Tiroidite Cronica Autoimmune - Medical Systems SpA · ISTRUZIONI PER GLI AUTORI InformazIonI...

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230 Tiroidite Cronica Autoimmune Direttore Responsabile Sergio Rassu Caleidoscopio Italiano Emilio Fiore, Francesco Latrofa, Maria Annateresa Provenzale, Paolo Vitti ISSN 0394 3291 Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane S.p.a. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003, (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1, DCB Genova”- n° 228- Gennaio 2014 - Dir. resp.: Sergio Rassu - Editore: Medical Systems S.p.A. Genova - Contiene I.P. - Stampa: Nuova AATA - Genova www.medicalsystems.it

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Tiroidite Cronica Autoimmune

Direttore ResponsabileSergio Rassu

CaleidoscopioIta l iano

Emilio Fiore, Francesco Latrofa, Maria Annateresa Provenzale, Paolo Vitti

ISSN 0394 3291

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230Direttore ResponsabileSergio Rassu

Caleidoscopio

Emilio Fiore, Francesco Latrofa, Maria Annateresa Provenzale, Paolo Vitti

Sezione di EndocrinologiaDipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale

Università di Pisa

Ita l iano

Tiroidite Cronica Autoimmune

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ISTRUZIONI PER GLI AUTORI

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TesTo. La monografia deve essere articolata in paragrafi snelli, di rapida consultazione, completi e chiari. I contenuti riportati devono essere stati sufficientemente confermati. E’ opportuno evitare di riportare proprie opinioni dando un quadro limitato delle problematiche. La lunghezza del testo può variare dalle 60 alle 70 cartelle dattiloscritte ovvero 100-130.000 caratteri (spazi inclusi). Si invita a dattilografare su una sola facciata del foglio formato A4 con margini di almeno 25 mm. Usare dovunque doppi spazi e numerare consecutivamente. Ogni sezione dovrebbe iniziare con una nuova pagina.

fronTespIzIo. Deve riportare il nome e cognome dell’Autore(i) -non più di cinque- il titolo del volume, conciso ma informativo, la Clinica o Istituto cui dovrebbe essere attribuito il lavoro, l’indirizzo, il nome e l’indirizzo dell’Autore (compreso telefono, fax ed indirizzo di E-mail) responsabile della corri-spondenza.

BIBlIografIa. Deve essere scritta su fogli a parte secondo ordine alfabetico seguendo le abbreviazioni per le Riviste dell’Index Medicus e lo stile illustrato negli esempi:

1) Björklund B., Björklund V.: Proliferation marker concept with TPS as a model. A preliminary report. J. Nucl. Med. Allied. Sci 1990 Oct-Dec, VOL: 34 (4 Suppl), P: 203.

2 Jeffcoate S.L. e Hutchinson J.S.M. (Eds): The Endocrine Hypothalamus. London. Academic Press, 1978.

Le citazioni bibliografiche vanno individuate nel testo, nelle tabelle e nelle legende con numeri arabi tra parentesi.

TaBelle e fIgure. Si consiglia una ricca documentazione iconografica (in bianco e nero eccetto casi particolare da concordare). Figure e tabelle devono essere numerate consecutivamente (secondo l’ordine di citazione nel testo) e separatamente; sul retro delle figure deve essere indicato l’orientamento, il nome dell’Autore ed il numero. Le figure realizzate professionalmente; è inaccettabile la riproduzione di carat-teri scritti a mano libera. Lettere, numeri e simboli dovrebbero essere chiari ovunque e di dimensioni tali che, se ridotti, risultino ancora leggibili. Le fotografie devono essere stampe lucide, di buona qualità. Gli Autori sono responsabili di quanto riportato nel lavoro e dell’autorizzazione alla pubblicazione di figure o altro. Titoli e spiegazioni dettagliate appartengono alle legende, non alle figure stesse. Su fogli a parte devono essere riportate le legende per le figure e le tabelle.

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Hakaru Hashimoto descrisse cento anni fa 4 pazienti con struma linfomatoso e già nel 1956 gli studi sviluppatisi hanno permesso di capire che la tiroidite di Hashimoto rappresenta il modello della distruzione autoimmune come mecca-nismo di malattia. Successivamente sono state individuate altre malattie con un meccanismo simile, che coinvolgevano uno specifico organo o l'intero organismo, si è capito che una poteva evolvere in un'altra e che più di una malattia autoim-mune può coesistere nello stesso paziente o nella stessa famiglia. Adesso, negli ultimi venti anni, una enorme mole di lavori sta chiarendo le basi genetiche di questa malattia e le complesse interazioni di queste con i fattori ambientali. Tutto questo potrebbe portare, un domani, ad una terapia immunologica specifica. E' un fatto che la tiroidite cronica autoimmune è la più comune malattia autoimmune e, nella pratica clinica, si raccomanda lo screening per le malattie autoimmuni tiroidee in tutti i pazienti con altre patologie autoimmuni sia organo- specifiche che non organo specifiche mentre pare che, al momento, non vi siano prove per consigliare la ricerca di altre malattie autoimmuni in pazienti con patologie tiroi-dee autoimmuni.

Gli Autori di questa interessantissima monografia fanno parte della Scuola Pisana di Endocrinologia ed il Prof. Paolo Vitti, attuale Direttore, è stato uno dei più stretti collaboratori del Prof. Aldo Pinchera.

Il Prof. Paolo Vitti ha conseguito il Diploma di Laurea in Medicina e Chirurgia e quello di Specializzazione in Endocrinologia presso l'Università degli Studi di Pisa. Ha completato la propria formazione presso l'Istituto di Biochimica della Facoltà di Medicina dell'Università di Marsiglia, avendo come mentore il prof. S. Lissitzky. Successivamente, vincitore di una borsa di studio dell'United States Public Health Service ha lavorato presso il laboratorio di Biochemical Pharmacology, National Institutes of Health, Bethesda, U.S.A., diretto dal prof. L.D. Kohn. Ha ottenuto negli USA un brevetto per lo sviluppo di una nuova linea cellulare utiliz-zabile per il dosaggio di autoanticorpi antitiroide. Dopo il suo rientro in Italia ha continuato a lavorare presso la Struttura di Endocrinologia Clinica conseguendo prima il riconoscimento di Professore Associato e quindi di Professore Ordinario di Endocrinologia. I principali campi di interesse nella ricerca sono le tireopatie autoimmune, la patologia nodulare tiroidea e i disordini da carenza iodica.

Il Prof. Vitti è attualmente Professore Ordinario di Endocrinologia, Direttore della Scuola di Specializzazione in Endocrinologia, Vice-Direttore Dipartimento

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Editoriale

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Emilio Fiore, Francesco Latrofa, Maria Annateresa Provenzale, Paolo Vitti Tiroidite Cronica Autoimmune

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di Medicina Clinica e Sperimentale – Università di Pisa è inoltre Direttore Dipartimento di Attività Integrata di Area Medica - Direttore Unità Operativa Endocrinologia I – Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana. Ricopre ancora la carica di Deputy Coordinator for West Central Europe of the International Council for the Control of Iodine Deficiency Disorders. E’, ancora, Coordinatore della Commissione Rapporti con le Società Scientifiche della Federazione Italiana di Endocrinologia, Diabetologia, Andrologia, Metabolismo ed Obesità, Presidente del Comitato Organizzatore delle “Giornate Endocrinologiche Pisane”, Membro del Comitato Paritetico MIUR per AIT/AME/SIE/CAPE, Segretario dell’”Associazione Italiana della Tiroide”, Referee di riviste Internazionali di Endocrinologia, Responsabile nazionale di diversi progetti di ricerca ministeriali PRIN/COFIN.

Il Dottor Emilio Fiore ha conseguito il diploma di laureato in Medicina e Chirurgia e quello di Specializzazione in Endocrinologia e Malattie del Ricambio presso l'Università degli Studi di Pisa. Successivamente ha seguito un periodo di perfezionamento come Research Fellow presso il Dipartimento di Pathology della Harvard Medical School ed il Cancer Research Center del Massachusetts General Hospital di Boston (USA). Attualmente è Dirigente Medico presso l’Unità Operativa di Endocrinologia I dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana. Il Dr. Emilio Fiore ha svolto attività di ricerca di base e clinica nel campo della fisiologia e dell'autoimmunità tiroidea con particolare riguardo allo studio delle relazione tra tiroidite autoimmune e cancro della tiroide, ai meccanismi moleco-lari dell'interazione tra cellule neoplastiche e matrice extracellulare coinvolti nell'attivazione e ricircolo dei linfociti, nella crescita tumorale e nelle metastasi.

Il dottor Francesco Latrofa ha conseguito il Diploma di Laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Bari e il Diploma di Specializzazione in Endocrinologia e Malattie del Ricambio presso l'Università degli Studi di Pisa. Ha poi svolto attività di Post Doc Researcher presso la Autoimmune Disease Unit del Cedars Sinai/UCLA a Los Angeles. Ha successivamente ottenuto un incarico come ricercatore con il programma “Rientro Cervelli” presso il Dipartimento di Endocrinologia dell’Università di Pisa. Il dottor Latrofa si è occupato nel corso della sua ricerca di autoimmunità tiroidea, eseguendo in particolare studi sugli anticorpi anti tireoglobulina e anti recettore del TSH, sul rapporto tra antigeni tiroi-dei e relativi anticorpi e sul rapporto tra anticorpi anti tireoglobulina e cancro della tiroide e anticorpi anti tireoglobulina e profilassi iodica.

La dott.ssa Maria Annateresa Provenzale ha conseguito la Laurea Specialistica in Medicina e Chirurgia e il Diploma di Specializzazione in Endocrinologia e Malattie del Ricambio, indirizzo Endocrinologia presso l’Università degli Studi di Pisa. Attualmente è dottoranda al 1° anno in Scienze Cliniche e Traslazionali.

Sergio Rassu

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Emilio Fiore, Francesco Latrofa, Maria Annateresa Provenzale, Paolo Vitti Tiroidite Cronica Autoimmune

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Introduzione

Le malattie autoimmuni della tiroide (Autoimmune Thyroid Diseases, ATD) rappresentano il prototipo delle patologie autoimmuni organo specifiche. Le ATD sono comuni nella popolazione generale (4% in Gran Bretagna) e colpiscono prevalentemente il sesso femminile (1). Si distinguono due forme principali di ATD: il morbo di Basedow e la tiroidite cronica autoimmune (TCA). Queste malattie costituiscono gli estremi di uno spettro di patologie in cui è possibile talvolta osservare l’evoluzione di una forma clinica in un’altra durante il decorso della malattia nello stesso paziente.

La prima descrizione della TCA risale al 1912 (2), quando Hakaru Hashimoto riportò i casi di 4 donne, tutte di età superiore ai 40 anni e di cui almeno una clinicamente ipotiroidea, che erano state sottoposte a tiroidecto-mia per gozzo. All’esame istologico le tiroidi di queste pazienti non presen-tavano le peculiarità tipiche del gozzo colloide, ma erano caratterizzate dalla presenza di un infiltrato linfocitario diffuso, fibrosi ed atrofia parenchimale. Dopo l’iniziale descrizione di Hashimoto, sono stati riportati altri casi di questa patologia tiroidea ritenuta inizialmente rara e poi di riscontro sempre più frequente, soprattutto dopo l’introduzione della citologia su agoaspi-rato. Negli anni 50 è stata dimostrata una patogenesi autoimmunitaria per questa malattia. Nel 1956 Rose and Witebsky (3) dimostrarono che immuniz-zando conigli con estratti tiroidei si inducevano nelle loro tiroidi alterazioni istologiche simili a quelle osservate nei pazienti descritti da Hashimoto. Successivamente Roitt (4) osservò che incubando il siero di pazienti con tiroidite di Hashimoto con estratti di tiroide umana si formavano precipitati, dimostrando la presenza di anticorpi anti tiroide nel siero di questi pazienti.

La TCA è oramai riconosciuta come il modello delle malattie autoimmuni organo specifiche e può associarsi ad altre patologie autoimmuni organo specifiche (come il morbo di Addison autoimmune, il diabete mellito tipo I, la vitiligine, la gastrite atrofica, l’anemia perniciosa, la miastenia grave) o anche non organo specifiche (come l’artrite reumatoide e il LES).

Le diverse forme di TCA sono indicate nella tabella 1. La TCA propria-mente detta può essere distinta in due forme: la tiroidite di Hashimoto e la variante atrofica. Sul piano clinico la tiroidite di Hashimoto è caratterizzata dalla presenza di un gozzo, di consistenza aumentata alla palpazione, men-tre nella variante atrofica la tiroide non è palpabile. La funzione tiroidea può essere conservata (specie nella tiroidite di Hashimoto) o può essere presente ipotiroidismo. La tiroidite post-partum e la tiroidite silente costituiscono due forme transitorie di tiroidite. Si manifestano in soggetti predisposti allo sviluppo di autoimmunità tiroidea ed hanno una durata limitata nel tempo,

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anche se possono evolvere nella TCA. Una condizione particolare è costi-tuita dalla tiroidite focale, caratterizzata sul piano istologico dalla presenza di infiltrati linfocitari focali. Tali infiltrati focali sono riscontrati spesso in patologie tiroidee non autoimmuni come il gozzo nodulare o il carcinoma tiroideo e sono frequentemente associati al riscontro di anticorpi anti-tiroide nel siero dei pazienti con tali patologie.

Tabella 1. Classificazione delle tiroiditi autoimmuni.

Le diverse possibili manifestazioni cliniche generano spesso confusione nella definizione stessa di TCA. La presenza di anticorpi anti-tiroide non è sufficiente per la diagnosi di TCA, poiché questi autoanticorpi possono esse-re presenti in una minoranza di pazienti con malattie tiroidee non autoim-muni e di soggetti normali. In alcuni studi, vengono considerati affetti da TCA solo i pazienti con anticorpi anti tiroide che presentano una disfunzione tiroidea. Tuttavia, anche tale criterio non è completamente corretto, perché vengono esclusi quei pazienti con tiroidite di Hashimoto con una normale funzione tiroidea. Una definizione più corretta di TCA include la presenza di anticorpi anti tiroide associata ad un pattern ecografico ipoecogeno, tipico delle tireopatie autoimmuni, indipendentemente dalla funzione tiroidea. I diversi criteri utilizzati nella definizione di TCA sono responsabili delle differenze epidemiologiche riscontrate in diversi studi e dei risultati discre-panti sul ruolo di fattori genetici ed ambientali nella patogenesi di questa malattia.

Tipo

Caratteristiche cliniche

Croniche

- con gozzo (di Hashimoto) - Gozzo, Ab anti-Tiroide, Eu/Ipotiroidismo

- atrofica (mixedema idiopatico dell’adulto)

- Atrofia Tiroidea, Ab anti-Tiroide, Eu/Ipotiroidismo

- focale - Tiroide normale/Gozzo, Ab anti-Tiroide, Eutiroidismo

Transitorie

- sporadica o silente o indolore

- Tiroide normale, Ab anti-Tiroide, Iper / Ipotiroidismo transitorio

- post-partum - Tiroide normale, Ab anti-Tiroide, Iper / Ipotiroidismo transitorio

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Epidemiologia

La prevalenza della TCA è influenzata dal sesso, dall’età e da fattori ambientali. Un certo grado di infiltrazione linfocitaria della tiroide è stato descritto nel 32% delle donne e nell’8% degli uomini ed è più comune dopo i 50 anni (5). Nello studio condotto sulla popolazione di Whickham (6), una piccola città nel sud dell’Inghilterra, anticorpi anti-tireoglobulina (TgAb) sono stati segnalati in 2% della popolazione, mentre anticorpi anti-tireope-rossidasi (TPOAb) erano positivi nel 7% dei soggetti (10% delle donne, 3% degli uomini); l’ipotiroidismo spontaneo clinicamente evidente, dovuto alla TCA, era presente nell’1% delle donne e <0.1% degli uomini. L’ipotiroidismo subclinico (definito come il riscontro di valori elevati di TSH con normali valori di ormoni tiroidei circolanti) era presente nell’8% delle donne e nel 3% degli uomini e la sua prevalenza aumentava con l’età. Risultati simili sono stati ottenuti in uno studio più recente (NHANES III) su un ampio campione di soggetti rappresentativo della popolazione degli USA (7). La prevalenza dell’ipotiroidismo è risultata pari al 4.6% della popolazione (0.3% clinico e 4.3% subclinico).

Nello studio di Whickham eseguito dopo 20 anni di follow-up (8), sono stati valutati i fattori di rischio per lo sviluppo dell’ipotiroidismo: valori di TSH elevati (odds ratio 14) e la presenza di anticorpi anti-tiroide (odds ratio 13). Quando valori di TSH elevati ed anticorpi anti-tiroide erano contem-poraneamente presenti si aveva un odds ratio di 38. La tiroidite si riscontra anche nei soggetti giovani ed è la causa del “gozzo eutiroideo” in circa il 50% a metà dei bambini e degli adolescenti che vivono nelle zone di sufficiente apporto iodico (9). La prevalenza della tiroidite tra gli adolescenti in queste zone è 1.2%. La malattia è rara in bambini di età inferiore ai 5 anni.

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Eziologia

Le ATD sono il risultato di una complessa interazione tra predisposizio-ne genetica all’autoimmunità, fattori costituzionali e influenze ambientali (tabella 2), il cui contributo relativo varia da paziente a paziente.

Tabella 2. Fattori coinvolti nella patogenesi dell’ipotiroidismo autoimmune.

Genetici - Geni - HLA di classe I e classe II - Tumor necrosis factor - Recettore delle cellule T - Immunoglobuline- Regolatore delle citochine - Autoantigeni tiroidei

- Tireoperossidasi- Tireoglobulina- Recettore del TSH

- Sindromi genetiche - Sindrome di Turner- Sindrome di Down

Endogeni - Ormoni sessuali- Cromosomi sessuali- Glucocorticoidi- Basso peso alla nascita Stress

Ambientali - Agenti infettivi - Sindrome della rosolia congenita- Epatite HCV correlata

- Iodio

- Farmaci - Amiodarone- Litio- Interferon-a (IFN-a)- Interleuchina-2 (Il-2)- Fattore stimolante colonie di granulociti-macrofagi (GM-CSF)

- Radiazioni - Interna: 131-I (fallout, terapia)- Esterna (Irradiazione capo-collo)

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Fattori genetici

Numerosi studi epidemiologici hanno evidenziato che la prevalenza della TCA è più alta in alcune famiglie e che le diverse ATD si presentano frequen-temente in diversi membri della stessa famiglia. La prevalenza degli anticorpi anti-tiroide è più alta nei parenti di primo-grado dei pazienti con TCA e un alto tasso di correlazione è presente nei gemelli (10). Nel caso della TCA, anche se risultati diversi sono stati ottenuti in studi differenti, in parte come conseguenza dei differenti criteri utilizzati per la definizione della malattia, il rischio relativo tra fratelli (fra 10 e 45) chiaramente indica la presenza di una predisposizione genetica.

Tra i geni implicati nella predisposizione all’autoimmunità tiroidea sono stati particolarmente studiati gli antigeni del sistema HLA, i geni del CTLA-4, del recettore dei linfociti T, delle immunoglobuline (Ig) e di alcune citochine. Una aumentata frequenza di HLA-DR3, di DR4 e di DR5 è stata segnalata nei pazienti con tiroidite autoimmune cronica di razza caucasica, ma non in altri gruppi etnici (11). Poiché i geni fino ad ora identificati conferiscono un basso livello di rischio di sviluppo della TCA, viene ipotizzato che la predisposizio-ne genetica alla tiroidite autoimmune è probabilmente complessa e coinvolge numerosi geni con bassa penetranza (12). Inoltre è possibile che differenti background genetici, probabilmente con differenti tipi di eredità, possono determinare un fenotipo identico.

Una maggiore prevalenza di tiroidite autoimmune cronica è stata riportata in alcune anomalie cromosomiche. Nella sindrome di Turner sono più comu-ni sia gli autoanticorpi anti-tiroide (13) sia l’ipotiroidismo (14). Tuttavia, studi di linkage sulla correlazione tra il cromosoma X e AITD non sono risultati conclusivi (12). La TCA è più comune nei pazienti con sindrome di Down (15;16), ma i marcatori sierici di autoimmunità tiroidea non sono più frequen-ti nei genitori dei pazienti con tale sindrome e con malattie della tiroide (17).

Esiste inoltre una predisposizione genetica allo sviluppo di altre patologie autoimmuni organo specifiche associate alla TCA. Nei pazienti con tiroidite autoimmune cronica si possono avere anche anticorpi anti-surrene (1-2%), anti insula pancreatica (1-3%), anti cellule parietali gastriche (10-30%), anti fattore intrinseco (1%) (18).

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Fattori endogeni

I fattori endogeni, non genetici che svolgono un ruolo nella tiroidite autoimmune cronica includono gli ormoni sessuali, i glucocorticoidi ed il peso basso di nascita.

La maggior parte delle malattie autoimmuni organo e non-organo spe-cifiche è più frequente nelle donne che negli uomini. Il dimorfismo sessuale delle risposte immuni ed autoimmuni può essere dovuto all’influenza sul sistema immune da parte di geni localizzati sui cromosomi sessuali (X o Y) o agli ormoni sessuali. I livelli di estrogeni ed androgeni possono influenzare la prevalenza di malattie autoimmuni in modelli animali (19;20). Gli estro-geni possono modulare la funzione delle cellule che presentano l’antigene, influenzare il loro profilo di secrezione citochinico ed i loro processi di diffe-renziazione ed crescita (21).

Infine va ricordato che la frequenza di anticorpi anti-tiroide in gemelli monozigoti è stata correlata con il loro peso di nascita (22), indicando che un basso peso alla nascita è associato a maggior rischio di sviluppo della TCA.

Fattori ambientali

I fattori ambientali coinvolti nella patogenesi della tiroidite autoimmu-ne includono gli agenti infettivi, lo iodio, il trattamento con alcuni farmaci (amiodarone, interferone - a, interleuchina (IL) - 2, e fattore stimolante colo-nie di granulociti e macrofagi, GM-CSF) e le radiazione ionizzanti.

Un collegamento tra la tiroidite autoimmune cronica e le infezioni virali (in particolare rosolia ed infezione congenite del virus dell’epatite C) è stato riportato in alcuni lavori, ma è ancora molto incerto (23).

Il ruolo dell’assunzione dello iodio nello sviluppo della TCA è ben noto, confermato in numerose indagini epidemiologiche. Dopo l’introduzione dei programmi di iodoprofilassi nelle regioni iodio-carenti, è stato segnalato un aumento della prevalenza degli anticorpi anti-tiroide e delle patologie autoimmuni tiroidee nei soggetti che vivono in tali aree (24). Lo iodio viene incorporato nella tireoglobulina, modificandone le caratteristiche antigeni-che. I pazienti con TCA trattati con iodio hanno una predisposizione maggio-re a sviluppare ipotiroidismo (25). L’assunzione di iodio modifica l’incidenza dell’ipotiroidismo manifesto come conseguenza di un effetto diretto sulla funzione tiroidea e sull’autoimmunità tiroidea. Una eccessiva assunzione di iodio determina una transitoria riduzione della sintesi degli ormoni tiroidei.

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11Caleidoscopio

Tale fenomeno, conosciuto come effetto Wolff-Chaikoff, costituisce uno dei meccanismi di regolazione della funzione tiroidea. In soggetti normali, tale effetto è transitorio e successivamente si può assistere al fenomeno di sgan-ciamento (escape) per cui ricompare la sintesi di ormoni tiroidei malgrado la continua somministrazione di ioduro. Un mancato “escape” all’effetto Wolff-Chaikoff rappresenta il meccanismo patogenetico più probabile per lo sviluppo di ipotiroidismo dopo un aumentato apporto iodico nei pazienti con TCA (19). Inoltre la preesistenza di anticorpi anti-tiroide è un fattore di rischio per lo sviluppo di ipotiroidismo nei pazienti trattati con amiodarone (26).

Lo sviluppo di fenomeni autoimmunitari tiroidei e di ipotiroidismo è stato segnalato dopo la terapia con IFN- a, (20), IL-2 (21) e GM-CSF (22). I pazienti con anticorpi anti-tiroide trattati con IFN- a, hanno un rischio elevato di comparsa di disfunzioni della tiroide. Tuttavia, anche nel 15% dei pazienti senza segni di autoimmunità tiroidea, il trattamento con IFN-a induce la comparsa di TPOAb o di disfunzione della tiroide (27).

Le radiazioni ionizzanti sono state coinvolte nella patogenesi dell’au-toimmunità tiroidea. La tiroide può essere esposta a radiazioni esterne ed interne. L’irraggiamento interno può essere conseguenza di esposizione indiretta dopo i disastri ambientali (fall-out radioattivo) o dopo terapia radiometabolica con iodio radioattivo (131-I). L’irraggiamento esterno può essere conseguente ad una esposizione diretta alle radiazioni dopo i disastri ambientali o di irradiazione terapeutica per patologie di solito neo-plastiche della testa ed il collo (28). Gli studi sugli effetti dell’irradiazione ambientale sull’autoimmunità tiroidea hanno dato risultati contrastanti (29). L’esposizione a fallout radioattivo dopo l’esplosione della bomba all’i-drogeno (che libera isotopi radioattivi del radioiodio) è stata correlata alla comparsa di ipotiroidismo nella popolazione esposta (30) ed un aumento significativo dell’’autoimmunità tiroidea, senza evidenza di disfunzione della ghiandola, è stato osservato in bambini esposti a fallout radioattivo 6-8 anni dopo l’incidente di Chernobyl (31). D’altra parte l’aumento di fenomeni immunitari dopo l’esposizione alle radiazioni potrebbe essere un fenomeno transitorio. Nelle persone esposte da bambini al 131-I rilasciato in atmosfera dal sito nucleare di Hanford la quantità di radiazioni assorbite non correlava né con la tiroidite cronica autoimmune, né con l’ipotiroidismo autoimmune 40 anni dopo l’esposizione (32). Inoltre, nei superstiti della bomba atomica a Nagasaki e a Hiroshima non è stato osservato un rapporto significativo fra la dose di radiazione assorbite dalla tiroide e la comparsa di anticorpi anti-tiroide e di ipotiroidismo autoimmune 55-58 anni dopo esposizione alle radiazioni (33).

L’insorgenza di ipotiroidismo dopo irradiazione sul collo e della testa è stata da tempo riconosciuta ed è stata dimostrata la presenza di tiroidite

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linfatica all’esame istologico dopo basse dosi di esposizione di irradiazione durante l’infanzia (34). Malattie autoimmuni della tiroide sono più frequen-ti nei pazienti esposti a molteplici esami radiologici (35). L’ipotiroidismo è stato riportato dopo irradiazione per la malattia di Hodgkin (28). Il tratta-mento con 131-I può indurre un aumento transitorio di titoli di autoanti-corpi anti-tiroidei (36) e la comparsa di autoanticorpi tiroidei in pazienti autoanticorpi negativi (37;38).

Infine è opportuno ricordare che il fumo può aumentare il rischio di ipotiroidismo in pazienti con tiroidite autoimmune cronica (39).

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13Caleidoscopio

Patogenesi

Nella patogenesi delle ATD sono stati identificati tre antigeni principali: la tireoglobulina (Tg), la tireoperossidasi (TPO) ed il recettore del TSH (TSH-R). In studi sperimentali sono stati anche descritti anticorpi diretti contro altri antigeni tiroidei, ed in particolare il co-trasportatore sodio/iodio (NIS), ma il reale significato di questi antigeni è ancora dubbio.

Tireoglobulina

La Tg, precursore degli ormoni tiroidei, è una glicoproteina costituita da due subunità identiche di 330 kDa. Viene sintetizzata dai tireociti e secreta nel lume dei follicoli tiroidei, dove costituisce la principale componente della colloide. A livello dell’interfaccia tra tireociti e colloide i residui tiro-sinici della Tg vengono iodinati con la formazione degli ormoni tiroidei all’interno della molecola di Tg. Il grado di iodazione della Tg è variabile ed alcuni dati sperimentali indicano che questo processo influenza la immuno-genicità della Tg, essendo le molecole iodate più immunogene (40). La Tg viene principalmente internalizzata dai tireociti e successivamente degrada-ta con la liberazione degli ormoni tiroidei in essa contenuta. Tuttavia, una modesta quantità di Tg viene rilasciata in circolo dove è accessibile a cellule immunocompetenti. L’immunizzazione con Tg di ceppi di topi suscettibili determina lo sviluppo di una tiroidite negli animali e la comparsa di anticor-pi diretti contro la Tg e anche contro altri antigeni tiroidei, indicando che la Tg può comportarsi come un antigene patogenetico (41). Gli anticorpi sem-brano riconoscere la conformazione di grandi frammenti della Tg, mentre le cellule di T riconoscono segmenti peptici della Tg e sono correlati alla loro struttura primaria (42). In esperimenti nel topo è stato ipotizzato che per indurre l’autoimmunità verso la Tg è necessario superare la tolleranza verso alcuni epitopi dominanti ed a quel punto la risposta immunitaria coinvolge epitopi “criptici” che inducono l’infiltrazione tiroidea da parte dei linfociti T (43).

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Tireoperossidasi

Fin dagli anni 50 era stato dimostrato che sieri di pazienti affetti da TCA contenevano anticorpi diretti contro un antigene presente sulla superficie delle cellule tiroidee. Questo antigene, indicato come “antigene microsomia-le”, è stato identificato nel 1985 con la tireoperossidasi (TPO) (44). La TPO è espressa sulla superficie dei tireociti, dove è coinvolta nella iodazione della Tg (45).

Studi con antisieri umani anti-TPO e anticorpi monoclonali indicano la presenza di diversi epitopi riconosciuti dai linfociti B e di due dominii principali, A e B nella molecola di TPO. Recentemente è stata determinata la struttura tridimensionale della TPO e gli epitopi sono stati caratterizza-ti (46). Gli epitopi riconosciuti dagli anticorpi sono costanti nello stesso paziente, suggerendo che siano determinati geneticamente (47).

Recettore del TSH

Il recettore del TSH (TSH-R) è un membro della famiglia dei recettori accoppiati alle proteine G (48). Questi recettori sono caratterizzati dalla presenza di 7 segmenti trans-membrana, collegati da 3 anse extracellula-ri e 3 intracellulari, una porzione N-terminale extracellulare e una coda C-terminale intra-citoplasmatica. Il TSH-R interagisce con le proteine Gq e Gs, attivando rispettivamente la via dell’adenilato-ciclasi e della fosfolipasi C. Gli anticorpi diretti contro il recettore del TSH (TSH-receptor antibody, TRAb) sono una famiglia funzionalmente eterogenea di autoanticorpi dotati di attività stimolante o inibente la funzione tiroidea (49). I TRAb capaci di stimolare la funzione tiroidea (TRAb-stimolanti) sono responsabili dell’iper-tiroidismo nel morbo di Basedow. Più raramente nei pazienti con tiroidite atrofica autoimmune sono riscontabili TRAb con azione inibente la funzione ed il trofismo tiroideo, che contribuiscono alla patogenesi dell’ipotiroidismo.

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15Caleidoscopio

Sodium Iodine Symporter (NIS)

Il NIS è una proteina presente sulla porzione baso-laterale dei tireociti, responsabile del trasporto dello iodio all’interno delle cellule (50). E’ una proteina di 618 aminoacidi, con 12 segmenti trans-membrana che, a diffe-renza della Tg, della TPO e del TSH-R, non è espressa solo nella tiroide, ma è presente anche in altri organi come la mammella, le ghiandole salivari e lo stomaco. Benché alcuni risultati sperimentali indichino che anticorpi anti NIS possano essere presenti nei pazienti con ATD (51), non vi sono evidenze conclusive sul ruolo di questa proteina come auto antigene.

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16 Caleidoscopio

Immunopatogenesi

L’interazione tra fattori endogeni e ambientali con geni coinvolti nella risposta immunitaria portano all’attivazione di cellule T autoreattive contro la tiroide ed in ultima analisi all’ipotiroidismo come conseguenza di un pro-cesso infiammatorio immuno-mediato della distruzione del tessuto tiroideo. In questo processo sono coinvolti diversi meccanismi.

Presentazione dell’antigene

La presentazione dell’antigene da parte di cellule presentanti l’antigene (APC), che esprimono molecole HLA di classe II, stimola le cellule T attra-verso il recettore delle cellule T (TCR), in presenza di molecole co-stimola-torie. Questo processo inizia e mantiene la risposta immunitaria. In assenza di molecole co-stimolatorie, la presentazione di antigeni sulle APC induce l’inattivazione delle cellule T o anergia.

L’interazione di alcuni geni predisponenti all’autoimmunità, tra cui HLA, e geni tiroidei specifici svolge un ruolo chiave nella patogenesi della risposta autoimmunitaria. E’ stato dimostrato che sostituzioni aminoacidi-che nel gene della Tg favoriscono l’interazione con HLA-DR3 conferendo suscettibilità a AITD sia nel uomo sia nel topo (52). E’ stato ipotizzato che il gene della Tg possa predisporre all’ATD mediante molti meccanismi: varia-zioni di sequenza nella Tg possono rendere la molecola più immunogenica o possono cambiare la sua interazione con molecole HLA di classe II (52).

L’osservazione che le cellule follicolari tiroidee di pazienti con tiroidi-te cronica autoimmune esprimono sulla loro superficie molecole HLA di classe II (53;54) e che l’espressione di TPO e HLA di classe II nelle cellule follicolari tiroidee è un fenomeno dinamico sotto l’influenza di TSH, auto-anticorpi e INFg (55), ha fatto ipotizzare che i tireociti possano agire come APC facoltativi. Più recentemente è stata dimostrata la presenza di molecole co-stimolatorie in cellule tiroidee di pazienti con ATD (56-59). Nell’insieme, questi risultati supportano l’ipotesi che le cellule follicolari della tiroide agendo come APC abbiano un ruolo almeno nel processo di mantenimento della tiroidite cronica autoimmune, mentre la loro importanza per l’inizio del processo autoimmune rimane incerta (1).

La funzione delle APC nella TCA è complessa e varia per i diversi tipi cellulari coinvolti. In particolare, le cellule follicolari tiroidee possono agire

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17Caleidoscopio

come APC facoltative smascherando un epitopo “criptico” di TPO condu-cendo alla risposta immunitaria tiroidea (60) (73), mentre le cellule dendriti-che APC competenti, oltre ad esercitare un’azione stimolante sulle cellule T, possono anche indurre anergia di cloni di cellule T specifiche per l’epitopo TPO umano (60).

Meccanismi effettori nell’autoimmunità tiroidea

Sia l’immunità cellulo-mediata che quella umorale sono coinvolte nella patogenesi dei danni della tiroide nella TCA.

Meccanismi cellulo-mediati

Il ruolo fondamentale delle cellule T nell’indurre la TCA è stato recen-temente dimostrato mediante l’induzione di ipotiroidismo associato ad alterazioni istologiche di tiroidite in un modello di topo transgenico che era incapace di produrre anticorpi (60).

Nella patogenesi della TCA è stato inoltre proposto un ruolo del CTLA-4, la proteina coinvolta nella inattivazione delle cellule T attivate e quindi nella tolleranza. In particolare, un polimorfismo del gene CTLA-4, che riduce l’espressione di mRNA della forma solubile di questa proteina, rappresenta un rischio per lo sviluppo di ATD (61).

La citotossicità T cellulo-mediata gioca un ruolo nella patogenesi della TCA, mediante il rilascio di mediatori solubili citolitici come perforine e granzimi, con conseguente morte delle cellule tiroidee. Un ulteriore mecca-nismo risiede nella liberazione di citochine in seguito ad infiltrazione linfoci-taria, che contribuisce al danno e alla morte delle cellule tiroidee. Le citochi-ne intratiroidee possono aumentare l’espressione della molecola di adesione intercellulare - 1 (ICAM-1) sulle cellule tiroidee, con conseguente legame al suo recettore (antigene associato alla funzione linfocitaria-1, LFA-1), presen-te sui linfociti. Questa sequenza di eventi esercita un effetto citotossico sulle cellule tiroidee. Inoltre è stato proposto un ruolo di Fas, nella TCA. Fas, un recettore di segnalazione di morte cellulare, è noto per indurre soppressione periferica di cellule T attivate cronicamente quando attivato dal suo ligando (Fas L) sulla loro superficie. L’osservazione che l’espressione di Fas può essere indotta dall’interleuchina 1 in cellule tiroidee di pazienti con TCA, ha

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18 Caleidoscopio

fatto ritenere che l’interazione di Fas con Fas L sia un meccanismo di morte cellulare in questa malattia (62). Studi successivi non hanno fornito sostegno a questa interpretazione.

Meccanismi umorali

TPO, Tg e TSH-R sono i più importanti autoantigeni tiroidei verso cui è possibile rilevare anticorpi nel siero di pazienti con TCA.

Autoanticorpi anti TPO (AbTPO) sono presenti in oltre l’80% e autoanti-corpi anti Tg (AbTg) fino al 80% dei pazienti con TCA (63-65). La composi-zione variabile delle catene pesanti (H) e leggere (L) degli AbTg e AbTPO e l’uso di diverse regioni geniche V per le catene H e L codificanti per gli auto-anticorpi anti Tg e anti TPO provenienti dallo stesso paziente (66) indicano che un tipo di risposta policlonale può essere coinvolto nell’autoimmunità tiroidea.

Gli AbTPO e gli AbTg sono prevalentemente di classe IgG. In pazienti con TCA autoanticorpi anti Tg sono prevalentemente IgG2 (67) e possono esse-re presenti anche AbTg e AbTPO di classe IgA (68). Gli AbTPO e gli AbTg riconoscono i rispettivi autoantigeni umani con elevata affinità e meglio di antigeni provenienti da altre specie. Gli AbTPO umani riconoscono epitopi conformazionali su due domini sovrapposti, ciascuno dei quali suddiviso in due sottodomini e, meno comunemente, epitopi lineari (69). Gli AbTPO possono fissare il complemento. Le osservazioni che gli AbTg non fissino il complemento, che siano presenti in soggetti altrimenti sani (63) e che il loro livello non correli con la gravità della tiroidite cronica autoimmune, suggeri-sce che questi anticorpi non siano patogenetici. I TgAb possono tuttavia for-mare complessi immuni lungo la membrana basale dei follicoli della tiroide, inducendo l’attacco del complemento ed il rilascio successivo di molecole pro-infiammatorie. Attraverso il legame con il recettore per la porzione Fc delle immunoglobuline presente sulle cellule "Natural Killer", sia i TgAb che i TPOAb possono attivare il meccanismo della citotossicità cellula-mediata dipendente dall’anticorpo o antibody-dependent cell-mediated cytotoxicity (ADCC), ma l’importanza di questo meccanismo nella tiroidite autoimmune cronica è poco chiaro.

Come riportato in precedenza, la TCA è più comune nelle zone iodio-suf-ficienti. Il grado di iodazione della Tg cambia la sua antigenicità nel legame con l’anticorpo monoclonale di topo (70). In modelli sperimentali di TCA la maggiore iodazione della Tg facilita la presentazione selettiva di un peptide

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19Caleidoscopio

patogenetico criptico da parte delle APC (71). Autoanticorpi anti-Tg umana riconoscono preferenzialmente epitopi conformazionali. E’ stata recente-mente confermata l’osservazione che il legame degli AbTg di pazienti con ATD è limitato a due principali regioni epitopiche sulla Tg (e diverse minori) (71). Inoltre, mediante studi di inibizione usando due anticorpi monoclonali umani anti Tg (72), è stata dimostrata la sovrapposizione di epitopi della Tg riconosciuti da autoanticorpi di pazienti con morbo di Basedow e TCA. Al contrario, utilizzando un pannello di autoanticorpi anti Tg monoclonali murini per valutare l’inibizione del legame alla Tg da parte degli AbTg presenti nel siero dei pazienti, è stato evidenziato un diverso pattern di riconoscimento degli epitopi della Tg nei paziente con ATD rispetto a quelli con gozzo non tossico (67).

Tra gli anticorpi diretti contro i principali autoantigeni tiroidei solo i TRAb hanno un chiaro ruolo patogenetico, grazie alla loro capacità di legarsi al TSH-R e determinare, a secondo dei casi, la comparsa di ipo o ipertiroi-dismo. I TRAb sono rilevabili nella maggior parte dei pazienti con morbo di Basedow, nel quale agiscono come TSH agonisti, attivando il TSH-R e inducendo ipertiroidismo e gozzo (TRAb-stimolanti). Al contrario, altri tipi di TRAb sono presenti in una minoranza di pazienti con TCA, nei quali eser-citano un’azione antagonista al TSH, inducendo così ipotiroidismo e atrofia della tiroide (TRAb-bloccanti). Attualmente, i TRAb possono essere rilevati dai saggi radiorecettoriali o saggi biologici (73). I saggi radiorecettoriali si basano sulla capacità degli TRAb di competere per il legame al recettore del TSH radiomarcato (saggio inibitorio del legame del TSH) e quindi non può distinguere i TRAb-Stimolanti dai TRAb-Bloccanti. La differenziazione è possibile con un saggio biologico, che misura, in cellule in coltura che espri-mono il recettore del TSH, la capacità dei TRAb di stimolare direttamente la produzione di AMP ciclico o viceversa di bloccare la produzione di AMP ciclico indotta dalla simulazione del TSH. Nei saggi di inibizione del legame del TSH solo il 15% dei pazienti con TCA risultano positivi rispetto a quasi il 100% dei pazienti con morbo di Basedow (74). Con saggio biologico, i TRAb-bloccanti sono presenti in più del 20% dei pazienti con la variante atrofica di TCA e meno frequentemente in quelli con la variante gozzo (75;76). Al con-trario per i TRAb dei pazienti con morbo di Basedow (77), i TRAb-bloccanti non sono di classe ristretta e quindi la loro origine è probabilmente policlo-nale (78). Gli epitopi per i TRAb comprendono sequenze discontinue della catena polipeptidica contigue nella proteina ripiegata in condizioni native (79). Mentre TRAb-stimolanti interagiscono principalmente con i componen-ti N-terminale del recettore, gli autoanticorpi TRAb-bloccanti interagiscono in misura maggiore con la porzione C-terminale ed solo in misura minore con la sequenza N-terminale e la regione trans-membrana del TSH-R (79;80).

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20 Caleidoscopio

Pertanto, l’immunizzazione di topi con il componente N-terminale del recet-tore TSH o con l’intero recettore TSH-R induce rispettivamente la comparsa preferenzialmente di autoanticorpi TRAb-stimolanti o TRAb-bloccanti (81).

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21Caleidoscopio

Anatomia patologica

Le alterazioni macroscopiche presenti nelle ghiandole tiroidee di pazienti con TCA sono piuttosto variabili e vanno dalla presenza di una ghiandola aumentata di volume (gozzo) nella tiroidite di Hashimoto propriamente detta, alla riduzione di volume nella forma atrofica. Da un punto di vista istologico (82) la TCA propriamente detta è caratterizzata da distruzione dei follicoli tiroidei, dalla presenza di un infiltrato linfocitario più o meno marcato e da fibrosi (Figura 1A). I tireociti appaiono ingranditi ed assumono una colorazione acidofila (cellule Hurthle o Askanazy). I follicoli tiroidei sono ridotti, la colloide è scarsa e la fibrosi può essere più o meno marcata. L’infiltrato linfocitario è costituito da cellule B e T, può essere più o meno diffuso e può organizzarsi in modo da formare veri e propri follicoli linfatici. Questi processi coinvolgono solitamente l’intera ghiandola. In alcuni casi sono presenti infiltrati linfocitari focali (Figura 1 B). Tali quadri di tiroidite focale si osservano spesso nelle ghiandole di pazienti con carcinoma tiroideo o con gozzo multinodulare e si associano frequentemente alla presenza di anticorpi anti-tiroide a basso titolo.

Figura 1. Caratteristiche istologiche della tiroidite cronica autoimmune con infiltrato linfocitario diffuso (A) e della tiroidite focale (B).

A

B

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22 Caleidoscopio

Clinica

La presentazione clinica della TCA è variabile e la stessa definizio-ne di TCA è controversa, come già discusso nel paragrafo introduttivo. Frequentemente i pazienti sono completamente asintomatici e la presenza di autoimmunità tiroidea viene evidenziata da esami eseguiti occasionalmente e/o per i più svariati motivi, talvolta razionali (ad esempio familiarità per patologie autoimmuni tiroidee o evidenza di altre patologie autoimmuni), ma spesso infondati (“metabolismo rallentato”, aumento di peso, ecc.).

Sul piano clinico (Tabella 3) la tiroidite di Hashimoto è caratterizzata dalla presenza di un gozzo, di consistenza aumentata alla palpazione, che raramente può raggiungere dimensioni tali da determinare sintomi da compressione (disfagia, dispnea e/o sensazione di “ingombro” al livello del collo). Il gozzo può rimanere stazionario per lungo tempo e/o ridursi gradualmente. Spesso i pazienti presentano una normale funzione tiroidea al momento della diagnosi e nel corso di mesi o anni si assiste alla gra-duale evoluzione verso l’ipotiroidismo. Talvolta i pazienti con tiroidite di Hashimoto e normale funzione tiroidea possono presentare una rapida com-parsa di ipotiroidismo in presenza di fattori “scatenanti” quali la assunzione di una eccessiva quantità di iodio, per il fenomeno del mancato “escape” all’effetto Wolff-Chaikoff già descritto nel paragrafo relativo alla eziologia della TCA.

- Gozzo- Anticorpi anti-tiroide circolanti positivi- Ipoecogenicità e/o atrofia tiroidea agli ultrasuoni- Livelli di TSH lievemente elevati e ormoni tiroidei nella norma (ipotiroidismo subclinico) - Livelli di TSH francamente elevati e bassi livelli di ormoni tiroidei (ipotiroidismo clinico)- Sintomi e segni di ipotiroidismo

Tabella 3. Presentazione clinica dell’ipotiroidismo autoimmune. Nella variante atrofica della TCA, la tiroide non è palpabile e i pazienti

presentano spesso un ipotiroidismo franco o subclinico già alla diagnosi. Questa forma di tiroidite è inoltre responsabile del mixedema idiopatico dell’adulto, una forma oggi molto rara di ipotiroidismo grave che si presenta in soggetti, spesso donne anziane, in cui la tiroidite non è stata diagnosticata per lungo tempo.

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23Caleidoscopio

Nella storia naturale della TCA, di norma, si assiste alla progressione verso l’ipotiroidismo, ma raramente è possibile osservare l’evoluzione da ipotiroidismo ad ipertiroidismo (Hashitossicosi). Nella maggior parte dei casi tale fenomeno è dovuto a processi di distruzione dei follicoli tiroidei causata da meccanismi immunitari, con rapida dismissione in circolo di ormoni tiroidei immagazzinati nella ghiandola, che determinano una tire-otossicosi transitoria, caratterizzata da una bassa captazione tiroidea del 131-I. Raramente, in un paziente precedentemente ipotiroideo, si ha lo svi-luppo di una forma di ipertiroidismo indistinguibile dal morbo di Basedow. Ancora più raramente, lo stesso paziente può presentare più fasi alterne di ipo ed ipertiroidismo (83). L’andamento della funzione tiroidea in questi pazienti è schematizzato nella Figura 2.

Figura 2. Rappresentazione schematica della alternanza di fasi alterne di ipo ed ipertiroidismo in alcuni pazienti con tiroidite cronica autoimmune.

In alcuni casi possono essere presenti manifestazioni oculari (oftalmopa-tia), caratteristiche del morbo di Basedow, in pazienti eu- o ipotiroidei con manifestazioni cliniche di TCA. Questa forma di oftalmopatia associata a tireopatia (Thyroid Associated Ophtalmophathy: TAO), ha un andamento clinico simile a quello osservato nei pazienti con morbo di Basedow.

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24 Caleidoscopio

Evoluzione clinica

Nella storia naturale della TCA la positività di marcatori specifici di autoimmunità tiroidea in presenza di funzione tiroidea normale di solito pre-cede lo sviluppo di ipotiroidismo (tabella 3). La progressione da eutiroidismo ad ipotiroidismo può richiedere diversi anni. La presenza di un gozzo può essere la prima manifestazione clinica della tiroidite cronica autoimmune. In alcuni pazienti la diagnosi è basata sul rilievo di autoanticorpi antitiroide circolanti e della tipica ipoecogenicità alla ecografia tiroidea (Figura 3).

Figura 3. Aspetto ecografico della tiroidite di Hashimoto e della tiroide normale

In altri casi, il primo segno è l’ipotiroidismo che inizialmente è lieve, con una concentrazione leggermente elevata di TSH e ormoni tiroidei nella norma, in assenza di sintomi e segni di ipotiroidismo (ipotiroidismo subcli-nico). Quando il danno alla tiroide è più importante, si verifica un ipotiroidi-smo clinico in cui il TSH è più alto e anche gli ormoni tiroidei, principalmente la tiroxina, sono ridotti. L’espressione clinica di ipotiroidismo è influenzata principalmente dal grado di sviluppo e dall’età del paziente (Tabella 4). Quando la progressione di ipotiroidismo è rapida i sintomi sono ben rico-nosciuti, mentre quando è lenta il suo aspetto può essere insidioso e la sua gravità variabile. Nella maggior parte dei pazienti adulti con la variante di TCA con gozzo, sono presenti pochi e lievi sintomi e talvolta sono riconosciu-ti solo a posteriori, dopo il ripristino dell’eutiroidismo con il trattamento con l’ormone tiroideo. Negli anziani, la forma atrofica di tiroidite autoimmune cronica può causare una forma particolarmente insidiosa e grave di ipotiroi-dismo che può portare a coma mixedematoso.

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25Caleidoscopio

Cutanee - Intolleranza al freddo- Fragilità ungueale- Ispessimento e secchezza dei capelli e della cute- Edema di mani, viso e occhi- Cambiamenti nell’aspetto del volto- Edema non improntabile- Alopecia- Pallore- Ridotta sudorazione

Cardiovascolari - Dispnea- Ridotta tolleranza all’esercizio fisico- Angina- Bassa frequenza cardiaca - Aumentate resistenze vascolari sistemiche- Ipertensione diastolica- Cardiomegalia- Versamento pericardico- Edema periferico non improntabile- Bassi voltaggi all’ECG, cambiamenti aspecifici del tratto ST-T

Gastrointestinali - Anoressia- Costipazione- Prolungato svuotamento gastrico- Prolungato tempo di transito intestinale- Ridotto assorbimento intestinale- Ipotonia della colecisti- Atrofia della mucosa gastrica ed intestinale e gastrite immune

Neurologici - Sonnolenza, letargia- Eloquio rallentato- Compromissione delle funzioni cognitive- Cefalea - Parestesie- Atassia cerebellare- Riduzione dell’udito- Vertigine- Aumento del tempo di rilassamento dei riflessi- Bassi voltaggi all’EEG, Bassa attività delle onde lente α (slow α-wave activity)

Tabella 4. segue

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26 Caleidoscopio

Psichiatrici - Depressione- Disordini bipolari- Psicosi affettiva

Musculoscheletrici - Ipertrofia muscolare generalizzata- Facile affaticabilità- Lentezza nei movimenti- Dolore muscolare ed articolare- Rigidità negli arti

Sistema riproduttivo maschile e femminile

- Oligomenorrea, amenorrea, polimenorrea, menorragia- Ridotta libido- Aborto- Impotenza

Cambiamenti nel metabolismo

- Ridotto metabolismo basale- Ridotta sintesi e degradazione delle proteine- Ridotto assorbimento e assimilazione del glucosio- Aumentata sensibilità alla insulina esogena - Aumento del colesterolo totale, LDL e trigliceridi- Anemia normocromica o macrocitica

Tabella 4. Manifestazioni dell’ipotiroidismo manifesto.

Come riportato in precedenza, livelli sierici di TSH lievemente aumentati ed elevati livelli di autoanticorpi anti-tiroide sono predittivi di una successi-va insufficienza della tiroide (8; 84). In uno studio di 20 anni di follow-up della tiroidite giovanile con gozzo, l’ipotiroidismo si è sviluppato nel 33% dei pazienti (9).

Sintomi dell’ipotiroidismo manifesto

L’ipotiroidismo manifesto dell’età adulta induce cambiamenti in quasi tutti gli organi (tabella 4).

Modifiche cutanee sono frequenti e comprendono intolleranza al freddo, anomalie delle unghie, ispessimento e secchezza dei capelli e della pelle, edema delle mani, del viso e delle palpebre, alopecia, pallore. Sensazione di insolita freddezza delle braccia e delle gambe è reperto comune.

Possono essere presenti diverse alterazioni del sistema cardiovascolare. La bradicardia è spesso presente. A causa della perdita delle azioni inotrope e cronotrope degli ormoni tiroidei si riduce la contrattilità miocardica. La ridu-

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zione della pressione differenziale, il prolungamento del tempo di circolazio-ne e la diminuzione del flusso di sangue ai tessuti sono dovuti all’aumento della resistenza vascolare periferica a riposo. Poiché il consumo di ossigeno del miocardio è ridotto in misura maggiore rispetto all’afflusso di sangue al miocardio, l’angina è rara. Le alterazioni emodinamiche a riposo somigliano a quelle dell’insufficienza cardiaca congestizia, ma, in risposta all’esercizio, aumenta la gittata cardiaca e le resistenze vascolari periferiche diminuiscono normalmente. Come conseguenza dell’aumento della resistenza periferica, la pressione sanguigna aumenta leggermente. L’ipertensione diastolica di solito ritorna nella normalità dopo il trattamento. Tutte queste alterazioni cardiova-scolari inducono pochi sintomi. Il verificarsi di angina prima o dopo l’inizio del trattamento sostitutivo indica la presenza di malattia coronarica.

I pazienti ipotiroidei di rado riferiscono problemi respiratori. L’entità della compromissione della funzione ventilatoria dipende dalla gravità dell’ipotiroidismo. La narcosi da eccesso di anidride carbonica può essere una causa di coma mixedematoso. Possono essere presenti la sindrome da apnee notturne e l’ostruzione delle vie aeree superiori.

Lo scarso appetito può essere un sintomo importante in pazienti ipoti-roidei. L’aumento di peso è riportato dalla maggior parte dei pazienti, ma è solitamente di modesta entità e dovuto in gran parte alla ritenzione di liqui-di. La vera obesità è rara. La costipazione è frequente ed è dovuta a ridotta assunzione di cibo e diminuita attività peristaltica e può simulare un ileo meccanico. Come risultato di un ridotto metabolismo energetico e ridotta produzione di calore, il metabolismo basale è basso, l’appetito diminuisce ed i pazienti soffrono di intolleranza al freddo e hanno una temperatura legger-mente inferiore a quella basale.

Negli adulti, l’ipotiroidismo grave induce sintomi neurologici quali sonnolenza, eloquio rallentato, alterazione delle funzioni cognitive, per-dita di iniziativa, difetti di memoria, cefalea, parestesie, sordità, vertigini. Stanchezza e sonnolenza pronunciata o anche letargia dovrebbero suggerire la possibilità di un grave ipotiroidismo. Fenomeni sensoriali sono comuni. Intorpidimento e formicolio alle estremità sono frequenti, così come la sin-drome del tunnel carpale ed altre mononeuropatie che provocano parestesie notturne e dolore. La riduzione dell’udito è un sintomo caratteristico di ipoti-roidismo ed è dovuto sia ad alterazione della conduzione e sia della struttura del nervo del nervo. L’otite media sierosa è comune. Questi sintomi rispon-dono al trattamento con ormoni tiroidei. Sintomi psichiatrici sono comuni e includono depressione, disturbi bipolari, psicosi affettiva. La capacità di ragionamento è conservata. Il livello emotivo sembra basso e l’irritabilità diminuisce. L’ipotiroidismo dovrebbe essere sospettato in ogni paziente con depressione.

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I sintomi muscolari come mialgia, rigidità, crampi, lentezza dei movimen-ti e facile faticabilità spesso sono le caratteristiche predominanti e, talvolta, le uniche manifestazioni di ipotiroidismo. La sindrome di Hoffman identifica l’ipotiroidismo dell’adulto con un aumento della massa muscolare a causa di pseudoipertrofia, che coinvolge soprattutto gastrocnemio, deltoidi e tra-pezio. Dolore e rigidità delle estremità articolari e muscolari possono errone-amente suggerire la diagnosi di artrite reumatoide o polimialgia reumatica.

Donne ipotiroidee in età fertile presentano cambiamenti del ciclo mestrua-le. L’oligomenorrea è il sintomo più comune, ma possono anche essere pre-senti amenorrea, menorragia e polimenorrea (85). L’ipotiroidismo grave nelle donne è associato a diminuzione della libido e mancata ovulazione. L’ipotiroidismo è associato anche ad aborti nel primo trimestre. Negli uomini adulti l’ipotiroidismo può causare diminuzione della libido e impotenza.

Reperti obiettivi

Il quadro tipico della tiroidite di Hashimoto nell’adulto è caratterizzato da gozzo, di consistenza aumentata, superficie irregolare, con bozzature che possono mimare la presenza di noduli. I noduli ben definiti non sono comu-ni. Entrambi i lobi sono ingranditi, ma di solito asimmetricamente. Il gozzo si può sviluppare gradualmente nel corso di molti anni e raramente aumenta rapidamente. Più frequentemente la TCA si manifesta con ipotiroidismo e ghiandola di dimensioni normali o ridotte (forma atrofica della TCA).

I sintomi dell’ipotiroidismo sono riassunti nella tabella 4. L’epidermide è secca, ruvida, fredda e ricoperta con scaglie superficiali sottili, come conse-guenza della riduzione del metabolismo cutaneo, ridotta secrezione di sudore e sebo, vasocostrizione e ipercheratosi dello strato corneo. Le mani ed i piedi presentano un ispessimento del tessuto sottocutaneo. Il pallore cereo diffuso è dovuto alla vasocostrizione, all’accumulo di mucopolisaccaridi nel derma e ad eventuale coesistente anemia. La colorazione giallastra della pelle è causa-ta dalla elevazione delle concentrazioni di carotene. Il volto è gonfio, pallido e inespressivo a riposo. La rima palpebrale può essere ridotta. La lingua è di solito ingrandita. La voce è roca, di bassa tonalità. L’eloquio è rallentato. I capelli sono radi, secchi, opachi e grossolani, crescono lentamente e cadono facilmente. Può venir meno il terzo distale delle sopracciglia. Negli uomini la barba diventa rada. Le unghie sono ispessite, fragili e striate. L’edema non improntabile è dovuto ad un accumulo anormale di mucopolisaccaridi e pro-teine negli spazi interstiziali della pelle, con conseguente aumento di acqua. La permeabilità dei capillari è aumentata nell’ipotiroidismo.

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I riflessi tendinei sono lenti, specialmente durante il tempo di rilassa-mento, come conseguenza di una diminuzione del tasso di contrazione muscolare. I pazienti con miopatia da ipotiroidismo possono presentarsi con pseudoipertrofia muscolare, specialmente nelle braccia e gambe. Sono presenti segni cardiovascolari come bassa frequenza cardiaca, ipertensione diastolica con riduzione della pressione differenziale, cardiomegalia, edema periferico non-improntabile. I toni possono essere diminuiti di intensità, a causa di versamento pericardico. L’ascite non è frequente nell’ipotiroidismo e può verificarsi in associazione con versamento pleurico e pericardico.

Esami di laboratorio

I livelli sierici di creatin-fosfochinasi, aspartato aminotransferasi e alanina e lattico deidrogenasi possono essere aumentati. Nella maggior parte dei pazienti la distribuzione degli isoenzimi indica la loro origine dal muscolo scheletrico piuttosto che dal muscolo cardiaco.

L’ipotiroidismo riduce il metabolismo basale. La sintesi e soprattutto la degradazione delle proteine è diminuita e come risultato è presente un bilancio azotato leggermente positivo. L’assorbimento di glucosio dal tratto gastrointestinale è ridotto e l’assimilazione periferica di glucosio è ritardata. A causa di una minore degradazione dell’insulina, la sensibilità all’insulina esogena è aumentata, ma l’ipoglicemia è rara. E’ presente un’alterazione del profilo lipidico: trigliceridi, fosfolipidi e lipoproteine a bassa densità (LDL) sono elevati. Questi cambiamenti sono in genere in relazione ai livelli di ormoni tiroidei. L’aumento del colesterolo sierico è causato da un maggiore ritardo nella degradazione piuttosto che da una maggiore sintesi, in partico-lare del colesterolo LDL.

Dal 5 al 25% dei pazienti ipotiroidei presentano autoanticorpi circolanti diretti contro le cellule parietali gastriche o fattore intrinseco e una piccola minoranza hanno anemia perniciosa a causa dell’assorbimento alterato della vitamina B12. L’anemia è un riscontro comune nell’ipotiroidismo. Di solito è lieve e può essere normocromica e normocitica, come conseguenza della diminuzione della produzione di eritropoietina e depressione di midollo osseo, o macrocitica, come conseguenza della carenza di vitamina B12 e folati. Nella donna un’altra causa di anemia è la carenza di ferro, derivante dalla perdita di sangue a causa di menorragia e il ridotto assorbimento di ferro secondario ad acloridria. Leucociti e piastrine sono di solito normali. I difetti più frequenti nell’emostasi sono il prolungato tempo di sanguinamen-to, la ridotta adesività delle piastrine, e basse concentrazioni plasmatiche del

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fattore VIII e del fattore di Von Willebrand. La rilevanza clinica di queste anomalie è di solito limitata.

Può essere presente, come conseguenza di una lieve diminuzione del flusso sanguigno renale e della velocità di filtrazione glomerulare, un legge-ro aumento di creatinina e di acido urico. Di tanto in tanto, viene segnalata minima proteinuria. Il contenuto totale di sodio è aumentato, ma le sue con-centrazioni sieriche tendono ad essere basse. I livelli plasmatici di potassio, calcio e del Fosforo sono di solito normali.

Esami strumentali

Alterazioni dell’ECG comprendono bradicardia sinusale, prolungamento dell’intervallo PR, bassa ampiezza dell’onda P e del complesso QRS, altera-zioni del tratto ST e onde T appiattite o invertite, che sono tutti segni indi-cativi di ischemia miocardica. Un arresto cardiaco completo è raro. Possono verificarsi battiti prematuri ventricolari e tachicardia ventricolare. Questi cambiamenti scompaiono con il trattamento ormonale tiroideo. I reperti eco-cardiografici sono i seguenti: un prolungamento del tempo di pre-espulsione e versamento pericardico, che è più comune e grave nell’ipotiroidismo di lunga durata e nelle forme gravi.

Le alterazioni elettroencefalografiche comprendono: rallentata attività delle onde α e generale perdita di ampiezza. I test cognitivi di pazienti con ipotiroidismo moderato e grave indicano difficoltà ad eseguire calcoli, perdi-ta della memoria recente, ridotta capacità di attenzione e tempi di reazione rallentati. Le anomalie elettromiografiche non sono specifiche. I pazienti con ipertrofia muscolare non presentano i classici segni elettromiografici di miotonia.

Può essere presente all’esame istologico atrofia della mucosa gastrica e intestinale e infiltrazione mixedematosa della parete intestinale. Si osserva spesso una gastrite autoimmune e ben il 50% dei pazienti hanno acloridria.

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Aspetti clinici dell’ipotiroidismo autoimmune in età diverse

- Ipotiroidismo congenito

L’autoimmunità è una rara causa di ipotiroidismo congenito transitorio (86;87). I bambini nati da madri con tiroidite autoimmune cronica e autoanti-corpi circolanti TRAb-bloccanti possono mostrare un ipotiroidismo transito-rio dovuto alla inibizione della loro funzione tiroidea dagli autoanticorpi anti TRAb-bloccanti che attraversano la placenta. Tali anticorpi gradualmente tendono a scomparire entro i 3-4 mesi dopo il parto. Il grave ipotiroidismo è un evento raro ed è associato alla presenza di autoanticorpi anti TRAb-bloccanti ad alto titolo e ad alta affinità che inibiscono la funzione tiroidea del feto durante la gestazione (88).

-Ipotiroidismo acquisito nella prima infanzia, infanzia ed adolescenza

La TCA è la causa più comune di ipotiroidismo acquisito nei bambini e adolescenti che vivono in aree iodio sufficienti. La variante atrofica sembra più comune nei bambini, mentre la varietà con gozzo è più frequente negli adolescenti. La presentazione clinica è influenzata principalmente dalla età di insorgenza della malattia e la sua rapidità di progressione. L’ipotiroidismo può influenzare lo sviluppo del sistema nervoso centrale quando si verifica nei primi tre anni di vita, mentre i suoi effetti negativi sulla crescita e matu-razione scheletrica, sullo sviluppo puberale e l’altezza adulta si verificano fino a quando la pubertà non sia completa. La crescita ossea longitudinale è molto sensibile all’ipotiroidismo.

L’ipotiroidismo autoimmune acquisito nei bambini è raro. I sintomi e segni si sviluppano dopo 6 mesi di età e sono simili a quelli dei bambini con ipotiroidismo congenito non rilevato dallo screening (89). Possono essere anche presenti rallentamento della crescita lineare e ritardo o arresto nelle tappe dello sviluppo. La maturazione scheletrica e l’eruzione dei denti pri-mari sono ritardati. Il riconoscimento precoce e il trattamento richiesto sono fondamentali per prevenire danni neurologici e possibile ritardo mentale (89).

L’ipotiroidismo acquisito dopo 3 anni di età non influenza il rendimento scolastico. Il rallentamento della crescita lineare con la conservazione dell’au-mento di peso è la caratteristica clinica predominante, associata a gozzo, facile faticabilità e cambiamenti nel profitto e nelle prestazioni atletiche. La

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vera obesità è rara. Alcuni bambini hanno debolezza muscolare e pseudo ipertrofia muscolare (sindrome di Kocher - Debré - Sémélaigne). Nei bambi-ni più piccoli sono presenti un profondo ritardo nella maturazione dentale e scheletrica, spesso con evidenza radiografica di disgenesia dell’epifisi. L’età ossea è spesso inferiore rispetto all’età staturale.

I bambini più grandi e gli adolescenti con ipotiroidismo possono mostra-re sintomi e segni simili a quelli che si verificano negli adulti. Si possono verificare sintomi non specifici quali affaticamento, sonnolenza, anemia, mal di testa. Il rendimento scolastico può essere normale, ma in genere il ragazzo appare più svogliato e impiega un maggior sforzo nello studio. Rigidità dello scheletro, ritardo della crescita e ritardata eruzione dei denti permanenti sono i reperti caratteristici di grave ipotiroidismo a questa età. Lo sviluppo puberale può verificarsi in età normale o può essere ritardato. La pubertà precoce è rara ed è caratterizzata da sviluppo del seno, galattorrea e sangui-namento vaginale, in assenza di peluria sessuale. È stato segnalato menarca isolato. Nei ragazzi può verificarsi precoce ingrandimento testicolare. I testi-coli sono istologicamente immaturi se l’ipotiroidismo precede la pubertà e mostrano involuzione tubolare se l’esordio è dopo la pubertà. La secrezione di testosterone non è aumentata. In alcuni bambini l’effetto degli steroidi ses-suali sulla maturazione ossea sembra essere preponderante rispetto a quello dell’ipotiroidismo, portando ad un altezza adulta di sotto del potenziale genetico. L’ipotiroidismo autoimmune si verifica più frequentemente nei bambini con sindrome di Turner e sindrome di Down e con diabete di tipo 1.

- Ipotiroidismo nei pazienti anziani

Negli anziani la TCA è di solito atrofica. Le caratteristiche cliniche di ipotiroidismo autoimmune descritte nei pazienti più giovani sono spesso assenti. Sintomi e segni, tra cui affaticamento, debolezza, intolleranza al fred-do, pelle secca, perdita di capelli, stitichezza, inappetenza, depressione e/o deterioramento mentale, perdita dell’udito, cardiomegalia ed insufficienza cardiaca congestizia possono essere confusi con i cambiamenti legati al “nor-male” invecchiamento.

I segni clinici più rilevanti che sono suggestivi di ipotiroidismo nei pazienti anziani sono gli aumentati livelli di colesterolo, stipsi, insufficienza cardiaca congestizia e anemia macrocitica. Sono comuni le manifestazioni neurologiche (sincope, convulsioni, alterazioni della funzione cerebellare, sindrome del tunnel carpale) e sintomi artritici. A causa del coinvolgimento cardiovascolare sono comuni dispnea e dolore toracico. Come conseguen-za della riduzione dell’appetito, alcuni pazienti ipotiroidei perdono peso. Sintomi neuropsichiatrici sono comuni e la depressione può essere il sintomo

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di presentazione dell’ipotiroidismo. La demenza è raramente una conse-guenza diretta di ipotiroidismo e si risolve dopo il ripristino dell’eutiroidi-smo con il trattamento con ormone tiroideo.

- Coma mixedematoso

Il coma mixedematoso, evento raro, ma molto temibile, è più comune nei soggetti anziani e rappresenta la manifestazione estrema dell’ipotiroidismo. Esso si verifica generalmente nei mesi invernali e può essere precipitato da malattie non tiroidee, farmaci, esposizione al freddo e stress. In assenza di una nota disfunzione tiroidea la diagnosi può essere difficile. Sono sintomi tipici l’intolleranza al freddo, la stipsi fino all’ileo paralitico, il progressivo deterioramento dello stato mentale, stupor e coma. Sono segni frequen-ti: segni neurologici localizzati, marcata ipotensione, bradicardia, edema periorbitale e pelle secca. Gli esami di laboratorio evidenziano ipoglicemia, iponatremia e creatina fosfochinasi elevata. E’ presente ipossia ed ipercapnia. All’RX del torace è presente un ingrandimento cardiaco, mentre all’ECG sono presenti bradicardia, bassi voltaggi e cambiamenti aspecifici del tratto ST. I reperti ecocardiografici includono ridotta contrattilità ventricolare sini-stra e del carico di lavoro cardiaco. La mortalità è molto alta, a meno che non venga fornito immediatamente un efficace trattamento con ormoni tiroidei e misure di supporto.

-Ipotiroidismo durante la gravidanza

Un grave ipotiroidismo è associato a natimortalità e prematurità. L’ipertensione gestazionale è 2-3 volte più comune nelle donne ipotiroidee e può causare parto prematuro con basso peso alla nascita. Gli ormoni tiroidei sono essenziali per lo sviluppo cerebrale. Infatti, neonati eutiroidei nati da madri che erano ipotiroidee durante la gravidanza raggiungono un quozien-te intellettivo più basso nel corso della vita (90;91), mentre la morte fetale e le anomalie congenite non sono aumentate nelle donne in gravidanza con ipotiroidismo adeguatamente trattato (92).

-Ipotiroidismo subclinico

Oggi nella maggior parte dei pazienti con TCA, viene diagnosticato quando l'ipotiroidismo è subclinico, definito come il riscontro di valori ele-vati di TSH con normali valori di ormoni tiroidei circolanti. Tuttavia quello

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che viene definito “subclinico” non è in realtà una forma di ipotiroidismo priva di sintomi e segni clinici. In particolare in presenza di livelli di TSH > 10 mU/L questa forma di ipotiroidismo è stata associata a sintomi neuro-muscolari (93), aumento dei livelli di colesterolo e altre anomalie dei profilo lipidico (94;95), alterazioni cardiache (96;97) e insufficienza vascolare (98;99). L’ipotiroidismo subclinico è stato recentemente segnalato come fattore di rischio indipendente per aterosclerosi e infarto miocardico nelle donne in post –menopausa (100) e negli uomini (101). Tuttavia, altri autori hanno riportato che l’ipotiroidismo subclinico non modifica il tasso di mortalità (102). Molti studi su questo tema sono stati recentemente criticati perché non soddisfano i criteri di “medicina basata sulle prove di efficacia” (103).

Sono emersi recentemente interessanti dati sull’ipotiroidismo subclinico. In primo luogo, variazioni della tiroxina nei singoli individui sono più strette rispetto variazioni all’interno del range di riferimento di una popolazione e quindi un valore di tiroxina che è normale per la popolazione, se associato ad un aumento del livello di TSH, probabilmente riflette un basso FT4 anor-male per il singolo paziente (104). In secondo luogo, un recente ampio studio epidemiologico ha dimostrato che il limite superiore di TSH sierico in una popolazione che vive in un’area iodo-sufficiente e senza evidenza di autoim-munità tiroidea non supera 2,5 mU/L (7). Pertanto alcuni autori (105) ma non tutti (106) suggeriscono di considerare 2,5 mU/L come limite superiore del normale intervallo di TSH.

- Associazione con altre patologie

L’autoimmunità tiroidea interferisce con la funzione riproduttiva femmi-nile e l’esito della gravidanza. Autoanticorpi anti-tiroide positivi sono stati associati con un aumentato tasso di aborti (107;108). Nell’ambito di coppie infertili il rischio relativo di malattia tiroidea autoimmune nelle donne è leggermente aumentato (109) ed in donne con autoanticorpi circolanti anti-tiroide è stato riportato un minor tasso di successo della fecondazione assisti-ta, a causa di un rischio maggiore di aborto spontaneo, da alcuni ma non tutti gli studi (110). Tuttavia, come indicato nei paragrafi precedenti, l’ipotiroidi-smo anche lieve interferisce con la funzione riproduttiva delle donne e ha un effetto rilevante durante la gravidanza, l’effetto dell’autoimmunità tiroidea e degli anticorpi anti tiroide per sé sull’andamento della gravidanza è ancora materia di discussione.

La TCA è una componente della sindrome polighiandolare autoimmune di tipo II, che si caratterizza per la coesistenza di almeno due delle seguenti patologie: malattia di Addison, TCA, diabete di tipo 1, gastrite atrofica (con o senza anemia perniciosa), vitiligine, alopecia, miastenia gravis e ipofisite.

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L’associazione di ipotiroidismo autoimmune primario e insufficienza surre-nalica primaria è conosciuta come sindrome di Schmidt. Si osserva una laten-za di mesi o anni nella manifestazione clinica tra la prima e l’ultima malattia, ma le manifestazioni cliniche sono precedute dalla comparsa di anticorpi circolanti specifici (111). Si possono associare alla tiroidite autoimmune cronica anche: l’insufficienza ovarica precoce, la malattia celiaca, la psoriasi, l’artrite reumatoide, il lupus eritematoso sistemico la sindrome di Sjögren, la polimialgia reumatica, arterite temporale, l’epatite cronica attiva, la cirrosi biliare e la sclerosi sistemica.

In pazienti con TCA la prevalenza di linfomi primari della tiroide è 80 volte maggiore dell’atteso (112). I linfomi sono principalmente di tipo non Hodgkin delle cellule B e si verificano più frequentemente nelle donne anzia-ne. Nonostante questo aumento di incidenza, il linfoma della tiroide rimane un evento raro.

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Diagnosi di laboratorio

La diagnosi di laboratorio di ipotiroidismo si basa sulla riduzione dei valori degli ormoni tiroidei circolanti e sull’aumento di quelli del TSH. Mentre l’aumento isolato dei valori del TSH circolante è tipico dell’ipoti-roidismo subclinico, nell’ipotiroidismo primitivo clinico è anche presente una riduzione dei valori degli ormoni tiroidei circolanti. La positività degli autoanticorpi anti-tiroide circolanti e il pattern ipoecogeno della tiroide all’e-cografia sono tipiche dell’ipotiroidismo autoimmune.

Dosaggio degli ormoni tiroidei

La tiroide costituisce un’importante riserva di ormoni tiroidei (tiroxina, T4 e triiodotironina, T3), ma anche il compartimento ematico agisce da siste-ma di riserva, in quanto la maggior parte degli ormoni tiroidei si ritrovano in circolo legati a proteine di trasporto. Mentre tutta la T4 circolante è di derivazione tiroidea, circa l’80% della T3 circolante deriva dalla conversione periferica di T4 in T3. Circa il 99,96% della T4 circolante si lega a proteine di trasporto specifiche, la globulina legante la tiroxina (“thyroxine-binding globulin”, TBG) (60-75%), la prealbumina o transtiretina (TTR o TBPA) (15-30%) e l’albumina (10%). Pertanto la quota libera di T4 rappresenta lo 0,04 % del totale (free T4, FT4). Circa il 99,6% della T3 circolante si lega alle proteine plasmatiche, in particolare alla TBG, ma con affinità minore rispetto alla T4. Pertanto la quota di T3 libera (free T3, FT3) è maggiore (0,4 % del totale) rispetto alla quota di T4 libera. Il dosaggio degli ormoni tiroidei liberi ha oggi completamente sostituito quello degli ormoni tiroidei totali, in quanto solo gli ormoni tiroidei liberi possono entrare nelle cellule e molte condizioni, sia fisiologiche che patologiche possono alterare la concentrazione della TBG e quindi degli ormoni tiroidei totali.

1. Dosaggio degli ormoni tiroidei totali

Negli anni ’50 venne introdotto il primo metodo di dosaggio degli ormoni tiroidei totali: il test dello iodio legato alla proteine (“Protein Bound Iodide” -PBI). Negli anni ‘60 vennero introdotti i metodi di competizione del lega-me alle proteine e negli anni ’70 quelli radioimmunologici (RIA). I metodi di dosaggio attuali sono soprattutto non-isotopici e usano come segnali gli

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enzimi, la fluorescenza e la chemiluminescenza. Nella pratica clinica sono frequenti le variazioni dei valori della TT4 e della TT3 secondarie alle modifi-che della TBG che si verificano durante la gravidanza o la terapia estrogenica o alle alterazioni genetiche delle proteine di trasporto. I valori di riferimen-to della TT4 sono 58-160 nmol/L (4,5-12,6 μg/dL), quelli della TT3 1,2-2,7 nmol/L (80-180 ng/dL).

2. Dosaggio degli ormoni tiroidei liberi

Poiché il legame alle proteine di legame della T4 è nettamente superiore a quello della T3, la FT4 libera rappresenta lo 0,04% della TT4, la FT3 lo 0,4% della TT3. I metodi di misurazione delle frazioni libere degli ormoni tiroi-dei più efficienti prevedono la separazione fisica della frazione libera dagli ormoni tiroidei totali mediante la dialisi all’equilibrio, l’ultrafiltrazione e la filtrazione su gel. La maggioranza dei laboratori di routine utilizza invece dei test che stimano la concentrazione degli ormoni tiroidei liberi, in presenza di quelli totali. Questi metodi utilizzano la strategia di due test separati, allo scopo di calcolare l’indice dell’ormone libero, oppure i dosaggi di legame. I dosaggi della FT4 e della FT3 sono pertanto in qualche misura dipendenti dalle proteine di trasporto degli ormoni tiroidei e di conseguenza risentono di quei fattori che influenzano le loro concentrazioni e le loro affinità. I meto-di di legame sono standardizzati con soluzioni che contengono concentra-zioni ormonali stabilite con un metodo gravimetrico o usano calibratori con valori assegnati mediante un metodo di separazione fisico.

- Interpretazione del dosaggio della FT4 e della FT3L’unico motivo per cui il dosaggio degli ormoni tiroidei liberi è preferibile

a quello degli ormoni tiroidei totali è legato ad un’aumentata accuratezza diagnostica per la diagnosi di iper- o ipotirodismo in presenza di anoma-lie delle proteine di legame degli ormoni tiroidei, che interferiscono con il dosaggio degli ormoni tiroidei totali. Comunque, i test indice e quelli di lega-me attualmente utilizzati per il dosaggio degli ormoni tiroidei liberi sono in qualche misura influenzati dalle proteine plasmatiche e pertanto forniscono risultati non completamente attendibili quando le proteine di trasporto sono significativamente alterate. Nel dosaggio della FT4, alcuni artefatti pre-ana-litici o analitici possono associarsi ad anomalie delle proteine di trasporto, come in presenza di alterazioni del legame del tracciante all’albumina o in presenza di farmaci che spiazzano la T4 dalla TBG o durante le NTI e in gra-vidanza. Pertanto, per una migliore definizione clinica, è sempre opportuno correlare i valori di FT4 a quelli del TSH. Quando si sospetta la presenza di fattori interferenti, è opportuno ripetere il dosaggio di FT4 con un altro metodo o confrontare il risultato del dosaggio della FT4 con quello della TT4. Nell’ipotiroidismo clinico si verifica una riduzione dei valori di FT4 e solo successivamente della FT3. Nell’ipotiroidismo vi è una riduzione dei

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siti di legame di tutte le proteine di trasporto degli ormoni tiroidei, per cui la riduzione dei valori di TT4 è più marcata rispetto a quella dei livelli di FT4.

I metodi di separazione fisica sono utilizzati per definire i valori da asse-gnare ai calibratori che vengono usati nella maggior parte dei test di stima della FT4. Vi è un maggior accordo circa i valori di riferimento dei test di legame rispetto a quelli di separazione fisica. Gli intervalli di riferimento dei dosaggi immunologici (di legame) della FT4 sono 9-23 pmol/L (0,7-1,8 ng/dL), mentre il limite superiore della FT4 riportato nei metodi di separazione fisica raggiunge i 30 pmol/L (2,5 ng/dL). Gli intervalli di riferimento per i metodi di dosaggio immunologico della FT3 sono 3,5-7,7 pmol/L (0,2-0,5 ng/dL). Al momento non sono disponibili standard internazionali per la misurazione della FT4 e della FT3.

Dosaggio del TSH

I metodi di dosaggio del TSH disponibili da oltre 25 anni consentono di determinare i valori elevati del TSH che sono tipici dell’ipotiroidismo primi-tivo. I metodi più moderni, grazie ad un’aumentata sensibilità, sono in grado di rilevare i bassi valori del TSH che sono tipici dell’ipertiroidismo.

Il dosaggio del TSH costituisce il test diagnostico di prima scelta per la valutazione della funzione tiroidea, in quanto parametro più sensibile dell’azione degli ormoni tiroidei ed aumenta in maniera esponenziale e non lineare con la riduzione della FT4 nel siero. Per questi motivi il TSH costitu-isce il miglior indice della funzione tiroidea. Eccezioni a questa regola sono le condizioni che alterano la correlazione tra FT4 e TSH, come le malattie ipofisarie, o i farmaci e altre condizioni che alterano la funzione ipofisaria. Inoltre il rilievo di un TSH ridotto non fornisce indicazioni sulla gravità della tireotossicosi.

Attualmente il TSH è misurato con sistemi immunometrici non isotopici (IMA). Dal punto di vista pratico, escluse le condizioni di alterazione del rap-porto TSH/FT4, il dosaggio del TSH mediante la metodica immunometrica è sufficiente per definire la funzione tiroidea.

- Intervalli di riferimento del TSHNonostante alcune differenze legate al sesso, all’età e a differenze etniche

(16), nella pratica clinica non è necessario aggiustare i valori di riferimento per questi parametri. Come altri ormoni ipofisari, il TSH viene secreto in modo pulsatile con un ritmo circadiano, e presenta i valori più alti alle 23 e durante le prime ore di sonno. Nel soggetto giovane il valore medio del TSH è 0,9 ± 0,3 mU/L al mattino e 1,9 ± 0,6 mU/L alle 23. Nell’anziano i valori di TSH tendono ad essere lievemente più bassi. Anche queste variazioni non

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sono importanti nella pratica clinica, poiché il prelievo per il dosaggio del TSH viene di solito effettuato al mattino. Le differenze nei valori di riferimen-to dei diversi kit sono dovute a differenze nel riconoscimento degli epitopi da parte dei diversi anticorpi monoclonali e al modo di selezionare la popolazio-ne di riferimento. I valori di riferimento nella popolazione normale mostrano un lunga coda verso i valori più alti. Di solito i valori del TSH vengono tra-sformati in logaritmo per calcolare il 95% dell’intervallo di riferimento della popolazione. Il limite superiore del TSH è 4 mU/L nelle zone a sufficiente apporto iodico. Studi recenti hanno rilevato che il limite superiore dovrebbe probabilmente essere ridotto a 2,5 mU/L. Inoltre, le variazioni individuali dei valori del TSH sono nettamente inferiori rispetto a quelle della popola-zione generale. In aggiunta lo studio di Whickham ha rilevato un’aumentata percentuale di sviluppo dell’ipotiroidismo dopo 20 anni nei soggetti con TSH >2,0 mU/L, soprattutto in presenza di AbTPO.

- Il dosaggio del TSH nella diagnosi di ipotiroidismoNell'ipotiroidismo primitivo la concentrazione sierica degli ormoni tiroi-

dei è bassa mentre quella del TSH è elevata. L'aumento dei livelli di TSH è il parametro più sensibile e specifico di ipotiroidismo primitivo ed è l'unico alterato nel caso di ipotiroidismo subclinico. L’ipotiroidismo subclinico ha una prevalenza dell’ 1-10 % nella popolazione adulta. La tiroidite cronica autoimmune è la condizione che è alla base della maggior parte dei casi di ipotiroidismo subclinico. Fasi di ipotiroidismo transitorio possono osservar-si nella tiroidite subacuta, nella tiroidite silente e nella tiroidite post-partum.

La FT4 è francamente ridotta nell'insufficienza tiroidea conclamata, men-tre è normale o ai limiti inferiori della norma nell'ipotiroidismo subclinico. La determinazione della FT3 è di minore utilità per la diagnosi poiché può esse-re normale anche in presenza di una FT4 ridotta. Al contrario, i livelli della FT3 sono spesso ridotti in pazienti che non hanno un ipotiroidismo, ma sono affetti da malattie acute o croniche non tiroidee (sindrome con bassa T3).

Nell'ipotiroidismo centrale la FT4 e la FT3 sono ridotte, ma di solito in misura minore rispetto all'ipotiroidismo primitivo. I livelli basali del TSH sono ridotti, inappropriatamente normali o solo leggermente elevati. In gene-re, il test di stimolo con TRH dimostra una mancata risposta del TSH nelle forme ipofisarie e un incremento normale o prolungato della tireotropina in quelle ipotalamiche. Tuttavia, una differenziazione sicura tra sede ipotala-mica o ipofisaria non e' sempre possibile in quanto risposte assenti, ridotte, normali o ritardate del TSH possono essere presenti in entrambe le forme di ipotiroidismo centrale. I pazienti con ipotiroidismo centrale causato da pato-logie ipotalamiche o ipofisarie secernono isoforme del TSH con anomala gli-cosilazione, che vengono riconosciuti dagli anticorpi monoclonali attualmen-te in uso ma presentano una ridotta attività biologica. Infatti una secrezione normale del TRH è necessaria per produrre una adeguata glicosilazione del TSH per formare molecole di TSH mature e biologicamente attive.

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Dosaggio degli anticorpi anti tiroide

Come riportato in precedenza, gli AbTg e AbTPO sono estremamente comuni nella TCA. Il riscontro di elevati AbTPO con negatività di quelli anti Tg non è inusuale, mentre l’opposto è raro. Rispetto agli AbTG, gli AbTPO sono più strettamente associati all’infiltrazione linfocitaria della tiroide (113) e sono direttamente correlati con il grado di ipotiroidismo (7;8). Pertanto il dosaggio degli AbTG è indicato soltanto quando si sospetta una TCA nono-stante gli AbTPO siano negativi. Bassi titoli di AbTPO e AbTG possono essere rilevati in altre malattie della tiroide, in particolare nel gozzo e nel cancro della tiroide ed anche nella popolazione normale (Figura 4).

Figura 4. Prevalenza di AbTPO e AbTg nelle malattie della tiroide (Mariotti et al, JCEM 1990).

La determinazione dei TRAb mediante test radiorecettoriali non è racco-mandata di routine, perché solo nel 15% dei pazienti con TCA sono positivi i TBI (96). TRAb -bloccanti dosati mediante saggi biologici, sono presenti in più del 20% dei pazienti con atrofica e meno frequentemente in quelli con la variante con gozzo (75;76). Tuttavia i saggi biologici sono disponibili solo in centri specializzati. TRAb ad alto titolo e TRAb- bloccanti positivi nel terzo trimestre di gravidanza nelle donne con TCA predicono l’insorgenza di ipoti-roidismo neonatale transitorio (87;114). L’ipotiroidismo congenito transitorio autoimmune è causato da autoanticorpi materni che attraversano la placenta

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e la diagnosi è confermata dalla presenza transitoria di TRAb -bloccanti nei neonati.

Nella tiroidite giovanile gli autoanticorpi anti-tiroide sono più frequente-mente negativi o a titoli bassi rispetto agli adulti e l’ecografia tiroidea mostra una ecogenicità eterogenea (115).

L’effetto della terapia ormonale tiroidea sui livelli degli autoanticorpi è controversa. Alcuni autori mostrano una riduzione dei livelli (116) e altri non riportano alcun effetto (117;118). Uno studio longitudinale ha successi-vamente dimostrato che la terapia con L-tiroxina riduce i livelli di autoanti-corpi anti-tiroide in pazienti ipotiroidei da mixedema idiopatico o tiroidite di Hashimoto e tale riduzione è associata con una diminuzione dei livelli di TSH; mentre nessun cambiamento è stato osservato nei pazienti trattati e non trattati con tiroidite di Hashimoto ma eutiroidei (119).

Esami strumentali

Una ipoecogenicità omogenea della tiroide alla ecografia, che è tipico di TCA e della morbo di Basedow, indica un coinvolgimento autoimmune diffu-so. L’aspetto ecografico correla significativamente con i livelli di autoanticorpi tiroidei circolanti ed è associato con o predice l’insorgenza di ipotiroidismo in pazienti con TCA (120).

Infatti nella tiroide normale la ecostruttura ghiandolare è densa, omo-genea e costituita da fini echi di media entità che rendono l'organo molto ben distinguibile dalle altre strutture del collo, quali muscoli, vasi, trachea ed esofago. La densità ecografica della tiroide è dovuta dalla particolarità della sua struttura anatomica caratterizzata da follicoli di sforma sferoidale contenenti una elevata quantità di colloide circondata dall'epitelio (le cellule follicolari). L'interfaccia cellula-colloide che separa due mezzi con diversa impedenza acustica, costituisce una barriera anatomica alla penetrazione dell'onda ultrasonora nel tessuto. Le onde acustiche che urtano l’interfaccia cellula-colloide vengono riflesse alla sonda senza diffusione. Questo fenome-no fa sì che il tessuto tiroideo normale appare omogeneo ed ecogeno. Nella TCA la ghiandola appare diffusamente ipoecogena in quanto la marcata infil-trazione linfocitaria scompagina la normale struttura anatomica della tiroide riducendo la quantità di interfaccia cellula-colloide e quindi di echi riflessi.

L’agoaspirato tiroideo con ago sottile, che mostra la presenza di tipica infiltrazione linfatica e cambiamenti ossifili delle cellule tiroidee, non è nor-malmente consigliato ma può essere utile per la diagnosi di TCA in presenza di autoanticorpi circolanti negativi.

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Terapia

Per la TCA non esiste una terapia specifica, che possa agire sui meccani-smi ezio-patogenetici di questa malattia. Il trattamento con farmaci steroidei o con farmaci immuno-modulatori non trova nessun riscontro razionale in questa patologia. L’unico trattamento indicato nei pazienti con TCA è la tera-pia ormonale sostitutiva con L-tiroxina, che va comunque intrapresa solo in presenza di un ipotiroidismo franco o subclinico diagnosticato con sicurezza.

Il trattamento con tiroxina

Data la sua disponibilità, la levo-tiroxina sintetica (L-T4) ha gradualmen-te sostituito gli estratti tiroidei animali per il trattamento dell’ipotiroidismo. La dose sostitutiva completa di L-T4 per l’ipotiroidismo autoimmune è di 5 µg/kg/die per i bambini da 1 a 5 anni, 4 µg/kg/die per i bambini da 6 a 12 anni, 3 µg/kg/die per gli adolescenti e 1.6 µg/kg/die per i giovani adulti. La dose diminuisce con l’invecchiamento, in parallelo alla riduzione età-dipen-dente della massa magra, che è il suo determinante principale (121). La dose giornaliera iniziale di L-T4 in pazienti sotto i 40 anni dovrebbe essere 50-75 µg, con una rivalutazione dei livelli di TSH e di FT4 dopo 2-3 mesi. La dose deve essere aumentata di 25 µg ad intervalli di 4-8 di settimane fino ad otte-nere un normale livello di TSH circolante. Nei pazienti di oltre 40 anni la dose iniziale giornaliera deve essere da 25 a 50 µg, con incrementi di 25 µg ogni 3 o 4 settimane. Nei pazienti anziani, in particolare con malattia coronarica nota o sospetta, la dose iniziale di L - T4 dovrebbe essere molto bassa (12,5-25 µg/die) e deve essere aumentata di 12,5-25 µg ogni 1-2 settimane, con l’obiettivo di raggiungere la dose sostitutiva in 3-4 mesi. Il trattamento ormonale mira a ripristinare l’eutiroidismo con normalizzazione di FT4 e TSH circolante, eli-minando in tal modo i sintomi dell’ipotiroidismo, senza indurre tireotossico-si. L’obiettivo è quello di raggiungere un valore di TSH circolante compreso tra 0,5 e 2,0 mU/L. Bassi livelli di TSH dovrebbero essere evitati, soprattutto nei pazienti anziani, nei quali sono associati ad aumento del rischio di fibril-lazione atriale (122) e fratture vertebrali e di femore nelle donne (123). Dopo il ripristino dell’eutiroidismo mediante il trattamento con L-T4, i pazienti devono essere seguiti ad intervalli di 6-24 mesi, con un attento monitoraggio dei valori di FT4 e TSH.

In presenza di angina, l'intervento di bypass coronarico e l’angioplastica

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non sono controindicati. Tuttavia è stato riportato un alto tasso di mortalità in pazienti ipotiroidei adeguatamente sostituiti sottoposti a bypass corona-rico (124).

Diversi fattori possono influenzare il fabbisogno giornaliero di L-tiroxina. Nelle donne che iniziano la terapia sostitutiva con estrogeni per via orale potrebbe essere necessario aumentare la dose di L-T4 (125). La dose sosti-tutiva può aumentare in caso di trattamenti farmacologici che aumentano il metabolismo L-T4 o con farmaci e integratori alimentari che riducono l’assorbimento di L-T4. La compromissione della secrezione acida (126) e malattie del piccolo intestino che inducono malassorbimento hanno effetti simili. Recentemente sono state messe a punto formulazioni di L-tiroxina in soluzione liquida o in capsule molli che hanno dimostrato un miglior assorbimento del farmaco nelle condizioni che possono indurne un malas-sorbimento (127;128).

Trattamento del coma mixedematoso

Per il trattamento del coma mixedematoso è necessario un bolo endove-noso di 500 µg di L-T4, seguito da una dose di mantenimento giornaliera di 50-100 µg. Prima di iniziare il trattamento bisogna escludere una coesistente insufficienza surrenalica e trattata se presente. Inoltre ipoglicemia e iposodi-emia necessitano di un adeguato trattamento.

Trattamento in gravidanza

Un corretto trattamento dell’ipotiroidismo durante la gravidanza è neces-sario (129). Nelle donne ipotiroidee in età fertile che programmano una gravidanza, già prima del concepimento il trattamento con L-T4 deve essere adeguato al fine di mantenere un valore di TSH < 2.5 mU/L.

La dose giornaliera richiesta nell’ipotiroidismo manifesto di prima dia-gnosi in corso di gravidanza è di solito 1.8-2.0 µg/kg/die. In tutte le donne gravide trattate con L-T4, i livelli di TSH sierico devono essere controllati ogni 6-8 settimane e più frequentemente dopo cambiamenti nel dosaggio.

Durante il primo trimestre di gravidanza l’FT4 raggiunge il picco e que-sto aumento è verosimilmente cruciale per lo sviluppo neurologico del feto (130). Il trattamento dovrebbe essere aggiustato in modo in modo da mante-

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nere l’FT4 vicino al limite superiore, in particolare durante il primo trimestre di gravidanza. Dopo il parto la dose richiesta ritorna di solito ai livelli pre-gestazionali, sebbene nelle pazienti con ipotiroidismo autoimmune sia stata segnalata la necessità di dosi maggiori (131).

Trattamento dell’ipotiroidismo subclinico

Mentre è ormai unanimemente accettata la necessità del trattamento dell’ipotiroidismo clinico, il trattamento dell’ipotiroidismo subclinico è discusso (tabella 5). Data la carenza di grandi studi controllati randomizzati che mostrano beneficio del trattamento, alcuni esperti non raccomandano il trattamento di pazienti con ipotiroidismo subclinico con livelli di TSH sierico compreso tra 4,5-10 mU/L (103).

Pro

L’ipotiroidismo subclinico è associato a: - Sintomi neuromuscolari- Aumentati livelli di colesterolo ed altre anomalie lipidiche- Alterazioni cardiache- Compromissione vascolare

L’ipotiroidismo subclinico è un fattore di rischio per:

- Aterosclerosi ed infarto del miocardio

Il trattamento dell’ipotiroidismo subclinico è efficace per:

- Normalizzare i livelli di colesterolo totale, LDL e altre anomalie lipidiche- Migliorare i sintomi aspecifici- Migliorare la funzione cardiovascolare- Migliorare la funzione vascolare

I dati al momento disponibili non sconsigliano e generalmente favoriscono il trattamento dell’ipotiroidismo subclinico

Contro

L’ipotiroidsmo subclinico non modifica il rischio di mortalità

Il trattamento dell’ipotiroidismo non è efficace per

- Normalizzare i livelli di colesterolo totale, LDL e altre anomalie lipidiche

Tabella 5 segue

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45Caleidoscopio

Tabella 5. Trattamento dell’ipotiroidismo subclinico (pro e contro)

Tali conclusioni sono state contestate in una dichiarazione di consenso da parte dell’Associazione americana degli endocrinologi clinici (AACE), dell’American Thyroid Association (ATA) e della Endocrine Society (ES), che ha ritenuto che la raccomandazione di non trattare l'ipotiroidismo subclinico è basata sulla "assente prova di beneficio piuttosto che sulla prova di assenza di beneficio" (132;133). Infatti, una serie di osservazioni supportano l’oppor-tunità di trattare attivamente l’ipotiroidismo subclinico. Poiché i valori di TSH sono direttamente correlati con i livelli di colesterolo totale e LDL (134), la determinazione del TSH sierico è consigliata quando il colesterolo circo-lante è elevato. In molti (135) anche se non in tutti gli studi (136) è stata ripor-tata l’efficacia del trattamento dell’ipotiroidismo subclinico nel normalizzare i livelli di colesterolo totale e/o LDL e altre anomalie lipidiche. Risultati simi-li sono stati riportati per altre anomalie associate all’ipotiroidismo subclinico, come i sintomi non specifici e disfunzioni cardiovascolari (137).

In accordo con le ultime linee guida della European Thyroid Association (138) il trattamento dell’ipotiroidismo subclinico è indicato in tutti i pazienti con TSH > 10 mU/L, mentre deve essere considerato con attenzione nei pazienti più anziani con valori di TSH sierico di 4,5-10 mU/L. Non è stata definita una precisa soglia di età, ma nei pazienti di età compresa tra 60 e 70 anni prima di decidere il trattamento si dovrebbe considerare la presenza di patologie associate, soprattutto cardio-vascolari, mentre nei soggetti più anziani (> 80 anni) il trattamento non è di solito indicato.

I dati al momento disponibili non si basano sui criteri dell “evidence-based medicine” richiesti per consigliare il trattamento dell’ipotiroidismo subclinico

Caveats

Variazioni dei livelli di FT4 nei singoli individui sono piu’ ristretti rispetto alla popolazione

I limite superiore del TSH dovrebbe essere ridotto a 2.5 mU/L ?

Un TSH lievemente elevato si può normalizzare nel tempo

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46 Caleidoscopio

Condizioni particolari

Tiroidite post-partum.

La tiroidite post-partum è una patologia tiroidea piuttosto frequente che si presenta durante il primo anno dopo il parto ed è caratterizzata nella sua forma classica da una fase transitoria di ipertiroidismo seguita da una fase di ipotiroidismo anch’essa transitoria nella maggior parte dei casi. Da un punto di vista istologico la tiroidite post-partum è caratterizzata dalla presenza di un infiltrato linfocitario e dalla distruzione dell’epitelio ghiandolare in modo simile a quanto descritto per la TCA. In effetti la tiroidite post-partum rappresenta la esacerbazione di un processo autoimmune tiroideo, clinicamente silente prima della gravidanza, che viene attivato in quella fase di “rebound immunolgico” tipica della fine della gravidanza (139).

La prevalenza della tiroidite post-partum riportata in letteratura va dal 1.1% al 16.7% delle gravidanza. Le pazienti con diabete mellito tipo I hanno un rischio di sviluppare una tiroidite post-partum 3 volte superiore rispetto ai controlli. Anche le pazienti con TPOAb, senza altri segni di autoimmunità tiroidea, hanno un maggior rischio di sviluppare una tiroidite post-partum. La frequenza delle recidive è elevata e circa il 70% delle donne che hanno avuto un episodio di tiroidite post-partum presentano una recidiva alla suc-cessiva gravidanza (140).

Da un punto di vista clinico (Figura 5), solo nel 25% dei casi la tiroidite post-partum è caratterizzata da una fase di ipertiroidismo transitorio seguita da una di ipotiroidismo transitorio.

Figura 5. Frequenza delle presentazioni cliniche della PPT (Stagnaro-Green Thyroid Today 1993)

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Nel 42% dei casi la malattia si presenta con ipotiroidismo non preceduto dalla fase di ipertiroidismo e nel 32% dei casi è presente solo la fase di iper-tiroidismo (141).

L’ipertiroidismo si può manifestare da 2 a 10 mesi dopo il parto, ma viene più frequentemente diagnosticato entro 3 mesi dopo il parto e si risolve spon-taneamente in 2-3 mesi. E’ causato dalla distruzione dei follicoli tiroidei con rilascio degli ormoni pre-formati. Per tale motivo l’utilizzo di farmaci antiti-roidei non è indicato e l’unico trattamento utilizzato è costituito dall’uso di farmaci β-bloccanti per ridurre i sintomi dell’ipertiroidismo.

L’ipotiroidismo si può manifestare da 2 a 10 mesi dopo il parto, ma viene più frequentemente diagnosticato 6 mesi dopo il parto e si risolve sponta-neamente entro un anno, anche se in alcuni casi può risultare permanente. Inoltre le donne con un episodio di tiroidite post-partum hanno un maggior rischio di sviluppare un ipotiroidismo permanente negli anni successivi. Studi prospettici hanno dimostrato in queste donne una prevalenza dell’i-potiroidismo del 23% e del 29% rispettivamente 3,5 e 8,7 anni dopo il parto (142).

L’opportunità di instaurare un trattamento con L-tiroxina durante la fase di ipotiroidismo è ancora un argomento controverso. Generalmente viene consigliato di intraprendere il trattamento con L-tiroxina nel caso siano pre-senti sintomi da ipotiroidismo o valori di TSH > 10 mU/L e di protrarre il trattamento per 6-12 mesi, sospendendolo poi gradualmente per verificare la ripresa di una normale funzione ghiandolare. Particolare attenzione deve essere posta alle donne che intendono avere ulteriori gravidanze, in cui è opportuno continuare la terapia con L-tiroxina anche in previsione della successiva gravidanza (143).

La tiroidite silente

La tiroidite silente è una patologia tiroidea transitoria simile alla tiroidite-post partum ma la cui insorgenza non è in relazione alla gravidanza (144). Rappresenta il 5-10% delle tireotossicosi, è più frequente nelle aree geografi-che con adeguato apporto iodico ed è più frequente nelle donne, con rappor-to femmine/maschi di circa 2:1. Fattori predisponenti sono la familiarità per tireopatie autoimmuni, la presenza dell’antigene HLA DR3 e l’associazione con altre patologie autoimmuni. Fattori scatenanti questa patologia sono un eccessivo apporto iodico, la terapia con amiodarone o con farmaci immuno-modulatori quali IFN e IL2, ed il “rebound immunitario” dopo la terapia ste-roidea. L’andamento clinico (Figura 6) ed il trattamento sono simili a quanto già indicato per la tiroidite post-partum.

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Figura 6. Tiroidite silente sporadica: storia naturale.

Abbreviazioni usate nel testo

TCA= tiroidite cronica autoimmuneATD= autoimmune Thyroid Diseases, tireopatie autoimmuniAb= antibodies, anticorpiTAb= Thyroid autoantibodies, anticorpi antitiroideTg= TireoglobulinaTgAb: anticorpi antitireoglobulinaTPO: TireoperossidasiTPOAb= anticorpi antitireoperossidasiFT4= Free Thyroxine, tiroxina liberaFT3= Free Triiodothyronine, triodotironina liberaTSH= Thyroid Stimulating Hormone, ormone tireotropoTSH-R= recettore del TSHTRAb= TSH receptor antibody, anticorpo anti recettore del TSHAPC= Antigen Presenting cells, cellule presentanti l’antigeneHLA=Human Leucocyte Antigens, antigeni leucocitari umaniIFN= interferoneIL= interleuchinaGM-CSF= Granulocyte Macrophage-Colony Stimulating Factor, fattore stimolante colonie di granulociti-macrofagiCTLA-4= Cytotoxic T-Lymphocyte Associated Antigen 4, antigene 4 associato al linfocita T citotossicoNIS= Sodium-Iodide Symporter, cotrasportatore sodio-iodioICAM-1= Intercellular Adesion Molecule-1, molecola di adesione intercellulareADCC= Antibody Dependent cell-mediated citotoxicity, citotossicità cellulo mediata anticorpo dipendente

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Emilio Fiore, Francesco Latrofa, Maria Annateresa Provenzale, Paolo Vitti Tiroidite Cronica Autoimmune

60 Caleidoscopio

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125. Arafah BM. Increased need for thyroxine in women with hypothyroidi-

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61Caleidoscopio

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133. Gharib H, Tuttle RM, Baskin HJ, Fish LH, Singer PA and McDermott MT. Subclinical thyroid dysfunction: a joint statement on management from the American Association of Clinical Endocrinologists, the American Thyroid Association, and the Endocrine Society. J Clin Endocrinol Metab 2005; 90: 581-585.

134. Caraccio N, Ferrannini E and Monzani F. Lipoprotein profile in subcli-nical hypothyroidism: response to levothyroxine replacement, a ran-domized placebo-controlled study. J Clin Endocrinol Metab 2002; 87: 1533-1538.

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135. Danese MD, Ladenson PW, Meinert CL and Powe NR. Clinical review 115: effect of thyroxine therapy on serum lipoproteins in patients with mild thyroid failure: a quantitative review of the literature. J Clin Endocrinol Metab 2000; 85: 2993-3001.

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139. Roti E, Emerson CH. Clinical review 29: Postpartum thyroiditis. J Clin Endocrinol Metab 1992; 74: 3-5.

140. Muller AF, Drexhage HA and Berghout A. Postpartum thyroiditis and autoimmune thyroiditis in women of childbearing age: recent insights and consequences for antenatal and postnatal care. Endocr Rev 2001; 22: 605-630.

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142. Othman S, Phillips DI, Parkes AB et al. A long-term follow-up of postpartum thyroiditis. Clin Endocrinol (Oxf) 1990; 32: 559-564.

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144. Emerson H, Farwell A. Sporadic silent thyroiditis, postpartum thyroi-ditis, and subacute thyroiditis. In: Braverman LE, Utiger RD, editors. Werner & Ingbar’s The Thyroid: a fundamental and clinical text. Philadelphia: Lippincott Williams & Wilkins, 2005.

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Indice

Editoriale .. ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... . pag. 3Introduzione ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 5Epidemiologia.. ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 7Eziologia ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 8 Fattori genetici... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 9 Fattori endogeni ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 10 Fattori ambientali .. ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 10Patogenesi ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 13 Tireoglobulina ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 13 Tireoperossidasi. ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 14 Recettore del TSH . ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 14 Sodium Iodine Symporter (NIS). ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 15Immunopatogenesi . ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 16 Presentazione dell’antigene. ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 16 Meccanismi effettori nell’autoimmunità tiroidea ... ... ... ... ... ... ... ... " 17 Anatomia Patologica ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 21Clinica ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 22 Evoluzione clinica . ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 24 Sintomi dell’ipotiroidismo manifesto ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 26 Reperti obiettivi. ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 28 Esami di laboratorio . ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 29 Esami strumentali . ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 30 Aspetti clinici dell’ipotiroidismo autoimmune in età diverse ... ... ... " 31Diagnosi di laboratorio .. ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 36 Dosaggio degli ormoni tiroidei... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 36 Dosaggio del TSH . ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 38 Dosaggio degli anticorpi antitiroide .. ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 40 Esami strumentali . ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 41

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Terapia .. ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 42 Il trattamento con tiroxina... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 42 Trattamento del coma mixedematoso ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 43 Trattamento in gravidanza .. ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 43 Trattamento dell’ipotiroidismo subclinico ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 44Condizioni Particolari ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 46 Tiroidite post-partum. .. ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 46 La tiroidite silente . ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 47Abbreviazioni usate nel testo ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 48Bibliografia... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 49Indice. ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... " 63

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C a l e i d o s c o p i oI ta l iano

1. Rassu S.: Principi generali di endocrinologia. Gennaio ’832. Rassu S.: L’ipotalamo endocrino. Giugno ’833. Rassu S.: L’ipofisi. Dicembre ’834. Alagna., Masala A.: La prolattina. Aprile ’845. Rassu S.: Il pancreas endocrino. Giugno ’846. Fiorini I., Nardini A.: Citomegalovirus, Herpes virus, Rubella virus (in gravidanza). Luglio ’84. 7. Rassu S.: L’obesita’. Settembre ’848. Franceschetti F., Ferraretti A.P, Bolelli G.F., Bulletti C.:Aspetti morfofunzionali del l’ovaio.

Novembre ’84.9. Kubasik N.P.: Il dosaggio radioimmunologico (1). Dicembre ’84.10. Kubasik N.P.: Il dosaggio radioimmunologico (2) parte prima. Gennaio’85.11. Kubasik N.P.: Il dosaggio radioimmunologico (2) parte seconda. Febbraio ’85.12.Kubasik N.P.: Il dosaggio radioimmunologico (3) parte prima. Aprile ’85.13. Nacamulli D, Girelli M.E, Zanatta G.P, Busnardo B.: Il TSH. Giugno ’85.14. Facchinetti F. e Petraglia F.: La β-endorfina plasmatica e liquorale. Agosto ’85.15. Baccini C.: Le droghe d’abuso (1). Ottobre ’85.16. Kubasik N.P.: Il dosaggio radioimmunologico (3) parte seconda. Dicembre ’85.17. Nuti R.: Fisiologia della vitamina D: Trattamento dell’osteoporosi post-menopausale.

Febbraio ’8618. Cavallaro E.: Ipnosi: una introduzione psicofisiologica. Marzo ’86.19. Fanetti G.: AIDS: trasfusione di sangue emoderivati ed emocomponenti. Maggio ’86.20. Fiorini I., Nardini A.: Toxoplasmosi, immunologia e clinica. Luglio ’86.21. Limone P.: Il feocromocitoma. Settembre ’86.22. Bulletti C., Filicori M., Bolelli G.F., Flamigni C.: Il Testicolo. Aspetti morfo-funzionali e

clinici. Novembre ’86.23. Bolcato A.: Allergia. Gennaio ’87.24. Kubasik N.P.: Il dosaggio enzimoimmunologico e fluoroimmunologico. Febbraio ’87.25. Carani C.: Patologie sessuali endocrino-metaboliche. Marzo ’87.26. Sanna M., Carcassi R., Rassu S.: Le banche dati in medicina. Maggio ’87.27. Bulletti C., Filicori M., Bolelli G.F., Jasonni V.M., Flamigni C.: L’amenorrea. Giugno ’87.28. Zilli A., Pagni E., Piazza M.: Il paziente terminale. Luglio ’87.29. Pisani E., Montanari E., Patelli E., Trinchieri A., Mandressi A.: Patologie pro statiche.

Settembre ’87.30. Cingolani M.: Manuale di ematologia e citologia ematologica. Novembre ’87.

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31. Kubasik N.P.: Ibridomi ed anticorpi monoclonali. Gennaio ’88.32. Andreoli C., Costa A., Di Maggio C.: Diagnostica del carcinoma mammario. Feb braio ’88.33. Jannini E.A., Moretti C., Fabbri A., Gnessi L., Isidori A.: Neuroen do cri no lo gia dello stress.

Marzo ’88.34. Guastella G., Cefalù E., Carmina M.: La fecondazione in vitro. Maggio ‘88.35. Runello F., Garofalo M.R., Sicurella C., Filetti S., Vigneri R.: Il gozzo nodulare. Giugno ’88.36. Baccini C.: Le droghe d’abuso (2). Luglio ’88.37. Piantino P., Pecchio F.: Markers tumorali in gastroenterologia. Novembre ’88.38. Biddau P.F., Fiori G.M., Murgia G.: Le leucemie acute infantili. Gennaio ’89.39. Sommariva D., Branchi A.: Le dislipidemie. Febbraio ‘89.40. Butturini U., Butturini A.: Aspetti medici delle radiazioni. Marzo ‘89.41. Cafiero F., Gipponi M., Paganuzzi M.: Diagnostica delle neoplasie colo-rettali. Aprile ‘89.42. Palleschi G.: Biosensori in Medicina. Maggio ‘89.43. Franciotta D.M., Melzi D’Eril G.V. e Martino G.V.: HTLV-I. Giugno ‘89.44. Fanetti G.: Emostasi: fisiopatologia e diagnostica. Luglio ‘89.45. Contu L., Arras M.: Le popolazioni e le sottopopolazioni linfocitarie. Settembre ‘89.46. Santini G.F., De Paoli P., Basaglia G.: Immunologia dell’occhio. Ottobre ‘89.47. Gargani G., Signorini L.F., Mandler F., Genchi C., Rigoli E., Faggi E.: Infezioni oppor tu-

nistiche in corso di AIDS. Gennaio ‘90.48. Banfi G., Casari E., Murone M., Bonini P.: La coriogonadotropina umana. Febbraio ‘90.49. Pozzilli P., Buzzetti R., Procaccini E., Signore E.: L’immunologia del diabete mellito.

Marzo ‘90.50. Cappi F.: La trasfusione di sangue: terapia a rischio. Aprile ‘90.51. Tortoli E., Simonetti M.T.: I micobatteri. Maggio ‘90.52. Montecucco C.M., Caporali R., De Gennaro F.: Anticorpi antinucleo. Giugno ‘90. 53. Manni C., Magalini S.I. e Proietti R.: Le macchine in terapia intensiva. Lu glio ‘90.54. Goracci E., Goracci G.: Gli allergo-acari. Agosto ‘90. 55. Rizzetto M.: L’epatite non A non B (tipo C). Settembre ‘90.56. Filice G., Orsolini P., Soldini L., Razzini E. e Gulminetti R.: Infezione da HIV-1: patoge-

nesi ed allestimento di modelli animali. Ottobre ‘90.57. La Vecchia C. Epidemiologia e prevenzione del cancro (I). Gennaio ‘91.58. La Vecchia C. Epidemiologia e prevenzione del cancro (II). Febbraio ‘91.59. Santini G.F., De Paoli P., Mucignat G., e Basaglia G., Gennari D.: Le molecole dell’adesi-

vità nelle cellule immunocompetenti. Marzo ‘91.60. Bedarida G., Lizioli A.: La neopterina nella pratica clinica. Aprile ‘91.61. Romano L.: Valutazione dei kit immunochimici. Maggio ‘91.62. Dondero F. e Lenzi A.: L’infertilità immunologica. Giugno ‘91.63. Bologna M. Biordi L. Martinotti S.: Gli Oncogèni. Luglio ‘91.64. Filice G., Orsolini P., Soldini L., Gulminetti R., Razzini E., Zambelli A. e Scevola D.: In fe-

zione-malattia da HIV in Africa. Agosto ‘91. 65. Signore A., Chianelli M., Fiore V., Pozzilli P., Andreani D.: L’immu no scintigrafia nella

diagnosi delle endocrinopatie autoimmuni. Settembre ‘91.66. Gentilomi G.A.: Sonde genetiche in microbiologia. Ottobre ‘91.67. Santini G.F., Fornasiero S., Mucignat G., Besaglia G., Tarabini-Castellani G. L., Pascoli

L.: Le sonde di DNA e la virulenza batterica. Gennaio ‘92.68. Zilli A., Biondi T.: Il piede diabetico. Febbraio ‘92.

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69. Rizzetto M.: L’epatite Delta. Marzo ‘92.70. Bracco G., Dotti G., Pagliardini S., Fiorucci G.C.: Gli screening neonatali. Aprile ‘92.71. Tavani A., La Vecchia C.: Epidemiologia delle patologie cardio e cerebrovascolari. Luglio ‘92.72. Cordido F., Peñalva A., De la Cruz L. F., Casanueva F. F., Dieguez C.: L’or mo ne della

crescita. Agosto ‘92. 73. Contu L., Arras M.: Molecole di membrana e funzione immunologica (I). Set tembre ‘92.74. Ferrara S.:Manuale di laboratorio I. Ottobre ‘92.75. Gori S.: Diagnosi di laboratorio dei patogeni opportunisti. Novembre ‘92.76. Ferrara S.: Manuale di laboratorio II. Gennaio ‘93.77. Pinna G., Veglio F., Melchio R.: Ipertensione Arteriosa. Febbraio ‘93.78. Alberti M., Fiori G.M., Biddau P.: I linfomi non Hodgkin. Marzo ‘93.79. Arras M., Contu L.: Molecole di membrana e funzione immunologica (II). Aprile ‘93.80. Amin R.M., Wells K.H., Poiesz B.J.: Terapia antiretrovirale. Maggio ‘93.81. Rizzetto M.: L’epatite C. Settembre ‘93.82. Andreoni S.: Diagnostica di laboratorio delle infezioni da lieviti. Ottobre ‘93.83.Tarolo G.L., Bestetti A., Maioli C., Giovanella L.C., Castellani M.: Diagnostica con radio-

nuclidi del Morbo di Graves-Basedow. Novembre ‘93.84. Pinzani P., Messeri G., Pazzagli M.: Chemiluminescenza. Dicembre ‘93.85. Hernandez L.R., Osorio A.V.: Applicazioni degli esami immunologici. Gennaio 94.86. Arras M., Contu L.: Molecole di Membrana e funzione immunologica. Parte terza: I lnfociti

B. Febbraio ‘94.87. Rossetti R.: Gli streptoccocchi beta emolitici di gruppo B (SGB). Marzo ‘94.88. Rosa F., Lanfranco E., Balleari E., Massa G., Ghio R.: Marcatori biochimici del rimo del-

lamento osseo. Aprile ‘94.89. Fanetti G.: Il sistema ABO: dalla sierologia alla genetica molecolare. Settembre ‘94.90. Buzzetti R., Cavallo M.G., Giovannini C.: Citochine ed ormoni: Interazioni tra sistema

endocrino e sistema immunitario. Ottobre ‘94.91. Negrini R., Ghielmi S., Savio A., Vaira D., Miglioli M.: Helicobacter pylori. Novembre ‘94.92. Parazzini F.: L’epidemiologia della patologia ostetrica. Febbraio ‘95.93. Proietti A., Lanzafame P.: Il virus di Epstein-Barr. Marzo ‘95.94. Mazzarella G., Calabrese C., Mezzogiorno A., Peluso G.F., Micheli P, Romano L.:

Im muno flogosi nell’asma bronchiale. Maggio ‘95.95. Manduchi I.: Steroidi. Giugno ‘95.96. Magalini S.I., Macaluso S., Sandroni C., Addario C.: Sindromi tossiche sostenute da prin-

ci pi di origine vegetale. Luglio ‘95.97. Marin M.G., Bresciani S., Mazza C., Albertini A., Cariani E.: Le biotecnologie nella dia-

gnosi delle infezioni da retrovirus umani. Ottobre ‘95.98.La Vecchia C., D’Avanzo B., Parazzini F., Valsecchi M.G.: Metodologia epidemiologica e

spe rimen ta zio ne clinica. Dicembre ‘95.99.Zilli A., Biondi T., Conte M.: Diabete mellito e disfunzioni conoscitive. Gennaio ‘96.100.Zazzeroni F., Muzi P., Bologna M.: Il gene oncosoppressore p53: un guardiano del genoma.

Marzo ‘96.101.Cogato I. Montanari E.: La Sclerosi Multipla. Aprile ‘96.102.Carosi G., Li Vigni R., Bergamasco A., Caligaris S., Casari S., Matteelli A., Tebaldi A.:

Malattie a trasmissione sessuale. Maggio ‘96.

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103.Fiori G. M., Alberti M., Murtas M. G., Casula L., Biddau P.: Il linfoma di Hodgkin. Giu-gno ‘96.

104.Marcante R., Dalla Via L.: Il virus respiratorio sinciziale. Luglio ‘96.105.Giovanella L., Ceriani L., Roncari G.: Immunodosaggio dell’antigene polipeptidico tis-

sutale specifico (TPS) in oncologia clinica: metodologie applicative. Ottobre ‘96.106.Aiello V., Palazzi P., Calzolari E.: Tecniche per la visualizzazione degli scambi cromatici

(SCE): significato biologico e sperimentale. Novembre ‘96.107.Morganti R.: Diagnostica molecolare rapida delle infezioni virali. Dicembre ‘96.108.Andreoni S.: Patogenicità di Candida albicans e di altri lieviti. Gennaio ‘97.109.Salemi A., Zoni R.: Il controllo di gestione nel laboratorio di analisi. Febbraio ‘97.110.Meisner M.: Procalcitonina. Marzo ‘97.111.Carosi A., Li Vigni R., Bergamasco A.: Malattie a trasmissione sessuale (2). Aprile ‘97.112.Palleschi G. Moscone D., Compagnone D.: Biosensori elettrochimici in Biomedicina.

Maggio ‘97.113.Valtriani C., Hurle C.: Citofluorimetria a flusso. Giugno ‘97.114.Ruggenini Moiraghi A., Gerbi V., Ceccanti M., Barcucci P.: Alcol e problemi correla-

ti. Settembre ‘97.115.Piccinelli M.: Depressione Maggiore Unipolare. Ottobre ‘97.116.Pepe M., Di Gregorio A.: Le Tiroiditi. Novembre ‘97.117.Cairo G.: La Ferritina. Dicembre ‘97.118.Bartoli E.: Le glomerulonefriti acute. Gennaio ‘98.119.Bufi C., Tracanna M.: Computerizzazione della gara di Laboratorio. Febbraio ‘98.120.National Academy of Clinical Biochemistry: Il supporto del laboratorio per la diagnosi ed

il monitoraggio delle malattie della tiroide. Marzo ‘98.121.Fava G., Rafanelli C., Savron G.: L’ansia. Aprile ‘98.122.Cinco M.: La Borreliosi di Lyme. Maggio ‘98.123.Giudice G.C.: Agopuntura Cinese. Giugno ‘98.124.Baccini C.: Allucinogeni e nuove droghe (1). Luglio ‘98.125.Rossi R.E., Monasterolo G.: Basofili. Settembre ‘98.126. Arcari R., Grosso N., Lezo A., Boscolo D., Cavallo Perin P.: Eziopatogenesi del diabete

mellito di tipo 1. Novembre ‘98.127.Baccini C.: Allucinogeni e nuove droghe (1I). Dicembre ‘98.128.Muzi P., Bologna M.: Tecniche di immunoistochimica. Gennaio ‘99.129.Morganti R., Pistello M., Vatteroni M.L.: Monitoraggio dell’efficacia dei farmaci antivi-

rali. Febbraio ‘99.130.Castello G., Silvestri I.:Il linfocita quale dosimetro biologico. Marzo ‘99.131.AielloV., Caselli M., Chiamenti C.M.: Tumorigenesi gastrica Helicobacter pylori - corre-

lata. Aprile ‘99.132.Messina B., Tirri G., Fraioli A., Grassi M., De Bernardi Di Valserra M.: Medicina

Termale e Malattie Reumatiche. Maggio ‘99.133.Rossi R.E., Monasterolo G.: Eosinofili. Giugno ‘99.134.Fusco A., Somma M.C.: NSE (Enolasi Neurono-Specifica). Luglio ‘99.135.Chieffi O., Bonfirraro G., Fimiani R.: La menopausa. Settembre ‘99.136.Giglio G., Aprea E., Romano A.: Il Sistema Qualità nel Laboratorio di Analisi. Ottobre

‘99.

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137.Crotti D., Luzzi I., Piersimoni C.: Infezioni intestinali da Campylobacter e microrganismi correlati. Novembre ‘99.

138.Giovanella L.: Tumori Neuroendocrini: Diagnosi e fisiopatologia clinica. Dicembre ‘99.139.Paladino M., Cerizza Tosoni T.: Umanizzazione dei Servizi Sanitari: il Case Management.

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Maggio 2000.144.Croce E., Olmi S.: Videolaparoscopia. Giugno 2000.145.Martelli M., Ferraguti M.: AllergoGest. Settembre 2000.146.Giannini G., De Luigi M.C., Bo A., Valbonesi M.: TTP e sindromi correlate: nuovi oriz-

zonti diagnostici e terapeutici. Gennaio 2001.147.Rassu S., Manca M.G., Pintus S., Cigni A.: L’umanizzazione dei servizi sanitari. Febbraio

2001.148. Giovanella L.: I tumori della tiroide. Marzo 2001.149.Dessì-Fulgheri P., Rappelli A.: L’ipertensione arteriosa. Aprile 2001.150. The National Academy of Clinical Biochemistry: Linee guida di laboratorio per lo scree-

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Diagnostica di Laboratorio. Agosto 2003.

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Maggio 2004.179. Bruni A.: Malattia di Alzheimer e Demenza Frototemporale. Giugno 2004.180. Perdelli F., Mazzarello G., Bassi A.M., Perfumo M., Dallera M.: Eziopatogenesi e diagno-

stica allergologica. Luglio 2004.181. Franzoni E., Gualandi P. Pellegrini G.: I disturbi del comportamento alimentare. Agosto

2004.182. Grandi G., Peyron F.: La toxoplasmosi congenita. Settembre 2004.183. Rocca D.L., Repetto B., Marchese A., Debbia E.A: Patogeni emergenti e resistenze bat-

teriche. Ottobre 2004.184. Tosello F., Marsano H.: Scientific English Handout. Novembre 2004.185. La Brocca A., Orso Giacone G., Zanella D.: Ipertensione arteriosa secondaria: clinica e

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2005.187. Savron G.: La sindrome dai mille tic: il disturbo di Gilles de la Tourette. Febbraio 2005.188. Magrì G., Baghino E., Floridia M., Ghiara F.: Leishmania. Marzo 2005.189. Lucca U., Forloni G., Tiraboschi P., Quadri P., Tettamanti M., PasinaL.: In vecchia men to,

deterioramento cognitivo e malattia di Alzheimer. Aprile 2005.190. Volpe G., Delibato E., Orefice L., Palleschi G.: Tossinfezioni alimentari e metodiche

recenti ed innovative per la ricerca dei batteri patogeni responsabili. Maggio 2005.191. Mazzarello M.G., Albalustri G., Audisio M., Perfumo M., L. Cremonte G.: Aerobiologia

ed allergopatie. Giugno 2005.192. Scalabrino G., Veber D., Mutti E.:Nuovi orizzonti biologici per la vitamina B12. Luglio

2005.193. Zepponi E.: Guida pratica per gli utenti del laboratorio analisi. Settembre 2005.194. Faricelli R., Esposito S., Martinotti S.: La sindrome da anticorpi anti-fosfolipidi. Ottobre

2005.195. Baccini C., Bezzi F., Conti M., Tazzari V.: Doping e antidoping nello sport. Novembre

2005.196. Lozzi M.: La Mediazione pacifica dei conflitti. Una risorsa socio-relazionale in ambito

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200. Casati G., Marchese E., Roberti V., Vichi M.C.: La gestione dei processi clinico assistenziali per il miglioramento delle prassi. Aprile 2006.

201. Zanella D., Ceretta M., Orso Giacone G.: Peptidi natriuretici: nuove frontiere in cardiologia? Maggio 2006.

202. Cicala M., Dal Lago U., Vinci P., Maggiorotti M.: L’accusa di malpractice in ambito medico. Giugno 2006.

203. Martino R.: Manuale Qualità UNI EN ISO 9001. Luglio 2006.204. Mazzarello M.G., Arata M., Perfumo M., Marchese A., Debbia E.A.: Tubercolosi

e micobatteri. Settembre 2006.205. Matrullo R.: Anoressia: la negazione della sessualità come difesa narcisistica.

Ottobre 2006.206. Crotti D.: Le parassitosi intestinali ed uro-genitali. Novembre 2006.207. Orso Giacone G., Zanella D., Ceretta M.: Il referto interpretativo in infettivologia.

Dicembre 2006.208. Baghino E., Magrì G., Nicoletti L., Novaro G., Vignale C., Mazzei C.: Stato dell’ar-

te delle aneuploidie fetali, dall’indagine clinica prenatale alla diagnosi anatomo-patologica. Gennaio 2007.

209. Mazzarello M.G., Brunetti R., Perfumo M., Torriglia A.M., Montresor G.: Principali Tecniche Analitiche in uso nei Laboratori di Analisi Chimico Cliniche e Microbiologiche. Febbraio 2007.

210. Orso Giacone G., Zanella D., Ceretta M.: Celiachia dalla A alla Z. Marzo 2007.211. Cingolani M., Sparviero E.: Decidere ora per allora: il testamento biologico (dichia-

razioni anticipate di trattamento). Aprile 2007.212. Barletta G., Pastacaldi V., Peracino A.P.: La misura dei processi nella medicina di

laboratorio. Maggio 2007.213. Rassu S., Masia L., Delussu P., Chessa P., Demartis M.G., Moroso G.: Manuale per

il supporto vitale di base e la defibrillazione precoce (BLS-D). Giugno 2007.214. Anchisi R., M. Gambotto Dessy: Il Burnout del personale sanitario. Marzo 2008.215. Gulletta E., Orrico F., Foti D.P.: Clinical Governance nel Laboratorio Biomedico.

Aprile 2008.216. Rochira V., Scaltriti S., Zirilli L., Carani C.: Il ruolo degli estrogeni nel maschio.

Maggio 2008.217. Gulletta E., Foti D.P., Corsi M.M., Galliera E.: Citochine e Chemochine. Giugno

2008.218. Zambotto F.M.: La biotecnologia transgenica utilizzata nella produzione degli ali-

menti di origine vegetale. Settembre 2008220. Morra A., Odetto L., Bozza C., Bozzetto P., Agostinis S., Bariona M.: Compendio

di Medicina delle Grandi Emergenze. Novembre 2008221. Di Lonardo A., Fagnani C., Pulciani S.: I Microarray. Dicembre 2008

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Emilio Fiore, Francesco Latrofa, Maria Annateresa Provenzale, Paolo Vitti Tiroidite Cronica Autoimmune

72 Caleidoscopio

222. Di Lonardo A., Fagnani C., Pulciani S.: Applicazioni dei microarray (1). Marzo 2009

223. Di Lonardo A., Fagnani C., Pulciani S.: Applicazioni dei microarray (2). Giugno 2009

224. Di Carlo A., Mariano A., Macchia V.: Struttura e Funzioni delle Matrix Metallo-Proteinasi (MMPs). Settembre 2009

225. Torricelli F. Giuliani C.: Farmacogenetica: aspetti diagnostici, applicazioni cliniche e prospettive future. Febbraio 2010.

226. Montagnana M., Lippi G., Salvagno G.L, Guidi G.C.: Vecchi e nuovi mar-catori di Sindrome Coronarica Acuta. “Ischemia Modified Albumin”: Storia di un marcatore “cardiaco”. Marzo 2010.

227. Coghe F., Coni P., Orrù G., Gavino G.: Determinazione molecolare del KRas. Giugno 2013.

228. Tozzoli R., D'Aurizio F.: L'Immunochemiluminescenza nella Diagnostica di Laboratorio. Gennaio 2014.

229 Giavarina D.: Evidence Based Medicine: impiego dei test di laboratorio. Luglio 2014.

230 Fiore E., Latrofa F., Provenzale M. A., Vitti P.: Tiroidite Cronica Autoimmune. Settembre 2014.

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73Caleidoscopio

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CaleidoscopioRivista mensile di Medicina

anno 32, numero 230

Via Rio Torbido, 4016165 Genova (Italy)

Tel. 010 83401 Numero Verde 800 801005 (senza prefisso); Telefax 010/8340310- 809070.

Internet URL: http://www.medicalsystems.it

Stampa Tipolitografia Nuova ATA

Via Gelasio Adamoli, 281 - Genova Tel. 010 513120 - Fax 010 503320 - [email protected] - www.nuovaata.it

Registrazione Tribunale di Genova n. 34 del 31/7/1996Iscrizione al Registro Nazionale della Stampa no 2661 del 2 Settembre 1989

Iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC) n° 1188

Finito di stampare: Settembre 2014Sped. in Abb. Post. 45%

Pubblicazione protetta a norma di legge dall’Ufficio proprietà letteraria, artistica e scientifica della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dedicata all’aggiornamento

professionale continuo e riservata ai medici.

Progettazione e Realizzazione

Restless Architectof Human Possibilities s.a.s.

EDITORE

Consulenti di RedazioneGiancarlo Mazzocchi ed

Angelo Maggio

Segretaria di DirezioneMaria Speranza Giola

Direttore ResponsabileSergio RassuTel. mobile 338 2202502E-mail: [email protected]

ResponsabileUfficio AcquistiGiusi Cunietti

Servizio AbbonamentiLaura Cecchi

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Caricamento Campioni ◊ Fino a 144 campioni caricabili contemporaneamente ◊ Caricamento in continuo, anche in modalità STAT ◊ Riconoscimento campioni tramite barcode reader o autonumerazione ◊ Interfacciabile al LIS di Laboratorio ◊ Vano porta-campioni refrigerato, con interruttore indipendente

Caricamento Reagenti ◊ Fino a 25 reagenti utilizzabili contemporaneamente ◊ Caricamento in continuo ◊ Tutte le informazioni del kit lette tramite RFID (Radio frequenza) ◊ Vano porta-reagenti refrigerato Caratteristiche Reagenti ◊ Kit integrato pronto all’uso, senza nessun pretrattamento necessario ◊ Kit completo di tutti i reagenti, inclusi i calibratori ◊ Microsferette superparamagnetiche ◊ RFID con incluse tutte le informazioni compresa la Curva Master ◊ Ri-calibrazione su 2 punti su Curva Master ◊ Stabilità della calibrazione: fino a 4 settimane Altre Caratteristiche ◊ Sensore di livello reagenti ◊ Sensore di coagulo campioni ◊ Opzioni multiple per diluizione dei campioni ◊ Autodiluizioni per campioni fuori scala ◊ Incubazioni a temperatura costante controllata: 37°C ◊ Temperatura di lavoro fra 15 e 30°C

Sistema di gestione ◊ Sistema HP compatibile con processore double core ◊ Sistema operativo: Windows XP ◊ Monitor a colori touch-screen

Connessione al LIS ◊ Connessione al LIS tramite COM o network Misure e peso ◊ 144 x 83 x 158 cm, 260 kg

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Controllo

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I materiali di CARE S.r.l. sono:

­ Controlli di Terza Parte (Third Party Quality Control)­ Prodotti da matrice di siero umano­ Possono essere usati per il CQI con qualsiasi strumento secondo le Linee Guida

Per il monitoraggio delle prestazione quotidiane dei kit sui sistemi Immulite. Forma liofila.

Valori Attes Abbott Architect, Beckman AU­DXI­RIA, BioMeriux Vidas, DiaSorin Liaison e RIA, Thermo Konelab, MindrayBS, Phadia IMMUNOCAP, Roche Cobas 6000, Siemens Advia ChemistrySystem, Siemens Advia Centaur XP, Siemens Dimension Vista, SiemensImmulite/2000, Biotecnica BT, Tosoh AIA

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MetabolismoCardiaciAllergia

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FerritinAFPCEATotal PSAf-PSACA 125CA 15-3CA 19-9PAPCA 50CYFRA 21-1CA 242CA 72-4NSES-100Pepsinogen IPepsinogen IISCCA

Bone Metabolism

Intact PTHCalcitoninOsteocalcin25-OH Vitamin D

Thyroid

TSHT4

T3

FT4

FT3

TGTGATRAbTMAAnti-TPORev T3

Fertility

FSHLHHCG/ß-HCGPRLEstradiolfree EstradiolProgesteroneTestosteronefree TestosteroneDHEA-S

Hepatic Fibrosis

HAPIIIP N-PC IVLamininCholyglycine

Drug Monitoring

Cyclosporine ATacrolimus, FK 506Digoxin

Cardiac

CK-MBTroponin IMyoglobinNT-proBNPAldosteroneAngiotensin IAngiotensin IID-Dimer*Renin (PRC)*LP-PLA2

Infectious*

HBsAgAnti-HBsHBeAgAnti-HBeAnti-HBcAnti-HCV*HIV*Syphilis*Chagas*HTLV*Anti-HAV*HAV IgM

Inflammation Monitoring

CRPPCT

Others

GHIGF-ICortisolACTH

TORCH

Toxo IgGToxo IgMRubella IgGRubella IgMCMV IgGCMV IgMHSV-1/2 IgGHSV-2 IgGHSV-1/2 IgM

EBV

EBV EA IgGEBV EA IgAEBV VCA IgGEBV VCA IgMEBV VCA IgAEBV NA IgG

Immunoglobulin

IgMIgAIgEIgG

Anemia

Vitamin B12

FerritinFA

Glyco Metabolism

C-PeptideInsulinICAIAAProinsulinGAD 65IA-2

Prenatal screening*

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Kidney Function

ß2-MGAlbumin

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Capacità campioni nell’area di caricamento: 200 tubi contemporaneamente Capacità campioni nell’area di scarico: 200 tubi Punto di caricamento per STAT (elevato TAT) Cassetti dedicati per alloggiamento reagenti Touch screen per monitorare, controllare e operare sull’intero sistema Unico pulsante per inizializzazione dell’intero sistema Manutenzione automatica Design modulabile, con possibilità di collegamento di 4 unità BC 6800 e due unità di SC-120 in un'unica linea Possibilità di integrare in linea i BC 6800 stand alone

Dimensioni Configurazione Larghezza (mm) Altezza (mm) Profondità (mm) Peso (Kg) Stand-alone 845 610 910 200 In linea 845 610 815 185

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Configurazione Cadenza Analitica (massima) 1 + 1 125 test/ora 2 + 0 250 test/ora 2 + 1 250 test/ora 3 + 1 375 test/ora 4 + 2 500 Test/ora

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CAL 8000Automazione in Ematologia

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In caso di mancato recapito,pregasi ritornare al mittente che pagherà la tassa dovuta. r

10,

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