 - ll Dottore Angelico aveva trovato i teologi impegnati in dispute vivaci intorno alr efficacia sacramentale della peni-tenza ; perch presso i maestri del secolo XII era prevalsa l'idea che dopo tutto il perdono di Dio dipende esclusivamente dalle disposizioni del penitente. Se questi davvero contrito, prima ancora dell'assoluzione la grazia e la carit riprendono possesso della sua anima. Cosicch il sacerdote confessore non potr fare altro che dichiarare l'assoluzione come gi avvenuta. Tutti quegli antichi maestri, seguendo Pietro Lom-bardo, ritenevano indispensabile la confessione come parte integrante della contrizione stessa e come controprova della sua sincerit ; ma di fatto il valore e la necessit del sacra-mento venivano ad essere compromessi dalla loro teoria con-trizionista. Altri teologi pensavano che l'assoluzione del sacerdote avesse il compito di rimettere solo parte della pena temporale, dovuta al peccato anche dopo la remissione della colpa. Ma questo non farebbe che ridurre l'assoluzione a una forma di soddisfazione.

    All'inizio del secolo XIII Guglielmo d'Auvergne [t 1248] apre una controversia di capitale importanza, fa distinzione tra contrizione (pentimento ispirato dalla carit) e attrizione (pentimento in cui la carit non ha ancor parte) e si domanda come si possa passare dall'attrizione alla contrizione, che sola permette di ottenere il perdono (ex attrito contritus). Secondo alcuni teologi il passaggio l'effetto delle disposizioni personali del penitente: si compie ex opere operantis; secondo altri si deve al sacramento : si compie ex opere operato. Per i primi, l'assoluzione, solo una causa occasionale del perdono : il confessore prega Dio di mutare l'attrizione in contrizione [Guglielmo d'Alvernia, Alessandro di Hales, S. Bonaventura]. In opposizione, i secondi (specie Sant' Alberto Magno) mft-tono in primo riano il deci::-ivo compito dell'assoluzione. Poich la contrizione include il desiderio dell'assoluzione, l'assolu-zione che, anche in voto, concorre al perdono. Vedremo come San Tommaso dia a questo problema una soluzione comple-tamente originale che rispetta interamente i due termini del problema (MELLET M., La penitenza, in Iniziazione Teo-logica, Brescia, 1956, voi. IV, pp. 507 s. ).

    7 - Un altro problema aperto per la teologia sacramentaria era costituito dalla difficolt di riscontrare nella penitenza gli

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    elementi costitutivi di ogni sacramento, ossia la materia e la forma, che gi S. Agostino aveva distinto parlando di elementum e di verbum. Data la singolare struttura della penitenza, era difficile determinarne la materia. Ci volle uno sforzo considerevole per giungere a percepirne la materia remota negli stessi peccati da sottoporre al giudizio dcl con-fessore, e pi ancora per riscontrare la materia prossima negli atti del penitente relativi alle colpe passate.

    La soluzione tomistica si basa sulla visione sintetica del sacramento in tutti gli elementi di cui si compone. L'Aquinate applica con sicurezza l'analogia del dualismo ilemorfico, scor-gendo l'unit sostanziale della penitenza nel confluire inten-zionale, anche se non simultaneo, sia degli atti del penitente (contrizione, accusa e soddisfazione), sia dell'assoluzione sacer-dotale, in un atto unico di perdono ovvero di giustificazione.

    Egli applica alla penitenza con tutto rigore il concetto di sacramento quale segno efficace della grazia. Sua materia sono gli atti del penitente, sua forma l'assoluzione del sacer-dote. Materia e forma non agiscono separatamente, ma come causa unica : cosicch gli atti del penitente e il potere delle chiavi costituiscono insieme la causa della remissione dei peccati (cfr. 4 Sent., d. 22, q. 2, a. l, ad l : I II, q. 86, a. 6). Naturalmente l'efficacia spetta in modo principale alla forma e quindi all'assoluzione: mentre la Bignificazione si riscontra principalmente nella materia ossia negli atti del penitente. Per S. Tommaso la formula indicativa dell'assoluzione ha il diretto potere di rimettere il peccato come la formula del battesimo (cfr. III, q. 84, a. 3, ad 5: Suppl. q. 10, a. l).

    8 - In connessione con i problemi della penitenza egli aveva studiato e definito con la massima precisione i quattro momenti in cui si articola la giustificazione del peccatore: a) infusione della grazia; b) moto del libero arbitrio verso Dio ; c) moto del libero arbitrio contro il peccato ; d) remissione dei pec-cati (cfr. 4 Sent., d. 17, q. 1, a. 4; I-II, q. 113, aa. 5-8). Anche qui egli aveva insistito nel rilevarne la simultaneit e la reci-proca implicanza. Ma soprattutto aveva sottolineato la neces-sit di distinguere in codesto processo due ordini : un ordine secondo la causalit materiale, partendo cio dal soggetto che subisce la trasmutazione ; e un ordine di causalit efficiente, che parte dalla causa agente. Ebbene, secondo la causalit !ftateriale, ossia rispettivamente al soggetto, logico dispolTe 1 quattro atti suddetti partendo dal moto del libero arbitrio

    ~ntro il peccato, e disponendo in fasi successive il moto verso Dio, la remissione dei peccati e finalmente l'infusione della

  • 14 LA PENITENZA

    grazia. l\'la in base alla causalit efficiente, ossia in ordine di natura, al primo posto dobbiamo mettere l'infusione della grazia, quindi la remissione dei peccati, il moto della volont verso Dio e quello contro il peccato. Ora, in codesto processo il sacramento della penitenza interviene normalmente a ren-dere efficaci gli atti esterni dcl penitente che predispongono alla remissione del peccato e all'infusione della grazia, in modo da produrre quel1a contrizione che la implica. D'altra parte quando la contrizione perfetta implica a sua volta il desi-derio di quegli atti esterni di penitenza che sono parti inte-granti del sacramento ; le quali, come il sacramento stesso, derivano la loro efficacia dalla passione di Cristo fonte prima della grazia per l'umanit peccatrice (/Il, q. 84, a. 5).

    Il sacramento non agisce solo actu, ma anche proposito: " Sacramentum in proposito (in voto) existens " l'espressione ripetuta di continuo. Questa teoria non propriet esclusiva dell'Aquinate. I principi di essa sono gi presenti nell'opera del suo maestro S. Alberto [4 Sent., d. 17, a. 1, ad 6; d. 18, a. 1, ad 1 ; a. 7). Al contrario Alessandro di Hales e Bonaventura la respingono. Di fatto essa non pu reggersi. Nella misura in cui appare comprensibile che Dio tenga conto dell'inten-zione dell'uomo per il conferimento della grazia, nella stessa misura impossibile l'idea che il sacramento, senza aver ancora agito, possa esercitare un'efficacia strumentale)) (PoscHMANN B., Pnitence en Onction des malades, Parigi, 1966, p. 151).

    Il Poschmann con altri respinge cosi la teoria tomistica in proposito, perch non tiene conto ab bastanza della particolaris-sima causalit che lAquinate accorda al desiderio della con-fessione. Non a credere che codesto desiderio agisca come causa efficiente, alla maniera dell'assoluzione stessa. Esso agisce come parte integrante di quell'atto del penitente che la contrizione, ossia nell'ordine della causalit materiale, che quanto dire come causa dispositiva. Anche quando codesto desiderio inserito in un atto perfetto di contrizione, non cessa di esser causa dispositiva della grazia : esattamente come lo sono gli atti del penitente nell'istante in cui riceve l'assolu-zione. In quanto per codesta contrizione implica, col rela-tivo proposito, la virt delle chiavi, opera sacramentalmente in virt del sacramento del1a penitenza, cos come agisce in virt del battesimo il desiderio di esso, com' evidente ne1-l' adulto che ha il battesimo solo nel desiderio. Da ci non segue che causa efficiente della remissione della colpa sia pro-priamente parlando la contrizione, bensi la virt delle chiavi, ovvero il battesimo (De Verit., q. 28, a. 8, ad 2). Secondo

  • INTRODUZIONE 15

    l'Aquinate il desiderio del penitente pone in atto I' ordine sacra-mentale non in quanto dipende dall'azione ministeriale dell'uo-mo benslin quanto promana direttamente dall'iniziativa divina.

    Nel caso concreto la virt delle chiavi . chiamata in causa non per restringere a un compito ecclesiastico la remissione della colpa ; ma perch intervenga efficacemente in essa l'in-flusso della passione di Cristo : La passjone di Cristo senza la cui virt non pu essere perdonato il peccato n originale n attuale, opera in noi mediante la pratica dei sacramenti, che da essa ricevono la loro efficacia. Quindi per la remis-sione della colpa, sia attuale che originale, si richiedono i sacra-menti della Chiesa, ricevuti o di fatto o col desiderio (Suppl., q. 6, a. l ).

    9 - Se si vuole che l'influsso redentivo di Cristo abbia un'efficacia, ovvero una causalit non puramente intenzionale, ma fisica, pur necessario giungere a queste determinazioni, che permettono di parlare di un battesi mo di desiderio e di un valore sacramentale della penitenza interiore. Ma in che senso dobbiamo intendere l'aggettivo sacramentale 1 Ci sembra che qui sia proprio il caso di ricordare che codesto termine nel dizionario dell'Aquinate ha un valore analogico che osci11a tra i sacramenti veri e propri e i cosi detti sacramentali. D'altra parte tra gli stessi coefficienti che contribuiscono a formare un sacramento (materia, forma, ministro) non tutti hanno lo stesso valore, anche se per tutti si usa l'aggettivo sacramentale.

    Perci pur riconoscendo alla confessi o ne in voto un valore sacramentale, non detto che S. Tommaso voglia equi-pararla senz'altro all'assoluzione, ossia al sacramento vero e proprio. Lo stesso rilievo vale a proposito della confessione o accusa dei peccati, fatta a un laico in caso di necessit (cfr. Suppl., q. 8, a. 2, ad l ; Confessio laico ex desiderio sacer-dotis facta sacramentalis est quodammodo ; quamvis non sit. sacramentum perfectum )) ).

    10 - L'equivoco circa la sacra mentalit degli atti del peni-tente anche pi grave a proposito della problematica con-fessione informe . Nell'unico testo in cui ne parla il Santa sembra. voglia affermare che come parte del sacramento)> la confessione, o accusa delle colpe, di suo pu esser valida, anche se priva di carit e di contrizione. Sebbene allora [il penitente non contrito] non riceva il frutto dell'assoluzione, tuttavia comincer a riceverlo quando cesseranno le cattive disposizioni... Perci chi si confessato senza pentimento non tenuto a ripetere la confessione : per dopo tenuto a confessare la sua cattiva disposizione (Suppl., q. 9, a. I).

  • 16 LA PE:\ITEN'ZA

    Secondo molti studiosi qui S. Tommaso avrebbe sostenuto la stranissima idea che una confessione sacrilega possa revi-viscere col pentimento successivo. Ma, come vedremo meglio annotando il testo, con ogni probabilit siamo dinanzi a tut-t'altra cosa. L'Autore si domanda se colui il quale in con-fessione presenta la sua accusa mal disposto, ossia privo di contrizione sincera, sia tenuto a presentarla una seconda volta, quando acquista le buone disposizioni. E risponde che l'accusa, o confessione informe pu bastare. Ma evidente che codeste disposizioni devono essere mutate prima dell'assolu-zione, sia che la dilazione consista in pochi secondi, come nella penitenza ordinaria; sia che essa abbia una consistenza maggiore, come poteva avvenire nella penitenza pubblica oppure nelle assoluzioni dilazionate. Ci che posto in discus-sione non l' informit del sacramento nel suo complesso, ma quella del solo atto del penitente che l'accusa o confes-sione. La quale confessione, per essere parte del sacramento, di suo dovrebbe presentare i caratteri della santit e non quelli della colpa.

    Che questa sia l'interpretazione esatta del pensiero del-1' Aquinate risulta dal problema analogo nella formulazione di S. Bonaventura, sempre a commento del1a dist. 17 del 4 Sent. : (< An quis quoad modum obligetur confiteri ex caritate (In 4 sent., d. 17, P. II, a. 2, q. 3). 1

    III Problemi attuali della penitenza : possibili contributi tomistici.

    11 - La prassi penitenziale tocca cosl da vicino la vita spirituale del cristiano, da costituire l'indicazione pi chiara e convincente del cli ma di fervore o di decadenza vigente in

    1 Particolarmente chiariftcatrioo in proposito Ja quarta difficolt con la relativa soluzione: 4-. Item, in confessione est absolutio, et illa est absolutlo a poena, non a culpa, sicut melius patcbit infra; haec autem absolutio nul1a est, nisi praeccdat ab soJutio culpa.e : ergo in nullo habet illud Sacramentum eftlcaciam, nisi in eo qui habet gratiam. Sed qui rccipit Sa.cramentum tenetur se disponero ad eftlcru:iiam Sacramenti, alioqnin ficte ru:icidit, et omnis talis pcccat mortaliter ; sed efficacia confessioni! non c~t nisi in ha.bente caritatem: ergo tenetur homo confiteri ex ca.ritate.

    4. Ad illud quod obiicitur dc absolutlone dioondum, quod nemo rocipit e:ft'ootum, nisi caritatem habcat saltem in principio confessionis, vel in medio, vel in fine. Multi autcrn habent in flne, qui tamen non habent In principio ; et ellquando se credunt ha-bcre in principio et in flne, qui fortassis non habent; et aliqui non habent, nec crcdunt se ha.bere. Primi non incurrunt o:ft'ensam, sed a.cquirunt gratiam; secundi evadunt o:tl'cnsa.rn, quamvis non acquirant gratiarn ; tertii vero non acquirunt gratiam, scd l'l'RTn I

  • INTRODUZIONE 17

    un'epoca. Ebbene, chi oggi volesse negare la prof onda cr1s1 della prassi penitenziale che travaglia la Chiesa mostrerebbe di essere fuori del mondo in cuj vive.

    Il difetto pi lament.nto quello delrautomatismo, o mec-canicizzazione della penitenza. Alla radice del male non e' soltanto la fretta che riduce la confessione a un elenco scarno e impersonale di peccati, seguito invariabilrncntc dalrassolu-zione; ma c' anche l'applicazione sbagliata del principio che i sacramenti agiscono ex opere operato. K. Rahner denunzia anche un certo istinto magico-legalista, nonch il fatto che la teologia di oggi, al contrario della grande Scolastica medio-evale, presenta unilateralmente la dottrina che per la giusti-ficazione nella confessione basta la sola attritio, cio il dolore imperfetto, mentre senza la confessione l' attritio non basta (La penitenza della Chiesa, Roma, 1964, p. 31).

    Sembra ad ogni modo che molt,i penitenti non si sentano impegnati seriamente a denunziare i propri peccati col fermo proposito di non ricadervi, e che molti confessori non vadano per il sottile nel concedere l'assoluzione, trovandosi tra loro sempre pi frequente il caso di chi non ha mai negata o ritar-data l'assoluzione. Certi confessionali pare che si potrebbero sostituire con delle macchine elettroniche, ossia con distri-butori automatici di assoluzioni.

    I risultati di questo sistema sono semplicemente disastrosi. La pratica dei sacramenti non incide affatto sulla vita morale di tanti fedeli, i quali si abituano a ripetere le stesse colpe con la massima leggerezza, persuasi come sono di non trovare nel confessore altro che comprensione. Altri invece proprio per questo sono portati a considerare affatto inutile la pratica dei sacramenti, e se ne astengono del tutto. Da un lato quindi prosperano recidivi, abitudinari ed occasionari, dall altro cresce di giorno in giorno la massa dei cristiani non praticanti. E cos quel sacramento che dovrebbe essere il mezzo pi efficace per redimere dal peccato il popolo cristiano, diventa anch" esso un mezzo per promuovere quel senso di amoralit che la forma pi grave della corruzione dilagante.

    La responsabilit di questa situazione ricade anche su quei moralisti, i quali con troppa facilit ripetono che un peni-tente deve considerarsi sostanzialmente ben disposto, per il solo fatto che viene a confessarsi. Costoro dimenticano cos alla brava quanto sia complicato quel guazzabuglio del cuore umano )>, e quante lacrime siano state spremute sulle proprie colpe da peccatori sostanzialmente ostinati.

    12 - Forse S. Tommaso potrebbe suggerirci un rimedio 2-XXIX

  • 18 LA PENITENZA

    per superare questa. situazione che minaccia di aggravarsi, a motivo di quelle stravaganti iniziative che tendono ad abo-lire e a. minimizzare l'obbligo della confessione personale. Alcuni propagano gi l'idea di estendere a tutta la cristianit il metodo della confessione di massa, che stato accordato nei paesi di missione, perch i fe ..... eli possano soddisfare il precetto della comunione pasquale, o per lo meno annuale. Altri addirittura dispensano i fanciulli fino ai quattordici anni dall'obbligo della. confessione, perch a loro giudizio questa massa giovanile non sarebbe capace n di peccato n di merito ... -Il rimedio che S. Tommaso potrebbe suggerirci non certo quello di tornare al rigore assoluto dei primi secoli, in cui si escludeva la reiterazione deHa penitenza; ma quello di capire sempre meglio il carattere eminentemente personali-stico di questo sacramento.

    Pi di ogni altro teologo il Dottore Angelico ha insistito nel presentare gli atti del penitente - contrizione, accusa e soddi-sfazione - come parti integranti del sacramento della peni-tenza, al punto da considerarli materia del sacramento stesso. Anche 1. assoluzione del sacerdote stata rivalutata giustamente da lui come determinante e causa efficiente della grazia sacra-mentale : ma questa grazia sacramentale per S. Tommaso altro non che un approfondimento della contrizione nel-l'anima del penitente.

    Nella catechesi necessario prendere piena coscienza di questa impostazione, facendo capire ai nostri fedeli che la confessione non ha senso, se non si attua in essa una vera conversione. Ma affinch tale insegnamento acquisti il credito che gli spetta, indispensabile che i confessori si armino di santo zelo e di coraggio, negando o procrastinando rassolu-zione ai recidivi, agli abitudinari e agli occasionari.

    Vi abbisogna una gran fortezza, aveva gi scritto S. Al-fonso M. De' Liguori ai suoi tempi,

  • INTRODUZIONE 19

    a negare o differire l'assoluzione quando il penitente indi-sposto, o per non voler quegli soggiacere a ci che giusta-mente gli viene imposto, o per esser recidivo, o pure perch sta in occasione prossima di peccare t> (S. ALFONSO DE' LI-QUORI, Opere Ascetiche, Torino 1880, vol. III, p. 120).

    Non una disgrazia irreparabile che S. Tommaso non abbia scritto niente a proposito delle varie categorie di penitenti, e che quindi non abbia insistito sul dovere di negare l'assolu-zione ai recidivi e agli altri recalcitranti. Il Santo forse pen-sava che dovesse bastare per questo un minimo di buon senso e di coerenza ; altrimenti tra i molti articoli del suo trattato non ne sarebbe mancato uno concepito presso a poco in questi termini:

  • LA PENITENZA (III, qq. 84-90 : Suppl., qq. 1-20)

    '

    CONTENUTO DEL PRESENTE VOLUME

    I) in se stessa :

    II) i suoi e:lfetti :

    ' I) come sacramento {q. 84) 2) come virt (q. 85)

    ( I) remissione dei peccati mortali (q. 86) ' 2) remissione dci peccati veniali (q. 87) -

    1 3) irreversibilit dei peccati rimessi (q. 88) 4) ricupero dei meriti e delle virt ante-

    \ cedenti (q. 89)

    I) in generale (q. 90) f a) contrizione: '

    { 1) natura di essa (Suppl., ' 2) oggetto (q. 2) ~ 3) misura (q. 3) f 4) durata. (q. 4) I 5) e:fietti (q. 5)

    q. I)

    I I < III) parti della penitenza: \ 2) in particolare: b) confessione : ~

    1) sua necessit (q. 6) 2) natura. di ('Ssa (q. 7)

    . 3) ministro della. confessione (q. ~)

  • AVVERTENZE

    I. Nel testo italiano sono stati eliminati i richiami e le indica-zioni delle opere cita.te, perch figurano a fronte nel testo latino.

    Dove l'intelligibilit della frase lo richiedeva stato inserito qualche termine o qualche espressione tra [ ], per facilitare la comprensione del testo senza ricorrere a perifrasi.

    Nella punteggiatura si segue ordinariamente il latino, per dare agio al lettore di controllare la traduzione e di consultare il testo originale.

    I richiami delle note sono tutti nel testo italiano, esse per conti-nuano anche sotto il testo latino e tal volta nelle pagine seguenti.

    2. Il testo critico latino dell'Edizione Leonina riprodotto con la pi scrupolosa fedelt. La sola enumerazione degli articoli all'inizio della Quaestio stata fatta senza capoversi.

    Manca per, nella nostra edizione, l'apparato critico. Le sole varianti di un certo interesse vengono prese in considerazione nelle note.

    Le citazioni, o i dati complementari delle citazioni, che l'Ed. Leonina riporta in margine, sono state inserite nel testo tra [ ]. Soltanto i versetti della Sacra Scrittura - in corsivo - figurano senza altri contrassegni.

    Le citazioni e i luoghi paralleli sono semplificati con criteri tecnici moderni.

    Le Opere dei SS. Padri sono citate secondo le diciture pi co-muni: per non infarcire troppo il testo di elementi estranei, ab~ biamo trascurato i titoli e le enumerazioni meno usuali. Dove i richiami sono vere correzioni del testo della Somma, vengono riportati in nota.

  • QUESTIONE 84 Il sacramento della penitenza.

    Veniamo ora a parlare del sacramento della penitenza. 1 Primo, della penitenza in se stessa ; secondo, dei suoi effetti ; terzo, delle sue parti; quarto, di coloro che ricevono questo sacramento; quinto, del potere di coloro che lo amministrano; sesto, del rito solenne di questo sacramento.

    Sul primo argomento dobbiamo esaminare due cose: primo, la penitenza in quanto sacramento; secondo, la penitenza in quanto virt. 2

    Sulla prima di esse si pongono dieci quesiti : 1. Se la penitenza sia un sacramento; 2. Quale ne sia la materia; 3. Quale la forma; 4. Se in questo sacramento sia strettamente richiesta l'imposizione delle mani; 5. Se questo sacramento sia indispensabile per la sal-vezza; 6. Quale relazione abbia con gli altri sacramenti; 7. La sua istituzione ; 8. Quanto debba durare la penitenza ; 9. Se debba essere continua ; 10. Se possa reiterarsi. 3

    ARTICOLO l Se la penitenza sia un sacramento. 4

    SEMBRA che la penitenza non sia un sacramento. Infatti : 1. S. Gregorio, 5 come riferisce anche il Decreto [di Graziano],

    i Pietro J,;ombardo aveva dedicato alla penitenza nove dJstinztonf delle Sentenze (4 Sent., dd. 14-22), offrendo, in maniera piuttosto confusa, molti spunti a.Ila riO.essione dci teologi succeF!lilivi, che durante i secoli XIII-XVI commentarono la sua opera. S. Tommaso stesso in giovent ne aveva fatto una lunga esposizione, dalla quale un discepolo non ancora identificato traIT il materiale per il Supplemento della Somma, senza troppa oculatezza. - Nonostante il disordine che vi regna. il trattato di Pietro Lombardo va considerato come la fonte principale del trattato tomistico, anche per quelle questioni che qui nella Somma Te,ologica l' .Autore ha rielaborato per sonalmente. I testi raccolti dal l'Iacstro delle Sentenze documentano abbastanza bene la complessit del tema nella tradizione dei Padri: ma sono ben lungi da.Jl'easere esau-rienti. La teologia cattolica successiva alla controversia luterana molto pi ricca, richiamandosi alle opere dci Padri pi antichi ignorati dagli scolastici del secolo XIII (cfr. A.MANN E., Pnitencc-sacramcnt , I, La Pnitcnoo primitive, in D. Th. Cath., t. XII, coll. 749-845). Tuttavia risale gi a Pietro Lombardo l'elenco dei sette sacra menti nell'ordine esatto in cui vengono enumerati nel manuali pi recenti e nel ca techismo.

    Considerando in astratto le due cose, sembra che si debba assegnare il primo posto alla penitenza virt piuttosto che alla penitenza sa,cramcnto. l\la l'Autore esamina qui la penitenza nel trattato dci sacramenti ; quindi pienamente giustificata l'in versione dci due temi. In questo caso pi giusto che la virt della penitenza sfa poeta non in primo piano, bens\ in prospettiva, in modo da costituire lo sfondo, ovvero la

  • QUAESTIO 84 De poenitentia secundnm quod est sacramentum

    in decem articulos divisa.

    CoNSEQUENTER considerandum est de sacramento poenitentiae. Circa quod primo considerandum est de ipsa poenitentia ; secundo, de effectu ipsius [q. 86]; tertio, de partibus eius [q. 90]; quarto, de suscipientibus hoc sacramentum [Supp., q. 16]; quinto, de potestate ministrorum [q. 17]; sexto, de solemni ritu huius sacramenti q. 28].

    Circa primum duo sunt consideranda : primo, de poenitentia secundum quod est sacramentum ; secundo, de poenitentia secun-dum quod est virtus [q. 85].

    Circa primum quaeruntur decem. Primo: utrum poenitentia sit sacramentum. Secundo: de propria materia eius. Tertio : de for-ma ipsius. Quarto: utrum impositio manus requiratur ad hoc sacramcntum. Quinto : utrum hoc sacramentum sit de necessitate salutis. Sexto : de ordine eius ad alia sacramenta. Septimo : de institutione eius. Octavo: de duratione ipsius. Nono : de conti-nuitate eius. Decimo : utrum possit iterari.

    ARTICULUS 1 Utmm poenitentia sit saeramentum.

    Supra., q. 65, a. 1 ; 4 l'~ent., d. 14, q. 1, a. 1, qo. I : d. 22, q. 2, a. I. An PRIMUM SIC PROCEDITUR. Vidctur quod poenitentia non sit

    sacramentum. Gregorius [IsIDOR., 6 Etymol., c. 19] enim dicit, et habetur in Decretis, I, qu. l [ can. Multi saecularium] : Sacramenta profond.Jt della penJtenza en.cre.mentale. Per non rimanere nella terminologia descritta, diremo che la virt l'loetituisce il ftne specifico del sacramento.

    1 La q. 84 piuttosto complessa. I dieci quesiti in cui ei articola Bi possono ra.g-lrr'UPPare nei cinque temi seguenti : a) esistenza e struttura es~nziale del sacramento (a.a. 1~3); b) Il rito sacramentale (a. 4); c) necessit e utilit della penitenza nella vita del cristiano (a.a. 5, 6); d) sua istituzione (a. 7): e) tempo e luogo della peni tenza (a.a. 810).

    ' Dopo la controversia luterana i teologi cattolici banno d.Jseusso in proposito le l>OSizioni eterodosse che si sono susseguite nel corso dei secoli. Il Concilio Tridentino nella XIV Sessione, celebrata il 25 Novembre 1551, aveva ricordato l'errore di No-va.ztano esploso nel 251 : 'Et Novatianos. remittendi pot

  • 24 LA SOM..1\IA TEOLOGICA, III, q. 84, a. 1

    afferma : Sacramenti sono il battesimo, la cresima, il corpo e il sangue di Cristo; e questi sono denominati sacramenti perch in essi sotto il velo di cose materiali la virt divina opera segreta-mente la nostra salvezza. Ma questo non si riscontra nella peni-tenza : poich non vengono adoperate in essa cose corporee sotto le quali la virt divina compie l'opera della salvezza. Dunque la penitenza non un sacramento.

    ~. I Kacran1enti della Chiesa \y('ngono distribuiti dai ministri di Cristo, come accennano le parole di S. Paolo : Noi ci si deve considerare come ministri di Cristo e come dispensatori dei misteri di Dio. Ora, la penitenza non viene impartita dai ministri di Cristo, ma viene ispirata interiormente da Dio, secondo le parole di Geremia : Dopo che tu mi hai convertito, ho fatto penitenza . Perci la penitenza non un sacramento.

    3. Nei sacramenti, come sopra abbiamo visto, c' una cosa che sacramentum tantum, un'altra che res et sacramentum, e una terza che res tantum. 1 Questo invece non si riscontra nella peni-tenza. Dunque la penitenza non un sacramento.

    IN CONTRA.ltIO : La penitenza, cosi come il battesimo, viene ado-perata per purificare dai peccati. S. Pietro infatti disse a Simon [Mago] : Fa' penitenza di questa tua malvagit t>. Ma il batte-simo un sacramento. Quindi per lo stesso motivo lo pure la penitenza. 2

    RISPONDO : Come dice S. Gregorio 3 nel testo citato sopra, il sacramento consiste in una cerimonia in cui si riceve simbolica-mcn te ci che va ricevuto santamente. Ora, chiaro che nella penitenza si compie una cerimonia in modo tale da significare qualche cosa di sacro, sia da parte dcl peccatore penitente, sia da parte del sacerdote che assolve : poich il penitente con quanto fa e dice esprime l'idea che il suo cuore si allontanato dal pec-cato; e d'altra parte il sacerdote con i gesti e con le parole che indirizza al penitente esprime l'azione di Dio che rimette i pec-cati. Perci evidente che la penitenza come praticata nella Chiesa un sacramento.

    SOLUZIONE DELLE DIFFICOLT : I. Per cose materiali s'intendono in senso lato anche gli atti esterni sensibili, che stanno a questo sacramento come l'acqua sta al battesimo e il crisma sta alla ere-

    di Graziano, il quale consiste in una compilazione non ufficialo di canoni, dJ decreti e di altr~ testi autorevoli, tratta dai Padri della Chiesa, curata dal monaco Graziano. professore di diritto canonico a Bologna nella prima met. del secolo XII. La raccolta ebbe un successo enorme, e costitul per secoli il documento principa1e del diritto ec-clesiastico.

    1 Abbiamo lasciato in latino queste espressioni ; perch in teologia hanno assunto un significato tecnico, che diffloilo rendere nelle lingue volgari. Il sacramentum tantum equivale al fatto o gesto simbolico nel suo puro simbolismo (l'acqua che lava nel caso del battesimo); la res et sacramentum invece l'e11'etto immediato che il simbolo pro duce nell'anima a prescindere dalle sue disposizioni (il carattere, p. es., nel batte-simo o nella Cresima) ; la res tantum la grazia santiilcante che il sacra.mento produce nell'anima che ha le dovute disposizioni.

  • IL SACRAMENTO DEL.LA PENITENZA 25

    sunt baptisma, chrisma, corpus et sanguis Christi: quae ob id sa-cramenta dicuntur quia sub tegumento corporalium rerum divina virtus secretius operatur salutem )). Sed hoc non contingit in poe-nitentia : quia non adhibentur aliquae res corporales sub quibus divina virtus operetur salutem. Ergo poenitentia non est sacra-mentum.

    2. PR.AETEREA, sacramenta Ecclesiac a ministris Christi exhi-bentur : secundum illud 1 Cor. 4, 1 : Sic nos exi8timet homo ut m.inistros Christi et dispensatores mysteriorum Dei . Sed poeni-tentia non exhibetur a ministris Christi, sed interius a Deo homi-nibus inspiratur : secundum illud Ierem. 31, 19 : e< Postquam con-vertisti me, egi poenitentiam . Ergo videtur quod poenitentia non sit sacramentum.

    3. PRAETEREA, in sacramentis de quibus supra [qq. 66 ss.] dixi-mus, est aliquid quod est sacramentum tantum, aliquid quod est res et sacramentum, aliquid vero quod est res tantum : ut ex prae-missis [q. 66, a. I ; q. 73, a. I, ad 31 patet. Sed hoc non inve-nitur in poenitentia. Ergo poenitentia non est sacramentum.

    SED CONTRA EST quod, sicut baptismus adhibetur ad purifican-dum a peccato, ita et poenitentia : unde et Petrus dixit Simoni, Act. 8, 22: Poenitentiam age ab hac nequitia tua. Sed bapti-smus est sacramentum, ut supra [q. 65, a. I] dictum est. Ergo pari ratione et poenitentia.

    RESPONDEO DIOENDUM quod, sicut Gregorius [Isidorus] dicit, in capite supra [arg. 1] dicto, e< sacramentum est in aliqua celebra-tione, cum res gesta ita fit ut aliquid significative accipiamus ouod sancte accipiendum est&. Manifestum est autem quod in poenitentia ita res gesta fit quod aliquid sanctum significatur, tam ex parte peccatoris poenitentis, quam ex parte sacerdotis absol-ventis : nam peccator poenitens per ea quae agit et dicit, significat cor suum a peccato recessisse; similiter etiam sacerdos per ea quae agit et dicit circa poenitentem, significat opus Dei rcmittentis pec-oatum. Unde manifestum est quod poenitentia quae in Ecclesia a.gitur, est sacramentum.

    AD PRIMUM ERGO DIOENDUM quod nomine corporalium rerum intelliguntur large etiam ipsi exteriores actus sensibiles, qui ita se habent in hoc sacramento sicut aqua in baptismo vel chrisma

    Gi ll Decreto per gli Armeni, approvato dal Concilio di Firenze nel 143 9 elenca la Penitenza tra i sette sacramenti nell'ordine esatto in cui viene presentato dal Ca tecblsmo Romano (cfr. D.ENZ. - S. 1310). - Ma la definizione pi esplicita quella. del Tridentino [1545-1563): Se uno afferma che nella Chiesa cattolica la penitenza. non un vero e proprio ea.craroento istituito da Cristo nostro Rignore per i fedeli, ogni volta che dopo il battesimo ca.dono nei peccati, per riconciliarli con Dio, sia scomu ntcato (DENZ. - S., 1701). - E contro le dottrine dei protestanti, specialmente dei oahinisti, detto: Se uno, confondendo i sacramenti, afferma che il battesimo etesso il sacramento della penitenza, come se questi due non fossero sacramenti distinti, ~h la. penitenza non pu chiamarsi a. ragione seconda tavola dopo il naufragio, - ICOJUunicato (ibid., 1702).

    Vedi sopra. p. 23. nota 5.

  • 26 LA SOMMA TEOLOGICA, III, q. 84, aa. 1-2

    sima. Si deve per notare che nei sacramenti, in cui viene confe-rita una grazia superiore a ogni capacit dell'atto umano, viene adoperata una materia esterna : cos nel battesimo in cui si ha la piena remissione dei peccati, sia quanto alla colpa che quanto alla pena; nella cresima, in cui viene conferita la pienezza dello Spirito Santo; e nell'estrema unzione, in cui viene conferita la perfetta guarigione spirituale. E questa grazia proviene dalla virt di Cri-sto come da un principio estrinseco. Perci se in questi sacramenti si riscontrano degli atti umani, essi non sono essenziali al sacra-mento, ma agiscono in esso come cause dispositive. Invece in quei sacramenti che hanno un effetto corrispondente agli atti umani, gli stessi atti sensibili umani fungono da materia : e ci avviene nella penitenza come nel matrimonio. Del resto anche nelle medi-cine corporee ce ne sono alcune che consistono in cose esterne, come impiastri ed elettuari ; altre invece, p. es., certi esercizi fisici, consistono in atti dei pazienti medesimi.

    2. Nei sacramenti la cui materia un elemento materiale, ne-cessario che tale materia venga applicata dal ministro della Chiesa, il quale agisce in nome di Cristo, per indicare che l'eccellenza della virt operante nel sacramento proviene da Cristo. Invece nel sacramento della penitenza, come abbiamo gi notato, la materia costituita dagli atti umani i quali provengono da un'ispirazione interiore. Cosicch la materia non viene applicata dal ministro, bensl da Dio che agisce interiormente : il ministro per d al sacramento la sua struttura completa, assolvendo il penitente.

    3. Anche nella penitenza c' qualche cosa che sacramentum tantum, ed l'atto esterno dcl penitente e del sacerdote che l'as-solve. La res et sacramentum la penitenza interiore del penitente. La res tantum la remissione dei peccati. La prima di queste tre cose, presa nella sua totalit, 1 causa della seconda; la prima poi e la seconda insieme sono causa della terza.

    ARTICOLO 2 Se i peccati siano la materia propria di questo sacramento.

    SEMBRA che i peccati non siano la materia propria di questo sacramento : Infatti :

    I. Negli altri sacramenti la materia viene santificata mediante la formula, e cosi santificata produce l'effetto sacramentale. Ora,

    1 'La prima di questo tre coso ..... non che !*insieme degli atti compiuti dal pe

    nitente il quale contessa i suoi peccati, accompagna.to dall'assoluzione del sa.cerdoto. Il problema in passato fu oggetto di lunghe controversie tra i teologi scolastici.

    Alcuni antichi teologi, come Guglielmo d' Auxerre e AleBSandro di Hales, pare ab biano insegnato che materia prossima di questo sacramento aia l'imposizione delle mani fatta dal confessore. Ma questa opinione non ba avuto seguito, perch evidente che l'imposizione delle mani non appartiene in nessun modo a.gli elementi costitutivi

  • IL SACRAM&~TO DELLA PENITENZA 27

    in con:firmatione. Est autem attendendum quod in illis sacramen-tis in quibus confertur excellens gratia, quae superabundat omnem facultatem humani actus, adhibetur aliqua corporalis materia exterius ; sicut in baptismo, ubi fit plena remissio peccatorum et quantum ad culpam et quantum ad poenam ; et in confirmatione, uhi datur Spiritus Sancti plenitudo; et in extrema unctione, uhi confertur perfecta sanitas spiritualis; quae provenit ex virtute Christi quasi ex quodam extrinscco principio. Undc si qui actus humani sunt in talibus sacramentis, non sunt de essentia materiae sacramentorum, sed dispositive se habent ad sacramenta. In illis autem sacramentis quae habent cffectum correspondentem huma-nis actibus, ipsi actus humani sensibiles sunt loco materiae : ut acci-dit in poenitentia et matrimonio. Sicut etiam in medicinis corpo-ralibus quaedam sunt res exterius adhibitae, sicut emplastra et electuaria ; quaedam vero sunt actus sanandorum, puta exercita-tiones quaedam.

    AD SECUNDUM DICENDUM quod in sacramentis quae habent cor-poralem materiam, oportet quod illa materia adhibeatur a ministro Ecclesiae, qui gerit personam Christi, in signum quod excellentia virtutis in sacramento operantis est a Christo. In sacramento au-tem poenitentiae, sicut dictum est [ad I], sunt actus humani pro materia, qui proveniunt ex inspiratione interna. Unde materia non adhibetur a ministro, sed a Deo interius operante: sed com-plementum sacramenti exhibet minister, dum poenitentem a bsolvit.

    An TERTIUM DICENDUM quod etiam in poenitentia est aliquid quod est sacramentum tantum, scilicet actus exercitus tam per peccatorem pocnitentem, quam etiam per sacerdotem absolven-tem. Res autem et sacramentum est poenitentia interior pccca-toris. Res autem tantum et non sacramentum est remissio pec-cati. Quorum primum totum simul sumptum est causa secundi ; primum autem et secundum sunt causa tertii.

    ARTICULUS 2 Utmm peccata sint propria materia huius sacramenti.

    Infra, q. 30, a. I, ad 3.

    An SECUNDUM SIC PROCEDITUR. Videtur quod peccata non sint propria materia huius sacramenti. Materia enim in aliis sacramen-

    di questo sacramento. Altri teologi dicono che Il sacramento della penitenza non ha materi&, e tra questi si trovano lo Scoto nel libro IV delle Sentenze, diat. 14 e 16, Oooa.m, Giovanni Maggiore, Almaino e altri: ma la loro teoria rifiutata nel Concilio l'lorentino [cfr. DENZ. - S., 1323], dove si dice che ogni sacramento consta. di ma-teria. forma c ministro; e si assegnano come materia di questo gli atti del penitente, alo la contrizione, la confessione e la soddisfazione, come anche nel Concilio Tridcn tino [ctr. DENZ. - S., 1704] si trova pi dlffusamente spiegato (T. CAMPANELLA, I Bacri. Segni, IV De poenitentia, testo critico e trad. a cura di R. Amerio, Roma, 1966, p. 4:3).

  • 28 LA SOMMA TEOLOGICA, III, q. 84, a. 2

    i peccati non possono essere santificati : perch sono incompatibili con l'effetto del sacramento, che la grazia la quale rimette i peccati. Dunque i peccati non sono la materia propria di questo sacramento.

    2. S. Agostino scrive : Nessuno pu iniziare una nuova vita, se la sua penitenza non si estende a tutta la vita dell'uomo vec-chio. Ora, alla vita dell'uomo vecchio appartengono non solo i peccati, ma anche le penalit della vita prc8Pnic. Perci non sono i peccati la materia propria della penitenza.

    3. Il peccato pu essere originale, mortale e veniale. Ma il sacramento deJla penitenza non ordinato contro il peccato ori-ginale, che viene tolto dal battesimo ; e neppure contro quello veniale, che viene rimesso dal battersi il petto, dall'acqua bene-detta e da altri sacramentali. Quindi i peccati non sono materia propria della penitenza.

    IN CONTRARIO : L'Apostolo scrive : (( Essi non fecero penitenza dell'impurit, della fornicazione e della dissolutezza in cui sono vissuti.

    RISPONDO : Ci sono due tipi di materia, e cio la materia pros-sima e quella remota : materia prossima di una statua, p. es., il metallo, in quella remota invece si riscontra anche l'acqua. 1 Ora abbiamo gi notato che materia prossima di questo sacra. :rru:miio sono gli atti del penitente : i quali hanno per materia i peccati di cui egli si pente, e che confessa e per i quali pronto a soddisfare. Perci materia remota della penitenza sono i peccati, non da compiere, ma da detestare e da distruggere. 2

    SOLUZIONE DELLE DIFFICOLT : I. La prima difficolt si fonda sulla materia prossima del sacramento.

    2. La vita mortale dell'uomo vecchio oggetto della penitenza non nel suo aspetto di pena, ma per la colpa cui essa connessa.

    3. La penitenza in qualche modo ha per oggetto qualsiasi genere di peccati, per non tutti nella stessa misura. Infatti il peccato attuale mortale oggetto proprio e principale della penitenza : proprio, perch ci pentiamo propriamente di quanto abbiamo com-messo per nostra volont; principale, perch questo sacramento stato istituito per cancellare il peccato mortale. Dei peccati veniali poi si ha una penitenza in senso proprio, poich essi sono stati commessi per volont nostra : per questo sacramento non stato istituito principalmente contro questi peccati. - Il peccato originale invece non oggetto della penitenza n principale, poich

    1 Per S. Tommaso, come per tutti i naturalisti del suo tempo, I"acqua era uno dei

    quattro elementi di cui il metallo [allo stato naturale) era composto. Riprendendo l'esempio di S. Tommaso oggi noi diremmo: Il minerale la materia remota della sta-tua; il bronzo pronto per la colata la sua materia prossima (HUGUE:YY E., La P nitence in SOMME l!'RANO., t. I, p. 235).

    'Nonostante l'accettazione dJ questa dottrina da parte dei due Concili di Firenze e di Trento, molti scotisti e non pochi autori del secolo XIX. hanno sostenuto che materia del sacramento della penitenza sarebbe l'aBBolnzione stessa del sacerdote, in quanto cerimonia esterna ; mentre codesta assoluzione sarebbe quasi forma. del sa-cre.mento per quello che essa significa. Il principale argomento che viene invocato

  • IL SACRAMENTO DEL.LA PENITENZA 29

    tis per aliqua verba sanctificatur, et sancti.ficata effectum sacra-menti operatur. Peccata autem non possunt sanctificari: eo quod contrariantur effectui sacramenti, qui est gratia remittens peccata. Ergo peccata non sunt materia propria huius sacramenti.

    2. PBAETEREA, Augustinus dicit, in libro De Poenitentia [serm. 351, c. 2] : Nullus potest inchoare novam vitam nisi eum veteris vitae poeniteat >). s-ed ad vetustatem vitae pertinent non solum peccata, sed etiam pocnalitatcs praescntis vitae. Non ergo pec-cata sunt propria materia poenitentiae .

    .3. PBAETEREA, peccatorum quoddam est originale, quoddam mortale, quoddam veniale. Sed poenitentiae sacramentum non ordinatur contra originale peccatum, quod tollitur per baptismum ; neque etiam contra veniale, quod tollitur per tunsionem pectoris, et aquam benedictam, et alia huiusmodi. Ergo peccata non sunt propria materia poenitentiae.

    SED CONTRA EST quod Apostolus dicit, 2 Oor. 12, 21 : Non ege-runt poenitentiam super immunditia et fornicatione et impudicitia quam gesserunt .

    RESPONDEO DIOENDUM quod duplex est materia, scilicet proxi-ma et remota : sicut statuae proxima materia est metallum, remota vero aqua. Dictum est [a. 1, ad 1, 2] autem quod proxima materia huius sacramenti sunt actus poenitentis: cuius materia sunt pec. cata, de quibus dolet, et quae confitctur, et pro quibus satisfacit. Unde relinquitur quod remota materia poenitentiae sunt peccata, non attentanda, sed detestanda et deAtruenda.

    An PRIMUM ERGO DIOENDUM quod ratio illa procedit de proxima materia sacramenti.

    AD SEOUNDUM DIOENDUM quod vetus et mortalis vita est obiectum poenitentiae, non ratione poenae, sed ratione culpae annexae.

    AD TERTIUM DIOENDUM quod poenitentia quodammodo est de quolibet peccatorum genere, non tamen eodem modo. Nam de peccato actuali mortali est poenitentia proprie et principaliter : proprie quidem, quia proprie dicimur poenitere de his quae nostra voluntate commisimus ; principaliter autem, quia ad deletionem peccati mortalis hoc sacramentum est institutum. - De peccatis autem venialibus est quaedam poenitentia proprie, inquantum sunt nostra voluntate facta : non tamen contra haec principaliter est hoc sacramentum institutum. - De peccato vero originali poenitentia nec principaliter est, quia contra ipsum non ordinatur

    dai sostenitori di questa tesi il fatto che la confessione pu essere amministrata an-che all'in!ermo in coma, incapace quindi di esprimere nessuno dei tre atti del peni :ente. Ma i tomisti rispondono che anche in questo caso si procede ad amministrare I sacramento sotto condizione solo ne.Ila speranza ehe virtualmente sussistano nell'in-

    fermo gli atti suddetti, impliciti nell'intenzione non ritrattata di confessare al sacerdote hPropri peccati (cb. PRiiMMER D . Manuale. Thwlogiae Moralis, lfribu.rgo Sv . 1936,

    I, n. 327). 'ri. Per una rielaborazione moderna di questa dottrina in rapporto ai problemi Pi ..... ~ d~ sacramento della penitenza ai nostri giorni, vedi RnANER K., La penitem:a -. OAsua (ed. ita.I. a cura. di A.lfr. Marra.nzini, Roma, 1964, pp. 75-90).

  • 30 LA SOMMA TEOLOGICA, III, q. 84, aa. 2-3

    contro di esso non ordinato questo sacramento, bensi il batte-simo ; n proprio, perch il peccato originale non fu compiuto per volont nostra; se non nel senso che viene considerata nostra la volont di Adamo, conforme alle parole di S. Paolo : In lui tutti abbiamo peccato . Tuttavia prendendo il termine penitenza per una qualsi~si detestazione del passato, si pu parlare di penitenza anche per Il peccato originale: ed in tal senso che parla S. Ago-stino nel De Poenitentia.

    ARTICOLO 3 Se la formula, Io ti assolvo, sia la forma di questo sacramento.1

    SEMBRA che forma di questo sacramento non sia la formula, Io ti assolvo . Infatti :

    1. La forma dei sacramenti si desul1'.le dall'istituzione di Cristo e dall'uso della Chiesa. Ora non si riscontra nella Scrittura che Cristo abbia istituito questa formula. E neppure risulta dall'uso comune: anzi in certe assoluzioni fatte pubblicamente nella Chiesa, come .quelle di Prima e Compieta, e in _quella del Gioved Santo, non si usa la formula indicativa : Io t1 assolvo )) ; ma quella de-precativa: Dio onnipotente abbia misericordia di voi, oppure : Dio onnipotente ci conceda l'assoluzione . Dunque la formula, Io ti assolvo , non la forma di questo sacramento.

    2. Il Papa S. Leone [Magno] afferro.a: II perdono di Dio non si pu avere che mediante le preghiere del sacerdote. Ma egli parla del perdono di Dio offerto ai penitenti. Quindi la forma di questo sacramento deve essere una formula deprecatoria.

    3. Assolvere dai peccati equivale a rimetterli. Ora, come scrive S: Agostino, 1 soltanto Dio, il quale in grado di purificare inte-riormente dal peccato, rimette la colpa. Dunque Dio soltanto pu assolvere i peccati. Perci il sacerdote non deve dire, Io ti assolvo , come non dice, Io ti rimetto i peccati .

    4. Il Signore come diede ai suoi discepoli il potere di assolvere i peccati, diede loro anche quello di curare le infermit, cio, come si esprime il Vangelo, di cacciare i demoni e di curare gli infermi. Ma nel guarire gli infermi gli Apostoli non usavano la formula, I? ti guari~co ~>,. bensi quest'altra : Ti. guarisca il Sig.nore Ges~ Cristo. Qu1nd1 1 sacerdoti, esercitando d potere conferito da Cn-sto agli Apostoli, devono usare non la formula, Io ti assolvo , ma la formula, Cristo ti dia l'assoluzione.

    1 Tra i luoghi paralleli emerge, sotto l'aspetto etoricodocumentario, l'opuscolo De Formula Absol. s. Tommaso vi discute iJ problema con insolita vivacit. - Ancora. oggi sono valide le osservazioni di B. M. De Rubeis in proposito (cfr. Ed. Parmense delle Opero di S. Tomzn.., t. I 6, pp. 489 se.). '

    Il testo qui citato non appartiene al corn.inento di S. Agostino Super Ioannem ; ma codesto concetto espresso in una pericope delle Sentenze di Pietro Lombardo, che comincia mutuando la prima frase dalle. celebre opora .esegetica agostiniana (cl.r.

    ,,

  • IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA 31

    hoc sacramentum, sed magis baptismus: nec etiam proprie, quia pecoatum originale non est nostra voluntate peractum ; nisi forte inquantum voluntas Adae reputatur nostra, secundum modum Joquendi quo Apostolus dicit, Rom. 5, 12, In quo omnes pecca-verunt . Inquantum tamen accipitur poenitentia large pro qua-eumque detestatione rei praeteritae, potest dici poenitentia de peccato originali : sicut loquitur Augustinus in libro De Poenitentia [serm. cit. in arg. 2].

    ARTICULUS 3 Utnun haec sit forma huius sacramenti, Ego te absolvo .

    l Sent., d. 22, q. 2, a. 2, qc. 3 ; Opusc. De Form. Absolut.

    An TERTIUM SIC PROCEDITUR. Videtur quod haec non sit forma huius sacramenti, Ego te absolvo . Formae enim sacramento-rum ex institutione Christi et usu Ecclesiae habentur. Sed Christus non legitur hanc formam instituisse. Neque etiam in communi usu habetur : quinimmo in quibusdam absolutionibus quae in Ecolesia publice :fiunt, sicut in prima et completorio et in Cena Domini, absolvens non utitur oratione indicativa, ut dicat, Ego vos absolvo , sed oratione deprecativa, cum dicit, Misereatur vestri omnipotens Deus , vel, Absolutionem tribuat vobis omni-potens Deus . Ergo haec non est forma huius sacramenti, Ego te absolvo .

    2. PRAETEREA, Leo Papa I [cp. 108 Ad Theodor., c. 2] dicit : Indulgentia Dei nisi supplicationibus sacerdotum nequit obti-neri . Loquitur autem de indulgentia Dei quae praestatur poeni-tentibus. Ergo forma huius sacramenti debet esse per modum deprecationis.

    3. PRAETEREA, idem est absolvere a peccato quod peccatum remittere. Scd solus Deus peccatum remittit, qui etiam solus interius a peccato mundat : ut Augustinus dicit, Super loan. [MAo., 4 Sent., d. 18, c. Nec ideo tamcn]. Ergo videtur quod solus Deus a peccato absolvat. Non ergo debet dicere sacerdos, Ego te absolvo , sicut non dicit, Ego tibi peccata remitto )).

    4. PRAETEREA, sicut Dominus dedit potestatem discipulis ab-solvendi a peccatis [Ioan. 20, 23], ita etiam dedit eis potestatem ourandi infirmitates, scilicet ut daemonia eiicerent et ut languo-res curarent , ut habetur Matth. 10, 1 et Luc. 9, 1. Sed sanando infirmos Apostoli non utebantur his verbis, Ego te sano )), sed, t Sa.net te Dominus Iesus Christus )) [Act. 9, 34]. Ergo videtur quod sacerdotes, habentes potestatem Apostolis a Christo tradi-tam, non debeant uti hac forma verborum, Ego te absolvo , sed, t Absolutionem praebeat tibi Christus .

    ~ Seni., d. 18, c. 5). Ma il testo agostiniano, cui le Sentense si appella.no per a:frermare I eeclusiva. causalit di Dio nel conferimento della grazia, si riscontra in 5 De baptismo com,.. DonatiBtas. c.. 21. n. 29.

  • 32 LA SOMMA TEOLOGICA, III, q. 84, a. 3

    5. Alcuni 1 di coloro che usano la formula discussa la spiegano in questo senso : Io ti a8solvo, cio ti dichiaro assolto . Ma il sacerdote non in grado di far questo, senza una rivelazione divi-na. Infatti nel Vangelo si legge che a Pietro prima delle parole, Qualunque cosa avrai sciolto sulla terra, ecc. )>, era stato detto : Beato sei tu, o Simone figlio di Giona, poich non la carne o il sangue te lo ha rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. Per-ci sembra una presunzione da parte del sacerdote, cui non stata fatta una rivelazione, affermare : (( Io ti assolvo , anche nel senso indicato di: e< ti dichiaro assolto .

    IN CONTRARIO : Il Signore come disse ai discepoli, Andate, insegnate a tutte le genti, battezzandole >, cosi disse a Pietro, Qualunque cosa scioglierai ... . Ora il sacerdote, forte di quelle parole di Cristo afferma, Io ti battezzo)). Quindi per la medesima autorit egH in questo sacramento deve affermare, Io ti assolvo .2

    RISPONDO : Il perfezionamento in ogni genere di cose va attri-buito alla forma. Ora, noi sopra abbiamo gi notato che questo sacramento viene completato dagli atti del sacerdote. Cosicch quanto proviene dal penitente, sia che si tratti di parole o di gesti, costituisce la materia di questo sacramento : mentre quanto pro-viene dal sacerdote ha funzione di forma. E poich i sacramenti della nuova legge, come abbiamo detto sopra, producono ci che significano, necessario che la forma del sacramento significhi quanto nel sacramento si compie rispetto alla materia sacramen-tale. Ecco il perch della forma del battesimo,

  • IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA 33

    5. PRAETEREA, quidam hac forma utentes sic eam exponunt : Ego te absolvo, idest, absolutum ostendo . Sed neque hoc sacer~ dos facere potest, nisi ei divinitus revcletur. Unde, ut legitur Matth. 16, antequam Petro diccretur [v. 19], Quodcumque sol-veris super terram, erit etc. , dictum est ei [ v. 17], Beatus es, Simon Bar Iona, quia caro et sanguis non revelavit tibi, sed Pater meus, qui in caelis est . Ergo videtur quod sacerdos cui non est facta rcvclatio, pracsumpluo8c dicat, Ego te ab8olvo , ctiam si exponatur, idest, absolutum ostendo .

    SED CONTRA EST quod, sicut Dominus dixit discipulis, Matth. ult., 19, Euntes, docete omnes gentes, baptizantes eos , ita dixit Petro, Matth. 16, 19, Quodcumque solveris . Sed sacerdos, auc-toritate illorum verborum Christi fretus, dicit, (( Ego te baptizo . Ergo, eadem auctoritate, dicere debet in hoc sacramento, Ego te a bsolvo .

    RESPONDEO DICENDUM quod in qualibet re perfectio attribuitur formae. Dictum est autem supra [a. 1, ad 2] quod hoc sacramen-tum perficitur per ea quae sunt ex parte sacerdotis. Unde oportet quod ea quae sunt ex parte poenitentis, sive sint verba sive facta, sint quaedam materia huius sacramenti : ea vero quae sunt ex parte sacerdotis, se habent per modum formae. Cum autem sacra-menta novae legis efficiant quod .figurant , ut supra [ q. 62, a. 1, a.d l] dictum est; oportet quod forma sacramenti significet id quod in sacramento agitur, proportonaliter materiae sacramenti. U nde forma baptismi est, ((Ego te baptizo , et forma confirmationis, Consigno te signo crucis et confirmo te chrismate salutis , eo quod huiusmodi sacramenta perficiuntur in usu materiae. In sacramento autem Eucharistiae, quod consistit in ipsa consecra-tione materiae, exprimitur veritas consecrationis, cum dicitur, Hoc est corpus meum )). Hoc autem sacramentum, scilicet pocni-tentiae, non consistit in consecratione alicuius materiae, nec in usu alicuius materiae sanctificatae: sed magis in remotione cuiusdam materiae, scilicct peccati, prout peccata dicuntur esse materia poenitentiae, ut ex supra [a. 2] dictis patet. Talis autem remotio significatur a sacerdote cum dicitur, Ego te absolvo )) : nam pec-cata sunt quaedam vincula, secundum illud Proverb. 5, 22, Ini-quitates suae capiunt impinm, et funibus peccatorum suorum quisque constringitur . Unde patet quod haec est con venientis~ sima. forma huius sacramenti, (( Ego te absolvo )>.

    An PRl.MUM ERGO DICENDUM quod ista forma sumitur ex ipsis

    Decreto per gli Armeni. e de.Ila Sessione XIV del Concilio Tridentino. Ecco le parole di quest'ultimo documento : Il santo Concilio inoltre in.segna che la forma del sa era.mento della penitenza, in cui soprattutto risiede la sua efficacia, consiste in quelle P&role del ministro: " Io ti assolvo. ecc ... ; allo quali secondo l'uso della santa Chiesa vengono aggiunte lodevolmente alcune preghiere, che per non appartengono all'es &enza deUa forma, e neppure son necessarie per l'amministrazione dcl sacramento (D&Nz. - S., 1673). Ci nonostante molti teologi ritengono valida anche la formula depreca.tori.a ancora in uso presso la Chiesa greca, e che forse qua e l. fu in uso anche nell'occidente prima del secolo XII.

    a .. xx.ix

  • 34 LA SOMMA TEOLOGICA, III, q. 84, a. 3

    glierai sulla terra, ecc. t>. E la Chiesa si serve di tale formula nel-l'assoluzione sacramentale. Invece le altre assoluzioni date in pubblico non sono sacramentali: ma sono preghiere ordinate alla remissione dei peccati veniali. Perci nell'assoluzione sacramen-tale non basterebbe dire, Dio onnipotente abbia misericordia di te )) ; oppure, Dio ti conceda l'assoluzione e la remissione : poi-ch con codeste parole il sacerdote non indica che l'assoluzione viene accordata, ma chiede che lo sia. - Tuttavia codesta pre-ghiera viene premessa anche all'assoluzione sacramentale, perch l'effetto del sacramento non venga impedito da parte del penitente, i cui atti costituiscono la materia in questo sacramento, a diffe-renza, del battesimo o della cresima.

    2. Le parole del Papa S. Leone si riferiscono alla preghiera che precede l'assoluzione. Ma ci non toglie che i sacerdoti poi assolvano.

    3. Dio soltanto assolve e rimette i peccati in forza della sua autorit. I sacerdoti fanno l'una e l'altra cosa in modo ministe. riale : cio in quanto le parole dcl sacerdote in questo sacramento agiscono strumentalmente, come negli altri sacramenti; poich sempre la virt divina ad agire interiormente in tutti i segni sacra-mentali, sia che si tratti di eose o di parole, come risulta dalle spiegazioni gi date. Ecco perch il Signore espresse l'una e l'altra cosa : a Pietro infatti disse, Qualunque cosa scioglierai, ecc. t>; mentre disse ai discepoli, Coloro ai quali rimetterete i peccati, saranno rimessi t>. Tuttavia il sacerdote dice, Io ti assolvo t>, e non, lo rimetto i tuoi peccati , perch ci quadra meglio con le parole dette dal Signore parlando del potere delle chiavi, in forza del quale i sacerdoti assolvono.

    Siccome per il sacerdote assolve come ministro, giusto ag-giungere qualche cosa che accenni all'autorit suprema di Dio, cosi da risultarne la formula : cc Io ti assolvo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo)>, oppure in virt della passione di Cristo )>, oppure, con l'autorit di Dio ; cosi come spiega Dionigi nel De Ooelesti H ierarchia. Ma non essendo questo deter-minato dalle parole di Cristo, come nel battesimo, questa aggiunta lasciata all'arbitrio del sacerdote.

    4. Agli Apostoli non fu conferito il potere di guarire diretta-mente gli infermi, ma fu loro concesso che gli infermi guarissero mediante la loro preghiera. Invece nei sacramenti essi ebbero la facolt di agire come cause strumentali, o ministeriali. Ecco per-ch il loro atto va espresso nelle forme sacramentali piuttosto che nelle guarigioni miracolose. - In queste per non sempre si ricor-reva a formule deprecatorie, ma talora si usavano anche quelle indicative e imperative ; come si legge negli Atti, l dove S. Pietro disse allo storpio : Quello che ho, te lo d. Nel nome di Ges Cristo alzati e cammina )).

    5. L'interpretazione della formula, Io ti assolvo nel senso di: ti dichiaro assolto , vera solo parzialmente, ma non perfetta-mente. Poich i sacramenti della nuova legge non solo significano, ma compiono ci che significano t>. 1 Quindi come nel battezzare

  • IL SACRAMR.1'JTO DELLA PENITENZA 35 verbis Christi quibus Pctro dixit [Matth. 16, 19] : Quodcumque solveris super terram, etc. . Et tali forma utitur Ecclesia in sacramentali absolutione. Huiusmodi autem absolutiones in pu-blico factae non sunt sacramentales : sed sunt orationes quaedam ordinatae ad remissionem venialium peccatorum. Unde in sacra-mentali absolutione non suffi.ceret dicere, Misereatur tui omni-potens Deus , vel, Absolutionem et remissionem tribuat tibi Deus : quia per haec verba sacerdos absolutionem non significat fieri, sed petit ut fiat. - Praemittitur tamen etiam in sacramen-tali absolutione talis oratio, ne impediatur effectus sacramenti cx parte poenitentis, cuius actus materialiter se habent in hoc sacra-mento, non autem in baptismo vel in confirmatione.

    An SECUNDUM DICENDUM quod verbum Leonia Papae est intel-ligendum quantum ad deprecationem quae praemittitur absolu-tioni. Non autem removet quin sacerdotes absolvant.

    An TEBTIUM DICENDUM quod solus Deus per auctoritatem et a peccato absolvit et peccata remittit. Sacerdotes autem utrumque faciunt per ministerium : inquantum scilicct verba sacerdotis in hoc sacramento instrumentaliter operantur, sicut etiam in aliis sacramentis ; nam virtus divina est quae interius operatur in omnibus sacramentalibus signis, sive sint res sive sint verba, sicut ex supra [q. 62, a. I ; q. 64, a. l] dictis patet. Undc et Dominus utrumque expressit : nam Matth. 16, 19 dixit Petro, Quodcumque solveris super terram, etc. ; et Ioan. 20, 23 dixit discipulis, Quo-rum remiseritis peccata, remittuntur eis . Ideo tamen sacerdos potius dicit, Ego te absolvo , quam, Ego tibi peccata remitto , quia hoc magis congruit verbis quae Dominus dixit virtutem cla-vium ostendens, per quas sacerdotes absolvunt.

    Quia tamen sacerdos sicut minister absolvit, convenienter appo-nitur aliquid quod pertineat ad primam auctoritatem Dei, scilicet ut dicatur : Ego te absolvo in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti , vel, per virtutem passionis Christi , ve], auctoritate Dei : sicut Dionysius exponit, 13 cap. Gaelest. Hier. Quia tamen hoc non est determinatum ex verbis Christi, sicut in baptismo, talis appositio relinquitur arbitrio sacerdotis.

    An QUAB.TUM DICENDUM quod Apostolis non est data potestas ut ipsi sanarent infirmos, sed ut ad eorum orationem infirmi sana-rentur. Est autem eis collata potestas operandi instrumentaliter, sive ministerialiter, in sacramentis. Et ideo magis possunt in for-mis sacramentalibus exprimere actum suum quam in sanationibus infirmitatum. - In quibus tamen non semper utebantur modo de-precativo, sed quandoque etiam modo indicativo et imperativo : sicut Act. 3, 6 legitur quod Petrus dixit claudo : Quod habeo, hoc tibi do. In nomine Iesu Christi, surge et ambula . . An QUINTUM DICENDUM quod ista expositio, Ego te absolvo, tdest, ahsolutum ostendo , quantum ad aliquid quidem vera est,

    1 Gi nel Commento alle Sentenze r Autore aveva respinto l'op1niono di coloro che riduceva.no l'assoluzione del sacerdote, :In forma. sia. indicativa. ohe deprecatoria, a.

  • 36 LA SOMMA TEOLOGICA, III, q. 84, aa. 3-41

    il sacerdote esprime con le parole e con il rito che uno purificato interiormente, non solo perch lo significa, ma anche perch lo compie ; cosi quando dice, Io ti assolvo & esprime l'assoluzione del penitente non solo perch la significa, ma perch la compie. -E d'altra parte egli si esprime senza incertezze. Poich come gli altri sacramenti della nuova legge hanno di suo un effetto sicuro per la virt della passione di Cristo, sebbene questo possa esser impedito dalle disposizioni di chi li riceve, cos avviene anche in questo sacramento. Di qui le parole di S. Agostino : Una volta che l'adulterio commesso stato espiato, la riconciliazione degli sposi non pi n vergognosa n difficile, quando grazie alle chiavi del regno dei cieli non c' da dubitare della remissione dei pec-cati &. Perci neppure il sacerdote ha bisogno di una rivelazione speciale : ma basta la rivelazione della fede fatta a tutti, in cui si parla della remissione dei peccati. A Pietro fu fatta appunto, come si legge, questa rivelazione della fede.

    Perci il senso pi esatto della formula, Io ti assolvo & sarebbe, io t'impartisco il sacramento dell'assoluzione.

    ARTICOLO 4 Se per questo sacramento si richieda l'imposizione delle mani.1

    SEMBRA che per questo sacramento si richieda l'imposizione delle mani del sacerdote. Infatti :

    I. Nel Vangelo si legge: Imporranno le mani agli infermi, ed essi guariranno . Ora, gli infermi spirituali sono i peccatori, che vengono guariti da questo sacramento. Perci in questo sacra-mento si richiede l'imposizione delle mani.

    2. Nel sacramento della penitenza l'uomo ricupera lo Spirito Santo perduto ; dice infatti il Salmista parlando come penitente : Rendimi la gioia della tua salvezza, e confortami con lo Spirito di potenza. Ma lo Spirito Santo vien dato con l'imposizione delle mani ; poich negli Atti si legge che gli Apostoli imponevano le mani su di loro, ed essi ricevevano lo Spirito Santo & ; e il Vangelo riferisce che al Signore furono presentati i bambini, perch impo-

    una dichiarazione priva d'efflcacia. Da lui apprendiamo che al suo tempo era orma.I comune la tesi che vedeva nell'aseoluzione un'cfflcacia dispositiva e ministeriale (cfr. 4 Sent., d. 18, q. 1, a. 3, qc. I, ad. I). - Tuttavia le resistenze non mancavano, come risulta dall'opuscolo De Forma Absolulionis, scritto da S. Tommaso stesso per soddi-sfare la richiesta del proprio Maestro Generale. il B. Giovanni da Vercelli, desideroso di conoscere il suo pensiero su dJ uno scritto teologico che noi non conosciamo, nel quale si propugnava la. perfetta. ortodossia della formula deprecatoria dell'aseolu.zione, e ad essa veniva ridotta la stessa formula indicativa.

    1 I/imposizione delle mani nell'assoluzione solenne e pubblica dci peccati antichis-sima. Ne parla pi volte il martire S. Cipriano [210-258]. Scrive in proposito M. Righetti: Il rito della ricon

  • IL SACRAMR."\'TO DELLA PENITENZA 37

    non tamen est perfecta. Sacramenta enim novae legis non solum signifcant, se

  • 38 LA SOMMA TEOLOGICA, III, q. 84, a. 4

    nesse loro le mani&. Quindi in questo sacramento indispensabile l'imposizione delle mani.

    3. In questo sacramento le parole del sacerdote non sono pi efficaci che negli altri sacramenti. Ora, in essi le parole del mini-stro non bastano, se non sono accompagnate da un atto : nel bat-tesimo, p. es., quando il sacerdote dice, Io ti battezzo&, si richie-de anche un'abluzione materiale. PPrci anche nel dire, Io ti assolvo)), indispensabile che il sacerdote compia un atto circa il penitente, imponendogli le mani.

    IN CONTRARIO : Quando il Signore disAe a S. Pietro : Qualun-que cosa scioglierai sulla terra, sar sciolta, ecc. )), non fece nessun accenno all'imposizione delle mani. E neppure quando disse a tutti gli Apostoli : A coloro cui rimetterete i peccati, saranno rimessi &. Dunque in questo sacramento non si richiede l'imposizione delle mani.

    RISPONDO : L'imposizione delle mani si usa nei sacramenti della Chiesa per indicare qualche effusione copiosa della grazia su colui al quale s'impongono le mani, come per un prolungamento di quella che deve trovarsi in abbondanza nei ministri. Ecco perch l'imposizione delle mani si fa nel sacramento della cresima, in cui si conferisce la pienezza dello Spirito Santo, e nel sacramento dell'ordine, in cui ai sacri ministri viene conferita un'eccellenza di poteri. Di qui le parole di S. Paolo a Timoteo : Ravviva la grazia di Dio che in te per l'imposizione delle mie mani)). Ora, il sacramento della penitenza non ordinato a conseguire un'ec-cellenza di grazia, ma alla remissione dei peccati. Perci in questo sacramento non si richiede l'imposizione delle mani, come non si richiede nel battesimo, in cui la remissione dei peccati anche pi completa.

    SOLUZIONE DELLE DIFFICOLT : I. L'imposizione delle mani sui malati non era un rito sacramentale, ma era ordinata al compi-mento dei miracoli : cosicch il contatto delle mani da parte di uomini santi eliminava anche le infermit corporali. in tal senso che nel Vangelo si legge, aver il Signore curato gli infermi impo-nendo loro le mani, e mondato il lebbroso col suo contatto.

    2. Non qualsiasi conferimento dello Spirito Santo richiede l'im-posizione delle mani ; poich lo si riceve anche nel battesimo, e tuttavia in esso non si usa l'imposizione delle mani. Ma l'imposi-zione delle mani richiesta per ricevere lo Spirito Santo con pie-nezza: il che avviene nella cresima.

    3. Nei sacramenti che si compiono mediante l'uso della materia, chi li amministra deve esercitare un atto materiale su colui che li riceve : e cosi avviene nel battesimo, nella cresima e nell'estrema unzione. Ma questo sacramento non consiste nell'uso di una materia apflicata dall'esterno, poich qui fungono da materia gli atti de penitente. Quindi come nell'Eucarestia il sacer-dote compie il sacramento con la sola pronunzia delle parole sulla materia, cosi le sole parole del sacerdote che assolve rivolte al penitente compiono il sacramento dell'assoluzione.1 Se poi si

  • IL SACRAMENTO DELLA PR.~ITENZA 39

    manus imponeret . Ergo in hoc sacramento est manus impositio faoienda.

    3. PRAETEREA, verba sacerdotis in hoc sacramento non sunt maioris e:fficaciae quam in aliis sacramentis. Sed in aliis sacra-mentis non su:fficiunt verba ministri, nisi aliquem actum exerceret: sicut in baptismo, simul cum hoc quod dicit sacerdos, Ego te baptizo , reqniritur corporalis ablutio. Ergo ctiam, simul cum hoc quod dicit sacerdos, Ego te absolvo , oportet quod aliquem actum exerceat circa poenitentem, imponendo ei manus.

    SED CONTRA EST quod Dominus dixit Petro [Matth. 16, 19], Quodcumque solveris super terram, erit etc. , nullam mentionem de manus impositione faciens. Neque etiam cum omnibus Apo-stolis simul dixit [Ioan. 20, 23] : Quorum remiseritis peccata, remittuntur eis )>. Non ergo ad hoc sacramentum requiritur impo-sitio manuum.

    RESPONDEO DICENDUM quod impositio manuum in sacramentis Ecclesiae fit ad designandum aliquem copiosum effectum gratiae, quo illi quibus manus imponitur, quodammodo continuantur per quandam similitudinem ministris, in quibus copia esse debet. Et ideo manus impositio fit in sacramento confirmationis, in quo confertur plenitudo Spiritus Sancti; et in sacramento ordinis, in quo confertur quaedam excellentia potcstatis in divinis ministe-riis ; undc et 2 Tim. I, 6 dicitur : Resuscites gratiam Dei quae est in te per impositionem manuum mearum )}. Sacramentum autem poenitentiae non ordinatur ad consequendum aliquam ex-cellentiam gratiae, sed ad remissionem peccatorum. Et ideo ad hoc sacramentum non requiritur impositio: sicut etiam nec ad baptismum, in quo tamcn fit plenior remissio peccatorum.

    AD PRIMUM EBGO DICENDUM quod illa manus impositio non est sacramentalis, sed ordinatur ad miracula facienda : ut scilicet per oontactum manus hominis sanctificati etiam corporalis infirmitas tollatur. Sicut etiam legitur de Domino, Marci 6, 5, quod infir .. mos impositis manibus curavit ; et Matth. 8, 3 legitur quod per oontactum leprosum mundavit.

    AD SECUNDUM DICENDUM quod non quaelibet acccptio Spiritus Sancti requirit manus impositionem : quia etiam in baptismo a.ooipit homo Spiritum Sanctum, nec tamen ft ibi manus impositio. Sed acceptio Spiritus Sancti cum plenitudine requirit manus impo-sitionem : quod pertinet ad confirmationem . . AD TERTIUM DICENDUM quod in sacramentis quae perficiuntur ~ usu materiae, minister habet aliquem corporalem actum exercere 01rc~ eum qui suscipit sacramentum : sicut in baptismo et confir-mat1one et extrcma unctione. Sed hoc sacramentum non consistit in usu alicuius materiae exterius appositae, sed loco materiae se h:a.b_ent ea quac sunt ex parte poenitentis. Unde, sicut in Eucha-rISt1a sacerdos sola prolatione verborum super materiam perficit saoramentum, ita ctiam sola verba sacerdotis absolventis super .,

    1 Questi argomenti erano gi stati addotti nell'opuscolo ricordato De Ji'orma Abso UI,, e. 4.

  • 40 LA SOMMA TEOLOGICA, III, q. 84, aa. 4-5

    richiedesse un atto corporale da parte del sacerdote, sarebbe pi richiesto il segno di croce, che si usa anche nell'Eucarestia, piut-tosto che l'imposizione delle mani, per indicare che i peccati ven-gono rimessi col sangue della croce di Cristo. E tuttavia tale rito non indispensabile per questo sacramento, come non lo per l'Eucarestia.

    ARTICOLO 5 Se questo sacramento sia indispensabile per la salvezza.

    SEMBRA che questo sacramento non sia indispensabile per la salvezza. Infatti :

    I. A commento di quelle parole del Salmista, Coloro che semi-nano tra le lacrime, ecc. l>, la Glossa raccomanda : Non essere triste, se hai la buona volont che fa mietere la pace l>. Ora, la tristezza un elemento della penitenza, secondo le parole di S. Pao-lo : La tristezza secondo Dio produce per la salvezza una peni-tenza durevole ~. Dunque per salvarsi basta la buona volont, senza la penitenza.

    2. Nei Proverbi si legge : Tutti i peccati sono ricoperti dalla carit; I peccati vengono cancellati dalla misericordia e dalla fede . Ma questo sacramento ha il solo scopo di cancellare i pec-cati. Quindi avcndo la carit, la fede e la misericordia, chiunque pu conseguire la salvezza, anche senza il sacramento della penitenza.

    3. I sacramenti della Chiesa hanno origine dall'istituzione di Cristo. Ora, nel Vangelo si legge che Cristo assolse la donna adul-tera, senza penitenza. Perci evidente che la penitenza non in dispensa bile alla sai vczza.

    IN CONTRARIO : Il Signore ha affermato: Se non farete peni-tenza perirete tutti allo stesso modo . 1

    RISPONDO: Una cosa pu essere necessaria alla salvezza in due modi : primo, in modo assoluto ; secondo, in date circostanze. necessario in modo assoluto ci di cui nessuno pu fare a meno per raggiungere la salvezza: tali sono appunto la grazia di Cristo e il sacramento del battesimo, mediante il quale si rinasce in Cristo. Invece il sacramento della penitenza necessario in certe circo-stanze : necessario cio non a tutti, ma a coloro che sono in pec-cato ; poich nei Paralipomeni si legge : Tu, o Signore dei giusti, non hai preteso la penitenza da Abramo, da Isacco e da Giacobbe, i quali non peccarono contro di te. 1

    Ora, come dice S. Giacomo, il peccato una volta commesso

    1 I1 tosto citato non si riferis

  • IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA 41

    poenitentem perficiunt absolutionis sacramentum. Et si aliquis actus corporalis esset ex parte sacerdotis, non minus competeret crucesignatio, quae adhibetur in Eucharistia, quam manus impo-sitio, in signum quod per sanguinem crucis Christi remittuntur peccata. Et tamen non est de necessitate sacramenti, sicut nec de necessitate Eucharistiae.

    ARTICULUS 5 Utrum hoc sacramentu.m sit de necessitate salutis.

    Supra, q. 65, a. 4 ; 4 Sent d. 14, q. 2, a. 5 et Expos. lltt. ; d. 17. q. 3, a. 3, qc. I ; 4 Oont. Gent., c. 72.

    AD QUINTUM SIC PROOEDITUR. Videtur quod hoc sacramentum non sit dc necessitate salutis. Quia super illud Psalmi [125, 5], e Qui seminant in lacrimis etc. , dicit Glossa : Noli esse tristis, si adsit tibi bona voluntas, unde metitur pax )). Sed tristitia est de ratione poenitentiae : secundum illud 2 Oor. 7, 10 : Quac se-cundum Deum est tristitia, poenitentiam in salutem stabilem ope-ratur . Ergo bona voluntas, sine poenitentfa,, sufficit ad salutem.

    2. PRAETEREA, Proverb. 10, 12 dicitur : Universa delicta operit caritas )) ; et infra, 15, 27 : Per misericordiam et fidem purgantur peccata . Sed hoc sacramentum non est nisi ad purgandum pec-cata. Ergo, habendo caritatem et fidem et misericordiam, potest quisque salutem consequi, etiam sine poenitentiae sacramento.

    3. PBAETEREA, sacramenta Ecclesiae initium habent ab institu-tione Christi. Scd, sicut legitur Ioan. 8, 11, Christus mulierem adulteram absolvit absque poenitentia. Ergo videtur quod poeni-tentia non sit dc necessitate salutis.

    SED CONTRA EST quod Dominus dicit, Luc. 13, 5 : Si poeniten-tiam non cgeritis, omncs sjmul peribitis .

    RESPONDEO DICENDUM quod aliquid est necessarium ad salutem duplicitcr : uno modo, absolutc ; alio modo, ex suppositione. Ab-solute quidem neccssarium est illud sine quo nullus salutem con-sequi potest : sicut gratia Christi, et sacramentum baptismi, per quod aliquis in Christo renascitur. Ex suppositione autem est necessarium sacramentum poenitentiae : quod quidem necessa-rium non est omnibus, sed peccato subiaeentibus ; dieitur enim in 2 Paralip. ult. [vide Orat. M anass.] : Et tu, Domine iustorum, non posuisti pocnitentiam iustis, Abraham, Jsaac et Iacob, his qui tibi non peccaverunt .

    Peccatum )> autcm, cum consummatum fuerit, generat mar-

    Le parolo qui riferite appartengono alla preghiera del re Manasse, che in molte ediz1oni della Bibbia posteriori al Concilio Tridentino, il quale escluse i libri III e IV di Esdra dal canone dei libri santi, viene stampata prima di codCBti apocrifi. Negli antichi manoscritti invece essa viene ta.Iora riferita come ultimo capitolo del 2 Paralip. U Autore si riferisce a questi manoscritti.

  • 42 LA SOMMA TEOLOGICA, III, q. 84, aa. 5-6

    genera la morte. Quindi per la salvezza del peccatore indispen .. sabile che il peccato venga cancellato. E questo non si pu fare senza il sacramento della penitenza, in cui opera la virt della passione di Cristo mediante l'assoluzione del sacerdote unita agli atti del penitente, il quale coopera con la grazia a distruggere il peccato : poich, come dice S. Agostino, chi ha