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lavori sono proseguiti con un conve-gno dal titolo accattivante: “La storiaproibita. Briganti eroi o malfattori?” acura di Alessandro Romano, notoesponente di un movimento meridio-nale “neoborbonico”. Nella lunga (de-cisamente troppo), articolata e nonsempre lineare esposizione, il relatoreha cercato, con accalorata passione etoni verbali fin troppo veementi, dispiegare la vera natura del cosiddettobrigantaggio post-unitario che infuriònel meridione d'Italia per un interodecennio, dal 1860 al 1870. Un feno-meno complesso e di non facile inter-pretazione che ancora oggi, a distanzadi un secolo e mezzo, appassiona e di-vide ferocemente gli storici. Pur par-tendo da premesse assolutamentecondivisibili (i briganti non possonoessere definiti tutti delinquenti comunio volgari tagliagole, e questo ormai èun dato di fatto che viene accettatoanche dai più ringhiosi molossi dell'or-todossia risorgimentale), l'oratore èandato decisamente oltre soprattuttoquando si è cimentato nell'analisi diquelle controverse vicende che hannoportato all'impresa di Garibaldi, allosfaldamento del glorioso Regno delleDue Sicilie e all'avvento dei piemon-tesi nel meridione della Penisola.Anche questa volta, almeno ad avvisodi chi scrive, l'incipit era legittimo mai toni sono andati decisamente soprale righe tanto da destare prima il mu-gugno e poi la clamorosa contesta-

Grazie ad una convenzione stipulatatra l'amministrazione provinciale diFrosinone e il Cai, Club Alpino Ita-liano, sezione di Frosinone, di qui abreve sarà realizzato un percorsoche da Trevi nel Lazio condurrà aCassino, seguendo il suggestivo iti-nerario spirituale delle abbazie be-nedettine. Un progetto al qualel'assessore provinciale alla culturaAntonio Abbate sta alacremente la-vorando fin dal suo insediamento a

Palazzo Gramsci. Progetto che èstato finanziato sia dalla regioneLazio (250 mila euro) che dalla am-ministrazione provinciale (62.500euro). Lo scopo è quello di ricrearequel percorso che nel lontano 525d. C. portò San Benedetto a lasciareSubiaco per approdare sul desolatomonte di Cassino dove poi fondò ilmonastero omonimo. Il camminoche toccherà anche l'abbazia di Ca-samari e la certosa di Trisulti, do-vrebbe fare tappa anche nel sacrospeco di Subiaco, anche se relativa-mente a ciò si dovrà trovare un pre-ciso accordo con l'amminstrazioneprovinciale di Roma. I lavori sonostati già appaltati e di qui a brevedovrà essere assegnata la direzionedegli stessi. “Il progetto era stato giàpresentato qualche anno fa ma poinon se ne fece niente – spiega Luigi

zione di alcuni tra i presenti in sala. Ese da un lato la cosa può anche avereavuto i suoi risvolti positivi (accapi-gliarsi per questioni così vetuste e da-tate è segnale di un profondo interesseper la storia del XIX secolo), d'altrocanto l'eccessiva foga verbale non haconsentito di dibattere in maniera co-struttiva su di un argomento che le ce-lebrazioni per il 150° anniversariodell'italica nazione ha riportato alla ri-balta, riesumandolo dalla densa equasi impenetrabile coltre di oblio.Forse gli organizzatori sorani avreb-bero dovuto valutare con più ponde-razione la scelta del relatore ancheperché il progetto di “Verde Liri”nonintende demolire alcunché ma sol-tanto evidenziare, con dati di fatto allamano, il reale svolgimento delle vi-

cende. E, soprattutto, far conoscere ilruolo che l'alta Terra di Lavoro hasvolto nelle vicende che portarono al-l'unità d'Italia. Non si può dimenti-care, infatti, che proprio ad un tiro dischioppo da Sora, correva quella lineadi confine che separava il Regno d'Ita-lia dallo Stato Pontificio. Quel confineche venne spazzato via nel 1870quando i bersaglieri entrarono inRoma. Un intento più che lodevole,quindi, quello di “Verde Liri”, digrande valenza, che va appoggiato esostenuto a spada tratta. Un'ultima,sintetica annotazione. La storia del Ri-sorgimento italiano è costellata di lucied ombre. E non lo scopriamo oggi.Gli opposti estremismi, però, non por-tano a niente. Dividersi in garibaldinie briganti, in unitaristi e filo borboniciè non solo anacronistico ma contro-producente. Anche perché si corre ilrischio di far passare in secondo pianola reale evoluzione delle vicende stori-che. Quelle che tanti studiosi serihanno saputo ricostruire spulciandofaticosamente nei polverosi faldoni diarchivio. Tornare a mettere al centrodell'attenzione la storia e non quellaromanzata e smaccatamente di partema quella che promana dai docu-menti: questa la stella polare che deverifulgere anche nell'anno fatidico chesta per iniziare. Gli ultras stravolti dal-l'eccessivo fuoco della passione, sul-l'uno e sull'altro fronte, per carità, simettano da parte.

FERNANDO RICCARDI

MARTA PANZA

La storia dell’unità d’Italianell’alta Terra di Lavoro

Arce, Arpino, Castrocielo, Isola Liri, Pastena, Roccasecca, San Giovanni Incarico e Sora i paesi coinvolti

Una serie corposa di convegni, mostre e percorsi tematici da tenersi in vari comuni nel 2011 a cura dell’associazione “Verde Liri” di Sora

Sui passi di San Benedetto ecco il percorso delle abbazie

Stipulata la convenzione tra l’amministrazione provinciale di Frosinone e il Club Alpino Italiano

FROSINONEScerrato (Cai):

Finalmente siamo

in dirittura di arrivo

Colleferro:alla “Sala Bianca”una mostrafotograficasugli orroridella guerra

FONTANA LIRI

Omaggio al grandeMastroianniIl Centro Studi Ricerche e Do-cumentazione Marcello Mastro-ianni ha organizzato anchequest'anno l'omaggio al celebreattore giunto ormai alla nonaedizione. La manifestazione siconcluderà domenica 12 dicem-bre con la premiazione del cor-corso per cortometraggi.L'appuntamento è per le ore16.30 a Fontana Liri presso lasala convegni dello stabilimentomilitare propellenti. Previsti gliinterventi di Francois Proia pre-sidente della commissione giu-dicatrice e di Eusebio Ciccotti(università di Foggia). Seguirà ilconvegno sul tema “Un libro, unfilm” con la presentazione delvolume “La donna della dome-nica”. Relazioneranno MarcelloCarlino (università La Sapienzadi Roma) e Marco Grossi,esperto di cinema. Il presidentedel centro studi Santina Pistilliringrazia di cuore gli enti chehanno contribuito all'organizza-zione dell'evento: regione Lazio,assessorato cultura, provincia diFrosinone, assessorato alla cul-tura, comune di Fontana Liri eAgenzia Industria Difesa. Senzadimenticare le aziende private(Sap, Carind e SupermercatiGros) che non hanno fatto man-care il loro generoso contributo.

Scerrato, presidente provinciale delCai – ora finalmente siamo in dirit-tura di arrivo”. La speranza che alberga nei cuori ditutti è che tale cammino possa rap-presentare per la provincia di Frosi-none una buona opportunità anchee soprattutto dal punto di vista turi-stico e, quindi, di ricaduta econo-mica. E in un momento difficilecome quello che si sta vivendo sa-rebbe una vera e propria manna dalcielo. A patto, però, che una voltarealizzata l'opera non ci si fermi masi proceda sulla strada della oppor-tuna valorizzazione e pubblicizza-zione. Un'iniziativa può essereottima ma se non viene fatta cono-scere, come purtroppo accadespesso alle nostre derelitte latitu-dini, finisce per restare fine a sestessa.

L’INCHIESTA

15VENERDI’ 3 DICEMBRE 2010

TERZAPAGINA

Venerdì 10 dicembre, alle ore 17.00, presso la sede della So-cietà Napoletana di Storia Patria (Napoli, Piazza Municipio,Maschio Angioino, III piano), sarà presentato l'ultimo libro diAurelio Musi dal titolo “Regno di Napoli” (Omnia Arte Editore).La relazione sarà svolta da Renata De Lorenzo, presidentedella SNSP. Per informazioni telefonare allo 081.5510353 .

Aurelio Musi presentail suo “Regnodi Napoli”

Da venerdi 3 a sabato 18 di-cembre, a Colleferro, presso la“Sala Bianca” sita in via Leo-nardo da Vinci, rimarrà apertauna mostra fotografica dal si-gnificativo titolo “Gli orroridella guerra”. L'iniziativa si deve all’impegnodi Baldassarre Sansoni, me-dico chirurgo attualmente im-pegnato con “Emergency”,l’organizzazione umanitariache fa capo a Gino Strada, cheha raccolto una serie cruda esconfinata di immagini nelcorso delle sue tante missionisvolte per conto della CroceRossa Internazionale e del mi-nistero degli Esteri nelle zonedi guerra di tutto il mondo. La mostra potrà essere visita-bile tutti i giorni con i seguentiorari 10.00-13.00 (mattina) e16.00-19.00 (pomeriggio). L’organizzazione è stata curatadall'associazione culturale“Gruppo Logos”, della Reteper la tutela della valle delSacco, l'Unione Giovani Indi-pendenti e il circolo Arci“Evelyne” di Anagni.

L’associazione “Verde Liri” diSora, che già si è distinta pertante iniziative di carattere

culturale ed ambientale, ha messo apunto un programma di eventi cheandrà a dipanarsi nel corso del 2011,anno in cui ricorre il 150° anniversariodell'unità d'Italia. Lo scopo è di rico-struire alcune vicende che hanno ca-ratterizzato il comprensorio del Laziomeridionale in quel travagliato pe-riodo. “L'unità d'Italia. Storie ed epi-sodi in alta Terra di Lavoro”: questo,non a caso, è il nome dato dagli orga-nizzatori a tutta una serie di convegni,mostre e percorsi tematici che tocche-ranno vari comuni (Arce, Arpino, Ca-strocielo, Isola del Liri, Pastena,Roccasecca, San Giovanni Incarico eSora) del sud della provincia di Frosi-none ossia il sorano e il cassinate. Tuttieventi che, come già detto, si consu-meranno nel corso dell'anno venturo,da febbraio fino a novembre. La pre-sentazione di tale progetto, alla pre-senza dei sindaci e degli assessori allacultura degli enti interessati, si è tenutaqualche giorno fa nella sala consiliaredel comune di Sora gremita fino all'in-verosimile, a dimostrazione chequando si fanno le cose seriamenteanche la cultura può suscitare passioneed interesse. Dopo una sintetica illu-strazione delle iniziative, con tanto diproiezione di diapositive e di filmati, i

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pure quella strada non è stata semprecosì tranquilla e amena né frequentatasolo da esteti della natura. Fin daitempi antichi, infatti, ci fu chi si servìdi quelle gole per difendere il proprioterritorio dall'aggressione di un po-polo potente e prepotente. Sulle balzescoscese del “tracciolino” i Sanniti re-sero particolarmente difficile la vita aiRomani che si dirigevano verso le fer-tili terre del napoletano e dell'Italiameridionale. Una lotta disperata, fattadi agguati e di repentine incursioni, giàpersa in partenza, ma che pure vide i

Da un antico documento ri-portato da Marco Lanninel suo libro “Sant’ Elia

sul Rapido – Monografia” (Na-poli, 1873) sappiamo che il 30aprile 1577, con sntenza del RegioConsiglio del Regno di Napoli, sucui da un anno regnava Filippo IIdi Spagna, i regi consiglieri FeliceScalabone e Gasparo Pinario fu-rono incaricati di dirimere i dissidiche vertevano fra gli abitanti diSan Germano (Cassino) e di Sant’Elia, apponendo i confini fra ledue “università”. In quello stesso giorno i due regiconsiglieri si portarono sul luogopartendo dalla cima dei colli amonte di Caira dove su una granpietra, che fu designata quale ter-mine di confine, furono scolpite leiniziali dei nomi di Felice Scala-

bone e di Gasparo Pinario conuna croce e le iniziali S.G. (SanGermano) e S.E. (Sant’ Elia). Più a valle, in un noceto di pro-prietà di tale Girolamo Grimaldidi S. Elia, sempre su un grossomasso preso a termine di confine,furono scolpiti gli stessi segni. Si passò quindi ad un’ altra pietranei pressi della rotabile fra SanGermano e Sant’ Elia dove fu fattala stessa cosa. Da lì i regi consiglieri si portaronoall’antico ponte romano della Ba-gnara (oggi ponte Lagnaro) dovesu una pietra del lato dell’arcatarivolta verso Cassino fu scolpitauna croce. Seguendo il camminoverso sud-est, in località ancoraoggi detta Fontana Marzocca,sulla destra della superstrada daCassino per Atina, all’altezza dello

svincolo per Sant’ Elia, fu segnatoun altro termine. Un altro fu posto in via Frassete.Andando verso San Michele, Fe-lice Scalabone e Gasparo Pinariofissarono un altro segno di confinealla fontana dell’ ancora oggi chia-mata località Pisciariello, non di-stante dalla via San Pasquale diCassino. Poi si andò, attraverso ilterreno di tale Innocenzo Nar-done di San Germano, al vallonedel Rio dell’ Inferno e si fece lastessa cosa. L’ultimo termine di confine fu se-gnato in località Pinchera di SanMichele. Ancora oggi il confine frai comuni di Cassino e di Sant’ EliaFiumerapido è quello e moltinomi di località sono rimasti glistessi.

Benedetto Di Mambro

soldati romani in chiara difficoltà. Ilcontrollo di quel tratturo, del resto, eradi vitale importanza per chi procedevaalla conquista del Lazio meridionalericco di pascoli, di frumento ma, so-prattutto, di giacimenti di ferro che, aquel tempo, contava molto più del-l'oro. Agguati antichi, dunque, maanche recenti se, galoppando rapida-mente lungo i tumultuosi secoli dellastoria, si giunge all'Ottocento. Anchenei drammatici momenti che segui-rono l'unificazione della Penisola legole del Melfa non sono venute meno

alla loro fama. Per tanti anni furono ilregno incontrastato di masnadieri chesi divertivano a derubare, taglieggiaree sequestrare chiunque avesse avutol'impudenza di avventurarsi in queiparaggi. Usanza che è giunta fino aigiorni nostri o quasi, basti ricordare lerapine eseguite lungo il “tracciolino”ai danni dei dipendenti Fiat che tor-navano a casa dopo il lavoro. “Historia se repetit” insomma, il vec-chio adagio non sbaglia. Anche se oggitutto ciò sembra essere finito. E inveceno. Il “tracciolino” continua imperterritoad essere la strada degli agguati. E seprima erano i briganti ad incutere ter-rore oggi sono le persone cosiddette“civili” a perpetrare l'oltraggio. Noncostituisce, infatti, un grave agguato al-l'ecosistema ambientale depositare ri-fiuti ai margini della strada? Non è unagguato al buon senso continuare adifferire di anno in anno la risoluzionedella percorribilità e della messa in si-curezza dell'arteria? E come definirese non un agguato all'intelligenzaumana l'aver svuotato completamentedi acqua il bacino del fiume Melfa?Certo si tratta di agguati più raffinati,meno evidenti, quasi scientifici nellaloro formulazione ma sicuramentemolto più dannosi di quelli dei tempipassati. E così, incredibile ma vero, oggi citocca addirittura rimpiangere le male-fatte dei briganti...

FERNANDO RICCARDI

Tracciolino e gole del MelfaAgguati antichi e... moderni

Da regno incontrastato di briganti e masnadieri alla miriade di discariche abusive ai margini della strada

Quello che era un vero paradiso incontaminato della natura è diventato grazie all’inciviltà dell’uomo un gigantesco immondezzaio a cielo aperto

Anno Domini 1577: si segnano i confini di Cassino e di S. Elia

Da quel tempo la linea di demarcazione tra i due comuni è rimasta invariata

POFIAl museo “PietroFedele” un convegnosu preistoria, storia e natura

NAPOLI

All’Orientale corsi di formazioneper guide turisticheL'università degli Studi“L'Orientale” di Napoli ha atti-vato i corsi di perfezionamentoper la formazione di guida e diaccompagnatore turistico. Il ter-mine ultimo per le iscrizioni è il17 dicembre. I corsi hanno unadurata di 180 ore: 140 di inse-gnamento e 40 di stage e tiro-cini. Si terranno il venerdì(mattina e pomeriggio) e il sa-bato (mattina) e sono riservati achi è in possesso della laurea inlettere (indirizzo in storia del-l'arte o in archeologia) o di ti-tolo equipollente. Ai moduli diinsegnamento si è aggiunto unnumero di ore di stage da effet-tuarsi presso enti deputati allaconservazione dei beni culturali,in particolare soprintendenze emusei. La quota d'iscrizione è di600 euro. I corsi, diretti dal prof. Gallo,docente di storia greca pressol'Orientale, si propongono difornire una formazione specia-lizzata incentrata sulle temati-che legate alla storia delterritorio e del suo patrimonioarcheologico, architettonico eartistico, della legislazione, del-l'organizzazione e della gestionedei beni culturali.

L’INCHIESTA

15SABATO 4 - DOMENICA 5 DICEMBRE 2010

TERZAPAGINA

L'associazione culturale “Cosmos” organizza la III^ edizionedel “Natale al Borgo” che tanto successo ha fatto riscontrarenegli anni passati. La cornice è il borgo medievale di Aquinodove la mattina di sabato 11 dicembre si apriranno i mercatininatalizi. Ci saranno artisti di strada, giocolieri e tanto altro ancora. Previsto anche un angolo giochi riservato ai bambini.

AQUINO Ritornail “Nataleal Borgo”

Questa mattina, sabato 4 di-cembre, con inizio alle ore9.30, presso il museo preisto-rico “Pietro Fedele” di Pofi, siterrà il convegno dal titolo “Ilcolle di Pofi tra preistoria, sto-ria e natura. Una realtà nel-l'ecomuseo Argil”. Lo scopo è soprattutto quellodi promuovere e di sviluppareuna partecipazione attiva dellapopolazione attraverso la sen-sibilizzazione e la promozionedello sviluppo sostenibile,delle attività della ricercascientifica e didattico-educa-tiva riferite in particolar modoalla storia, all'arte e all'am-biente del territorio della pro-vincia di Frosinone. Cosa che il direttore delmuseo, il celebre studiosoItalo Biddittu al quale si deveil ritrovamento di Argil,l'uomo preistorico più vecchiod'Europa, svolge in manieramirabile e con evidenti risul-tati positivi già da parecchiotempo. La manifestazione è stata orga-nizzata dal museo preistoricoin collaborazione con l'ammi-nistrazione comunale di Pofi.

Avete mai provato a percorrere i17 chilometri del “tracciolino”,la strada provinciale Rocca-

secca-Casalvieri, l'unica arteria checollega in maniera diretta la valle delLiri con quella di Comino? Negli ul-timi tempi l'operazione sarà stata pocoagevole considerato il persistente di-vieto di transito. Ma con un pizzico ditrasgressione la cosa resta fattibile spe-cie per chi decide di abbandonarel'auto e di procedere in bici oppure apiedi. Percorse poche centinaia dimetri, sia che si parta da Roccaseccache dal versante di Casalvieri, si entrasubito in un paesaggio incantevole,così bello da togliere il fiato. Sembradi essere capitati in un budello deigran canyon americani dove al postodi sabbia e deserto spunta una vegeta-zione lussureggiante. L'esile lingua diasfalto si inoltra in questo miracolodella natura seguendo sinuosa il lettopietroso del Melfa e le gole impervieche scendono a picco sul fiume. Comesono lontane le città con il loro mor-tale carico di smog e di traffico. Qui sirespira un'aria sana, pura, incontami-nata. Se non fosse per le innumerevolidiscariche abusive che compaiono quae là in quel dedalo continuo di curve,si potrebbe pensare ad uno scenariodisegnato dalla penna di un poeta chesi è divertito ad immaginare come do-vrebbe essere il paradiso terrestre. Ep-

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notte tra il 13 e il 14 settembre del1861, accompagnato da una ventinadi vecchi compagni d’arme, sbarcòin Calabria, sulla spiaggia di Gerace.Entrò subito in contatto con alcunicapibanda locali e, soprattutto, conCarmine Donatelli Crocco, un exsoldato borbonico ed ex garibaldinoche aveva con sé parecchie centinaiadi uomini. Borges pretendeva che ibriganti si mettessero al suo servizio.Crocco, invece, non era disposto aprendere ordini da un ufficiale stra-niero. I due, insomma, erano fattiper non intendersi. Quando poi ildisegno di impadronirsi di Potenzafallì per il disimpegno dei briganti,l’ufficiale catalano decise di scio-gliere il sodalizio e prese la via diRoma. Iniziò così un lungo e diffi-cile cammino attraverso un territo-rio impervio, sconosciuto, con isoldati piemontesi alle calcagna.Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre,mentre infuriava una violenta bu-fera di neve, il gruppetto giunse inAbruzzo, nei pressi di Tagliacozzo,ad un tiro di schioppo dallo StatoPontificio. Gli uomini erano sfinitiper la marcia e per il freddo intenso.Borges accordò un breve momentodi riposo presso la cascina Ma-stroddi, in località ‘La Luppa’, nelcomune di Sante Marie. La pre-senza del drappello venne però se-

Davvero il nostro caro, vecchiomondo finirà di esistere nel 2012?Davvero tra due anni esatti, il 21dicembre, nel giorno del solstiziod'inverno, tutto ciò che ci cir-conda svanirà nel nulla? E' da unpo' di tempo che questa storiellaangosciante fa capolino qua e làtra i nostri affanni quotidiani. Peril momento, mancando ancora unbel po' di settimane al momentotopico (106 per la precisione), i ti-mori sono molto relativi. Con ilpassare dei giorni, però, c'è dagiurare che più di qualcuno si faràprendere dal panico. Ma com'è ve-nuta fuori questa profezia apoca-littica che a Nostradamus gli fa unbaffo? Perché qualcuno che nonaveva niente di meglio da fare haavuto la brillante idea di mettersia giocare con i calendari dei Maya,

un'antica popolazione dell'Ame-rica centrale che nel XVI secolo èstata sterminata dai conquistado-res spagnoli, anche se qualchetribù è riuscita ad arrivare fino ainostri giorni. I Maya sono stati iprimi a studiare il calcolo deltempo. Tutti gli altri apprendististregoni sono venuti dopo. Com-preso José Arguelles, nordameri-cano di origne messicana,considerato il maggiore conosci-tore della cultura maya. E statoproprio lui, in base a studi a dirpoco criptici, ad indicare nel 21dicembre del 2012 la data dellafine del mondo. E lo ha fatto muo-vendosi con disinvoltura tra le pie-ghe dei calendari Maya. Il fatto èche di calendari i Maya ne hannoun'infinità: un esperto (questavolta uno di quelli veri) ne ha con-

tati addirittura venti. E ciò deter-mina in chi non è proprio praticodella materia una gran confusione.Arguelles, forte dei suoi calcoli, èconvinto che il mondo si dissol-verà nel 2012. I Maya, invece, sono letteralmenteincazzati per una così errata inter-pretazione dei loro calendari eprecisano che nel dicembre del2012 il mondo non finirà bensì sitrasformerà (e che vuol dire?boh...). Hanno ragione questi ultimi op-pure l'ineffabile signor Arguelles?Vacci a capire tu. Eppure, a pen-sarci bene, una soluzione ci sa-rebbe: rivolgersi a RobertoGiacobbo. In uno dei suoi tantiviaggi con la navicella di Voyageravrà sicuramente avuto modo discrutare il futuro... F. R.

gnalata al maggiore Franchini chefece intervenire i suoi bersaglieri.Circondato il casolare i piemontesiandarono all’assalto. Dopo un vio-lento scontro a fuoco gli spagnolifurono costretti ad arrendersi. Bor-ges fece il gesto di consegnare laspada al maggiore, cosa che l’uffi-ciale italiano rifiutò con disprezzo.I prigionieri furono condotti a Ta-gliacozzo e rinchiusi in carcere. Bor-ges, sentendo ormai vicina la fine,chiese di avere il conforto di un con-fessore. Domandò, inoltre, di esserefucilato assieme ai suoi uomini conil petto rivolto al plotone di esecu-zione, privilegio che gli venne ne-gato. Giunto il momento fatale ilgenerale, postosi alla testa del grup-petto, cercò di tenere alto il moraledei suoi uomini. Dopo averli ab-bracciati uno ad uno ed esortato ibersaglieri a mirare dritto, si mise inginocchio e intonò assieme agli altriuna triste litania catalana. Il canto fuinterrotto dal crepitare degli spari.A Sante Marie, all’interno della ca-scina Mastroddi, un austero cippomarmoreo ricorda che lì l’8 dicem-bre del 1861 “si infranse l’illusionedel generale José Borjes e dei suoicompagni di restituire a FrancescoII il Regno delle Due Sicilie. Cattu-rati da soldati italiani e guardie na-zionali di Sante Marie al comando

di Enrico Franchini furono fucilatilo stesso giorno a Tagliacozzo”. Daqualche anno, l’8 dicembre, giornodell'Immacolata Concezione, aSante Marie, si tiene una toccantecerimonia con tanta gente che arrivada ogni parte della Penisola per ren-dere omaggio al valoroso “cabe-cilla”. A 150 anni da quegli eventi ègiunto, forse, il momento di ricon-siderare e di rivedere i giudizi suquel travagliato e controverso ex-cursus storico che portò all'unifica-zione dell'italica nazione.

FERNANDO RICCARDI

A Tagliacozzo si infranseil “sogno” di José Borges

L’8 dicembre del 1861 i bersaglieri italiani fucilarono il legittimista spagnolo e i suoi compagni

Dopo aver tentato invano di organizzare militarmente i briganti del sud il generale catalano marciava verso Roma per sfuggire ai piemontesi

Davvero il caro vecchio mondofinirà il 21 dicembre del 2012?

L’inquietante profezia si deve a José Arguelles che ha studiato il calendario (anzi i calendari) dei Maya

ATINAL’ultimo librodi Vincenzo Orlandisul drammadella guerra

ABRUZZO

XI raduno in onoredel “cabecilla”Martedì 7 e mercoledì 8 dicembresi svolgerà in Abruzzo l'XI edizionedel raduno in onore di don JoséBorjes. Il 7 dicembre (17.30), aCarsoli (Aq), si terrà il convegno“Borjes e il suo tempo” nel corsodel quale sarà presentato il libro diFulvio D'Amore sulle ultime gestadel “cabecilla” catalano. Previsti gliinterventi di Angelo Bernardini,Gennaro De Crescenzo, Ferdi-nando Corradini, Tommaso Argen-tino D'Arpino, Enzo Gulì,Fernando Riccardi e Pietro Golia.L’8 dicembre, a Sante Marie (ore10.00), si ripresenterà il libro diD'Amore con interventi di Gio-vanni Salemi, Fernando Riccardi,Pietro Golia e Edoardo Vitale.Quindi ci si sposterà alla cascinaMastroddi (ore 11.00) dove Gio-vanni Salemi terrà una breve allo-cuzione nei pressi del cippo chericorda la tragica fine del generalelegittimista spagnolo. Infine nellasala consiliare del comune di Taglia-cozzo (ore 17.00), ci sarà il conve-gno storico conclusivo con gliinterventi di Giovanni Salemi, Fer-nando Riccardi, Fulvio D'Amore,Luigi Branchini, Pietro Golia eEdoardo Vitale. La segreteria orga-nizzativa dell'evento è curata daGiuseppe Ranucci (360.961149).

L’INCHIESTA

15MARTEDI’ 7 DICEMBRE 2010

TERZAPAGINA

E' stata inaugurata alla villa comunale di Frosinone e resteràaperta fino all'8 dicembre, una mostra fotografica dal titolo“Ciociaria, un secolo di storia”. Nata da un'idea del registaFernando Popoli la rassegna vuole passare in rassegna, attra-verso inedite e rarissime testiminanze visive, gli ultimi trava-gliati cento anni di storia ciociara. L'ingresso è gratuito.

FROSINONE Ciociaria,un secolodi storia

Il “Centro di Studi Storici Sa-turnia” di Atina ha appenasfornato l'ultimo libro di Vin-cenzo Orlandi dal titolo“Atina kaputt. 9 settembre –28 maggio 1944. Cronache diguerra nelle retrovie dellalinea Gustav”, volume che co-stituisce il XXI numero di“Historia”, una collana dipubblicazioni periodiche cheil sodalizio cura ormai daoltre un decennio. Il libro,molto curato dal punto divista grafico, ricostruisce neiminimi dettagli e con doviziadi particolari il calvario che lacittà di Atina ha subito nelcorso del secondo, tragicoconflitto mondiale: dall'occu-pazione tedesca dopo l'8 set-tembre del 1943, ai devastantibombardamenti alleati, aitanti suoi figli periti nel corsodi quei lunghi e terribili mesi,alla difficile e titanica operadi ricostruzione. Il volume siconclude con una nutrita ecruda appendice fotograficache attesta una volta di più ildramma che la comunità ati-nate ha vissuto e sopportatocon stoica rassegnazione.

L’avvento dei Piemontesi nelsud dello Stivale determinòl’esplosione di una violenta

rivolta, un fuoco inarrestabile chebruciò vigoroso per più di un de-cennio, dal 1860 al 1870, e che èstato chiamato “brigantaggio”. Inquel periodo in moltissimi giunseroda ogni parte d’Europa per soste-nere la lotta del popolo meridionalecontro i soldati scesi dal nord. Vole-vano battersi per Francesco II diBorbone, il legittimo sovrano spo-destato dal trono di Napoli: di qui ilnome di “legittimisti’. Tra questi unposto di primo piano spetta a donJosé Borges la cui storia merita diessere raccontata. Era nato nel 1813a Fernet, un piccolo villaggio cata-lano. Figlio di un ufficiale legittimi-sta cresciuto nel clima dellasollevazione popolare contro le ar-mate napoleoniche, giovanissimoprese parte alle guerre carliste.Sconfitta la sua fazione, però, do-vette esiliare in Francia. E lì rimasefino a quando nel meridione d’Italiairruppero Garibaldi e le truppe sa-baude. La centrale legittimista capi-tolina si ricordò di quel valorosoufficiale che si era coperto di gloriain Spagna. Borges, entusiasta, ac-cettò di dare una organizzazione mi-litare agli insorti e di assumere ilcomando delle operazioni. Nella

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anzi, per l'esattezza, cinquanta ore.L'attacco cominciò il 12 maggio e fusubito coronato da successo. I tede-schi, per non rimanere accerchiati, siritirarono verso Roma lasciandocampo libero alle truppe di colore. Irudi soldati africani, con tanto di tur-bante, mantello e scimitarra, poteronosfogare i loro istinti più bestiali. IlLazio meridionale si trasformò in terradi conquista. Un'orda selvaggiasciamò indisturbata per le campagnee per i centri abitati alla frenetica ri-cerca di donne e di cibo. Quei soldatiavevano stravinto la battaglia e ora vo-levano ciò che era stato loro promesso.E dovevano fare anche in fretta. Allafine il bilancio fu gravissimo. Unastima verosimile parla di 2 mila donnestuprate e 600 uomini sodomizzati.Esperia, Monticelli, Ausonia, Lenola,Pico, Pastena, Castro dei Volsci, Val-

Il tribunale amministrativo delLazio, nei giorni scorsi, ha ac-colto il ricorso presentato dal

presidente Massimo Struffi e, con-seguentemente, ha provveduto adannullare il commissariamentodella “Fondazione Mastroianni”posto in essere, qualche tempo fa,dall'amministrazione provincialedi Frosinone. L'immarcescibileStruffi, dunque, uomo politico na-vigato e dalla lunghissima espe-rienza amministrativa, tornaclamorosamente in sella e si ri-prende la guida della Fondazioneche gli era stata inopinatamentesottratta, almeno per il momentoe in attesa di ulteriori sviluppi.Giova ricordare che nell'estatescorsa la giunta provinciale avevacontestato il provvedimento con ilquale il consiglio direttivo dellaFondazione Mastroainni, il 30

marzo del 2009, aveva nominatoMassimo Struffi presidente a vitadell'ente, ritenendolo illegittimo.Nello stesso tempo aveva sancitoil commissariamento affidandol'incarico di gestire momentanea-mente la Fondazione all'assessoreprovinciale alla cultura AntonioAbbate, in attesa di nominare ilnuovo esecutivo e il nuovo presi-dente. Ora, però, dopo il pronuncia-mento del Tar, siamo di nuovo dacapo a dodici e la situazione è tor-nata quella di prima. Anzi c'è dipiù: la provincia di Frosinone,avendo posto in essere un atto ir-regolare, è stata condannata al pa-gamento delle spese legali chesono state quantificate in 3 milaeuro. Dopo il danno, come si suoldire, arriva puntuale anche labeffa.

lecorsa e Amaseno furono i centri piùcolpiti. Poche donne riuscirono ascamparla. Molte furono violentateanche dieci volte nel corso della stessagiornata. Alcune di esse persero la vita,altre finirono per impazzire. I soldatidi colore non risparmiarono né an-ziane né bambine. Gli uomini che ten-tarono di difendere l'onore delleproprie mogli, figlie o sorelle, furonouccisi sul posto oppure sottoposti apatimenti inenarrabili. Don AlbertoTerilli, parroco di Esperia, aveva ten-tato di nascondere alcune donne nellasagrestia. Tutto, però, risultò vano. Imarocchini stanarono le poverette e leviolentarono. Quindi portarono il sa-cerdote nella piazza e lì lo sodomizza-rono a ripetizione. Qualche tempodopo, consumato dal dolore e dallavergogna, passò a miglior vita. Tantele vicende collegate a questa pagina

triste ed oltraggiosa. Come quella didue sorelle che vennero violentate dapiù di 200 uomini: l'una morì, l'altradiventò pazza e fu rinchiusa in un ma-nicomio. Tanti altri gli episodi che sipotrebbero raccontare. La sostanza,però, con cambierebbe di molto. Leviolenze marocchine nei paesi delLazio meridionale restano una paginaorribile, agghiacciante, drammaticaquanto poco conosciuta. E non soloperché molti dei testimoni di quelloscempio oggi non sono più in vita. Lamateria sembra quasi scottare. Di essanon si parla molto volentieri. La genteprova vergogna a parlare di quei fatti.Come se la colpa di quelle violenze, inparte, sia stata anche la loro. E non dichi sguinzagliò quella feroce ciurma ditagliagole assetati di sangue, di carnefresca e di bottino. Proprio per questoè da accogliere con grande soddisfa-zione la notizia della nascita di una as-sociazione nazionale delle vittime dellemarocchinate che è stata ufficialmentepresentata qualche giorno fa in Cam-pidoglio, a Roma, con lo scopo di “re-stituire la giusta visibilità e la giustamemoria a chi oltre alle infamie dellaguerra ha dovuto subire anche quelledel saccheggio materiale e morale”.Alla cerimonia di insediamento hannopartecipato molti sindaci dei comunidelle provincie di Frosinone e di La-tina che sono stati tormentati dalleazioni nefande dei famigerati “gou-miers”. Finalmente si muove qualcosa,dunque, sia pure in clamoroso ritardo.

FERNANDO RICCARDI

Cinquant’ore di vergognaNon saranno dimenticate

Accolta con favore la recente presentazione in Campidoglio dell’associazione nazionale delle vittime delle marocchinate

Le violenze dei soldati di colore nel Lazio meridionale sulla popolazione memoreancora oggi del saccheggio morale e materiale subito per mano dei goumiers

Fondazione Mastroianniritorna a Massimo Struffi

Il Tar ha annullato il commissariamento disposto dall’Amministrazione provinciale

TERRA VIOLATA

Il feroce proclama del generale Juinche liberò le bestie

di Fernando Riccardi

Il generale francese AlphonsePierre Juin (1888-1967) prima didare il via libera all'offensiva dellesue truppe nordafricane, diramò ilseguente proclama: “Soldati. Que-sta volta non è solo la libertà dellevostre terre che vi offro se vince-rete questa battaglia. Alle spalledel nemico vi sono donne, case, c’èun vino tra i migliori al mondo, c’èdell’oro. Tutto ciò sarà vostro sevincerete. Dovrete uccidere i tede-schi fino all’ultimo uomo e passaread ogni costo. Quello che vi hodetto e promesso mantengo. Percinquanta ore sarete i padroni as-soluti di ciò che vorrete al di là delnemico. Nessuno vi punirà per ciòche farete, nessuno vi chiederàconto di ciò che prenderete”. Leconseguenze, come già detto, fu-rono disastrose e spaventose. “Ar-rivarono quelle bestie con i fucilispianati, immobilizzarono gli uo-mini sparando dei colpi per terro-rizzarli, poi, mentre alcuni litenevano fermi con le baionettealla gola, pugni e schiaffi, calci espintoni, davano inizio alla vio-lenza. Povero chi ci capitava... Pur-troppo anche qui una nota deltutto particolare: chi fu veramenteviolentata lo ha taciuto per pudore;invece molte di quelle che non lofurono, fecero domanda di pen-sione”: così ricorda Antonio Co-licci di Pontecorvo che all'epocaaveva soltanto 12 anni. Un drammanel dramma dunque: la vergogna ditante donne che, subita la bestialeviolenza, per pudore, hanno prefe-rito tenerla celata. Si racconta chea Pico furono presi tre giovani, unmaschio e due femmine. La madremorì poco dopo di crepacuore. Ifigli, invece, sopravvissero nascon-dendo per sempre ciò che avevanopatito. Subito dopo la guerra, inquei paesi quando una donna in-grassava e poi dimagriva in brevelasso di tempo, si diceva: “Quellal'hanno presa i marocchini”. Nonmancarono storie di eroismo,ormai perse nell'oblio. A Esperia sitrovava sfollata una famiglia diPontecorvo. Con essa vi era unaprostituta non più giovanissima maancora piacente. Quando vide arri-vare quelle bestie, invece di scap-pare, si fece loro incontro offrendole sue grazie. Ciò consentì alle ni-poti di farla franca. Ma che finefece l'ineffabile generale Juin? In-vece di essere spedito davanti allacorte marziale, come avrebbe me-ritato, le cose per lui presero tut-t’altra piega. Non solo non vennepunito ma fu addirittura premiato.Già capo di stato maggiore delladifesa nazionale, fu nominato, nel1952, maresciallo di Francia, perpoi avere il comando delle forzeNato per il centro Europa. Gli stu-pri dei marocchini, insomma, glifecero fare carriera.

L’INCHIESTA

15MERCOLEDI’ 8 DICEMBRE 2010

TERZAPAGINA

Qualche anno fa a Cassino, nelcorso di un convegno sulle vi-cende dell'ultimo conflitto

bellico, Ahmid Benhraalate, presi-dente della “Union National del An-ciens Combatents Marocains”, hafinalmente riconosciuto le responsabi-lità dei soldati marocchini per le inau-dite violenze perpetrate sulle genti delLazio meridionale nel maggio del1944. Responsabilità che il governofrancese (le truppe di colore erano in-quadrate nel Cef, il Corpo di Spedi-zione Francese) continua tetragono adisconoscere. Si è trattato di un atto dicoraggio che ha conosciuto il suo mo-mento più elevato quando lo stessoBenhraalate ha chiesto scusa al popoloitaliano. La cosa è passata pratica-mente inosservata sui nostri organi diinformazione. E con essa il drammadelle “marocchinate”. Tutto ebbe ini-zio quando, non riuscendo a venire acapo della resistenza tedesca nellapiana di Cassino, nella primavera del1944, il comando alleato decise di af-fidare al generale Juin il compito di ag-girare la linea Gustav per costringere inemici a sgomberare il campo. L'uffi-ciale francese, che aveva ai suoi ordini12 mila “goumiers” marocchini, alge-rini e tunisini molto abili nella guerradi montagna, prima di accettare l'in-carico chiese per i suoi uomini tregiorni di “carta bianca”. Il comandoanglo-americano gliene accordò due,

TERRACINAIn vendita la storica “Torre del pesce”situata vicino al lago di FondiIl giudice delle esecuzioni im-mobiliari di Terracina ha datoil via libera alla proceduradella vendita all'asta della sto-rica “Torre del pesce” situatanegli immediati paraggi dellago di Fondi. Lo storico edificio, realizzatonel corso del XVI secolo, erastato in precedenza pignoratoa causa dei debiti contratti dal-l'attuale proprietario.A questo punto il giudice nonha avuto altra strada davanti asè, se non quella di accoglierela richiesta dei creditori e,quindi, di far vendere all'astal'artistico manufatto.

F.R.Umberto Mastroianni

Page 6: Terza pagina

Il 13 dicembre del 1920, adAquino, ebbe luogo, come rac-conta una cronaca giornalista

dell'epoca “un sanguinoso con-flitto fra socialisti e forza pub-blica. Durante una festa religiosaalcuni sconsigliati pretendevanoche la musica suonasse 'BandieraRossa'. A tale richiesta si opposeroalcuni ex combattenti e ne nacqueun conflitto durante il quale vennearrestato un socialista. I compagnireclamarono allora la sua libera-zione e per questo aggredirono icarabinieri, i quali per difendersifurono costretti a fare uso dellearmi. Si hanno a deplorare tremorti. Sul luogo si sono immedia-tamente recate le autorità chehanno disposta una severa inchie-sta”. Dopo novant'anni un libroricostruisce nei minimi dettagli un

episodio che per la città di Aquinofu molto di più. L'autore è Co-stantino Jadecola, provetto stu-dioso delle vicende storichedell'alta Terra di Lavoro, chevanta nel suo ormai corposo curri-culum altre numerose ed impor-tanti pubblicazioni. “Aquino, 13dicembre 1920: la folle notte di S.Lucia. E dintorni”: questo il titolodel libro che verrà presentato do-menica 12 dicembre, alle ore16.30, presso la sala consiliare delcomune di Aquino. La relazionesarà svolta da Gaetano De AngelisCurtis, neo presidente del CentroDocumentazioni e Studi Cassinati.I lavori saranno introdotti e coor-dinati da Giovanna De Marco.L'organizzazione della manifesta-zione è a cura dell'associazioneculturale ricreativa “Cosmos”.

L’Inchiesta Quotidiano presentaSilvie, “Ti odio da morire”

Domani si parlerà del libro diventato un caso letterario presso la Biblioteca comunale di Cassino alle 17.00

L’autore è un giovane professionista originario di San Giorgio a Liriche racconta nella trama autobiografica le sofferte vicende sentimentali

Aquino e la folle notte di SantaLucia in un libro di Jadecola

Lo studioso aquinate dopo 90 anni fa una minuziosa ricostruzione di una notte di conflitto tra socialisti e forza pubblica

ARTE

L’INCHIESTA

15GIOVEDI’ 9 DICEMBRE 2010

TERZAPAGINA

Mercoledì 22 dicembre, con inizio alle ore 17.00, pressoil salone di rappresentanza dell'amministrazione provin-ciale di Frosinone, si terrà la tradizionale manifestazioneconnessa al “Premio Ciociaria”, patrocinata dall'ente diPiazza Gramsci. Presenteranno Silvano Ciocia e LauraDelli Colli. Il direttore artistico è Franco Renzi mentre ilpatron è l'immarcescibile Tony De Bonis.

FROSINONE Tutto pronto per il “PremioCiociaria 2010”

Ti odio da morire, romanzo diAlessandro Nardone, è dive-nuto un caso letterario ita-

liano. Domani il libro saràpresentato a Cassino, alla presenzadell’autore, nella sala Malatestadella Biblioteca Comunale. Nardone, vive e lavora a Como,dopo il trasferimento del padreper motivi di lavoro, ma le sue ori-gini sono a San Giorgio, dove ri-siedono molti suoi familiari. Il libro Ti odio da morire, editoper i tipi della Arduino Sacco, èdiventato un caso letterario per latrama, spesso autobiografica, dovele vicende sentimentali profonde esofferte del protagonista si intrec-ciano alle vicende e agli sposta-menti legati alla sua vitaprofessionale, da addetto stampae uomo di fiducia di un impor-tante parlamentare. L’avventura sentimentale del pro-tagonista con Silvie conduce il let-tore in un flusso di emozioni cherendono difficile staccarsi dallepagine del libro e ne rendono lalettura fluida e scorrevole. Uno stile immediato, quasi giorna-listico caratterizza ogni pagina del

romanzo che avvince e cattura,fornendo al lettore uno spaccatodella vita quotidiana di un giovaneragazzo, che potrebbe essere il let-tore stesso. Il libro è stato recensito e presen-tato in molte città italiane e conti-nua a ricevere apprezzamenti dallacritica nazionale tanto da esseregiunto alla sua seconda edizione. L’appuntamento è alle 17.00presso la Sala Malatesta della Bi-blioteca Comunale di Cassino. Ne discuteranno il professor Fau-sto Pellecchia, docente della Fa-coltà di Lettere e Filosofica dellaUniversità di Cassino, PasqualeBeneduce, docente della Facoltàdi Giurisprudenza e il professorMario Costa,giornalista arguto eattento. Modera l’incontro Stefano DiScanno, direttore responsabile deL’Inchiesta Quotidiano. L’iniziativa culturale è patrocinatadalla nostra testata e si inserisce al-l’interno di quelle manifestazioniper la città che hanno, tra l’altro,lo scopo di far conoscere i “suc-cessi” professionali e personali, inambiti vari, di tutti coloro che purvivendo e lavorando altrove,hanno avuto i natali nella nostraterra e le danno lustro.

LUISA GROSSI

CASSINONardone racconta

emozioni e vita

professionale

di un addetto stampa

di un importante

parlamentare

Il libro

di Costantino Jadecola

sarà presentato

domenica 12 dicembre

nell’Aula consiliare

del Municipio di Aquino

a cura dell’Associazione

culturale ricreativa

“Cosmos”

CassinoLuca De Filippospopolaal teatro ManzoniIn scena Le Bugiecon le gambelunghe”

Dopo un'assenza durata più di qua-rant'anni è tornata finalmente nelsuo luogo di origine e, precisa-mente, nella chiesa di Santa MariaMaddalena, ad Alatri, un'artisticatela pittorica raffigurante una Ma-donna con il Bambino e risalente adun periodo oscillante tra il XVIII eil XIX secolo. Il quadro, negli annisessanta del secolo scorso, era statoportato a Roma per essere restau-rato. Ultimata l'opera la tela, senzaalcun motivo logico ma come ac-cade di sovente in questi casi (lacittà eterna riesce sempre a calami-tare di tutto e di più) è rimasta ac-cantonata in un deposito dellaSoprintendenza ai beni storico-arti-stici del Lazio. Ormai soltanto i piùanziani della contrada si ricorda-vano di quel quadro e della sua pre-cisa collocazione all'interno dellachiesa. Per tutti gli altri, invece,quell'opera d'arte di grande valore,semplicemente non esisteva più.Fino a quando qualcuno si è decisofinalmente ad intervenire e ad ado-perarsi affinché quella tela potessetornare a casa. Grazie anche all fat-tivo interessamento di GabriellaFrezza, storico dell'arte della so-printendenza capitolina, la cosa si èfinalmente concretizzata. Congrande gioia ed immensa soddisfa-zione di un'intera contrada che haaccolto festante il ritono di quellaMadonna e del suo Bambino.

F.R.

Settecento spettatori nella se-rata di lunedi e seicento ieri,giorno dell’Immacolata, hannogoduto della verve artisticamessa in scena sul palcoscenicodel teatro Manzoni di Cassinoda Luca De Filippo, degno arti-sta figlio di cotanto papà, ilgrande Eduardo.Spettatori provenienti da Cas-sino, Formia, Venafro e dai cen-tri vicini che non hanno volutoperdere l’occasione di goderedella superlativa recitazione del-l’attore partenopeo che ha sa-puto essere all’altezza dellapesante eredità lasciatagli dalpadre.De Filippo racconta la suamessa in scena della commediapaterna; “Non ci sono fattori didiversità che caratterizzano lamia interpretazione de Le bugiecon le gambe lunghe rispetto alresto della produzione di miopadre, c’è una analisi profondama critica del nucleo familiare edella società di oggi; è una com-media del dopoguerra che ilpubblico apprezza ed apprez-zerà sempre con entusiasmo inquanto opera amara ma allostesso tempo ironica”.La commedia scritta nel 1946 erappresentata per la prima voltanel 1948, racconta di un pe-riodo caratterizzato dalle diffi-coltà del dopoguerra, ma anchedalla voglia di ricostruzione,con i primi palazzi in cementoarmato.Luca De Filippo ha poi auspi-cato: “di poter instaurare un belrapporto duraturo nel tempocon la città ed il pubblico diCassino. Questa è per me lacosa più importante”.

M.P.

Alatri/Una vecchiatela torna nellachiesa di S. MariaMaddalena ad Alatri

FERNANDO RICCARDI

Page 7: Terza pagina

Presso la nota galleria d'artecontemporanea “Rom-berg” di Latina sita nel

grattacielo Baccari, in viale LeCorbusier, è stata allestita la per-sonale di Stefania Mileto dal ti-tolo “A nord di Troms”. La pittrice romana ha voluto tra-sporre su tela quelle che sonostate la sue esperienze e le sueimpressioni, anche spirituali edinteriori, maturate nel corso diun lungo ed affascinante viaggioeffettuato nel nord della Norve-gia, dove il gelo e il candore deighiacci disegna un panorama in-credibile, dagli spazi immensi edincontaminati e dai toni quasi ir-reali. Troms, poi, è la cittadina del-l'aurora boreale ed è considerata

la porta di ingresso al PoloNord. La Mileto con le sue rappresen-tazioni pittoriche ha cercato edè riuscita ad armonizzare in ununicum mirabile i colori vividied accesi delle case con il biancoimmacolato e apparentementeindistinto dei ghiacci. Il tutto in uno scenario impron-tato ai grandi spazi ed agli altret-tanto immensi silenzi. La mostra resterà aperta tutti igiorni della settimana con la solaeccezione della domenica fino al23 gennaio 2011. Questi gli orari: dal martedì alsabato dalle 10.00 alle 13.00 edalle 16.00 alle 20.00. Il lunedì, invece, soltanto il po-meriggio dalle 16.00 alle 20.00.

Dal gruppo Tod’s arrivano 25 milioni di euro per il restauro del Colosseo

Il gruppo Della Valle: “Offerta valida fino al 31 dicembre. Vogliamo far capire al mondo che siamo in grado di badare al nostro patrimonio”

Dal ministero dei beni culturali fanno sapere che non ci saranno problemi e che il bel paccodi soldini sarà molto ben accetto. Qualcuno però si adopera per remare in direzione opposta

Alla galleria Romberg di Latina“personale” di Stefania Mileto

La mostra resterà aperta tutti i giorni (con la sola eccezione della domenica) fino al 23 gennaio del 2011

L’INCHIESTA

15VENERDI’ 10 DICEMBRE 2010

TERZAPAGINA

Giovedi 16 dicembre al teatro Manzoni di Cassino siterrà un concerto di Ambrogio Sparagna. Il ricavato sarà devoluto in beneficenza. Il costo del biglietto è di 10 euro.Chi fosse interessato all'acquisto dei biglietti o volesse assumere altre informazioni sull'iniziativa può rivolgersi alla Caritas di Cassino.

CASSINO Al “Manzoni”concertodi Sparagna

gestione, della estrema penuria difondi da destinare ad una puntualeattività manutentiva. Qui, e lo ab-biamo già detto, non si tratta dicambiare il ministro competente odi innalzare un vessillo politico didiverso colore. Qui si tratta di cam-biare radicalmentre strategia. E bi-sogna farlo in fretta prima che siatroppo tardi. Lo Stato non ha i soldiper badare alla tutela dei suoi gio-ielli più pregiati. E' inutile perciòcontinuare a pretendere adempi-menti che possono essere svolti soloin maniera superficiale. In questigiorni il tanto bistrattato ministroBondi si sta affannando nel tenta-tivo di costituire una Fondazioneprivata che, impiegando capitaliprivati, possa prendere in gestioneil bacino archeologico pompeiano.A molti la cosa può anche non pia-cere. Ma questa è l'unica via pernon finire nel baratro. Intanto ilgruppo Tod's, quello dei Della Valletanto per intenderci, ha messo a di-sposizione ben 25 milioni di europer provvedere al restuaro del Co-losseo, un altro mostro sacro delnostro patrimonio archeologico chenon scoppia di salute. “Impresecome le nostre che hanno la fortuna

di andare bene – precisa DiegoDella Valle – e che sono anche am-basciatori dello stile di vita italianonel mondo hanno il dovere di daredei segnali forti. Ci sono centinaiadi aziende che vanno bene: sarebbebello che ognuna si occupasse diuna cosa. Dopo che noi ci saremooccupati del Colosseo ci sarà qual-cuno che restaurerà Pompei e cosìvia di seguito. O vogliamo far ca-pire al mondo che non siamo ingrado di occuparci di un patrimo-nio che tutti ci invidiano?”. Il ragionamento dell'imprenditoremarchigiano non fa una grinza e,nello stesso tempo, offre una salu-tare boccata di ossigeno (anzi dieuro) al ministero dei beni culturali.Con quei soldi (50 miliardi dellevecchie lire tanto per intenderci) sipotrebbe realizzare il restauro com-pleto (occorreranno almeno treanni) del vecchio anfiteatro Flaviovisitato annualmente da 3 milioni dituristi. Peccato, però, che più diqualcuno abbia storto il muso.Della Valle si è visto costretto a con-vocare una conferenza stampa doveha spiegato a chiare note il suo in-tendimento che non contempla bu-siness pubblicitari, con marchi di

FERNANDO RICCARDI

CASSINO

“A nord di Troms”,

questo il titolo

della rassegna

nella quale la pittrice

romana racconta

le sue esperienze,

anche spirituali,

vissute tra i ghiacci

della Norvegia

Boville ErnicaSabato 11 dicembre seminario su “Neorealismo,Zavattini e la Ciociaria”

Il nostro paese conserva nel suogeneroso grembo un patrimo-nio archeologico di inestima-

bile valore. E se nel corso dell'800si veniva nella Penisola per com-piere il canonico “grand tour”,oggi la realtà non è cambiata poi dimolto. Solo agli scavi archeologicidi Pompei si riversano ogni annoanno 4 milioni di visitatori. Pernon parlare, poi, della città eternadove la romanità classica ha offertoil meglio di sé con testimonianzeche ancora oggi destano stuporeed ammirazione. Peccato, però,che il quadro non sia così luminosoed idilliaco. Non è tutto oro quelloche luccica, insomma. Lo stato disalute di buona parte dei nostrimonumenti antichi più famosi,quelli che incarnano l'Italia in ogniangolo del mondo, non è tropposoddisfacente. I crolli ripetuti diPompei sono soltanto la piccolis-sima punta di un gigantesco ice-berg. Il patrimonio archeologiconostrano rischia seriamente di sva-nire sotto i colpi impietosi dell'in-curia, del disinteresse, della cattiva

Sabato 11 dicembre nella salaconsiliare del comune di Bo-ville Ernica, con inizio alle ore10.30, si terrà un interessanteseminario su “Neorelismo, Za-vattini e la Ciociaria”. L'organizzazione si deve all'as-sociazione culturale “AtelierLumiere” in collaborazionecon il circuito delle Bibliote-che della Valle del Sacco. Il seminario sarà tenuto dalnoto regista ciociaro FernandoPopoli che, attraverso la pro-iezione di alcuni pezzi signifi-cativi di film famosi che hannofatto la storia del cinema ita-liano (La Ciociara, Sciuscià,Ladri di biciclette e Miracoloa Milano, si soffermerà ad illu-strare l'opera e il genio delgrande sceneggiatore.

VITTORIO CROCE

CASSINO

borse o di scarpe, tanto per inten-derci, che spunteranno come perincanto sulle arcate del Colosseo. E,nello stesso tempo, ha indicato untermine perentorio per l'accetta-zione o per il rifiuto della proposta:“La nostra offerta vale fino al 31 di-cembre. Siamo un'azienda quotatain borsa, abbiamo bisogno di fare ibilanci e di decidere come investireil nostro denaro”. Dal ministero fanno sapere, sia pure

in via ufficiosa, che non ci sarannoproblemi e che il bel pacco di sol-dini sarà molto ben accetto. Qual-cun altro, però, rema in tutt'altradirezione e fa pesanti pressioni perrespingere al mittente la generosaofferta. Davvero uno strano paese il nostro.Sembra quasi che si provi un intimogodimento nel veder franare rovi-nosamente ciò che abbiamo di piùbello.

Page 8: Terza pagina

La sempre più lodevole solerziadel parroco di S. Elia Fiumera-pido, don Remo Marandola, e laencomiabile sensibilità delladella Banca Popolare del Cassi-nate, hanno fatto sì che la pre-ziosa tela seicentesca, conservatanella chiesa madre di SantaMaria la Nova a S. Elia e raffigu-rante un’ avvolgente immaginedella Sacra Famiglia, tornasseallo splendore originario dopoun meticoloso restauro duratocirca un anno e mezzo. La tela(180 cm. x 250) era da tempo invia di opalescenza. E’ espostasul secondo altare laterale di si-nistra della chiesa. A curarne ilrestauro è stato lo studio d’arte“Kromo” di Roma di Laura Fer-retti. Alcuni pensano che il di-

pinto sia da attribuirsi al pittorecassinate Marco Mazzaroppi(1550-1620), delicato artista“che ebbe i primi insegnamentinell’ arte della pittura da unignoto Maestro napoletano lìchiamato ad eseguire dei lavori.Perfezionò la sua arte a Roma equindi nelle Fiandre studiandole opere di valenti artisti fiam-minghi. Sue tele e suoi dipintierano ed alcuni sono ancoranelle chiese di San Germano(Cassino), Pontecorvo, Piedi-monte San Germano e quindinell’ Abbazia Benedettina diMontecassino”. Ad illustrare l’opera raffigurata nella tela della“Sacra Famiglia” di Sant’ EliaFiumerapido e le fasi del suo re-stauro, davanti ad un folto ed at-

Il pubblico delle grandi occasionialla prima di Alessandro Nardone

La manifestazione è stata curata dalla nostra testata assieme all’associazione “Dalla parte del cittadino”e alla libreria Mondadori di Cassino

“Ti odio da morire” è un romanzo che affronta in modo squisitamente autobiografico alcuni degli aspetti comuni alla maggior parte dei giovani che vivono il nostro tempo

Il quadro della “Sacra Famiglia”è tornato in Santa Maria La Nova

SANT’ELIA FIUMERAPIDO/Il restauro della tela seicentesca è stato curato dallo studio d’arte “Kromo” di Roma

L’INCHIESTA

15SABATO 11 - DOMENICA 12 DICEMBRE 2010

TERZAPAGINA

Nel centro storico di Frosinone è stato aperto “Bolero”,un locale che vuole essere un laboratorio d'arte. La coraggiosa iniziativa si deve a Roberta Vadalà, eclettica artista che realizza quadri, disegni ed originali lavori su stoffa. Il locale, che si trova in Largo Sant'Ormisda, rimarrà aperto al pubblico nei gioni di fine settimana.

FROSINONENel centrostorico apre“Bolero”

stesso autore ha dichiarato di avereapprezzato e condiviso. Ti odio damorire è un romanzo di successoperché affronta, in modo squisita-mente autobiografico, alcuni degliaspetti comuni alla maggior partedei giovani del nostro tempo. Fran-cesco, il protagonista del libro, è ungiovane comasco brillante, innamo-rato della sua città, delle belledonne, della tecnologia e di un certolife style caratteristico delle società

urbanizzate. L’incontro di France-sco con l’amore a prima vista, rap-presentato da Silvie, segna unospartiacque nella sua vita e la scrit-tura del romanzo rappresenta l’ini-zio di una consapevolezza che fa gliuomini più uomini e le donne piùdonne e per l’autore una sorta diazione di catarsi. Nel corso dellapresentazione, i relatori hanno peròfornito ai presenti chiavi di letturainedite e profonde della vicenda nar-

LUISA GROSSI

CASSINO

VEROLIRestauratodalla delegazionedello SMOMl’antico santuario dell’Olivello

Un pubblico attento ha assi-stito giovedì pomeriggioalla presentazione del libro

di Alessandro Nardone, eventopromosso dalla nostra testata incollaborazione con l’associazione“Dalla parte del Cittadino”. A di-scuterne brillantemente MarioCosta, Fausto Pellecchia e PasqualeBeneduce, introdotti dal direttorede “L’Inchiesta” Stefano DiScanno. Il libro, primo lavoro edi-toriale di Nardone dal titolo “Tiodio da åmorire”, è edito da Ar-duino Sacco, è alla seconda ri-stampa ed è disponibile a Cassinopresso la libreria Mondadori, inCorso della Repubblica. Alessan-dro Nardone, nato a Cassino, vivee lavora a Como, dove i genitori,originari di San Giorgio a Liri, sisono trasferiti per motivi professio-nali. Il suo primo romanzo è unospaccato di vita reale, divisa tra af-fetti e lavoro e su questi argomentihanno incentrato gli interventi i re-latori che del romanzo ne hannosviscerato i temi di fondo, aprendostrade inedite di riflessione che lo

Questo pomeriggio alle ore16.00 si terrà a Veroli l’inaugu-razione del restauro del san-tuario mariano dell’Olivellorealizzato dalla delegazione lo-cale del Sovrano Militare Or-dine di Malta. Interverranno ilvescovo della diocesi di Frosi-none-Veroli-Ferentino mons.Ambrogio Spreafico, il GranPriore di Roma del S.M.O. diMalta Frà Giacomo DallaTorre del Tempio di Sangui-netto e il sindaco GiuseppeD’Onorio. Verrà poi inaugu-rata una mostra permanentesulla storia dell’Ordine diMalta e sull’attività degli ultimianni della delegazione di Ve-roli che ha visto i Confratelliimpegnati in numerose attivitàbenefiche e di volontariato.

BENEDETTO DI MAMBRO

S. ELIA FIUMERAPIDO

rata nel libro. Innanzitutto l’ambiva-lenza dei soggetti protagonisti, lostesso Francesco e la sua Silvie, enig-matica figura che rappresenta – nellalettura del professor Fausto Pellec-chia - il trionfo della ambiguità, unadonna che, come scoprirà il prota-gonista a sue spese, è allo stessotempo Silvie e Silvana, due donne,due vite che si consumano contem-poraneamente ma che camminanoparallele come i binari di un treno eproprio per questo entrambe inaf-

ferrabili e opache. Il professor Bene-duce ne ha sviscerato, invece, i di-versi registri descrittivi e linguistici,esordendo con una definizione dellastoria come “educazione sentimen-tale accelerata nel peggiore deimondi possibile”, una “storia di sen-timenti e di molto sesso che fa sen-tire il lettore come in un reality, incui è sempre coinvolto e mai estra-neo”. La quasi continua intrusionedel lettore nella vita privata del pro-tagonista in realtà causa un corto cir-cuito del rapporto pubblico-privato,sottolineato dalle caratteristiche delparticolare mondo professionale diFrancesco, quello di addetto stampadi un noto parlamentare italiano, unmondo molto prossimo alla politicache, nello svolgersi del romanzo, neinquadra vizi e virtù. Si tratta dun-que di una lettura attuale, nei conte-nuti e nella forma, scorrevole epiacevole, e in sintesi uno spaccatodi vita reale da cui emerge la princi-pale criticità che vivono i giovani delnostro tempo, la precarietà che in-vade non solo la vita professionale,ma anche quella sentimentale. L’au-tore, infine, ringrazia Cassino per lagrande presenza di pubblico allapresentazione.

tento pubblico, è stata la criticad’ arte Melania Marrocco. Almomento dell’ esposizione alpubblico del dipinto restauratoci sono stati melodiosi canti digloria innalzati dal locale “Col-legiun Artis Chorum” intitolatoalla fulgida memoria del musici-sta e compositore santelianoGiuseppe Bozzelli (1841 - ?), al-lievo del Conservatorio di Mu-sica di Napoli e quindi Maestro,Direttore e Compositore delTeatro “Scribe” di Torino. Pro-prio a Bozzelli, nel 1873, tra l’altro, il Ministero dell’ Internodell’ Italia postunitaria commis-sionò la composizione della mu-sica per la “Messa funebre” inricordo di Re Carlo Alberto diSavoia.

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Riparte, finalmente dopo unperiodo di sonnacchioso le-targo, il cammino de “L'in-

chiesta”, quotidiano che intendeavere come suo punto di riferi-mento i lettori “dell'alta Terra di La-voro e della Ciociaria”. Un progettoambizioso e non solo dal punto divista editoriale. I due territori, in-fatti, non sono mai stati omogeneiné troppo compatibili. Per tanti se-coli quella millenaria linea di con-fine tratteggiata dal corso sinuosodel fiume Liri ha rappresentato unainvalicabile barriera non solo poli-tica ma anche culturale. “Di quaLongobardi, Normanni, Angioini,di là papi e loro accoliti; di qua unalingua di tipo napoletano-abbruz-zese; di là una specie di romanescosuburbano; a non tener conto poi ditutto il resto”. Così nel 1954 ilgrande Tommaso Landolfi da Pico(prolifico scrittore la cui valenza èstata e continua ad essere colpevol-mente sottovalutata) fotografava mi-rabilmente la singolare realtà di unaprovincia, quella di Frosinone, cheracchiudeva in un innaturale ab-braccio la Ciociaria propriamentedetta (il frusinate) e la porzione set-tentrionale dell'antica Terra di La-voro di napoletana memoria (ilcassinate e il sorano). Correva il1927, anno V dell’Era Fascista,

quando Benito Mussolini decised’imperio di accorpare gli ex papa-lini agli ex regnicoli e di rinchiuderein uno stesso contenitore due com-prensori territoriali che erano rima-sti sempre distinti e distanti fra loro.Da quel giorno sono passati ormaitanti anni ma quel vizio di originecontinua a pesare ancora maledetta-mente. Tra Frosinone e Cassinoresta in piedi una distanza sideraleche non è solo quella esigua man-ciata di chilometri che separa le duepiù corpose realtà urbane della pro-vincia. Si tratta di due mondi pro-fondamente diversi, con usi,costumi e tradizioni diverse, il cuiunico comune denominatore oggisembra essere la marginalità chetutto sommerge e tutto divora confamelica voracità. Una marginalitàche non è solo economica, sociale eoccupazionale ma anche culturaleintesa, ovviamente, nell'accezionepiù ampia del termine. Nessuno hail potere di porre rimedio ai gravi er-rori del passato. Sono falliti, non acaso, tutti i molteplici tentativi di ri-parare a quella profonda lacera-zione. Il sogno di realizzare unanuova provincia nella porzione me-ridionale della regione laziale, no-nostante lo strenuo impegno daparte dei promotori, non ha sortitogli effetti sperati. E, considerata lasituazione che si è venuta a creare alivello di governo centrale dove si

Leone Zingales, giornalista pro-fessionista, già Presidente delGruppo siciliano, consigliere na-

zionale e componente della giunta ese-cutiva nazionale dello stesso organismo,commendatore al merito della Repub-blica Italiana, è autore di 33 libri e hascritto due volumetti di poesie. Da unasua idea, nel gennaio del 2005, è sortoa Palermo, in via Ciaculli, il “Giardinodella Memoria”.Su di un terreno confiscato alla mafia ilGruppo siciliano dell’Ordine Nazionale

Magistrati, sezione palermitana, primocaso del genere in Europa, ha deciso diricordare tutte le vittime cadute permano mafiosa con la piantumazione dialberi e targhe a ricordo degli uominiche hanno offerto la loro vita sul ver-

sante della legalità e della lotta allamafia, con un omaggio particolare al-l’impegno profuso dal giudice Borsel-lino.Zingales, inoltre, vanta diverse espe-rienze nel campo radiotelevisivo. Lapresentazione del libro “Una vita con-tro la mafia” è stata organizzata dall’as-sociazione “Carabiniere MarinoFardelli” in collaborazione con l’ammi-nistrazione comunale di Frosinone, As-sessorato alla cultura, con il Comune diCassino, assessorato alla cultura, con laFondazione Italiana per la Legalità e loSviluppo Generale Milillo e con la li-breria Mondadori di Cassino. L’appuntamento è fissato per merco-ledì 15 dicembre presso la Bibliotecacomunale di Cassino “P. Malatesta”. I lavori saranno coordinati da SofiaCorvese, docente del Liceo Ginnasio“Giosuè Carducci” di Cassino.

parla con una certa insistenza divoler procedere all’abolizione dellecircostrizioni provinciali conside-rate inutili ed economicamente di-spendiose, quel progetto non andràsicuramente in porto. Le province,forse, non saranno mai abolite,troppo forti sono le resistenze dellapolitica, ma l’italico Parlamento cipenserà su due volte prima di auto-rizzarne la costituzione di altrenuove di zecca. E’ opportuno, per-ciò, conformarsi alla situazione at-tuale senza cullare propositi troppofantasiosi. Stando così le cose sideve cercare di far convivere sottolo stesso tetto e in maniera dignitosadue entità così lontane e disomoge-nee. Il che non vuol dire che quelle

differenze di cui sopra debbannoannullarsi completamente o svanirecome neve al sole. In questo sforzotitanico “L'Inchiesta”, quotidiano“dell'alta Terra di Lavoro e dellaCiociaria”, può e deve svolgere unruolo importante. Un ruolo di cuioggi si avverte sempre più chiara-mente l’esigenza. Agendo con one-stà intellettuale e senza averepreclusioni di sorta si potranno rag-giungere risultati di tutto rilievo.Qualcuno potrà anche pensare chesi tratti di una scommessa fin troppotemeraria. Il che potrebbe anche es-sere vero. Noi tutti, però, ci cre-diamo e, soprattutto, siamo convintiche quella scommessa, alla fine,possa risultare vincente.

FERNANDO RICCARDI

DIEGO ROSSI

Terra di Lavoro e CiociariaRapporto tutto da costruire

Due entità disomogenee inserite d’imperio in un anonimo contenitore

Per tanti secoli quella linea di confine che ha diviso papalini e regnicoliha rappresentato anche una insormontabile barriera di natura culturale

L’indomito coraggio del giudiceBorsellino raccontato in un libro

L’autore è Leone Zingales, ideatore del “Giardino della Memoria” dedicato alle vittime della mafia

CassinoLa presentazione a cura

dell’associazione “Marino

Fardelli” il 15 dicembre

I giochi dei nonni: oltre cinquecento giocattoli esposti nel Museo dei bambini e ragazzi a Frosinone dal 5 al 15 dicembre

In un libro...

I costumi tipicidel sud del Lazio L'Istituto di Storia ed Arte delLazio Meridionale (Isalm) di Ana-gni ha editato il libro dal titolo“Abbigliamento/abbigliamenti nelLazio meridionale” che costituisceil 21° volume di “Etnostorica”,una collana che vuole essere un ar-chivio delle tradizioni popolari delLazio meridionale. Questa setti-mana il volume sarà presentato aCori (3 dicembre, ore 16.30)presso il Museo del Territorio(previsti gli interventi di G. Giam-maria e P. L. De Rossi), a Rocca-darce (4 dicembre, ore 16.30)presso il Teatro Comunale Fede-rico II (previsti gli interventi di G.Giammaria, E. Patriarca e A. Ci-mino), a Morolo (5 dicembre, ore16.30), presso l'Auditorium Co-munale (previsti gli interventi diG. Giammaria e A. Fiaschetti). Illibro contiene la stampa delle re-lazioni che si sono tenute nel con-vegno del 17 gennaio scorso aMorolo organizzato in collabora-zione con il comune di Morolo(biblioteca comunale “G. Al-tieri”), con l'associazione culturale“Ciociaria Storica”, con l'etnomu-seo “Monti Lepini” di Rocca-gorga, con il circolo “GianniBosio” di Roma con l'archivio au-runco di Maranola e con “Refola”,rete del folklore del Lazio.

Marta Panza

Quello con Leone Zingales è l’ultimodei quattro interessanti appuntamenticon gli scrittori contemporanei impe-gnati nella promozione e nella diffu-sione della cultura della legalità, comein altrettante occasioni di confronto edi riflessione collettiva, rivolte soprat-tutto alle giovani generazioni, con l’at-tenzione rivolta al fenomeno dellacriminalità organizzata e sulle sue im-plicazioni so ciali, economiche e politi-che. Un ciclo di manifestazioni culturali cheè stato molto apprezzato dall’opinionepubblica che in tal modo ha potutoprendere coscienza, alla presenza di al-cuni protagonisti dell’attualità lettera-ria, delle problematiche più scottantilegate alla lotta alla mafia e al ruolo es-senziale che assume la vigilanza attivasvolta dai cittadini sulle dinamiche cri-minali del loro territorio.

L’INCHIESTA

15GIOVEDI 2 DICEMBRE 2010

TERZAPAGINA

Il CDSC onlus ha rinnovato i suoi organi collegiali. L'assem-blea ha eletto nuovo presidente Gaetano De Angelis Curtis. Vi-cepresidente è stato nominato Alberto Mangiante mentre nelnuovo comitato direttivo, oltre a Giovanni D'Orefice, Arturo Gal-lozzi e Sergio Saragosa, riconfermati, sono entrati GaetanoLena e Guglielma Sammartino.

De Angelis è il nuovoPresidentedel CDSC

Come giocavano i nostri nonni?Quali erano i giocattoli semplici,forse poveri e rudimentali cheaiutavano i bimbi di una volta asognare ad occhi aperti?Chi volesse approfittare per mo-strare al proprio bimbo o nipo-tino quali erano gli strumentiludici di una volta, potrà recarsidal 5 al 15 dicembre a visitareuna mostra gratuita, aperta alpubblico, che si tiene a Frosi-none presso il Museo dei Bam-bini inaugurato di recente incorso della Repubblica a Frosi-none.L’iniziativa è a cura della coope-rativa sociale Finisterrae, in col-laborazione con l’Associazionedi volontariato Itake.Nel Museo sono esposti più dicinquecento giochi e giocattoli eed oltre quattrocento acquerelli.L’orario di apertura al pubblicoè dalle 10.00 alle 13.00 e dalle15.30 alle 18.30. Per la visita da parte delle scola-resche degli istituti scolastici ènecessario effettuare la prenota-zione.

M.P.

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Anche quest'anno a Scifelli,piccola ma graziosa frazione diVeroli, ad un tiro di schioppodalla splendida abbazia di Ca-samari, un gruppetto di per-sone fermamente intenzionatea proseguire una tradizioneche va avanti ormai da tantis-simo tempo, ha allestito il ca-ratteristico presepe che ognianno viene visitato da centi-naia e centinaia di personeprovenienti da ogni angolodella provincia. La location è sempre la stessa:la sala adiacente la chiesa dellaMadonna del Buon Consiglionel collegio dei Padri Redento-risti. Quest'anno il comitato orga-nizzatore, un gruppo affiatatoed operoso composto da LuigiVilletti, Giancarlo Maglioc-

Unità d’Italia tra storia e musicaConvegno e concerto bandistico

COLLE SAN MAGNO/Manifestazione organizzata dall’amministrazione comunale per il 150° anniversario

La conferenza si svolgerà nella sala consiliare del comune con inizio alle 17.30Alle 20.30 nella chiesa parrocchiale il concerto della banda “Città di Bracigliano”

Veroli/Il magico presepe di ScifelliLa rappresentazione della Natività potrà essere visitata fino al 6 gennaio del 2011

L’INCHIESTA

21SABATO 18 - DOMENICA 19 DICEMBRE 2010

TERZAPAGINA

Domenica scorsa, a Ceccano, in località Borgo Berardi,è stata inaugurata una esposizione denominata “Presepial Borgo” giunta alla sua sesta edizione. La rassegna, cheresterà aperta fino al 6 gennaio del 2011, è stata curatada Rita Querqui e da Patrizia Gregory, con la supervi-sione e la consulenza del noto artista Angelo Kofler.

CECCANOSesta edizionedei “Presepial Borgo”

della media valle del Liri nelcorso del 2011) sempre alle prese,peraltro, con la canonica carenzadi fondi, niente o quasi si è fattoe, quel che è peggio, ammesso chepoi lo sia per davvero, niente oquasi si intravede all'orizzonte.Non siamo allo zero assoluto, in-somma, ma lì nei pressi. A dimo-strazione che quella marginalitàdiffusa e persistente che affliggeormai da tempo la provincia diFrosinone non è soltanto econo-mica, sociale ed occupazionalema anche e soprattutto culturale.Per fortuna, però, esistono delleeccezioni. Eccezioni che consen-tono di guardare al futuro con oc-chio diverso e con un po' più diottimismo. E così, se in parecchidormono (e il motivo del sopori-fero letargo, potete giurarci, nonè soltanto riconducibile alle purevidenti ristrettezze di natura eco-nomica), qualcuno, invece, è bensveglio e dimostra di avere chia-rezza di idee e voglia di elevarsinettamente al di sopra di cotantaimpalpabilità. Stiamo parlandodell'amministrazione comunale diColle San Magno e, in particolarmodo, del sindaco Antonio DiNota, che fin dal primo giornodell'insediamento nella casa co-munale (è ormai in pieno svolgi-mento il suo secondo mandatoconsecutivo), ma anche in prece-cenza quando ricopriva la carica

COLLEPARDOLa Pro Loco cerca attorie sceneggiatoriper il Presepevivente

Le manifestazioni celebra-tive per il 150° anniversa-rio dell'unità d'Italia

(1861-2011), che avranno il loroculmine specialmente nel pros-simo anno, si sono già avviate inmolte località della Penisola.Malgrado la profonda crisi eco-nomica che induce un po' tuttigli enti pubblici a ridurre lespese e ad amministrare conmolta oculatezza e parsimonia(ormai si è capito che il tempodelle vacche grasse è definitiva-mente tramontato), molti co-muni hanno organizzatomanifestazioni, conferenze, con-vegni di studi, seminari, rappre-sentazioni sceniche, kermesse divario genere e tipo per ricordaredegnamente un evento fonda-mentale per la storia della na-zione italica. In provincia diFrosinone, ad onor del vero,anche su questa particolare ma-teria, come su tante altre cose si-curamente ben più importanti, siè, more solito, in netto e clamo-roso ritardo. Ad eccezione diqualche appuntamento varato daassociazioni o organismi culturali(va ricordata, ad esempio, l'ot-tima iniziativa dell'associazionesorana “Verde Liri” che ha giàelaborato e presentato al pub-blico un corposo e variegato ca-lendario di iniziative che sisvolgeranno in parecchi comuni

Ancora una volta a Collepardoci si sta adoperando per alle-stire nel migliore dei modi larappresentazione del presepevivente. Quest'anno lo spetta-colo si terrà domenica 2 gen-naio 2011 e sarà replicatogiovedì 6 gennaio, festa del-l'Epifania, sempre con inizioalle ore 18.00. La Pro Loco,ente che si prende carico del-l'organizzazine, lancia un ap-pello: tutti coloro che sonointeressati alla manifestazionee che vogliono collaborare inqualsiasi modo all'evento (dal-l'interpretazione attorica deipersonaggi all'allestimentodella scenografia), possono re-carsi presso la sede in piazzettaMassimino Tolomei oppure te-lefonare allo 0775.47076.

lettere e filosofia dell'universitàdegli studi di Cassino (“Modera-tismo e democrazia nel Risorgi-mento”), del prof. AntonioMascoli, già provveditore aglistudi di Palermo e Napoli (“In-fluenza della musica negli annidel Risorgimento”), e del maestroCarmine Santaniello, docente evice direttore del conservatorio“D. Cimarosa” di Avellino, com-ponente dell'assemblera Siae (“Ilcanto degli italiani”). La sera, in-vece, ci si sposterà nella bella edaccogliente chiesa parrocchiale diSan Magno dove, con inizio alle20.30, si terrà il concerto sinfo-nico “Italia in musica”, a cura delGran Concerto Bandistico città diBracigliano (Salerno), diretto dalmaestro direttore e concertatore,prof. Carmine Santaniello. Ver-ranno eseguite musiche di Verdi,Rossini, Bellini ed altre melodiepatriottiche e risorgimentali. Sa-ranno presenti, accanto al sindacoDi Nota, l'assessore municipalealla cultura Crescenzo Nota, ilparroco don Xavier Razanadahy el'assessore provinciale alla culturaAntonio Abbate. Si potrà assi-stere anche ad una esibizione deibambini della locale scuola pri-maria. A questo punto lo avretecapito: quello di oggi pomeriggioa Colle San Magno è un appunta-mento al quale non si può man-care.

chetti, Gerardo Martellacci,Achille Lisi e Patrizia Campoli,ha pensato di anticipare l'aper-tura del presepe all'8 dicem-bre, festa dell'ImmacolataConcezione, allo scopo di faci-litare le visite anche nel pe-riodo immediatamenteprecedente le festività di fineanno. Il momento più significativo,però, si vivrà la notte della vi-gilia di Natale, quando nelcorso della messa solenne ilparroco, padre Alfredo Ve-locci, deporrà la statuetta delBambino nella grotta di Be-tlemme. Il presepe di Scifelli resteràaperto tutti i giorni fino al 31gennaio del 2011 con i se-guenti orari: dalle 9.00 alle13.00 e dalle 15.00 alle 20.00.

di vice sindaco e di assessore allacultura, ha sempre creduto ferma-mente nelle iniziative di carattereculturale come mezzo di eleva-zione della cittadinanza. Egli,anzi, della cultura, intesa in sensolato ovviamente, ha fatto il suovero cavallo di battaglia, raggiun-gendo risultati che tante altre co-munità civiche ben piùimportanti (e con mezzi econo-mici ben più ragguardevoli) nonhanno saputo fare. Figuratevi,dunque, se il buon Di Nota po-teva farsi sfuggire l'appuntamentocon il 150° dell'unità d'Italia. Ecosì, oggi pomeriggio (sabato 18dicembre), a Colle San Magno,

piccolo ma grazioso paesino chemerita davvero di essere visitato,sono in programma non uno madue grandi eventi la cui matricetricolore è ben visibile nella bro-chure che pubblicizza la manife-stazione. Il programma si avviaalle ore 17.30 quando, nella salaconsiliare del comune, si svolgeràil convegno dal titolo “L'unitàd'Italia tra musica e storia”. Ai sa-luti del primo cittadino e all'in-troduzione del giornalistaFernando Riccardi, che modererài lavori, faranno seguito gli inter-venti della prof.ssa Silvana Ca-smirri, docente di storiacontemporanea della facoltà di

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nello Tofani che non ha avuto esita-zioni a ricorrere ad essa anche nellostudio della misteriosa acropoli di Ala-tri che, non a caso, viene catalogata trale città del Lazio meridionale fondatedai leggendari e mitologici ciclopi. Edè proprio ragionando in questi terminiche il ricercatore ernico è giunto ad in-staurare un sorprendente parallelismotra l'acropoli di Alatri e il sito neoliticodi Stonehenge, nel Wiltshire, in GranBretagna, uno dei monumenti più af-fascinanti e misteriosi di cui oggi è ri-masta traccia. Quella alatrense,dunque, potrebbe (in questi casi ilcondizionale è più che mai d'obbligo)anche essere un osservatorio astrono-mico o, per usare le parole dello stessoTofani, “una struttura preposta all'os-servazione del cielo tramite strumen-tazione astronomica”. Una teoriasorprendente anche perché presup-pone che quei giganteschi blocchi dipietra siano stati collocati in loco e si-stemati secondo precisi calcoli astro-

Una svista del geografo Cluveriotrasformò il Rapido in... “Vineus”

Al di sotto del ponte Lagnaro fino ai primi dell’800 scorreva il fiume che poi raggiungeva Cassino

Nel XVII secolo l’erudito tedesco trasse il fantasioso nome da una erratatraduzione di un passo del “De Re Rustica” di Marco Terenzio Varrone

L’acropoli di Alatri come Stonehenge? Secondo Ornello Tofani la parte più antica della città ernica nasce come osservatorio astronomico

L’INCHIESTA

23MARTEDI’ 4 GENNAIO 2011

TERZAPAGINA

Il 13 gennaio il teatro Manzoni di Cassino ospiterà l’anteprimanazionale de “La Ciociara”, il grande spettacolo ispirato al-l’opera di Alberto Moravia, riscritto da Annibale Ruccello ediretto da Roberta Torre. Nel cast attori del calibro di Dona-tella Finocchiaro e Daniele Russo. Lo spettacolo sarà presen-tato venerdi 7 gennaio (ore 14.00), nella sala San Benedettodella filiale di Cassino della Banca Popolare del Cassinate.

CASSINO Anteprimanazionalede “La Ciociara”

vigna. Fu fatta con molta probabilità unpo’ di confusione: “a vineo flu-vio” scriveva Cluverio anziché“in imo fluvio” e cioè “dal fiumedi vino” anziché “dalla parte in-feriore del fiume”. Con l’agget-tivo “rapidu”, di derivazionetoponomastica, prima, e con ilnome proprio “Rapido”, poi, lotroviamo scritto in documentilongobardi, conservati a Monte-cassino, dell’VIII e X secolo,senza che vi potesse essere alcunaplausibile ragione di cambiarne ilnome facendo scomparire l’evi-dentemente inventato nome “Vi-neus” o addirittura “Vinius”.D’altronde ben sappiamo chescrittori e geografi romani da-vano nome “Scatebra” alle attualisorgenti del Gari a Cassino.E poi parlano semplicemente di“un altro fiume” chiamandolocioè “altera amnis” o “alium”:che fosse oproprio l’attuale Ra-pido? E perché allora non chia-marlo con il tramandatoci esicuramente inesistente nome“Vinius”? Circa, invece, la piùvolte riproposta epigrafe cassi-nese CIL X 5215 in cui, trascrittadal Mommsen nella secondametà del 1800 secondo la letturache ne faceva il suo scopritoreHelbigio, si farebbe riferimentoa tale L.C. VINIVS, al primo e

Il ponte Lagnaro è il simboloper antonomasia dei resti ar-cheologici di Sant’ Elia Fiu-

merapido. Si trova ai confini delterritorio comunale di Sant’Eliacon quello di Cassino, ben visi-bile alla destra della via Sferra-cavalli da Cassino verso Atina,appena superato il bivio perSant’Elia Fiumerapido. È unacostruzione imponente e scaval-cava il fiume Rapido che, intempi remoti e fino ai primi delXIX secolo, scorreva proprio inquei luoghi. Questo fiume inepoca romana era sicuramenteconosciuto con i toponimi “flu-men rapidum” o “fluvius rapi-dus”, data la sua caratteristicavorticosità. E non “vineus”come volle chiamarlo nel XVIIsecolo il geografo tedesco Fi-lippo Cluverio, traendone que-sto fantasioso nome da unaerronea (o voluta) lettura di unatrascrizione amanuense medie-vale di un passo del “De Re Ru-stica” di Marco TerenzioVarrone dove lo studioso rea-tino descriveva la sua villa di Ca-sinum fra le acque dell’attualefiume Gari. Varrone, oltre aquesta sontuosa villa, possedevalì anche una “vinea” ossia una

pido” alle pagg. 142 e 143. Finoalla prima metà del 1800 il ponteera conosciuto come “Ponte dellaBagnara” ma quando, in queglianni, a partire dal 1832, il lettodel fiume Rapido, che gli scor-reva sotto, fu deviato di circa unchilometro a nord-ovest delponte per far posto alla co-struenda nuova via Sferracavalli,nel paludoso terreno circostante,a sua bonifica, furono solcate ca-nalette di scolo e di irrigazionedette “lagni” (pag. 2358 del vo-lume III del “Dizionario di Cul-tura Universale”, Vallardi,Milano, 1962. Ne scrissi la primavolta sul mensile “SpazioAperto”, anno IV, n. 8, settembre1992, p. 19). Da qui il nome “La-gnaro” dato da quel tempo a tutt’oggi al ponte. Non si è mai chia-mato, dunque, “Ponte Vinniale”o “Vignale” (da un improbabilenome “Vinius” fatto, chissàcome, derivare da “Vineus”)come vollero affermare circolipseudo dotti cassinati del XIXsecolo. A proposito del nome“Vineus”, va ricordato, come hogià avuto modo di sottolineareprima e in miei precedenti scritti,che il termine latino “vinea” stavaa significare “vigneto” e “vineus”“dal sapore o dal colore di vino”ossia “vinoso”. Altro che nome diun fiume!

nomici da popolazioni misteriose chesolo all'apparenza possono essere de-finite primitive. Non a caso, come ri-leva Tofani, “la porta minoredell'acropoli di Alatri è un capolavorodi ingegneria e un trattato di astrono-mia costruito intorno al Sole e adOrione”. Qualcuno, di fronte a considerazionidi tal genere, potrà anche sorridere emostrare un acuto scetticismo. Ma leg-gendo gli scritti di Tofani si può con-statare chiaramente come la realtàsuperi di gran lunga la fantasia. Certodi qui a dare per scontato che l'acro-poli di Alatri nasca come un antico os-servatorio astronomico sul modello diStonehenge ce ne corre. Lo stesso ri-cercatore ernico, d'altro canto, avanzala similitudine con molta cautela.Però, e di ciò siamo profondamenteconvinti, chiunque oggi volesse im-mergersi nello studio approfonditodell'acropoli di Alatri non può assolu-tamente prescindere dagli scritti diOrnello Tofani.

BENEDETTO DI MAMBRO

SANT’ELIA FIUMERAPIDO

secondo rigo e a VINIAE alterzo, faccio di nuovo rilevare,così come già feci qualche tempofa (era il 2002), che nel 1962 gliepigrafisti tedeschi RudolphHanslik e Hans Gundel ebberoa confutare tale lettura propo-nendo quella più credibile diL.C. IVNIVS e IVNIAE (vediPaulys-Wissowa: “Realencyclo-padie”, Stoccarda, 1978). Ri-guardo al ponte Lagnaro lo si farisalire ad un’epoca imperialeoscillante tra il I e il II sec. d. C.e reca ancora, nel sottarco, i con-trassegni della cava di estrazione

e di lavorazione delle pietre(come scrive il Carettoni in “Ca-sinum”, pag. 107), riconoscibilidalle lettere A, O e T. Il ponte èalto 4,20 metri e lungo circa 20.Il piano calpestabile è largo m.4,70 e le pietre che lo compon-gono hanno uno spessore di cm.70. Sulla chiave di volta di unasua coscia è scolpita, in altori-lievo, una croce: forse il segno diconfine, fra i territori comunali diSant’Elia e San Germano, appo-stovi il 30 aprile 1577, di cui ci ri-ferisce Marco Lanni nella sua“Monografia su Sant’ Elia sul Ra-

Ornello Tofani, appassionato cono-scitore della storia di Alatri, si dedicainstancabilmente da anni ad appro-fondire lo studio di quello che è il mo-numento principe della città ernica,che richiama visitatori in ogni periododell'anno e da ogni parte del mondo:la monumentale acropoli che sovrastacon la sua mole il centro abitato. Al-l'argomento ha dedicato numerosepubblicazioni e saggi l'ultimo deiquali, ormai di imminente uscita, si in-titola “Alatri. L'Acropoli e i suoi mi-steri”. Tofani con i suoi scritti ha iniziato adindagare una materia del tutto parti-colare che presenta un fascino e, nellostesso tempo, un incommensurabilealone di mistero: si tratta, infatti, del-l'archeoastronomia, ossia, per esserepiù chiari, dell'archeologia che vienearmonicamente correlazionata al-l'astronomia. Una materia che è statada sempre poco indagata e che cono-sce pochi esperti davvero degni di talnome. Uno di questi è appunto Or-

Il ponte Lagnaro a Sant!Elia Fiumerapido

FERENTINOConcerto“Laudadi Natale”al DuomoSi terrà domani, martedì

4 gennaio, con inizio alle

ore 19.00, presso il

duomo di Ferentino il

concerto “Lauda di Na-

tale”. L!organizzazione è

a cura dell!associazione

“Poliarte”. Si esibirà per

l'occasione un cast di af-

fermati musicisti: Laura

Orlandi (soprano), Ilaria

Gruccione (arpa), Mario

Mancini (flauto), Ambra

Gruccione (oboe), Olga

Zagorovskaia (violino),

Simona Cosacchi (vio-

loncello). Sarà proposta

per l!occasione una nu-

trita serie dei più cono-

sciuti e famosi brani

natalizi.

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Questo pomeriggio, alle ore 18.00,nella cattedrale San Tommaso e SanCostanzo di Aquino si terrà il tradi-zionale “Concerto dell'Epifania”.Protagonista sarà la musica coralenelle sue più varie sfaccettature, conparticolare riferimento ai temi nata-lizi, proposti in modo originale e ac-cattivante dalle realtà parrocchiali diAquino e non solo. Prenderannoparte alla kermesse il coro parroc-chiale e il piccolo coro delle vocibianche diretti entrambi da MariaAntonietta Scappaticci, i quali in-terpreteranno canzoni natalizie li-turgiche e canti tradizionali natalizi.Di particolare interesse e sugge-stione sarà l'interpretazione di al-cuni brani estratti dal ricco eprezioso repertorio del compiantoprof. Donato Di Brango, abilemaestro di musica nonché uomo digrande spessore morale, scomparsolo scorso anno. Sarà poi la volta delgruppo gospel “Saint Thomas

Grazie alla condotta di Valleluce a Casinum l’acqua c’era sempre

Una straordinaria opera di ingegneria idraulica che correva ininterrotta per 22 chilometri

Il percorso seguiva i pendii del Cifalco, le colline di Casalucense, le goledel Rio Secco e le balze del monte Cairo con una pendenza dello 0,7%

Aquino/In cattedrale il concerto della Befana Si esibirà la corale parrocchiale, il coro delle voci bianche e il “Saint Thomas Choir”

L’INCHIESTA

23GIOVEDI’ 6 GENNAIO 2011

TERZAPAGINA

Presso il palazzo ducale di Atina è stata allestita una mostradedicata alla “pittura del Venezuela nella contemporaneità”.Sono esposte le opere di Parra, Sanchez, Solorzano, Hernan-dez, Del Busto, Reverol, Gonzales, Chirinos e Mendoza. Larassegna, allestita attraverso nove percorsi espositivi, dovrebbechiudere i battenti oggi, 6 gennaio, giorno dell'Epifania. Ma gli organizzatori non escludono di protrarne l'esposizione.

ATINALa pitturadel Venezuelaal palazzo ducale

Valleluce (m. 307). Lì sono an-cora ben conservati i locali sotter-ranei per la captazione delleacque a circa un chilometro anord-est di Valleluce (m. 369).L’acquedotto conduceva l’acquaa Casinum con un sistema di con-duzione a caduta libera, per unalunghezza di XV miglia romane(attuali km 22) fino a quota 175dove, in località Crocifisso di Cas-sino, a monte del Teatro Romano,c’erano i serbatoi di raccolta delleacque. Il percorso dell’acque-dotto seguiva i pendii di monteCifalco, le selvose rientranze col-linari di Casalucense, le gole delRio Secco ed i primi balzi dellependici della catena montuosa diMonte Cairo, una pendenza co-stante di circa lo 0,7%. Ancoraoggi se ne vedono, a Valleluce, icunicoli ben scavati nella terra enella roccia o in gallerie sotterra-nee, ben protetti da spesse murain pietre levigate ed in “opus si-gninum” e sostenuti, a copertura,da volte a tutto sesto o a cappuc-cina, a seconda del peso che do-vevano sostenere. Gli spechi raggiungono al mas-simo un’altezza di m. 1,30 e laloro larghezza è di circa cm. 45. Bellissimi e ben conservati, pressola località Campo, i pozzetti perl’ispezione e la aerazione dei cu-nicoli. Nelle località Campopianodi Valleluce e Costalunga di Casa-lucense il percorso dell’ acque-

E’senza dubbio il monu-mento archeologico piùnoto del territorio di

Sant’Elia Fiumerapido. Si trattadi un’opera di ingegneria idrau-lica straordinaria e sembra cherisalga al I sec. d. C., quando im-peratore di Roma era TiberioClaudio (41-54 d.C.). Con moltaprobabilità l’acquedotto era giàstato progettato all’epoca dell’imperatore Tiberio (14-37 d. C.)quando, per nomina imperiale,edile curule e prefetto dell’erarioera il senatore casinate (casinas)Caio Ummidio Durmio Qua-drato (12 a.C. - 60 d.C.), padredella più famosa Ummidia Qua-dratilla (27-107 d.C.). Costruitosecondo i dettami dei grandi ar-chitetti di epoca augustea, il for-miano Marco Vitruvio Pollione(75-23 a.C.), massimo teoricodell’ architettura di tutti i tempi,autore del celebre trattato “DeArchitectura” e l’arpinateMarco Vipsanio Agrippa (63-12 a.C.), esperto soprintendentealla costruzione di terme e ac-quedotti come l’Aqua Virgo el’Aqua Iulia nonché del fastosoPantheon di Roma, la condut-tura di Valleluce fino a Casinumera alimentata dalle sorgenti diBagnaturo, in località Campo di

Obultronius Cultellus dell’epi-grafe dell’ Ordicosa. Standoanche alle informazioni traman-dateci dagli studi del celebre “cu-rator aquarum” di epoca nervianae traianea Sesto Giulio Frontino(35-103 d.C.) autore fra l’altro deltrattato “De aquis urbis Romae”attentamente studiato, alla finedell’800, dall’ archeologo ed epi-grafista romano Rodolfo Lan-ciani circa la tecnica, i costi e gliaddetti alla costruzione degli an-tichi acquedotti romani, sicura-mente, anche qui, ci fu lacollaborazione di esperti del set-tore (curatores aquarum), inge-gneri (libratores) e prefetti delgenio militare (praefecti fabrum),con l’impiego di circa 200 operaila cui paga era di 1.041 sesterzi l’anno (circa 4 sesterzi al giorno,secondo il calendario giuliano),da rapportare al costo della vitadella Roma imperiale. Nel I se-colo d.C., infatti, epoca degli im-peratori Augusto, Tiberio eClaudio, con un sesterzio si pote-vano, ad esempio, acquistare: duechilogrammi di grano, due chili dipane, un litro di vino e otto chilo-grammi di lupini. La costruzionedell’ acquedotto costò circa9.000.000 di sesterzi e durò pocopiù di 4 anni (dal 44 al 48 d. C.),come si evince proprio dagli studicondotti nel 1880 da RodolfoLanciani sugli scritti di GiulioSesto Frontino.

Choir”, diretto da Laura Scappa-ticci il quale, dopo una intensa atti-vità corale che lo ha vistoprotagonista lo scorso anno di pa-recchi eventi ad Aquino e zone limi-trofe, ma anche fuori provincia (unoper tutti basti ricordare la rassegnacon i “Tibur Gospel Singers” di Ti-voli dell'8 maggio 2010), eseguirà al-cuni brani appartenenti al genere“gospel&spirituals” per augurareun sereno e gioioso nuovo anno. In-formazioni sull'evento aquinatesono disponibili sul profilo face-book del coro (StThomas Choir),sulla pagina ww.myspace.com/stgo-spelchoir o all´indirizzo [email protected]. Si ri-corda, infine, che il “Saint ThomasChoir” è alla ricerca di nuovi coristiper procedere all'ampliamento delproprio organico, in vista dei pros-simi e pressanti impegni ed esibi-zioni. Per cui chi fosse interessatopuò prendere contatto con i respon-sabili ai recapiti sopra riportati.

BENEDETTO DI MAMBRO

SANT’ELIA FIUMERAPIDO

dotto è in totale superficie ed è ri-conoscibile da precisi tagli nellerocce. Ammirevoli, come accen-nato all’inizio, i resti del ponte delVallone del Dente, presso Caira,su cui scorreva il condotto.Stando alle interpretazioni di al-cune epigrafi e, a quanto scrittonel 1940 dall’archeologo Gianfi-lippo Carettoni, sembra che, al-

meno fino alla località Ordicosadi Prepoie, a monte della frazioneOlivella, fossero stati tre i magi-strati che sovrintesero, consecuti-vamente o ognuno per le propriemansioni, alla costruzione del ma-nufatto: un certo Albinus (G.F.Carettoni, “Casinum”, Roma1940, pag. 110) tale Publio Pom-ponio (C.I.L. 5274/5) e M.

POFIMarchiodi qualitàper la bibliotecacomunale La biblioteca comunale diPofi ha ottenuto un altroprestigioso riconoscimento:l'amministrazione provin-ciale di Frosinone, infatti,per la decima volta conse-cutiva, le ha conferito il“marchio di qualità” ricono-scendo l'ottima qualità delservizio bibliotecario offertoalla cittadinanza. La strut-tura pofana, istituita nel1982 e coordinata in ma-niera sapiente dal bibliote-cario Francesco Cioci, haraggiunto un patrimonio li-brario di oltre 20 mila testied ogni anno fa registrarela cifra sbalorditiva per unpiccolo centro di 5 mila pre-stiti ai residenti.

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Via Latina, dai fasti all’oblioIl senatore Oreste Tofani presentò un progetto di legge mirante alla riscoperta e valorizzazione

La strada usciva da Roma e passando per Teano concludeva la sua corsaa Capua: in tutto 146 miglia romane pari, grosso modo, a 216 chilometri

Il Festival del Cinema si sposta a FerentinoLa rassegna diventa itinerante e quest’anno avrà come location le Terme di Pompeo

L’INCHIESTA

23VENERDI’ 7 GENNAIO 2011

TERZAPAGINA

A causa di atti vandalici compiuti da ignoti all'interno dellasala polivalente di Piazza Majer Ross, a Sora, che hanno pro-curato la rottura di vetri e la messa fuori uso della caldaia deitermosifoni, gli organizzatori comunicano che la rappresenta-zione teatrale “Richard” di Ivano Capocciama, inizialmenteprevista per domenica 9 gennaio è stata posticipata a sabato29 gennaio alle ore 21.30, per consentire i lavori di ripristino.

SORAPiéce teatralerinviataal 29 gennaio

le non facili tappe dell’espan-sione romana verso il meridionedella Penisola italica. Ma qualeera il tracciato originario? Lastrada usciva da Roma attraversoPorta Capena. Lasciate le muraaureliane, passando tra Grotta-ferrata e Frascati, la via Latinaraggiungeva i Colli Albani e siinsinuava nella valle del Saccofacendo tappa a Segni, Anagni,Ferentino e Frosinone. Da quisuperava il fiume Liri nei pressidi Fregellae (Ceprano) e, pas-sando per Aquino, Pignataro In-teramna, Cassino e San PietroInfine, si inoltrava nell’agro cam-pano. Dopo aver toccato Teanoe Calvi, concludeva la sua corsaa Capua. In tutto 146 miglia ro-mane corrispondenti, grossomodo, a 216 chilometri. Ognimiglio era segnato da una colon-nina in pietra, il cosiddetto “mi-liare”, che dava preciseindicazioni riguardo le distanze.Lungo tutto il percorso si dira-mavano altre strade che contri-buivano a formare un complessoreticolato viario utilizzato per glispostamenti commerciali e mili-tari. Come tutte le più impor-tanti strade romane anche la viaLatina, larga circa 4 metri, era la-stricata con pietre poligonali. Ilmateriale era diverso a secondadella zona attraversata: basalto

Naturale collegamento trail Lazio e la Campania lavia Latina vanta una ori-

gine antichissima. Fin dall’VIIIsecolo a. C. frequenti erano irapporti tra l’Etruria meridio-nale e la Campania etrusca. Gliscambi commerciali seguivanoun percorso, per così dire, in-terno: la via marittima o co-stiera, infatti, era resa pocosicura dalla presenza della flottagreca a Cuma. L’intenso traf-fico andò avanti ininterrottoper più di trecento anni. Poitutto si interruppe: l’avventodei Volsci e delle altre popola-zioni appenniniche bloccò ilflusso delle merci e di prodotti.Alla fine del IV secolo irruppecon la forza di un ciclone Romache, sconfitti i Volsci, provvidea ripristinare l’antica via di col-legamento. Proprio a questo pe-riodo si fa risalire la nascitadella via Latina anche se untracciato, sia pure non conven-zionalmente indicato, esistevagià da secoli utilizzato dagliEtruschi per gli spostamentiverso sud. Con il passare deglianni la via Latina acquistò unanotevole importanza seguendo

bale nel 212. Un funzionario (il“curator viae Latinae”) si occu-pava della manutenzione dellastrada che doveva essere tenutasempre in condizioni di effi-cienza proprio per la sua straor-dinaria importanza militare,commerciale e di collegamento.Con la caduta dell’Impero, ve-nuta meno la mirabile organizza-zione romana, la via Latina subìun inevitabile declino. Gli agglo-merati urbani situati lungo iltracciato vennero abbandonati ele popolazioni si rifugiaronosulle montagne per sfuggire alleincursioni barbariche. La stradache correva da Roma a Capuaper lo più in pianura, fu abban-donata e lasciata nell’incuria.Tale situazione si protrasse permolti secoli fino a quando lecondizioni di vivibilità non fe-cero registrare un sensibile mi-glioramento. E ciò accaddesoltanto alla fine dell’età dimezzo quando si iniziò a scen-dere verso la pianura. Fu allorache l’antico reticolato viarioposto a fondovalle assunse dinuovo una importanza decisiva.Fu così che la via Latina venneriscoperta. Un primo tentativo direcupero da Roma fino a Ce-prano, ossia alla linea di confinetra lo Stato della Chiesa e ilRegno di Napoli, risale al 1620:la strada venne risistemata e ri-fatta in molti punti insieme alponte sul fiume Liri crollatoqualche tempo prima. La via La-tina, comunque, continuò ad es-sere percorsa solo a tratti,specialmente là dove il tracciatoaveva resistito all’incedere deltempo e all’abbandono. Nel1796, su impulso del re Ferdi-nando IV di Borbone, fu varatala costruzione di una nuovastrada detta “consolare” che,unendo Napoli a Sora e poi agliAbruzzi, determinò il pressochédefinito abbandono della vec-chia via Latina che, di fatto,cessò di esistere. E così il ricordodi questa gloriosa strada, fruttodella inimitabile perizia degli in-gegneri romani, rimase confinatosoltanto in qualche ingiallito do-cumento di archivio e in alcunitoponimi periferici che ne atte-stano, ancora oggi, il passaggio.Qualche anno fa il senatore Ore-ste Tofani ha presentato in Par-lamento un disegno di leggemirante alla riscoperta e alla va-lorizzazione, attraverso un pre-ciso piano di ripristino, dellavecchia via Latina. Lodevole ini-ziativa alla quale, però, dovreb-bero seguire dei riscontriconcreti. Ma con questi chiari diluna…

FERNANDO RICCARDI

FROSINONE

nella provincia romana e pietrein calcare nel Lazio meridionalee nella Campania. Non manca-vano, poi, le stazioni di posta (lecosiddette “mutationes”), unasorta di autogrill autostradali,con la locanda, stanze dove dor-mire e stalle per i cavalli. Graziealla via Latina Roma era colle-gata alla Campania ma anche al

meridione d’Italia. Proprio se-guendo tale arteria l’enormeflusso delle merci provenientidalla Sicilia e dal lontanoOriente giungeva fino al cuorepulsante della romanità. Ma lavia Latina servì anche ai nemiciper sferrare gli attacchi più mici-diali: basti ricordare Pirro nel280 a. C. e, soprattutto, Anni-

La società del cinema “NinoManfredi” di Frosinone è giàal lavoro per preparare neligliore dei modi la nuova edi-zione del “Festival Cinema &Ciociaria” che si prefigge divalorizzare le attività cinema-tografiche della provincia diFrosinone e nella provincia diFrosinone. Dopo essere stata ospitataper quattro anni dal comunecapoluogo, “Cinema & Cio-ciaria” diventa itinerante eperciò si sposta a Ferentino,nella suggestiva locationdelle Terme di Pompeo, no-vità che viene comunicata inlargo anticipo dal presidenteGianluca Volpari. L'edizione2011, quindi, che si terrà neigiorni 28, 29 e 30 settembree 1 e 2 ottobre, si svolgerà

nel rinnovato ambiente delleTerme di Pompeo. La formulasarà sempre la stessa, consi-derato il grande successofatto riscontrare dalle prece-denti edizioni: concorso cine-matografico, ospiti illustri delmondo del cinema e nonsolo, anteprime e proiezionispeciali. “Protagonisti, comesempre, ancora una volta sa-ranno i ragazzi e le scuole –ha spiegato il neodirettore ar-tistico Francesco Giudici –.Ecco spiegato il motivo delcambiamento di data, non piùall!inizio di settembre ma allafine. In preparazione poi tantenovità: stiamo lavorando, in-fatti, anche con il ministerodella pubblica istruzione peravere una patnership di ecce-zione”.

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Questo pomeriggio (martedì11 gennaio), con inizio alle ore17.00, a Roma, presso la Libre-ria Internazionale Paolo VI, invia di Propaganda n. 4, saràpresentato al pubblico il vo-lume “Tommaso d'Aquino el'Islam”. Si tratta del primo numero dei“Quaderni Aquinati”, una pre-stigiosa collana di studi e do-cumenti sulle opere e sulpensiero del grande santo e fi-losofo curata da Tommaso DiRuzza ed edita dalla LibreriaEditrice Vaticana in collabora-zione con il Circolo San Tom-maso di Aquino. Nel librosono contenuti gli atti del con-vegno che si tenne ad Aquinoil 7 marzo del 2009, dal titolo“Tommaso d'Aquino e il dia-logo con l'Islam”. E quindidopo i saluti introduttivi del

Tra le sinuose gole del fiume Rapidosi innalza il vecchio ponte del Gallo

Si trova ad oltre 800 metri di altezza nel territorio del comune di Vallerotonda

Di probabile epoca romana repubblicana si fa notare per la magnificenzaarchitettonica e per il contesto rigoglioso e lussureggiante che lo circonda

Tommaso d’Aquino e I’Islam nei Quaderni AquinatiQuesto pomeriggio a Roma, alle ore 17.00, presso la Libreria Internazionale “Paolo VI”

L’INCHIESTA

23MARTEDI’ 11 GENNAIO 2011

TERZAPAGINA

In una cerimonia svoltasi presso la bibioteca comunalesono stati proclamati i vincitori del premio “I Love Alatri2010”. I riconoscimenti sono stati assegnati al prof. Gio-vanni Battista Mantovani, all'artista Giovanni Fontana,all'imprenditore oleario Americo Quattrociocchi, alla si-gnora Paola Pietrobono, da anni impegnata nel sociale, almaresciallo dell'aeronautica militare Morris Paino e alloscrittore Ornello Tofani.

PREMIO“I Love Alatri2010”: eccoi vincitori

incantevolmente lussureggianteche lo contorna. L’area in cui in-siste è area protetta “wilder-ness” e dista da Sant’Elia 11chilometri a nord, sui monti aridosso del centro abitato di Val-vori. Il luogo, caratterizzato davasti pascoli e dolci collinette,ha nome “Il Gallo” e si trova adoltre 800 metri di altitudine, nelquadrilatero fra gli abitati di SanBiagio Saracinisco, Valvori, Car-

La prima volta che andai acercarlo, circa nove anniorsono, ne avevo solo

sentito parlare da alcuni pastoridel luogo e da qualche conta-dino di Vallerotonda che mi di-ceva che si trattava di un ponteantichissimo, forse di un paiodi migliaia di anni addietro. Fa-ticai non poco per trovarlo,fiancheggiando verso sud, fraanfratti scoscesi e intrigata ve-getazione di alto fusto, l’insi-dioso greto del fiume Rapidoreso ancor più insicuro da ra-pide e cascate. Mi ci vollero unpaio d’ore di cammino per rag-giungerlo. Giunto sul posto,me lo trovai davanti agli occhimirabile e grandioso e da unsuo lato mi accorsi che c’era unripido viottolo che risaliva pro-prio verso l’altopiano del Galloda cui ero partito perdendo,evidentemente, l’ orienta-mento. Imparata la strada cisono tornato, per quella stra-dina, un paio di anni fa munitodi macchina fotografica digitalee di un metro per prenderne lemisure. Il ponte del Gallo sitrova in territorio comunale diVallerotonda e si fa notare perla sua magnificenza e per il sito

cardinale Jean Louis Tauran,presidente del Pontificio Con-siglio per il dialogo interreli-gioso, di mons. LucaBrandolini, già vescovo dellediocesi di Sora, Aquino e Pon-tecorvo e di Tommaso DiRuzza, presidente del circoloSan Tommaso d'Aquino, è ri-portata la “lectio magistralis”tenuta dal padre domenicanoJoseph Ellul, esperto di dia-logo con l'Islam. Il volume siconclude con gli interventi diWijdan al-Hashemi, amba-sciatrice di Giordania, dimons. Lluis Clavell, presi-dente della Pontificia Accade-mia di San Tommaso d'Aquinoe di padre Vincenzo Bene-tollo, presidente della “SocietàInternazionale Tommasod'Aquino”, uno dei massimiesperti in Italia del pensierodell'Angelico Dottore. La pub-

BENEDETTO DI MAMBRO

SANT’ELIA FIUMERAPIDO VILLA S. STEFANOUn volumesull’artistaPomponioPalomboSabato scorso, a Villa SantoStefano, presso i locali dellabiblioteca comunale è statopresentato il libro di Ed-mondo Angelini dal titolo“Pomponio Palombo pictordi Villa Santo Stefano”. Il Palombo, artista eccel-lente e generoso mecenate,nacque a Castro Santo Ste-fano (l’attuale Villa SantoStefano) nel XVI secolo emorì a Priverno nel marzodel 1592. Operò molto eproficuamente a Roma, aSiena e a Priverno come pit-tore, architetto, decoratoree restauratore. L’organizzazione della ma-nifestazione che ha visto in-tervenire un pubbliconumeroso e attento è statacurata dall'associazione cul-turale “Pomponio Palombo”.

blicazione sarà presentata daun relatore d’eccezione: sitratta di Jean Luois Brugues,segretario della Congregazioneper l'Educazione Cattolica, au-tore della prefazione, e dal-l'ambasciatrice di Giordania aRoma Wijdan al-Hashemi. “ I'Quaderni Aquinati' – spiegaTommaso Di Ruzza – sono unsegno concreto dell’impegnoche un gruppo di giovani diAquino si è preso appena unanno fa: quello di raccoglierela sfida di Paolo VI, in visita adAquino 35 anni fa, e formareproprio ad Aquino un progettoculturale fondato sulla figuradi Tommaso d'Aquino”. Unasfida quella raccolta da Tom-maso Di Ruzza e dal circoloaquinate che, restando ai fatticoncreti, è stata non solo rece-pita ma coronata da un indub-bio successo.

dito e Vallerotonda. Provenendoproprio da Valvori il ponte, an-cora intatto e transitabile, sitrova verso destra, dove siaprono le profonde gole delfiume Rapido e dove si incon-trano i sentieri provenienti daun lato dal Gallo e dall’ altrodalla collinetta boscosa dellaMigghioia, a monte di Vallero-tonda. Il ponte del Gallo, diprobabile epoca romana repub-blicana, scavalca le fragorose e

limpide acque del fiume Rapido,fra grosse pietre ben levigatedall’azione corrosiva dell’acqua,che vi scorre abbondante in in-verno e in primavera, immersoin una variegata e lussureggiantevegetazione. E’ alto circa m.5,80, l’arcata è spessa cm. 50 edinoltre il ponte è lungo m. 10per una larghezza che varia daim. 2 ai m. 2,60. Le spallette la-terali raggiungono l’ altezza dicm. 50.

“La tentazione di San Tommaso d’Aquino” - Diego Velasquez (1631)

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Una scossa violenta ridusse Sorain un cumulo informe di macerie

Era il 13 gennaio del 1915. Tra i paesi sconvolti dal sisma si diffuse una triste ballata popolare

Il terremoto distrusse anche Avezzano, la Marsica e l’aquilano. Quasi trentamila le vittime

Il vescovo Iannone ricorda i morti del sismaSORA / Un commosso pensiero e una preghiera per la sciagura di 96 anni fa

L’INCHIESTA

23GIOVEDI’ 13 GENNAIO 2011

TERZAPAGINA

Una mostra di fotografie, cartoline, documenti e libri per rico-struire la Fondi del passato e che oggi non esiste più: questo loscopo dell'iniziativa messa in cantiera dall'associazione cultu-rale “Il Quadrato”. La rassegna resterà aperta fino a domenica16 gennaio con i seguenti orari: dalle 9.00 alle 13.00 e dalle17.00 alle 22.00. Ogni sera, alle ore 19.00, si terrà un incontroculturale al quale prenderanno parte autori e studiosi.

FONDIUna mostrasulla città che non c’è più

cronista sorano descriveva il dramma diquel rigido mattino invernale. L’incle-menza del tempo, poi, con pioggia bat-tente e neve, concorse ad aggravare ildesolante quadro di distruzione e dimorte, impedendo o rallentando leprime concitate attività di soccorso. Laterra tremò anche in tutti i paesi ada-giati nella valle del Liri e nella contiguavalle di Comino, fin sulle vette delleMainarde. Danni più o meno evidentisi registrarono a Isola del Liri, Castelliri,Monte San Giovanni Campano, Pesco-solido, Campoli Appennino, Posta Fi-breno, Vicalvi, Villa Latina, Settefrati,San Donato Val di Comino, Brocco-stella, Arpino, Arce, Fontana Liri, Ca-salvieri, Atina, Alvito, Picinisco,Casalattico, Santopadre, Belmonte Ca-stello, Cassino, Acquafondata, Terelle,Vallerotonda, Villa Santa Lucia,Aquino, Piedimonte San Germano,Castrocielo, Roccadarce, Pignataro In-teramna, Sant’Elia Fiumerapido, Roc-casecca, San Pietro Infine, MignanoMontelungo. Gli effetti del sisma si fe-cero sentire, sia pure con minore inten-sità, anche in molti paesi del casertano(Teano, Marcianise, Maddaloni, CalviRisorta), in alcuni centri sulla fascia co-stiera tirrenica o dell’interno (Mondra-gone e Sessa Aurunca) e persino inlocalità ancora più distanti dall’epicen-tro come Itri e il santuario della Ma-donna della Civita. La sciagura, perchédi questo, in effetti, si trattò, restò benviva e a lungo impressa nella mente enegli occhi di coloro che si trovarono avivere quella drammatica circostanza.E, a dimostrazione di ciò, ecco venirefuori dalle fitte nebbie del passato unaanonima ballata popolare nata tra le

Il 13 gennaio del 1915, alle ore 7.45,una serie di violente scosse telluri-che che raggiunsero anche il de-

cimo grado della scala Mercalli,sconvolse una vasta zona dell’Italiacentrale con conseguenze catastrofi-che sulla Marsica, sull’Aquilano e sullavalle del Liri. Ingenti i danni materialie numerosissime, quasi 30.000, le vit-time. Città come Sora e Avezzano fu-rono rase al suolo dalla potenzadevastante del terremoto. “Tutto stri-tolavasi e cadeva travolgendo torri echiese in un vortice infernale, case epalazzi cadevano; sembrava volessesprofondare la terra”: così un attento

una nenia molto cadenzata e malinco-nica, sedute su di una panchina dellapiazzetta di Caprile, quando i miti po-meriggi autunnali e primaverili invita-vano ad apprezzare il tepore dei raggidel sole. La cosa che più colpiva era, latristezza del canto e la drammaticità deifatti che si rievocavano. Decisi allora disaperne di più e così mi rivolsi alle dueottuagenarie che, subito, mi svelaronol’arcano: la canzone si riferiva proprioal terremoto di Sora e di Avezzano del1915. Riuscii, superando con non pocafatica la ritrosia delle due “cantanti”, atrascrivere su carta il testo o, meglio,una porzione di esso: a quanto sembra,infatti, la canzone manca della parte fi-nale. “O misera Avezzano/con tutti ituoi dintorni/il popolo italiano/vipiange da quel giorno./ Era graziosa latua città/era maestra di civiltà./ A Soraun sacerdote stava comunicando/cin-que o sei devote stavanopregando;/cascò la chiesa, tuttocrollò,/con l’ostia in mano egli restò./Ad una bambinella/che era natamuta,/gli venne la favella/per la pauraavuta./ Aiuto, mamma, ellagridò,/mamma era morta e lei si salvò./Duecento giovinetti/sepolti vivi ascuola,/gridavan poveretti/aiuto asquarciagola:/cento lamenti di qua e dilà/a chi li sente fanno pietà”. Strofesemplici ma che attestano in manierapalese il dramma vissuto dalle popola-zioni colpite dal sisma. Ma la cosa chestupisce di più, al di là delle tristi vi-cende tratteggiate, è la circostanza cheil ricordo di quella tragedia è rimastovivo per moltissimo tempo, tanto dagiungere, intatto o quasi, fino ai giorninostri. E ciò è potuto accadere non soloper l’eccezionalità dell’evento ma ancheperché si è verificato un fatto che me-rita di essere puntualizzato. La malin-conica ballata si inserì cosìprofondamente nella vita e nelle tradi-zioni popolari del Lazio meridionale daessere intonata, fino a pochi anni fa, daicontadini che nei altri lavori giornalieri,volevano, con il mesto canto, rendereomaggio alle vittime della immane scia-gura. E, forse, proprio dalle “olivarole”che numerose si recavano a raccoglierele olive sulle terrazze collinari di Roc-casecca, che le due vecchiette (per lacronaca Ersilia Rezza e Rosaria Viola)hanno ascoltato e tenuto a mente al-cune strofe della canzone. E’ stato gra-zie soprattutto alla loro memoria ferreache un pezzo di storia relativo ad unavicenda così drammatica non è finitonel dimenticatoio. Noi, per conto no-stro, ci siamo solo limitati ad esseresemplici cronisti.

FERNANDO RICCARDI

FROSINONE

genti delle città sconvolte da sisma, cheho potuto ricostruire attraverso le pa-role, spesso smozzicate e non semprecomprensibili, di due arzille vecchiettedi Caprile di Roccasecca, più che ottan-

tenni, oggi purtroppo scomparse, lequali, nonostante il tanto tempo tra-scorso, ricordavano perfettamente queitristi momenti. Le due vecchiette eranosolite intonare all’unisono la canzone,

Mons. Filippo Iannone, vescovodi Sora, Aquino e Pontecorvo, in-sediatosi nelle sue diocesi dapochi mesi, sta dimostrando ungrande interesse per gli accadi-menti storici che hanno contrad-distinto il comprensorio del Laziomeridionale nel corso dei secoli.Ed è per questo che una datadrammatica come quella del 13gennaio del 1915, quando unterremoto di fortissima intensitàdevastò la media valle del Liri ela vicina Marsica, distruggendointeri paesi e città e provocandoun numero enorme di vittime,non poteva assolutamente pas-sare inosservata come pure nelrecente passato spesso e volen-tieri è accaduto. Sora in un batti-baleno fu rasa al suolo: l'80 percento delle sue abitazioni si ac-casciò pesantemente al suolo

come scatole di cartone. Un di-sastro di proporzioni gigantescheche è difficile immaginare con gliocchi di oggi e che l'austera la-pide rievocativa apposta sullafacciata esterma del palazzomunicipale, lungo Corso Volsci,non riesce, nonostante l'estremachiarezza delle parole, a coglierein tutta la sua devastante trage-dia. E così domani sera, nella cit-tadina sorana che come l'arabafenice è riuscita prodigiosamentea risorgere dalle sue ceneri,presso la cattedrale di SantaMaria Assunta, in piazza Indi-pendenza, durante l'ora di pre-ghiera per le vocazionisacerdotali, mons. Iannone rivol-gerà un commosso pensiero aquelle tante vittime innocenti chefurono straziate e sepolte dallemacerie in una gelida e nevosa

mattina di gennaio di un un se-colo fa o giù di lì: sono passati,infatti da quella infausta data,ben 96 anni. Per la particolareoccasione l'ora di preghiera, chegeneralmente viene diretta dadon Silvano Casciotti, direttoredell'ufficio diocesano per le voca-zioni sacerdotali, sarà presiedutadal vescovo diocesano. Ancoraun gesto semplice ma di grandesensibilità da parte di mons. Ian-none che con le sue iniziative econ il suo modus operandi tuttoimprontato al dialogo ed al con-tatto diretto e frequente con lagente (non perde occasione diandare a visitare tutte le varie-gate realtà del suo comprensorioterritoriale, dalle più importantialle più modeste) sta sempre piùconquistando il cuore dei suoidiocesani.

Nella foto tre bambini di Sora scampati

al sisma e ricoverati presso l’ospedale

di Marcianise. Questi i nomi: Gerardo Orlandi

(13 anni), FrancescaPanzarone (16)

e Anacleto Orlandi (10)

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Sabato 18 e domenica 19 dicem-bre a Frosinone, presso la villacomunale (via Marco Tullio Ci-cerone), si terrà la “Fiera del-l'editoria locale”. L'orario di apertura è dalle ore10.00 alle 19.00 e l'ingresso ègratuito. Saranno presenti i seguenti edi-tori: Casa editrice FrancescoCiolfi di Cassino, Centro distudi sorani “Vincenzo Pa-triarca” di Sora, Centro di studistorici “Saturnia” di Atina, Cen-tro Documentazione e StudiCassinati (CDSC) di Cassino,Edizioni Casamari (Veroli), Isti-tuto di Storia ed Arte del Laziomeridionale (Isalm) di Anagni,Psiche e Aurora (San DonatoVal di Comino), Pubblicazioni

Cassinesi (Montecassino) e PulpEdizioni di Frosinone, a dimo-strazione tangibile di quanto po-sitivo fermento regni in uncomprensorio territoriale che inmolti, un po’ tropppo semplici-sticamente, considerano comeafflitto da una irreversibile mar-ginalità anche e soprattutto dalpunto di vista squisitamente cul-turale. La cerimonia di inaugurazionedella fiera, che costituisce un'ot-tima vetrina per le case editricidella provincia di Frosinone chenegli ultimi tempi stanno fa-cendo registrare una sorpren-dente vitalità, con tante altrepiccole ma pregnanti realtà chesi stanno mettendo grandementein luce (penso, ad esempio, ad

Cinema e psicanalisi: narrazionefilmica come spazio di riflessione

Al convegno è intervenuto Pasquale Beneduce dell’università di Cassino e la psicologa Annalisa Castrechini

La rassegna è stata organizzata nei giorni scorsi a Cassino da Maria Felice Pacitto direttrice dell’associazione di psicologia umanistico-transpersonale e analisi fenomenologico-esistenziale

Frosinone/Alla villa comunale la “Fiera dell’editoria locale”

Si terrà nel capoluogo ciociaro il 18 e 19 dicembre prossimi. Vi parteciperanno 9 case editrici della provincia

L’INCHIESTA

23MARTEDI’ 14 DICEMBRE 2010

TERZAPAGINA

Presso il museo civico della media valle del Liri di Sora si può ammirare una interessante mostra di porcellane.Le opere esposte appartengono ad Ersilia Manzone, nonnuova a performances di tal genere. Il taglio del nastro èavvenuto sabato scorso. La mostra resterà aperta fino al prossimo lunedì 20 dicembre.

SORAMostradi porcellaneal museo civico

tentativo (davvero coraggioso) di diffu-sione dei principi teorici della psicoana-lisi. Su tali contenuti si è soffermata laPacitto seguendo passo passo l’evolu-zione della teoria freudiana (che è stret-tamente intrecciata alla vita biograficadel fondatore della psicoanalisi) nellaprima fase del suo sviluppo, quella rela-tiva al suo rapporto con Breuer e alla suaautoanalisi, fase appunto cui si riferisceil film. Freud arrivò a dare una spiega-zione del tutto nuova di un fenomenopsicopatologico, l’isteria, molto diffusoin quell’epoca, dando luogo ad unanuova concezione non solo dell’uomoma anche della malattia mentale ed in-ventando un nuovo metodo di cura. ConFreud l’uomo scoprì di non essere “piùpadrone a casa sua”, scoprì che un’altradimensione, l’inconscio, convive nasco-sta accanto a quella della conscietà. Cosìconcetti tecnici quali quelli di isteria, ri-mozione, inconscio, censura, pulsione,resistenza, complesso edipico,, traumasessuale,condensazione, spostamento,transfert sono stati presentati in modochiaro e stimolante. La Pacitto, solleci-tata da un pubblico attento e curioso (c’èsempre molta curiosità nei confrontidella psicoanalisi e della stanza dell’ana-lista) si è soffermata su altri dettagli rela-tivi alla pratica psicoterapeutica, alla vitadi Freud che non rinunciò mai alla suaebraicità, alla validità ed attualità dellateoria psicoanalitica, ai rapporti con altriapprocci psicoterapeutici e con le neu-roscienze. Pasquale Beneduce dell’uni-versità di Cassino, fondatore dellaboratorio “Arte e diritto” (approccioinnovativo dell’applicazione del cinema

alla rappresentazione del caso giudizia-rio) ha presentato il film Io ti salverò(1945)di Alfred Hictchoch, regista iro-nico, arguto , grande evocatore dell’in-conscio, nella cui opera la psicoanalisi edalcuni suoi temi sono sempre stati cen-trali. Il prof. Beneduce ha operato unvero e proprio smontaggio del film pro-ponendo una lettura a più livelli. Il primolivello è sicuramente quello psicoanali-tico: Hictchoch voleva fare un film sullapsicoanalisi. Così infatti aveva definitoIo ti salverò: “Questo film è una vera epropria caccia all’uomo in un involucrodi pseudo-psicoanalisi”. Egli, ha detto

Il “Club Ciociaro”di Windsor,in Canada,ha designatoPatrica comune dell’anno 2011

L’evento “Cinema e Psicoanalisi”promosso a Cassino nei giorni24 novembre, 1 e 7 dicembre

dalla dott.ssa Maria Felice Pacitto, di-rettrice dell’ “Associazione di PsicologiaUmanistico-Transpersonale e AnalisiFenomenologico-Esistenziale”, ha pro-posto una rassegna cinematografica incui il linguaggio creativo della narra-zione filmica ha rappresentato lo stru-mento per aprire spazi di riflessione,dialogo e confronto intorno a temi cen-trali della psicologia e non solo. L’avve-nimento ha visto una largapartecipazione del pubblico che, mossoda curiosità e interessi diversi, ha potutoapprezzare accanto alla proiezione dipellicole significative della storia del ci-nema, interventi di relatori di elevatoprofilo culturale e professionale che diqueste hanno offerto una chiave di let-tura critica, secondo il proprio ambitodi competenza. La rassegna cinemato-grafica ha presentato tre film che pos-sono essere considerati dei veri e propriclassici nella storia del cinema, i primidue che fanno specifico riferimento allateoria psicoanalitica, il terzo più liberoda schemi teorici ma comunque diestremo interesse al fini di una letturapsicologica per la presenza di una mar-cata dimensione onirica. Il filo condut-tore del ciclo è stato il tema del sognoche è uno degli elementi da sempre uti-lizzato dal filone cinema- psicoanalisi eche, organizzato in forma di flash-back,ne decretò lo strepitoso successo. Ladott.ssa Maria Felice Pacitto ha presen-tato il film Vita di Freud. Passioni se-grete(1962) di Jhonn Houston. Ilgrande regista americano volle fare un

Il “Club Ciociaro” di Windsor,in Canada, ha designato Pa-trica comune dell'anno 2011.La ceromina di consegna delpremio si terrà nel prossimomese di aprile. Nelle prece-denti edizioni sono stati omag-giati dal sodalizio canadese icomuni di Frosinone, Ce-prano, Casalvieri, Ceccano, Vi-calvi e Veroli. Moltosoddisfatto il sindaco di Pa-trica Stefano Belli per l'ambitoriconoscimento ottenuto dalsuo paese. Anche perché in Canada e, inparticolar modo, nella conteadi Essex, si trova una folta co-munità di cittadini patricaniche non hanno mai rescisso ilegami che li tengono avvintiall'amata terra natia.

VITTORIO CROCE

FROSINONE

Beneduce, si era servito dell’opera di unosceneggiatore, Ben Hecht, che avevaletto i testi di Sigmund Freud riuscendoa riprodurre attraverso la narrazione fil-mica tutti i “luoghi classici” della psicoa-nalisi. La storia è, infatti, ricostruita conestrema fedeltà nei confronti della teoriapsicoanalitica. Ma il film va visto anchesecondo un altro livello, quello della nar-razione e cioè la storia di un uomo infuga e di un amore. Ed è, secondo Bene-duce, all’interno di questo secondo li-vello che vanno considerate le sequenzedel sogno. Hictchoch volle affidare lescene del film a Salvator Dalì che inquanto surrealista, era adatto a creare le

visualizzazioni del sogno. Hictchoch ab-bandonò la modalità classica di girare ilsogno “come se fosse girato sott’acqua”(si spalmava di vasellina l’obiettivo) peraffidarsi alla pittura di Dalì e di De Chi-rico (la ruota visualizzata da Dalì è unchiaro riferimento agli orologi di De Chi-rico che scivolano sui piani inclinati) alle“suggestioni d’infinito” che la loro pit-tura evoca permettendo alla realtà disciogliersi nella rappresentazione. L’ap-proccio di Beneduce ha saputo amplifi-care la manifestazione dal pianopsicoanalitico a quello di critica cinema-tografica. La dott.ssa Annalisa Castrechini, psico-loga, ha offerto una lettura fenomenolo-gica, secondo i principi dellaPsicoterapia della Gestalt, del film di-retto da Ingmar Bergman Il posto dellefragole (1957). L’opera cinematografica,insignita di prestigiosi premi tra cuiL’Orso d’Oro al Festival di Berlino,esprime il perfetto intreccio tra il tempopassato e quello presente, tra mondoonirico e mondo reale, dove il sogno siconfigura, secondo la lettura proposta,come un messaggio esistenziale su ciòche consentirebbe all’uomo di vivere inmodo più pieno e autentico il suo viaggionel mondo. La lettura fenomenologica,partendo “da ciò che è apparso” nel filmcosì “come è apparso” e dall’interscam-bio continuo col pubblico ha permessodi esplorare tematiche significative comequella del sogno, della morte, della ma-schera e soprattutto della dimensione re-lazionale quale luogo fecondo di crescitadella consapevolezza non intesa solocome esperienza di sé ma come espe-rienza di sé - nell’incontro - con - l’altro.

“Arte e Stampa” di Roccaseccache da qualche anno sta edi-tando opere, specialmente di ca-rattere storico, di granderilevanza) ci sarà sabato 18 di-cembre con inizio alle ore 11.00.Saranno presenti per il fatidicotaglio del nastro l'assessore pro-vinciale alla cultura Antonio Ab-bate, il consigliere provincialeFabio Bragaglia, presidentedella commissione cultura a Pa-lazzo Gramsci, il primo citta-dino di Frosinone MicheleMarini, l'assessore municipalealla cultura Angelo Pizzutelli,Fabiana Santini, assessore regio-nale alla cultura, arte e sport eClaudio Cristallini, dirigentedell'area servizi culturali dellaregione Lazio.

La dott.ssa Maria Felice Pacitto

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del Raticcio, Campo di Manno, Valle-luce, Castelloni e alla Pietra Accapan-nata. Altri erano rimasti rintanati nelleproprie case sperando in un positivoevolversi dei fatti. Quella mattina al-cuni santeliani erano usciti all’ aperto,chi per andare a messa, chi per racco-gliere verdura e far legna da ardere.Questi ultimi furono presi di mira dalfuoco dei mitra tedeschi ma per for-tuna non ci furono né morti né feriti.Sulle alture di Mignano Montelungo,intanto, proprio in quei giorni si an-dava consumando una lunga e sangui-nosa battaglia fra la 36° fanteria“Texas” del corpo d’armata statuni-tense, agli ordini del generale GeoffreyKeyes e una brigata italiana del 1° rag-gruppamento motorizzato, guidato dalgenerale Vincenzo Dapino, contro il 5°battaglione controcarro tedesco. Versole ore 11,30 a S. Elia cominciarono asentirsi assordanti rombi d’ aerei alleatiche avevano evidentemente il compitodi individuare e bombardare i deposititedeschi della cartiera. Più si avvicina-

vano più la paura prendeva sempre piùforte i santeliani che cominciarono acorrere a cercar rifugio in ogni parte.D’un tratto una violenta scarica dibombe si riversò su S. Elia e sulle vi-cine frazioni di Portella e di Olivella. S.Elia fu distrutta per il 91% e le maceriedegli scheletrici edifici colpiti dallebombe invadevano le vie del paese. Daesse si levavano urla, pianti, lamenti.Proiettili e schegge volavano e fischia-vano d’ ogni dove. Vi furono, fra i civili, ventisei morti ecirca cinquanta feriti. Molti i soldati te-deschi uccisi. I bombardamenti si sus-seguirono anche nei giorni successiviportando morte e rovine anche nellecampagne e sui monti circostanti. Lagente fuggì tutta sulle montagne a rin-tanarsi in grotte e rifugi di fortuna. I te-deschi rimasero a presidiare edifendere il paese per più di un mesecontro truppe di soldati britannici,neozelandesi, indiani, francesi, polac-chi e italiani attestatisi sulla riva destradel fiume Rapido e del Rio Secco, fra

Spedizione ciociara in Marocco “Conquistato” il monte Toubkal

E a febbraio si partirà all’assalto del Kilimanjaro (5.895 metri), in Tanzania, la vetta più alta dell’Africa

Claudio Mastronicola, frusinate doc, istruttore nazionale di alpinismo, ha condotto undici scalatori a ben 4.167 metri di altezza. C’era anche Luigi Ricozzi, 75 anni, di Isola del Liri

Grappoli di bombe su Sant’EliaL’8 dicembre del 1943 un furioso bombardamento alleato provocò 26 morti e 50 feriti tra la popolazione

L’INCHIESTA

23MERCOLEDI’ 15 DICEMBRE 2010

TERZAPAGINA

Domenica 19 dicembre, a Casalattico, si presenterà il libro di Sorrentino e Lieghio, dal titolo “1010-2010 Casalattico compie mille anni”. La manifestazione avràluogo nella parrocchiale di San Barbato, alle ore 17.00.Sarà Romina Rea ad illustrare il contenuto del volumeche ricostruisce il lungo percorso di un piccolo paese.

CASALATTICOricostruiti in un libro milleanni di storia

Ciro Malavenda (Napoli), LuigiPugliese (Napoli) e Maria Pugliese(Napoli). La spedizione che presentava unalto tasso di difficoltà prevedevaalcune tappe ben precise. Si par-tiva dal villaggio berbero Imlil(1.650 metri di altezza) per poiraggiungere il rifugio Nelter postopiù in alto (3207 metri sul livellodel mare), con una già impegnativaascesa di un chilometro e mezzo.Quindi il traguardo finale dellavetta più alta del massiccio delToubkal. Non tutti sono riusciti araggiungere la vetta. A quota 3.500era stato costretto ad alzare ban-diera bianca l'isolano Luigi Ri-cozzi, il più esperto dellacompagnia, con i suoi 75 anni. Egliavrebbe voluto proseguire nel-l'ascesa ma è stato il capo spedi-zione ad imporgli di fermarsi e poidi ritornare indietro per evitareche quei malesseri che già si eranomanifestati potessero avere un pe-ricoloso aggravamento. A quota3.700 erano i frusinati Mangone eSchirru a gettare la spugna: ancorauna volta ad incidere negativa-mente erano le avverse condizioniatmosferiche che, assieme all'al-tezza, stavano provocando gravidifficoltà di respirazione. E cosìanche i due, loro malgrado, hannodovuto far ritorno al campo base.Poi, per fortuna, non si sono regi-

ANAGNIuna mostradi costumimedievali alla bibliotecacomunale

Un'altra memorabile im-presa degli alpinisti cio-ciari che, guidati dal

frusinate Claudio Mastronicola,provetto istruttore nazionale di al-pinismo, hanno conquistato lavetta del monte Toubkal, in Ma-rocco, un imponente picco roc-cioso che si staglia nitido edaguzzo nel cielo a ben 4.167 metridi altezza. La spedizione, organiz-zata dalla polisportiva “Nama-stè”, è stata coronata da unsensazionale successo essendoriuscita a far salire fin sul puntopiù alto della montagna africanaben otto membri su undici. Alpi-nisti che provengono tutti daLazio e Campania a dimostra-zione palese che ormai gli specia-listi di tali imprese nonappartengono più al folto stuolodegli altoatesini che rimangonopur sempre in pole position. Que-sti i protagonisti della squadra di-retta dall'impeccabile ClaudioMastronicola con in parentesi in-dicata la città di provenienza:Enzo Mangone (Frosinone), Eu-genia Schirru (Frosinone), SergioViglianti (Veroli), Mario Iannarilli(Veroli), Vincenzo Martelluzzi(Veroli), Luigi Ricozzi (Isola delLiri), Gianni D'Errico (Formia),

Sabato prossimo (18 dicem-bre), ad Anagni, presso i localidella biblioteca comunale,sarà inaugurata una esposi-zione di abiti medievali intito-lata “Mostra del costumemedievale nella Francia di Fi-lippo il Bello”. Un'epoca que-sta che ebbe ripercussioninotevoli nella città di Anagni,che in quel tempo ospitava ilpontefice Bonifacio VIII e lasua corte e che divenne famosaper aver fatto registrare l'epi-sodio passato poi alla storiacome “lo schiaffo di Anagni”.La mostra, curata da Gu-glielmo Cecilia, è stata organiz-zata dal gruppo medievale“Colle Sant'Angelo” con il pa-trocinio dell'Ailm e dell'asses-sorato municipale alla cultura.

BENEDETTO DI MAMBRO

SANT’ELIA FIUMERAPIDO

strati altri incidenti di percorso chesono sempre dietro l'angolo inquesto genere di imprese entusia-smanti ma che presentano un ele-vetassimo tasso di pericolo, comedimostrano, ahimé, i tanti infor-tuni, spesso fatali, che si sono regi-strati tante volte sulle montagne diogni angolo del mondo. E così, alle ore 8.30 di giovedì 18novembre, in una splendida magelida giornata autunnale, ClaudioMastronicola e la sua pattugliahanno raggiunto i 4.167 metri delToubkal. Lì hanno posto il lorovessillo gettando lo sguardo su diun panorama di incomparabilebellezza e di incredibile sugge-stione che spazia sullo sconfinatodeserto berbero circondato dagliimponenti monti dell'Atlante.Quella africana sulla montagnamarocchina è stata soltanto l'ul-tima tappa del lungo cammino diMastronicola. Egli, infatti, si sta giàpreparando per la prossima im-presa che dovrebbe consumarsi trail mese di gennaio e febbraio 2011.E questa volta si tratta di scalare ilKilimanjaro (5.895 metri), in Tan-zania, la vetta più elevata del con-tinente africano, seguendo lastrada di salita più difficile, la fa-migerata “via Machame”. Un'im-presa da far tremare le vene ai polsima che l'alpinista frusinate ha giàmesso nel suo mirino.

Cassino e la frazione Olivella di S. Elia.Il 14 gennaio 1944, a poco più di unmese dal furioso bombardamento, i te-deschi furono ricacciati indietro da S.Elia ma a prendere possesso del paesefu la 2^ divisione algerina del Corpo diSpedizione Francese del marescialloAlphonse Juin: erano i temibili gou-mièrs nordafricani che, con tunisini emarocchini erano furenti ed esperticombattenti di montagna ma terroredella popolazione. Presa S. Elia si av-ventarono come falchi su donne gio-vani ed anziane con bestiali stupri,violenze e sevizie. Una fra le più gio-vani ne impazzì e si suicidò gettandosiin un burrone. Dovettero interveniresoldati neozelandesi per fermare lafuria delle “marocchinate” e riportareun po’ di tranquillità fra quella marto-riata gente. Tre giorni dopo, il 17 gen-naio 1944, cominciò lo sfollamento deisanteliani verso il meridione della Pe-nisola e alcuni verso l’ alta Ciociaria perpoi poter far ritorno a casa solo aiprimi del 1945.

FERNANDO RICCARDI

FROSINONE

Era una gelida mattina invernale. Il ter-ritorio italiano stava entrando nel vor-tice della seconda Guerra Mondiale.Erano trascorsi tre mesi dalla firmadell’ armistizio fra l’ Italia e gli ameri-cani ma, già da cinque, aerei Alleatiprendevano di mira città dell’ Italiameridionale fino a Roma con le loromicidiali bombe. I tedeschi occupa-vano tutti i paesi ed i monti dal fiumeVolturno fino alle sponde del fiumeRapido a Cassino attraverso la “Win-ter line” e le loro linee “Reinhard” e“Gustav” . Quella mattina era l’ 8 di-cembre 1943 , festa dell’ Immacolata,festa molto sentita dagli abitanti di S.Elia Fiumerapido. Il paese era in manoai tedeschi che avevano scelto la localeCartiera Boimond quale deposito permunizioni e carburante. Molti sante-liani avevano già abbandonato le pro-prie abitazioni per rifugiarsi sui monticircostanti: i Campraiùni, le “gallerie”

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L'istituto di ricerca storica “Due Si-cilie” è una libera associazione a ca-rattere nazionale, apartitica,apolitica e senza scopo di lucro, chesi prefigge, in particolar modo, direcuperare l'identità, la storia e lacultura del meridione d'Italia.Obiettivo che si intende raggiun-gere attraverso precise direttrici:diffondere l'uso della ricerca perrecuperare il patrimonio storicomeridionale; ampliare la cono-scenza sul controverso periodo sto-rico che, tra il XVIII e XIX secolo,ha visto regnare a Napoli gliAsburgo, i Borbone e, poi, nel tra-gico decennio post-unitario, ilfuoco violento della guerra civile;allargare gli orizzonti degli appas-sionati di storia patria affinchépossa diffondersi con maggioreforza e vigore la verità sulle vicendedel passato; proporsi come luogo diincontro e di aggregazione nelnome di interessi storici assolvendoalla funzione sociale di maturazionee di crescita umana e civile, attra-

verso l'ideale dell'educazione per-manente; porsi come punto di rtife-rimento per quanti, appassionati ocultori della storia patria, possanotrovare nell'istituto un ausilio allaloro attività di ricerca. Per il raggui-gimento di tali fini l'istituto “DueSicilie” intende promuovere conve-gni, conferenze, dibattiti, seminari,proiezione di film e documentari,allestimento di un bollettino online, pubblicazione di atti di con-vegn, seminari nonché degli studistorici e delle ricerche compiute. Eproprio in tale direzione procede ilprimo seminario di studi2010/2011 che ha come obiettivoquello di portare il sud e l'espe-rienza meridionale nelle scuole se-condarie superiori, seminario che èriservato alle ultime classi dei di-versi indirizzi didattici. Durante gliincontri scrittori, giornalisti, storici,docenti universitari esporranno aglistudenti gli aspetti più diversi dellavita quotidiana, della filosofia, dellamusica, dell'arte, della storia e del-

Da reale delizia a discaricaLa triste storia di Carditello

TERRA DI LAVORO/L’edificio risalente alla metà del XVIII secolo messo in vendita a causa dei debiti

Tempo fa era stata intavolata una trattativa poi fallita con la regione CampaniaOra sembra che all’acquisto sia interessata la Camera di Commercio di Caserta

L’Istituto Storico “Due Sicilie”L’intenzione è quella di recuperare l’identità, la storia e la cultura del meridione d’Italia

L’INCHIESTA

23GIOVEDI’ 16 DICEMBRE 2010

TERZAPAGINA

Si rinnova nel centro storico di Roccasecca la magia di “Natale nel Vicolo”, giunta ormai alla quinta edizione.Anche questa volta l’attrazione sarà costituita dall'arti-stico presepe realizzato in una antica cantina del vicoloGiovinazzi. Per informazioni si può consultare il sitowww.natalenelvicolo.it

ROCCASECCARitorna la magiadi “Natalenel Vicolo”

corte in occasione delle battutedi caccia che tanto deliziavano isovrani di Napoli. Con la cadutadei Borbone e l'avvento dei pie-montesi nel meridione d'Italia, ilcomplesso venne incamerato daldemanio. Nel 1920 il fabbricatopassò all'Opera Nazionale Com-battenti mentre il terreno circo-stante, frazionato in più lotti, fupoi venduto a privati ad ecce-zione di una esigua striscia at-torno all'edificio. Dopo laseconda guerra mondiale quelche rimaneva dell'antica reggiafu ceduto al consorzio generaledi bonifica del bacino inferioredel Volturno che ne detiene an-cora la proprietà. Oggi il sito ècompletamente abbandonato,sommerso da immondizia, rifiutie sporcizia, tra una miriade didiscariche abusive ed autoriz-zate (a pochi km c'è il mega im-pianto di Ferrandelle) e sitiindustriali dismessi e fatiscenti.Qualche anno fa una oculataopera di restauro ha interessatoil corpo centrale del palazzo cheè tornato all'originario splen-dore. Tutto il resto (stalle, scu-derie, abitazioni dei coloni,ambienti per l'attività casearia)giace nel più totale degrado. Adonta dell'incuria, però (gli attivandalici e i furti di quel pocoche resta sono all'ordine del

ALVITO“Vivere la musica”presentala rassegnanataliziadi canto corale

Nel cuore della Terra diLavoro, a 4 chilometridal conune di San Tam-

maro, a metà strada tra Casertae Napoli, si trova la reggia diCarditello. Si tratta di un ele-ganre complesso architettonicorealizzato in stile neoclassiconella seconda metà del XVIIIsecolo dal re di Napoli Carlo diBorbone. All'inizio fu soprat-tutto una tenuta di caccia che siestendeva ininterrotta per oltre2 mila ettari tra boschi rigo-gliosi e campi verdeggianti. Inseguito Ferdinando IV volletrasformarla in una fattoria mo-dello, sul tipo di San Leucio,per la coltivazione del grano eper l'allevamento di cavalli dirazza pregiata, di bufale e dibuoi. Fu allora che nacque l'im-ponente fabbricato centrale lacui realizzazione fu affidata al-l'architetto Collecini, tra i col-laboratori più stretti diVanvitelli che, prendendospunto dagli edifici della roma-nità, volle inserirvi statue, obe-lischi, fontane, un tempiettocircolare di chiaro stile neoclas-sico e persino una pista per ca-valli. La reggia di Carditelloospitava il re e la sua sontuosa

Domenica 19 dicembre adAlvito si terrà “AspettandoNatale”, una rassegna dicanto corale. L'organizza-zione è a cura dell'associa-zione culturale “Vivere lamusica” in collaborazionecon l'assessorato alla cultura,sport e spettacolo della re-gione Lazio. Prevista la par-tecipazione di cinque corali:il coro polifonico Città di Al-vito, l'Ensemble Flos Vocalisdi Sinalunga, il coro polifo-nico “Voci Sparse” di SanDonato Valcomino, la coralepolifonica di Magione e ilcoro “Quinto Curzi” di An-cona. La rassegna si terrànella chiesa di San SimeoneProfeta con inizio alle ore17.00.

ROBERTO DELLA ROCCA

CASERTA

giorno), ancora si può gustare lavecchia armonia e l'austera bel-lezza di quello che una volta sifregiava del titolo di “reale deli-zia”. Il consorzio del Volturno(un altro dei tanti enti inutili cheproprio non vogliono morire),oberato da debiti colossali, nonpotendo badare alla manuten-zione del sito, ha pensato benedi metterlo in vendita. Qualchetempo fa era stata intavolata unatrattativa con la regione Campa-nia ma poi non se ne è fatto piùniente. Adesso pare che a Cardi-tello sia interessata la Camera diCommercio di Caserta. Si sta-rebbe trattando l'acquisto su diuna cifra oscillante tra i 7 e i 9milioni di euro. Per cercare dismuovere le acque si è mobili-tata persino una discendentedella vecchia dinastia regnantedi Napoli, la principessa Bea-trice di Borbone Due Sicilie, cheha lanciato un appello per il re-cupero della reggia. La speranzaè che questa volta la cosa possaandare a buon fine. Il riscattodell'identità del Sud parte dafatti concreti e non da trovatecarnevalesche (quali, ad esem-pio, il sedicente Parlamentodelle Due Sicilie) capaci sola-mente di strappare grasse risatee diffusi sentimenti di commise-razione.

l'economia. Previste anche presen-tazioni di libri che si spera possanostimolare un sano e costruttivo di-battito e mettere in contatto gli au-tori con le giovani generazioni. Laprima tappa del seminario di studiè prevista questa mattina (ore10.00-12.00) presso l'istituto IsissManzoni di Caserta ed avrà cometema “Perché studiare la nostra sto-ria”. I lavori saranno moderati dalcavalier Giovanni Salemi, presi-dente dell'istituto di ricerca storica“Due Sicilie”. Interverranno AdeleVairo, dirigente scolastico dell'IsissManzoni che illustrerà ai ragazzi ilprogetto, Ermino De Biase (sto-rico), Carmen Nugnes (imprendi-trice) e Fernando Riccardi(giornalista e scrittore). Per l'occa-sione sarano consegnati agli stu-denti due dvd contenenti labiblioteca digitale dell'istituto sto-rico, che comprende oltre 200 libriscritti tra il 1600 e il 1870 sulla sto-ria di Napoli e dell'Italia meridio-nale in genere.

FERNANDO RICCARDI

FROSINONE

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Sabato prossimo,18 dicembre,alle ore 17.00, il Museo Civicodella Media Valle del Liri, inPiazza Mayer Ross, a Sora,aprirà al pubblico le sale dedi-cate alla storia medievale e mo-derna della città. Saranno presentati anche inuovi e numerosi reperti chevanno a completare e ad arric-chire le collezioni archeologi-che corredate da un apparatodidattico interamente rivisi-tato. Il sindaco di Sora Cesidio Ca-sinelli, l’assessore municipalealle politiche culturali BrunoLa Pietra e il direttore scienti-fico del museo “FilippoDemma”, accoglieranno ilpubblico e i visitatori insiemeall’architetto Gianfranco Cau-tilli che illustrerà il progetto

Naufragio del Titanic: tragicoincidente o truffa colossale?

E poi c’è il mistero del Californian che aveva fermato le macchine lì nei pressi per non urtare i ghiacci

Nel 1898, ossia 14 anni prima del disastro, Morgan Robertson scrive un romanzodove un transatlantico, il Titan, affonda nell’Atlantico dopo aver urtato un iceberg

Sora/Nuove sale al museo civicoApre la sezione dedicata alla storia medievale e moderna della città e del comprensorio

L’INCHIESTA

23VENERDI’ 17 DICEMBRE 2010

TERZAPAGINA

Sabato 18 dicembre, nel centro storico di Veroli, andràin scena per “Ernica Etnica” lo spettacolo “La musicache abbiamo nel cuore”. Grazie alla verve ed alla straor-dinaria musicalità dei “MeRitmiRì” si potranno ballaresaltarelli e ballarelle davanti al gigantesco falò allestito in Piazza Mazzoli. Il tutto a partire dalle ore 21.00.

VEROLITorna la magiadi Ernica Etnica

ner, avrebbe avuto danni estesiagli ancoraggi della turbina cen-trale e alla chiglia. Sempre se-condo la tesi dello scrittore, laWhite Star Line non avrebbe assi-curato la nave e non avrebbe po-tuto permettersi i costi di unacorretta riparazione. A questopunto, per ottenere profitto da al-meno una delle due navi, sarebbestato deciso di scambiarle, e diconseguenza, il Titanic sarebbesopravvissuto 25 anni al suo disa-stro, continuando a navigare sottoil nome del gemello. La nave dan-neggiata sarebbe stata fatta affon-dare in mare aperto, per ottenereil rimborso dell'assicurazione. Ilpiano sarebbe stato quello diaprire le valvole nello scafo, alla-gandolo lentamente, una voltagiunti in un tratto molto traffi-cato. In questo modo le scialuppe,facendo molti viaggi tra il transa-tlantico e le navi in soccorso, sa-rebbero state più che sufficienti.Gardiner non spiega, però, comeuna nave gravemente danneggiatapossa mantenere una velocità dicrociera normale e navigare perbuona parte del Oceano Atlan-tico. Né riesce a spiegare come mai av-venne l'incidente contro l'icebergche provò numerose vittime, tracui lo stesso progettista della naveThomas Andrews. E così la suateoria, pur essendo molto sugge-stiva, ha perso di incisività anche

M.S.G. CAMPANOAl teatrocomunale spettacolodella compagnia“Palco Oscenico”

Il repentino affondamento delTitanic, una nave che tutticonsideravano inaffondabile,

ha fatto sorgere molti dubbi e,come solitamente accade in que-ste occasioni, ha dato la stura allestorie più strane, inverosimili edalle supposizioni più incredibili.Una di queste viene portataavanti da Robin Gardiner che inun suo libro, apparso qualcheanno fa anche in Italia (“I due Ti-tanic: L'enigma di un disastro vo-luto e di una truffa colossale. Ilvero Titanic non è mai partito!”,Piemme 1997), miscelando orga-nicamente una notevole mole dieventi e di coincidenze, alcuneveramente incredibili, concludeche l'affondamento altro non siache una colossale frode ai dannidelle compagnie assicurative. Ènoto che il Titanic aveva un ge-mello, l’Olympic varato nel 1910.Le due navi erano davvero moltosimili, tranne per alcuni piccoliparticolari come, ad esempio, lafinestratura del ponte passeg-giata. Il 20 settembre 1911 l'in-crociatore Hawke speronò lafiancata dell'Olympic. Entrambele navi erimasero gravementedanneggiate. La conseguente inchiesta gover-nativa assolse l'Hawke da ogniresponsabilità. L'Olympic,stando a quanto sostiene Gardi-

Venerdì 17 dicembre alle ore21.00 nel teatro comunale diMonte San Giovanni Campanola compagnia teatrale “PalcoOscenico” presenta lo spetta-colo “I cosi per cosare le cose”.“E’ uno spettacolo brillante edoriginale ma soprattutto diver-tente - spiega il capocomicoGianpio Sarracco - E’ diviso intre parti: nella prima liberospazio alla comicità demen-ziale; nella seconda vi sonosketch comici improntati sugliequivoci, per finire con la co-micità popolare, genuina, pic-cante, con la rivisitazione dellascena del Pezzente, uno deinostri pezzi più riusciti, cheper la prima volta portiamo ateatro dopo i successi ottenutinelle esibizioni di piazza”.

aver visto un razzo bianco levarsidalle luci di un piroscafo. Il capitano Stanley Lord fu infor-mato dello sparo dei razzi ma si li-mitò a ordinare le segnalazionicon la lampada morse, senza riu-scire a stabilire alcun contatto. Inseguito il capitano del Californianfu accusato del mancato soccorsoal Titanic. Però, dopo il ritrovamento del re-litto, si potè accertare che la posi-zione del Titanic era diversa daquella data nei messaggi di aiutoe che, con ogni provabilità, un'al-tra nave si trovava tra il Titanic eil Californian.

esecutivo. Contestualmente verrà apertoal pubblico il punto di infor-mazione turistica adiacentealla Piazza Mayer Ross che inmaniera coordinata con ilmuseo civico potrà servire diindispensabile supporto allarealizzazione di iniziative dipromozione turistica e cultu-rale della città sorana. Con queste nuove aperturel’amministrazione Casinellicompleta un percorso pro-grammatico di organizzazionedelle strutture culturali e ricet-tive della città nel quale si in-serirà quanto prima anchel’apertura del grande e ca-piente auditorium realizzatonel complesso dell’Istituto Ba-ronio di Sora in Piazza XIIIGennaio.

FERNANDO RICCARDI

FROSINONE

perché non ha trovato fonda-mento alcuno nelle inchieste giu-diziarie successive. Un altro fattostrano, e non è il solo, in questadrammatica vicenda, può esserevisto in un romanzo pubblicato daMorgan Robertson nel 1898, ossia14 anni prima di quei fatti, dal ti-tolo “Futility, or the wreck of theTitan”. L'autore racconta la storiadi un transatlantico, il Titan, con-siderato inaffondabile, che finiscein rotta di collisione con un ice-berg nel nord Atlantico e affondain poche ore di notte, guarda casonel mese di aprile. Una storia permoltissimi versi simile a quellache portò all'affondamento del

Titanic, il che non può non la-sciare a dir poco perplessi. E poi c'è il mistero del Califor-nian, una nave che sostava lì neipressi a macchine ferme per ti-more di urtare i ghiacci. Quandoil marconista tentò di avvisaredella presenza di grossi banchi diiceberg, dal Titanic risposero dinon occupare la linea riservata al-l'invio dei messaggi dei passeg-geri. Il marconista del Californianandò a dormire intorno alle 22.40,e dunque, alle 23.40, al momentodell'impatto del Titanic con l'ice-berg, nessuno poté sentire i mes-saggi di aiuto. Il secondo ufficialeStone del Californian raccontò di

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Nelle Scuderie del Quirinale, a Roma,è stata inaugurata una esposizione diopere pittoriche dell'Ottocento intito-lata “1861”. La mostra si prefigge diinstaurare un confronto tra gli eventiche maturarono nel biennio 1859-1860 (la seconda guerra di indipen-denza e la spedizione del Mille, che poiportò alla proclamazione del Regnod'Italia) e la pittura italiana di quellostesso periodo. Per questo troviamoesposte le opere dei cosiddetti “pittorisoldati”, lombardi, toscani ma anchenapoletani, tutti convinti patrioti, cheparteciparono in prima persona a que-gli accadimenti e li immortalarono neiloro quadri, forse, a volte, un po'troppo enfatici e pomposamente reto-rici, ma comunque utilissimi per rico-struire la storia di quel particolare edecisivo momento attraverso la rap-presentazione visiva. I nomi sonoquelli di Gerolamo Induno, Eleuterio

Pagliano, Federico Faruffini e MicheleCammarano. Ma c'è anche chi, purnon avendo partecipato in prima per-sona alle varie imprese, ne fu ideologi-camente partecipe: è il caso dellivornese Giovanni Fattori, capofiladei “macchiaioli”, che si recò spessosui luoghi dove si verificarono gli scon-tri bellici o gli altri eventi degni di nota,per toccare con mano la realtà che an-dava a raffigurare. Non mancano poile opere di quei pittori che vollero ve-dere nei fatti storici di altre epoche, vi-cine ma anche lontane, i prodromidell'epopea risorgimentale. È il casodello Spartaco capace di sfidare la po-tenza di Roma di Vincenzo Vela op-pure del Masaniello che incita ilpopolo napoletana alla rivolta controil vicereame spagnolo alla metà del Sei-cento dello scultore veronese Alessan-dro Puttinati. E mentre nel primopiano si possono ammirare i dipinti

La misteriosa fine di Luigi Alonzialias il brigante Chiavone di Sora

Con la sua scomparsa si esaurì il brigantaggio antipiemontese alla frontiera con lo Stato Pontificio

Il 28 giugno del 1862, alle prime luci dell’alba, in una radura della valle dell’Inferno,un plotone di esecuzione fucilò il “generale” assieme al fedele segretario Lombardi

Il “1861” alle Scuderie del QuirinaleLa rassegna con le opere dei “pittori soldati” rimarrà aperta fino al 16 gennaio

L’INCHIESTA

23MARTEDI’ 21 DICEMBRE 2010

TERZAPAGINA

Domenica scorsa a Sora, nei locali di “Biblioté” in viaLucio Gallo, è stata inaugurata la mostra di Rocco Alonziintitolata “Archeologia industriale”. Si tratta di 20 opererealizzate con materiali originali quali catrame, silicone,colla, olio e smalti. La rassegna resterà aperta tutti igiorni fino al 9 gennaio 2011 dalle 8.00 alle 24.00.

SORAMostra di Rocco Alonzia “Biblioté”

Civitella Roveto nell'ottobre del1860. Chiavone, poi, fu decisivoanche nel vittorioso scontro diBauco, l'odierna Boville Ernica,quando gli insorgenti del contealsaziano De Christen, sbaraglia-rono i granatieri dell'esercitopiemontese (gennaio 1861). Perqueste imprese il brigante soranofu nominato generale e poi “co-mandante in capo delle truppedel Re delle Due Sicilie”. Benpresto, però, il suo modo di con-durre le operazioni di guerriglianella zona della frontiera pontifi-cia e, forse, i suoi successi, entra-rono in contrasto con la visionepiù militare degli altri capi legit-timisti, specialmente stranieri,che erano giunti sulle montagnedi Sora per controllare più da vi-cino le iniziative di Chiavone.Nell'estate del 1862 i dissidi di-ventarono insanabili e culmina-rono con l'arresto dell'Alonzi.Un improvvisato tribunale diguerra presieduto dal generaleTristany lo condannò alla penacapitale. Il 28 giugno, alle primeluci dell'alba, in una radura dellavalle dell'Inferno, un plotone diesecuzione eseguì la sentenzamediante fucilazione. Assieme a Chiavone fu giusti-ziato anche il fedele segretarioLombardi. Poi i loro corpi fu-rono bruciati e del “generale” so-rano non restò che un miseromucchietto di cenere. Ma perché

ATINA“Nataleinsieme”con la rassegnainternazionaledi strumentipopolari

Luigi Alonzi, alias “Chia-vone”, nacque nel 1825 aSora nella popolare con-

trada della Selva. I germi delbrigantaggio avevano già conta-giato la sua famiglia: il nonnoValentino, infatti, nel 1799,aveva militato tra gli insorgentidi Gaetano Mammone in occa-sione dell'invasione giacobinadel napoletano. Nella secondametà del 1860, dopo l'impresadi Garibaldi, l'avvento dei pie-montesi nel meridione d'Italia ela fuga dei regnanti borboniciprima a Gaeta e poi a Roma,Luigi decise di ripercorrere leorme del nonno e, imbracciatolo schioppo, con una foltaschiera di paesani si mise a con-trastare l'avanzata dei soldati sa-baudi che cercavano dipenetrare nell'alta Terra di La-voro. Dotato di una certa abilitànel condurre la guerriglia, Chia-vone, come ben presto venne ri-battezzato, si rese protagonistadi numerose azioni che furonomolto apprezzate dalla centraleborbonica che da Roma dirigevale operazioni legittimiste nei ter-ritori del vecchio stato napole-tano. Fu proprio grazie alprezioso apporto dei brigantisorani che il colonnello borbo-nico De Lagrange riuscì a scon-figgere i reparti garibaldini a

E’ iniziata ad Atina e si pro-trarrà fino al 22 dicembre“Nataleinsieme”, una rassegnainternazionale di strumentipopolari con gruppi che pro-vengono da Armenia, Russia,Spagna e Italia. La manifesta-zione è organizzata dalgruppo folk “Valle di Co-mino” in collaborazione conl’amministrazione comunaledi Atina, con l’amministra-zione provinciale di Frosi-none, assessorato alla cultura,con l’azienda di promozioneturistica di Frosinone e realiz-zata con il contributo della re-gione Lazio. I gruppi cheparteciperanno alla kermessedi Atina saranno decentrati inaltri comuni della provincia diFrosinone.

radice. Forse le cose andaronocosì. O forse no. Forse gli impet-titi legittimisti erano diventatigelosi della fama e della noto-rietà raggiunta da Chiavone.Forse non sopportavano più,loro che erano ufficiali di car-riera, l'ingombrante presenza diun personaggio pittoresco maaudace che era stato capace disconfiggere più volte i soldatipiemontesi i quali, nonostante glisforzi, proprio non riuscivano aridurlo a più miti consigli. Fattosta che in quella calda estate del1862 Luigi Alonzi concluse in-gloriosamente la sua brillante“carriera” di brigante filo-borbo-nico. Con la sua morte, di fatto,venne a cessare la guerriglia an-tipiemontese nell'alta Terra diLavoro e, in particolar modo, neipressi della linea di confine chedivideva il neonato Regno d'Ita-lia con lo Stato della Chiesa. Adimostrazione palese che i legit-timisti che subentrarono al bri-gante sorano non seppero cavare,come si suol dire, un ragno dalbuco: la loro tempra, evidente-mente, era di tutt'altra natura.Da allora, però, accadde unacosa straordinaria. Chiavone erapassato a miglior vita ma il mitosi impadronì di lui e delle suegesta, rendendolo immortale.Ancora oggi, non a caso, più diqualcuno lo annovera tra i perso-naggi più illustri che Sora abbiamai avuto.

monumentali, anche e soprattuttonelle dimensioni, che illustrano il pro-cesso di unificazione nazionale, dallaguerra di Crimea fino al 1870 con l'en-trata dei bersaglieri italiani a Roma, sa-lendo al secondo ci si imbatte in unanutrita serie di quadri di formato piùridotto che cercano di cogliere l'ane-lito risorgimentale non più nei grandieventi che hanno fatto la storia ma at-traverso ambienti domestici, popolarie borghesi, ossia nelle famiglie, nellestrade, nelle piazze, nelle osterie. Unapiccola ma significativa sezione, l'ul-tima della mostra, che si condensa pra-ticamente nelle opere di GiovanniFattori, è diretta a ritrarre gli orroridelle vicende belliche e il sacrificio diquanti hanno dato la vita per procu-rare l'unità d'Italia. E, a ben vedere, loscopo primario della rassegna, che re-sterà aperta fino al 16 gennaio, è pro-prio questo.

Chiavone fu soppresso così sudue piedi? Cosa determinò sif-fatto epilogo? Di quali gravicolpe si era macchiato agli occhidel comitato legittimista? Difficile rispondere a tali interro-gativi anche perché dai docu-menti nulla trapela. E allora, gioco forza, bisognaprocedere per ipotesi. Il brigante

sorano stava forse pensando didefilarsi e di abbandonare lacontesa? Era pronto a passaredall'altra parte ossia con i pie-montesi? Di sicuro non sarebbestato né il primo né l'ultimo inquel travagliato decennio postu-nitario. I suoi compagni, però,non vollero correre rischi e deci-sero di eliminare il problema alla

FERNANDO RICCARDI

CASSINO

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Sono anni ormai che Ornello To-fani studia la monumentale acro-poli di Alatri e, in particolarmodo, i suoi aspetti per così diremisteriosi o, per lo meno, difficil-mente interpretabili. Sull'argo-mento ha scritto decine e decinedi saggi formulando teorie affa-scinanti quanto singolari chehanno suscitato l'interesse di ap-passionati e di esperti di tutto ilmondo. Ora torna di nuovo sul-l'argomento con una pubblica-zione dal titolo emblematico“Alatri, l'acropoli e i suoi mi-steri”, una sorta di riepilogo ditutti i suoi lunghi ed ininterrottistidi su una delle realtà aercheo-logiche più rilevanti dell'interapenisola italica. Ancora oggi, in-fatti, non si è in grado di determi-nare con esattezza chi siano stati

I misteri della spedizione dei Millee la strana morte di Ippolito Nievo

Lo scrittore viaggiava su di una nave che si inabissò all’improvviso ai primi di marzo del 1861

Il romanziere padovano aveva curato la gestione finanziaria dell’impresa di Garibaldi in Sicilia lavorando a stretto contatto di gomito con Bertani

La monumentale acropoli di Alatri in un nuovo libro di Ornello Tofani

L’INCHIESTA

23GIOVEDI’ 23 DICEMBRE 2010

TERZAPAGINA

Presso il chiostro di San Francesco, ad Alatri, si è aperta lamostra di presepi artistici “Alatri in Presepe”. Negli annipassati la rassegna ha fatto registrare un grandissimo suc-cesso. L'ultima edizione, che ha visto esposti 130 presepi,ha fatto registrare ben 15 mila presenze. “Alatri in Pre-sepe” resterà aperta fino al 6 gennaio del 2011.

ALATRIPresepial chiostrodi S. Francesco

sua marcia fino a Roma per mettere fineal potere temporale del Papa. La sua in-tenzione era quella di dar vita ad unasorta di “repubblica meridionale” sgan-ciata dalla Chiesa e dai Savoia. La qual-cosa incontrò subito la nettaopposizione della monarchia sabaudache mise in campo tutte le migliorienergie per stoppare sul nascere il pro-getto. E così mentre il nizzardo, re-spinta con grande fatica lacontroffensiva borbonica sul Volturno,marciava in direzione della CittàEterna, Vittorio Emanuele II, occu-pate le Marche e l'Umbria, scendevacon il suo esercito verso Napoli. ATeano (o, meglio, a Taverna Catena diVairano) ci fu il celebre incontro (26 ot-tobre 1860) e Garibaldi, obtorto collo,fu costretto a mettere da parte il suopiano che rischiava di incrinare i rap-porti tra il Savoia e Napoleone III diFrancia. Pochi giorni dopo (9 novem-bre), deluso e amareggiato, il generaleveleggiava alla volta di Caprera, conse-gnando ogni cosa nelle mani del re sa-baudo e di Cavour. Garibaldi eraormai fuori gioco e sulla questione ita-liana non aveva più voce in capitolo.Erano altri quelli che da Torino tira-vano le fila e conducevano le opera-zioni. Per questi ultimi il generale eradiventato un fastidioso ostacolo e an-dava pertanto messo in condizioni dinon nuocere. Si doveva, comunque,procedere con molta cautela conside-rata l'enorme fama e notorietà di cuiquest'ultimo continuava a godere inItalia e specialmente all'estero. Fu cosìche l'astuto e perfido Cavour escogitòun piano diabolico, uno di quelli per i

Ippolito Nievo, scrittore, giornali-sta, drammaturgo e romanziere, èai più noto per le “Confessioni di

un italiano”, opera pubblicata po-stuma nel 1869. Una vita breve ma in-tensa quella del nostro che, nato nel1831 a Padova da una agiata famiglia,morì nel corso di uno strano naufragionel mar Tirreno a soli trent'anni, nel1861. Non tutti, invece, conoscono neidettagli il suo excursus politico/mili-tare. Giovanissimo aveva partecipatoai moti del 1848. Decisivo fu l'incontrocon Giuseppe Garibaldi. Stregatodall'irresistibile fascino del generale,nel 1859 si era arruolato nei Cacciatoridelle Alpi. Da qui alle “camicie rosse”il passo fu automatico. Il 5 maggio del1860, tra i volontari che da Quartopartivano alla volta di Marsala a bordodel “Lombardo”, accanto a NinoBixio e a Giuseppe Cesare Abba,c'era anche Ippolito Nievo. Egli sicomportò così bene in terra di Sicilia,specialmente nella battaglia di Calata-fimi e nella presa di Palermo, che Ga-ribaldi non ebbe esitazioni anominarlo vice intendente generaledella spedizione, affidandogli impor-tanti incombenze amministrative. IlNievo tenne anche un diario in cui an-notò scrupolosamente tutti gli eventiche si verificarono dal 5 al 28 maggiodel 1860. Esauritasi l'impresa garibal-dina Ippolito ritornò a Torino con-tento di aver dato il suo contributo allacausa unitaria. Nel frattempo, però, lecose erano cambiate. Garibaldi, giuntoa Napoli, avrebbe voluto continuare la

Raccolta l'imponente documentazioneche stivò in sei capienti bauli verso lafine del mese si imbarcò sul vapore “Er-cole” per far ritorno sul continente.Sulla nave, al comando del capitanoMichele Mancino, con un equipaggiodi 63 marinai, vi erano 12 passeggeri e233 tonnellate di merci. Nella notte trail 4 e il 5 marzo, all'altezza della peni-sola sorrentina, nei pressi dell'isola diCapri, quando già si vedeva il golfo diNapoli, la nave, all'improvviso, si ina-bissò. Non ci furono superstiti. Eppureil mare quella notte era piatto come unatavola. Forse quella vecchia carrettaebbe un cedimento strutturale. O forseci fu dell'altro. Stanislao Nievo, proni-pote di Ippolito, molti anni dopo, parlòsenza mezzi termini di un attentato di-namitardo. L'Ercole, insomma, fu fattosaltare in aria e sprofondare negli abissimarini proprio per distruggere persempre prove di situazioni poco lecitee compromettenti. Ma per chi? Per Ga-ribaldi o per i suoi amici/nemici di To-rino? Una domanda alla quale non puòesserci risposta. La scomparsa di queidocumenti non placò la contrapposi-zione tra cavouriani e garibaldini cheproseguì animosa ma, purtroppo, ste-rile. I primi continuarono a sostenerel'allegra gestione economica e le ruberiedei garibaldini nel periodo della ditta-tura siciliana. Questi ultimi, invece, par-lavano di misteriosi agenti di Cavourentrati in azione per celare scomode ve-rità. Il rimpallo delle accuse non portòa niente. Nessuno potè addurre proveinconfutabili. La verità, d'altro canto,giaceva in fondo al mare, in quelle casselignee dove non restava che una in-forme poltiglia.

gli artefici della costruzione di unmanufatto così imponente che hacollocato Alatri tra le cosiddette“città ciclopiche”. La prefazioneal testo che si compone di 64 pa-gine, realizzato in elegante vesteeditoriale dall'Antica StamperiaTofani di Alatri, è a cura di SusyBlady, celebre volto di Sky, notaper i suoi viaggi in ogni angolo delmondo, e di Adriano Forgione,direttore della rivista “Fenix”. Illibro ripercorre con dovizia diparticolari le ultime scoperte ef-fettuate da Ornello Tafani sul-l'acropoli della sua città, le suesorprendenti intuizioni archeolo-giche ed astronomiche, le notiziesul “labirinto” rinvenuto nel chio-stro di San Francesco, con un in-tervento di Giancarlo Pavat e,infine, una scheda dettagliata suAlatri ad opera del prof. Mario

Ritarossi. Un'opera interessante,dunque, che getta nuova luce sulmistero dell'acropoli alatrense esu altre interessanti testimonianzearcheologiche della città. “E' statoun lavoro arduo – ci confida l'au-tore –, frutto di un intenso lavorodi ricerca, sostenuta dalla collabo-razione di studiosi ed esperti nelcampo dell'astronomia. Questomio saggio vuole essere un atto diamore per la città di Alatri e unmodo reale per continuare glistudi iniziati, già negli anni ot-tanta del secolo scorso, da donGiuseppe Capone”. Chi volesseprenotare in prevendita una copiadel libro di Ornello Tofani puòrecarsi all'antica Stamperia Tofanidi Alatri, versando un contributodi 10 euro. O si può rivolgere al-l'autore inviando un messaggio [email protected].

quali è passato alla storia. Iniziò, permezzo di alcuni fedeli emissari, a far cir-colare voci sulla allegra gestione finan-ziaria che avrebbe caratterizzato laspedizione garibaldina in Sicilia e la pa-rentesi dittatoriale. In effetti il denarogestito in quella occasione, provenienteda sottoscrizioni compiute in Italia e al-l'estero (specie in Inghilterra), che poiaumentò considerevolmente grazie allaconfisca dei depositi finanziari del go-verno borbonico sull'isola, raggiunse lastratosferica cifra di 600 milioni di lire.L'amministrazione di tale ingente patri-monio venne affidata da Garibaldi adAgostino Bertani, medico milanese difervente fede repubblicana, il vero “cas-siere” della spedizione dei Mille che,sarà pure un caso, ma tutto ad un trattodiventò ricchissimo. Quando i cavou-riani iniziarono a menare il torrone sulla

faccenda, Bertani tentò disperatamentedi difendersi approntando un reso-conto delle entrate e delle spese. Ma, adonta del suo impegno, non riuscì a dis-sipare i dubbi su una gestione econo-mica lacunosa e sospetta. Dai conti,infatti, risultava una cifra residua di 17milioni di lire che però in cassa non esi-steva. Dov'erano finiti quei soldi? Unmistero fitto e inestricabile che neanchei certosini conti di Bertani erano riuscitia svelare. Ed è proprio in questo mo-mento che ricompare sulla scena Ippo-lito Nievo che aveva curato la gestionefinanziaria della spedizione, lavorandoa stretto contatto di gomito con Ber-tani. E mentre quest'ultimo dirigeva iltutto da Genova, egli si trovava propriolì, in Sicilia. Per questo a Torino pensa-rono di affidargli l'incarico di tornaresull'isola per cercare di recuperare ladocumentazione cartacea sulla gestionedittatoriale. Missione vista di buon oc-chio dallo stesso Garibaldi il quale spe-rava di mettere fine a quella riddaincontrollata e denigratoria di voci.Nievo era la persona più indicata alloscopo non solo perché aveva avuto lavisione diretta delle cose ma anche per-ché, con incredibile zelo, aveva anno-tato meticolosamente tutto. Compresoil numero degli arruolati, le paghe adessi corrisposte, i costi delle fornituremilitari e le spese di gestione. Una ma-teria molto complessa dove spesso siera trovato in disaccordo con i respon-sabili della guerra dei governi dittato-riali, riscontrando un'enormeconfusione e conti che non quadra-vano. Ippolito partì da Napoli, sul va-pore “Elettrico”, il 15 febbraio del 1861e giunse a Palermo tre giorni dopo.

FERNANDO RICCARDI

CASSINO

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capitata alla giuria su di uncompact disk. L'invio inoltredovrà essere corredato da unversamento di 10 euro che nonvuole essere una tassa di iscri-zione, come pure accade inmolti concorsi di tal genere,ma soltanto un modesto maindispensabile contributo perla successiva stampa dell'anto-logia e della spedizione dellastessa agli autori. L'indirizzo al quale dovrà es-sere inoltrato a mezzo posta sial'opera poetica che la sommadi denaro è il seguente: Dome-nico Lattanzi, presidente asso-ciazione “Acta”, CorsoUmberto I n. 26, 03011 Alatri

Un museo racconta la bonificadelle paludi dell’agro pontino

LATINA/E’ sistemato nel vecchio ma imponente edificio dell’Opera Nazionale Combattenti

Cinque le sezioni: malaria, idraulica, prebonifica, bonifica idraulica, appoderamentoe trasformazione agraria. Notevole la documentazione fotografica ed iconografica

Premio di poesia “Giordana Tofani”ALATRI/Il termine ultimo per l’invio dei componimenti è fissato al 30 dicembre prossimo

L’INCHIESTA

23MARTEDI’ 28 DICEMBRE 2010

TERZAPAGINA

La rassegna musicale “Ascolta la Ciociaria 2010” si avviaormai alla conclusione. Ultimo appuntamento questa seraa Frosinone, presso la chiesa del Sacro Cuore, alle ore21.00, con l'orchestra sinfonica di Khmelintsky. La dire-zione artistica della manifestazione, iniziata il 3 settem-bre scorso, è stata curata dal maestro Francesco Marino.

FROSINONEUltima tappa di “Ascoltala Ciociaria”

ramente il passo. Fino a che nel1999, undici anni fa quindi, l'Ar-sial riuscì ad istituire un interes-sante museo che ripercorreva,attraverso una notevole docu-mentazione storica, fotografica,cartografica ed iconografica lastoria dei primi 56 anni del com-prensorio pontino, compresa ov-viamente la fase della bonifica.Quel museo, davvero ben alle-stito, si componeva di cinque se-zioni: malaria, prebonifica,bonifica idraulica, appodera-mento e trasformazione agraria.C'era soltanto un piccolo, tra-scurabile problema: in ossequioa problemi di carattere burocra-tico che ad un certo punto sonodiventati praticamente insor-montabili, quei locali non pote-vano essere aperti al pubblico. Ilmuseo, in poche parole, esistevama, nello stesso tempo, rimanevachiuso e non visitabile, una clas-sica situazione che nel nostro belpaese, purtroppo, si ripete conmonotona frequenza. Il mate-riale era stato sistemato nel vec-chio ma imponente edificiodell'Opera Nazionale Combat-tenti di proprietà del demanioche, però, aveva bisogno di unasistematica opera di restaura-zione. Per qualche tempo la si-

FROSINONEUn calendariofotograficoper vincereil disagiogiovanile

La bonifica delle paludipontine è sicuramenteuna delle imprese più ri-

marchevoli della prima metà delXX secolo. E la chiara improntadi Benito Mussolini (eranoquelli gli anni del regime fasci-sta) non può sminuire il tenoredella mirabile operazione che inpochi, a quel tempo, considera-vano realizzabile. Era tantotempo che a Latina (fu lo stessoDuce, il 30 giugno del 1932, afondare dal nulla la città di Lit-toria, convogliando in loco uncorposo nucleo di coloni emi-liani, veneti e friulani) e dintornici si stava adoperando per alle-stire un “Museo della TerraPontina” dove quella incredi-bile epopea potesse trovare lasua sede naturale di esposizionee di studio, tale da essere tra-mandata, con dovizia di partico-lari, anche e soprattuttofotografici, alle generazioni piùgiovani che niente conoscono eniente sanno di quella vicenda.Ma, nonostante gli sforzi, l'ini-ziativa frenata da intralci buro-cratici e la solita, cronicacarenza di fondi, segnava mise-

L’associazione “Società del Ci-nema Nino Manfredi” ha realiz-zato un calendario dibeneficenza destinato al centrodi pronta accoglienza “Il Giro-tondo” di Ferentino che ospitabambini appartenenti a famigliegravemente disagiate. Dodiciscatti suggestivi che hanno comeprotagonista il disagio in tutte lesue espressioni. Realizzato con ilcontributo dell’assessorato al tu-rismo dell’amministrazione pro-vinciale di Frosinone,dell’assessorato ai servizi socialidel comune di Ferentino e con ilsostegno di alcuni sponsor pri-vati, il calendario verrà presen-tato questo pomeriggio alle ore16.00, nella saletta interna delCentral Bar, in via Tiburtina, aFrosinone.

Grazie al fattivo interessamentodel commissario prefettizioGuido Nardone (a Latina lagiunta Zaccheo, minata da gravispaccature interne, è cadutaqualche mese fa e nella prossimaprimavera si eleggerà il nuovosindaco e la nuova assise munici-pale), considerato che i lavorierano ormai finiti da tempo, il“Museo della Terra Pontina” èfinalmente tornato nella sua sedenaturale. Un gradito quanto ina-spettato regalo alla cittadinanzache può così degnamente festeg-giare il suo 78° compleanno chefa di Latina una delle città più“giovani” d'Italia. La cerimoniadi inaugurazione si è tenuta inpompa magna lo scorso 18 di-cembre dopo che le autoritàhanno provveduto a deporre unacorona di alloro ai piedi del“Monumento al Bonificatore”che si erge nella storica Piazzadel Quadrato, proprio dal postodove è partita la mirabolante im-presa della bonifica. Una im-presa che, proprio per la suapaternità continua ad essere col-pevolmente trascurata ma cheoggi, grazie soprattutto all'aper-tura di quel museo, può final-mente essere considerata nellasua giusta ed ineccepibile dimen-sione storica.

(Frosinone). Naturalmente il partecipantedovrà corredare il tutto conuna scheda contenente i propridati anagrafici, recapito telefo-nico ed eventuale e-mail. Il plico, come già detto, dovràpervenire entro e non oltre il30 dicembre del 2010. Il materiale che giungerà fuoritempo massimo non potrà es-sere preso in considerazionecirca la partecipazione al con-corso. La cerimonia di premia-zione di terrà il 30 gennaio del2011, con inizio alle ore 18.00,presso il salone della bibliotecacomunale di Alatri. Per i vincitori sono previstipremi in denaro.

FERNANDO RICCARDI

FROSINONE

tuazione restò impantanata traun mare indistinto di carte finoa che, nel 2006, l'allora sindacodi Latina Zaccheo, riuscì final-mente a siglare un protocollod'intesa con l'assessore regionalealle politiche per il demanio. Ma,quando tutto sembrava avviarsiper il giusto verso, ecco che nel

2008, in occasione del 76° anni-versario della fondazione di La-tina, iniziavano gli interventi diristrutturazione dello stabile del-l'ONC dove doveva essere ospi-tato il museo. Fu indispensabile,allora, spostare tutto l'allesi-mento al PalaCultura. Dove è ri-masto fino a poche settimane fa.

Torna ad Alatri il premio na-zionale di poesia “GiordanaTofani”, giunto alla sua quartaedizione. Ancora una volta lamanifestazione è organizzatadall'associazione culturale“Acta”, presieduta da Dome-nico Lattanzi, con il patroci-nio dell'amministrazioneprovinciale di Frosinone e delcomune di Alatri e con il gene-roso sostegno della Banca dellaCiociaria. Il termine ultimo perl'invio dei componimenti è il30 dicembre prossimo. Gli organizzatori ricordanoche si può partecipare con unasola opera, naturalmente ine-dita, che non dovrà superare i40 versi e che dovrà essere re-

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Anche quest’anno il sindacoStefano Belli e l’amministra-zione comunale di Patricahanno voluto fare ai loro con-cittadini un gradito regalo inoccasione delle festività nata-lizie e di fine anno. Proseguendo una tradizionemolto apprezzata che ormaiva avanti da qualche tempo sisono adoperati per realizzareun artistico calendario che si-curamente troverà posto intutte le case delle famiglie pa-tricane. La distribuzione del semplicema quanto mai apprezzatoomaggio è stata curata neigiorni scorsi da parte dellamunicipalità cittadina.Il primo cittadino ha volutorivolgere un sentito e dove-

Una volta l’alta Terra di Lavoroera la “Brianza del meridione”

Dopo l’unità d’Italia i lanifici e le cartiere del sorano andarono incontro ad una crisi irreversibile

All’inizio dell’800 Isola del Liri, Sora, Carnello e Arpino davano vita ad un poloindustriale e manifatturiero tra i più tecnologicamente avanzati della Penisola

Un calendario fatto a regola... d’artePATRICA/L’idea nasce da un progetto elaborato dall’Accademia di Belle Arti di Frosinone

L’INCHIESTA

23MERCOLEDI’ 29 DICEMBRE 2010

TERZAPAGINA

Mercoledì 29 dicembre, alle ore 21,00, presso la chiesa diSan Lorenzo a Isola del Liri, ci sarà l'esibizione del “TrioDedalus” (chitarra classica, violino e violoncello). Dome-nica 2 gennaio, invece, sempre alle ore 21.00, suonerà labanda comunale di Balsorano. Infine, lunedì 3 gennaiosarà la volta del quartetto di flauti “Techne”.

ISOLA DEL LIRI Concertinella chiesadi San Lorenzo

la produzione dei tessuti petti-nati. Isola Liri, comunque, erarinomata soprattutto per le suecartiere che trovavano il loroprezioso alimento nella forzamotrice generata dal fiume Lirie dagli altri numerosi corsi d’ac-qua presenti in loco. Partendodagli stracci di cotone, utiliz-zando procedimenti tradizionalia metà tra il meccanico e il ma-nuale, si giungeva a produrrevari tipi di carta. L’industriadella carta, ad onor del vero, erastata già impiantata da diversisecoli; fu all’inizio del XIX se-colo, però, che nel sorano vi fuil vero boom. La “Cartiera delFibreno” costruita nel 1856, diproprietà del conte Lefebvre,era dotata di sofisticate mac-chine continue e producevacarta bianca, cartoni e carte daparati di gran pregio. Aveva ben500 dipendenti e sfornava ognianno 1.130.000 metri di diffe-renti tipi di carta; il tutto perl’esorbitante cifra di 200.000ducati. Senza dimenticare i nu-merosi altri stabilimenti indu-striali tra i quali la “CartieraCourier” che produceva unalarga gamma di tipi di carta (ba-stardella, conquille, genova,francese) e la “Lambert-Maz-

Un tempo, neanche poitroppo lontano, Isoladel Liri, Carnello, Ar-

pino e Sora godevano di unainvidiabile situazione econo-mica. Siamo all’inizio dell’800quando il sorano era conside-rato tra i poli industriali e ma-nifatturieri piùtecnologicamente avanzatidell’intera Penisola. Era “ilNord del Sud” insomma o, sepreferite, “la Brianza del meri-dione d'Italia”. Il fulcro di que-sto concentrato di industrie eraIsola del Liri, la Manchesterdel Lazio meridionale. La ric-chezza veniva assicurata da ungran numero di stabilimentiche spaziavano dal tessile alcartario. I grandi lanifici Polsi-nelli, Manna e Zino erano rino-mati in tutto il Regno di Napoliper la loro efficienza. Essi, cheoffrivano lavoro a molte centi-naia di operai, producevano le“forniture di panno rubio” uti-lizzate per confezionare i pan-taloni dell’esercito borbonico.La produzione tessile era quasitutta orientata sui panni e suicardati ma già si stavano intro-ducendo nuovi macchinari per

sorano iniziarono i momentibui, l’inarrestabile decadenza.Una serie variegata di fattoriprovocò la crisi profonda delsettore: le nuove esose tariffedoganali che mortificarono lacompetitività delle industrie so-rane; la sottrazione di granparte delle commesse militariche avevano fatto la fortunadegli stabilimenti tessili locali atotale beneficio di aziende delnord; il susseguente impoveri-mento dei capitali e del mercatodi consumo; l’inserimento in uncontesto di mercato più ampioa differenza di ciò che accadevaprima del 1860; la quasi totaleeliminazione degli investimentidi natura statale e, infine, la per-sistente volontà da parte dei go-vernanti sabaudi di favorire lacrescita delle aziende posizio-nate nel versante settentrionaledel nuovo stato unitario. Unadopo l’altra, le industrie tessili ecartarie della Valle del Liri fu-rono costrette a chiudere i bat-tenti o a ridimensionare dimolto gli obiettivi. E così tuttoandò perduto; dell’antica ric-chezza rimasero soltanto le im-ponenti strutture murarie,ormai desolatamente vuote e inrovina, di quegli stabilimentiche, pure, qualche anno primabrulicavano di vita e di opero-sità. La “Brianza del meridione”non esisteva più: era stata de-predata, depotenziata e co-stretta brutalmente alla resa.Non si può certo dire chel’unità d’Italia per Isola Liri,Sora e dintorni sia stata “un af-fare”. Quella crisi profonda,oltre a provocare la chiusuradelle fabbriche, determinòanche l’impossibilità di predi-sporre qualsiasi piano di ricon-versione e di sviluppo futuro.Effetti che sono giunti fino aigiorni nostri: al presente il so-rano tutto è meno che una re-altà industriale. Dello splendoredi un tempo è rimasto soltantoun ricordo pallido e indistinto.E’ stato dilapidato, insomma,un capitale di inestimabile por-tata. Agli errori antichi si sonoaggiunti quelli recenti e così lasituazione si è incancrenita e ilmalato è ormai alla fase termi-nale. Servirebbe una bruscasterzata, una netta inversione ditendenza sempre auspicata mamai realizzata: solo così si potràrisalire, pian piano, la china.Una volta eravamo “il Nord delSud”: è proprio così impossibiletornare ad esserlo?

roso ringraziamento a Si-mona Ferri, patricana doc,che ha adornato con i suoi si-gnificatiovi disegni il calenda-rio e ne ha curatomirabilmente, senza nulla tra-sciurare, l’intero progetto. “Il calendario nasce da unaidea dell’Accademia di BelleArti di Frosinone – ha volutoprecisare la stessa Ferri – e,precisamente, dal lavoro dellaprof.ssa di disegno Maria Te-resa Radogna, alla quale vatutta la mia riconoscenza perciò che ho imparato. La do-cente intendeva realizzare di-segni che raccontassero laprovincia ciociara per cuiogni allievo ha preso in con-siderazione aspetti culturali,paesaggistici o architettonicidella nostra terra”.

FERNANDO RICCARDI

FROSINONE

zetti” specializzata nella produ-zione del cartone. Fabbrichecontraddistinte da una avanzatatecnologia che suscitava ammi-razione in altre parti d’Italia enel continente europeo. Queiprodotti, oltre a soddisfare ilconsumo interno del Regno, ve-nivano esportati in Grecia, nelle

isole ioniche e nel nord Italiadove godevano di un floridomercato. All’improvviso, però,irruppero i Piemontesi, lo statoborbonico si sciolse come neveal sole e il sud della Penisolavenne, più con le cattive checon le buone, annesso al Regnosabaudo. Per il polo industriale

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Per iniziativa dell’associazione“Battaglia di Cassino” e, inparticolare, del suo dinamicopresidente, avvocato RobertoMolle, martedì scorso, in occa-sione del 67° anniversariodella strage di Collelungo (28dicembre 1943), quei tragicimomenti sono stati rivissutisul greto del rio Chiaro ovveronel luogo dove furono truci-dati 38 cittadini di Cardito equattro soldati italiani rimastiignoti. Una cerimonia sem-plice e informale concretizza-tasi con la deposizione di unfascio di fiori alla base dellagrande croce che segna l’epi-centro del nefasto evento.Quindi si è passati alla lettura,affidata alla dott.ssa GabriellaProtano, di alcune pagine dellibro di Costantino Jadecola

Quel tragico 28 dicembre del ‘43a Collelungo la neve si fece rossa

I tedeschi uccisero a colpi di mitraglia 42 persone che avevano trovato rifugio sulle Mainarde

Un episodio raccapricciante sul quale a distanza di tanto tempo ancora non è stata fatta piena luce. Ben 15 bambini tra le vittime della strage

Una cerimonia sul greto del rio ChiaroVALLEROTONDA/Sono intervenuti Roberto Molle, Costantino Jadecola e Benedetto Vecchio

L’INCHIESTA

23MERCOLEDI’ 29 DICEMBRE 2010

TERZAPAGINA

Venerdì prossimo, alle ore 18.00, nella chiesa di Santa Re-stituta a Sora, mons. Filippo Iannone, vescovo della dio-cesi di Sora, Aquino e Pontecorvo, presiederà laCelebrazione Eucaristica di fine anno. Al termine, dopo lapreghiera del ringraziamento con il canto del “Te Deum”,verrà consegnato il messaggio del Santo Padre, BenedettoXVI, per la Giornata Mondiale della Pace 2011.

SORA Mons. Iannonecelebra la messadi fine anno

libro di Costantino Jadecola. “E’il 28 dicembre (1943, nda), ilgiorno che la chiesa dedica allamemoria dei SS. Innocenti Mar-tiri. Il cielo si schiarisce lenta-mente… S’intravede unapattuglia tedesca scendere dallamontagna: ne passano tante daquella parte che non è proprio ilcaso di preoccuparsi… s’intuisceperò che quella non è una visita dicortesia. Nella mente degli sfollatibalenano tante cose… I tedeschi,infatti, disponendosi a cerchio,con movimenti secchi e violenti, lifanno riunire su un lato della ra-dura… i soldati cominciano a si-stemare una mitragliatrice con labocca puntata verso gli sfollati…i bambini piangono. Qualchedonna s’inginocchia e prega.Qualcuno implora. Angelina DiMascio stringe più forte sul seno,quasi a soffocarla, la sua bambina,Addolorata, un mese proprio quelgiorno… Si getta ai piedi del ser-gente tedesco che ha tutta l’aria dicomandare la pattuglia ed urlapietà, con quanto fiato ha in golaper la sua bambina. Per tutti ibambini. Per lei e per gli altri. Pertutta risposta il sergente le sferraun calcio sul viso ed Angelina ro-vina in terra cercando come può,nella caduta, di proteggere il cor-

La storia contempla avveni-menti, per così dire, diserie A ed altri decisa-

mente meno importanti. In que-st’ultima categoria rientra ciò cheaccadde il 28 dicembre del 1943a Collelungo, località montana diVallerotonda, uno degli ultimicomuni della provincia di Frosi-none, adagiato nel cuore del mas-siccio delle Mainarde. Unplotone di militari tedeschi tru-cidò barbaramente e senza al-cuna ragione 42 persone che inquel luogo impervio si erano ri-fugiate per sfuggire alle distru-zioni, ai rastrellamenti ed aglieffetti letali della guerra, con ilfronte che ristagnava da mesi inquel di Cassino. Un accadimentoatroce, sconvolgente, uno degliatti più feroci che caratterizzò inmaniera indelebile il lungo pe-riodo dell’occupazione tedescanel comprensorio del Lazio me-ridionale. Basti sottolineare chedelle 42 vittime ben 15 eranobambini con un’età compresa tra1 mese e 11 anni. Questo il dram-matico racconto del massacroche abbiamo ripreso, nei suoipassi più salienti, da “Linea Gu-stav” (Cassino 1994), l’ottimo

lenzio della morte”. Un episodioraccapricciante, inaudito, inspie-gabile. Eppure, a prescinderedalla accurata ricostruzione sto-rica di Jadecola che di recente ètornato a scrivere sull’argomento(“Vallerotonda 1943. La strage di-menticata”, Castrocielo 2006),sulla vicenda sembra essere calatauna densa cappa di oblio. Ancoraoggi non è stata fatta piena lucesull’orrendo misfatto. Né, tantomeno, il comune si è visto fregiaredella più che legittima medagliad’oro al merito civile che per ilsangue versato dai suoi martiri in-nocenti avrebbe sicuramente me-ritato. Eppure, al giorno d’oggi,una onorificenza o una medaglianon si nega a nessuno. Ad estrarrequesto tragico accadimento dallefitte nebbie della dimenticanza, sista prodigando, già da tempo esenza risparmio di energie, l’exconsigliere provinciale BrunoVacca che ha messo in campo al-cune iniziative meritorie. In primoluogo ha portato la questione al-l’attenzione dell’assise provincialedi Frosinone che già nel luglio del1999 approvò un ordine delgiorno che aderiva alla richiestadel comune di Vallerotonda per laconcessione della medaglia d’oroal valor civile per i poveri martiridi Collelungo. Nell’aprile del2004, poi, lo stesso Vacca ha inol-trato all’on. Flavio Tanzilli, allorapresidente della commissione par-lamentare sulle stragi nazifascistein Italia, la richiesta di riaprire l’in-chiesta sull’efferato crimine com-piuto dai soldati tedeschi. Nelcontempo ha sollecitato l'ex sin-daco di Cassino, Bruno Scitta-relli, nella sua veste di Presidentedel Comitato Celebrativo dellaBattaglia di Montecassino, a con-cedere finalmente al comune diVallerotonda la tanto agognatamedaglia d’oro. Tutte iniziative (c’è anche la pro-posta di istituire una “giornatadella memoria” da tenersi, ognianno, il 12 dicembre) che nonhanno portato assolutamente aniente. Esse non avrebbero dicerto il potere di restituire la vitaa quei poveretti che in quel freddomattino di dicembre andarono in-contro al loro calvario. Potreb-bero servire, però, a far accenderei riflettori su di una vicenda che èstata dimenticata e quasi comple-tamente rimossa. E, forse, a ren-dere più tranquillo il riposoeterno di quei 42 martiri che aCollelungo videro bruscamenteinterrompere, e senza motivo al-cuno, la loro parabola terrena.

“Vallerotonda 1943. Una tra-gedia dimenticata”. Si sonopoi susseguiti alcuni inter-venti, tra cui quello dellostesso Costantino Jadecola e diRoberto Molle allo scopo di ri-cordare il drammatico eventoaccaduto ma che è servitoanche per denunciare, ancorauna volta, la mancanza di qual-sivoglia riconoscimento uffi-ciale in memoria delle vittimedi quella strage. Che poi, a benvedere, è la cosa che desta si-curamente più sacalpore. L’austero cerimoniale si è con-cluso con la voce di BenedettoVecchio, leader degli MBL(Musicisti del Basso Lazio),che ha eseguito, visibilmentecommosso, “Collelungo”, unadelle sue canzoni più belle epiù significative.

FERNANDO RICCARDI

FROSINONE

picino di Addolorata: nemmeno iltempo di riprendersi per rendersiconto che sta per morire con Ad-dolorata tra le braccia, quantobasta al sergente per estrarre la pi-stola dalla fondina e sparare,senza esitazione e senza pietà, sumadre e figlia. Come quei colpiriecheggiano nella vallata, proprio

allora ha inizio il terrificante con-certo della mitragliatrice. Il mas-sacro di Collelungo… Urla,invocazioni, preghiere nemmenosi ha il tempo di farle che vengonosoffocate in gola. I corpi si am-massano su altri corpi già privi divita… Il sangue arrossa la neve esul greto del rio Chiaro cala il si-

Un momento della cerimonia. In alto il libro di Costantino Jadecola

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Serata all’insegna della musicacontro ogni forma di razzismo edi intolleranza quella organizzatadalla scuola media “Diamare-Conte” all’Aula Pacis oggi 22 di-cembre. Il titolo della serata rispecchiaampiamente il significato dellamanifestazione “Le note nonhanno passaporto”che ha comeobiettivo principale proprioquello di favorire la cultura del-l’integrazione, della tolleranzafra i giovani, gli studenti e nellasocietà civile moderna semprepiù multirazziale. “La serata è la conclusione didue seminari – spiega il dirigentescolastico, prof.ssa Loretta Pa-naccione – organizzati dall’Uni-versità di Cassino su temi diimportanza fondamentale per lanostra società. Si tratta, in parti-

Angelo Santilli, filosofo e patriotapoco conosciuto che va rivalutato

Aveva aderito al movimento che voleva trasformare il Regno di Napoli in una monarchia costituzionale

Il 15 maggio del 1848 fu trucidato a colpi di baionette e di percosse con il fratello Vincenzo nella casa di Piazza Monte Oliveto a Napoli: non aveva ancora 26 anni

Le note non hanno passaportoCASSINO/All’Aula Pacis lo spettacolo organizzato dalla media “Diamare-Conte”

L’INCHIESTA

24MERCOLEDI’ 22 DICEMBRE 2010

TERZAPAGINA

Questa sera, alle ore 21.00, a Roma, presso l'auditoriumdell'università di Tor Vergata, facoltà di lettere e filosofia(via Columbia 1), si terrà il Concerto di Natale organizzatodall'Avsi, Associazione Volontari Servizio Internazionale. Siesibiranno per l'occasione Benedetto Vecchio e i Musicistidel Basso Lazio. Ospite della serata Ambrogio Sparagna.

ROMAIn facoltàconcertodegli MBL

nell’arco di sei anni: dal 1842 al 1848. Nel1842 pubblicò la sua prima opera filosofica“Le idee soggettive”, che grande acco-glienza ebbe negli ambienti intellettuali edaccademici dell’intera Penisola a tal puntoda doverne fare una seconda ristampa perla vasta richiesta che ebbe quale testo distudio nelle scuole del granducato di To-scana. Santilli non si fermò: continuò a stu-diare, a scrivere e ad insegnare. Nell’apriledel 1844 e, successivamente, nel marzo del1848, fondò e diresse, consecutivamente, igiornali “L’Enciclopedico”, dove manmano esponeva l’ evolversi del suo pen-siero filosofico, saggi letterari, di estetica edi diritto e “Critica e Verità” su cui scrisseprincipalmente di critica politica indiriz-zata all’ambiguità di re Ferdinando e delsuo governo. Santilli fu anche poeta, abileed esperto verseggiatore estemporaneo,pubblicando le sue poesie sul giornale “LaGazza”. Intanto la fama letteraria e poeticadel Santilli ebbe grande risonanza a Napolie sempre nel 1846, su proposta del mini-stro della pubblica istruzione dello statonapoletano, fu nominato Presidente del-l’Accademia Dantesca che però, nell’otto-bre del 1847, fu fatta chiudere dalla stessapolizia borbonica perché, ricorda AttoVannucci (1808-1883), “sotto apparenzeletterarie mirava ad intenti liberali ed uma-nitari”. Nel frattempo Santilli intrattenevafitte corrispondenze epistolari con perso-naggi illustri ed influenti del suo tempo:con il Segretario di Stato di papa Pio IX,cardinale Gizzi (1787-1849), che ne fu tal-mente colpito da scrivere di lui come mo-strasse “pur ancora in giovane età, un’erudizione da far spavento”; con il filosofoe letterato nonché, all’epoca, ministro del-l’interno e quindi degli esteri dello StatoPontificio, Terenzio Mamiani (1799-1885);con il filosofo eclettico francese Victor

Angelo Andrea Silvestro Santillinacque a Sant’ Elia il 28 ottobre1822, figlio del giovane medico Sil-

vestro, che fra il 1827 ed il 1829 sarebbestato anche sindaco di Sant’Elia, e di Giu-seppa Mancini, originaria di Castel Baro-nia, nei pressi di Avellino, ma residente aSan Germano (Cassino). Compiuti i primianni di studi a Sant’ Elia, nel 1835, all’ etàdi 13 anni, il piccolo Angelo fu portato aNapoli, a completare gli studi, dallamadre Giuseppa e accompagnato dal fra-tello maggiore Vincenzo e da quelli piùpiccoli Giuseppe e Giovanni, dal giovanecompaesano Filippo Picano e dalla fante-sca Carmela Mega. Santilli andò ad abi-tare al secondo piano della palazzinaLeanza, in Piazza Monteoliveto al VicoGravina I°, alle spalle di via Toledo e ac-canto al rinascimentale ed elegante pa-lazzo Gravina (XVI sec.), oggi sede dellafacoltà di architettura dell’università Fe-derico II. Con il fratello Vincenzo entrònella scuola privata di Francesco Murrodove seguì gli studi liceali. Nel 1840, all’età di 18 anni, Angelo Santilli si iscrissealla facoltà di giurisprudenza della regiauniversità di Napoli dove, fra gli altri,ebbe come insegnante il maggior filosofoitaliano dell’epoca, il settantenne filosofokantiano, calabrese di Tropea, barone Pa-squale Galluppi (1770-1846), titolare, dal1831, della cattedra di logica e metafisica.All’ età di 20 anni, nel 1842, Angelo San-tilli si laureò in filosofia e in legge,aprendo uno studio legale ed una scuolaprivata di diritto in via Ponte di Tappia,sempre nei Quartieri Spagnoli, nei pressidi via Toledo. L’attività filosofica, giuri-dica, letteraria e politica del Santilli si sa-rebbe svolta, incessante e copiosa,

scorso in Largo Castello, nei pressi del Ma-schio Angioino, e disperse gli ascoltatori.Santilli denunciò, il giorno successivo, ilfatto sul suo giornale “Critica e Verità” laqual cosa gli creò ancor più inimicizia e so-spetti da parte della polizia borbonica. Allafine di febbraio del 1848 moriva la mammadi Angelo Santilli, Giuseppa Mancini, a soli53 anni di età. Il 20 marzo dello stessoanno, Santilli aprì, una frequentatissimascuola privata di diritto costituzionale e discienze morali, sita in Calata Trinità Mag-giore, nei pressi di via Monteoliveto. Nelmese di aprile si tennero le elezioni deimembri della Camera dei Deputati. Glieletti si recarono a Napoli a Palazzo Gra-vina, sede del Parlamento, in via Monteo-liveto, adiacente all’ abitazione del Santilli,dove a metà maggio si sarebbe dovuta te-nere la seduta inaugurale e il giuramentoalla Costituzione. Fu allora che venneroalla luce i profondi contrasti che divide-vano il gruppo dirigente liberale fra con-servatori e progressisti e, nello stessotempo, le reali intenzioni sempre assoluti-ste di Ferdinando II. Il 13 maggio, al mo-mento del giuramento si sviluppò, inParlamento, una vivace discussione sullaformula del giuramento stesso provocandoun’ agitazione sempre più crescente tra lapopolazione napoletana. Proprio per pre-venire eventuali subbugli, già dal giornoantecedente, il 12 maggio, Re Ferdinandoaveva cominciato a far schierare l’ esercitonei punti strategici della città. Le voci chesi diffondevano in città sui contrasti tra ilre ed i deputati alimentavano il malcon-tento e il 14 maggio in alcune vie di Napolifurono innalzate le prime barricate. Ilgiorno dopo la tensione era diventata cosìalta che non fu più possibile evitare gliscontri. Per le strade di Napoli si svolse unavera e propria battaglia fra le truppe fedelial re e gli insorti. Questi erano solo un mi-gliaio, mentre i soldati erano circa dodici-mila, tra cui i più attivi furono alcuniagguerriti reggimenti svizzeri. La battagliadurò parecchie ore e si sviluppò nelle zonepiù centrali di Napoli dove erano stateerette la maggior parte delle barricate, intutto un’ ottantina. Si sparò anche dalle fi-nestre e dai tetti di Palazzo Gravina. L’esitodello scontro era scontato: gli insorti eranoin netta minoranza e la “plebe” non solonon aderì alla rivolta, ma intervenne alfianco delle truppe regolari, contribuendoattivamente anche al saccheggio delle caseespugnate dai soldati. Il “popolo” dei bor-ghesi, artigiani, bottegai ed inservienti, adifferenza della “plebe”, si schierò dallaparte dei liberali. La battaglia si protrasseper tutta la giornata e le barricate furonosmantellate dai soldati con largo spargi-mento di sangue. Ai soldati svizzeri fu datoordine di scovare e uccidere il Santilli chesi era barricato in casa febbricitante. Nellatarda mattinata giunsero fin sotto la suaabitazione, in Piazza Monteoliveto, facen-dola oggetto di fucilate che uccisero il gio-vane Filippo Picano e la serva di casaCarmela Mega, che si erano esposti dallefinestre. Indirizzati da coinquilini delatori,irruppero nell’appartamento, al secondopiano, e trucidarono, a baionettate e a colpidi calci di fucile, Angelo Santilli e suo fra-tello Vincenzo gridando: “Ed ora perchénon predichi?”. Gli altri due fratelli, Giu-seppe e Giovanni, erano riusciti a trovareriparo presso la famiglia Leanza, al pianosuperiore. Molti degli scritti del Santilli fu-rono dati alle fiamme e i corpi martoriatidi Angelo e Vincenzo furono trascinati perle strade, buttati su un carro con altri corpidi vittime della rivolta e gettati infine in unafossa comune.

colare, di un seminario su ‘Lastoria della diversità femminile’,tenuto dalla prof.ssa FiorenzaTaricone e l’altro su ‘I diritti deiminori’ tenuto dalla prof.ssaDiomira Zompa docenti dell’ate-neo cassinate che ha coinvolto inostri allievi”. La serata vedrà la partecipazionedel gruppo musicale “Mediterra-neo” composto da musicisti ec-cezionali quali Bruno Galasso,Massimo D’Ermo, Alfonso Deli-cato, Daniele Evangelista e lavoce di Stefania Esposito. Uno spettacolo che vedrà anchel’esibizione del soprano CarlaMazzarella e degli alunni dellascuola “Diamare-Conte” che in-terpreteranno alcuni brani coralicurati dagli insegnanti. Si inizia alle ore 19.30.

Felice Pensabene

Cousin (1792-1867), professore di Esteticapresso l’università La Sorbona di Parigi,tramite il quale, da liberale moderatoqual’era, approdò, nel 1846, al pensiero fi-losofico del socialismo utopistico franceseed europeo di Proudhon, Saint Simon,Blanc e Owens, su cui egli stesso, il Santilli,modulandolo secondo i suoi princìpi cri-stiani, liberali e umanitari, volle esporre,nello stesso anno, le proprie idee in meritonei suoi scritti “Il socialismo in economia”e “Lavoro, industria e capitale”, pubblican-doli sui giornali “La Gazza” e “Il Pro-gresso”. Il pensiero filosofico del Santilli,che nel frattempo, fra il 1843 e il 1846,dopo il libro “Le idee soggettive” del 1842,aveva pubblicato altri saggi in merito suigiornali “Il Progresso”, “L’Enciclopedico”e “La Gazza” (“Sul realizzamento del pen-siero”, “Sviluppo filosofico dell’ Autorità”,“Cenno psicologico sull’ attività e la passi-vità dello spirito” e “Princìpi dell’ Umanitàrazionale”) partiva, come quello del suo

maestro Galluppi, dal criticismo kantianoper poi demolirne l’ idealismo e dimo-strare, per andare alla ricerca di certezze everità, come la realtà dello spirito vivesse esi sviluppasse nella natura. Fra il 1846 ed il1847 inizia a frequentare i circoli culturalidi Napoli, vere e proprie fucìne e fermentidi idee liberali e si avvicinò alle idee fede-raliste e neoguelfiste di Vincenzo Gioberti(1801-1852) giungendo a scrivere al Cardi-nale Gizzi perché il Pontefice si facessepromotore e guida di un federalismo an-tiaustriaco fra tutti gli altri Stati in cui l’ Ita-lia era divisa. Angelo Santilli, alla fine delmese di gennaio 1848, cominciò a dedicarsialle pubbliche assemblee ed alle pubblichepredicazioni contro il governo assoluto diFerdinando II, cercando di contemperarela sua educazione cattolico-liberale con lesue nuove convinzioni socialiste umanita-rie. Parlò nelle piazze di Napoli e nei paesivicini assieme al popolano don Michele Vi-scusi. Alla fine di gennaio, anche sotto laspinta delle arringhe pubbliche del Santilliin ogni vicolo ed in ogni piazza di Napoli,oltre che in provincia, fu organizzata nellacapitale una grande manifestazione, nellaquale fu richiesta al re l’ emanazione dellaCostituzione che, alla fine, Ferdinando IIconcesse il 29 gennaio 1848, con l’ impe-gno di indire quanto prima elezioni demo-cratiche del Parlamento. Angelo Santilli,che i temibili sgherri borbonici del Mini-stro Bozzelli avevano intanto soprannomi-nato per spregio “il predicatore”, nonsmise di parlare alle folle napoletane per-ché proprio tramite la Costituzione si po-tessero migliorare le condizioni civili esociali della popolazione. Ma dopo qualchegiorno, mentre lo stuolo degli ascoltatoridel Santilli andava ingrossandosi sempre dipiù, la cosa cominciò a creare preoccupa-zioni e timori nella polizia borbonica tantoche il 16 marzo 1848 interruppe un suo di-

BENEDETTO DI MAMBRO

S. ELIA FIUMERAPIDO

PRESEPE!VIVENTE!A!PIUMAROLA

Tutto pronto per il presepe vivente nella popolosa

frazione di Piumarola, a Villa Santa Lucia.

L'evento natalizio, promosso e organizzato dalla

Parrocchia di San Giacomo Apostolo con il patro-

cinio dell'amministrazione comunale, si terrà il 24

dicembre prossimo, a partire dalle ore 21.30.

Oltre 50 saranno i figuranti impegnati nella mani-

festazione, giunta ormai alla sua terza edizione.

La rappresentazione della natività si svolgerà

lungo le vie del borgo dove per l'occasione sa-

ranno riaperte le vecchie botteghe artigianali nelle

quali verranno rappresentati i mestieri di una volta

oggi scomparsi.

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lasciato un vuoto incolmabilenella piccola ma operosa comu-nità di Caprile. E così “Natale in Musica” vuoleanche essere l'occasione per ri-cordare una persona che tanto siè adoperato per il suo borgo eper l'intero comune di Rocca-secca. Il concerto, la cui organizzazioneè curata come sempre dall'asso-ciazione culturale “Le TreTorri”, prevede quest'anno lapresenza di quattro artisti dichiara fama: Maristella Mariani(soprano), Cesidio Iacobone(baritono), Andrea Mele (pia-noforte) e Fabio Angelo Cola-janni (flauto) che oltre ad esserel'apprezzato direttore artisticodel Festival “Severino Gazzel-loni”, ha curato anche, con laconsueta e riconosciuta compe-

Garibaldi in Sicilia: fu vera gloria? Retroscena poco noti dell’impresa

Ombre sulla battaglia di Calatafimi (15 maggio 1860) che consegnò l’isola alle camicie rosse

Lo storico De Sivo sostiene che il generale borbonico Landi in cambiodi una ingente somma di denaro abbia ordinato il ritiro delle sue truppe

Ritorna a Caprile “Natale in Musica” ROCCASECCA/Il concerto si terrà domenica 2 gennaio ore 18.00 in Santa Maria delle Grazie

L’INCHIESTA

29VENERDI’ 31 DICEMBRE 2010

TERZAPAGINA

La Parrocchia di Santa Maria Maggiore di Pastena, in col-laborazione con le Associazioni Avis e Pro Loco e con ilpatrocino del consorzio “Grotte di Pastena” ha organiz-zato il tradizionale presepe vivente. La rappresentazionedella natività, che già si è svolta il giorno di Santo Stefano,si ripeterà il 2 gennaio, a partire dalle ore 15.30, nel centrostorico del paese.

PASTENA Grande attesaper il presepevivente

vogliano seguire il suo esempio pro-cedendo sulla strada del ristabili-mento della verità storica. E, in attesadi adesioni, Sindoni non è rimastocon le mani in mano. Un largario giàintitolato all’eroe dei due mondi è di-ventato “Piazza IV Luglio” per ricor-dare la battaglia navale che nel 1299si svolse sul mare di Capo d’Orlandoquando il re di Sicilia Federico IIId’Aragona riuscì per il rotto dellacuffia a sfuggire agli Angioni su-bendo la distruzione di moltissimenavi e la morte di 6.000 siciliani. Lostesso sindaco si sta adoperando percambiare denominazione anche allevie principali della sua città ad ini-ziare da quelle intitolate a NinoBixio, altro garibaldino doc, e aFrancesco Crispi. Come interpre-tare il clamoroso gesto del primo cit-tadino siciliano compiuto, per di più,mentre sono in corso le roboanti ma-nifestazioni celebrative del 150° an-niversario dell'unità d'Italia? Aseconda delle posizioni ognuno con-dannerà spietatamente oppure esal-terà senza mezzi termini il suooperato. A noi non interessa più ditanto partecipare a questo gioco stuc-chevole e, francamente, inutile. Cipare molto più interessante, invece,analizzare l’aspetto storico della vi-cenda che presenta molti aspetti a dirpoco oscuri. Ad iniziare dal rapido etravolgente successo che accompa-gnò l'incedere di Garibaldi e del suoesiguo manipolo in terra di Sicilia. Di

Qualche tempo fa Enzo Sin-doni, sindaco di Capod’Orlando, in Sicilia, ha de-

molito a colpi di martello una targache dedicava a Giuseppe Gari-baldi il piazzale antistante la sta-zione ferroviaria del suo comune.“Il mio gesto eclatante - ha affer-mato - non vuole cambiare il corsodella storia ma soltanto ristabilire ifatti per come realmente si sonosvolti. Garibaldi, proprio qui, con lasua spedizione di mercenari, hafatto tantissime vittime”. E ancora:“… riappropriamoci del nostro pas-sato per guardare meglio al nostrofuturo. Così come abbiamo comin-ciato a fare a Capo d’Orlando si tol-gano dalla toponomastica regionaletutti i nomi di quelle persone chesulla pelle dei siciliani hanno fattofortuna. Abbiamo tanti veri eroi cherealmente per la nostra amata terrasi sono immolati. Oggi per la mag-gior parte di loro c’è l’anonimatopiù assoluto. Cominciamo a dare unsegnale forte a tutta l’Italia: in Siciliasono finiti i tempi delle conquiste.Riappropriamoci dunque della no-stra storia e del nostro orgoglio”.Una vera “crociata” quella pro-mossa dal sindaco della graziosa cit-tadina siciliana il quale speraardentemente che tanti altri, nel-l’isola e nel continente, sappiano e

nerale Landi, intanto, il giorno 17giunse con le sue truppe a Palermo.I soldati napoletani erano disorientatie, soprattutto, non riuscivano a com-prendere il motivo di quella ritirata.Emblematica la domanda che un mi-litare, preso per ubriacone e subitozittito, rivolse in dialetto al suo co-mandante per sapere se a Calatafimiavevano vinto oppure perso. Fattosta che in seguito una commissionemilitare dispose per il generale la de-gradazione e la collocazione a riposo.Venne poi rinchiuso nel carcere diIschia in attesa di un processo checon il crollo del regno di FrancescoII non fu mai celebrato. Ma davveroLandi fu un traditore? O soltanto uncodardo e un incapace? I più, ligi alrigido dogmatismo storiografico,propendono per la seconda ipotesi,facendo risaltare grandemente, difronte alla viltà dell’ufficiale borbo-nico, l’ardimento di Garibaldi ca-pace, da par suo, di raddrizzare unasituazione disperata. A quanto pare,però, non si trattò solo di incapacità.Uno storico attento e autorevolecome Giacinto De Sivo afferma cheLandi, nel febbraio del 1861, pre-sentò al Banco di Napoli una fede dicredito dell’importo di 14.000 ducati.Era, insomma, il prezzo del tradi-mento, il vero motivo per cui a Cala-tafimi aveva ordinato ai suoi soldatila ritirata. Il diavolo, però, fa le pen-tole ma non i coperchi. All’atto di in-camerare il malloppo un solerteimpiegato si avvide che quella cedolaera spudoratamente falsa. O, meglio,valeva soltanto la miseria di 14 du-cati. Il vecchio generale ci rimase cosìmale che qualche tempo dopo fucolto da un colpo apoplettico e passòa miglior vita. Non prima di confes-sare, forse per vendicarsi o, forse, inun estremo rigurgito di onestà, diaver ricevuto quel titolo da Garibaldiin persona. E così la battaglia di Calatafimi,quella che consegnò alle “camicierosse” il possesso della Sicilia, po-trebbe essere stata decisa da un vol-gare episodio di corruzione. E la cosanon deve sorprendere più di tanto.Nel corso della spedizione si registra-rono altri analoghi episodi. Lo stessoCavour aveva provveduto a conse-gnare al contrammiraglio Carlo Pel-lion di Persano “un fondo spese…di un milione di ducati destinati allacorruzione degli ufficiali borbonici”. Prima di concludere, ma sull’argo-mento torneremo ancora, un’ultimasintetica annotazione. Nello scontro di Calatafimi perserola vita 32 garibaldini e 36 borbonici.Non vi sembra un bilancio fin troppoesiguo per una battaglia che, secondola “vulgata” ufficiale, è stata decisivaper le sorti di Garibaldi e della suamirabolante impresa che portò, insoli 147 giorni, alla conquista delRegno di Napoli?

tenza e bravura, anche il con-certo natalizio di Caprile. Che per certi aspetti e per l'asso-luta levatura dei protagonistipuò essere considerato una sortadi gustosa appendice della ormaicelebre rassegna conosciuta intutto il territorio nazionale edanche oltre. Saranno eseguite, secondo unascaletta sapientemente allestita,musiche di Bellini, Donizetti,Mozart, Rossini e Verdi. A presentare la serata sarà labella e brava Valeria Altobelli.Per informazioni si può contat-tare la segreteria organizzativapresso l'associazione culturale“Le Tre Torri”, in via Castelvec-chio a Caprile di Roccasecca, te-lefonando ai seguenti numeri0776.567073 e 0776.566172(anche fax).

FERNANDO RICCARDI

FROSINONE

certo il prode nizzardo ci mise moltodel suo, in quanto a valore ed ardi-mento, per condurre in porto l’im-presa. Detto ciò, però, non ci sembradi offendere l’inclita epopea risorgi-mentale cercando di ricostruire comeeffettivamente andarono le cose inquella primavera del 1860. La storiaufficiale, quella che si legge solita-mente sui libri per così dire “orto-dossi”, considera la battaglia diCalatafimi (15 maggio) l’evento checonsegnò ai garibaldini le chiavi dellaSicilia. Fu proprio in quella occa-sione che il generale, rivolto al fidoBixio, avrebbe pronunciato la famosafrase “qui o si fa l’Italia o si muore”.

Ora, mettendo per un attimo daparte l’enfasi patriottarda, c’è da direche quello di Calatafimi fu un benmisero accadimento. Tra le truppeborboniche, 3.000 uomini al co-mando del vecchio e malato generaleFrancesco Landi e il raccogliticcioesercito di Garibaldi (ai Mille sierano aggiunti altrettanti “picciotti”siciliani), non ci fu che una modestascaramuccia. Che, ironia della sorte,volse in netto favore dei borboniciche riuscirono persino ad imposses-sarsi del vessillo garibaldino.Quando, però, i soldati napoletanierano sul punto di cogliere un nettosuccesso, improvviso e inaspettato,giunse l'ordine del generale Landi diabbandonare il campo e di ripiegaresu Palermo. Eppure i reparti del co-lonnello Sforza erano ad un passodalla vittoria e stavano già inse-guendo i garibaldini in rovinosa fuga.E pensare che i borbonici avrebberopotuto gettare nella mischia altri1.500 uomini tenuti di riserva. Qualeil motivo di un comportamento cosìinspiegabile? Uno dei Mille, France-sco Grandi, così ha lasciato scrittonel suo diario: “I garibaldini si mera-vigliarono, non credendo ai loroocchi e orecchie, quando si accorseroche il segnale di abbandonare la con-tesa non era lanciato dalla lorotromba ma da quella borbonica”.Circostanza confermata anche daGiuseppe Cesare Abba al quale“pareva miracolo aver vinto”. Il ge-

Domenica 2 gennaio torna a Ca-prile di Roccasecca “Natale inMusica”, manifestazione checonta ormai parecchie edizioni eche ha sempre fatto registrare unottimo successo di pubblico e dicritica. L'appuntamento è per le ore18.00 in quella splendida e ma-gica atmosfera barocca dellachiesa parrocchiale di SantaMaria delle Grazie, al centro delcaratteristico borgo, non nuova,per la verità, ad ospitare eventidi tal genere, ad iniziare dal Fe-stival Internazionale “SeverinoGazzelloni”. Da qualche anno,poi, le sublimi note musicali ven-gono dedicate a Pasqualino Ric-cardi, insegnante di lungo corsoed irreprensibile amministratorecomunale fin dai primi anni deldopoguerra, la cui scomparsa ha

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una sorta di gomma che opportuna-mente lavorata può diventare un pro-fumo, un cosmetico oppure un olioaromatico). Ma torniamo a noi. Lamanifestazione sorana, che vuole ri-percorrere fedelmente quel particolareevento molto caro alla tradizione cri-stiana, è organizzata dall'associazioneculturale “La Cometa”, mai nome fupiù appropriato, con il patrocino del-l'amministrazione comunale. L'inizioè previsto per le ore 17.00 quando siavvierà il fastoso corteo con oltre centofiguranti vestiti con costumi tipici del'700 napoletano. Più di una sfilata,quindi, si può parlare di una vera epropria rievocazione storica dove iparticolari, specialmente quelli relativiagli abiti, sono curati anche nei dettaglipiù trascurabili. Ed in ciò si vede lamano abile e sapiente dei sempre piùapprezzati stilisti sorani Rocco DiPassio e Romolo Tamburrini. Il cor-teo si snoderà tra Piazza Indipen-denza, Corso Volsci per poi sfociare

Tredici scatti per immortalare i grandi eventi della Provincia

Il calendario 2011 curato da Gabriele Pescosolido è stato presentato ieri mattina a Frosinone

L’assessore Abbate: “Mettere in rete le manifestazioni del territorio” Il presidente Iannarilli: “La cultura si trasformi in volano di sviluppo”

Befana a Sora con la sfilata dei re MagiIl corteo si snoderà lungo Corso Volsci per poi sfociare nel cuore del centro storico

L’INCHIESTA

29MERCOLEDI’ 5 GENNAIO 2011

TERZAPAGINA

Giovedì 6 gennaio, festa dell'Epifania, a Fontechiari, nellachiesa parrocchiale dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista,con inizio alle ore 20.30, si terrà un concerto di musica clas-sica. Si esibirà il soprano Maristella Mariani, accompagnata da Clara Lombardi alla fisarmonica e da Erasmo Spinosa alclarinetto. Dopo l'ottima performance della scorsa estate, aFontechiari ci si aspetta un'altra esibizione di assoluto livello.

FONTECHIARIConcertodella Befanain chiesa

il presidente Antonello Iannarilli, iconsiglieri Patrizi e Bracaglia, il diri-gente Andrea Di Sora, il funzionariodel settore cultura Marco Chiappini ei rappresentanti dei comuni e delle as-sociazioni che organizzano gli eventiche sono stati immortalati nelle foto.Il presidente Iannarilli ha sottolineato ilgrande sforzo che la Provincia sta fa-cendo nel settore della cultura, soste-nendolo anche a fronte dei forti tagli neifondi operati dal goveno nazionale. “Ilmio augurio è di fare sempre meglio –ha sottolineato il presidente - e di tra-sformare la cultura nel volano di svi-luppo dell’intero territorio”.Più articolato l’intervento dell’assessoreAbbate che nel suo discorso, oltre apresentare il calendario, ha spaziato atrecentosessanta gradi sulle attività incantiere nel 2011 da parte del suo as-sessorato. “E’ desiderio mio e del pre-sidente Iannarilli – ha spiegatol’assessore – rivolgere alla comunitàdella provincia di Frosinone un sinceroaugurio di serenità per il 2011. Lo fac-ciamo con questo calendario che racco-glie le immagini delle manifestazioniculturali realizzate con i finanziamentidell’assessorato alla cultura attraverso ilprogetto Grandi Eventi, nel corso del-l’anno 2010. Una pubblicazione dal ta-glio garfico innovativo che vuoleesaltare creatività e potenzialità del ter-ritorio, nella convinzione che sia pro-prio la cultura la nostra principalerisorsa, qui alimentata da molteplici edimponenti tradizioni millenarie, cui ilnuovo corso amministrativo della Pro-vincia ha inteso conferire centralità

Un calendario che non è sempli-cemente tale. Che non serve so-lamente a scandire i giorni del

2011 ma ha l’ambizione di esseremolto di più. E’ quello presentato ierinella sala del consiglio dell’ammini-strazione provinciale di Frosinone dal-l’assessore Antonio Abbate. Trediciscatti che immortalano, uno per pa-gina, gli eventi culturali di eccellenzadella provincia di Frosinone che sisono svolti nell’anno 2010 e che l’am-ministrazione Iannarilli ha ritenuto didover finanziare con fondi provincialiproprio per la loro rilevanza artistica.Nelle pagine patinate del calendario,curato dal grafico Gabriele Pescoso-lido di Sora, sono immortalati i mo-menti clou: il Certamen Ciceronianodi Arpino, nella copertina, il Liri BluesFestival di Isola del Liri, a gennaio, ilFestival Lirico di Casamari a febbraio,il Festival Internazionale del Folkloredi Alatri a marzo, Ascolta la Ciociariaad aprile, Cassino Arte a maggio, Ala-tri Blues a giugno, Atina Jazz a luglio,i Fasti Verulani ad agosto, il Festivaldel Teatro medievale e rinascimentalea settembre, il Premio letterario Val-comino di Alvito ad ottobre, il FiuggiFamily Festival a novembre e il Festi-val delle città medievali di Monte S.Giovanni Campano, Anagni e Cassinoa dicembre.Nella sala consiglio a presentare il ca-lendario alla stampa, oltre all’assessoreAbbate e al grafico Pescosolido, anche

chetto ‘Cultura della Ciociaria’ da poterrivedere sul mercato turistico. Per que-sto è mia intenzione creare un tavolopermanente con gli operatori del set-tore. Poi, a breve partirà un portaledella cultura della provincia di Frosi-none, un portale che raccoglierà tutte lenotizie dai territori, aperto alla collabo-razione dei territori stessi. Annuncio in-fine per l’inizio di febbraio la cerimoniaper inaugurare in provincia la dona-ziona, da parte della famiglia, di un cro-cificco carolingeo dell’artista TommasoGismondi, che farà il paio con ‘La Dan-zatrice’ di Amleto Cataldi, già posizio-nata nell’atrio del palazzo provinciale”.Il calendario della cultura l’abbiamosfogliato. E’ veramente bello. Un og-getto da collezione che vuole lanciareun messaggio: vedete quante cose cisono di livello in provincia di Frosi-none? Valorizziamole e fruiamone tutti.Ne sono state stampate 5mila copie everranno distribuite nel territorio. Unaconclusione che ci pare il segno dellabontà dell’iniziativa e del modo di con-durre l’assessorato da parte di AntonioAbbate. Sono presenti nel calendariodei grandi eventi manifestazioni di co-muni amministrati dalla destra e dallasinistra, segno che la cultura è superpartes e che Abbate interpreta al meglioil suo ruolo istituzionale. I rappresen-tanti dei grandi eventi hanno mostratodi gardire il calendario e hanno ringra-ziato la Provincia per averlo realizzato.Che non sia proprio la cultura la nuovavia di crescita economica e sociale diquesto territorio? Lo speriamo viva-mente.

nel cuore del centro storico. Il serviziod'ordine sarà svolto come al solito daivolontari dell'associazione “La Co-meta”. La Befana, si sa, porta via nelsuo sacco consunto tutte le feste nata-lizie. Qualcuno sostiene che in quelsacco vada a finire anche gran partedell'allegria e della spensieratezza cheha caratterizzato il Natale e l'avventodi un nuovo anno. Anche perché,esauritasi la lunga parentesi festiva,tutti ritornano fatalmente al lavorousato, agli affanni ed alle preoccupa-zioni che caratterizzano la vita di tuttii giorni. Anche per questo, però, èconsigliabile concedersi un ultimomomento di svago e di divertimento.E la sfilata dei Re Magi a Sora, contutto ciò che vi ruota attorno, può es-sere sicuramente uno di questi. Un'ul-tima occasione che non si può perdereprima che il tran tran quotidiano ri-prenda a macinare chilometri con lasua inarrestabile progressione. L'ap-puntamento, quindi, è per il giornodella Befana, a Sora, ore 17.00.

POMPEO DI FAZIO

FROSINONE

nella propria agenda politica. Essaesalta le eccellenze e tende nelle nostreintenzioni ad indicare, in particolarealle nuove generazioni, la necessità direcuperare identità culturale, di guar-dare al futuro con ottimismo, di sosti-tuire negligenze con conoscenze, direstituire finalmente dignità ed orgoglioalla nostra terra. L’auspicio è quindiquello di un impegno corale per la cre-scita di questa Provincia, per restituirleil ruolo che le spetta, per amare mag-giormente una terra cui necessita, oggipiù che mai, la riscoperta di quell’iden-tità e di quel senso di comunità chesembrano smarriti. Identità e senso dicomunità intesi come solidarietà e or-

goglio, ma anche come rispetto per sée per gli altri, amore per quello che pos-sediamo, dal nostro patrimonio cultu-rale a quello economico e sociale.L’impegno quotidiano, fin qui profusodal mio assessorato alla cultura e datutta l’amministrazione Iannarilli,stanno a testimoniare che far rinascerequesta Provincia è possibile, così comesaranno possibili la crescita e lo svi-luppo per tutti se solo sapremo ricor-dare che la cultura è un bene comune”.L’assessore Abbate ha spiegato, inoltre,le direttrici su cui intende lavorare peril 2011: “Mettere in rete tutte le orga-nizzazioni che promuovono cultura nelterritorio, in modo da definire un pac-

A Sora il lungo ed intenso periododelle festività natalizie e di fine anno siconcluderà il giorno dell'Epifania conla caratteristica sfilata dei Re Magi perle vie della città. Nel Vangelo di Mat-teo si racconta che tre enigmatici sa-cerdoti ed astrologhi, Gaspare,Melchiorre e Baldassarre i loro nomiitalianizzati, provenienti dall'Oriente,dopo aver percorso un lungo ed inter-minabile cammino seguendo unastrana e luminosa stella, la cometa,giunsero a Betlemme per omaggiareed adorare il bambino Gesù, il re deiGiudei. Sulla paglia della povera ca-panna, alla cui sommità si era fermatala stella, proprio ad indicare che quelloera il punto di arrivo, i tre misteriosipersonaggi, dalle vesti ricche e sfar-zose, deposero i loro preziosi doni,ossia oro, incenso e mirra (In moltioggi si chiedono: cos'è la mirra, parolache si sente ripetere solo nel periodonatalizio? Si tratta di una sostanza ri-cavata da alberi che si trovano nellazona del mar Rosso o nel Madacascar,

Da sx l!assessore Antonio Abbate e il presidente Antonello Iannarilli

ANAGNIGrandesuccesso per “La Viadei Presepi” La “via dei presepi” alle-stita nella città dei papicontinua a richiamare visi-tatori da ogni angolo dellaprovincia. A dimostrazioneche la manifestazione,dopo 12 edizioni, ha im-boccato la direzione giu-sta. Lungo il percorso sipossono ammirare 16 pre-sepi molto apprezzati dagliappassionati che anchenei giorni feriali si river-sano numerosissimi incittà. Quest'anno poi gli or-ganizzatori hanno pensatodi raccogliere fondi da de-stinare ad attività di carat-tere benefico. Un ottimomotivo in più per visitare la“via dei presepi”.

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Borjés, il racconto di un’infamiaFulvio D’Amore ripercorre la vicenda del generale catalano fucilato a Tagliacozzo nel 1861

Il ricercatore abbruzzese utilizzando documenti di archivio e fonti ufficiali ricostruisce un evento poco conosciuto del travagliato periodo postunitario

Campello di Itri, immagini e sentieri di antiche civiltàQuesto pomeriggio sarà presentato l’ultimo libro di Antonio Masella e del compianto Albino Cece

L’INCHIESTA

29SABATO 8 - DOMENICA 9 GENNAIO 2011

TERZAPAGINA

Questo pomeriggio, con inizio alle ore 16.30, presso i localidella biblioteca comunale, si terrà la cerimonia conclusivadella prima edizione del premio “I Love Alatri 2010”. La ma-nifestazione intende offrire un riconoscimento a persone dellacomunità alatrense che si sono particolarmente distinte con laloro attività nell'ambito della cultura, del sociale, dell'artigia-nato, delle attività artistiche, dell'imprenditoria.

PREMIO“I Love Alatri2010”: oggil’atto finale

Borjés, nato a Vernet, piccolovillaggio della Catalogna, nel1813, “fervente cattolico, scrit-tore di trattati inediti d'argo-mento militare”, nel 1860,preceduto dalla fama “d'indo-mito guerrigliero” si recò aRoma “proponendosi per laformazione di un corpo di car-listi spagnoli, da aggregare alleguide del generale pontificioDe Lamoricère”, che avreb-bero sostenuto la causa dei le-gittimisti borboniciprendendo, poi, “parte attiva aitentativi sovversivi nelle pro-vince napoletane” come ebbe ascrivere un cronista del gior-nale “Il Nazionale”, in occa-sione della pubblicazione diuna missiva scritta dal principeFulco Ruffo di Scilla, indiriz-zata a José Borjés, “l'energicograduato borbonico che sindall'inizio occupò un posto dirilievo nella corte napoletana inesilio”. Fu proprio il principe di Scillanel luglio 1860 a incaricareBorjés della “spedizione nelleCalabrie”. Recatosi a Marsiglia,dove “avrebbe avuto dal gene-rale Clary tutte le istruzionicirca il punto di sbarco, la cam-pagna e i modi per unirsi ai

Un'indagine storica rela-tiva alla “guerriglia an-tiunitaria”, scoppiata

nel meridione all'indomanidell'unità d'Italia, volta a ri-scoprire la figura del generalecatalano José Borjés, “uno deipiù rinomati cabecillas –scrisse il filosofo e storico Be-nedetto Croce – delle guerrecarliste, coraggioso, esperto diguerra, sincero e devotouomo”, impegnato dal 1860 al1861 in una spedizione a fa-vore del sovrano del Regnodelle Due Sicilie in esilio,Francesco II. Ecco allora che FulvioD'Amore, nel suo ultimo“Uccidete José Borjes”, editoda Controcorrente (pp. 227,euro 20,00. Per ordinazioni081.421349), ripercorre la vi-cenda del legittimista europeo(che in copertina la casa edi-trice, spiega lo stessoD'Amore, ha deciso di chia-mare Borjés, nome che rie-cheggia la lingua della patriadel generale catalano), conparticolare attenzione a tuttoil fenomeno del brigantaggiomeridionale.

Luppa. Ne scaturì, si legge nelrapporto stilato dal maggioreFranchini, “un vivo combatti-mento”. Il contingente al comando diBorjés oppose una strenua resi-stenza vinta dall'incendio ap-piccato dai bersaglieri alcasolare. I prigionieri, cui,“non si esclude l'ipotesi”, erastata promessa salva la vita, fu-rono portati a piedi a Taglia-cozzo, dove vennero fucilati,probabilmente anche per nonaver concesso “rivelazioni sugliorganizzatori della spedi-zione”. Un'interessante indagine sto-rica quella offerta da FulvioD'Amore che, basandosi suuna corposa documentazionestoriografica e fonti ufficiali,rappresenta un ulteriore tenta-tivo di “verifica storica” dellevicende relative all'unità d'Ita-lia e alla lotta tra “piemontesi enapoletani narrata principal-mente dalla parte dei vinti”, as-secondando il decisivoincremento, vissuto negli anni'90, dagli studi critici relstivi alfenomeno del brigantaggio,perché “si vuole sapere di piùattraverso il racconto dei pro-tagonisti, si prova a dare voce achi voce non ha mai avuto”.

PIERA ALTAMURABENEVENTO

capi delle bande di Calabria eBasilicata”, scrisse lo studiosoRaffaele De Cesare, da lì partìalla volta di Malta, da dove sidiresse in Calabria. Il 13 set-tembre 1861, in compagnia didiciassette spagnoli e degli uf-ficiali borbonici Achille Ca-racciolo e Giuseppe Coriba,sbarcò sulla spiaggia di Branca-

leone Marina. Ma qui Borjés ei suoi compagni, scrisse Croce,“non trovarono se non qualchebanda di volgari delinquenti,allora sfuggendo a tutte le vigi-lanze penetrarono fin nel cuoredella Basilicata”, dove il con-dottiero spagnolo, il 21 ottobre1861, incontrò CarmineCrocco Donatelli, capo di unabanda di mille uomini il quale,come lo stesso dichiarò, “vi-veva aggredendo, taglieg-giando, uccidendo di tanto intanto” e che si rifiutò di obbe-dire agli ordini del generalespagnolo. Fu proprio l'incompatibilitàdel “legittimismo vero e pro-prio”, di cui Borjés si facevapromotore, con la guerrigliaportata avanti da Crocco e ingenerale dalle bande brigante-sche lucane, a sancire gli insuc-cessi della missione intrapresadal cabecilla catalano. L'8 di-cembre 1861, infatti, i bersa-glieri del maggiore EnricoFranchini, insieme a ungruppo di Guardie Nazionalidi Sante Marie, in Abruzzo, in-tecettarono Borjés e i suoi com-pagni che “stanchi e intirizzitidal freddo, pensarono di ripo-sarsi e ristorarsi” nella cascinaMastroddi, nel bosco di

Sarà presentato questo pome-riggio, alle ore 18.30, presso lasala consiliare del comune di Itriil libro “Campello d!Itri: immaginie sentieri di antiche civiltà”, rea-lizzato da Antonio Masella edal compianto Albino Cece, perconto del quale la pubblicazioneè stata curata postuma dal figlioGiuseppe. Quest!opera rappre-senta il primo studio comples-sivo svolto sul vasto territoriomontano di Campello d!Itri a cuiben poca attenzione è stata de-dicata sinora nelle ricostruzionidelle vicende storiche del com-prensorio aurunco. In molti mesidi appassionata ricerca i dueautori attraverso ricognizionisvolte sul campo, hanno fornitoun primo importante tentativo diricostruzione della presenzaumana su Campello d!Itri attra-

verso la rilevazione delle traccedi sentieri e di insediamenti abi-tativi ancora individuabili. Il testoè corredato da una ricca e affa-scinante documentazione foto-grafica realizzata dallo stessoMasella che mostra al lettore unaccenno dell!importanza che neitempi antichi il territorio di Cam-pello d!Itri rivestiva. La ricerca ècompletata da un vero e propriocensimento degli insediamentiabitativi di cui si sono conservatifino ad oggi le tracce. Il libro,inoltre, contiene, da un lato, la ri-chiesta agli studiosi di livello ac-cademico di intervenire perapprofondire i risultati della ri-cerca svolta e, dall!altro, rivolgeun appello alle istituzioni localiaffinchè si facciano carico delleemergenze storiche ed archeo-logiche emerse in così impor-

tanti proporzioni. Gli stessi au-tori ipotizzano un intervento direcupero dell!area mediante lacostituzione di un “parco au-runco della pietra” che potrebberappresentare l!unico e soloesempio in Italia di un pianoromedievale rurale attrezzato. Ri-mane, in chi scrive, il rammaricoche quest'opera trovi la luce aun anno e mezzo di distanzadalla improvvisa scomparsa delgiornalista e storico locale Al-bino Cece, uno tra i più puntualicollaboratori delle pagine cultu-rali della vecchia edizione de“L'Inchiesta”, allora settimanale,il quale, insieme ad Antonio Ma-sella ha profuso tantissimeenergie nel tentativo di fornirel!inquadramento storico delle ri-levanze archeologiche emersea Campello d!Itri.

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Dopo tanti anni di duro lavorodi sistemazione e di riordino, pe-raltro non ancora portato a ter-mine in tutte le sue articolatefasi, finalmente l'archivio storicocomunale di Castro dei Volsci èdiventato una realtà. Il merito va ascritto per interoalla locale amministrazione co-munale e, in particolar modo, alprimo cittadino Antonio Borsache molto si è adoperato in talsenso. La documentazione archivisticaè vastissima e di grande impor-tanza storica: si parte infatti dalXVI secolo e si giunge fino al de-clinare del secolo scorso. Tra le perle lo statuto comunaledi Castro vergato dal principeMarco Antonio Colonna (1662)e “l'istrumento di concordia” tra

Ragionando sulle mura megalitichedi Casalucense a S. Elia Fiumerapido

Furono rinvenute del tutto casualmente nel 1992 e sembrano risalire al IV o III secolo avanti Cristo

Potremmo trovarci di fronte alle poderose rovine dell’antica città sannita di Amiternum a guardia della gola del Rio Secco e della via per Cominium

Castro/L’archivio storico del comuneintitolato al vecchio sindaco Ambrosi

L’INCHIESTA

29VENERDI’ 24 - SABATO 25 DICEMBRE 2010

TERZAPAGINA

C'è grande attesa ad Amaseno per l'apertura del presepenella chiesa dell'Annunziata, una tradizione che si ripete da tanto tempo e che ogni anno viene dedicato ad un temadiverso riscuotendo sempre un grande successo di critica e di visitatori. Il momento topico ci sarà dopo la messa solenne di Natale con il pubblico delle grandi occasioni.

AMASENONotte di Natalecon il presepedell’Annunziata

La strada per Pratolungo le interrompee le taglia ma, sotto il ciglio stradale, ri-cominciano a scendere a spezzoni che sisnodano, volgendo verso ovest, nella bo-scaglia che le nasconde e sono per lo piùalte m. 2,20 e spesse cm. 70. Giunte acirca 200 metri a monte del santuario co-minciano a risalire verso sud-est, costi-tuite per lo più da asperità naturali, equindi verso il colle di Campopiano (m.476). Probabilmente, come cercheremodi dimostrare, ci troviamo di fronte aipossenti resti dell’antica città sanniticadi Amiternum, a guardia della gola delRio Secco e dell’antica via pedemontanache da Interamna Lirenas e quindi daCasinum conduceva ad Atina e Comi-nium, in Valle di Comino, sulle alture diVicalvi come supposto nel 1971 da Mi-chele Jacobelli, e distrutta dai Romaninel 293 a.C. nel corso della terza guerrasannitica (298-291 a.C.). I resti ancoravisibili delle mura di “Amiternum”,compreso il circuito di Costalunga, siestendono per oltre un chilometro.Molto si è discussso e si continua a di-scutere sulla collocazione geografica del-l’Amiternum sannitica di cui ci parla lostorico romano Tito Livio. Qualcuno, adesempio, la colloca nei pressi deL’Aquila, a San Vittorino, ma quell’Ami-ternum era in Sabina e non nel così dettoin lingua osca Safnio (il Samnium deiRomani). C’è intanto da osservare che iSabini durante la terza guerra sanniticasi mantennero indipendenti e non pre-sero parte al conflitto come invece gliEtruschi e gli Umbri e poi che il territo-rio dell’Amiternum sabina, assieme a

Furono casualmente rinvenutenella primavera del 1992 da Sa-batino Di Cicco e con molta pro-

babilità sono da far risalire al IV o IIIsecolo avanti Cristo. Si ergono, impo-nenti e massicce, costruite in tecnicapoligonale di I e II maniera, sui colli diCasalucense a Sant’Elia Fiumerapido.La prima muraglia si dipana a forma dicircuito approssitivamente oblungo, amo’ di fortezza di avvistamento, sullasommità del colle Costalunga (m. 348)a nord del Santuario-Monastero di Ca-salucense (m.198) prospicienti la goladel Rio Secco e la valle di Olivella, suiprimi balzi di monte Cierro (m.461) edel retrostante monte Cifalco (m.947).E’ formata da massi giganteschi sovrap-posti a secco l’uno sull’altro senza alcunlegante cementizio ed ha un perimetrodi oltre trecento metri. Quelle rivoltead ovest, lungo il crinale di Costalungae cioè verso Olivella, raggiungono neipunti più alti l’altezza di circa cinquemetri ed hanno uno spessore di oltremezzo metro. I massi che le compon-gono raggiungono le dimensioni di cm.100 x 80 per oltre mezzo metro di pro-fondità. Quelle rivolte verso est sonorimposte su un terrapieno ed in partesono crollate. Quelle che restano sonoalte circa m. 3 e larghe cm. 70. Ad uncerto punto, come constatato in succes-sive escursioni, quelle rivolte a sud co-minciano a scendere, per oltre centometri, verso il santuario di Casalucenseed in parte i massi sono rotolati a valle.

Livio in Sabina a San Vittorino pressoL’Aquila. Meno problemi geograficiporrebbe, invece, un’ eventuale Amiter-num sannita posta a metà strada, in ter-ritorio di Sant’ Elia Fiumerapido, fra“Interramna quae via Latina est” e il“maxime depopulato atinate agro”,come scrive Tito Livio. Ma perché Ami-ternum? Oltre all’Amiternum sabina,che prendeva il nome dal vicino fiumeAternum, c’era una Amiternum sannita?Poteva senz’altro esservi una secondaAmiternum: una in Sabina e l’altra nelSannio. Quella Sabina, come già visto,prendeva il nome dal vicino fiume Ater-num (oggi fiume Pescara). E quella san-nita? A mio modesto parere, il nomedell’Amiternum sannnita derivava dallafusione del sostantivo neutro latino“ami” (o “ammi”) con l’aggettivo latinoaeternum : ami = una specie di comìno;aeternum = eterno, perenne. Il comìno,chiamato oggi dai nostri contadini anche“cumìno” o “cimìno”, è una pianta er-bacea aromatica perenne, della famigliadelle ombrelliferae, il cui arbusto è altofino a cm. 60. Cresce sui prati delle al-ture dell’Appennino centro-settentrio-nale e, nel nostro caso, anche sullecolline e sulle colline di Casalucense e diCostalunga, che in epoca sannitica nedovevano essere ricche. L’ami - aeter-num potrebbe essere dunque l’Amiter-num sannita che cerchiamo: quella diCostalunga e di Casalucense a Sant’EliaFiumerapido. Come già detto, d’al-tronde, le uniche opere di fortificazionipoligonali, a metà strada fra l’Interamnacitata da Tito Livio e il devastato agroatinate le troviamo proprio lì.

le comunità di Castro e di Valle-corsa datato 1574. Senza dimenticare il voluminosocarteggio che fa riferimento ai tu-multuosi anni che precedettero eseguirono l'unità d'Italia. E' bene ricordare che Castro, in-globato nello Stato Pontificio,seguì le sorti del potere tempo-rale del papa che solo nel 1870,dieci anni dopo rispetto allaparte meridionale della Penisola,venne aggregato, non senza po-lemiche, al Regno d'Italia. Fu quello un decennio molto tor-mentato in cui la provincia papa-lina di Campagna, concapoluogo Frosinone, sede di de-legazione apostolica, fu interes-sata da un rigurgito virulento dibrigantaggio che dal vicino com-prensorio regnicolo dell’altaTerra di Lavoro riverberava i

suoi eclatanti effetti anche nel li-mitrofo territorio pontificio, ap-pena al di là della linea diconfine. Tanto che il delegatoapostolico di Frosinone si videcostretto ad autorizzare la forma-zione di alcuni corpi franchi, icosiddetti “squadriglieri”, percercare di reprimere un feno-meno che andava assumendoproporzioni sempre più ecla-tanti. L'archivio comunale di Ca-stro dei Volsci, che va adintegrare in maniera corposa lavoluminosa documentazione giàcustodita e inventariata nell'Ar-chivio di Stato di Frosinone, saràintitolato all'ex sindaco France-sco Ambrosi, meglio cono-sciouto con il nome di “SorChecco”, il primo, tra l'altro, ascrivere una interessante mono-grafia sulla storia del suo paese.

quello dei vicini Vestini, fu devastato equindi la città fu occupata solo nel 290a.C, per interessi commerciali, dalle le-gioni di Manio Curio Dentato (consolecon Publio Cornelio Rufino), tre annidopo la presa dell’Amiternum sannita,divenendo sede di una Praefectura e diuna colonia penale. E poi le azioni mili-tari dei Romani del 293 a. C. erano ri-volte esclusivamente contro il Samniumvero e proprio (estremo Lazio sud-orientale con Atina e la sua valle,Abruzzo meridionale, Molise ed i montidel Matese) e diverse città campane al-leate dei Sanniti: i Romani avevano ne-cessità di aprirsi un più agevolepassaggio verso l’Italia meridionale, so-prattutto la Puglia, sino ad alloraostruito e reso insicuro dalla presenzadei Sanniti proprio sui monti dell’Ap-

pennino centro-meridionale. Nel 293 a.C. il console romano Spurio CarvilioMassimo partì con il suo esercito da In-teramna Lirenas, quindi, oltrepassandoCasinum e risalendo la valle del fiumeRapido e quindi l’attuale territorio diSant’ Elia Fiumerapido, conquistò e di-strusse, lungo il percorso, proprio l’op-pidum sannita di Amiternum (“… inSamnium profectus… Amiternum op-pidum de Samnitibus vi cepit”). Comegià prima accennato, sulla sua colloca-zione geografica e sul significato del suonome Amiternum molto si discute emolto, forse, si discuterà anche in se-guito. Non pochi problemi di ordinegeografico, infatti, rispetto alle opera-zioni tattico-belliche delle legioni ro-mane, in quel 293 a. C., pone lacollocazione dell’Amiternum di Tito

BENEDETTO DI MAMBRO

SANT’ELIA FIUMERAPIDO

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“Canale Mussolini” di Pennacchi è stato il libro più letto dell’anno

Sullo sfondo la bonifica delle paludi pontine opera fortemente voluta dal governo fascista

Il romanzo narra la storia di una famiglia di coloni scesi dal nord a coltivare le nuove terre

Al maestro Santoloci il “Premio Giotto 2010”BOVILLE ERNICA / L’ambito riconoscimento va ad un musicista di assoluto spessore

L’INCHIESTA

31MERCOLEDI’ 12 GENNAIO 2011

TERZAPAGINA

Il poeta di Alatri Ennio Orgiti si è aggiudicato alla grande ilPremio Letterario Internazionale “Poesia dell'Anno” a QuartuSant'Elena, in provincia di Cagliari, in Sardegna, partecipandoal concorso “I valori della pace e della solidarietà umana”. Unaltro prestigioso riconscimento per il bravissimo, quantoschivo e riservato, poeta alatrense. Orgiti ha ottenuto il primoposto con una bellissima lirica dal titolo “Come fantasma”.

ALATRIIl poeta Orgititrionfa in Sardegna

giante, dove allocare casolari edoperose famiglie di coloni deditiappunto alla coltivazione dellaterra strappata alle acque pu-tride e malsane. Un sogno che in breve volgeredi tempo si trasformò in realtà.E il “canale Mussolini” fu pro-prio una delle realizzazioni sim-bolo di quella impresa, l'operaprincipale della bonifica che ilDuce volle regalare a quell'an-golo d'Italia che era semprestato considerato, fin dai tempidell'antica Roma, luogo piùadatto agli insetti ed alle raneche agli uomini. Su quella terra strappata alla na-tura matrigna Mussolini vollefondare alcune grandi città: unaper tutte Littoria, poi diventataLatina dopo la caduta del fasci-smo. Ebbe, inoltre, la felice intuizionedi chiamare a popolare quellalarga striscia di campagna fertilecentinaia e centinaia di nucleifamiliari provenienti dall'Italiasettentrionale. Ecco perché ancora oggi esi-stono intorno a Latina contradepopolose che si chiamano“Borgo Grappa”, “Borgo Pod-gora”, “Borgo Hermada”, unevidente retaggio di quel parti-colare fenomeno di migrazioneinterna che stranamente seguiva

Secondo un sondaggio ela-borato da “Billy”, la ru-brica libraria del Tg1,

“Canale Mussolini”, ultima fa-tica dello scrittore pontino An-tonio Pennacchi, è il libro piùletto dell'anno. Un successo sorprendente manon troppo se si considera chelo stesso volume aveva giàtrionfato nell'ultima edizionedel “Premio Strega”. “Canale Mussolini” racconta lastoria di un'opera sensazionale,prodigiosa, ai limiti dell'impos-sibile che nella prima metà delsecolo scorso, nel lasso ditempo incastonato tra le dueguerre, suscitò lo stupore el'ammirazione di tutto ilmondo: la bonifica delle paludipontine. Fu il capo del regime fascista,Benito Mussolini, che volleportare a compimento quel-l'opera grandiosa che in pas-sato molti avevano progettatoma che nessuno era riuscito arealizzare. Il sogno era quello di trasfor-mare le paludi acquitrinose emalariche del basso Lazio incampagna fertile e verdeg-

colare, il luogo stabile di resi-denza, di lavoro e di vita. Qualche anno fa l'amico RenatoDi Bella, ottimo giornalista dilungo corso, iniziò a raccoglierea Latina e dintorni le storie, avolte struggenti, a volte eroiche,di questi emigranti particolari.Ne fece anche alcuni elegantiquaderni che pubblicò a curadei diretti interessati. Poi è giunto Antonio Pennacchied ha avuto la felice idea di ri-prendere quel discorso ingrande stile. E così è venuto fuori “CanaleMussolini”, Premio Strega 2010,Premio Asti per il romanzo sto-rico, il libro più letto dell'anno.A dimostrazione che la fortuna,anche in questo tipo di attività,svolge sempre un ruolo fonda-mentale. Ma, a pensarci bene, non è statasoltanto la positiva intuizione oil momento particolarmentepropizio ad esaltare le glorie pa-trie (le celebrazioni per il 150°compleanno dell'italica nazionesono ormai entrate nel loro mo-mento decisivo e più elevato) adeterminare la straordinaria for-tuna dell'opera di Pennacchi.Siamo convinti, infatti, che il ri-ferimento diretto, già nel titolo,a quel nome particolare, a quelpersonaggio politicamente scor-retto per il quale molti vorreb-bero decretare senza frapporreindugio la “damnatio memo-riae”, abbia giocato in tuttal'astuta operazione di marketingeditoriale un ruolo non assoluta-mente marginale. Molto più della pur suggestivaepopea dei contadini settentrio-nali che, novelli emigranti, eranostati fatti venire in massa dalDuce ad abitare ed a coltivareterre che appena qualche meseprima erano ancora sommersedall'acqua e dal fango. Ad ogni modo, sia quel che sia,“Canale Mussolini”è stato illibro del 2010. Un bravo, dunque, anzi un bra-vissimo al suo autore, AntonioPennacchi, classe 1950 da La-tina, prolifico scrittore (nelle li-brerie è già presente il suonuovo lavoro “Le iene del Cir-ceo”, Laterza, pp. 211, 10 euro,un omaggio ai predecessori prei-storici che popolarono il com-prensorio pontino nella nottedei tempi) ma un bravo va anchealla casa editrice (Mondadori,pp. 460, 20 euro) che ha avuto ilcoraggio e l'intuizione di caval-care la tigre e di partorire questosensazionale successo che sicu-ramente è andato ben al di là diogni più rosea aspettativa.

FERNANDO RICCARDI

FROSINONE

un percorso inverso e poco con-sueto: ci si spostava, infatti, dalnord al sud della Penisola. Tra queste migliaia di laboriosicoloni scesi dal settentrione a la-vorare, a coltivare e ad abitaresulle “nuove” terre, vi furonoanche i Peruzzi. E nel suo libro Pennacchi rac-conta proprio la storia di questa

famiglia. Una storia molto simile a quelladi tanti altri nuclei familiari chea quel tempo lasciarono i loropaesi di origine e si portarono,con tante speranze ma anchecon il cuore in tumulto per lanuova avventura che andavanoad affrontare, su quella terra chesarebbe poi diventata il loro fo-

Il “Premio Giotto 2010”, rasse-

gna che si tiene a Boville Ernica,

è stato conferito al maestro Al-fredo Santoloci, musicista,

compositore e primo docente di

sassofono al Conservatorio

“Santa Cecilia” di Roma, che

grazie al suo sopraffino talento

continua a mantenere alto il ves-

sillo della cittadina ernica alla

quale è così intimamente legato.

La commissione giudicante,

presieduta dal sindaco PieroFabrizi, dal delegato alla cultura

Angelo Sordilli, dal consigliere

comunale Marta Diana, dal pre-

sidente della Pro Loco AlvaroPiacentini e dal dirigente scola-

stico Ruggero Mastrantoni,non ha avuto dubbi nell'asse-

gnare al maestro Santoloci l'am-

bito riconoscimento che gli è

stato consegnato nel corso di

una solenne e suggestiva ceri-

monia che si è tenuta sabato

scorso presso il museo di San

Francesco. Per l'occasione si è

esibita in un apprezzato con-

certo l'orchestra Ogmm di

Roma, diretta dal maestro Al-

fredo Santoloci, che ha visto esi-

birsi artisti affermati del calibro di

Franco Piana (tromba), Gio-vanni Colasanti (drums), MariaAssunta Sanfilippo, SimonePartigianoni, Adamo Fratar-cangeli e Lorenzo Colasanti(vocals). Questa la motivazione

che ha portato la giuria ad asse-

gnare a voti unanimi il premio a

Santoloci e che è stata riportata

nella pergamena consegnata

poi al vincitore: “Primo docentedi sax al Conservatorio SantaCecilia di Roma. Per l'intensa at-tività di concertista, compositore

e docente, svolta in significativeistituzioni ed eventi a livello na-zionale ed internazionale. Per lacostante sensibilità dimostratanei confronti dei giovani, per lacontinua ricerca del linguaggiouniversale di una musica ca-pace di superare le barriere so-ciali, culturali e religiose. Grazieall'attaccamento costante alleradici culturali, familiari e territo-riali e al bell'esempio che rap-presenta per le giovanigenerazioni da oltre trent'anni dirigoroso ed appassionato impe-gno professionale”. La cerimo-

nia si è conclusa con la

consegna a Santoloci di un cla-

rinetto, strumento con il quale

potrà continuare a propagare

con la sua nota abilità artistica il

messaggio universale ed eterno

della musica.