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IL TEST DELLA FAMIGLIA 173 CAPITOLO OTTAVO // test del disegno della famìglia II primo ambiente sociale e affettivo con cui viene a contatto un bambino è la sua famiglia. Il modo in cui egli vive i suoi rapporti affettivi con i familiari ha un'importanza fondamentale sulla formazione della sua personalità. Per esplorare come siano effettivamente percepiti da un bam- bino questi rapporti affettivi, quali siano i reali sentimenti che egli prova verso i familiari, non sempre il colloquio è suffi- ciente. Spesso infatti il bambino si difende verso la « curiosità » dell'intervistatore con il silenzio o con frasi evasive. E anche se non è così, occorre ricordare che non sempre i reali sentimenti vissuti verso un familiare sono consci. Un conflitto edipico o un sentimento di forte rivalità fraterna può essere inconscio. Per conoscere quali sono i veri sentimenti che un bambino vive verso i familiari lo psicologo dispone di un metodo sem- plice, rapido e generalmente ben accetto al bambino: chiedergli di disegnare la famiglia. Mentre disegna, il bambino, preso dal piacere di rappresentare, si controlla assai meno che nel col- loquio, e proietta senza rendersene conto sentimenti, desideri, conflitti, atteggiamenti. Amministrazione II test si può applicare a partire dai sei anni circa, età in cui il bambino è capace di disegnare un personaggio con una certa struttura e certe caratteristiche, fino ai quindici. Si fa sedere il bambino a un tavolo adatto alla sua statura, si presenta un foglio di carta e una matita di media durezza e, volendo, anche delle matite colorate. È preferibile non far usare la gomma per conservare le tracce di tutto quello che viene di- segnato, anche se qualcosa viene cancellato o corretto. La con- segna classica, quella seguita dalla maggioranza degli autori ' fra cui Maurice Porot, è la seguente: « Disegna la tua famiglia »; Louis Corman2, invece, sull'esempio di Berge, dice al bambino: « Disegna una famiglia, una famiglia di tua invenzione ». Questo metodo lascia più libertà al bambino e quindi facilita la proie- zione, ma rende probabilmente più difficile l'interpretazione del disegno. È da notare tuttavia che un certo numero di soggetti, anche se invitati con questa formula più larga a dare libero corso alla loro fantasia, si attengono alla realtà obbiettiva e di- segnano la propria famiglia. Lo psicologo deve tenersi vicino al bambino ed osservarlo men- tre disegna poiché è importante notare l'ordine in cui i vari personaggi della famiglia vengono disegnati e registrare even- tuali altre osservazioni (per esempio il tempo eccessivo dedicato a un personaggio). Quando il bambino ha finito si chiede di indicare l'identità e il ruolo delle persone disegnate, scrivendo, o facendo scrivere al bambino, il nome sotto ciascuno. Corman usa fare al bambino, dopo il disegno, alcune doman- de, che qui elenchiamo: « Chi è il più buono di tutti in questa famiglia? » « Chi è il meno buono? » « Chi è il più felice? » « Chi è il meno felice? » 1 Diversi autori hanno utilizzato questa tecnica proiettiva, indipenden- temente l'uno dall'altro. Il primo ad applicarla è stato probabilmente N. Appel attorno al 1930 (APPEL N., Drawings of Children as Aids of Personality Study, Am. J. Ortbopsychiat., 1931, 129-44). 2 CORMAN L., Le test du dessin de famille dans la pratique médico- pédagpgique, Presses Universitaires de France, Paris, 1967. Trad. it. Bo- ringhieri, Torino, 1970.

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IL TEST DELLA FAMIGLIA 173

CAPITOLO OTTAVO

// test del disegno della famìglia

II primo ambiente sociale e affettivo con cui viene a contattoun bambino è la sua famiglia. Il modo in cui egli vive i suoirapporti affettivi con i familiari ha un'importanza fondamentalesulla formazione della sua personalità.

Per esplorare come siano effettivamente percepiti da un bam-bino questi rapporti affettivi, quali siano i reali sentimenti cheegli prova verso i familiari, non sempre il colloquio è suffi-ciente. Spesso infatti il bambino si difende verso la « curiosità »dell'intervistatore con il silenzio o con frasi evasive. E anche senon è così, occorre ricordare che non sempre i reali sentimentivissuti verso un familiare sono consci. Un conflitto edipico oun sentimento di forte rivalità fraterna può essere inconscio.

Per conoscere quali sono i veri sentimenti che un bambinovive verso i familiari lo psicologo dispone di un metodo sem-plice, rapido e generalmente ben accetto al bambino: chiederglidi disegnare la famiglia. Mentre disegna, il bambino, preso dalpiacere di rappresentare, si controlla assai meno che nel col-loquio, e proietta senza rendersene conto sentimenti, desideri,conflitti, atteggiamenti.

Amministrazione

II test si può applicare a partire dai sei anni circa, età in cuiil bambino è capace di disegnare un personaggio con una certastruttura e certe caratteristiche, fino ai quindici.

Si fa sedere il bambino a un tavolo adatto alla sua statura, sipresenta un foglio di carta e una matita di media durezza e,volendo, anche delle matite colorate. È preferibile non far usarela gomma per conservare le tracce di tutto quello che viene di-segnato, anche se qualcosa viene cancellato o corretto. La con-segna classica, quella seguita dalla maggioranza degli autori ' fracui Maurice Porot, è la seguente: « Disegna la tua famiglia »;Louis Corman2, invece, sull'esempio di Berge, dice al bambino:« Disegna una famiglia, una famiglia di tua invenzione ». Questometodo lascia più libertà al bambino e quindi facilita la proie-zione, ma rende probabilmente più difficile l'interpretazione deldisegno. È da notare tuttavia che un certo numero di soggetti,anche se invitati con questa formula più larga a dare liberocorso alla loro fantasia, si attengono alla realtà obbiettiva e di-segnano la propria famiglia.

Lo psicologo deve tenersi vicino al bambino ed osservarlo men-tre disegna poiché è importante notare l'ordine in cui i varipersonaggi della famiglia vengono disegnati e registrare even-tuali altre osservazioni (per esempio il tempo eccessivo dedicatoa un personaggio). Quando il bambino ha finito si chiede diindicare l'identità e il ruolo delle persone disegnate, scrivendo,o facendo scrivere al bambino, il nome sotto ciascuno.

Corman usa fare al bambino, dopo il disegno, alcune doman-de, che qui elenchiamo:

« Chi è il più buono di tutti in questa famiglia? »« Chi è il meno buono? »« Chi è il più felice? »« Chi è il meno felice? »

1 Diversi autori hanno utilizzato questa tecnica proiettiva, indipenden-temente l'uno dall'altro. Il primo ad applicarla è stato probabilmenteN. Appel attorno al 1930 (APPEL N., Drawings of Children as Aids ofPersonality Study, Am. J. Ortbopsychiat., 1931, 129-44).

2 CORMAN L., Le test du dessin de famille dans la pratique médico-pédagpgique, Presses Universitaires de France, Paris, 1967. Trad. it. Bo-ringhieri, Torino, 1970.

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« Tu, di questa famiglia, chi preferisci? »« Se tu facessi parte di questa famiglia, chi vorresti essere? » (Op-

pure, nel caso che il bambino abbia disegnato la propria famiglia:« Quale altra persona desidereresti essere? »).

E dopo ciascuna risposta si chiede « Perché? ».

Sia che si segua il metodo di far disegnare la propria famiglia,sia che si chieda di disegnare una famiglia, è indispensabile co-noscere la composizione reale della famiglia del soggetto perpoter confrontare con questa la famiglia disegnata.

Interpretazione

L'interpretazione può venir fatta secondo tre livelli: il livellografico, il livello formale e il livello del contenuto. Va da séche trattandosi di un test proiettivo, il livello del contenuto èquello che conta di più.

1. // livello grafico

Relativamente al livello grafico valgono i criteri già espostiper il disegno della figura umana. Disegni grandi che occupanogran parte del foglio, con linee ampie indicano estroversione,e vitalità. Al contrario disegni piccoli con linee corte, sono se-gno di inibizione e di tendenza al ripiegamento su se stessi.

La pressione esercitata nel tracciato ci da pure delle indica-zioni. Un tratto forte e marcato significa pulsioni forti, even-tualmente aggressività, mentre un tratto debole è indice di pul-sioni deboli, dolcezza, timidezza.

Talvolta nel disegno vi possono essere delle stereotipie, valea dire dei tratti simmetrici ripetuti ritmicamente. Ciò significache il soggetto inibisce la propria spontaneità e si sente co-stretto da regole. In casi estremi si può sospettare che vi siauna nevrosi ossessiva.

IL TEST DELLA FAMIGLIA 175

La zona del foglio in cui è localizzato il disegno ha pure unsignificato, tenendo conto di quello che è il simbolismo spa-ziale. Disegnano sulla zona superiore i sognatori, gli idealisti, isoggetti che hanno forti aspirazioni. La parte inferiore è prefe-rita dagli astenici e dai depressi. Un disegno localizzato tuttosulla sinistra, zona che simbolizza il passato, è considerato disoggetti che tendono a regredire verso la loro infanzia, a rifu-giarsi nel passato. Infine il disegno localizzato sulla destra delfoglio esprimerebbe l'atteggiamento del soggetto che tende versoil futuro.

2. // livello formale

Parlando del test di Goodenough abbiamo visto come gene-ralmente la struttura formale del disegno della figura umana mi-gliori coll'aumentare dell'età mentale. Pertanto se i personaggidel disegno della famiglia hanno un basso livello formale e ciònon è imputabile a uno scarso livello intellettuale, il significatopiù probabile è quello di una forte inibizione. Prendiamo comeesempio il disegno di un bambino di 8 anni, Paolo (vedi fig. 15)*.Le figure sono schematiche, estremamente infantili; esse corri-sponderebbero secondo la valutazione della Goodenough, a quel-le di un bambino di circa 6 anni. Si potrebbe sospettare unascarsa intelligenza, tuttavia altri dati, come le piccole dimensionidel disegno, l'esilità del tratto e il fatto che il disegno è localiz-zato sulla parte inferiore del foglio ci rendono perplessi e cifanno pensare a fattori d'inibizione. Ciò viene confermato dalleprestazioni normali ai tests di Livello: Q. I. 90 al Terman; 107al Goodenough.

1 Questo disegno e alcuni altri riportati nel presente capitolo sonoestratti dalla tesi di specializzazione (non pubblicata) del Dott. RENATOBOBBO, // disegno della famiglia. Relazioni familiari e atteggiamento diauf o valutazione, Padova, 1967.

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Un basso livello formale non legato a deficit dell'intelligenzasi riscontra anche, oltre che in soggetti inibiti, nei dislessici.Questi bambini sono spesso mal lateralizzati e quindi con de-ficiente motricità, il che porta alla conseguenza che il livelloformale dei loro disegni è al di sotto della norma. Inoltre ab-bastanza spesso questi soggetti hanno disturbi dello schema cor-poreo.

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3. // livello del contenuto

Nell'esame del contenuto, si deve tener conto di tre aspetti:a) la composizione della famiglia; b) il posto in cui si colloca ilbambino in rapporto ai familiari; e) le valorizzazioni o le svalo-rizzazioni dei personaggi.

La composizione della famiglia. La composizione della fami-glia così come la vede il bambino, ci darà delle preziose infor-mazioni su come egli vive i rapporti tra i diversi membri dellafamiglia. È importante notare se qualcuno dei familiari vieneeliminato. L'eliminazione di un personaggio rappresenta comevedremo più avanti il caso estremo della sua svalorizzazione, econ la sua eliminazione il bambino esprime inconsciamente ildesiderio di negarne l'esistenza. Un personaggio spesso elimi-nato è il fratello ultimo nato, e il bambino lo elimina dal di-segno esprimendo così la sua gelosia e la sua non acccttazione.Vediamo ad esempio il disegno di Laura (fig. 16) una ragazzinadi 14 anni, con una sorella più grande di 16 anni e una piùpiccola di 9. Al colloquio Laura confessa di aver sofferto di fortegelosia per due anni dopo la nascita della sorellina « ma poi »dice « ho capito e la gelosia mi è passata ». In realtà il disegnodella famiglia dimostra che Laura noti ha ancora accettato lasorellina. Infatti la elimina, disegnando solo i genitori, se stessae la sorella maggiore. Laura poi razionalizza l'assenza della so-rellina giustificandola col fatto che attualmente essa si trova inmontagna con la nonna.

7. D. PASSI TOGNAZZO.

Fig. 15

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Oppure possiamo avere il caso di un membro della famigliaeliminato in quanto non amato dal bambino. Questi esprime ilconflitto affettivo in cui viene a trovarsi, o meglio il suo desi-derio di cacciare il familiare che non ama, eliminandolo daldisegno. La fig. 17 ne è un chiaro esempio. Si tratta di unbambino di 10 anni, Pietro, che ha due sorelline minori, unadi 5 anni, un'altra di pochi mesi. Pietro è in forte conflitto coni genitori. A detta della madre è « irascibile, prepotente, impa-ziente, aggressivo ». Il bambino a sua volta durante il colloquiogiudica i genitori come molto severi perché lo puniscono difrequente. Nel disegno della famiglia egli disegna se stesso frale due sorelline eliminando completamente i genitori ed espri-mendo così il suo rifiuto verso entrambi.

A volte può capitare che il bambino elimini se stesso. Questopuò significare che egli è male adattato alla sua famiglia, chenon percepisce se stesso come facente parte della propria fami-glia '. In una recente ricerca2 abbiamo riscontrato che questoatteggiamento si manifesta frequentemente (44%) in un cam-pione di bambine sordomute. La propria minorazione le portaa svalorizzarsi, a percepire se stesse come escluse dal contattocon i familiari. Vediamo ad esempio il disegno di Cinzia (fig. 18),primogenita di 11 anni con due sorelle minori di 8 e di 5 anni.Essa disegna con molta cura i componenti della propria famiglia,ma « dimentica » di disegnare se stessa.

Oppure possiamo avere la situazione opposta all'eliminazione,quando cioè il soggetto introduce nel disegno della famiglia unpersonaggio che in realtà non fa parte della famiglia stessa o,per lo meno, non ne fa più parte attualmente. È il caso di Va-leria una bambina intelligente e vivace di 7 anni figlia di genitori

1 In altri casi, come vedremo più avanti, può esprimere una reazionedepressiva.

2 PASSI TOGNAZZO D. e ZANETTIN ONGARO F., Contributo allo studiodel vissuto psicologico del bambino sordomuto, Arch. Ital. di Otologia,fonologia e Laringologia, I, 3, 1973.

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182 D. PASSI TOGNAZZO

divorziati da alcuni anni. Valerla ha una sorella maggiore, di10 anni, e una sorellina minore di 18 mesi che la madre haavuto fuori del matrimonio. Alla bambina è stato chiesto dap-prima di disegnare una famiglia e il soggetto ha ubbidito allaconsegna disegnando una famiglia di cani (fig. 19). Evidente-mente la consegna, anche se di disegnare una famiglia generica,ha disturbato la bambina in quanto evocava in lei una realtàsgradevole quale la lontananza del padre, ed essa si è difesa datale disagio disegnando degli animali al posto delle persone.Notiamo che in questa famiglia di cani i figli sono due anzichétre come nella sua famiglia reale, e quindi possiamo considerare11 disegno come l'espressione del desiderio di regredire al tempoin cui nella famiglia c'erano due figli soltanto ma in compensoanche un papa. Successivamente è stato chiesto a Valeria didisegnare la sua famiglia. Ciò ha provocato ancora di più il di-sagio della bambina che all'inizio rifiuta il compito con la scusache non sa disegnare. Alla fine ubbidisce dicendo che vuole met-terci anche il papa anche se non c'è « nella famiglia dove stoadesso » (vedi fig. 20) ' Valeria esprime così chiaramente il suodesiderio che il padre torni a far parte della sua famiglia. Essanega una realtà penosa, che le procura dolore reintroducendonella famiglia il padre che in realtà è assente.

Posto in cui si colloca il bambino in rapporto ai familiari.,Il posto in cui si pone il bambino rispetto ai familiari è moltoindicativo. Per esempio un bambino un po' coccolato dai geni-tori, un po' tiranneggiato dal fratello maggiore si disegna frai due genitori come per farsi proteggere. È il caso di Francese»,una bambina intelligente ma un po' timida di 8 anni, con unfratello di 15 col quale litiga abbastanza spesso. Alla consegnadi disegnare una famiglia, Francesca disegna in realtà la propria

' Notiamo per inciso che il disegno è stato eseguito, nell'ordine, dadestra verso sinistra, ma ciò non ha alcun significato psicologico in quantola bambina è mancina, come dimostrano anche i profili rivolti verso destra.

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IL TEST DELLA FAMIGLIA 185

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famiglia alterando solo le età (fig. 21). In particolare, alla bam-bina con cui si identifica attribuisce 10 anni, il che esprime ilproprio desiderio di crescere. Francesca si pone fra i due geni-tori, che hanno entrambi lo sguardo diretto verso di lei, comese fosse al centro della loro attenzione. Il fratello maggiore, cheFrancesca nell'inchiesta definisce « il meno buono » sembra es-sere lasciato in disparte, anche se lui pure ha lo sguardo direttoverso la bambina.

Dal posto che occupano i personaggi del disegno si possonofare delle ipotesi sui legami affettivi che secondo il bambinoesistono tra i familiari, su come egli percepisce i loro rapporti.Vediamo ad esempio il disegno di Antonio (fig. 22). Antonioha 12 anni ed è il primogenito di tre figli. I fratelli Giampaoloe Maurizio hanno rispettivamente 9 e 8 anni. La madre è mae-stra ed è una donna molto severa con i figli; tuttavia si curapiù del suo lavoro che dei figli stessi. I due minori sono statiseguiti più dal padre che dalla madre; a sua volta Antonio hapassato alcuni anni presso la casa della nonna paterna. Nel di-segno della famiglia Antonio rappresenta i due figli più piccolimolto vicini al padre come se costui volesse proteggerli, mentredisegna se stesso scostato sia dal padre che dalla madre, comevolesse essere indipendente da entrambi i genitori; tuttavia èpiù vicino al gruppo formato dal padre coi figli minori, che nonalla madre, la quale sembra stare da sola, quasi estranea alnucleo familiare. Antonio esprime in tal modo come egli vival'intimità tra il padre e i figli, soprattutto i due più piccoli, men-tre verso la madre manifesta il desiderio di avere quella cheCorman chiama la « relazione a distanza », che è sempre un se-gno di rapporti difficili tra i personaggi '.

Un altro esempio di relazione a distanza troviamo nel disegno

1 Che i rapporti siano difficili tra i membri di questa famiglia, almenoper quanto li percepisce l'autore del disegno, lo si deduce anche dal fattoche i tratti del volto sono assenti in tutti i personaggi (tranne nel piùpiccolo).

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di Marcella (fig. 23), una bambina di 7 anni primogenita con trefratelli, Michela di 5 anni e due gemelli di 4 anni, Sandra eDiego. Marcella soffre di gelosia verso i fratelli, soprattutto ver-so Diego. Al colloquio dice « Diego è cattivo, ma la mamma sela prende con me ... è bello essere grandi, ma anche piccoli pic-coli ». Nel disegno un grosso albero separa la bambina dal restodella famiglia; in tal modo essa esprime la sua impressione diessere messa da parte, quasi abbandonata dalla famiglia. Diegoa sua volta appare quasi isolato dal resto della famiglia, in quan-to è disegnato dentro una specie di cornice (che la bambina spie-gherà essere l'altalena) che lo separa dagli altri ma nello stessotempo lo valorizza, e che esprime così l'ambivalenza che Mar-cella prova verso di lui.

La valorizzazione e la svalorizzazione dei personaggi. La va-lorizzazione di un personaggio della famiglia indica che il bam-bino investe tale personaggio di una forte carica affettiva, checioè lo vive come molto importante, lo ama e lo ammira, op-pure anche lo invidia. È il personaggio a cui è più attaccato af-fettivamente, quello con cui desidera, consciamente o inconscia-mente, di identificarsi.

Può trattarsi di un genitore, oppure anche di un bambino.Se si tratta del soggetto stesso se ne possono dedurre delle ten-denze narcisistiche. La valorizzazione è espressa nel disegno co-me segue:

a) II personaggio maggiormente valorizzato è molto spessoquello che è disegnato per primo e, di solito, almeno nei destri-mani, occupa il primo posto a sinistra, nella fila più alta se ildisegno è su due file.

b) Le dimensioni del personaggio più valorizzato sono, pro-porzionalmente all'età, superiori a quelle degli altri personaggi.

e) II disegno del personaggio più valorizzato è eseguito conuna maggior accuratezza degli altri, meglio rifinito, più armonico,più completo. (Se volessimo valutare i diversi personaggi in

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190 D. PASSI TOGNAZZO

base al test della Goodenough sarebbe quello che ottiene unpunteggio più alto).

d) C'è una maggior ricchezza di dettagli nell'abbigliamento(tasche, bottoni, ornamenti) o maggior numero di accessori (cap-pello, pipa, borsa, ombrello, bastone, ecc.).

e) Qualche volta il personaggio più valorizzato è al centrodell'attenzione di tutti gli altri e tutti gli sguardi sono rivoltiverso di lui.

/) Può essere accostato a un personaggio importante (peresempio un bambino che da la mano al padre).

g) È messo in valore dalle risposte dell'inchiesta.

Prendiamo come esempio qualcuno dei casi già considerati.Antonio (fig. 22) valorizza più di tutti il fratellino Maurizio(che del resto, durante il colloquio, dice chiaramente di amaredi più). Infatti lo disegna per primo, dandogli il primo postoa sinistra, lo adorna con un gran cappello da cowboy, gli di-segna — unico tra tutti i personaggi — i tratti del volto e lomette in posizione tale che sembra che il padre gli tenga unamano sulla spalla. Antonio esprime così il suo affetto e la suaammirazione verso Maurizio, con il quale, forse, vorrebbe iden-tificarsi.

A sua volta Francesca (fig. 21) valorizza maggiormente sestessa. Si disegna per prima, si pone al centro dell'attenzionedei familiari, cura di più i capelli e i dettagli delle calze e dellescarpe, si fornisce di una cartella, e nell'inchiesta si considera« la più felice perché ho le amiche a casa ». Francesca mostracosì di sentirsi la più importante di tutta la famiglia.

Vediamo ancora l'esempio di Èrcole, un bambino di 7 anni,secondogenito, con un fratello maggiore di 11 anni, che nelsuo disegno della famiglia (fig. 24) valorizza il padre disegnan-dolo per primo, al primo posto, più grande, più accurato neltratto del viso, negli abiti, unico col cappello in testa. Èrcole

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192 D. PASSI TOGNAZZO

si colloca tra i genitori, ma più vicino al papa che alla mamma.Il fratello è relegato all'ultimo posto. Dalla madre si apprendeche il marito è molto paziente e affettuoso coi figli, specie conil più piccolo, Èrcole, il quale è stato molto malato e ora è« nervoso », poco socievole, e geloso del fratello. Nel suo di-segno della famiglia Èrcole mostra tutto il suo affetto e la suaammirazione per il padre, dal quale sembra aspettare sostegno eprotezione. La sua gelosia per il fratello è manifestata dise-gnandolo all'ultimo posto, fuori dalla zona di protezione dei ge-nitori e con correzioni, tutti dati che, come vedremo subito, sonoindice di svalorizzazione.

La svalorizzazione di un personaggio può esprimersi in di-versi modi.

a) II personaggio svalorizzato è disegnato per ultimo, di so-lito all'estrema destra, talvolta proprio sul bordo del foglio comese per lui non vi fosse posto.

b) È disegnato più piccolo degli altri proporzionalmente al-l'età.

e) Può essere situato in disparte oppure al di sotto degli altri.

d) È disegnato meno bene degli altri, in modo imperfetto, concorrezioni o con particolari importanti mancanti.

e) Può essere disegnato senza il nome quando tutti gli altripersonaggi lo hanno.

/) Può essere sottolineata la sua svalorizzazione da un giu-dizio negativo che appare nell'eventuale inchiesta.

Il personaggio così svalorizzato è il più indifferente al bam-bino, o addirittura quello verso cui egli manifesta maggior osti-lità. Le svalorizzazioni grafiche di solito non hanno niente divolontario, ma sono un modo inconscio di manifestare la di-sapprovazione o il rifiuto verso un membro della famiglia. Sesi trova in un disegno un personaggio molto svalorizzato, mal

IL TEST DELLA FAMIGLIA

disegnato, mentre gli altri sono disegnati bene, si tratta qualisempre di un membro della famiglia verso cui il bambino proviun certo risentimento.

Un dato abbastanza frequente, con cui si può manifestare las valorizzazione di un personaggio è l'assenza delle braccia. Incerti casi, secondo Porot ' vengono soppresse simbolicamente lebraccia di una madre o di un padre che hanno la mano troppolesta. Se l'amputazione delle braccia viene fatta alla figura delsoggetto stesso ciò sarebbe in relazione, secondo Corman2 a unsenso di colpa legato all'azione di prendere o di toccare.

Vediamo un esempio di svalorizzazione. Michela è una bam-bina molto intelligente di 8 anni, ultimogenita con due sorelle,Paola di 22 anni e Mara di 16. Nel disegno della famiglia(fig. 25) la bambina divide il nucleo familiare in due zone di-stinte: sopra le figlie, sotto i genitori. Probabilmente essa avver-te con risentimento il legame affettivo dei genitori, perciò licolloca in una ben localizzata « parte genitori ». Delle tre figlielei è la più valorizzata in quanto si disegna per prima e coni pattini ai piedi. Nella zona dei genitori disegna per prima lamadre e la valorizza raffigurandola con dimensioni maggiori deglialtri adulti e curandone particolarmente i tratti del viso e gliornamenti del vestito. Infine dopo lunga esitazione si accinge adisegnare il padre, ma appena tracciato il contorno della testa locancella, e infine lo disegna decisamente più piccolo di tutti glialtri personaggi e posto al limite del foglio, quasi non facesseparte della famiglia. Il padre è così decisamente svalorizzato ilche indica che la bambina prova per lui indifferenza, se nonaddirittura ostilità.

I suoi sentimenti vengono confermati nell'inchiesta, dove labambina risponde: « Preferisco la mamma che è riuscita meglio.

1 POROT M., Le dessin de la familie, Revue de Psychol. Appi., 1965,15, 3, pp. 179-192.

1 CORMAN L., op. cit., p. 54 della trad. it.

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II meno felice è il papa, magro e un po' bruttino », e al col-loquio, durante il quale la bambina afferma « Non mi interessacosa dicono il papa e le mie sorelle, ma solo la mamma ».

Il caso estremo della svalorizzazione si esprime con la elimi-nazione totale di un personaggio. Siamo allora nella situazioneche abbiamo trattato a proposito della « composizione della fa-miglia » (pp. 177-182). Si tratta di un meccanismo di difesa checonsiste nel negare una realtà che genera angoscia, cioè nel sop-primere un personaggio della propria famiglia la cui presenzadisturba il bambino, un personaggio che egli desidera, più omeno inconsciamente, che scompaia. La persona che viene eli-minata è il più delle volte un fratello o una sorella a causadella gelosia che il bambino prova specie per i fratelli minori(vedi il caso di Laura, .fig. 16) ma possono essere anche uno oentrambi i genitori, quando i rapporti tra il bambino e questiultimi sono difficili (vedi il caso di Pietro, fig. 17). Se poi ilbambino elimina se stesso dal disegno, siamo nel caso di unaestrema autosvalutazione. Ciò indica che il soggetto non si sentea suo agio nella famiglia o per la posizione che occupa, o perl'età o per il sesso, o perché una minorazione, reale o presunta,gli abbassa notevolmente l'autostima; egli vorrebbe essere diver-so, non si accetta o non si sente accettato e perciò si eliminadal disegno della famiglia (vedi esempio di Cinzia, fig. 18).

A seconda del ruolo ricoperto dal personaggio valorizzato oda quello svalorizzato, e a seconda degli altri dati relativi alcontenuto (composizione della famiglia, posto occupato dal bam-bino in rapporto ai familiari) si può arguire quali sono i pro-blemi che preoccupano il bambino. I problemi più tipici sonoquelli che si riferiscono alla rivalità fraterna e alla situazioneedipica.

La rivalità fraterna il più delle volte si esprime con una rea-zione aggressiva, ma può manifestarsi anche con una reazioneregressiva o con una reazione depressiva.

Fig. 25

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La reazione aggressiva si .manifesta con la svalorizzazione delrivale, che può arrivare, come abbiamo visto nell'esempio diLaura (p. 178, fig. 16) fino alla sua eliminazione dal disegno.Anche Alessandra, una bambina molto intelligente di 7 anni,primogenita con una sorellina, Lucia, di 2 anni, ha la stessareazione. Infatti nel suo disegno della famiglia (fig. 26) trovaposto anche per la domestica, ma non disegna la sorellina. Alladomanda: « Ci sono tutti? Hai finito? » risponde, razionaliz-zando il fatto: « Faccio finta che Lucia sia a dormire, perchémangiamo di sera tardi ». Il disegno esprime dunque l'aggres-sività di Alessandra verso la sorella, e conferma quanto si vienea sapere sia dalla madre, secondo la quale Alessandra ha uncontegno irrequieto ed è molto impaziente verso la sorellina,sia dal colloquio con la bambina stessa. Infatti dice: « Luciarompe le mie bambole e io le dò schiaffi, allora papa e mammami sgridano forte ».

La reazione regressiva si manifesta quando il bambino esprimenel disegno il desiderio di regredire al tempo in cui il rivalenon era ancora nato e poteva avere tutto per sé l'affetto deigenitori. È il caso di Rosalia, una bambina di salute delicata,di 7 anni, secondogenita con due fratelli, Umberto di 8 anni eDavide di 3 mesi. Nel disegno della famiglia (fig. 27), la bam-bina disegna prima il padre, che valorizza ponendogli un cap-pello in testa, poi la madre, quindi il fratello Umberto, e infinese stessa. Quanto al fratellino Davide lo pone dentro al grembomaterno, in trasparenza, riferendosi così al tempo in cui nonera ancora nato, e lo svalorizza non soltanto perché lo disegnaper ultimo, ma anche perché gli attribuisce un nome non suo;in più i nomi di entrambi i fratelli sono ortograficamente errati.Al termine del disegno Rosalia fa il seguente commento: « IIprimo è il mio papa, poi la mamma, poi il fratellone brutto cat-tivo, qui sono io. Davide lo ho fatto ancora da nascere, quandoera nello stomaco della mamma .... Lì sta meglio. Adesso scrivoi nomi... ho sbagliato il nome di Umberto, quello di mio fra-

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tello più piccolo non lo ricordo più ... ne invento uno ... Mau-rizio, come un mio amico ». Dal disegno e dal commento risultaquindi che Rosalia non ha accettato la nascita del fratellino, inquanto questi porta via alla bambina parte delle cure a cui lasalute cagionevole l'aveva abituata. Il rifiuto è tanto forte che,non solo cambia il nome al neonato ma, quel che è più interes-sante, questi viene rappresentato come non fosse ancora nato:la famiglia quindi viene fatta regredire all'epoca in cui Rosalianon aveva ancora un nuovo rivale nell'affetto dei genitori.

L'atteggiamento di regressione può manifestarsi ancora piùfacilmente quando la consegna che viene data non è « Disegnala tua famiglia » ma « Disegna una famiglia ». Il bambino inquesto modo ha maggiore libertà di staccarsi dalla realtà obbiet-tiva e può così, volendo, regredire al tempo in cui non dovevadividere le cure dei genitori con un rivale. Un primogenito puòad esempio disegnare una famiglia con un figlio unico, di etàcorrispondente a quella che egli aveva quando il fratello nonera ancora nato. Oppure può manifestare il proprio desideriodi avere per sé le cure e l'attenzione dei genitori identificandosiad un lattante. Vediamo il caso di Gianni, un bambino di 8 annisecondogenito, con una sorella di 10 anni e un fratellino di 3.A Gianni viene chiesto di disegnare « una famiglia qualunque,di sua invenzione ».

Nel suo disegno (fig. 28) Gianni traccia dapprima un bambinopiccolo in una specie di culla, poi un bambino che potrebbe rap-presentare il fratello, e per terza una bambina che potrebbe es-sere la sorella; seguono poi il papa e la mamma. Mentre disegnaGianni da le seguenti spiegazioni: « C'è un bambino piccolonella slitta, che però è come un lettino e può scivolare. Sonotutti in montagna con la neve, il papa con gli sci, la mammacon la slitta ». Poi aggiunge (e da ciò si capisce che egli ha in-teso disegnare in realtà la propria famiglia) : « Manco io, manon mi piace andare in montagna col freddo, mi piacerebbe es-sere in un bel lettino al calduccio, come questo bambino ».

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Gianni quindi ha una reazione regressiva: si identifica a un lat-tante, poiché per lui tornare piccolo significa avere tutte per séle cure e le attenzioni dei genitori che attualmente gli vengonoportati via dal fratello più piccolo.

Infine la rivalità fraterna può manifestarsi con una reazionedepressiva; questa si esprime con una autosvalutazione che puòarrivare, nei casi estremi, fino all'autoesclusione. Vediamo qual-che esempio.

Luciano è un ragazzine di 11 anni, orfano di padre, terzo-genito, con due sorelle, una di 13, l'altra di 14 anni. La madreci dice che ha notato che è geloso delle sorelle, ma se una diloro sta poco bene si preoccupa e la circonda di premure. Questodato ci informa che Luciano vive con un sentimento di colpala sua gelosia. Ciò si manifesta anche nel disegno della famiglia(fig. 29), con un disegno di autosvalutazione. Infatti si disegnaper ultimo, viene separato dalla madre dalle due sorelle, mentrequeste ultime hanno il vestito pieno di ornamenti il proprio èprivo di particolari e, infine, disegna se stesso privo dei trattidel volto. Questi sintomi di autosvalutazione ci dicono che ilsoggetto prova un senso di colpa per la sua gelosia e perciòreagisce in forma depressiva.

Chiara è una bambina di 8 anni, primogenita con un fratel-lino, Marco, di 20 mesi. I genitori pretendono da lei presta-zioni scolastiche superiori alle sue reali capacità (la bambina pos-siede un'intelligenza media) e confrontano spesso negativamentela figlia col fratellino, giudicato « sveglio ed espansivo ». Ciònon fa che aumentare il sentimento di rivalità vissuto da Chiaraverso il fratellino, sentimento che tuttavia determina una rea-zione non aggressiva ma depressiva, vale a dire autoaggressiva.Infatti al colloquio Chiara afferma: « Sono cattiva, le mie com-pagne mi trattano male, dicono che ho il diavolo addosso ».E ancora: « Marco è migliore di me, lo dicono i miei genitorie ... anch'io ». Nel suo disegno della famiglia (fig. 30) Chiaradisegna prima la madre, poi il fratello Marco, che stringe la

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mano alla mamma ed ha dimensioni grandi quasi quanto quelledi Chiara, nonostante i 6 anni di differenza. Questa valorizza-zione del fratello ci dice l'importanza che Marco ha nella fa-miglia agli occhi della bambina e la sua invidia per lui. Terzoè disegnato il padre che da anch'egli la mano alla moglie, men-tre Chiara si svalorizza disegnandosi per ultima e staccata dalresto della famiglia, unica esclusa dalla « catena delle mani ».Ciò ci dice quanto la bambina si senta isolata e quale sia il suosenso di inferiorità e di abbandono. Chiara dimostra così di nonsentire soddisfatto dai genitori il suo bisogno di affetto e disicurezza, mentre avverte la loro preferenza per il fratellino.

Vediamo infine il caso di Teresa, di 7 anni, primogenita, conuna sorella, Angela, di 4 anni. Teresa è una bambina estrema-mente timida e chiusa, che a scuola si scoraggia e piange perogni più piccola difficoltà. Perciò il suo rendimento scolastico èmolto scarso nonostante la sua intelligenza risulti nei limiti del-la norma. Frequenta la prima elementare e durante l'inverno igenitori l'hanno mandata ad abitare presso la nonna la cui casaè più vicina alla scuola di quella dei genitori. Secondo la mam-ma la bambina va d'accordo con la sorella, che i genitori giu-dicano più affettuosa e sveglia anche se meno ubbidiente.

All'invito di disegnare la propria famiglia (fig. 31) Teresachiede: « Anche mia sorella Angela »? Poi senza attendere ri-sposta, disegna al centro del foglio una tavola e sopra dei piatti.Indi esegue per prima, a sinistra, la figura della sorella Angela,secondo viene il padre a destra, quindi sono disegnate la mam-ma e la nonna. Alla domanda se ha finito il disegno e se sonopresenti tutti i familiari, Teresa risponde: « Ah, manco io ...ma non importa ». Allora le viene chiesto: « Se tu non ci sei,chi vorresti essere? ». La risposta è: « Mia sorella Angela ».

Teresa quindi si svalorizza al massimo, eliminando dal disegnola propria figura, quasi volesse punirsi, mentre valorizza la pro-pria sorella non solo disegnandola per prima, ma facendola og-getto del suo desiderio di identificazione. Questo si spiega se

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teniamo presente che Teresa vede Angela oggetto di cure par-ticolari, in quanto è la più piccola in famiglia, nonché di con-fronti sfavorevoli nei suoi riguardi.

Quanto al trasferimento, sia pur temporaneo, di Teresa pressol'abitazione dei nonni, è stato probabilmente vissuto dalla bam-bina come un rifiuto dei genitori, che le hanno invece « pre-ferito » Angela. Ciò spiega, almeno in parte, perché Teresa siesclude dal disegno della famiglia e perché desidera essere alpósto della sorella. Comunque sia, l'esclusione della propria fi-gura sta ad indicare che Teresa vive un profondo sentimentodi insufficienza, di non accettazione da parte dei familiari, il chespiegherebbe il suo comportamento timido e depresso.

Consideriamo ora la situazione edipica quale si esprime neldisegno della famiglia. Il bambino ha vari modi per manife-stare il conflitto edipico. Può ad esempio disegnarsi vicino algenitore del sesso opposto e lontano da quello dello stesso sesso.Oppure può manifestare la sua aggressività verso il genitore del-lo stesso sesso con la sua svalorizzazione o anche, in casi estremi,con la sua esclusione dal disegno. O anche, può manifestare nelcorso dell'inchiesta la sua identificazione con il genitore del pro-prio sesso.

Vediamo degli esempi. Riprendiamo in esame il disegno diAlessandra (fig. 26) che abbiamo considerato come esempio direazione aggressiva verso la sorellina. Ma questo disegno ci diceanche qualcosa d'altro. Infatti Alessandra disegna per primo ilpadre, al centro, poi se stessa, situata vicino al padre e valo-rizzata per le notevoli dimensioni e il nastro sui capelli. Lamadre viene disegnata come terza, più piccola della figlia, e laparola mamma è stata scritta con un errore, poi corretto. Quindiquesta valorizzazione di se stessa, e nel contempo, la svaloriz-zazione della madre e il collocarsi vicino al padre (benché tut-tavia non osi separare la madre dal padre) ci dicono che Ales-sandra vorrebbe essere la più importante agli occhi del padre,vorrebbe averlo tutto per sé.

IL TEST DELLA FAMIGLIA 207

Paola è una bambina di 7 anni, terzogenita con un fratello di14 anni e una sorella di 11. La madre dichiara che è moltoattaccata al padre e con lui i rapporti sono tali che tenderebbea escludere la madre. A sua volta la bambina dichiara d'amare« un po' più il papa che la mamma, perché è meno severo,lascia che sia la mamma a rimproverare e a volte gioca conme ». Questa situazione affettiva viene confermata dal disegnodella famiglia (fig. 32) dove Paola disegna per prima sé stessa,valorizzandosi con dei bottoni, poi subito dopo, vicino a lei, ilpadre. Quindi, quasi in secondo piano, vengono gli altri fami-liari: il fratello, la sorella, la zia e per ultima la madre, allon-tanata al massimo dal padre dal quale è separata da ben trefamiliari. Il disegno esprime quindi il desiderio di Paola di avereil padre tutto per sé e di allontanare la madre dal padre. La suaostilità verso la madre è evidente. Possiamo quindi affermareche Paola non ha risolto il complesso edipico, che vuole valo-rizzare se stessa agli occhi del padre e nello stesso tempo sva-lorizzare la madre.

Il disegno della famiglia può mettere in luce anche i casi disituazione edipica invertital, cioè la situazione affettiva che sirealizza quando il bambino dirige la propria affettività verso ilgenitore dello stesso sesso e si identifica col genitore di sessoopposto. In questo caso nel disegno vengono espressi sentimentiopposti a quelli che si verificano nella situazione edipica nor-male, e cioè amore per il genitore dello stesso sesso e ostilitàverso il genitore di sesso opposto. Ne abbiamo riscontrato unchiaro esempio nel disegno di una bambina di 10 anni, Tiziana,primogenita con una sorella di 9 anni. Alla richiesta di dise-

1 Sappiamo dalla psicoanalisi che possono verificarsi dei casi di situa-zione edipica negativa quando la madre è autoritaria e possessiva. Ciòcostituisce una difficoltà nella formazione dell'Edipo normale perché ilbambino maschio tenderà a continuare a identificarsi con la madre inveceche con il padre; a sua volta la bambina che abbia una madre possessivae un padre debole fa fatica a dirigere la corrente affettiva verso Ù padre ea staccarsi dalla madre.

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gnare la propria famiglia Tiziana esegue un disegno che non ri-spetta la consegna (fig. 33). Disegna cioè se stessa che piangedavanti alla tomba di Bruno. Bruno, spiegherà Tiziana, è il papadi Patrizia, una sua amica. Nella realtà il padre di Patrizia èvivo e vegeto, il disegno esprime solo una « fantasia » di Tiziana.Si tratta di una proiezione, tanto maggiore in quanto la conse-gna non è stata rispettata. Tiziana in realtà prova dell'ostilitàverso il proprio padre, e inconsciamente desidera la sua morte,tuttavia la censura dell'io non le permette di farlo morire nep-pure simbolicamente nel disegno, perciò trasferisce l'aggressivitàche sente verso il proprio padre contro il padre di un'amica concui probabilmente si identifica. Una conferma che questa inter-pretazione è esatta si ha quando, insistendo perché la bambinadisegni la propria famiglia, Tiziana esegue il secondo disegno(fig. 34): questa volta ha disegnato le persone della propria fa-miglia, ma ha eliminato il padre (l'uomo in macchina, spiega, èun passante). È chiara quindi l'aggressività verso il padre, men-tre l'ammirazione per la madre si deduce dal fatto che l'hadisegnata per prima e molto accuratamente.

La famiglia incantata

La casistica considerata dimostra che il test del disegno dellafamiglia è uno strumento molto utile per capire come il bam-bino vive il suo rapporto affettivo con i membri della sua fa-miglia. Tuttavia a volte le difese dell'io non permettono unaproiezione sufficiente per trarre utili indicazioni. Questo avvienesoprattutto quando la consegna è: « Disegna la tua famiglia »,per cui il bambino deve attenersi più strettamente alla realtàobbiettiva. Allora si può ricorrere a un artificio. Quando il bam-bino ha terminato di disegnare la propria famiglia si dice:« Ora facciamo un gioco: immaginiamo che tu sia un mago(o una fata, per le bambine) e che la matita sia una bacchettamagica. Con la bacchetta tu devi trasformare ciascuna delle per-

Fig. 328. D. PASSI TOGNAZZO.

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sone della tua famiglia in un'altra cosa, quella che vuoi a tuopiacere. Disegna su questo foglio la tua famiglia così trasfor-mata ». Alla fine del disegno si può chiedere al bambino perchéciascuna persona è stata trasformata in quel determinato og-getto o animale. Si possono così avere, tramite il simbolismodel disegno e le verbalizzazioni del soggetto, delle ulteriori in-forma2Ìoni.

Vediamo un esempio. Fabio è un bambino di 9 anni, primo-genito con una sorella, Rossella di 5 anni. Fabio litiga spessocon la sorella ma è costretto a cedere per ordine della madre.Quest'ultima è molto autoritaria e castiga spesso il bambino.Il padre si intromette raramente nell'educazione dei figli.

Nel disegno della famiglia (fig. 35) Fabio mette in fila i mem-bri della propria famiglia, in ordine di età e di statura, vale adire, nell'ordine, la sorella, se stesso, la madre, il padre. Il di-segno non ci da troppe informazioni, poiché i personaggi sonoscarsamente differenziati; l'unico indizio è fornito dall'ordine diesecuzione: la sorella, disegnata per prima e col nome scrittoper intero, viene considerata probabilmente la più importantedella famiglia, mentre il padre, eseguito per ultimo sembra es-sere indifferente al bambino. Tuttavia il disegno non ci diceniente delle tensioni che probabilmente Fabio avverte, dato quel-lo che si sa dai dati anamnestici. Allora si è chiesto a Fabio didisegnare la famiglia « incantata ». Il disegno e le relative spie-gazioni si vedono nella fig. 36. Fabio trasforma la sorella inuna pesca « perché si mangia ». In questo modo può farla spa-rire e liberarsi di lei. Il padre viene trasformato in una pistola« perché quando grida sembra che spari ». A parte la verbaliz-zazione che ci dice come il padre venga considerato uno che fasolo rumore, notiamo il simbolo fallico della pistola, che pos-siamo collegare alla rivalità edipica col padre. Infatti anche perse stesso Fabio ha scelto la trasformazione, in un simbolo fal-lico, un aereoplano, anche se la verbalizzazione « perché mi piacevolare » ci fa pensare a un desiderio di evasione e di libertà.

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Infine egli trasforma la madre in un toro, « perché da botte atutti ». Ciò ci fa intuire chiaramente come Fabio viva la madrecome poco femminile e aggressiva. Egli tuttavia scarica a suavolta la propria aggressività su di lei, infilzando nel corpo deltoro numerose banderillas. In questo modo, mediante la fami-glia « incantata » siamo riusciti a sapere come Fabio vive i rap-porti affettivi con la propria famiglia.

Fig. 36

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CAPITOLO NONO

// test dell'albero (Der Baumtest)

Una delle più note tecniche proiettive, basata sul disegno, èil test dell'albero. Il primo ad avere l'idea di utilizzare il di-segno di un albero per arrivare ad una diagnosi della perso-nalità è stato Emil Jucker. Il metodo è stato in seguito adottatoda altri studiosi in maniera però piuttosto soggettiva, finchéKarl Kock arrivò a dare a questa tecnica una sufficiente validitàobbiettiva pubblicando nel 1949 un manuale ', in seguito am-pliato con successive edizioni, in cui presenta i risultati di un'in-dagine eseguita su vasta scala esaminando col reattivo dell'al-bero numerosi soggetti di età, livello mentale, scolarità, sesso econdizioni sociali diverse.

L'ipotesi che sta a fondamento di questa tecnica proiettiva èmolto semplice: considerato l'albero simbolo dell'uomo per l'ana-logia della posizione eretta, l'albero disegnato viene a simboliz-zare la persona che lo disegna. Pertanto il modo in cui un in-dividuo disegna un albero ci dirà qualcosa sulla sua personalità;per esempio qualsiasi disarmonia nel disegno esprimerà delledisarmonie nella personalità stessa.

1 KOCK K., Der Baumtest, Hiiber, Bern, 1949, trad. it. O. S., Firenze,1959.

IL TEST DELL'ALBERO 217

Amministrazione

Col reattivo dell'albero si possono esaminare sia gli adultiche i bambini. Dopo aver messo il soggetto a proprio agio peradattarlo alla situazione d'esame, gli si consegna un foglio dìcarta bianca, del formato per macchina da scrivere e una matitasemimorbida. Al soggetto si da la seguente consegna: « Laprego di disegnare un albero da frutto ' come meglio può. Potràusare l'intero foglio ».

Ai bambini piccoli che non comprendono l'espressione « albe-ro da frutto » si può semplicemente chiedere di « disegnare unalbero ».

Se il disegno che viene eseguito è poco significativo, o hauna forma convenzionale, di tipo scolastico, oppure se il sog-getto ha disegnato un abete, si può chiedere di ripetere la pro-va: « Là prego di disegnare nuovamente un albero da frutto,ma del tutto differente da quello già disegnato ».

Ad eventuali domande del soggetto si risponde che è liberodi eseguire la prova come meglio crede, purché rispetti leistruzioni.

Si può permettere al soggetto di usare una gomma da cancel-lare, ma in questo caso l'esaminatore deve seguire il disegno inmodo da notare le eventuali cancellature.

Interpretazione

Si tiene conto innanzitutto del simbolismo spaziale. Koch sibasa sullo schema grafico di Max Pulver che nell'interpretazionedella scrittura distingue quattro zone aventi ciascuna un signi-ficato simbolico. La zona alta rappresenta la zona spirituale, in-tellettuale e mistica; la zona bassa rappresenta la zona mate-

' Renée Stora, in Francia, ha modificato la consegna come segue: « Laprego di disegnare un albero, non importa quale, ad eccezione di unabete ».

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riale, l'inconscio, gli istinti. La zona sinistra rappresenta l'intro-versione, l'attaccamento al passato, alla madre, le regressioni, lefissazioni infantili. La zona destra rappresenta l'estroversione, lerelazioni con gli altri, la tendenza verso l'avvenire ed il pro-gresso. Poiché l'albero si sviluppa dal basso all'alto, la parteinferiore dell'albero rappresenterà l'origine della vita, la partepiù primitiva dell'io, l'elemento inconscio; la parte superioresignificherà l'espansione dell'io verso il mondo, verso il futuro,l'estrinsecazione della parte più evoluta e spirituale della per-sonalità.

Poiché quindi la linea di sviluppo dell'albero dal basso all'altosimbolizza il passaggio dall'origine della vita al futuro, dall'in-conscio al conscio, si interpreta il disegno di un albero con iltronco allungato e i rami decisamente protesi verso l'alto comeespressione di un individuo che aspira all'estrinsecazione dellapropria personalità; al contrario un albero con fusto corto echioma appiattita ci farà sospettare di essere di fronte ad unindividuo dalla personalità repressa e coartata.

Occorre osservare inoltre se le parti dell'albero soprattuttoquelle superiori, si estendono maggiormente a destra o a si-nistra. Sempre riferendoci al simbolismo spaziale, un albero chesi estende verso la sinistra e il basso caratterizza una personalitàinibita e introversa che si attacca al passato e si rinchiude inse stessa, mentre l'albero che si estende verso la destra e l'altorivela una personalità estravertita, in continuo contatto con ilmondo esterno.

Anche nell'interpretazione grafologica l'accentuazione delle par-ti superiori dell'albero (fusto corto, chioma grande) significa vi-vacità intellettiva, interessi spirituali e ideali. Al contrario l'ac-centuazione delle parti inferiori (fusto lungo, chioma piccola)esprime vivacità nell'ambito materiale, istintivo e pratico.

Nel disegno dell'albero si distingue un nucleo stabile (radici,fusto e rami) che rappresenta la parte sostanziale e durevole,dagli elementi di decorazione (fogliame, fiori, frutta). Le radici

IL TEST DELL'ALBERO 219

rappresentano la parte più primitiva dell'io. Nel disegno essesono per lo più celate; vengono disegnate di solito dai bambinie da alcuni malati mentali e la loro presenza in un adulto èun'indice di arretrazione affettiva. Il tronco rappresenta l'io sta-bile, la zona delle idee. L'insieme dei rami ci dice come l'in-dividuo ha saputo esplicare le sue possibilità, il suo modo diaffrontare o di difendersi dal mondo che lo circonda. L'insiemedella chioma rappresenta ciò che è vistoso, che muta, che nonè sostanziale; può esprimere anche una maschera dietro cui l'in-dividuo si nasconde.

Il manuale di Koch è corredato da utili tabelle statistiche cheriportano per ogni età, a partire dai 6 anni, la frequenza per-centuale con cui compaiono determinati elementi nel disegno.Attraverso i dati statistici da lui raccolti Koch ha potuto met-tere in evidenza quali sono le forme primarie, cioè le forme di-segnate nell'infanzia.

Fusto a un solo tratto

Deve essere considerato una forma primaria pura poiché que-sto modo di rappresentare il fusto si riscontra solo prima dei6 anni in soggetti normali. I soggetti frenastenici a 8 anni di-segnano ancora il fusto a un solo tratto nel 42% dei casi.Dopo i 15 anni scompare anche nei disegni di questi soggetti;solo nei deboli mentali gravi il fusto a un solo tratto resta nel18% dei casi anche nell'età adulta.

Rami a un solo tratto

Sono frequenti ancora a 7 anni (60%) mentre a 10 anniscendono al 26%. Sono invece molto frequenti nei' minoratipsichici. Nei normali le femmine disegnano rami a un solo trattomolto più frequentemente dei maschi. Poiché è normale per unadulto disegnare i rami a tratto doppio, il ramo a tratto unico

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disegnato da un adulto sarà indice di un ritardo: bisognerà di-stinguere se si tratta di un ritardo o arresto nell'evoluzioneintellettuale oppure di un ritardo o regressione nella matura-zione affettiva. Il ramo a un solo tratto non è tuttavia unsintomo di ritardo o di regressione così grave come il fusto atratto unico.

Rami orizzontali

Vengono disegnati raramente e solo nella prima infanzia. Sesi trovano nel disegno di bambini più grandi sono indice diprimitività.

Alberi a forma di croce

Si trovano nei disegni di bambini piccoli, sotto i 6 anni.A 7 anni si riscontrano ancora per il 10%. Nei minorati psi-chici adulti la frequenza è del 32%.

Rami collocati nella parte inferiore del fusto

I rami disegnati a partire dalla pa.rte inferiore del fusto sipossono considerare una vera e propria forma primaria, poichési trovano solo nei disegni di bambini piccoli. Dopo i 7 anniinfatti questa forma sparisce nei normali e rimane con una certafrequenza solo nei deboli mentali. Perciò in un soggetto conpiù di 8 anni, questa forma indica senz'altro un ritardo psichico.

Un ramo singolo collocato nella parte inferiore del fusto sipuò trovare, anche se con bassa frequenza, a tutte le età. Essova considerato come un segno di ritardo parziale, cioè come unresiduo di elementi appartenenti a livelli di sviluppo precedenti.Pertanto può essere indice di disarmonia affettiva, di infanti-lismo.

IL TEST DELL'ALBERO 221

Fusto chiuso in alto, fusto saldato

Si considera il fusto « saldato » quando le sue linee sonounite in alto, nel punto in cui dovrebbero apparire i rami. Sitrova nei bambini piccoli ed è anche questa una forma primariacaratteristica. La frequenza è del 71% a 7 anni diminuisce pro-gressivamente fino ad arrivare 0,9% a 12 anni. I minorati psi-chici hanno una frequenza più bassa, ma in compenso questaforma dura più a lungo: a 15 anni è ancora del 36%. Il di-segno del fusto saldato in adolescenti e adulti è sempre un segnodi ritardo nell'evoluzione; occorre tuttavia accertare se si trattadi ritardo intellettuale o invece di ritardo affettivo legato a di-sturbi nevrotici.

Base del fusto che poggia sull'orlo inferiore del foglio

I bambini sentono la necessità di appoggiare l'albero a unabase, caratteristica che viene messa in relazione al loro bisognodi appoggio. Fino a una certa età tuttavia non riescono a dise-gnare una linea di base; perciò appoggiano l'albero all'orlo delfoglio. Questa forma di espressione è molto frequente: a 7 anniè del 74%, a 10 ancora del 31%, e solo dopo i 12 annipraticamente sparisce. I minorati psichici, al contrario dei bam-bini normali, ottengono il massimo della frequenza a 10 anni(52%) (evidentemente i più piccoli sentono meno dei bambininormali l'esigenza della base d'appoggio), in compenso manten-gono questa forma più avanti con l'età: a 17 anni essa è an-cora presente nel 22% dei soggetti. Secondo Koch possiamoConsiderare anche questa caratteristica una forma primaria; tut-tavia essa nell'adulto non sarebbe un indice di ritardo intellet-tuale, ma è piuttosto l'espressione di una diversità nell'evolu-zione affettiva, come dimostra la notevole percentuale (27%) diquesta caratteristica riscontrata nei disegni di un campione dinegri (età media 15 anni).

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Base del fusto a tratti paralleli

Gli adulti normalmente disegnano i tratti della base del fustoleggermente inclinati o arrotondati. Nei bambini invece è fre-quente il disegno della base del fusto a tratti paralleli. A 7 anniquesta forma ha la frequenza del 46%. Poi diminuisce gradata-mente per quasi scomparire a 12 anni. Nei minorati psichici lafrequenza massima si ha a 9 anni (31%) e va diminuendo pro-gressivamente nelle età superiori. La presenza di questa formaprimaria in un adulto può significare un leggero ritardo nellosviluppo.

Annerimento del fusto

I bambini normali anneriscono il fusto a 6-7 anni molto fre-quentemente, cioè nel 60% dei casi. La frequenza diminuiscerapidamente nelle età successive. L'annerimento così come vieneeseguito dai bambini non è un'ombreggiatura, come viene ese-guita dagli adolescenti, e viene effettuato esercitando una no-tevole pressione della matita sulla carta. Soltanto in questa for-ma, e non in quella della sfumatura può venir considerata unacaratteristica tipica dell'infanzia.

Stereotipie

Per stereotipia si intende una ripetizione continua di un par-ticolare, col risultato di una regolarità esagerata. Minimi ele-menti del disegno come le foglie, o i frutti vengono talora ri-petuti in modo stereotipo, cioè con regolarità portata all'eccesso.Questa tendenza viene considerata normale nei bambini moltopiccoli, prima dei 6 anni d'età, perché è legata alla loro ten-denza a ripetere e in parte anche allo schematismo proprio del-l'infanzia. Si trova ancora a 6-7 anni con una frequenza pari al

IL TEST DELL'ALBERO

16%, che poi diminuisce via via fino a scomparire •Nei minorati psichici le stereotipie raggiungono, sempre fino V15 anni, una frequenza doppia dei bambini normali. PertUtOse la stereotipia appare nel disegno di un adolescente o di unadulto deve essere considerata un indice di ritardo o di regrei-sione, a meno che non sia soltanto una manifestazione giocosa.Stereotipie accentuate si trovano nei disegni dei nevrotici os-sessivi.

Frutti

II disegno dei frutti è soprattutto una caratteristica infantile(specie se vengono disegnati molto grandi). A 7 anni essi ven-gono disegnati dal 68% dei soggetti, ma la frequenza diminuiscevia via che si sale con l'età, nei soggetti normali fino a raggiun-gere il 7,9% a 16 anni. I minorati psichici raggiungono solo a10 anni il massimo della frequenza (73%), ma poi diminui-scono molto più lentamente dei normali (39% a 17 anni).Poiché i frutti simbolizzano la maturazione, il risultato, il dise-gno dei frutti nei bambini si interpreta come anticipazione dellamaturazione, del successo. Per gli adulti l'interpretazione saràleggermente diversa, come vedremo più avanti.

Per Koch sono da considerarsi come forme primarie in uncerto senso anche la mancanza di coordinazione nel disegno, ildisegno del paesaggio, il disegno di radici.

La conoscenza di quelle che Koch chiama forme primarie èutile per poter studiare l'evoluzione psichica del soggetto. Se sitrovano forme primarie negli adolescenti o negli adulti, sipotrà sospettare un ritardo nello sviluppo o una regressionepsichica; resterà da stabilire se si tratta di un arresto nellosviluppo intellettivo o di regressione nello sviluppo affettivo (di-sturbi nevrotici).

Una ricerca abbastanza recente, condotta in Francia da Alice