The Vampire Diaries - marcosymarcos.com · La Principessa Sposa quando la storia è davvero...

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Letteratura La Principessa Sposa quando la storia è davvero infinita Questo, ecco, proprio questo era ciò che lui aveva sognato tanto spesso e che aveva sempre desiderato da quando era caduto in preda alla sua passione: una storia che non dovesse mai avere fine. Il libro di tutti i libri. Doveva avere quel libro, a ogni costo! Michael Ende La storia infinita comunicativa, l’intrinseca por- tata innovativa del lavoro di Goldman. Primo livello: la fiaba in sé. È ciò che rimane dell’originario lavoro di Morgenstern; “le par- ti belle”, come dice Goldman. E quel che rimane è molto, mol- tissimo. Perché in questa fiaba c’è tutto: “ Scherma. Lotta. Tor- tura. Veleno. Vero amore. Odio. Vendetta. Giganti. Cacciatori. Uomini malvagi. Uomini buoni. Belle dame. Serpenti. Ragni. Bestie di ogni natura e tipo. Do- lore. Morte. Uomini coraggiosi. Uomini codardi. Uomini più for- ti. Inseguimenti. Fughe. Menzo- gne. Passione. Miracoli. ” E poi ci sono luoghi incredibili, come lo Zoo della Morte, il Dirupo della Follia, la Palude di Fuoco, la Baia dell’Anguilla Gigante. E, soprattutto, ci sono personaggi indimenticabili: Buttercup, la sposa (“ La donna che ne era emersa era un tantino più ma- gra, molto più saggia, enorme- mente più triste. Aveva diciotto anni. Era la donna più bella di tutto il secolo. Non sembra- va importarle”), il suo gran- de amore Westley, il garzone (“ Ai tuoi ordini ” probabilmen- te sarà ricordata da chiunque abbia letto il libro di Morgen- stern come una tra le frasi più romantiche della letteratu- ra), Inigo Montoya, lo spa- daccino (“ Hola. Mi nombre es Inigo Montoya. Tu hai ucciso mio padre, preparati a morire! ”), Fezzik, il gigan- te innamorato delle rime (“ Tegola, tegola, tornare alla partenza è la regola”), Viz- zini, l’infido siciliano gobbo (“ Inconcepibile! ”), e ancora l’albino del sussurro, Max dei Miracoli e sua moglie (“ Il vero amore è la cosa miglio- re del mondo, dopo le pasticche per la tosse. Lo sanno tutti. ”), i perfidi Principe Humperdinck con la sua mania per la caccia e il Conte Rugen con la sua par- ticolare deformità. Amore e avventura si rincorrono in una fiaba avvin- cente, romantica, emozionante. Secondo livello: la fiaba-non- fiaba. Ci si potrebbe acconten- tare del puro divertimento e delle emozioni regalate dalla “semplice” fiaba di Morgen- stern. Ma sarebbe davvero un peccato decidere di non coglie- re l’ironia di certi passaggi che la trasformano in una spassosa e brillante parodia dei romanzi d’avventura e fantastici. Var- rebbe la pena accorgersi, per riderne grassamente, di quanto Buttercup, se pur impareggiabi- le in bellezza, sia piuttosto roz- za e decisamente poco sveglia; come cogliere le mille battute P robabilmente a Bastian, il giovane protagonista de La Storia Infinita di Ende, La principessa sposa avrebbe fatto davvero gola, al punto che avrebbe finito col ru- barne una copia per leggersela al sicuro e in solitudine nella soffitta della scuola. Perché si dà il caso che questo “libretto” di così difficile classificazione racconti davvero una storia che potrebbe non avere mai fine. E non solo perché non ha un vero e proprio finale, lasciato voluta- mente aperto all’immaginazio- ne del lettore; ma perché, gra- zie a un’ingegnosa e divertente finzione biografica, l’autore crea una sorta di gioco di sca- tole cinesi per cui la storia principale viene letta da un meta-narratore, che la arricchisce con i suoi interventi cre- andone una ancora più preziosa e am- pia, che a sua volta viene letta da chi ha in mano il libro. E quest’ultimo lettore, proprio come sto fa- cendo io ora, proba- bilmente racconterà a un altro lettore/ ascoltatore di aver letto questo libro in cui un personaggio rileggeva una storia, e così via. William Goldman ha la penna magica, come sceneggiatore (T utti gli uomini del Presidente , Butch Cassidy , Il maratoneta , solo per citarne alcuni) e come scrit- tore, ma con La principessa sposa , divenuto anch’esso poi sceneggiatura per la versione cinematografica, ha dato vita a un libro talmente ricco e sfac- cettato da sfuggire a qualsiasi definizione. Impersonando se stesso, Goldman inventa di dover ri- durre il libro che gli lesse suo padre da bambino, cambian- do il corso della sua vita: “ La principessa sposa. Una storia classica di Vero Amore e Gran- de Avventura” di un certo S. Morgenstern. A spingerlo è la scoperta che il padre in realtà gliene aveva offerto una sua personale versione romantica e avvincente, rivedendo, ac- corciando e abbellendo il libro di Morgenstern, a quanto pare invece interessato – e prolissa- mente – a elaborare una satira tagliente sulla storia del suo paese, Florin, e sul declino del- la monarchia. In questo modo, Goldman dà vita a un libro che in real- tà sembra contenere più di una storia, una dentro l’altra. Forse, uno dei modi per rac- contarle tutte potrebbe essere scoprire ogni gradino della sua scala speciale, che consente in realtà di fermarsi al piano che si preferisce, ignorando bellamente gli altri, ma che, se percorsa sino in cima, mostrerà tutta la ricchezza, la capacità di VALENTINA COLUCCELLI 134 135

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Letterat

ura

La Principessa Sposaquando la storia è davvero infinita

Questo, ecco,proprio questo era ciò

che lui aveva sognato tanto spessoe che aveva sempre desideratoda quando era caduto in preda

alla sua passione: una storia chenon dovesse mai avere fine.

Il libro di tutti i libri.Doveva avere quel libro,

a ogni costo!

Michael EndeLa storia infinita

comunicativa, l’intrinseca por-tata innovativa del lavoro di Goldman.

Primo livello: la fiaba in sé. È ciò che rimane dell’originario lavoro di Morgenstern; “le par-ti belle”, come dice Goldman. E quel che rimane è molto, mol-tissimo. Perché in questa fiaba c’è tutto: “Scherma. Lotta. Tor-tura. Veleno. Vero amore. Odio. Vendetta. Giganti. Cacciatori. Uomini malvagi. Uomini buoni. Belle dame. Serpenti. Ragni. Bestie di ogni natura e tipo. Do-lore. Morte. Uomini coraggiosi. Uomini codardi. Uomini più for-ti. Inseguimenti. Fughe. Menzo-gne. Passione. Miracoli.” E poi ci sono luoghi incredibili, come lo Zoo della Morte, il Dirupo della Follia, la Palude di Fuoco, la Baia dell’Anguilla Gigante. E, soprattutto, ci sono personaggi indimenticabili: Buttercup, la sposa (“La donna che ne era emersa era un tantino più ma-gra, molto più saggia, enorme-mente più triste. Aveva diciotto anni. Era la donna più bella di tutto il secolo. Non sembra-va importarle”), il suo gran-de amore Westley, il garzone (“Ai tuoi ordini” probabilmen-te sarà ricordata da chiunque abbia letto il libro di Morgen-stern come una tra le frasi più

romantiche della letteratu-ra), Inigo Montoya, lo spa-daccino (“Hola. Mi nombre es Inigo Montoya. Tu hai ucciso mio padre, preparati a morire!”), Fezzik, il gigan-te innamorato delle rime (“Tegola, tegola, tornare alla partenza è la regola”), Viz-zini, l’infido siciliano gobbo (“Inconcepibile!”), e ancora l’albino del sussurro, Max dei Miracoli e sua moglie (“Il vero amore è la cosa miglio-

re del mondo, dopo le pasticche per la tosse. Lo sanno tutti.”), i perfidi Principe Humperdinck con la sua mania per la caccia e il Conte Rugen con la sua par-ticolare deformità.

Amore e avventura si

rincorrono in una fiaba avvin-cente, romantica, emozionante.

Secondo livello: la fiaba-non-fiaba. Ci si potrebbe acconten-tare del puro divertimento e delle emozioni regalate dalla “semplice” fiaba di Morgen-stern. Ma sarebbe davvero un peccato decidere di non coglie-re l’ironia di certi passaggi che la trasformano in una spassosa e brillante parodia dei romanzi d’avventura e fantastici. Var-rebbe la pena accorgersi, per riderne grassamente, di quanto Buttercup, se pur impareggiabi-le in bellezza, sia piuttosto roz-za e decisamente poco sveglia; come cogliere le mille battute

Probabilmente a Bastian, il giovane protagonista de La Storia Infinita di

Ende, La principessa sposa avrebbe fatto davvero gola, al punto che avrebbe finito col ru-barne una copia per leggersela al sicuro e in solitudine nella soffitta della scuola. Perché si dà il caso che questo “libretto” di così difficile classificazione racconti davvero una storia che potrebbe non avere mai fine. E non solo perché non ha un vero e proprio finale, lasciato voluta-mente aperto all’immaginazio-ne del lettore; ma perché, gra-zie a un’ingegnosa e divertente

finzione biografica, l’autore crea una sorta di gioco di sca-tole cinesi per cui la storia principale viene letta da un meta-narratore, che la arricchisce con i suoi interventi cre-andone una ancora più preziosa e am-pia, che a sua volta viene letta da chi ha in mano il libro. E quest’ultimo lettore, proprio come sto fa-cendo io ora, proba-bilmente racconterà a un altro lettore/ascoltatore di aver letto questo libro in cui un personaggio rileggeva una storia, e così via.

William Goldman ha la penna magica,

come sceneggiatore (Tutti gli uomini del Presidente, Butch Cassidy, Il maratoneta, solo per citarne alcuni) e come scrit-tore, ma con La principessa sposa, divenuto anch’esso poi sceneggiatura per la versione cinematografica, ha dato vita a un libro talmente ricco e sfac-cettato da sfuggire a qualsiasi definizione.

Impersonando se stesso, Goldman inventa di dover ri-durre il libro che gli lesse suo padre da bambino, cambian-do il corso della sua vita: “La principessa sposa. Una storia classica di Vero Amore e Gran-de Avventura” di un certo S. Morgenstern. A spingerlo è la scoperta che il padre in realtà gliene aveva offerto una sua personale versione romantica e avvincente, rivedendo, ac-corciando e abbellendo il libro di Morgenstern, a quanto pare invece interessato – e prolissa-mente – a elaborare una satira tagliente sulla storia del suo paese, Florin, e sul declino del-la monarchia.

In questo modo, Goldman dà vita a un libro che in real-tà sembra contenere più di una storia, una dentro l’altra. Forse, uno dei modi per rac-contarle tutte potrebbe essere scoprire ogni gradino della sua scala speciale, che consente in realtà di fermarsi al piano che si preferisce, ignorando bellamente gli altri, ma che, se percorsa sino in cima, mostrerà tutta la ricchezza, la capacità

di VALENTINA COLUCCELLI

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sarcastiche sparse in tutto il testo, che compaiono quando meno ce lo si aspetterebbe; per non parlare delle situazioni farsesche, delle esilaranti clas-sifiche sulla donna più bella del mondo o sul bacio più intenso, o ancora delle spiazzanti precisa-zioni sul “veniva prima” e “veni-va dopo”.

Terzo livello: la meta-narra-zione. Questa è indubbiamente la parte più originale e coinvol-gente; grazie alla prefazione e ai continui interventi di Gold-man, che precisano quanto ab-bia tagliato in un capitolo e per-ché e che ricordano come aveva vissuto quei passaggi da bambi-no, mentre suo padre plasmava la storia appositamente per lui, si ha l’impressione di vivere la lettura con il William capace e professionale del presente e con il Billy ingenuo e meravi-gliato del passato, in una piace-vole e informale condivisione.

E con loro si scopre anche, mano a mano che si eviden-ziano i cambiamenti apportati alla storia dal padre, la figura romantica e attenta di questo personaggio, che assume con-torni bellissimi velati di nostal-gia.

Quarto livello: la morale del-la fiaba. Questo è il passo suc-cessivo dell’ironia approntata alla fiaba, i suoi senso e scopo più profondi: nella realtà – e anche in questa fiaba che ce lo insegna – la vita non è giu-sta. Non sempre i buoni vin-cono, non sempre l’amore ha un senso (il perfetto Westley e la sciocchina Buttercup sono davvero male assortiti), non sempre chi ha valore ha succes-so, non sempre chi ha bisogno di affetto è accolto dagli altri. I personaggi di Morgenstern, al di là della caratterizzazione fiabesca in primis e caricatu-rale poi, hanno un’umanità che

commuove (soprattutto Fezzik e Inigo, che in più punti sembra-no richiamare i personaggi de Il Mago di Oz, che desiderano ciò che già hanno e non credono di possedere) e coinvolge (difficile non parteggiare per l’amore tra Westley e Buttercup), e le loro sconfitte pesano sul lettore e insegnano ad accettare che “la vita non è giusta”. Non come una demoralizzante rassegna-zione, ma come una sorta di liberazione ricevuta dall’accet-tazione dell’imperfezione!

Quinto livello: inno alla lettu-ra. Tutto il libro di Goldman, che ha inizio dall’amore per un li-bro, è una sentita dichiarazione d’amore alla lettura. E Goldman ha proprio confezionato un’ope-ra capace di raggiungere e pia-cere a tutti, che sembra gridare: “Leggetemi! E poi leggete, leg-gete, leggete”. Come biasimare Bastian, dunque?

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