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Crisi è la parola d’ordine di questi ultimi anni. È stata analizzata. Sviscerata, rivoltata in ogni modo. Tutti ormai sappiamo che in cinese la parola “crisi” (Wei-ji) è un ideogramma composto attraverso la combinazione di due parole: pericolo e opportunità. Un significato portato all’attenzione del pubblico mondiale per la prima volta nel 1959 da John Fitzgerald Kennedy, nel suo discorso ad Indianapolis il 12 aprile.

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EDITORIALE

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Crisi è la parola d’ordine di questi ultimi anni. È stata analizzata. Sviscerata, rivol-tata in ogni modo. Tutti ormai sappiamo che in cinese la parola “crisi” (Wei-ji) èun ideogramma composto attraverso la combinazione di due parole: pericolo e op-portunità. Un significato portato all’attenzione del pubblico mondiale per la pri-

ma volta nel 1959 da John Fitzgerald Kennedy, nel suo discorso ad Indianapolis il 12 aprile.Tutti abbiamo capito che aggrapparsi all’ideogramma cinese è meglio che lasciarsi prenderedallo sconforto. Lavoro poco e mal pagato, pensioni misere e che andranno ad immiserirsi pro-gressivamente, produzione industriale in stagnazione, senso di precarietà diffusa. Senza parla-re del drammatico capitolo dei suicidi, non solo tra chi ha perso il lavoro, ma anche tra im-prenditori costretti a licenziare operai che fino al giorno prima erano quasi una famiglia. La“crisi” (o meglio, le tante crisi ravvicinate) che ci ha investito ha cambiato volto e umore delPaese e dell’Europa. Terza Pagina dedica questo numero di inizio anno al rapporto che abbia-mo costruito con la precaria condizione economica del mondo in cui viviamo. Non a caso l’ar-ticolo di apertura riguarda un libro dal titolo emblematico “Come sopravvivere alla crisi e vi-vere meglio”, un vademecum per non lasciarsi travolgere dal gorgo. E c’è spazio anche per sto-rie di riscatto. Una su tutte, quella di Steve Jobs che in un momento di profonda crisi profes-sionale e personale (era stato sbattuto fuori dall’azienda che aveva creato lui stesso) diede vitaalla Pixar, la casa di animazione autrice dei maggiori successi degli ultimi anni. Grandi socio-logi ci aiuteranno a capire come sta cambiando la società, e come si sta modificando il nostrorapporto con lo Stato. Senza dimenticare uno spazio per la cultura e per l’editoria in partico-lare, un settore già messo in difficoltà dai “tempi moderni” e che soffre di una carenza strut-turale di investimenti.

Flaminia Festuccia

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IN QUESTO NUMERO

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TERZA PAGINA

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VicedirettoreFlaminia Festuccia

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SOMMARIO

ECONOMIA E SOCIETÀ Come sopravvivere alla crisi e vivere meglio . . . . . . . . 5

LAVORO Qualità per sfuggire alla crisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9

CULTURA Per Libr...arsi sulla crisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11

CINEMA Ispirazione Animata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13

ECONOMIA E SOCIETÀ Piccoli lussi per non pensare alla crisi . . . . . . . . . . . . . 16

ECONOMIA E SOCIETÀ Vademecum filosofico per epoche di crisi . . . . . . . . . . 19

ECONOMIA E SOCIETÀ Questione fiscale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21

ECONOMIA E SOCIETÀ Dopo la crisi. Una nuova società possibile . . . . . . . . . 23

EDITORIALE La crisi economica è crisi di cultura? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26

DONNE 8 marzo. Lettera aperta agli uomini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28

RECENSIONE Il noir italiano tra la provincia e il West . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29

RECENSIONE Vita, morte, miracoli di un uomo qualunque . . . . . . . . . . . . . . . . . 32

CINEMA Ma che siamo in un film di Nanni Moretti? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34

INTERVISTA Intervista a Maria Cecchini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36

L’ANGOLO DELLA POESIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38

POESIA Intervista a Renzo Piccoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43

RECENSIONE I bambini di Padre Domenico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47

RECENSIONE Raccontami di te, un amore infinito . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49

RECENSIONE Per la balbuzie a scuola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53

ARTE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55

LEGGETE CON NOI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58

CINEMA Alejandro Amenabar, l’ultimo spettacolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63

INTERVISTA Intervista a Nicolò Amato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 70

INTERVISTA Intervista a Silvano Vinceti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 73

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ECONOMIA E SOCIETÀ

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Premessa

In questo articolo vengono ripresi temi, sviluppatipiù diffusamente e con ricchezza di riferimenti,nel libro dal titolo omonimo della Collana di Au-toaiuto. Si riportano gli elementi generali delle

grandi crisi economiche nella storia, dalla fine del Me-dioevo a oggi, focalizzando sugli aspetti psicologici cheaccompagnano, in parte determinano, lo sviluppod’una crisi. Nella parte conclusiva si riportano alcunedifese e risorse, disponibili a tutti o alla maggior partedelle persone, per reggere alla crisi economica. Se pos-sibile, farne lo stimolo per un migliore stile di vita.

Si dice che la salute è tutto. L’esperienza personale di-mostra drammaticamente la verità. La cultura della ci-viltà occidentale, in particolare quella attuale, condi-ziona i singoli e la società a pensare che il denaro è tut-to. O quanto meno il fattore principale della felicità edel benessere. La perdita della salute provoca sofferen-za e disagio, ma viene vissuta come evento spesso irre-parabile, per il quale si ha poca o nessuna responsabi-lità. La risposta più frequente è la rassegnazione. Rara-mente viene meno la solidarietà delle persone care odei conoscenti. Anzi, spesso aumenta la loro vicinanzae l’intervento a favore. La crisi del benessere economico scatena una serie di

COME SOPRAVVIVERE ALLA CRISI

E VIVERE MEGLIO

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eventi che portano alla privazione di beni e confortprima ritenuti indispensabili. Induce senso di frustra-zione, di avvilimento, di perdita dell’autostima e sensodi inutilità. Il ruolo economico e quello lavorativo eprofessionale quasi sempre coincidono. Almeno aitempi attuali. Qualora uno sia personalità prestigiosa econ meriti, se questo non si trasforma in benessere eco-nomico, induce diffidenza e giudizi negativi. Poichénon è stato in grado di valorizzare le qualità possedu-te. La perdita o calo del benessere economico compor-ta ancor più la crisi nei rapporti familiari e relazionali.È noto da sempre che chi perde la ricchezza, perde gliamici e la considerazione sociale. La Parabola del Fi-gliol Prodigo ne è il miglior quadro. La crisi economica è alla base di quasi tutti i rivolgi-menti sociali noti nella storia. Rivoluzioni, cambia-menti di regime, guerre, emigrazioni epocali, trasfor-mazioni della struttura sociale sono generate quasi tut-te da fattori di crisi economica. Quanto avviene sottoi nostri occhi in Italia e in Europa, come prima inAmerica e altrove, è il segno di ciò. Contro la sofferenza e la privazione, l’uomo si è datostrumenti di difesa. A livello individuale sono l’amoree l’affetto con le persone cui si è legati. A livello più ge-nerale, c’è il rifugio nella religione, principale ancora diogni società passata; c’è la filosofia come conforto edelevazione personale e riferimento per tutti; c’è l’arteche celebra il bello e che trascende la pura materialitàe lascia traccia duratura di sé; soprattutto in tempi re-centi, viene in soccorso la medicina e la psicologia co-me supporto contro la crisi ed esaltazione del benesse-re psicofisico. Questo libretto non ha la pretesa di sa-nare le profonde ferite inferte dalla crisi economica esociale attuale ai singoli, alle famiglie e a un popolo av-vezzo da millenni a sopportare le calamità provocatedagli uomini e dalla natura. È un lenimento, un con-forto minimo, ma prezioso, per una riflessione eun’evoluzione interiore, che porti a valorizzare di più ifattori non materiali e non effimeri. A salvaguardare ilproprio benessere individuale o familiare, senza detri-mento della solidarietà verso coloro che sono ancorapiù in difficoltà. Aspetti comuni e generali che caratterizzano le crisi. La ciclicità delle crisi è uno di tali aspetti. Come inun organismo vivente esse sopraggiungono inevitabil-mente, anche se non con regolarità. Crescita e involu-zione si alternano nell’arco dei secoli. Con il passaggioall’economia capitalistica e ancor più all’attuale era tec-nologica, i cicli appaiono ravvicinarsi. Il meccanismodi espansione economica e di successiva contrazionesembrano quasi rispondere a una necessità interna,

piuttosto che al cambiamento radicale di fattori ester-ni. Comunque, a ogni rialzo segue il crollo. La crescita, legata al valore di una merce che vienequantificato in denaro (valore virtuale non reale), do-po settimane o mesi o pochi anni si svincola del tuttoe risponde esclusivamente a fattori psicologici, in pri-mis l’aspettativa di un arricchimento facile e sicuro. Ilcrollo avviene, a sua volta, ancora più precipitosamen-te dopo che si è innescato il meccanismo della paura.L’aspettativa positiva si trasforma in percezione che siè superato ogni limite di riferimento economico. Il be-ne è stato sopravvalutato. Si scatena il panico ribassista.I valori scendono molto al di sotto di quelli di parten-za del rialzo. Senza che vi siano ragioni economiche agiustificarlo. Si potrebbe parlare con termini che ap-partengono alla psicologia e alla sociologia di “forma-zione reattiva” o di “burn-out”. Le crisi del passato insegnano poco o nulla alle ge-nerazioni successive. Come se agisse un meccanismo dirimozione, tipico dell’essere umano, che non conosceo non fa buon uso della storia. Comunque, le crisi delpassato non sono state preventive di una nuova crisi. I rimedi presi per arginare le crisi o per superarle ri-spondono quasi sempre a un eccesso di difesa. A volte,si rivelano un rimedio peggiore del male. Raramente coloro che hanno innescato o provocato lacrisi pagano i propri errori. Il carico maggiore ricasca acatena sugli anelli più deboli di una società, impove-rendo drasticamente interi ceti sociali, spesso già indi-genti o di medio benessere. Difese e rimedi messi in campo contro la crisi. La religione è stata nella storia dell’uomo il principa-le ancoraggio contro ogni sofferenza. In primis, lamorte, le malattie, le perdite dei cari e le privazioni dibeni necessari all’esistenza. Verso la ricchezza le religio-ni hanno un giudizio di svalutazione, se non di apertodisprezzo. La considerano un fattore secondario, senon un ostacolo della felicità dell’uomo, al quale pro-pongono l’elevazione dello spirito come meta princi-pale. La ricchezza può essere tuttalpiù un utile stru-mento per offrire a dio e ai propri simili parte di quan-to si possiede. “Il denaro è lo sterco del diavolo” secon-do il pensiero della Chiesa, ripreso poi da Lutero. An-cora più efficacemente, Gesù afferma: “ È più facileche un cammello passi per la cruna di un ago, che unricco entri nel regno dei cieli”. Nel Discorso dellaMontagna, forse la più poetica pagina dei Vangeli, pro-clama: “Beati gli umili, beati i poveri…”Si sa quanto la storia della Chiesa sia contraddittoriarispetto alle verità del Fondatore. All’inizio c’è la con-divisione dei beni nelle prime Comunità Cristiane.

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Esempio di un comunismo reale e sublimato. Poi è no-to come l’esibizione di fasti e ricchezze divenga il sim-bolo della potenza e autorità dei rappresentanti di Cri-sto. Con lodevoli eccezioni. Le comunità monastiche, al dilà di degenerazioni, hanno preso a modello i primi cri-stiani. Austerità e condivisione dei beni. Preghiera e la-voro. Il ciclone Francesco di Assisi riporta la povertà diCristo come pratica quotidiana ed esempio. Il digiunoquaresimale, che precede nei quaranta giorni primadella Pasqua, e l’astinenza dalle carni il venerdì, sono iresidui d’un precetto dell’astinenza dagli eccessi. Comel’obbligo di aiutare i poveri e i sofferenti. Tra le altre religioni sono l’Induismo e il Buddismo cheesaltano la privazione dei beni come via verso la perfe-zione. Il principe Siddharta Gautama, detto Budda oIlluminato, lascia la reggia, la famiglia e gli agi per in-segnare la pratica dell’astinenza e del sacrificio, comefonte del benessere dell’anima.

L’Islam ha un rapporto meno rigido verso il possessodei beni. Ciò che si possiede viene dalla benevolenza diAllah. È disdicevole l’esibizione della ricchezza. Tra icinque pilastri del buon musulmano c’è il precetto diaiutare i poveri. La ricchezza è benvenuta a patto cheserva ad alleviare lo stato di miseria degli altri. Come meta per il superamento delle privazioni terrenele religioni propongono una vita eterna oltre la morte,che è di premio per chi si è comportato secondo i pre-cetti ed il castigo per i malvagi. La Divina Commediadi Dante è la più sublime costruzione di un al di là ri-partito in Inferno e Paradiso, con il Purgatorio comestazione intermedia per i buoni con colpe lievi daespiare. Il Buddismo propone la reincarnazione e la trasmigra-zione dell’anima fino al Nirvana. La filosofia ha tra i presupposti della propria esistenzala ricerca dell’elevazione dell’anima e della mente, co-me antidoto alla sofferenza e ai mali del corpo. I beni

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materiali vengono visti o come una zavorra che appe-santisce lo spirito o come una necessità per continuareil processo di perfezionamento. Non è vietato goderedei beni materiali. È prescritta la moderazione, solo incasi rari una rigorosa astinenza. Tra le filosofie note è loStoicismo che di più propugna l’astinenza e la modera-zione dagli eccessi di qualunque tipo. Il fondatore Ze-none, come i successori, tra cui Seneca, filosofo edrammaturgo, precettore di Nerone, propugnano unequilibrio da raggiungere attraverso l’astinenza da ognieccesso. Vi sono molte affinità con il buddismo. Anchele filosofie si propongono come rimedio contro l’ango-scia di morte e le sofferenze. Senza negare l’esistenza diuna vita ultraterrena, per lo più propongono il rag-giungimento della serenità dello spirito in questa terra.Un termine che rappresenta questa condizione è ata-rassia. L’Arte rappresenta un altro fondamentale veicolo persuperare le crisi dell’esistenza umana e contrastare ilsenso di finitezza. Non è qui il contesto per enumera-re le forme artistiche e i benefici che arrecano all’uo-mo, attraverso il meccanismo di sublimazione dellacreatività. Si fa riferimento al testo dello scrivente sultema “Estasi e Pathos – saggi sulla creatività”, EditoreArmando, 2000. La Medicina e la Psicologia nei tempi recenti assu-mono sempre più un ruolo preminente nell’alleviare imomenti di crisi sia del benessere fisico che moraledell’uomo. L’aspetto sano e prestante è il segno del suc-cesso economico. Molte risorse vengono impiegate perritardare i segni dell’invecchiamento o correggere i di-fetti fisici. La medicina instilla il mito dell’eterna gio-vinezza o di una fiorente longevità senza limiti. Anche

la psicologia e la psicoterapia vengono a supporto del-l’uomo moderno. Per migliorare le performances lavo-rative e la resa; per un recupero dalla fatica e dallostress; per un utilizzo piacevole del tempo libero; perun appoggio nei momenti di crisi sia determinati dafattori psichici personali, che dovuti a perdite di livel-lo economico. La crisi economica come stimolo per un migliorestile di vita.Si accenna a quanto verrà sviluppato nel libretto di Au-toaiuto già citato, cui si rimanda il lettore desideroso diapprofondimenti. Come si è visto, la crisi economica incide pesantemen-te su tutti i livelli del benessere, quello individuale, fa-miliare e del vivere sociale. Con un calo di disponibili-tà di beni e una maggiore difficoltà a soddisfare esigen-ze spesso ritenute inderogabili. La compensazione opersino l’evoluzione positiva può avvenire colmando lepenurie e offrendo alternative. Un esempio illuminante. La grave crisi petrolifera de-gli anni ’70, determinata dalle nazioni arabe controIsraele e l’Occidente, costrinse le popolazioni occiden-tali e gli italiani incalliti “quattroruote” a ripescare sial’uso dei mezzi pubblici, che di altri veicoli più saluta-ri come la bicicletta, che del piacere di andare a piedi. Un elemento che viene valorizzato al massimo è il tem-po libero. Essere costretti all’inattività induce a ripren-dere abitudini come la lettura, la pratica di hobbies, gliintrattenimenti di società, con minore incidenza eco-nomica. Indubbiamente viene facilitata la socializza-zione. Anche trascorrere più tempo con i propri cari èuno dei benefici. Chi è predisposto si dedica a operesolidali. Quello che va maggiormente valutato è la trasforma-zione a livello globale, un reset delle abitudini e dellerelazioni, determinato dalla crisi economica. Una verarivoluzione culturale che si diffonde da un paese aglialtri, a catena. Chiaramente ciò non vuole sottostima-re e parere provocatorio verso i singoli che si trovano alottare per arrivare a fine mese, pagando le bollette eonorando la rata del mutuo, per evitare l’ipoteca ban-caria. L’auspicio è che la rivoluzione culturale, determinatadalle gravi crisi economiche, sia sufficiente a esorcizza-re i rischi di una rivolta devastante di popolo. La Gre-cia sta dando il segno di un simile rischio. Dalla Gre-cia attuale, rievocando la gloriosa cultura ellenica, gliuomini stiano attenti al mito del Re Mida. Trasforma-re tutto in oro alla fine riduce alla fame.

Salvatore Merra

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LAVORO

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Idati sulla disoccupazione in Italia sono decisa-mente sconfortanti. Specialmente per quanto ri-guarda i giovani. Secondo le ultime analisi Istat,a fronte di una moderata crescita complessiva,

nella media dei primi tre trimestri del 2011, l’occupa-zione giovanile ha subito una flessione del 2,5% (cir-ca 80 mila unità). Nello stesso tempo, il tasso di disoc-cupazione dei giovani tra 18 e 29 anni è sceso dal20,5% del primo trimestre 2011 al 18,6% del terzotrimestre, rimanendo almeno 11 punti percentuali aldi sopra di quello complessivo. Ancora peggio se siconsidera la fascia di età 15-24 anni, come propostodall’Unione europea: la disoccupazione allora sale al31%, la più alta dopo la Spagna. Situazione poco ro-sea anche e soprattutto per le donne, che oltre a unadisoccupazione più alta hanno anche un considerevo-le tasso di inattività (non hanno un lavoro e nemme-no lo cercano). In uno scenario come questo, parlare di successo pro-fessionale potrebbe sembrare superfluo, quasi deriso-rio. Eppure non possiamo lasciarci pervadere dallosconforto, e iniziare a pensare che uscire dalla crisi pas-sa anche per il miglioramento, per il fatto di puntare inalto e non arrendersi, non accontentarsi. A questo puòservire un manuale come “Il successo professionale(2.0)” di Edoardo Giusti e Andrea Pagani, che, anchese pensato per le professioni cosiddette “d’aiuto”, comepsicoterapeuti, counselor e coach, contiene consigliutili per qualsiasi carriera. “I cambiamenti occorsi negli ultimi anni hanno porta-to a modificazioni sostanziali del mercato e di conse-guenza a una modificazione delle strategie di inseri-mento nella libera professione. Coloro che hanno visto

il film Matrix ricorderanno la sequenza nella qualeMorpheus fa scegliere a Neo, il protagonista del film,tra la pillola blu – “La tua vita andrà avanti come pri-ma” –, e la pillola rossa – “Scoprirai la verità e ti faràmale, lo so”. Questa ormai celebre scena cinematografica riflette ilmomento che viviamo come liberi professionisti: sce-gliere la pillola blu significa rimanere nel propriocampo d’interesse, approfondendo quanto si vuole lapropria specializzazione professionale, ma senza tene-re conto dei processi economici, dei linguaggi delweb, della concorrenza presente in un mercato sem-pre più in espansione. Scegliere la pillola rossa vuoldire entrare in contatto con la varietà del mondo, at-traverso un’integrazione che vada oltre la metodologiaclinica tradizionale, e che coinvolga i diversi campidel sapere.”Una metafora postmoderna, quella di Matrix, che bensi adatta al nostro momento storico. Proprio perchéstiamo andando incontro ad un mercato del lavorosempre più chiuso, complicato, schizofrenico, è fonda-mentale sviluppare le proprie capacità anche in dire-zioni inaspettate. Ampliare la coscienza lavorativa, sipotrebbe dire. Senza perdere di vista la propria profes-sione, ma imparando a spaziare nell’universo lavorati-vo in modo da essere sempre pronti a nuove sfide, amettersi in gioco anche su ruoli e posizioni diverse.Flessibilità come parola d’ordine, facendo sì che siauna flessibilità positiva dell’individuo, e non un vagareda un posto all’altro – quando c’è – senza una reale co-gnizione delle nostre possibilità

La Redazione

QUALITÀ PER SFUGGIRE ALLA CRISI

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CULTURA

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Nel 2011 i furti di opere d’arte in Italia so-no diminuiti del 25%. lo riferisce il Nu-cleo tutela patrimonio culturale dei Cara-binieri, che non imputa però questo calo

a un maggiore controllo. Bensì alla crisi. La domandadi opere, anche sul mercato illegale, è decisamente indiscesa, complice la congiuntura economica poco feli-ce. E se il mondo dell’arte non sta bene, ancora peggiovanno editoria e cinema. Tante testate giornalistiche,in Italia e non solo, stanno facendo forti tagli. Alcunechiudono, come sta succedendo alla free press (il quo-tidiano gratuito City, di Rcs Mediagroup, era il sestopiù letto in Italia: è da poco uscito con il suo ultimonumero, nonostante la quantità crescente di lettori e irecenti tagli per ridurre i costi di gestione), o al caso diSardegna 24, durato appena 6 mesi. Mentre anche icolossi arrancano, sconfitti dall’informazioni digitale,in parte, ma anche da resistenze interne alla moderniz-zazione.Noi che ci occupiamo più da vicino del mercato libra-

rio, non possiamo che registrare per la piccola e mediaeditoria un 2011 non certo positivo – ad eccezione delconsueto recupero natalizio sulle vendite - segno chela crisi economica generale si fa sentire con forza anchenell’editoria. Le case editrici piccole e medie faticano,le librerie che non siano quelle di proprietà dei grandimarchi del libro arrancano e spesso sono costrette achiudere i battenti. Sembra il solito ritornello di unsettore strutturalmente poco redditizio, che per moltiversi somiglia quasi a una vocazione: diffondere cultu-ra che valga la pena di essere conosciuta, lottando fracanali di distribuzione un po’ troppo esclusivi e unpubblico sempre più ristretto. L’editoria piccola e me-dia funziona grazie ai lettori appassionati, non a quellidistratti. Bisogna scovarla negli scaffali, senza farsi irre-tire dai banconi dei best seller, dagli espositori coloratiin bella mostra. Ed è una festa quando un “piccolo” ca-so si fa sentire, esce dalla nicchia e conquista le classi-fiche.Qualche dato incoraggiante, però, arriva dalla Federa-zione Europea degli Editori, la Fep, che in Italia è rap-presentata dall’Associazione italiana editori. Di recenteha diffuso la ricerca annuale sull’andamento del mer-cato editoriale europeo del 2010, in crescita rispetto al2009, anche se di poco. E se si parla di Italia, il segnopiù nel mercato del libro sembra essere tornato dopodue anni di flessione. Un +0,3% che è poco, ma è co-munque un sintomo di uscita dalla “recessione cultu-rale”. Il Rapporto 2011 pubblicato dall’Aie ci restituisce unpanorama meno fosco di quanto saremmo portati acredere, con una crescita esponenziale per quanto ri-guarda gli e-book, +122,9% tra il dicembre 2010 e il

PER LIBR...ARSI SULLA CRISI