TERRA DI MEZZO 1/2014

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Il Calderone Il Nuovo Mensile che dà voce al territorio GIOIA TAURO Il lungo addio di Bellofiore ROSARNO Il Museo di Medma SEMINARA La Via Crucis CITTANOVA Elezioni Comunali. Assalto a Cannatà TAURIANOVA Dudù scende in campo N°1 - 2014 La più grande crisi politica della Calabria e della Piana mai raccontata OFFERTA LANCIO euro 1,50

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Terra di Mezzo - Il mensile della Piana di Gioia e Rosarno

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Il Calderone

Il Nuovo Mensileche dà voceal territorio

GIOIA TAUROIl lungo addiodi Bellofiore

ROSARNOIl Museo di Medma

SEMINARALa Via Crucis

CITTANOVAElezioni Comunali.Assalto a Cannatà

TAURIANOVADudù scende in

campo

N°1 - 2014

La più grande crisi politica della Calabria e della Piana mai raccontata

OFFERTA LANCIO

euro 1,50

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TERRA DI MEZZO 1/2014

Direttore Responsabile:Domenico Mammola

Direttore Editoriale:Angelo Zurzolo

Redazione:Giada ZurzoloGaetano ErrigoFrancesco [email protected]

Impaginazione e grafica:Gaetano SpagnoloMedmaion StudioGrafico

Pubblicità:Salvatore [email protected]

Servizio abbonamenti:[email protected]

Stampa:Tipografia Marafioti, Polistena (RC)

Editore:Associazione ZetamediaVia Convento, 12, Rosarno (RC)

Autorizzazione Tribunale di Palmi n. 6845/2013 in corso di integrazioneISSN in corso di assegnazione

Chiuso in stampa il 02/05/2014

Il calderone e il treno. La Piana tra l’abisso e l’EuropaDomenico Mammola Direttore Responsabile

Un calderone e un treno. Cos’hanno in comune queste due cose?Probabilmente nulla, ma la Piana di Gioia Tauro (di Rosarno, per i nostalgici) è immersa, come tutta la Calabria, in un calderone, magmatico, in cui sguazzano bulli e pupe, burattinai e marionette, una collezione sterminata di occasioni mancate. In questo calderone rischia di venir bollita la rivoluzione culturale e sociale di cui questa terra avrebbe bisogno.È inutile girarci intorno: serve un atto di coraggio da parte di quella famosa classe dirigente (e quante volte l’abbiamo sentita chiamare in causa) e della “meglio gioventù” che nel comprensorio degli ulivi ancora non vuole alzare la testa.Ma ribellarsi a che cosa? Alla ‘ndrangheta, innanzitutto, senza fare gli eroi, senza offrire il petto alle pallottole di una real-tà economico-criminale forte come pochi al mondo. Ma opponendo la semplice e rivoluzionaria forza del rigore morale, della cultura: fare il proprio dovere e farlo bene, senza compromessi. Educare i nostri figli e nipoti alla cultura della le-galità, che è diversa dalla cultura delle passerelle. Vuol dire rispettare il proprio posto in fila, rispettare il criterio del merito nelle scelte, opporre la forza delle idee alla violenza. Vuol dire stare sul mercato rispettando le regole.Ma la ‘ndrangheta non è il solo, sebbene il peggiore, dei nostri mali.La ribellione di cui si sente la ne- cessità deve puntare anche a far sì che chi ci governa debba essere il meglio che la

società esprime. Questo vuol dire che non bisogna ritirarsi dalla competi-zione politica, ma occorre marciare su un sentiero fatto di idee e valori, non di interessi e corruzione. Dal calderone si esce pretendendo che le persone che ci rappresentano, a vari livelli, facciano di questa terra un polo cultura-le (con i musei archeologici e la storia della nostra letteratura), economico

(riportando al porto di Gioia Tauro i fondi necessari, specie quelli comu-nitari, per renderlo non più un semplice scalo merci), commerciale

(puntando sull’agricoltura competitiva e coraggiosa e sull’agroali-mentare di qualità). E impariamo a pretendere che i nostri comuni siano governati da chi ha un’idea e un progetto, non solo voti.

E dopo il calderone, il treno. Ecco, la Piana è arrivata ad uno dei momenti più bassi della sua storia e, quindi, vicina ad un bivio: affondare definitivamente, oppure inizia- re la risalita.Siamo giunti al fatidico ultimo treno.Elezioni europee, elezioni regionali e area metropolitana di Reggio Calabria.Tra poco meno di un mese, precisamente il prossimo 25, si vota per mandare a Strasburgo e Bruxelles i rappresen- tanti italiani al Parlamento europeo. Dai candidati che iniziano ad affollare le nostre caselle mail, i profili facebook e twitter, le piazze reali e i muri delle nostre città, dobbiamo pretendere poche cose, ma chiare. Fiscalità di vantaggio per il Porto di Gioia Tauro, procedure accelerate per la gestione dei fondi comunitari, rilancio della piattaforma turistica e culturale. Insomma, non regaliamo le preferenze a chi, intascati i voti, farà un dorato lustro nel cuore della burocrazia europea.E per le regionali, che dire, lì si giocherà una partita vitale per la Piana, ma di questo e anche dell’annunciata città metro-politana di Reggio Calabria, avremo tempo e modo di parlarne.L’importante è che iniziamo a tirarci fuori dal calderone e che iniziamo a correre verso i binari. È lì che ci aspetta l’ultimo treno.

Perchè Terra di Mezzo? Angelo Zurzolo Direttore Editoriale

Terra di Mezzo nasce per dare voce alla Piana, per approfondire sia quelle tematiche di interesse generale che quelle dimenticate dai giornali più illustri.Ci prefiggiamo l’ambizioso scopo di conoscere più da vicino, e non solo mediante comunicati o conferenze stampa chi ci governa a tutti i livelli, per far sì che i cittadini possano scegliere liberamente e soprattutto consapevolmente chi delegare a costruire il nostro futuro.Un futuro che sogniamo roseo, ma vediamo sempre più cupo. È per questo che racconteremo anche ciò che di bello, buono ed eccellente c’è nella nostra terra, conosciuta soprattutto per notizie drammatiche. Vogliamo raccontare e far vivere dalle pagine del nostro giornale, la Piana (non di Gioia Tauro, Rosarno, Palmi ecc.), in-tesa come territorio unito e non più diviso da inutili campanilismi, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, le sue gioie e i suoi momenti tragici, contribuire, gettando una goccia nell’oceano, a far sì che il paradiso che ci è stato donato possa essere sfruttato e valorizzato. Siamo la Terra di Mezzo, i più poveri tra i ricchi e i più ricchi tra i poveri. Chi è nato qui sogna di scappare e chi si trova al di là del Mediterraneo ci vede come un miraggio.Siamo al centro del mondo, equidistanti da tutto e da tutti ed è proprio per questo, forse, che spesso siamo dimenticati diventando terra di nessuno, invece che Terra di Mezzo, mondo ideale.

SOMMARIO EDITORIALE

3 Editoriali

Politica:4 Scopelliti, santo o bandito?

5 Scopelliti, Kabobo, Berlusconi

6 La Grande Fuga verso Strasburgo

7 Trono vacante a Gioia Tauro

8 Assalto a Cannatà

9 Oltre il Commissariamento

9 Il senso di Dudù

Le interviste:10 Giovanni Arruzzolo

11 Giuseppe Longo

Attualità12 Il nuovo Ospedale della Piana

13 Il coraggio di metterci la faccia

Cultura:14 La Passione Vera di Seminara 16 L’Affruntata di Rosarno

17 Mai Pasqua così triste

18 Il Dedalo delle chiese

19 Il Museo di Medma

Sport:20 La Grande Bellezza

21 La crisi del Basket

Rubriche22 Nel Mondo

23 Società

23 L’esperto risponde

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Ci sono processi e processi, imputati e imputati, ma “la legge è uguale per tutti”. La cronaca giudiziaria di que-sto ultimo mese è stata quasi mono-polizzata da tre vicende giudiziarie. La fase esecutiva del processo Mediaset, in cui il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha disposto la misura alterna-tiva alla detenzione dell’affidamento in prova ai servizi sociali nei confronti di Silvio Berlusconi, la condanna in primo grado a sei anni di reclusione al dimissionario presidente della Re-gione Calabria Giuseppe Scopelliti ed infine la condanna a venti anni per Adam Kabobo, colpevole “solamente” di aver ucciso a picconate tre passanti. Berlusconi è stato condanna-to in via definitiva a quattro anni per il reato di “Dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri docu-menti per operazioni inesistenti” che prevede una pena da un anno e sei mesi a sei anni, Scopelliti a sei anni per abuso d’ufficio e falso, ai quali ap-plicando la disciplina della continua-zione tra reati si può variare da un mi-nino di un anno e qualche mese a un massimo di sei anni e qualche mese. Kabobo a venti anni, ossia sei anni e otto mesi a vittima, per un reato che, anche se giudicato con la formula del

rito abbreviato, prevede una e una sola pena: l’ergastolo. Certo, il povero Adam è affetto da se-miinfermità mentale, avendo optato per il rito abbreviato ha usufruito di un’ulteriore riduzione di pena, tutto legittimo e previsto dalla legge. Ma il “tariffario” previsto dalla giustizia ita-liana per tali efferati reati quello è. Basti prendere ad esempio un caso pressoché analogo, tale Stefan Kiem, sconosciuto ai più, ma capace nel 2010 di uccidere con 29 martel-late alla testa la suocera è stato con-dannato alle pena “esemplare” di 6

anni e quattro mesi di reclusione. Che tradotto in pratica, per coloro i qua-li si scandalizzano dell’affidamento ai servizi sociali di Berlusconi e che in-vece avrebbero preferito per lo stesso i lavori forzati, vuol dire che questo si-gnore dopo nemmeno quattro anni di soggiorno nelle patrie galere sarà libe-ro di girare con il suo martello perché seminfermo di mente. Non si vuole di certo prende-re le difese di Berlusconi o Scopelliti, i quali fanno parte, con ruoli di pro-tagonisti, di quella classe politica che ha contribuito al decadimento econo-mico e culturale dell’Italia e della Ca-labria. Ma per dare un giudizio impar-ziale, oggettivo e sereno è necessario provare a vestire i panni dalla parte of-fesa. Contro i Berlusconi e gli Scopel-liti di turno è facile difendersi, basta non votarli, contro un piccone o un martello non c’è difesa. Chi ha esulta-to per le condanne esemplari dei due politici provi almeno un po’ di sdegno per le condanne di Kabobo e Kiem e rivolga un pensiero per i familiari di quelle vittime innocenti la cui vita è stata presa da due pazzi psicopatici. Ma forse non importa, Berlusconi è fuori dalla scena politica e Scopelliti non è più il presidente della Calabria, giustizia è fatta!Angelo Zurzolo

SCOPELLITI SANTO O BANDITO? Dopo il governatore dimissionario, il diluvio. A destra e a sinistra.

Giuseppe Scopelliti è un per-seguitato oppure un cittadino come gli altri che deve rispondere delle azioni commesse nell’esercizio delle sue fun-zioni?Il dibattito, come peraltro da anni in-fuoca quello su Silvio Berlusconi, è spesso partigiano e ozioso. Innocenti-sti e colpevolisti, si diceva una volta, ma l’unica cosa impossibile da fare è ignorare i fatti.Il presidente della regione Calabria è stato condannato a 6 anni dal tribuna-le di Reggio Calabria, per falso e abuso d’ufficio, nell’ambito del processo che ha preso il via dopo la scoperta delle autoliquidazioni della dirigente al bi-lancio del comune di Reggio, Orsola Fallara. Scopelliti, all’epoca, era sinda-co di Reggio e la Fallara – morta sui-cida nel 2010 – era la sua dirigente di fiducia agli affari economici dell’ente. Insomma, di quelle somme Scopelliti, secondo i giudici, non poteva non sa-pere. E la mano del collegio giudicante è stata pesante: 6 anni e interdizione perpetua dai pubblici uffici.Il problema, a parte la vicenda umana di Scopelliti, è che il massimo espo-nente della regione è, di fatto, un con-dannato in primo grado per un reato commesso quando occupava una cari-ca politica ed elettiva. A questo punto si ritorna alle fazioni: chi lo difende è pronto a giu-rare che l’appello lo scagionerà – o co-munque gli altri gradi di giudizio – e che in ogni caso pende il principio di non colpevolezza fino a sentenza de-finitiva. Il sospetto dei fedelissimi è che un uomo dal consenso elettorale ampio e profondo sia stato fatto fuo-ri “per via giudiziaria”, attraverso un processo “dalla sentenza annunciata”. Chi lo attacca, invece, esulta per una sentenza che sarebbe assolu-tamente giusta e che dovrebbe can-cellare con tratto di penna non solo il “modello Reggio”, ma anche la gestio-ne quadriennale del governatore.Ma i calabresi, comunque, devono preoccuparsi, e molto, dal vuoto po-

litico che questa sentenza ha svelato in tutta la sua drammaticità.Scopelliti sta per essere sospeso, per effetto della Legge Severino, non può candidarsi in Italia, ma potrebbe – ed infatti è in lista – correre verso Stra-sburgo. Il problema è di chi resta. Il suo centrodestra è un castelletto, co-struito per contenere la grande pre-senza politica e amministrativa del Governatore. Scopelliti non è (era) solo il plasmatore, ma anche il padre padrone di una coalizione che ha vin-to basandosi sulla grande capacità del leader. E non è un caso che le strutture regionali e la corte politica somiglias-se molto al giardino dell’imperatore. Ma se a destra bisognerà fare i conti con il diluvio dopo Scopelliti, a sinistra di certo non si arriverà in carrozza alla stanza dei bottoni della Regione.Il Partito Democratico è diviso come una mela, due metà che si guardano con diffidenza, che hanno gareggiato all’ultimo congresso regionale, parto-

rendo un segretario dimezzato ed una classe dirigente che è ancora alla ricer-ca di identità. La Calabria non può aspetta-re, sta già scivolando agli ultimi posti del regionalismo europeo, ha un PIL in progressivo depauperamento e una macchina turistica bella ma con un motore ingolfato. Servono scelte, serve una frattura netta rispetto agli schemi, bipartisan, che almeno da vent’anni vengono serviti sul piatto delle competizioni regionali. E se la politica continua anco-ra a dividersi sul giudizio di Scopelliti perseguitato o malvivente, è perché non sembra avere altro da proporre. Oppure lo fa per tentare di stordire gli elettori, tentando il vecchio trucco per vendere un articolo inutile pubbliciz-zandolo con belle gambe e donne se-minude. Ma forse questa politica non vuole vendere nulla, ma riscaldare la solita minestra che ormai da lustri i calabresi, colpevoli, mandano giù sen-za fiatare.Domenico Mammola

Quando la giustizia fa pagare i politici

Silvio, Peppe e KaboboUccidere, in Italia, sembra meno grave di un reato amministrativo

POLITICA POLITICA

Enfant prodige della politica calabrese, ora rischia l’oblio istituzionale. Giu-seppe Scopelliti da Reggio Calabria, classe 1966, è da sempre un leader della destra, esordendo nel Fronte della Gioventù, fino ad occupare una casella dirigenziale del Nuovo Centrodestra, dopo essere stato plenipoten-ziario calabrese di An e Pdl. A 36 anni ha conquistato la poltrona di sindaco di Reggio, conservandola per due mandati consecutivi. Ma è nel capoluogo reggino che, stando ai giudici, avrebbe commesso il reato di abuso d’ufficio e falso, in relazione al bilancio dell’ente e connesso all’attività della fidata di-rigente Orsola Fallara, morta suicida. Il crack politico ed elettorale lo ottiene del 2010 con la conquista della presidenza della giunta regionale, quando con il centrodestra batte nettamente il centrosinistra allora in carica.A fine aprile si è dimesso dalla carica di presidente, e nel frattempo è stato sospeso a causa dei 6 anni di condanna di primo grado.Risulta in lista, con il Nuovo Centrodestra, alle prossime elezioni Europee.

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Pronti, via, parte il lungo viaggio per Bruxelles. E per l’esilio do-rato di quinquennale durata.Le elezioni europee sono alle porte – si vota domenica 25 maggio dalle 8 alle 23 – e nei partiti inizia il fermento per chi può giocarsi la partita dell’Eu-roparlamento.La Calabria è inserita nel maxicollegio dell’Italia meridionale, con le altre re-gioni del sud, eccetto la Sicilia.La Piana, come al solito, rischia di guardare Bruxelles con il cannocchia-le. Non ci sono candidati del territo-rio, al massimo alcuni capicorrente.Il rischio è che alle urne ci vadano in pochi, e che s’ingrossino le file degli eu-roscettici che vota-no con-tro l’Euro (scegliendo la Lega o il Movimento 5 stelle) op- p u -re che ne escano vincitori partiti che in Europa parcheggiano politici alla ricerca di una poltrona, o di un tram-polino per tornare alla ribalta nei con-fini italiani tra qualche anno.Due figli – ma ormai lontani – della Piana se la giocheranno in due grandi partiti. Nel Partito Democratico scen-de ancora in campo, per la riconfer-ma, Pino Arlacchi. La sua vita è stata trascorsa in giro per l’Europa come grande esperto dei fenomeni crimi-nali, oppure in missioni diplomatiche di grande respiro. Sull’altro versante, precisamente nella lista di Forza Ita-lia, è schierato Santo Raffaele Mercuri, originario di Gioia Tauro, di mestie-re fa il dermatologo a Milano, e pare sia stato scelto direttamente da Silvio Berlusconi. A parte questi due, la par-tita si giocherà soprattutto tra i comi-tati elettorali e con gli endorsement dei leader nazionali.Il sistema di voto, infatti, prevede il voto ad una sola lista non coalizzata (sistema proporzionale) con la possi-bilità di esprimere da una a tre prefe-renze ai candidati nella lista scelta.

I partiti - meglio ancora liste – che prendono più voti, si aggiudicano più seggi all’Europarlamento (il collegio del sud manda a Bruxelles 17 eurode-putati in totale), e chi prende più pre-ferenze stacca il biglietto per il Con-tinente.Pur facendo grande affidamento su leader del calibro di Matteo Renzi, segretario del Pd e Premier in carica, Silvio Berlusconi, padre fondatore di Forza Italia, e Beppe Grillo, capo in-discusso e trascina-re del Movimento 5 stelle, gli elettori devono comun-

que eleggere gli eurodepu-tati.Nella Piana

Giusep-pe Scopelliti, gover-natore calabrese dimissionario e azzoppato dalla condanna a 6 anni nel processo “Fallara, cercherà di fare un “botto” di preferenze nel “suo” Nuovo Centrodestra. Accanto a lui si muovo-no alcuni consiglieri e assessori pro-vinciali, e sindaci.Nel Pd si conta molto sull’effetto tra-scinamento di Renzi, ma a giocarsi la partita delle preferenze ci sono Pino Arlacchi, Mario Pirillo, uscente ed ex assessore regionale all’agricoltura, Mario Maiolo, consigliere regionale, e Gianni Pittella, eurodeputato lucano vicepresidente vicario dell’Europarla-mento.In Forza Italia non ci sarà Berlusconi capolista, e allora si punterà sul fe-

delissimo del cavaliere Raffaele Fitto, sul campano Enzo Rivellini e qualche preferenza andrà pure all’evergreen Clemente Mastella, che vuole confer-marsi a Strasburgo.Nel panorama del Movimento 5 Stel-le ci sarà poca attenzione ai candidati, ma come al solito fari puntati sul lea-derissimo Grillo, sulla sua capacità di trascinare e disegnare la “sua” Europa.Insomma, la Piana rischia di essere ancora una volta periferia d’Europa e della stessa politica italiana e meridio-

nale.Domenico Mammola

Addio, palazzo Sant’Ippolito. Renato Bellofiore non è più il sindaco di Gioia Tauro. L’esponente del Parti-to Democratico ha confermato le sue dimissioni, presentate a metà di apri-le, dopo aver preso atto che due com-ponenti del suo partito, il consigliere Domenico Cento e il presidente del consiglio comunale Domenico Sava-stano, non avrebbero votato il bilancio comunale. Non è stato un fulmine a ciel sereno, di fatto Bellofiore è stato scaricato dalla parte preponderante della sezione locale dei democratici. Cento e Savastano sono stati i firma-tari di un emendamento al bilancio comunale che, bocciato dalla giunta e dallo stesso Bellofiore, non aveva avu-to semaforo verde neppure dal colle-gio dei revisori contabili.Un emendamento che, comunque, Cento aveva dato la disponibilità a ri-tirare, a patto che il bilancio comunale si fosse discusso all’interno del Partito Democratico.L’ex sindaco, tuttavia, deve aver perce-pito questo passaggio come una sorta di commissariamento alla sua attività, e non ha accettato questa mediazione.Una vicenda che, oltre a consegnare Gioia Tauro ad un commissario per i prossimi 12 mesi, rischia di manda-re l’universo di centrosinistra gambe all’aria.Sebbene i segretari regionale e pro-vinciale democrat, Ernesto Magorno e Seby Romeo, avessero tentato di ri-portare il sereno e impedire che l’espe-rienza Bellofiore si troncasse, il solco enorme tra il sindaco, da una parte, e Cento e Savastano dall’altra, è così profondo che neppure la possibilità di vedere il centrosinistra a lungo tempo dietro la lavagna ha potuto colmare.Nelle prossime settimane è molto pro-babile che si assisterà ad una sorta di coda di veleni tra parenti serpenti, un epilogo che rischia di trascinare nel gorgo tutto il centrosinistra gioiese, già minacciato da una storica prepon-deranza elettorale della destra. E per di più la rottura nel Pd e lo scioglimento della giunta si materializza a meno di un mese dalle elezioni europee.

Come in tutte le separazioni, e nelle crisi più o meno gravi, la ragione non sta sempre e solo da una parte. E’ evi-dente che non ha funzionato la dia-lettica interna al Pd, così come sono mancati i collanti provinciali e regio-nali del partito. Ma se, come è eviden-te, Bellofiore non ha mai amato il suo Pd locale, è anche vero che i democra-tici gioiesi non hanno mai sentito or-gogliosamente loro l’amministrazione comunale.Lo stesso fatto che non sia stato possi-bile ricomporre la frattura anche alla presenza del gotha calabrese del Pd, indica che la fenditura non è sanabi-le, e la cosa proietta un’enorme ombra sulle elezioni comunali del 2015.Il clima da notte del lunghi coltelli, lascia presagire che la prossima pri-mavera il Pd non avrà più al timone Renato Bellofiore, ed ovviamente è

troppo presto per pensare all’ex sinda-co nuovamente in corsa per la poltro-na più ambita di palazzo Sant’Ippolito. Il nome che, invece, circola più insi-stentemente nell’ambito della sinistra è quello di Aldo Alessio, già due volte sindaco della città del Porto, e mol-to quotato nell’area Pd di Domenico Cento e al quartier generale della Cgil di Gioia. Dall’altra parte del cielo po-litico, il centrodestra pregusta già il ritorno al palazzo comunale, anche perché il Pd ha due anime che ormai difficilmente correranno unite nella prossima tornata elettorale. Gli attuali consiglieri comunali all’opposizione di Bellofiore si sono guardati bene dall’allungare una mano verso il sin-daco per consentire il traghettamento naturale fino alla fine della legislatura. La partita per il candidato a sindaco – e per la coalizione – è l’unica cosa capace di incrinare il vantaggio dello schieramento conservatore.Le opzioni non mancano, e si va dallo scopellitiano Giuseppe Pedà, alla gio-vanissima dirigente nazionale di Fra-telli d’Italia Anna Maria Stanganelli, fino al centrista Angelo Guerrisi. Non sono da escludere dal toto nomi nep-pure due consiglieri provinciali: Rocco Sciarrone, fondatore del movimento Social-popolare e Raffaele D’Agostino, esponente di Nuovo centrodestra. Vagheggiata, inoltre, una sor-ta di azzeramento del marasma politi-co, attraverso la creazione di una sorta di listone di “salute pubblica” per Gio-ia, ma più che una ipotesi pare real-mente fantapolitica.Il dato del “qui e oggi” rimane, comun-que, l’addio di Renato Bellofiore al pa-lazzo comunale, un anno prima della scadenza naturale, ed una sostanziale bocciatura di alcuni maggiorenti del Pd, su tutti Cento, del quadriennio di amministrazione comunale. Tutto questo mentre gli espo-nenti del centrodestra, comodamente seduti, si sono gustati l’implosione de-gli avversari. E si sono divertiti, anche senza il 3D.Domenico Mammola

LA GRANDE FUGA VERSO STRASBURGOIl 25 maggio elezioni Europee, con la certezza che la Piana rimarrà terra di conquista

TRONO VACANTE A GIOIA TAUROBellofiore si dimette da sindaco, è psicodramma nel Pd

POLITICA POLITICA

Più di Sessanta liste in corsa alle prossime elezioni Europee. Accan-to ai protagonisti più attesi, partiti nazionali che si daranno battaglia a suon di consensi e preferenze, vi è la carica dei contrassegni più curiosi e sfiziosi da leggere.Di marca meridionalista (e cioè presente solo in questa IV circo-scrizione) c’è “Terra Nostra – Li-sta civica per il Sud”. Tra i candi-dati figura il celebre scrittore Pino Aprile, autore di “Terroni”, libro che analizza lo shock postunitario vis-suto al Sud, che anche nella Pia-na ha riscosso grande successo.Ma quella meridionale è tra le circoscrizioni preferite anche da “Pensionati d’Europa” e “Po-polari Italiani – per l’Europa”.Comunque, i calabresi, e quindi gli elettori della Piana, potranno trovare sulla scheda alcune tra le più fantasiose liste. Tra di esse c’è “Io non voto – Lista civica na-zionale” , o anche la restauratrice “Sacro Romano Impero Liberale Cattolico”, oppure “La Catena” che ricorda tanto nel simbolo il fascio littorio. Qualcuno tenterà di dre-nare voti ai 5 Stelle attraverso il contrassegno “Lista del Grillo par-lante”, oppure richiamandosi alla rete con “Partito Internettiano”.Per i tifosi bianconeri e coloro che sognano le notti focose di Arcore, c’è la lista “Forza Juve – Bunga Bunga”, mentre chi ama la letteratura potrà guarda-re al “Movimento poeti d’azione”.Insomma, le europee saran-no pure a rischio astensione, ma la fantasia di chi presenta alcune liste non conosce crisi.

Dal movimentismo alla politica. Renato Bellofiore, in un lustro, ha rappresentato l’evoluzione del cittadino comune che parte dal-la difesa del territorio e arriva alla direzione regionale di un grande partito. Avvocato classe 1968, ha iniziato vicino ai partiti più socialisti conservatori, ma poi ha trovato la sua dimensione all’interno dei mo-vimenti ambientalisti. Nel 2010, ha deciso di correre come candidato a sindaco appoggiato da Cittadi-nanza Democratica, sfruttando anche l’onda dell’indignazione per lo scioglimento per mafia del comune. Al ballottaggio ha scon-fitto il pidiellino Umberto Pirilli.Ha abbracciato la causa dell’Udc ma poi ha scelto di militare nel Pd, par-tito del quale è dirigente regionale.

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Quattro leader alla prova del fuoco. A Cittanova non è tempo di master chef, ma di elezioni ed i can-didati a sindaco, per il quinquennio 2014-2019, proveranno in meno di un mese a convincere i palati fini degli elettori. Ai blocchi di partenza ci sono 4 candidati, sostenuti da altrettante li-ste. Tre uomini e una donna.Alessandro Cannatà, sindaco uscente, cardiologo e politico di lungo corso, dà la caccia al terzo mandato – consi-derata la prima esperienza monca – e si affida al grosso della giunta comu-nale che l’ha sostenuto.Francesco Cosentino, dirigente azien-dale, è lo sfidante più accreditato, l’uo-mo che ha ricompattato il vasto uni-verso del centrosinistra cittanovese.Luisa Foci, economista e già aspirante sindaco nel 2007, è la candidata di una

parte del Centrodestra, di quel pezzo dell’Ncd che ha ritenuto che l’espe-rienza di Cannatà fosse da superare.Francesco Rao, infine, è il candidato più giovane, sociologo ed esperto di problematiche giovanili, ha dalla sua l’appoggio della destra sociale. Quattro opzioni per gli eletto-ri, e un esercito di 61 aspiranti consi-glieri comunali per un civico consesso che è sceso – complice le leggi di Bi-lancio nazionali – a 16 posti. Il quadro politico appare assai parcellizzato, con la novità di un cen-trosinistra ricompattato dopo la scon-fitta bruciante di 5 anni fa. Il vasto mondo progressista ha deciso di fare riferimento alla lea-dership di Francesco Cosentino, che ha dalla sua l’apporto del consigliere provinciale Francesco D’Agostino e dei gruppi “a testa alta” e soprattutto

del Pd unito. La riconferma di Cannatà è legata soprattutto alla sua capacità di convincere l’elettorato della bontà del lavoro svolto in tutta la legislatura trascorsa. Una necessità, più che una scelta strategica, visto che il centrode-stra non ha intessuto una trama uni-voca, ma si è diviso.Anche per questo motivo Cannatà ha voluto pescare nella cosiddetta socie-tà civile, o comunque in quel mondo non troppo vicino alla politica attiva. Gli outsider Rao e Foci gio-cheranno all’attacco, anche perché di fatto non hanno molto da perdere, ed è lecito dunque pensare ad una cam-pagna elettorale di rottura da parte dei due candidati fuori dai blocchi. Il 25 maggio si vota e Citta-nova potrà scegliere tra continuità e alternanza.

La politica a Taurianova ini-zia ad uscire dal lungo letargo. Anche se con largo anticipo, infatti, i partiti politici della città sembrano preparar-si per la campagna elettorale che, nel 2015, li vedrà impegnati per il rinnovo del Consiglio Comunale attualmente sciolto per mafia. Un ritorno all’ordi-naria amministrazione politica, quin-di, dopo troppi anni di gestione com-missariale che, evidentemente, hanno intorpidito la classica dialettica politi-ca e sociale. Sembra il caso, quindi, di fare una rapida carrellata di quel che sta accadendo nel sottobosco partitico taurianovese.Mentre il centrosinistra è più discreto e dai suoi movimenti non trapela nul-la d’ufficiale, nel centrodestra le cose sembrano ben diverse e la costituzio-ne di nuovi circoli sembra fiorente.I primi a muoversi in tal senso sono stati quelli del Nuovo Centro Destra,

con l’inaugurazione di sette circoli. La cerimonia d’apertura è stata organiz-zata con la presenza del leader regio-nale Giuseppe Scopelliti, ma proprio due giorni dopo la sua condanna a sei anni di reclusione per abuso d’ufficio e falso al termine del “Caso Fallara”. E questa situazione giudizia-ria è servita anche da pretesto per la chiusura di uno di questi sette circoli, quello guidato da Fausto Siclari il qua-le, dopo aver siglato la rottura con il Pdl, guidato dall’alleato di sempre Roy Biasi – scelta seguita dopo una lunga querelle che lo ha contrapposto nel partito a Loredana Pileggi (ex consi-gliere comunale e moglie dell’avvoca-to Alfredo Giovinazzo che è collega di studio di Biasi), si era avvicinato al movimento di Alfano. Intanto i fedeli a Berlusco-ni non sembrano meno e, nei giorni scorsi, hanno dato vita a due “Club

Forza Silvio”, uno dei quali intitolato a Dudù, il famoso cagnetto di Arco-re balzato all’attenzione della cronaca per la sua presunta omosessualità poi smentita con dovizia di particolari dalla parlamentare Michaela Bianco-fiore. Questi due circoli sono nati grazie all’impegno di Roy Biasi, e del-lo scittore Nino Spirlì, del quale si vo-ciferava l’aspirazione alla candidatura a sindaco con liste della società civi-le, ipotesi questa, incoraggiata da un sito internet locale, e che ha trovato fondamento sul fatto che Spirlì, negli ultimi tempi, ha organizzato in città diversi spettacoli con la collaborazio-ne di alcune associazioni. Ma su tali indicrezioni l’interessato non si è mai espresso anzi, da buon showman, si è limitato a postare alcune battute sati-riche su facebook. Gaetano Errigo

a Cittanova la corsa alla poltrona del Sindaco

ASSALTO A CANNATÀCosentino, Foci e Rao cercano di detronizzarlo

La politica a Taurianova verso il 2015

OLTRE IL COMMISSARIAMENTO i partiti iniziano le manovre d’avvicinamento alle lezioni dopo lo stop forzato

Non è una questione di amore per il “miglior amico dell’uomo”, ma di con-siderare congruo o meno l’ingresso in politica di un cane.L’intitolazione di un circolo “Forza Sil-vio” di Taurianova al famoso cagnetto Dudù è stata, in un primo momento, al centro delle perplessità dei cittadi-ni, tanto che molti, leggendone l’an-nuncio negli organi di stampa, erano convinti si trattasse di un articolo di satira. Ma quando dopo si è capito che la cosa era reale, ed anche seria, la discussione sull’evento stava per dare vita ad un’onda di polemiche. Sin da subito, infatti, per le vie cit-tadine, iniziarono a fioccare i com-menti sul circolo politico intitolato “ad un cane”, cosa che alcuni ritene-vano particolarmente grave perché si trattava del cagnolino di Berlusconi e dando via così ad asserzioni filoso-fiche contro le discriminazioni, quasi

a dire “tutti i cani sono uguali e quel-lo di Arcore non ha nulla di più degli altri”. Legittime tutte le domande e le riflessioni, ma alcune, abbiamo visto, rischiavano di cadere nel ridicolo, anche se spesso divenivano serissi-me allorquando erano l’assist per chi, un po’ più addentrato degli altri nelle questioni politiche, trovava l’input per accusare i fan di Silvio Berlusconi di reputare “il cane del padrone più im-portante di un essere umano” e prose-

guire il dotto intervento con un foco-so comizietto intessuto di improperi e bestemmie contro le alte sfere politi-che. Tuttavia c’è stato anche qualcuno che ha espresso solidarietà al quadru-pede da mesi al centro di scandali e di-scussioni per colpa di vicende umane che non lo riguardano. La cosa però ha avuto breve durata grazie alla bravura del suo ideatore, Nino Spirlì, il quale ha subito spiegato che tale scelta è stata attuata con il solo intento di diffondere ulteriormen-te una cultura animalista nella città, cosa per la quale – ha aggiunto – da tempo si sta impegnando. Un concet-to che pare fondato, di fatti Spirlì, ap-pena giunto a Taurianova e costituita l’associazione “Mafia-no”, si è subito speso con questo suo movimento ad organizzare diverse manifestazioni sul tema, quali la benedizione degli ani-mali domestici ed altre ancora. G.E.

IL SENSO DI DUDÙ PER LA POLITICA Taurianova s’interroga sul circolo politico intitolato al cagnolino di Berlusconi

FRANCESCO RAO

Addario ValeriaBruzzì GirolamoCavaliere AntonioDe Paolo Ganino Lombardo AntonioFazzari Nadia Fonti DomenicoGattuso Caterina Gullone Samuele Insana AntonellaMacrì CristinaMartino Natalina Marvaso FrancescoSgambetterra Fr.sco Zichichi Antonio

ALESSANDRO CANNATÀ

Amato NicodemoAvenoso Angela Berlingeri SalvatoreBovalino DomenicoCondomitti Dom. Walter Cosentino VincenzoDangeli GiuseppeGalluccio Rosario Guerrisi FrancescoIamundo Patrizia Politanò FrancescoRusso EttoreSergi MariagraziaSicari Domenico Sorrenti Domenica

LUISA FOCI

Albanese Simona Barbaro Verdiana Graziella Cardaciotto Renato Catania BiagioCondello Antonino Fazzalari Raffaela Gerace Marina Gerace Massimo Iamundo Antonio Marvaso DeboraRao MicheleRinardis MarcoZappia PasqualeZito Caterina

FRANCESCO COSENTINO

Adornato Antonio Bovalino Francesca Cananzi Giuseppe D’Agostino Francesco Fera Antonino Giovinazzo Bernadette Guerrisi Patrizia Iorfida Leonardo La Delfa Anselmo Loprevite Antonio Marchese Girolamo (Giò) Mesiani Fortunata Piromalli Antonio Retez Karenza Sorbara Roberto Surace Luigi

POLITICA POLITICA

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TERRA DI MEZZO 1/2014

Dai voti ai fatti.Giovanni Arruzzolo, assessore provin-ciale al lavoro, ha voluto raccontare il suo impegno nell’esecutivo a favore del-la Piana, anche per scrollarsi di dosso l’etichetta di semplice “portatore di con-sensi”. E’ di certo uno dei politici più quotati nel comprensorio pianigiano, ma il consenso è spesso arma a dop-pio taglio e proprio per questo motivo l’assessore di Nuovo Centrodestra ha messo in vetrina le azioni da lui messe in campo, ed ha parlato di lavoro (che manca), formazione e valorizzazione del patrimonio culturale.

Togliamoci subito il sassolino: l’ente provincia è davvero tanto inutile, e la sua eliminazione, così come lo abbia-mo conosciuto finora, sarà foriera di risparmi?

- Facciamo un po’ d’ordine. La provincia è stata, e noi lo rivendi-chiamo nella nostra gestione, un im-portante punto di riferimento per i cittadini. Capiamo che la percezione, spesso, è stata di un ente superfluo, da sopprimere, ma vi assicuro che il lavo-ro svolto in questi anni è stato tutt’al-tro che inutile. La vicinanza dell’ente provincia ai cittadini è stata la risorsa decisiva per sbloccare tutta una serie di vertenze ed emergenza in tutto il territorio e nella stessa Piana.

Ah sì, e dunque cosa, i cittadini, han-no potuto apprezzare, in particolare quelli della Piana e nel caso specifico nel suo settore di competenza?

- È inutile nascondere la realtà che la crisi economica è fortissima, e qui in Calabria si è tradotta nella perdita di ulteriori posti di lavoro e nell’impossibilità di impiegare i tan-tissimi giovani che si affacciavano al mondo del lavoro. Come ente provin-cia abbiamo provato a fare qualcosa. Penso ai provvedimenti per i percetto-ri di ammortizzatori sociali in deroga, per i quali abbiamo trovato risorse per

metterli a disposizione degli enti. Altri fondi sono stati dati come contributi per sgravi fiscali alle imprese, e gran-de impegno è stato profuso nella for-mazione professionale, che ritengo un passaggio fondamentale. Alle volte, infatti, esistono opportunità che non possono essere colte per mancanza di adeguata formazione.

Tutto questo al netto di una polemi-ca sull’asse Rosarno/Gioia Tauro sulla nuova sezione del centro per l’impiego aperta a Rosarno.

- La questione mi pare supe-rata, e giova ricordare che la scelta di fornire Rosarno di un distaccamento del centro per l’impiego è nata dal-la voglia di riavvicinare il territorio a questo ufficio, visto che Rosarno è polo attrattivo di altri centri che sono logisticamente più distanti da Gioia

Tauro. La Provincia, e in particolare la Piana, hanno bisogno di rapporti costanti tra enti e mondo del lavoro, un lavoro importante di matching tra domanda e offerta e capacità di inter-cettare fondi europei.

A parte le risorse comunitarie e la fra-gile impresa, la Piana deve poter con-tare su un patrimonio immateriale: la cultura. Anche se c’è chi dice che con i libri e i reperti non si mangia.

- Da qualche settimana è stato aperto il museo di Medma, a Rosarno, un passo importante nella valorizza-zione delle nostre risorse archeologi-che e culturali. Non può essere taciuto il fatto che da anni, prima del nostro insediamento, il museo fosse bloccato nelle pastoie burocratiche. La voglia della Provincia di regalare al territo-rio un avamposto di cultura ha fatto sì che si marciasse spediti – insieme agli altri attori istituzionali coinvolti – per preservare l’esistente e completare i passaggi propedeutici all’apertura del museo. Io ritengo che questo enor-me patrimonio, unito anche a quello naturalistico ed enogastronomico, è la base per far decollare, economica-mente la nostra terra. Ma sta a noi la-vorare affinché ciò accada.

Ultima domanda: Lei si sente più cit-tadino della provincia (ormai vicina alla pensione) o alla nuova città/area metropolitana?

- La domanda meriterebbe un approfondimento vasto e articolato. Di certo i territorio interni e costieri della provincia, dai quali arrivo anche io, non dovranno fare da comprimari nella futura area metropolitana. Per quel che riguarda il sentirsi cittadi-no metropolitano, o provinciale, fac-ciamo così (ride, ndr) ne riparliamo nei prossimi mesi, quando sapremo meglio a cosa stiamo andando incon-tro… Domenico Mammola

«L’ambiente prima di tutto, e combat-tiamo con le armi della chiarezza»

Giovane, gentile e superstite di quel-la sinistra tra la gente che sembra in estinzione. Giuseppe Longo è consi-gliere provinciale, eletto nel collegio di Polistena nella lista di Rifondazione Comunista, è impegnato da 4 anni in battaglie consiliari di opposizione, ma soprattutto gira la provincia e la Piana per stare con i cittadini. Longo non ha avuto paura di fare le barricate, ma sa bilanciare il movimentismo con la ca-pacità di dialogo e pragmatismo per ot-tenere il massimo dalle sfide politiche.

Lei ha legato il suo nome, in partico-lare, al connubio tra ambiente e ter-ritorio. In questi anni, nella veste di consigliere provinciale in che modo ha contribuito alle battaglie per la salva-guardia ambientale?

- Viviamo da diversi anni alcu-ne grandi emergenze ambientali, dalle enormi ricadute sulla salute pubbli-ca. La politica, miope e “interessata”, considera da sempre la Piana di Gioia Tauro la pattumiera della Calabria: ne sono chiara testimonianza la presenza di impianti discutibili come l’incene-ritore e la recente scelta di effettuare il trasbordo di armi chimiche siriane presso lo scalo gioiese. Per queste ra-gioni ho sposato con convinzione le battaglie e le motivazioni dei tanti mo-vimenti nati spontaneamente in questi anni, le cui istanze porto tutti i giorni nelle sedi istituzionali. Da questo im-pegno e da questa sinergia nasce per esempio il primo Rapporto di Sosteni-bilità Ambientale della Piana di Gioia Tauro.

In materia di infrastrutture, il suo impegno è stato particolarmente vi-vace per far sì che fosse migliorato lo svincolo autostradale di Rosarno. Con quali risultati?

- Rispetto alle tante criticità

segnalate, e ancora oggi irrisolte, ci riteniamo solo parzialmente soddi-sfatti per l’avvenuta illuminazione del raccordo e delle rampe di accesso alla Salerno-Reggio Calabria. A que-sta vicenda è strettamente collegata la messa in sicurezza della Sgc Jonio-Tirreno, superstrada che versa in con-dizioni pericolose da anni, soprattutto sul versante tirrenico, a causa princi-palmente della presenza di guardrail obsoleti e fuori norma e dell’assenza di separatori di carreggiata.

Come ci si sente ad essere uno degli ultimi consiglieri provinciali nella sto-ria, considerato che dal 2016 arrive-ranno i consigli metropolitani?

- Ritengo la cancellazione del-le Province un modo sbagliato per affrontare seriamente il problema dei costi della politica, ma bisogna fare i conti con la realtà, e prendere atto che

la città metropolitana rappresenterà certamente una grande opportuni-tà per la città di Reggio e il suo hin-terland. Ma affinché la Piana non sia penalizzata, insieme ai sindaci e alle associazioni sindacali, occorre sin da subito cominciare a pianificare una strategia politica volta a dare al terri-torio pianigiano un ruolo da protago-nista, valorizzandone i punti di forza, tra cui l’agricoltura e il Porto di Gioia Tauro.

Lei è esponente di una sinistra di lot-ta, ma ultimamente ha sviluppato un grande pragmatismo nell’approccio reale con i territori e i cittadini. A suo parere, la sinistra nella Piana verso dove deve andare?

- Il mio approccio è principal-mente votato al pragmatismo, in con-trapposizione all’autoreferenzialità di una parte della sinistra che sembra non avere più una cultura di governo. In particolare nella Piana la sinistra deve recuperare una visione che supe-ri gli steccati ideologici, per elaborare una proposta politica che parta dai bi-sogni reali dei cittadini e tornare a es-sere riferimento per lavoratori e classi sociali meno abbienti.

Ultima domanda: ci dia una ricetta, sebbene è molto difficile fornirla, per alleviare i mali tremendi che stanno uccidendo questo comprensorio.

- La piaga principale della no-stra terra è la ‘ndrangheta, una in-fezione ferocissima e diffusa a tutti i livelli. Partiamo in primis dalla valo-rizzazione del valore della legalità. Il Porto di Gioia Tauro non sia più cro-cevia di armi e droga, ma rinasca con l’implementazione dell’area del retro-porto. L’agricoltura pianigiana, poi, deve essere assolutamente ripensata e integrata in un piano di sviluppo di più ampio respiro, capace di creare oc-cupazione e crescita economica.Domenico Mammola

«SENZA LAVORO LA PIANA AFFONDA»L’assessore provinciale Giovanni Arruzzolo difende il ruolo dell’ente e indica le priorità

«L’AMBIENTE PRIMA DI TUTTO»Il consigliere provinciale Giuseppe Longo vuole una Piana senza veleni e sprona la “sua” sinistra

Giuseppe Longo, avvocato, classe 1976, è un politico di Cinquefrondi. Da sempre esponente del mondo della sinistra, è stato eletto nel 2011 consigliere provinciale di Reggio Calabria, nel collegio di Polistena. Punto di riferimento di associazioni e movimenti per la difesa del terri-torio.

LE INTERVISTE LE INTERVISTE

Giovanni Arruzzolo, dirigente pub-blico Ministero dei beni culturali, è un politico rosarnese, classe 1960. Nel 2011 è stato eletto consigliere provinciale con la “Scopelliti Presi-dente”, conquistando 3126 prefe-renze nel collegio 21 di Rosarno.È assessore provinciale al Lavoro, Formazione Professionale e Svi-luppo Aree Costiere.

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Finalmente, dopo quasi otto anni, tra intoppi burocratici e prote-ste più o meno fondate, il tanto ago-gnato Ospedale della Piana, sembra prendere vita. Tutto ebbe inizio nel 2006 quando con legge n. 7 del 2006, la Regione Cala-bria ha provveduto a contrarre un mu-tuo per l’importo di € 110.000.000,00, destinati per € 90.856.506,28 quale quota di compartecipazione finan-ziaria per la realizzazione dei nuovi Presidi Ospedalieri della Sibaritide, della Piana di Gioia Tauro, Catanzaro e Vibo Valentia. Da allora con i tempi farraginosi della burocrazia italiana, l’iter è andato avanti. Nel corso degli anni ci sono state guerra campanilistiche, legitti-me o meno, sull’individuazione del sito in cui avrebbe dovuto sorgere il nuovo presidio ospedaliero, nel 2007 la Conferenza dei Sindaci della Piana, con una ampissima maggioranza, 22 Sindaci favorevoli su 26, aveva indivi-duato quale sito sul quale far sorgere la nuova struttura ospedaliera della Piana un’area sita nel territorio di Cannavà al confine tra il comune di Gioia Tauro e quello di Rizziconi, per poi aderire con 17 voti alla proposta sul nuovo sito, che sorgerà a Palmi nei pressi dello svincolo autostradale vicino alla scuola agraria. Secondo il cronoprogram-ma elaborato nel marzo del 2013, la relazione finale dal presidente della giunta regionale Giuseppe Scopelli-

ti, in qualità di Commissario ad acta alla sanità prevedeva entro il 30 set-tembre 2013 l’aggiudicazione per il nuovo presidio ospedaliero della pia-na di Gioia Tauro in Palmi ed entro il 31 marzo 2014 l’inizio lavori per il nuovo presidio ospedaliero, che sarà dotato di 314 posti letto di degen-za, oltre a 38 posti letto tecnici, e si prevede possa far fronte a 18mila ri-coveri all’anno, incrementabili fino a 21mila e 700. Successivamente, ed anche in questo caso non senza polemi-che, l’appalto è stato aggiudicato alla impresa Tecnis di Catania, ad oggi a manca solo la firma sul contratto af-finché la parte formale lasci spazio a quella pratica, in modo tale che nel-la Piana finalmente possa sorgere un nuovo, moderno e all’avanguardia nosocomio per i duecentomila citta-dini che la abitano. In questi anni ci sono state dispute su meriti e si è gettato fango su demeriti, è stata una guerra tra destra e sinistra, Palmi e Gioia Tau-ro, ma ciò che veramente conta è che strutture fatiscenti con strumenti ob-soleti possano divenire solo un brutto e triste ricordo e che tutti i cittadini possano finalmente esercitare il sa-crosanto diritto di curarsi a casa loro senza più intraprendere viaggi della speranza. Sul punto, Antonio Papalia, consigliere comunale di Palmi, pur rivendicando con orgoglio «l’impe-

gno che – grazie all’Assessore alla Sa-nità Giuseppe Saletta – abbiamo mes-so in campo negli ultimi due anni, rimanendo sempre attenti al percorso amministrativo e relazionandoci con gli enti sovra comunali, e l’evidente accelerazione dell’iter burocratico avvenuto dal 2011 in poi», ci tiene a precisare come «considerare tale im-portante risultato come la vittoria di una parte politica o di una sola Città sarebbe riduttivo: anzitutto perché la volontà politica in questa direzione è stata dimostrata a più riprese e senza distinzione di bandiere. In secondo luogo, perché è giunta l’ora di mettere fine ad argomentazioni campanilisti-che che rischiano di sfociare in una stupida “guerra tra poveri». In quan-to secondo «l’obiettivo fondamentale era e rimane quello di offrire a tutta la Piana una assistenza d’eccellenza che sappia rispondere alla sempre più pressante domanda di sanità. Gli am-malati ed i cittadini devono rimanere al primo posto». Ma dopo le parole e le scar-toffie tutti aspettano fatti concreti, e pertanto ai cittadini della Piana spet-ta il compito di vigilare affinché non si eriga l’ennesima cattedrale nel de-serto sopra del quale nessuna fazio-ne vorrà issare il proprio campanile. Giada Zurzolo

È una bestia che lentamente ti divora, un animale che una volta che ti ha “ag-gredito”, quasi sempre, anche se non subito, tornerà a farlo.Non morde, non graffia, non ti sbrana, ti dilania dall’interno, ti lacera corpo e mente, e tu non puoi far nulla se non accettare, soffrire, provare e riprovare, anche se spesso non serve a niente, ma bisogna farlo.C’è chi lo chiama bestia, chi mas-sa nera, chi addirittura lo chiamava squalo. Qui in Calabria sono tanti i “branchi”, per colpa dei quali tantissi-me persone, bambini, ragazzi, anziani - nessuna differenza di età, di colore, di razza - una grande percentuale è stata colpita.Il cancro non risparmia nessuno, a “lui” non importa quanti anni tu ab-bia, cosa tu faccia, se sei madre o padre o addirittura figlio, lui agisce d’istinto come un animale, nutrendosi del nostro corpo, a volte si ferma, regredisce, fa un passo indietro, altre volte invece non ti dà nemmeno il tempo di voltarti affin-ché tu possa difenderti.Abbiamo voluto incontrare una perso-na molto vicina ad una delle tante “vit-time” di questa bestia, che ha deciso di farsi coraggio, esponendosi attraverso il mezzo di comunicazione oggi più ado-perato: il social network.Carmela Centorrino, 35 anni di Gioia Tauro, è riuscita nel suo scopo creando su Facebook la pagina: La Piana di Gioia Tauro ci mette la faccia.

Ciao Carmela, grazie per aver accet-tato questa intervista. Ti andrebbe di raccontarci come mai hai deciso di far sentire la tua voce?

- Grazie a voi per l’invito. Ini-zio col dire che la pagina è stata creata il 18 ottobre 2013. Da febbraio anche io ho avuto modo di conoscere “la bestia”, che sta divorando mia sorella Federica, appena 22enne, alla quale è stato diagnosticato un linfoma non Hodgkin. Il 18 ottobre era un giorno in cui ero particolarmente triste, così

dopo aver navigato su vari siti, ho tro-vato una pagina “Crotone ci mette la faccia”, ed ecco che ho avuto un’illu-minazione. Ho contattato l’ammini-stratrice, chiedendole consigli avendo intenzione di crearne una simile. La signora Tina si è dimostrata subito disponibile, ed il giorno dopo già alle otto del mattino ero consapevolmente e pienamente operativa. Ho così cre-ato la pagina anche io, pubblicando una mia foto con un cartello in mano : “Sono Carmela, ho 34 anni , mio non-no è morto di cancro ai polmoni, mia sorella lotta da 8 mesi, ho due bimbi e non voglio che facciano la stessa fine, per questo anche io ci metto la faccia.” Ci metto la faccia soprattutto per Fe-derica che nonostante le sofferenze che durano da oltre un anno riesce ad essere sempre ottimista ripetendomi sempre : “il cancro mi ha curato l’ani-ma”.

Cosa è avvenuto dopo la creazione della pagina?

- Stupore e contentezza, con-statando che dopo poche ora già mi-gliaia di persone ne parlavano. Imme-diatamente la solidarietà di tutti, sono stata letteralmente bombardata di te-lefonate, messaggi, a volte non solo di forza e speranza, infatti sia io che mia

sorella siamo state accusate di “met-terci in mostra” . La cosa aberrante è che tali offese sono proprio arrivate da famiglie colpite dallo stesso problema.

Con quale scopo hai creato la pagina?

- A scopo preventivo, infor-mando la gente su quello che pur-troppo è una triste realtà, tentando di sensibilizzare tutti coloro i quali fanno finta di nulla. Dai numerosi contatti ci siamo resi conto di quanto sia alto il numero degli ammalati.

A sei mesi dalla creazione della pa-gina cosa è avvenuto di concreto?

- Come già detto, oltre ad aver avuto la solidarietà delle persone, con-cretamente sono le associazioni che stanno dando un grande supporto, tramite convegni con illustri lumina-ri e proteste in ogni sede, affinché si provveda innanzitutto all’istituzione di un registro tumori che possa far luce sui luoghi più inquinati e conse-guentemente provvedere alla bonifica. Mi preme dire come io abbia molta fiducia nel procuratore De Raho , il quale ha promesso tutto il suo impe-gno. Un’associazione a cui sono par-ticolarmente affezionata è “Marisa Lavorato - lotta contro i tumori” con sede a Rosarno. Ho anche conosciuto tante brave persone, compresi i politi-ci, ma lo scopo della mia pagina rima-ne quello di dar voce esclusivamente ai malati e chi li assiste, cercando di arrivare al cuore delle persone facen-do capire che il cancro non guarda in faccia nessuno. A me interessa sensi-bilizzare solo ed esclusivamente l’ani-mo della gente.

Grazie per averci dedicato un po’ del tuo tempo e sappi che d’ora in poi avrai un altro alleato nella tua batta-glia.- Grazie a voi e speriamo di vincere questa guerra.Giada Zurzolo

NUOVO OSPEDALE DELLA PIANA, LA SVOLTAÈ partita la procedura per la costruzione del nosocomio a Palmi

IL CORAGGIO DI METTERCI LA FACCIASu facebook l’orgoglio di chi lotta contro il cancro

ATTUALITÀ ATTUALITÀ

Secondo l’ultimo rapporto Sdo sulla mobilità interregionale la Calabria risulta essere la seconda regione con il maggiore passivo, dovuto alle spese da sostenere per le cure dei pazienti fuori regione, oltre 264 milioni di euro, dopo la Campania . Attualmente nella Piana ci sono 227 posti letto, 170 a Polistena e 50 a Gioia Tauro, dopo la chiusu-ra degli Ospedali di Palmi, Oppido Mamertina (entrambi 20 posti) e Taurianova (18).Ancora non è chiaro in che modo saranno rimodulati o se dovranno chiudere anche Gioia Tauro e Poli-stena al momento dell’apertura del nuovo Ospedale.

La Piana di Gioia Tauroci mette la faccia

foto: Amodeo

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TERRA DI MEZZO

Visto il grande successo e gli apprezzamenti ricevuti in occasione delle edizioni precedenti, a Seminara, a distanza di 4 anni, in occasione della domenica delle palme, è stata rappre-sentata la terza edizione della Passione di Cristo, diretta con maestria da Enzo Attisano attivissimo assessore alla Cultura con la partecipazione di oltre 100 persone tra attori e con il contri-buto di tutta la cittadinanza.Altre volte si è assistito alla rappre-sentazione della Passione e morte di Cristo, ma davvero quanto visto a Seminara è stato talmente magico al punto da toccare l’anima ed il cuore

delle numerosissime persone che vi hanno assistito in un silenzio assor-dante. Il corteo dei figuranti, parti-to dalla chiesa di San Michele in un tripudio di palme e accompagnato da una musica coinvolgente, ha iniziato il suo cammino fino a raggiungere la piazza dove sono stati allestiti i vari set. L’attore che rappresentava Gesù, Francesco Bellantonio, talmen-te immedesimato nella parte ha emo-zionato i presenti, circa 5000 persone, tra i quali palpanti erano emozione e commozione. L’apice di questi senti-

menti si è raggiunto quando nell’ango-lo della piazza, ove è stato ricostruito il Golgota , il Cristo in Croce dopo es-sersi rivolto al Padre, esalava l’ultimo respiro, sui presenti una improvvisa, incessante e fitta pioggia è iniziata a cadere, nonostante il caldo, rendendo così reale la rappresentazione al pun-to da aver difficoltà a capire se ciò che stava accadendo era davvero tutta una finzione. Bravi tutti gli attori che hanno contribuito all’allestimento rendendo diversa una “solita” giornata delle Pal-me.Giada Zurzolo

LA “PASSIONE VERA” DI SEMINARAI riti della tradizione

CULTURA

Foto Fondacaro

Foto FondacaroFoto Fondacaro

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MAI PASQUA COSÌ TRISTEA Rosarno, Gianfranco Angileri stroncato da un malore subito dopo l’Affruntata

La tragedia dopo la festa. Affruntata amara per Rosarno, che ha pianto la morte, improvvisa, di Gianfranco An-gileri. Una città sgomenta, risvegliatasi immediatamente e drammaticamente dopo l’estasi dolce dell’incontro tra Gesù e Maria. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare cose sarebbe accaduto appena dopo l’abbraccio e quindi il suggello al rito più amato e più seguito dai rosarnesi.L’arciprete Don Pino Varrà aveva appena terminato l’estrazione di una lotteria il cui ricavato era destinato alla ristrutturazione della Chiesa del Purgatorio, situata sul corso Garibaldi di Rosarno e da anni inagibile, e stava porgendo i saluti alla popolazione. Sotto il palchetto dal quale il sacerdote aveva narrato l’incontro tra Maria e Gesù dopo la resurrezione si sentono delle urla, dei pianti. Don Pino e il sindaco Elisabetta Tripodi invocano l’intervento di un medico.I cittadini che avevano gremito la piazza per la festa hanno percepito che è successo qualcosa, ma all’inizio non possono nemmeno lontanamente ipotizzare cosa. Subito dai primi minuti le voci iniziano a rincorrersi, ma siccome è notoria l’esagerazione della notizia tramandata di bocca in bocca nessuno vuole credere a quello che si dice. Per una volta però, purtroppo gli “icicà” (si dice che) sono veri, nessuna esagerazione, quello che si dice è la triste realtà.Gianfranco Angileri, 48 anni, è morto stroncato da un aneurisma, davanti agli occhi increduli della moglie e della figlia. Inutile il pronto intervento dei medici presenti subito accorsi per rianimarlo, inutile l’arrivo dell’am-bulanza che così come il viaggio di andata ha effettuato anche il viaggio di ritorno verso l’ospedale vuota, per-ché Gianfranco non ce l’aveva fatta. Lo si può chiamare destino, fato, oppure può essere stata solo una diabolica casualità la morte di un marito e padre di famiglia nel giorno, nel momento e nel luogo in cui si rappresenta la vittoria della vita sulla morte e la ricongiunzione della Sacra Famiglia. Tra chi è credente c’è chi ha visto dei segnali in ciò, una sorta di disegno divino, ma francamente accettare è molto ma molto difficile.Giada Zurzolo

L’identità anche oltre il valore re-ligioso. L’affruntata, a Rosarno, è il clou della rappresentazione dei riti pasquali, l’apoteosi di quella via crucis, della morte e della resurre-zione di Gesù, sublimata dall’in-contro affettuoso con la madre Maria. E’ vero, si tratta di una rap-presentazione popolare di un rito religioso, ma in città va assoluta-mente oltre tutto questo. L’affrun-tata è una sorta di marca identita-ria, è un appuntamento fisso che si rinnova nella sua classica ma mai ripetitiva attesa.La mattina della domenica di Pa-squa, Rosarno si sveglia con il desiderio di ritrovarsi in piazza Valarioti, non solo per assistere al rendez-vous tra Gesù e Maria, con la gioia degli apostoli, ma anche per

dare un’occhiata e capire quanto la comunità è cambiata in un anno.Non è raro, infatti, che molti emi-grati approfittino delle vacanze, seppur brevi, di Pasqua per tornare a Rosarno, specie gli studenti. In quella piazza, dunque, va in onda il ritrovarsi, scoprirsi diversi, sco-prirsi cambiati. Tutto muta, evolve, anche una città che sembra irrime-diabilmente identica a se stessa, con i suoi vizi e virtù. Ma l’affrun-tata non cambia mai. Qualche apo-stolo canuto, il prete con qualche segno dell’età in più, ma la magia rimane intatta, così come l’ironia imperitura di chi continua a chie-dere il nome del vincitore, se «poi ha vinto Gesù o la Madonna». Nel nome della continuità i rosarnesi scendono in piazza, diversi per co-

lore politico, per zona di residenza, per tifo calcistico, ma incredibil-mente uguali nell’applauso finale che scioglie la tensione di un in-contro atteso tra una madre piega-ta dal lutto e un figlio risorto.Giusto per parafrasare una nota pubblicità: “Che Pasqua sarebbe senza l’Affruntata”.Nella mattinata di domenica sono sembrate così lontane le polemiche che impazzavano in centri vicini come Sant’Onofrio e Stefanaconi. Nel primo paese la manifestazione è stata annullata, perché la cittadi-nanza non ha accettato la risolu-zione del Comitato per l’ordine e la sicurezza che aveva insistito affin-ché le statue fossero portate dalla Protezione Civile per evitare infil-trazioni della ‘ndrangheta. A Stefa-naconi, invece, il rito s’è celebrato blindato, con la Prociv a fare il la-voro di sostegno alle figure sacre.A Rosarno nessun corteo commis-sariato, lì a fare da coreografia c’e-rano i parrocchiani e gli scout che,

L’AFFRUNTATA DI ROSARNO E IL TEMPO SOSPESONon solo religione, il rito è una fotografia della comunità

CULTURA CULTURA

ormai da anni, tentano di opporre un argine sociale alla ‘ndrangheta.Nell’affruntata rosarnese le polemi-che e le divisioni sono rimaste off limits, si è tentato di salvaguardare quel pezzetto di “Grande Bellezza” della città sul Mesima, un picco-lo affresco su una tela largamente rovinata, a causa del “brutto” che negli anni è stato costruito senza freno e che si materializza negli edifici incompleti, nelle case senza facciata, nei troppi rustici consu-mati dalle intemperie.La mattina di Pasqua è stata mono-polizzata dalla condivisione, dalla necessità di scattare una fotogra-fia che si ripete negli anni, e che mostra una comunità comunque

presente, sebbene sempre meno numerosa, anche se provata da drammi sociali come la disoccupa-zione, le malattie e le conseguenze tossiche della criminalità.In una società che corre e si rin-nova, in una città che avrebbe bi-sogno di cambiare per sopravvi-vere, è forse un bene che qualcosa rimanga negli anni com’è sempre stato. L’Affruntata è come quella foto che spesso si guarda per ricor-dare com’eravamo, e non c’è nessu-no che abbia voglia di rottamare le vecchie foto, quando esse fungono da punto di partenza, da punto fer-mo dell’identità e giammai da ma-linconico punto d’arrivo. Domenico Mammola

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La primavera di Medma. A Rosarno, con l’arrivo della stagione della rifioritura, in coincidenza con il centenario della conclusione della campagna degli scavi di Paolo Orsi, è stato inaugurato Il Museo di Medma. Giusto per un cenno storico, si tratta dei resti della civiltà magno greca a Rosarno, un lascito fondamen-tale che rende giustizia ad una Polis, quella di Medma, molto vicina, per diversi motivi, ad Atene e patria di Fi-lippo di Medma, matematico, filosofo e astronomo amico e segretario perso-nale di Platone. Etimologicamente, il nome Medma o Mesma, deriva dal Greco. Vi sono due correnti sull’origine del nome. Medma era una colonia fonda-ta da Locri nel VI secolo a.c , e sembra secondo una prima ipotesi che tragga il suo nome da una fonte situata nel-le vicinanze, che dà origine all’attuale fiume Mesima. Un’altra ipotesi è che Medma provenga dalle lingue delle popolazioni autoctone e che abbia il significato di “Città di Confine”. Intorno alla fine dell’ottocen-to, il Museo civico di Reggio Calabria aveva condotto delle indagini sulla polis che però non portarono a nessun risultato. Verso gli inizi del Novecento,

la svolta. L’archeologo trentino Paolo Orsi diresse le ricerche e gli scavi per la ricostruzione storico- archeologica della Città di Medma. Attività che furono riprese e portate avanti da parte del rosarnese Salvatore Settis negli anni sessanta.Oltre ai progressi registrati nel corso del tempo, i risultati più clamorosi si sono registrati nel corso degli anni ’90 e agli albori del 2000. Appena prima della fine del Secolo Breve la città di Rosarno è riuscita a creare un’area, nei locali messi a disposizione dalla Pro-vincia, destinata ad una mostra per-

manente. Un lungo iter burocratico, farraginoso e complesso, è stato re-sponsabile della messa “in ghiaccio” dei reperti archeologici. Finalmente un mese fa è stata possibile l’apertura del Museo di Medma, grazie ad un in-tenso lavoro interistituzionale che ha coinvolto la Soprintendenza Archeo-logica, la Provincia di Reggio, l’Uni-versità Mediterranea e il Comune, ma anche semplici cittadini, studiosi del-la materia, grazie anche ai reperti, ai materiali raccolti in questi anni. Inau-gurato alla presenza di molte autorità istituzionali tra cui il Presidente della Provincia Giuseppe Raffa, il ministro agli affari regionali Maria Carmela Lanzetta, il sindaco di Rosarno Elisa-betta Tripodi e l’illustre concittadino Salvatore Settis. Proprio quest’ultimo, insigne archeologo e accademico, ha ricordato il suo amore per gli studi classici, ed ha inoltre sottolineato l’im-portanza di un museo come Medma, mostrandosi fiducioso sui progetti collaterali, in primis il Parco Archeo-logico, che rappresentano una straor-dinaria opportunità di rivalutazione sotto il profilo storico culturale, indi-spensabile per lo sviluppo del territo-rio. Giada Zurzolo

Stanno per concludersi i lavori di restauro in corso presso l’interno della Chiesa del Rosario, ubicata sulla centralissima Piazza Italia, e che hanno reso possibile rinvenire, sotto il pavimento dell’u-nica navata, tre stanze interrate, una delle quali adibita a sepolcro e dentro la quale sono stati rinvenuti frammenti di ossa. Tale scoperta ha subito ri-cordato ai cittadini i ritrovamen-ti ossei di circa un ventennio fa all’interno di un cunicolo sotter-raneo rinvenuto a fianco la Chiesa di Maria SS. delle Grazie, a qual-che centinaio di metri da quella del Rosario, e che all’epoca aveva rispolverato un’antica leggenda,

tramandata oralmente, che vuole l’esistenza di un tunnel sotterraneo che mette in collegamento i due sa-cri Templi e che trova sbocco nel torrente Razzà (finalità di questo camminamento sarebbe stata quel-la di garantire la fuga in caso di un attacco nell’entroterra da parte del-la pirateria saracena). La leggenda è sembrata inverosimile e le gallerie scoperte venti anni fa in via Gemelli ango-lo Piazza Macrì furono giudicate prive di valore storico e subito ri-sotterrate. Ma un manoscritto di Domenico Sofia Moretti databile tra il 1911 e il 1913, parla di questi sotterranei rivelandone però un’al-tra identità. Di fatti l’autore, dopo aver spiegato che la Chiesa di Maria SS. delle Grazie fu ampliata grazie alla donazione di un’ala del palazzo di Gianfrancesco Gemelli Careri, scrive di «un antico sotterraneo di quelli ch’esistevano a quei tempi in

qualsiasi palazzo magnatizio; un sotterraneo che poneva in comuni-cazione l’odierno palazzo Cavatore, olim abitazione del Gemelli, con il sepolcro Cavatore, appunto sotto la cappella del Crocefisso».Lo stesso dopo, riguardo alla Chie-sa del Rosario – che era annessa ad un convento appartenuto ai Dome-nicani – ci informa dell’esistenza, anche qui, di sotterranei quando parla di Padre Probo, monaco tau-maturgo accusato di stregoneria dai confratelli, che spesso «veniva punito con prolungati digiuni e con la prigionia nel più umido sot-terraneo del convento». Da rilevare che altri documenti e altre testimonianze provano l’esi-stenza di altri tunnel frapposti fra le due Chiese. Magari la leggenda

può essere esagerata, ma d’altro canto gli elementi sorti invocano uno studio su quanto già reperito, ma che nessuno osa portare avanti.Gaetano Errigo

A Taurianova quasi restaurato il “Rosario”.

IL DEDALO DELLE CHIESEContinua il mistero delle gallerie sotterraneee

Dopo un’attesa decennale

IL MUSEO DI MEDMAIl primo passo per lo sviluppo del turismo culturale a Rosarno

CULTURA CULTURA

La Chiesa del Rosario è la più antica di Taurianova, in onore a San Basilio e successivamente a Santa Maria della Misericordia, era annessa al Convento dei Domenicani, fondato nel 1537. Sia la Chiesa che il Convento vennero distrutti totalmente dal terremoto del 1783 per poi essere ricostruiti. Il Convento venne soppresso il 7 agosto 1809 per ordine del Governo militare francese di occupa-zione. La chiesa fu nuovamente danneggiata dal terremoto del 1908 e subito restaurata.

Foto Rotta

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La passione per lo sport amatoriale attrae molte persone over 35, qualunque esso sia, di squadra o individuale. Spesso unendo l’utile al dilettevole, mens sana in corpore sano, il vecchio adagio latino sembra essere stato creato appositamente per tali discipline, dove grazie all’amore per lo sport si allenano sia il corpo che la mente. Tra le discipline non agonistiche a farla da padrone vi è senza dubbio il calcio amatoriale, molto praticato e seguito nella Piana di Gioia Tauro dove si contano ben dodici squadre di cui quattro solo a Rosarno: Medma, Bet Shop Rosarnese, Real Rosarno e Azzurra 2008 Rosarno, due a Gioia Tauro A.S. Taurus e Loris Finanziamenti, due a Taurianova Amatori Taurianova Nuova Sammar-

tinese presenti altresì la Nuova San Ferdinandese, l’A-matori Cinquefrondi, la Nuova Folgore Rossoverde di Polistena e l’Open Anoia.È evidente pertanto che si tratta di un torneo molto impegnativo e bello da seguire, soprattutto nelle città di Rosarno e Gioia Tauro, dove vanno in scena der-by molto combattuti e sentiti da chi li disputa e dove militano squadre che possono schierare in campo cal-ciatori che hanno scritto importanti pagine di storia del calco nella Piana, e tra di essi molto di certo non sfigurerebbero nei campionati dilettantistici anche più impegnativi.Come non citare ad esempio Rocco Galati, i fratelli Francesco e Giovanni Vazzana degli Amatori Medma con il condottiero Enzo Collia in panchina ex calcia-tore di gran bravura, oppure fuoriclasse che hanno portato il calcio a 5 di Rosarno fino alla serie B come Domenico Fazzari, Domenico Cannizzaro, Vincen-zo Tocco, ed ancora Rocco Larocca, Antonio Megna e Biagio Porretta della Real Rosarno del presidente Giovanni Spagnolo, Francesco Megna, Michele Op-pedisano, Michelangelo Spataro, Pasquale Bonfiglio, Pasquale Paolillo e Francesco Bonarrigo della Betshop Rosarnese di mister Alessandro Italiano. Tutti calcia-tori di alto livello che hanno deciso evitare di militare in squadre dilettantistiche per i continui litigi che in-combono durante le partite e praticano questo mera-viglioso sport solo per passione facendo sì che partite siano delle vere e proprie feste tra i 22 in campo. Infat-ti, la bellezza del calcio amatoriale è la totale rivalità in campo per tutta la durata della partita, seguita da un legame prettamente amichevole a fine gara fra le due squadre, così da dimostrare che lo sport a livello amatoriale è completamente divertente e ammirevole, proprio per la passione con cui ogni singolo atleta ci mette per affrontare una gara qualunque sia la disci-plina. Dal punto prettamente agonistico, attualmente nei primi tre posti ci sono tre delle quattro squadre di Rosarno, i campioni in carica della BetShop Rosarne-se, l’Amatori Calcio Medma e l’Amatori Real Rosarno a pari punteggio con la Nuova Folgore Rossoverde in un campionato tiratissimo che si concluderà il 1° Giu-gno. Ma ciò che conta non è la classifica, la cosa più importante è la mera gioia di correre dietro ad un pal-lone come si faceva da bambini, perché il vero calcio è questo. Francesco Tripodi

BASKET NELLA PIANAIL TRAMONTO DI UNO SPORT

Canestro vuoto per le squadre locali, che devo-

no ripartire dai giovaniLa provincia di Reggio Calabria è stata sempre la culla calabrese del basket. Senza scomodare la grande Viola con campioni del calibro di Ginobili, Montecchia e Delfino, ca-paci anche di andare a dettare leg-ge oltreoceano nel mondo stellato NBA, nei campionati dilettantistici la Piana l’ha spesso fatta da padro-na. Sino a qualche anno fa, dalla pro-mozione sino alla C1, quasi tutti i comuni erano rappresentati sui parquet. Con Palmi del presidente Rondanini e cestisti del calibro di Randazzo e Albanese, precursori per la Piana nel massimo campio-nato dilettante, raggiunti prima dal Gioia Tauro guidato in panchi-na da coach Surace e in campo da Mermolia, Spataro e Mangione, ca-pace di sconfiggere in una storica finale play off del 2002 il Rosarno di Rizzo, Galluccio e Condello, e successivamente dallo stesso Ro-sarno che alla sua prima apparizio-ne tra i semi professionisti è stato capace di conquistare una storico quinto posto grazie ad uno stra-ripante Iaria, capocannoniere del torneo, e a fuoriclasse assoluti del parquet quali Toselli, Brugalossi e Brosio. Proprio Brosio dopo l’espe-rienza con i gialloblù qualche anno dopo nella doppia veste di allenato-re giocatore ha guidato il Polistena sino alla C2. Stagioni indimentica-bili, che hanno fatto appassionare a questo sport anche chi sconosceva le più basilari regole del gioco, ma gioiva gremendo gli spalti del “Pal-

LA GRANDE BELLEZZA DEL CALCIOCalcio Amatoriale, passione pura

SPORT SPORT

loncino” di Gioia Tauro, del Palafa-murro di Rosarno e dei palazzetti dello sport di Polistena e Palmi, per il semplice fatto che cinque ragaz-zoni in campo erano capaci di far brillare la luce della Piana nel fir-mamento del basket meridionale. Sarà stata colpa della crisi econo-mica, dei regolamenti sempre più stringenti e dei costi di iscrizione ogni anno più esorbitanti, fatto sta che gli accesi è appassionanti der-by della Piana sono rimasti solo un lontanto ricordo. Come le mi-gliori favole tutto è finito, a calcare

i nostrani parquet è rimasto solo il Basket Rosarno dell’inossidabi-le presidente Mimmo Rizzo, che dopo oltre un decennio tra C1 e C2 è retrocesso in serie D. Tutto finito? Piccoli cestisti crescono, soprattut-to, tra Rosarno e Gioia Tauro, per far sì che il basket non possa rima-nere solo un bel ricordo da rim-piangere per non averlo custodito, nonostante le mille avversità, come meritava. Antonio Donato

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Pena di morte o tortura?Una vicenda che ha dell’impensabile, arriva da uno Stato in cui è in vigore la pena di morte. In Oklahoma, Clayton Lockett, un 38enne, condannato alla pena capitale per aver sparato ad una ragazza di 19 anni e poi averla seppellita viva , è morto dopo un’agonia durata ben 43 minuti . L’uomo è stato giusti-ziato nel penitenziario di McAlester ma qualcosa non è andato come previsto, dopo la prima iniezione di anestetico che precede quella letale vera e propria, l’uomo è stato dichiarato privo di sensi ma nel momento in cui è stato sommi-nistrato il primo dei due farmaci letali, il condannato ha iniziato a muoversi agitando braccia e gambe e addirittura tentando di sollevarsi con uno scatto. Secondo le prime ricostruzioni, una vena si è rotta e il farmaco non ha avuto effetto. La scena, raccontano, è stata orribile, i lamenti e le sofferenze visibili di Clayton sono stati talmente forti che i medici sono stati costretti a tirar giù la tenda della sala dove viene praticata l’esecu-zione a cui possono prendere parte testimoni. Per questo motivo è stata sospesa la se-conda esecuzione che sa-rebbe dovuta avvenire nello stesso giorno. Per l’Oklahoma si tratta di un duro colpo che alimenterà le polemiche già verificatesi per la condanna dei due uomini e i loro appelli a vari tribunali per conoscere il mix letale che sarebbe stato loro iniettato. La procedura ed il metodo di esecuzione adottati negli ultimi anni assomigliano alla tecnica per realizzare un’anestesia generale: al condannato viene somministrata un’iniezione per via endovenosa contenente una dose letale di barbiturici molto potenti, seguita da una sostan-za che rilassa i muscoli e paralizza il diaframma e un’altra che provoca l’arresto cardiaco. Al termine della procedura il cuore può continuare a battere per un periodo variabile dai 6 ai 15 minuti, in quanto il condannato viene in un primo momento messo in uno stato di incoscienza e poi viene ucciso lentamente per paralisi respiratoria e successivamente per paralisi cardiaca.

L’ultima panchina di TitoTito Vilanova ha perso la guerra. Il male incurabile ha avuto la meglio sul tecnico che prima come vice di Pep Guardiola e dopo come allena-tore del Barcellona ha inventato un nuovo modo di interpretare e vivere il calcio, contribuendo alla creazione di una delle più forti squadre di tut-ti i tempi. La vita ha dimostrato che è più facile battere Mourinho nella Liga che un tumore alla ghiandola parotide. Voleva lottare Vilanova, e come scritto nella struggente lettera d’addio al Barça dove affermava di essere «tranquillo, forte e dovrò af-frontare questa nuova tappa nel pro-cesso della mia malattia con piena fiducia che tutto sta andando verso il meglio» credeva di farcela. Forse so-gnava di gettarsi tutto alle spalle e al-zare la Champions al cielo come Abi-dal, che aveva sconfitto un tumore, ma non ce l’ha fatta. Non potremo più essere incantati dai suoi schemi e dalle sue tattiche, perché ora Tito sta insegnando il tiki-taka agli angeli.

Da qualche mese a questa parte, non facciamo altro che sentire parlare di selfie, ossia una fotografia fatta a se stessi e condivi-sa sui social. Una volta l’avremmo chiamato autoscatto , ma si sa i tempi sono cambiati e le mode dettano legge, al punto di diffondere rapidamente il termine e convincere i redattori del dizionario più famoso al mondo, l’Oxford Dictionary, a dare una definizione vera e propria della parola : “Fotografia fat-ta a se stessi, solitamente scattata con uno smartphone o una webcam e poi condivisa sui social network”. In realtà la pra-tica è sempre esistita, basti pensare che il primo selfie risale al 1900 quando una donna scattò una foto di se stessa davanti allo specchio. Purtroppo però, a volte ci si lascia coinvolgere un po’ troppo da queste mode, al punto di perdere la raziona-lità, come è successo a due ragazze, morte a causa di questa

dilagante e “insulsa” moda, insulsa nel momento in cui diviene causa di morte. Xenia Ignatyeva, era un’ adolescente, scomparsa prematuramente nel fiore dei suoi anni, 17. La giovane russa si era arrampicata sul ponte ferroviario con lo scopo di fare un selfie spettacolare, ma qualcosa è andato storto però, Xenia è scivolata e poi morta. Un altro caso è quello di Courtney Ann Sanford, morta dopo aver pubblicato un selfie mentre era alla guida della sua auto. La dinamica dell’incidente è stata chiara: la ragazza si è distratta perdendo di vista la strada e ha invaso la carreggiata opposta, dove arrivava un mezzo pesante. Inoltre, dalle indagini è emerso che la ragazza aveva appena pubblicato diversi ‘selfie’ mentre era alla guida. Una moda insomma come tante, simpatica allegra da un lato ma che può essere anche mortale dall’altro, basta soltanto aver un po’ di buon senso e capire quando si sta esagerando senza rischiare la vita per un “momento di celebrità”.

L’8 aprile 2014 windows XP, lo storico sistema operativo presente ancora su tantissimi PC, non riceverà più aggiornamenti di protezione da parte di Microsoft. Alla notizia è stato dato molto risalto da parte dei costruttori di PC e dalla Microsoft stessa, princi-

palmente per motivi economici, far credere ai consumatori che xp non funzionerà più è un ottimo metodo per spingerli ad acquistare una nuova macchina. Ma cosa succederà veramente? I PC con Xp non saranno più utilizzabili?Assolutamente no! Microsoft non rilascerà più aggiornamenti per la protezione ma il vostro computer continuerà a fun-zionare normalmente, i problemi li troveranno solamente gli utenti che usano il PC per fare Home Banking in quanto le banche, in maniera preventiva, per evitare possibili attacchi da parte di hacker, precluderanno l’accesso ai propri siti da pc con windows xp. Se usate il pc solo per facebook e per navigare, come fanno il 99% degli utenti del resto, potete stare tranquilli, d'altronde i virus c’erano anche quando microsoft rilasciava aggiornamenti…C’è da dire però che xp anche se abbastanza stabile è pur sempre un sistema operativo rilasciato più di 10 anni fa e facendo un paragone automobilistico è come guidare un’automobile di 100 anni fa, i computer infatti si evolvono molto velocemente quindi un upgrade è consigliato anche se non indispensabile. MAIL: [email protected]

SELFIE DA MORIREQuando la passione per l’autoscattopuò costare la vita

MONDO SOCIETÀ

Suicida, nel vibonese, per aver perso il lavoro.

Morire per la crisi economica. E in modo atroce. A Filadelfia, nel vibo-nese, Giuseppe Provenzano, autotra-sportatore di 38 anni, è morto dopo nove giorni di agonia, per essersi dato fuoco il giorno di Pasqua. L’uomo, sposato e padre di due figli, lavorava come autotrasportatore per una ditta di Agrigento, ed ha compiuto il tragi-co gesto a causa del licenziamento da parte della ditta in crisi. Provenzano aveva provato a recedere dal tentati-vo di suicidio dopo essersi dato fuo-co all’interno della sua auto, uscendo dalla stessa e gettandosi in preda alla forza della disperazione in una poz-za piena d’acqua, provando a salvar-si. Ma nonostante sia stato trasferito immediatamente, in eliambulanza, presso l’ospedale di Lamezia prima, e al Cardarelli di Napoli dopo, non ce l’ha fatta a sopravvivere. Il suo tenta-tivo estremo di tornare alla vita non è riuscito.Purtroppo non è il primo e di certo non sarà l’ultimo suicidio dovuto alla crisi economica, sola-mente nel 2013 sono stati 149, uno ogni due giorni e mezzo, di cui quasi la metà imprenditori, il 40 per cento disoc-cupati, i restanti lavoratori dipen-denti, ma ugual-mente in difficoltà economica.

Il gelo di Giangrande su PreitiPerdono non in agenda per il rosarneseLuigi Preiti.Il brigadiere Giuseppe Giangrande - ferito il 28 aprile del 2013 davanti a palazzo Chigi, quando Preiti fece fuoco nell’ormai celeber-rimo attentato durante l’insediamento del governo a guida Enrico Letta – non ha ac-cettato la simbolica mano tesa. A distanza di un anno esatto, infatti, il carabiniere, rima-sto paralizzato perdendo l’uso delle braccia e della gambe, non ha dimenticato, ma soprat-tutto ha chiarito di accogliere con freddezza le parole dell’attentatore, non credendo al suo pentimento.«Preiti sostiene che, se potesse, si sostituirebbe a me? Si farebbe carico della miasofferenza? No, fa bene a stare dove sta», ha spiegato il militare, aggiungendo dinon ritenere un pazzo l’attentatore di Palazzo Chigi, e ipotizzando un movente,dietro il gesto dello stesso. «Le sue non sono nemmeno giustificazioni. Sicura-mente lui sa il motivo per cui ha sparato. Ma noi, questo motivo, non lo sappia-mo». Movente sconosciuto ma esistente anche secondo il Gup di Roma Filippo Steidl, che nella motivazione della sentenza di condanna a 16 anni di reclusione, ha specificato che Preiti non fece fuoco “alla cieca”, bensì mirò alle persone pre-senti davanti Palazzo Chigi avendo progettato l’attentato. In aula al momento della lettura della sentenza era presente la figlia del Brigadiere Giangrande, la quale aveva accolto con soddisfazione la pena esemplare comminata a Preiti.Ma il Giangrande non dimentica, dunque scuse rispedite al mittente, e un caso ancora aperto che rimane tutt’altro che “un giorno di ordinaria follia”.

L’ESPERTO RISPONDEVia Pasquale Zungri, 44 - Rosarno

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