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Sentiment Analysis: un’espressione sociale della complessità Pagina | 1 Sommario Abstract .............................................................................................................. 2 Introduzione........................................................................................................ 3 CAPITOLO 1 – La definizione di complessità sociologica ............................... 6 1.1 La sociologia come sistema aperto ....................................................... 7 1.2 La sociologia come sistema complesso ................................................ 8 1.3 Dalla sociologia alla meta-sociologia ................................................. 10 CAPITOLO 2 - Il dibattito sociologico sulla complessità ............................... 13 2.1 La ricorsività ed i cicli di retroazione: Edgar Morin .......................... 13 2.2 La realtà complessa della mente: Gregory Bateson ............................ 17 2.3 L’autopoiesi nei sistemi sociali: Niklas Luhmann.............................. 20 CAPITOLO 3 - La Sentiment Analysis ........................................................... 23 3.1 La nascita delle reti sociali.................................................................. 26 3.2 Eterogeneità delle reti sociali .............................................................. 30 3.3 L’analisi delle reti sociali .................................................................... 31 3.4 Dalla Social Network Analysis alla Sentiment Analysis .................... 33 3.5 Contributo della Sentiment Analysis al dibattito sociologico ............ 35 Considerazioni finali ........................................................................................ 42 Bibliografia e sitografia .................................................................................... 45

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Sentiment Analysis: un’espressione sociale della complessità

Pagina | 1

Sommario

Abstract .............................................................................................................. 2

Introduzione........................................................................................................ 3

CAPITOLO 1 – La definizione di complessità sociologica............................... 6

1.1 La sociologia come sistema aperto ....................................................... 7

1.2 La sociologia come sistema complesso ................................................ 8

1.3 Dalla sociologia alla meta-sociologia ................................................. 10

CAPITOLO 2 - Il dibattito sociologico sulla complessità ............................... 13

2.1 La ricorsività ed i cicli di retroazione: Edgar Morin .......................... 13

2.2 La realtà complessa della mente: Gregory Bateson............................ 17

2.3 L’autopoiesi nei sistemi sociali: Niklas Luhmann.............................. 20

CAPITOLO 3 - La Sentiment Analysis ........................................................... 23

3.1 La nascita delle reti sociali.................................................................. 26

3.2 Eterogeneità delle reti sociali.............................................................. 30

3.3 L’analisi delle reti sociali.................................................................... 31

3.4 Dalla Social Network Analysis alla Sentiment Analysis.................... 33

3.5 Contributo della Sentiment Analysis al dibattito sociologico ............ 35

Considerazioni finali ........................................................................................ 42

Bibliografia e sitografia.................................................................................... 45

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Sentiment Analysis: un’espressione sociale della complessità

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Abstract

Il presente lavoro fornisce una finestra di conoscenza sul dibattito sociologico

nato in seno alle nuove forme di comunicazione e di espressione sviluppatesi, in

parte naturalmente, se non quando strumentalmente, all’interno dei social net-

work. Ciò è reso possibile grazie agli approfondimenti condotti sulla Sentiment

Analysis che, in funzione della sua natura complessa, permette di utilizzare tecni-

che di indagine in grado di mettere in relazione enormi quantità di informazioni,

apparentemente poco importanti e non collegate tra di loro. Il ricorso alla com-

plessità, intrapreso ad inizio anni ‘90 da numerosi scienziati e sociologi, sembra

fornire, proprio attraverso la Sentiment Analysis, gli strumenti adatti ad avviare

quel processo di osservazione delle opinioni che emergono dal chiacchiericcio

della Rete. Attraverso la Sentiment Analysis è possibile evidenziare le nuove pro-

prietà, ma soprattutto le nuove forme di relazione sociale, permesse

dall’introduzione di un nuovo e poderoso strumento di comunicazione quale In-

ternet. Nata in ambito pubblicitario, per sondare il gradimento di nuovi prodotti

immessi sul mercato, la Sentiment Analysis, trova oggi una sua evoluzione e spe-

cifica identità in attività di intelligence multidimensionale: a livello sociologico,

politico, pubblicitario e anche di sicurezza nazionale.

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Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercarenuove terre, ma nell’avere nuovi occhi.

(M. Proust)

Introduzione

Il lavoro focalizza la sua attenzione sulla Sentiment Analysis nell’ambito della

discussione sociologica sviluppatasi negli ultimi decenni. Questa si configura co-

me un’emergente forma di indagine della comunicazione nata all’interno dei so-

cial network e fornisce alla ricerca sociale uno strumento di esplorazione sulle

forme di espressione dell’attuale società digitale, a partire dalle conversazioni, in-

formali e non strutturate, che si tengono all’interno di un blog o di una chat: il

sentimento sociale.

I social network, qualunque sia la loro natura o il loro obiettivo, hanno modifi-

cato radicalmente il modo di comunicare, ricercare e condividere informazioni,

ma soprattutto far valere il proprio punto di vista, esprimere giudizi e impressioni

in libertà. La natura impersonale della comunicazione, per assurdo, incrementa le

potenzialità delle relazioni e le capacità di espressione. Infatti, i soggetti, nascosti

dietro la tastiera di un PC non hanno remore ad esprimere opinioni che il faccia a

faccia potrebbe inibire.

Lo studio, per verificare l’effettiva efficacia della Sentiment Analysis ai fini

dell’interpretazione del sistema complesso delle relazioni sociali in Rete, è con-

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dotto ipotizzando un percorso esplorativo all’interno di un criterio più generale ri-

conducibile al paradigma della complessità.

Seguendo questo scopo generale, nel primo capitolo si va ad analizzare la pos-

sibilità di ritrovare alcune caratteristiche proprie della complessità nell’attuale so-

ciologia intesa come sistema sociale aperto. L’approccio complesso trova giustifi-

cazione, soprattutto dall’evidenza che l’attuale comunicazione sociale è di natura

interdisciplinare, a gran parte delle scienze, ma anche a fasce di età, cultura e sta-

tus economico.

Nel secondo capitolo si approfondiscono i temi del dibattito sociologico sulla

complessità. Se ne produce un breve excursus storico attraverso il contributo di

sociologi e autori quali Edgar Morin, Gregory Bateson e Niklas Luhmann.

All’interno della loro significativa opera scientifica, si cerca di rintracciare la pre-

senza di riflessioni di natura sociologica, che, anche se percorrendo strade diffe-

renti, hanno provato la quasi naturale integrazione della sociologia con la com-

plessità, raggiungendo risultati a volte modesti e poco incisivi, talora interessanti e

degni di nota.

Nel terzo capitolo è affrontato il tema dello sviluppo sociale dei processi di

comunicazione, facendo riferimento alla capacità dell’individuo di relazionarsi e

costruire complesse reti sociali. Con la diffusione di Internet e la crescita della

numerosità delle forme di aggregazione nei social network, il discorso si sposta

sull’esigenza di un’analisi di questi fenomeni sociali che devono essere studiati

sia in termini di relazioni, sia in termini formali di struttura. I motivi di interesse

sono numerosi: indagini di mercato, sicurezza nazionale, “predizione” di strategie

politiche, cyber-crime, ecc. Gli strumenti di indagine sono rappresentati dapprima

da modelli artificiali di analisi del web (quali la Social Network Analysis e il co-

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siddetto web2), quindi da modelli adattivi artificiali propri della Sentiment Analy-

sis. Questo approccio sposta l’indagine da una valutazione basata sugli argomenti,

che significherebbe prendere in considerazione tantissime variabili, ad una valuta-

zione del sentimento che, grazie a forme di classificazione basate sulla polarità,

permette di ragionare su un numero più limitato di variabili.

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CAPITOLO 1 – La definizione di complessità sociologica

L’affermazione delle teorie e dei metodi della complessità si è imposta stori-

camente ed in maniera prevalente, nell’ambito di discipline scientifiche (matema-

tica, fisica, chimica) ma la ricerca di risposte sempre più chiare ai problemi emer-

genti dell’attualità ha contribuito allo sviluppo di relazioni anche con altre scienze

considerate più umanistiche quali la sociologia e la psicologia.

Per quest’ultime è possibile, attraverso l’approccio interdisciplinare, elemento

distintivo della complessità, rimodulare e considerare sotto una nuova luce molte

delle loro dinamiche e poter così usufruire di originali strumenti metodologici of-

ferti da altre scienze, prima tra tutte la cibernetica e l’intelligenza artificiale. Il

vantaggio che se ne ottiene permette di individuare una quarta ondata della socio-

logia che viene interpretata come

«organico insieme di teorie e modelli, matematici e simulativi, interessati all ’analisidelle relazioni non-lineari dell’azione sociale e dei fenomeni emergenti ad essi lega-ti, che si potrebbero riunire sotto il nome di sociologia dei sistemi complessi, comeviene definita più specificatamente da Giovanni Gennaro» (Coco 2005, p. 105).

Da ciò la considerazione che l’attuale sociologia non può prescindere da un ap-

proccio interdisciplinare, ma anche dinamico e autopoietico, giacché deve tener

conto dei contesti globali in cui si realizza l’azione sociale del singolo individuo.

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Ma cosa è la complessità? Darne una definizione risulta un processo arduo, in

quanto, nonostante il concetto origini, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, in

maniera quasi spontanea e indipendente all’interno di aree di indagine scientifica,

trasferendo concetti e modelli da una disciplina ad un’altra, il suo campo di defi-

nizione non è stato ancora formalizzato in maniera chiara ed univoca. C’è addirit-

tura chi, come Edgar Morin (1985), fa di quest’asserzione un punto di forza, af-

fermando che se la complessità si potesse definire non sarebbe più tale.

1.1 La sociologia come sistema aperto

In questo lavoro, piuttosto che pensare alla complessità come una realtà o teo-

ria scientifica, si preferisce considerarla come un modello di riferimento per

l’indagine sociologica dei sistemi aperti, ovvero di quelle aggregazioni fondate

sulle relazioni dei suoi agenti e degli agenti con l’ambiente circostante. Questo

perché, considerati gli scopi generali qui perseguiti, risulta indispensabile pensare

alla sociologia come un sistema complesso, in termini di caratteristiche compor-

tamentali delle nuove forme di comunicazione sociale. L’approccio è giustificato

anche alla luce di quanto già in essere in altre scienze.

Le prime indagini sul concetto di sistema aperto vengono condotte dal biologo

viennese von Bertalanffy (Bertuglia e Vaio 2011, p. 80) che ha introdotto l’idea

del funzionamento di un sistema biologico come risultato dell’interazione delle

sue parti costituenti, le quali si integrano nella struttura del sistema stesso, che di-

venta un tutto indivisibile, ma al contempo un tutto evolutivo e dinamico. Un tale

sistema tende a generare nuove configurazioni, che sono differenti sia da forme di

equilibrio stabile che da quelle riconducibili al caos. Si può dire che il sistema as-

sume un comportamento con proprietà emergenti definibili solo da parametri lega-

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ti alla complessità. Per proprietà emergenti si intende una proprietà nuova del si-

stema che era impossibile da prevedere come esito globale delle singole interazio-

ni fra gli elementi.

Le relazioni che governano il funzionamento interno di un sistema aperto, e i

sistemi sociali sono riconducibili a tale stereotipo, è funzione del tipo

d’interazione che questo ha con l’ambiente esterno e, quindi, inizialmente non

predicibili se non attraverso strumenti di indagine complessi come la Sentiment

Analysis.

1.2 La sociologia come sistema complesso

Un sistema si considera complesso quando, seppur costituito da un numero li-

mitato di agenti (per esempio una cellula), è difficile prevederne il comportamento

futuro in quanto non risponde a regole note, ma dipende dalle relazioni nel tempo

tra gli agenti del sistema e l’ambiente esterno. Ambiente che fornisce al sistema

quegli stimoli che ne originano la vita, in quanto ne determina la dinamicità ne-

cessaria a ritornare al suo status di equilibrio originario (caratteristica

dell’adattività all’ambiente). Un sistema che si adatta all’ambiente in cui è im-

merso, nel tendere al raggiungimento del suo stato di equilibrio iniziale, sviluppa

continue relazioni tra i suoi agenti rispondendo a feedback esterni (caratteristica

della dinamicità) che a loro volta si traducono in un comportamento di sopravvi-

venza e di auto-sostentamento del sistema stesso (caratteristica

dell’autopoietismo).

In altre parole un sistema è complesso quando è difficile se non addirittura im-

possibile ricondurre la sua descrizione ad un numero di parametri e variabili defi-

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nito: il rischio che si corre è quello di perderne l’essenza globale e, di conseguen-

za, le sue caratteristiche e proprietà funzionali.

Sotto questo aspetto vale la pena evidenziare la profonda differenza tra il con-

cetto di sistema complicato e sistema complesso. Si rientra nel primo caso quando

si è di fronte a situazioni, a volte difficili da analizzare, ma di cui se ne conoscono

le regole: l’organizzazione di una sessione elettorale o la rappresentazione teatrale

di un’opera lirica, sono due eventi molto complicati da gestire, ma se ne conosco-

no date, scenografie, spartiti, attori e tempi. Di contro, si rientra nel secondo caso

quando non si conoscono le regole del gioco: l’esito delle sessione elettorale, di-

pende esclusivamente dal comportamento degli elettori e il risultato finale si può

predire con tecniche di exit-poll e di Sentiment Analysis, ma la certezza finale si

raggiunge solo a conclusione della partita.

Un computer è un sistema complicato in quanto è tendenzialmente prevedibile

e deterministico: a specifici input corrispondono altrettanti output, a parte even-

tuali virus informatici; un cervello è un sistema complesso in quanto le sinapsi at-

tivate da una sollecitazione esterna non sempre sono prevedibili in termini di

comportamento.

Per affrontare l’analisi di un sistema è necessario adottare un duplice approc-

cio. Il primo, riduzionista, ci permette di conoscere quali sono gli agenti, ovvero

le parti che lo compongono e le loro funzioni, caratteristiche e specificazioni. Il

secondo è un approccio sistemico, finalizzato a interpretare la rete delle relazioni

tra gli elementi che lo costituiscono (l’osservato) con l’ambiente esterno, e quindi,

con l’osservatore. Il ruolo dell’osservatore diventa fondamentale in un sistema

complesso perché ne determina il modello di rappresentazione e di interpretazione

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che, quindi, per definizione non può essere assoluto e a valenza generale. Alfredo

Coco (2005, pp. 106-107) scrive a tal proposito:

«Vanno ripensati i rigidi confini scientifici posti storicamente tra il paradigma ridu-zionista e quello olistico, così come vanno ridiscusse le presunte antinomie rilevatetra il momento analitico e quello sintetico, oppure tra l ’approccio macro-sociale equello micro-sociale. In altre parole, la conoscenza della comples sità esige una com-prensione integrata degli aspetti individuali, locali e particolari e delle dimensioniglobali, diffuse e collettive di un qualsiasi evento sociale […] Gli strumenti metodo-logici delle teorie della complessità, in realtà, muovono proprio verso il superamentodi entrambi i limiti osservati».

Secondo questo nuovo approccio, ci si allontana dall’oggettivismo della scien-

za classica e si approda verso il paradigma relazionale e dialogico riscontrabile nel

pensiero di numerosi autori, tra i quali Edgar Morin, Gregory Bateson, Niklas

Luhmann. È così che la sociologia acquista la dimensione della variabile tempo

che ne scandisce l’evoluzione: i modelli cambiano nel tempo e ciò che oggi è de-

finito caos e incomprensibile, domani potrebbe non esserlo o, viceversa, si po-

trebbero scoprire limiti di interpretazione e di significatività.

1.3 Dalla sociologia alla meta-sociologia

A seguito alla caduta del formalismo della logica matematica, che si può far

coincidere con la pubblicazione della teoria dell’indecidibilità di Kurt Gödel1, nel-

la seconda metà del Novecento si è sviluppato un interesse crescente verso nuovi

metodi di ricerca tutti con l’esigenza comune di andare oltre per interpretare cor-

1 In logica matematica, i teoremi di incompletezza o indecidibilità di Gödel sono due famositeoremi dimostrati da Kurt Gödel nel 1931. Attraverso di essi, grazie alla formalizzazione matema-tica di paradossi come quello del “mentitore”, Gödel dimostra che all’interno di qualsiasi teoria,coerente e completa, sia possibile dimostrare una certa affermazione, ma, contemporaneamente,anche la sua negazione. Tale dimostrazione andava a minare 2000 anni di logica aristotelica basatasui principi di non contraddizione (non può essere contemporaneamente vero un enunciato e il suoopposto) e del terzo escluso (per un qualsiasi enunciato vale o l ’enunciato stesso o la sua negazio-ne: mai entrambi).

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rettamente quanto osservato. Nasce così la meta-scienza, dove i sistemi sono co-

stituiti da elementi che, pur essendo identificabili singolarmente, non possono es-

sere valutati che assieme al sistema stesso che ne specializza caratteristiche e fun-

zionalità.

Si tratta di un paradigma che la psicologia abbraccia immediatamente dapprima

con la Gestalt2, ma poi anche con l’Esperienza Sociale di Lev Vygotskij3 e che la

sociologia, successivamente, fa evolvere in maniera significativa, ad esempio con

il principio ologrammatico di Edgar Morin, che verrà descritto in seguito.

Dalla prima metà degli anni ‘90 del secolo scorso la complessità diventa il pa-

radigma del tessuto connettivo della multidisciplinarietà. Infatti, sia la fisica, la

biologia, le scienze cognitive, le scienze sociali, sia discipline come la matematica

e la scienza dell’informazione (inizialmente cibernetica), ognuna focalizzata su

specifiche interpretazioni della realtà, sentono la necessità di fornire una visione

globale della stessa.

Il superamento di una visione parziale verso una considerazione multidiscipli-

nare può essere attuata se si configura la complessità come un percorso del pensie-

ro scientifico, e non come: «una nuova costruzione teorica o un nuovo schema lo-

gico-formale astratto per reinterpretare gli elementi compresi entro un paradigma

già esistente» (Bertuglia e Vaio 2011, p. 309).

Il percorso si è dimostrato arduo e non sempre all’entusiasmo iniziale sono se-

guiti risultati efficaci. Tuttavia si possono enumerare scienziati e gruppi di ricerca,

il cui metodo d’indagine ha la propensione metodologica della multidisciplinarie-

2 Il “tutto è più delle sue parti”.3 l’esperienza sociale per la quale non si dispone soltanto delle connessioni formatesi nella

esperienza personale tra i riflessi incondizionati e i singoli elementi dell ’ambiente, ma anche di ungran numero di connessioni che sono state fissate nell ’esperienza degli altri uomini.

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tà. Questo ha permesso, nel corso degli anni, di costituire se non un unico para-

digma, una serie di contigui paradigmi in grado di tracciare un metodo comporta-

mentale di studio verso i fenomeni reali e, in particolar modo, sociali. Un esempio

molto valido è costituito dalla nascita dell’Istituto Santa Fé, un centro di ricerca

privato, indipendente e transdisciplinare il cui intento è di cancellare le differenti

suddivisioni tra le varie matrici disciplinari della scienza per annettere ed inte-

grare i loro rispettivi contributi teorici e metodologici in un unico nuovo corpo

disciplinare (Bertuglia e Vaio 2011, p. 19). Si sostanzia così il concetto di meta-

che vuole che un sistema possa essere descritto solo entro uno, più grande, a cui è

collegato da relazioni.

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CAPITOLO 2 - Il dibattito sociologico sulla complessità

Ricercando nel vasto scenario del dibattito scientifico contemporaneo è stato

possibile rintracciare nell’ambito della sociologia autori e scienziati che hanno

contribuito attraverso le loro riflessioni ad adottare il paradigma della complessità

come metodo d’indagine. Nel seguito si riportano alcune caratteristiche proprie

della sociologia intesa come sistema complesso e i principali scienziati che le

hanno messe in evidenza.

2.1 La ricorsività ed i cicli di retroazione: Edgar Morin

Negli anni Settanta, il filosofo e sociologo francese Edgar Morin4 getta le basi

per una nuova teoria dei sistemi, proponendo il cosiddetto pensiero complesso

come chiave di interpretazione della realtà. In Morin il termine complessità è inte-

so nel senso etimologico del vocabolo latino com plexus, che significa ciò che è

tessuto insieme. In La méthode, opera in sei volumi pubblicata tra il 1977 e il

2004, Morin affronta il tema centrale della sua riflessione: come trattare la com-

plessità del mondo reale. Secondo questo autore, il pensiero della complessità si

presenta su più piani diversi. Il piano fondamentale è costituito dalla teoria

dell’informazione, dalla cibernetica e dalla teoria dei sistemi.

4 Edgar Nahoum detto Edgar Morin (Parigi, 8 luglio 1921).

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La teoria dell’informazione permette di entrare in un universo in cui vi è sia

ordine, sia disordine (rispettivamente: ridondanza e rumore) e di estrarne

l’informazione cioè l’elemento che risolve un’incertezza o apporta una novità

inattesa: in questo modo l’informazione diventa protagonista, anzi, organizzatrice

del sistema stesso.

Il secondo piano è quello dell’autorganizzazione dei sistemi, che trae origine

dalle idee di John von Neumann5 e di Heinz von Foerster6. L’organizzazione ag-

giunge qualcosa, perché esistono proprietà emergenti: il tutto è più delle sue parti.

Il tutto organizzato fa emergere qualità che, senza un’organizzazione, non esiste-

rebbero. Di contro, però, succede anche che l’organizzazione di parti in un sistema

tolga proprietà originarie alle parti attrici: vale a dire che il tutto è meno della

somma delle parti, poiché le parti possono essere caratterizzate da qualità inibite

dal fatto di essere organizzate in un sistema.

Una volta che si sia riconosciuta la complessità del reale, ai due precedenti pia-

ni citati Morin ne aggiunge un terzo costituito dai principi che egli stesso denomi-

na dialogico, ricorsivo e ologrammatico. Questi principi, sono indicati come

strumenti per ottenere un approccio epistemologico di analisi, adeguato, anche

senza avere la pretesa di essere l’approccio assoluto.

Il principio dialogico è in qualche misura affine a quello che viene comune-

mente inteso come dialettico, in quanto momento di sintesi tra opposti. Il principio

5 John von Neumann (Budapest, 28 dicembre 1903 – Washington, 8 febbraio 1957) è stato unadelle menti più brillanti e straordinarie del secolo scorso. Insieme a L.Szilard, E.Teller edE.Wigner, i quattro facevano parte del "clan degli ungheresi" ai tempi di Los Alamos e del Proget-to Manhattan.

6 Heinz von Foerster (Vienna, 13 novembre 1911 – Pescadero, California, 2 ottobre 2002) èstato uno scienziato statunitense che ha combinato fisica e filosofia. Ha lavorato nel campo dellacibernetica ed è stato essenziale per lo sviluppo del costruttivismo radicale e della cosiddetta se-conda cibernetica (che estende e complessifica la tradizionale prima cibernetica di N. Wiener eJohn von Neumann).

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consente di mantenere la dualità nell’unità e di confrontare termini complementari

e, al contempo, antagonisti. Per esempio, la nostra conoscenza progredisce, ma al

contempo, è causa della nostra ignoranza (non si finisce mai di conoscere): la co-

noscenza, in realtà, deve lavorare a fianco della non conoscenza, in un avvolgente

processo a spirale di continuo approfondimento conoscitivo.

Il principio ricorsivo è quello che troviamo operante nei sistemi che con circo-

larità causale determinano i processi della propria stessa produzione. Il principio

permette di interpretare i processi reali come processi in cui gli effetti e i prodotti

sono contemporaneamente cause ed effetto di ciò che li produce. Nella retroazione

(feedback), che è l’elemento chiave del principio ricorsivo, l’effetto ha

un’influenza sulla causa e, secondo detto principio, i prodotti divengono produtto-

ri di ciò che li produce. I cicli di retroazione (feedback) possono essere a loro vol-

ta positivi o negativi. Questi concetti hanno un retaggio che affonda le sue radici

nella cibernetica di primo ordine, il cui padre fondatore è Norbert Wiener7, e la

cui attenzione è volta ai fenomeni di autoregolazione negli organismi viventi e nei

sistemi artificiali (come le macchine), nonché alla struttura ed al funzionamento

dei sistemi di regolazione e di controllo. Alfredo Coco (2005, p. 68) propone una

definizione esaustiva dei due processi:

«Una retroazione è negativa o frenante, quando una parte dell ’informazione di out-put, che si ripropone come nuovo input nel ciclo delle interazioni, tende a mantenereil sistema in uno stato stabile e di equilibrio. Si pensi al funzionamento di un termo-stato in un appartamento, che riequilibra costantemente la temperatura interna dellacasa in relazione ad un valore prefissato al di sotto o al di sopra del quale non devespostarsi. Al contrario, un feedback si definisce positivo o di tipo rinforzante, nel ca-so in cui in un sistema si reintroduce un’informazione che anziché smorzare, ampli-

7 Norbert Wiener (Columbia, 26 novembre 1894 – Stoccolma, 18 marzo 1964) è stato un ma-tematico e statistico statunitense. Famoso per ricerche sul calcolo delle probabilità ma soprattuttoper gli sviluppi dati, insieme al suo allievo Claude Shannon, alla teoria dell ’informazione, essendoriconosciuto come il padre della cibernetica moderna.

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fica le condizioni di stato del sistema…. Insomma si è in presenza di cicli auto-rinforzanti in cui il sistema stimola se stesso senza fine, sia verso l’alto sia verso ilbasso, spingendosi o verso il caos incontrollabile oppure verso un equilibrio total-mente statico. In qualsiasi sistema si è in presenza di numerose retroazioni negativee positive che si confrontano, si moltiplicano e si equilibrano costantemente durantei processi di interazione tra gli elementi, in stretta connessione con le azioni interneed esterne al sistema»

Il principio ologrammatico, infine, indica la prospettiva secondo cui non solo

la parte è nel tutto, ma il tutto è nella parte, così come accade nell’immagine pro-

dotta da un ologramma o da un frattale. Il principio ologrammatico è presente nel

mondo biologico e in quello sociale. Per esempio, la totalità del patrimonio gene-

tico che definisce l’individuo è presente in ogni singola cellula di quello stesso in-

dividuo che le cellule compongono; allo stesso modo, l’individuo è parte della so-

cietà, ma la società è presente in ciascun individuo attraverso la sua lingua, la sua

cultura e le sue regole sociali. Questo principio quindi, costituisce un superamento

tanto rispetto al riduzionismo che vede solo le parti del sistema, quanto rispetto

all’olismo che vede solo il sistema come un tutto.

Da quanto detto sopra, ne emerge che la complessità non è una scienza, non è

una teoria, ma piuttosto un percorso, un metodo. Per Morin è la sfida al problema

della conoscenza del mondo, non è la risposta. Lo studioso francese scrive in pro-

posito: «Penso che oggi il problema cruciale sia quello di un principio ordinatore

della conoscenza; e ciò che è vitale, non è soltanto apprendere ad apprendere, non

è soltanto riapprendere, non è soltanto disapprendere; è riorganizzare» (Morin

2001, p. 17).

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2.2 La realtà complessa della mente: Gregory Bateson

Con Bateson8 l’idea di un osservatore visto come sistema che interagisce con

un altro sistema, già presente nei lavori di Wiener e von Bertalanffy, è ulterior-

mente approfondita e sviluppata. Tutti gli studi di metà del Novecento sulla teoria

dei sistemi ruotavano intorno a problemi relativi all’interazione e alla comunica-

zione. Bateson è tra i primi ad apprezzare, in quel contesto culturale, il fatto che

gli schemi organizzati e le simmetrie relazionali che sono evidenti negli esseri vi-

venti sono indicazione della presenza di una mente negli stessi. Opponendosi fer-

mamente alla controversia ottocentesca fra scienza e religione, in cui la mente,

non potendo essere esplorata sperimentalmente, non poteva avere alcun ruolo di

natura finalistica, Bateson, sulla scia dei risultati della nascente cibernetica, si

rende conto che sono proprio i processi mentali ad avere un ruolo preponderante

ai fini dell’indagine conoscitiva ed interpretativa. Ciò lo porta a formulare i cosid-

detti criteri della mente e l’epistemologia cibernetica come parti essenziali per la

sua interpretazione ecologica della realtà, basata sulla teoria della comunicazione,

quella dell’informazione e quella dei sistemi che costituiscono, per Bateson, un

vasto aggregato di idee unitario.

La cibernetica diventa il modello di riferimento dei fenomeni mentali che a

questo punto sono riconducibili al concetto di algoritmo, ovvero di procedimento

risolutivo, di un problema composto da un insieme di regole che permettono di ot-

tenere i risultati del problema partendo dai dati a disposizione e che termina in una

quantità finita di tempo.

8 Gregory Bateson (Grantchester, 9 maggio 1904 – San Francisco, 4 luglio 1980) è stato un an-tropologo, sociologo e psicologo britannico, il cui lavoro ha toccato anche molti altri campi (se-miotica, linguistica, cibernetica.).

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Sentiment Analysis: un’espressione sociale della complessità

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Di contro, l’epistemologia è il processo conoscitivo che identifica i limiti della

nostra capacità del conoscere, diventa quindi una sorta di meta-scienza, i cui am-

biti si estendono fino a comprendere le scienze della mente, ove con il termine

mente, non ci si limita alla solo accezione umana, ma viene esteso all’insieme del-

le interazioni presenti in un sistema.

Nella sua opera Mente e natura Bateson (1984) annuncia l’inattualità di alcune

nozioni particolarmente diffuse come il dualismo cartesiano che separa la mente

dalla materia o l’assunto che tutti i fenomeni (anche quelli mentali) debbano esse-

re studiati e considerati in termini quantitativi. Le modalità conoscitive lineari e

deterministiche si rivelano, infatti, inadeguate alla comprensione non solo dei fe-

nomeni propriamente fisici, ma anche dei fenomeni viventi che vanno analizzati e

compresi con linguaggi inediti, ancora da inventare. Linguaggi che non seguono

contrapposizioni dualistiche (natura-cultura, mente-corpo, individuo-società, io-

tu, etc.), ma si esprimono nella danza interattiva della relazione, che si nutre del

contributo di tutti i suoi componenti. La mente stessa viene assunta come un ag-

gregato di parti interagenti, un insieme interconnesso, un plot9 policentrico ed in-

terattivo i cui elementi sono naturalmente in relazione reciproca. L’interpretazione

di Bateson è quella di una teoria della mente olistica e, come ogni olismo serio, si

basa sulla premessa della differenziazione e dell’interazione delle parti (Ivi, p.

128). Come affermava già in Verso un’ecologia della mente, la mente può essere

considerata come un processo ecologico simile a quello attivato da un individuo

che stia abbattendo un albero con un’ascia, che deve correggere ogni colpo a se-

conda dell’intaccatura lasciata dal colpo precedente. Il complesso albero-occhi-

9 Inteso come processo di generazione di domande (e risposte) che si sviluppano intorno ad unasituazione.

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Sentiment Analysis: un’espressione sociale della complessità

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cervello-muscoli-ascia-colpo-albero si configura come un sistema totale che ha le

stesse caratteristiche del processo mentale (Bateson 1976).

Criticando l’identificazione della mente con il cervello come punto fisso ed

immutabile a cui arrivano i dati dall’esterno, egli ritiene possibile l’informazione

solo se questa viene intesa come interazione del soggetto con il suo contesto am-

bientale. Ogni immagine o raffigurazione di un oggetto resta impercettibile se non

ci si pone in relazione con esso. Come l’uomo cieco costruisce configurazioni del

mondo muovendo il bastone sul terreno, così l’uomo vedente realizza lo stesso

processo attraverso i suoi occhi. Per Bateson: «the world opens out to the mind

through a process of revelation»10 (Bateson 1984, p. 18).

Mente e natura diventano quindi due grandi sistemi che in parte interagiscono e

in parte sono autonomi: un sistema è dentro l’individuo ed è detto apprendimento,

l’altro è proprio dell’ereditarietà e delle popolazioni, ed è chiamato evoluzione:

pur lavorando a diversi livelli, si combinano a comporre un’unica biosfera dina-

mica (Bertuglia e Vaio 2011, p. 103). Come evidenziato da Bertuglia e Vaio, Ba-

teson, in opposizione alla rigidezza che ravvisa negli ambienti culturali, propone

una nuova epistemologia evolutiva ed interdisciplinare investigando il tema della

comunicazione. Per lui la mente, il pensiero e la comunicazione si coniugano con

la dimensione esterna del corpo per costruire la realtà individuale di ciascun sog-

getto. In un certo senso, nella concezione di Bateson, mente e corpo possono esse-

re paragonati a software e hardware, e i processi e gli stati mentali possono essere

analizzati a partire da un’attenta osservazione del corpo. In questa concezione po-

liedrica dell’uomo, Bateson analizza dal punto di vista evoluzionistico i cambia-

10 «Il mondo si apre alla mente attraverso un processo di rivelazione » (traduzione nostra).

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menti che la società subisce a partire dal comportamento dei singoli, e paragona le

dimensioni passionale e intuitiva dell’uomo alla lotta degli opposti che soggiace

alla vita umana, come la lotta dovuta alle opposizioni accordo - conflitto, stabilità

cambiamento, bene -male. In quest’ottica, le persone, grazie alla facoltà del lin-

guaggio e per mezzo di interazioni rese possibili dal linguaggio, ricche di signifi-

cati, di condotte e di credenze, costruiscono le proprie realtà che sono all’origine

del benessere o malessere individuale. Da qui l’assunto che per comprendere il

comportamento di una persona, bisogna interrogarsi non tanto sul suo passato, ma

su come è costituito il contesto interpersonale attuale in cui la persona si muove.

Bateson include nel concetto di comunicazione tutti i processi attraverso i quali

una persona influisce o, in generale, interagisce con altre persone e considera la

comunicazione come direttamente determinata e funzionale al contesto. È attra-

verso la comunicazione che si realizza la struttura sociale: è solo la comunicazio-

ne, che rende possibili le relazioni umane e la società.

2.3 L’autopoiesi nei sistemi sociali: Niklas Luhmann

Con Luhmann11 si ribadisce la precipua importanza della comunicazione per lo

studio e l’analisi dei sistemi sociali. La tesi di questo autore parte dall’idea che gli

elementi primari di un qualsiasi sistema sociale (famiglia, azienda, partito politi-

co, ecc.) non siano gli agenti principali, cioè gli esseri umani, ma la comunicazio-

ne e gli effetti della stessa. Senza comunicazione non esisterebbe alcuna forma di

sistema sociale. Un sistema sociale è quindi un sistema aperto, ed è in grado di

11 Niklas Luhmann (Luneburgo, 8 dicembre 1927 – Oerlinghausen, 6 novembre 1998) è statouno dei maggiori esponenti della sociologia tedesca del XX secolo, Luhmann applicò alla societàla teoria generale dei sistemi sociali.

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costituirsi, ricostituirsi e soprattutto autogestirsi. Elemento fondamentale della

concezione di Luhmann (1984) è che l’agente di un sistema sociale, l’uomo, è

anch’esso un sistema, ma di natura diversa da quella della società, infatti l’uomo è

dotato di coscienza, e di pensiero. Di contro, i sistemi sociali non pensano: agi-

scono soltanto, e agiscono attraverso la comunicazione. La comunicazione impli-

ca la costituzione di un circuito informativo, nel cui ambito hanno luogo dei pro-

cessi interpretativi volti al riconoscimento e all’accettazione, oppure al rifiuto,

delle proposte di senso e contenuto.

Il concetto di complessità, per quanto direttamente collegato a quello di rela-

zione e di comunicazione, ha un significato tale per cui è da riferirsi non solo alla

comunicazione, che è il collante che tiene legati gli elementi dei sistemi sociali,

ma anche alle stesse caratteristiche strutturali dei sistemi, la cui peculiarità è data

dalla dinamicità e dalla combinazione dei processi. La numerosità delle configu-

razioni che il sistema può assumere, in riferimento alle caratteristiche delle varia-

bili che lo descrivono, è enorme, e ciò impone al sistema di operare delle selezio-

ni. La complessità diventa quindi uno strumento indispensabile di conoscenza del-

le varianti strutturali dei sistemi.

Utilizzando concetti elaborati dalla teoria generale dei sistemi di von Berta-

lanffy, Luhmann sostiene che i sistemi sociali sono tanto più in grado di stabiliz-

zarsi quanto più sono capaci di replicare in modo pertinente alle sfide provenienti

dall’ambiente. La resistenza di un sistema alla pressione dell’ambiente è in stretto

rapporto alla sua complessità interna: quanto più l’organizzazione interna del si-

stema è complessa, tanto più essa è in grado di rispondere alla crescente comples-

sità ambientale.

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Sentiment Analysis: un’espressione sociale della complessità

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Un passo significativo, qualora audace, è condotto da Luhmann quando estende

le caratteristiche dell’autopoiesi, proprie dei sistemi biologici, cioè la circolarità e

l’autoriproduzione, anche ai sistemi sociali. Diversamente però dai sistemi biolo-

gici, che fondano la loro organizzazione sulla vita, i sistemi sociali fondano la loro

organizzazione autopoietica sulla comunicazione, come loro peculiare modalità di

autoriproduzione, in modo ricorsivo, esclusivamente all’interno di una rete. Le

società riproducono sé stesse in ogni settore.

In questo scenario è però necessario prestare la massima attenzione a non cade-

re in facili e azzardate analogie tra sistemi biologici e sistemi sociali, questo anche

se si possono riscontrare dei caratteri di similitudine tra i due tipi. E ciò, se non al-

tro, anche solo per la presenza, negli individui, del pensiero e, con questo, di una

progettualità cosciente. Varie critiche sono state rivolte all’impostazione

dell’autopoiesi di Luhmann anche da parte di Varela12 che rileva una difficoltà a

riconoscere, in un sistema sociale, una barriera topologica come è, per esempio, la

membrana di una cellula. L’idea dell’autopoiesi è per definizione ristretta a rela-

zioni di produzione di un genere o di un altro, e rimanda a delle frontiere topolo-

giche: un osservatore non è in grado di porre delle frontiere topologiche a una so-

cietà, condizione necessaria per poter caratterizzare un sistema come autopoietico.

Sottolinea Varela che gli studi che innalzano sistemi quali le istituzioni, le impre-

se e, più in generale, le società, a sistemi autopoietici confondono autopoiesi con

autonomia. La scienza dei sistemi, anche se trasversale a numerosi ambiti diversi,

non può trascurare completamente la specificità dei singoli contesti e questo è ve-

ro in particolar modo per la sociologia

12 Francisco Varela (Santiago del Cile, 7 settembre 1946- Parigi, 28 magg io 2001) è stato bio-logo, filosofo, neuroscienziato ed epistemologo.

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CAPITOLO 3 - La Sentiment Analysis

La storia del termine Sentiment Analysis (in seguito definita SA) è per molti

versi legata a quella di Opinion Mining (tanto più che nell’uso quotidiano sono

spesso utilizzati, in maniera ambivalente e indifferentemente). Il termine senti-

mento, usato in riferimento ad un’analisi automatica di un testo effettuata attraver-

so un computer ai fini di un giudizio predittivo, è apparso per la prima volta nei

lavori del 2001 redatti da Das e Chen e poi da quelli di Tong che si sono focaliz-

zati sui giudizi che le persone esprimevano nei confronti dei prodotti di mercato

(Pang e Lee 2008, p. 10). Nel 2003 Yi e altri autori hanno pubblicato Sentiment

Analyzer: Extracting sentiments about a given topic using natural language pro-

cessing techniques13. Un considerevole numero di pubblicazioni che citano la SA

si sono concentrate sull’applicazione di tecniche di classificazione delle recensioni

attraverso la loro polarità (positiva o negativa), fatto questo che sembra aver spin-

to alcuni autori a ritenere che il termine Sentiment Analysis si riferisse esclusiva-

mente a questo campo di applicazione.

Attualmente, il termine ha assunto un significato più ampio e più specifico:

quello della capacità di decifrare le opinioni contenute in un testo scritto o parlato,

13 “Analizzatore del sentimento: estrarre sentimenti su un argomento dato utilizzando tecnichedi elaborazione del linguaggio naturale” (traduzione nostra).

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tramite processi informatici, al fine di estrarre informazioni soggettive, opinioni e

sentimenti dalle fonti di analisi osservate.

La SA è dunque lo strumento di indagine privilegiato per determinare la valen-

za e la polarità (neutra, positiva o negativa) di un messaggio, veicolato tramite i

social network e/o per quantificare la numerosità e la qualità dei giudizi che i de-

stinatari del messaggio attribuiscono allo stesso.

Ciò presuppone un nuovo paradigma di comunicazione sociale dove il canale è

rappresentato dai social network (la grande Rete) e il mittente della stessa è costi-

tuito da utenti che alimentano, sostengono e fanno evolvere un destinatario virtua-

le: un sistema sociale aperto, dinamico e autopoietico; in altre parole, un sistema

sociale complesso. La Rete, strumento sociale innovativo e poderoso, comporta

due cambiamenti epocali: il primo è che i suoi utenti tendono a tenersi informati

sull’attualità e a formarsi proprie opinioni tramite la Rete stessa e con modalità

sempre più rapide ed interattive. Il secondo è che l’utilizzo della Rete può essere

non solo monitorato, ascoltato e valutato, ma spesso può essere manipolato da chi

ha interesse a orientare informazioni e opinioni in una certa direzione, anziché in

un’altra. Come sostengono Bo Pang e Lillian Lee (2008, pp. 14-15):

«Le interazioni con la sociologia promettono di essere estremamente fruttuose. Peresempio, il problema di come le idee e le innovazioni si diffondono, implica la do-manda di chi è positivamente o negativamente predisposto a questo genere di analisie quindi chi sarebbe più o meno ricettivo al nuovo modo di trasmettere informazionia partire da una fonte data».

Comunque l’aspetto della predizione attraverso la SA non è esente da proble-

mi, infatti i fattori culturali, linguistici e le sfumature nei differenti contesti rendo-

no estremamente difficile la trasformazione di una stringa di testo scritto a un sen-

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timento, con valenza positiva o negativa, desumibile dall’interpretazione automa-

tica del suo contenuto.

Le potenzialità della tecnica sono state evidenziate da Pang e Lee i quali hanno

sottolineato la differenza tra l’analisi classica di un testo condotta con un sistema

di classificazione per argomento e quella svolta con una classificazione in base al

sentimento. Nel primo caso, le informazioni potrebbero essere distribuite in due

semplici classi (classificazione binaria), ma anche in migliaia di classi in base al

criterio scelto per la classificazione; nel secondo caso, invece, le classi sarebbero

sempre numericamente poche (in quanto legate a giudizi con polarità positiva, ne-

gativa o neutra). Gli autori sottolineano che mentre le classi desunte da categoriz-

zazioni in base ad argomenti possono essere completamente senza relazioni, le

etichette che esprimono i sentimenti rappresentano tipicamente opposizione (se la

classificazione è binaria) o categorie ordinali / numeriche (secondo una scala a

punteggio sulla valutazione quantitativa della polarità).

La SA ha l’arduo compito di unire razionalmente dati qualitativi con dati quan-

titativi in modo da disegnare lo stato dell’arte su un determinato oggetto di analisi

per poi estrarre considerazioni utili su cui creare, ovvero interpretare, la strategia

di comunicazione. Oggi la SA, utilizzando nuove tecniche fondate sulle teorie del-

la complessità, in quanto statisticamente non lineari e riconducibili al campo

dell’Intelligenza Artificiale (studiate appositamente per il trattamento di popola-

zioni vastissime di informazioni), si è evoluta e consente significative capacità sia

di previsione del comportamento delle reti sociali, sia di discriminazione dei mes-

saggi/giudizi autentici da quelli fraudolenti.

Ma l’impiego della SA non è privo di difficoltà, come evidenziato da Pang e

Lee nel loro lavoro, in cui mostrano come sia a volte insufficiente basarsi su

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un’analisi sganciata dal contesto. In rapporto agli argomenti, il sentimento può in-

fatti essere espresso in più modi e la successiva identificazione in termini di posi-

tività o negatività dipende dall’ambito in cui è stato utilizzato.

Gli autori utilizzano un esempio per sottolineare come le parole assumono si-

gnificati diversi in contesti diversi. Allo scopo riportano una prima parte di una

frase tratta da una lettera di Mark Twain: «I libri di Jane Austen mi fanno impaz-

zire in modo che non posso nascondere la mia frenesia al lettore»14. Leggendo so-

lo questo stralcio di testo e considerando le parole chiave nascondere e frenesia il

sentimento che ne traspare è negativo, ma questo diventa inequivocabilmente sfa-

vorevole solo quando, si considera anche la seconda parte del testo che recita:

«Ogni volta che leggo Orgoglio e Pregiudizio vorrei toglierla dalla terra e pic-

chiarla sul teschio con il suo stinco»15 (Pang, Lee 2008, pp17-19).

Il valore aggiunto delle nuove tecniche messe a disposizione della SA dai mo-

delli adattivi artificiali consiste proprio nella possibilità di effettuare un’analisi

complessiva della semantica del testo valutato nella sua globalità, senza la neces-

sità di doverlo frammentare nelle parti elementari che lo compongono.

3.1 La nascita delle reti sociali

Nel momento in cui ci poniamo l’obiettivo di descrivere le relazioni sociali at-

traverso le reti sociali, ciò che emerge è che la Rete, se osservata sotto la lente del-

la complessità, si identifica con la relazione sociale stessa, dove i nodi rappresen-

tano i soggetti, e i link diventano le relazioni tra i nodi. Il soggetto si muove in un

14 “Jane Austen’s books madden me so that I can’t conceal my frenzy from the reader.”(traduzione nostra)

15 Everytime I read ‘Pride and Prejudice’ I want to dig her up and beat her over the skull withher own shin-bone.

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ambito sociale in cui agiscono numerose forze che ne influenzano le traiettorie,

ma che egli è a sua volta in grado di determinare. Il soggetto e il sociale però non

si contrappongono ma si co-determinano (Morin 1991, p. 16). La combinazione

delle numerose traiettorie sociali trovano riscontro nelle varie tipologie di reti so-

ciali che sono contestualmente oggetto (le reti reali), modello e linguaggio.

In termini di linguaggio ci si riferisce sia a quello relativo ai soggetti sociali,

che interagendo tra loro costruiscono insiemi di significati condivisi, sia a quello

del sociologo che, attraverso lo studio ed il contatto con il mondo sociale, inter-

preta i significati relazionali. È in quest’ambito che emerge il concetto di reti so-

ciali come linguaggio, come co-costruzione di significati negoziati e condivisi

della vita quotidiana. La co-costruzione avviene ad un doppio livello dimensiona-

le: il primo è quello delle posizioni occupate dai singoli individui all’interno della

Rete e dei significati che contribuiscono alla loro rappresentazione, il secondo è

legato ai significati dati dalla relazione (e quindi dall’interpretazione) con il socio-

logo che rappresenta l’osservatore. In termini di finalità, la sociologia utilizza co-

me oggetto del suo studio le reti sociali per acquisire informazioni utili agli aspetti

relazionali della vita di tutti i giorni, in quanto in esse si depositano sia valori ma-

teriali che non materiali i quali contribuiscono a sviluppare la ricchezza sia della

dimensione individuale, sia di quella collettiva.

La rete sociale diventa quindi il teatro delle relazioni le cui caratteristiche pos-

sono essere usate per spiegare, più o meno in maniera esaustiva, il comportamento

delle persone che vi partecipano.

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Una rete può essere rappresentata in diversi modi, i principali sono due: attra-

verso una matrice binaria16, oppure attraverso un grafico in grado di rappresentare

le connessioni tra i nodi della rete (chi è in relazione con chi). Le relazioni più si-

gnificative sono sempre del tipo molti a molti. Dal punto di vista formale è utile

rilevare che non tutte le relazioni hanno la stessa importanza, ovvero lo stesso pe-

so o ranking, per cui si evidenziano con un tratteggio più marcato quelle più signi-

ficative, al fine di poterle subito individuare anche a colpo d’occhio.

L’espressione delle reti sociali rappresenta una delle forme più evolute di co-

municazione, e costituisce un’eccezione alla regola dei “150”: il numero di

Dunbar17. Questo numero, approssimato al valore 150, rappresenta il limite mas-

simo teorico delle capacità relazionali di un uomo. È stato calcolato da studi di

sociologia ed antropologia ed indica il numero massimo di un villaggio in cui un

uomo è in grado di conoscere l’identità di ciascuna persona18. Questo limite è alla

base degli studi sui social network, in cui intessendo relazioni di tipo virtuale con

numerosi utenti è difficile riconoscere i membri di queste comunità e relazionarsi

efficacemente. Quanto più un gruppo sociale è grande, tanto più aumenta la pro-

babilità che i rapporti relazionali siano fittizi, falsi o ingannevoli. Le forme di co-

16 Si tratta di matrici righe(x)/colonne(y) dove il numero 1 rappresenta che esiste relazione tragli elementi rappresentati dall’incrocio x/y, mentre lo 0 significa che tra gli elementi non c ’è con-tatto.

17 Robin Dunbar è un antropologo e psicologo sociale. Attualmente insegna Antropologia evo-luzionistica ed è Direttore dell’Institute of Cognitive and Evolutionary Anthropology in the Schoolof Anthropology all’University of Oxford.

18 Nel 1992 Dunbar pubblicò uno studio nel quale mostrava che nei primati non umani il rap-porto tra le dimensioni della corteccia cerebrale e il resto del cervello aumentava in relazione alledimensioni dei gruppi sociali tipici di ogni specie. Nei tamarini (un genere di scimmie appartenentialla famiglia dei Cebi), per esempio, questo rapporto è di circa 2,3 e il gruppo sociale medio è di 5individui. I macachi invece hanno una Rete sociale di circa 40 individui e un rapporto di 3,8.

A partire da questo lavoro Dunbar ha formulato la sua ipotesi del cervello sociale secondo cuila relativa dimensione della neocorteccia cresce man mano che il gruppo sociale diventa pi ù gran-de, in modo da permettere agli animali di mantenere e gestire il numero di relazioni necessario auna stabile coesistenza. Secondo Dunbar, stando al medesimo rapporto, per gli esseri umani ilgruppo sociale dovrebbe comprendere circa 150 persone, le dimensioni di quello che il ricercatorechiama clan (Visco 2012).

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municazione esaminate vanno a considerare il numero vastissimo di relazioni tra

individui che possono conoscersi già direttamente a fini di amicizia “reale” o en-

trare in contatto in forma puramente “virtuale”.

L’aggregazione sociale non nasce sempre con finalità ben precise come ad

esempio lo svolgimento di attività lavorative o la condivisione di un credo religio-

so o politico; a volte si può pensare semplicemente di partecipare ad una Rete per

vincere la solitudine conoscendo nuove persone, ascoltare ciò che gli altri hanno

da dire, condividere opinioni di vita quotidiana, insomma: mettersi in contatto.

La società è fatta di individui che si influenzano reciprocamente, agendo «l’uno

per l’altro, con l’altro e contro l’altro» (Bagnasco, Barbagli, Cavalli 1997, p. 80).

Annalisa Buccieri (2009, p. 213) riporta un caso emblematico di come si pos-

sano costruire identità diverse, qualora effimere, in Rete, e far vivere loro una

quotidianità costruita a tavolino19:

« [il caso] dello psichiatra Sanford Lewin, che creò un personaggio femminile: JulieGraham. Lewin descrisse Julie come una neuropsichiatra paraplegica e muta (dopoun grave incidente) e la introdusse in vari newsgroup e poi in diverse chat line. Lastoria di Julie pian piano si venne arricchendo di particolari biografici ed ebbeun’evoluzione, poiché ella annunciò di sposarsi, di fare un viaggio di nozze ecc.Lewin descrive perfettamente il grado di intimità raggiunto da Julie con molte don-ne, che si aprivano a lei e le chiedevano consigli. Lewin svilu ppò una personalità pa-rallela alla sua, con le proprie idee e opinioni. Ad un certo punto si accorse che ilgioco era andato troppo avanti, poiché Julie divenne quasi un’altra identità. Lewintentò allora di far morire Julie per una malattia. Arrivarono però una montagna diespressioni di solidarietà e di cordoglio; le persone spedirono fiori, cartoline, offri-rono assistenza medica e finanziaria. Lewin fu costretto a far riapparire Julie e si de-cise, dopo diversi tentativi, a svelare il segreto. Tutto ciò creò nel popolo delle chatline una grande reazione emotiva, peggiore forse della morte virtuale. Molte donnesi sentirono tradite, quasi vittime di uno stupro virtuale per aver confessato i proprisegreti ad un’amica che le aveva tradite. Vi fu anche un generale senso di lutto per laperdita di una confidente importante».

19 Su questa possibilità si fonda la ricchezza e la popolarità di ambienti virtuali come per esem-pio Second Life (www.secondlife.com).

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Sentiment Analysis: un’espressione sociale della complessità

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Questa esperienza pone in evidenza come sebbene esista la possibilità di incon-

trare situazioni di non verità, false e pilotate, ci sia sempre il bisogno ancestrale

che ha l’essere umano di relazionarsi con i suoi simili per creare legami, anche di

profonda intensità. La mancanza di legami legati alla fisicità, non solo non sco-

raggia scambi altamente confidenziali di informazioni, ma al contrario, sotto la

veste morbida e voluttuosa della Rete, addirittura incentiva nuove relazioni, se

non anche per provare emozioni che il faccia a faccia inibirebbe.

3.2 Eterogeneità delle reti sociali

Con riferimento al contenuto della relazione è possibile cogliere ed individuare

alcune particolari reti che, per il tipo di legami che le costituiscono, si caratteriz-

zano per essere: reti di sostegno (supporto sociale); reti formali, costituite dalle

istituzioni sociali; reti informali, che non presentano una veste istituzionalmente

definita; reti primarie, costituite da relazioni faccia a faccia in virtù dei legami na-

turali che accomunano gli individui - rapporti familiari, parentali, amicali, di vici-

nato; reti secondarie, costituite da relazioni di conoscenza indiretta; reti complesse

- reti scale free (Aa. Vv. 2003), reti small world (Latora 2005), reti personali o

ego-centrate (Gioachin 2010, p. 12); reti totali o complete (Piselli 2001, p. 154).

Nell’ambito delle scienze sociali il concetto di rete sociale è stato utilizzato a lun-

go come metafora per tradurre ora l’idea della società come rete di reticoli sociali,

ora l’idea dell’azione sociale come esito di vincoli ed opportunità emergenti dalle

relazioni tra i soggetti. L’uso metaforico del termine ha posto il concetto di rete

sociale ad un livello di astrazione piuttosto elevato, portando con sé un indubbio

fascino evocativo e al tempo stesso, alle volte, creando confusione terminologica

e mancanza di chiarezza definitoria. Successivamente, l’impiego scientifico del

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termine ha diminuito il livello di astrazione determinando il passaggio del concet-

to di rete dall’immagine intuitiva di un fenomeno complesso alla sua rappresenta-

zione sul piano formale ed analitico (Aa.Vv. s. d.)

Le reti sociali sono state adottate come strumenti teorici e metodologici per lo

studio di numerosi fenomeni e processi. In particolare, in ambito sociologico tali

studi hanno mostrato che nelle reti si depositano valori materiali ma soprattutto

non materiali che contribuiscono a determinare la ricchezza individuale e colletti-

va, diversa da individuo ad individuo, non solo a causa delle capacità relazionali,

ma anche per effetto di specifici processi strutturali, espressa in beni relazionali

(Ivi).

3.3 L’analisi delle reti sociali

L’analisi delle reti sociali, Social Network Analysis (in seguito indicata con

l’acronimo SNA), è una prospettiva teorica e metodologica che si occupa dello

studio delle reti sociali. Essa presenta due caratteri principali: in primo luogo vei-

cola l’idea in base alla quale la società può essere considerata come un intreccio

complesso di relazioni sociali variamente strutturate, ed è proprio questo intreccio

nel suo complesso a costituire il focus centrale dell’analisi. Ogni fenomeno socia-

le può essere letto in termini relazionali e strutturali: la condizione è che la struttu-

ra del fenomeno possa essere espressa in termini di attori sociali e di interconnes-

sioni di varia natura tra quegli stessi attori.

In secondo luogo, la SNA si basa su metodi scientifici, ovvero su metodi e tec-

niche di natura matematica e informatica con rigorosi processi di verifica e di va-

lidazione. Questo approccio scientifico nasce e si sviluppa dalla confluenza di due

principali filoni di ricerca: il primo è rappresentato dalla scuola antropologica di

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Manchester formata, a partire dagli anni Quaranta, da un gruppo di ricercatori (C.

Mitchell, J. Barnes, E. Bott, V. Turner), con un’attenzione preponderante rivolta

alla processualità in situazione. Il secondo filone di pensiero, l’analisi strutturale

americana, si sviluppa a partire dagli anni Settanta ad Harvard ad opera di un

gruppo di studiosi (tra i quali J.Scott, H. White, M. Granovetter) e si caratterizza

per l’interesse prioritario rivolto alla forma delle reti più che al loro contenuto, ri-

prendendo gli studi di Simmel20.

Secondo gli esponenti di quest’ultimo filone di ricerca, la forma delle relazioni

sociali determina ampiamente i loro contenuti, il comportamento individuale è in-

terpretato in termini di vincoli strutturali sulle azioni piuttosto che in termini di

forze interne che agiscono a partire dall’attore e si sostanzia in un forte rigore ma-

tematico e in un’elevata sofisticazione delle tecniche di analisi (Piselli 1995, p.

XIV e ss.).

Attraverso i contributi della scuola di Harvard si consolida l’apparato tecnico

della network analysis. Il gruppo di Harvard elabora i concetti matematici

dell’analisi strutturale, tanto che l’impostazione può essere definita a tutti gli ef-

fetti di sociologia matematica in quanto l’obiettivo è quello di modellizzare strut-

ture sociali dotate di differenti proprietà, partendo dalla teoria matematica dei gra-

fi e dall’utilizzo dell’algebra delle matrici. Con l’interpretazione del gruppo di

Harvard, l’elemento fortemente unificante dei diversi contributi diviene dunque il

metodo della network analysis in quanto tale. Proprio per questo aspetto di accen-

20 Georg Simmel (Berlino 1858 – Strasburgo 1918), filosofo e sociologo studia le formedell'interazione più di quanto queste incidano effettivamente. Sostiene in pratica che i sociologinon possono spiegare il perché di un'azione, perché l'azione è legata alla spontaneità individuale,ma possono analizzare le forme che l'azione può assumere. Analizza gli effetti sociali della mo-dernizzazione e nella sua opera troviamo riferimento ai tre temi fondamentali a) della dimensione,b) della divisione del lavoro e c) del denaro-razion alità.

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tuazione della tecnica la SNA è divenuta oggetto di discussione in riferimento alla

sua stessa natura: si parla di una teoria, di un nuovo paradigma, di una delle cor-

renti più promettenti della ricerca sociologica, di uno stile teorico, o solo di una

tecnica in cerca di una teoria (Aa.Vv. 2011).

Gli sviluppi di questi ultimi anni, sebbene non abbiano dato soluzione al di-

lemma, hanno certamente delineato un rapporto più stretto tra strumenti metodo-

logici e quadro di riferimento teorico. La SNA si fa portatrice di una nuova pro-

spettiva teorica che accentua una particolare dimensione della realtà sociale: quel-

la della sua struttura reticolare e dell’insieme complesso di interdipendenze e in-

terconnessioni.

3.4 Dalla Social Network Analysis alla Sentiment Analysis

Agli inizi del millennio, come naturale evoluzione della network analysis,

tant’è che ancora oggi se ne riescono a distinguere i confini con difficoltà, nasce la

SA che pone le sue fondamenta sull’assunto che alla base della prospettiva teori-

co-metodologica delle social network c’è il riconoscimento che il motore causale

di ciò che gli attori fanno, credono o sentono, risiede nei modelli di relazione tra

gli attori stessi, colti in un determinato contesto e in riferimento ad una finestra

temporale ben identificabile.

Lo studio del funzionamento di tale motore causale richiede l’analisi di come

gli attori sono connessi gli uni con gli altri nella specifica situazione studiata e in

un determinato momento.

L’unità di base quindi non è il soggetto preso singolarmente ma è costituita dal

legame tra i soggetti, definito individuando la coppia di individui tra i quali si sta-

bilisce la relazione. I dati relazionali hanno una natura profondamente diversa dai

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dati attributo che caratterizzano il singolo nodo della rete. Questa diversità risiede

non soltanto nella forma e nella modalità di costruzione, ma soprattutto nella loro

natura e nel ruolo giocato all’interno dei modelli descrittivi ed esplicativi. In altre

parole, nella prospettiva di Rete, certi attributi esistono solo perché esiste la Rete

stessa: la struttura delle relazioni è quindi considerata responsabile del fatto che

certi attributi acquistano significato sociale e, al contempo, contribuiscono a diffe-

renziare, comportamenti, credenze, e atteggiamenti degli attori che vi partecipano

(Freeman, 2000).

La SA, sebbene non abbia ancora conseguito uno statuto epistemologico defi-

nito, costituisce una prospettiva teorica affidabile e coerente strettamente collegata

con una metodologia di ricerca pertinente e distinta dalle metodologie di tipo con-

venzionale. Facendo propri i metodi dell’indagine complessa dei sistemi sociali

aperti, la SA fornisce gli strumenti necessari a descrivere le finalità di una social

network, ma anche e soprattutto a capirne la sua ragione di essere, e a predirne il

più probabile dei comportamenti possibili.

L’enfasi posta sulle relazioni differenzia l’approccio basato sulle relazioni (re-

ticolare) da quello della ricerca tradizionale che viceversa privilegia gli aspetti at-

tributivi degli attori sociali coinvolti21. Questa enfasi sulla struttura generata dalle

molteplici relazioni nelle quali le unità di osservazione sono coinvolte, comporta

l’impossibilità di trattare gli attori di un campione come osservazioni indipenden-

ti, precludendo così l’uso di tecniche statistiche convenzionali di stima parametri-

ca. Le caratteristiche dei singoli individui, come per esempio le differenze in base

21 Come evidenziato da P.M. Buscema (1999) con il modello MQ utilizzato inizialmente peranalizzare la quantità della comunicazione nei piccoli gruppi (famiglia, lavoro, ecc…) per poi es-sere esteso alle reti sociali.

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al sesso, all’età sono indicatori imperfetti di variabili strutturali (Burt, 2010). Bi-

sogna comunque fare presente che l’utilizzo dei dati relazionali in un disegno di

ricerca di tipo strutturale non esclude la raccolta di dati attributo, anzi la presenza

di questi dati è necessaria per vedere in che modo interagiscono reciprocamente

nei modelli causali e per effettuare una prima analisi di statistica convenzionale

che poi indirizzerà gli approfondimenti di natura più complessa.

La SA può ormai contare sull’applicazione di tecniche consolidate cui ha cer-

tamente contribuito la diffusione di software per l’elaborazione e l’analisi dei dati.

L’applicazione di algoritmi e di procedure in campi sempre più vasti, ha favorito

la nascita e la diffusione di contributi e studi molto variegati e specializzati pro-

prio in virtù della loro applicazione ad un ventaglio molto vasto di fenomeni e

processi che si sostanziano all’interno delle reti sociali.

3.5 Contributo della Sentiment Analysis al dibattito sociologico

Tecnologie e metodi di ricerca fondati sul trattamento informatico di grosse

quantità di dati, a cui si aggiungono anche comportamenti e atteggiamenti che so-

no sempre più spesso rintracciabili nei testi che circolano sul web, fanno della SA

lo strumento privilegiato di analisi delle social network. Secondo le statistiche,

ogni giorno gli internauti italiani passano sui social network in media almeno

un’ora22. Si tratta di una comunità di 24 milioni di persone che nel nostro paese,

seppur afflitto dal digital divide e paurosamente indietro rispetto ad altre nazioni,

accede alla Rete e la metà delle quali frequenta social network, che nel 75% dei

casi ha un’età compresa tra 18 e 34 anni: il futuro della nostra società. Una società

22 Fonte: ISTAT – archivio 2011 - Periodo dei dati: Anno 2011 – Data di pubblicazione dei da-ti: martedì 20 dicembre 2011.

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online che sta mutando velocemente, sia in termini qualitativi, sia quantitativi, an-

che con l’entrata in scena degli User Generated Content, vale a dire quei contenu-

ti che vengono prodotti dal basso, dagli utenti stessi della Rete, che sono la nuova

ricchezza del web e che nello stesso tempo, pongono nuove problematiche in ter-

mini di qualità, quantità, affidabilità e di migrazione del pubblico dai media tradi-

zionali alle nuove piattaforme di comunicazione. Un processo variegato che coin-

volge più livelli del mondo dei media, compresa la pubblicità (da cui ha avuto

origine la SA), in costante calo su giornali e tv e in crescita sui nuovi mezzi di

comunicazione della Rete. Fenomeno, ovviamente non solo italiano ma mondiale

e soprattutto americano dove, per esempio, in riferimento all’ultima campagna

elettorale per la scelta del presidente, si era scritto che: è ormai evidente che è sul

web che si giocherà la partita delle prossime elezioni presidenziali (Metaxas e

Mustafaraj 2011, pp. 472-473).

Attraverso la SA si è oggi in grado di monitorare le reti sociali e di raccogliere

molti dati intorno alle opinioni e alle idee espresse dagli utenti, nonché relativi ai

loro atteggiamenti. Inoltre, è possibile la ricerca di nuove regole comportamentali

a partire da ciò che si scrive su blog, newsgroup, forum, e social network. Il pro-

cesso è ovviamente in itinere e anche se gli strumenti della SA non sono ancora

ben delineati e definitivi, i risultati finora ottenuti sono molto più che promettenti.

Infatti, i principi di base sono chiari e solidi: il web ha di per sé una natura sociale,

perché fatto di link che collegano individui e informazioni in continuo scorrimen-

to. Il numero di tali link determina il successo e la popolarità di un’iniziativa. Una

popolarità che va modellata, perché si è potuto constatare che più si hanno amici e

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più si ha la possibilità di aumentare a dismisura la propria popolarità, in termini di

nuove amicizie, sul modello economico del Rich get richer23.

Un ulteriore esempio della validità delle nuove tecniche di analisi matematiche

della SA applicate alla sociologia è rappresentato dall’applicabilità della teoria dei

sei gradi di separazione. Questa teoria, fino a qualche anno fa considerata

un’ipotesi, secondo cui qualunque persona può essere collegata a qualunque altra

persona attraverso una catena di conoscenze con non più di cinque intermediari,

ora è dimostrata come modello di riferimento da numerosi programmi di ricerca24.

Basta quindi mettersi in ascolto del web e dell’incessante flusso dei dati per

riuscire a comprendere, attraverso gli strumenti della SA, come e cosa pensiamo e

in che modo agiamo, soprattutto con riferimento al mondo del marketing, anche se

le applicazioni in questo senso possono essere talvolta diverse e fuorvianti. Le

aziende che lavorano sul web e sulle reti sociali stanno cercando il modo più velo-

ce per arrivare a risultati concreti su cui ragionare, perché il marketing relazionale

fino ad ora ha dato solo delle indicazioni di massima, delle suggestioni, più che

dei veri e propri indirizzi su cui poter contare.

23 Modello secondo il quale il ricco diventa sempre più ricco perché ha tutti gli strumenti permantenere ed anzi avanzare il suo status, al contrario del povero che non possiede strumenti emezzi.

24 La teoria dei sei gradi di è stata proposta per la prima volta nel 1929 dallo scrittore unghereseFrigyes Karinthy in un racconto breve intitolato Catene. Nel 1967 il sociologo americano StanleyMilgram trovò un nuovo sistema per testare la teoria, che chiamò "teoria del mondo piccolo". Se-lezionò casualmente un gruppo di americani del Midwest e chiese loro di mandare un pacchetto aun estraneo che abitava nel Massachusetts, a diverse migliaia di chilometri di distanza. Ognuno diessi conosceva il nome del destinatario, la sua occupazione, e la zona in cui risiedeva, ma nonl’indirizzo preciso. Fu quindi chiesto a ciascuno dei partecipanti all ’esperimento di mandare ilproprio pacchetto a una persona da loro conosciuta, che a loro giudizio avesse il maggior numerodi possibilità di conoscere il destinatario finale. Quella persona avrebbe fatto lo stesso, e così viafino a che il pacchetto non venisse personalmente consegnato al destinatario finale. I promotoridello studio si aspettavano che la catena comprendesse perlomeno un centinaio di intermediari,mentre invece, per far arrivare il pacchetto, ci vollero in media solo tra i cinque e i sette passaggi.

Questa teoria è alla base di motori semantici di ricerca come per esempio Google KnowledgeGraph, Google Analitics, Expert System Knowledge Graph, Intelliprint Analitics, Lotus NotesAnalysis, ecc…

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Attraverso la SA si riesce a dare un valore sociale ed economico al modo in cui

gli utenti parlano di un avvenimento o di un brand. Ma anche e soprattutto si rie-

scono a costruire le necessarie barriere di sicurezza sociale e/o nazionale, come

dimostra l’utilizzo della SA da parte di laboratori di ricerca governativi25.

In tempi di rapidi cambiamenti sociali, le dimensioni soggettive di clima, in

particolare quelle relative alla propria sfera del proprio agio, ovvero alle sensa-

zioni di sicurezza e rischio e ai comportamenti di consumo che ne derivano, risul-

tano di interesse crescente, sia nell’ambito delle previsioni economiche e delle

azioni di marketing, sia nell’ambito della ricerca sociale sul consumatore. In tale

contesto, la SA permette di valutare degli indicatori misurabili, quali, per esem-

pio, l’Index of Consumer Sentiment (ICS), in grado di rappresentare

un’acquisizione storica della psicologia dei consumi e, più in generale, della psi-

cologia economica e della sicurezza. L’ICS può essere visto come l’espressione

del grado di ottimismo o di pessimismo economico di una società e si basa

sull’assunto che il clima soggettivo da esso misurato rappresenti un concetto rile-

vante, da un punto di vista pragmatico, per le dinamiche di consumo e per

l’andamento dell’economia in generale. In altre parole, consumatori che percepi-

scono un clima generale positivo tenderebbero a formulare aspettative positive

anche in relazione ad uno specifico prodotto o servizio: sarebbero cioè più pro-

pensi a rischiare e quindi più orientati al consumo. Al contrario, un clima generale

25 A tal proposito esiste una copiosa normativa internazionale, ma anche nazionale, come peresempio, la Legge 155/2005 , il Decreto attuativo Ministero dell ’Interno del 2008 che ha istituito il Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la protezione delle Infrastrutture critiche, la legge124/2007 e la legge 133/2012.

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negativo porterebbe ad aspettative negative, e quindi ad una minor probabilità agli

acquisti26.

La crescita dell’insicurezza sociale rilevabile attraverso la SA pone in rilievo

temi sociologici di più ampia portata che spesso sono trascurati o strumentalmente

non considerati con l’attenzione che meriterebbero. Una prima osservazione ri-

guarda i caratteri stessi della società moderna. La tesi secondo la quale l’avvento

della modernità avrebbe portato alla nascita di un ordine sociale più felice e sicuro

è oggi scossa dall’evidenza pragmatica di un mondo denso di pericoli (Melegari

2006).

Una seconda osservazione riguarda la penuria sociale di sicurezza ontologica,

dalla quale provengono tutte le altre particolari tipologie di preoccupazione, timo-

re e paura. I processi di trasformazione connessi alla modernità, generano in tutti

noi uno stato di continua e profonda insicurezza ontologica. Il senso di paura nutre

nell’inconscio la percezione delle incertezze che fronteggiano l’umanità nel suo

complesso (Warr 1984).

Avere quindi la percezione dell’attuale misura dei suddetti indicatori è di fon-

damentale importanza per il livello politico, quello decisionale e quello esecutivo.

È per questo che gli strumenti della SA, pur non raggiungendo la predizione

assoluta, che ovviamente può essere soltanto funzione non di una valutazione au-

tomatica, ma di una ponderata valutazione umana, diventano sempre più raffinati

e complessi. La necessità di effettuare analisi statistiche non lineari che abbrac-

ciano grandi numeri di variabili hanno permesso a pieno titolo l’affermarsi

26 Michigan Consumer Sentiment Index, pubblicazione mensile dell'Univ ersità del Michiganche pubblica due report sulla fiducia dei consumatori. Il primo è un report preliminare e vienepubblicato di norma il secondo venerdì del mese a cui si riferisce. Il secondo è un report finale eviene pubblicato circa due settimane dopo quello preliminare, d'abitudine l'ultimo venerd ì del me-se. Entrambi i report vengono pubblicati alle ore 10:00 ET (16:00 ora italiana).

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dell’intelligenza artificiale per la costruzione di modelli di data mining sempre più

efficaci e coerenti con il contesto oggetto di analisi.

Le reti neurali artificiali sono alla base anche di uno degli strumenti più utiliz-

zati per effettuare la SA; per esempio, il nuovo motore di ricerca TERRIER, acro-

nimo di TERabyte RetrIEveR, canale open source sviluppato dall’Università di

Glasgow, che assicura l’estrazione dei dati indicizzati attraverso search engine in

modo che questi siano processabili dalle librerie software che eseguono la Latent

Semantic Analysis (LSA). Una piattaforma di ricerca che trova oggi sempre nuo-

ve applicazioni, anche nella convergenza tecnologica tra televisione e Internet

(TV++). Una piattaforma che pone alla base della sua analisi, la semantica dei pe-

riodi e la polisemia delle parole (Melegari 2006).

Uno strumento efficace con cui condurre SA infatti non può prescindere dal ri-

conoscimento e dalla conseguente trattazione di quello che è il significato del con-

testo della frase (semantica) e da quella che è la proprietà di una parola di poter

assumere diversi significati in funzione del contesto (polisemia). Per esempio:

come interpretare la frase sono andato alla stazione e ho preso un espresso?

L’espresso in questione è un treno o un caffè? Anche un’interpretazione umana

avrebbe bisogno di altre informazioni relative al contesto per poter affermare di

avere la risposta. La cosa diventa più semplice in una frase del tipo ho incrociato

Gianni verso le tre. Noi siamo in grado di fornire subito una giusta valutazione

della proposizione, ma uno strumento di SA, ovvero un modello matematico, una

macchina, incontra difficoltà a discernere il se il termine verso indica un tempo,

una direzione, ovvero un nome.

Attualmente la SA può ricorrere a strumenti in grado di avere una loro ontolo-

gia e una loro semantica. Si tratta di una vera e propria struttura sintattica, ripro-

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dotta attraverso l’intelligenza artificiale, con un suo linguaggio e con dei costrutti

che vanno oltre la grammatica in grado di interpretare anche la polisemia, in fun-

zione del contesto dell’analisi. La tecnica prende forma e attuazione dagli stessi

paradigmi che hanno permesso l’evoluzione del cosiddetto WEB 2.0 o semantico,

e che concorrono alla realizzazione del WEB 3.0 dove l’interpretazione dei testi si

integrerà con quella dei contenuti multimediali (Melegari e Buscema 2011).

È questa per la SA una nuova sfida: quella di poter fornire degli strumenti in

grado di estrarre l’informazione, il sentiment, anche da un video o da una conver-

sazione registrata.

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Considerazioni finali

Con il presente lavoro abbiamo sostenuto che le reti sociali, anche se immerse

in fattori tecnologici, sviluppano cultura ed è con questa chiave di lettura che le

abbiamo analizzate. A fronte di questa ipotesi, il focus si è concentrato sia

sull’osservazione dei comportamenti del singolo individuo e della struttura sociale

a cui appartiene, sia sulle relazioni e le modalità di attuazione delle stesse. Infatti

queste diventano lo specchio di come gli individui esprimono la loro visione su sé

stessi e sul mondo che li circonda, soprattutto riguardo alle forme simboliche qua-

li arti, miti, cultura, educazione, e tutte quelle espressioni che costituiscono il

campo di applicazione del contemporaneo dibattito sociologico.

Complessivamente nel nostro trattato abbiamo cercato di cogliere quegli aspetti

della SA che ci permettessero di utilizzarla come lo strumento di interpretazione

delle complesse relazioni sociali nella Rete.

In questo percorso graduale, nel primo capitolo abbiamo verificato come la so-

ciologia intesa come sistema sociale aperto, in grado di autoregolarsi, presenta

quelle caratteristiche della complessità che meglio sono state espresse nel secondo

capitolo nell’analisi degli approcci sociologici alla complessità degli autori Morin,

Bateson e Luhmann.

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I risultati, per quanto promettenti, hanno evidenziato la difficoltà di applicare

in ambito sociologico dei paradigmi propri delle scienze di osservazione della na-

tura. Ma l’avvento di Internet, lo sviluppo smisurato delle reti sociali e delle po-

tenzialità elaborative dei computer hanno fatto nascere una necessità di analisi

delle nuove forme di comunicazione prima inesistenti. Oggigiorno viaggia in Rete

un numero considerevole di informazioni che vanno a rideterminare i ruoli e i ca-

nali della comunicazione. Questa infatti si svolge tra soggetti tra di loro in rela-

zione (virtuale) che pur non conoscendosi condividono aspetti emozionali e/o sen-

timentali della loro vita. Aspetti che sono stati trattati nel terzo capitolo in cui si è

introdotta la SA come strumento più adatto all’interpretazione del sentimento in

Rete. Il processo è funzionale alla comprensione del contenuto della comunica-

zione, e in caso di successo consente di raggiungere tre dimensioni distinte, ma

strettamente correlate, della conoscenza:

1. quella intesa come un apprendimento di primo livello attraverso l’accesso

alle informazioni; di utilizzo utilitaristico (fammi vedere cosa la gente

pensa di quest’hotel, o di quel libro, …),

2. quella intesa come approfondimento cognitivo attraverso l’uso di modelli

in grado di categorizzare e di generalizzare quanto appreso; di utilizzo

strumentale (non inventiamoci l’acqua calda, fammi vedere cosa già esiste

su questo tema),

3. quella di supporto alle decisioni, di natura squisitamente strategica.

Queste tre dimensioni, facilmente riconducibili sia all’interno delle relazioni tra

i ruoli sociali, sia all’interno di quelle con le istituzioni sociali, dove il singolo in-

dividuo è chiamato a rispondere con le competenze e le responsabilità che il ruolo

gli attribuisce, diventano un paradigma ineludibile per una ricerca sociologica che

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non si può permettere di viaggiare ad una velocità più bassa di quella della comu-

nicazione e della capacità relazionale che la nuova tecnologia permette.

Onde evitare facili entusiasmi, vanno tenute presenti delle criticità, che però

devono diventare stimoli di crescita e di ricerca interdisciplinare. È il caso

dell’interpretazione semantica del testo che non sempre è raggiungibile attraverso

automatismi, soprattutto quando nella comunicazione esistono aspetti di metafora,

di ironia e polisemia.

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