Terra Nuova Edizioni Copia Omaggio

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questo mese Spedizione in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv in L.27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Firenze 1 – Contiene I.R. Le caraffe filtranti migliorano davvero l’acqua del rubinetto? Il filtro è servito • FORMAGGI LIGHT Magri per finta? • SIGNORAGGIO Schiavi delle banche • ALITOSI Dieta e igiene orale contro l’alito cattivo • PERMACULTURA Esperienze in Italia • SALUTE Costellazioni familiari • VIAGGI Gabon: un paradiso da proteggere dOSSIER Curare il cancro: e se voltassimo pagina? APRILE 2011 · n° 260 · 3,80 ALIMENTAzIONE · AMbIENTE · MEdICINA IL MENSILE PER L’ECOLOGIA DELLA MENTE E LA DECRESCITA FELICE · DAL 1977

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Le caraffe filtranti migliorano davvero l’acqua del rubinetto?

Il filtro è servito

•FORMAGGILIGHTMagri per finta?

•SIGNORAGGIOSchiavi delle banche

•ALITOSIDieta e igiene orale contro l’alito cattivo

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APRILE2011·n°260·3,80

ALIMENTAzIONE·AMbIENTE·MEdICINA

il mensile per l’ecologia della mente e la decrescita felice · dal 1977

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Glutammina

a Glutammina è l’aminoacido più presente nel l’aminoacido più presente nel corpo umano: oltre che nei muscoli, si trova in quantità discrete anche nel sistema nervoso, nell’intestino, nel fegato, nel cuore e viene utilizzata da tutte le cellule, in particolare da quelle deputate alle difese immunitariedifese immunitarie, per produrre energia. La Glutammina svolge un ruolo importante nella ruolo importante nella regolazione dell’equilibrio acido-baseregolazione dell’equilibrio acido-base, proteggen-do così l’organismo dall’acidosi. Essa concorre a difenderlo grazie alla trasformazione dell’ammo- niaca, un residuo tossico dell’organismo, in forme innocue, che vengono poi eliminate dai reni oppure convertite in urea dal fegato.

La Glutammina partecipa anche alla formazione del glutationeglutatione, un potente antiossidantepotente antiossidante, che proteg-ge le cellule dai pericoli ossidativi. È di aiuto nel recupero dopo intensi sforzi fisici e mentali, utile dopo certi traumi ed è altrettanto preziosa nel proteggere l’integrità della mucosa del tratto gastrointestinale, in particolare del colon.GlutamminaGlutammina in polvere di Natural Point (con-fezione da 120g) è prodotta seguendo elevati standard qualitativi.

Basse quantità di Glutammina possono dar luogo a:Basse quantità di Glutammina possono dar luogo a:

• ALTERAZIONE DELL’EQUILIBRIO ACIDO-BASE• RECUPERO DI ENERGIA PIÙ LENTO DOPO SFORZI FISICI E SPORTIVI• RIDOTTA CAPACITÀ DI PRODURRE GLUTATIONE• MAGGIORE DIFFICOLTÀ DI RIGENERAZIONE DELLE CELLULE DAI TRAUMI (USTIONI, INTERVENTI)• SENSAZIONE DI STANCHEZZA, SCARSA CONCENTRAZIONE• MINOR DEPURAZIONE DEL FEGATO• RIDOTTA ENERGIA DELLE CELLULE LEGATE ALLE DIFESE IMMUNITARIE• MINOR PROTEZIONE DELLA MUCOSA INTESTINALE DEL COLON

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CONSIGLI E NOTIZIE DELMESE

4 OROSCOPO VEGETALE

ArieteFerdinando Alaimo

5 NELL’ORTO AD APRILE

Aprile temperato non è mai ingratoEnrico Accorsi e Francesco Beldì

6 BIONEWS

8 DALLA PARTE DEI CONSUMATORI

10 NUOVI PARADIGMI

Schiavi delle bancheAndrea Bizzocchi

16 SPAZIO AVI – VEGETARIANI.IT

Prevenire l’alitosiGiuliana Lomazzi

21 CUCINA NATURALE

Per Pasqua scegli la pasticceria naturale!Pasquale Boscarello

23 SPECIALEcaraffe filtrantiAcqua: con o senza filtro?Gabriele Bindi

32 AGRICOLTURA NATURALE

Quale via per la permacultura?Roberto Manzone

36 MONDO VEGAN

«Pericoloso sarà lei!»Dora Grieco e Adriano Fragano

40 VIAGGI

Gabon: un paradiso da proteggereSilvia Turrin

44 LAVORI VERDI

Gestore di albergo diffusoElena Rocca

45 EQUO E SOLIDALE

Chi specula sulla fameDario Scacciavento

46 ENERGIA

Energia gratuita: solo una chimera?Roy Virgilio

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Arretrati: dal numero 1 al 50 € 7,00

dal 51 in poi € 5,00

Questo numero è stato chiuso il 3 marzo 2011Tiratura: 21.300 copie

REDAZIONE (055 3215729 int. 4)[email protected]

Direttore responsabile: Mimmo [email protected]

skype: mimmo.tringaleVicedirettore: Cristina Michieli

[email protected]: Nicholas Bawtree

[email protected] - 340 5708387skype: nicholas.bawtree

Grafica e impaginazione: Andrea [email protected]

Hanno collaborato alla redazione di questo numero:Enrico Accorsi, Ferdinando Alaimo, Michela Baccini,Nicholas Bawtree, Francesco Beldì, Claudia Benatti,Andrea Bertaglio, Gabriele Bindi, Andrea Bizzocchi,

Pasquale Boscarello, Najla Calistri, Benedetta Campi,Federica Del Guerra, Adriano Fragano, Paolo Giordo,

Dora Grieco, Andrea Grossi, Francesca Guidotti,Giuliana Lomazzi, Roberto Manzone, Silvia Moro,

Pietro Pinti, Silvia Ricci, Elena Rocca, Vanessa Sartori,Alice Savorelli, Nadia Tadioli, Troglodita Tribe,

Silvia Turrin, Roy Virgilio e la Rete Semi Rurali.

PUBBLICITÀ (055 3215729 int. 5)Sergio Tonon - [email protected]

skype: sergio.aamFrancesca Messinese (055 3215729 int. 3)

[email protected] Pia Tinaglia (347 3648161)

[email protected]: mariapia.tinaglia

Piccoli annunci (055 3215729)Federica Del Guerra - [email protected]

Ufficio stampa (366 4437458)Maria Patrelli Campagnano

[email protected] rivista e libri (055 3215729 int. 2)

Silvia [email protected]

Eva Di [email protected]

Distribuzione rivista (055 3215729 int. 3)Francesca Messinese

[email protected] (tel 055 3215729 int. 6)

Cristina [email protected]

Massimo [email protected]

Olga [email protected]

Responsabile magazzino: Antonella AmbrosiStampa: Lineagrafica, Città di Castello (Pg)

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La carta utilizzata per questa pubblicazione è prodotta dalle cartiere Cariolaro ecertificata dal marchio Der Blaue Engel (Angelo Azzurro) rilasciato dal Ministerodell’ambiente tedesco per i prodotti cartacei realizzati con fibre provenienti al 100%da carta straccia, di cui almeno il 65% proveniente dalla raccolta differenziata. Lacartiera certifica che la cellulosa non è sbianchita con prodotti contenenti cloro osbiancanti ottici, ma con ossigeno e acqua ossigenata.

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53 DOSSIERCurare il cancro: e se voltassimo pagina?Nicholas Bawtree e Mimmo Tringale

62 ECO-DETERSIVI

Detersivi naturali… a tutto tondoNadia Tadioli

67 RIMEDI NATURALI

Maca: la pianta afrodisiacaSilvia Moro

69 PAGINE VERDI

70 SALUTE NATURALE

Costellazioni familiariGabriele Bindi

75 ALIMENTAZIONE NATURALE

Formaggi light: stiamo freschi!Giuliana Lomazzi

91 TERRA NUOVA DEI LETTORI

La salute non è in pillolePeppe Di GirolamoGENITORI E BAMBINI

Se il bimbo non dormeCOME POSSO FARE?Eliminare le muffe in modo naturale

96 SEGNALIBRO

a cura di Federica Del GuerraAgricoltura biodinamica: dalla teoria alla pratica

98 I libri di Terra Nuova Edizioni

100SPUNTI DI VISTA

EcogenitoriBenedetta Campi

Pandemia silenziosaI tumori oggi rappresentano una pato-logia sempre più diffusa e nei paesi piùindustrializzati la prima causa di morte.A questo tema, e in particolar modoalla possibilità di ricorrere alla medici-na non convenzionale, è dedicatol’ampio dossier di questo numero.Voglio limitarmi qui ad affrontare unaspetto particolare della questione: ladimensione sociale del fenomeno. Conoltre 7,6 milioni di decessi all’anno nelmondo, di cui 170 mila in Italia, il can-cro oggi rappresenta una vera e pro-pria pandemia, che attraversa ognipaese e ogni frontiera senza grandi cla-mori e campagne allarmistiche. Perchétutto questo silenzio?La risposta è molto semplice: la prolife-razione delle patologie oncologiche èuna dichiarazione di fallimento dell’at-tuale modello medico-scientifico. Men-tre sempre più oncologi, compreso ilnostro Veronesi, sono concordi neldefinire il cancro una malattia provoca-ta essenzialmente dall’esposizione adagenti chimici tossici, dall’altra si con-sente in nome del progresso la presen-za nell’ambiente di almeno 280 milasostanze dichiaratamente nocive (datiSocietà americana di chimica), a cuiogni anno se ne aggiungono altre 150di nuove (censimento delle Agenzieregionali per l’ambiente).Nei confronti del cancro, la medicinacontemporanea si comporta comequel bambino che per salvare il suo vil-laggio tenta di tappare le falle delladiga con un dito.Per salvarci la pelle, bisogna invecesvuotare rapidamente la diga. Smette-re di ingrossare il fiume, alimentatoogni giorno da troppi veleni.La cura più efficace contro il cancro ècurare il Pianeta. Prenderci cura dellaTerra. Praticare uno stile di vita in gra-do di migliorare la salute nostra e del-le persone che ci sono vicine. È questala medicina più efficace.

n. 260 (58) aprile 2011

Editrice Aam Terra Nuovavia Ponte di Mezzo 1 – 50127 Firenzetel 055 3215729 – fax 055 5390109

info@aamterranuova. i twww.terranuovaedizioni.it

Copertina: ©istockphoto.com/Ljupcoelaborazione: A. Calvetti

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Le caraffe filtranti migliorano davvero l’acqua del rubinetto?

Il filtro è servito

Sono davvero magri?

Schiavi delle banche

Dieta e igiene orale contro l’alito cattivo

Esperienze in Italia

Costellazioni familiari

Gabon: un paradiso da proteggere

Curare il cancro: e se voltassimo

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IL MENSILE PER L’ECOLOGIA DELLA MENTE E LA DECRESCITA FELICE · DAL 1977

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Costellazioni familiari

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Linguine con ragù di seitan e zucchineIngredienti per 2 porzioni

2-3 cucchiai di olio extravergine d’oliva • circa 3 cm di porropulito e tritato • un cucchiaio di shoyu • 4-5 pomodori essiccatiammollati in acqua filtrata per circa 10 minuti, poi sciacquati,strizzati e frullati per ottenere una pasta • una zucchina pulitae tagliata a cubetti • circa 190 g di seitan al naturale tritato omacinato • pepe bianco macinato fresco • circa 150 g dilinguine integrali • prezzemolo fresco spezzettato (a piacere).

■ Scaldate l’olio d’oliva in una padella capiente e dal fondo pe-sante o in un wok, e fate appassire il porro a fiamma viva. Uni-te lo shoyu, la pasta di pomodori essiccati e la zucchina; abbassateil fuoco e fate cuocere per qualche minuto. Aggiungete ancheil seitan macinato e il pepe e proseguite la cottura per un altropaio di minuti, mescolando di tanto in tanto. Spegnete e met-tete da parte. Cuocete le linguine in abbondante acqua leg-germente salata, scolatele al dente e unitele al ragù. Fate sal-tare a fiamma vivace per circa un minuto e servite completan-do con l’olio d’oliva e il prezzemolo.

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Il ricettario di Aprile 2011

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La raccolta di questo mese: Rafano e Impatients

Quando il sole, nel suo moto apparente, doppia l’equi-nozio di primavera, la sua luce accende di verde il Pia-

neta e una potente manifestazione di forze si verifica in na-tura. I nostri antenati simboleggiarono questo urgente ri-sveglio con l’Ariete, animale coraggioso, deciso, impulsivo.Designarono col nome di Marte, antico dio di quella vita-lità prorompente e aggressiva che si celebra a primavera,l’insieme delle funzioni che il sole esercita in questo periodosul Pianeta. A questa funzione marziana si deve innanzituttola «guerra» alla stasi invernale, si deve al suo fuoco vitaleil riemergere sulla terra dei fili d’erba e dei nuovi virgulti:la magia verde del suo manto vegetale.Alcune piante, ad esempio il Peperoncino, il Rafano o l’Im-patiens, saranno più di altre segnate da questo fuoco e quin-di distinte come piante «marziane» rispetto ad altre carat-terizzate da funzioni lunari, oppure venusiane, saturnine ecc.In base a questo paradigma olistico ritroveremo le stessefunzioni animare ogni organismo, anche il nostro. Così, adesempio, saranno funzioni dovute al fuoco di Marte, «pia-neta rosso» e maschile, quelle che presiederanno alla cir-colazione del sangue arterioso o alla produzione di ormo-ni sessuali come il testosterone.Dal punto di vista di questa erboristeria planetaria sarà al-lora evidente che nel caso di squilibrio delle suddette fun-zioni, ad esempio di un organismo affetto da «stasi inver-nale», potremo ricorrere ai benefici di una pianta marzia-na per restituire fuoco e vitalità, «primavera» somatica e psi-chica al nostro malato.

Potremo in questo caso servirci del Rafano, una pianta er-bacea che ama climi freschi e terreni umidi, dotata di unagrossa radice biancastra ricca di essenze solforate piccan-ti. Basta ingerirne poca per sentirne in tutto il corpo il ca-lore: il Rafano stimola la circolazione sanguigna, se ne av-vertono gli effetti soprattutto a livello periferico, alle estre-mità del corpo, spesso fredde per una insufficiente e len-ta irrorazione sanguigna; dinamizza inoltre tutti i processimetabolici ed esercita su tutte le mucose un’azione disin-fettante e antisettica. Lo si assume fresco: 2-4 g di radicegrattugiata al dì, o in tintura madre: 10-15 gocce in un po’d’acqua al dì. Da evitare nelle infiammazioni acute, in gra-vidanza e in casi di ipotiroidismo.Se invece siamo abitati da un eccesso di energia marzia-na, che a livello emozionale e psicologico si manifesta conattitudini di impazienza, insofferenza e intolleranza nei con-fronti del nostro prossimo, tanto da allontanarlo e da la-sciarci soli con le nostre irritazioni, allora, seguendo le in-dicazioni del dottor Bach, potremo ricorrere al fiore di unapianta che ci assomiglia: l’Impatiens. Una pianta chiamataanche «noli me tangere» (non mi toccare) poiché basta sfio-rarla perché le valve molto elastiche della sua capsula, conuno scatto repentino, si aprano e proiettino i semi in ognidirezione. Il dottor Bach prescrive di assumere questo suorimedio ponendone sotto la lingua 4 gocce almeno 4 vol-te al dì. n

Zappilografia

Si dice che «april di bei colori orna la via», ma inquesto mese era così tanto il lavoro da fare chenon c’era tempo per guardare i fiori. Si finiva

di potare e di seminare la verdura nell’orto, poi si le-gavano le viti. Poco dopo sugli olivi cominciavano aformarsi i mignoli, che poi diventavano piccoli fiorigiallo-verdi. Era importante che i mignoli uscisseropresto per avere tanto olio, infatti si diceva: «Se mi-gnola d’aprile, vacci col barile. Se mignola di maggio, giu-sto per l’assaggio. Se mignola di giugno, vacci con il pugno!».

In aprile bisognava zappare, zappare, zappare. Per-ché cresceva sì quel che si era seminato, ma cresceva-no anche le erbacce. Zappare era un lavoro che nonpiaceva a nessuno, perché venivano i calli alle mani eun gran mal di schiena.Dalle nostre parti c’era un contadino che fu chiama-to a fare la leva. Lui stava in coda e sentiva l’ufficialeche chiedeva agli altri qual era la loro occupazione.Davanti a lui uno disse: «Faccio lo stenografo». Poiun altro: «Faccio il tipografo». Quando toccò al no-stro amico lui non voleva essere da meno, allora dis-se: «Faccio lo zappilografo!».

Tratto da Il libro di Pietro(Terra Nuova Edizioni)l’autobiografia di uncontadino cresciuto ai tempi della mezzadria.

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oroscopo vegetaleFerdinando Alaimo

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Nell’orto aprile è un mese in cui il lavoro diventa fre-netico: si susseguono semine, trapianti, cure alle pian-

te e primi raccolti.Per le semine e i trapianti possiamo fare riferimento allatabella 1 ed è un’ottima scelta combinare le indicazioni for-nite con le informazioni della colonna «agricoltura e giar-dinaggio» dell’almanacco che trovate al centro del giornale.In questo mese possiamo seminare in semenzaio: angu-ria, cetriolo, lattughe e indivie, melone, porro, zucca e zuc-chino.Prima di iniziare i trapianti di cetriolo, melanzana, pepero-ne, pomodoro, sedano e zucchino attendiamo che le tem-perature minime siano stabilmente sopra i 10° C per evita-re che improvvisi ritorni di freddo facciano morire le pian-tine. In caso di rischio di gelate, proteggiamole con tessu-to non tessuto (TNT) o con piccoli tunnel realizzati con telidi plastica trasparenti.Ricordiamoci, invece, di togliere il TNT dalle colture comeravanelli, radicchi e lattughe da taglio, spinaci e bietole, chenon hanno più bisogno di protezione.In questa stagione le erbe spontanee crescono rapidamente.Se abbiamo deciso di utilizzare materiali organici per la pac-ciamatura (paglia, foglie, cippato, compost ecc.) questo èil momento giusto per coprire l’aiuola con il materiale pre-scelto. Lo spessore dello strato varia da 5 a 20 cm.L’uso della pacciamatura organica è una scelta che rispet-ta l’ambiente e tutela la fertilità del terreno, ma se nel no-stro orto sono presenti arvicole (topolini) o il grillotalpa, èmeglio preferire le zappature, perché la lavorazione ripetutadel terreno disturba questi parassiti.In aprile compaiono anche i primi afidi (pidocchi). Utilizziamopreventivamente il macerato polivalente per ridurre o an-nullare la presenza di questi (e altri) insetti. Se questo in-tervento non fosse sufficiente, interveniamo con un tratta-mento serale utilizzando sapone di Marsiglia (20 g in un li-tro d’acqua) o alcol alimentare a 90° (1,5 cucchiai per litrod’acqua). n

Terra Nuova · aprile 2011 5

e nell’orto ad aprileEnrico Accorsi e Francesco Beldì

Il macerato polivalenteMettiamo in un sacchetto di cotone o iuta alcuni spicchi d’aglio,una manciata di rosmarino, una di lavanda (anche le foglie) ele foglie di due piante di ortica. Immergiamo il tutto in 3 litridi acqua per almeno 7 giorni, mescolando ogni tanto.Per diminuire l’odore aggiungiamo bentonite (un’argilla che sitrova nei negozi di enologia o di edilizia) o litotamnio (un’al-ga calcarea reperibile nei negozi per l’agricoltura).Trascorsa almeno una settimana, misceliamo un bicchiere di ma-cerato a 1 litro d’acqua e irroriamo le piante ogni 7-10 giorni.Si può usare il macerato anche mescolato all’acqua di irriga-zione: l’effetto repellente in questo caso si manifesterà versogli insetti terricoli.

Frutta e verdura di stagioneVerdura: barbabietole, broccoli, carciofi, cavolfiori, cavoli, ca-volini di Bruxelles, cicoria, dolcetta, erbette, finocchio, lattugaa cappuccio, lattuga riccia, rabarbaro, rafano, scalogni, seda-no rapa, spinaci, tarassaco. Frutta: arance amare, arance dol-ci, pompelmi. Erbe aromatiche: alloro, aneto, erba cipollina, prez-zemolo, rosmarino, salvia, timo.

+10/200

– 5/10– 10/20– 20/25– 20/30– 25/30

I periodi indicati nella tabella 1 sono riferiti allaValle Padana (0). Le zone colorate indicano diquanti giorni si possono ritardare (con il +) o anticipare (con il –) le semine e i trapianti.

Ortaggio Distanza fra le file (cm)

Distanza fra le piante (cm)

Anguria 150 200

Cetriolo 120 60

Fagiolo e fagiolini (con o senza sostegni) 80/40 8/5

Indivia, lattuga 30 25

Melanzana, peperone, pomodoro 80 50

Melone 150 50

Prezzemolo, radicchio da taglio 10 continua

Sedano 60 25

Zucca 100 200

Zucchino 100 80

La distanza fra le file è indicativa. È consigliabile deciderla basandosi sulla larghezzadell’attrezzo utilizzato per controllare le erbe spontanee (qualche centimetro in più).Per altre piante controllare le tabelle dei mesi precedenti.

tab. 2 Distanza fra le file e le piante

Ortaggio Materiale Periodo

Bietola da coste e da orto seme tutto il mese

Carota seme tutto il mese

Cavolo cappuccio piantina tutto il mese

Cetriolo seme dalla 2ª decade

Cetriolo piantina fine mese

Fagiolo e fagiolini seme da metà mese

Indivia e lattuga piantina tutto il mese

Lattuga da taglio seme tutto il mese

Melanzana, peperone, pomodoro piantina fine mese

Patata tubero fino a metà mese

Prezzemolo, radicchio da taglio, ravanello seme tutto il mese

Sedano piantina fine mese

Spinacio (varietà tardive) seme tutto il mese

Zucca e zucchino seme dalla 2ª decade

Zucca e zucchino piantina fine mese

tab. 1 Semine e trapianti di aprile

Aprile temperato non è mai ingrato

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Le api volano, gli ogm ancheIl polline e le api si muovono li-beramente, senza rispettare con-fini, barriere, proprietà private. Seci sono ogm nelle vicinanze, lacontaminazione genetica è ga-rantita. Ciò che non è ancora chia-ro, invece, sono i diritti e i doveridi chi ha inquinato e di chi ha su-bìto l’inquinamento: chi paga idanni? Che fine fanno i prodotticontaminati?Il caso che sta facendo discutere,questa volta, riguarda la Germa-nia. I prodotti dell’apicoltore KarlHeinz Bablok sono stati contami-nati accidentalmente nel 2005 dal

mais Mon810 della Monsanto,coltivato nei vicini terreni speri-mentali appartenenti allo statodella Baviera. La questione è sedebbano essere soggetti a speci-fica autorizzazione. Ritenendo diessere stato danneggiato, l’api-coltore si è dunque rivolto alle au-torità giudiziarie tedesche, chehanno a loro volta interpellato laCorte di Giustizia Europea. Per ilmomento si è espresso solo l’av-vocato generale, che non sembraavere dubbi: i prodotti apisticicontenenti ogm possono costitui-re un rischio per la salute e vannosottoposti a specifica autorizza-zione. (s. c.)

La carta dei produttori bioLa prima Assemblea nazionaledei produttori biologici, organiz-zata da FederBio lo scorso feb-braio, ha fatto nascere la Carta deiproduttori, un «patto» per unmodello agricolo rurale sosteni-bile. La carta si rivolge alle istitu-zioni, ai consumatori e alle diver-

se forze sociali per promuovere uncambiamento degli stili di vita edei valori fondanti della nostra so-cietà. Al governo si chiede una po-litica fiscale più vantaggiosa che ri-conosca l’impegno per la preser-vazione degli ambienti naturali,mentre i sistemi di controllo do-vrebbero semplificare e ridurregli adempimenti burocratici. Tra glialtri punti, la valorizzazione dellaRete nazionale di filiera corta bioe un tavolo interprofessionale perla riduzione dei costi.

Se l’Amazzonia produce CO2

Nel 2010 in Amazzonia c’è stataun’emergenza siccità, che unitaalla deforestazione ha portato ilpolmone verde del Pianeta a rila-sciare più anidride carbonica diquanta ne abbia assorbita. Un fe-nomeno già verificatosi nel 2005,a soli 5 anni da un evento che nonsi dovrebbe verificare più di unavolta ogni secolo. L’allarme, lan-ciato da uno studio dell’Universi-tà di Leeds e dell’Amazon envi-

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Transgenesi o mutagenesi. Questo è il dilemma… di Simona Capogna

Il riso ottenuto attraverso la tecnologiaClearfield ha invaso l’Italia. Introdotto nel2006, oggi occupa diverse migliaia di et-tari. La buona notizia è che non si trattadi ogm. La cattiva notizia è che siamo difronte al solito pacchetto «seme-pestici-da», tipico dell’agricoltura convenziona-le e assolutamente deleterio per la salu-te umana e per l’ambiente.Clearfield letteralmente significa «pulirei campi» e, in effetti, il suo obiettivo èquello di eliminare dai campi il riso «cro-do», una varietà selvatica rossa che cre-sce naturalmente insieme alle varietàcommerciali. Grazie alla tecnologia Clearfield è stata ot-tenuta una varietà di riso (il più conosciuto è Libero), cheè in grado di sopravvivere alle irrorazioni dell’erbicida«Beyond».Non è difficile credere al fatto che sia un’unica multi-nazionale (BASF) a vendere entrambi i prodotti del pac-chetto (Libero+Beyond). La promessa è quella di ridur-re sensibilmente l’utilizzo degli erbicidi nei campi di riso(di 10 volte), ma non si tiene conto dell’aumento delle

resistenze delle cosiddette «erbacce» o«infestanti», che costringe dopo pochianni ad aumentare la quantità delle so-stanze chimiche utilizzate, con effettidisastrosi di inquinamento delle falde edi riduzione della biodiversità.È interessante notare che l’azienda, purcommercializzando ogm, ci tiene a rassi-curare i consumatori sul fatto che il risoLibero non sia stato ingegnerizzato, maottenuto attraverso un processo di mu-tagenesi «tradizionale». Tale processoconsiste nella somministrazione di ra-diazioni ionizzanti o sostanze chimiche (in

questo caso di etilmetilsulfonato), che modificano il Dnavegetale.Non esistono garanzie sui rischi legati alla mutagene-si, ma il riso Libero è regolarmente iscritto al Registronazionale delle varietà vegetali (insieme a tante altrevarietà «mutate»). Inoltre, la BASF ha promesso agli agri-coltori che, dopo il riso, arriveranno sul mercato il gi-rasole (già pronto), la colza, le lenticchie e il frumento.Tutti firmati Clearfield.

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ronmental research institute, do-cumenta come la foresta, capaceda sola di assorbire un quartodell’anidride carbonica globale,rischia di trasformarsi da «pol-mone della Terra» in un’enormeminaccia per la lotta ai cambia-menti climatici. È capace infatti dirilasciare quantità di CO2 superio-ri a quelle degli Usa. (a. b.)

Olio di semi ogm in PugliaI volontari di Greenpeace hannoscovato in Puglia due oli prodot-ti con soia geneticamente modi-ficata, commercializzati dalla Den-tamaro Srl di Bari. Se vuoi difen-dere il tuo cibo, invia subito unalettera alla Dentamaro Srl perchiedere di non usare più ogm neipropri prodotti, sottolineando che«la sicurezza e gli effetti a lungotermine degli alimenti ogm ri-mangono ancora sconosciuti» eche una volta rilasciati nell’am-biente sono incontrollabili. La let-tera può essere indirizzata a Den-tamaro Srl, via Caduti Del Lavoro2/D, 70126 Bari. Oppure si puòcompilare il format di spedizionesul sito www.greenpeace.it

17milioniSono le persone in Europa affet-te da allergie alimentari. Tra que-sti si contano ben 3,5 milioni digiovani sotto i 25 anni, mentre laquota di bambini sotto i 5 anninell’ultima decade è raddoppiata.I ricoveri per shock anafilattico nel-la fascia fra 0 e 14 anni sono au-mentati di 7 volte e le visite am-bulatoriali pediatriche per allergiealimentari sono triplicate.Le reazioni allergiche appaiono incontinuo aumento, probabilmen-te a causa di cambiamenti nutri-zionali e di inquinanti. Tra le cau-se, la European academy of aller-gy cita anche la mancata esposi-zione ai batteri, che impedisce alsistema immunitario di allenarsi ematurare. In Italia, secondo un re-cente studio dell’Università di To-rino, l’alimento più allergizzantenegli adulti è la nocciola (26%), se-guita dalla verdura (14%), dallafrutta fresca, soprattutto pesche ealbicocche (12%), crostacei (10%),pesce (7%), legumi (6%), semi(6%), grano (5%).

Gli ogm diminuisconoancora in EuropaI terreni coltivati con organismi ge-neticamente modificati in Europanel 2010 sono calati del 3%. Untrend negativo che esaspera lo sci-volone del 2009, in cui si registra-va addirittura un -12% rispetto al-l’anno precedente.Secondo la Coldiretti le coltiva-zioni biotech sono in calo perché,di fatto, non sono riuscite a tro-vare un mercato, vista la persi-stente contrarietà dei consumatoriad acquistare prodotti genetica-mente modificati. Dal rapportoannuale Isaa (International servi-ce for the acquisition of agri-bio-tech applications) traspare tutta-via che, a livello mondiale, le col-

tivazioni ogm hanno raggiunto ilmiliardo di ettari in 29 paesi. Soloi cittadini possono azionare il pe-dale del freno!

Il bio verticale e orizzontaleL’Italia è leader europea per nu-mero di operatori certificati bio,ma il mercato interno è molto piùlimitato se si confronta ad esem-pio con quello tedesco. I marginidi crescita però hanno numeri adue cifre, con un aumentodell’11,6% solo nel 2010. Nel no-stro paese il consumo di prodottibiologici rimane ancora preroga-tiva dell’Italia settentrionale, cheacquista oltre il 70% dei prodot-ti. Ma il Sud non sta a guardare, ein Sicilia si supera addirittura il25% di crescita. L’ulteriore buona notizia è che asostenere il trend non è soltantola grande distribuzione. Il detta-glio tradizionale, seppure nume-ricamente poco rilevante, è il ca-nale che ha fatto segnare la cre-scita più marcata, con un più29,3%. In più bisognerebbe ag-giungere l’incidenza, difficilmen-te calcolabile, di gruppi d’acquistoe mercati contadini locali. Il biocresce in verticale ma anche inorizzontale.

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Diritto d’autore e internetLe associazioni Adiconsum, Ago-rà Digitale, Altroconsumo, Asso-net, Assoprovider e lo Studio Le-gale Sarzana hanno inviato al-l’Agcom (Autorità garante per leComunicazioni) un documento incui contestano il procedimentosommario con cui l’Authority in-terverrebbe preventivamente incaso di sospetto di violazione deldiritto d'autore sul web. L’ap-proccio proposto dall’Agcom nel-la consultazione su diritto d’autore

e internet contrasta col dirittocomunitario: in nome del dirittod’autore si stravolgono infatti leesigenze di sviluppo e apertura delpatrimonio culturale, costrette inquesto modo a piegarsi alla cul-tura del sospetto e della chiusura.n Firma anche tu per scongiurarequesta eventualità su:www.sitononraggiungibile.it

Gruppi d’acquisto: i primi finanziamentiNasce in Umbria la prima legge re-gionale che riconosce e finanzia igruppi d’acquisto solidali. È il ri-conoscimento di una lunga storiache parte dallo storico gruppo sor-to a Fidenza nel 1994, che lenta-mente si sta ramificando in tuttaItalia. La legge fissa un tetto mi-nimo di partecipanti al gruppo (15

unità) e vincola i finanziamenti alconsumo dei prodotti di filiera cor-ta caratteristici del luogo d’origi-ne, oltre al requisito essenziale chenon esistano fini di lucro. La Re-gione Umbria contribuirà alle spe-se di funzionamento medianteaiuti de minimis, per un periodonon superiore ai tre anni. Il grup-po d’acquisto dovrà essere attivoda almeno sei mesi.n Fonte: Altracitta.org

Dvd usa e gettaUn dvd con autodi-struzione incor-porata. Non è ungadget da 007, èl’ultima novitàproposta da 01 Di-stribution. Si chiamadvd 48 ore: ti guardi il film da unnormale apparecchio, ma dopodue giorni dal primo inserimentodiventa inutilizzabile. Una trova-ta abbastanza inutile, oltre che in-quinante, essendo l’ennesimo pro-dotto usa e getta destinato a tra-sformarsi in un rifiuto non ricicla-bile in brevissimo tempo.n Altroconsumo

Come ogni anno è arrivato il periodo delle grandi pu-lizie pasquali. Rari, preziosi momenti in cui ne appro-fittiamo per tirare a lucido la nostra casetta, per renderlaimmacolata, linda e profumatissima.Bagno, cucina, vetri, pavimenti verranno passati al va-glio e lustrati senza pietà tornando fi-nalmente a splendere. In aiuto a questamassiccia campagna di pulizie che ciaspetta durante le feste, accorrono cen-tinaia di prodotti dall’aria aggressivissi-ma che promettono meraviglie. Macchie,unto, polvere, calcare, grasso, sporcizia, mi-crobi di ogni tipo scompariranno tre-mando alla loro vista. E poi per comple-tare la disinfezione, una bella spruzzata dideodorante per interni e la nostra casasarà degna di apparire in una pubblicitàdella televisione.Purtroppo dopo questa cura massiccia di detersivi,smacchiatori, anticalcari, deodoranti, antimuffa, lu-stra-vetri, lava-pavimenti, il nostro caro nido domesti-

co sarà anche diventato un ricettacolo di sostanze in-quinanti e pericolose degne di far rabbrividire il più spie-tato costruttore di armi chimiche: ammoniaca, benze-ne, stirene, eteri glicolici, formaldeide, diossina, para-diclorobenzene, formolo, acetaldeide, perborato sodi-

co, ipoclorito di sodio, solo per citarne alcuni.Ma quel bel profumo di pulito, quello splendorediffuso val bene un po’ di ustioni agli occhi e aipolmoni, attacchi d’asma, problemi respiratori,

nausea, tosse, dermatosi e, magari, a lun-go andare, perfino il cancro. Chi si so-

gnerebbe mai di usare semplice-mente sapone di Marsiglia, aceto,limone, sale, bicarbonato e acquabollente? Non hanno certo quel-l’aria aggressiva e pulitissima chehanno i detersivi industriali, quel

profumo inebriante, quella pro-messa di sterilità e asetticità assoluta, anche se puli-rebbero con gli stessi risultati, risparmiando la vita a noie all’ambiente.C

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dalla parte dei consumatori

AlieniÈ bello pensare che

esistano altri mondi, altrepersone non umane con di-

verse intelligenze, diverse sensibi-lità. Sono tante le persone che si ap-passionano a una simile idea. In fondo èdifficile che su miliardi e miliardi di pia-neti, solo sulla Terra si siano verificate lecondizioni necessarie per la vita. E allo-ra molti scrutano il cielo stellato, sperandodi vedere il mitico ufo.Ma per chi cerca Altre Vite, non è indi-spensabile trovare un ufo. Anche qui sul-la Terra, da sempre, esistono persone nonumane intelligenti, sensibili, capaci di co-municare, persone non umane che abi-tano su questo pianeta e hanno una vitasociale organizzata in famiglie, branchi,stormi, alveari. Persone non umane checomunicano con canti, fischi, danze, co-lori, ululati. Persone non umane che usa-no utensili per la loro vita quotidiana.Avete presente il solito film di fanta-scienza, quando gli extraterrestri arrivanoin pace con una meravigliosa astronave el’esercito si schiera puntando fucili, mi-tra, missili, cannoni? Poi un soldato spa-ra, sparano tutti e comincia il finimondo?Più o meno, con tutte le Altre Vite intel-ligenti e sensibili di questo pianeta stia-

mo facendo la stessa cosa, anzi peggio. Lideportiamo levandoli dal loro ambiente na-turale. Li imprigioniamo e li uccidiamo permangiare la loro carne. Li costringiamo apartorire solo per appropriarci del loro lat-te, per poi uccidere i loro cuccioli. Ci di-vertiamo ridicolizzandoli con stupidi spet-tacoli, li facciamo ammalare e li torturia-mo per testare inutilmente dei farmaci edei cosmetici. Quale sarebbe la definizioneche affibbiereste a degli extraterrestri che,giunti sulla Terra, si comportassero in que-sto modo con noi umani?Ci sono sempre più uomini e donne chenon accettano più questo comporta-mento. Si chiamano antispecisti. Comeper tutti i movimenti per la libertà el’uguaglianza vengono considerati intol-leranti ed estremisti. A differenza di tut-ti gli altri movimenti di liberazione peròsi rivolgono principalmente a popolazio-ni oppresse di persone non umane, chenella situazione odierna non hanno nes-suna opportunità di liberarsi da soli. Essicercano, con tecniche pacifiche, creati-ve, a volte provocatorie, di porre fine a unamisera follia diffusa, quella di chi accettache un animale debba servire un altro ani-male. Non è una moda, non è una dietaalimentare, non è una religione.Provate ad approfondire: antispecismo.wordpress.com/un-manifesto

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opinioni

Facebook

Una rete sociale (in inglese social network) consiste di unqualsiasi gruppo di persone connesse tra loro da diversi

legami sociali che vanno dalla conoscenza casuale, ai rap-porti di lavoro, ai vincoli familiari. Questo mese parleremodella rete sociale più famosa in assoluto, ma gli argomen-ti sono applicabili a qualunque rete.Facebook è nata nel 2004 da un’idea semplice e geniale: ilnome si riferisce agli annuari con le foto di ogni singolo sog-getto (facebook, appunto) che alcuni college e scuole pre-paratorie statunitensi pubblicano all’inizio dell’anno acca-demico e distribuiscono ai nuovi studenti e al personale del-la facoltà come mezzo per conoscere le persone del cam-pus. Mark Zuckerberg non ha fatto altro che portare su com-puter l’annuario della sua università, quella di Harvard, ren-dendolo interattivo. Da allora si è espanso ed è uscito daiconfini universitari per abbracciare, nel 2010, più di 500 mi-lioni di utenti.Tramite Facebook possiamo entrare in contatto con chiun-que: i vecchi compagni di scuola, i colleghi di lavoro, per-sone che condividono i nostri stessi hobby e molto altro an-cora. Possiamo far vedere a chiunque cosa ci piace, cosa nonci piace e portare in rete porzioni più o meno abbondantidella nostra vita. Possiamo considerare questa rete socialecome un insieme di blog riuniti sotto un unico sito. Con tut-ti i pro e i contro che questo comporta.Il «contro» peggiore è quello di farci prendere la mano equindi di riversare tutto in rete, distruggendo così la nostraintimità e magari rivelando cose che non avremmo volutorivelare. Un altro rischio è quello di accettare richieste di con-tatti da sconosciuti o, peggio, da persone che non sono quel-lo che dicono di essere, esponendo quindi i fatti nostri a qual-

cuno che potrebbe, nei casi più estremi, usare le informa-zioni a scopi illegali. Senza contare, ovviamente, il solito pro-blema dello spam, delle richieste di partecipare a giochi op-pure di unirsi a gruppi.Questa rete sociale però è dotata di tutti i mezzi per evi-tare intrusioni di utenti sconosciuti o non graditi e per ren-dere pubblici soltanto i dati che noi vogliamo rendere talie soltanto alle persone che noi vogliamo rendere edotte.È necessario però prendersi la briga di leggere con atten-zione tutte le opzioni a riguardo: queste sono davvero tan-te e non è certo possibile riportarle in questo trafiletto. Èpossibile, ad esempio, fare in modo di mantenere una per-sona nella lista di amicizie evitando che i suoi messaggi ap-paiano nella nostra bacheca; è possibile scegliere cosa farvedere e a chi tramite un insieme di filtri che si possono tro-vare all’interno delle impostazioni della privacy.Visto che Facebook permette di creare applicazioni da con-dividere (una delle più diffuse è Farmville, la simulazionedella gestione di una fattoria) è stato reso possibile bloc-care le singole applicazioni senza per forza cancellare l’uten-te che ci ha invitato a usarle.Nei casi più estremi è possibile bannare un utente: questosignifica che possiamo interdire totalmente l’accesso alle no-stre informazioni a chiunque riteniamo opportuno. Un uten-te bannato non sarà più in grado di trovarci all’interno del-la rete sociale: ai suoi occhi noi siamo spariti, con tutte leconseguenze positive e negative che questo comporta.Come sempre, è il buonsenso e l’intelligenza più delle con-tromisure digitali, che possono rendere la nostra parteci-pazione a Facebook una fonte di divertimento invece diun’esperienza sgradevole.

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di Andrea Grossi - www.andreagrossi.net

11%È la percentuale di tutta l’ener-gia elettrica consumata dai di-spositivi elettrici ed elettronici instand-by, secondo una ricerca delPolitecnico di Milano. Ogni annospendiamo tra i 50 e i 60 europer tenere i nostri apparecchispenti. (a.b.)

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In tempi di crisi come quelli chestiamo vivendo, uno stuolo diesperti che abbraccia trasver-

salmente ogni nazionalità e appar-tenenza politica si affanna a cercarecause e possibili soluzioni, invo-cando una ripresa economica qualepanacea di tutti i mali. Tuttavia, conun’analisi più approfondita, ci sirende conto delle mille incongruenzenon solo relative alla cosiddetta cri-si, ma soprattutto relative a un si-

stema monetario, strumento princi-pe di governo delle oligarchie mon-diali, che con la crisi ha molto a chefare. Abbiamo provato a fare il pun-to della situazione con l’avvocatoMarco Della Luna, autore di Euro-schiavi, La Moneta Copernicana e dialtri saggi socioeconomici. Le sue pa-role lasciano senza fiato e con pochesperanze, ma è proprio questo il mo-tivo per cui abbiamo deciso di trat-tare il tema sulle pagine del nostro

giornale: perché l’informazione è ilprimo passo verso la libertà.

Avvocato Della Luna, nonostante la cri-si sembra che ci sia sempre più ric-chezza, più produzione e più denaro.Eppure sia i privati cittadini, sia gli Sta-ti sono sempre più indebitati nei con-fronti delle banche. Com’è possibile?Non è solo possibile, è inevitabile. Peruna ragione aritmetica. Si tratta di unaconseguenza dell’uso di una «mo-

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nuovi paradigmi

SchiavidellebancheIl signoraggio bancario è la grande truffa

con la quale le élite mondiali ci costringono a indebitarci. Intervista esclusiva all’avvocato Marco Della Luna, grande esperto del tema.

di Andrea Bizzocchi

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neta-debito», che quasi tutto il mon-do ha adottato. Mi spiego meglio.Tutta la liquidità esistente, compostaper l’8% da moneta legale e per il92% da moneta contabile bancaria(cioè prestiti), è generata medianteoperazioni di indebitamento. LoStato si procura denaro di nuovaemissione dalla banca centrale emet-tendo titoli del debito pubblico op-pure accendendo prestiti. Le impre-se, i privati e gli enti pubblici si pro-curano liquidità accendendo presti-ti dal sistema bancario, che appuntoha il monopolio della creazione di de-naro, di liquidità. Tutti questi prestitisono gravati di interesse, perlopiùcomposto. Quindi, se originaria-mente abbiamo 1000 miliardi di li-quidità complessiva con un corri-spondente debito verso il sistemabancario di 1000 miliardi di capitale,dopo un anno al 10% di interesseavremo sempre 1000 miliardi di li-quidità, ma 1100 miliardi di debito.Dopo due anni, 1000 di liquidità con-tro 1210 di debito. E così via. Se in-vece immaginiamo che ogni anno gliinteressi passivi siano pagati, dopo unanno il totale del debito sarà 1000 eil totale della liquidità sarà sceso a 900,perché 100 sono stati dati al sistemabancario per pagare i debiti. Dopodue anni, la liquidità rimasta sarà sce-sa a 800, e così via. In tal modo si pro-duce una scarsità, una rarefazionemonetaria dell’economia, che gene-ra insolvenze, disinvestimenti, di-soccupazione e recessione.

Insomma, il nostro sistema bancariopre(te)nde dalla società più denaro diquanto ne dia?Esatto. Si crea così uno sbilancia-mento permanente. Quindi in ognicaso sarà necessario, per la società,accendere continuamente ulterioridebiti col sistema bancario in mododa procurarsi il denaro per pagare gliinteressi passivi. Questo è relativa-mente sostenibile finché il Pil cresceadeguatamente, ma quando questorallenta, si ferma o diminuisce, scop-piano le crisi di liquidità, perché Sta-to, imprese e cittadini non riesconopiù a pagare gli interessi sui debiti ac-cumulati. Non ci riescono, beninte-so, nel loro complesso, perché le sin-gole imprese e i singoli Stati ci rie-

scono eccome, in quanto più abili oforti nel finanziarsi e nell’attrarre asé i liquidi (redditi e investimenti) ri-masti in circolazione, sottraendoliagli altri. Questo è ciò che oggi si de-finisce «virtuosità».

Quindi la liquidità circolante è sem-pre inferiore al debito?Sì, e quest’ultimo cresce in modoesponenziale, non lineare. Crescen-do il totale del debito, crescerà ancheil totale degli interessi passivi da pa-gare annualmente, così come cresce-rà la quota di reddito complessiva uti-lizzata per pagare gli interessi passi-vi (crescerà quindi anche il costo fi-nanziario delle attività produttive), to-gliendola agli investimenti e ai con-sumi. Dopo breve tempo, per paga-re interessi e rate di rimborso, sarà ne-cessario contrarre nuovi debiti, ecosì via. Ma il sistema bancario pren-de buona parte dei crediti che accu-mula e che sa che non potranno ve-nir ripagati, e li cartolarizza e co-riandolizza. Li trasforma cioè inbond, e li rifila ai risparmiatori, oltrea incorporarli in fondi d’investi-mento e fondi pensione, spacciandoliper sicuri o a basso rischio. Questi ti-toli poi scoppiano in tasca a chi li hacomprati. Così è accaduto coi mutuisubprime e coi bond della Parmalat:si tratta di una serie di gigantesche fro-di bancarie. I governi e le autorità mo-netarie lo sapevano e hanno lasciatofare, anche perché inizialmente que-sto business aumenta il pil, sostienei consumi, crea consenso sociale. Ilboom economico degli Usa di Clin-ton conteneva alla base questo mec-canismo; infatti in un secondo tem-po si è tradotto in una serie di bolleeconomiche. Purtroppo la gente nonpossiede le cognizioni per capire,collegare, prevenire.

Può un simile sistema raggiungere maiuna stabilità?L’attuale sistema economico nonpuò assicurare a lungo termine sta-bilità di mercato, perché è per sua na-tura sbilanciato e generatore di cri-si. Le crisi si fanno tanto più fre-quenti quanto più è sbilanciato il si-stema. L’importante è capire chenon stiamo parlando di anomalie,perturbazioni passeggere, incidenti

evitabili. C’è piuttosto un’alternan-za tra fasi di «gonfiaggio» e di «col-lasso». E la classe politica cerca di ca-valcarle entrambe, al fine di trarrevantaggio sia dalle fasi di boom cheda quelle di sboom. Per contro, que-sto sistema raggiunge una stabilitàpolitica, nel senso che crea una di-pendenza indissolubile della socie-tà nei confornti del sistema bancario,quale monopolista di moneta e cre-dito. Si assicura quindi un control-lo stabile della società attraverso glistrumenti della finanza.

A essere indebitati sono sia i privaticittadini che gli Stati, ma poiché loStato è fatto da persone, in realtà i cit-tadini sono indebitati due volte. Unavolta per il debito contratto comeprivati (il mutuo, i finanziamentiper l’auto, il divano ecc.), un’altra peril debito pubblico, pagato attraversoil prelievo fiscale. Dico bene?Sì, è così. Lo Stato e gli enti pubbli-ci si indebitano, fanno spese e inve-stimenti, assumono dipendenti, einizialmente ciò crea benessere econsenso verso i politici, che quindisi rafforzano e realizzano i loro af-fari. Poi però l’indebitamento inco-mincia a farsi sentire, sempre più pe-sante, a causa dell’andamento espo-nenziale di cui abbiamo parlato, e lefinanze dello Stato, dei Comuni,degli enti pensionistici eccetera van-no in crisi. È quello che da sempresuccede con gli aiuti ai paesi in via disviluppo o a quelli in difficoltà.Quando dalla fase della spesa espan-siva si cade in quella del debito in-sostenibile, si impongono tagli del-la spesa e maggiore tassazione, non-ché privatizzazioni. In tal modo,attraverso il debito pubblico, anchele imprese e i cittadini più «bravi»possono venire attaccati nei loroguadagni e risparmi.

Questo meccanismo è anche respon-sabile della crescente diseguaglianzaeconomica? Ossia del fatto che quo-te sempre maggiori di reddito e ric-chezza si vanno concentrando in fascesempre più ristrette di popolazione?Certamente. Si tratta di meccanismimonopolistici, che concentrano unaquota sempre maggiore di reddito edi ricchezza (compresi i crediti) nel-

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le mani dei soggetti che partecipanoal cartello che ha il monopolio del-la produzione dell’energia, delle ma-terie prime e soprattutto del denaroe del credito. Tutto questo a scapitodel resto della società, dei produtto-ri di ricchezza reale, dei risparmiatori,degli emarginati. Su scala globale. Inun mondo dominato dai grandi car-telli sovranazionali, è automaticoche la ricchezza, come il potere po-litico, si concentri nelle mani delle éli-te proprietarie di questi cartelli, e cheil resto della popolazione tenda al-l’impoverimento, come infatti staavvenendo da circa vent’anni.

Immagino che questo si possa defini-re «monopolio del signoraggio». Quan-do è nato tutto questo? A cosa risale?Non si tratta di un artificio moder-no. Quello che viene definito signo-raggio classico risale ai tempi dellemonete d’oro: il sovrano emettevauna moneta che conteneva un valo-re aureo di 50, imponendo però unvalore «legale» di 100. In tal modo ilsovrano spendeva 50 per l’oro, ma ri-cavava 100, guadagnando 50. Questoguadagno è detto signoraggio. In unafase successiva, nel Rinascimento, ilsignoraggio prese un’altra forma:gli orafi, che custodivano l’oro deiclienti in deposito nei loro forzieri,rilasciavano certificati attestanti laquantità d’oro depositata. Ben pre-sto però questi cominciavano a emet-tere più certificati dell’oro custodi-to. In altre parole, se avevano depo-siti d’oro per 100, sapendo che i de-positanti nell’insieme potevano riti-rare al massimo il 10% del totale deldeposito, emettevano certificati per1000: 100 per l’oro effettivamente de-positato, e 900 come denaro cheprestano a interesse. Questi certifi-cati presero il nome di «banco» o«banconote». Il guadagno degli ora-fi era notevole e soprattutto gratui-to: essi ricevevano in consegna oroper 100 fiorini e facevano prestiti per900, con un interesse del 10%. Inquesto modo a fine anno incassava-no 90 fiorini, il tutto praticamentegratis. Questo modo di arricchirsiviene chiamato signoraggio da inte-ressi. Il sistema bancario odiernonon si comporta molto diversamen-te rispetto agli scaltri orafi fiorenti-

ni del Rinascimento. L’unica diffe-renza è che invece dell’oro utilizza-no come copertura la carta - carta-moneta o bond - oppure semplicicrediti verso soggetti che appaionosolvibili, anche se spesso non losono. Quello di oggi si chiama si-gnoraggio monetario.

E qual è la differenza tra signoraggiomonetario e signoraggio creditizio?Il signoraggio monetario è quello cherealizzano i proprietari-gestori del-le banche centrali di emissione emet-tendo a costo zero moneta legale e ri-cevendo in cambio titoli del debitopubblico. Il signoraggio creditizio in-vece è quello che le banche realizza-no concedendo credito - operazioneanche questa a costo pressoché zero.Infatti le banche non si preoccupa-no neppure di prestare il denaro deidepositanti. Come se ciò non ba-stasse, questo denaro al 92% non èdenaro vero e proprio: si tratta di bo-nifici, assegni e così via; in altre pa-role creazioni contabili di altre ban-che, che gli istituti di credito si gira-no tra loro. Le banche non prestano«soldi»: quando erogano un mutuonon fanno altro che stampare un as-segno circolare o eseguire un accre-dito elettronico, o ancora aprire unalettera di credito. Nessuna di questeoperazioni richiede che la banca ab-bia una copertura in oro o in beni pa-trimoniali reali. Quindi la bancacrea liquidità dal nulla a costo zeroe su di essa si fa pagare gli interessi.

Sta dicendo che noi in realtà non sa-remmo tenuti a pagare mutui e finan-ziamenti vari, perché la banca non cidà denaro ma solo impulsi elettronici?In base all’articolo 1813 del CodiceCivile, non c’è mutuo se non c’è con-segna di danaro reale, ossia in con-tanti o moneta legale. Poiché i mu-tui vengono erogati senza concederedanaro in contanti, ma semplice-mente stampando un assegno cir-colare, eseguendo un bonifico o al-tre operazioni contabili analoghe, anorma di legge non sono validi. Inteoria quindi non c’è nessun obbli-go di restituire il capitale, né tanto-meno di pagare gli interessi di unmutuo. Sembra assurdo, ma è pro-prio così. E qualche giudice inizia a

dare ragione a questa interpreta-zione della legge.

Quali sono le garanzie delle banchequando erogano un prestito? E che co-s’è la riserva frazionaria?Le banche non ci danno soldi, comeho spiegato, ma registrazioni con-tabili elettroniche, oppure pezzi dicarta, nella forma di assegni circolari.In tutti i casi si tratta di una promessadi pagamento di determinate sommedi denaro, cioè di moneta legale, os-sia banconote. La questione quindiè: considerando 1000 il totale dellepromesse di pagamento di monetalegale emesse dal sistema bancario,compresi i libretti di risparmio e gliattivi dei conti correnti, quanta mo-neta legale hanno le banche nei lorodepositi per far fronte alle richiestedi pagamento in contanti? Ebbene,mediamente hanno 2. Il 2 per mille.In altre parole, se tutti i clienti di unabanca andassero contemporanea-mente a incassare in contanti i pro-pri libretti, assegni, attivi di contocorrente e così via, le banche sareb-bero in grado di restituire solo l’1,5per mille, perché assegni circolari econti correnti sono, nel loro insieme,quasi totalmente scoperti.Ovviamente, in condizioni normaliuna corsa alle banche per ritirare i de-positi è altamente improbabile. Que-sto però è avvenuto più volte nellastoria, e ultimamente nel 2008, quan-do nel Regno Unito la banca Nor-thern Rock venne nazionalizzatadopo essere stata travolta dalla crisi.La riserva frazionaria, cioè la possi-bilità che la banca possa erogare cre-diti per non più di, poniamo, 10volte le proprie riserve, poteva esisterequando la banca aveva una garanziaeffettiva, ossia riserve in oro o in al-tri beni reali, valute legali solide.Oggi tali riserve sono «superate». Labanca di credito usa come riserva ilproprio giro d’affari, il proprio rating,e in ultima istanza, specialmentequando si lancia in speculazioni am-pie e azzardate, usa i soldi dei con-tribuenti, che sono chiamati a ripia-nare le sue perdite. Oggi sostanzial-mente la riserva, la garanzia delle ban-che, è rappresentata dai contribuen-ti. E lo si è visto nei molti salvataggidi banche operati negli ultimi anni

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dalla mano pubblica, il che equivalea dire che i cittadini hanno salvato sestessi. Anche se in realtà ci siamostretti ancora di più il cappio attornoal collo…

Ma i redditi da signoraggio compaionoalmeno nei bilanci delle banche? Per-ché in caso contrario, oltre ad essereredditi di fatto illeciti, sono anche alnetto delle tasse…Quando creano mezzi monetari,vuoi emettendo moneta legale, vuoicreando moneta creditizia, le bancheregistrano nella loro contabilitàun’uscita patrimoniale pari al valo-re capitale della creazione moneta-ria o creditizia eseguita, in modo daannullare il ricavo che realizzano.Cioè si comportano come se aves-sero un costo pari al 100% del valoremonetario creato. Ma questo costonon esiste. In tal modo, le bancheeludono il fisco e creano disponibi-lità extracontabili, che vengono ge-stite attraverso circuiti bancari in-ternazionali che godono del dirittoalla segretezza. Un esempio è il di-ritto del Lussemburgo, quello delleCayman Islands e le prerogative dialcuni istituti bancari speciali. La lorogestione rientra nella cosiddettadark pool finance, ossia nella finan-za non dichiarata, sotterranea, da cuipartono gigantesche operazioni spe-culative su titoli, monete e altro. I ge-stori dei fondi d’investimento fannofinta di ignorare l’esistenza di tuttoquesto, e non ne parlano ai loroclienti, che altrimenti potrebberocitarli in giudizio per danni. Anchele università non trattano di questarealtà. L’economia insegnata uffi-cialmente nasconde la realtà.

Ci può svelare quali sono gli organi-smi dietro il signoraggio?Sono le banche centrali di emissione,i loro proprietari, i loro gestori. LaBanca d’Italia è al 94,5% di proprietàdi finanzieri privati, in buona partestranieri. Le banche centrali di emis-sione di quasi tutto il mondo sonocoordinate dalla Banca dei regola-menti internazionali di Basilea, laquale, come del resto la Banca Cen-trale Europea, ha lo statuto interna-zionale di uno stato sovrano, esenteda ogni controllo politico, demo-

cratico, giudiziario, ma in condi-zione di esercitare controllo e guidasugli altri Stati. Anche l’Imf (Fondomonetario internazionale), la Wb(Banca mondiale) e la Wto (Orga-nizzazione mondiale del commercio)fanno parte dello stesso schema.

Se le politiche dei governi sono di fat-to imposte da questi organismi, vuoldire che i governi non contano nulla,e andare a votare altrettanto…Purtroppo è così. I governi e i par-lamenti sono dei prestanome, dei pa-rafulmini, delle facciate che nascon-dono il vero potere, che è quello delcartello monetario mondiale. Essi siprendono le responsabilità giuridi-che, politiche e morali verso la so-cietà civile per gli atti di un potereche non è loro.

Insomma, era meglio il re?Più o meno era la stessa cosa. I re, imonarchi, da sempre o quasi svol-gevano un ruolo analogo, cioè era-no sudditi del potere finanziario. Lestorie delle grandi monarchie sonostorie di grandi debiti e insolvenze.

Questi organismi sono pubblici o pri-vati?Anche nei casi in cui, come la Ban-ca d’Italia, hanno formalmente unostatuto di diritto pubblico (che peròassicura una gestione del tutto pri-vata), essi sono autocratici, ossianon rispondono esternamente. Sonoorgani della comunità finanziariaglobale.

E chi li elegge?Non sono elettivi. I loro dirigentisono espressi dalla comunità ban-caria internazionale. A volte è pre-vista una ratifica, puramente formale,di un ministro o del governo.

Non si capisce perché l’Italia o qua-lunque altro Paese dovrebbe cedere lapropria sovranità monetaria a degliorganismi privati…In realtà si può capire benissimo: per-ché le pecore cedono la propria lanaa un pastore privato? Perché il pa-store si prende la lana senza bisognodella loro autorizzazione, avendo ache fare con animali inermi e in-consapevoli.

Ci sono stati uomini politici che han-no tentato di liberarsi dal giogo del si-stema bancario?Sì, qualcuno ci ha provato. AbramoLincoln e John Kennedy, in epochediverse, provarono a comportarsi al-trimenti. Ambedue, per frenare l’in-debitamento pubblico degli StatiUniti emisero dollari come Stato (Te-soro) anziché ricorrere alla FederalReserve, la banca centrale degli Sta-ti Uniti d’America, o a banche stra-niere. Ma in tal modo misero in pe-ricolo il sistema del signoraggio, eguarda caso entrambi sono stati as-sassinati: il primo con una pistola, ilsecondo con un fucile.

Ci sono partiti politici che cercano dicambiare questa realtà?Ovviamente no. Se lo facessero, sa-rebbero automaticamente emargi-nati. Quando qualche politico ita-liano ci ha provato, il suo partito loha prontamente neutralizzato. Ilmonopolio del credito e della mo-neta, cioè la sovranità monetaria, nonè semplicemente un mezzo perestrarre ricchezza dalla società acosto zero, ma anche il principalestrumento per governarla.

Come giudica le monete complemen-tari, come per esempio gli Scec in Ita-lia?Sono ottimi strumenti didattici perfar capire che cos’è la moneta e dacosa riceve valore. Le monete com-plementari possono essere validi in-tegratori monetari in periodi comequello attuale, o dopo guerre e ca-tastrofi. Funzionano in società cor-rette e serie. È per questo che il cir-cuito della moneta complementaresvizzera Wir non ammette italiani…

È eccessivo affermare che anche leguerre, l’inflazione, le crisi economi-che, in realtà sono uno stratagemmaper creare una sempre maggior di-pendenza dal sistema bancario, equindi poter governare con un con-trollo sempre maggiore su popolazio-ni inconsapevoli?Generalmente, profitto e poteresono ciò per cui le organizzazioni,politiche, religiose o economiche,fanno le cose. Sotto varie coperturemorali e giuridiche. Giudichi lei.

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Insomma, più si va avanti più si lavoraper pagare questi interessi che non sa-rebbero affatto dovuti. È per questomotivo che si lavora sempre di più macontestualmente la qualità della vitapeggiora?La rincorsa esponenziale degli inte-ressi e le inevitabili crisi ricorrenti de-terminano condizioni di insicurezza,sopraffazione, impoverimento. Oggia questi fattori si somma il fatto chestiamo rimbalzando contro i limiti fi-sici dello sviluppo, ossia l’esauri-mento di risorse naturali e della ca-pacità della Terra di assorbire l’in-quinamento. La decrescita ci sarà pre-sto, ma purtroppo rischia di esseremolto involontaria e molto infelice.

Qual è la percentuale del bilancio sta-tale che serve a pagare gli interessi pas-sivi sul debito pubblico?In Italia è circa il 22%, ma è in au-mento.

Siamo schiavi, paradossalmente piùschiavi degli schiavi, perché quelli al-meno se potevano fuggivano…

Lo schiavo che sa di essere schiavo enon ha diritto a nulla si sforza poco,rende poco, non è motivato né re-sponsabilizzato. Il cittadino, e so-prattutto il piccolo imprenditore cheha ipotecato la casa e indebitato tut-ta la famiglia per tirare avanti, sgob-ba con moglie e figli anche sedici oreal giorno per non fallire, per pagarefisco, banche e fornitori, senza cassamalattia, né cassa integrazione, né tfr,né ferie, né diritti sindacali: è loschiavo perfetto.

Com’è possibile che la gente non sirenda conto di un meccanismo cosìperverso che ci strangola l’esistenza?Panem et circenses?«Vulgus vult decipi» dicevano i La-tini («Il popolo vuol essere imbro-gliato», ndr). La quasi totalità dellapopolazione non s’impegna per in-formarsi e per capire. E anche se ca-pisse, purtroppo non ha i mezziper reagire.

In conclusione, la sola risposta sarebbepuntare alla sovranità monetaria…

Secondo alcuni a livello nazionale sì.C’è chi, come il mio amico NinoGalloni (autore di Prendi i soldi escappa, e con cui ho scritto La mo-neta copernicana), dice che biso-gnerebbe prendersi la sovranità mo-netaria togliendola ai banchieri pri-vati, emettendo moneta statale sen-za debito per destinarla a impieghiproduttivi come ricerca, innovazio-ne, infrastrutture, investimenti. Inquesto modo si potrebbe rilanciareeconomia, occupazione, qualità del-la vita. Ma questo è irrealizzabile,perché i signori della moneta hannopraticamente tutto il potere nelle loromani. E non è nemmeno auspicabi-le, perché genererebbe uno sviluppoindustriale tale da produrre in bre-ve una catastrofe ecologica e unaguerra mondiale per accaparrarsi lerisorse rimaste.

Ma arrivare alla sovranità monetarianon significa automaticamente desti-nare il denaro al rilancio industriale. Èchiaro che non sarebbe la soluzione ditutti i mali, ma comunque un passo ne-

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cessario per uscire da questo tragico vi-colo cieco in cui siamo stati cacciati…È un passo indispensabile se si vuo-le uscire dal buco nero del debito erilanciare l’economia, ma è anche unpasso impossibile, per due ragioni.Primo: chi ha il monopolio del de-naro, quindi il potere vero (compresele forze armate), non è disposto a ce-derlo. Secondo: se i popoli ottenes-sero la sovranità monetaria e con essarilanciassero le economie, distrug-gerebbero in pochi anni la biosferadevastandola con l’inquinamento,con la sovrappopolazione, con leguerre per le materie prime.

E come singoli individui?Come singoli, invece, dipende dal-le inclinazioni di ciascuno. La scel-ta è ampia: rassegnarsi, insorgere, fre-gare il sistema, vivere alla giornata…

Da ultimo, quali consigli concretipuò dare ai lettori di Terra Nuova?Evitare investimenti mobiliari, spe-cie in titoli e indici strutturati, e so-prattutto, non mi stancherò mai di ri-

peterlo: evitare di indebitarsi. E poi:puntare sull’associazionismo e sul-l’autoproduzione (gruppi d’acquistosolidale, gruppi di acquisto terreni ecosì via). Ma soprattutto vivere al me-

glio il tempo che resta da vivere incondizioni abbastanza buone, fa-cendo ciò che si ha desiderio di fare,senza rinviare i nostri progetti a unfuturo lontano. l

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Bibliografia essenziale

• Marco Della Luna, Euroschiavi, Arianna Editrice, 2005

• Marco Della Luna, Basta Italia, Arianna Editrice, 2009

• Marco Saba, Bankenstein, Nexus, 2006

• Giacinto Auriti, Il Paese dell’Utopia, Tabula Fati, 2003

• Nino Galloni, Misteri dell’euro, misfatti della finanza, Rubbettino, 2005

• Domenico De Simone, Un’altra moneta (scaricabile gratuitamente dal sitowww.signoraggio.com)

• Robert Musil, L’uomo senza qualità, Einaudi, 2005

Su internet

• www.marcodellaluna.info

• www.centrostudimonetari.org

• www.movisol.org

• www.signoraggio.com

• www.sebastianoscrofina.blogspot.com

• www.primit.it

• www.domonax.blogspot.com

• www.colimo.net

per saperne di più

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di Giuliana Lomazzi

Benché si dica «mal comune,mezzo gaudio», chi soffre dialitosi (ossia di cattivo odore

emesso con l’espirazione) non siconsola al pensiero che nel mondo nesono affette quasi una persona su 2,Italia compresa. Come immaginabi-le, il disturbo ha un forte impatto so-ciale: sentirsi evitati provoca un ca-lo dell’autostima e un aumento dellostress. Interessanti i dati raccolti in 3anni dall’Aira (Associazione italianaricerca alitosi) e resi noti nel 2007.Circa 600 persone si sono rivolte aisuoi specialisti: di queste, il 12% si eraaccorta da sola del problema, men-tre il 37% è stato avvertito da altri.L’88% delle persone ha sottolineatol’impatto sociale dell’alito pesante.Inoltre il 31% ha denunciato in-fluenze negative sul lavoro, il 69%sulla vita privata. Ma perché ci sonopersone che soffrono di alitosi?

Un disturbo antichissimoGià Ippocrate (IV secolo a. C.) sot-tolineava l’importanza di gengivesane per avere un alito fresco, ma lapiù antica testimonianza relativa al-l’alitosi risale al 1550 a. C.: si tratta diun rimedio a base di vini ed erbe, dautilizzare per sciacquare la bocca. Na-turalmente i collutori non mancanonemmeno oggi e possono essere ef-ficaci al momento, ma più che coprireil cattivo odore bisogna pensare di eli-minarlo alla radice risalendo alle cau-se. Tutti sappiamo che cibi comeaglio, cipolla e porri lasciano nell’alitostrascichi che possono durare anche2-3 giorni. Ma in questo caso bastaaspettare fiduciosi, masticando semiaromatici (finocchio, anice, carda-momo o coriandolo) per tamponareil problema. Altri due grandi colpe-voli dell’alito cattivo sono fumo e al-col, che a differenza di aglio e similinon apportano benefici.

Fin qui, stiamo parlando però di cau-se esterne. Quelle che ci interessanomaggiormente sono invece quelle in-terne: per il 90% dei casi, infatti, tut-ti i problemi nascono in bocca e di-pendono da una cattiva igiene orale.Il restante 10% viene attribuito aproblematiche diverse (problemi re-spiratori o gastrointestinali); perciò,se la questione non la risolve il den-tista, bisogna rivolgersi a un inter-nista. Ma per quanto riguarda la boc-ca c’è molto che possiamo fare.

Nutrire i batteriÈ questo che si fa lavandosi male identi. L’igiene orale inadeguata, in-fatti, non riesce a eliminare tutti i re-sidui alimentari e provoca l’accu-mularsi della placca batterica sudenti, gengive e lingua. I batteri sinutrono dei residui di cibo e dannoorigine a composti non esattamen-te profumati.

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Prevenire l’alitosiLa gente fugge non appena aprite bocca? Non disperate, i rimedi ci sono,

e vanno dall’igiene orale a una dieta vegetariana sana ed equilibrata.

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Spesso poi ci si accanisce sui denti tra-scurando invece la lingua, sopratut-to nella parte posteriore; come di-mostrano gli studi scientifici sul-l’alitosi, il problema risiede spessoproprio lì in fondo, dove si possonoaccumulare più facilmente i batteri:si calcola che i casi di alitosi siano do-vuti per il 90% proprio alla patinache si forma sulla lingua, organo sul-la cui superficie irregolare i batteripossono annidarsi facilmente. Nonsolo: secondo alcuni studi la puliziadella lingua può contribuire a impe-dire l’accumulo di placca sui denti.Non a caso l’ayurveda, pur senza co-noscere le moderne ricerche, hasempre sottolineato il valore di que-sta operazione quotidiana.

Operazione bocca profumataCome noto, i denti vanno lavati do-po ogni pasto, ma è bene non aspet-tare più di 20 minuti, altrimenti i bat-teri cominciano ad agire. Muniamocidunque di un efficiente spazzolino,di durezza media, e cominciamo aspazzolare dall’alto in basso l’arca-ta superiore e dal basso in alto l’ar-

cata inferiore. Muovere lo spazzoli-no in senso orizzontale non serve,perché le setole non riescono adagire e a inserirsi tra gli spazi dei den-ti. La sera, prima della spazzolatura,è bene passare tra i denti un filo in-terdentale cerato, pulendo bene en-

trambi i lati. Questa operazione puòessere completata da un valido sco-volino. Alla fine è bene pulire anchela lingua, massaggiando delicata-mente il dorso con lo spazzolino ocon lo strumento apposito. A questoscopo bisogna tirar fuori la lingua e

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spingere lo spazzolino più in fondopossibile muovendolo verso l’ester-no. Questa fase può essere un po’ fa-stidiosa, perché agendo in fondo al-la bocca si può avere una sensazionedi rigetto, tuttavia con il tempo ci sifa l’abitudine. È bene insistere, per-ché la pulizia della lingua è spesso ri-solutiva per il problema dell’alitosi.Inoltre, ripulire le papille gustativeserve a percepire meglio i sapori e afavorire la secrezione degli enzimi di-gestivi.Infine, il collutorio. In commercio sene trovano di qualità a base di erbe,ma farseli in casa non è affatto dif-ficile. Si può optare per infusi di ti-mo, salvia o menta, deodoranti e an-tisettici; in alternativa si può scegliereun decotto di chiodi di garofano, cheha le stesse proprietà ma in più puòattenuare eventuali dolori.La pulizia del cavo orale è sicura-mente fondamentale non solo per unalito fresco, ma anche per preveni-re carie e altre patologie che inte-ressano la bocca. Tuttavia l’alitosi ri-chiede qualche accorgimento in più:

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bisogna infatti fare attenzione aquello che mangiamo e a come lomangiamo.

Prevenire a tavola«Studi precisi correlano certi cibi conuna maggiore acidità orale» esordi-sce Gabriele Piuri, medico e dotto-rando in nutrizione sperimentale eclinica (autore di testi su www.eu-rosalus.com). «L’aumento dell’aciditàin bocca» spiega «favorisce la proli-ferazione dei batteri e quindi la fer-mentazione, con i suoi cattivi odori».Piuri punta il dito in primis controtroppi carboidrati semplici, che cau-sano un aumento dell’acidità orale equindi una maggiore crescita deibatteri responsabili anche della ca-rie. La dieta va dunque modificataperché la saliva sia più basica.«Non esistono divieti alimentari as-soluti» continua Piuri «anche se ov-viamente una dieta stile fast food nonaiuta». Oltre a bilanciare semprecarboidrati e proteine (per evitare diconsumare solo i primi, con le con-seguenze dette sopra), è bene iniziare

i pasti con un vegetale crudo, or-taggio o frutta che sia. «Per esempiole carote e le mele, fibrose e croc-canti, esplicano un’azione di puliziadella bocca» dice il medico.Non solo: iniziare ogni pasto inquesto modo stimola il recupero del-la tolleranza immunologica, con ef-fetti antinfiammatori. Questo sispiega facilmente sapendo come il ci-bo si suddivide nello stomaco: con-trariamente alla comune convinzio-ne, illustra il nostro specialista, nonavviene una distribuzione a stratiorizzontali ma a strati concentrici, apartire dalle pareti. Una specie di ma-trioska, insomma. «I vegetali for-mano così uno strato protettivo diantiossidanti, con un vero e proprioeffetto barriera. Così è possibilepure prevenire le ipersensibilità ali-mentari, anch’esse possibili respon-sabili dell’alito cattivo».Nella sua esperienza, Piuri ha ri-scontrato spesso un legame tra ali-to cattivo e intolleranze, in partico-lare a lieviti e latte: del resto, sonocibi di cui è meglio non abusare.

Un ruolo importante lo svolge poila masticazione. Occorre abituarsi amasticare a lungo, magari appog-giando le posate sul piatto tra unboccone e l’altro o contando fino a50. Sminuzzando il cibo si impedi-sce che rimangano fra i denti dei re-sidui che poi, putrefacendosi, ema-nano cattivo odore. Infine Piuri mette in evidenza l’im-portanza di una depurazione gene-rale dell’organismo.

L’ora della depurazioneLa primavera, quando l’organismo sirisveglia dal torpore invernale, è ilmomento ideale per la disintossica-zione. Non a caso in questo periodosi trovano erbe come il tarassaco,amico del fegato e depurativo del san-gue. Proprietà depurative le vanta an-che il prezzemolo, che si rivela tral’altro antisettico per il tubo digerentee il sangue in genere. Tutto l’anno,poi, abbiamo a disposizione le alghe,il cui potere disintossicante e depu-rativo è ben noto. Di grande aiutopuò essere infine il tè verde. l

L’AVI partecipa ad «Officinalia»

Terra Nuova · aprile 2011 19

www.vegetariani.it

Castello di Belgioioso, 30 aprile - 2 maggio 2011Dal 30 aprile al 2 maggio l’Associazione Vegetariana Ita-liana sarà presente alla XXIV Mostra mercato dell’ali-mentazione biologica, biodinamica e dell’ecologia do-mestica presso il Castello di Belgioioso, a Pavia in viaGaribaldi 1.

Sarà proposta una versione sana ed etica del fast-foodrealizzata in diretta dallo chef Simone Salvini per il pub-blico della fiera. È un’idea nata dal desiderio di dimostrareche un piatto vegano/vegetariano può essere anche ve-loce da preparare e più gustoso dei finger food a base diprodotti di origine animale.

Per maggiori informazioni: www.belgioioso.it/officinalia/index.asp

Lo chef dell’Associazione Vegetariana Italiana, SimoneSalvini, terrà presso il ristorante dell’Hotel Hilton di Milanodue corsi di cucina vegana a tema:

«Erbe e tofu» domenica 3 aprile

«Veloce e semplice con i gusti e i colori della primavera» domenica 10 aprile

A seguito del grande riscontro ottenuto finora, l’incontrocon la magia delle preparazioni culinarie dello chef Salvinisi è trasformato in un appuntamento fisso: due domeni-che al mese per tutto il 2011, sempre presso l’Hotel Hil-ton in via Luigi Galvani 12.Chi ha già partecipato ha potuto cogliere la profondità checaratterizza gli incontri, che non si limitano a impartire deiconsigli tecnici da mettere in pratica ai fornelli: si trattadi un vero e proprio connubio tra una filosofia basata sul-l’amore per la vita in ogni sua forma e l’arte di cucinarealimenti naturali e sani.

Questa nota distintiva è apportata dalla carismatica figuradello chef Salvini che, nella preparazione dei piatti, amal-gama i principi della disciplina ayurvedica - oggetto deisuoi studi - e la variegata esperienza maturata fra risto-ranti irlandesi (Dublino, Galway), indiani (New Delhi, Pun-jab) e italiani.Durante la preparazione verranno distribuiti assaggi diquanto cucinato, veranno forniti ricettari e schede infor-mative e al termine del corso verrà rilasciato un attestatodi partecipazione.

Costo dei corsi: euro 110 per soci AVI; euro 130 per chi non è socioPer chi arriva da fuori Milano è possibile pernottarepresso l’Hotel Hilton a un prezzo speciale contattandodirettamente il numero 02 69831.Per iscriversi al corso, avere informazioni o proporre che ne venga organizzato uno nella tua città, scrivi a [email protected], chiama il numero 02 45471720 o visita il sito www.vegetariani.it.

Corsi di cucina vegana con lo chef Simone Salvini

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R

c

Piatti pronti

artigianali

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il Bio è buono

Polpette di miglio

Lasagne al ragu

Lasagne al pesto

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GASTRONOMIA GASTRONOMIA

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Mele ripiene ai frutti di bosco

• 4 mele Golden o Renette• 160 g di frutti di bosco • 100 g di malto di riso • 1 bicchiere di vino rosso

(facoltativo) • ½ cucchiaino

di cannella in polvere • 1 pizzico di sale

Servono: coltellino ben affilato,pirofila leggermente oleata■ Fate cuocere a fuoco dolce per 10minuti circa i frutti di bosco con ilmalto, il vino (o se preferite un bic-chiere d’acqua), la cannella e il pizzi-co di sale in una padellina. Lavate lemele e scavate ognuna con un col-tellino dalla parte del picciolo, for-mando una piccola cavità. Sistematei frutti nella pirofila leggermenteoleata, riempiteli con i frutti di boscoe irrorateli abbondantemente con illiquido di cottura. Cuocete le melenel forno già caldo a 180° per 35-40minuti (ogni tanto irroratele con il li-quido di cottura usando un cucchia-io). Servite le mele ai frutti di boscoben calde. Buonissime!

di Pasquale Boscarello

Cari amici, per la Pasqua di quest’anno, vi pro-pongo dei dolci di piccola pasticceria che, oltread essere di una bontà e squisitezza uniche, si

presentano in una forma semplice ma raffinata, adatta alclima delle festività. Sono ricette facili da preparare, coningredienti sani ed economicamente alla portata di tutti.Questi dolci non contengono glutine, prodotti di de-rivazione animale e zuccheri raffinati, così potrete sod-disfare tutti, ma proprio tutti gli amici che allieterannola vostra tavola. Se sarete ospiti, potrete portarli comeregalo, al posto dei classici pasticcini da bar: vi garan-tisco un goloso successo.

Secondo la tradizione cristiana, la Pasqua glorifica la re-surrezione di Cristo. Gesù, scendendo tra gli uomini,mostra la via dell’Amore che conduce alla consapevo-lezza divina, insegnandoci a rispettare il nostro corpoche è il tempio di Dio. Noi tutti respiriamo l’ambientedove viviamo: il Pianeta. Per questo dobbiamo onoraregli esseri umani, gli animali e la natura, mantenendo laTerra in buona salute.Con queste ricette, nel mio piccolo, ho tentato di esserein sintonia con questo spirito, utilizzando ingredientiche nutrono il corpo nel rispetto dell’ecosistema. Au-guro una buona Pasqua a tutti! l

Terra Nuova · aprile 2011 21

Ricette

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cucina naturale

Le ricette continuano a pag. 22 Ëoo

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www.terranuovaedizioni.it22

cucina naturale

Frittelle di riso200 g di riso semilavorato • 200 g di malto di riso • 80 g di farina di riso bianca •40 g di crema di mandorle • 25 g di farina di cocco • una bustina di lievito per dolci e un pizzico di sale • ½ cucchiaino di vaniglia • la buccia grattugiata di mezzo limone• 800 ml di latte di soia

Per la finitura: 100 g di malto di riso • 10 gocce di olio essenziale o la buccia di mezzaarancia Servono: olio per friggere, carta da cucina■ Versate in una casseruola il latte di soia, aggiungete il riso già lavato e il sale. Portatea ebollizione, abbassate il fuoco al minimo e coprite. Fate assorbire completamente il li-quido (occorrono circa 30 minuti) e lasciate raffreddare. Quando il riso è freddo aggiun-gete la farina di riso, il lievito, la buccia di limone, la vaniglia, la crema di mandorle, il coc-co e il malto di riso. Mescolate bene il tutto e fate riposare mezz’ora circa. Nel frattem-po scaldate a bagnomaria il malto con l’olio essenziale di arancia finché non sarà mor-bido e fluido. Friggete il composto di riso versandolo un po’ per volta a cucchiaiate in ab-bondante olio (la temperatura dell’olio è giusta quando una frittella immersa sale subi-to a galla). Appena le frittelle saranno dorate da entrambe le parti toglietele con la schiu-marola e mettetele a scolare su carta da cucina. Disponetele su un vassoio di portata ecospargetele con il malto aromatizzato all’arancia. Eccezionali!

Palline morbide al cocco• 250 g di farina di cocco • 200 g di malto di mais • 50 g di crema di mandorle • la buccia grattugiata e il succo

di un limone• 1 cucchiaino di cannella • 1 pizzico di sale

Per guarnire: 30 g di farina di cocco Servono: pirottini piccoli■ Radunate in una ciotola gli ingredientiasciutti: il cocco, la buccia di limone, il sa-le e la cannella; mescolate e aggiungete ilmalto con la crema di mandorle e il succodi limone. Amalgamate per bene fino a ot-tenere un composto omogeneo e legger-mente duro. Se risultasse troppo duro ver-satevi 1-2 cucchiai d’acqua, se fosse trop-po morbido aggiustatelo con del cocco.Prelevate piccole porzioni di composto eformate con le mani palline grandi comeuna noce. Passatele nel cocco così da ri-coprirle uniformemente, quindi mettetelenei pirottini e trasferitele su un piatto daportata. Questa ricetta è dedicata a tutti gliamanti del cocco!

PICCOLA PASTICCERIA NATURALEdi Pasquale BoscarelloTerra Nuova EdizioniEA072, pp. 120, euro 13,00(per gli abbonati euro 11,70)

In questo volume troverete oltre 100 ricetteper realizzare deliziosi pasticcini, dolcetti,plumcake, muffin, croccanti, cornettini,bonbon, tartellette, frittelle e cestini di frut-ta senza l’uso di zuccheri raffinati, latte,burro e uova. Una maniera semplice e cre-ativa per coniugare il gusto con la salute, inlinea con i dettami dell’alimentazione nat-urale e della proposta vegana.Sempre nella direzione di «buono, masalutare», tra le oltre 100 preparazioni pro-poste, 60 sono senza glutine e altrettantenon fanno uso di lievito di birra.A rendere il libro di agile utilizzo e bello dasfogliare è il ricchissimo corredo di foto acolori, che illustrano le fasi più salienti del-la preparazione.

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Acqua: cono senzafiltro?

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filtra

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Terra Nuova · aprile 2011 23

Le battaglie ambientaliste for-se a qualcosa sono servite.L’acqua del rubinetto negli

ultimi tempi ha guadagnato unanuova fiducia da parte dei cittadi-ni. Secondo una recente indaginecondotta da Cra Nielsen per AquaItalia, negli ultimi quattro anni ol-tre 7 milioni di italiani sono torna-

ti a bere acqua del rubinetto, e at-tualmente il 74% della popolazio-ne dichiara di bere acqua dell’ac-quedotto. Il problema però è ri-masto il solito: siamo i primi con-sumatori europei di acqua minera-le, e i terzi al mondo. Ogni anno ac-quistiamo ben 12,5 miliardi di litrid’acqua in bottiglia (prevalente-

mente di plastica). Centinaia dicamion trasportano casse di mine-rale su e giù per la Penisola.Sulla sorte dell’acqua del rubinet-to incidono le consuetudini, ma an-che i gusti, su cui le rassicurazioniecologiste valgono ben poco. Dallavandino esce acqua potabile, maspesso non in grado di soddisfare il

di Gabriele Bindi

Di contro portanovia preziosi sali

minerali e possono facilitarela proliferazione batterica.

Una carrellata dei risultati di varitest, in attesa di un’acqua pubblica di qualità per tutti.

Le caraffe filtranti migliorano il sapore dell’acqua del rubinetto e abbattono il contenuto di cloro e calcare.

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www.terranuovaedizioni.it24

caraffe filtrantiSPECIALE

palato. Come in ogni scelta, oltre al-l’intelletto entrano in gioco i sensi.Sono il gusto, l’olfatto e la vista a fa-re la differenza. L’acqua di casa, di-ciamolo, spaventa soprattutto perdue motivi: per il sapore di cloro eper quelle fastidiose incrostazioni dicalcare che si sedimentano su lava-bi e lavandini. Così ci chiediamo: «Sel’acqua danneggia tubazioni ed elet-trodomestici, vuoi vedere che nonpossa danneggiare anche me?». Nel-la nostra mente scrosciano idee con-trastanti, spesso poco fondate. Co-sa privilegiare? La salute o l’ecologia?Il piacere o il risparmio?I sistemi di filtraggio dell’acqua inquesto senso sembrano la manna dalcielo. L’aspetto pratico ed ecologicosi sposa con il privilegio di bereun’acqua dal gusto più che accetta-bile. Certo, per eliminare il gusto dicloro basterebbe lasciare l’acqua permezz’ora in un recipiente. Ma nondiamocela a bere: la maggior partedegli italiani si fida ancora poco dicontrolli e tubazioni.In questo numero ci siamo occupa-ti essenzialmente di filtri domestici

per l’acqua potabile nella loro va-riante più semplice e a buon merca-to: le caraffe filtranti da tavola. Daqualche anno questi oggetti si sonoimposti in cucina come soluzioneconvincente e facile da capire: l’ac-qua scorre lentamente attraversoun filtro intercambiabile. La car-tuccia, che in alcuni modelli è anchericiclabile, è costituita da carboni at-tivi e da resine a scambio ionico, a cuipossono venire aggiunti sali d’ar-gento, conosciuti per la buona ca-pacità battericida. Con 30 euro di ac-quisto, e 6 euro al mese per i ricambi,ce la possiamo anche cavare.

Buchi nell’acquaC’è chi le caraffe le usa regolarmen-te e dice di aver felicemente risoltoogni problema di gusto. C’è addirit-tura chi mette l’acqua filtrata nelferro da stiro, per evitare la forma-zione del calcare. Se questa fosse la ri-prova definitiva, non ci resterebbe chedire: il sistema funziona! Al puntoche, come ci ha segnalato pochi mesifa un appassionato lettore, «sembraun po’ di bere acqua distillata». In-

somma, il gusto è gradevole e il cal-care per miracolo scompare. Ma sia-mo sicuri che le caraffe ci restituiscanoun’acqua davvero sana?

Se confrontiamo i test effettuati davarie associazioni di consumatori eu-ropei, purtroppo il risultato è un po’sconcertante. A una prima prova dilaboratorio le caraffe mantengono inlarga parte ciò che promettono: ab-battono il cloro, eliminano il calca-re e hanno una buona efficacia neltrattenere solventi ed erbicidi. Piùdifficile verificare il filtraggio di so-stanze come il piombo, perché ormai

Quando il carbone attivo

si satura, si comincia ad avere

un rilascio progressivo delle

molecole precedentemente

trattenute, che possono anche

combinarsi tra loro e formare

sostanze poco salutari.

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solo molto raramente è rintracciabilenelle tubazioni.Tuttavia, una cosa è il laboratorio,ben altro è l’uso domestico quoti-diano. Il problema, come hanno ri-levato le analisi chimiche più rigo-rose, è che con il passare del temponon solo nelle caraffe si riduce la ca-pacità filtrante, ma l’acqua diventaaddirittura più carica di contami-nanti. Il concetto è molto semplice

da capire. «I carboni funzionano unpo’ come delle spugne» ci spiegaMaurizio Casiraghi, docente di evo-luzione biologica e molecolare al-l’Università Bicocca di Milano.«Quando il carbone attivo si satura,si comincia ad avere un rilascio pro-gressivo delle molecole precedente-mente trattenute, che possono anchecombinarsi tra loro e formare so-stanze poco salutari».

Anche in caso di corretta manuten-zione con la periodica sostituzionedelle cartucce, i filtri a carboni atti-vi perdono progressivamente la lo-ro funzione, e dopo appena due set-timane le decantate prestazioni dellecaraffe risultano per lo più disatte-se. Come dimostra il test effettuatoda Altroconsumo (luglio 2007), permezzo della loro porosità i carbo-ni attivi riescono a trattenere alcu-

Caraffe filtranti in sintesiPREGI• eliminano il calcare e parzialmen-

te anche il cloro• il gusto dell’acqua è gradevole• favoriscono il consumo di acqua del

rubinetto riducendo l’uso di acquain bottiglia

DIFETTI• deprivano l’acqua di sali minerali

importanti• c’è pericolo di rilascio incontrolla-

to di nitriti, ammonio e argento• si rischia la proliferazione batterica• richiedono una manutenzione ac-

corta (conservare sempre in frigo)

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domestica

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ne sostanze, soprattutto inquinan-ti organici come pesticidi e solven-ti industriali. Non riescono però aeliminare con altrettanta efficacia ibatteri e i nitriti. L’esempio di Al-troconsumo mostra come dopoquindici giorni di uso in alcunicampioni di acqua fitrata, si possatrovare una quantità di nitriti bensuperiore a quella contenuta nel-l’acqua di partenza. Stessa sorte perl’ammonio, che viene liberato daicarboni attivi in una quantità ben su-periore al limite di legge.Ma il problema principale dei car-boni attivi, come ci segnalano i chi-mici intervistati, è la capacità di di-ventare un potenziale luogo di col-tura per alcuni batteri, come mo-

strano alcune ricerche commissio-nate da associazioni di consumato-ri fuori frontiera. Se il test di Altro-consumo è stato eseguito in condi-zioni di assoluta attenzione igienica,la rivista francese Que Choisir nelmarzo dello scorso anno ha volutosottoporre l’acqua alla prova delfuoco. Le caraffe sono state cioè os-servate nel loro normale utilizzo do-mestico, seguendo le abitudini ditrenta famiglie. Ebbene, dentro lemura domestiche, tutti i buoni ri-sultati ottenuti in laboratorio ven-gono ribaltati. Come in uno stranomaleficio, vengono riesumate e mol-tiplicate tutte le sostanze filtrate inprecedenza, come piombo, nitrati,calcare, tracce di argento e pesticidi.

Colpa della scarsa manutenzione odell’uso in condizioni igieniche ap-prossimative.

Il dottor Casiraghi su questo aspet-to è categorico: «Il rischio più elevatoè quello delle contaminazioni bat-teriche. Per evitare proliferazionibisogna ricordarsi di cambiare a

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caraffe filtrantiSPECIALE

Il problema principale dei

carboni attivi è la capacità di

diventare un potenziale luogo

di coltura per alcuni batteri.

Meglio le caraffe o il rubinetto?Abbiamo intervistato Maurizio Casiraghi, ricercatore in

zoologia presso il dipartimento di biotecnologie e bio-scienze dell’Università di Milano-Bicocca, dove è docente dievoluzione biologica e molecolare. Casiraghi è uno degli idea-tori di ImmediaTest (www.immediatest.com), un kit che per-mette di valutare la qualità dell’acqua del rubinetto di ca-sa, permettendo di misurare alcuni dei parametri chimici piùsignificativi e di confrontarne i valori con quelli previsti dal-la legge.

A quanto sembra gli italiani si preoccupano molto delle par-ticelle di sodio o del calcare. Ma siamo sicuri di conoscere dav-vero l’acqua?La gente generalmente è interessata a conoscere se l’acquaè dura o sa di cloro. Ultimamente qualcuno tira fuori il pro-blema dell’arsenico, perché l’ha sentito dire in televisione. Unallarmismo spesso ingiustificato, perché gli acquedotti forni-scono per la maggior parte dei casi acqua sicura e di qualità.

È dunque il calcare il nemico del popolo?Senza dubbio il problema del calcare è molto sentito, cre-do che dipenda dal peso di alcune campagne pubblicitarie.Abbiamo tutti in mente la serpentina della lavatrice incro-stata negli spot dell’anticalcare. Alla fine ci è venuto il so-spetto che un’acqua un po’ più dura possa combinare lo stes-so guaio anche dentro di noi. Ma tra il corpo umano e unelettrodomestico c’è molta differenza.

Vuol dire che non si formano calcoli e incrostazioni?Con l’aumento della temperatura, il carbonato di calcio pre-cipita e il calcare si deposita sul bordo delle pentole. Ma noinon ingeriamo acqua bollente, e il corpo comunque gesti-

sce i carbonati in modo diverso. Tanto per intenderci, i cal-coli renali sono costituiti principalmente da ossalati di cal-cio, un altro tipo di molecola rispetto ai carbonati. Alcuni me-dici continuano a consigliare acqua leggera, ma esistono di-versi studi che smentiscono il legame tra calcoli e acqua dura.Per di più i carbonati sembrano avere una funzione positi-va sulla sistema cardiocircolatorio.

Nell’acqua del rubinetto ci sono altri residui di cui ci dobbiamopreoccupare?L’acqua di casa generalmente è molto sicura. Tra gli elementipiù problematici compaiono senza dubbio i nitriti, e in mi-sura inferiore i nitrati. Si tratta di due forme diverse dell’azoto,conseguenza evidente di un elevato impiego di concimi. Dosielevate di accumulo di queste sostanze possono causare an-che una malattia, piuttosto rara, che colpisce i bambini: lametaemoglobinimia.

Presso quali acquedotti si registrano maggiori concentrazionidi nitriti?Tendenzialmente in zone di pianura, dove c’è un impatto an-tropico rilevante e un apporto massiccio dell’agricoltura, comein Pianura Padana. Gli acquedotti di pianura però in molticasi subiscono dei trattamenti adeguati e subiscono il con-trollo costante, sia da parte delle Asl che dell’ente erogatore.L’acqua di rete di Parma ad esempio è molto vicina al va-lore massimo di 50° di durezza, ma ha un ottimo filtro che

«Abbiamo tutti in mente la serpentina della

lavatrice incrostata negli spot dell’anticalcare.

Alla fine ci è venuto il sospetto che un’acqua

un po’ più dura possa combinare lo stesso guaio

anche dentro di noi. Ma tra il corpo umano

e un elettrodomestico c’è molta differenza»

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tempo debito le cartucce. E le caraffe vanno necessa-riamente mantenute in frigorifero, anche quando sonovuote. Il cambio di qualità purtroppo al gusto non è per-cettibile».Anche in Germania, con qualche anno di anticipo, lecaraffe facevano un buco nell’acqua. La tedesca Stif-tung Warentest già nel lontano 2000 aveva valutato ne-gativamente l’efficacia delle caraffe filtranti. La mag-gior parte dei filtri presi in esame poteva ridurre ilcontenuto di metalli pesanti, ma finiva per rilasciarealtre sostanze aggiuntive, come l’argento. Un fatto diper sé inaccettabile, dato che il filtraggio, in linea diprincipio, non dovrebbe sovraccaricare l’acqua con al-tre sostanze.Bisogna inoltre sottolineare un giudizio piuttosto uni-voco: anche in caso di perfetta efficienza, rimane co-munque il fatto che l’acqua risulta essere simile più omeno all’acqua distillata. Con l’obiettivo di contenerele sedimentazioni, vengono trattenuti minerali fonda-

mentali come il calcio e il magnesio. Conseguentemente,come ci spiega Maurizio Casiraghi, aumenta anche l’aci-dità e la capacità di reagire a contatto con materiali dicottura o di deposito.

Terra Nuova · aprile 2011 27

neutralizza altre sostanze pericolose. L’acqua è monitoratae trattata in modo diverso anche in funzione delle variazionistagionali: nei periodi di siccità deve essere più controlla-ta e filtrata, mentre se piove è maggiormente diluita, e siha meno necessità di intervenire.

L’acqua del rubinetto quindi è già filtrata?Certo, già depurata e filtrata. Il principio è quello di filtrar-la in parte, deprivandola di tutti i principi, per poi immet-terla di nuovo in rete. Tendenzialmente viene fatta un’osmo-si inversa, mescolando l’acqua distillata con l’acqua della fal-da. Sarebbe impossibile e troppo costoso filtrarla tutta.

Sembra un vero intruglio! Ma poi è vero che è più controllata?Fino a pochi anni fa erano molto più controllate le acque del-l’acquedotto. Adesso da circa tre anni si impongono controllimolto più accurati anche per l’acqua in bottiglia. Bisogna direla verità: le due normative si sono molto avvicinate. Quin-di niente pregiudizi ideologici: oggi sono ben controllate an-che le minerali!Paradossalmente il parametro durezza è l’unico che risultaconsigliato e non obbligatorio. Consideriamo che con i sistemidi filtrazione domestica, come l’osmosi inversa o il carboneattivo, l’acqua viene spesso portata sotto il valore soglia.

E cosa mi dice dei trialometani, ovvero dei derivati del clo-ro? Sono pericolosi per la salute? In che modo possono for-marsi?Il cloro è fondamentale, perché nel nostro complesso sistemaidrico, anche se l’acqua scorre, da qualche parte esistono sem-pre delle vasche di accumulo. E qui potrebbe subire delle con-taminazioni batteriche. La clorazione, opportunamente misu-rata e controllata, è la grande soluzione che ha abbattuto que-sti problemi. È vero, il cloro reagisce con i composti azotaticreando cloroammine. Ma l’acqua del rubinetto non è l’acquadi una piscina. Anche nel caso di un forte odore di cloro ri-mane comunque ampiamente al di sotto della soglia tollera-

ta. Resta solo un problema di odore, risolvibile semplicementelasciando decantare l’acqua in un recipiente largo. Nel nostrokit non a caso abbiamo escluso il cloro, perché è talmente sot-to la soglia che il valore sarebbe stato sempre negativo.

Alcuni test di laboratorio hanno mostrato che con i filtri a car-bone attivo si aggiungono all’acqua sostanze come ammo-nio, argento o altri metalli pesanti. Bisogna preoccuparsi?Questi carboni attivi sono delle spugne. Trattengono benegli inquinanti, ma oltre un certo livello si saturano e co-minciano a generare un rilascio progressivo. Alcune delle mo-lecole intrappolate si combinano tra di loro, dando luogo adaltre sostanze non presenti nell’acqua di origine.

Quindi le caraffe filtranti sono da buttare?Dal mio punto di vista no. In caso di adeguata manutenzionenon abbiamo evidenze di grossi problemi. È assolutamen-te necessario però sostituire il filtro e mantenere le caraffein frigorifero, anche quando non si usano. Il principale pro-blema è di tipo microbiologico e si verifica quando l’acquastaziona a temperatura ambiente.

Adesso vogliamo la verità: lei le usa o no le caraffe filtranti?Tendenzialmente berrei acqua del rubinetto, ma mia mogliepreferisce quella filtrata e a volte la bevo anch’io. In realtàcredo che si potrebbe anche variare. L’acqua può essere piùdura in estate, più leggera in inverno. Si potrebbe sceglie-re su base stagionale.

Dovremo diventare dei sommelier dell’acqua?Esattamente, ce ne sarebbe proprio bisogno. Durante un per-corso elaborato insieme a Legambiente abbiamo propostospesso il gioco dell’assaggio dell’acqua. Il confronto è tradue diverse bottiglie di acqua minerale gassata e due di ac-qua del rubinetto addizionata con anidride carbonica. Le ri-sposte sono risultate totalmente casuali: nessuno riesce ariconoscere la differenza.

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Caraffe e sceriffi: problemi con la leggeE se le caraffe filtranti fossero illegali?L’articolo 5 del decreto ministeria-le 443/90 parla un linguaggio inso-litamente cristallino: «In considera-zione dei documentati rischi diproliferazione batterica e di rila-scio incontrollato di microinqui-nanti, i semplici filtri a carbone at-tivo da soli non sono ammessi per iltrattamento domestico delle acquepotabili». A quanto pare gli appa-recchi a carboni attivi dovrebbero di-sporre, per legge, di un sistema chedisinfetti l’acqua dopo il trattamen-to, con raggi UV, ozono o argento,

ma non è chiaro cosa contenganoesattamente molte delle cartucce incommercio.«Anche se nessuno ci vuole credere,per la legge italiana le caraffe sonofuori legge, perché non idonee altrattamento dell’acqua potabile peruso alimentare» è l’aspro commen-to di Paolo Bernardi, responsabiledell’azienda AQsystem. «Le caraf-fe da tavola sono tutte costituite confiltri a carbone attivo, alcuni anchecon sali d’argento, mescolati con re-sine a scambio ionico. Il carbone at-tivo elimina il cloro e rende l’acquapiacevole al palato, mentre le resineabbassano notevolmente o comple-

tamente la durezza scambiando ilcalcio con il sodio. Il risultato è ungusto buono, un tè limpido e l’eli-minazione di residui calcarei nelferro da stiro. Il cliente ha così la sen-sazione che il filtro funzioni bene,ma le cose stanno diversamente».Citando il decreto 443/90, Bernar-di ricorda che l’uso dei filtri a car-bone attivo è ammesso solo se que-sti sono batteriostatici e dotati dispecifico nulla osta. «Dovrebbero es-sere in possesso di approvazione mi-nisteriale come filtri a strutturacomposita, ma è un documento chedi fatto nessuna caraffa ha in dota-zione. Inoltre sia il DM 443/90 che

Acqua di casa:possiamo fidarci?L’acqua dell’acquedotto è davvero la migliore? Una do-

manda politicamente scorretta che non potevamo elu-dere dalla nostra ricerca. Abbiamo chiesto un parere a Michela Trevisan, biologa e nu-trizionista, autrice di Terra Nuova, che sul cloro ha un’opi-nione un po’ diversa.

L’acqua del rubinetto è senz’altro la più ecologica, su questonon ci piove. Possiamo dire con altrettanta facilità che non pre-senta problemi di nessun tipo?Dipende. È vero solo nei casi in cui l’acqua del rubinetto de-rivi da falda profonda, al di sotto della falda freatica. In raricasi potrebbe essere «buona» anche l’acqua di superficie,se priva di inquinanti derivati dall’agricoltura e dall’industriae non sottoposta a clorazione.

La clorazione sembra una condanna…Il tema dell’acqua mi ha appassionata fin dall’università. Nel1988 scrissi una tesi di laurea sui metodi alternativi alla clo-razione dell’acqua. Già da una decina d’anni, infatti, esi-stevano chiare evidenze scientifiche di come la clorazione,eseguita su acque di superficie, portasse alla formazione disostanze cancerogene, come ad esempio i trialometani.Di questo tema ancora irrisolto si parla pochissimo e lo sidivulga ancora meno, anche perché la soluzione, probabil-mente unica, sarebbe quella di intervenire sui fatiscenti ac-quedotti italiani, ormai ridotti a colabrodo tanto da produrreuna perdita di acqua in alcune zone fino al 60%. Da questibuchi chiaramente a ogni caduta di pressione possono en-trare batteri e altri inquinanti.Per questo motivo in Italia è impensabile al momento uti-lizzare in tutto il territorio sistemi di potabilizzazione con di-sinfettanti diversi dal cloro – come l’ozono, l’acqua ossige-nata o gli UV utilizzati in altri paesi europei – perché, non

essendo persistenti, non garantirebbero la salubrità dell’acquaall’uscita dal rubinetto.

Cosa succede esattamente all’acqua sottoposta al cloro?Le acque superficiali contengono sostanza organica deriva-ta dalla decomposizione di animali e vegetali, che a contattocon il cloro porta alla formazione di cloroderivati (alogena-ti). Per queste sostanze, a causa della loro comprovata azio-ne mutagena e cancerogena, la legge ha stabilito dei limi-ti. Ma per le sostanze cancerogene non esistono limiti a ri-schio zero. Nelle acque sorgive, o di falda profonda, dovela sostanza organica non è presente, queste sostanze nonsi formano.

È sufficiente lasciare decantare l’acqua per disperdere il clo-ro?In realtà ciò che si disperde è solo il cloro libero sotto for-ma di gas, che è un irritante per le mucose delle alte vie re-spiratorie. Quello più pericoloso, che ha reagito con la so-stanza organica, rimane nell’acqua.

Qual è il tuo consiglio da nutrizionista? Quale acqua dobbiamobere?Da nutrizionista e ambientalista dico che è fortunato chi puòdisporre di una fonte di falda profonda. Personalmente quan-do viaggio in automobile mi porto sempre dietro dei botti-glioni di vetro. Quando andiamo in montagna, o quando pas-so per una fonte di falda profonda, li riempio.A chi può disporre solo di acqua di superficie dall’acquedottoe non ha fonti a portata di mano consiglio di alternare, ma-gari tra acque a basso e acque ad alto residuo fisso. Alcu-ne rinomate acque in bottiglia infatti sono troppo povere diminerali per essere l’unica acqua che beviamo. Al contrariodi quanto si sente dire spesso, il calcio e il magnesio del-l’acqua si assorbono bene e aiutano l’equilibrio dell’appa-rato digerente. In questo senso è meglio variare anche le mar-che, perché se ci sono degli inquinanti è bene non accu-mularli. Ovviamente se optiamo per la bottiglia bisogna sce-gliere sempre e solo quella di vetro, con vuoto a rendere!

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caraffe filtrantiSPECIALE

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il DL 31/2001 vietano l’abbassa-mento della durezza sotto i 15 gra-di francesi, con la motivazione cheil calcio è importante nell’acqua perdiversi motivi, compresa la preven-zione delle malattie cardiovascolari.Perché dunque eliminarlo e sosti-tuirlo con il sodio?».

Mentre stavamo per chiudere il no-stro articolo è poi sopraggiunto unfatto nuovo: ai produttori di caraf-fe filtranti è stato inferto un attaccofrontale senza precedenti. A finefebbraio, la Procura di Torino haaperto un’inchiesta sulle caraffe fil-tranti, raccogliendo la denuncia diMineracqua, la federazione italianadelle industrie delle acque minerali,che ha fornito i risultati delle anali-si svolte all’Università La Sapienzadi Roma. Il pm Raffaele Guariniel-lo ha aperto un fascicolo per diffu-sione di alimenti pericolosi e frodein commercio, affidando ai Nas ilcompito di fare approfondimenti. Secondo quanto è stato denunciatoda Mineracqua, i tre modelli di ca-raffe sottoposti ai test, delle marcheBrita, Coop Viviverde e AuchanLaica, peggiorerebbero la qualitàdell’acqua: in primo luogo, le sot-traggono gli «elementi nutritivi»abbattendo i valori di iodio, fluoroe calcio. Ma il presidente di Mine-racqua, Ettore Fortuna, segnala an-che problemi di carattere igienico: ilfiltro, stando allo studio depositato,può rilasciare sostanze indesiderabilie l’apparecchio, per essere bonifica-to completamente, dovrebbe esserelavato a una temperatura superioreai cinquanta gradi.«Le caraffe filtranti esaminate rila-sciano particelle nere fini e finissimederivanti da un filtro a carbone at-

Terra Nuova · aprile 2011 29

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«Anche se nessuno ci vuole

credere, per la legge italiana

le caraffe sono fuori legge,

perché non idonee

al trattamento dell’acqua

potabile per uso alimentare.»

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tivo presente nel sistema filtrante, maun filtro idoneo non dovrebbe rila-sciare alcuna particella» ha dichiaratoFortuna. «Si può supporre che inaree geografiche con acque più ric-che di sali la durata dell’efficacia del-la caraffa filtrante risulterà ancora in-feriore a quella verificata nei test,mentre in aree con acque a bassocontenuto di sali, il trattamento de-terminerà non conformità più mar-cate. Ne consegue che l’efficaciadella caraffa non potrà essere lastessa in tutto il territorio naziona-le». È del tutto evidente che siamo difronte a un’offensiva commerciale daparte di chi ha interessi economiciben precisi. Ma intanto, come siusa dire in Italia da un po’ di tempoa questa parte, è bene che la giusti-zia faccia il suo corso.La smentita più tempestiva nel frat-tempo è arrivata da Brita, leadermondiale che da 45 anni produce so-lo caraffe filtranti: «Abbiamo le cer-tificazioni di due ministeri della sa-lute, quello tedesco e quelloaustriaco. I filtri sono poi garantitidagli enti certificatori Tuv e Tifq.Questo esposto è frutto di una guer-

ra tra acque potabili e acque mine-rali. Le nostre caraffe si lavano in la-vastoviglie, e stiamo iniziando amettere a nostre spese i bidoni per laraccolta dei filtri, che vengono rici-clati e rigenerati. Inoltre avvertiamoi consumatori di non utilizzare l’ac-qua filtrata se hanno problemi car-diaci o di insufficienza renale».La guerra dell’acqua forse è già co-minciata e non ce n’eravamo accor-ti. Vedremo in tribunale chi riusci-rà ad avere la meglio. Comunque sia,per le nostre beneamate caraffeemergono problematiche che saràsenz’altro difficile riuscire a gestiredal punto di vista commerciale.

L’acqua del rubinetto è già filtrataMalgrado tutte le nostre sventure, vi-viamo ancora in un Paese opulentoe fortunato. Un paese ricco di sor-genti, in cui non manca di che vive-re. C’è cibo in abbondanza e una re-te idrica nazionale, che con tutti isuoi difetti garantisce acqua potabi-le pressoché a tutta la popolazione.Lasciamo perdere per un attimo la ri-flessione sugli sprechi, i disservizi e

la vetustità dei nostri acquedotti: l’ac-qua del sindaco è più sicura di quan-to si possa credere. Se pensiamoche sul Pianeta una persona su ottonon ha ancora accesso all’acqua po-tabile e che ogni anno oltre un mi-lione e mezzo di bambini sotto i 5anni muoiono per la sua carenza,possiamo proprio affermare di esserenati con la camicia.Fatta questa premessa, dobbiamo si-curamente fare di più per salva-guardare un bene comune essenzia-le e tanto conteso dalle multinazio-nali. Secondo il Rapporto BlueBook, ogni giorno si perdono dallecondutture 104 litri d’acqua perabitante, pari al 27% di quella pre-levata. E come se non bastasse, l’Ita-lia è al primo posto in Europa per iconsumi di acqua pro capite.Se lo standard qualitativo della no-stra acqua potabile è ancora insuffi-ciente o non soddisfa le esigenze de-gli utenti, bisogna cominciare a pen-sare di rivedere le reti idriche mu-nicipali e mettere in discussione lesoluzioni di filtraggio e purificazio-ne. Questioni che di per sé potreb-bero rendere superfluo il ricorso a unfiltraggio successivo. Perché, ricor-diamolo, i filtri domestici riesconoa togliere quel fastidioso sapore dicloro, ma hanno senso di esisteresolo su un’acqua resa potabile già amonte.Le acque di migliore qualità all’ori-gine, derivate da sorgenti e pozzi pro-fondi, necessitano in genere di trat-tamenti semplici, e il cloro potrebbeessere sostituito benissimo dall’uso diraggi ultravioletti e ozono. Sistemi chenon lasciano residui chimici perico-losi e non incidono sul sapore, fa-cendoci risparmiare un bel po’ di ac-qua minerale. La gestione del «casoarsenico», dopo che Bruxelles hanegato la deroga ai limiti per la po-tabilità a 128 comuni italiani, ha mo-strato un volto ulteriore della fac-cenda. Le aziende private o misto-private hanno disatteso il compito difar rientrare l’acqua del rubinetto neivalori consentiti dalla legge. In occa-sione del referendum magari po-tremmo ricordarcene. Insieme al di-ritto per un’acqua pubblica se ne po-trebbe rivendicare anche un altro: ildiritto all’acqua buona! l

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Ogni italiano consuma in media 237 litri d’acqua potabile al giorno. Ecco dovevanno a finire.

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La casa editrice Edizioni Mediterranee [Roma]promuove il convegno

coordinamento di Paola Giovetti4-8 maggio 2011 • Centro Internazionale Congressi “Le Conchiglie”Viale G. D’Annunzio, 227 - 47838 RICCIONE

Il congresso di Riccione si rinnova: nuovo il tema “Nuova coscienza e guarigione”, nuova l’impostazione e in granparte nuovi i relatori. Per citarne solo alcuni: il medico statunitense Patch Adams, ideatore della “terapia del sorriso”, il grande Maestro spirituale Faisal Muqqadam (Kuwait), il medico cinese Sun Junqin, Maestro di Qigong e dispiritualità orientale, il francese Pierre Jovanovic, grande esperto di angeli, lo psicologo islandese ErlendurHaraldsson, famoso per le inchieste sulla vita dopo la vita e la reincarnazione, il grande esperto di Cabala NadavCrivelli (Israele), la dottoressa Daisy Chacko Chittarackal (India), medico ayurvedico e tanti altri che renderannoquesto evento un’esperienza unica. Una grande proposta, tanti preziosi stimoli e insegnamenti perché Nuovacoscienza e guarigione, temi fondamentali del nostro tempo, diventino una realtà viva e operante.

martedì

3maggio

21.00 – Presentazione dei seminari di due giorni (mercoledì 4 e giovedì 5) e dei due seminari di ungiorno di Sun Junqin

sabato

7maggio

08.00 –09.00 –09.45 –

10.30 –11.00

11.45 –15.00

17.00 –17.30

18.15

21.00

Meditazione sulla gioia guidata da Enza CarifiNadav Crivelli: Cabala e guarigioneDemetrio Giordani: Il Sufismo, la via spiritualedell’IslamIntervalloStefano Gasperi: Perché l’uomo si ammala? L’evoluzione del concetto di malattia da Ippocrate aRudolf SteinerTania Rivkina: Prolungate la vostra giovinezzaParliamo di angeli: Paola Giovetti: Gli angeli nelletradizioni religiose, nell’arte e nell’esperienza; GraziaFrancescato: In viaggio con l’arcangelo:un’avventura condivisa; Pierre Jovanovic: Gli angelinelle esperienze in punto di morte, in particolare deibambini. Conduce Enzo DecaroIntervalloRoberto Sassone: Sri Aurobindo e Mère. La nuovaumanità Giuliana Colella: Incontro con la poesia di Rumi e lamusica Sufi per un’esperienza interiore di ascoltodella voce di Dio in noi Serata di intrattenimento con la partecipazione diPippo Franco

mercoledì

4maggio

08.00 –10.00 –

Apertura delle iscrizioni ai seminari Inizio dei seminari

giovedì

5maggio

10.00 –14.00 –17.00 –

18.00 –

21.00 –

Inizio del seminario di un giorno: Corso di QigongApertura della segreteriaProiezione del filmato: Il mistero della santa casadi Loreto, di Studio 3TVIncontro con Satyam Umberto Bidinotto: Il verovolto dietro alla maschera della personalità:l’enneagramma come strumento per ritrovare lapropria essenzaMaestro Sun Junqin: Educhiamo alla salute

venerdì

6maggio

08.00 –08.15 –

09.00 –09.15 –

10.00 –10.45 –11.15 –

12.00 –

15.00 –

16.00 –

17.00 –17.00 –

17.30 –

21.00 –

Apertura della segreteriaMeditazione su “Il respiro del Nome Divino”guidata da Nadav CrivelliApertura dei lavoriFilippo Falzoni Gallerani: Rebirthing ad approcciotranspersonale – La respirazione come strumentodi risveglio e liberazioneDaisy Chacko Chittarackal: Ayurveda e longevitàIntervalloPatch Adams: Come non avere mai più un giornotriste nella vitaJoyce Dijkstra: Danze meditative: viaggio verso laguarigione (con coinvolgimento del pubblico)Faisal Muqqadam: Essenza: il profumodell’essere, alla scoperta di te stessoErlendur Haraldsson: Vita dopo la morte ereincarnazioneIntervalloInizio seminario di Patch Adams: Vivere una vita di gioiaErlendur Haraldsson: Medium nordici a effettifisici (Sala Madreperla) Luisiana Furlanetto: Esperimenti di visualizzazione(Sala Polivalente)Enza Carifi: Metamorfosi: l’arte dellatrasformazione REM® (Sala Gorgonia)Incontri di approfondimento con relatori e docenti

domenica

8maggio

09.00 –10.00 –

11.00 –

12.00 –

“Meditazione integrale” guidata da Roberto SassoneOsvaldo Sponzilli: Il recupero della vera anima dellamedicinaLisetta Carmi: Babaji, il guru immortale. La miaesperienza sull’Himalaya e a CisterninoEstrazione dei premi e chiusura dei lavori

Per ricevere il programma definitivo e dettagliato e per informazioni, rivolgersi alle Edizioni Mediterranee srlVia Flaminia, 109 00196 Roma - tel. 06/3235433fax 06/3236277 - e-mail: [email protected] - o alla coordinatrice del Convegno, d.ssa Paola Giovetti, via Archirola 3341124 Modena - tel. 059/306746

SEMINARI DI UN GIORNO (ore 10-13/14-17)Enza Carifi: Metamorfosi: l’arte della trasformazione REM®

Giuliana Colella: Rumi, le leggi spirituali della vita e il suonoHUStefano Gasperi: Medicina steineriana: la malattia qualedisarmonia nei rapporti tra corpo, anima e spiritoTania Rivkina: Prolungate la vostra giovinezzaRoberto Maria Sassone: Laboratorio di coscienza integraledel corpo (la nobile Via del Guerriero)Piera Vitali: L’arte di superare il passato e vivere la magia delpresente

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L’obiettivo di questo primoarticolo, come quello di un li-bro e di un documentario che

seguiranno, è quello di disegnare unquadro delle esperienze di perma-cultura in Italia e fare una mappatu-ra elastica e funzionale utile a chiun-que voglia conoscere in maniera piùapprofondita le realtà esistenti e i tem-pi con cui i principi e le tecniche diprogettazione sono messe in pratica.Per chi vuole fare permacultura,questo progetto in evoluzione puòdiventare una guida multimedialeda consultare e arricchire volta pervolta di nuove applicazioni e realtà.1Usando il linguaggio della perma-cultura, si potrà creare un sistemapulsante ed efficiente, nonostantele poche risorse a disposizione. Que-

sto lavoro consegnerà una galleria divolti e storie personali dislocate lun-go tutta la nostra penisola: il latoumano quindi, oltre che tecnico,sarà il riferimento principale.

Le prime esperienze in ItaliaPer chi scrive, il cammino di avvici-namento alla permacultura cominciaintorno al 2008 con il corso di pro-gettazione in permacultura presso laCascina Santa Brera di Milano, eprosegue negli anni con l’appro-fondimento e la messa in pratica diquanto letto e studiato, con l’obiet-tivo anche di accreditarsi come pro-gettista in permacultura. Da alloraquesta disciplina ha rappresentatoper me un’esperienza pratica e teo-rica ricca e stimolante, che ha cam-

biato profondamente la mia vita. Lafinalità di questo lavoro è l’acquisi-zione di stimoli e modelli che pos-sano dare fiducia a questo tipo diesperienza, contribuendo a fare retee sviluppare le interrelazioni. Trala-sciamo per il momento l’elenco diprincipi e tecniche della permacul-tura. Per questo si può fare riferi-mento al volume Introduzione allapermacultura di Bill Mollison (Ter-ra Nuova Edizioni) e al sito ufficia-le dell’Accademia italiana (www.per-macultura.it), dove ne vengono ri-portati i principi e la storia, nonchéi corsi organizzati in Italia.Cerchiamo invece di ripercorrere ipassaggi fondamentali che hannoportato la permacultura nel nostroPaese.

Quale viaper la permacultura?

Inauguriamo con questo articolo il racconto di un cammino, personale e collettivo, nella direzione della sostenibilità e di una sceltapermaculturale. L’intento è quello di tirare le fila dei percorsi di singoli,

di coppie o gruppi che si adoperano in Italia e all’estero per mettere in pratica i principi e le pratiche della permacultura.

di Roberto Manzone

agricoltura naturale

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Nella primavera del 2000 RichardWade e Inés Sánchez, entrambi pro-venienti dalla Spagna, tengono ilprimo corso di progettazione inpermacultura in Italia presso l’eco-villaggio di Torri Superiore.

Incontriamo Marino BarbonciniDa quell’esperienza è nato il primogruppo di pionieri che oggi diffon-dono la permacultura in Italia at-traverso corsi, laboratori e incontri.Marino Barboncini è uno di questi.Ed è proprio da lui che iniziamo que-sta carrellata nel mondo della per-macultura. Lo incontriamo durantela raccolta delle olive, una buona oc-casione per verificare sul campo cosasignifica per lui «fare permacultura».Dopo anni di attività come agrono-mo, certificatore di produzioni bio-logiche per conto dell’Associazioneitaliana agricoltura biologica (Aiab)e infine di promotore della perma-cultura, Marino ha scelto una vita ri-tirata e meditativa. È ritornato a vi-vere nel piccolo podere di famigliadi Peciano, nei pressi di Cortona.Oggi, insieme all’energica madreRita, si occupa principalmente del-la vigna, dell’uliveto, di qualche ani-male, dell’orto e della conservazio-ne dei semi.Il suo voler essere uno sperimenta-tore indipendente e libero da con-dizionamenti accademici, formativi,politici e sociali, è di per sé un per-corso di responsabilizzazione che ri-specchia profondamente molti deiprincipi della permacultura.

«Cambiare è duro verso un mondoche non conosci. Il mondo ti alletta,ti alimenta di sempre nuovi bisogniper farti restare in uno stato dor-miente». Sono pensieri che richia-mano subito un’atmosfera collodia-na, in cui il Lucignolo di turno ciprende per mano per condurci in unmondo di favole dove il divertimen-to è eterno. La nostra vita è invecereale e chiede attenzione, responsa-bilità e presenza. «Di cosa abbiamoeffettivamente bisogno?» si chiede adalta voce Marino. «Ma ce lo doman-diamo mai per davvero?». «In questoperiodo mi sento di andare verso unascelta fruttariana. Sento che mi ba-sterebbe, ma questo lo dico dopo es-sere stato un allevatore. Mi chiedo seforse anche tagliare le foglie di una lat-tuga è come ammazzare».Quando mi presento raccontando ilmio progetto, Marino mi riprendesubito, mettendomi in guardia dal ri-schio in cui può cadere chi legge suquesti temi: «Bisogna stare attenti anon prendere tutto per buono, per-ché poi nel tentativo di stare dietroalle guide e verificare l’attendibilitàdi certe informazioni, c’è il rischio diperdersi. Ogni volta che proponi unconcetto, la cosa migliore è proce-dere autonomamente».Marino, insomma, è in continua ve-rifica. Per lui un gesto, un’azione,una valutazione può legarsi solo a unmomento, a un luogo, a un contestospecifico. Questo è uno dei motiviper cui ha scelto di preparare tre or-ti diversi: uno della mamma, uno suoe uno in condivisione. Dopo anni di

sperimentazione ha constatato che adistanza di pochi metri il terreno,l’esposizione, la pendenza e tanto al-tro, costituiscono un habitat idealeper l’una o l’altra specie. È così chein un orto crescono i finocchi manon vengono bene i pomodori e inun altro, a pochi metri di distanza,troviamo splendidi pomodori ma difinocchi neanche l’ombra.

La filosofia dei contributi agricoliLo Stato e il suo sistema di contributitiene in piedi il sistema del green po-wer, fondato sulla dipendenza e la de-responsabilizzazione, sull’assisten-zialismo anziché sull’attenzione allapratica agricola. Ad esempio in Valdi Chiana, dove si trova il podere, inpassato si davano i contributi per col-tivare la barbabietola da zucchero,poi per i girasoli… l’ennesima spin-ta all’industrializzazione senza pen-sare al territorio e a chi ci vive.Anche se sono passati solo pochianni, sembra lontanissimo il perio-do in cui Marino faceva da consu-lente per le aziende agricole chevolevano la certificazione biologica.Oggi, oltre a mettere in guardia chisi avvicina all’agricoltura con l’ideadi poter ottenere agevolazioni econtributi, ha deciso di cancellarsi

Terra Nuova · aprile 2011 33

Da sinistra a destra:Marino e la serra di limoni.Marino con la mamma Rita in unmomento di raccolta delle olive.Una delle serre per l’orto e il frutteto.L’orto in condivisione.

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dall’ordine degli agronomi e vivereprincipalmente di un’economia discambio, sobrietà e decrescita.In fondo Marino, con i suoi tre et-tari e mezzo, ha tutto quello che gliserve: una casa, l’orto gestito con me-todi biologici tradizionali per le esi-genze familiari, una rigogliosa vignadi un ettaro (che include molteplicivarietà di uva, tra cui sangiovese,trebbiano, malvasia, moscato), unuliveto di circa un ettaro (che includeesemplari di frantoio, moraiolo, lec-

cino, dolciagocia, pendolino e alcu-ne varietà sperimentali) e un ettarodi bosco. «Se non ti adegui» afferma«il sistema ti identifica come la stre-ga, l’inetto, l’evasore, e ti spinge aconfrontarti con chi ha i soldi. Ne-gli ultimi cinquant’anni di indu-strializzazione pesante abbiamo per-so il contatto con la natura e con inostri veri bisogni. Ci siamo lavati,vestiti, arricchiti, ma quanti danni ab-biamo arrecato a noi stessi e al-l’ambiente! La civiltà industriale diprimo acchito offre più sicurezze, maa un prezzo altissimo. Forse ne di-venteremo consapevoli solo quandoil Pianeta sarà irrimediabilmenteavvelenato!».Mio bisnonno era solito dire: «Mo-rirete di fame in una madia di pane»,per dire che nonostante la grande ab-bondanza di cibo non sappiamocome nutrirci.

Un progetto in continua trasformazioneLo stile di potatura applicato è mi-surato alla capacità produttiva del-la pianta e non tanto sulla geometria.Ultimamente Marino è molto im-pegnato nel progetto dell’associa-zione Ape, per le esperienze di con-divisione, costituita da quattro socie alcuni simpatizzanti che si incon-trano periodicamente per scambiar-si le conoscenze, verificare le neces-sità di ciascuno, promuovere un’eco-nomia mutualistica.Sono nuovi e vecchi contadini, ognu-no con indirizzi e percorsi diversi,ma uniti da un comune desiderio dicondivisione. «Nel periodo dellaraccolta delle olive, posso contare

sull’aiuto degli amici di Ape e a miavolta ricambio offrendo il mio lavoroquando mi è richiesto. In questo mo-do abbiamo avviato tre nuovi orti, cisi scambia i semi e ci confrontiamosulle tecniche di coltivazione».Da quando ha deciso di tornare incampagna, Marino ha sperimentatovarie attività: ha conciato pelli di ca-pra, provato a fare il caucciù, a col-tivare banani, ha cominciato perfinoa cucirsi da sé i propri vestiti. Tuttoquesto sempre con l’obiettivo diraggiungere il massimo grado diautosufficienza.«Per il momento i soldi che incassodalla vendita dell’olio e del vino sene vanno quasi tutti per le spese dicarburante e di manutenzione del-l’auto che uso soprattutto per rag-giungere i miei figli ad Arezzo».

Fare esperienzaMarino ripete spesso la stessa rac-comandazione: «Devi conoscere efare esperienza. Non si può imparareleggendo, importante è anche la fe-de con la quale si fanno le cose. Infondo siamo come dei pionieri dibuone pratiche, in continua ricerca.Anche se quello che facciamo non èdel tutto nuovo, ci troviamo a ri-partire da zero».Marino produce miele, carne, uova,formaggi. In ogni attività viene de-dicata un’attenzione particolare percapire come usare e valorizzare il co-siddetto «effetto margine», un con-cetto chiave della permacultura. Al-cuni esempi? «Le ghiande dellequerce vengono utilizzate per nutrirele capre: sono un ottimo integrato-re, di cui si è dimenticato il valore.

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Alcune piante vengono lasciate a se-me, per recuperare antiche varietà».Gli sfalci delle potature vengono an-ch’essi utilizzati come foraggio perle capre, e molte delle erbe sponta-nee vengono utilizzate per l’ali-mentazione. Il confine con il boscolimitrofo è lasciato senza recinzio-ne per permettere il facile accesso aglianimali. In definitiva, si cerca disfruttare al meglio, attraverso l’os-servazione, le potenzialità presentinell’ambiente circostante.Ad esempio, la rosa canina, cheospita un parassita della mosca del-l’olivo, viene lasciata crescere intutte le siepi che delimitano i cam-pi. Per lo stesso motivo vengono sal-vaguardate le piante dimenticate ti-piche della zona: la stevia, eccellenteper dolcificare; il guado, ottimo pertingere; il mocco, che può sostituirele lenticchie; il rubiglio, buono persostituire il pisello.Anche se è stato uno dei primi tec-nici italiani a interessarsi alla per-macultura, Marino volutamente nonfa parte del collegio dei tutor del-l’Accademia italiana e non intervie-ne nei corsi. «Ognuno cerca la suastrada. Io non sento la missioneeducativa. Mi sento ancora nella fa-se di apprendimento, di studio, disperimentazione.Preferisco fare rete qui nel territoriodove vivo. Fare permacultura è an-che immaginare un modello quandonon ce l’hai. E provare a realizzar-lo».

Leggere il territorioRispondendo alle indicazioni dellapermacultura, Marino cerca di tra-

sformare i limiti in opportunità viavia che riscopre il territorio in cui vi-ve, facendosi guidare non da un’ot-tica di efficientismo e di massimiz-zazione della produzione, bensìdalla ricerca di armonia con l’ecosi-stema. «Le popolazioni che hannovissuto in queste terre per secoli han-no dimostrato che si può viverecon poco. Il territorio va saputo leg-gere: spesso dall’ambiente proven-gono segnali molto chiari, dallepiante spontanee che si riproduco-no senza l’intervento umano alle fon-ti d’acqua che riemergono… si trat-ta di riconoscere questi segnali einterpretarli per ricostruire la reteecologica».

L’ottica produttiva e del guadagnodimentica sempre che anche la fer-tilità del terreno è un valore. Nonviene riconosciuta solo perché hatempi lunghi ed è difficile da mone-tizzare nell’immediato in terminidi bilancio aziendale.«Lavorando sulle cose vive è difficilefare paragoni, ma basta guardarsi at-torno per vedere che qui ora nascequalcosa che prima non c’era: cosìcome accade quando un bosco siestende su un campo lasciato incol-to o in un orto si sviluppano nuovepiante».«È una farsa pensare di tenere uncontadino nel suo terreno se poi nonfa più il contadino» riflette Marinosalutandomi. «Quello che legitti-ma il suo lavoro è la produzione dialimenti molto apprezzati dai con-sumatori che parlano dei luoghid’origine e non sono anonimi comequelli prodotti da una qualsiasi mul-tinazionale». l

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Informazioni e iscrizioni: tel 0184 [email protected] • www.torri-superiore.org

In viaggio verso la transizioneCorsi teorico-pratici per prepararsi al cambiamentoSECONDA EDIZIONE

30/04 - 01/05: Training per la transizione con Ellen Bermann e Cristiano Bottone

30/05 - 12/06: Progettazione in Permacultura corso certificato di 72 ore

25-26/06: Vivere e lavorare insieme con Willi Maurer e Claudia Panico

7/8 maggio: Erbe commestibili

14/15 maggio: Saponi e creme

21/22 maggio: Comunicazione empatica

28/29 maggio: Dalla lana al feltro

9/12 giugno: Costruzione di muri in terra cruda

26/27 marzo: Facilitazione e consenso

2/3 aprile: Biochar e stufe pirolitiche

9/10 aprile: Fare cesti in rami di salice

16/17 aprile: Orto biodinamico

ECOVILLAGGIO TORRI SUPERIORE

Note1. Potete scrivere a [email protected] o visitare il forum specifico all’indi-rizzo: http://forum.aamterranuova.it/forum_topics.asp?FID=22.

Da sinistra a destra:Le capre sopra i rami di ulivo potati.La capanna costruita vicino alla vignacome zona di ristoro.Raccolta di semi di granturco.

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Una volpe entra in una casa aimargini del bosco e mordeuna bambina che sta tran-

quillamente dormendo nel suo let-tino. Un branco di cinghiali invadeun campo coltivato e distrugge il rac-colto. Un orso si ostina in scorri-bande nelle fattorie seminando il pa-nico tra i contadini.Siamo circondati da animali selvati-ci pericolosi e ostili, sempre pronti adazzannare, graffiare, distruggere eseminare panico tra gli inermi ap-partenenti alla nostra specie. Ma èproprio così? È questo che realmen-te accade, o è semplicemente il par-to della fantasia malata di chi vuole fa-re di ogni singola notizia una tragedia

per instillare timore e paura tra la gen-te? O peggio: siamo noi gli invasi, osemplicemente siamo gli invasori ecome tali veniamo trattati?Questa serie di domande è chiara-mente pura retorica, perché la ri-

sposta la conosciamo già. La specieumana, nella sua continua ricerca diconquista e di spazi e risorse dasfruttare, ha invaso l’intero Pianeta.Pare vi siano solo poche specie ani-mali capaci di essere presenti in qua-si tutto il globo. Tra di esse i topi, lemosche e gli umani. Che tale prero-gativa sia merito dell’estrema adat-tabilità di questi animali è indubbio,ma vi sono dei distinguo: possiamosenza ombra di dubbio dire che dif-ficilmente topi e mosche riuscireb-bero a deviare il corso di un fiume oa interromperlo per costruire unadiga di proporzioni mastodontiche(come in Cina), o a radere al suolomigliaia di ettari di foresta amazzo-

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mondo vegan

Contrariamente a topi, volpi

e tutti gli altri animali,

la nostra specie non tende

ad adattarsi all’ambiente in

cui vive, ma lo trasforma per

adattarlo alle sue esigenze.

Nutrie e piccioni in città, cinghiali e volpi in campagna: sono solo alcuni degli animali con cui l’uomo trova difficoltà a convivere. E se invece

di abbracciare sempre il fucile facessimo un piccolo esame di coscienza?

di Adriano Fragano e Dora Grieco

«Pericoloso sarà lei!»

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nica tanto da disboscare in un announa superficie pari a quella dell’interoterritorio del Portogallo. O anche in-cendiare, avvelenare, contaminareampie regioni in ogni dove. Se talepremessa può apparirvi catastrofista,vi basterà leggere qualche notizia sul-lo stato del nostro Pianeta per ricre-dervi. Quindi contrariamente a topi,volpi e tutti gli altri animali, la nostraspecie non tende affatto ad adattar-si all’ambiente in cui vive, ma piu-tosto lo trasforma per adattarlo allesue esigenze. In questo modo sipone totalmente al di fuori di ogni lo-gica naturale.

Jurka: un simbolo di libertàLe terre selvagge non esistono qua-si più. Tutte, tranne alcuni luoghi in-vivibili o dai quali non è possibile ri-cavare nulla, sono sfruttate per l’usoe il consumo di noi animali umani, de-stinate alle coltivazioni, sfruttate pergli allevamenti, occupate dalle disca-riche, sezionate per le cave, divise eframmentate da strade asfaltate eferrovie, costruite con città cementi-ficate… Per gli animali selvatici è qua-si impossibile spostarsi ed è difficilevivere. Per loro resta sempre menospazio e quando escono dalle loro «ri-serve», non hanno scampo.Un caso emblematico è quello di Jur-ka, un’orsa che ha riempito i cuoridegli attivisti animalisti di tutto ilmondo. Jurka è diventata un simboloper tutti gli animali selvaggi rimasti

senza terre. L’orsa viveva li-bera, e abituata ad averedel cibo dagli albergato-ri, che la usavano comerichiamo per i turisti, hacreduto di potersi fidare dinoi. Ma appena si è avvicinata unpo’ di più al centro abitato, per leiè finita la libertà: è stata catturata erinchiusa in un piccolo recinto vici-no Trento. Era il giugno del 2007. Daallora, dopo molte manifestazioni ca-peggiate dall’associazione No allacaccia che ha fatto opera di diplo-mazia con le istituzioni, il 25 agosto2010 Jurka ha trovato di nuovo casa.Non la libertà, ma un posto un po’più grande: ora continuerà la sua vitapresso il «Parco alternativo dellaForesta Nera per orsi e lupi» inGermania, presso Bad Rippoldsau -Schapbach.

Jurka è la prova vivente dell’incom-patibilità fra noi e gli altri animali chevivono liberi in natura. Tuttavia la vi-ta non è difficile solo per gli orsi. Èsempre più raro incontrare nellezone boschive cervi, caprioli, le-

pri… Incontri che quando avven-gono ci possono toccare il cuore. Mail loro passare veloce, silenzioso, fu-gace, porta a un unico pensiero:riusciranno a sopravvivere alla sta-gione di caccia? Qualora ciò acca-desse non significherebbe per loro lasalvezza, dato che da sempre glianimali ancora liberi dalla schiavitùche imponiamo loro sono conside-rati «dannosi» per i raccolti, perl’agricoltura… insomma per i nostriinteressi. E quindi diventano vittimedi una persecuzione senza tregua.

Coltivare e convivereEppure c’è chi ci sta materialmenteprovando a cambiare i metodi diproduzione di cibo per il nostro so-stentamento, mediante pratiche noninvasive e rispettose dell’ambiente edegli altri animali. Ci sono gruppisempre più numerosi di personededite ad attività come l’agricolturaveganic, che unisce il rispetto del-l’ambiente a quello per esseri sen-zienti, introducendo nella praticaagricola una forte impronta etica. Adesempio in Germania risiede la Fon-dazione Gabriele, che mette in attoda diversi anni un’agricoltura defi-nita «pacifica». Sul loro territorio glianimali che vivono in libertà, comecaprioli, volpi, lepri e uccelli, ritro-vano il loro spazio vitale naturalegrazie a un sistema di biotopi ap-positamente realizzati per loro: va-rie aree boschive, specchi d’acqua,zone asciutte e così via. In questo si-stema si trovano anche campi colti-vati senza l’uso di letami e liquami,così la natura nel suo complesso puòrespirare e molte specie animali e ve-getali tornano a ripopolare la zona.

L’agricoltura veganic

introduce nella pratica

agricola una forte

impronta etica.

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Inoltre, parte del raccolto viene ap-positamente lasciato nei campi, aduso e consumo degli animali liberi.Ciò che viene proposto è un nuovoapproccio al concetto di conviven-za, che prevede il soddisfacimentodei nostri bisogni e nel contempo ilrispetto nei confronti degli altri abi-tanti del nostro Pianeta, un concet-to lontano da tutto quello che l’agri-coltura, la produzione industriale el’industria rappresentano.L’agricoltura e l’orticoltura veganesono esperienze consolidate soprat-tutto nel mondo anglosassone. Sitratta perlopiù di fattorie o di espe-rienze comunitarie in cui è possibi-le sperimentare finalmente metodinon violenti, mediante i quali otte-nere prodotti dalla terra. L’agricol-tura vegana è simile per alcuni ver-si a quella biologica, ma non con-sente l’uso di letame, sangue, farinedi pesce, farina d’ossa, o qualsiasi al-tra pratica che esiga l’uso di sostan-ze di derivazione animale diretta oindiretta.Si tratta di un’attività che ci riavvi-cina alla terra con un nuovo ap-proccio improntato al rispetto enon allo sfruttamento. Questo ci per-mette di scoprire un nuovo tipo direlazione con gli altri animali per tes-sere la trama di una possibile nuovaconvivenza, restituendo alla natura,e agli animali, una parte delle coltu-re raccolte senza sentirsi derubati ominacciati da chi ha lo stesso nostrodiritto alla vita.

Ma chi li crea questi disastri?Di recente si sono verificati dei va-sti allagamenti nel Veneto a causadi forti piogge e deldissesto idrogeolo-gico di alcune zonedella regione. Qual-cuno, anche con ruo-li istituzionali o am-ministrativi, ha avan-zato l’ipotesi che la cau-sa del cedimento degliargini dei fiumi sia sta-ta l’opera demolitricedelle nutrie. Ciò puòfacilmente farci capirein quale condizione diipocrisia siamo ridotti a vi-vere. Con tutta la buona volontà,

nemmeno un esercito di nutrie sta-canoviste sarebbe mai riuscito ad al-lagare un paio di province venete: lacausa di tali disastri va ricercata al-trove. Invece, per tutta risposta, nelVeneto viene presentato un disegnodi legge (stanziando 250 mila euro dasuddividere in tre anni) che prevedeil censimento di questi animali e suc-cessivi piani di abbattimento. Comesempre si risolvono i problemi diconvivenza abbracciando i fucili esterminando chi non può viverecome noi esigiamo. A sparare po-tranno essere la polizia provinciale,gli agenti venatori volontari, ma an-che i proprietari agricoli muniti di li-cenza di caccia. A nessuno peròimporta se questa presenza di nutrie,ritenuta massiccia, è dovuta, comesempre, a un «errore» umano.

La nutria1 è originaria dell’Americadel Sud ed è stata introdotta da noiper essere allevata per la sua pellic-cia (detta di Castorino). Ma a segui-to del fallimento degli allevamenti dinutrie per la produzione di pelliccia,molti individui sono stati intenzio-nalmente liberati per evitare i costidi smaltimento dei corpi. Da qui il

loro prolificare, trattandosi anche diun animale che si adatta facilmentee si nutre di soli vegetali.La stessa cosa si può dire per i cin-ghiali importati dai paesi dell’estEuropa e dall’ex Jugoslavia, libera-ti in Italia per diventare prede deicacciatori. Questi animali si sono inbreve riprodotti, rappresentandoun problema per le coltivazioni e di-ventando oggetto di numerose cam-pagne di sterminio da parte di cac-ciatori autorizzati anche al di fuoridel periodo di caccia. Come dire: ol-tre al danno la beffa!C’è da notare inoltre che moltospesso le specie introdotte per mo-tivi venatori – come nel caso del cin-ghiale – non essendo originarie del-la zona, entrano in competizione conle specie autoctone, provocandonespesso una drammatica diminuzio-ne, se non addirittura l’estinzione.

Condividere spazi comuniNon è facile con-vivere, dividere spa-zi comuni, relazionarsi in armonia ri-spettando le altrui esigenze. Non loè tra umani, a maggior ragione nonlo è tra umani e altri animali. La con-vivenza prefigura un impegno daparte dei diretti interessati a non in-vadere lo spazio altrui, a rispettare leesigenze di chi ci vive accanto, e so-prattutto a prevenire i danni e nonfare errori ai quali poi è difficile ri-mediare. Solo così si può sperare dipoter condurre un’esistenza serenaall’interno di queta nostra casa co-mune che si chiama Terra.Noi però ci comportiamo come un

inquilino tiranno e violento, cheprende tutto ciò che vuole e che

vuole tutto ciò che vede, sen-za pensare a quanto male faagli altri, e senza pensarealle conseguenze che questeazioni provocano alla casa

in cui vive anche lui.Noi esseri umani sia-mo come dei potentibambini viziati chenon riescono a con-trollare i propri mo-vimenti e distruggono

tutto ciò che toccano,ma la cosa più grave èche siamo sempre pron-ti a scaricare la colpa di

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Nemmeno un esercito

di nutrie stacanoviste sarebbe

mai riuscito ad allagare

un paio di province venete.

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Sitografia consigliata sull’agricoltura veganic• www.veganorganic.net• www.goveganic.net/spip.php?article97• www.fondazione-gabriele.org/cms/it/broschuere-gabriele-stiftung/

la-coltivazione-pacifica.html• www.spiralseed.co.uk/forestgarden/• www.veganorganic.net/• www.pfaf.org/user/default.aspx• www.spiralseed.co.uk/• www.friendsofanimals.org/actionline/fall-2004/veganics.html• www.goveganic.net/spip.php?article97

per saperne di più

quanto accadesugli altri, renden-

doli doppiamente vit-time. E così ecco che,

come abbiamo detto, unavolpe entra nella nostra casa

per mordere i nostri figli, dei cin-ghiali devastano le nostre colture, unorso semina il panico nelle nostreproprietà. Ma ci siamo mai soffer-mati a pensare che forse ciò che re-putiamo nostro è anche loro? Che lenostre case, i nostri campi, le nostreaziende sorgono dove prima vive-vano questi animali, che ora non san-no più dove poter andare? In eco-logia si parla di «radiazione adatta-tiva» quando una specie vivente chesi ritrova in un ambiente naturalenuovo tende a occupare tutto lo spa-zio a sua disposizione fino a quan-do non si ristabilisce un nuovo equi-librio. La nostra tendenza alla ra-diazione adattativa esiste da millen-ni e non accenna a fermarsi: ogni-qualvolta ci troviamo di fronte anuovi spazi ce ne impossessiamosoggiogando, modificando, trasfor-mando e distruggendo per plasmar-li secondo la nostra ottica, senza la-sciare alla natura la possibilità di ri-stabilire un nuovo equilibrio.

La città vietata agli animaliE la convivenza in città? I territoriurbanizzati sono di fatto vietatiagli altri animali. Non solo perchédi fatto sono inospitali dal punto divista territoriale e architettonico, maperché proprio non li vogliamo.Le nostre metropoli cementificateospitano solo cani (rigorosamente alguinzaglio) e gatti di proprietà. Per-sino i cani e i gatti randagi sono di

proprietà dei sindaci, che però nonsempre li accudiscono a dovere.Nemmeno gli uccelli, soprattutto ipiccioni, sono ben accetti, e vengo-no allontanati con apposite reti opungiglioni messi sui palazzi o achiudere gli anfratti che potrebbe-ro ospitarli. Non parliamo poi di to-pi, ratti e altri animali, considerati«infestanti» e sterminati senza al-cuna pietà.

Tutto è stabilito da leggi, ordinan-ze, regolamenti che riguardano glianimali da compagnia e non. So-prattutto si tratta di divieti: è vieta-to dare da mangiare ai randagi, è vie-tato lasciare liberi i cani se non inaree apposite, è vietato persino da-re da mangiare ai piccioni, contro iquali si scatenano di frequente or-dinanze per l’abbattimento, spessoanche cruento. Sono moltissime leditte specializzate che offrono ser-vizi per eliminare o allontanarequesti uccelli. Continuiamo a ospi-tare circhi con animali, dove unpubblico ignaro (ancora?) e divertitoassiste a scene da medioevo, co-stringendo gli animali a esibirsi ingiochi e acrobazie assurde, per poi,a fine spettacolo, incatenarli o rin-chiuderli in strette gabbie: viviamoin città senza animali e pretendiamo

di vederli solo se incatenati o chiu-si dietro a delle sbarre.

C’è spazio per tuttiImmaginiamo un mondo dove c’èspazio per tutti, dove non c’è più lacaccia, dove gli animali tornano a es-sere selvaggi, e si svuotano gli alle-vamenti. Un mondo dove ci sonoterre incontaminate dalla nostra pre-senza. Immaginiamo di vedere unalepre saltare libera in un campo epensare semplicemente che è bella.Immaginiamo di incontrare gli ani-mali liberamente e spontaneamentedurante una passeggiata, instauran-do con loro un rapporto, un con-tatto, solo se è voluto da entrambi.Tutto ciò sarà mai possibile? È solouna mera utopia?A dire il vero, ogni tanto salgono allaribalta anche notizie positive, che te-stimoniano incontri fra noi animaliumani e gli animali selvatici, che av-vengono con il dovuto rispetto. Ca-prioli, volpi e anche lupi, se non scac-ciati o uccisi, si fidano di noi e tor-nano regolarmente a farci visita e amangiare il cibo che offriamo loro.Succede nei piccoli paesi di monta-gna, ed è un segnale che la convivenzaè possibile. Sta a noi non tradire que-sta loro fiducia.Quindi, a ben vedere, se non fossimocosì aggressivi, crudeli e invadenti,sulla Terra ci potrebbe essere spazioper tutti: ciascuno con le proprieesigenze e aspirazioni, ciascuno ingrado di vivere una vita serena e fe-lice. Basterebbe poco per poter sod-disfare i nostri bisogni fondamenta-li, ma ci si dovrebbe accontentare, eciò non è certo né facile né scontatoper la nostra specie. l1. Per sapere chi è veramente la nutria:nutria-myocastor.blogspot.com

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Molto spesso le specie

introdotte per motivi venatori

non sono originarie

della zona, pertanto entrano

in competizione

con le specie autoctone.

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Il Gabon, affacciato sull’OceanoAtlantico, è un piccolo statodell’Africa centro-occidentale,

con una superficie che non rag-giunge i 270 mila km². Eppure, no-nostante l’esigua estensione, le sue ri-gogliose foreste nascondono un’in-credibile varietà di specie vegetali –ebano, mogano, legno amaranto, il

raro okoumé, l’ozigo, palme ram-picanti, orchidee – e una miriade dianimali, tra cui impala, bufali, ele-fanti, gorilla, scimpanzé, mandrilli.Tuttavia, come sta avvenendo in al-tre parti del mondo, dal Brasile al-l’Indonesia, anche il ricco e variega-to ecosistema del Gabon è in costantepericolo: bracconaggio, commercio

illegale di animali selvatici e taglio in-discriminato degli alberi ad opera del-le grandi compagnie del legname,rappresentano le principali minaccealla flora e alla fauna gabonese. Co-me se ciò non bastasse, dal 1983 leepidemie del virus Ebola hanno no-tevolmente diminuito il numero digorilla e scimpanzé. Per fortuna, daqualche anno sono in atto progettiper contrastare il degrado della bio-diversità.

13 parchi nazionaliDi fronte al rischio di vedere di-mezzate le incredibili risorse natu-rali del proprio paese, nel 2002 il pre-sidente Omar Bongo ha preso lastorica decisione di firmare 13 decretiper istituire altrettanti parchi na-

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viaggi

un paradisoda proteggere

Gabon: di Silvia Turrin – foto: © Fondazione Trust the Forest

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zionali. Un progetto ambizioso, chenecessita di costanti finanziamenti eappoggi esterni, attraverso il qualevengono tutelati circa 30 mila km² diforesta e salvaguardati vari habitat,come le paludi ricche di mangrovie,e diverse specie animali, come i bu-fali nani e le rare tartarughe liuto.La coscienza ecologica del governodel Gabon sta quindi cercando diprevalere sulla politica di sfrutta-mento che sino a qualche anno fa do-minava. Una scelta importante èstata quella di affidare alla fonda-zione ambientalista Trust The Foresti diritti sulla foresta equatoriale pri-maria dell’Ipassa-Mingouli Lango-ué. Scoperta soltanto alla fine deglianni ’90, questa ricca zona boschivasi estende nella zona nord-orienta-

le del paese, tra le province del-l’Ogooué-Ivindo e dell’Ogooué-Lolo, lungo il fiume Ivindo. Al suointerno si trova uno spettacolarebacino idrogeologico, costituito dal-le cascate di Kongou e di Mingou-li, ed è abitata da una delle più si-gnificative concentrazioni di specieanimali dell’intero continente.

All’inizio del nuovo millennio, que-sto paradiso terrestre rischiava peròdi scomparire, a causa del taglio in-discriminato di alberi secolari, conuna media di 200 piante al giorno. Daqui la decisione del governo di affi-dare i diritti della foresta dell’IpassaMingouli Langoué a Trust The Fo-rest, di cui è presidente il professorGustavo Gandini, con l’obiettivo disalvaguardarla e valorizzarla per in-centivare anche forme di ecoturismo.

Una corsa contro il tempoTutto è iniziato negli anni ’90, quan-do un italiano, Giuseppe Vassallo,

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Negli ultimi 50 anni sono

state distrutte più foreste

tropicali che nei precedenti

8000. Un dato agghiacciante,

che dovrebbe spronare

ad agire in fretta.

In alto: Elefanti nel parco dell’Ivindo.Sotto: Cucciolo di lontra sulla riva del fiume Dji Dji.

Questo piccolo statoafricano racchiude un inestimabile patrimonio di biodiversità. Da scoprire e da tutelare.

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uomo d’affari divenuto console ono-rario del Gabon, ha organizzato laprima spedizione nella foresta del-l’Ivindo, dove scorre l’omonimo fiu-me. Sorvolando l’area, Vassallo siera reso conto dell’enorme ricchezzanaturalistica presente in questo pa-radiso non ancora colonizzato daalcuna attività umana. L’area era co-nosciuta e abitata soltanto da gruppidi pigmei; grazie al loro aiuto, Vassalloha potuto scoprire le spettacolari ca-scate di Kongou e di Mingouli, am-mirare piante rigogliose, fiori di unamoltitudine di colori, scimpanzé ebranchi di elefanti che si spostavanotranquillamente da una zona all’altra.Su questo scrigno di ricchezze na-turali stava per incombere la seria

minaccia dello sfruttamento inten-sivo. La Rougier Ocean Gabon, unatra le più potenti compagnie di ta-gliatori di legname, aveva infatti ot-tenuto la concessione governativa adaddentrarsi nelle regioni più internedel paese: tra i suoi obiettivi figura-va proprio la regione dell’Ivindo.È così che Vassallo, appoggiato daamici e colleghi, ha concepito ilprogetto Ipassa-Mingouli, al fine ditutelare una delle ultime foreste pri-marie rimaste sulla Terra. Un’ideacoraggiosa, perché si pone contro gliinteressi di società del legno gabonesie straniere, che pur di realizzareprofitti distruggono intere distese dialberi, compromettendo l’habitatdegli animali e delle popolazioni

locali. Per attuare questo ambiziosoprogetto, nel 2000 venne fondata aLibreville la Fondation internationaleGabon eco-tourisme (Figet), allaquale il governo del Gabon affida120 chilometri quadrati della forestadell’Ivindo, un tratto compreso frala città di Makokou e le cascate diMingouli.Il decesso prematuro di GiuseppeVassallo, principale artefice di que-sto risultato, non interruppe l’im-portante iniziativa. Anzi, la colla-borazione tra la Figet e GustavoGandini, professore alla facoltà di ve-terinaria dell’Università Statale diMilano, ha dato vita nel 2001 aTrust the forest, primo progetto a li-vello mondiale che unisce esigenzeeconomiche alla salvaguardia delleforeste tropicali primarie.

Fidarsi della forestaNegli ultimi cinquant’anni sonostate distrutte più foreste tropicaliche nei precedenti 8000. Un dato ag-ghiacciante, che dovrebbe spronaread agire in fretta. Trust the forest siprefigge proprio questo: salvaguar-dare, prima che sia troppo tardi, unodegli ultimi polmoni verdi inconta-minati dell’Africa.Grazie all’operato di questa asso-ciazione, il governo del Gabon hadato una svolta alla politica ambien-tale, riconoscendo alla fondazione ilpotere di acquisire diritti di salva-guardia su una superficie di 3000 km2

della foresta primaria Ipassa-Min-gouli Langoué, incorporata nel Par-co nazionale dell’Ivindo.Alla dimensione puramente natura-listica, Trust the forest affianca anchetematiche sociali, coinvolgendo neipropri progetti direttamente le po-polazioni locali, al fine di realizza-re progetti di ecoturismo. «Grazie aifondi raccolti» spiega Gandini «ab-biamo trasformato il villaggio diLoa-Loa, che prima era poverissimo.Ora c’è una scuola e sono state co-struite alcune abitazioni. Lavoranocon noi otto persone che prima vi-vevano di caccia, spesso illegale.Grazie alla creazione del Parco,queste persone guadagnano di più

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viaggi

Sopra: Turisti lungo il fiume Ivindo.Sotto: Le cascate Kongou.

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come guide turistiche, tassisti e pi-roghieri, sentendosi maggiormentesoddisfatte».Il Gabon è un Paese che si è da pocoaperto alla cultura ecologista e allaprotezione dell’ambiente. Tuttavia ilcammino è ancora molto lungo e leminacce sono sempre dietro l’ango-lo, come dimostra il recente tentati-vo di un’azienda cinese (la China Na-

tional Machinary Equipment ImportExport Corporation), per fortunabloccato, di costruire una diga cheavrebbe prosciugato le cascate e di-strutto un’ampia fetta di foresta.«La diga era progettata per produr-re corrente elettrica al fine di estrar-re ferro a Belinga. Il programma èstato interrotto e la diga si realizze-rà altrove, grazie all’intervento del-

le ong Brainforest, Figet e Trust theForest. Per l’avvio delle attività erastata costruita una strada, tagliandodiversi alberi. Ora quella strada si staricoprendo nuovamente di vegeta-zione», racconta Gandini.Oltre allo sfruttamento delle ric-chezze minerarie, sul Gabon in-combe sempre la minaccia dei ta-gliatori di legname. «Per impedireche ciò accada» conclude Gandini «ènecessario creare occupazione per lepopolazioni locali e far crescerel’attaccamento verso il Parco. Solocosì è possibile sviluppare quel tes-suto socio-economico che vive cone per il Parco, trasformandolo ef-fettivamente in una realtà ecoturisticasostenibile». l

Terra Nuova · aprile 2011 43

Trust the forestwww.trusttheforest.org/figet.swf

Parco Ivindo–Figetwww.ivindo.org

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Camminare

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nvivialità

al 21 agostodal 17 lugliodal 1 g1 sto

montimCampoa p

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La scuola costruita da Trust the Forestnel villaggio di Loa Loa.

TN0411 40-43 viaggi_viaggi 03/03/11 13.12 Pagina 43

Page 46: Terra Nuova Edizioni Copia Omaggio

L’albergo diffuso è un «albergo oriz-zontale»: non si tratta cioè di un

singolo edificio, ma di un insieme di piùedifici situati a breve distanza all’in-terno di un centro abitato. Stiamo par-lando insomma di una struttura di ac-coglienza che invece di nascere e svi-lupparsi ex novo in un determinato ter-ritorio, di solito rompendone l’equili-brio, nasce dall’intenzione degli abitantidi piccole località ricche di storia, cul-tura e patrimonio naturale, al di fuoridelle rotte più conosciute del turismonazionale.L’edificio centrale svolge, in genere, ilruolo di reception e di luogo per la ri-storazione e la raccolta informazioni,mentre gli ospiti alloggiano negli edi-fici circostanti, posizionati a una di-stanza inferiore ai 200 metri.Gli alberghi diffusi nascono in Italia allafine degli anni ’70 come opportunità dirilancio del territorio friulano dopo il ter-remoto, promuovendo un turismo chevalorizzasse la tradizione e l’architet-tura locale con restauri mirati e coe-renti. Il primo esperimento attivo si svi-luppò, nel 1989, a San Leo nel Mon-tefeltro. Da allora la formula si è este-sa su tutto il territorio nazionale e re-sta un settore ancora ricco di possibi-lità di diffusione per nuovi itinerari diturismo sostenibile.

Come nasce un progettoI progetti di albergo diffuso nasconospesso da obiettivi di recupero del pa-trimonio architettonico di zone geo-grafiche a rischio di spopolamento, pro-muovendo una riscoperta del territorio,che aiuti anche la creazione di nuoviposti di lavoro. A differenza di altrestrutture di ospitalità diffusa, come adesempio i bed & breakfast o gli affit-tacamere, l’albergo diffuso necessita diun intervento coordinato fra diversi at-tori locali. Per questo nasce spesso nondall’idea di una singola persona, ma dalcontributo di un’associazione costitui-ta da proprietari degli immobili, esper-

ti di management turistico ed enti pub-blici locali.Questa collaborazione rispecchia le esi-genze e i bisogni del turista fruitore diquesto tipo di turismo «alternativo»:qualcuno che abbia il desiderio di co-noscere una realtà sia per il suo pa-trimonio materiale (architettonico, sto-rico, archeologico e naturalistico), siaper quello immateriale (relazioni etradizioni).La normativa in materia fa riferimentoai singoli regolamenti regionali legatiall’ospitalità diffusa. Attualmente soloSardegna, Friuli e Marche sono dotatedi un quadro legislativo specifico.

Come formarsiAgli albergatori e operatori che voglionooccuparsi di ospitalità diffusa sono ri-chieste competenze e conoscenze si-curamente più vaste rispetto a un am-ministratore turistico classico. Queste

strutture ricettive devono occuparsi nonsolo della gestione economica e strut-turale, ma anche studiare strategie dipromozione efficaci per riscoprire le po-tenzialità del territorio. Si sono così svi-luppate negli anni diverse offerte for-mative, sia locali che nazionali.A livello territoriale sono molto spes-so i gruppi d’azione locale a incentivare,in collaborazione con i Comuni, percorsidi promozione e specializzazione.Presso l’albergo diffuso di FolgariaMonte Prat è stata creata la Scuola in-ternazionale di specializzazione in al-bergo diffuso (Sisad), che offre sia se-minari laboratorio che spaziano dal-l’idea progettuale al marketing colla-borativo, sia attività specifiche di con-sulenza.Altro punto di riferimento importanteper chi volesse attivare un albergo dif-fuso è l’Associazione italiana alberghidiffusi (Adi). l

IL LAVORO VERDE DEL MESE di Elena Rocca

Gestore di albergo diffuso

www.terranuovaedizioni.it44

Chi gestisce un albergo diffuso deve essere un esperto di turismo sostenibile e di storia locale, e in generale saper valorizzare il «patrimonio immateriale».

Gestore di albergo diffuso

Per saperne di più• Manuale dell’albergo diffuso di G. Dall’Ara, Franco Angeli editore, 2010.• Rapporto Undp: Albergo diffuso. Developing tourism through innovation and tradition, scaricabile gratuitamente su www.sisad.it

Contatti• Scuola internazionale di specializzazione in albergo diffusotel 348 0438828 - www.sisad.it

• Associazione nazionale alberghi diffusitel 0874 471608 - www.alberghidiffusi.it

TN0411 44 lavoro verde 2.0_lavoro verde 03/03/11 13.14 Pagina 44

Page 47: Terra Nuova Edizioni Copia Omaggio

Terra Nuova · aprile 2011 45

di Dario Scacciavento

C’è un miliardo di personeche soffre la fame o nonpuò permettersi un pasto

regolare. Ma chi si occupa di finan-za ha gli occhi bendati, e chi investedei soldi in borsa potrebbe anche nonsapere di contribuire alle speculazionisulla fame. I derivati sui prodotti agri-coli, infatti, sono diventati sempre piùattraenti per gli investitori, e i prez-zi dei cereali e degli altri alimenti pri-mari sono andati alle stelle.

Cibo e sommosseGià nel 2008 il Pianeta aveva attra-versato una crisi devastante, con unaumento improvviso dei prezzi diriso, grano e mais. In 25 paesi esplo-sero delle sommosse legate al cibo,e ora più di 100 milioni di personesi sono aggiunte all’elenco di quel-le malnutrite o sottonutrite. La le-zione però non è servita, e adesso lasituazione sembra ancora più dram-matica.Purtroppo la verità si conosce soloun po’ per volta. Lo scorso settem-bre gli esperti di oltre 75 paesi mem-bri della Fao dichiaravano che «nonvi sono indicazioni che suggerisca-no una crisi alimentare mondiale im-minente». Dopo un mese la stessa or-ganizzazione lanciava il primo se-gnale d’allarme, rendendo noto chei prezzi dei prodotti alimentari ave-vano toccato livelli record.All’inizio del 2011 le preoccupazionisi sono fatte improvvisamente più se-rie: «esiste il rischio concreto diuna crisi alimentare globale» ha af-fermato il direttore generale dellaFao, Jacques Diouf, smentendo leprevisioni di appena tre mesi prima.«A rischio crisi sono soprattutto ipaesi africani». Puntualmente, dopoalcuni giorni crollava il regime tu-

nisino e scoppiava la rivoluzione inEgitto, il più grande importatore digrano del mondo intero (l’Italia è alquarto posto).L’aumento del prezzo del pane è sta-ta solo la goccia che ha fatto traboc-care il vaso. Tenere la barca pari, permolti paesi che non producono benialimentari a sufficienza e non hannogaranzie sull’equa distribuzione del-le risorse, è diventato sempre più dif-ficile. Ma per adesso possiamo rite-nerci fortunati. Lo sottolinea LucaChinotti, esperto di politiche agricoledi Oxfam Italia: «I buoni raccolti inalcuni paesi poveri stanno compen-sando gli effetti del rincaro interna-zionale. Se i prezzi rimangono elevati,però, in pochi mesi milioni di perso-ne saranno colpite da un’altra gran-de crisi. I poveri nei paesi in via di svi-luppo spendono fino all’80% delloro reddito in cibo. Gli alti prezzi ali-mentari li costringono a svendere laloro terra o a sacrificare l’istruzionedei loro figli semplicemente per met-tere del cibo in tavola».Sulla crisi alimentare pesa la ridu-zione potenziale dell’offerta dellaRussia, il primo esportatore mon-diale di grano. L’ondata di caldo del-lo scorso luglio, infatti, ha provoca-to danni incalcolabili e un notevolecalo della produzione. Nel momen-to in cui scriviamo, anche le notiziedalla Cina sono poco confortanti: lagrave siccità che ha colpito il nord delpaese potrebbe mettere a rischio ilraccolto di grano e altri cereali.I cambiamenti climatici, sommati allacrescita della domanda dei paesiemergenti, fanno schizzare i prezziverso l’alto. Ma ad influire pesante-mente su queste dinamiche sonoproprio le speculazioni finanziariesulle materie prime alimentari, a cuidiverse organizzazioni internazionali

chiedono con un appello di porrefine attraverso misure concrete distabilizzazione dei prezzi.Come ci spiega Elisa Dolci di Al-tromercato: «Il meccanismo segueuna logica spietata: nei periodi di cri-si e di incertezza dei mercati finan-ziari, gli investitori si rifugiano nel-le commodity alimentari, causandodegli aumenti improvvisi dei prez-zi del cibo». Oltre ai disagi per la po-polazione mondiale, viene creatoun forte scompiglio tra i contadini,che non possono prevedere da unmese all’altro a quale prezzo po-tranno vendere i propri prodotti.L’appello internazionale e le pressionidi una fetta sempre più larga della so-cietà potrebbero favorire la nascita diriforme utili a stabilizzare i prezzi delcibo. Tanto più che i governi del G20hanno già identificato tale obiettivocome una massima priorità. Pur-troppo sullo scenario internaziona-le si osservano delle forti pressionidell’industria finanziaria per inibirel’azione dei governi.

Equo vuol dire garanziaNel frattempo sappiamo che la filie-ra corta, come il commercio equo esolidale, offre maggiori garanzie nelcampo della sovranità alimentare.Le esportazioni di beni come tè o caf-fè permettono di sostenere le pro-duzioni agricole destinate al merca-to locale, per far sì che i contadini nonabbandonino i piccoli appezzamen-ti di terra, ricchi di biodiversità e ca-paci di nutrire, su scala locale, un nu-mero più elevato di persone. l

Chi speculasulla fameIn tempi di forti incertezze finanziarie, c’è chi vede nellederrate alimentari niente più che un buon investimento.

equo e solidale

TN0411 45 equo e solidale 1.0_equo e solidale 03/03/11 13.14 Pagina 45

Page 48: Terra Nuova Edizioni Copia Omaggio

di Roy Virgilio

Energia illimitata, gratuita.Energia a disposizione di tut-ti. Sempre più spesso, da al-

cuni anni a questa parte, si senteparlare di free energy. Questo ter-mine, che letteralmente vuol dire«energia libera» o «gratuita», racco-glie in sé diversi significati, desideri epunti di vista. Ma può esistere unafonte energetica che possiede questecaratteristiche? È solo una chimera ir-raggiungibile, o esistono delle basiscientifiche che ne supportano lapossibile esistenza?

Energia di punto zeroIniziamo la nostra ricerca nella fisi-ca quantistica. Senza scendere inparticolari difficilmente comprensi-bili o che richiederebbero almeno un

libro per essere descritti, bisogna sa-pere che in questa disciplina è statoben verificato che il «vuoto», il vuo-to quantistico, non è per nulla vuo-to. Come l’atomo, che letteralmen-te significa «indivisibile», è frazio-nabile in nucleo ed elettroni e in al-tre decine di particelle più piccole,così il vuoto continua a chiamarsivuoto solo per ragioni storiche, maè esattamente l’opposto. È un con-tinuo ribollire di particelle ed ener-gia che fluttuano, appaiono, si an-nullano e scompaiono. Il vuotoquantistico è in effetti un supportoper tutte le altre particelle dell’uni-verso come il mare è il supporto perqualsiasi corpo o nave che vi galleggisopra. E questa fluttuazione, questavibrazione, è sempre presente, anche

www.terranuovaedizioni.it46

energia

Energiagratuita:solo una chimera?

Sul web impazzano video e foto di sistemi meccanicie magnetici capaci di produrre energia gratuita.Cerchiamo insieme di capire cosa c’è di vero.

La domanda fondamentale è:

possiamo sfruttare

quest’energia per fargli

fare del lavoro utile?

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Page 49: Terra Nuova Edizioni Copia Omaggio

allo zero assoluto (-273° C) quandotutto dovrebbe essere congelato eimmobile. Da qui il nome di «ener-gia di punto zero».

Quindi il vuoto è ovunque ma nonè vuoto. Possiede una sua quantità dienergia e interagisce con tutto ciò cheesiste nell’universo. Fin qui il con-cetto è assodato scientificamente.Ma, per tornare alla free energy, ladomanda fondamentale è: possiamosfruttare quest’energia per fargli faredel lavoro utile? Possiamo rendereorganizzata questa forma di energiaaltamente caotica? Se riusciamo a im-brigliare l’energia del mare (in veri-tà ancora quasi per niente) potrem-mo fare la stessa cosa con il vuoto?

Come estrarre l’energia?Alcuni fisici di fama mondiale (adesempio Y. Aharonov e D. Bohm)hanno dimostrato1 con esperimen-ti pratici che ciò è, in teoria, possi-bile. Bisogna trovare però il giusto

sistema per estrarre questa energia.Sul web impazzano video e foto disistemi meccanici e magnetici, chepare siano riusciti nel «miracolo» diprodurre più energia di quanta nenecessitassero in entrata, ovvero diconseguire la tanto agognata «ove-runity», sfruttando l’energia di pun-to zero.Intanto c’è da fare un chiarimento: diper sé l’overunity non è nulla di fan-tascientifico. Esistono in commerciodecine di sistemi overunity, ovverosistemi che emettono più energia diquanta ne richiedono: dalla sempli-ce «pompa di calore» che fa funzio-nare il nostro frigorifero o impian-to di riscaldamento (in genere emet-tono dalle 2 alle 4 volte l’energia ri-chiesta), al pannello fotovoltaico cheaddirittura possiede un COP (Co-efficiente di Performance) che è paria infinito visto che crea energia sen-za essere alimentato.Se non sapessimo che un pannello fo-tovoltaico capta ed emette l’energiaottenuta dal sole penseremmo diaver trovato un sistema che viola ilprincipio di conservazione del-l’energia. Ma ovviamente nessuno sisogna di affermare questo, né per ipannelli fotovoltaici, né per nessunapompa di calore o apparato overu-nity oggi accettato. Perché invecequesti fantomatici sistemi «free ener-gy» sono visti come il diavolo o comebufale senza speranza? Semplice-mente perché cercano di ottenerel’energia dal vuoto quantistico, l’ener-gia di «punto zero». Cosa che fino adora, almeno che si sappia, nessuno èmai riuscito a fare. Certamente l’ap-proccio molto casereccio, spessotroppo superficiale, degli apparatipresentati sul web e la mancanza disolide basi scientifiche dei ricercatoriche si cimentano in queste scopertedi confine producono l’effetto didanneggiare tutto il settore e cosìquasi sempre l’argomento è trattatocon un atteggiamento di discredito eincredulità. Ma nella marea di ac-crocchi effettivamente inutili, si na-scondono progetti, prototipi e per-sone molto valide.

I progetti validiNel mio percorso di ricerca delleenergie di confine mi sono imbattutoin molti sistemi banali e inconcluden-ti, ma anche in progetti molto inte-ressanti. A partire dal sistema a motoperpetuo di Finsrud (www.proget -tomeg.it/finsrud_progettomeg.htm), una vera opera d’arte che sembra rea-lizzare il moto perpetuo (senza peròpossibilità di ottenerne energia), alM.E.G. (Motionless Electromagne-tic Generator)2 coperto da due bre-vetti in Usa, al sistema O.R.B.O. del-la società Steorn3, che nonostante di-versi problemi e ritardi continua a es-sere sviluppato mostrando anoma-lie difficilmente spiegabili.

Probabilmente questi ultimi due si-stemi potrebbero fornire una primavalida strada per l’estrazione del-l’energia di punto zero, ma attual-mente nessuno dei prototipi ha difatto avuto successo. Per adesso.Ma ogni passo effettuato in questadirezione è un tassello in più versoil primo estrattore di free energy.

Terra Nuova · aprile 2011 47

Il sistema a moto perpetuo di Finsrud

L’approccio molto casereccio

e la mancanza di solide basi

scientifiche dei ricercatori

che si cimentano in queste

scoperte di confine

producono l’effetto di

danneggiare tutto il settore.

Il sistema O. R. B. O. della società Steorn

Quello dello sfruttamento

dell’energia di punto zero

è un prossimo traguardo

che metterà a disposizione

dell’umanità un’energia

pressoché illimitata,

disponibile ovunque

e a bassissimo costo.

TN0411 46-48 energia_energia 03/03/11 13.17 Pagina 47

Page 50: Terra Nuova Edizioni Copia Omaggio

Inoltre lo studio e l’applicazionepratica di questi principi scientificiporta a strade parallele non previste.È il caso, ad esempio, del motoreelettrico che sfrutta il principio del«Parallel Path». Due ricercatori ro-mani che inseguivano il sogno direalizzare un congegno free energy,grazie a costanza, condivisione del-le conoscenze e una buona dose dimanualità e competenza elettronica,hanno ottenuto non un motoreoverunity ma un motore con un’al-tissima efficienza, una semplicitàcostruttiva notevole (quindi bassicosti di realizzazione) e delle pro-prietà tecniche interessantissimeche potranno aiutare il settore deiveicoli elettrici a superare i proble-mi di bassa autonomia. Il prototipo,sviluppato in libera collaborazionesul forum Energeticambiente.it4,una volta raggiunta una certa ma-turità è stato portato per dei test everifiche presso l’università di TorVergata, dove ha suscitato estremointeresse per le sue peculiarità. Oggiil motore è in fase brevettuale pres-

so l’università e in sviluppo perprodurre un motore hub per scoo-ter elettrici.

La forza di internetQuesto è un esempio di come le sco-perte o i miglioramenti tecnici pos-sano davvero nascere negli scantinatie crescere sul web grazie alla gran-dissima forza di interazione e con-divisione delle informazioni.

Se le persone che sviluppano questisistemi lo fanno con onestà e pos-seggono le basi fondamentali per af-frontare i problemi con cognizionedi causa e competenza, non ci sono

limiti all’intuizione e alle scopertepossibili.Quello dello sfruttamento del-l’energia di punto zero è un prossi-mo traguardo che la fisica stessa ciindica come possibile da raggiun-gere e che metterà a disposizionedell’umanità un’energia pressochéillimitata, disponibile ovunque e abassissimo costo. La strada è trac-ciata, la struttura teorica è presen-te. Manca solo la chiave di volta.Chi la troverà potrà cambiare il de-stino dell’umanità. Buona ricerca atutti! l

Note1. Una delle dimostrazioni principali è pub-blicata su Physical Review, vol. 115 n° 3del 1 agosto 19592. Per approfondire: www.progettomeg.it/tecnica2006.html3. Per approfondimenti: www.energeticam-biente.it/apparati-meccanici/14715902-steorn-vivo-e-sembra-faccia-sul-serio.html4. Le diverse discussioni che racchiudo-no la storia e lo sviluppo di questo pro-totipo sono visibili nella sezione ParallelPath di energeticambiente.it: www.ener-geticambiente.it/parallel-path/

www.terranuovaedizioni.it48

energia

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Sul web impazzano video e

foto di sistemi meccanici e

magnetici in cui si dichiara di

essere riusciti a ottenere più

energia in uscita di quella

necessaria in entrata.

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Page 51: Terra Nuova Edizioni Copia Omaggio

Linguine con ragù di seitan e zucchineIngredienti per 2 porzioni

2-3 cucchiai di olio extravergine d’oliva • circa 3 cm di porropulito e tritato • un cucchiaio di shoyu • 4-5 pomodori essiccatiammollati in acqua filtrata per circa 10 minuti, poi sciacquati,strizzati e frullati per ottenere una pasta • una zucchina pulitae tagliata a cubetti • circa 190 g di seitan al naturale tritato omacinato • pepe bianco macinato fresco • circa 150 g dilinguine integrali • prezzemolo fresco spezzettato (a piacere).

■ Scaldate l’olio d’oliva in una padella capiente e dal fondo pe-sante o in un wok, e fate appassire il porro a fiamma viva. Uni-te lo shoyu, la pasta di pomodori essiccati e la zucchina; abbassateil fuoco e fate cuocere per qualche minuto. Aggiungete ancheil seitan macinato e il pepe e proseguite la cottura per un altropaio di minuti, mescolando di tanto in tanto. Spegnete e met-tete da parte. Cuocete le linguine in abbondante acqua leg-germente salata, scolatele al dente e unitele al ragù. Fate sal-tare a fiamma vivace per circa un minuto e servite completan-do con l’olio d’oliva e il prezzemolo.

Insalata di cavolo cappuccio e tofuIngredienti per 2 porzioni

Un cucchiaio d’olio di semi di sesamo tostato • un cucchiaio di tamari • un cucchiaio di mirin • 200 g di tofu al naturaletagliato a cubetti • un quarto di cavolo cappuccio pulito etagliato a listarelle • un pugnetto di insalatini di zenzerospezzettati • olio extravergine d’oliva a piacere • 2 cucchiai di acidulato di riso • sale marino integrale q.b. •

semi di sesamo nero a piacere.

■ Scaldate l’olio di sesamo, il tamari e il mirin a fiamma vivacein una padella dal fondo spesso, o in un wok, e fatevi saltare iltofu. In un’insalatiera, riunite il cavolo cappuccio e gli insalati-ni di zenzero e mescolate delicatamente. Condite con l’olio, l’aci-dulato di riso e il sale, e mescolate di nuovo. Aggiungete quin-di il tofu saltato e completate con i semi di sesamo.

tofu

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Il ricettario di Aprile 2011

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Il ricettario di Aprile 2011

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Page 52: Terra Nuova Edizioni Copia Omaggio

05:4218:27

Ecocentrica (f), La Spezia, [fino al 3]Energy Days (f), Firenze [fino al 3]

Agrofer (f), Cesena [fino al 3]

05:4018:28

Naturalvercelli (m), Vercelli, piazza Cavour dalle 8 alle 20 [ogni 1° sab] - www.comunedivercelli.it

05:3818:30

05:3618:31

Capodanno Hindi (induista)Bio Marché (m), Faenza (Ra), via Corbari (estate), via Canal Grande (inverno)

tel 338 4009572 [ogni lun]

05:3418:32

Qinming Jie, festa dei defunti (cinese)Mercato di Maddaloni (m), Caserta, via Ficucelle, dalle 8 alle 18.30 [ogni giorno]

05:3218:33

Mercol bio (m), Imola, Centro sociale La Stalla, via Serraglio 20dalle 16.30 alle 19.30 [tutti i mer] [email protected]

05:3118:35

Annunciazione della Santa Vergine Maria (ortodossa)Mercatino Bio-Bio (m), Chieti, via Arniense e piazza della Pescheria

[tutti i gio pomeriggio] tel 0871 400075

05:2918:36

Nascita del Buddha Shakyamuni (zen, buddista)

05:2718:37

Shabat-par-Metzorà, festa solenne (ebraica)Mercato della Terra in Umbria (m), Umbertide, p.zza Matteotti [tutti i sab]

Bioetica (f), Treviso [fino al 10]

05:2518:39

Mercatino biologico Casa del Parco, Roma, via Casaletto 400[ogni 2ª dom] www.valledeicasali.com

Bioquartiere (f), Firenze, piazza Nannotti

05:2318:40

Bio Marché (m), Budrio, piazza Antoniodalle 17 alle 20 [ogni lun] tel 338 4009572

05:2218:41

Nascita di Rama-Navami, incarnazione di Vishnu (induista)Bio Pomposa (m), Modena, piazza Pomposa

[tutti i mar mattina e sab tutto il dì] tel 059 2032542

05:2018:42

Agrimercato di San Francesco (m), GrossetoChiostro della chiesa di San Francesco, dalle 8 alle 13 [tutti i mer]

05:1818:44

Capodanno Tamil (induista)

05:1618:45

Orti e Horti (f), Lastra a Signa (Fi), Parco Vivai Belfiore [fino al 17]

05:1418:46

Elezione a Guru Amar Das Sahib (sikh)Mercato agricolo biologico, Roma, Parco di Aguzzano, dalle 9 alle 14 [ogni 3° sab]

Ecofesta (f), Pisa, Ponsacco [fino al 17]

05:1318:47

Domenica delle Palme (apostolica, cattolica)Mercato di San Miniato (m), Pisa, p.le Dante Alighieri, solo la mattina [ogni 3ª dom]

Fierucola di S. Spirito (f), Firenze

05:1118:49

Biur Hamez, digiuno dei primogeniti (ebraica)Mercato contadino (m) a Piacenza, piazza Cavalli

dalle 8 alle 17.30 [ogni lun e ven] [email protected]

05:0918:50

Martedì gras (m), Ravenna, via Chiavica Romea presso Centro Sociale Spartacodalle 17 alle 20 [tutti i mar] www.spartaco.org/gras

05:0818:51

Festa delle Fate (pagana)

05:0618:52

Festa del Ridvàn (bahà'ì)Mercato di Morbegno (m), Sondrio, via V° Alpini, dalle 8 alle 13 [tutti i gio]

05:0418:54

Festa di Lela, dio dell’amore carnale (neo-paganesimo slavo)VeganFest (f), Lucca, Camaiore [fino al 25]

Officinalia (f), Belgioioso [fino al 25]

05:0318:55

Mercato di Calamandrana (m), Asti, piazzale della Stazione [tutti i sab mattina] tel 348 7228403

05:0118:56

Pasqua (cattolica, armena apostolica, evangelica, ortodossa)Saluserbe (f), Rimini, Saludecio [fino al 25]

Mercatino bio (m) a Bergamo, Cittadella in Città Alta [ogni dom] tel 035 956050

04:5918:57

Festa della Liberazione7° giorno di Pesach, si mangiano di nuovo cibi lievitati (ebraica)

Mercato di vendita diretta (m), Trieste, piazza Ponterosso [tutti i giorni]

04:5818:59

Mercato Bio (m), Genova, palazzo a fianco del circolo Arci Riva del Corsodalle 8 alle 13 [tutti i mar] tel 335 8358990

04:5619:00

Celebrazione di Dan Wedo, spirito del re di Francia Luigi IX (afroamericana)Campagna Amica, Nuoro, piazza Veneto, dalle 9 alle 13 [tutti i mer]

04:5519:01

Nam mio ho renge kyo, Nichiren Daishonin lo recita per la prima volta (buddista)

04:5319:03

Mercato bio (m), Lugano, piazza della Riforma[tutti i mar e ven] dalle 7 alle 12 - tel 061 3859610

04:5219:04

Festa di Oshun, dea della bellezza e dell’amore e patrona dei fiumi (santería)Festa dei disoccupati e dei precari (laica italiana)

Art in Fiera (f), Firenze, Fortezza da Basso [fino all’8 maggio]

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Sole sorge/tramonta 45°

Lunafasi e transiti

IN CHE ANNO SIAMO ?

50.011 dalla comparsa dell’Homo Sapiens

NELL’ORTO. Giorni favorevoli per seminare or-taggi da frutto, fiore, foglia e radice. Agli ortag-gi da foglia fanno eccezione quelli come le lat-

tughe e lo spinacio, che rischiano di andare prematura-mente in seme, e gli ortaggi che attecchiscono come ca-voli, sedano, bietola da coste. In certe regioni fagioli, fa-giolini, fave e mais, e le piante da radice, si seminano inluna calante per evitare un eccessivo rigoglio di foglia-me. Trapiantare tutti gli ortaggi. Raccogliere erbe aroma-tiche e medicinali.NEL FRUTTETO. Piantare e trapiantare gli alberi e gli ar-busti da frutto a debole vigoria.NEL GIARDINO. Seminare i fiori. Piantare gli alberi, gliarbusti e le siepi. Mettere a dimora e trapiantare le pian-te da fiore annuali, biennali, vivaci, le bulbose e le rizo-matose. Riprodurre le piante da fiore per talea o per di-visione dei cespi.

NELL’ORTO. Seminare gli ortaggi che accestisco-no, cioè che mettono fronde dal basso del fusto(cavoli, sedano, bietole da coste) o che non de-

vono andare prematuramente in semenza (insalate,lattughe, indivia, finocchio, aglio, cipolle, scalogno, por-ro, spinacio). Piantare e trapiantare i bulbi di cipolle, aglio,porro ecc. Lavorare il terreno e concimare.NEL FRUTTETO. Potare gli alberi e gli arbusti da fruttovigorosi. Sfrondare e fare le potature estive degli alberie arbusti da frutto. Innestare a gemma e a marza. Lavo-rare e concimare il terreno.NEL GIARDINO. Potare e sfrondare gli alberi, gli arbu-sti e le siepi. Spuntare e cimare tutte le piante da fiore egli arbusti. Lavorare e concimare il terreno.

Disegni di Massimo Astore

L E G E N DA « o r t o e g i a r d i n o »

1432 islamico persiano 13905113 induista Kali Yuga cinese 47082011 gregoriano berbero 29612555 buddista ebraico 5771

Ricorrenze Mercatini bio (m),religiose e civili fiere (f) e convegni (c)

Aprile2ª LUNAZIONE (3 apr i l e – 3 maggio)o de l l a Fores ta

L’ALMANACCO DI

Per comunicare la presenza di mercatini biologici, fiere, ricorrenze e per altre segnalazioni, scriveteci a [email protected] 055 3215729 interno 4. I mercatini del biologico sono soggetti a cambiamenti: si consiglia pertanto di verificarne direttamente la presenza.

Orto e giardino

Legname

Imbiancare

Pane

Conserve

Denti

Digiuno

Capelli

e verniciare

Giorni favorevoli per tagliare legname da costruzione.

Giorni favorevoli per tagliare legname da ardere.

Giorni consigliati/sconsigliati per imbiancare e verniciare.

Giorni favorevoli/sfavorevoli per la preparazione dell’impasto e la cottura del pane.

Giorni consigliati/sconsigliatiper la preparazione di conserve.

Giorni consigliati/sconsigliati per cure dentistiche.

Giorni consigliati per praticare un digiuno.

Giorni consigliati/sconsigliatiper tagliare i capelli.

Nodo Lunare Nord (o ascendente)

Nodo Lunare Sud (o discendente)

L E G E N DA a l t r i s i m b o l i

R E T E S E M I R U R A L I

PomodoroIl Pomodoro (Lycopersicon esculentum Mill.) è originario della regione mon-

tagnosa delle Ande, tra Perù, Ecuador e Bolivia, e delle Isole Galapagos. In-trodotto in Europa come specie ornamentale nel XVI secolo, è stato poi col-

tivato per usi alimentari a partire dal XVIII secolo.Dopo la patata, è l’ortaggio più consumato al mondo come prodottofresco e trasformato. È coltivato a tutte le latitudini, su una super-ficie totale di circa 3 milioni di ettari, pari a cir-ca i 2/3 di tutta la superficiemondiale dedicata all’orticoltu-ra.La pianta normalmente raggiunge un’altez-za che varia dai 50 cm ai 2 metri. Pelosa sia sulfusto che sulle foglie, può avere portamento eret-to o sarmentoso (prostrato o rampicante).Il fiore è perfetto. Solitamente portato su infiore-scenze a racemo ascellari o terminali, è composto da 5 se-pali verdastri e 5 petali di colore giallo più o meno intenso.Il frutto è una bacca, di forma, dimensione e colore variabili in

relazione alla varietà; presenta una buccia li-scia e una polpa carnosa, che si suddivide inter-namente in logge contenenti semi. La diversitànelle forme (tondo, a cuore, a peretta, ovale, co-

stoluto, ciliegino ecc.), nei colori e nelle dimen-sioni del frutto è impressionante.Oltre ad essere particolarmente apprez-zato per i suoi usi culinari (da mensa, dasalsa, da concentrato ecc.), il pomodo-ro è un ortaggio ricchissimo di vitami-

ne A, B, K e C.I semi sono piatti, tondeggianti, pelosi e ricchi di lipidi (20-25%). Di coloregiallo più o meno intenso, qualche volta si presentano bruni. Le loro dimen-sioni variano da circa 1,7 a 3,2 mm.

Per approfondire i temi riportati si consiglia di consultare:• R. Bocci, M. F. Nonne, Pomodoro (Lycopersicon esculentum Mill.), Scheda tecnican° 8 della Rete Semi Rurali, novembre 2009, Scandicci (Fi)

• www.semirurali.net

Sul carattere popolare del pomodoro…Il pomodoro passò dagli aztechi ai colonizzatori e da essi alla cucinaspagnola sulla Penisola. Nel XVII secolo appare con discreta frequen-za nella spesa di privati e istituzioni pubbliche andaluse. L’Italia fu ilprimo paese europeo, dopo la Spagna, a ricevere il pomodoro, ed è pro-prio in Italia che appare per la prima volta la salsa di pomodoro inun ricettario, Lo Scalco della moderna, opera di Antonio Latini, pubbli-cato a Napoli nel 1694. Del carattere popolare del pomodoro è indizio la frequenza con cuiesso appare nei ricettari conventuali del XVIII secolo:

«Questi servono più come condimento, sapore e carattere dei piatti checome ingrediente principale.» «Con un po’ di pomodoro sono tutti buoni cuochi.»

– dal ricettario del religioso navarrino Antonio Salsete

«In tempo di pomodori non ci sono cattive cuoche.»– vecchio proverbio di Pamplona

Sempre nel XVII secolo:

«Appaiono anche ricette per fare la conserva e per poter dunque dis-porre del pomodoro per periodi più lunghi. […] Il pomodoro si com-bina con una grande varietà di prodotti: verdure, carne, pesce, uova.»

– Montanari e Sabban, 2004

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Tempeh con datterini e capperiIngredienti per 2 porzioni

300 g di tempeh al naturale tagliato a cubetti • 3-4 cucchiai di olio extravergine d’oliva (e un po’ per servire) • 2 cucchiai di shoyu • uno spicchio di aglio pelato e tagliato a metà •

16-18 pomodori datterini puliti e tagliati in quarti •

mezzo peperoncino rosso fresco pulito e tritato • una manciatadi capperi sotto sale ammollati in acqua filtrata per circa 10 minuti, poi sciacquati, strizzati bene e quindi tritati •

timo essiccato e spezzettato a piacere • origano essiccato espezzettato a piacere.

■ Scottate il tempeh in acqua bollente per un paio di minuti, poiscolatelo e mettetelo da parte. In un wok o in una padella scal-date l’olio con lo shoyu a fiamma vivace, fate insaporire con l’aglioe saltate il tempeh per qualche minuto. Aggiungete i datterini,il peperoncino tritato e i capperi, cuocendo sempre a fiamma vivaper alcuni minuti. Completate con il timo e l’origano, mescola-te, togliete dal fuoco e servite con un filo di olio d’oliva.

Hemp-fu alla rucolaIngredienti per 2 porzioni

200 g di hemp-fu al naturale tagliato a cubetti • 2 cucchiai di shoyu • un mazzetto di rucola fresca pulita e tritata •

una manciata di prezzemolo pulito e tritato • il succo di mezzolimone • paprika a piacere • olio extravergine d’oliva a piacere •

sale marino integrale q.b.

■ Fate saltare brevemente e a fuoco medio l’hemp-fu nello sho-yu, in una padella dal fondo spesso o in un wok. Togliete dalfuoco e fate raffreddare. Riunite poi in una ciotola l’hemp-fu,la rucola tritata e il prezzemolo; irrorate con il succo di limone,aggiungete la paprika, l’olio d’oliva e il sale, e mescolate il tut-to. Servite come antipasto o secondo piatto accompagnato daverdure.

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Il ricettario di Aprile 2011

Il ricettario di Aprile 2011

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Terra Nuova · aprile 2011 53

DO

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CURARE IL CANCRO: e se voltassimo

pagina?

on il cancro è in corso una lotta impari: nel 2000, secondo l’Oms, il can-

cro ha ucciso nel mondo 6,2 milioni di persone e 10 milioni, nello stes-

so anno, si sono ammalate1; nel 2007, secondo l’American Cancer So-

ciety, i morti nei dodici mesi sono diventati 7,6 milioni e i nuovi casi 12 mi-

lioni2. L’oncologia convenzionale da cinquant’anni affronta la malattia pro-

ponendo sostanzialmente tre approcci: la chirurgia, la chemioterapia (far-

maci) e la radioterapia (radiazioni ionizzanti). Per valutarne l’efficacia non

si utilizza il parametro della guarigione permanente, bensì la percentuale di

sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi: cioè si va a contare chi è anco-

ra vivo dopo cinque anni dalla scoperta del tumore e dal suo trattamento.

di Nicholas Bawtree e Mimmo Tringale

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Malgrado alcuni volti notidel mondo accademicoannuncino da anni che «laguerra sta per essere vin-ta», i dati a disposizionenon sempre consentono dicondividere tale ottimi-smo. Dati che, peraltro,non è facile reperire. InItalia sono stati istituiti iRegistri Tumori, che rac-colgono e valutano i casi clinici. I daticomplessivi nel nostro Paese nonsempre sono di facile accesso da par-te della popolazione e non sempresono di immediata interpretazione ocompleti, benché sempre più ricer-catori vi si dedichino per imple-mentarne quantità e qualità. I Regi-stri in Italia sono 34 e hanno di-mensioni locali: alcuni si limitano aun singolo Comune, altri alla pro-vincia, altri ancora a una regione.Qui abbiamo scelto di analizzare idati forniti dal National Cancer In-stitute americano (NCI), che racco-glie informazioni su una base nu-mericamente ampia. E sono proprioquesti dati a scoraggiare, in molticasi, l’ottimismo.

Sopravvivenza e tumoriUtilizzando i dati del NCI, provia-mo a esaminare le varie tipologie ditumore e la relativa sopravvivenza acinque anni dalla diagnosi (le stati-stiche disponibili sono aggiornate al2006). Il tumore più diffuso al mon-do è quello ai polmoni. Dopo 5 an-ni dalla diagnosi e seguendo i pro-tocolli di trattamento convenzionali,sono vive 6,3 persone su 100 se il tu-more è «a piccole cellule», 18,2 per-sone se è «non a piccole cellule» (lastatistica fa una media delle diversefasce di età e dei diversi stadi del can-cro)3. Inoltre, spiegano gli esperti delNCI, « nessuna modalità di scree-ning per la diagnosi precoce ha mo-strato di modificare la mortalità deisoggetti considerati ad alto rischio disviluppare cancro ai polmoni»4.Per quanto riguarda il mesotelioma,la sopravvivenza a 5 anni è in mediadi 7,7 persone su 100, 3 su 100 a die-ci anni5. Altro tumore con progno-si infausta è quello al pancreas, consolo 5,7 persone su 100 ancora vivedopo 5 anni e 1,9 su 100 dopo ven-

t’anni6. Il NCI afferma che «i pa-zienti con cancro al pancreas a qual-siasi stadio possono essere conside-rati candidati per sperimentazionicliniche stante la scarsa risposta allachemioterapia, alla radioterapia ealla chirurgia convenzionalmenteutilizzate»7.

Il cancro al fegato, sempre stando aidati del NCI, dopo 5 anni uccide inmedia 85,6 persone su 100, dopo ven-t’anni dalla diagnosi ne restano vive3,28. Anche sul tumore all’esofago irisultati delle terapie non sono ecla-tanti: a 5 anni dalla diagnosi sono an-cora vivi 18,9 pazienti su 100, che ca-lano a 10,3 dopo dieci anni e a 2,9dopo vent’anni9. Per quanto riguar-da il mieloma, la sopravvivenza a 5anni è di 38,5 pazienti su 100, men-tre dopo dieci anni sono ancora vivi17-18 pazienti10. Risultati maggiormente positivi sonostati ottenuti su altri tipi di cancro. A5 anni dalla diagnosi il 45,3% delledonne affette da tumore alle ovaie èancora in vita (il 37,8% dopo 10anni)11; la sopravvivenza a 5 anni è del69,6% per i pazienti con cancro aireni (la percentuale scende al 55,7%dopo 10 anni)12 e del 65,8% se il tu-more ha attaccato il colon13; 68,5pazienti su 100 sopravvivono alme-no 5 anni se l’organo bersaglio è il ret-

to; 84,1 su 100 se si tratta dicancro all’utero14 e 86,8 incaso di linfoma di Hodg-kin (in questo caso la so-pravvivenza a 10 anni è del79,3%)15.Per diverse tipologie ditumore la sopravvivenza a5 anni è aumentata daglianni ’70 a oggi, per altre èrimasta stabile. Ci sono

però alcuni tumori che mostrano untrend differente. Per esempio, per chisi ammalava di tumore alla laringenegli anni ’70 la sopravvivenza a 5anni era del 66,8%, mentre la per-centuale di sopravvivenza di coloroai quali lo stesso tumore è stato dia-gnosticato tra il 1999 e il 2006 è piùbassa, pari al 62,9%16.Per quanto riguarda la leucemia, oc-corre differenziare: nel caso di leu-cemia linfocitica, dopo 5 anni sonoancora vivi 66,4 pazienti su 100,mentre per la leucemia mieloide lapercentuale di sopravvivenza si ab-bassa drasticamente al 24,2%17. IlNCI spiega però che se la leucemialinfocitica è acuta, «il 35-40% degliadulti ha una sopravvivenza attesa di2 anni sottoponendosi a una che-mioterapia aggressiva e a cure disupporto. […] I pazienti che hannouna ricaduta dopo la remissione, se-condo l’atteso, soccombono in circaun anno, anche se ottengono una se-conda completa remissione»18.

L’efficacia dellachemioterapiaA fronte dell’utilizzo generalizzatodei farmaci chemioterapici, ci sonodunque tumori che regrediscono e al-tri che non regrediscono, tumori cheuccidono e altri che lo fanno moltomeno o meno velocemente. Perché?E in che misura, quindi, la chemio-terapia influisce su regressioni e so-pravvivenza? Uno studio australianoha tentato di dare una risposta alla se-conda domanda, giungendo a unaconclusione sorprendente. Lo studio,pubblicato nel 2004 su Clinical On-cology, non ha forse avuto quella ri-sonanza che risultati simili senzadubbio meriterebbero e, se dibattitoscientifico si è aperto, non ne è giun-ta notizia all’orecchio del pubblico.I ricercatori autori dello studio, due

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DOSSIER

La lotta al tumore è impari e oggi, dopo cinquant’anni di chemioterapia,

radioterapia e chirurgia, la malattia mieteancora tante vittime. Si può fare di più?

E se si valutassero altre strade? Una sfida che deve avere un solo

obiettivo: il bene del malato.

Malgrado alcuni volti noti

del mondo accademico

annuncino da anni che

«la guerra sta per essere

vinta», i dati a disposizione

non sempre consentono di

condividere tale ottimismo.

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del dipartimento di oncologia del-l’ospedale di Sidney e un terzo affe-rente a una struttura pubblica, han-no affermato: «la sopravvivenzarelativa a 5 anni per i pazienti concancro diagnosticato in Australiatra il 1992 e il 1997 è stata del 63,4%.In questa analisi abbiamo stimato cheil contributo della chemioterapia ci-totossica curativa e adiuvante alla so-pravvivenza a 5 anni negli adulti è sta-to in media del 2,3% in Australia edel 2,1% negli Stati Uniti19. […]Complessivamente, solo 13 dei 22 tu-mori maligni considerati hanno mo-strato qualche miglioramento nellasopravvivenza a 5 anni e il migliora-mento era maggiore del 10% in so-li tre tipi di tumori. I cinque tipi dicancro“più sensibili” alla chemiote-rapia, cioè cancro ai testicoli, linfo-ma di Hodgkin e non Hodgkin,cancro alla cervice e alle ovaie, rap-presentavano l’8,4% dell’incidenzatotale di cancro in Australia nel1998. In questo gruppo, la soprav-vivenza a 5 anni dovuta solamente al-

la chemioterapia citotossica è stata del14%. In Australia nel 1998, i cinquetipi di cancro più diffusi (colon-ret-tale, seno, prostata, polmoni e me-lanoma) coprivano il 56,6% dell’in-cidenza totale di tumore. In questogruppo, la sopravvivenza media a 5anni dovuta alla sola chemioterapiacitotossica è stata dell’1,6%».

E gli autori proseguono: «L’impat-to minimo sulla sopravvivenza neipiù comuni tipi di cancro contrastacon la percezione di molti pazien-

ti, che pensano di ricevere un trat-tamento che aumenterà in manierasignificativa le loro possibilità di mi-glioramento. In parte, ciò riflette lapresentazione dei risultati come“ri-duzione del rischio” piuttosto chein termini di benefici assoluti di so-pravvivenza e attesta una sovrasti-ma della percentuale di risposta incui viene inclusa anche la malattiastabile. L’esempio più calzante di sopravva-lutazione della chemioterapia si ha nelcancro al seno, dove questa terapia èstata introdotta come esempio dinuova cura per i tumori solidi. In Au-stralia nel 1998, solo 4638 di 10.661donne con nuova diagnosi di tumo-re al seno erano adatte a ricevere che-mioterapia adiuvante (44% del tota-le). Dai nostri calcoli emerge chesolo 164 donne (3,5%) hanno avutoun beneficio in termini di sopravvi-venza da tale chemioterapia. In altreparole, in media, è stato necessariotrattare 29 donne per averne una inpiù che sopravvivesse a 5 anni».

Terra Nuova · aprile 2011 55

Il contributo della

chemioterapia citotossica

curativa e adiuvante alla

sopravvivenza a 5 anni negli

adulti è stato in media del

2,3% in Australia e del 2,1%

negli Stati Uniti.

Sopravvivenza a 5 anni in pazienti affetti da tumore Anno della diagnosi 1999-2006(dati National Cancer Institute)

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Page 58: Terra Nuova Edizioni Copia Omaggio

Gli autori dello studio si sofferma-no anche sul tipo di farmaci utiliz-zati: «Malgrado l’avvento di far-maci nuovi e migliori […] chepermetterebbero di prevenire il vo-mito e la sepsi neuropenica, ci sonostati piccoli cambiamenti nei regimiutilizzati per trattare i tumori “che-mio-sensibili”. […] Altre innova-zioni, come il trapianto di midolloosseo per il cancro al seno, nonhanno mostrato benefici. Similar-mente, l’aggiunta di antracicline e ta-xani al trattamento adiuvante per ilcancro al seno riesce a migliorare lasopravvivenza nel sottogruppo trat-tato solo dell’1%, ma a rischio di tos-sicità cardiaca e neurotossicità. […]Nel cancro al seno, il regime ottimaleper la chemioterapia citotossica nel-la malattia recidiva/metastatica nonè ancora stato definito, malgrado ol-tre 30 anni di ricerca e l’abbondan-za di studi randomizzati. E non cisono evidenze convincenti per af-fermare che l’uso dei regimi con far-maci più recenti e costosi dia mag-giori benefici rispetto ai regimi usatinegli anni ’70. Inoltre, due revisio-ni sistematiche della chemioterapianel cancro al seno recidivo e meta-

statico non sono riuscite a dimo-strare alcun beneficio in termini disopravvivenza. È stata anche nota-ta in molti studi l’assenza di dati sul-la qualità della vita».

Quella dei ricercatori australiani èdunque una critica all’utilizzo mas-siccio dei chemioterapici malgradoi dati sull’efficacia non siano semprepositivi. Si legge ancora: «A frontedell’impatto minimo della chemio-terapia citotossica sulla sopravvi-venza a 5 anni e della mancanza diprogressi significativi negli ultimi 20anni, essa è da considerarsi un pal-liativo. Malgrado, infatti, per di-versi tumori si possa ottenere uncontrollo dei sintomi con la che-mioterapia, è raro che ciò venga ri-

portato e nella maggior parte dei ca-si la sopravvivenza nei pazienti cherispondono alla terapia non superai 12 mesi. […] Per giustificare i con-tinui finanziamenti e l’uso diffuso deifarmaci usati per la chemioterapia ci-totossica, è urgente e necessaria unarigorosa valutazione del rapporto co-sto-efficacia di queste cure e del lo-ro impatto sulla qualità della vita».

La tossicità delle cureI trattamenti convenzionali, stantei dati fin qui illustrati, non hannosempre un elevato grado di efficacia.Ma c’è un altro problema legato aitrattamenti oncologici standard: laloro tossicità. A valutare la cance-rogenicità (cioè la capacità di causarecancro) dei farmaci antineoplasticiè stato lo Iarc (International agen-cy of carcinogenic risks to humans),agenzia dell’Organizzazione mon-diale della sanità. Dalle corposemonografie pubblicate negli anni,emerge che parte dei farmaci che-mioterapici sono essi stessi poten-zialmente cancerogeni per l’uomo eche su altri non sono stati prodottisufficienti dati per poter fare questavalutazione.

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DOSSIER

Gli approcci non convenzionaliEsistono, e vengono praticati da decenni, diversi metodi

terapeutici cosiddetti non convenzionali, la cui «non con-venzionalità» spesso non sta solo nella tipologia di farma-ci proposta, ma anche nell’approccio alla malattia stessa. Lascelta di proporne qui alcuni non è dettata dal fatto che essirappresentino l’alternativa «corretta», migliore o auspicabi-le. Semplicemente per alcuni di essi, di cui si parla di se-guito, esiste una documentazione prodotta nel tempo sot-to forma di casistica clinica o di studi di efficacia, più o menopositivi. L’auspicio vero è che, con mente aperta, il proble-ma venga affrontato a tutto campo, mettendo sempre al pri-mo posto la vita delle persone.

Il Metodo Di Bella È la terapia messa a punto dal fisiologo modenese Luigi DiBella. Non si tratta di farmaci «alternativi», in quanto ven-gono utilizzati farmaci e sostanze che rientrano a pieno ti-tolo nella farmacopea convenzionale. L’intervento di elezionenon è tanto la chirurgia, quanto invece la somministrazio-

ne di sostanze, come la somatostatina, la melatonina, i re-tinoidi, le vitamine E, D e C, più un citostatico di sintesi, cheimpediscono l’angiogenesi (cioè lo sviluppo dei vasi sanguigniintorno al tumore che nutrono il tumore stesso) e induco-no l’apoptosi (cioè la morte) delle cellule tumorali.Malgrado l’assai discussa sperimentazione condotta in Ita-lia nel 1998 si sia conclusa con una valutazione negativa delmetodo, migliaia di pazienti hanno continuato a curarsi conesso e sono state vinte centinaia di cause nei tribunali daparte di malati che, dimostrando il miglioramento delle pro-prie condizioni, hanno ottenuto dalle Asl il rimborso dellespese sostenute per i farmaci. Nel 2010 la rivista medica Neu-roendocrinology ha ospitato una pubblicazione del figlio delfisiologo, anch’egli medico, il dottor Giuseppe Di Bella, cheha riportato i risultati preliminari di uno studio osservazio-nale retrospettivo su 553 pazienti trattati con il metodo DiBella (MDB)1: «I dati hanno documentato un evidente mi-glioramento della qualità di vita e un sensibile incrementodelle mediane di sopravvivenza per ogni patologia e stadiorispetto ai dati reperibili in letteratura relativi alla chemio-terapia e/o anticorpi monoclonali. Sono anche documenta-te le cause invalidanti, che hanno totalmente destituito diogni credibilità scientifica la sperimentazione del MDB ef-fettuata in Italia nel 1998». Sperimentazione, quella di 12 annifa, che non era nata sotto i migliori auspici.

Dalle corpose monografie

dello Iarc pubblicate negli

anni emerge che parte dei

farmaci chemioterapici sono

potenzialmente cancerogeni.

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«C’erano state interrogazioni parlamentari e manifestazionidi piazza a sostegno di questo approccio così demonizzatodall’oncologia convenzionale. Se ne chiedeva l’erogazione daparte del servizio sanitario nazionale» spiega Giuseppe Di Bel-la. «Il Ministero, sotto pressione, decise per una sperimen-tazione di fase 2 che non aveva alcun senso, perché i far-maci erano noti nelle loro caratteristiche chimiche, biochimiche,farmacologico-tossicologiche. Era invece auspicabile verificarel’effetto delle molecole del MDB in situazioni neoplastiche ini-ziali, non inquinate da pregressi trattamenti, dando serietàscientifica allo studio utilizzando un gruppo di controllo e ildoppio cieco. Ma questo non è stato fatto. L’impostazionedella sperimentazione era assurda. L’obiettivo posto era quel-lo della regressione del tumore del 50% in sole otto setti-mane di trattamento su pazienti in condizioni disperate o ter-minali, già trattati con radio e chemio e non più responsivia tali trattamenti. Peraltro, non era stato definito un gruppodi controllo per confrontare i risultati del MDB con quelli deitrattamenti convenzionali su pazienti in condizioni simili. Èevidente che si è preferito mettere in piedi una sceneggia-ta, peraltro con gravi anomalie, come ad esempio la presenzadi acetone nello sciroppo ai retinoidi fornito dal Ministero».Negli anni successivi alla sperimentazione, la letteratura scien-tifica ha dato notizia di diversi casi di remissione completae guarigione di tumori solidi in pazienti trattati con il Me-

todo Di Bella in assenza di intervento chirurgico, chemio-terapia e radioterapia2. Infine, le sostanze biologiche utiliz-zate dal fisiologo modenese, come somatostatina, melato-nina e retinoidi, vengono oggi utilizzate anche dagli onco-logi convenzionali.

• INFORMAZIONI: www.metododibella.org è il sito ufficialedella Fondazione Di Bella, e offre la possibilità di mettersi incontatto con medici prescrittori. Per informazioni: tel 051 230369 oppure 052 239662. La federazionenazionale delle associazioni di pazienti che si curano con ilMDB fornisce informazioni sul sito www.dibella.org.

Il metodo Pantellini: l’ascorbato di potassioLa Fondazione Pantellini, con i medici e gli scienziati che nefanno parte, studia e utilizza da anni l’ascorbato di potas-sio per il trattamento delle malattie degenerative, tra cui ilcancro. A scoprire le virtù di questa sostanza fu il biochimicotoscano Gianfrancesco Valsè Pantellini che, dopo oltre duedecenni di verifiche, pubblicò sulla rivista Patologia Medi-ca due studi fondamentali sull’argomento, nel 1970 e nel1974. «Da tali studi si evince che lo stress ossidativo è coin-volto nello sviluppo del cancro, poiché in grado di dan-neggiare la cellula» spiega il dottor Guido Paoli, fisico e re-sponsabile scientifico della Fondazione. «E proprio l’ascor-bato di potassio, sale derivato dalla vitamina C, totalmen-

Dalla valutazione riportata nel vo-lume 26 dello Iarc, aggiornata al199820, si evincono informazioni in-teressanti. «Ci sono sufficienti evi-denze per attestare la cancerogeni-cità nei ratti» dell’antineoplasticobis-cloroetil-nitrosurea, mentre «idati tratti dagli studi sull’uomo nonsono adeguati per valutarne la can-cerogenicità»; per la bleomicina nonci sono dati sufficienti per la valu-tazione della cancerogenicità sia su-gli animali che sull’uomo, mentre peril clorambucile ci sono evidenze li-mitate di questo effetto sull’uomo.L’evidenza è ritenuta sufficiente perdimostrare il potenziale cancero-geno della ciclofosfamide e del treo-sulfan, così come della procarbazi-na e della vincristina, quando ilregime chemioterapico intensivo in-clude agenti alchilanti e altri farma-ci. Per il cisplatino e l’isofosfamidenon sono mai stati prodotti dati inproposito; per il 5-fluorouracile e la6-mercaptopurina i dati «sono in-sufficienti per arrivare a una con-clusione».In una monografia pubblicata nel2000, il volume 76 dello Iarc21, ven-gono presi in considerazione alcuni

altri farmaci antineoplastici. Ri-guardo l’etoposide, si legge che «unostudio di coorte su pazienti conistiocitosi delle cellule di Langerhanse numerosi studi di coorte su tera-tomi o cancri al polmone trattati conchemioterapia contenente etoposidehanno mostrato un aumento del ri-schio di lucemia mieloide acuta». LoIarc conclude definendo il farmaco«probabilmente cancerogeno perl’uomo»; stessa conclusione è stataraggiunta per il teniposide. Il mito-xantrone è stato invece definito«forse cancerogeno per l’uomo», inquanto sono stati riportati casi di leu-cemia mieloide acuta dopo tratta-mento con questa sostanza; mede-sima definizione per l’amsacrina.Il potenziale cancerogeno dei farmaci

antineoplastici pone problemi nonsolo per i malati, ma anche per il per-sonale che deve manipolare e pre-parare queste sostanze; su questo so-no stati pubblicati diversi studi.«Molti farmaci citostatici, comu-nemente usati nelle terapie antican-cro, mostrano attività citotossica esono classificati come potenzial-mente cancerogeni, mutageni o te-ratogeni nell’uomo. L’esistenza delrischio di tumori secondari dovuti aitrattamenti con questi farmaci è sta-ta confermata da numerosi studi»:questo è quanto sostenuto dai me-dici ricercatori dell’università Fede-rico II di Napoli in un articolocomparso sul Journal of Occupatio-

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nal Health22. Lo studio continua af-fermando che «mentre la comparsadi effetti tossici è considerata «ac-cettabile» nei pazienti in vista di pos-sibili effetti terapeutici, la compar-sa di tumori primari in persone sanenon può essere accettabile»; e in que-sto caso gli autori si riferiscono alpersonale sanitario che viene a con-tatto con queste sostanze.Esistono poi effetti collaterali che simanifestano nel giro di breve tem-po dall’assunzione del farmaco an-tineoplastico che, in genere, vannodalla diminuzione di globuli bianchi,emoglobina e piastrine fino all’au-mento di glicemia e colesterolo,possibili problemi cardiaci, stoma-titi, mucositi, nausea e vomito.

Radioterapia: la tossicitàLa radioterapia viene utilizzata per-ché danneggia il DNA delle cellulecancerose, ma può anche danneg-giare le cellule normali. Secondo leinformazioni fornite dal NCI23, le ra-diazioni possono danneggiare al-cuni tipi di tessuti normali più fa-cilmente di altri; per esempio gli

organi riproduttivi (testicoli e ova-ie) sono più sensibili delle ossa.Sempre dal NCI si evince che «seun’area del corpo è stata preceden-temente trattata con terapia radian-te, il paziente potrebbe non essere ingrado di ricevere altre radiazioni nel-la stessa area una seconda volta; di-pende da quante radiazioni ha rice-vuto durante il trattamento iniziale».Oltre alla radioterapia eseguita dal-l’esterno, cioè con radiazioni pro-venienti da fonti esterne al corpo edirette a esso, esiste anche la bra-chiterapia, cioè una radioterapia cheprevede l’impianto di sorgenti ra-dioattive (barre, capsule ecc.) al-l’interno dell’organismo e diretta-mente nell’area tumorale. Nellabrachiterapia temporanea, dove lasorgente radioattiva viene lasciata nelcorpo qualche minuto o qualcheora e poi tolta, il paziente diventa ra-dioattivo e lo resta fino al momen-to in cui la fonte di radiazione vie-ne rimossa. Nella brachiterapiapermanente, invece, dove la sor-gente radioattiva viene lasciata nelcorpo fino al suo decadimento, il pa-

ziente diventa radioattivo e resta ta-le anche per settimane o mesi.«La quantità di radiazioni che rag-giunge la superficie della pelle è so-litamente molto bassa» spiegano gliesperti del NCI, ma comunque taliradiazioni «possono essere captate daappositi strumenti e il contatto condonne incinte o bambini piccoli do-vrebbe essere limitato». E ancora:«Alcuni tipi di terapia radiante si-stemica possono rendere tempora-neamente radioattivi i fluidi corpo-rei del paziente (come saliva, urine,sudore e feci) e potrebbe rendersi ne-cessario limitare i suoi contatti conaltre persone durante questo pe-riodo, soprattutto con bambini al disotto dei 18 anni e con donne in-cinte».Il NCI illustra anche gli effetti col-laterali della radioterapia. Quelliacuti vanno dall’irritazione cutaneaal danno alle ghiandole salivari, dal-la perdita di capelli a problemi uri-nari, secondo la zona trattata. L’af-faticamento è un altro effettocollaterale della terapia radiante, ol-tre a nausea e vomito. Ci sono anche

te atossico e privo di effetti collaterali, è in grado di limi-tare tali danni».Il dottor Paoli spiega che «a causa dello stress ossidativo, siinnescano processi che inducono una modificazione della re-spirazione cellulare e del pH intracellulare, portando a una al-terazione di forma e azione delle proteine e degli enzimi ci-toplasmatici, con un trasferimento di informazioni non correttefra «periferia» e «centrale operativa», cioè il DNA. In tal modoarriviamo alla mutazione del DNA nucleare e alla canceroge-nesi. Dall’esperienza e dai dati del dottor Pantellini prima edella Fondazione adesso, l’ascorbato di potassio, anche e so-prattutto nella nuova formulazione con ribosio, sembra in-terferire in modo importante con questo processo, proteggendola cellula contro lo stress ossidativo e inibendo il meccanismodi proliferazione incontrollata. Inoltre, l’ascorbato di potassiopuò operare efficacemente anche a livello di prevenzione».«Dall’esperienza clinica di più di 7 anni» aggiunge il dottorAndrea Bolognesi, consulente medico della Fondazione Val-sè Pantellini, «posso affermare che tale metodica, applica-ta secondo precisi criteri e nella sua interezza, cioè affian-cando all’ascorbato di potassio con ribosio farmaci di sup-porto, è sempre utile nella complessa gestione della malattiaoncologica avanzata. I suoi risultati minimi consistono nelpermettere al paziente una dignitosa convivenza con la ma-lattia, sostenendo quelle risorse che l’organismo ha per suanatura, senza creare alcun danno iatrogeno. In altri casi èpossibile un rallentamento della progressione della malat-tia, se non addirittura un arresto. Naturalmente la Metodi-

ca Pantellini non esclude l’uso contemporaneo sia di tera-pie classiche che eterodosse».

• INFORMAZIONI: il sito web della Fondazione Pantelliniwww.pantellini.org fornisce notizie, approfondimenti eriferimenti per consulenze mediche - tel 055 499634.

I metodi nutrizionali: Gerson e Kousmine«Questi metodi nutrizionali si basano su due assunti fon-damentali» spiega il dottor Paolo Giordo, medico prescrit-tore che da anni studia e applica tali strategie terapeutiche.«Il primo è che il nostro organismo, per poter esplicare lenormali funzioni fisiologiche che lo mantengono in salute,necessita di una grandissima quantità di micronutrienti, mol-ti dei quali attivi anche a dosaggi infinitesimali. Il secondoassunto è relativo al concetto di intossicazione cronica: il no-stro corpo è bersagliato da una miriade di composti chimi-ci, a cui fa fronte con un’attivazione immunitaria spesso sbi-lanciata e con l’accumulo di tossine che risultano di lentoe difficoltoso smaltimento. Si tratta dunque di mettere il no-stro sistema immunitario nelle condizioni di equilibrio fi-siologico che gli consentano di fare il proprio lavoro. I me-todi Gerson e Kousmine si basano su un’aumentata intro-duzione di alimenti freschi, biologici, vitali che possano for-nire al corpo tutte le sostanze di cui ha bisogno, eliminan-do le proteine animali o riducendole al minimo per non crea-re ulteriori scorie da smaltire in un organismo già intossi-cato, malato e non al meglio delle proprie funzioni. Vengo-no introdotti molti succhi di frutta e verdura pressati a fred-

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effetti a distanza, come fibrosi, le-sioni dell’intestino, perdita di me-moria, infertilità e, benché definitoraro, un cancro secondario causatodall’esposizione alle radiazioni. IlNCI afferma che «i cancri seconda-ri che si sviluppano dopo terapia ra-diante dipendono dalla parte delcorpo che viene trattata. Per esem-pio, le ragazze trattate con radiazionial torace per linfoma di Hodgkinhanno un rischio maggiore di svi-luppare, nell’arco della loro vita,

cancro al seno. In genere, il rischiodi cancro secondario è più alto se lepersone trattate sono bambini oadolescenti».

Gli interrogativi legittimiA questo punto sorgono spontaneee legittime alcune domande. Comemai, malgrado decenni di ricerca, leterapie convenzionali non sono an-cora riuscite ad averla vinta sul can-cro e i trattamenti usati continuanoa presentare una tossicità non igno-

rabile? La strada finora imboccata èquella giusta? C’è qualcosa che po-trebbe essere rimesso in discussioneper dare risposte migliori agli am-malati?

Seppure parzialmente, anche l’on-cologia convenzionale si sta ponen-do alcune di queste domande e si col-gono segnali da non sottovalutare. INational Institutes of Health (NIH)americani (l’insieme dei 27 centri eistituti che fanno capo al diparti-mento di salute americano e neiquali rientra anche il National Can-cer Institute) hanno istituito il Na-

do, accompagnati da una dieta prevalentemente vegetaria-na. In questo modo si modifica anche il pH, che torna a li-velli di alcalinità, e si ricrea un ambiente ossigenato, favo-revole alla salute e sfavorevole al cancro, che predilige l’aci-dosi e la carenza di ossigeno».«Inoltre Gerson ha introdotto l’uso dei clisteri di caffè, chehanno lo scopo di aprire i dotti biliari e favorire una più ra-pida disintossicazione del fegato, considerato l’organochiave dei processi di guarigione del corpo» aggiunge Gior-do. «Kousmine consiglia, invece, piccoli clisteri a base di olispremuti a freddo per utilizzare le sostanze vitaminiche inessi contenute. Lo smaltimento delle cellule morte e dellescorie viene aiutato dall’aggiunta di enzimi proteolitici, ca-paci di disgregare tali materiali. Un numero enorme di per-sone ha tratto grandi benefici da questi metodi nutriziona-li, arrivando anche alla guarigione da malattie oncologichegravi, a patto di aver saputo applicare rigorosamente le re-gole e aver abbracciato un nuovo modello di salute che nonderiva da farmaci esterni bensì dal restituire al proprio cor-po le chiavi della sua autoguarigione».

• INFORMAZIONI: esistono due cliniche dove i pazientivengono curati con il metodo Gerson, una in California el’altra in Ungheria. Negli Stati Uniti esiste anche il GersonInstitute, www.gerson.org. In Italia un medico prescrittore èil dottor Paolo Giordo, che si è formato proprio presso laclinica californiana del Gerson Institute. Lo si può contattarescrivendo a [email protected] oppure telefonando al348 3742090. Riguardo al metodo Kousmine, si può

consultare il sito www.kousmine.eu, oltre a quello dellaFondazione Kousmine (www.kousmine.com). Perinformazioni ci si può rivolgere al dottor Sergio Chiesa, tel 0321 833503 - 348 4663617.

L’approccio di HamerIl medico tedesco Ryke Geerd Hamer ha sviluppato una di-versa concezione della malattia. Nel 1978 muore tragicamentesuo figlio diciannovenne e subito dopo gli viene diagnosti-cato un tumore del testicolo. Riflette quindi su un possibilerapporto di causa-effetto tra i due eventi e, lavorando in unreparto di ginecologia oncologica, inizia a interrogare le suepazienti alla ricerca di un trauma emotivo nel periodo pre-cedente l’insorgenza del cancro. Scopre così che spesso lamalattia è successiva a un evento traumatico. Questo lo por-ta sia ad estendere le sue ricerche, sia a presentarle al-l’ospedale in cui lavora e all’università dove si è formato, maviene licenziato. In seguito è stato anche radiato dall’ordinedei medici, arrestato e condannato. Hamer ritiene che la ma-lattia sia la risposta dell’organismo a un trauma esterno e cheil nostro corpo sia in grado, se l’individuo supera tale trau-ma, di guarire da solo. «Hamer codifica in cinque leggi il mododi comportarsi del nostro organismo, che risponde a pro-grammi biologici ancestrali» spiega il dottor Giordo.La prima legge sostiene che la malattia è scatenata da unconflitto emotivo che ci coglie impreparati ed è vissuto insolitudine. Tale conflitto ha conseguenze su tre livelli: psi-chico, cerebrale e organico. La seconda legge dimostra la bi-

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Come mai, malgrado decenni

di ricerca, le terapie

convenzionali non sono

ancora riuscite ad averla vinta

sul cancro e i trattamenti

usati continuano a presentare

una tossicità non ignorabile?

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tional center for complementary andalternative medicine (centro nazio-nale per la medicina complementa-re e alternativa), dove un intero set-tore è dedicato al trattamento nonconvenzionale dei tumori24. Sebbe-ne le cure alternative siano trattate

ancora con una certa diffidenza,questo è un passo importante, poi-ché si iniziano ad effettuare speri-mentazioni cliniche anche su tratta-menti non convenzionali, sebbenespesso essi siano somministrati confunzione adiuvante rispetto ai trat-

tamenti convenzionali, come nelcaso dell’agopuntura, usata per ri-durre alcuni degli effetti collateralidella chemioterapia e della radiote-rapia, o con funzione di prevenzio-ne, come nel caso di vitamine e fi-toterapici.

fasicità di questi episodi: nella prima fase si ha il conflittoattivo, con dominanza del sistema simpatico; se il conflit-to attivo viene avviato a soluzione, si passa alla seconda fase,di riparazione e di guarigione, dominata dal sistema para-simpatico. La terza legge è quella che definisce come han-no origine i tumori e le malattie oncoequivalenti. Hamer haosservato che alcuni tumori si sviluppano nella prima fasee si riducono nella fase di riparazione, mentre altri tumorisi comportano in modo opposto. Questo significa che le cel-lule che proliferano nella fase del conflitto attivo hanno illoro «relè» nel tronco cerebrale e nel cervelletto (cervello co-siddetto antico), mentre le cellule che proliferano nella se-conda fase hanno scopo di riparazione e hanno un relè nelcervello recente, costituito dalla corteccia cerebrale. La fasedi riparazione, pertanto, secondo Hamer può portare alla pro-liferazione cellulare, in quanto avviene su pregresse lesio-ni di tipo ulcerativo o necrotico comparse nella fase attiva.La quarta legge riguarda il sistema dei microbi, considera-ti come «operai specializzati» agli ordini del cervello: essi

lavorano solo nella seconda fase della malattia, quella di ri-parazione, attivandosi nella fase di risoluzione del conflit-to sino a riparazione avvenuta, per poi ritornare inattivi.«Tra tutti i microrganismi, i funghi e i micobatteri ripulisco-no i tumori derivanti dall’endoderma e governati dal troncocerebrale e quelli derivati dal mesoderma cerebellare: essi “ro-sicchiano” il tumore» prosegue Giordo. «I batteri hanno la fun-zione di spazzini per i tumori e di restauratori delle lisi de-gli organi. I virus, infine, collaborano alla ricostruzione de-gli organi derivati dall’ectoderma e retti dalla corteccia ce-rebrale. Ognuno di noi vive in simbiosi con microrganismi chel’uso sconsiderato di antibiotici e vaccini cerca di alterare edistruggere. Questo porta alla quinta legge: la malattia ha sem-pre un senso, in quanto è necessaria all’individuo non inte-so come singolo bensì come facente parte di un programmache guarda al più alto interesse della sopravvivenza della spe-cie. Per questo la malattia rappresenta al tempo stesso il pro-blema e la sua soluzione. Alla natura infatti non interessa ilsingolo individuo e, se questo non è in grado di risolvere i

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Quando un malato di tumore sceglie la chemioterapia, esi-ste la possibilità di integrare questo trattamento con inter-venti medici non convenzionali e con le cosiddette «disci-pline del benessere». Lo sa bene il dottor Bruno Marzocchi,direttore dell’Unità di cure palliative dell’Hospice RobertoCiabatti di Grosseto, che utilizza da tempo agopuntura,musicoterapia, shiatsu e tecniche di rilassamento per alle-viare gli effetti collaterali dei farmaci antineoplastici e ancheper contenere le sofferenze di coloro che sono giunti allafase terminale del cancro.«Ho potuto constatare che le cure palliative costituiscono unaspetto importantissimo dell’approccio al cancro e noi le uti-lizziamo in maniera integrata con le terapie convenzionali»spiega Marzocchi, che tiene anche a distinguere le tre bran-che della medicina praticate dai medici, cioè agopuntura,omeopatia e fitoterapia, dalle cosiddette discipline del be-nessere, come i massaggi shiatsu, reiki e le tecniche di ri-lassamento, che vengono praticate anche da personale nonmedico. «Noi siamo molto soddisfatti dei risultati» aggiungeMarzocchi. «Abbiamo constatato che il ricorso alle medicinenon convenzionali migliora la qualità della vita dei malati eio stesso sono promotore di studi clinici che mirano a darepiena dignità scientifica ad alcune delle discipline del be-nessere, come ad esempio l’aromaterapia, sulla quale stapartendo una sperimentazione. Al momento ci avvaliamo giàdi approcci non convenzionali, come ad esempio l’agopun-tura, che è in grado di ridurre del 10-15% il vomito provo-cato dai chemioterapici».Un approccio integrato è anche quello utilizzato dal dottorPaolo Giordo, anch’egli di Grosseto, formatosi alla scuola di

Di Bella e di Gerson. Questo approccio riesce a massimiz-zare l’efficacia di diversi metodi e terapie integrandoli traloro e personalizzando la cura per ogni paziente, predili-gendo le medicine non convenzionali.«Da me arrivano sia pazienti che hanno scelto la chemiote-rapia ma che ne vogliono ridurre gli effetti collaterali pre-servando per quanto possibile il proprio sistema immunita-rio, sia coloro che invece vogliono affrontare il cancro conterapie non convenzionali, o perché rifiutano la chemiotera-pia o perché tali farmaci non sono indicati o vantaggiosi nelloro caso» spiega il dottor Giordo. «Cerco sempre di integrareal meglio conoscenze, metodi e terapie, personalizzando perquanto possibile la cura del singolo paziente, senza rigiditào schematismi eccessivi. Utilizzo metodi nutrizionali, far-maci biologici, alcuni ascorbati cellulari e piante medicinali,con risultati che ritengo molto buoni sia nel caso del conte-nimento degli effetti collaterali della chemioterapia sia nei pa-zienti che vogliono evitarla. Ciò che ritengo utilissimo e cheauspico possa diffondersi, è l’integrazione delle diverse co-noscenze e dei diversi strumenti oggi in possesso del medicoper una loro applicazione intelligente ed efficace, nel costantetentativo di ridurre al minimo l’utilizzo di sostanze che pos-sono risultare tossiche per l’organismo».

IN FORMAZIONI: Hospice Roberto Ciabatti, via Senese (presso OspedaleMisericordia), tel 0564 483473 - [email protected] Paolo Giordo, tel 348 3742090 - [email protected]

Quando si sceglie la chemioterapia

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Oncologia integrataDa sette anni a questa parte è attivanegli Stati Uniti la Society for inte-grative oncology, società per l’on-cologia integrata (SOI), un’orga-nizzazione multi-disciplinare nonprofit costituita da medici e perso-nale sanitario, che studia e applica leterapie complementari e la fitotera-pia nel trattamento dei malati di can-cro25. Questo ente sostiene l’ap-proccio che vede nelle medicinecomplementari un aiuto per mi-gliorare la qualità della vita nei pa-zienti che affrontano comunque lecure convenzionali. Non approfon-disce invece, per scelta, approcci«alternativi» diversi dalle terapiestandard, considerandoli generica-mente «unproved», cioè non dimo-strati, senza però fare distinzioni.

È comunque un fatto che tali cen-tri, come quello dei NIH o come laSOI, nascono sull’onda di un fe-nomeno che non si può più igno-rare: un numero sempre crescente

di pazienti cerca metodi terapeuti-ci diversi da quelli convenzional-mente proposti, farmaci meno tos-sici, una valutazione della propriamalattia che non tenga conto solodel tumore ma dell’intera persona etrattamenti che garantiscano unamigliore qualità della vita. Perchéavviene questo? È la domanda che

l’oncologia convenzionale dovreb-be porsi. Meno si studiano le tera-pie non convenzionali e più si ri-schia di giudicare aprioristicamen-te tali trattamenti e le persone cheli scelgono, più si disimpara adascoltare il malato, e più si rischiadi allontanarlo e isolarlo nella suadisperazione. l

conflitti della vita, è adattativamente non idoneo a viverla.È crudele ma, secondo Hamer, è la legge della vita. Questavisione della malattia non propone specifiche tecniche tera-peutiche, se non quelle che portano alla risoluzione del con-flitto che ha innescato la malattia». Tale visione è senza dub-bio opposta a quella convenzionale, dove le malattie sonoconsiderate aggressioni per lo più esterne che devono essere

combattute con tutti i mezzi di cui la medicina dispone.

• INFORMAZIONI: ci si può rivolgere all’associazione Alba, LeggiBiologiche Applicate, tel 010 6123110, www.albanm.com.

Note1. www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/208819332. www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20010503,

…/19855352, …/19112416

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Cosa utilizza Finalità

Metodo Di Bella Farmaci presenti nella farmacopea convenzionale. Blocco dell’angiogenesi e induzione della morte delle cellulecancerose senza chemioterapia, radioterapia o chirurgia.

Metodo Pantellini Ascorbato di potassio. Protezione delle cellule dallo stress ossidativo e inibizione dellaproliferazione incontrollata delle cellule cancerose.

Metodi nutrizionali Alimenti freschi, vegetali e ricchi di micronutrienti. Ossigenazione dell’organismo, disintossicazione, ripristinodell’integrità del sistema immunitario per favorire l’autoguarigione.

Metodo Hamer I farmaci, naturali e omeopatici, sono ridotti al minimo. Il corpo, attivandosi per risolvere il conflitto che sta alla base delcancro, si ripara da solo e guarisce.

Trattamenti non convenzionali: in breve

r

Note1. www.epicentro.iss.it/1/problemi/tumori/tumori-oms.asp2. http://pressroom.cancer.org/index.php?s=43&item=823. http://seer.cancer.gov/csr/1975_2007/results_merged/sect_15_lung_bronchus.pdf4. www.cancer.gov/cancertopics/pdq/treatment/non-small-cell-lung/healthprofessional5. http://seer.cancer.gov/csr/1975_2007/results_merged/sect_17_mesothelioma.pdf6. http://seer.cancer.gov/csr/1975_2007/results_merged/sect_22_pancreas.pdf7. http://www.cancer.gov/cancertopics/pdq/treatment/pancreatic/healthprofessional8. http://seer.cancer.gov/csr/1975_2007/results_merged/sect_14_liver_bile.pdf9. http://seer.cancer.gov/csr/1975_2007/results_merged/sect_08_esophagus.pdf10. http://seer.cancer.gov/csr/1975_2007/results_merged/sect_18_myeloma.pdf11. http://seer.cancer.gov/csr/1975_2007/results_merged/sect_21_ovary.pdf12. http://seer.cancer.gov/csr/1975_2007/results_merged/sect_11_kidney_pelvis.pdf13. http://seer.cancer.gov/csr/1975_2007/results_merged/sect_06_colon_rectum.pdf14. http://seer.cancer.gov/csr/1975_2007/results_merged/sect_07_corpus_uteri.pdf15. http://seer.cancer.gov/csr/1975_2007/results_merged/sect_09_hodgkins.pdf16. http://seer.cancer.gov/csr/1975_2007/results_merged/sect_12_larynx.pdf17. http://seer.cancer.gov/csr/1975_2007/results_merged/sect_13_leukemia.pdf18. www.cancer.gov/cancertopics/pdq/treatment/adultALL/healthprofessional19. www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1563084920. http://monographs.iarc.fr/ENG/Monographs/vol26/volume26.pdf21. http://monographs.iarc.fr/ENG/Monographs/vol76/mono76.pdf22. «Evaluation of occupational exposure to antiblastic drugs in an italian hospital on-cological department». J Occup Health, 2008;50:48-5623. www.cancer.gov/cancertopics/factsheet/Therapy/radiation24. http://nccam.nih.gov25. www.integrativeonc.org/index.php/about-us-new

Un numero sempre crescente

di pazienti cerca metodi

terapeutici diversi da quelli

convenzionalmente proposti.

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In principio era l’Ecolabel. I con-sumatori non dovevano fare altroche controllare sul prodotto l’esi-

stenza del fiorellino che certificava larispondenza ai criteri fissati dalla di-rettiva europea. Troppo poco per i«palati» più attenti e raffinati, perchéquello che questo marchio prometteè «solo» un ridotto inquinamento am-bientale dopo l’uso, per il resto il de-tersivo può essere farcito di sostanzesintetiche e di origine petrolchimica.«I nuovi criteri, che sono al momen-to in fase di stampa, contengononuovi parametri molto interessanti,come il consumo di energia o la quan-tità di plastica utilizzabile» sostiene ilchimico Fabrizio Zago, che partecipa

ai gruppi di lavoro Ecolabel a Bru-xelles. «Insomma, parliamo di una se-rie di modifiche che rendono ancorapiù ecologico questo marchio».Gli amanti del naturale invece pre-feriscono una più marcata presenzadi materie prime vegetali o di origi-ne vegetale. Gli idealisti infine sonoalla ricerca di tensioattivi e ingredienticertificati biologici. Insomma l’at-tenzione si allarga anche alla primafase della vita del prodotto, anzi al-l’intero ciclo di vita: produzione, tra-sporto, vendita, uso e dismissione.

Una commissione apertaLo standard per la certificazione deidetersivi che Icea sta mettendo a pun-

to va proprio in questa direzione. «Ildisciplinare esisteva già, ma andavaaggiornato» spiega Alessandro Spa-doni, responsabile per Icea del settorecosmetici e detersivi. «Così è statacreata una commissione aperta ad as-sociazioni dei consumatori, attoridella distribuzione, aziende del set-tore, che ragionando insieme stannodando vita alle nuove linee guida».Anche Terra Nuova sta partecipan-do alla creazione del nuovo standard:riunione dopo riunione ci siamoconfrontati con le diverse animedella detergenza verde, come la dit-ta Pierpaoli, che per andare verso lanaturalità più spinta sta progettan-do di produrre in casa tensioattivi a

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ecodetersivi

Detersivi ecologici…a tutto tondo

I consumatori più attenti non si fermano agli ingredienti di un detersivo, ma allargano l’attenzione all’intero ciclo di vita del prodotto. Il nuovo

standard che sta mettendo a punto Icea, va proprio in questa direzione.

di Nadia Tadioli

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base di olio d’oliva, come dire poterelavante a chilometri zero. Oppure lastrategia severa di Officina Naturae,che spinge per uno standard dai pa-rametri molto stringenti. O ancoraSanecovit, che coniuga naturalità epotere lavante.Non è tutto: lo spirito ecumenico delgruppo di lavoro è arrivato a coin-volgere anche altri enti certificatoricome Bioagricert, che pure ha unproprio standard sulla detergenza, oFairtrade, per capire se era possibi-le unire ecologia e commercio equoe solidale. Naturalmente è solo uninizio, ma già Riccardo Cozzo, am-ministratore delegato di Bioagricert,si è dichiarato molto interessato.«Lo sforzo di Icea, il principaleente di certificazione nazionale, èdavvero importante» afferma Zago.«Rendere sempre più sicuro, scien-tificamente inattaccabile e cono-sciuto il marchio Icea, significa an-che ridurre la sovrabbondanza dimarchi privati e togliere il terrenosotto i piedi agli ecofurbi».

I due livellidell’ecodetergenzaLa certificazione si sdoppia e prevedeuno stesso marchio con due dicitu-re diverse: detergenza bio-naturalee detergenza ecologica. In questo

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modo si vanno a soddisfare le varieesigenze: i puristi potranno sceglie-re fra un detersivo biologico puro apartire dalla materia prima, con ten-sioattivi magari autoprodotti in Ita-lia, i più spicci invece si assicurerannocon la detergenza ecologica chedopo l’uso non andranno a inquinareoltre misura i fiumi e i mari.Il tutto ruota attorno a un foglio dicalcolo messo a punto da FabrizioZago, consulente Ecolabel e parte at-tiva nella creazione del nuovo stan-dard, che scruta impietosamente ildetersivo sotto tutti i punti di vista:quanto inquina le acque reflue, quan-to sono biodegradabili i tensioattivisia in presenza che in assenza d’aria,quant’è alta la percentuale di ingre-dienti di origine naturale o biologi-

ca, quanto è ecologico l’im-ballaggio e, naturalmente,anche quanto lava!La bella novità è che questofoglio di calcolo sarà mes-so a disposizione anche deiconsumatori sul sito di Icea:digitando il nome di unprodotto certificato, si po-

tranno avere dettagli sulle sue per-formance ambientali e detergentidei vari prodotti.

Lo standard che verràPer quanto riguarda i parametri del-l’impatto ambientale, quelli adotta-ti da Icea ricalcano fedelmente Eco-label, vale a dire che il livello di tos-sicità acquatica del detersivo che fi-nisce nello scarico dei lavandini nonpuò essere superiore a quello fissa-to dall’etichetta ecologica dell’UnioneEuropea. Grande attenzione nelnuovo standard è posta sugli imbal-laggi e sulla loro riduzione o sul riu-tilizzo. Per esempio, non potrannoessere in pvc e possibilmente do-vranno essere di un unico materiale(contenitore, tappo ed etichetta) per

facilitare il riciclo. Spazio alle ricari-che e ai prodotti concentrati, perchéquesti non solo diminuiscono le ma-terie prime utilizzate negli imballaggi,ma riducono anche i camion che af-follano le nostre strade per il tra-sporto dei prodotti.I detersivi certificati biologici do-vranno contenere un elevatissimo li-vello in peso di ingredienti da agri-coltura biologica o raccolta sponta-nea (includendo anche l’acqua che licostituisce) e per i tensioattivi e gli al-tri prodotti di sintesi sarà necessariocomprovare l’origine naturale dellematerie prime.Nell’ecodetergenza, invece, è con-cesso l’utilizzo di prodotti derivantida agricoltura convenzionale, pur-ché non ogm. Gli ingredienti di ori-gine animale sono ammessi soloquando non richiedono l’uccisionedell’animale. Si privilegiano quindiprodotti come il miele o la cera pro-venienti da allevamenti biologici.Le materie prime di origine mineraleinfine non possono contenere, se nonin tracce, metalli tossici come piom-bo, nichel, cromo. l

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La Tua Libertà di Scelta,

la Tua Scelta Naturale

Hedera Natur investe da oltre vent’anni nella ricerca di una

qualità che aggiunga all’effi cacia dell’azione detergente un impiego corretto sotto l’aspetto ambientale

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ecodetersivi

Anni di ricerca hanno permesso di sviluppare una linea completa diprodotti con tensioattivi derivati da materie prime «locali». Solara è for-mulata utilizzando oli vegetali italiani e limitando o eliminando l’usodell’olio di cocco o di palma.

PERCHÉ QUESTA NUOVA LINEA DI OFFICINA NATURAE?Avevamo già escluso i tensioattivi derivati dal petrolio per evidenti prob-lemi etico-ambientali, ma era possibile fare di più? Ci siamo chiesti quan-to fosse sostenibile per l’ambiente utilizzare solamente tensioattivi de-rivati dall’olio di cocco, così ne abbiamo analizzato il ciclo di produzione.L’olio di cocco, prima di diventare una materia prima adatta ad essereutilizzata nella formulazione di un detersivo o cosmetico, deve subireuna serie di trasformazioni:• raccolta delle noci in paesi lontani,• lavorazione ed estrazione dell’olio,• confezionamento e stoccaggio,• trasporto per decine di migliaia di chilometri,• trasformazione in materia prima adatta all’uso in un detergente o cos-

metico.Stesso percorso e stesso impatto ambientale anche nel caso di un oliodi cocco da commercio equo solidale e/o biologico.Ci siamo quindi posti, come sempre, una serie di domande.Quanto di questo olio si può effettivamente considerare ancora olio veg-etale quando arriva in Europa per la sua trasformazione? Quanto petro-lio si è consumato per produrre una singola molecola di origine vege-tale, in tutti i diversi passaggi della sua lavorazione, trasformazione odel suo lunghissimo viaggio?Come già detto, il percorso non cambia nel caso si tratti di olio da com-mercio equo o solidale e/o biologico perché, pur essendoci una mag-gior attenzione alla provenienza o alle prime fasi di lavorazione, i trasportie i passaggi industriali sono i medesimi.Avendo avviato da tempo la produzione della linea di detergenza perla casa Aequa, realizzata con olio di cocco da commercio equo e soli-dale, ci siamo chiesti tuttavia se limitare l’utilizzo di questo olio potessepoi creare problemi a realtà di paesi in via di sviluppo.La nostra conclusione è stata questa: possiamo comunque acquistarequei prodotti del commercio equo e solidale che sicuramente non sonoreperibili in Italia, come caffè, cacao, spezie o artigianato tipico e quin-di sostenere progetti e realtà locali. Secondo noi però è poco sostenibileutilizzare oli esotici quando per trasformarli dobbiamo consumare in-genti quantità di petrolio, la cui estrazione e trasformazione crea notevolidanni ambientali e sociali proprio nei paesi che vogliamo aiutare.

A seguito di queste considerazioni, condivise con persone che opera-no da anni nell’equo e solidale, abbiamo avviato un lungo percorso distudi e ricerche sulle fonti italiane di oli vegetali, che permettesserodi ottenere tensioattivi non etossilati. Abbiamo creato così la nuova lin-ea Solara.

I PUNTI DI FORZA DELLA NUOVA LINEA

Ingredienti a km 0Materie prime italiane, reperibili facilmente, a breve distanza, la cuicoltivazione, lavorazione e trasporto hanno un basso impatto ambientale.

Formule concentrateNuove formule particolarmente concentrate, il cui dosaggio è più bas-so anche rispetto agli altri detergenti di Officina naturae.

Meno imballaggiNon ci siamo però fermati solo al detergente: abbiamo studiato ancheun imballaggio ecosostenibile in termini di peso, materiale e ciclo divita. È stato quindi prodotto, in totale autonomia, un flacone in ecode-sign, cioè pensato e disegnato «ecologicamente», in modo che avesseil migliore rapporto tra dimensioni, volume occupato e quantità con-tenuta.Il flacone è stato realizzato utilizzando anche plastica riciclata post con-sumo.Quali i molti vantaggi?• Minore produzione di CO2

• Minore consumo di cartone• Minore consumo di risorse primarie• Minore volume trasportato• Minore spazio occupato nelle abitazioni e nei punti vendita.

CERTIFICAZIONI E TESTTutti i prodotti sono certificati Eco Bio Detergenza Icea, quindi garan-tiscono un basso impatto ambientale e un’efficacia paragonabile a unprodotto convenzionale. I prodotti che vengono a contatto con la pellesono dermatologicamente testati e nickel tested.

RISPETTO PER GLI ANIMALITutti i prodotti rispettano il disciplinare VeganOK.

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Officina Naturae è felice di presentare Solara, la nuova linea di detergenti concentrati per la casacon ingredienti italiani a km zero.

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di Silvia Moro

Il Lepidium meyenii, nome bo-tanico della Maca, è una pic-cola pianta erbacea tipica delle

regioni andine, soprattutto delleprovince di Junìn e Pasco nel Perùcentrale. Cresce in condizioni cli-matiche totalmente avverse e que-sto ci farà capire meglio, poi, la suaazione sul nostro organismo: adun’altitudine di 3000-4000 m, laMaca vive a basse temperature,continuamente scossa da ventiforti; a causa dell’altitudine subisceintense irradiazioni solari e abitazone caratterizzate dalla scarsapresenza di ossigeno, dove la vege-tazione si alza dal terreno solo dipochi centimetri. Fin dall’epocapre-incaica, la radice di Lepidium èstata utilizzata dalle popolazionilocali come alimento rinvigorente ecome offerta nelle celebrazioni de-dicate agli dei, insieme al mais ealle patate. Si hanno tracce di col-ture fin dal 1600 a.C., ed era con-siderata una pianta afrodisiaca, so-prattutto per gli uomini, che

rafforzava corpo e mente e aumen-tava la fertilità insieme al desideriosessuale. Nel periodo incaico, gra-zie agli ingegnosi e complessi si-stemi di coltivazione del mitico po-polo, la Maca si sviluppò anche adaltitudini più basse coprendo va-stissime aree di terreno: gli incaerano riusciti a organizzare una ro-tazione stagionale delle zone colti-vate per far riposare il terreno1. Do-cumentazioni attestano che glispagnoli, negli anni della conqui-sta, furono così colpiti e incuriositidalle importanti virtù della radicetanto da includerla nei tributi pa-gati dagli indigeni. I conquistado-res si accorsero che, dando da man-giare la radice agli animali portatidalla Spagna, risolvevano i pro-blemi di infertilità e di riprodu-zione delle bestie dovuti al cambiodi clima e all’altitudine; per i sol-dati, invece, risultò un ottimo ri-medio contro l’affaticamento fisicoe mentale sempre dovuto al totalecambio ambientale. Tradizional-mente la Maca veniva utilizzata an-

che per l’anemia, la perdita di me-moria, la tubercolosi e l’artrite. Laprima descrizione botanica risaleal 1843 ad opera del dottor G. Wal-pers che utilizzò una specie prove-niente dal dipartimento di Puno inBolivia dove all’epoca, a differenzadi oggi, era largamente diffusa. Iprimi studi clinici sulle proprietàafrodisiache, invece, risalgono aglianni 60 del XX secolo grazie al la-voro della dottoressa G. Chacòn, laprima a studiare gli alcaloidi dellaradice e il loro effetto fertilizzante.2

Costituenti principaliLa radice di Maca ha un elevato po-tere nutrizionale ed è per questo chesi presenta come uno degli alimentifondamentali delle popolazioni an-dine. L’analisi dei suoi costituenti ri-sulta completa e molto interessante:è ricca di proteine, di minerali, ha undiscreto contenuto di carboidrati, masoprattutto contiene tutti gli ammi-noacidi essenziali e non, a parte iltriptofano. Il basso livello di grassi eun relativo apporto calorico la ren-dono ideale nell’aumentare la resi-stenza fisica negli sportivi e nelle per-sone sottoposte a intenso sforzocorporeo. È una pianta energizzan-te e possiamo definire il rimediocome adattogeno, cioè che «adatta»l’organismo e la psiche a situazionidi cambiamento e stress: stimola il si-stema nervoso e aumenta la concen-trazione e la capacità mnemonica. Sti-molando il sistema immunitario, in-vece, aumenta le difese aspecifichedell’organismo. L’aspetto più inte-ressante e studiato della radice diMaca è senza dubbio quello relativoall’attività afrodisiaca e stimolantesessuale. Le sperimentazioni di la-boratorio della fine degli anni no-vanta avevano già mostrato comel’influenza degli estratti sulla vita ses-suale e la spermatogenesi fosse no-tevole. Non è ancora chiaro attual-mente quali siano i principi attivi re-sponsabili di tale attività: vi sono ipo-tesi che imputano l’aspetto afrodi-siaco a due acidi grassi polinsaturi, ilmaene e il macamide, e a quattro al-caloidi per la spermatogenesi e l’ovo-genesi. Uno studio clinico ha valutatol’effetto dell’estratto di Maca su vo-

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rimedi naturali

Usata per millenni dalle popolazioni andine per aumentare la fertilità, trova oggi conferma delle sue proprietà negli studi più recenti.

Maca:la pianta afrodisiaca

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lontari sani maschi di età compresatra i 24 e i 44 anni: la dose giornalie-ra era di 1500 o 3000 mg per quattromesi. La sperimentazione ha datocome risultato un aumento del vo-lume del liquido seminale, del nu-mero di spermatozoi e della motili-tà degli stessi.3 Un altro recente stu-dio ha invece considerato l’azione diMaca su 50 volontari con disfunzio-ne erettile per tre mesi. La speri-mentazione anche in questo casoha dato risultati positivi sia sulleprestazioni sessuali sia sull’aspettopsico-sociale dei soggetti4. Il mecca-nismo d’azione degli estratti sembrache non agisca aumentando i livelliormonali e questo riguarda anche lasfera femminile: infatti in uno studioclinico su donne in menopausa si è vi-sto che la Maca migliora nettamen-te i tipici disturbi neurovegetativi delclimaterio quali depressione, stan-chezza e vampate, ma non influenzal’assetto ormonale.

IndicazioniÈ chiaro che una delle principali in-dicazioni sarà l’astenia sessuale e l’in-fertilità maschile di un certo tipo. Ot-timo l’uso della Maca in menopausae in tutte le situazioni di debolezzapsico-fisica, quindi come immuno-stimolante e in caso di stress. Saràutile per migliorare le performancedegli sportivi e aumentare in modosano ed equilibrato la massa mu-scolare. Per il suo alto potere nutri-tivo, la radice è adatta a soggetti con-valescenti e con carenze proteiche.

Cosa si trova sul mercatoLa scelta in commercio di un buonestratto di Maca non è cosa sempli-ce. Purtroppo la poca chiarezza ri-guardo al ruolo specifico dei principiattivi non ha ancora permesso di rea-

lizzarne una standardizzazione. Inquesto modo è possibile trovare invendita un po’ di tutto senza la cer-tezza di una reale efficacia.Inoltre, il successo della radice negliultimi anni ha fatto sì che la tradi-zionale preparazione e scelta dellepiante all’origine subisse delle «mo-dificazioni» in nome dell’aumenta-ta richiesta sul mercato.I tuberi freschi di Maca appena rac-colti vengono sottoposti a una len-ta essiccazione che va dalle sei alleotto settimane. Esposti il giorno e ri-tirati la notte, acquistano un saporepiù dolce grazie al sole, che ne mo-difica alcuni costituenti. Terminatoquesto tempo viene fatta una sele-zione molto importante: vengonoscelte solo le radici più piccole, per-ché maggiormente ricche di costi-tuenti ed elementi nutritivi. Le altrepiù grosse, ma più povere a livellonutrizionale, sono destinate all’ali-mentazione animale. Non semprequesti processi vengono rispettati edè per questo che anche la Fao diRoma si sta interessando, insieme algoverno peruviano, alla regolamen-tazione della produzione e dell’im-portazione della Maca per tutelarnesempre meglio le virtù. lNote1. Obregon Vilches L, Maca - planta me-dicinal y nutritiva del Perù, Istituto di Fi-toterapia Americano, Lima (1998).2. Gloria Chacon, Maca - planta milenariadel Perù con propriedades altamente nu-tricional y medicinal, Lima (2001).3. Gonzales G. F. et al, «Lepidium meye-nii (Maca) improved semen parameters inadult men», Asian Journal of Andrology,3(4):301-3, (2001).4. Zenico T. et al, «Subjective effects ofLepidium meyenii (Maca) extract on well-being and sexual performances in pa-tients with mild erectile dysfunction: arandomised, double-blind clinical trial»,Andrologia, 41(2):95-9, (2009).

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rimedi naturali

Radice polverizzata: dai 5 ai 20 g al dì in acqua o succo di frutta.Estratto secco: da 5 a 8 mg per chilo di peso corporeo1.

ControindicazioniNon sono note controindicazioni specifiche: la Maca si presenta come unadroga sicura. Tuttavia per il non chiaro meccanismo d’azione dei principi at-tivi, deve essere assunta sotto stretto controllo di un professionista in casodi tumore alla prostata, al seno e in qualunque altra forma di tumore di na-tura ormonale. Cautela in gravidanza e in allattamento.

1. www.simn.org

Posologia

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PAGINEVERDI

Scadenze per l’invio di annunci e inserzioni pubblicitarie: per il numero di maggio: 20 MARZO • per il numero di giugno: 20 APRILE

Si prega di contattare la redazione per assicurarsi della pubblicazione degli annunci inviati oltre tale data. La redazione declina ogni responsabilità in merito al contenuto

e all’attendibilità degli annunci e si riserva il diritto di non pubblicare le inserzioni non coerenti con la linea editoriale del giornale e contenenti richieste di denaro.

Costellazioni familiari

SALUTE NATURALE70Ricicuci: più ecologico di così…

ECOTESSUTI80

Formaggi light: stiamo freschi!

ALIMENTAZIONE NATURALE75

Una nuova sfumatura nei cosmetici ecologici

ECOCOSMETICI e DETERGENTI79

Progettazione consapevole

BIOEDILIZIA ENERGIE RINNOVABILI78Carnet de voyage

ECOTURISMO82

Esperienze e corsi

AGRICOLTURA81

Spazio aperto per gli annunci dei lettori

BACHECA84

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di Gabriele Bindi

O gnuno ha il potere di prenderein mano il suo destino. È un re-

frain che abbiamo già sentito, che amolti potrà fare paura ma che, con-fessiamolo, ci rende orgogliosi diappartenere al genere umano. Eppu-re questa convinzione alimenta unodei più grossi miti della modernità. Ilmito della completa emancipazionedell’uomo moderno, la tanto decan-tata pretesa di poter determinare lapropria vita in piena autonomia. Di

solito è la realtà stessa a metterci difronte a un muro, contro cui ci tro-viamo a sbattere. Senza volerlo fi-niamo per rimanere intrappolati inmeccanismi inconsci, che superano lanostra volontà. La verità, direbbeHellinger, è che viviamo all’interno diun sistema. Un sistema regolato daproprie leggi, che sopravanzano la no-stra capacità di decisione personale eche condizionano le nostre vite. Leg-gi che ci legano al nostro ambiente diorigine, alla nostra cultura, in altre pa-

role alla nostra famiglia. E che, se nonvengono rispettate, ci impediscono diessere davvero liberi e felici.Secondo la concezione di Bert Hel-linger, l’inventore delle costellazio-ni familiari, nella «terapia» familia-re non entrano in gioco solo i nostrigenitori, come vorrebbe la psicolo-gia classica, ma esercitano la loro in-fluenza anche altre figure, per più diuna generazione. Nonni, zii, pa-renti, persone ormai morte, dimen-ticate o di cui non conoscevamo nep-pure l’esistenza.Insomma, se pensavamo di aver ta-gliato i ponti con il passato, ci sba-gliavamo di grosso. Tanto più che adavere maggior peso sembrano pro-prio essere quelle figure familiari dicui siamo poco a conoscenza. Mem-bri che sono stati esclusi, rifiutati, na-scosti, o più semplicemente privatidel loro diritto di appartenenza.«Il nostro libero arbitrio può esisteresoltanto nella misura in cui riusci-remo ad accettare il nostro destino»ci spiega Giovanni Crivellaro, psi-cologo, direttore dell’Istituto di me-tapsicologia applicata. «Per lasciareandare, abbiamo bisogno di accet-tare. Solo conoscendo il passato po-tremo lasciarcelo alle spalle».

La messa in scenaOgni sistema è governato da leggiben precise, che possono venire in-frante. Lo scopo delle costellazionifamiliari è quello di ristabilire l’ordinespezzato. Ovvero quello portare allaluce i «disordini» del sistema fami-liare, aiutandoci a sciogliere quei le-gami nascosti che continuano a con-dizionarci a nostra insaputa.La messa in scena del conflitto, di fat-to assomiglia a una rappresentazio-ne teatrale. All’interno di un cerchiola persona, con l’aiuto del facilitato-re, inscena il proprio sistema fami-liare, con i partecipanti che vengonochiamati a rappresentare i membridella propria famiglia. Le persone simuovono in una sorta di campo diinfluenza energetico, entrano in ri-sonanza con il ruolo che devono rap-presentare, ricevono delle informa-

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SALUTE NATURALE

Costellazioni familiariScopo delle costellazioni familiari è smascherare il condizionamento esercitato dai legami con ambiente,cultura e famiglia d’origine. Portarne alla luce i nodiirrisolti significa compiere un passo fondamentale per vivere a pieno le nostre potenzialità.

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zioni e offrono segnali che il facili-tatore, insieme ai partecipanti, sarà ingrado di percepire e decodificare.Chi ha avuto occasione di vedere allavoro il «vecchio» Hellinger, con-verrà che la sua pratica assomiglia piùa una sorta di rituale magico piutto-sto che a una seduta di psicoterapiadi gruppo. Non per niente il metododelle costellazioni familiari è stato piùvolte criticato dalla psicoterapia clas-sica, per evidenti discrepanze e de-viazioni rispetto ai principi di basedella prassi terapeutica. Ma di fron-te alle critiche Hellinger non si scom-pone. Le costellazioni familiari, so-stiene, costituiscono essenzialmenteun’esperienza personale, che ognunopuò compiere in piena autonomia, ve-rificandone direttamente l’efficacia.In Germania Hellinger ha condot-to costellazioni in presenza di cen-tinaia di spettatori e anche in pro-grammi televisivi, riscuotendo unavasta popolarità, ed esponendosiinevitabilmente a critiche di ogni ge-nere. Con un po’ di conoscenzebase di tedesco, ognuno potrà ve-dersi una costellazione di Hellingersu internet (You Tube), accorgendosidi come egli riesca a guidare l’inte-ro processo come uno sciamano.Hellinger si basa su intuizioni e os-servazioni che fanno riferimento auna precisa concezione dell’amore,ovvero a quell’ordine supremo cheregola il sistema familiare: nel mo-mento in cui esso viene infranto,ecco che sorgono dei problemi comemalattie, disagi e sofferenze varie.«La prima regola fondamentale di unsistema è che tutti hanno diritto diappartenere» dice la prima legge. Po-trebbe trattarsi di una persona disa-bile, uccisa o lasciata in un angolo,la cui esclusione causa malattia e sfor-

tuna per generazioni future. Se qual-cuno è stato escluso o emarginato,qualcun altro deve prendere il suoposto, riscattarlo, onorarlo. Unalegge, secondo Hellinger, ferrea e in-dissolubile: «nel campo spiritualedell’amore, c’è un’anima collettivache cerca continuamente di ripristi-nare ciò che è stato rinnegato evuole riportare l’ordine».

Liberarsi dal passato«L’obiettivo è portare alla luce gli ir-retimenti, lasciare agli altri il loro de-stino per potersi riprendere il pro-prio» ci spiega Crivellaro, che nellecostellazioni familiari ha rinvenutoun metodo efficace per affrontare itraumi di natura sistemica. «Il pun-to di partenza è sempre il sintomo. Lapersona potrebbe avere problemi divario tipo: al lavoro, con i soldi, conil partner. Stabilito questo, ci si in-terroga sulle cause ricercando i co-siddetti irretimenti, ovvero quei vin-coli che legano la persona al destinoe le impediscono di affrontare con se-renità la sua vita». L’intero processodelle costellazioni familiari poggia sulriconoscimento di queste trame in-visibili, grazie all’intuizione e alla ca-pacità del conduttore di cogliere se-gnali corporei e far sì che i personaggiagiscano in base al proprio sentire.Hellinger, in fondo, non ha scoper-to nulla di nuovo. Mette semplice-mente in luce degli aspetti arcaici chenella nostra visione del mondo fac-ciamo un po’ fatica ad accettare.«Che lo si voglia riconoscere omeno» prosegue Crivellaro «esisteun legame di sangue tra le persone diuna famiglia, un fatto naturale che ri-guarda anche piante e animali. È evi-dente che quando un figlio combat-te continuamente contro la propria

madre non fa che rafforzare il suo le-game. Potrà reclamare quanto vuo-le la propria indipendenza, ma il pro-prio odio gli impedirà di distaccar-si in modo sano, continuando acondizionarlo nei vari ambiti dellavita, nell’amore o nella carriera pro-fessionale».

Rispettare le gerarchiedicendo grazieL’aspetto teorico più difficile da di-gerire, però, è forse quello di ordi-ne gerarchico. Una concezione cheha reso Hellinger difficilmente com-prensibile a una generazione di in-tellettuali e psicanalisti nati sotto ilsegno del ’68. Egli infatti riconoscel’esistenza di un ordine gerarchicotemporale tra figli e genitori e ac-cenna a una visione che molti han-no ritenuto «tradizionalista».In realtà Hellinger ha sostenuto piùvolte di non esprimere giudizi di va-lore, ma che si limita a osservare ciòche vede. Secondo la sua concezio-ne, chiunque entri per primo in unsistema ha una certa precedenza ge-rarchica sugli altri: i genitori sui fi-gli, il primogenito sugli altri e cosìvia. Così come è vero che una mo-glie non potrà mettersi al posto delmarito, perché uomo e donna sonoprofondamente diversi. I problemisorgono quando questa gerarchianon viene rispettata.Ristabilire l’ordine, tuttavia, non si-gnifica doversi consacrare al culto delpassato. «Si tratta semplicemente diriconoscere gratitudine verso chi ci hadato la vita» spiega ancora Crivella-ro. «Per prendere in mano la tua vitadevi inchinarti di fronte al destino cheti ha portato fin qua. Imparare a diregrazie, per poi poter chiudere il ciclo».Per uscire dal circolo vizioso, in de-finitiva, non occorrono grandi gesta.Ad agire è proprio l’esperienza del ri-conoscimento, nella consapevolezzadi aver ristabilito l’ordine dell’amo-re. «Succede come nella fisica quan-tistica» chiarisce Crivellaro conun’eloquente metafora. «L’osserva-zione influenza direttamente il siste-ma osservato. Allo stesso modoquando guardi un irretimento del pas-sato anche il conflitto si modifica. Ea questo punto c’è qualcosa, nella tuavita, che può davvero cambiare». l

Bert Hellinger (1925), teologo e psico-logo tedesco, è l’ideatore delle costel-lazioni familiari. Una pratica che si im-pone dagli anni ’80 in Germania e chesi radica nella terapia familiare siste-mica. Esistono diverse scuole, alcunedelle quali si discostano dall’imposta-zione di Hellinger. In Italia le costella-zioni familiari non rispondono a una re-golamentazione professionale.

Sito ufficiale della Hellinger Schule (initaliano): www2.hellinger.com/it

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di Giuliana Lomazzi

U na volta c’era la distinzione tra formaggi grassi, se-migrassi e magri, caduta nel 1992 con la nuova leg-

ge europea. Ma il concetto di magro riguardava la dif-ferenza con il prodotto più ricco di grasso, e non la scar-sissima presenza di lipidi. Tutto è relativo, insomma.Oggi si parla di formaggi leggeri per definire quelli con-tenenti il 20-35% di grassi e di magri per indicare quel-li che ne contengono meno del 20%. Come si vede nonè una percentuale irrisoria, se pensiamo per esempio chele uova contengono l’11% di grassi.Tuttavia resta piuttosto diffusa l’idea che i prodotti fre-schi, in quanto ricchi di acqua, siano più magri e leg-geri degli altri. Ma per sua natura il formaggio è riccodi grasso quindi, salvo rare eccezioni, il contenuto di li-pidi è sempre piuttosto alto. Non è difficile scoprirloavventurandoci tra i banchi del supermercato e guar-dando le etichette, che quasi sempre riportano anche ivalori nutrizionali.

Freschezze sotto la lenteIn estate, quando il caldo infierisce, molti mangiano po-modoro e mozzarella «per stare leggeri». Bene, lamozzarella è un tipico esempio di formaggio fresco ri-tenuto magro, benché i grassi siano nell’ordine del 17-19% (23-24 per la bufala). Certo, anche nel parmigia-no il tenore lipidico è di circa il 25%, ma se ne mangiameno, circa 50 g per porzione contro i 120 di una moz-zarella. E dove le mettiamo le calorie? Alcuni pensanodi sostituire vantaggiosamente la carne con una moz-zarella, senza sapere che 100 g di questo latticino dan-no 240 calorie circa, mentre a pari peso il vitello (e ba-date bene, non vi sto suggerendo di mangiarlo!) non nedà più di 166, con un tenore lipidico massimo di 10 g.Ci sono poi formaggi come la crescenza e lo stracchi-no, che chissà perché sono considerati leggeri, tanto chein alcuni ospedali venivano (spero non più) serviti a cena.Qui arriviamo a 300 calorie per etto e 25 g di grassi. Datoche si tratta di un formaggio molto umido, basta un pez-zo apparentemente piccolo per arrivare a 100 g. Tra l’al-

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tro, a volte questi latticini di produzione industriale con-tengono conservanti.Si potrà obiettare che simili valori non stupiscono, vi-sto che il formaggio è cremoso. Che dire allora del quar-tirolo, ritenuto magro perché asciutto, ma con un te-nore lipidico di almeno il 25% e un apporto calorico in-torno alle 290 calorie?Ma torniamo ai formaggi cremosi, per sottolineare comealcuni tipi, venduti nelle vaschette, possono arrivare a30 g di grassi. Certe marche ne offrono varianti con loyogurt, che può alleggerire le calorie totali introducendobenefici fermenti vivi. Purtroppo se la lavorazione pre-vede il riscaldamento, i fermenti vanno persi.Abbiamo poi i tomini, cilindretti venduti in vaschettetrasparenti. I più famosi sono i caprini, a scapito delnome spesso preparati con latte vaccino. Qui il tenorelipidico si aggira sul 20%, ma può arrivare anche al 40e oltre nei petit suisse. Tra l’altro questi tomini con-tengono talvolta dei conservanti.Insomma, fresco può andare bene, ma a patto di veri-ficare il contenuto lipidico e di scegliere prodotti di qua-lità, davvero freschi e senza additivi. E i prodotti light?

Light è davvero leggero?Con questi prodotti il rischio principale è di consumarlia cuor leggero, pensandoli poco calorici. Secondo alcunistudi degli anni passati l’idea della leggerezza spinge amangiare di più, con il risultato che si assumono quan-tità di grassi uguali o addirittura superiori a quelle date

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Un’occhiata sugli scaffaliIl tofu-formaggioFra i latticini light si trova anche un prodotto un po’ di-verso dal solito, a base di latte parzialmente scremato,tofu (contenuto fino al 40%) e fermenti vivi. Le caloriecomunque non sono bassissime (305 per 100 g); igrassi sono 25 g, di cui 13 saturi. Il sapore è gradevole.

Fusi lightIl mercato offre formaggini, formaggi tipo mozzarella osottilette. Anche se i formaggi fusi di oggi sono fatti conpiù attenzione e privi di polifosfati, resta il fatto che nonsempre si parte da prodotti di qualità e che la lista de-gli ingredienti è piuttosto lunga: in genere si trovanoproteine del latte, sali di fusione, stabilizzanti, correttoridi acidità e a volte conservanti. I grassi sono abbastanzacontenuti, ma certo non ci troviamo davanti a prodottimolto naturali.

Capra e pecoraI formaggi caprini e pecorini hanno un contenuto digrassi generalmente più elevato di quelli vaccini. Peròdanno meno problemi di digeribilità, perché il latte dipecora e quello di capra hanno sieroproteine simili aquelle del latte materno. Spesso, poi, i latticini di caprasono più adatti per chi ha intolleranze; ma ciò non valeper tutti, quindi è meglio usare cautela.

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dalla versione non «alleggerita». In effetti, anche se unformaggio ha il 40% in meno di grassi, come si può tro-vare in etichetta, non vuole per forza dire che ne abbiapochi: se in origine conteneva per esempio 30 g di lipidisi fa presto a fare i conti… In certi casi è poi necessario ricorrere ad addensanti (fa-rina di semi di carrube, alginato di sodio) per rendereomogeneo il prodotto, e a volte anche ad acidificanticome l’acido citrico, peraltro additivi innocui. Certo,così i grassi calano, ma ne vale davvero la pena? Le pro-prietà organolettiche originarie saranno conservate?

I veri magri sono pochiI fiocchi di latte, preparati tradizionalmente con una ca-gliata di latte scremato fresco, poco caglio e fermenti lat-tici, quindi cotti brevemente e addizionati con crema dilatte, hanno un contenuto di grassi del 4%. Di originemitteleuropea, sono diventati famosi negli Usa come cot-tage cheese. Il mercato ne offre vari tipi, a volte addi-zionati con addensanti e magari un po’ più grassi: sem-pre meglio verificare l’etichetta.Il quark è un altro formaggio dell’Europa centrale, re-peribile anche in alcuni negozi di prodotti bio. Si ottienedalla coagulazione acida del latte senza caglio. Il tipo ma-

gro contiene 0,1 g di grassi e non è particolarmente sa-porito, meglio mescolarlo a frutta o verdura. La versionecon panna è più saporita ma ha ovviamente più grassi.La ricotta vaccina tradizionale è preparata con solo sie-ro, senza aggiungere latte né panna; i grassi sono intornoall’8%.Per inciso, c’è anche un formaggio magro stagionato:è il graukäse o formaggio grigio, realizzato con coa-gulazione acida senza caglio nell’arco alpino tirolese. Ver-satile e di gusto intenso, ha un contenuto di grassi in-torno al 2%: un record!

ConclusioniPer chi non ha problemi di colesterolo o di intolleran-ze non è il caso di demonizzare i formaggi di qualità(biologici o meglio ancora biodinamici), solo perché ric-chi di grassi, sostanze che tra l’altro svolgono azioni im-portanti per l’organismo. Quelli freschi, poi, hanno ilvantaggio di avere meno sale. Quindi ogni tanto con-cediamoceli, e approfittiamone per andare a caccia diprodotti tradizionali, a volte più leggeri perché non ad-dizionati con panna per arrotondare il gusto e magarisono ottenuti da latte di animali di razze protette. Fac-ciamoci una salutare passeggiata in alta montagna in cer-ca dei formaggi di malga, contenenti anche omega 3 per-ché l’erba di quei pascoli è più ricca di nutrienti. Sen-za contare che le mucche al pascolo stanno certo me-glio di quelle chiuse in stalla. l

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di Viviana Vignandel

Intervista all’architetto Steve Hart, sui principi della permacultura applicati all’edilizia.

S teve Hart, architetto neo-zelandese da trent’anni, si

dedica alla diffusione delle pra-tiche di permacultura.

Steve, in che modo applichi iprincipi della permacultura inarchitettura?La permacultura è anzitutto unconcetto pratico, dove ogni at-tività è sostenuta da molti ele-menti, ciascuno dei quali a suavolta svolge più funzioni. Il mio

obiettivo è quello di integrare il mondo dell’architetturacon i principi della permacultura, in modo da apportaresoluzioni concrete per qualsiasi tipologia di progetto ediffondere un’«architettura ecologica».

E di cosa si tratta?Nell’architettura ecologica si progettano strutture con-cepite per essere in relazione con l’ambiente. Esistonosvariate interazioni nell’ambiente in cui viviamo, da quel-le biologiche a quelle sociologiche: l’architetto attualenon può prescindere da esse e può trovare nella per-

macultura le pratiche che permettono di essere parte ar-monica all’interno dell’ecosistema.

Quale rapporto c’è tra architettura ecologica e designpaesaggistico?Spesso concepiamo le nostre case come realtà perfettescollate dal loro ambiente, come un concetto assolutoscollegato dal contesto. Dobbiamo invece integrare il«giardino» (in senso lato) con la casa, e viceversa. Tet-ti vegetali e mattoni in terra cruda sono l’esempio con-creto più evidente di questo concetto. Integrando que-sti elementi in dinamiche architetturali si riducono le so-stanze inquinanti e si guadagna in comfort termico, ot-tenendo un edificio che respira con noi. l

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Page 81: Terra Nuova Edizioni Copia Omaggio

Una nuova sfumatura nei cosmetici ecologicidi Nadia Tadioli

D a oggi in poi quando vedrete i marchi qua accan-to saprete che corrispondono allo standard di Bioa-

gricert, rivisto e corretto per essere ancora più effica-ce. Innanzitutto si declina in tre diversi tipi di cosme-tici: naturali, naturali con ingredienti biologici, naturalie biologici. La differenza sta nella percentuale di pro-dotto certificato biologico presente, che nel secondo casodeve essere almeno il 5% in peso sul prodotto finito enel terzo del 10%, una percentuale non trascurabile sesi tiene presente che l’acqua è nella maggior parte deicasi il principale ingrediente. In tutti i casi, però, le ma-terie prime ammesse sono solo ingredienti naturali o diorigine naturale, ovviamente non ogm, con un 5% diingredienti di sintesi ammessi.

Se questo standard dovesse ricordarvi in qualche modoquello di Natrue, cioè la certificazione europea al mo-mento più diffusa, non sareste lontani dalla realtà. Varicordato che Bioagricert è anche l’ente accreditato inItalia per questa certificazione. l

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Ricicuci: piùecologico di così…

di Maria Ferdinanda Piva

U n bruco diventa una farfalla. Enello stesso modo un ombrel-

lo inservibile si trasforma in una bor-sa per la spesa. Gli abiti e gli acces-sori più ecologici sono quelli che non

si acquistano, ma che vengono riciclati: è la specialitàdi Ricicuci, una cooperativa di Casale Monferrato cheraccoglie capi d’abbigliamento usati e tessuti di variotipo, come le lenzuola, per ricavarne qualcosa di nuo-vo e poi metterlo in vendita.Ricicuci esiste dal 2007 ed è figlia della cooperativa so-ciale Senape, una sigla che sta per Solidarietà EcologiaNatura Animali Producono Economia. Ne fanno par-te persone svantaggiate e/o escluse dal lavoro, affian-cate da un alto numero di soci volontari. Recentemen-te sono stati assunti anche un’insegnante stabile di cu-cito e varie persone con contratto di borsa lavoro.«Calcoliamo che ogni anno, fra abiti, coperte e copri-letti, l’italiano medio butta via 15-20 chili di tessuto» sin-tetizza Mirella Ruo, socia volontaria e fondatrice di Se-nape. Ricicuci pratica innanzitutto una cernita su que-sto ben di Dio: da una parte ciò che è effettivamente in-servibile viene mandato nei canili per fare le cucce ai ran-dagi; dall’altra il materiale ancora in buone condizioniviene inviato al laboratorio per vivere una seconda vita.«Le nostre creazioni che riscuotono più successo sonole borse ricavate da giacche e cappotti, e soprattutto lesporte per la spesa create riutilizzando la tela degli om-

brelli» prosegue Ruo. «Sono molto resistenti, in tascae nella borsetta occupano meno spazio di quelle di tela,si lavano facilmente e sono subito asciutte».Nei programmi di Ricicuci, il prossimo passo è comin-ciare a rimodernare e riadattare abiti fuori moda, eli-minando contemporaneamente le parti lise: «Un tubi-no diventa tutt’altra cosa se si inseriscono dei teli late-rali» esemplifica Ruo.Il negozietto Ricicuci diCasale Monferrato si trovain via Alerami 13 ed è aper-to dal martedì al sabato(9.30-12.30; 15.30-19.30).Il punto di raccolta e il la-boratorio creativo sono invia Lanza 116, sempre aCasale Monferrato, dalmartedì al venerdì (9-13).

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Carnet de voyageAppunti di viaggio… in concorso.

E sistono molti modi di viaggiare e altrettanti per rac-contare il viaggio. Se è possibile viaggiare in

modo più consono all’ambiente e con rispetto per i luo-

ghi che visitiamo, è affascinante anche provare a rac-contare il nostro viaggio attraverso altri strumenti.Il Comune di Brugnera (Pn) bandisce il primo concorsonazionale per Carnet de Voyage: un modo particolaredi raccontare le emozioni del viaggio. Si rivolge a tut-ti quelli che hanno un buon rapporto con il disegno. At-traverso carta, matite, acquerelli o chine si può tocca-re questa dimensione «artigianale» del viaggiare, ma an-che sperimentare una relazione più coinvolgente e per-sonale con i luoghi visitati.Non ci sono limiti di età ed esiste una sezione per scuo-le secondarie inferiori e superiori. I lavori saranno oggettodi una mostra a giugno 2011; in giuria, rappresentanti delComune ed esperti di fumetto e fotografia. lInfo: tel 0434 613112 - attrattiveviaggianti.blogspot.com

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VEGANFESTEXPÒ internazionale 2011,22-25 aprile 2011, Villa Le Pianore in Ca-maiore (Lu). La grande fiera expò inter-nazionale del mondo ecologico e vegan.Il LifeNetwork di Promiseland.it orga-nizza il primo expò internazionale dedi-cato interamente al mondo Vegan edEcoBio. L’evento avrà luogo nella splendidaVilla Le Pianore di Camaiore, uno degli an-goli più belli della Versilia, dal 22 al 25 apri-le 2011. Per informazioni: www.veganfest.itNATURA BIO 28/29 MAGGIO a Cor-reggio (Re). Quest’anno il Festival degliStili di Vita Sostenibili si svolge in pri-mavera! Con conferenze e convegni,workshop e trattamenti olistici, labora-tori per adulti e bambini, bar e ristorazionebiologica, spettacoli e intrattenimenti. Mo-stra mercato con prodotti bio, cosmesi eabbigliamento naturale, bioedilizia, com-mercio equosolidale, artigianato creati-vo, ecoturismo e altro ancora. Per infor-mazioni: tel 059 682977 - 338 8772984www.fieranaturabio.itFIERA DELLE AUTOPRODUZIONI.27 marzo dalle 10 alle 23 in p.zza Mu-nicipio a Molfetta (Ba). Mercatino diprodotti agricoli autocertificati, arti-gianato etnico e locale, laboratoridi autoproduzioni. Per informazioni:w w w. my s p a ce. co m / 4 5 4 4 7 2 7 0 3 [email protected] 2011 è in programma aChiari (Bs), nella Villa Mazzotti, venerdì27, sabato 28 e domenica 29 maggio adingresso libero. Seconda edizione delfestival del Ben-Essere e della vitalità, ideeper una vita più sana. Per informazioni:tel 030 7001366 - 335 5335776www.chiarissima.com

FESTIVAL LA CITTÀ OLISTICA. IV edi-zione, due giorni di soluzioni, buonepratiche ed esperienze per un futuro so-stenibile Villa Sorra- Panzano di Castel-franco Emilia (Mo) 27-29 maggio. Il Fe-stival dedicato in particolare alle asso-ciazioni e comunità intenzionali impegnatenelle discipline olistiche, nelle economiealternative/valute complementari, alle cul-ture sciamaniche e alle esperienze di co-munità ed ecovillaggi per guarire le per-sone, l’economia, il pianeta e la sociali-tà. Per informazioni: tel 0125 789773 [email protected] DEL NATURALE 30 marzo in viaMontegrappa 3, Comacchio. Assaggi di cibie bevande, omaggi e sorprese, presenta-zionedellanuovaassociazioneNaturalMenteil cui scopo è condividere e diffondere la cul-tura del benessere naturale con corsi, in-contri, corsi di cucina e terapie varie, ini-ziative di scambio tra i soci (banca del tem-po e del baratto), tutto nell’ottica di una vitapiù semplice, naturale, creativa. Per infor-mazioni: Erboristeria il Fiordaliso, tel 0533 81569 www.naturalmente.in www.ilfiordaliso.euECOFESTA BENESSERE 14° edizione.Sabato 16 e domenica 17 aprile aPonsacco (Pi) anche con la pioggia.Articoli benessere, casa ecologica,cibo bio, erboristeria, artigianato, li-breria, Shiatsu, Reiki, riflessologia,massaggio, Trager, Feldenkrais, na-turopatia, Ayurveda, EFT, Aurasomae test intolleranze, Tai Chi, Qi Gong,Tao Yoga, «Ossa per la Vita», bio-danza, Rebirthing, Counselling e le5 leggi biologiche del dr. Hamer. Perinformazioni: tel 347 0883927

Cedesi attività

Contatti

Fiere e convegni

VENITE A TROVARCI AGLI STAND di Terra Nuova che saranno allestitiin occasione delle seguenti manifestazioni: Ecocentrica La Spezia, Centro Fieristico, dal 31 marzo al 3 aprileEnergy Days Firenze, p.zza Annigoni, dal 1 al 3 aprileAgrofer Cesena Fiere, dal 1 al 3 aprileBietica Cison di Valmarino (Tv), il 9 e 10 aprileBioquartiere Firenze, p.zza Nannotti, il 10 aprileOrti e Horti Lastra a Signa (Fi), dal 15 al 17 aprileEcofesta Ponsacco (Pi), il 16 e 17 aprileFierucola Firenze, p.zza S.Spirito, il 17 aprileSaluserbe Saludecio (Rn), il 24 e 25 aprileVeganfest Camaiore (Lu), dal 22 al 25 aprileOfficinalia Belgioioso (Pv), dal 22 al 25 aprileArt in fiera Firenze, Fortezza da Basso, dal 30 aprile al 8 maggio

Saremo lieti di incontrare i nostri lettori per scambiarci pareri, opinioni e cu-riosità... ci sono offerte per abbonarsi, acquistare i nostri libri, aderire allaMappa della Salute, dell’Ecoturismo, della Bioedilizia e dei Negozi Bio. Un benvenuto a tutti quelli che gradiranno la nostra compagnia! Per altre informazioni: tel 055 3215729

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CIBIO: FIERA SUGLI ALIMENTI DIQUALITÀ. Prodotti tipici delle regioni ita-liane ed un settore riservato alle produ-zioni biologiche, Genova, Magazzini delCotone: da venerdì 13 a domenica 15maggio. Privati e operatori del settore po-tranno gustare ed acquistare prodotti ri-cercati e selezionati nel panorama dellaproduzione di qualità. Ingresso gratuito.Venerdì h 15-20; sabato e domenicah 10-20. Per informazioni: Scribac Italia,tel 010 388693 - 392 4471610XII GIORNATA DELL’ALLATTAMEN-TO MATERNO. Convegno 2011 de La Le-che League Italia. 8-9 aprile a Trevi (Pg)presso Hotel La Torre. Come ogni anno unaggiornamento specializzato e creditiper diverse categorie professionali Il sa-bato avranno luogo anche due wor-kshop. Chi è interessato può richiedere ilprogramma completo a: [email protected]. Per maggiori informazioni:www.lllitalia.orgIO NON TREMO. Rimini 7-21 maggio. In-contri per tecnici, scuole e popolazione suiterremoti e loro dinamiche. Stimolare lacuriosità e invitare a porsi domande peruna consapevolezza sul rischio sismico. Perinformazioni: www.ionontremo.itOFFICINALIA XXV MOSTRA mercato del-l’alimentazione biologica-biodinamica edell’ecologia domestica, Castello di Bel-gioioso, 22-25 aprile. Officinalia è nata conil desiderio di divulgare le caratteristichedell’agricoltura biologica e biodinamica,

di conoscerne e apprezzarne i ritmi, il sus-seguirsi naturale delle stagioni, di ap-prezzare il ritorno alle tradizioni e alle pro-prie radici. Per informazioni: tel 0382970525 www.belgioioso.it [email protected] ERBE XXIV EDIZIONE dome-nica 24 e lunedì 25 aprile dalle9.30 alle 20.00 in centro storico a Sa-ludecio (Rn). Mercatino di erbori-steria, prodotto agroalimentare,giardinaggio e artigianato naturale.Per informazioni: Promo D, tel 0541827254 www.promo-d.comORTI E HORTI. Fiera primaverile per l’ ortoamatoriale, III edizione, parco dei Vivai Bel-fiore, loc. S.Ilario, Lastra a Signa (Fi). Ma-nifestazione con lo scopo di approfondi-re e promuovere la cultura e coltura del-l’orto, mettendo in mostra e in vendita col-lezioni di piante da orto antiche e rare, se-menti di ortaggi locali e dimenticati, col-lezioni di piante officinali, aromatiche e va-rietà selvatiche e commestibili, non di-menticando i frutti antichi, sempre presentinell’orto antico e contemporaneo. Per in-formazioni: tel 328 3847235 - 347 5900869www.vivaibelfiore.it [email protected]@gmail.comSAGRA DEL SEITANA FIRENZE il 4-5 giu-gno a Pozzolatico: appuntamento con l’eti-ca e la cultura vegan. Agli ormai famosi «ar-rosticini di seitan», affiancheremo un espo-sizione di prodotti e associazioni, incontrie riflessioni su animalismo, veganismo, an-tispecismo. L’evento, non a scopo di lucro,

è curato da Progetto Vivere Vegan Onlus. Perinformazioni: tel 055 620262 - 335 6177997- 335 1929722 www.sagradelseitan.it

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Terra Futura 2011 è promossa e organizzata da Fondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus per il sistema Banca Etica,Regione Toscana e Adescoop-Agenzia dell’Economia Sociale.

È realizzata in partnership con Acli, Arci, Caritas Italiana, Cisl, Fiera delle Utopie Concrete, Legambiente.

In collaborazione e con il patrocinio di Provincia di Firenze, Comune di Firenze, Firenze Fiera SpA e numerose altre realtànazionali e internazionali.

www.terrafutura.it

Relazioni istituzionali e Programmazione culturaleFondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus

tel. +39 049 7399726 - email [email protected]

Organizzazione eventoAdescoop-Agenzia dell’Economia Sociale s.c.tel. +39 049 8726599 - email [email protected]

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Mi piacerebbe approfondire il temadi copertina del numero di gennaio«Integratori sì, integratori no», evorrei farlo rifacendomi all’igienismonaturale, una filosofia di vita che pog-gia anche su solide basi scientifiche,a partire da Pitagora e Ippocratefino ad arrivare ai giganti dell’altroieri, quali Erheth, Trall, Tilden eShelton, per non parlare dei ricerca-tori e divulgatori del nostro paese,uno fra tutti Valdo Vaccaro.Secondo l’igienismo le vitamine sin-tetiche sono proprio un’altra cosa ri-spetto a quelle naturali, contenute peresempio nella frutta fresca. A parteil fatto di non riuscire a riprodurre ilfitocomplesso presente in frutta e ver-dura, le vitamine di sintesi sono de-gli elementi che il nostro corpo sem-plicemente non riconosce, e che de-vono quindi essere espulse senzatanti complimenti. L’unico ruoloche hanno è perciò quello di «sti-molanti», cioè il corpo si mette in

moto per disfarsene, el’accresciuta energia cheoccorre per farlo puòfacilmente essere scam-biata per energia deri-vante dall’assunzione.In realtà è vero il con-trario e questo eviden-temente porterà a futu-re ricadute energetichea cui rimedieremo conulteriori integrazionisintetiche, privandocidi energia preziosa perconservare la nostra sa-lute. In misura e conmodalità diverse è unastimolazione analoga aquella che ci procura

qualsiasi altra sostanza estranea equindi nociva, come il caffè, l’alcol,lo zucchero industriale.Non si parla mai di un fattore fon-damentale che aiuta a discriminarealla base: la differenza sostanziale travitamine e minerali organici, e le stes-se controparti inorganiche. È undato abbastanza risaputo che gliunici esseri viventi in grado di tra-sformare i minerali da inorganici a or-ganici, e di sintetizzare le vitamine na-turali, sono le piante, attraverso ilprocesso della fotosintesi. Questo ècertamente un fatto elementare, mache non viene assolutamente consi-derato quando si parla di vitamine eminerali. I minerali organici, colloi-dali, e le vitamine contenute neifrutti sono le uniche sostanze che ilnostro organismo riconosce come as-similabili. I minerali cristallini (com-preso il sale, sia di salina che di mi-

Terra Nuova · aprile 2011 91

segue a pag. 92

Queste pagine sono dedicate interamenteai contributi dei lettori. Potete mandare ar-ticoli, lettere, domande, commenti, critiche,foto, poesie, disegni, blog… e chi più ne hapiù ne metta!Si raccomanda per quanto possibile la bre-vità, per dare spazio a un maggior numerodi contributi. Ci riserviamo di tagliare i te-sti molto lunghi (il segno «[…]» indicheràle parti tagliate).Il materiale va spedito a: Terra Nuova dei Lettori, via Ponte di Mezzo 1, 50127 [email protected]

Aprile 2011

dƒiletToriLa salute

non è in pilloledi Peppe Di Girolamo Lavostraopinione

è importanteLo staff di Terra Nuova ringrazia tut-ti coloro che hanno partecipato alQuestionario 2010/2011. Sono giun-ti in redazione ben 1102 questiona-ri, un risultato importante e ina-spettato, e soprattutto un motivo inpiù per portare avanti insieme gliideali di decrescita, sobrietà ed eco-logia che Terra Nuova promuove dallontano 1978.Sono stati estratti a sorte i 5 vincito-ri del concorso, che vedeva come pre-mio finale 5 abbonamenti annuali allarivista. Fra squilli di trombe e rullardi tamburi, ecco i nomi dei fortuna-ti vincitori:Giuliana Negri di MilanoRosaria Bosio di Peia (Bergamo)Elvira Paracini di RomaFranco Tron di Perosa (Torino)Marietta Tozzi di Sermoneta (Latina)Grazie ancora per la vostra prezio-sa collaborazione. Vi invitiamo anon perdere il numero di maggio,dove verrà pubblicato un resocontoapprofondito del questionario, contutte le risposte ricevute e i vostri pre-ziosi suggerimenti e consigli.

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Page 94: Terra Nuova Edizioni Copia Omaggio

dƒiletTori

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niera) e le vitamine sintetiche nonsono riconosciuti allo stesso modo esono trattati né più e né meno comeelementi tossici. Lo stesso grave er-rore avviene mettendo sullo stessopiano gli zuccheri contenuti nellafrutta con lo zucchero estratto dal-le piante, ma che poi subisce unprocesso che lo priva di tutti gli al-tri elementi, lo devitalizza e lo ren-de praticamente inorganico.È vero anche il «principio del mini-mo» di cui si parla nell’articolo, ri-guardo all’assimilazione dei minera-li. Il professor Gustav von Liebig(1803-1873), colonna della chimicatedesca, insegnò a Giessen, Heidel-berg e Munchen. La sua legge del mi-nimo dice che lo sviluppo delle crea-ture viventi è regolato dalla fornitu-ra dell’elemento compositivo mini-mamente presente nel gruppo. Que-sto principio ha un’importanza fon-damentale, ma viene regolarmenteignorato dal miope nutrizionismo uf-ficiale. È una legge che si applica atutti i nutrienti, micro e macro chesiano. Il calcio non può essere assi-milato da solo in fase anabolica co-struttiva, ma ha bisogno di una pre-cisa quota di fosforo, e di una minorequota di ferro. Se non c’è abbastan-za fosforo e ferro, possiamo mangiaretutto il calcio che vogliamo e lui do-vrà tornarsene fuori dal corpo il piùpresto possibile.Le vitamine, inoltre, anche se estrat-te da fonti naturali, una volta ridot-te in pasticche o in succhi commer-cializzati perdono la loro efficacia.L’ossidazione devitalizza i succhifreschi appena spremuti già dopo po-chi minuti, figuriamoci quelli con-fezionati o ridotti in polvere perpastiglie. Anche se questi preparaticonservassero la loro vitalità (è mol-to dubbio), chi ci garantisce sulle fon-ti da cui provengono? Anche il bioè un mercato con le sue leggi eco-nomiche ed evidentemente gli con-viene screditare la frutta o le verdu-re non bio, e ai produttori di tavoletteo succhi conviene screditare la frut-ta in generale a favore dell’integra-

zione «artificiale». Ma voi veramen-te credereste che quattro o cinque pa-stiglie derivate dalla «lavorazione»della rosa canina siano più salutari intermini vitaminici del caco appeso al-l’albero del mio giardino o di unaqualsiasi arancia di mercato con le fo-glie verdi ancora attaccate?Finanche la frutta e le verdure freschee naturali, se inseguite come ele-menti singoli da inserire nella dieta,come fossero «integratori», quindimisurati e pesati, falliscono nel ten-tativo di assicurarci una vita com-plessivamente sana, perché l’effetti-vo assorbimento di vitamine e mine-rali è legato anche a uno stile di vitaglobalmente sano – giusto riposo,corretta attività fisica, positiva ge-stione dello stress – alla vita emotivae all’esposizione all’aria e al sole.Da questo punto di vista, per fare unesempio, è errato pensare che loscorbuto dei marinai del passatofosse causato solo dalla carenza di vi-tamine. Era certamente legato anchealle condizioni di vita complessiveche vi erano durante le lunghe tra-versate in mare. A dimostrazione diquesto possiamo citare il fatto che glieschimesi di un tempo sopravvive-vano senza frutta e verdure frescheper tutta la loro vita, e non per po-chi mesi. Certo, l’aspettativa di vitadi questi popoli era bassa e i malan-ni causati dai cibi grassi e altamenteproteici erano molto diffusi, ma laloro vita, seppur breve e travagliata,procedeva senza la minima assun-zione di frutta e verdura.Ma allora noi oggi, in questa nostrasocietà, come dovremmo alimen-tarci? Una risposta proviene da unesperimento avvenuto nel 2000, chenel mondo occidentale si è cercato difar passare inosservato. È stato con-dotto dalla University of Cambrid-ge e guidato dalla dottoressa Khawcon il suo team di nutrizionisti1. Laricerca ha avuto luogo nel Norfolk(Inghilterra orientale), su un cam-pione di ben 20 mila uomini e don-ne tra i 45 e i 79 anni, testato a in-tervalli regolari per 4 anni sui con-tenuti di vitamina C nel sangue. I ri-sultati hanno dimostrato in modochiaro e incontrovertibile che le ma-lattie e le morti di tutti i tipi, e in par-ticolare quelle da disturbi cardiocir-

colatori e da cancro, erano inversa-mente proporzionali ai quantitatividi vitamina C nel sangue dei soggettitestati.Detto in soldoni, tanta vitamina Cnaturale nel sangue uguale menomalattie e meno morti; poca vitami-na C naturale nel sangue uguale piùmalattie e più morti. La conclusionedi questa ricerca, condotta si notibene non da gruppi vegetariani o igie-nisti ma da ricercatori inglesi dellamedicina ufficiale, è che se vogliamoridurre i rischi di morire anzitempodi malattie come l’infarto e il cancro,i due maggiori killer mondiali, dob-biamo mangiare non molta, ma mol-tissima più frutta e più verdura cru-da di quanta ne consumiamo at-tualmente. In aggiunta però a unbuon esercizio fisico, a una dieta sa-lubre e leggera, a uno stop drastico-totale-immediato alle sigarette per chifuma e alla massima moderazione ne-gli alcolici.Insomma, un incremento di frutta everdura crude (tutte ottime fonti divitamina C attiva) può dare un con-tributo decisivo al nostro benessere.Frutta e verdure crude qualsiasi,purché fresche, non necessariamen-te bio, né tantomeno ridotte in pol-vere o in succhi da viaggio.1. Khaw K. T., Bingham S. et al, «Relationbetween plasma ascorbic acid and morta-lity in men and women in EPIC-Norfolk pro-spective study», University of CambridgeSchool of Clinical Medicine (Uk), The Lan-cet, mar 3;357(9257):657-63,(2001).

Caro Peppe, grazie per questo tuo in-teressante approfondimento. Ci per-mettiamo però di precisare che la scel-ta di frutta e verdura bio non solo citutela dall’impatto sulla salute dei pe-sticidi di sintesi, di cui spesso riman-gono residui nei prodotti convenzio-nali, ma ci assicura anche un appor-to maggiore di elementi nutritivi. Loabbiamo mostrato nel nostro artico-lo «Biologico è meglio – ad affermarlosono oltre 100 studi che ne dimo-strano la superiorità nutrizionale»(TN di novembre 2009), che saremolieti di fornire gratuitamente in pdfa chi ne faccia richiesta ([email protected]). Un estratto si può tro-vare su www.aamterranuova.it/article3897.htm.

segue da pag. 91

La salute non è in pillole

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Terra Nuova · aprile 2011 93

Brodi alla manigliaVi scrivo per segnalarvi un curioso tentativo pubblicitario diuna famosa ditta di «brodi». Appesa alla maniglia della mia por-ta, mi sono ritrovato una colorata bustina di carta (almeno que-sto ecologicamente corretto) contenente un brik con «un’im-portante novità alimentare». Un fantastico 3/4 di litro di brododi carne, eccezionale, comodissimo e forse buonissimo, era lìtutto per me. Ma adesso cosa me ne faccio?

I signori pubblicitari hannodato per scontato che tutti aquesto mondo possano o vo-gliano mangiare il loro brodo.Ma io non sono tutti. Io e miamoglie siamo abituati a sce-gliere, e trovarsi un brik dibrodo fuori dalla porta non èscegliere. Chissà a quanti por-toni «sfitti» hanno appeso ilsimpatico fardello, chissà a

quanti portoni di altrettanti amanti del classico brodino casa-lingo o a quanti portoni di vegetariani o vegani (come nel miocaso) hanno fatto questo «regalo». Allora ripeto, cosa me ne fac-cio di questo brikke (da pronunciare alla fiorentina)?

Gianni - viverepositivo.blogspot.com

Negozi alla spinaHo letto su TN di febbraio del negozio di prodotti sfusi «Peso-netto» di Pesaro. A questo proposito, vi segnalo una mappatu-ra di negozi che offrono lo sfuso, che lanciai tempo addietro suZoes: www.zoes.it/it/content/georef/prodotti-sfusi-e-vuoto-rendere.Molte indicazioni riguardano negozi (anche supermercati) cheoffrono detersivi alla spina.

Oliver

Assegni dell’Anima: una bomboniera perfettaVorrei utilizzare il vostro blocchetto degli assegni della Bancadell’Anima come bomboniera per il mio matrimonio e dovreiquindi acquistarne una quantità considerevole (circa 80). Vor-rei sapere se per un quantitativo di questo tipo potreste farmiun prezzo particolare. Grazie,

Alessandra

Gentile Alessandra, lieti e onorati per questa vostra scelta, possiamo fornirvi gli as-segni scontati del 40% sul prezzo di copertina. Congratulazioni!

I topi mi hanno distrutto l’orto!L’anno scorso ho sperimentato tecniche di permacultura e agri-coltura sinergica nel mio orto, che avrebbe dovuto coprire granparte del fabbisogno alimentare della mia famiglia… peccato chela cosa sia piaciuta anche alle arvicole, quei graziosi topoliniche vivono sotto terra scavando gallerie, mangiando le radicidi ogni tipo di ortaggio, fregandosene di gatti, cani, serpenti, ra-paci diurni e notturni, bottiglie più o meno rovesciate, bottiglieoscillanti, e persino veleni. Praticamente hanno distrutto oltreil 90% del mio orto… piantine appena trapiantate sparivano osi afflosciavano dopo qualche giorno per attacchi alla radice,piante distrutte dopo neanche un mese, pomodori svuotati (se

Screeningmammografico: cosa fare?Sono da due anni un vostro felicissimoabbonato. Vi scrivo per chiedervi un’in-formazione relativa allo screening mam-

mografico. Come ho potuto leggere sul-la vostra rivista, la mammografia è piùdannosa che utile. Allora vi chiedo: co-sa bisogna fare? Nessun esame diagno-stico? O ci sono reali alternative? Se sì,a chi bisogna rivolgersi? Vi chiedo que-sto perché mia madre, che ha 62 anni,vuole fare a tutti i costi la mammogra-fia, come ogni anno. Io la sto convincendoa non farla, ma lei vi rinuncerebbe so-lo se conoscesse un’alternativa. Speroche possiate aiutarmi.

Alessio

Caro Alessio, per quanto riguarda pos-sibili alternative, ti giriamo una segna-lazione che abbiamo ricevuto diretta-mente da uno studio medico di Roveretosulla Secchia, in provincia di Modena. Lostudio, dove puoi contattare il dottor Gui-di, si interessa da diversi anni di seno-logia. Si tratta del poliambulatorio Phy-

sios, che si è dotato di uno strumento cheutilizza una luce laser, DOBI comfortscan,che unito all’ecografia pare che abbia unaspiccata sensibilità nell’ambito della dia-gnosi precoce del tumore mammario. Ildottor Guidi ci ha informato che la LILTlo sta usando da più di un anno e nellasede di Bologna ha allestito un campercon ecografo e DOBI per raggiungere ilmaggior numero di donne.Precisiamo che non abbiamo avuto mo-do di sperimentare l’apparecchio né finoraqualcuno ci aveva chiesto possibilità al-ternative alla mammografia. Se tua ma-dre dovesse decidere di rivolgersi aquesto studio, ci piacerebbe conoscere lesue impressioni, in modo da poterle dif-fondere a chi dovesse avere la stessa ne-cessità.Lo studio ha sede in via Chiesa Nord 52,41016 Rovereto s/S (Novi di Modena), tel 059 672544 - [email protected]

salute

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toccavano il terreno), per non parlare di 600euro di bulbi di zafferano scomparsi in unastagione! L’orto confina su un lato con un filare di quer-ce secolari e sugli altri con un prato decen-nale. È un terreno argilloso totalmente pri-vo di sassi: fango se piove, roccia lavicad’estate… Perfetto se fornito di irrigazione lo-calizzata a goccia e pacciamatura di pa-glia/erbe tagliate. A questo punto accetto sug-gerimenti, per non dover andare sempre alsupermercato! Grazie,

Matilda

• Rispondono Enrico Accorsi eFrancesco Beldì.

Cara Matilda, il primo consiglio è quello di leg-gere «Il mio orto biologico» (Terra Nuova Edi-zioni), dove viene trattato proprio questo ar-gomento. Secondo: aggiungere a quanto dettonel libro anche l’utilizzo di concimi a base dipannelli di ricino. In una situazione del genereva detto che si deve assolutamente evitare lapacciamatura (in paglia o con altri materia-li) e procedere faticosamente a controllare leerbe con la zappa. Le lavorazioni infatti di-sturbano e allontanano i topi. Purtroppo(per noi) sotto la paglia topi e arvicole vivo-no felici! La permacultura e l’orto sinergicodovranno attendere che la loro popolazionediminuisca sensibilmente.

Se il bimbo non dorme Ho letto molto attentamente un articolo sul vostro sito che riguarda il sonnodei neonati, e temo che il mio bambino abbia risentito di qualche mia man-canza nei primissimi mesi di vita. Ho cercato di essere sempre presente e misono privata dell’aiuto di chiunque, anche per gelosia, per stare sempre conil mio piccolo, stradesiderato (non ho avuto il mio latte fin da subito, purtroppo).Adesso mi accorgo che, a 10 me-si, lui non ha quasi mai dormi-to e piange per un nonnulla. Do-ve ho sbagliato? Ha sentito lemie debolezze? Le mie stan-chezze? Continuiamo a non dor-mire e lui, specialmente di not-te, cerca me per stare in braccio.Mi dicono che è stato abituatotroppo in braccio, ma a me èsempre sembrato bisognoso diquel contatto e negarglielo mi faceva stare male. Adesso mi sembra che luicon me riesca a prendersi tutti gli spazi che vuole, senza freni, notte compresa.Sono stanchissima e così anche il mio compagno che, ultimamente, cerca divenire in mio aiuto. Come posso recuperare i miei errori, tranquillizzare il miobimbo e aiutarlo a prendere i suoi naturali ritmi di sonno notturno?

Sonia

• Risponde Clara Scropetta, custode della nascita.Cara Sonia, è difficile rispondere senza incontrarsi e approfondire. Per esem-pio: dove dorme il bambino? Come ti regoli con l’allattamento artificiale e losvezzamento? Usate il succhiotto? All’età di dieci mesi vi possono essere gran-di scatti di crescita e il bambino esplora il mondo sempre più per conto pro-prio. A volte ciò è accompagnato da un’accresciuta richiesta di sicurezza e con-forto. Improvvisi cambiamenti nella vita quotidiana (inserimento al nido, traslochi)possono spesso avere forti ripercussioni.Personalmente non conosco controindicazioni a soddisfare la richiesta di con-tatto fisico di un bambino, ma è importante trovare strategie soddisfacenti pertutti. Adottare la fascia portabebè e organizzarsi per dormire il più vicino pos-sibile (almeno condividendo la stessa stanza) possono rivelarsi scelte azzeccate.Al momento delle poppate, così come quando gli si offre il succhiotto, il bam-bino andrebbe tenuto in braccio come se fosse al seno, teneramente contenu-to. Anche dormire vicino potrebbe offrirgli parte di quella sicurezza che cerca.Quando la famiglia intera soffre per mancanza di sonno, si può arrivare al lim-ite delle forze ed entrare in un circolo vizioso. L’obiettivo è quello diripristinare una comunicazione efficace, in cui si comprendono le richieste delpiccolo e si riesce a rispondervi in modo adeguato. Sarà tanto più semplice quan-ta più serenità riuscirete a ritrovare. In fin dei conti, il periodo di intenso ac-cudimento del bambino dura poco, se visto nell’arco di un’intera vita. Magraconsolazione, si dirà, quando si è immersi in una realtà che pare ingestibile.Eppure può fare miracoli rimettere tutto in una prospettiva concreta, centrandosisul momento presente e trovando il modo di riposarsi a sufficienza.Non appena la situazione si sarà normalizzata, i disturbi del sonno potrebberosvanire come per incanto. Certo, ogni bambino ha un suo ritmo ed è importanteavere aspettative realistiche, basate sulla fisiologia. La psicologa perinatale,la puericultrice, la doula, potrebbero offrire un prezioso accompagnamento emo-tivo e pratico, mentre l’osteopata potrebbe riconoscere e trattare blocchi legatialla vita intrauterina o al momento della nascita.Sono certa che troverete la soluzione adatta e saprete far tesoro degli «errori»,che permettono di evolvere e far fluire sempre meglio l’amore.

genitori e bambini

Vi spedisco una foto per la vostra nuo-va rubrica! Queste sono le mie apette…Un bacio da una vostra cara abbonata.

Manuela

la foto

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Eliminare le muffe in modo naturaleGentilissima redazione,vi leggo sempre molto volentieri e nonmi perdo un numero della rivista, che col-leziono con cura. Nel vostro articolosull’igiene ambientale parlavate dellemuffe e come combatterle, elencavate deiprodotti come la soda e l’alcol etilico perrimuovere in maniera ecologica le mac-chie già esistenti, ma come soda a qua-le prodotto vi riferivate? Bicarbonato? Ecome alcol a quanti volumi? Infine, l’ac-qua ossigenata a 130 volumi dove potreiprocurarmela? Grazie e cordiali saluti,

Agostina

• Risponde Roberto Mosca, esperto di pitture [email protected]

Cara Agostina,innanzitutto parto dalle maniere non eco-logiche di combattere le muffe. Non ti con-siglio di usare varichine, candeggine, aci-di cloridrici né i detergenti antimuffa aspruzzo, poiché normalmente sono tossici

per chi li usa, a meno che non siano de-tergenti naturali ai fenoli vegetali, con lacomposizione completa degli ingredien-ti in etichetta.A livello fai da te, funzionano soda cau-stica (carbonato di sodio), alcol etilico (ealtri alcol come il peracetico, però più dif-ficili a reperire) e acqua ossigenata. C’èda dire tuttavia che non tutti i ceppi del-le muffe sono uguali: alcuni sono più re-sistenti agli acidi e altri agli alcali, per cuisi è visto che ad ogni passata di antimuffauna certa percentuale di batteri rimanein vita (mediamente ci vogliono addirit-tura sedici passate di acido cloridrico persgominare il 100% delle muffe).È evidente che ogni battericida può esserepericoloso per chi lo usa, in particolare

bisogna fare attenzione agli occhi e allemani. In più c’è da considerare che un aci-do o un alcale forte possono macchiareo corrodere la pittura, già comunque man-giata dalle muffe che si nutrono delle sueparti organiche, dopo aver bevuto l’acquadella condensa che normalmente si for-ma negli angoli o nei punti con più pon-te termico.Se la pittura è bianca ti consiglio di pas-sare acqua ossigenata a 130 volumi (sitrova in ferramenta o in certi colorifici)direttamente sulle muffe con la spugna,proteggendoti le mani con guanti di pla-stica e gli occhi con occhiali da lavoro poi-ché è molto corrosiva. L’acqua ossigenatafunziona bene anche se diluita con acquanormale e non crea esalazioni particolari.Se la pittura è colorata e non vuoi crearemacchie, sarebbe meglio usare un deter-gente naturale ai fenoli vegetali (olio di ro-smarino, di timo, di garofano) o al limiteil più blando alcol etilico (almeno 94-96°).Lascerei perdere la soda, perché è un sa-le che a lungo termine può rimanere inparete, creando altri problemi. Se hai qual-che altra domanda scrivici ancora.

come posso fare?

Accorciamo le distanze! Progettiamo il nostro futuro insieme!

L’occasione per conoscere da vicino chi ogni mese scrive e collabora a Terra Nuova,partecipare a nuovi progetti e sperimentare saperi comuni.

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Prenotazioni obbligatorie entro il 30 aprile.I posti presso il centro «Il Girasole» sono limitati!Incontriamoci è organizzato da Terra Nuovain collaborazione con Associazione Volver

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LA DISLESSIA di Eva BensoIl Leone Verdecod. EV398, pp. 156€ 18,00La dislessia viene vis-suta troppe volte comeun grave handicap so-ciale e cognitivo. Ancheda ciò l’idea e l’esi-genza di un manua-le/guida per genitori einsegnanti (teoria, trattamenti e giochi) chespieghi come riconoscere i segni, con qua-li strumenti intervenire in ambito clinico escolastico e quale giusta interpretazione darea un evento spesso enfatizzato o sottovalu-tato. La parte riservata agli esercizi ludico-ricreativi permette di allenare il bambino di-vertendolo e interessandolo alla lettura conl’uso di illustrazioni, fiabe o attività, a loro vol-ta tappe di un percorso propedeutico.

FEGATO SANO di Salvatore Ricca RoselliniEdizioni L’Età dell’Acquariocod. EV402 pp. 152, €16,00Le malattie del fegato,come la steatosi, l’epa-tite cronica e la cirrosi,sono purtroppo moltodiffuse. È quindi im-portante che ciascu-no impari a conosceree a proteggere un or-gano tanto essenziale.Il libro ne descrive in maniera semplice e

completa la struttura e le più importanti fun-zioni, insegnandoci a prevenirne e a curarnele principali patologie (spesso causate da vitasedentaria, alcol, sostanze tossiche e virusdell’epatite). Un ruolo chiave è svolto dal-l’alimentazione: ci sono cibi da evitare e al-tri invece da valorizzare. Inoltre alcuni ali-menti, vitamine, minerali, erbe o bevandesono fondamentali per il benessere del fe-gato e quindi dell’intero organismo.

REVOLUTION. LA RIVOLTA DEI MAIALI di Andrea MalgeriStampato dall’autorecod. EV401 pp. 80, € 8,50Una storia di fantasiache racconta, tramite ilfumetto, cosa accadenegli allevamenti e neimattatoi. Vignette adat-te a ragazzi e adultimostrano come vivonogli animali negli allevamenti per l’alimen-tazione umana. I maiali protagonisti dellastoria sono stati «umanizzati» perché po-tessero raccontare i loro patimenti, perchépotessero raccontare il loro diritto alla vitanegato, nonché la speranza di salvezza inun’alleanza tra gli animali non umani e noianimali umani. In un mondo in cui si fa ungran parlare dei diritti degli animali, questofumetto ci fa riflettere su come stiano real-mente le cose, concentrandosi in partico-lar modo sulla vita e il destino dei maiali daallevamento, affiancando i mattatoi ai cam-pi di concentramento nazisti.

IKREAdi AA. VV.Altreconomia Edizionipp. 72, € 4,00Ikrea non è solo un li-bro di fai da te, mauna proposta creati-va: vi troverete le istru-zioni per autocostruire10 mobili, dal letto allalibreria, ma anche le intuizioni per realiz-zarne altri 100. La materia prima è il «gre-enpallet», frutto di una filiera virtuosa perl’ambiente e la legalità. Il testo traduce nel-la pratica termini quali riduzione, riciclo, re-cupero, riuso e responsabilità, rappresen-tando una chiave per liberare l’eco-designerche è in voi. Dal salotto alla cucina, idee perfare da sé mobili davvero ecologici e tra-sformare la propria casa.

UN GIARDINO PER STARE BENEdi Cristina BorghiUrra Edizionipp. 230, € 16,50Stando nel verde e oc-cupandosi di piante efiori possiamo contri-buire al nostro benes-sere. Alla descrizionedelle diverse modalitàcurative del verde edella natura fa seguitouna seconda parte pratica e operativa, cheillustra nel dettaglio come realizzare i giar-dini del benessere, per chi sta bene, e i giar-dini della cura per chi è malato.

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segnalibro a cura di Federica Del Guerra

AGRICOLTURABIODINAMICA: DALLA TEORIA ALLA PRATICAQuesta è una guida alle pratiche di base per l’appli-

cazione del metodo biodinamico ed è destinata achi desidera iniziare o migliorare in questo tipo di agri-coltura. Di facile e chiara lettura, vi accompagnerà nelpercorso di conoscenza, approfondimento e messa inpratica di questo metodo, che permette di coltivare frut-ta e verdura senza far uso di concimi e pesticidi chimicidi sintesi. La tecnica della biodinamica porta alla realiz-zazione di un «organismo agricolo» individuale e inseritonel proprio territorio terrestre e cosmico, garantendo co-sì la salubrità dei prodotti e l’equilibrio duraturo, nell’otti-ca della salute della terra, dell’agricoltura e dell’uomo.Il testo tratta quindi delle pratiche relative all’impiego deipreparati biodinamici da spruzzo e da cumulo, al com-

postaggio e all’usodelle diverse tisaneed estratti vegetalicome protettori ostimolanti della vitadel suolo e dellepiante. Un capitolospeciale è dedicatoalla cura degli al-beri e completanol’opera alcune indi-cazioni di base perla viticoltura, per lesementi e per lacoltivazione dei so-vesci. Lo scopo diquesta guida non èquello di creare undocumento com-pleto sul metodobiodinamico, ma di fornire le basi indispensabili per ini-ziare la pratica. In Italia, le associazioni che lavorano se-guendo questi principi sono molte e troppo spesso pococonosciute: alla fine del libro troverete tutte le indicazio-ni per contattarle.

MANUALE PRATICO DI AGRICOLTURA BIODINAMICA´di Pierre Masson, Terra Nuova Edizioni

cod. EA076, pp. 180, € 14,00 (per gli abbonati € 12,60)I L

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agricoltura biodinamica

Manuale pratico di

Una guida facile e chiara per chi vuole iniziare o migliorare l’applicazione del metodo biodinamico.

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DAL TRASMETTERE ALCOMUNICAREdi Danilo DolciSonda Edizionipp. 296, € 18,00Fin dagli anni ’50 Da-nilo Dolci ha saputocostruire una rete dicollaboratori, intellet-tuali e non, che si sonointerrogati in profondi-tà sul senso del co-municare e sulle sue implicazioni sociali, po-litiche e quindi umane. La tesi di questo sag-gio, pubblicato per la prima volta nel 1988,attinge proprio da questo lungo e intensolavoro di confronto e di riflessione, e si puòriassumere così: la comunicazione di mas-sa non esiste. L’autore denuncia i danni de-rivanti in ogni ambito da rapporti unidire-zionali, trasmissivi, violenti e propone l’al-ternativa della comunicazione, della ma-ieutica reciproca, della nonviolenza. Quel-lo di Dolci è un approccio attualissimo nelcercare una strada pedagogicamente effi-cace all’interno di una società liquida.

FACCIAMOCI UN DONO di G. Honegger FrescoEdizioni La Meridianacod. EV403, pp. 80, € 13,50Questo libro è stato immaginato come unpiccolo pozzo di risorse per stare piace-volmente con i propri figli imparando a gio-care con la prima infanzia. Non sarete som-mersi da consigli per gli acquisti. Al con-trario. Un grappolo di mandorle può tra-sformarsi in un gregge e una ghianda può

divenire il pastore, conun tappo si può crea-re una torre o ancheuna nave… Le tanteproposte di gioco, in-fatti, hanno tutte unambito casalingo: sug-gerimenti semplici, og-getti reperiti in casa, acosto zero o quasi. Tutto può divenire uti-le per compiere ogni volta lo stesso volo del-l’immaginazione nel proprio mondo inte-riore. Al centro c’è il bambino e il suo stu-pore nella scoperta.

AMBIENTIAMOCI. RACCONTI DI ECOLOGIA di Giorgio NebbiaStampa Alternativacod. EV404, pp. 240, € 10,40L’ecologia è il racconto della vita, il copio-ne del grande dramma, bellissimo e terri-bile, che si svolge sul palcoscenico del no-stro pianeta. Un luogo pieno di protagoni-sti, dall’umile scarabeo che ricicla i rifiuti de-gli animali più grossi agli esseri umani chelasciano andare i propri escrementi nei fiu-mi e nel mare, dalle silenziose coloratissi-me piante come la gi-nestra, alle fabbrichein cui si inventanonuove merci e ai labo-ratori in cui si cerca disvelare i segreti dellanatura. Questo libro sipropone di raccontarevita, morte e miracoli dialcuni protagonisti, ve-

getali, animali, umani ed esseri inanimaticome l’acqua, la spiaggia, il mare, l’aria delcielo, il terreno dei pendii. Tante piccole sto-rie in cui domina la solidarietà fra esseri vi-venti e il loro ambiente circostante.

I CICLIPLANETARINELLA STORIAMONDIALEdi André BarbaultEdizioni Federico Caponepp. 172, € 20,00Riedizione aggiornatadel testo di Barbault, astrologo francese, cheindaga su quali saranno le sorti del secoloche stiamo vivendo. Con previsioni ciclichefino al 2096 in grado di delineare gli equili-bri e gli squilibri mondiali e le loro interazionidal punto di vista politico, economico, sociale,ambientale e ideologico, l’autore affronta ildifficile campo della mondiologia e cerca difare luce sul periodo storico in corso, con-frontandolo con le stesse configurazionicelesti che nel corso dell’ultimo millenniohanno accompagnato importanti svolte epo-cali. Non sarà da escludere che dalla societàdel nostro secolo si origini un Uomo nuovocapace di dar vita al ritorno del tanto attesoUmanesimo dell’Era dell’Acquario.

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IL PERICOLONEL PIATTOCome proteggersi dal cibo kil-ler che consumiamo ogni gior-no e da tutti i veleni che nonsappiamo di mangiare? Un’in-chiesta in grado di rispondereai dubbi e alla paure dei con-sumatori storditi dalle falsepromesse e dai messaggiequivoci dell’industria agroali-mentare. Mentre il «cibo tos-sico» diventava il nostro panequotidiano, certe malattie co-me l’alzheimer o alcuni tipi di cancro hanno conosciutoparallelamente un’espansione senza precedenti. Rappor-to causa-effetto? Molti studi dimostrano questa terribile re-lazione. Dal tumore al seno che colpisce milioni di donnee persino diversi uomini, fino ai danni provocati sul cervellodei bambini, passando per le patate fritte cancerogene eil pollo arricchito con proteine di maiale.

SE LA SCUOLA AVESSE LE RUOTEQuesto libro racconta di un pro-fessore atipico, che fa lezione inbicicletta insegnando storia,geografia e vita quotidianamentre pedala con i suoi alun-ni tra chiese e musei, parchi eaperta campagna. Insegna cosìai ragazzi che la vita va assapo-rata lentamente e soprattutto amuoversi nel mondo anchesenza il navigatore. Attraversole sue esperienze dirette, spie-ga come la bicicletta sia uno dei modi migliori per anda-re in esplorazione del mondo e confrontare ciò che si èstudiato nei libri con la realtà, in antitesi alle gite organiz-zate con l’autobus a noleggio in stile mordi e fuggi. L’au-tore regala consigli e aneddoti gustosi e alla fine del libropropone un vero manuale per provare a ripetere le sueesperienze di professore a pedali.

SE LA SCUOLA AVESSE LE RUOTEdi Emilio Rigatti, Ediciclo Editore

pp. 176, € 14,50

CIBI KILLER´di William Reymond, Nuovi Mondicod. EV405, pp. 256, € 16,00

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LIBERI DALLEVECCHIEABITUDINI Vincere rabbia, frustrazionie dipendenze per ritrovareuna vita consapevole e piena di felicitàdi Pema Chödrön cm 11,5 x 16,5cod. EA065 - pp. 160 - € 12,00(per gli abbonati € 10,80)

Pema Chödrön

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Come vincere rabbia,frustrazioni e dipendenze

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PULIRE AL NATURALERicette semplici ed ecologiche per avere casa e bucato puliti senza utilizzare prodottitossici e inquinantiAssociazione Uomini Casalinghi cm 11,5 x 16,5cod. EA064 - pp. 240 - € 10,00(per gli abbonati € 9,00)

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a cura di Gabriele Bindi

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Oltre 100 ricette per preparare gustosi piatti con farro, frumento, miglio, orzo,riso, segale, grano saraceno, mais e avena in chicchi, fiocchi e sfarinati.

Senza dimenticare amaranto, quinoa e tapioca.

Alice Savorelli

Cucinarei cereali

di Alice Savorelli cm 19 x 19cod. EA078 - pp. 120 - € 13,00 (per gli abbonati € 11,70)

MANGIA SANOE SPENDI POCOOltre 100 ricette, tanticonsigli, piccoli trucchie preziosi suggerimentiper unire buona tavola,salute e portafoglio

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Michela Trevisan

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ricette diElena Moro

di M.Trevisan e E.Moro cm 19 x 19cod. EA086 - pp. 120 - € 13,00 (per gli abbonati € 11,70)

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Alice Savorell

di Alicecod. EA

TN0411 98-99 TN Libri 2PP_Libri TN Edizioni 03/03/11 14.18 Pagina 98

Page 101: Terra Nuova Edizioni Copia Omaggio

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Guida airimedi naturali

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della propria salute senza ricorrere ai farmaci di sintesi.

RISVEGLIARE IL CUORE BAMBINOCome stimolare la crescitafelice del bambinoattraverso il dialogo, il giocoe la natura e riscoprire, da adulti, una profondaconnessione con il mondodi Carla Hannafordcm 15 x 21cod. EA067 - pp. 200 - € 14,00(per gli abbonati € 12,60)

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Risvegliareil cuore bambino

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L’UNICO MONDOCHE ABBIAMODalle parole del maestro zen Thich Nhat Hanh, la pace e l’ecologia secondo l’etica buddhistadi Thich Nhat Hanhcm 11,5 x 16,5cod. EA069 - pp. 200 - € 13,00(per gli abbonati € 11,70)

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La pace e l’ecologia secondo l’etica buddhista

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Pasquale Boscarello

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CUCINARE I LEGUMI100 ricette alla portatadi tutti per riscoprire ilsapore e il valorenutrizionale dei legumi

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Rosanna Passione

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di Rosanna Passione cm 19 x 19cod. EA058 - pp. 120 - € 13,00 (per gli abbonati € 11,70)

LIBERI DA ALLERGIE E INTOLLERANZERicette e consigli praticiper prevenire allergie e intolleranze in adulti e bambinidi Michela Trevisancm 15 x 21cod. EA049 - pp. 160 - € 11,00(per gli abbonati € 9,90)

Ricette e consigli pratici per prevenire allergie e intolleranze in adulti e bambini

Michela Trevisan

Liberi daallergie e intolleranze

APRITE LE ORECCHIETTE202 pillole esilaranti e corrosivesulla mala educazionealimentare per conoscere glierrori più comuni a tavola,evitare cibi «spazzatura»,dimagrire senza soffrire ecurarsi col cibo «giusto»di Pino Africanocod. EA056 - pp. 220 - € 13,00(per gli abbonati € 11,70)

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AMICI FINO IN FONDORiflessioni e consigli di un veterinario per accompagnare i nostriamici a quattro zampe negli ultimi giorni di vita di Stefano Cattinellicm 15 x 21cod. EA008 - pp. 128 - € 9,00(per gli abbonati € 8,10)

Stefano Cattinelli

Amici fino in fondoRiflessioni e consigli di un veterinario per accompagnarei nostri amici a quattro zampe negli ultimi giorni di vita

CUCINARE LE ALGHE119 ricette per preparare appetitosi e sorprendenti piatti con le verdure di mare,ricche di vitamine, sali minerali e altripreziosi principi nutritivi� � � � � � � � � � � i ricettari a colori � � � � � � � � � � �

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Alice Savorelli

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di Alice Savorellicod. EA066 - pp. 120 - € 13,00 (per gli abbonati € 11,70)

LE FUNZIONI DEGLI ORGASMIUn’indagine rivoluzionariasugli «ormoni dell’amore» che regolano accoppiamento, parto e allattamento, e chepossono rappresentareun’esperienza di profondatrasformazionedi Michel Odentcod. EA054 - pp. 120 - € 13,00(per gli abbonati € 11,70)

INTRODUZIONE ALLA PERMACULTURAL’arte di coniugare i saperi di discipline diverse per progettare un orto in armonia con la naturadi Bill Mollison e Reny Mia Slaycm 21 x 28cod. EA011 - pp. 240 - € 20,00(per gli abbonati € 18,00)

Bill Mollison e Reny Mia Slay

Introduzione allaPERMACULTURA

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Page 102: Terra Nuova Edizioni Copia Omaggio

15 marzo, ore 7.30Come al solito una battaglia con la mamma! Come faa non capire che il panino con olio e aglio non è adat-to per la merenda a scuola? Ho cercato di spiegarle cheè out, ma non c’è modo di metterglielo in testa.

Ore 7.55Anche oggi siamo partiti in ritardo:Cristina, mia sorella gemella, siè rifiutata di indossare le scar-pe biodegradabili e, come alsolito, è toccato a me met-terle. Spero che resistano eche non mi tocchi cam-biarle a metà mattina.

Ore 10.55Finalmente l’intervallo!Fingo di non avere la me-renda. Speriamo che Mar-ta abbia qualcosa da darmi.

Ore 11.00Ho rimediato delle patatine daLucia ma ho ancora fame. Tiro fuo-ri il panino della mamma di nascosto.Accidenti, almeno non fosse integrale!

Ore 11.25Con questo alito ho finto di ripassare per non dover par-lare con nessuno prima dell’ora di storia. Ma adesso laFrescobaldi mi ha chiamato alla lavagna.

Ore 11.30L’interrogazione è durata poco ed è andata bene (7 emezzo!), anche se non avevo studiato molto. Mi toc-cherà ringraziare la mamma per il panino all’aglio.

Ore 14.00All’uscita da scuola pioveva. Lo so che è una paura in-giustificata, ma temo sempre che le scarpe biodegrabi-li possano sciogliersi, così il tragitto fino a casa è stato

un incubo. Per fortuna a pranzo c’era papà e abbiamoavuto il permesso di mettere il ketchup sul riso bolli-to (ci accontentiamo proprio di poco vero?). Solo chepoi lui ha la mania del risparmio energetico e parla di

efficienza e di pompe di calore. Così poi ogni vol-ta che arriva l’inverno dobbiamo infilar-

ci sotto le coperte per scaldarci. Pos-sibile che non capisca che abbia-

mo freddo? Il freddo lo sop-porterà bene lui con la sua

pancia…

Ore 17.00Ho finito i compiti.Adesso Lucia e Marta sistaranno messaggiando apalo. E io? Io niente cel-lulare! Gloria ha prova-to a chiederlo, ma mam-

ma ha iniziato il suo bla-blabla su quanto le onde

elettromagnetiche fannomale e papà ha continuato la

tiritera sulla «sobrietà». Maquando potremo averlo il cellu-

lare? Io ho paura che le mie amichemi facciano diventare una out se continuo

a stare senza.

Ore 18.45Questa è l’ora peggiore! In una famiglia normale si guar-da insieme la televisione. Noi dedichiamo 20 minuti afare yoga. E la mamma non ci lascia scampo. Se sapes-se che noi sorelle diciamo che andiamo a fare Yoghi eBubu… e io preferirei vedere i cartoni.

Ore 21.30Sulla cena un velo pietoso. Cristina non ha mangiato laminestra e mamma ha fatto una scenata. Meno male cheadesso sono a letto. Finisco di scrivere e mi leggo To-polino.Buona notte diario! l

www.terranuovaedizioni.it100

s unti di vista

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di Benedetta Campi

Ecogenitori

©istockphoto.com/Carmen

Martínez

Banús

Mi chiamo Benedetta Campi e faccio la prima media. Fino a qua tutto normale.Ma c’è un problema: io e le mie sorelle abbiamo dei genitori ecologisti.

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Page 103: Terra Nuova Edizioni Copia Omaggio

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Page 104: Terra Nuova Edizioni Copia Omaggio

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