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Dipartimento Impresa e Management Cattedra di Finanza Aziendale Avanzato Export Credit Agencies: strumenti e forme di supporto alla finanza d’impresa nei processi di internazionalizzazione RELATORE CANDIDATO Prof. Ernesto Monti Flavio Quattrucci Matricola 653131 CORRELATORE Prof. Marco Vulpiani ANNO ACCADEMICO 2013 - 2014 1

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Dipartimento Impresa e Management Cattedra di Finanza Aziendale Avanzato

Export Credit Agencies:strumenti e forme di supporto alla finanza

d’impresa nei processi di internazionalizzazione

RELATORE CANDIDATO Prof. Ernesto Monti Flavio Quattrucci Matricola 653131

CORRELATOREProf. Marco Vulpiani

ANNO ACCADEMICO 2013 - 2014

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INDICE

Introduzione..................................................................................................................4

Capitolo 1: Export Credit Agency: definizioni ed inquadramento normativo.................7

1.1 ECA: Player fondamentali nello sviluppo del commercio e degli investimenti internazionali.................................................................................................................7

1.2 Framework legislativo delle ECAs: legislazione internazionale, comunitaria e nazionale......................................................................................................................32

Capitolo 2. I principali strumenti offerti dalle ECA e loro caratteristiche tecnico-finanziarie....................................................................................................................41

2.1 Credito all’esportazione e project finance.............................................................41

2.2 Protezione degli investimenti diretti all’estero: Political Risk Insurance...............53

2.3 Le garanzie finanziarie...........................................................................................55

2.4 Assicurazione del Credito......................................................................................58

2.5 Cauzioni e rischi ....................................................................................................60

2.6 Il Factoring.............................................................................................................65

2.7 Strumenti di finanza agevolata come ulteriore fonte di supporto all’internazionalizzazione.............................................................................................70

Capitolo 3. Benchmark tra i diversi players .................................................................75

3.1 Le ECAs nel mondo................................................................................................76

3.2 Benchmark.............................................................................................................85

3.2 Conclusioni............................................................................................................92

Capitolo 4: Case Study - “Export Banca” ......................................................................94

4.1 L’importanza del supporto bancario per lo sviluppo dell’export e dei processi di internazionalizzazione..................................................................................................96

4.2 Il ruolo di CDP all’interno del “polo finanziario per l’internazionalizzazione”........97

4.3 Aspetti normativi e tecnici del sistema “Export Banca”........................................100

4.4 Un caso pratico: il finanziamento al gruppo Maccaferri ....................................108

Nell’ottobre del 2013 il gruppo Maccaferri ha ottenuto, nell’ambito del sistema “Export Banca”, un finanziamento di circa 36 milioni di Euro per lo sviluppo delle attività internazionali del gruppo industriale italiano. La Maccaferri ha una lunga tradizione nel panorama industriale italiano: ha oltre un secolo di operatività, con attività ben diversificate ed una presenza internazionale di rilievo. Il gruppo fornisce prodotti, servizi e tecnologia a mercati presenti in tutto il mondo, con una presenza focalizzata in varie aree di business che spaziano dal settore ambientale a quello energetico a quello alimentare e biotecnologico. .....................................................108

Nel 2012 la Maccaferri ha presentato un fatturato consolidato di circa 1.366 milioni di Euro, dei quali più della metà realizzati all’estero, con circa 4.700 dipendenti dislocati in 53 stabilimenti industriali, di cui 18 in Italia, 9 in Europa, 4 in Nord America, 10 in

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Centro e Sud America, 1 in Africa, 11 in Asia. Il finanziamento ottenuto riguarda lo sviluppo di alcune attività estere del Gruppo, detenute tramite la holding SECI Spa e relative ai settori dell’ingegneria ambientale, dell’energia e dell’agroindustria. Nell’ambito del finanziamento, una linea di credito da 25 milioni di euro è erogata da CDP con garanzia SACE al 100%, mentre i restanti 11 milioni di euro sono forniti da BNL Gruppo BNP Paribas, per un importo totale di 36 milioni di Euro.......................108

Lo schema seguito da questa operazione ricalca le modalità operative definite: la maggior parte del finanziamento (25 milioni di Euro) è stata erogata dalla CDP, che ha agito quindi come direct lender, mentre la rimanenza è stata versata dalla BNL, banca aderente all’iniziativa, tutto coperto da garanzia SACE. Il tasso concordato è di tipo variabile, con una restituzione del prestito variabile tra 5 e 20 anni..........................109

Capitolo 5: Conclusioni ..............................................................................................110

Indice figure...............................................................................................................117

Bibliografia................................................................................................................119

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Introduzione

Lo scopo di questo lavoro è quello di fornire un quadro quanto più possibile

completo ed aggiornato delle ECAs (Export Credit Agencies – Agenzie di Credito

all’Esportazione), istituzioni che possono essere di natura sia privata che

governativa (in alcuni casi, anche a partecipazione mista), che operano come

intermediari tra i governi nazionali e le aziende esportatrici per supportare e

incentivare al meglio l’export delle imprese nazionali. Diversi possono essere i

benefici apportati da queste agenzie: a titolo di esempio, si può considerare come

in Italia, in presenza di uno scenario economico in cui il sistema bancario è ancora

poco propenso ad erogare finanziamenti alle imprese, il ruolo del merito creditizio

assume un importante rilievo. L’export e, più in generale, le operazioni di

internazionalizzazione, rappresentano in effetti importanti modalità di

miglioramento del merito creditizio delle imprese, favorendo quest’ultime

nell’accesso al credito. Inoltre, in quanto istituzioni preposte a favorire gli scambi

commerciali internazionali e gli investimenti all’estero, le export credit agencies,

facilitando le operazioni di esportazione delle imprese, hanno un forte impatto

sulle economie nazionali, migliorando la bilancia dei pagamenti del proprio paese.

Le ECAs rappresentano uno degli aspetti, a mio parere assolutamente prioritario,

delle politiche di sviluppo industriali di un paese; la crescita economica dipende

soprattutto dalle produzioni di beni e servizi che, se di qualità, non possono

rimanere limitati alla regione od alla nazione che li produce. La fornitura di questi

beni o servizi ad altre nazioni può essere un fattore di crescita importante ma per

farlo occorre superare una serie di barriere.

Tali forme di impedimento possono avere diversa natura: la possibilità di

esportare un bene o servizio dipenderà da vincoli di tipo normativi, dalla presenza

e dall’entità dei dazi doganali, dal livello delle infrastrutture, dalla cultura locale

ecc.

Storicamente, per vedere come fin dall’antichità si sia cercato il modo di superare

le principali barriere ad un commercio effettuato fuori dai confini del proprio

paese, si può riportare l’esempio degli antichi mercanti fenici che, mediante il

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commercio della porpora, del vetro e dei metalli, riuscirono a divenire uno dei più

grandi popoli in termini di commercio internazionale. Questi commercianti, che

su piccole imbarcazioni si avventuravano in tutto il Mar Mediterraneo e

probabilmente anche nell’ Atlantico, lungo le coste africane ed iberiche, per

superare la barriera logistica creata dalla lontananza dei mercati di sbocco,

fondarono dei piccoli empori, dove effettuare gli scambi di merci, che diventarono

via via delle vere e proprie colonie. Oppure, per quello che riguarda gli scambi

finanziari internazionali, si potrebbe riportare l’esempio della creazione da parte

dei banchieri fiorentini del Rinascimento, di una rete relazionale con banchieri di

altri Paesi in grado di procurare moneta locale a mercanti e viaggiatori con la

presentazione di una “lettera di credito”, per evitare i rischi connessi al trasporto

di valuta o di oro in contrade afflitte da banditismo.

Si ricordi inoltre come il commercio estero abbia stimolato le grandi esplorazioni.

Basti pensare ai lunghissimi viaggi dei mercanti medioevali sulla via della seta e

delle spezie orientali o alla stessa scoperta dell’America, dovuta ad un tentativo di

accorciare i tempi del commercio con i Paesi dell’Oriente.

Naturalmente non ci sono solo luci nello sviluppo del commercio internazionale:

non sono pochi gli esempi delle guerre provocate da interessi commerciali

contrastanti tra due o più nazioni, che ai giorni nostri (guerre medio-orientali per il

controllo delle fonti di approvvigionamento energetico) continuano a funestare il

percorso di sviluppo dell’umanità.

Lo scopo delle ECAs è quindi quello, con normative e regole armonizzate per

tutti, di facilitare il commercio internazionale e creare, sotto un certo aspetto,

maggiore prosperità in un auspicato clima di pacifica cooperazione, anche se pur

sempre in concorrenza gli uni con gli altri.

In questo elaborato, si è cercato di tracciare nel primo capitolo una descrizione

esaustiva delle ECAs e del loro ruolo nel mondo del commercio internazionale,

anche attraverso le diverse normative nazionali che le contraddistinguono nei vari

compiti ed i framework di regole internazionali entro i quali sono tenute ad

operare. Nella parte centrale del lavoro si descrivono i vari strumenti operativi e

competenze che queste agenzie hanno sviluppato in un arco temporale di diversi

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decenni, basati sull’ esperienza maturata da ciascuna di esse nello sviluppo dei

progetti realizzati.

Il lavoro non poteva non effettuare le necessarie comparazioni tra le principali

ECAs nel mondo; una particolare rilevanza è stata data alla SACE, l’Agenzia di

Credito all’Esportazione del governo Italiano, che supporta ed incentiva migliaia

di aziende italiane nelle loro vendite all’estero, attività complessivamente indicate

con la denominazione “Made in Italy” che, come un vero e proprio brand, viene

universalmente riconosciuto ed apprezzato per la qualità offerta. E’ pur vero che

in questi due ultimi decadi si è incominciato a parlare sempre di più del “Made by

Italy”, considerato che nel prodotto finito, a causa principalmente della

globalizzazione e della delocalizzazione delle produzioni, sono incorporati diversi

componenti fabbricati in altri paesi. Ovviamente il prodotto finito è in realtà un

“melting pot” di semilavorati od accessori prodotti all’estero ed assemblati in

Italia; la SACE, che in passato dimostrava una certa chiusura nel supportare le

esportazioni di prodotti non interamente fabbricati in Italia, in questi ultimi anni

ha invece mostrato una inversione di tendenza.

Per concludere, vorrei utilizzare queste parole, scritte da Costantino Bresciani

Turroni, economista italiano e ministro del commercio con l’estero nel 1954, con

le quali auspicava nei primi anni ‘60 un accordo di regolamentazione delle ECAs

: «I sincerely hope..…that goverments of Europe……agree to abolish excessive

export facilitations, thus putting an end to what is after all an absurd competition,

the purpose of which appears to be to see who can make the most generous

presents to foreign customers. If this agreement can be reached, a great deal will

already have been done to achieve the economic peace which, together with

political peace, is the ardent desire of the Italian people and Government»

(articolo di C.B. Turroni, 2011)

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Capitolo 1: Export Credit Agency: definizioni ed

inquadramento normativo

1.1 ECA: Player fondamentali nello sviluppo del commercio e degli

investimenti internazionali

In un mondo globale in cui i trasporti sono sempre più rapidi ed efficienti e le reti

di comunicazione hanno abbattuto ogni barriera nazionale, i mercati delle varie

nazioni sono divenuti sempre più accessibili ad aziende straniere in cerca di nuove

opportunità di crescita. Al contrario, è divenuto più difficile per le società operanti

esclusivamente nei mercati nazionali mantenere le proprie quote di vendita.

Queste difficoltà hanno comportato un riposizionamento di tali aziende, che per

necessità hanno dovuto, o dovranno per forza di cose, avviare sia un processo di

miglioramento qualitativo dei propri servizi/prodotti, sia organizzarsi a loro volta

per assumere un ruolo internazionale ed essere in grado di competere ad armi pari

su tutti i fronti, compreso quello domestico.

L’internazionalizzazione è dunque una scelta strategica necessaria per le imprese

che vogliono puntare ad obiettivi di crescita; è inoltre, assieme all’innovazione ed

alla qualità, tra le prime soluzioni che una società possa porre in essere rispetto

alle sfide sempre più impegnative date dal contesto competitivo globale. Collocare

un azienda, soprattutto se PMI, su uno o più mercati esteri è una attività

complessa che genera rischi e difficoltà dello stesso tenore di quelli riscontrabili

nella partenza da zero di una nuova attività industriale. E’ necessaria quindi un

attenta pianificazione, che tenga fortemente in conto il ruolo dei dipartimenti di

risk management per una analisi puntuale dei rischi legati ai processi di

internazionalizzazione ed alle metodologie più opportune ed efficaci per la loro

copertura.

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I principali rischi legati all’ internazionalizzazione possono essere brevemente

riassunti in:

• Rischio commerciale. È il rischio connesso ad alcuni fattori dell’attività

d’impresa come ad esempio l'andamento della domanda sui mercati

internazionali, che può essere legato, come ad esempio nei Paesi

caratterizzati dai maggiori tassi di crescita, ad elevati livelli di

indeterminatezza e di volatilità. Ciò può innescare, rapidamente, fenomeni

di contrazione della domanda.

• Rischio operativo. Sono i rischi che, legati all’attività propria

dell’impresa o a fattori di natura esogena, sono causati dall’ iniziale

insufficiente conoscenza del mercato, della concorrenza, della propria

organizzazione, della logistica, dei canali distributivi, ecc. oltre che dalla

posizione di iniziale handicap che l’impresa si trova ad avere nella fase

iniziale.

• Rischio di cambio. L’azienda, quando stipula un contratto con un cliente,

stabilisce condizioni e prezzi in determinate valute che vengono stabiliti e

concordati in quel particolare momento. Se dovessero verificarsi ritardi nei

pagamenti, l’impresa potrebbe trovarsi a fronteggiare rischi connessi a

svalutazioni o perdite di valore della moneta stabilita come base dei

pagamenti. Si pensi a ritardi di pagamenti in Paesi con inflazione superiore

di un ordine di grandezza (15-40%) a quella della zona Euro.

• Rischio paese. Una qualsiasi impresa operante all'estero è soggetta alle

leggi del paese straniero. Se la stabilità politica, sociale ed economica del

paese non è sicura, l’azienda si espone a rischi legati al repentino

cambiamento delle condizioni e delle regole del mercato in cui opera. Ad

esempio, se in Europa, in Nord America, in Australia ed in Giappone ed in

pochi altri Paesi la possibilità di drastici mutamenti dei governi in campo

economico è ormai molto limitata, non si può dire lo stesso per la gran

parte dei Paesi emergenti (America latina, Cina, Sud Est Asiatico ecc.), nei

quali leggi protezionistiche improvvise, crisi politiche o sociali, revisioni

dei dazi, svalutazione della moneta, sono estremamente verosimili.

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Sul fenomeno dell’internazionalizzazione sono state sviluppate diverse teorie

scientifiche, ma cercare di definire qualcosa che cambia continuamente nel tempo

in funzione delle variabili economiche e dei mercati è abbastanza arduo. Negli

ultimi decenni, in particolare, le condizioni dell’internazionalizzazione hanno

subito dei profondi cambiamenti portando gli studiosi a discorrere di un nuovo

paradigma della concorrenza internazionale. Nel vecchio pattern, la produzione

risultava integrata verticalmente, concentrata geograficamente con scambi che

avvenivano nella maggior parte dei casi tra beni di tipo finale. Invece nel nuovo

paradigma, (Fig.1) molti dei processi produttivi risultano sempre più frammentati

e dislocati geograficamente.

Figura 1 : Vecchio e nuovo paradigma della competizione fonte: Baldwin (2006)

Il c.d. great unbundling dei processi produttivi comporta un livello crescente di

importanza delle funzioni logistiche, strategiche e di pianificazione al fine di

mantenere un livello ottimale di efficienza. Si sviluppano così le c.d. Global

Value Chain (catene globali del valore) portando quindi ad un aumento del rilievo

dei beni intermedi. In uno scenario che vede il fenomeno

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dell’internazionalizzazione incrementare il suo livello di complessità1, dove

l’export rappresenta solo uno dei tanti aspetti, bisogna quindi considerare la

necessità di avere politiche di supporto adeguate che possano sostenere le imprese

nei processi di internazionalizzazione.

Le Export credit agencies (ECAs), risultano quindi essere i maggiori player nello

sviluppo del commercio internazionale e degli investimenti, fornendo alle imprese

sostegno soprattutto per le transazioni su larga scala.

Le ECAs possono essere definite come “enti privati o semi-governativi che

svolgono un'attività di intermediazione tra i governi nazionali e gli esportatori,

con la finalità di favorire le esportazioni da e verso il determinato paese di cui

sono rappresentanti.”2

Queste agenzie di credito, pilastri fondamentali nelle politiche a sostegno

dell'esportazione di ogni nazione, forniscono tre funzioni di base. In primo luogo,

aiutano gli esportatori a competere con la concorrenza internazionale mediante

strumenti di copertura dei rischi sulle operazioni aziendali effettuate all’estero. In

secondo luogo, le ECAs possono erogare finanziamenti anche quando gli istituti

di credito privati non possono o non vogliono finanziare tali vendite

all'esportazione, in particolar modo quando i rischi connessi sono elevati. In terzo

luogo, e forse con la loro funzione più importante, le ECA possono assumere

rischi ben superiori a quelli che possono essere accettati da finanziatori privati. In

realtà le ECA non competono con le istituzioni finanziarie private. Al contrario,

esse migliorano la capacità degli istituti di credito del loro paese di competere a

livello internazionale. Va inoltre notato che non offrono assistenza allo sviluppo

in altri Paesi; altre agenzie in genere svolgono questo ruolo.

Nel mondo, le circa 100 agenzie di credito all'esportazione ufficialmente

riconosciute condividono caratteristiche comuni nei loro processi applicativi, nei

criteri di ammissibilità al finanziamento, nelle classificazioni di rischio, nei

1Si consideri, ad esempio, tutte le declinazioni degli Investimenti Diretti Esteri (IDE), il loro crescente livello di

complessità ed il ruolo che essi giocano nei processi di internazionalizzazione. Per approfondimenti si veda Caroli M. (Gennaio 2012) Gestione delle imprese internazionali (2 ed.) McGraw-Hill

2 Sbrana F., Portare l'Italia nel mondo. L'IMI e il credito all'esportazione 1950-1991, Il Mulino, 2006

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termini ed in prima approssimazione, anche nei prezzi. Esse hanno anche

sostanzialmente la stessa missione: aumentare l'occupazione di un paese

attraverso le esportazioni, non mettendosi assolutamente in competizione con il

settore privato. Le somiglianze tra le ECA sono il risultato di una comune buona

pratica commerciale, così come del fare tutte riferimento ad un trattato

internazionale firmato dalla maggior parte dei governi e conosciuto come

l'accordo OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico).

Questa ultima è l'organizzazione attraverso la quale sono promulgate le normative

relative alle agenzie ufficiali di credito. Generalmente le ECA sono accessibili

tramite gli istituti bancari della nazione, dove le rispettive divisioni internazionali

in genere hanno una persona o un team specializzato nel loro impiego, anche se,

sempre più spesso, le ECA lavorano direttamente con gli esportatori o tramite

consulenti o avvocati specializzati. Ciò è particolarmente vero negli Stati Uniti,

dove l'intermediazione finanziaria tende ad essere più frammentata e non più di

pertinenza esclusiva degli istituti bancari. Come esempio, la Ex-Im Bank

statunitense permette alle aziende di ottenere impegni preliminari di

finanziamento direttamente senza alcun coinvolgimento di un istituto finanziario.

L’obiettivo primario delle ECA è quindi quello di promuovere l’esportazione e gli

investimenti esteri dei Paesi che rappresentano, fornendo strumenti di supporto

alle imprese che sono alla ricerca di opportunità di business in mercati stranieri, in

particolare verso Paesi in via di sviluppo (PVS) e mercati emergenti.

Le principali attività3 delle ECAs sono quindi relative a fornire:

• Credito all’esportazione, nella sua duplice forma del credito acquirente e

del credito fornitore, a favore di esportazioni di beni e servizi;

• Assicurazione degli investimenti, a copertura dei rischi di natura politica

e creditizia connessi ad investimenti esteri4;

3 Per una trattazione più ampia si veda il cap.24 “Il rischio politico viene anche definito "rischio paese" e consiste nell'eventualità che un determinato paese si trovi in condizioni tali da non poter onorare gli impegni finanziari assunti dai propri residenti nei confronti di soggetti non residenti a causa di una mancanza di risorse o per qualsiasi altro motivo (guerre, insurrezioni, catastrofi naturali, ecc.).” (http://www.itint.gov.it/ice/cda/templates/valutazione4_restyle.jsp)

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• Garanzie Finanziarie, su finanziamenti a favore delle imprese

domestiche interessate in progetti di internazionalizzazione oppure a

supporto sia dell’attività di export sia per sostenere investimenti in settori

ritenuti strategici per la nazione.

Con il passare degli anni e all’aumentare delle competenze di tali players, i

prodotti a supporto delle imprese domestiche e gli ambiti di intervento delle

export credit agencies hanno registrato una importante crescita dovuta, molto

probabilmente, alle armonizzazione delle normative nazionali portate a livello

internazionale per favorire la collaborazione tra le varie ECAs e,

contemporaneamente, far crescere sia quantitativamente che qualitativamente gli

strumenti di trade finance.

Quest’ultimo può essere inteso come l’insieme di tutti quegli strumenti nati per

finanziare il commercio internazionale. Il trade finance include tutte le attività

come i prestiti, le lettere di credito, il factoring, l’export credit e le assicurazioni.

Oltre le figure principali dell’esportatore e dell’importatore, altri soggetti

prendono parte a queste attività, come ad esempio l’Export Credit Agency, le

banche ed altri enti che erogano servizi ancillari. Il trade finance riveste ai giorni

nostri un ruolo di importanza fondamentale per l’economia globale: infatti uno

studio del World Trade Organization (WTO) stima che dall’ 80 al 90% del

commercio mondiale si basi su questa tecnica5.

Nonostante il commercio internazionale esista da secoli, il trade finance si è

sviluppato come tecnica con il fine di semplificarlo. L’ ampio utilizzo di questa

tecnica ha per certo contribuito in modo sostanziale negli ultimi decenni alla

crescita registrata in termini di transazione commerciali a livello internazionale.

Nella sua forma più semplice il trade finance rappresenta un punto di incontro e di

equilibrio tra i bisogni divergenti dell’esportatore e dell’importatore; l’esportatore

avrebbe tutto l’interesse ad essere pagato in anticipo dall’importatore rispetto alla

spedizione di una fornitura, mentre il rischio dell’importatore è che l’esportatore

incassi il prezzo pattuito e non spedisca la merce. D’altro canto, se l’esportatore

dilazionasse il pagamento, si esporrebbe al rischio di credito ovvero alla

5 http://www.wto.org/english/thewto_e/coher_e/challenges_e.htm

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possibilità che in maniera completamente autonoma l’importatore potrebbe non

pagare la fornitura o pagarla in modo avulso da quanto stabilito contrattualmente.

Nonostante la presenza di soluzioni per la salvaguardia degli interessi di entrambe

le parti come la lettera di credito, il ruolo delle ECAs riveste una primaria

importanza nel risolvere questa tipologia di conflitto. L’utilizzo di forme

assicurative sui crediti o forme di garanzia riesce a stabilizzare la fiducia tra le due

parti ed a contribuire in modo sostanziale alla crescita delle transazioni

commerciali su scala globale.

Diverse sono state le critiche mosse nei confronti di tali istituzioni proprio a causa

della loro natura pubblica e del loro supporto (mediante fondi statali) alle grandi

corporate. Ma indubbi sono stati i benefici apportati ai flussi di transazioni e

soprattutto al supporto dato alle piccole e medie imprese (PMI) “spina dorsale” di

molte nazioni.

Prima dello scoppio della crisi economica e finanziaria, quando si era in presenza

di abbondante liquidità, l’accesso al credito era molto più conveniente e gli

scambi commerciali tra i paesi aumentavano di anno in anno. In tale periodo il

ruolo delle ECAs nel supportare le imprese era reputato da molti come

anacronistico, tanto da cominciare a discutere di un loro smantellamento. Dopo lo

scoppio della crisi, in un momento in cui le transazioni globali subirono una forte

battuta d’arresto, le ECAs e le altre istituzioni finanziarie riuscirono a placare il

calo che colpì gli scambi commerciali internazionali evitando quindi che gli effetti

della crisi potessero divenire ancora più gravi.

Considerando che nel 2012 più del 10% dei flussi commerciali internazionali, il

cui valore ammonta a circa 1.9 trilioni di dollari, erano supportate dalle export

credit agencies e che, nel periodo precedente la crisi economica, tale valore

ammontava a meno di 1 trilione di dollari, è possibile affermare che esiste una

correlazione negativa tra la situazione economica di un paese e l’utilizzo di tali

agenzie.

In effetti durante il periodo di crisi, in cui il livello di liquidità era basso, la morsa

del credito aumentava sempre di più e i rischi associati ai paesi avanzati

tendevano ad aumentare, si è potuto osservare un maggior utilizzo degli strumenti

offerti dalle ECAs.

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Come vedremo nel prossimo paragrafo, le ECAs sono nate in un particolare

momento storico, legato alle trasformazione dei maggiori Paesi da economie

prevalentemente agricole ad economie prettamente industriali ed ad un passaggio

da mercati relativamente chiusi ad un mercato via via sempre più globalizzato. Il

punto di svolta avviene alla fine di un evento drammatico e destabilizzante in tutti

i campi quale fu la Prima Guerra Mondiale (1914-1918), ripreso e rafforzato da

quell’altra grande tragedia in campo economico e sociale che fu la Grande Crisi

del 1929.

1.1.1 Cenni storici e costituzione delle prime ECAs

Storicamente il primo programma di assicurazione del credito all’esportazione

risale al 1919. Il governo britannico decise di supportare la ripresa dei commerci

internazionali, fortemente rallentati a causa della prima guerra mondiale che colpì

l’Europa negli anni precedenti. Il razionale alla base di tale scelta fu quello di “

aiutare i disoccupati e di ristabilire il commercio internazionale”. Inoltre, in

aggiunta all’assicurazione del credito all’esportazione, il governo britannico

stabilì anche un programma di trade finance, offrendo un finanziamento

all’esportazione fino a 6 anni ad un tasso agevolato (1% al di sotto del tasso della

Bank of England oppure ad un tasso minimo pari all’ 8%).

Successivamente anche altre nazioni europee6 intuirono la necessità di dotare i

rispettivi Paesi di schemi assicurativi e di garanzie al fine di rivitalizzare sia le

esportazioni sia le industrie devastate dalla Grande Guerra.

Con l’inizio della depressione economica mondiale dopo il 1929, fu necessario

per molti Paesi costituire delle strutture ufficiali per ciò che riguardava il credito

all’esportazione, le garanzie e le assicurazioni. Così facendo si diede stimolo ai

flussi di scambi, all’occupazione e alla produzione. Durante gli anni ’30 diversi

Paesi tra cui Giappone, Stati Uniti ed Irlanda diedero vita a tali programmi. Vale

la pena notare che gli Stati Uniti e la sua Export-Import Bank (Ex-Im Bank) non

6 Belgio (1921), Denimarca (1922), Paesi Bassi (1923), Finlandia (1925), Germania (1926), Austria e Italia (1927), Francia e Spagna (1928), Norvegia (1929).

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offriva inizialmente alcun servizio assicurativo o di garanzia; fu solo dopo diversi

anni che la ECA statunitense cominciò ad offrire tali servizi.

Una data molto importante nella cronologia dello sviluppo delle ECAs fu il 1934.

In questo anno fu creata a Berne (Svizzera) una nuova organizzazione

internazionale: la Berne Union (International Union of Credit and Investment

Insurers).

Gli scopi primari di tale organizzazione erano quelli di:

- Incoraggiare la cooperazione tra le diverse export credit agencies;

- Promuovere lo scambio e la fruizione di informazioni su acquirenti, Paesi

e tecniche utilizzate;

- Stimolare il livello di competenza dei Paesi membri.

Fu chiara sin dalla costituzione delle prime ECAs la necessità di dotarsi di una

struttura sovranazionale che potesse porre le basi per una crescita sostenibile nel

tempo. Questo fu quindi possibile mediante la costituzione di un network globale

di agenzie che avesse lo scopo di individuare soluzioni comuni, produrre e

scambiare informazioni rilevanti per una migliore acquisizione di competenze da

parte delle agenzie membro.

Durante la seconda metà degli anni ’30, la maggior parte dei crediti assicurati

provenivano dall’allora Unione Sovietica e nonostante lo scenario economico

avverso, molte della ECAs si dimostrarono essere molto profittevoli.

Per ciò che riguarda la proprietà, durante quegli anni, molte delle ECAs erano

possedute e gestite interamente dai governi. Esistevano però talune eccezioni che

riguardavano quattro agenzie, classificate come “semiprivate” e gestite da privati

assistiti però in termini finanziari e amministrativi dai rispettivi governi

(Cecoslovacchia, Germania, Paesi Bassi e Spagna).

Allo scoppio della seconda guerra mondiale (1939-1945), come intuibile, il livello

delle esportazioni si ridusse e questo pose un freno allo sviluppo delle nuove

export credit agencies. Quelle già esistenti guardarono con forte interesse al

finanziamento di attività che avrebbero potuto contribuire alla vittoria della

guerra. Ad esempio negli Stati Uniti, Ex-Im Bank finanziò esportazioni che

avrebbero aiutato lo sviluppo in America Latina delle industries, i cui output

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risultavano vitali per l’industria bellica statunitense7. Si vuole anche ricordare

l’importante finanziamento fatto da Ex-Im Bank per supportare la costruzione

della Burma Road in Cina. Progetto dalla grande importanza strategica, in quanto

era una delle pochissime strade con cui trasportare provvigioni e armamenti per

combattere l’avanzata del nemico giapponese.

Alla fine della seconda guerra mondiale, le potenze dell’Asse (Germania, Italia e

Giappone) dovevano non solo confrontarsi con la ricostruzione totale del territorio

e delle rispettive economie domestiche, ma anche con la ristrutturazione del

proprio commercio estero. Verso la fine degli anni ’40 ed inizio degli anni ’50, il

Giappone creò un ampio pacchetto di assicurazioni e finanziamenti al fine di

aiutare la rigenerazione delle esportazioni e dare assistenza per la ricostruzione

post-bellica. Germania, Italia e Austria per ragioni similari istituirono nuovi

programmi di credito all’esportazione, garanzie ed assicurazioni. A partire dalla

seconda metà del 1950, furono realizzati in alcuni Paesi in via di sviluppo (PVS),

diversi programmi di assicurazione del credito all’esportazione. A partire poi dal

1960 un elevato numero di PVS8 si dotò di programmi similari per supportare il

livello di competitività internazionale, incrementare il livello di esportazioni e

rafforzare la bilancia dei pagamenti.

Gli anni ’90 sono stati testimoni della grande crescita di tutti gli apparati legati

alle ECAs ufficiali. Dall’Europa Centrale e quella dell’Est e nella ex Unione

Sovietica, si istituirono nuove agenzie in rep. Ceca, Ungheria, Lituania, Polonia,

Russia, Slovacchia e Slovenia. In Kazakhistan, Ucraina ed altri Paesi, le banche

per il commercio con l’estero furono riconfigurate affinchè potessero offrire

servizi e strumenti simili a quelli offerti dalle altre ECAs. In America Latina,

diversi Paesi trasformarono la loro struttura di agenzie per il finanziamento

dell’export, e Paesi come ad esempio il Brasile, la Colombia, il Venezuela ed il

Cile aprirono le porte a compagnie private straniere di assicurazione del credito

per l’export. In Africa invece, al fine di stimolare le varie nazioni ad istituire

programmi e strutture per lo sviluppo del commercio internazionale con la

7 Si fa riferimento principalmente all’enorme potenziale dell’industria mineraria latino-americana. Basti pensare che gli USA allo scoppio della seconda guerra mondiale, fecero richiesta alla Colombia di tutto il platino da loro prodotto.8 Sud Africa, India, Marocco, Egitto, Indonesia, Tunisia, Turchia, Ecuador, Jamaica, Malesia, Filippine, Singapore, Sri Lanka, Taiwan, Uruguay e Venezuela

16

Page 17: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

formazione di ECAs nazionali, si diede vita ad una banca regionale di export-

import. In Asia, sia la Cina che la Tailandia istituirono una banca di import-export

per consolidare le dinamiche di crescita all’estero delle loro imprese. Negli anni

’80 molti dei Paesi OECD9 subirono forti perdite operative sui loro crediti, sulle

loro garanzie ed assicurazioni legati all’ esportazione. Queste perdite furono

parzialmente causate dalla crescente disparità tra gli interessi sui finanziamenti dei

loro programmi e quelli che furono invece concessi per finanziare l’export. Allo

stesso tempo, le sofferenze nel settore raggiunsero livelli elevati a causa dei

problemi derivanti dall’eccessivo indebitamento dei Paesi in via di sviluppo, della

ristrutturazione del loro debito e, nei casi più estremi, del loro default. Fu solo

negli anni ’90 che la maggior parte delle ECAs dei Paesi industrializzati tornarono

a livelli accettabili di profittabilità, in concomitanza con il graduale abbattimento

del debito delle nazioni del Terzo Mondo, aggiustamenti delle quote e delle

sottoscrizione delle polizze, portando ad un innalzamento degli interessi sul

credito fino a valori prossimi a quelli di mercato. Molte ECAs di Paesi

industrializzati operano sul mercato da più di 50 anni. Più della metà delle ECAs

dei Paesi in via di sviluppo invece hanno una vita media di circa 10 anni, e

possono pertanto essere considerate perfettamente in grado di valutare ed

amministrare i crediti, le garanzie e le assicurazioni fornite a supporto

dell’esportazione. Le differenze in questo campo tra i Paesi industrializzati e le

nazioni in via di sviluppo, che furono enormi nei primi anni, si stanno riducendo. I

Paesi industrializzati hanno cessato di espandere eccessivamente il credito anche

nei mercati marginali, mentre i Paesi in via di sviluppo cercano di affrontare più

rischi sulle vendite, mettendone a rischio l’integrità finanziaria.

Entrambi gli schieramenti hanno comunque innalzato i loro tassi d’interesse

approcciando quelli di mercato ed il loro interesse comune nel voler evitare una

guerra sul credito ha portato ad una maggiore armonizzazione di programmi,

politiche e procedure. Con poche eccezioni, le ECAs dei Paesi in via di sviluppo

hanno raggiunto livelli di profittabilità in questi anni e, come gruppo, hanno

mostrato un sostanziale surplus. Le ECAs dei Paesi industrializzati hanno 9 L’ OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development) è un organizzazione internazionale dove i governi di 34 nazioni lavorano in modo congiunto e concordato per uno sviluppo comune di politiche economiche, sociali e di governo globali, così come per l’ottimizzazione delle opportunità offerte dall’ integrazione internazionale.

17

Page 18: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

mostrato costanti miglioramenti dei loro risultati finanziari durante gli anni ’90, e

nel 1996, per la prima volta come gruppo in 17 anni, hanno registrato profitti.

1.1.2 La creazione in Italia di SACE

Al pari di tutte le altre ECAs, SACE nasce come uno strumento di politica

commerciale ed industriale il cui obiettivo primario è quello di supportare le

imprese domestiche in un contesto internazionale caratterizzato da “mercati

finanziari poco sviluppati, da asimmetrie informative e da un sostanziale

fallimento del mercato privato”10. Le ECAs venivano quindi viste come

“assicuratori di ultima istanza” che si sostituivano spesso agli operatori privati,

non in grado di dare la propria disponibilità per operazioni con un più alto livello

di rischio. Inoltre le export credit agencies a differenza degli istituti di credito non

operano necessariamente in una “ottica di ricerca del profitto”. Tale peculiarità

veniva infatti riflessa nei premi richiesti alle imprese. Questi ultimi risultavano

essere in molti casi “inferiori al minimo richiesto per coprire le perdite attese,

mentre l’attività a condizioni di mercato era lasciata agli operatori privati per

evitare fenomeni di spiazzamento”11.

La necessità di dotarsi di strutture adeguate al sostenimento delle imprese

nazionali che realizzavano progetti in Paesi ad alto rischio politico e commerciale,

creò quindi le basi per la costituzione di un istituto che assicurasse il commercio

all’estero. Questo bisogno trovò una sua naturale soddisfazione con l’emanazione

della Legge 227/77 che andava a costituire una sezione speciale dell’Istituto

Nazionale Assicurazioni (INA) denominata appunto Servizi Assicurativi del

Commercio Estero (SACE). Dopo 27 anni, la SACE, in seguito al decreto legge

269/2003 venne ufficialmente trasformata in una società per azioni, controllata al

100% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF).

Una importante svolta nel ruolo della SACE, si ebbe in seguito al forte sviluppo

dei mercati finanziari che portò ad una più aspra competizione tra gli operatori

privati e alla nascita di strumenti innovativi che semplificarono l’accesso al

10 http://www.iai.it/pdf/global_outlook/iai-sace070509_docsace.pdf pag.711 http://www.iai.it/pdf/global_outlook/iai-sace070509_docsace.pdf pag.7

18

Page 19: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

credito da parte degli emerging markets. La successiva marginalizzazione

dell’export credit pose le basi per un riposizionamento da parte della SACE e di

tutte le ECAs a livello OCSE che le condusse ad una importante revisione del

proprio ruolo, incentivando quindi lo sviluppo di un business model

maggiormente orientato al mercato e al profitto.

La SACE, attraverso diverse operazioni di acquisizioni e fusioni, riuscì ad

ampliare i propri ambiti operativi potendo così offrire un maggior numero di

strumenti a supporto degli operatori nazionali. SACE entrò nel mercato

dell’assicurazione del credito a breve termine (2004) attraverso la costituzione

della controllata SACE BT. In seguito mediante l’acquisizione di ASSEDILE

specializzata nel ramo “cauzioni” e nelle “garanzie per i rischi della costruzione”

(2005) la SACE BT aumentò i propri ambiti operativi con la successiva istituzione

di SACE SRV (2007), società specializzata in acquisizione di “informazioni

commerciali, gestione istruttorie e recupero crediti”. Una ultima fondamentale

operazione fu effettuata nel 2010 con la costituzione di SACE Fct. Mediante tale

azione il gruppo SACE s.p.a. attraverso la controllata SACE Fct si assicurò la

possibilità di operare anche nel settore del factoring.

Una importante modifica dell’assetto proprietario avvenne il 9 Novembre 2012

con l’acquisizione del 100% delle azioni di SACE, originariamente detenute dal

MEF, da parte di Cassa Depositi e Prestiti (CDP). Nell’ambito di tale

trasferimento di partecipazione, l’art.23-bis, comma 5, del decreto legge 95/2012

fa intuire come nonostante l’acquisizione del controllo da parte di CDP “non

implica alcun mutamento dell’oggetto sociale e delle concrete attività di SACE,

19

Figura 2 : Cronologia dell’evoluzione del business di SACE fonte: SACE

Page 20: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

anche con riferimento alle peculiari funzioni ad essa attribuite dalla normativa

speciale”12

Considerando i forti elementi di comunanza tra le varie Export Credit Agencies

(ed anche taluni elementi di divergenza), possiamo individuare quattro categorie

di azioni che la SACE S.p.a può porre in essere al fine di adempiere ai suoi

obiettivi istituzionali.

La prima categoria riguarda il sostegno delle esportazioni mediante coperture

assicurative, come ad esempio le polizze “credito fornitore” o “credito

acquirente”. Nel primo caso, SACE assicura un’impresa italiana contro il rischio

di mancato incasso e di revoca del contratto, per le vendite all’estero mediante

dilazioni di pagamento. Nel caso di credito acquirente, invece, l’export credit è

fornito da un istituto di credito che, mediante un finanziamento all’importatore,

permette il pagamento del bene esportato dal fornitore italiano. In questo caso

SACE garantisce la banca dal rischio di mancato pagamento, totale o parziale, da

parte dell’impresa estera.

La seconda categoria riguarda l’attività di Investimenti Diretti all’Estero (IDE) e

le cauzioni.

Questa tipologia di strumenti non risultano regolamentate da alcuna normativa

internazionale e per tale ragione SACE utilizza una molteplicità di strumenti, tra i

quali le “coperture assicurative inerenti a operazioni di investimento all’estero;

cauzioni, fideiussioni e altri depositi cauzionari a garanzia della realizzazione e

della performance di impianti ed opere”.

Una terza categoria di strumenti, è rappresentato dalle garanzie per “operazioni

non necessariamente collegate all’esportazione ma comunque collegate ai processi

di internazionalizzazione”13. In tale caso il supporto di SACE si manifesterebbe

mediante credit insurance tools, permettendo l’accesso al credito delle imprese,

specialmente PMI. SACE assicurerebbe la banca da eventuali perdite qualora

l’impresa a cui sia stato erogato il credito non fosse poi in grado di ripagarlo.

12 http://sace.it/GruppoSACE/export/sites/default/download/normativa/InfoMemo_SACE.pdf pag.213 Terzulli S. (Febbraio 2013) Internazionalizzazione delle imprese e crescita economica. Il ruolo di SACE

20

Page 21: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

L’istituto di credito beneficerebbe così di una riduzione degli accantonamenti 14ed

avrebbe a disposizione un maggior volume di crediti da poter erogare.

L’ultima categoria riguarda le attività di rilievo strategico per il paese. SACE

potrà quindi “operare per attività di rilievo strategico sotto i profili della sicurezza

e della competitività economica e dell’attivazione di processi produttivi e

occupazionali sul territorio nazionale”.

In ultima analisi, a seguito di diversi provvedimenti normativi15, l’attività della

ECA italiana è stata ulteriormente ampliata e nel medesimo tempo è stato

possibile favorire l’accesso al credito alle imprese e garantire liquidità in un

periodo di forte stress finanziario a livello internazionale. Inoltre, al fine di

“agevolare la riscossione dei crediti vantati dai fornitori di beni e servizi nei

confronti della Pubblica Amministrazione, vengono concesse garanzie su

anticipazioni accordate dal sistema bancario a imprese italiane” (Terzulli S. 2013).

1.1.3 Overlook storico sull’andamento dell’export italiano e degli IDE

L’Italia, dopo la ricostruzione dalle macerie morali, politiche, sociali ed

economiche della seconda guerra mondiale, è diventata una potenza industriale ed

economica appartenente al club ristretto delle prime sette nazioni più

industrializzate del pianeta (il cosiddetto G7, che rappresenta oltre il 63% della

ricchezza mondiale). Negli ultimi tre decenni però l’Italia è entrata in una fase

estremamente delicata per la sua economia, prevalentemente basata sull’industria

manifatturiera, e di riflesso, per la sua struttura sociale. A seguito della grande

crisi economica mondiale innescata dalle bolle speculative finanziarie generate

dall’economia statunitense, pesanti contraccolpi paragonabili ad un vero e proprio

tsunami finanziario hanno colpito in forma progressiva le economie di tutti i Paesi

del mondo. Tra questi, l’Italia, che nonostante il suo notevole apparato industriale,

sta purtroppo enormemente soffrendo a causa del suo gigantesco debito pubblico

14 Secondo la normativa attuale, gli istituti di credito dovrebbero accantonare un Minimum Capital Requirement pari all’8% delle attività ponderate per il rischio (RWA). Tali accantonamenti ridurrebbero l’entità delle risorse disponibili per nuovi impieghi. Per approfondimenti si veda http://www.bis.org/publ/bcbs128b.pdf15 Decreto anti-crisi, Salva-consumi e DPEF

21

Page 22: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

pari a circa il 120% del PIL ed a varie carenze nella sua organizzazione politica ed

industriale.

Per non cadere nella perversa spirale innescatasi nella seconda metà del 2011 di

una crescente sfiducia degli investitori finanziari esteri e di continui e costanti

innalzamenti degli interessi pagati sul finanziamento del debito pubblico, i

governi degli ultimi tre anni hanno dovuto mettere in campo immediate riforme

sia per sanare un insostenibile situazione di bilancio pubblico che per cercare di

rendere più efficiente il processo organizzativo e sociale del paese e creare quindi

condizioni favorevoli ad una crescita economica del paese e del suo sistema

produttivo. Questo processo è ancora in atto, ed in questi giorni si sta assistendo

alla realizzazione di una prima riforma istituzionale di riorganizzazione delle

istituzioni parlamentari (riforma del Senato) e territoriali (eliminazione delle

Province).

Nel corso del 2011 e del 2012, sempre per contrastare la crisi, l’allora governo

Monti ha messo in atto una serie di misure per sanare il bilancio, con l’incremento

delle entrate dovuto ad un innalzamento della pressione fiscale ed ad una

riduzione delle spese, ma ad oggi, attraverso il governo Letta ed il governo Renzi,

si è solo timidamente cominciata la seconda fase, che è quella di creare le

condizioni perché il Paese possa superare questi difficili momenti creando

maggiore ricchezza. E’ un compito arduo perché è chiaro che per una nazione

come l’Italia, priva di materie prime, l’unica ricchezza può venire dalla

manifattura e dai servizi. Per creare nuova ricchezza, quindi, con un mercato

interno sempre più fiacco ed in crisi profonda da quasi un quinquennio, le aziende

italiane non possono, se vogliono sopravvivere e prosperare, che diventare:

• Più efficienti (in termini di costi interni e di condizioni al contorno, questi

ultimi che spetta al governo migliorare);

• Produrre prodotti apprezzati in termini di qualità, di innovazione e di stile;

• Investire commercialmente nell’apertura di nuovi mercati, in particolare

quelli in forte crescita economica e dove le economie ed il benessere della

popolazione – non di tutta, ma di una consistente parte di essa, appaiono

più promettenti.

22

Page 23: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

L’Italia non è stata l’unica nazione colpita dalla crisi; in effetti la ripresa

economica mondiale nella seconda metà del 2014 appare ancora incerta, con i dati

raccolti dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) che presentano dei ritmi di

crescita positivi, ma inferiori a quanto si è potuto osservare nel periodo che ha

preceduto la crisi del 2008.

Per quanto riguarda la posizione dell’Italia come nazione esportatrice è da

registrare il suo arretramento dal nono all’undicesimo posto, con la Cina che si

conferma saldamente in prima posizione con una quota dell’11,8% sul valore

globale delle esportazioni mondiali.

23

Figura 2 : Variazioni % annuali del PIL mondiale per area geo-economica fonte: ICE su dati FMI

Page 24: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

A conferma della debole situazione italiana, basti pensare al solo andamento,

comunque ancora molto eterogeneo, delle economie della zona Euro con le recenti

stime del FMI (World Economic Outlook Update del 24 Luglio 2014) che vedono

la crescita del PIL italiano prossima allo zero, se non in recessione, molto al di

sotto della media europea mentre le economie più forti della zona UE, come la

Germania o la Francia, hanno invece ricevuto un outlook migliore, ma

sicuramente non entusiasmante, se non addirittura preoccupante.

24

Figura 3 : I primi 20 esportatori mondiali di merci fonte: ICE su dati OMC

Page 25: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

E’ stato reso noto, secondo stime Unctad (United Nations Conference on Trade

and Development,), che la maggior parte dell’interscambio mondiale, pari a circa

l’80% del totale, avviene all’interno di network produttivi internazionali con alla

base imprese multinazionali, dalle loro consociate e dai loro fornitori, collocati in

aree geografiche diverse. Questo facilita lo sviluppo simultaneo di zone

geograficamente distanti, ma rende tutto interconnesso ed integrato, aumentando

l’esposizione e la sensibilità del sistema globale a crisi anche non globali,

provenienti ad esempio da singole nazioni.

25

Figura 4 : Esportazioni di merci per area geografica fonte: ICE su dati OMC

Figura 5 : IDE in entrata per aree geo-economiche fonte: ICE su dati UNCTAD

Page 26: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

Gli IDE, che hanno sempre registrato dalla metà degli anni novanta fino all’inizio

della crisi, forti trend di crescita per poi calare bruscamente, sono ancora inferiori

ai livelli raggiunti nel 2007. Nel corso del 2013 gli IDE hanno registrato un

incremento del 9%, con dati che indicano chiaramente flussi via via crescenti di

capitali verso i Paesi emergenti, superando per il secondo anno consecutivo i

flussi destinati ai Paesi più industrializzati, indice chiaro di una ridistribuzione in

atto a favore dei Paesi meno sviluppati.

I dati relativi al prodotti interno lordo italiano, indicano chiaramente una brusca

caduta negli anni della crisi seguita negli ultimi due anni da una parziale ripresa

ma con valori attesi a fine 2014 che si attestano in valore assoluto ai livelli

dell’anno 2000. Infatti nel 2013 il volume del PIL si è contratto dell’1,9% ancora

causata dalle riduzioni dei consumi e degli investimenti, in ultima analisi dalla

riduzione dei redditi a disposizione delle famiglie e delle imprese, con in più

l’aggravante di una caduta di fiducia generale ed il fenomeno ancora persistente

del credit crunch16.

Come già riportato, nell’anno 2014 si attende un incremento nullo o addirittura

negativo del PIL, in una durevole situazione di precarietà e debolezza del mercato

16 Con il termine credit crunch, si vuole far riferimento alla situazione di “stretta creditizia” che avviene al termine di una fase espansiva. Tale fenomeno può quindi accentuare maggiormente la fase recessiva.

26

Figura 6 : Variazioni annuali del PIL Italianofonte: ISTAT

Page 27: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

interno. Per cui le uniche speranze di una crescita più rapida e soprattutto

stabilizzata, continuano a risiedere in un incremento delle esportazioni.

Gli investimenti diretti all’estero relativi all’Italia, risultano incrementati nel corso

del 2013, con investimenti italiani all’estero aumentati da 6 a 24 miliardi di Euro,

27

Figura 7 : Competitività e quote di mercato delle esportazioni Italiane fonte: ICE su dati Banca d’Italia, Eurostat, OMC

Figura 8 : Flussi IDE in entrata verso i principali Paesi destinatari fonte: ICE su dati OMC

Page 28: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

mentre gli investimenti esteri in Italia sono passati da un valore prossimo allo 0

nel 2012 a circa 12 miliardi di Euro nel 2013, che rappresentano circa l’1% dei

flussi di IDE generali nel mondo. La quota percentuale degli investimenti italiani

all’estero passa invece all’1,6% del totale che mal rappresenta la potenzialità

economica del nostro paese.

Questo scarso appeal dell’Italia è probabilmente dovuto non solo alle condizioni

economiche e sistemiche ma anche legato alla complessità di “fare e gestire

impresa”, alla lentezza del sistema giudiziario, ai pesanti ritardi nei processi di

approvazioni burocratiche, ai fenomeni di corruzione, che causano ulteriore

problematiche nel momento in cui devono essere fornite risposte certe alle

esigenze delle aziende soprattutto quando gli scenari economici mondiali sono

così mutevoli e gli investitori sempre più avversi al rischio17 e di conseguenza

meno propensi ad affidare il proprio capitale in progetti il cui environment risulta

ancora incerto.

17 Da una studio condotto dalla Franklin Templeton Investments nel sondaggio “Global Investor Sentiment Survey 2014” oltre il 52% degli intervistati, si è detto ancora troppo incerto circa l’andamento dell’economia globale e di conseguenza adotterà strategie maggiormente difensive con minore assunzione di rischi.

28

Figura 9 : Flussi IDE in uscita dai principali Paesi fonte: ICE su dati UNCTAD

Page 29: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

L’Italia ha una struttura industriale basata principalmente sulle PMI; la

dimensione dell’azienda limita le possibilità di strutturarsi in modo adeguato per

affrontare mercati distanti e ciò è confermato dal fatto che la maggior parte delle

esportazioni italiane si riversi in Europa o nei Paesi nordafricani.

La crescita maggiore, viene registrata nei cosiddetti RGM (Rapid Growth

Markets) che, ai quattro grandi del BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) aggiunge

altre 21 economie con variazioni annuali medie del PIL che superano il 5,8 %.

Molti di questi Paesi appartengono ad aree tradizionalmente poco presidiate dalle

aziende italiane ed i costi per organizzarsi in queste nazioni o per accedere ai loro

mercati sono notevoli, specie per una PMI.

C’è però un importante fattore che può contribuire alla maggiore penetrazione

delle imprese italiane: il cambiamento dello stile di vita di notevoli fasce della

popolazione di questi Paesi, sulle quali l’appeal dello stile italiano e dei suoi

prodotti potrebbe giocare un notevole ruolo.

29

Figura 10 : I Paesi a maggiore crescita (in giallo) secondo E&Yfonte: Ernst&Young

Page 30: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

Diventa quindi di fondamentale importanza “assicurare” le produzioni italiane

verso questi Paesi, “rassicurando” gli imprenditori ed i manager delle PMI

impegnati nello sviluppo delle loro aziende con copertura il più possibile facile e

semplice dei rischi associati al commercio con queste nazioni.

E’ comunque rassicurante il fatto che ci sia stata nel 2013 una crescita totale pari

al 2% del numero degli esportatori, determinato in massima parte da micro-

esportatori (export < 75.000 Euro), mentre al contrario gli esportatori maggiori

hanno visto diminuire la loro quota di valore del 2,5%.

30

Figura 11 : Quote di mercato dell' Italia per aree geografiche fonte: ICE su dati FMI- Dots

Figura 12 : Internazionalizzazione commerciale/produttiva delle imprese Italiane fonte: ICE su dati ISTAT e ICE

Page 31: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

A fronte della delicata congiuntura economica e per favorire la ripresa, il governo

Italiano nel 2013 ha stanziato maggiori risorse a favore dello sforzo di

internazionalizzazione delle imprese, con una serie di servizi finanziari.

Attraverso le azioni congiunte di misure messe in campo dal Ministero dello

sviluppo Economico (MISE), della ICE (Agenzia per la promozione all’estero e

l’internazionalizzazione delle imprese italiane), le CCIAA (Camere di Commercio

Industria ed Artigianato) e le Regioni, sono stati messi in campo una serie di

interventi mirati ad incentivare e a supportare le attività legate all’export. Per

quello che riguarda i servizi finanziari, la CDP (Cassa Depositi e Prestiti) ha

acquisito direttamente sia la SACE (l’ECA Italiana) che la SIMEST (la finanziaria

del governo italiano per l’internazionalizzazione delle imprese), creando di fatto

un polo integrato assicurativo-finanziario a sostegno dei processi di export delle

aziende italiane. Anche in questo settore si registrano incrementi delle operazioni

sull’export, che per la CDP ha visto aumentare da 1,2 (anno 2012) a 2,2 miliardi

(anno 2013) di Euro il loro valore, mentre per la SACE gli impegni assicurativi si

attestano, crescendo, a 399 milioni di Euro, con la SIMEST che ha continuato ad

espandere le proprie attività, con un valore che passa da 4,5 a 5,1 miliardi

impegnati, nonostante un calo del numero di imprese che hanno chiesto il loro

supporto.

31Figura 13 : Sostegno pubblico all’internazionalizzazione delle imprese Italianefonte: Ministero dello Sviluppo Economico

Page 32: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

L’inizio della fase di crescita deve quindi passare anche attraverso una maggiore

capacità delle aziende italiane di esportare, ed è quindi auspicabile che vengano

ricreate al più presto le condizioni macroeconomiche e fiscali necessarie alla

ripresa, ma soprattutto, che si creino maggiori e migliori condizioni per

incrementare le esportazioni nazionali (come ad esempio il costo dei fattori

produttivi, i tassi di cambio, la pressione fiscale, le infrastrutture logistiche e

comunicative, e tutti gli altri parametri che sono stati già elencati nei paragrafi

precedenti), tenendo in debito conto la crescente concorrenza internazionale. Le

imprese devono da parte loro impegnarsi ad organizzarsi in modo più efficace,

mettendo in campo prodotti di qualità ed innovativi e scegliendo strategie e canali

distributivi più adatti ai mercati di sbocco, in azione sinergica con le istituzioni

pubbliche già menzionate. Probabilmente con il migliorare della situazione

economica e con il mettere in campo questi cambiamenti alle condizioni

macroeconomiche, si potranno attrarre maggiori investimenti diretti esteri,

innescando a questo punto la tanto auspicata uscita dalla crisi.

1.2 Framework legislativo delle ECAs: legislazione internazionale,

comunitaria e nazionale.

Nella definizione stessa di una qualsiasi ECA è insito lo scopo dell’agenzia;

quello cioè di supportare ed aiutare le attività all’esportazione di una nazione. Le

condizioni di tale supporto sono dettate da politiche governative che non sempre

sono state armonizzate con l’azione di altri governi. Ci sono stati casi in passato

dove aziende i cui prodotti non erano della migliore qualità e neanche economici

che sono state scelte per ingenti forniture a Paesi in via di sviluppo perché le

forme di finanziamento offerte erano estremamente vantaggiose. In realtà questo

non meritato vantaggio competitivo era una stortura sia per il paese esportatore, i

cui contribuenti dovevano pagare il conto delle sovvenzioni, sia per il paese

importatore, attratto dalle ottime condizioni di acquisto a comprare merce non di

qualità.

Per evitare queste distorsioni, si è prima arrivati nel 1976 ad un accordo informale

tra alcuni Paesi OCSE, seguito nell’ Aprile del 1978 da un accordo sulla base di

32

Page 33: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

un “gentlemen agreement” che stabilisce le linee guida sui crediti all’esportazione

entro dei limiti accettabili che ogni ECA dovrebbe recepire ed introdurre. Per

quello che riguarda invece le ECA appartenenti a Paesi dell’Unione Europea,

l’accordo risulta vincolante in seguito al recepimento nelle singole legislazioni

nazionali della direttiva 98/29/CE.

Nei prossimi paragrafi verranno quindi esaminate l’insieme di regole e l’ambito

operativo entro il quale le ECA sono autorizzate ad operare. Si ricorda altresì che

tali insieme di norme a livello sia europeo che nazionale tendono a regolare le

attività di supporto all’esportazione nei singoli Paesi, al fine di evitare fenomeni

discorsivi della concorrenza.

1.2.1 Normativa internazionale tesa a regolare le attività delle ECAs

La crescita del commercio internazionale è generalmente attribuibile a due fattori

fondamentali: il primo è riconducibile alle capacità intrinseca dell’impresa di

avere successo sui mercati diversi da quelli domestici, capacità che dipendono

dalle risorse e competenze possedute dall’azienda e da componenti di tipo

esogeno ( condizioni della domanda, la situazione socio-politica, concorrenza

etc.), mentre il secondo dipende dalle agevolazioni ed in senso più ampio, il

sostegno, che lo Stato fornisce alle proprie aziende.

Quest’ultimo, come abbiamo già ricordato in apertura di paragrafo, può

comportare fenomeni distorsivi della concorrenza, anche se l’altra faccia della

medaglia presenta indubbi vantaggi per quanto riguarda lo sviluppo in taluni

settori considerati di importanza strategica per il paese.

La fine della seconda guerra mondiale (1945) vede la nascita o la riorganizzazione

delle principali agenzie, con il chiaro intento di far riprendere economie devastate

dalla distruzioni belliche, come nel caso della Germania, dell’Italia e del

Giappone, o di assicurare nuovi e più promettenti mercati, come nel caso degli

USA e del Regno Unito. E’ da allora che si avvertì la necessità di dare regole

comuni entro cui poter svolgere attività di supporto alle esportazioni in un clima

di pacifica cooperazione. Attraverso gli anni e come frutto di un incessante lavoro

di organizzazioni sovranazionali, si pervenne nel 1978 ad una “Intesa sui crediti

33

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all’esportazione ufficialmente sostenuti”, meglio conosciuto come “Consensus”

sottoscritto nell’ambito dell’OCSE e ad un “Accordo in materia di sussidi e

misure protettive” concluso nell’ambito del WTO.

1.2.1.1 Accordo in materia di sussidi e misure protettive

L’ “Accordo in materia di sussidi e misure protettive, genera due effetti principali:

disciplina l’uso dei sussidi e regola le azioni che i Paesi possono porre in essere al

fine di contrastare gli effetti distorsivi delle sovvenzioni18.

Si parte da una puntuale definizione di sussidio (art.1), individuato come forma di

contributo finanziario erogato dal governo o da qualunque altro ente pubblico o

sotto il controllo statale che conferisce una forma di vantaggio attraverso:

trasferimento diretto di fondi (sovvenzioni, prestiti, iniezione di capitale),

potenziali trasferimenti di fondi o obbligazioni ( ad esempio il prestito garantito)

oppure altre tipologie di benefici (ad esempio incentivi fiscali quali i crediti

d’imposta). Andando poi a definire le circostanze in cui un sussidio può essere

considerato specifico (art.2): una forma di contributo finanziario il cui vantaggio

derivato andrebbe a beneficio esclusivo di una sola impresa, gruppo di imprese

oppure ad uno o più settori. Viene quindi sancito che l’applicabilità di tale

normativa sia estesa ai soli “sussidi specifici”, andando poi a stabilire quali

possano essere le azioni e le procedure utilizzabili dai Paesi membri per

contrastare, quando possibile, le azioni distorsive delle importazioni

sovvenzionate.

A tal proposito, la “Parte II” e la “Parte III” dell’Accordo, individuano e

suddividono tutte le tipologie di specific subsidy in due categorie e per ogni

categoria vengono individuate tutte le procedure ed i requirements di cui un paese

membro necessiterebbe affinché possa porre in essere azioni protettive al fine di

contrastare l’effetto negativo derivante dalle subsized imports. Vengono così

definite le:18 Per una trattazione più ampia dell’argomento, si veda http://www2.dse.unibo.it/naghavi/Krugman%20Obstfeld%208%20(b).pdf

34

Page 35: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

• Prohibited subsidies: in tale categoria rientrano tutte quelle tipologie di

sussidi il cui utilizzo sarebbe teso esclusivamente alla distorsione del

commercio internazionale. L’applicazione di una tale tipologia di sussidio

manifesterebbe immediatamente una chiara e palese volontà del paese

membro di favorire il prodotto domestico a scapito di quelli esteri. In tale

caso, una volta accertata la natura distorsiva della sovvenzione, essa verrà

immediatamente contrastata mediante una sua eliminazione oppure

attraverso misure protettive da parte del paese che ne abbia sofferto gli

effetti negativi.

• Actionable subsidies: in questa categoria rientrano quei sussidi che si sono

dimostrati dannosi per gli interessi del paese membro che ne reclami

l’ingiusta applicazione. In tale caso è quest’ultimo a dover dimostrarne

l’effetto distorsivo: in ogni altro caso il sussidio è permesso. L’accordo

quindi definisce le tre diverse modalità di danno che il sussidio può

causare. La prima modalità riguarda il danneggiamento dell’industria nel

paese importatore, la seconda fa riferimento al danneggiamento

dell’esportatore di un certo paese, quando questo competa in un paese

terzo con un esportatore di altro paese i cui prodotti siano stati sussidiati.

La terza farebbe quindi riferimento alla situazione in cui un esportatore si

trovi a competere in un mercato di un altro paese, in cui sono presenti

sussidi distorsivi che ne danneggino l’operato.

Si è avuto quindi modo di comprendere come, in certi casi, i sussidi possano

garantire indubbi benefici al paese che ne faccia ricorso ed allo stesso tempo

andare a danneggiare gli interessi degli altri membri. L’accordo, come brevemente

anticipato, è quindi teso a definire, individuare e descrivere quali misure possano

essere utilizzate per neutralizzare gli effetti negativi dei sussidi. Infatti, a titolo

esemplificativo, qualora venga provata la natura dannosa del sussidio, il paese

danneggiato sarà autorizzato ad utilizzare misure protettive quali l’introduzione di

dazi doganali più elevati per le importazioni sussidiate.

L’importanza di questo accordo è stato fondamentale dal punto di vista dello

sviluppo del commercio internazionale proprio perché andando a disciplinare

35

Page 36: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

l’uso delle sovvenzioni statali all’esportazione, si è trovato il giusto compromesso

tra gli aiuti governativi a supporto dei produttori nazionali e gli effetti negativi che

le sovvenzioni generano. L’ ”Accordo in materia di sussidi e misure protettive”,

insieme all’ ”Intesa sui crediti all’esportazione ufficialmente sostenuti”

rappresentano quindi i pilastri fondamentali su cui si sono poi armonizzate le

diverse normative comunitarie e nazionali.

1.2.1.2 L’intesa sui crediti all’esportazione ufficialmente sostenuti

L’ “Intesa sui crediti all’esportazione ufficialmente sostenuti”, meglio conosciuta

come “Consensus”, fu sottoscritto da diverse nazioni19 nel 1978. Lo scopo

principale di tale accordo, (che non risultando vincolante era configurabile come

“Gentlemen’s Agreement”), è quello di fornire un framework di regole,

applicabile a tutte le ECAs delle nazioni sottoscriventi, al fine di stimolare un

utilizzo equilibrato del credito all’esportazione ufficialmente supportato20.

L’accordo ha l’obiettivo di incoraggiare una sana competizione tra gli esportatori

che basino i loro vantaggi sulla qualità ed i prezzi dei beni e servizi esportati e non

più su chi ha ottenuto il trattamento migliore sui termini contrattuali dei supporti

governativi.

Il Consensus viene applicato di riflesso a tutti i crediti all’esportazione

ufficialmente sostenuti che presentino termini di rimborso non inferiore ai due

anni. L’ ”Intesa sui crediti all’esportazione ufficialmente sostenuti” pone dunque

delle limitazione sui terms and conditions del credito all’esportazione che

beneficia di un supporto ufficiale da parte di un governo. Tali limitazioni

riguardano in particolar modo:

• I termini massimi di rimborso sul credito ufficialmente supportato: per i

Paesi appartenenti alla “Categoria I” il termine massimo è di 5 anni con

possibilità di estensione fino ad 8,5 anni. Per i Paesi appartenenti alla”

Categoria II” il termine massimo è di 10 anni;21

19 USA, Giappone, Australia, alcuni Paesi della Comunità Europea,ecc..20 Nonostante nel “Consensus” non esista alcuna definizione di “supporto ufficiale”, è comunque palesato il riferimento al supporto garantito dal governo per il credito all’esportazione21 Per l’elenco ufficiale http://www.oecd.org/tad/xcred/2013-ctryclass-en-as-of-20-july-2013.pdf

36

Page 37: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

• Il premio minimo in caso di assicurazione contro il rischio di credito;

• Tasso di interesse minimo quando una transazione beneficia di supporto

finanziario ufficiale da parte del governo. In particolare, per i Partecipanti

che erogano finanziamenti ufficialmente supportati, essi dovranno

applicare un tasso di interesse che non potrà mai essere inferiore al c.d.

Commercial Interest Referance Rate (CIRR)22. Quest’ultimo è stabilito per

ogni singolo paese partecipante all’accordo ed è aggiustato mensilmente al

fine di essere quanto più vicino possibile ai tassi di mercato.

E’ inoltre possibile osservare, in riferimento all’art.33 del “Consensus”, specifiche

regole in materia di tied aid credits23. La necessità di regolare l’utilizzo di tale

forma di credito nasce principalmente per evitare eccessive distorsioni nel

mercato. Infatti, considerando che i finanziamenti erogati sono indissolubilmente

legati a progetti che utilizzano beni e servizi del paese donatore, risulta palese

come questo possa da un lato migliorare i livelli di esportazioni del donor country

ma dall’altro creare effetti distorsivi sul mercato del paese cd. recipient proprio

perché quest’ultimo non ha possibilità di utilizzare il finanziamento per altri

progetti o essere in grado di scegliere autonomamente le risorse necessarie.

In effetti, come è possibile concludere dall’analisi effettuata dal centro studi

dell’OECD24, i tied aid credits, sono maggiormente legati a questioni politiche

piuttosto che economiche. Gli interessi geopolitici, le relazioni commerciali ed i

legami culturali sarebbero solo alcuni degli esempi delle motivazioni politiche alla

base di tali “aiuti”.

Il “Consensus” va quindi a colmare tale lacuna e stabilisce alcune regole il cui

fine sarebbe appunto quello di minimizzare gli effetti distorsivi provocati da tale

forma di aiuti finanziari.

I tied aid credits possono essere erogati dal donor country se:

22 E’ possibile osservare l’evoluzione del CIRR riferendosi a: http://www.oecd.org/trade/xcred/rates.htm 23 Tied aid credits o crediti di aiuto legato, sono “crediti concessionali” destinati a Paesi in via di sviluppo (PVS). Vengono definiti “tied” proprio perché legati al fatto che i progetti, per cui tale credito viene erogato, utilizzino prodotti e/o servizi del paese finanziatore (anche detto donor country). 24 Jepma C.J., “The Tying of Aid” (1991), OCSE, http://www.oecd.org/development/pgd/29412505.pdf

37

Page 38: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

• Il paese, verso cui tale credito viene stanziato, rientra nella classifica dei

lower medium income countries25 stilata annualmente dalla World Bank;

• “I progetti finanziati non devono essere commercialmente viabili”26;

• “I soggetti beneficiari sono rappresentati da: stati, banche centrali o enti di

Stato in Paesi in via di sviluppo”27.

Vengono inoltre stabilite le condizioni finanziarie dei tied aid credits: “I termini e

le condizioni di tali crediti (tasso d’interesse, durata del credito, periodo di grazia)

sono connessi al livello di concessionalità attribuito al Paese in funzione del suo

reddito pro-capite. Ad esempio i Paesi con reddito pro-capite annuale “medio-

basso” (compreso tra dollari 1.036 e dollari 4.085) hanno una concessionalità

minima del 35% e massima del 60%. A titolo esemplificativo si riportano le

condizioni finanziarie corrispondenti ad una concessionalità del 60% nel 2013:

- tasso d’interesse 0,0%; periodo di rimborso 32 anni di cui 21 di grazia.”

In ultima analisi, “L’intesa sui crediti all’esportazione ufficialmente sostenuti”

vincola i Paesi partecipanti ad un utilizzo razionale e corretto dei crediti

all’esportazione evitando fenomeni distorsivi della concorrenza e contribuendo

quindi ad uno sviluppo sostenibile e cooperativo del commercio internazionale.

1.2.2 Normativa comunitaria che regola le attività delle ECAs: la direttiva UE

98/29 sull’armonizzazione delle pratiche assicurative del credito all’esportazione

a medio e lungo termine

Come è stato già riportato in precedenza, ogni nazione appartenente all’Unione

europea (UE), ha a disposizione differenti sistemi di export credit. Le differenze 25 Per visionare l’elenco completo della classifica redatta annualmente dalla World Bank http://data.worldbank.org/about/country-and-lending-groups#Lower_middle_income 26 http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/LeggiProcedure/Strumenti/intro.html#crediti 27 http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/LeggiProcedure/Strumenti/intro.html#crediti

38

Page 39: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

riscontrabili nei diversi sistemi in termini di premi, politiche di copertura e

caratteristiche della garanzia, “possono portare a notevoli distorsioni in materia di

concorrenza fra le imprese dell’UE”28. Con la direttiva 98/29/CE, l’Unione

Europea tenta quindi di realizzare due importanti cambiamenti:

• Eliminare o quantomeno ridurre la presenza di distorsioni della

concorrenza, generate dalla divergenza delle singole legislazioni nazionali;

• Rendere il sistema di regole armonizzato e trasparente.

Il primo capitolo della direttiva è suddivisa in quattro sezioni, dove vengono

sanciti i principi comuni che devono essere rispettati da tutti gli enti che

“forniscono direttamente o indirettamente una copertura sotto forma di

assicurazione, di garanzie o di rifinanziamento di credito all'esportazione per

conto o con il sostegno del paese UE”29

Tali principi concernono:

• Principi generali e definizioni delle caratteristiche dell’assicurazione dei

crediti all’esportazione (Sezione I);

• Ambito ed estensione della garanzia (Sezione II);

• Cause di sinistro ed esclusione della responsabilità dell’assicuratore

(Sezione III);

• Disposizioni relative all’indennizzo (Sezione IV).

Il secondo capitolo, è invece relativo ai “premi” che devono essere applicati

quando le iniziative poste in essere assumono le caratteristiche di operazioni di

assicurazione del credito all’esportazione. Nella fattispecie, la direttiva individua i

principi generali per la fissazione del premio, rifacendosi alle direttrici generali

del “Consensus”.

Il terzo capitolo, dedicato alle “politiche di copertura per paese”, stabilisce anche

gli ambiti operativi in cui “l’assicuratore” può operare, tenendo in considerazione

il cosiddetto rischio paese. Infatti la stessa direttiva, all’art.41, precisa che il

28 http://europa.eu/legislation_summaries/external_trade/l24041_it.htm 29 http://europa.eu/legislation_summaries/external_trade/l24041_it.htm

39

Page 40: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

soggetto assicuratore, potrà alternativamente decidere di “applicare restrizioni alla

sua politica assicurativa” quando il rischio paese è elevato oppure “garantire

alcune operazioni per ragioni di politica bilaterale o di interesse nazionale”. In

questo caso tali deroghe permetterebbero una maggiore flessibilità per gli enti

assicuratori.

Il quarto capitolo infine concerne le “procedure di notifica”. Queste ultime sono

quattro ed hanno l’intenzione di creare un grado maggiore di trasparenza:

• “Notifica annuale per informazione” documento annuale in cui vengono

descritte le politiche di copertura adottate durante l’anno e quelle che

invece verranno adottate per l’anno successivo;

• “Notifica preventiva per informazione” nel caso in cui si vogliano

accordare condizioni più vantaggiose mediante una garanzia per

operazioni di debitori in Paesi in cui normalmente essa non viene

accordata;

• “Notifica ex post per informazione” si ha qualora l’assicuratore decida di

offrire condizioni meno favorevoli ovvero più favorevoli rispetto a quanto

disposto dalla direttiva;

• “Notifica per decisione” prodotta in caso di disaccordo (con altri

assicuratori) sulla natura giuridica del debitore.

1.2.3 Normativa nazionale che regola le attività delle ECAs: il decreto legislativo

143/1998

Per ciò che concerne il riferimento normativo in Italia, si fa riferimento al decreto

legislativo 143/1998 che rappresenta la legge istitutiva della export credit agency

italiana: l’Istituto per i Servizi Assicurativi del Commercio Estero (SACE). Il

decreto individua quindi quelle che sono le funzioni dell’istituto italiano:

• Supporto alle esportazioni;

40

Page 41: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

• Sostegno alle attività di internazionalizzazione delle imprese italiane, delle

controllate o delle collegate estere;

• Sostegno alle operations di interesse strategico per il paese.

Il legislatore ha deciso però di individuare le sole norme di carattere generale,

lasciando poi spazio alle delibere del Comitato Interministeriale per la

Programmazione Economica (CIPE)30, dando la possibilità di adeguare in maniera

più rapida gli strumenti a disposizione dell’ECA italiana.

Vige attualmente la delibera n. 62/2007 in cui vengono individuati e

periodicamente aggiornati i rischi assicurabili da SACE, nel “rispetto della

normativa comunitaria e nazionale”.

Inoltre, il sostegno alle attività di internazionalizzazione delle imprese italiane,

trova un fondamento normativo nella Legge 80/2005. In tale legge, vengono

individuati i requisiti affinché i finanziamenti prestati dalle banche possano

godere della garanzia di SACE:

• Si deve avere un collegamento con il processo di internazionalizzazione;

• Il prestito erogato deve essere per oltre 50% in favore di piccole e medie

imprese e restante parte in favore di società con un fatturato inferiore i 250

milioni di euro;

• Pricing effettuato a livelli di mercato.

Capitolo 2. I principali strumenti offerti dalle ECA e

loro caratteristiche tecnico-finanziarie

2.1 Credito all’esportazione e project finance

In questo capitolo verranno descritti i principali strumenti offerti dalle export

credit agencies alle imprese al fine di supportare i progetti commerciali e di

investimento all’estero. Già a partire dai primi programmi di finanziamento e

30 “Il CIPE è un organo collegiale presieduto dal Presidente del Consiglio e composto dai c.d. Ministri economici che predispone gli indirizzi della politica economica nazionale”

41

Page 42: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

supporto del commercio internazionale, si era intuito quanto fosse necessario

doversi dotare di strumenti appropriati che evolvessero in sincronia con il mutare

dello scenario economico. Infatti, come è stato possibile osservare nel tempo, i

servizi, ed in generale tutti gli strumenti offerti, sono aumentati di numero e di

complessità. Questo è stato possibile sia considerando la letteratura in materia di

internazionalizzazione, sia considerando la crescita delle relazioni e degli scambi

di informazioni tra le stesse ECAs, che riunite all’interno della “Berne Union”31,

hanno l’obiettivo di aumentare il valore delle competenze mediante scambi di

informazioni e best practices. Come accennato in precedenza, il credito

all’esportazione si configura come strumento “facilitatore” del commercio

internazionale. Non sono pochi i casi di imprese italiane che per mezzo di tale

forma di credito sono riusciti a penetrare mercati esteri mediante condizioni di

acquisto, di beni e/o servizi, più vantaggiose rispetto a quelli della concorrenza.

Inoltre bisogna considerare che nei processi di internazionalizzazione, la

realizzazione di progetti complessi in nazioni straniere (ad esempio la costruzione

di grandi complessi infrastrutturali o nuovi impianti produttivi) pone una serie di

problematiche. Innanzitutto la natura capital intensive di molti progetti può

richiedere diverse fonti di finanziamento al fine di reperire le risorse necessarie al

pagamento dei fornitori di beni strumentali come macchinari o attrezzature.

I committenti del progetto, inoltre, dovranno confrontarsi con fornitori esteri che

siano in grado di soddisfare i requisiti e le specifiche progettuali, cercando di

ottenere le migliori condizioni contrattuali in termini di dilazione di pagamento e

tassi di interesse praticati. Il ruolo delle ECAs in tale caso risulta fondamentale sia

per venire incontro alle esigenze della committenza, sia per garantire al fornitore

la solvibilità del credito sino al completamento degli obblighi contrattuali.

Come meglio descritto nei prossimi paragrafi, le agenzie di credito

all’esportazione assicurano le dilazioni di pagamento per la «fornitura di beni

strumentali fino a un massimo dell’85% del prezzo della fornitura» (Monti 2009)

permettendo così un maggiore bilanciamento dei rischi sia per il compratore che

per il venditore, favorendo in questo modo lo sviluppo dei progetti internazionali.

31 La Berne Union è l’organismo internazionale che raggruppa 79 ECA di diverse nazioni e il cui scopo è quello di sviluppare al proprio interno argomenti e strategie per l’industria del credito all’esportazione ed assicurazione degli investimenti. Per una descrizione più dettagliata si rimanda a http://www.berneunion.org/about-the-berne-union/

42

Page 43: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

2.1.1 Il credito acquirente

Il credito acquirente (in inglese Buyer’s Credit) è una forma di finanziamento

della durata variabile (dai 2 ai 10 anni), concessa all’acquirente estero di beni e

servizi offerti dall’imprese esportatrice. Mediante tale forma di finanziamento il

prenditore è così in grado di pagare in contanti l’esportatore e ripagare il debito in

forma dilazionata.

Tale strumento è quindi di fondamentale importanza per lo sviluppo del

commercio internazionale. Basti infatti pensare che molti esportatori non sono in

grado di sopportare dilazioni di pagamento di medio-lungo periodo.

Come è possibile osservare dallo schema del credito acquirente (Figura 15),

l’esportatore stipula un contratto commerciale con l’acquirente estero che

specifica beni e/o servizi della fornitura, prezzo, termini di pagamento ecc.

L’importatore ottiene poi un credito da un istituto finanziario che provvede ad

erogare il finanziamento necessario a pagare i beni o servizi acquisiti. L’export

credit agency del paese di origine dell’esportatore, provvede a garantire la banca

erogatrice dal rischio di default dell’acquirente. Una volta che l’esportatore

spedisce i beni o servizi, la banca erogatrice effettua il pagamento all’esportatore

così come stabilito nei termini contrattuali. L’importatore invece rimborsa il

capitale ed interessi all’istituto finanziario erogatore nei termini stabiliti nel

contratto di finanziamento fino a quando, ovviamente, il debito non risulti estinto.

43

Figura 14 : Schema del credito acquirente

Page 44: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

Diversi sono quindi i soggetti che traggono beneficio da tale tipologia di

strumento. L’importatore trae vantaggio dall’ottenimento di migliori condizioni di

finanziamento in termini di durata, costo e tassi di interesse praticati.

L’esportatore, invece, beneficia di un immediato pagamento in contanti mediante

il finanziamento che l’acquirente riceve dalla banca. La banca altresì avrà

interesse a praticare tale tipologia di finanziamento per due principali motivi:

• La banca potrà godere di una copertura totale dei rischi a fronte della

garanzia rilasciata dalla ECA;

• La banca non dovrà accantonare capitale (come previsto dalle norme di

Basilea) proprio perché il rischio di credito e il rischio paese sono coperti

dalla garanzia dell’ECA. Ciò si traduce in una maggiore capacità della

banca di poter utilizzare le proprie risorse per ulteriori impieghi.

Il ruolo della export credit agency, è critico per il successo del meccanismo del

buyer’s credit dato che la garanzia che l’ECA rilascia all’istituto finanziario rende

tale finanziamento completamente protetto dal rischio di credito

dell’importatore/prenditore. L’ECA altresì provvede alla copertura della banca dai

rischi derivanti da fonti quali:

• Rischio paese;

• Rischio economico;

• Rischio commerciale.

Per quanto riguarda i termini e le condizioni del finanziamento, quest’ultimo così

come previsto dagli “Accordi in materia di credito all’esportazione ufficialmente

sostenuto (Consensus)” non può superare l’85% dell’importo del contratto

commerciale stipulato tra l’esportatore e l’importatore. Il restante 15% dovrà

quindi essere saldato anticipatamente dall’acquirente al venditore.

Trattandosi in ultima analisi di un finanziamento di medio/lungo termine, il

periodo utile per il rimborso potrà essere esteso fino ad 8,5 anni per i Paesi

appartenenti alla Category I (rappresentati dalle nazioni con reddito pro-capite

44

Page 45: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

annuale pari o superiore a USD 5,345) mentre per tutti gli altri Paesi, appartenenti

in via residuale alla Category II (rappresentati dalle nazioni con reddito pro-capite

annuale inferiore a USD 5,345) tale termine di rimborso potrà essere fissato fino

ad un massimo di 10 anni32. Il tasso di interesse applicato al finanziamento, potrà

essere variabile oppure fisso:

• Nel caso di tasso variabile, al tasso di riferimento prescelto (che potrà

essere EURIBOR o LIBOR) verrà applicato uno spread con il vincolo di

un limite massimo;

• Nel caso di finanziamento a tasso fisso, invece, sarà possibile applicare il

tasso Commercial Interest Reference Rate (CIRR)33.

Il compenso dell’ECA per la garanzia all’ente finanziatore a copertura dei rischi, è

rappresentato dal premio pagato dall’importatore. Tale premio viene calcolato in

base alle regole stabilite nell’accordo cd. Consensus sottoscritto dalle maggiori

economie mondiali.

La formula per calcolare il premio risulta essere:

MPR = { [ (ai * HOR + bi) * max (PCC, PCP) / 0.95 ] * (1-LCF) + [c in * PCC /

0.95 * HOR * (1-CEF) ] }* QPFi * PCFi *BTSF34

Dove:

ai = coefficiente del rischio paese nella “country risk category” i (i = 1-7);

cin = coefficiente di rischio del compratore nella “buyer category” n (n = SOV+,

SOV/CCO, CC1-CC5) e nella “country risk category” i (i = 1-7);

bi = costante per la “country risk category” i (i = 1-7);

32 A titolo di esempio è possibile consultare il seguente documento OECD che classifica i paesi nelle predette categorie http://www.oecd.org/tad/xcred/2013-ctryclass-en-as-of-20-july-2013.pdf 33 La costruzione di tale indice viene descritta nell’art. 20 del Consensus34 Tale formula è inserita nell’ Annex VI dell’ accordo dei crediti all’esportazione ufficialmente sostenuti. Il testo completo è scaricabile all’indirizzo http://www.oecd.org/officialdocuments/publicdisplaydocumentpdf/?doclanguage=en&cote=tad/pg(2014)1

45

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HOR = orizzonte temporale del rischio;

PCC = percentuale di copertura del rischio commerciale (compratore);

PCP = percentuale di copertura dal rischio politico;

CEF = fattore di credit enhancements;

QPFi = qualità del fattore prodotto nella “country risk category” i (i = 1-7);

PCFi = percentuale del fattore di copertura nel “country risk category” i (i = 1-7);

BTSF = migliore del “fattore sovrano”;

LCF = fattore moneta locale.

Così come previsto dall’art. 24 dell’ ”Accordo in materia di sussidi e misure

protettive”35, la determinazione del coefficiente di rischio del pase (a i) e della

costante (bi) si ottiene dalla seguente tabella:

La determinazione del coefficiente del rischio acquirente (cin) è invece ricavata

dalla combinazione delle categorie di rischio del paese e dell’acquirente come

risulta dalle seguenti tabelle:

35 E’ possibile scaricare l’intero testo dell’accordo al seguente indirizzo: http://www.oecd.org/officialdocuments/publicdisplaydocumentpdf/?doclanguage=en&cote=tad/pg(2014)1

46

Figura 15 : Classificazione del rischio paese fonte: Arrangement on Officially Supported Export Credits OECD

Page 47: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

Il fattore HOR (orizzonte temporale del rischio) viene calcolato come segue:

• Per profili standard di rimborso (rate con cadenza massima semestrale,

quota capitale di uguale importo, interessi decrescenti) il fattore HOR=

(durata del periodo di rimborso* 0,5)+ durata del periodo di rimborso;

• Per profili non standard di rimborso, il fattore HOR= (durata del periodo

di rimborso*0,5) + [(media ponderata della vita del rimborso – 0,25)/0,5].

Per tale fattore, l’unità di misura del tempo risulta essere l’anno.

Per quanto riguarda il fattore del valore del credit enhancement (CEF), esso sarà

pari a 0 per ogni transazione che non sia soggetta a nessun credit enhancements

del rischio associato all’acquirente mentre non dovrà superare il massimo di 0.35

per tutte le transazioni in cui siano soggette a credit enhancements del rischio

associato all’acquirente36.

36 Tale valore massimo viene stabilito nell’Annex XII del Consensus, con le dovute limitazioni descritte nell’art. 31 c)

47

Figura 16 : Country Risk Category fonte: Arrangement on Officially Supported Export Credits OECD

Figura 17 : Buyer risk category/ Country risk category fonte: Arrangement on Officially Supported Export Credits OECD

Page 48: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

Per il calcolo del fattore QPF si utilizza la seguente tabella:

Il PCF è determinato come segue:

• Per (max(PCC, PCP) ≤ 0.95; PCF = 1);

• Per [max(PCC, PCP) > 0.95; PCF = 1 + ( ( max(PCC, PCP) - 0.95) / 0.05 )

* (percentuale del coefficiente di copertura)].

La percentuale del coefficiente di copertura viene quindi calcolata a partire dalla

seguente tabella che individua per ogni categoria di rischio paese una prestabilita

percentuale:

Figura 19 : Percentuale del coefficiente di copertura

fonte: Arrangement on Officially Supported Export Credits OECD

48

Figura 18 : Product Quality/ Country Risk Category fonte: Arrangement on Officially Supported Export Credits OECD

Page 49: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

Quando il debitore è classificato better than sovereign (SOV+) nella buyer risk

category allora il BTSF = 0,9 altrimenti BTSF = 1.

Infine, per quanto riguarda il fattore LCF, esso non dovrà superare il valore 0,2 se

le transazioni utilizzano tecniche di mitigazione del rischio sulla moneta locale.

Per tutte le altre transazioni tale valore sarà pari a 0.

2.1.2 Il credito fornitore

Nei loro compiti istituzionali, le ECAs provvedono a fornire polizze assicurative

ai fornitori a copertura dei rischi di credito legati alle loro operazioni di

esportazione. In tal modo le aziende esportatrici possono ottenere una copertura

assicurativa fino al 100% dell’importo stabilito nel contratto di fornitura. Tale

strumento permette alle aziende fornitrici di:

• Concedere dilazioni di pagamento più lunghe agli importatori;

• Trasformare i crediti in contanti tramite la cessione della polizza

assicurativa ad una banca mediante sconto pro-soluto dei titoli di credito;

• Avere la certezza che in breve tempo si potrà essere indennizzati per

eventuali sinistri (la SACE per esempio offre 90 giorni per la costituzione

del sinistro e 30 giorni per la liquidazione dell’indennizzo).

I rischi coperti da questa polizza assicurativa, sono fondamentalmente quattro:

1. Rischio di credito;

2. Rischio di produzione;

3. Rischio di indebita escussione di fideiussione;

4. Rischio di distruzione, danneggiamento, requisizione o confisca.

Il primo punto (rischio di credito), copre i rischi derivanti da mancati o incompleti

pagamenti da parte dell’importatore. Il rischio di produzione è invece legato al

mancato recupero dei costi di produzione a causa di eventi di natura politica,

49

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commerciale o per un mancato ritiro delle merci da parte dell’acquirente. Il terzo

fattore di rischio è legato alla possibilità di una indebita escussione delle

fideiussioni rilasciate nell’ambito contrattuale dall’esportatore all’importatore,

non connessa alla mancata osservanza dei termini contrattuali da parte

dell’esportatore. Infatti nell’esecuzione di un contratto, il venditore spesso deve

emettere diverse polizze fideiussorie sia in fase commerciale (bid bond37) sia in

fase contrattuale (advance payment bond, performance bond38) o di garanzia dopo

l’accettazione della commessa da parte del cliente (retention money bond o

guarantee bond39). Il quarto e ultimo fattore di rischio considerato, è legato ai

rischi di distruzione, danneggiamento, requisizione o confisca dei beni esportati.

L’importo ammesso alla copertura assicurativa è dato dal valore dei beni risultanti

alla data della spedizione.

Il costo di questa polizza viene effettuato dall’ECA sulla base di valutazioni

relative a:

• Rating del paese, le caratteristiche ed il rating del buyer e la

tempistica contrattuale;

• Termini di pagamento contrattuali;

• La policy commerciale dell’ECA e le percentuali di copertura del

rischio sovrano politico e commerciale.

Da questo è possibile individuare diversi vantaggi per l’azienda esportatrice. Dal

punto di vista commerciale e finanziario, la possibilità di assicurarsi contro i rischi

sopramenzionati permette una maggiore competitività data dalla possibilità di

concedere al cliente termini di pagamento con dilazioni più lunghe e quindi

operare con maggiore flessibilità. Con tale strumento è altresì possibile evitare di

37 Si tratta di una fideiussione rilasciata in fase commerciale in cui il potenziale venditore si impegna ad adempiere a quanto proposto se la sua offerta viene accettata dall’acquirente38 L’advance payment bond è la fideiussione rilasciata dal venditore a copertura di un eventuale anticipo ricevuto dal cliente. Il performance bond, invece, è una fideiussione che copre la corretta esecuzione di tutti i termini contrattuali previsti.39 Il retention money bond, in alcuni contratti definito anche guarantee bond, è una fideiussione rilasciata dal venditore che in modo può incassare anticipatamente, al termine del collaudo positivo, l’ammontare previsto dal cliente al termine del periodo di garanzia.

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inserire nel bilancio crediti a medio-lungo termine data la possibilità di ottenere

presso l’istituto finanziario uno sconto pro-soluto dei suddetti crediti.

2.1.3 La polizza lavori

La polizza lavori è uno strumento assicurativo nato per tutte quelle imprese e le

loro controllate che debbono eseguire all’estero lavori civili o infrastrutturali con

installazioni in loco e i cui contratti prevedono come termini di pagamento

fatturazioni basate sui Stati di Avanzamento Lavori (SAL) o a Milestones.

Questa tipologia di assicurazione si differenzia da quelle viste in precedenza

(credito acquirente e credito fornitore) perché queste ultime si basano su una

vendita di beni e/o servizi le cui fasi di produzione si svolgono in Paesi diversi da

quello dell’importatore. Al contrario la polizza lavori si utilizza per quei progetti

che vengono per la maggior parte realizzati in loco. Le imprese possono quindi

assicurarsi con la polizza lavori, contro tutti quegli eventi legati al paese in cui

operano di natura politica o commerciale. In genere queste tipologie di vendite

sono legati a contratti che prevedono esecuzione di lavori civili, infrastrutturali

(ad esempio strade, dighe, ferrovie, raffinerie, centrali di produzione energetica

ecc.) i cui termini di pagamento sono spesso legati a SAL (fatturazioni legate ad

un periodo temporale specifico, ad esempio mensili) saldati nel breve periodo (30-

60 gg dalla data della fattura) oppure a Milestones (fatturazioni periodiche basate

sul completamento di eventi o fasi contrattuali ben dettagliate che liberano una

determinata percentuale del valore totale del progetto).

Anche in questo caso la polizza lavori è uno strumento dedicato alla protezione e

copertura dei rischi aziendali legati all’attività internazionale. La natura dei rischi

coperta da questa polizza assicurativa è molteplice. Gli eventi che possono essere

assicurati, definiti come Eventi Generatori di Sinistro (EGS) si possono

distinguere in due principali tipologie: quelli di natura politica e quelli di natura

commerciale. Gli EGS legati ad eventi politici possono essere riassunti nelle

seguenti categorie:

• Eventi di esproprio, nazionalizzazione o qualsiasi altra restrittiva da parte

del governo;

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• Peggioramenti della situazione valutaria o fluttuazioni del tasso di cambio

della valuta del paese, per ragioni politiche o commerciali;

• Sospensione dei lavori per altri motivi legati alla sfera politica;

• Embargo decretato da altre nazioni o associazioni sovranazionali;

• Guerre, rivoluzioni, disordini civili ed eventi di forza maggiore.

Gli EGS di natura commerciale invece includono eventi di natura legati

all’acquirente quali ad esempio l’insolvenza o l’inadempimento degli obblighi di

pagamento o contrattuali. Oltre questi la polizza lavori copre anche la risoluzione

di contratti, sospensioni, revoche, mancata accettazione delle merci o dei servizi o

rifiuti ad adempiere compiuti in modo arbitrario o ingiustificato da parte

dell’acquirente.

2.1.4 Le condizioni di accettabilità per il rilascio delle polizze

Le export credit agencies prima di procedere all’emissione di uno qualsiasi degli

strumenti sopramenzionati deve necessariamente verificare e controllare le

condizioni di assicurabilità del progetto nel caso della polizza lavori oppure delle

vendite di beni e/o servizi nel caso di credito acquirente o fornitore.

Le condizioni di assicurabilità rappresentano quindi le valutazioni delle ECAs sui

rischi sostenuti per le coperture dei progetti presentati dai richiedenti.

In effetti esistono differenti configurazioni che permettono alle ECAs di valutare i

rischi. Per taluni Paesi, come ad esempio quelli appartenenti alla Category I

(reddito annuale pro-capite uguale o superiore a USD 5,345) definita dall’OECD,

di norma non sono previste condizioni particolarmente severe circa l’emissione

della copertura assicurativa. Diverso è il caso in cui, a fronte di accordi con

istituzioni internazionali (si pensi ad esempio alle condizioni definite dall’

International Monetary Fund per i programmi di prestito o ancora le direttive

OCSE in merito al sustainable lending) oppure a causa di eventi quali il perdurare

di una situazione di default, l’emissione della copertura contro i rischi può essere

compromessa. Ciascun paese, il suo sistema bancario e la qualità dell’azienda

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importatrice (nel caso di vendita) o della committenza (nel caso di progetti), viene

valutato sulla base di criteri sviluppati da ogni ECA con dati di partenza dalle

tabelle OCSE e dalle proprie banche dati.

2.2 Protezione degli investimenti diretti all’estero: Political Risk

Insurance

Molto spesso le imprese, le multinazionali e le banche, possono affrontare un

considerevole numero di rischi quando operano sui mercati esteri. Alcuni di questi

rischi possono essere rimossi o mitigati effettuando una corretta due diligence su

tutte le parti coinvolte e sulla fattibilità economica degli investimenti ipotizzati.

Non tutti i rischi possono essere facilmente valutabili; si prenda ad esempio il

rischio di natura commerciale e quello di natura non commerciale come il rischio

politico o quello legato alla situazione generale del paese.

Le ECAs forniscono anche in questo caso supporto alle aziende che intendono

investire in Paesi stranieri tramite strumenti assicurativi a protezione dei rischi da

loro sostenuti. Gli investimenti all’estero realizzati con apporti di capitale possono

essere destinati a:

• Costituzione di nuove imprese all’estero;

• Rafforzamento di consociate mediante nuovi apporti di capitale;

• Partecipazioni in società già costituite anche in seguito a processi

di privatizzazione di enti pubblici.

Il conferimento di capitale può avvenire sia mediante liquidità che attraverso beni

strumentali, tecnologie o licenze di brevetti. Le polizze assicurative rilasciate dalle

ECAs, meglio conosciute con il nome di Political Risk Insurance (PRI) possono

coprire i rischi di natura politica cui sono soggetti gli Investimenti Diretti

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all’Estero (IDE). Questo tipo di polizza può coprire anche i prestiti dei soci (detti

shareholder loans40) e le garanzie del socio41.

I rischi normalmente coperti da tale polizza assicurativa riguardano

principalmente:

• Atti espropriativi diretti ed indiretti;

• Restrizioni valutarie;

• Guerra e disordini civili;

• Breach of contract42.

Ovviamente ognuno dei rischi sopramenzionati può causare perdite all’investitore

che ha tutto l’interesse a ridurre al minimo ogni fonte di rischio.

Le perdite che possono colpire gli investimenti sono legate principalmente ai

diritti di partecipazione alla impresa estera, la perdita della proprietà o la

disponibilità di beni, dividendi, profitti, etc, oppure, in casi estremi, l’impossibilità

per l’impresa estera di operare. Le coperture offerte dal PRI permettono dunque di

ricevere un indennizzo ogni qual volta le fonti di rischio già menzionate

provocano danni agli investimenti effettuati dall’assicurato.

Per ciò che riguarda la copertura degli shareholder loans, l’indennizzo

riguarderebbe solo il capitale e gli interessi che gli azionisti vanterebbero nei

confronti della loro società e non ancora rimborsati. La SACE, ad esempio,

individua l’ammontare dell’indennizzo rispetto alle perdite generate da ogni

singolo rischio.

Il rimborso si avrà in presenza di eventi quali:

1. Atti espropriativi diretti ed indiretti – In caso di perdita della

partecipazione, dell’impossibilità dell’impresa di operare o della perdita

dei diritti derivanti dalla partecipazione in una società estera, l’indennizzo

40 Gli shareholders loans sono prestiti da parte degli azionisti alla propria società estera. Tale forma di finanziamento viene fatta rientrare nella categoria di junior debt del portafolio debiti della società ed in quanto tale ha la più bassa priorità di rimborso. 41 Le garanzie del socio sono fidejussioni rilasciate dall’azionista a sostegno di finanziamenti concessi alla società estera da parte di terzi 42 Si fa riferimento all’inadempimento di qualsiasi termine o clausola individuata nel contratto.

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viene calcolato tenendo conto del valore della partecipazione nel bilancio

dell’assicurato;

2. Restrizioni valutarie – Nel caso di impossibilità di conversione o di

trasferimento delle somme depositate presso istituti finanziari del paese di

riferimento, l’indennizzo può arrivare a coprire la totalità dell’importo;

3. Guerre e disordini civili – Nel caso di distruzioni dovute a guerre o

disordini civili che colpiscano i beni della società estera o influenzino la

sua capacità produttiva od operativa, l’indennizzo è calcolato come segue:

• Per i beni materiali è il minore tra il book value del bene ed il

suo market value; se il bene è stato riparato verranno

esclusivamente rimborsati i soli costi di ripristino;

• In caso di impossibilità ad operare in condizioni di normalità,

ovvero in presenza di situazioni che non permettano l’ottimale

operatività dell’impresa quali guerre o disordini civili,

l’indennizzo viene calcolato in base al valore del patrimonio

netto della società come rilevato precedentemente alla

manifestazione di dette situazioni;

4. Breach of Contract – Se la controparte è un ente pubblico o sovrano, ed il

danno deriva da una violazione di un contratto di fornitura o di acquisto,

l’assicurato potrà avere diritto ad un indennizzo pari al valore del danno

provocato dalla violazione contrattuale.

2.3 Le garanzie finanziarie

Come ampiamente descritto nei capitoli precedenti, il compito istituzionale di

ogni ECA è quello di sostenere l’export della propria nazione, mediante delle

semplificazioni e facilitazioni nelle pratiche commerciali offerte dagli esportatori

ai clienti di altre nazioni. Questo supporto offerto alle aziende si basa su un

principio molto semplice: coprire con la maggiore estensione possibile i rischi di

un esportatore che possano verificarsi su un determinato mercato estero. Il

principale rischio che una qualsiasi azienda teme è quello naturalmente di non

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essere pagati dopo la consegna della merce. A questo, ed a molti altri rischi, le

ECA fanno fronte con una serie di prodotti di natura assicurativa che rendono

molto più semplice per un azienda lavorare in altri Paesi. In questo paragrafo

analizzeremo il ruolo fondamentale che le garanzie finanziarie offerte dalle ECAs

ricoprono nelle coperture dei rischi sostenuti dalle imprese. Si tenga presente che

tali garanzie sono in genere fornite a “prima richiesta”, di genere “irrevocabile” ed

“autonome”: a prima richiesta vuol dire che la ECA è tenuta a corrispondere al

beneficiario della polizza che ne fa richiesta a corrispondere il relativo importo,

senza nessuna obiezione o rifiuto ad ottemperare al pagamento. Il termine

irrevocabile significa che la ECA non può recedere unilateralmente dalla garanzia

data, mentre autonoma vuole dire che la garanzia stipulata non dipende dal

contratto di finanziamento sulla base del quale è stata concessa.

2.3.1 Le garanzie per l’internazionalizzazione delle imprese

Quando un’azienda opera ha bisogno di essere finanziata per le sue operazioni

correnti ed in genere l’ente finanziario che presta denaro all’azienda è una banca,

alla quale l’azienda prevede di saldare il debito con i pagamenti che riceverà dal

cliente. Ma se quest’ultimo non è in condizioni di versare quanto pattuito,

l’azienda si espone nella situazione debitoria nei confronti della banca, con ovvie

ripercussioni sulla sua tenuta operativa. Questa situazione, quando l’azienda opera

su mercati internazionali, può presentare, a seconda del paese e della sua

condizione, maggiori complicazioni dovute al diverso contesto. Si pensi ad

esempio solo alle diversità del sistema legale, di quello normativo o addirittura

delle semplici consuetudini commerciali che possono notevolmente variare da

paese a paese. Per venire incontro alle esigenze delle aziende esportatrici, le ECAs

offrono pertanto coperture assicurative sui crediti che queste vantano nei confronti

dei loro clienti stranieri. Una banca che pertanto finanzia una determinata impresa

operante in campo internazionale ed in possesso di una polizza di una ECA, potrà,

nel caso la società importatrice non dovesse ottemperare ai suoi obblighi

contrattuali di pagamento, chiedere alla ECA di corrispondere l’importo garantito.

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La garanzia finanziaria dell’ECA diventa pertanto uno strumento che permette

alla banca di vedere alleviato il rischio derivante da un mancato pagamento di

qualche cliente straniero ad una sua azienda debitrice impegnata in attività di

internazionalizzazione. Le garanzie offerte dalle ECAs servono per l’appunto a

favorire tali attività, tese ad incrementare o rafforzare il posizionamento

commerciale delle imprese nazionali su altri mercati. Queste attività non sono solo

connesse a semplice vendite di beni o di servizi, ma possono riguardare anche

l’acquisto di società locali o la creazione di joint venture con partner o la

creazione di un nuovo stabilimento produttivo nella nazione in cui si opera.

2.3.2 Le garanzie per settori strategici

Le garanzie offerte dalle ECAs non riguardano solo aspetti puramente

commerciali o destinati alla copertura del rischio finanziario delle aziende

esportatrici. In realtà esse perseguono, attraverso la loro missione istituzionale di

sostenere l’export della propria nazione, anche fini strategici di natura politica,

volti ad aumentare la competitività globale del sistema nazionale. Le

considerazioni di tipo strategico possono essere di diversa valutazione a seconda

del paese interessato. Ad esempio, per l’Italia, nazione notoriamente povera di

materie prime e di fonte energetiche in generale, ma tra le prime al mondo come

numero e produzione di industrie manifatturiere e di trasformazione43, le attività di

una ECA come la SACE, direttamente riconducibili a considerazioni di tipo

strategico possono essere così raggruppate:

• Approvvigionamento di materie prime, comprese quelle energetiche, con

attività di copertura a garanzia su finanziamenti legati all’acquisto

all’estero di materie prime necessarie a processi di trasformazione in

prodotti finiti e destinati all’esportazione o a rendere più efficienti i cicli

43 L’Italia rappresenta il nono paese al mondo in termini di valore della produzione industriale, come riportato dal CIA “World Factbook” consultabile all’indirizzo: https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/it.html

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produttivi delle società italiane, con un conseguente miglioramento per la

competitività del “Sistema Italia”;

• Garanzie su finanziamenti connessi alla costruzione di infrastrutture

destinate ad aumentare l’efficienza del “Sistema Italia” (si pensi alla

costruzione ad opera dell’ENI dei lunghissimi sistemi di pipelines destinati

al trasporto di gas e di petrolio da nazioni come la Russia o l’Algeria

necessari all’ approvvigionamento nazionale italiano);

• Garanzie su finanziamenti connessi a progetti di interesse strategico per

l’Italia, come ad esempio la realizzazione da parte dell’ENEL di progetti

per energie rinnovabili come ad esempio parchi fotovoltaici o parchi

eolici;

• Garanzie su finanziamenti forniti da banche italiane a loro analoghe estere

per favorire l’interscambio commerciale tra le rispettive nazioni.

2.4 Assicurazione del Credito

L’assicurazione del credito è un tipico strumento con il quale le imprese riescono

a coprire i loro ricavi dal rischio di mancato pagamento di fatture per lavori o

consegne di merce o servizi effettuate al loro buyer. L’utilizzo più frequente di

tale forma assicurativa riguarda le vendite con pagamenti dilazionati.

Naturalmente più è ampia la dilazione temporale, maggiore è l’orizzonte del

rischio di natura commerciale e politico sostenuto dall’impresa nell’ambito delle

sue operazioni estere.

Il rischio commerciale riguarda:

• Insolvenza di diritto, in presenza di procedure concorsuali;

• Insolvenza di fatto, quando risulta impossibile assoggettare beni a

sequestro;

• Inadempimento del cliente, a fronte di mancati pagamenti alle scadenza

concordate nei termini contrattuali.

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Mentre il rischio politico, come già analizzato nei paragrafi precedenti,

riguarderebbe il rischio associato al mancato pagamento da parte del debitore per

cause non imputabili a quest’ultimo, ma bensì attribuibili ad eventi legati al paese

(nazionalizzazioni, embarghi, guerre, etc).

Come è possibile intuire, questa forma di assicurazione si configura esattamente

come uno strumento gestionale del credito, che permette di beneficiare di effetti

positivi in termini di minore rischio sostenuto dall’impresa, maggiore

informazioni sullo stato del rating della controparte e possibilità di sfruttare i

diritti associati alla polizza mediante la sua cessione a terzi, come ad esempio

istituti di credito, al fine di ottenere migliori condizioni finanziarie per l’accesso al

credito, come ad esempio sconti od anticipazioni sulle fatture.

Tra le diverse forme di assicurazione del credito, quelle più utilizzate riguardano

le assicurazioni di credito vantati nei confronti di un numero definito di clienti

oppure garantendo la copertura alla totalità del proprio fatturato dilazionato.

L’utilizzo dell’una o dell’altra forma assicurativa dipendono dalle caratteristiche

specifiche dell’azienda. Nel caso di una società che abbia transazioni ripetute

verso un numero ben definito di nazioni, in ragione della sua operatività in tali

mercati, e che rappresenti una percentuale di minore importanza sul totale del

proprio fatturato, avrebbe convenienza a stipulare una polizza che copra dai rischi

di credito e politico esclusivamente per quella quota di fatturato.

Viceversa, un’azienda che presenti un peso notevole del proprio export riferito al

fatturato totale, avrebbe convenienza a stipulare una polizza che copra dai rischi

politici e commerciali l’intero fatturato dilazionato sia all’estero che nel paese di

origine.

Lo schema che viene così a configurarsi, riguarderebbe tre soggetti coinvolti:

l’assicurato che da un lato, attraverso la fornitura di beni o servizi ad un altro

soggetto (l’azienda debitrice), genera dei crediti con durata relativa alla dilazione

concessa e dall’altro stipula una polizza assicurativa sui crediti generati, con la

export credit agency presente sul suo territorio.

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Come già detto, nel caso di mancato pagamento da parte della controparte

debitrice, l’impresa esportatrice verrà indennizzata da parte dell’ECA.

2.5 Cauzioni e rischi

Qualsiasi progetto, esecuzione di lavori o vendita di beni e servizi da realizzare,

deve essere strutturato in modo da bilanciare i rischi delle due o più parti in causa.

Da un lato c’è l’esigenza per il compratore di assicurarsi una corretta esecuzione

dell’opera o della vendita secondo le proprie specifiche e richieste, dall’altra

l’esigenza del fornitore di essere compensato per il lavoro eseguito dal

bilanciamento di queste due esigenze nasce la struttura contrattuale che opera e

gestisce l’accordo. In tale struttura, al fine di coprire i rischi della parte acquirente

che di quella venditrice, nasce una insieme di diverse tipologie cauzionali (in

inglese surety bond) che analizzeremo più approfonditamente nei prossimi

paragrafi.

Le cauzioni o surety bonds rappresentano impegni (per la maggior parte

incondizionati) di pagamento da parte del venditore (seller o contractor) o chi per

lui si assuma tale obbligo (garante o surety) nei confronti dell’acquirente

(beneficiario) in situazioni di inadempienza contrattuale. Con l’evolversi dello

scenario economico e lo sviluppo sempre più sostenuto di transazioni commerciali

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Figura 20 : Assicurazione del credito

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e di progetti su scala internazionale e nazionale, si è arrivati ad una struttura

generalmente accettata in tutto il mondo di surety bonds. Le export credit

agencies, nella loro mission di sostenere e promuovere le aziende domestiche

all’estero, assumono un peso determinante nel garantire che tale struttura

cauzionale sia efficacemente implementata. Infatti queste ultime assumono,

quando richiesto (ed ovviamente quando tale incarico viene accettato dall’ECA),

la veste di garante dell’impresa domestica impegnata nel progetto o nella vendita.

Nella loro operatività, le ECA possono intervenire a supporto delle imprese

domestiche:

• Attraverso emissione diretta di surety bonds;

• Prestando apposita controgaranzia alle banche che emettono bond contro

l’inadempimento del contractor;

• Prestando apposita controgaranzia o riassicurazione a favore delle

compagnie assicurative estere, le quali emettono surety bonds.

Nel caso della garanzia diretta, un’ECA può emettere il bond a protezione della

committenza estera. Lo schema che viene a configurarsi vede come richiedente

l’impresa domestica, controparte dell’azienda estera in forniture o prestazioni

d’opera, l’ECA che emette il bond ed indennizza il richiedente nel caso di

inadempimento del venditore, ed il compratore, che vede coperti i suoi rischi

legati alla ricezione di quanto richiesto.

Nel secondo caso (controgaranzia alla banca), la ECA interviene a copertura della

banca che ha erogato la garanzia alla parte acquirente, su richiesta del venditore.

Detta copertura riguarda solo una parte del rischio, in genere non superiore al

70%, per cui la banca vede ridotta la propria esposizione.

Nell’ultimo caso lo schema prevede un quarto soggetto, denominato Surety,

compagnie assicurative locali, che emettono apposite garanzie a favore del

beneficiario. La peculiarità di queste compagnie è quella non solo di porsi come

garante, ma, in alcuni Paesi come ad esempio gli USA, in caso di inadempienza da

parte del richiedente, si impegnano in modo diretto al completamento del

contratto. L’ECA, in questo caso, interviene riassicurando o controgarantendo i

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bond emessi dai Surety, con una copertura massima del rischio che può arrivare al

100% dell’importo.

Vediamo adesso quali sono le caratteristiche delle principali garanzie che possono

essere richieste in un tipico accordo contrattuale tra un venditore, in seguito

denominato anche contractor ed un acquirente.

2.5.1 Il Bid Bond

Lo scopo dei bid bond è quello di assicurare il committente dalla mancata

accettazione dell’incarico da parte del cosiddetto contractor. Quando viene

emesso, il garante assicura che il contractor non solo accetterà l’incarico e si

costituirà come parte del contratto44 ma offrirà ogni altra tipologia di bond

richiesta all’interno dell’arco temporale richiesto dalle specifiche concordate. Se il

contractor non accetta l’incarico senza un valida e giustificato motivo legale, lo

stesso e il garante (surety) saranno ritenuti responsabili per una somma calcolata

come percentuale sul valore del contratto. Questo permetterebbe al committente di

avere delle risorse monetarie indispensabili per poter sostenere il costo necessario

a trovare un nuovo offerente qualificato e poter essere indennizzato per i ritardi

sul progetto causati della mancata accettazione della commessa da parte del

contractor. Nella maggior parte dei casi il bid bond può variare tra il 5 ed il 10%

dell’importo totale contrattuale. C’è un ulteriore forma di bid bond, meno

frequente, definita “actual damages”, dove il contractor concorda il risarcimento

alla committenza di tutti i costi ed i danni che possono risultare come conseguenza

della rinuncia del contractor a firmare il contratto e rilasciare gli altri bonds. La

natura abbastanza aleatoria di questo tipo di bond lo rende non molto diffuso, dato

che la sua applicazione può condurre a dispute legali molto lunghe e complesse,

dispute che inevitabilmente sorgerebbero dal calcolo (che deve essere concordato

tra le parti) degli “actual damages”, ovvero i danni subiti dal cliente.

2.5.2 L’ Advance Payment Bond44 Il bid bond è infatti una forma cauzionale precontrattuale; è molto utilizzato soprattutto nel caso di gare pubbliche, per evitare che i contractors possano offrire dei prezzi molto bassi, falsando così la gara, per poi rinunciare a firmare il contratto.

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Una volta firmato il contratto, e quindi rilasciato il bid bond, in genere si concorda

tra il contractor e la committenza il pagamento di un anticipo, che consente al

venditore di cominciare i lavori necessari alla preparazione del progetto, come ad

esempio l’ingegneria o l’acquisto di materie prime o semilavorati da trasformare

in prodotti finiti. L’anticipo viene altresì visto dal contractor come un impegno

concreto del cliente nella realizzazione del progetto, oltre che un aiuto nel

miglioramento dei cash flows di commessa. L’anticipo in realtà non corrisponde a

nessuna effettiva prestazione del contractor, per cui il committente richiede allo

stesso, nella maggior parte dei casi, una garanzia, definita appunto “advance

payment bond” a copertura della totalità della somma anticipata per garantirne la

restituzione in caso di inadempienza del contractor. Se non definita nel contratto

in modo diverso, la restituzione di questo bond avviene in genere alla consegna

della merce, ovvero all’accettazione provvisoria dopo il collaudo, in concomitanza

con l’ultimo pagamento effettuato dalla committenza. L’ammontare di questa

garanzia, legata all’anticipo ricevuto, è in genere variabile tra il 5 ed il 30% del

valore totale contrattuale.

2.5.2 Il Performance Bond

Il Performance bond è quella cauzione che viene rilasciata nella fase iniziale del

contratto (in molti casi dopo pochi giorni dalla firma del contratto), dove il

contractor garantisce al cliente le proprie prestazioni contrattuali, da effettuarsi

naturalmente in completa rispondenza con tutti gli accordi sottoscritti tra le parti,

nei tempi stabiliti. Se il contractor non dovesse eseguire il contratto secondo gli

accordi (per proprie colpe tecniche, produttive o gestionali, ma anche a causa di

eventi quali l’insolvenza e la bancarotta dello stesso), la committenza avrebbe la

possibilità di dichiarare il “default” dello stesso, ed escutere il Performance bond,

in genere emesso a prima richiesta ed incondizionato, a compenso delle perdite a

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cui inevitabilmente andrebbe incontro per la ripresa, con un altro contractor, del

progetto dal punto in cui si era fermato. Ordinariamente il Performance Bond

copre anche le obbligazioni del contractor nei riguardi dei suoi fornitori o

subcontrattisti o delle sue maestranze. Ad esempio, in un progetto dove il

contractor non paghi i suoi fornitori, o non corrisponda ai suoi dipendenti il

salario, la committenza potrebbe essere chiamata a rispondere direttamente di

questi pagamenti. Nel caso di insolvenza o addirittura di fallimento del

contractor, la garanzia offerta dal Performance Bond può alleviare le perdite del

cliente dovuta a queste obbligazioni non soddisfatte dal contractor. In questo

ultimo caso, in alcuni Paesi come ad esempio gli USA, viene richiesto un altro

tipo di garanzia, denominato “Payment Bond” che copre per l’appunto i rischi del

cliente generati da mancati pagamenti del contractor verso terze parti coinvolte

nell’esecuzione del progetto. Nelle altre nazioni, questo tipo di rischio è invece

coperto dal Performance Bond.

Questa tipo di garanzia vale in genere dal 10 al 20% dell’importo totale

contrattuale.

2.5.3 Il Guarantee o Maintenance Bond

Al termine delle prestazioni contrattuali, in genere si procede ad una verifica o

collaudo effettuato in forma congiunta dal contractor e dalla committenza che

tutte le condizioni o specifiche progettuali concordate sono state raggiunte e

soddisfatte. Questa verifica, definita anche “accettazione provvisoria”, consente in

genere al contractor di ottenere, oltre ad un pagamento prestabilito per questo

milestone, la restituzione delle polizze relative all’Advance Payment Bond ed al

Performance Bond. Da questo momento in avanti, l’unica prestazione richiesta al

contractor è quella di soddisfare le condizioni di garanzia stabilite dai termini

contrattuali nel periodo stabilito, in genere variabile da 1 a più anni. A garanzia di

queste obbligazioni, viene richiesta una polizza, definita in alcuni casi come

“Guarantee Bond” mentre in altri come “Maintenance Bond” per la copertura di

eventuali rischi di inadempimento da parte del contractor. La durata di questo

bond è valida per tutto il periodo di garanzia, ed il suo rilascio avviene alla

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scadenza dello stesso. L’ammontare tipico di questa forma di garanzia è in genere

pari al 10% del valore totale contrattuale.

2.5.4 Il Money Retention Bond

Il Money Retention Bond è una copertura cauzionale della committenza contro i

rischi legati all’inadempienza del contractor a fronte del pagamento di somme a

valere del contratto o ritenute, che possono essere rilasciate solo all’accettazione

definitiva del progetto (atto formale che in genere avviene al termine del periodo

concordato di garanzia e che sancisce la fine delle obbligazioni contrattuali).

L’ammontare di questa garanzia, si attesta in genere attorno al 10% del valore

totale contrattuale.

2.6 Il Factoring

Il factoring può essere definito come una transazione finanziaria con cui un

soggetto cede i crediti da esso generato nell’ambito della sua attività

imprenditoriale ad un altro soggetto denominato Factor che, praticando una

commissione calcolata come percentuale sul valore nominale del credito ceduto, si

impegna a svolgere una serie di attività45, altrimenti di competenza del cedente,

pagando in maniera anticipata allo stesso cedente i crediti ceduti. La sua origine

viene fatta risalire ad un periodo a cavallo tra il XV ed il XIV secolo, quando

furono fondate le prime colonie in America da parte degli Inglesi.

In tale periodo storico nacquero le figure dei Factor. Questi ultimi erano coloro

che, dietro pagamento di una commission, acquistavano e successivamente

vendevano le merci. In taluni casi questi soggetti, che si configuravano come veri

e propri rappresentanti delle imprese, anticipavano ai mandatari i proventi della

vendita offrendone garanzie sui pagamenti.

Oggigiorno, l’utilizzo di questa forma di gestione del credito è utilizzato in molti

settori. In un tipico accordo di factoring, il produttore vende beni e/o servizi e di

conseguenza genera un credito. Il Factor (in questo caso rappresentato dalla

45 Tali attività possono riguardare la contabilizzazione, la gestione, la riscossione dei crediti ceduti e garantire il credito dall’inadempimento dei debitori

65

Page 66: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

ECA), acquista il diritto di incassare tale credito e compensa il venditore pagando

il valore nominale di tale credito, decurtato di una determinata percentuale

(tipicamente individuata tra il 2 ed il 6 percento). L’utilizzo di tale forma di

gestione del credito, che risulterebbe una forma non bancaria di finanziamento,

nasce dal bisogno da parte delle imprese di rendere liquidi i crediti generati dalla

loro operatività, e non immediatamente incassabili a causa della dilazione dei

pagamenti ed dei ritardi connessi. Come riportato da uno studio di Intrum

Justitia46, i ritardi dei pagamenti e le sofferenze sui crediti registrate nel 2013 tra le

imprese, hanno raggiunto livelli non sostenibili pari a circa il 3% di tutte le

transazioni effettuate nell’area Euro pari a circa 350 miliardi di Euro. Gli effetti

negativi dei ritardi e delle sofferenze sui crediti impattano sui livelli

occupazionali, sulle capacità di ricerca e sviluppo, sugli investimenti ed in taluni

casi sulla stessa sopravvivenza dell’impresa.

Figura 21 : Percentuale di perdite registrate sui crediti per settore (EUROPA)fonte: EPI 2013 Industry white paper

Nello stesso EPI 2013 Industry white paper, viene posto l’accento sull’importanza

di una corretta gestione dei crediti calcolando l’entità dei costi generati da una

perdita sui crediti. Dalla Figura 23 è possibile osservare come a seconda del

livello dei margini di profitto si generino diverse configurazioni di costo in

riferimento alle sofferenze registrate sui crediti. Ad esempio, per una perdita

registrata di 10.000 € e con un margine di profitto del 5%, l’impresa per

46 La Intrum Justitia è una società europea di recupero crediti. Lo studio a cui si fa riferimento è il white paper “EPI 2013 Industry” visionabile al link http://www.intrum.com/Press-and-publications/European-Payment-Index/

66

Page 67: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

compensare tale costo dovrebbe assicurarsi in termini di vendite extra un valore

pari a 200.000 €.

Figura 22 : Effetto delle perdite sui crediti fonte: EPI 2013 Industry white paper

Questo problematica non riguarda esclusivamente ritardi e perdite sui crediti tra

imprese. Si prenda ad esempio il caso dell’Italia, dove il ritardo nei pagamenti da

parte della Pubblica Amministrazione47 è un fenomeno frequente e preoccupante a

cui si sta cercando di porre rimedio con una serie di interventi legislativi48. Il

ritardo nei pagamenti che in un paese si registra nelle PA e negli enti statali può

essere ricondotto alle seguenti cause:

• Inefficienza dell’amministrazione con tempi eccessivamente lunghi nella

registrazioni delle fatture;

• Vincoli normativi (per il caso Italia si veda ad esempio il patto di

stabilità);

• Assunzione di impegni governativi privi di adeguata copertura finanziaria.

Questa forma di inefficienza genera effetti negativi sia a carico delle imprese

operanti sul mercato che per la Pubblica Amministrazione del paese. Infatti le

imprese dovranno affrontare un maggiore livello di indebitamento, maggiori oneri

finanziari ed in genere hanno una minore capacità di offerta. La PA, dal canto suo,

registrerebbe un maggior costo causato dal ritardo nei pagamenti. Esistono quindi

margini di miglioramento e di efficientamento del sistema. Con il factoring,

47 Si consideri che solo in Italia, il contributo della PA al PIL è pari a quasi il 20% di quest’ultimo mentre il valore delle forniture di beni e servizi acquistati dalla PA ammonta a circa 140 miliardi di euro. Dai dati forniti dall’ European Payment Index 2009, l’Italia insieme a Spagna e Grecia rappresentano a livello europeo i peggiori Paesi in termini di ritardi di pagamento.48 Si fa riferimento al Decreto Legge 24 aprile 2014, n. 66. Per visionare l’intero testo: http://www.promopa.it/images/normativa/dl_66_2014_legge_89_2014_cuneo_fiscale.pdf

67

Page 68: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

infatti, si avrebbe una maggiore certezza nei pagamenti e nella loro data di

accredito.

Il factoring è una soluzione per rendere liquidi i crediti nel breve termine e si

configura in maniera diversa a seconda del tipo di factoring a cui facciamo

riferimento. Abbiamo quindi due forme di factoring: il factoring pro solvendo ed

il factoring pro soluto. In entrambe le forme esso potrà avere ad oggetto crediti

vantati verso imprese o altri soggetti come ad esempio PA residenti nel medesimo

territorio del produttore oppure in Paesi esteri. Per quest’ultimo caso, un utile

strumento per le imprese esportatrici è costituito dal c.d. export factoring.

Vediamo adesso in dettaglio la differenza tra le due forme di factoring: il

factoring pro solvendo è una forma di factoring con cui il soggetto cedente

consegna la totalità o una parte dei crediti da esso generato al Factor, e si

differenzia dalle altre configurazioni di factoring, perchè il rischio di un eventuale

inadempimento totale o parziale del debitore rimane in capo al soggetto cedente.

Quest’ultimo potrà quindi vedere monetizzato parte del valore facciale del credito

vantato nei confronti del debitore ma rimarrà comunque l’unico responsabile nel

caso in cui questo non tenga fede ai suoi impegni di pagamento. Così facendo il

cedente è a tutti gli effetti l’unico garante dell’esistenza del credito e della sua

esigibilità e nel caso in cui il debitore risulti inadempiente, sarà obbligato a

restituire la totalità delle somme anticipate dal Factor.

Il factoring pro soluto invece prevede che il soggetto cedente nel trasferire parte o

la totalità del credito al Factor, a differenza della formula pro solvendo,

trasferisce a quest’ultimo anche i rischi collegati all’eventuale inadempimento,

parziale o totale, del debitore ceduto. Nella formula pro soluto infatti, si configura

una mutazione del rapporto di obbligazioni contrattuali, per cui il Factor subentra

a completa sostituzione del cedente, con quest’ultimo che non dovrà più

rispondere di un’eventuale inadempienza del debitore. I vantaggi collegati alla

formula pro soluto risultano abbastanza evidenti. Innanzitutto l’impresa potrà

facilmente trasformare il credito ceduto in liquidità; beneficiare di un minor grado

di rischio di inadempienza dato il totale trasferimento di quest’ultimo al Factor;

poter stabilire con l’ECA l’assenza di notifica al debitore dell’avvenuta cessione

68

Page 69: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

così da non minare la fiducia tra l’impresa creditrice e quella debitrice per le

eventuali future transazioni.

Le sopracitate configurazioni di factoring nella forma pro soluto e pro solvendo

permettono di comprendere meglio il ruolo centrale che il contratto di export

factoring può assumere nel consentire all’impresa di operare in condizioni più

agevoli.

Come vedremo nel capitolo successivo, non sono poche le export credit agencies

che offrono tale tipologia di strumento.

L’export factoring, similmente a quanto visto con le altre forme di factoring, può

essere definito come il contratto con cui un soggetto esportatore cede ad un

Factor i propri crediti, generati nell’ambito della propria attività su mercati esteri,

in cambio di un anticipo sui pagamenti futuri derivanti dalla conversione del

credito in liquidità. Normalmente la formula applicata è quella pro solvendo ma a

volte può anche essere applicata la formula pro soluto. In questo ultimo caso,

come già espresso in precedenza, il cedente esportatore verrà liberato da

qualunque rischio di inadempienza da parte del debitore. Ovviamente l’impresa

avrà tutto l’interesse ad stipulare tale tipologia di contratto quando:

• Esiste un certo grado di incertezza sullo standing creditizio della

controparte estera;

• La controparte estera risiede in un paese con un grado di rischio tale da

rendere plausibile l’ipotesi di inadempienza per cause non imputabili

direttamente alla controparte debitrice.

Queste potrebbero essere solo alcune delle motivazioni che spingono le imprese

esportatrici ad utilizzare tale forma di gestione del credito. Dovremmo perciò

sottolineare che molte volte, le motivazioni alla base dell’utilizzo di tale

strumento riguardano soprattutto:

• La possibilità di semplificare la gestione del credito;

• Ottenere una maggiore liquidità e, nel caso del pro soluto, una completa

eliminazione del rischio;

69

Page 70: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

• Avere maggiore competitività nei mercati.

Da sottolineare che in contratto di export credit con la formula pro soluto è

difficilmente riscontrabile nei mercati dei Paesi sviluppati, per il basso rischio che

questi presentano e per, di contro, l’alto costo delle operazioni di factoring.

Quest’ultimo è in effetti il grande limite dell’export factoring: i costi di questo

genere di operazioni sono in genere quasi il doppio di quelli relativi ad una

normale assicurazione sul credito e pertanto potrebbero risultare proibitivi per

esportatori operanti in segmenti di mercato con margini commerciali molto ridotti.

2.7 Strumenti di finanza agevolata come ulteriore fonte di supporto

all’internazionalizzazione

Le ECAs non sono il solo strumento a disposizione dei governi nazionali per

favorire l’internazionalizzazione delle imprese domestiche. In generale, ogni

paese può infatti dotarsi di un sistema di politiche atte a supportare il tessuto

produttivo interno e a favorirne le politiche commerciali nei confronti dell’estero

con strumenti finanziari agevolativi. Per esaminare più in dettaglio in cosa

consistono gli strumenti di finanza agevolata nel campo dell’export e le loro

caratteristiche, prenderemo naturalmente come esempio il caso dell’Italia.

In termini generali, la finanza agevolata è quell’insieme di provvedimenti o

politiche che generano fonti di finanziamento per le imprese a condizioni

particolari e vantaggiose rispetto a quelle di mercato, utilizzando strumenti

finanziari, sostenuti con fondi di provenienza nazionale o comunitaria, di natura

perlopiù pubblica, che i governi o le autorità mettono a disposizione delle aziende.

Questi fondi sono dotazioni stanziate dalle autorità nell’ambito di politiche di

sviluppo per esempio a supporto di particolari settori economici ritenuti di

interesse strategico per il paese, oppure per eliminare squilibri di natura

commerciale in particolari attività, o per favorire l’occupazione. Per un

imprenditore, il ricorso a tali forme di finanza agevolata è spesso una apprezzata

integrazione con gli altri strumenti tradizionali del credito, che può addirittura

agevolarlo nell’accesso ai tipici canali di finanziamento per il completamento dei

70

Page 71: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

suoi investimenti. I finanziamenti ottenibili con queste forme, infatti, possono

essere a tasso agevolato, con tassi molto al di sotto dei valori di mercato e che in

alcuni casi possono essere a “tasso zero”, o a fondo perduto, che in genere sono

messi a disposizione in casi molto particolari (ad esempio, per favorire

l’innovazione e lo sviluppo di nuove tecnologie o incentivare misure di carattere

ambientale).

In entrambi i casi, per l’ottenimento del finanziamento, è richiesto all’azienda di

sostenere, per tutta la durata dell’intervento, un piano ben preciso di investimenti

e/o di milestone che la stessa deve essere in grado di mantenere, anche se

parzialmente, in modo autonomo tramite una quota parte di cofinanziamento o

l’anticipo di parte dei costi da sostenere.

La finanza agevolata può essere quindi vista come un “integratore” alle normali

attività finanziare dell’azienda; nel caso specifico dell’internazionalizzazione, si

riporta di seguito in Figura 22 alcuni esempi di finanziamenti agevolati,

predisposti nell’anno 2010 per particolari misure legate all’export.

Figura 23 : Esempi di strumenti di finanza agevolata per l’internazionalizzazione in Italia fonte: SIMEST

Oltre a queste forme di finanziamento agevolato legato a particolari misure, esiste

in Italia una società governativa, la SIMEST, che gestisce per conto delle Autorità

71

Page 72: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

italiane una ulteriore serie di finanziamenti agevolati destinati ad incentivare

l'attività all'estero delle aziende italiane.

Questi strumenti coprono il settore dei crediti all'esportazione di beni strumentali,

il finanziamento di progetti di collocazione commerciale su mercati esteri

collocati fuori dai confini dell'Unione Europea, il finanziamento di studi di

fattibilità, la capitalizzazione delle piccole e medie imprese esportatrici.

In effetti, la SIMEST è una finanziaria governativa, che, al pari di SACE,

consente agli exporters (soprattutto fornitori di beni d’investimento) di offrire

dilazioni di pagamento a medio/lungo periodo con tassi d’interesse di pari entità a

quelli individuati nell’accordo sui crediti ufficialmente sostenuti (Consensus), il

cosiddetto tasso CIRR, concordato ed individuato in ambito OCSE, già descritto

nei precedenti paragrafi e riportato a titolo di esempio per le principali valute (per

valori anno 2010) nella Figura 23. L'agevolazione offerta da SIMEST è

rappresentata da un contributo agli interessi sui finanziamenti ottenuti da banche

italiane o estere (già ricordata come “Legge Ossola 227/1977”; essa però non

copre tutti i settori e tutte le scadenze. È infatti riservata a finanziamenti bancari a

medio o lungo termine (minimo 24 mesi) connessi all'esportazione italiana di

macchinari e impianti, mezzi di trasporto pubblico, infrastrutture, sistemi di

telecomunicazione ecc. intesi in senso lato. L'agevolazione può essere rilasciata

sia in forma di credito fornitore che credito acquirente. Pertanto, nel caso del

credito all’esportazione, da un lato la SACE assicura la banca che emette il

finanziamento, mentre la SIMEST offre un contributo agevolato in conto interessi,

che consente al debitore di pagare meno il finanziamento ottenuto.

Ci sono comunque delle condizioni da rispettare: il finanziamento deve essere

effettuato in euro, oppure, in altre valute, purché principali. L’ammontare

concesso copre al massimo l'85% del totale della fornitura; ciò significa che una

parte dell’importo contrattuale, pari ad almeno il 15%, deve essere pagata in

contanti dall'acquirente. Inoltre, se la fornitura da parte della società esportatrice

prevede esborsi all'estero, essi devono essere contenuti nei limiti della quota in

contanti.

Possono essere compresi nel finanziamento (purché inclusi nella fornitura):

• I compensi di mediazione od agenzia, con un massimo pari al 5%;

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Page 73: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

• I compensi corrisposti a società di commercializzazione in relazione a

operazioni di contro acquisto, con un massimo pari al 5%;

• Le subforniture di merci e servizi di origine comunitaria, nei limiti previsti

dalla normativa UE.

E’ inoltre previsto che la durata del finanziamento bancario debba essere uguale o

superiore a 24 mesi dal "punto di partenza del credito" (spedizione/consegna o

collaudo preliminare) come stabilito dagli accordi internazionali (Consensus)

definiti in ambito OCSE.

Altre agevolazioni sono concesse dalla SIMEST nell’ambito di uno sconto pro-

soluto sui titoli di credito rilasciati dal debitore estero. Questo sconto è effettuato

ad un tasso fisso di mercato, con deduzione degli interessi in via anticipata e

pagamento all’azienda esportatrice della somma risultante. La SIMEST

corrisponde all’esportatore un contributo che viene calcolato come differenza tra

il ricavo netto dell’operazione di sconto, al quale viene applicato un tasso che

riflette quello di mercato ed il potenziale ricavo netto che si sarebbe avuto qualora

allo sconto fosse stato applicato un tasso CIRR (più basso rispetto a quello di

mercato). Da tenere presente che il tasso di sconto di mercato viene calcolato in

base al rischio paese e con riferimento al debitore ed al garante.

Sempre nell’ambito degli strumenti di finanza agevolata, la SIMEST offre inoltre

finanziamenti bancari all’esportatore, quando la banca finanzia direttamente il

cliente estero. In questo caso, la SIMEST effettua un intervento di stabilizzazione

sul cambio, calcolando per ogni semestre la differenza tra gli interessi al tasso di

finanziamento concesso dalla banca (in genere calcolati sui tassi Libor/Euribor più

lo spread applicato della stessa banca) e gli interessi calcolati con il tasso CIRR.

Se questa differenza è positiva (cioè il tasso applicato dalla banca è superiore al

tasso CIRR) la SIMEST paga alla banca la differenza, mentre invece se la

differenza è negativa, la incassa.

Agevolazioni sono inoltre previste per quelle aziende che intendano aprire nuove

sedi o condurre attività promozionali in Paesi esteri; in questo caso la SIMEST

può concedere finanziamenti agevolati praticando un tasso di interesse fisso su di

un ammontare che per le PMI deve essere coperto da garanzie pari ad almeno il

50% della somma richiesta (mentre le grandi aziende devono garantire il 100%).

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Page 74: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

La somma finanziabile può arrivare fino all’ 85% delle spese indicate, comunque

non superiore a circa 2,5 milioni di Euro (questa cifra è stabilita in base alla

norma comunitaria definita “de minimis”). Il tasso di interesse praticato, fisso, è

pari al 15% del tasso di riferimento UE vigente alla data di approvazione del

finanziamento e comunque non inferiore allo 0,50% annuo.

Altri finanziamenti a tassi agevolati sono inoltre concessi dalla SIMEST per studi

di fattibilità e servizi di assistenza tecnica collegati ad investimenti in Paesi extra

UE (fino ad un massimo del 100% e comunque non superiori a 100.000 Euro per

studi commerciali, 200.000 Euro per studi legati ad investimenti produttivi e

300.000 Euro per servizi di assistenza tecnica, anche in questo caso l’erogazione è

soggetta alla presentazione di garanzie, per le PMI pari al 50% dell’importo

richiesto, per le grandi aziende pari al 100%) e per la patrimonializzazione delle

PMI in grado di esportare i loro prodotti. In questo caso, il finanziamento

agevolato è concesso fino ad un massimo di 500.000 Euro a quelle PMI che

abbiano esportato in media nell’ultimo triennio almeno il 20% del loro fatturato.

Come esempio dell’agevolazione concessa, si può comparare il tasso di

riferimento UE praticato al 1.09.2011 e pari al 3,05% con il tasso agevolato

concesso per queste due ultime forme di finanziamento pari allo 0,50%.

Tutte le forme descritte, riguardano ulteriori supporti alle attività di

internazionalizzazione delle aziende che vanno viste come strumenti integrativi

alle attività condotte dalle ECAs. Nel caso specifico esaminato, quello relativo

all’Italia, le attività della SACE sono integrate dagli strumenti di finanza

agevolata concessi dalla SIMEST. Entrambe le società rendono esecutive le

politiche commerciali a favore dell’export, dettate dal governo italiano.

74

Page 75: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

Capitolo 3. Benchmark tra i diversi players

Le strutture a supporto del credito all’esportazione risultano ampiamente variegate

a seconda del paese preso in considerazione. E’ possibile quindi poter asserire che

non esiste un unico modello di riferimento da potersi utilizzare per cogliere le

caratteristiche di una export credit agency ma, bensì, esistono diverse realtà;

alcune legate a modelli più tradizionali, altre a modelli più “evoluti” rispetto a

quello originario. Il business model tradizionale è improntato al supporto delle

attività di export delle aziende domestiche perché parte di un piano di sviluppo

politico più ampio, che riflette le strategie commerciali ed economiche di uno

stato. Le ECAs nei modelli tradizionali sono maggiormente focalizzate sui grandi

gruppi industriali che operano in settori ritenuti strategici. Infatti, come è possibile

osservare dall’accordo sui crediti all’esportazione ufficialmente sostenuti

(Consensus), vengono diversamente trattati i settori strategici dell’aereospazio,

della difesa, dell’energia e così via.

Diverse invece sono le caratteristiche dei modelli “evoluti”. Alcune ECAs hanno

apportato diverse modifiche al loro originario business model, cambiando

radicalmente la loro struttura proprietaria, i prodotti e servizi offerti così come la

loro organizzazione. Così, distaccandosi sempre di più dal modello tradizionale, le

ECAs si sono trasformate in veri e propri global market player. Non sono pochi

gli esempi di agenzie il cui compito non termina nel supporto delle esportazioni.

Molti di queste, infatti, hanno con il tempo deciso di integrare all’offerta di

prodotti tipici (credito fornitore, acquirente, political risk insurance) una nuova

gamma di strumenti che sia orientata ad offrire un supporto più articolato

all’internazionalizzazione delle imprese domestiche. Promuovendo lo sviluppo

all’estero mediante un mix di programmi tradizionali ed “innovativi”, si potrebbe

infatti concretizzare un maggior flusso di investimenti diretti (IDE), acquisizioni o

partecipazioni in imprese estere, partecipazioni ad importanti progetti

internazionali e così via. Inoltre, grazie al contesto normativo internazionale che

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Page 76: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

delinea gli ambiti operativi delle ECAs, si evita la possibilità che quest’ultime,

mediante il loro operato, possano in qualche maniera contribuire a creare

distorsioni al sistema della concorrenza internazionale.

In questo capitolo, quindi, si andrà a delineare e descrivere le più importanti

export credit agencies, cercando di delinearne un profilo in termini di assetto

proprietario e ambiti operativi cogliendo differenze ed elementi di similitudine.

Lo scopo di questo capitolo è quello di definire le caratteristiche fondamentali per

poter procedere ad un benchmark tra le più importanti ECAs e la SACE (export

credit agency italiana).

3.1 Le ECAs nel mondo

In questo paragrafo, si cercherà di effettuare una descrizione delle export credit

agencies dei più importanti Paesi esportatori49: Cina, Stati Uniti, Germania, UK,

Giappone e Francia. A questi è stata aggiunta anche l’Olanda, la cui agenzia, per

volume di transazioni, è tra le prime al mondo. Tre ECAs europee,

convenzionalmente chiamate “The Big Three”, sono in effetti le tre più grandi al

mondo. Assistiamo comunque in questi anni alla fortissima crescita di altre ECAs,

in modo particolare quella cinese.

Figura 24 : Quote di mercato europee 2006 delle principali ECAs fonte: Swiss Re

49 La lista si basa sui dati riportati dal “World Factbook” redatto dalla Central Intelligence Agency (CIA) degli Stati uniti.

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Page 77: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

Sono state prescelte queste organizzazioni per due ragioni fondamentali: la prima

è la necessità di analizzarne i modelli di business per individuarne eventuali

differenze, la seconda, per comprendere come la composizione degli assetti

proprietari (partecipazione pubblica, privata o mista) possano influenzare le scelte

operative (ricerca di profitto o solo di break-even). Fornendo un quadro iniziale di

carattere generale, il presente lavoro, come già accennato, si propone di

approfondire tutti gli aspetti che riguardano le ECA delle singole nazioni prese in

analisi.

3.1.1 Export credit agency Cinese: SINOSURE

La SINOSURE, è l’agenzia di credito all’esportazione Cinese, dotata di

personalità giuridica e fortemente orientata a trasmettere i principali obiettivi della

politica economica e commerciale della nazione. Al pari delle altre ECAs la

SINOSURE ha una mission ben precisa: promuovere lo sviluppo del commercio

internazionale delle aziende cinesi, e favorire gli investimenti contribuendo in tal

modo al miglioramento della condizione occupazionale e della bilancia dei

pagamenti. Il rallentamento dell’economia cinese, passato da un incremento del

10% nel 2010 al 7,7% nel 2013, se visto come tendenza, potrebbe mettere a

rischio la tenuta stessa del paese e del suo sistema politico, per cui il governo sta

adottando strategie di forte supporto all’export, per stimolare e mantenere la

crescita.

In buona sostanza il mandato dell’ECA Cinese (in accordo con le politiche

industriali, fiscali, finanziarie e diplomatiche espresse dal governo) riguarderebbe

la promozione dell’export di beni, soprattutto ad elevato contenuto tecnologico

come i prodotti elettromeccanici, e supporto degli investimenti oltreoceano per

mezzo dell’assicurazione contro il rischio di non pagamento del credito generato

nei processi di export. Dal 2001, anno della sua fondazione, il contributo di

SINOSURE al supporto del commercio internazionale ed alla cooperazione

economica è divenuto sempre più evidente, soprattutto negli anni successivi allo

scoppio della crisi finanziaria. Alla fine del 2013, SINOSURE ha supportato

esportazioni ed investimenti per un valore totale di 1484.65 miliardi di dollari

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Page 78: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

coprendo dai rischi migliaia di esportatori e centinaia di progetti a medio-lungo

termine. Dalle azioni poste in atto dall’agenzia cinese, si evince chiaramente come

essa sia focalizzata sul servire la strategia dello stato del “go abroad”. E’

possibile definire la SINOSURE come agenzia governativa con mandato al

supporto dell’interesse nazionale in quanto non si configura né come compagnia

privata a controllo statale né come società operante come agente di stato. Per ciò

che riguarda gli strumenti offerti, non sembra che la SINOSURE possa offrire un

portafoglio prodotti molto ampio. Infatti, la maggior parte dell’offerta si concentra

su tipologie di strumenti assicurativi tipici del business model tradizionale.

• Export credit di breve termine;

• Export credit di medio-lungo termine;

• Assicurazione sugli investimenti all’estero;

• Garanzie e bond;

• Servizi di rating sui crediti.

Le somme assicurate dalla SINOSURE nel corso dell’ultimo decennio riflettono

un andamento quasi esponenziale, legate come sono all’export cinese. Si veda, a

tale proposito, l’andamento degli importi coperti (in miliardi di USD) da

SINOSURE dalla sua istituzione fino all’anno 2010 (Fig.24).

Figura 25: Importi assicurati da SINOSURE dal 2002 al 2010 fonte: Sinosure

78

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3.1.2 Export credit agency Statunitense: EXIM Bank

La Export-Import Bank (EXIM Bank), è la export credit agency ufficiale

statunitense, che agisce come agenzia federale. La mission è quella di: assistenza,

alle imprese americane siano esse grandi o piccole, finanziando le esportazioni di

beni e servizi prodotti negli Stati Uniti verso i mercati internazionali,

contribuendo così al rafforzamento continuo dell’economia nazionale. La EXIM

Bank, opera come agenzia governativa con mandato al supporto dell’interesse

nazionale andando a coprire i gap nel settore del trade financing, evitando così di

competere con il settore del credito privato. Infatti l’ECA Statunitense, assume i

rischi paese e di credito che il settore privato non può o non vuole accettare. A

differenza di altre ECAs, la EXIM Bank si caratterizza per uno spiccato interesse

alle piccole realtà aziendali. Infatti in media, più dell’85% delle transazioni alla

fine del 2013 riguardavano piccole imprese domestiche. Una seconda, importante

caratteristica è quella del finanziamento diretto (effettuando un bypass degli

istituti di credito privati) per l’acquisto di beni e servizi prodotti in USA. I

principali strumenti trattati da questa ECA risultano essere:

• Garanzie sul working capital;

• Assicurazioni sul credito all’esportazione;

• Tied-aid;

• Export Credit di breve periodo;

• Export Credit di medio lungo periodo.

La Exim Bank ha registrato profitti per circa 1,6 miliardi di USD nel periodo

2008-2013, mentre ha autorizzato operazioni di supporto all’export USA per circa

50 miliardi di USD nell’anno finanziario 2012, dei quali ben 6,1 miliardi dedicati

alle PMI USA. Nel 2013, la Exim ha ricevuto dalla rivista TFR (Trade and

79

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Forfaiting Review) il primo premio come la “Best Export Credit Agency” nel

mondo.

3.1.3 Export credit agency Tedesca: EULER HERMES

Il caso tedesco è forse, tra le diverse agenzie prese in esame, il più peculiare in

termini di assetto proprietario ed operatività. Infatti la Germania non ha una ECA

ufficiale ma è dotata di un vero e proprio consorzio che offre supporto alle

esportazioni e agli investimenti che coinvolge tre diversi attori: il ministero degli

affari economici e dell’energia, la Euler Hermes (EH) e la

PricewaterhouseCoopers (PWC). La Euler Hermes all’interno di tale consorzio si

configura come la compagnia che provvede ad assicurare i crediti all’esportazione

contro il rischio di credito ed il rischio paese. Euler Hermes a partire dal 2002,

anno in cui fu acquisita da Allianz (con una quota pari al 68%), è divenuta una

sussidiaria di quest’ultima. EH è quotata alla borsa di Euronext Paris ed ha un

rating, assegnato da Standard & Poor’s pari ad AA-. Questa ECA è dotata di un

network di credit intelligence che analizza e monitora costantemente (mediante

più di 6000 dipendenti in oltre 50 Paesi) la stabilità finanziaria di più di quaranta

milioni di business. In effetti la Euler Hermes non opera esclusivamente in

Germania, anzi, essa opera a livello globale presenziando, come già detto, in oltre

50 Paesi con un giro d’affari che la rende una delle prime ECA al mondo. In

quanto global player, offre un ampio range di strumenti:

• Export credit di breve termine;

• Export credit di medio-lungo termine;

• Assicurazione sugli investimenti all’estero;

• Garanzie e bond;

• Servizi di rating sui crediti;

• Factoring.

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Page 81: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

Assicurando quindi una copertura dei crediti dai rischi commerciali e politici,

favorisce una sostenibile crescita del livello dell’export tedesco e della sua

economia in generale.

81

Page 82: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

3.1.4 Export Credit Agency Inglese: UKEF

UK Export Finance, parte dell’Export Credits Guarantee Department (ECGD),

sezione del Department for Business, Innovation and Skills del governo Inglese

opera come export credit agency ufficiale del paese. Il dipartimento, come

anticipato nel Capitolo 1, fu creato nel 1919 con il fine di promuovere le

esportazioni inglesi, i cui livelli erano stati profondamenti erosi dagli eventi della

prima Guerra mondiale. Successivamente, con l’emanazione del “Export and

Investment Guardantees Act” nel 1991, i poteri e gli ambiti operativi del

dipartimento furono ampliati. La maggior parte delle attività della ECA inglese,

riguarda la sottoscrizione di prestiti a lungo termine a supporto della vendita di

beni strumentali, soprattutto nei settori dell’aereonautica civile, oil and gas

(dall’esplorazione alla produzione energetica). I principali prodotti offerti da

questa ECA sono:

• Export credit di breve termine;

• Export credit di medio-lungo termine;

• Assicurazione sugli investimenti all’estero;

• Garanzie e bond.

3.1.5 Export credit agency Giapponese: NEXI

La Nippon Export and Investment Insurance (NEXI) è controllata al 100% dal

governo Giapponese ed è stata predisposta per operare come export credit agency

ufficiale a partire dall’Aprile del 2001 dopo l’emanazione del “Act on General

Rules for Incorporated Administrative Agency”. Mediante tale atto, fu possibile

separare le attività di planning (assegnate al governo) dalle attività di

implementazione assegnate alle cd. Incorporate Administrative Agency (IAA).

Tali agenzie governative, nella fattispecie, andavano a colmare il vuoto che

esisteva in alcuni settori (specialmente in quelli assicurativi) che il settore privato,

per motivi di diversa natura, non offriva. In effetti i servizi assicurativi necessari

allo sviluppo del commercio internazionale e degli investimenti erano di

fondamentale importanza per la crescita economica dell’isola. Prima di tale Act,

82

Page 83: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

infatti, il Giappone offriva un tradizionale programma di assicurazione del

commercio e degli investimenti che nonostante fosse parte di una più ampia

politica di promozione delle esportazioni, era ancora insufficiente a garantire un

supporto di un certo rilievo per le imprese nipponiche. Nel 2001 venne quindi

creata una facility ufficiale (la NEXI per l’appunto) predisposta a supportare le

imprese Giapponesi nei loro processi di export ed internazionalizzazione

assicurando i crediti ed investimenti diretti all’estero, assumendo di conseguenza i

rischi commerciali e politici che non potevano essere accettati dalle istituzioni

private. Nell’ambito della sua operatività, la NEXI offre:

• Export credit di breve termine;

• Export credit di medio-lungo termine;

• Assicurazione sugli investimenti all’estero;

• Garanzie e bond.

3.1.6 Export credit agency Francese: COFACE

La Compagnia Francese per l’Assicurazione del Commercio con l’Estero

(COFACE), è la export credit agency francese controllata al 100% dal governo

francese dal 1946 al 1994, anno in cui fu totalmente privatizzata per essere poi

acquisita dal gruppo bancario Natixis nel 2006. Da Luglio 2014 è ufficialmente

quotata alla borsa Euronext di Parigi. La COFACE, similmente alla Euler Hermes

opera mediante una fitta rete di uffici in oltre 98 Paesi facendo leva su una

struttura organizzativa che riunisce sia branch che strategic partner e che la rende

la più grande rete di assicuratori di export credit al mondo. Tra gli strumenti

offerti dalla ECA francese vogliamo ricordare:

• Export credit di breve termine;

• Export credit di medio-lungo termine;

• Assicurazione sugli investimenti all’estero;

• Garanzie e bond.

83

Page 84: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

3.1.7 Export credit agency Olandese: ATRADIUS

Le origini di questa ECA, risalgono all’Olanda del 1925. Fu la prima compagnia

di assicurazione dei crediti nel mondo e fu costituita al fine di migliorare gli

scambi commerciali delle imprese olandesi. Fu solo nel 1932 che la compagnia si

accordò con lo stato olandese fornendo così strumenti di credito all’esportazione.

Atradius venne ufficialmente ad esistenza nel 2003 a seguito della fusione tra il

gruppo tedesco di assicurazione di crediti Gerling-Konzern Speziale

Kreditversichering (GKS) e la società olandese di assicurazione di crediti

Nederlandsche Credietverzekering Maatschappij (NCM). Attualmente, nonostante

operi a tutti gli effetti come export credit agency ufficiale olandese, l’azionista di

maggioranza risulta essere il Gruppo Crèdito y Cauciòn (Grupo CyC) che detiene

circa il 74% delle azioni. Gli strumenti offerti dall’ECA olandese, riguardano

principalmente:

• Export credit di breve termine;

• Export credit di medio-lungo termine;

• Assicurazione sugli investimenti all’estero;

• Garanzie e bond.

Alla fine del 2013 la Atradius ha fatturato oltre il miliardo di Euro, confermandosi

ai primi posti delle export credit agency più importanti al mondo insieme alla

Euler Hermes e la Coface.

84

Page 85: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

3.2 Benchmark

Come già menzionato nei paragrafi precedenti, il ruolo delle ECAs è stato

fondamentale nella ripresa dei commerci internazionali, che subirono pesanti

decrementi durante il periodo delle Guerre Mondiali. Le export credit agencies

rappresentano dei “facilitatori” del commercio internazionale, soprattutto per

transazioni che riguardano beni o servizi di elevato valore alle quali corrisponde

un certo livello di rischio. La possibilità per l’impresa di vedere ridotta l’alea

collegata ai pagamenti delle vendite, dei progetti o degli investimenti effettuati

all’estero, rappresenta sicuramente una fonte di fiducia per gli operatori che può

solo rafforzare il livello globale di transazioni internazionali. Con l’Unione di

Berna, oltretutto, si è costituito un gruppo coordinato a livello internazionale di

export credit agencies, il cui ruolo è quello di facilitare la cooperazione

internazionale andando a configurare delle linee guida di sviluppo che possono

essere seguite da tutte le ECAs; tutto ciò crea di conseguenza un solido network in

cui le agenzie possano confrontarsi e migliorare attraverso lo scambio di

informazioni e di know-how.

Proprio per questo motivo si è assistito nell’ultimo decennio ad un progressivo

incremento della capacità operativa e ad una trasformazione sostanziale dei

business model di queste agenzie. Pertanto si è resa necessaria un’analisi più

approfondita volta a cogliere le differenze ed i gap che ancora sussistono. Come

dimostrato anche dai programmi di training di alcune ECA più avanzate, (tra cui

anche la export credit agency italiana SACE) l’obiettivo della cooperazione non

riguarderebbe solo il mero scambio di informazioni ma punterebbe bensì alla

formazione delle ECA (in particolar modo quelle dei Paesi emergenti) in maniera

tale da creare un vero e proprio environment dove poter far sviluppare le ECAs

meno avanzate e raggiungere i più elevati livelli di efficienza raggiunti da quelle

più evolute.

Si è voluto pertanto procedere ad una comparazione tra le maggiori ECAs al

mondo inserendo in questa analisi anche la SACE cercando di individuare

85

Page 86: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

eventuali elementi di scostamento tra le varie agenzie, costruendo così uno

schema di benchmark tra le varie export credit agencies.

Il primo dato da analizzare è quello relativo al volume di ogni ECA presa in

considerazione; la Figura 26 pone a confronto le diverse export credit agencies, in

un intervallo di tempo che va dal 2007 al 2012. Mancano in tabella i dati relativi

alla Sinosure cinese (che nel 2012 vantava circa 273 miliardi di Euro di volume di

affari) ed alla Nexi giapponese (che sempre nel 2012 sviluppava circa 75 miliardi

di Euro)

Figura 26 : Volume (in miliardi di Euro) delle principali ECAs fonte: British Exporters Association

La Figura 27 restituisce i valori esatti del volume delle ECAs considerate in

questa analisi (i valori riportati nella tabella sono relativi a valute diverse).

Figura 27 : Volumi di affari delle ECAs considerate fonte: British Exporters Association

86

Page 87: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

Tenuto in debito conto quindi la dimensione relativa delle varie società, nella

Figura 28 si è posto l’accento sulle differenze in termini di assetti proprietari,

raggruppando le export credit agencies oggetto dell’analisi, in tre diverse

categorie, quelle a pieno controllo pubblico (Agenzie Governative), quelle

considerate Compagnie Private, ed infine quelle considerate sempre Compagnie

Private, con lo Stato come unico azionista.

Figura 28 : Assetti proprietari di ECAs fonte: elaborazione personale su dati dei website delle singole ECA

E’ da considerare che già a partire dai primi anni del XX secolo, le ECAs hanno

cominciato il loro lavoro di supporto alle esportazione dei Paesi avanzati, con un

trend costantemente in crescita (se si esclude naturalmente il periodo delle due

guerre mondiali). Esse erano nate come dei programmi di sostegno alle

esportazioni divenendo poi delle vere e proprie agenzie che operavano per conto

dello stato. La rapida espansione del commercio internazionale in questi ultimi

decenni ha generato un duplice effetto che ha influenzato le strutture delle export

87

Page 88: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

credit agencies. Questo duplice effetto è relativo al declino della rilevanza del

sostegno pubblico ed all’ampliamento degli ambiti operativi.

Nel primo caso, per effetto dell’aumento delle transazioni internazionali, il

declino sia della presenza che del supporto statale ha generato casi diffusi di

privatizzazione e di cambiamento nell’assetto proprietario delle agenzie. Come

esempi di questo fenomeno, è possibile citare i casi della Euler Hermes

(Germania), COFACE (Francia) ed Atradius (Olanda). Queste ECA sono state

progressivamente privatizzate pur mantenendo nella maggior parte dei casi, la

parte pubblica, una quota minoritaria. Queste export credit agencies però operano

ancora come ECA ufficiali, andando a costituire il campione analizzato che

rientrerebbe nella categoria di “Compagnie private operanti come Agenzie di

Stato”. Queste si caratterizzerebbero, dunque, per essere agenzie di assicurazione

private, aventi scopo di lucro, ma operative però in segmenti non-marketable

(ovvero in cui il settore privato non può o non vuole operare) facendo gli interessi

della nazione di appartenenza. Nella maggior parte dei casi queste agenzie private

godono della copertura dello stato, che si configura come prestatore di ultima

istanza. Diversi dubbi sorgono sul perché una compagnia di natura privata (dove il

controllo da parte dello stato è minoritario o assente), debba usufruire di una tale

copertura da parte delle istituzioni pubbliche. Il razionale alla base, molto

probabilmente riguarderebbe l’interesse della nazione a supportare al massimo

delle sue potenzialità, le imprese domestiche rendendo quindi accettabile tale

trade-off.

Nel secondo caso, l’altra forma generata dal fenomeno dell’incremento delle

transazioni internazionali, riguarderebbe la cd. “forma mista”. In tale circostanza

la export credit agency avrebbe la forma di una società per azioni ma con il

controllo totale da parte dello stato. La SACE, ad esempio, rientrerebbe in questa

categoria operando come società di stampo privato ma con lo Stato Italiano come

maggiore azionista. La differenza sostanziale tra questa tipologia di agenzie e

quelle descritte in precedenza può essere ravvisata nella ricerca del profitto.

Mentre le prime (COFACE, Euler Hermes, Atradius) operano soprattutto per

conto degli azionisti (essendo altresì quotate in borsa), le export credit agencies

che rientrano nella forma “mista” dovrebbero in teoria garantire solo un «adeguato

88

Page 89: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

ritorno al capitale pubblico» (Bartolo 2011). Anche se sottile, la differenza può

essere facilmente colta descrivendo il ruolo di quelle ECAs che invece operano

come agenzie governative con mandato al supporto dell’interesse nazionale come

l’EXIM Bank USA, la NEXI, l’UKEF ecc. Le agenzie governative dovrebbero

operare con la logica del breakeven, garantendo quindi i servizi e gli strumenti per

supportare le imprese domestiche senza però perseguire unicamente i profitti.

Quelle descritte rappresentano quindi le tre possibili strutture che attualmente

caratterizzano il settore del credito all’esportazione. Un altro importante effetto

che l’aumento degli scambi commerciali ha generato riguarda l’aumento

dell’operatività delle export credit agencies. In effetti l’incremento delle

transazioni internazionali non sarebbe l’unico driver del cambiamento; bisogna

considerare anche il ruolo che ha avuto il fenomeno della globalizzazione, con la

delocalizzazione produttiva e la creazione delle global value chains. Questo

ulteriore fenomeno ha creato la necessità di ampliare la gamma di strumenti a

disposizione della export credit agency facendo aumentare di conseguenza

l’operatività di quest’ultima.

Figura 29 : Strumenti Offerti fonte: elaborazione personale su dati British Exporters Association

89

Page 90: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

Nella figura 29 sono stati elencati i principali strumenti offerti dalle ECAs ed

effettuata una comparazione dei servizi offerti, in particolare: Export Credit,

Protezione degli investimenti all’estero, Bond e Garanzie, Factoring, Project

Finance e Working Capital Guarantees.

Le aree tradizionali di attività, riguardavano l’offerta del credito all’esportazione e

della protezione degli investimenti all’estero; ma come descritto in precedenza

l’incremento delle transazioni e il diffuso fenomeno della delocalizzazione

produttiva ha permesso il proliferare di nuovi strumenti aumentando di

conseguenza le aree di intervento delle ECAs. Questo incremento delle attività

ha, in ultima analisi, modificato il ruolo tradizionale delle export credit agencies.

In effetti se in passato esse si trovavano ad operare con strumenti assicurativi non

in competizione con il settore privato (a causa del basso risk appetite di

quest’ultimo) ora ampliando la gamma di strumenti, in alcuni casi le ECAs si

trovano a competere anche con le società private. Questa condizione ha quindi

imposto alle export credit agencies un riordino della loro struttura organizzativa

per un maggiore contenimento dei costi permettendo loro di essere più efficienti e

competitive sul mercato.

Una prima differenza osservabile, è rappresentata dall’assenza di servizi legati al

factoring per quelle ECA classificate come Agenzie Governative. Il razionale è

molto probabilmente legato alla stessa natura di queste ECAs. Si è notato infatti

che le export credit agencies operanti come Agenzie Governative e quindi come

longa manus dei governi, non entrano quasi mai in competizione con il settore

privato. Questo evidentemente ha portato alla decisione di evitare quei servizi in

cui il settore privato è fortemente presente come, per l’appunto, il factoring.

Nella stessa tabella, si nota come la EXIM Bank americana, non offra servizi di

protezione degli investimenti all’estero. Questo è dovuto molto probabilmente ad

una diversa suddivisione dei compiti assegnati dal governo USA alle varie

agenzie con l’incarico di supporto agli IDE dato alla Overseas Private Investment

Corporation (OPIC), l’ente governativo designato a promuovere e a proteggere gli

investimenti statunitensi all’estero.

Un ultimo elemento di analisi riguarda il rilascio di garanzie per l’ottenimento di

working capital. Quest’ultimo, è la risorsa che l’impresa utilizza per finanziare le

90

Page 91: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

operazioni di routine. Nel caso di beni e/o servizi esportati così come nell’ambito

di commesse all’estero, il working capital assume una rilevanza strategica. In

questo caso le export credit agencies si porrebbero come soggetto garante nei

confronti della banca emittente, tale da rendere quest’ultima maggiormente

propensa a rilasciare un prestito, con un tasso di interesse più vantaggioso per

effetto della garanzia dell’ECA (normalmente in possesso di un standing

creditizio più elevato rispetto a quello dell’impresa). Possiamo infine affermare

che sono poche le export credit agencies in grado di offrire questo prodotto. Circa

la metà delle ECAs prese in analisi, infatti non erogano tale tipologia di servizio.

Figura 30 : Canali di Distribuzione fonte: elaborazione personale su dati dei website delle singole ECA

A completamento di questa analisi comparativa tra le varie export credit agencies,

si riporta in figura 30 i canali di distribuzione che ogni agenzia adotta per la sua

presenza sui mercati. Come è logico, tutte le agenzie hanno una presenza più o

meno fitta mediante un network di sedi sul territorio nazionale. Per quanto

riguarda la presenza all’estero, non tutte le ECAs prese in analisi sono dotate di

rappresentanze estere. Spicca per questa mancanza in modo particolare la

SINOSURE, la EXIM Bank USA che sono tra le più grandi ECAs in termini di

91

Page 92: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

volume di affari che non sono dotate di molte rappresentanze all’estero come ci si

sarebbe aspettato da questi “giganti”. Lo sviluppo delle telecomunicazioni e

tecnologie digitali hanno rivoluzionato anche il modo di fare business di alcune

delle ECAs prese in analisi che offrono l’erogazione di diversi servizi assicurativi

direttamente su piattaforme digitali. Come ci si aspettava, le società più presenti

nell’offrire questo genere di servizi, sono quelle a carattere privato, che

evidentemente sono mosse da una maggiore propensione all’efficienza ed

efficacia rispetto alle agenzie governative.

3.2 Conclusioni

In questo capitolo è stata realizzata una descrizione delle ECAs nel mondo,

selezionando quelle più importanti e descrivendone le loro principali

caratteristiche. E’ stato quindi effettuato un benchmark per compararne la

grandezza, la struttura proprietaria, i prodotti offerti e la loro presenza

commerciale. Da questa analisi risulta come queste società abbiano ormai

raggiunto un livello abbastanza omogeneo, con alcune differenze che molto

probabilmente dipendono dalla loro struttura manageriale/operativa e dalle

politiche dei governi dei Paesi nei quali operano. In un mondo reso sempre più

globale ed interconnesso, del resto era logico aspettarsi che i servizi offerti dalle

varie export credit agencies, dovessero equivalersi, come anche concordato tra le

varie nazioni nei diversi trattati internazionali (Consensus e l’Accordo in materia

di sussidi e misure protettive). E’ interessante notare come alcune ECAs,

strutturate come agenzie governative, continuino a tenersi lontane da alcuni

prodotti, tipicamente offerti dal settore privato, mentre le ECAs con assetto

proprietario a carattere privato propongono attivamente questi servizi.

Qualche considerazione finale sulla SACE, che riveste un ruolo primario nel

supportare l’export italiano: questa società opera in più di 128 Paesi nel mondo,

ed offre tipologie e qualità di servizi equivalenti a quelli delle altre ECAs. Però, a

differenza di altre agenzie europee, la SACE non ha posto il necessario supporto

alle attività di export delle PMI, nonostante queste ultime siano fortemente diffuse

sul territorio italiano e a causa della loro dimensione siano state maggiormente

92

Page 93: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

danneggiate dalla crisi economica degli ultimi anni50. E’ stato rilevato che la

percezione, soprattutto al Centro ed al Sud, delle PMI che intendevano espandere

la loro attività all’estero, sia stata di grande difficoltà nel procedere a contratti

operativi con la SACE. Probabilmente le complessità burocratiche, unite alle

difficoltà per certe PMI di preparare od ottenere tutta la documentazione richiesta,

ha portato ad un disinteresse reciproco tra queste piccole aziende e la SACE. Alla

fine del 2012, probabilmente per colmare questo gap ed offrire sia condizioni più

vantaggiose che procedure più snelle, l’agenzia italiana ha fatto partire un

programma denominato “PMI-No Stop”, nel quale si delineano offerte

particolarmente studiate per supportare ed agevolare l’internazionalizzazione delle

PMI italiane. Ad esempio, sono stati proposti sconti sui premi assicurativi per il

Political Risk Insurance, per il Factoring, nessuna spesa per l’istruttoria ed accessi

diretti al portale SACE per la gestione della pratica. Si è voluto pertanto creare un

environment più agevole nel quale far muovere le PMI italiane. E’ infatti da tenere

presente che in un quadro macroeconomico mondiale caratterizzato sempre più

dalla crescita dei Paesi emergenti e dal lento declino di quelli tradizionalmente

indicati come “industrializzati”, per l’Italia, espandere le proprie quote di mercato

all’estero è un must per l’uscita dalla crisi. Il ruolo della SACE assume pertanto

un importanza sempre più strategica per favorire questa impostazione.

50 http://ec.europa.eu/enterprise/policies/sme/facts-figures-analysis/performance-review/files/countries-sheets/2013/italy_it.pdf

93

Page 94: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

Capitolo 4: Case Study - “Export Banca”

Nei processi di internazionalizzazione, i servizi di sostegno sono prevalentemente

erogati da operatori privati ma, come vedremo in questo capitolo, anche

l’intervento pubblico può rappresentare una componente importante. Nell’operare

all’estero, le imprese hanno la necessità di superare molte barriere (in primis

quelle relative all’informazione) che sorgono sia a causa delle difformità

riscontrabili a livello normativo e burocratico che dalle inevitabili differenze

culturali. Altresì, a prescindere dalla forma scelta di internazionalizzazione

(investimenti greenfield, brownfield, creazioni di reti commerciali, export, ecc.) le

imprese investono in queste attività ingenti risorse finanziarie il cui reperimento

rappresenta un’ulteriore barriera che può rallentare, ed in alcuni casi fermare

completamente, la crescita all’estero delle società. Il razionale alla base

dell’intervento pubblico risiede proprio nel sostenere le imprese nazionali a

superare tali barriere andando così a creare un sistema parallelo ed, in alcuni casi,

integrato a quello privato. Il sistema generato dal settore pubblico, che consiste in

tutto l’insieme di organizzazioni, norme, politiche che una determinata nazione

può mettere a disposizione delle aziende, varia da paese a paese. Nel caso

specifico dell’Italia, la struttura organizzativa creata per supportare il “Sistema

Paese” è molto articolata e complessa, con l’assenza di una visione unitaria di

tutto il settore dedicato al supporto all’export e all’internazionalizzazione, anche

se in passato sono stati effettuati più volte interventi legislativi volti alla

riorganizzazione degli enti coinvolti.

94

Figura 31 : Struttura del “Sistema Italia” fonte: Banca d’Italia

Page 95: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

Dalla Figura 32, è possibile osservare la struttura pubblica attualmente impegnata

nel supporto all’export. Al vertice sono posti i Ministero degli Affari Esteri

(MAE), il Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE) quali principali

responsabili delle politiche strategiche e dell’indirizzo degli “enti operativi”.

Questi due Ministeri, assieme ad altri soggetti politici (Presidente del consiglio,

Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, Ministero

dell’Economia e delle Finanze, Ministero del Turismo, etc.) rappresentano i

vertici decisionali del “Sistema Italia”. La fase operativa invece è gestita da una

serie di enti, ciascuno specializzato in una serie di attività:

• Cassa Depositi e Prestiti (CDP) – è una società per azioni

controllata dal MEF. Gestisce parte del risparmio nazionale (il

c.d. risparmio postale51) impiegando i fondi così raccolti in

operazioni di investimento della Pubblica Amministrazione,

del settore privato per operazioni che siano di “rilevante

interesse nazionale”. Oltretutto può utilizzare le risorse per

acquisire direttamente o indirettamente (attraverso fondi di

investimento come il Fondo Strategico Italiano) quote di

partecipazione di società come l’ENI, TERNA, SNAM e

SIMEST. Possiede il 100% delle azioni di SACE.

• Servizi Assicurativi per il Commercio con l’Estero

(SACE)52 – export credit agency italiana, si occupa di export

credit, assicurazioni dei crediti, emissioni di garanzie

finanziarie, factoring etc.

• Istituto per il Commercio con l’Estero (ICE) – rappresenta

l’agenzia per la promozione all’estero delle aziende italiane e

dei loro prodotti. Opera con particolare attenzione alle PMI

italiane.

• Società Italiana per le Imprese all’Estero (SIMEST)53 – si

occupa di assistere le imprese attraverso: acquisizione di

51 Rappresentati dai libretti postali e buoni fruttiferi52 Per una trattazione più ampia si rimanda al paragrafo 1.1.2 53 Per una trattazione più ampia si rimanda al paragrafo 2.7

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Page 96: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

partecipazioni azionarie nelle società costituite all’estero o

controllate da aziende italiane consentendo altresì a queste

ultime l’accesso alle agevolazioni (contributi sugli interessi)

per il finanziamento delle quote di partecipazione.

Nell’ambito di questa complessa organizzazione, è stato recentemente creato il

cosiddetto Sistema “Export Banca”, un nuovo strumento finanziario a

disposizione delle imprese italiane nato da un accordo tra Cassa Depositi e Prestiti

e SACE. Mediante l’utilizzo di questo strumento, le società che intendono

espandersi all’estero possono beneficiare di facilitazioni per ciò che concerne

l’accesso al credito ed ottenere al contempo migliori condizioni contrattuali

(specialmente in termini di tassi applicati) riducendo conseguentemente il costo

del funding. Nei prossimi paragrafi verrà più attentamente descritto il sistema

“Export Banca” evidenziandone gli impatti che quest’ultimo ha avuto ed avrà

sullo prospettive di sviluppo internazionale delle imprese Italiane.

4.1 L’importanza del supporto bancario per lo sviluppo dell’export e dei

processi di internazionalizzazione

In una economia globale, l’export rappresenta una importante fonte di crescita per

le imprese, soprattutto per quelle di piccole dimensioni. Nonostante lo scenario

economico italiano sia in questo periodo caratterizzato da una forte stagnazione, le

imprese più dinamiche hanno dimostrato di performare al di sopra della

aspettative grazie all’internazionalizzazione delle loro vendite. Come detto in

precedenza, le imprese nei loro processi di internazionalizzazione, devono

investire risorse monetarie principalmente per:

• Identificare i mercati di sbocco più idonei;

• Analizzare la regolamentazione del paese target;

• Analizzare ed applicare i cambiamenti necessari al fine di adeguare il

prodotto/servizio alle caratteristiche locali.

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Page 97: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

L’entità di tali costi sommersi per l’acquisizione delle informazioni ed i costi da

sostenere per il set up54 delle operazioni generano un forte bisogno di liquidità che

nella maggior parte dei casi rappresenta il primo ostacolo da superare

specialmente per le PMI.

Purtroppo, il sistema bancario italiano, nonostante gli interventi della BCE e dei

relativi tagli sul tasso di policy (attualmente pari allo 0,05%) è ancora restio ad

erogare finanziamenti alle imprese. Questa affermazione vale soprattutto se si

considera la maggiore entità della flessione sull’erogazione dei prestiti alle PMI

rispetto alle imprese medio-grandi (rispettivamente -6% e -5,2% a fine 201255). A

tal proposito, possono essere fatte due considerazioni. La prima riguarda

l’aumento della rischiosità delle imprese debitrici: a causa della sfavorevole

congiuntura Italiana, le imprese risultano essere decisamente più rischiose che in

passato provocando così un effetto negativo sull’erogazione dei prestiti. Il gap

individuato tra la flessione dei prestiti tra PMI e medio-grandi imprese è dovuto al

miglior standing creditizio di queste ultime. La seconda considerazione da fare

riguarda la maggior propensione degli intermediari finanziari ad allocare le

proprie risorse in attività differenti da quelle del prestito. Attualmente le banche

italiane sono più propense ad acquistare titoli di stato che erogare finanziamenti

alle imprese a causa del maggior rendimento dei primi e la maggiore rischiosità

dei secondi.

4.2 Il ruolo di CDP all’interno del “polo finanziario per

l’internazionalizzazione”

Attraverso il sistema “Export Banca”, nata dalla convenzione tra SACE e CDP, il

“Sistema Italia” si è dotato di un nuovo strumento di finanziamento dell’export

riuscendo così a portare la qualità dei sistemi a supporto

dell’internazionalizzazione delle imprese ad un livello più elevato e potendo così

competere con programmi di supporto più avanzati come quello tedesco o

francese. La creazione di “Export Banca” consente il finanziamento delle

54 Si pensi ai costi da sostenere per stabilire un nuovo impianto produttivo così come i costi relativi all’apertura di uffici commerciali ecc.55 Dati forniti da una ricerca Abi in merito alla relazione tra banche e imprese

97

Page 98: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

operazioni di internazionalizzazione e di esportazione effettuate da imprese

italiane non coperte dai circuiti bancari convenzionali, a costi competitivi

superando di conseguenza molti degli ostacoli relativi al finanziamento delle

imprese.

La creazione di un vero e proprio “polo finanziario” per l’internazionalizzazione

(CDP, SACE e SIMEST) ha permesso di ampliare le possibilità di intervento a

supporto delle proprie imprese domestiche.

Come è stato descritto nei precedenti paragrafi, queste tre società rientrano nel cd.

“Sistema Italia” ovvero la struttura destinata al supporto delle politiche di export

nazionali.

L’operatività congiunta di questi tre attori, permette un’azione sinergica completa:

• SACE, attraverso le emissioni di apposite garanzie e assicurazioni

permette all’impresa di reperire più facilmente fonti di finanziamento per

effetto del minor profilo di rischio ottenuto;

• SIMEST, attraverso il contributo agli interessi sui finanziamenti, permette

alle imprese di ridurre i costi legati all’ erogazione dei fondi per il

progetto;

• CDP, attraverso l’uso delle risorse finanziarie generate dalla raccolta del

risparmio postale, è in grado di poter offrire i fondi necessari alle imprese

per i loro progetti internazionali sostituendo di fatto il sistema bancario

quando quest’ultimo è impossibilitato ad effettuare l’operazione.

Si potrebbe dunque rappresentare CDP come un vero e proprio strumento di

industrial policy il cui compito è quello di favorire l’accesso ai mercati, limitando

le barriere descritte nei precedenti paragrafi e supportare quindi le esportazioni

delle imprese.

Negli ultimi tempi CDP ha avuto un ruolo importante nel supportare le imprese

italiane e dare sostegno all’economia mediante un ampliamento delle proprie

mansioni che non riguardano esclusivamente il ruolo di sovvenzionatore di Enti

locali. Con l’introduzione di nuovi tools nel settore privato, CDP si è posta

l’obiettivo di eliminare, dove possibile, alcune fragilità del tessuto produttivo in

98

Page 99: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

Italia fortemente contraddistinto da piccole imprese, con basso livello di

capitalizzazione, scarsa tendenza all’innovazione e all’internazionalizzazione.

Per questo ultimo punto, abbiamo avuto modo di specificare quali possano essere

le modalità con cui si può dare sostegno all’internazionalizzazione delle imprese56.

Si potranno alternativamente utilizzare i diversi strumenti finanziari a

disposizione (Export Credit, Garanzie, etc.) oppure intervenire in maniera diretta

sui fattori che rendono l’internazionalizzazione maggiormente complessa. La

capacità competitiva a livello internazionale potrà essere sorretta da interventi

studiati ad hoc che favoriscano la crescita delle dimensioni di un’impresa e della

sua patrimonializzazione. CDP ha per questo motivo creato due fondi: il Fondo

Italiano d’Investimento (FII) ed il Fondo Strategico Italiano (FSI), con la

possibilità di intervento diretto nel capitale sociale delle imprese creando così un

migliore ambiente per la crescita dimensionale e l’espansione all’estero. Il FII si

occuperebbe di rafforzare la patrimonializzazione delle imprese di medie e piccole

dimensioni attraverso l’utilizzo di 1,4 miliardi di euro. Il secondo fondo, il FSI

andrebbe invece a rivolgersi alle medio-grandi imprese operanti in settori reputati

di interesse strategico per il paese con l’obiettivo di rafforzare la loro posizione

competitiva e favorire la crescita attraverso l’utilizzo di un capitale sottoscritto di

4,4 miliardi di euro.

In maniera parallela, CDP ha altresì consolidato il sistema “Export Banca”

(portando il plafond a disposizione da 4 a 6 miliardi di Euro) proprio per la

necessità di sostenere le esportazioni italiane in un periodo in cui il credit crunch

rende ancora problematico il reperimento di fondi per le imprese. Il

coinvolgimento di Cassa Depositi e Prestiti ha un valore strategico soprattutto per

ciò che concerne la possibilità di utilizzare risorse monetarie completamente

garantite dallo Stato italiano ed ottenute mediante la raccolta postale57. In

conclusione è possibile affermare che, con l’acquisto di SACE e SIMEST e la loro

sinergica collaborazione, si è reso il sistema a supporto delle imprese molto più

solido ed articolato, tanto da poterlo definire un vero e proprio “polo finanziario

per l’internazionalizzazione”.

56 Per una più ampia trattazione delle modalità e degli strumenti si veda il capitolo 257 La raccolta postale del risparmio (libretti e buoni fruttiferi) rappresenta la primaria fonte di raccolta di CDP. La raccolta postale è garantita dallo Stato Italiano e permette a CDP di utilizzare le risorse a disposizione per sostenere la crescita economica del paese.

99

Page 100: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

4.3 Aspetti normativi e tecnici del sistema “Export Banca”

La necessità di superare la fase di contrazione del commercio internazionale che si

è avuto nel periodo successivo allo scoppio della crisi finanziaria, ha condotto i

policy-maker all’ideazione di un sistema integrato che potesse supportare

maggiormente i processi di internazionalizzazione migliorando le condizioni

dell’export credit e calmierando i tassi.

4.3.1 Normativa “Export Banca”

Il framework legislativo con cui è stato istituito il sistema “Export Banca” si basa

su due principali decreti emanati nel 2009 con il Decreto Legge 1° luglio 2009 n.

78 e nel 2010 con il Decreto Economia e Finanze 22 gennaio 2010, che

autorizzano la Cassa Depositi e Prestiti ad erogare a condizioni di mercato ed in

presenza di apposita garanzia SACE a copertura del 100% dell’importo, a favore

di banche italiane e succursali di banche estere operanti in Italia, risorse monetarie

per effettuare operazioni di finanziamento a sostegno dell’internazionalizzazione

delle imprese.

Nell’art.1 del d.m. MEF 22/2010 comma 2 e 3 vengono altresì individuate:

• Il livello massimo del margine, comprendente le eventuali commissioni

che la banca può sommare al costo della provvista fornita da CDP;

• La possibilità da parte di CDP di surrogare le banche, fornendo in via

diretta le risorse monetarie per le Operazioni di Finanziamento.

Il sistema “Export Banca” venne poi ufficializzato il 6 Aprile 2011 con la firma

congiunta di CDP e SACE della convenzione che prevede oltre l’apporto di

risorse finanziarie di CDP e la garanzie SACE, il coinvolgimento di alcune

banche individuate dalla Associazione Bancaria Italiana (ABI).

100

Page 101: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

Figura 32: Banche aderenti al sistema “Export Banca” fonte:ABI

Le banche aderenti alla convenzione rappresentano il pool di istituti privati che

erogano i fondi per operazioni finanziabili di valore inferiore ai 25 milioni di

Euro.

4.3.2 Operazioni Finanziabili, condizioni di erogazione e modalità operative di

“Export Banca”

Non tutte le operazioni di export o di internazionalizzazione possono beneficiare

del plafond messo a disposizione nell’ambito di questo sistema. Infatti all’interno

della convenzione sottoscritta da CDP e SACE, vengono definite le cosiddette

“Operazioni Finanziabili”, che rappresentano le tipologie di operazioni che

possono servirsi della convenzione “Export Banca”. Esse sono rappresentate da:

• Esportazioni di forniture di beni o servizi da parte di imprese italiane o

estere controllate secondo lo schema del credito acquirente;

• Processi di internazionalizzazione posti in essere da imprese italiane;

• Processi di internazionalizzazione di interesse strategico per l’economia

italiana.

101

Page 102: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

Inoltre esistono diverse condizioni sine qua non legate all’erogazione del

finanziamento, che hanno ad oggetto:

• Garanzia SACE: obbligo del 100% di copertura del finanziamento

mediante apposita garanzia emessa da SACE;

• Valuta: il finanziamento può essere erogato obbligatoriamente in Euro

oppure in altre valute forti come ad esempio il USD o GBP58;

• Ricorso al sistema bancario: il finanziamento nell’ambito dello schema

“Export Banca” potrà essere erogato esclusivamente se è stata data prova

che il sistema bancario non abbia voluto o potuto stanziare i fondi richiesti

per l’Operazione Finanziabile.

Una volta verificate le condizioni di applicabilità e la copertura dei requisiti

richiesti dalla convenzione, le imprese potranno beneficiare dei finanziamenti.

Esistono diversi modi con cui CDP può erogare i fondi richiesti dalle imprese:

come stabilito dal d.m. MEF 22/2010, Cassa Depositi e Prestiti potrà:

• Per importi richiesti uguali o superiori a 25 milioni di €: sostituire le

banche e porsi come direct lender attraverso la cd. Operatività Diretta;

• Per importi richiesti inferiori a 25 milioni di €: erogare provvista alle

banche attraverso la cd. Operatività Indiretta.

In quest’ultimo caso, CDP potrà fornire alle banche aderenti, attraverso dei

contratti di provvista, le risorse necessarie a finanziare le Operazioni Finanziabili

fino ad un ammontare massimo dell’80% del valore di queste ultime.

Tale modalità però prevede che:

58 La possibilità di erogare il finanziamento in valute diverse dall’Euro è stata prevista nel 2013 nell’ambito del rinnovo della convenzione “Export Banca”; per una descrizione più dettagliata si veda: https://www.abi.it/Pagine/news/Nuova-Convenzione-Export-Banca-tra-Gruppo-CDP-e-ABI.aspx

102

Page 103: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

• Le banche aderenti cedano a titolo di garanzia i crediti generati dai

finanziamenti erogati in favore dei debitori finali;

• Rilascio di garanzia sul 100% dell’importo da parte di SACE in favore

della banca aderente così da coprire integralmente i rischi di mancato

rimborso di capitale degli interessi da parte del debitore finale, il rischio di

inadempimento della banca aderente o dell’assoggettamento di

quest’ultima a procedure concorsuali;

• Il margine applicabile dalla banca aderente sui finanziamenti delle

Operazioni Finanziabili non potrà in nessun caso superare il limite

massimo di 50 punti base per annum59.

E’ stato possibile anche individuare un contratto “standard” di provvista le cui

caratteristiche principali sono state qui brevemente riportate:

Valuta EuroRegime di Interesse Tasso VariabileDurata del contratto Compresa tra 5 e 20 anniProfilo di rimborso del capitale Ammortamento: quota capitale costanteFigura 33: Caratteristiche contratto standard di provvista fonte: elaborazione personale su dati forniti dal website di CDP

Invece, nel caso di Operatività Diretta, ovvero in presenza di Operazioni

Finanziabili per importi che superino o siano uguali a 25 milioni di Euro, CDP

potrà porsi come direct lender sostituendosi completamente o parzialmente alle

banche aderenti ed erogando direttamente ai debitori finali i fondi a disposizione.

Questa modalità prevede altresì:

59 Dal calcolo del margine sono incluse le eventuali commissioni, ma sono esclusi i costi relativi ad eventuali servizi di consulenza e di copertura dal rischio di cambio e di tasso.

103

Page 104: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

• Il rilascio di una garanzia SACE, in favore di CDP, a copertura totale del

rischio di credito del debitore finale, relativo alla mancata restituzione

delle quote di capitale e dei relativi interessi;

• Il rilascio di un mandato a SACE per lo svolgimento di compiti quali

svolgimento di tutte le attività relativi alla fase istruttoria circa il merito

creditizio del debitore finale, verifica che le operazioni rientrino tra quelle

finanziabili individuate dalla norma di riferimento e gestione

amministrativa dell’operazione.

Le caratteristiche tecniche del contratto di finanziamento, in riferimento

all’Operatività Diretta, saranno analoghe a quelle del modello standard dei

contratti di provvista precedentemente descritti.

Altresì CDP partecipa al finanziamento delle Operazioni Finanziabili mediante

l’utilizzo del tasso fisso. Condizione sine qua non è l’utilizzo di un tasso fisso che

in nessun caso dovrà risultare minore al Commercial Interest Reference Rate

(CIRR) così come stabilito nel “Consensus”.

4.3.3 Gli elementi di successo del sistema “Export Banca” e le possibili

alternative

Mediante il sistema “Export Banca”, come abbiamo già affermato, si è andato a

colmare un vuoto in termini di strumenti a supporto dell’internazionalizzazione di

impresa. Questa tipologia di erogazione del credito è già presente in altre nazioni

come Germania, Francia e Stati Uniti. La possibilità per un’impresa di ottenere

tale tipologia di finanziamento rappresenta indubbi vantaggi in termini di

maggiore possibilità di investimento e crescita, fattori indiscutibili di successo e

che sono alla base della stessa sopravvivenza dell’impresa.

Già dai primi anni della crisi finanziaria cominciata nel 2007, si era avvertita la

necessità di rendere disponibili alle aziende fonti di finanziamento alternative che

consentissero di superare il credit crunch manifestatosi. Il sistema “Export Banca”

104

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in effetti, soddisfa questa necessità offrendo liquidità al sistema dell’export credit

secondo le modalità descritte nei precedenti paragrafi.

Gli elementi di successo di tale sistema possono essere schematizzati come segue:

• Facilitare l’accesso al credito: come più volte ripetuto, il razionale alla

base di tale sistema è quello di creare un sistema parallelo a quello

tradizionale, permettendo così alle imprese le cui operazioni non sono state

finanziate dal settore privato di poter ottenere le risorse necessarie per

operare;

• Collaborare e non competere con il sistema bancario: come previsto

dalla stessa normativa, una delle condizioni irrinunciabili per l’erogazione

del prestito è la mancata accettazione della richiesta di finanziamento per

l’operazione da parte del sistema bancario;

• Calmierare i tassi: l’applicazione sul prezzo finale al debitore di un

massimo di 50 basis point oltre il costo sostenuto dalla banca per la

provvista permette di conoscere in anticipo il costo massimo del

finanziamento;

• Condizioni di mercato: il finanziamento è erogato a condizioni di

mercato, ovviamente questo si traduce in una minimizzazione delle

potenziali distorsioni alla concorrenza in quanto le condizioni offerte

riflettono quelle che sarebbero state proposte da soggetti privati sulla

medesima operazione;

• Mitigazione dei rischi: attraverso l’emissione della garanzia SACE per il

100% dell’importo finanziato, le banche non soffriranno pertanto di

problematiche relative all’accantonamento di risorse finanziarie come

stabilito dagli accordi di Basilea 3 potendo così utilizzare le risorse

disponibili per altre operazioni.

In conclusione, il sistema “Export Banca” rappresenta sicuramente una valida

alternativa al funding tradizionale che rimane comunque la principale fonte di

finanziamento per le imprese. Se l’operazione non dovesse essere approvata, non

beneficiando quindi del finanziamento nell’ambito di “Export Banca”, l’impresa

105

Page 106: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

non avrebbe altra scelta (escludendo la rinuncia all’operazione) che ricorrere al

mercato, finanziandosi con strumenti quali, ad esempio, le obbligazioni. Questa

scelta però non è alla portata di tutti, in special modo le PMI, che nella maggior

parte dei casi non possiedono né la struttura né le capacità per affrontare questo

genere di operazioni. Per superare questa barriera, con i Decreti Sviluppo (art. 32,

d.l. 83/2012, convertito in legge 134/2012; art. 36, d.l. 179/2012, convertito in

legge 221/2012) e proseguito appunto fino alla conversione del Decreto

Destinazione Italia (art. 12, d.l. 145/2013, convertito in legge n. 9 del 21 febbraio

2014) il governo Italiano ha dato la possibilità alle PMI, con meno di 250

dipendenti e fatturato inferiore a 50 milioni di Euro e non quotate in Borsa

(rimanendo escluse da questa possibilità operative le cosiddette microimprese60) di

emettere, a particolari condizioni, tipi di obbligazioni denominati Minibond.

I Minibond rappresentano titoli di credito che un’azienda emette al fine di ricevere

risorse monetarie da utilizzare per i propri progetti di crescita. Questi

rappresentano uno strumento con il quale è possibile diversificare il funding

attraverso il collocamento di tali titoli presso investitori privati. Un ulteriore

vantaggio di questo strumento è dato dai minori costi relativi alla loro emissioni,

permettendo dunque una maggiore accessibilità alle piccole e medie imprese. La

Figura 34 mostra i costi ipotetici di un emissione da parte di un’impresa con

fatturato pari a 30 milioni di Euro, prestito obbligazionario con valore nominale di

5 milioni di Euro ad un tasso pari al 5,5% fisso a scadenza quinquennale.

Figura 34 : Costi emissioni Minibond in ipotesi restrittive fonte: Financial Innovations

60 Per microimpresa si intende un azienda con un numero di dipendenti inferiore a 10 ed il cui fatturato o totale di bilancio annuo non superi i 2 milioni di euro.

106

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Dalla loro introduzione, tale tipologia di strumento ha avuto un crescente

successo tra le imprese, arrivando a raccogliere in meno di tre timestri quasi 500

milioni di €61.

Figura 35 : Volume trimestrale emissione Minibond (valore in milioni di Euro)fonte: elaborazione Epic su dati BorsaItalia

Nonostante il livello di emissione sia ancora basso, il livello di emissioni è

aumentato notevolmente nell’ultimo trimestre del 2014 (come è possibile

osservare dalla Figura 35), per questo è possibile concludere che nei prossimi anni

questo strumento innovativo potrebbe diventare tool di uso comune.

Per concludere è possibile affermare come questi strumenti rappresentino una

valida fonte di auto finanziamento, consentendo alle imprese, di trovare

un’ulteriore alternativa al reperimento dei fondi necessari a finanziare le proprie

operazioni di internazionalizzazione.

61 Il sole 24 ore, “La riscossa dei mini-bond” (29 Settembre 2014)

107

Page 108: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

4.4 Un caso pratico: il finanziamento al gruppo Maccaferri

Nell’ottobre del 2013 il gruppo Maccaferri ha ottenuto, nell’ambito del

sistema “Export Banca”, un finanziamento di circa 36 milioni di Euro per lo

sviluppo delle attività internazionali del gruppo industriale italiano. La

Maccaferri ha una lunga tradizione nel panorama industriale italiano: ha oltre

un secolo di operatività, con attività ben diversificate ed una presenza

internazionale di rilievo. Il gruppo fornisce prodotti, servizi e tecnologia a

mercati presenti in tutto il mondo, con una presenza focalizzata in varie aree di

business che spaziano dal settore ambientale a quello energetico a quello

alimentare e biotecnologico.

Nel 2012 la Maccaferri ha presentato un fatturato consolidato di circa 1.366

milioni di Euro, dei quali più della metà realizzati all’estero, con circa 4.700

dipendenti dislocati in 53 stabilimenti industriali, di cui 18 in Italia, 9 in

Europa, 4 in Nord America, 10 in Centro e Sud America, 1 in Africa, 11 in

Asia. Il finanziamento ottenuto riguarda lo sviluppo di alcune attività estere

del Gruppo, detenute tramite la holding SECI Spa e relative ai settori

dell’ingegneria ambientale, dell’energia e dell’agroindustria. Nell’ambito del

finanziamento, una linea di credito da 25 milioni di euro è erogata da CDP con

garanzia SACE al 100%, mentre i restanti 11 milioni di euro sono forniti da

BNL Gruppo BNP Paribas, per un importo totale di 36 milioni di Euro.

L’operazione è nata per supportare il Gruppo Industriale Maccaferri nel piano di

investimenti industriali all’estero delle proprie controllate, in particolare:

• Nell’ ampliamento degli stabilimenti delle Officine Maccaferri (ingegneria

ambientale) in Cina, Bolivia, Perù, Brasile, Russia, Turchia ed India;

• Nello sviluppo da parte di Seci Energia e sue controllate delle iniziative

estere nel settore delle fonti rinnovabili, in particolare dei comparti idroelettrico

e fotovoltaico;

• Nell’ ampliamento delle fonti di approvvigionamento estere nel settore

agroindustriale, attraverso lo sviluppo di integrazioni verticali per quanto

concerne lo zucchero (Eridania) e il tabacco (Manifatture Sigaro Toscano).

108

Page 109: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

Lo schema seguito da questa operazione ricalca le modalità operative definite:

la maggior parte del finanziamento (25 milioni di Euro) è stata erogata dalla

CDP, che ha agito quindi come direct lender, mentre la rimanenza è stata

versata dalla BNL, banca aderente all’iniziativa, tutto coperto da garanzia

SACE. Il tasso concordato è di tipo variabile, con una restituzione del prestito

variabile tra 5 e 20 anni.

109

Page 110: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

Capitolo 5: Conclusioni

Nel corso di questo elaborato sono stati presi in esame i vari aspetti caratteristici

di una credit export agency. E’ da rilevare che le differenze riscontrate sono tutte

attribuibili alle diverse politiche adottate dal paese di origine dell’ECA, ma che la

base comune, quella di favorire, attraverso strumenti di supporto economico-

finanziario, l’export delle imprese nazionali (in ogni caso nell’ambito di

normative e regole internazionali), sia rigorosamente valido per tutte. Abbiamo

esaminato e descritto le varie operazioni che possono essere realizzate da queste

agenzie, con particolare riferimento al panorama italiano, nel quale è protagonista

la SACE. L’ Italia è uno dei grandi player nel commercio mondiale, con un ruolo

di grande potenza manifatturiera, oggi in palese difficoltà a causa della crescente

competizione di altri Paesi e di una propria crisi interna causata probabilmente sia

da politiche nazionali poco lungimiranti e da scelte strategiche di molte aziende

non adeguate alle condizioni di mercato.

E’ comunque un dato di fatto che le aziende italiane che si sono mosse sui mercati

internazionali, sia per stabilire proprie unità produttive o solo per esportare i

propri prodotti, si siano dimostrate quelle maggiormente in grado di resistere alla

crisi economica che ha attanagliato il nostro Paese in questi ultimi anni. Investire

od essere operativi su più mercati dovrebbe in qualche modo coprire i rischi legati

all’andamento di un singolo mercato, rendendo le società diversificate

geograficamente e produttivamente meno soggette a variabilità del fatturato legate

all’andamento della domanda o di altri fattori macroeconomici e beneficiando, in

ultima analisi, della diversificazione geografica.

5.1 La crisi e le difficoltà delle PMI italiane ed il ruolo della SACE

Le PMI Italiane, spina dorsale del sistema produttivo nazionale, sono in questi

ultimi anni in grande difficoltà, data la loro dimensione, a causa di molte

ragioni tra cui:

110

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• Aumento del carico di oneri finanziari richiesti dal sistema creditizio;

il reperimento di risorse economiche necessarie alla gestione operativa

dell’azienda è di fatto in molti casi la principale preoccupazione di

molti imprenditori;

• La mancanza di una sensibilità riguardante l’assunzione in azienda in

risorse umane e competenze che possano permettere un salto in avanti

nelle performance aziendali, probabilmente dovuta alle difficoltà

economiche;

• La poco diffusa internazionalizzazione delle proprie attività che collega

naturalmente a doppio filo il risultato economico aziendale alla crisi del

mercato italiano.

In Italia le grandi imprese (con un numero di dipendenti superiore alle 250 unità)

rappresentano solo lo 0,1% del totale delle imprese62, con le PMI in Italia,

producono quasi il 60% del PIL, procurando occupazione a poco più del

60% dei lavoratori e sono quindi un pilastro fondamentale dell’economia

nazionale. Questo settore ha subito maggiormente l’impatto della crisi

proprio a causa delle sue limitate dimensioni e capacità, fattori che invece in

passato avevano caratterizzato fattori di crescita, pur se in altri contesti

macroeconomici. Si ricorda il famoso motto “piccolo è bello” con cui veniva

definito il sistema delle PMI in Italia.

Le difficoltà economiche dell’Italia, unita ad una intrinseca debolezza dovuta ad

un sistema statale non efficiente, si sono ripercosse su tutto il suo sistema

produttivo, ma con maggiori contraccolpi per i player più piccoli, cioè le PMI

(composte al 94% da microimprese). Ad oggi, l’accesso al credito è il maggiore

problema che deve affrontare un imprenditore. Al contrario, nazioni che non

hanno subito questa limitazione di credito, come ad esempio le PMI tedesche, non

hanno grossi problemi nelle loro performance, e possono pensare a conquistare

nuovi mercati e nuovi clienti, con nuovi investimenti sia in attrezzature che in

risorse umane specializzate ed adeguate al ruolo che si richiede.

62 KPMG “Italy works : idee e strumenti per la crescita”, 2012

111

Page 112: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

Il ruolo della SACE riveste quindi un importanza ancora più marcata rispetto al

ruolo di una semplice ECA, potendo con le sue garanzie “alleviare” in qualche

maniera il carico di garanzie richieste dal sistema bancarie alle aziende

esportatrici. E’ però di fondamentale importanza che le condizioni di accesso ai

servizi SACE siano profondamente sburocratizzati, con procedure snelle e

soprattutto chiare e senza complicazioni. In uno studio pubblicato dalla Banca

d’Italia63 si fa riferimento ad un sistema statale a supporto dell’export complesso e

con difficoltà di coordinamento, spesso conducenti a sovrapposizioni fra i vari

enti. Emblematica risulta la frase «Ne consegue che il Sistema paese, pur

assorbendo ingenti risorse umane e finanziarie, anche in confronto con i

principali partner europei, sconta un ritardo nella capacità di favorire

l’insediamento e l’espansione sui mercati esteri delle imprese italiane» (F.V.

Caffarelli, G.Veronese, 2013). E’ quindi auspicabile che il governo italiano

prenda le opportune misure per rendere più “semplice” il percorso che una PMI

deve intraprendere per cercare di espandere le proprie attività all’estero. Una tale

semplificazione, oltre a dare una strategia unitaria e non frammentata di azione,

molto probabilmente permetterebbe l’accesso a mercati esteri per una grande

quantità di aziende in questo momento relegate al mercato nazionale, consentendo

loro di assicurarsi prospettive commerciali sicuramente più ampie.

5.2 Un possibile scenario di aggregazione delle ECAs europee

Ogni ECA è legata alle politiche commerciali del proprio paese ed alle sue

vicissitudini economiche e sociali. Si sono identificati abbastanza chiaramente in

questi ultimi anni dei trend di sviluppo di paesi dotati di enormi potenziali

(materie prime, capacità tecnico-scientifiche, capacità produttive) tra cui si

collocano le economie emergenti del pianeta (i paesi dell’area BRICS) ed alcune

nazioni avanzate (USA, Germania, Giappone). Si riscontra d’altro canto un

ristagno economico, se non un declino, di alcune altre nazioni, perlopiù

appartenenti all’ Unione Europea (Italia, Francia, UK, Spagna etc.). L’UE, nella

sua totalità, esporta beni per un valore pari a circa un terzo del suo GDP; nel 2011

il dato sull’ export si attesta a circa 4.400 miliardi di Euro64. Assistiamo quindi per 63 Banca D’Italia, “Il Sistema paese a supporto dell’internazionalizzazione” (Settembre 2013)64 European Banking Federation “Funding Conditions in export credit markets” (Maggio 2013)

112

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questa area ad una situazione a due velocità: da un lato, i paesi che continuano ad

utilizzare gli schemi dell’export finance per primeggiare nella competizione

internazionale, sempre più ardua. Dall’altro, tutti i paesi che sono stati fortemente

colpiti dal peggioramento delle loro economie a seguito di fenomeni recessivi e da

paventate crisi del loro debito sovrano, che sono in difficoltà nell’ottenere

finanziamenti per grandi volumi commerciali, anche con il supporto delle loro

ECAs. Queste difficoltà si traducono generalmente in una richiesta di tassi

d’interesse maggiori. Ciò comporta che banche di determinate nazioni europee, in

alcuni settori industriali, siano attualmente impossibilitate ad offrire gli stessi

termini offerti dalle loro controparti in altri paesi. Nel frattempo, la competizione

internazionale nel mercato dell’export credit è diventata sempre più forte, sulla

scia delle forti spinte che governi di nazioni extra UE stanno dando ai rispettivi

export, visto quale mezzo per stimolare la crescita economica e l’occupazione. Per

esempio, nel caso USA, gli esportatori di quella nazione stanno beneficiando di

maggiori volumi di autorizzazioni da parte della loro ECA, la Exim Bank, che

hanno raggiunto il valore record, mai raggiunto in precedenza, di circa 35,8

miliardi di USD durante l’anno 2012. Queste considerazioni, da sole potrebbero

indicare la strada per una maggiore crescita dell’area europea con l’auspicio della

creazione di una singola “ECA” a livello continentale, che prenda il posto delle

varie agenzie nazionali. L’Unione Europea ha un singolo mercato per gli Stati

membri, è il più grande blocco commerciale nel mondo e da sola pesa per più del

16% delle esportazioni mondiali. Purtroppo gli Stati membri sono un gruppo

molto eterogeneo di nazioni che differiscono in grandezza, risorse, basi

industriali, beni esportati e servizi. Per tale motivi, gli Stati hanno politiche

commerciali e necessità differenti pur tuttavia l’Unione Europea ha una

competenza esclusiva nell’area della politica commerciale comune e ciò include la

discipline dell’export credit nei confronti di organizzazioni internazionali. La

fornitura delle assicurazioni e delle garanzie per l’export credit è naturalmente una

competenza dei singoli Stati dato che non esiste un prodotto “europeo”,

nonostante sia in vigore una normativa che prevede la certificazione CE per tutti i

prodotti fabbricati in Europa. Però quando si devono stabilire le regole e le

discipline applicabili a livello mondiale, alle assicurazioni ed all’emissione delle

113

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garanzie per l’export credit la competenza e/o il coordinamento è delle autorità

europee e per tanto la UE negozia con le altre nazioni come un’unica entità. La

creazione di un'unica ECA europea partirebbe quindi da posizioni già attualmente

esistenti. I principali vantaggi che questa nuova ECA porterebbe sarebbero quelli

di:

• Rappresentare il più grande blocco commerciale al mondo;

• Offrire a tutte le aziende europee le stesse condizioni economiche;

• Poter negoziare, a livello politico, con nazioni emergenti, per la

realizzazione di progetti “paese”, in grado di influenzare positivamente le

economie di quelle aree – si pensi ad esempio al proposto progetto

“Desertec” nel campo delle energie rinnovabili ed all’influenza che questo

ciclopico progetto potrebbe avere su tutti i paesi nordafricani. Le ricadute

di quest’opera sarebbero state ripartite tra le varie aziende europee

operanti nei settori interessati.

• Con una maggiore quantità di risorse disponibili, il volume di

assicurazioni per l’export sarebbe maggiore di quanto attualmente

cumulativamente realizzato dalle singole ECAs europee, favorendo di fatto

le economie di tutti gli Stati membri e l’occupazione globale europea.

Di contro ci sarebbero le opposizioni degli Stati che in questo momento sono più

favoriti dallo status quo, in primis le economie nordeuropee, e la evidente

difficoltà nel rendere omogenei aziende, mentalità ed abitudini commerciali

diverse.

5.3 Il futuro delle ECAs

Il futuro delle ECAs è strettamente legato all’andamento del commercio mondiale,

all’andamento dell’economia del paese a cui la singola ECA è legata ed alle

politiche governative nazionali di supporto all’export. Le ECAs continueranno nel

114

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loro mandato di fornire assicurazioni sul rischio di credito e sul rischio politico, di

assicurare garanzie e in taluni casi fornire finanziamenti diretti. Come già

riportato in altri capitoli di questa tesi, l’utilizzo di strumenti normalmente offerti

dalle export credit agencies è strettamente legato al ciclo economico; difatti in fasi

di boom (per dirlo alla Minsky) economico, gli operatori tendono ad essere più

propensi ad accettare il rischio, con conseguenti ricadute negative sul volume di

affari delle ECAs. Pensare comunque alla loro dismissione nel breve-medio

periodo non appare realistico, in base alle seguenti motivazioni:

• L’accordo denominato Basilea III impone al sistema bancario delle

riserve valutarie a fronte dell’ammontare di rischio sostenuto nei

vari comparti operativi. Dunque, minori risorse sono disponibili in

tutto il sistema, ed a maggior ragione per l’export credit, che

favorisce quindi l’azione delle ECAs con le loro garanzie, influenti

alla riduzione dei risk weighted assets (RWA) e corrispondente

riduzione del capitale da inserire a riserva a fini prudenziali.

• Dopo lo scoppio della crisi economica dovuta alla bolla dei mutui

sub-prime, gli operatori finanziari sono meno propensi ad assumere

rischi, lasciando anche qui spazio all’attività delle ECAs di

supporto alla mitigazione dei rischi.

• Il commercio mondiale sembra destinato a crescere in volume nei

prossimi anni, sia per le politiche di liberalizzazione adottate quasi

globalmente sia per lo sviluppo delle comunicazioni e delle

tecnologie informatiche: il volume degli scambi commerciali

internazionali è pari oggi a circa 15 volte i livelli del 1950.

• La crescente competizione internazionale rende le imprese

operanti su mercati esteri sempre più disposte ad accettare rischi

maggiori, pur di acquisire commesse. Questo rende l’operato delle

ECAs sempre più necessario.

Il ruolo futuro delle ECAs è quindi assicurato, purché si mantenga fermo

l’obiettivo di uno sviluppo sostenibile, economicamente bilanciato e che,

115

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prendendo esempio dall’ Exim Bank statunitense, il loro operato sia d’impatto

zero sui contribuenti per le agenzie statali e che operi in un’ottica di

riempimento dei vuoti lasciati dal settore privato in modo da non creare

fenomeni di distorsione della concorrenza.

Le ECAs devono comunque mantenere un approccio flessibile al mercato ed alle

sue esigenze, e non dimenticare mai la loro missione, quella di essere uno

strumento, per molti versi estremamente sensibile, per stimolare l’abilità di una

nazione a competere internazionalmente.

116

Page 117: Tesi Export Credit Agencies, strumenti e forme di supporto alla finanza d'impresa nei processi di internazionalizzazione

Indice figure

Figura 1 : Vecchio e nuovo paradigma della competizione.............................................9

Figura 2 : Variazioni % annuali del PIL mondiale per area geo-economica ...................23

Figura 3 : I primi 20 esportatori mondiali di merci.......................................................24

Figura 4 : Esportazioni di merci per area geografica ....................................................25

Figura 5 : IDE in entrata per aree geo-economiche......................................................25

Figura 6 : Variazioni annuali del PIL Italiano.................................................................26

Figura 7 : Competitività e quote di mercato delle esportazioni Italiane fonte: ICE su dati Banca d’Italia, Eurostat, OMC......................................................................................27

Figura 8 : Flussi IDE in entrata verso i principali Paesi destinatari ...............................27

Figura 9 : Flussi IDE in uscita dai principali Paesi .........................................................28

Figura 10 : I Paesi a maggiore crescita (in giallo) secondo E&Y.....................................29

Figura 11 : Quote di mercato dell' Italia per aree geografiche .....................................30

Figura 12 : Internazionalizzazione commerciale/produttiva delle imprese Italiane .....30

Figura 13 : Sostegno pubblico all’internazionalizzazione delle imprese Italiane...........31

Figura 14 : Schema del credito acquirente...................................................................43

Figura 15 : Classificazione del rischio paese .............................................................46

Figura 16 : Country Risk Category ................................................................................47

Figura 17 : Buyer risk category/ Country risk category ................................................47

Figura 18 : Product Quality/ Country Risk Category ....................................................48

Figura 19 : Percentuale del coefficiente di copertura...................................................48

Figura 20 : Assicurazione del credito............................................................................60

Figura 21 : Percentuale di perdite registrate sui crediti per settore (EUROPA).............66

Figura 22 : Effetto delle perdite sui crediti ..................................................................67

Figura 23 : Esempi di strumenti di finanza agevolata per l’internazionalizzazione in Italia fonte: SIMEST.....................................................................................................71

Figura 24 : Quote di mercato europee 2006 delle principali ECAs ..............76

Figura 25: Importi assicurati da SINOSURE dal 2002 al 2010 .......................................78

Figura 26 : Volume (in miliardi di Euro) delle principali ECAs ............................86

Figura 27 : Volumi di affari delle ECAs considerate...............................................86

Figura 28 : Assetti proprietari di ECAs ........................................................................87

Figura 29 : Strumenti Offerti .......................................................................................89

Figura 30 : Canali di Distribuzione ............................................................................91

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Figura 31 : Struttura del “Sistema Italia” .....................................................................94

Figura 32: Banche aderenti al sistema “Export Banca” ..............................................101

Figura 33: Caratteristiche contratto standard di provvista ........................................103

Figura 34 : Costi emissioni Minibond in ipotesi restrittive..........................................106

Figura 35 : Volume trimestrale emissione Minibond (valore in milioni di Euro).........107

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