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The World of ABC Economics The ABC Economics Newsletter Ideas shape the course of history http://abceconomics.com/ No. 2 – 01/2016 2016 L’ANNO DELLA TEMPESTA PERFETTA? Il 2015 si è concluso con l'atteso rialzo, negli Stati Uniti, dei tassi della Federal Reserve (Fed) , una decisione, quella del Governatore Janet Yellen, che vuole in qualche modo segnalare ai mercati la fine della cosiddetta "era dei tassi a zero". L'impressione è che sia stata una decisione prematura e alquanto coraggiosa. Nonostante l'economia a stelle e strisce stia crescendo, l'inflazione è ancora assai distante dalla soglia psicologica del 2%. E tutti gli altri principali indicatori macroeconomici USA hanno, inoltre, osservato un andamento ondivago nel corso dell'anno appena trascorso. Ma veniamo al presente. Che cosa dobbiamo aspettarci da questo IN QUESTO NUMERO ANCHE… a cura di STEFANO FRANCESCO FUGAZZI, fondatore di ABC Economics 2016? Molto probabilmente niente di buono, specie se tirerà aria di crisi in Cina, in Europa e sui mercati delle materie prime. Iniziamo dalla Cina. Se il Pil del Paese del Dragone continua a rallentare, sarà l'economia statunitense a risentirne per prima. E nell'eventualità di una battuta d'arresto da parte dell'economia americana, e quindi di quella globale, non sarà difficile immaginare la Fed tornare sui propri passi diminuendo i tassi di 25 punti base, di fatto commettendo lo stesso errore della Bce. Nel luglio 2011, infatti, l’ex governatore Trichet tagliò il costo del denaro a meno di quattro mesi di distanza dal rialzo, sempre dello 0,25%, dell'aprile dello stesso anno. Occorre, inoltre, focalizzare la nostra attenzione anche sull'Eurozona, laddove ci vorrebbe davvero una leggiadra brezza a far riemergere lo spettro di una nuova crisi e a gettare nel baratro alcune realtà che già barcollano. Particolarmente a rischio è l'intero sistema finanziario dei paesi periferici dell'eurozona, tra cui le banche cooperative e i piccoli istituti di credito italiani, i quali faticheranno a soddisfare i requisiti patrimoniali e di liquidità imposti da Basilea 3. Il rischio è quello di un crack simile a quello delle banche tedesche dei Land di inizio millennio. Dulcis in fundo, le materie prime. Petrolio e gas vengono tradati ben al di sotto del loro reale valore di mercato. Economic focus on China, USA and Russia – (pp. 3 - 4) Benefits and perils of internal (wage) devaluation – Stefano F. Fugazzi (p. 5) Caso marò: un mare di abusi – Giulio M. Terzi di Sant'Agata (p. 6) Dottore London, intervista a Giorgia Bacco – Paola De Pascali (p. 8) I certificati di credito fiscale, un QE anticonvenzionale – Marco Cattaneo (p. 10) Le materie prime bruciano i guadagni – Federico Izzi (p. 11) Tecniche di trading. Medie mobili e Parabolic SAR – Giorgio Marchi (p. 13) ABC Wine & Spirits. Cantarutti Pinot Grigio – Daniela Damiano (p. 14) Wild Salmon and quinoa salad with tzatziki sauce – Claudia Armani (p. 15) Se il petrolio e le principali risorse naturali dovessero continuare a essere scambiati a questi prezzi, non sarebbe inimmaginabile ipotizzare una lunga serie di ripercussioni eco- nomiche e politiche su quei paesi il cui prodotto interno lordo dipende interamente dalla produzione e dall'esportazione delle commodity.

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The World of ABC Economics

The ABC Economics Newsletter Ideas shape the course of history http://abceconomics.com/ No. 2 – 01/2016

2016 L’ANNO DELLA TEMPESTA PERFETTA?

Il 2015 si è concluso con l'atteso rialzo, negli Stati Uniti, dei tassi della Federal Reserve (Fed), una decisione, quella del Governatore Janet Yellen, che vuole in qualche modo segnalare ai mercati la fine della cosiddetta "era dei tassi a zero".

L'impressione è che sia stata una decisione prematura e alquanto coraggiosa. Nonostante l'economia a stelle e strisce stia crescendo, l'inflazione è ancora assai distante dalla soglia psicologica del 2%. E tutti gli altri principali indicatori macroeconomici USA hanno, inoltre, osservato un andamento ondivago nel corso dell'anno appena trascorso.

Ma veniamo al presente. Che cosa dobbiamo aspettarci da questo

IN QUESTO NUMERO ANCHE…

a cura di STEFANO FRANCESCO FUGAZZI, fondatore di ABC Economics

2016? Molto probabilmente niente di buono, specie se tirerà aria di crisi in Cina, in Europa e sui mercati delle materie prime.

Iniziamo dalla Cina. Se il Pil del Paese del Dragone continua a rallentare, sarà l'economia statunitense a risentirne per prima. E nell'eventualità di una battuta d'arresto da parte dell'economia americana, e quindi di quella globale, non sarà difficile immaginare la Fed tornare sui propri passi diminuendo i tassi di 25 punti base, di fatto commettendo lo stesso errore della Bce. Nel luglio 2011, infatti, l’ex governatore Trichet tagliò il costo del denaro a meno di quattro mesi di distanza dal rialzo, sempre dello 0,25%, dell'aprile dello stesso anno.

Occorre, inoltre, focalizzare la nostra attenzione anche sull'Eurozona, laddove ci vorrebbe davvero una leggiadra brezza a far riemergere lo spettro di una nuova crisi e a gettare nel baratro alcune realtà che già barcollano. Particolarmente a rischio è l'intero sistema finanziario dei paesi periferici dell'eurozona, tra cui le banche cooperative e i piccoli istituti di credito italiani, i quali faticheranno a soddisfare i requisiti patrimoniali e di liquidità imposti da Basilea 3. Il rischio è quello di un crack simile a quello delle banche tedesche dei Land di inizio millennio.

Dulcis in fundo, le materie prime. Petrolio e gas vengono tradati ben al di sotto del loro reale valore di mercato.

Economic focus on China, USA and Russia – (pp. 3 - 4) Benefits and perils of internal (wage) devaluation – Stefano F. Fugazzi (p. 5) Caso marò: un mare di abusi – Giulio M. Terzi di Sant'Agata (p. 6) Dottore London, intervista a Giorgia Bacco – Paola De Pascali (p. 8) I certificati di credito fiscale, un QE anticonvenzionale – Marco Cattaneo (p. 10) Le materie prime bruciano i guadagni – Federico Izzi (p. 11) Tecniche di trading. Medie mobili e Parabolic SAR – Giorgio Marchi (p. 13) ABC Wine & Spirits. Cantarutti Pinot Grigio – Daniela Damiano (p. 14) Wild Salmon and quinoa salad with tzatziki sauce – Claudia Armani (p. 15)

Se il petrolio e le principali risorse naturali dovessero continuare a essere scambiati a questi prezzi, non sarebbe inimmaginabile ipotizzare una lunga serie di ripercussioni eco-

nomiche e politiche su quei paesi il cui prodotto interno lordo dipende interamente dalla produzione e dall'esportazione delle commodity.

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THE PMI PURCHASING MANAGERS’ INDEX MEASURES THE PERFORMANCE OF THE MANUFACTURING SECTOR

A comparative between the leading Chinese and US business indexes over the past decade. The reader will observe how trends are often interlinked. An analysis by STEFANO FRANCESCO FUGAZZI derived from tradingeconomics.com

Focus 1 / Chinese and the US economies

BUSINESS CONFIDENCE

INDUSTRIAL PRODUCTION NEW ORDERS

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Focus 2 / Russian economy

a research by STEFANO FRANCESCO FUGAZZI (ABC Economics) – Vladimir Putin joined President Boris Yeltsin’s administration in 1996 where he rose quickly, becoming Acting President on 31 December 1999 when Yeltsin unexpectedly resigned. Putin won the subsequent 2000 presidential elections.

Hereafter our ABC Economics infographic (based on the latest International Monetary Fund data – incl. their 2015 projections) pictures the evolution of Russia’s key macroeconomic metrics under President Vladimir Putin.

KEY FACTS

Amid geopolitical crisis in the Middle East and declining oil prices, Russia’s GDP is declining.

As a result, the volume of exports of goods and services has significantly deteriorated in recent months.

Notwithstanding the recent oil and geopolitical instabilities, the volume of imports of goods and services has declined since 2010 whilst exports have remained steady.

Gross national savings (expressed in % of GDP) have deteriorated since Putin’s rise to power in 1999.

Total investments (expressed in % of GDP) have declined since 2011.

Although Russia’s inflation has significantly moderated in the aftermath of the late-1990s crisis, it has increased in recent months to a 13-year high.

Under Putin‘s reign no significant gains were made in terms of employment rate.

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2) If the crisis affects more countries simultaneously and if all affected countries undertake wage moderation together, their output still expands, albeit to a lesser degree.

3) If the central bank is able to cut policy interest rates, output also expands in the entire Eurozone. This is because the central bank is able to offset the adverse impact of wage moderation by some countries on the output of other countries by lowering policy interest rates. This in turn lowers long term interest rates in these countries, boosting investment and consumption of durables.

4) When interest rates hit the zero lower bound, that is when the short-term nominal interest rate is at or near zero, if central banks undertake unconventional measures such as quantitative easing which mime a 50 basis points reduction, then output in the crisis-hit countries as well as the Eurozone as a whole rises modestly in response to wage moderation.

5) The research also shows that wage moderation could increase income inequality. If wage moderation does not fully pass through to lower domestic prices, real product wages fall and profits rise, implying a shift in the distribution of income from workers toward capital owners.

Internal devaluation – a set of policy actions that tries to replicate the outcomes of an external (currency) devaluation – has featured among the policies suggested for Eurozone countries with large external deficits during the global crisis. At the onset of the crisis, foreign capital fled some of these countries, putting them in financial trouble. But, as members of a currency union, the option of devaluation to restore competitiveness was not open to them.

Faced with a crisis and unable to devaluate the currencies, Eurozone countries can pursuit either a significant fiscal adjustment or wage moderation. A recent IMF research led by Jörg Decressin investigated the impact of the latter.

In order to quantify the effects of wage moderation, the economists simulated the effects of a 2% contraction in wage (and price) inflation on 11 Eurozone member states, including five economies that suffered large capital flight. This is what they found out:

1) In the case of a country-specific crisis, if the sole affected economy undertakes wage moderation, the net effect on output – that is gross domestic product (GDP) – is positive both for that economy as well as for the entire Eurozone.

A joint research by Jörg Decressin and Prakash Loungani of the International Monetary Fund (IMF) examines the effectiveness of internal devaluation within the eurozone. Their findings suggest that in times of crisis it is more challenging to fully reap the benefits of internal devaluation as all members of a monetary union would try to pursue the same policy action – STEFANO FRANCESCO FUGAZZI reports.

Benefits and perils of internal (wage) devaluation

The World of ABC Economics. An ABC Economics project. http://abceconomics.com/

Created, edited and directed by Stefano Francesco Fugazzi ([email protected]). Acknowledgements: Paola De Pascali (co-editor of The World of ABC Economics and freelance jounalist), Italoeuropeo, London One Radio, Luadan Future Trade and this month’s contributors.

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Caso marò: un mare di abusi

Un mare di abusi che non si può nascondere. Non si può navigare a vista senza fare luce sulla questione dei marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i nostri soldati ‘catturati di fatto’ dalle autorità indiane mentre erano in missione antipirateria dell’Onu.

Tale vicenda merita certamente un approfondimento autorevole, obiettivo e informato come quello contenuto nella ricerca di Giuseppe Paccione.

Nonostante siano ormai trascorsi quasi quattro anni da quell’incidente in acque internazionali che Nuova Delhi sostiene aver coinvolto i due soldati, senza peraltro aver mai prodotto prove né avviato un’incriminazione, continua a permanere la fitta cortina fumogena stesa dai governi e da gran parte dell’informazione italiana sull’esatto inquadramento dei fatti, sul solido fondamento legale della competenza italiana. E da qui sulle buone ragioni italiane nell’invocare la Convenzione sul Diritto del Mare (UNCLOS).

Questo muro di gomma serve a confondere l’opinione pubblica, facendo passare in sordina l’irresponsabile assenza di iniziative del Governo sul piano internazionale per far valere la sovranità e i legittimi interessi dell’Italia, facendoci credere che “due poveri pescatori sono morti e i Marò italiani devono essere processati in India perché le vittime sono indiane”.

È questa l’esperienza inquietante che traggo ogni giorno insieme ai molti amici che non lasceranno mai soli i nostri soldati, dalle interazioni sui social networks alle infinite occasioni di dibattito sull’argomento.

A distanza di anni sono ancora tante le persone che si chiedono perché si insista sulla presunzione di innocenza di Latorre e Girone. E gli interrogativi sono tanti.

Perché non debba essere l’India a decretare un’esemplare condanna; perché invocare un Arbitrato che "richiederebbe tempi epocali"; perché la Lexie abbia invertito la rotta; perché "la Farnesina abbia dato tale ordine"; perché il Ministro degli Esteri "non abbia sin dai primissimi giorni della vicenda internazionalizzato la questione"; perché il Governo Monti "voleva trattenere nel marzo 2013 il Marò in Italia violando l’Affidavit con New Delhi". Ho riportato solo alcune delle falsità che sono in circolazione.

E non sulle bocche di sprovveduti, bensì continuano ad essere diffuse da commentatori e organi d’informazione di presunta autorevolezza.

Il libro di Giuseppe Paccione contribuisce meritoriamente a un resoconto oggettivo di fatti rilevanti sotto il profilo giuridico. Esprime al tempo stesso valutazioni ben argomentate sulle ragioni del nostro Paese e sulle soluzioni praticabili per risolvere una controversia con l’India che ha prodotto molti più danni di quanto

non sarebbe avvenuto trattenendo Latorre e Girone in Italia in quel marzo 2013, risolvendo così una questione che l’India stessa già percepiva all’epoca come "intrattabile".

Non vi può essere una politica estera degna di un grande Paese come il nostro, senza un riferimento incondizionato alle regole del diritto internazionale, ai Trattati ratificati dal nostro Parlamento, ai valori dell’uomo che l’Italia ha voluto, in decenni di coerente azione diplomatica, fossero premessa e obiettivo delle moderne relazioni internazionali. Rifiutare a far valere gli strumenti del diritto e i meccanismi offerti dall’ordinamento internazionale, come è avvenuto negli ultimi due anni, nella illusoria speranza di compromessi nascosti a scapito della dignità e dei diritti dei nostri due soldati, fa parte delle intenzioni di chi vuole ricavare dalla vicenda altri scopi non chiari nel rapporto con l’India.

Dobbiamo impedirlo. Il Paese ha mostrato in questi mesi il rischio che deriva dalle interferenze di un malaffare criminoso, persino in alcuni aspetti della nostra politica estera e di sicurezza.

Sarebbe intollerabile se quel fango dovesse toccare le nostre Forze Armate, inducendo il Governo a lasciar processare i nostri Marò in India. E la valenza di questo libro è proprio questa: un prezioso contributo affinché ciò non avvenga.

GIULIO MARIA TERZI DI SANT'AGATA, ex Ministro degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, recensisce il nuovo libro “Un mare di abusi” di Giuseppe Paccione edito da ADDA.

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Dottore London, intervista a Giorgia Bacco

Intervista realizzata da PAOLA DE PASCALI

Dietro ogni storia di successo c’è sempre tanto impegno, passione e dedizione, ma anche tanta voglia di far materializzare i propri sogni. Questo atteggiamento è tipico dello spirito d’intraprendenza delle donne, della loro tenacia che va al di là di ogni avversità.

E questo è il caso di Giorgia Bacco, giovane imprenditrice italiana che è ripartita da zero a Londra, mettendo in piedi la start-up Dottore London, la prima clinica di medici italiani nella capitale dell’Albione. Come studentessa della London Metropolitan University ha saputo cogliere l’opportunità di entrare nell’incubatore di start-up dell’università, passando la selezione e vincendo il concorso The Big Idea Challenge. Ad oggi Dottore London conta oltre 100 pazienti al mese.

Come opera Dottore London?

Dottore London è uno studio medico privato italiano che consente ai pazienti di prenotare una visita per consultare uno specialista, a seconda delle loro personali esigenze. Al momento i servizi offerti sono ginecologia, pediatria, dermatologia, otorinolaringoiatria, fisioterapia e psicoterapia. Comunque se il paziente ha bisogno di altri specialisti che non fanno parte del nostro team, possono fare riferimento ad altri medici italiani a Londra con i quali abbiamo instaurato una rete di collaborazione.

Com’è nata l'idea di Dottore London?

L'idea nasce da un'esigenza, in particolare dal bisogno di tante donne italiane a Londra di avere un ginecologo di riferimento, senza non dover tornare in Italia ogni volta che si ha bisogno di un

controllo. E lo stesso vale per pediatria. Non a caso ginecologia e pediatria sono le specialità in cui l'approccio britannico si differenzia maggiormente da quello Italiano.

Perché hai optato per il mercato londinese?

Londra è la città dove ho studiato e ho deciso di vivere, ma l'idea di Dottore London è arrivata dopo. Probabilmente Londra ha fatto sì che l'idea di Dottore London nascesse e si realizzasse in brevissimo tempo per vari motivi. In primis, l'esigenza di avere dei medici italiani a Londra che possano curare gli italiani come avviene in Italia. E questo poteva solo accadere in una città e in un Paese dove il sistema sanitario e la cultura sono completamente diversi.

Tra l’altro un bacino di utenza così ampio poteva facilmente trovarsi in una città dove negli ultimi anni l'immigrazione italiana è aumentata notevolmente. Si tratta di una nuova immigrazione con caratteristiche ed esigenze specifiche, diverse da quelle degli immigrati italiani che risalgono a dieci anni fa.

Infine, Londra mi ha dato la possibilità di realizzare l'idea in tempi record. Dottore London nasce come start-up che si sviluppa in un incubatore di start-up (Accelerator - London Metropolitan University), divenendo realtà nell’arco di sei mesi e inizia ad operare dopo nove mesi con immediato riscontro da parte della comunità italiana.

Chi sono i vostri avversari?

Non abbiamo competitor diretti, ci sono diverse strutture mediche con medici italiani, alcune operanti, altre meno.

Noi ci distinguiamo per essere il primo studio medico italiano a Londra di ginecologia e pediatria che adesso copre anche altre specialità mediche. L'arrivo di altri medici specializzati in altri campi è scaturito dalla richiesta da parte dei nostri pazienti che necessitano di altri specialisti italiani. E presto ne aggiungeremo altri per garantire un servizio completo.

Qual è il vostro punto di forza?

Il valore aggiunto del nostro staff medico si contraddistingie per altissima professionalità e umanità.

Garantiamo inoltre un ottimo servizio ai pazienti, essendo sempre disponibili e pronti ad andare incontro alle loro esigenze, nel limite del possibile.

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Quali sono le maggiori difficoltà che state incontrando o che avete riscontrato fino ad ora nel vostro business?

La difficoltà più grande è stata, ed è ancora tuttora, quella di trovare una location che possa soddisfare tutte le nostre esigenze e che ci permetta di sopravvivere come start-up.

Quali consigli daresti a chi vuole intraprendere la carriera imprenditoriale?

Chiederei se hanno veramente voglia di imbattersi in qualcosa che richiede tanta energia, coraggio e dedizione. Ovviamente tutto l’impegno viene ripagato con molte soddisfazioni! Londra dà la possibilità agli imprenditori di far nascere e crescere progetti piuttosto facilmente. Bisogna, però, avere tanta buona volontà e perseveranza per rimanere in gioco. Le difficoltà ci sono, ma solo una forte motivazione, può condurre al successo.

Come state promuovendo o intendete promuovere il brand?

Tutto ruota attorno al passaparola: i pazienti soddisfatti raccomandano Dottore London ad amici e conoscenti. Questo è il modo più economico e potente per lanciare una start-up. E per arrivare a questo c'è voluta molta attività di comunicazione e marketing iniziale.

Avete intenzione di potenziare i vostri servizi medici?

Sì, la volontà è di espanderci, non sappiamo ancora quali saranno le modalità, ma abbiamo diversi progetti per il futuro finalizzati ad affinare i servizi offerti ai nostri pazienti.

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I certificati di credito fiscale, un QE anticonvenzionale

Dalla teoria alla pratica è questo il tassello mancante alle politiche monetarie anticonvenzionali, varate dal governatore della BCE, Mario Draghi. Il difetto alla base di questo processo risiede nel mancato trasferimento della liquidità dal circuito finanziario all’economia reale, e di conseguenza al potere d’acquisto di aziende e famiglie senza alcuna ricaduta apprezzabile su PIL e occupazione.

Esistono strategie alternative? Sì, e non sono particolarmente complesse da definire, né tantomeno da attuare.

La più semplice e diretta è un’azione di “Helicopter Money”. La BCE potrebbe immettere potere d’acquisto, ovvero liquidità, nelle tasche di cittadini e aziende, e anche dei governi a supporto di programmi di investimenti pubblici, in misura adeguata a rivitalizzare domanda e PIL, e di conseguenza anche i prezzi.

Tuttavia tale immissione andrebbe frazionata, trasferendo maggiore liquidità agli Stati periferici dell’eurozona, ad esempio l’Italia riceverebbe più fondi rispetto alla Germania o alla stessa Francia.

L’attuazione di interventi differenziati potrebbe essere di difficile realizzazione sia dal punto di vista tecnico che da quello giuridico e politico, incontrando il nien di Berlino.

Per rendere possibile l’introduzione di questo QE atipico, la BCE permetterebbe ai singoli membri dell’eurozona di emettere dei Certificati di Credito Fiscale (CCF), ossia dei titoli utilizzabili per ottenere sgravi futuri nei pagamenti di imposte nazionali. Tali titoli sarebbero conferiti direttamente ai cittadini e alle aziende senza contropartita alcuna. E questi certificati avrebbero diverse finalità: il pagamento di imposte e stipendi, ma anche il finanziamento della spesa pubblica, come reddito minimo, integrazioni pensionistiche e miglioramento dei sussidi di disoccupazione.

Tra l’altro i CCF avrebbero un valore di mercato, consentendo agli assegnatari di convertirli in euro, o di utilizzarli anche per il pagamento di beni e servizi. In tal modo il potere d’acquisto dei CCF aumenterebbe, con impliciti benefici su domanda, produzione e occupazione, e di conseguenza anche sui prezzi, sostenendo la crescita dell’inflazione verso il target BCE del 2%.

Sebbene poche settimane fa la BCE abbia ampliato e rivisto il programma di Quantitative Easing, avviato lo scorso marzo, è opinione diffusa che per rilanciare il PIL occorra

ripensare il trasferimento della liquidità all’economia reale. La soluzione? I certificati di credito fiscale.

A cura di MARCO CATTANEO

Image sourced from http://news.bbcimg.co.uk/

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Le materie prime bruciano i guadagni

FEDERICO IZZI – Ci lasciamo alle spalle un anno finanziario tra i più volatili degli ultimi 20 anni che solo grazie ad uno scatto finale nell’ultimo trimestre riesce a far recuperare le forti perdite registrate sui listini azionari la scorsa estate. Peccato però, per l’ultimo mese di dicembre che segna la peggiore chiusura degli ultimi 13 anni (S&P500 -1,7% ; EUROSTOXX -5,9%), limando i forti rialzi di ottobre e novembre.

I listini azionari europei segnano un percorso simile al 2014, caratterizzato da un primo semestre da record con rialzi a doppia cifra ed un secondo semestre in rosso che erode parte dei rialzi culminati ad inizio estate. Nonostante il serio sbandamento di queste ultime settimane la nostra Piazza Affari riesce a chiudere sul gradino più alto del podio europeo con una performance annuale del +15,8% e raggiunge il terzo posto mondiale seguito dal Micex (Russia) e Merval (Argentina). Preoccupa, invece, la chiusura annuale negativa degli indici azionari statunitensi Dow Jones (-2,23%) e S&P500 (-0,7%) dopo una striscia positiva di 6 anni, con quest’ultimo che riesce a segnare un rendimento positivo solamente grazie agli utili dei dividendi societari (+2,05%). E’ ufficialmente iniziata la crisi del settimo anno, come già avvertivo, nel precedente articolo dello scorso 7 dicembre (Riusciremo a superare la crisi del settimo anno?), ma per ulteriori approfondimenti avremo sicuramente occasione nei prossimi mesi.

In queste righe preferisco concentrami sulla difficoltà riscontrate nel corso degli ultimi 12 mesi dagli investitori di lungo periodo, con le materie prime che chiudono con forti perdite (-23,4%) per quinto anno consecutivo, così come mai avvenuto negli ultimi 30 anni (vedi colonna CRB della tabella).

Prendo spunto dai consigli che i vari gestori di fondi in questi ultimi anni raccomandano agli investitori esortandoli a diversificare il proprio capitale investito. Ho pertanto ipotizzato un ‘Portafoglio a Stelle e Strisce’ distribuendo così un ipotetico capitale: 50% in azioni del paniere S&P500; 10% in obbligazioni statunitensi decennali (bond); 10% in commodities (materie prime); 15% di liquidità. Con rendimenti piatti su bond e liquidità ho preferito dare maggior peso (50%) all’esposizione in azioni che grazie alle politiche monetarie della FED dal 2009 ha permesso all’S&P500 di chiudere con rendimenti a doppia cifra, tranne nel 2011. Nonostante questa esposizione ‘aggressiva’, il portafoglio chiude con una perdita che anche se limitata (-0,55%) indica come il 2015 sia stato un anno difficile per gli investitori a lungo termine. Nonostante il limitato peso (10%) sul portafoglio virtuale, il forte ribasso delle materie prime annulla i rendimenti positivi degli altri asset, mentre escludendo la colonna CRB dal totale avrei ricavato un ritorno totale positivo (+2,05%) per il settimo anno consecutivo.

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Il mago di Omaha, Warren Buffett, considerato il più grande investitore di sempre per il gran fiuto negli investimenti finanziari, nell’ultimo anno classificato dalla rivista Forbes il terzo uomo più ricco del mondo, consiglia di limitare gli strumenti sui quali diversificare il capitale per non incorrere in scelte confuse. Nonostante la sua indiscussa bravura da oltre mezzo secolo, da molti spesso definita ars divinatoria, la navigazione tra le turbolenze degli ultimi mesi non è stata facile neanche per lui che chiude negativamente il 2015. Il noto titolo Berkshire Hathaway soffre della debolezza delle materie prime archiviando l’anno con una perdita dell’11%, il peggiore dal 2009 e l’undicesima peggior performance degli ultimi decenni. Nonostante l’alta volatilità, l’S&P500 chiude invariato l’anno solare (-0,7%) con oscillazioni attorno alla parità da inizio novembre e chiudendo al ribasso il mese di dicembre per il secondo anno consecutivo. Sarà perciò importante seguire il comportamento degli investitori in queste prime settimane di gennaio che non sembra iniziare sotto i migliori auspici. Considerando che dal 1900 solamente il 15% delle volte si sono registrate chiusure annuali vicine alla parità, seguite poi da forti escursioni al rialzo o al ribasso l’anno seguente, sarebbe meglio allacciare le cinture iniziando a masticare chewing gum per un viaggio lungo 12 mesi probabilmente pieno di turbolenze.

Image sourced from quandl.com

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Tecniche di trading. Medie mobili e Parabolic SAR

A cura di GIORGIO MARCHI (autore presso jobtrading.it) Ormai il mondo del trading è in costante e sempre più rapida evoluzione, ogni giorno vengono ideati nuovi strumenti che cercano di garantire al trader un ritorno sull’investimento quanto più alto possibile. Il risultato? La difficoltà di districarsi nella molteplicità di alternative che, comunque, possono offrire ritorni differenti sia sulla base degli strumenti finanziari sui quali sono applicati, sia riguardo al tipo di operatore stesso. Ovviamente, la matrice psicologica gioca la sua parte in quanto l’influenza della mente del trader è fondamentale. Per concedervi una prima idea in questo infinito mondo del trading abbiamo deciso di presentarvi una tecnica alquanto proficua, il cui utilizzo si è rivelato abbastanza semplice. La combinazione medie mobili e Parabolic SAR Questi due strumenti sono combinati in modo tale da ottenere un riscontro di breve (10) ed uno di lungo termine (100), selezionando due medie mobili, una a 10 e l’altra a 100 periodi. Si possono mettere entrambe semplici o entrambe esponenziali, oppure una semplice e l’altra esponenziale, a preferenza. Il Parabolico, invece, deve essere modificato dai settaggi di default (0,02) a 0,01 o, addirittura, 0,005. L’utilizzo di tale tecnica è davvero semplice: quando il prezzo è al di sopra della media a 10 periodi, entrambi sono al di sopra della media a 100 ed il SAR dà segnale di acquisto, si dovrebbe comprare lo strumento. Con il prezzo sotto la media a 10, entrambi sotto la media a 100 e il Parabolico in vendita, il contrario. Questa tecnica presenta principalmente due vantaggi. 1) Combina due strumenti che si adattano perfettamente. Le medie mobili sono strumenti molto attendibili, ma che inviano segnali in ritardo impedendo al trader di guadagnare sulla totalità del movimento del sottostante. Il Sar, viceversa, rischia di inviare molto più spesso falsi segnali (per evitare ciò si consiglia di settarlo), ma risulta al contempo molto più reattivo.

2) È di facilissimo utilizzo. Non c’è pericolo di sbagliare o di farsi trascinare da emozioni che possano influenzare la vostra operatività negativamente. Il concetto e la tecnica sono molto semplici e gli strumenti sono chiari da leggere. Solo quando così disposti, si può acquistare o vendere. Nulla di più, nulla di meno. È necessario evidenziare che questa tecnica potrebbe essere utilizzata, potenzialmente, su qualsiasi tipo di strumento finanziario. Sulla base della nostra esperienza, però, la consigliamo specialmente per i titoli azionari. L’ideale sarebbe uno strumento con un trend rialzista o ribassista definito e potenzialmente duraturo. Occorre, perciò, prestare attenzione alle considerazioni sulla volatilità che potrebbero essere spesso fuorvianti.

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The World of ABC Economics – Monthly News Bulletin from abceconomics.com – No. 2 – January 2016

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ABC Wine & Spirits. Cantarutti Pinot Grigio

You should know that you can make wine from grapes but you might

ignore that just the Vitis vinifera specie produces grapes suitable for

quality wine-making. There are some thousand varieties of grapes

produced but only few are suitable for wine making. According to the

adaption capacity to climatic conditions we can have either

international or local grape varieties. The first (i.e. Pinot Gris,

Chardonnay, Cabernet Sauvignon, Merlot) will develop a particular

flavour according to the different terroir as a result of a certain

environment as we mentioned in last month’s column. The Italian

Pinot Grigio, for instance, is generally known as Pinot Gris in Alsace

(as Tokay d'Alsace) and in Germany (as Grauburgunder or

occasionally Ruländer). Today, however, it is increasingly planted in

less classic wine regions, from Mendoza and Monterey to

Marlborough. Each of these wines have a particular and different

taste.

A varietal wine is a wine made primarily from a single

named grape variety which is usually shown on the wine labels. Wines

that display the name of two or more varieties on their label, such as a

Chardonnay-Viognier, are blends and not varietal wines. The term is

frequently misused in place of vine variety; the term variety refers to

the vine or grape while varietal refers to the wine produced by a

variety.

Cantarutti winery

The Cantarutti Estate is located in the heart of Colli Orientali del Friuli,

one of the most important DOC area in the whole Region, Friuli

Venezia Giulia (North East of Italy). San Giovanni al Natisone is a small

town on the Rosazzo hills. The Abbey on the top of the hill is an

awesome building which completes this beautiful scenery; the series

of hillside vineyards that make up the Estate are caressed by gentle

Adriatic breezes which waft from the Gulf of Trieste.

The Estate was founded in the late sixties when Friulian wines and

viticulture began to make their own name outside Italy thanks to the

enthusiasm, love and passion of a local entrepreneur named Alfieri

Cantarutti.

Today those feelings and that same dedication have been transmitted

to his daughter, Antonella, who runs the winery alongside her husband,

Fabrizio.

Cantarutti Estate produces wines of particular interest and value

(appreciated both in national and international markets), thanks to

accurate varietal selections and appropriate cultivation together with

the most sophisticated wine making techniques.

Pinot Grigio Ronco San Michele

As I was looking for something different amongst classic crisp Italian

Pinot Grigios, I fell in love with this amazing and structured wine. After

14 months in barriques (unusual for a Pinot Grigio), it reveals itself as a

wine that has to be understood in order to be loved. It has a deep gold

yellow colour. At the nose it opens with deep scents of ripe fruit, sweet

fragrance of almonds, vanilla and exotic syrup fruit. In the mouth it is

surprising, rich, full, warm and deep. All the fragrances perceived at the

nose can be found also here where they spreads widely. The final is

long, pleasant and satisfactory.

Food matching and where to buy

Pinot Grigio Ronco San Michele goes well with rich and tasty main

courses, particularly with rich meats. This amazing wine is currently

distributed in London by Amathusdrinks (with branches in Soho, Bank,

Knightsbridge and Shoreditch). Alternatively it can be purchased online

(amathusdrinks.com).

Wine characteristics do not just rely on terroir but on the combination of the latter with grape variety and vinification skills. This month DANIELA DAMIANO discovers what makes Cantarutti winery (from Friuli Venezia Giulia) so special.

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Claudia Armani’s Wild Salmon and quinoa salad with tzatziki sauce

Ingredients

100 gr quinoa

two wild alaskan salmon fillet

8-10 radishes

half a cucumber

a little olive oil

2 garlic cloves

2 slice of lemon

sea salt to taste

Tzatziki sauce

4 teaspon of full fat greek yogurt

1 third of cucumber

half a lemon

Procedure

In a little pan, cook the quinoa. The ratio is normally 2:1 water for

quinoa, but that can change according to the heat of the hob.

In the meantime, cook the salmon fillets in a non-stick pan, with the

garlic, two slice of lemon and a little olive oil.

Wash the cucumber and the radish and slice them finely and put them

in a salad bowl. Add the quinoa when cooked, and the salmon fillets in

chunks.

Remove the skin of the remaining cucumber, cut in pieces and put in

blender. Blend quickly and mix it with the yogurt and half a lemon

juice. Pour on the salad and serve!

A very protein-rich salad, perfect as a main or as an healthy lunchbox. CLAUDIA ARMANI reports.

The properties of radish and cucumber help the liver and kidneyto detox, whilst giving a zesty and refeshing flavor to the salad. Quinoa is gluten free, it is rich in

fibre and in a wide arrays of important nutrients like vitamins and minerals.