Terra di Basilicata
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AD OGNI RIONE IL SUO
“CIAMBELLINO”
L’ECONOMIA REGIONALE SOFFRIRA’
ALMENO PER ALTRI DUE ANNI
ELISA CLAPS BEATA E
’ stato in un attimo, un
solo attimo, in cui il
mio animo ha auspi-
cato questo desiderio, subito
dopo aver ascoltato le parole
del magistrato di Salerno
espresse in televisione venerdì
mattina.
Un attimo, in cui nella mente è
rimasta impressa una vicenda
altrettanto drammatica, come
quella della nostra cara Elisa:
la morte di Santa Maria Go-
retti.
Ecco perché dico, anzi tutti
noi, famiglia del settimanale
TERRA, diciamo di volere:
“Elisa Claps, Beata subito!”.
Settimanale FreepreSS
GIOVEDI’ 3 GIUGNO 2010
ANNO III N. 3
Direttore
ANTONIO SAVINO
BAMBOCCIONI
UN INCANTO
VIA A. VIVIANI 15/27 POTENZA - TRAVERSA MARIO PAGANO 9 BRIENZA (Pz)
I CENTRI MULTIPLI
Arlotto pagina 13
Zappacosta pag. 4 - 5
Marganella pagina 11
Romanelli pagina 7
continua a pagina 3
LA CATTEDRALE DI ACERENZA CHIUDE PER FERIE
PER LA VOSTRA PUBBLICITA’ CHIAMA 0971 1973010 CELL. 320 1813033 email: [email protected]
pag. 2
CO
SE
D’O
GG
I3 GIUGNO 2010
2 LA CATTEDRALE VA IN FERIE
Si avverte un clima di ten-
sione nella antica citta-
dina di Acerenza perchè,
come fanno sapere alcuni citta-
dini che hanno risposto alle do-
mande di Terra di Basilicata, la
cattedrale è in dirittura di chiu-
sura prevista per il prossimo 14
giugno. Come fanno sapere al-
cune fonti del posto, don Pier-
paolo Cilla, parroco della
cattedrale, in una informativa in-
viata alle associazioni locali, ha
chiarito che il prestigioso monu-
mento chiuderà ufficialmente al
pubblico e ai fedeli il 14 giugno
per motivi inerenti a lavori di ri-
strutturazione. “Sono lavori – è
la voce dei cittadini- che interes-
seranno principalmente la pavi-
mentazione”. Una cattedrale che
chiude in piena estate è una cat-
tedrale che lascerà il paesello lu-
cano, borgo normanno, nello
sconforto.
I cittadini sono delusi perchè af-
fermano: “ormai le decisioni
sembra che siano state già prese
dall’Arcidiocesi” , che, insieme
alla Sovrintendenza ha proget-
tato i lavori.
Si sa che per i lavori di riqualifi-
cazione passerà circa un anno e
che la cattedrale sarà chiusa al
pubblico per l’estate e per tutte
le festività invernali. Quello che
più di tutto spaventa gli abitanti
del posto è la coincidenza con i
lavori di pavimentazione esterna
del corso, via principale del
borgo.
Ad Acerenza, si respira un’aria
salubre, una cittadina dal volto
antico, una cittadina dalla storia
millenaria che quest’anno non
avrà nulla da mostrare ai turisti,
che potranno girare per gli anti-
chi carrugi e perdersi nella bel-
lezza architettonica esterna della
cattedrale, edificata nel 1080 dal
vescovo Arnaldo, e da Roberto il
Guiscardo. Così racconta la sto-
ria che ogni anno si rievoca per
queste vie in pietra viva attra-
verso il corteo storico “dai Lon-
gobardi ai Normanni, storia di
una cattedrale”. Un borgo che ha
ospitato Ruggiero Leoncavallo,
il musicista compositore che nel-
l’opera i Pagliacci, uno dei per-
sonaggi principali prende il
nome del patrono della cittadina,
San Canio.
Ad alcuni passanti abbiamo
chiesto quanto è importante que-
sto munumento per la cittadina e
come mancherà per circa un
anno di tempo. “Certo- fanno sa-
pere- i lavori si devono fare,
forse si potrebbe aspettare a set-
tembre per iniziare”. Sicura-
mente chiudere in questo
momento, in una ridente citta-
dina, quale è Acerenza, porte-
rebbe a queste genti, tra
commercianti e operatori del tu-
rismo, un tracollo delle attività.
Il vescovo Ricchiuti ne ha par-
lato alla stampa definendo la
chiusura “un sacrificio che ser-
virà a riportare la basilica – cat-
tedrale al suo antico splendore”.
Nel frattempo i commercianti
del centro storico acheruntino
insorgono per proteggere le atti-
vità che già poco vedono e che
quest’anno, nonostante la lunga
attesa dopo il periodo invernale,
non vedranno la luce di quei
tanti autobus e torpedoni
che ogni week-end inon-
dano le vie del borgo.
Una perdita notevole per
il blando turismo che
solo in estate fiorisce.
L’auspicio è che una
volta partiti i lavori al-
l’interno della basilica
giungano a termine il
prima possibile per
veder rifiorire Acerenza
come “rosa sulla roccia”.
Antonio Savino
Il problema è serio, va affrontato con equilibrio
e saggezza. Non tutti hanno ragione
CO
SE
D’O
GG
I
33 GIUGNO 2010
“Elisa Claps Beata subito!”
LA PUREZZA E’ MARTIRIO
Quando nell’intervista pubbli-
cata il 19 maggio ho chiesto a
mia figlia Marcella su che cosa
si fosse basata le sua amicizia
profonda con Elisa, mi ha rispo-
sto senza tentennamenti: “Sulla
semplicità e sulla purezza”.
Marcella sapeva ed ancora oggi
sa, che la sua più cara amica era
pura. Non avrebbe mai immagi-
nato però, che proprio la purezza
avrebbe portato Elisa tra gli An-
geli del Signore. E non avrebbe
mai immaginato che la sua dolce
amica del cuore, un giorno sa-
rebbe morta come Santa Maria
Goretti, che per difendere la sua
purezza dedicata a Dio, ha su-
bito volontariamente il martirio.
Ecco perché ripetiamo: ”Elisa
Claps, Beata subito!”.
IL MARTIRIO E’ SA�TITA’
Elisa Claps come Maria Goretti.
Il nostro Angelo Sagarese, gior-
nalista cattolico di alta sensibi-
lità e spiritualità, il 19 Maggio
aveva “avvertito” il tutto in un
articolo pubblicato su TERRA.
Leggiamolo insieme: “Ovvia-
mente non ci sono certezze, sulle
ragioni del delitto, che non tro-
vano giustificazioni ed atte-
nuanti. Non si è lontani dalla
realtà, ipotizzando che Elisa si
sia opposta ed abbia decisa-
mente respinto le proposta
oscene e depravate del suo car-
nefice.”.
Per l’appunto, come fece Maria
Goretti, che per il suo martirio è
diventata Santa. Ecco perché noi
vogliamo che Elisa diventi
BEATA. Ci accontentiamo del
minimo. Se poi sta scritto che
deve diventare Santa, Iddio sia
lodato.
LA SOFFERE�ZA E’
BEATITUDI�E
Si dice che nella sofferenza, la
Chiesa veda se ci sono i presup-
posti per la beatificazione.
Ascoltiamo ancora Angelo Sa-
garese: ”Se avesse accettato, sa-
rebbe ancora in vita. Di qui la
reazione brutale, ripetuta con
numerose coltellate del suo as-
sassino (come riportato da molti
giornali). Le notizie trapelate
dalla relazione del Professor In-
trona, sembrano ipotizzare che
Elisa sia morta dissanguata. E’
prevedibile il dolore, la soffe-
renza, la costernazione. Le grida
disperate di aiuto. La dramma-
tica agonia in desolante solitu-
dine, fino alla morte. Elisa
sarebbe stata uccisa per difen-
dere il suo onore, la sua castità.
Comunque, nuova martire di una
violenza assurda e balorda”.
Come Maria Goretti, insomma,
ecco perché tutti noi di TERRA,
diciamo ad alta voce:”Elisa
Claps, Beata subito!”.
LA VERITA’
DOCUME�TATA
Si dice che la Chiesa, oltre alla
sofferenza, chieda la verità suf-
fragata da documenti ufficiali,
prima di pronunciarsi sulla bea-
tificazione di un martire. Nel no-
stro caso, è rappresentata dalle
motivazioni espresse dal Procu-
ratore Generale di Salerno Lucio
Di Pietro, durante la conferenza
stampa di venerdì 28 Maggio.
Ascoltiamole: “Restivo Danilo,
indagato per il delitto omicidio
volontario aggravato, perché
dopo aver dato appuntamento
alla giovane Claps nella Chiesa
della Trinità di potenza e dopo
averla incontrata, con un prete-
sto la induceva a seguirlo nei lo-
cali pertinenziali della Chiesa,
sino al sottotetto, dove, dopo
aver tentato un approccio ses-
suale con la giovane, venendo ri-
fiutato, infieriva sulla stessa
colpendola ripetutamente al-
meno tredici volte, anche con
un’arma da punta e da taglio con
cui l’attingeva al torace sino a
cagionarne la morte, dopodichè
la trascinava in un angolo del
sottotetto e qui, coprendola di
materiale vario tra cui delle te-
gole ivi riposte e materiale di ri-
sulta, occultava il cadavere”.
Questo, il capo di imputazione.
Poi c’è l’aggravante: “ Aver
commesso il fatto per motivi ab-
bietti ed aver agito con crudeltà
nei confronti della vittima”.
Tutto ciò rappresenta la verità
suffragata da documenti uffi-
ciali. Fatto che ci permette di
gridara con quanta forza ab-
biamo in corpo: “Elisa Claps,
Beata subito!”.
RISCATTO
PER LA CHIESA
Angelo Sagarese ci ha detto che,
“compagni di scuola definiscono
Elisa Claps una ragazza gene-
rosa, cordiale, disponibile,
aperta all’amicizia. Educata con
principi sani e con ferma forma-
zione religiosa. Del resto le fo-
tografie diffuse sono eloquenti
di un volto solare, raggiante di
gioia, che sorrideva alla vita
come si fa a sedici anni”.
Età in cui, aggiungiamo
noi, chi ha una ferma
formazione religiosa è
disposto al martirio pur
di non perdere la propria
purezza. Bene, Angelo
Sagarese si è chiesto:
“Se così è, perché non
dare cristiana sepoltura
ad Elisa Claps proprio
nella Chiesa della San-
tissima Trinità, dove si è
compiuto il suo martirio.
Chi lo vorrà potrà de-
porre un fiore o rivol-
gerle un pensiero. La sua
presenza in città sarebbe
di monito e di esempio
per tutti”.
Giusto, sacrosanto, ri-
confermiamo la validità
della proposta, famiglia
Claps permettendo, natu-
ralmente. Aggiungiamo
però una nostra conside-
razione. In questi ultimi
anni la Chiesa cattolica
in tutta la sua universa-
lità (e sia pure per motivi
diversi, quella locale), ci
ha dato alcuni esempi
non del tutto esaltanti.
Oggi però, si trova, con
il caso Elisa, nella condi-
zione di dimostrare al
mondo intero – oltre che
a se stessa – di potersi ri-
scattare, attraverso un
atto edificante, semplice
e giusto: esaltando la pu-
rezza di una ragazza do-
tata di ferma formazione
religiosa, che ha donato
a Dio Misericordioso la
sua purezza, come fece
santa Maria Goretti.
Ecco perché, diciamo
alla Chiesa Cattolica, in
nome dei potentini,
“ELISA CLAPS,
BEATA SUBITO!”.
Saro Zappacosta
POLITICA
3 GIUGNO 2010
4 S.O.S DUE ANNI
Da circa 40 anni, data di
nascita della Regione
Basilicata, quando sul
tavolo della redazione perveniva
il “malloppo” della Relazione
Programmatica del Presidente
della Regione - oppure di quello
della Provincia o del Sindaco - la
mia prima reazione era quella di
girare la testa dalla parte oppo-
sta. Il solo pensiero di dover af-
frontare la lettura di quel
“malloppo” mi atterriva e, poi, il
dovere di doverla commentare
con il rischio di doverti mettere
contro il Presidente di turno, cer-
tamente non mi esaltava. Soprat-
tutto quando i Presidenti sono
stati Verrastro, Azzarà, Boccia e
Di Nardo, cui ero legato da per-
sonale simpatia umana, e - per la
Provincia - Di Nubila, Comodo,
Camardese, Antonio Pisani e
Vito Santarsiero, che sempre
hanno affrontato questo mo-
mento importante della loro vita
politica con particolare atten-
zione, sapendo che la Relazione
Programmatica diventa il Van-
gelo per gli Enti che hanno gui-
dato. Che poi questi Vangeli si
trasformassero in “chiffon de pa-
pier” era un altro paio di mani-
che.
TA�TA CURIOSITÀ: “PUÒ A�DARE”.Con la Relazione Programmatica
di Vito De Filippo la prima rea-
zione è stata identica a quella
che avvertivo per i suoi prede-
cessori, con una sola variante: la
curiosità. Non vi sembri strano,
amici lettori, che il sentimento di
curiosità possa ancora persistere
nell’animo di un giornalista ve-
terano: è la verità. Ho definito la
Giunta De Filippo come un go-
verno decisionista di centro con
un braccio a destra e uno a sini-
stra, per cui la curiosità era pro-
prio quella di vedere cosa
uscisse fuori da un governo così
insolito, così strano, così partico-
lare, da suscitare commenti più
disparati, ma al tempo stesso
anche un pizzico di simpatia: sa-
pete com’è, tre donne, insieme,
anche in politica, impongono
una riflessione. E così, di buzzo
buono, mi son letto il “mal-
loppo” di Vito De Filippo e,
dopo la classica e tradizionale ri-
flessione, è uscito fuori il tradi-
zionale verdetto: “può andare”.
CI�QUE COLO��E PORTA�TINon è affatto un libro dei sogni,
niente bla bla, nessun volo pin-
darico: poche cose ma buone.
Sembra quasi che ci sia il soffio
pragmatico di tre donne. Infatti,
la Relazione di Vito De Filippo
si poggia su cinque colonne por-
tanti ed una apertura storica al-
l’opposizione, che “possono
andare”. Le cinque colonne sono
rappresentate dai capitoli relativi
a: il lavoro, i servizi di qualità, la
valorizzazione delle risorse di-
sponibili, le reti di imprese e
l’innovazione dell’amministra-
zione pubblica regionale. Baste-
rebbe, quindi, la realizzazione di
un pilastro su citato all’anno, per
vedere Vito De Filippo e la sua
Giunta finire dritto dritto in Pa-
radiso e passare alla storia come
unico governo capace di realiz-
zare il suo programma politico
amministrativo in una sola legi-
slatura. Una colonna all’anno - si
fa per dire - e il libro positivo
della storia regionale potrà chiu-
dere le sue pagine. Ci riuscirà la
Giunta di centro con un braccio
a destra e uno a sinistra, guidata
da Vito De Filippo, a costruire
queste cinque colonne? In noi,
c’è moderata fiducia. Anche per-
ché Vito De Filippo è diventato
un gran furbone: ha pescato il
concetto di “Quoziente Fami-
liare” - che, se la memoria non ci
tradisce, è partorito dalla mente
di Gianfranco Fini, sia pure limi-
tato alla progettazione di tasse
familiari - e ne ha fatto un ca-
vallo di battaglia, poiché indivi-
dua “i criteri per erogare misure
di sostegno alle famiglie in diffi-
coltà”, il “Reddito Ponte” per
“l’attribuzione di incen-
tivi economici ai giovani
lucani in cerca di la-
voro”, i bandi per l’occu-
pazione. Forse qualcuno
griderà al clientelismo,
ma sapete che vi dico?,
anche se così sarà, si
pensi alla disoccupa-
zione dei giovani e al
dramma delle famiglie
lucane e si cerchi, tutti
quanti insieme, opposi-
zione compresa, di risol-
vere i problemi seri,
perché, è bene che si sap-
pia, il popolo lucano ha i
coglioni gonfi e non ac-
cetterebbe più, certa-
mente, ulteriori
fallimenti. Col rischio di
una giusta e doverosa
sommossa popolare.
Chiediamo a tutto il
Consiglio Regionale:
dobbiamo arrivare ai
classici “forconi”? C’è il
modo di evitarlo? Cre-
Saro Zappacosta
Non è affatto un libro dei sogni, niente bla bla,
nessun volo pindarico: poche cose ma buone
POLITICA
53 GIUGNO 2010
DI ARMISTIZIO
diamo di sì e forse la soluzionela troviamo nelle ultime paginedella Relazione Programmaticadel Presidente.U�A VOCE ACCORATA,
U� APPELLO
Vito De Filippo, infatti, ha dettoa tutto il Consiglio: “Alle varieopposizioni qui rappresentate, apartire dal PDL, che è forza digoverno a Roma, chiedo sind’ora di avviare un comune per-corso che ci porti su alcuni temicondivisi, che non sono né didestra né di sinistra, a lavorareper il bene dei lucani. Fuori daogni tatticismo - ha precisato ilPresidente della Giunta Regio-nale De Filippo - e nel rispettodei ruoli che ciascuno rivolge aquest’aula e nella società, credovi sia la possibilità di stabilirecon le opposizioni una concretaconvergenza per la difesa a tuttii livelli, degli interessi della Ba-silicata, in particolare sulle ri-sorse naturali (come il petrolio)o in materia di infrastrutture,
scuola e università. Mi sentireidi dire che tutti abbiamo per na-scita una stessa tessera di iscri-zione che è quella dell’amore edella dedizione alla Basili-cata… Colleghi Consiglieri, glianni di questa legislatura regio-nale chiamano tutti, pur dafronti diversi, ad una “provaunica” per servire la causadella Basilicata. Diamole forzae consistenza. Cambiamola emiglioriamola con le innova-zioni, le riforme, il coraggio.Cogliamo il suo desiderio di fu-turo, abitiamola con la passionedella novità. Meritiamoci le suesperanze e la sua fiducia. Ce lochiedono i lucani”.IL FORCO�E DIETRO
L’A�GOLO
Queste parole del Presidentedella Giunta non esprimono af-fatto una mozione dei sentimentilanciata in aula per suscitare laparticolare attenzione dei Consi-glieri e quindi ampia considera-zione. È vero, rappresenta un
appello alla minoranza, nonchéuna insolita apertura, come ab-biamo accennato all’inizio. Unappello che nasce da una fortepreoccupazione che anima VitoDe Filippo e tutti i lucani. Chetrova origine nello scenario eco-nomico in cui si muove la Basi-licata, dove la recessione èparticolarmente grave e la pro-spettiva di ripresa sono partico-larmente lente. Motivo per cuiDe Filippo prevede che l’econo-mia della nostra regione soffriràperlomeno per un altro biennio e,se a ciò aggiungiamo i sacrificidella Finanziaria nazionale, citroviamo dinanzi ad un quadrodrammatico che nessun politicopuò da solo affrontare, sperandodi abbatterlo. Vito De Filippo,invece, spera quanto meno di li-mitare i sacrifici dei lucani e, perraggiungere tale obiettivo, halanciato l’appello dell’opposi-zione. Giusto. Un atto responsa-bile. Un invito agli uomini dibuona volontà. Un appello che
L’economia della nostra regione soffrirà perlomeno per un altro biennio,
ci troviamo dinanzi ad un quadro drammatico che nessun politico
può da solo affrontare
ci auguriamo vengaraccolto. Non siamomai stati “dolci di sale”con i rappresentantidella casta ma in que-sta occasione non ci ti-riamo indietro. Anzi,lanciamo un’idea aVincenzo Viti e NicolaPagliuca, capi gruppodel PD e del PDL: sta-biliscano insieme i ter-mini di un armistiziotra maggioranza e op-posizione che duri al-meno due anni e,insieme al Presidentedel Consiglio VincenzoFolino, costituiscanoun “pool di tested’uovo di emergenza”,capace di collaborare -senza spirito di conso-ciativismo - in nome ditutto il Consiglio Re-gionale, con Vito DeFilippo e la sua Giunta.Un armistizio di dueanni, non è la fine delmondo. Anzi, può rap-presentare un riscattoper una classe politicache ha ormai perso di-gnità, orgoglio, identitàe passione politica.Due anni di lavorocongiunto potrebberappresentare unanuova pedana di lan-cio. Diversamente l’ab-biamo detto: dietrol’angolo, il forcone.Guai per chi fallirà an-cora una volta, quindi.C’è un’occasione: sicolga al volo l’appellodi De Filippo.
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SE
D’O
GG
I
63 GIUGNO 2010
UNA CARICAABUSIVA E CONTESTATA
LA FI�E DI U� DIRITTO
Quando un partito politico per-
mette che il suo organismo statu-
tario provinciale venga occupato
abusivamente da un segretario
non legittimato politicamente,
perde automaticamente il diritto
di giudicare, contestare e sinda-
care gli altri partiti del quadro
politico nazionale e regionale.
E’ il caso del Popolo della libertà,
che ha permesso e continua a
permettere che il coordinamento
provinciale venga diretto da un
segretario “abusivo” contestato e
delegittimato da un consigliere
regionale del partito durante la
prima riunione ufficiale dell’or-
ganismo “incriminato”.
Il coordinatore del Pdl “abusivo”
e delegittimato ufficialmente è
Antonio Tisci, mentre il consi-
gliere regionale, che nella riu-
nione del coordinamento ha
delegittimato il coordinatore, è
Gianni Rosa.
IL SEGRETARIO
“ABUSIVO”
Antonio Tisci è un segretario
“abusivo” perché il posto da lui
occupato era destinato a Gianni
Rosa. E vediamo il perché.
Quando è sorto il partito unico
del Popolo della Libertà, il patto
firmato tra i massimi dirigenti di
Forza italia e Alleanza Nazio-
nale, prevedeva che la segreteria
provinciale delle varie regioni
italiane, venisse assegnata a co-
loro che erano stati eletti regolar-
mente in occasione di un
congresso, e poiché Gianni Rosa
fu eletto da un congresso provin-
ciale di An, quel posto toccava a
lui e solamente a lui, non ad altri.
Tanto è vero che il giorno dopo
questo accordo nazionale, molti
giornali nazionali riportarono il
quadro, regione per regione – e
quindi Basilicata compresa –
comprendente i nominativi dei
segretari regionali e quelli pro-
vinciali prescelti. Per la segrete-
ria provinciale di Potenza, il
nominativo prescelto e riportato,
ovviamente, era quello di Gianni
Rosa. Nome letto da me perso-
nalmente e da tutta la stampa lo-
cale.
Su un quotidiano locale, tuttavia,
il giorno dopo comparve una
strana notizia, in virtù della quale
il segretario provinciale non era
più Gianni Rosa, ma Antonio
Tisci. Cosa accadde perché im-
provvisamente nella notte dei
lunghi coltelli saltò l’accordo na-
zionale? Accadde che (come al
solito) nell’ex partito di An,
“qualcuno” cassò il nome di rosa
e scrisse quello di Tisci, abusiva-
mente, per cui
quest’ultimo è di-
ventato segretario
“abusivo”, mentre
Gianni Rosa – con
freddezza ed astu-
zia politica – in-
goiò il rospo per
amor di patria, rin-
viando la contesa a
tempi migliori. Fu
bagarre nazionale,
però e non solo locale, poiché
Maurizio Gasparri dichiarò ai
quattro venti: “Per quanto mi ri-guarda Gianni Rosa è stato elettoregolarmente al congresso di Ane quindi ha tutti i titoli per essereil riferimento operativo non solodella destra ma di tutto il centrodestra della provincia di Po-tenza”.In un partito serio, questo “ca-
sino” fatto di coltellate alle
spalle, tradimenti, prese di posi-
zione e dichiarazioni più o meno
giuste, come minimo avrebbe do-
vuto costringere i vertici del par-
tito a rimettere le cose a posto:
togliere Tisci ed imporre Gianni
Rosa. Invece nel Pdl, che partito
serio non è, l’illegittimo è rima-
sto illegittimo, l’imbroglio è ri-
masto imbroglio e i vigliacchi
sono rimasti vigliacchi.
Ecco perché all’inizio ho detto
che il Popolo della Libertà ha
perso il diritto di contestare, giu-
dicare e sindacare gli altri partiti
del quadro politico regionale:
perché – e lo ripeto per l’enne-
sima volta – quando si permette
che un organismo statutario
venga occupato abusivamente,
significa che il marcio è genera-
lizzato, e nessuno ne è immune.
L’ATTACCO
DI GIA��I ROSA
Per cui, dinnanzi a questo marcio
politico generalizzato, chi rimane
derubato di una carica che gli
toccava, non può non unirsi con
quanti amano l’onestà politica (e
nella base elettorale del Pdl co-
storo sono molti) e iniziare all’in-
terno del partito una
lotta serrata come ha
fatto Gianni Rosa, che
alla prima occasione –
il coordinamento pro-
vinciale svoltosi lunedì
scorso – ha messo in un
angolo Antonio Tisci, e
gliene ha cantata quat-
tro. E siccome non tutta
la stampa locale è leale
e corretta, Gianni Rosa
in esclusiva per TERRA, ha rila-
sciato una dichiarazione che pub-
blichiamo integralmente. Essa
dice: “in relazione agli articoliapparsi sugli organi di informa-zione rispetto alla posizione dame assunta in seno al coordina-mento provinciale del Pdl tenu-tosi lunedì 25 Maggio 2010,fonte “informatori occulti” ri-tengo utile precisare la posizioneda me assunta nel consesso, cheè estremamente critica nei con-fronti del coordinatore provin-ciale del Pdl Tisci. Da tempochiedevo il chiarimento internoalla conduzione del Pdl provin-ciale, che ritengo essere stato ab-bandonato a se stesso, quindilasciando in solitaria, circoli, di-rigenti, militanti e simpatizzanti.Ritenevo e ritengo che la condu-zione politica nell’ultimo annosia stata un fallimento politico edorganizzativo, i responsi eletto-rali ne sono una prova. Questi imotivi che mi hanno indotto as-
sieme a Luigi Modrone -vice coordinatore provin-ciale – a richiedere le di-smissioni delresponsabile provinciale.Esiste la politica dei fattie l’antipolitica dellechiacchiere – affermaGianni Rosa – esiste lapolitica che si attiva sulterritorio ed esiste l’anti-politica che si svolgenelle stanze private, esi-ste la politica del diri-gente che opera el’antipolitica del buro-crate autoreferenziale. Ilresponsabile provincialedel Pdl ha scelto l’anti-politica dopo essere statobaciato dalla fortuna, ri-trovandosi consigliereRegionale grazie alla ri-nuncia degli eletti demo-craticamente, dopo averavuto”un posto” da co-ordinatore provincialedel Pdl per “grazia” ri-cevuta romana, si è ada-giato nelle stanze di vialeVerrastro, sentendosi unintoccabile e credendoche i prodigi avvengonosempre. Ma in politica siraccoglie sempre quelche si semina, non è uncaso se il responso del-l’urna alle elezioni regio-nali non è statofavorevole. Per diritto dicronaca – concludeGianni Rosa – nel coor-dinamento non è stataapprovata alcuna mo-zione a supporto dellelinee programmatiche,ma solo una riguardantel’utilizzo del simbolo. Atal proposito il voto delcoordinatore provincialeè stato l’astensione”.
Doveva andare a Gianni Rosa, ma “per grazia divina romana”,
è finita sulle spalle di Antonio Tisci
Saro Zappacosta
7
IL B
EL
PA
ES
E
3 GIUGNO 2010
Rapporto Istat: bamboccioni per forza
Rallentata già nel decennio
2000-2009 da "una cre-
scita asfittica e stentata",
che ha prodotto un modestissimo
aumento annuo dello 0,1 per
cento, prostrata dalla "crisi più
profonda della storia economica
recente", sebbene l'Italia abbia
agganciato la ripresa nel primo
trimestre di quest'anno, con il Pil
a +0,5% , porterà ancora a lungo
i segni del disastro economico
degli ultimi due anni. A pagare lo
scotto maggiore saranno di si-
curo coloro che nei prossimi de-
cenni dovrebbero reggere il peso
di una società sempre più sbilan-
ciata dalla parte degli anziani: i
giovani, 'bamboccioni' per forza,
impossibilitati a farsi strada nel
mondo del lavoro a prescindere
dal titolo di studio. Il Rapporto
Annuale dell'Istat è dedicato que-
st'anno alla crisi e al suo impatto
sul mondo dei giovani. L'analisi
e i dati esposti dall’Istat mo-
strano in modo accurato e detta-
gliato debolezze e punti di forza
del Paese, offrendo un quadro av-
vilente soprattutto per quanto ri-
guarda i giovani e le donne. Allo
stato attuale, con la crisi che ha
attraversato in modo trasversale i
paesi più industrializzati, la situa-
zione dei giovani che si affac-
ciano al mondo del lavoro è
davvero tragica. Nessun titolo di
studio sembra in grado di proteg-
gerli dall'impatto della crisi: la
flessione dell'occupazione per
chi ha un titolo di studio non su-
periore alla licenza media è par-
ticolarmente critica (-11,4 per
cento), ma rimane importante
anche per i diplomati (-6,9 per
cento) e per i laureati (-5,2 per
cento). Questo perché con la crisi
sono state falcidiate le posizioni
“precarie”, generalmente occu-
pate da giovani, meno tutelate, e
dunque più semplici da eliminare
con la “scusa” della crisi. Se-
condo Linda Laura Sabbadini,
direttore centrale dell'Istat e tra i
coordinatori del rapporto an-
nuale, oggi il quadro della popo-
lazione giovanile in Italia è molto
critico: “300 mila giovani occu-pati in meno nell'ultimo anno,aumentano i disoccupati inattivi,scarsa competenza rispetto aglialtri paesi europei e tassi di in-terruzione scolastici elevati. Pos-sibile - si chiede Sabbadini - chesi parli ancora di bamboccioni?E proprio quando in piena crisicresce la percentuale di giovaniche vogliono uscire dalla fami-glia di origine". Bamboccioni,
dunque, ma non per scelta... co-
stretti a prolungare la convivenza
con la famiglia non avendo la
possibilità materiale di intrapren-
dere un percorso autonomo ed in-
dipendente! Lo scenario che
l'Istat definisce "verosimile" per
i prossimi 40 anni risulta esser
davvero preoccupante: con la
speranza di vita che aumenta
(raggiungerà gli 84,5 anni per gli
uomini e gli 89,5 per le donne),
la riduzione della popolazione at-
tiva e l’aumento degli over 64,
aumenterà, fino a raddoppiare,
l'indice di dipendenza degli an-
ziani. A questo punto c’è un pro-
blema ovvio: i giovani di oggi,
che saranno gli anziani di do-
mani, non lavorano, non versano
contributi, non vanno via di casa,
non fanno nulla. Come faranno a
reggere il peso di una società
sempre più vecchia se loro stessi
corrono il rischio di invecchiare
senza lavoro? La statistica ha co-
niato addirittura una sigla per de-
finire la loro situazione.... dopo
l’offensivo bamboccioni siamo
passati al più internazionali-
stico“Neet” che significa “not in
education, employnment or trai-
ning”, tradotto: non lavorano,
non studiano, non si formano. I
Neet nel 2009 erano arrivati a
oltre due milioni, il 21,2 per
cento dei 15-29enni. "Rimanere
in casa con i genitori più a lungo
che nel resto dell'Europa in Italia
è sempre stato un costume dif-
fuso", ricorda la Sabbadini. Se-
nonché nel 1983 la quota dei 18-
34enni celibi nubili che viveva in
famiglia era del 49 per cento, nel
2000 era arrivata al 60,2 per
cento, attestandosi al 58,6 per
cento del 2009. Tra i 30-34enni
quasi il 30 per cento vive ancora
in famiglia, una quota triplicata
dal 1983. Sono cambiate le mo-
tivazioni: nel 2003 la prima ri-
sposta a un'indagine Istat era
quella di "permanenza scelta",
adesso la prolungata convivenza
dei figli con i genitori dipende
soprattutto dai problemi econo-
mici (40,2 per cento); solo per il
31,4 per cento si tratta di una li-
bera scelta. Questo perché, anche
quando si è fortunati e si trova un
lavoro, il mercato è estrema-
mente avaro con i giovani: quasi
la metà dei sottinquadrati (occu-
pati che svolgono una profes-
sione inferiore al livello di
studio) sono giovani di 15-34
anni. Ecco perché il sia il termine
bamboccione, sia l’internaziona-
listico Neet hanno il sapore di
una beffa.... quella ai danni di
una generazione che non trova
sbocchi di nessun tipo, pur cer-
cando in mille modi di emergere.
Di fronte alle crescenti difficoltà
di trovare un impiego, aumenta il
senso di sconforto degli indivi-
dui, che spesso rinunciano del
tutto a cercare un lavoro. In par-
ticolare aumenta la percentuale
dei disoccupati di lunga durata
che transitano verso l'inattività
(dal 37 al 44 per cento), tanto che
nel 2009 gli inattivi sono aumen-
tati più dei disoccupati. La fami-
glia fortunatamente sembra
tenere, nonostante gli scenari
poco rosei. Sono le famiglie che
offrono un’ancora di salvezza ai
giovani che, vivono per la stra-
grande maggioranza all'interno di
nuclei in cui vi sono due percet-
tori di reddito. Ma cosa accadrà
quando uno, o entrambi questi
percettori di reddito rimarranno
senza lavoro? Quando dalla cassa
integrazione i padri di famiglia
passeranno all'inevitabile
disoccupazione, o, peg-
gio ancora, all'inattività?
La più diretta delle cnse-
guenze del dilagare della
disoccupazione è la ca-
duta del reddito disponi-
bile delle famiglie, che
nel 2009 in Italia si è ri-
dotto del 2,8 per cento.
Siamo più poveri, ce ne
siamo accorti.... Non che
fosse difficile capirlo!
Sempre nel 2009, il po-
tere d'acquisto ha subito
una riduzione del 2,5 per
cento. Però "l'indice di
deprivazione", che mi-
sura quello di cui si pri-
vano individui e
famiglie, è rimasto al
15,3 per cento tra il 2008
e il 2009: la spiegazione
dell'Istat è che il 60 per
cento del totale delle fa-
miglie che nel 2009 risul-
tavano deprivate lo era
già nel 2008.... In so-
stanza chi già nel 2008
non poteva permettersi
molto ha visto la sua si-
tuazione peggiorare nel
2009. Come sempre la
crisi ha colpito i più de-
boli, ampliandone la pla-
tea: tra il 2008 e il 2009
le famiglie "indifese nel
far fronte a spese impre-
viste" sono passate dal 32
al 33,4 per cento, quelle
in arretrato col paga-
mento di debiti diversi
dal mutuo dal 10,5 al
13,6 per cento (tra quelle
che hanno debiti) e quelle
che si sono indebitate dal
14,8 al 16,4 per cento.
Allarme giovani: "bamboccioni" a causa della crisi
Oltre 2 milioni rischiano l'esclusione
Loredana Romanelli
RE
GIO
NE
3 GIUGNO 2010
Luca Arlotto
9CARA MAMMA REGIONE…
Cara Mamma Re-gione”,ora i tuoi “figli”parlano un po’ di sé!
Quei tanti giovani lucani che,alacri nel loro agire e con deter-minazione, hanno manifestatoil loro chiaro dissenso contro i“banditi” tirocini. Un progettoformativo che fino a qualchegiorno fa era imbrigliato in pa-stose querelle politiche e che,ora, è diventato oggetto di undiffuso malcontento.È il momento in cui “Spartacorompe le catene”!I tuoi inferociti pargoletti sonopassati “dalla tastiera del pcalla strada”, per manifestare ilproprio disappunto contro unamiope politica che, collassandosu sé stessa, ha generato la so-spensione dei tanto vituperatitirocini formativi.La cauta “sommossa” si è gene-rata a causa del dietrofront diRosa Mastrosimone, all’indo-mani del suo insediamentoall’Assessorato alla Cultura eFormazione, la quale ha rite-nuto opportuno e doveroso ri-vedere e riformulare il bando diselezione, per evitare interpre-tazioni distorte rispetto alla fi-nalità del progetto stesso.Un rospo che i tuoi figli nonhanno gradito, poiché semprepiù propensi a credere nell’en-nesima gestione del consensoelettorale e, nonché a forme dimero assistenzialismo, rispettoa serie e lungimiranti politichedi inserimento lavorativo.Lo stesso Antonio Autilio, sottola cui egida è stato promosso ilvituperato progetto, si è rite-nuto incredulo, auspicando adun’ulteriore marcia indietro ri-spetto alla sospensione dellostesso.Molteplici le rivendicazioni chehanno innervato la manifesta-zione: maggiore chiarezza inmerito ai criteri selettivi; parte-cipazione di soggetti privati chepossano garantire, alla fine del-
l’iter formativo, un sicurosbocco occupazionale per i tantigiovani disoccupati.Molte le associazioni e i partitiche hanno aderito all’iniziativa,nonché alcuni dei tuoi stessiadepti che hanno deciso dischierarsi sul versante “popo-lino” e di rendere nota la pro-pria contrarietà e costernazionerispetto alla sospensione dei ti-rocini: Mollica, Pace e Napoli.Attraverso il loro aiuto cerche-ranno di far arrivare il loro dis-senso anche in consiglioregionale e questo per dimo-strare che nonostante le deluseaspettative, il Movimento Ge-nerazionale Lucano continueràa combattere per ottenere giu-stizia e verità su questa enne-sima trovata elettorale.Ma allora un dubbio: come maii tuoi stessi discepoli si sono ri-bellati a te? È solo frutto di unalotta intestina tra partiti poli-tici? O forse, una più cauta e as-sennata prospettiva?Lo stesso Mollica mostra piena“solidarietà nei confronti delMovimento Generazionale Lu-cano e di tutti coloro che sisono ritrovati davanti al Pa-lazzo della Giunta. La gente lu-cana ed i giovani in particolarmodo – secondo le sue dichia-
razioni – hanno bisogno di cre-dere in un futuro dove la parolaOccupazione non rappresentisoltanto uno spot elettorale,masicurezza e stabilità”.Cara Mamma Regione,sono in molti, ormai, a credereche la vicenda dei tirocini for-mativi, biasimati in fase di ap-provazione e, poi, disospensione, è frutto di un con-sueto malcostume, tutto lucano,che fa perdere di vista i reali bi-sogni dei cittadini , bisogni chenecessariamente devono tra-dursi in una pronta soluzione enon in dissennati palliativi, ingrado di generare soltanto e an-cora precarietà, bubbone cheormai affligge il nostro territo-rio da tempo immemore.Altrettanto aspri gli anatemigiunti dagli ambienti virtuali:denunce che trovano favorevolelo stesso Mollica.Secondo quanto stabilito dallalegge, il periodo di tirocinioformativo deve esaurirsi entro enon oltre i sei mesi (il bando re-gionale, invece, ne prevedevadodici), il che fa sorgere sol-tanto vane illusioni nei parteci-panti;Ancora: la prestazione d’operada luogo a un esiguo contributodi 770 euro al mese (e, ovvia-
mente, non da luogo acontribuzione ai finiprevidenziali e pensio-nistici).Molti, inoltre, si chie-dono come mai questapolitica di inserimento“pseudo-lavorativo” siagiunta proprio in pienaapertura di campagnaelettorale e non in tempimeno sospetti.Dulcis in fundo, vi sonoi tanti giovani che si do-mandano che fine hannofatto i soldi che hannodovuto corrispondereper partecipare al bandodi selezione.Quella che per l’ “impe-ratore” De Filippo e isuoi subalterni avrebbedovuto rappresentareun’ancora di salvezzaper molti giovani disoc-cupati, si è trasmutata inuna vera e propria za-vorra, che rischia dioscurare reali e risolu-tive politiche occupa-zionali. Questo ilpensiero di molti gio-vani lucani “liberi” chesono ormai stanchi dimistificazioni e lenitivia breve termine.Insomma, una questionein un continuo divenire,un magma in piena chenon sembra arginarsi.Ora tocca a te! Il pomodella discordia è nelletue mani, “Mamma”:dovrai ora preoccupartidi agire in prospettive dimedio e lungo termineprima che, la pacata ma-nifestazione, si tra-sformi in una vera epropria rivolta.FirmatoI tuoi figli
Lettera aperta contro la sospensione
dei tirocini formativi
3 GIUGNO 2010
CITTA’
11LA CITTÀ DEI CIAMBELLINI
Potenza città dei “cantieri aperti”.Questa è l’immagine restituita daicittadini stessi, esacerbati dalle nu-
merose difficoltà legate alla mobilità quo-tidiana, a causa di lavori che procedonoma, a passi tardi e lenti. Le zone “sotto processo”, da parte degliautomobilisti sono quelle che interessanola parte più consistente del traffico poten-tino: nodo complesso del Gallitello, Mac-chia Romana (zona ospedaliera).È prevista per l’estate del 2011 l’epilogodei lavori lungo il nodo complesso delGallitello, secondo quanto annunciato dalSindaco di Potenza, Vito santarsiero. An-nuncio pronunciato in una conferenzastampa che facesse chiarezza sulla ripresadei lavori sospesi nella primavera del2008: pausa causata dal rinvenimento dialcuni reperti archeologici trovati lungo lesponde del fiume Basento.La fine dell’estate 2010, invece, vedrà ul-timata quella parte dei lavori che riguardavia Vaccaro e Viale dell’Unicef (Fondo-valle). Lavori che, al momento, generanoa detta di molti disagi a causa di continui
restringimenti di carreggiata, sensi unicie limiti di velocità e, dunque, incolonna-menti e rallentamento del traffico. Lavori serrati dunque, per dar forma aduna massiccia opera, “la più grande nellastoria di Potenza” – ha asserito il primocittadino - che nelle intenzioni proget-tuali, dovrebbe rendere sostenibile la mo-bilità potentina. Un progetto che prevede tre punti princi-pali. Quello del viadotto del Basento (nei
pressi del passaggio a livello) dove si la-vorerà a ritmo alterno, interrompendol’intervento a causa del passaggio ferro-viario: lavori tesi alla costruzione di unponte con una campata di 60 metri in ac-ciaio. La fondovalle, dove gli interventis a r a n n ofatti in pre-senza delleauto e, inultimo, lag a l l e r i a(posta a li-vello infe-riore diR i o n eCouczzo)dove si in-terverrà as-sicurandoun monito-raggio con-tinuo sugli eventuali movimenti. “Questo è il piano d’attacco per il nodocomplesso del Gallitello”, sottolinea il re-sponsabile dell’esecuzione dei lavori, l’ar-chitetto Pantaleo De Finio.Sicuramente molteplici disagi, ma conl’obiettivo di rendere efficiente la viabilitànei punti nevralgici della città. Insomma:il fine giustifica i mezzi.Una viabilità sostenibile che coinvolgenon solo gli automobilisti esasperati daicontinui ingorghi che si generano nelleore di punta, ma anche la spesa pubblicache ammonta a circa 28 milioni di eurostanziati con una delibera Cipe, nel lon-tano 2004.Somme elargite in parte per la prosecu-zione dei lavori e in parte per operazionidi esproprio, contenziosi e questioni varie(si veda ad esempio quella legata al rile-vamento degli scavi archeologici). Continuano, poi, i lavori a ridosso del-l’ospedale San Carlo: gli operai lavorano,ma i tempi di consegna del nuovo sistemaviario si allungano sempre di più. L’ul-timo della lunga serie di annunci parlavadi fine aprile, inizio maggio come data diultimazione. Nel frattempo, però, si moltiplicano i pro-blemi di accesso al quartiere (accesso spo-stato a nord, lungo la strada checongiunge l’ex Don Uva al Campo scuola
di Macchia Romana): problemi legati aldeflusso del traffico soprattutto nelle oredi punta. Un modo alternativo per gestire il traffico,poi, è il continuo proliferarsi di rotatorieche oltre a far defluire più velocemente la
mobilitazione delle auto, tentano velata-mente di offrire alla città non solo ce-mento ma anche “aree verdi” che,purtroppo, ancora mancano nella nostracittadina. Si veda, ad esempio, la zona diPoggio tre Galli lungo via Praga, ove inbrevissimo tempo è stata costruita questasimpatica “ciambellina” che rende più or-dinato il traffico e, nel contempo, diventaornamento per il quartiere stesso. Un progetto, quindi, destinato a trasfor-mare in positivo il volto della città la cuifine, almeno per ora, sembra profilarsiall’orizzonte.
Simona Marganella
Si lavora a ritmi sostenuti sul nodo complesso del Gallitello e sul nodo
viario di Macchia Romana a ridosso dell’Ospedale San Carlo
città fortemente legata a valori di le-altà, sincerità, coerenza e fattività.Una domanda mi è sembrata perti-nente. Che fine ha fatto la famiglia diMaurizio Restivo – genitore naturaledi Danilo – con la sorella già fidan-zata con un giovane Urciuoli? In ge-nere, in casi di gravi delitti comequesti, i familiari non ostentano unsilenzio assordante. Partecipano atti-vamente nel tentare di difendere, cac-ciando gli artigli, il proprio congiuntoanche se è un mostro.Tra i tanti casi quello di Perugia conRaffaele Sollecito il cui padre hasempre dal primo istante fatto sentiretutto il suo peso.È sfuggito al sig. Direttore Leporace– invece di insistere in ipotesi dipseudo segreti di Potenza e di inter-pretazioni linguistiche del QuestorePanico circa gli “ingenui depistaggi”– di chiedersi chi ha sostenuto, e con-tinua a farlo tuttora, finanziariamenteper le ingenti spese di assistenza e di-fesa tecnico-legale.Soprattutto per lo studio legale in-glese nell’aver affidato la difesa tec-nica a un principe del foro.Anche Andrea Di Consoli recente-mente ha tentato di spostare l’assedella barra dello scandalo Elisa datutt’altra parte.Questo è il vero segreto inconfessa-bile.Difatti, si cerca di spostare l’atten-zione sui preti stranieri che da nean-che un anno sono stati investiti della
CITTA’
3 GIUGNO 2010
12 UN CAPOLUOGO CHE NON HA SEGRETI
L’articolo di Paride Leporace,direttore de Il Quotidianodella Basilicata, ha scritto di
spalla in prima pagina la settimanascorsa – sempre sul tema di ElisaClaps e delle implicazioni a seguito– finalmente – della richiesta di rin-vio a giudizio di Danilo Restivo,quale presunto, e dato per certo as-sassino della giovane ragazza, un ar-ticolo, per ribadire il proprio pensieroritenendo che ci siano ancora dei se-greti nella città di Potenza.Forse, stante alle lettura del brano,avrà letto con troppa avidità ed atten-zione libri gialli di Agatha Christie.Ma lasciamo stare. Potenza è un ca-poluogo di città e di regione acco-gliente ed ospitale che non ha nullada nascondere.Si è che si è imbastardita per letroppe importazioni e tra queste nontutte eccellono per linearità, onestà,rettitudine ed impegno sociale, civilee culturale come la famiglia di ParideLeporace.È evidente che in ogni comunità cisono i belli, i buoni, i brutti e i cat-tivi.Quella esigua parte marcia, con l’ac-quisizione di un Danilo Restivo pro-veniente da Erice con un cognomealtisonante per una discendenza inlinea retta e collaterale del famoso exministro Restivo – la cui storia nonpuò essere raccontata in questa let-tera per brevità di spazio e di tempo– non può dequalificare e far persi-stere dubbi su una larga parte della
conduzione della gestione della Par-rocchia della SS.ma Trinità e su S.E.il Vescovo mons. Agostino Superbo.Per l’equivoco sui tempi e i modi delritrovamento del cadavere di Elisa,poco interessa che siano trascorsi 17anni, quanto lo scandalo per non es-sersi capiti.Vorrei ricordare che per le scorse fe-stività pasquali cercavo di rintrac-ciare un eccellente giornalista estimavo di averlo a portata di mano.Ho atteso per un equivoco telefonicoquasi un’ora invano davanti a unabarra di accesso al suo edificio.Quindi Di Consoli – sposta l’assedella barra della inefficienza, super-ficialità, o quanto meno dall’appros-simazione delle indagini della primaora, nonostante le dichiarazioni spon-tanee di interruzione delle operazioniinvestigative espresse dal sig. VitoEufemia – già ispettore di Polizia eCommissario in pensione – nellascorsa trasmissione televisiva Chil’ha Visto?.Questo modo di fare giornalismo rap-presenta un segreto, invece di offrireun valido supporto per la ricercadella Verità e della Giustizia.La signora Anna R.G. Rivelli sempresu Il Quotidiano ha altresì confutatoad Andrea Di Consoli una versionepoco ortodossa e fuorviante di taliprime indagini.Era sostituto procuratore allora ladott.ssa Felicia Genovese.Nessuno vuole attribuire a tale ope-
rato inciuci o attenzioni.Ma, da profano del diritto,non è possibile processarequalcuno per un colpo di im-putazione diverso rispettoall’evidenza del reato.Se la sig.ra Anna R.G. Ri-velli avesse taciuto, comealtri lettori, allora probabil-mente si sarebbe potuto par-lare di segreti a Potenza.Né giova avvalersi di taluneesternazioni di don MarcelloCozzi, dell’associazione Li-bera, che probabilmente ri-porta qualche suo astiopersonale verso il congiuntoMons. Cozzi della diocesi diLagonegro-Tursi e mons.Cantisani della vicina Sapri.A Potenza né misteri, né se-greti.Giusta la solidarietà alla fa-miglia Claps, per la Verità eGiustizia, la richiesta di bea-tificazione di Elisa che hasubito il martirio per averreagito alle pressioni di unsadico assetato di sesso.A dimostrazione dei saniprincipi di coerenza, rettitu-dine e severità che la fami-glia Claps e le altreinculcano ai propri figli.
Riflessioni di un lettore dopo
la richiesta del rinvio a giudizio di Restivo
Tommaso Marcantonio
13
CIT
TA
’
3 GIUGNO 2010
RESTYLING CENTRO
Dal 26 al 30 maggio scorso, in occasione dei festeggia-
menti per il Patrono di Potenza, è stata sperimentata la
tanto millantata “Zona a traffico limitato”, oggetto di
aspre e sarcastiche discussioni tra i residenti, favorevoli, e i com-
mercianti, sempre più convinti della necessità di una rivitalizza-
zione dell’antico borgo cittadino, piuttosto che di una dissennata
chiusura dello stesso che, a detta loro, può condurlo verso un
inevitabile collasso. “Passato il santo, passa la festa”: ora è
giunto il momento di tirare le somme di questa esperienza.
nMolti sono soddisfatti. Altri, invece, ritengono che l’esperienza
non abbia sortito gli effetti sperati. Uno dei tanti residenti, delusi
da questa breve parentesi sperimentale, afferma: “ la Zona a traf-
fico limitato, ci ha dato la possibilità di circolare tranquillamente.
L’unico problema, però, è che la situazione concernente i par-
cheggi non sembra giunta a certa risoluzione”.
“Il numero di parcheggi disponibili, infatti” - continua il resi-
dente - “risulta inadeguato rispetto alle auto in circolazione, forse
per una miope elargizione di permessi, due per ogni nucleo fa-
miliare, cosa che in altri capoluoghi non accade”.
La nostra città, per quanto non rappresenti una metropoli, subisce
da tempo problemi legati al traffico, spesso causa di un’orografia
difficile. Crescita urbana difficile, spazi esigui, spesso di scarsa
qualità, che difficilmente si conciliano con le richieste di funzio-
nalità da parte dei cittadini. Un adeguamento della struttura cit-
tadina sempre meno rispondente ai tempi e che via via ha alterato
le consuete funzioni di un ambiente urbano. Tale processo ha ge-
nerato, inevitabilmente, la costituzione di luoghi in cui si avvi-
cendano confusamente attività, spesso monofunzionali, e dove
la riconoscibilità dei luoghi è spesso affidata ad un proliferarsi
di cartelli stradali o pubblicitari e sempre meno a monumenti,
palazzi storici, e via discorrendo. Ciò ha determinato, oltremodo,
un degrado del centro storico che, di conseguenza, ha fatto rico-
noscere come uniche vie di fuga le zone periferiche, sempre più
floride di servizi e attività commerciali che, altrove, sono situate
nelle zone centrali. Diventa, quindi, di estrema attualità secondo
molti, la necessità di strategie di riqualificazione e rigenerazione
urbana: nuove destinazioni d’uso di locali posti nelle zone cen-
trali della città, ormai da tempo dimenticati e abbandonati. Si
tratta, cioè, di azioni volte a stabilire un giusto equilibrio tra fun-
zionalità e riconoscibilità dei luoghi. E in queste azioni rientra,
altresì, una attenta riflessione su una possibile riqualificazione
di Piazza Prefettura, già avanzata nel 2009 in un incontro che si
è svolto nella sala dell’arco del palazzo municipale: “un modo”-
ha affermato il primo cittadino, Vito Santarsiero – “per valutare
insieme ai cittadini la riqualificazione di una Piazza che appar-
tiene a tutti, al fine di elaborare una proposta vicina al sentire
della popolazione”. Il progetto di Piazza Prefettura, quindi, sem-
bra essere all’ordine del giorno, soprattutto ora che avanza la
chiusura del centro storico e per dare una svolta al piano traffico
a tutt’oggi in vita. Il nuovo progetto, rimodulato e sintetizzato
secondo le richieste dei cittadini e dei commercianti è in aperto
contrasto con quello redatto da un gruppo di progettisti guidati
da Gae Aulenti e rappresentati a Potenza dall’arch. Antonio Ma-
roscia: il precedente progetto, prevedeva una differenza di quota
fra Via Pretoria e il Palazzo della Prefettura, ponendo in essere
una sorta di rialzo, su cui adagiare vasche e fontane. Il nuovo
progetto, invece, si è proposto di eliminare questa “piazza so-
prelevata”, fornendo nuove soluzioni. Oltre ad una ripavimen-
tazione della stessa e alla perimetrazione della piazza attraverso
una filata di alberi, il progetto prevedeva la costituzione di par-
cheggi sotterranei, tali da consentire a i residenti e ai provenienti
dalla periferia, di sostare e raggiungere tranquillamente il centro
storico, punto nevralgico della nostra cittadina. Restituire, cioè,
una funzionalità al borgo antico che da tempo è stata obnubilata.
Questa innovativa riqualificazione si inserisce, quindi, in una più
ampia rigenerazione urbana tesa a identificare la qualità urbana,
fisica e funzionale, come una vera e propria risorsa economica
strettamente connessa al campo dell’organizzazione e promo-
zione del territorio. Ripensare e riprogettare la città, in questo
senso, significa mettere in campo diversi filoni progettuali, che
coinvolgono l’operatività dei soggetti presenti (amministrazioni,
tecnici e cittadini), per definire politiche di intervento che con-
ducano ad un miglioramento delle condizioni di utilizzo della
città, condizione necessaria al fine di aprire la città all’esterno e
rendersi competitiva.
Ora i cittadini tirano le somme
della Zona a traffico limitato
Luca Arlotto
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Metter mano alla progetto
di riqualificazione di Piazza Prefettura
TERRAMIA
3 GIUGNO 2010
14 L’INFANZIA BISTRATTATA
Virginia Grassi ci acco-glie col sorriso di chinon solo fa del bene,
ma opera senza secondi fini.Responsabile regionale del-l’Associazione “Movimentoper l’infanzia”, apre genero-samente il suo cuore rivelan-doci idee, propositi esperanze che nutrono la suasensibilità dal 2008, anno incui l’associazione, fiorentinadi nascita, ha aperto i battentianche nel capoluogo lucano.La finalità è delle più alte.“Una nuova cultura dell’in-fanzia, contrapposta forte-mente all’adulto-centrismo”,dichiara con fermezza, chemacchia troppe volte quellarealtà, così delicata, qual èl’infanzia ed i suoi preziosirappresentanti, i bambini.Non solo parole, ma azioniconcrete, risultati che potreb-bero esser gridati ad alta voceed obiettivi sempre sostenuticon persuasione. Attività dipromozione culturale, azioniin sostegno a realtà com-plesse, solidarietà ove bam-bini e familiari vivono incontesti di forte disagio. Poilaboratori, convegni nazionalie regionali, pubblicazioni insupporto alla ricerca sulmondo dell’infanzia. Il Movi-mento mira prioritariamente asensibilizzare la politica ed isuoi vertici, affinché adottinotutti gli strumenti normativiin possesso a favore del pia-neta infanzia. Tempi duri, in-giusti, umilianti per i bambinidi oggi. Violenza, pedofilia,prevaricazione, indifferenza,indigenza, abusi psicologici.Vergogne di un mondo che stauscendo di strada, insulsag-gini di adulti che pare non ab-biano la reale percezione diun dramma fuori ogni logica.L’associazione ci scuote dal-l’indifferenza, con i suoi stru-menti, le sue lotte e i suoi
successi. Virginia ci invita adaprire gli occhi, a condividereil messaggio, a parlarne sem-pre ed ancora, a non voltaremai la testa dall’altra parte, aprendere parte ai tanti pro-getti messi in campo. Denun-cia con fermezza ladiscriminazione dei bambini ele ripetute usurpazioni deiloro diritti. Eppure anche inItalia, nel nostro civile edevoluto paese, l’infanzia con-tinua ad essere intorbidita daogni tipo di abuso e da un si-lenzio furbo e rumoroso. Enel mondo il peggio pare soloall’inizio. I casi di pedofilia simoltiplicano e si diffondonocome in un’emorragia incon-trollabile. La stessa Chiesavive, oggi, momenti di imba-razzo manifesto: certi suoirappresentanti non concorre-ranno, certo, alla santità. Ep-pure, da sempre si faportavoce di quella che, poe-ticamente, viene chiamatafanciullezza. Non è suffi-ciente indignarsi e inorridire.È il caso di intervenire. De-boli vittime che chiedono diessere tutelate perché parte di
un universo grande eppurefragile quanto un biscotto nellatte. Il Movimento per l’In-fanzia ci offre alcuni consiglie ci chiede di seguirli, di farlipropri, ci invita a riflettercisu, con umiltà e senso del do-vere. Trovate il tempo per co-municare con i vostribambini, perché di tempo cen’è. Accompagnateli ad espri-mere disagi, timori ed insicu-rezze, perché certamente neavranno. Chiamateli a mani-festare quelle idee che fannodi un bambino ciò che sarà dagrande, facilitiamoli ad inter-pretare i loro sogni, a dar loroun nome ed una fattezza.Diamo priorità all’ascolto,perché i bambini chiedonosolo dedizione. Non parcheg-giamoli come fossero moto-rini legati con un catenaccioad un albero, perché lorohanno bisogno di un appiglioumano. Non biasimiamo laloro immaginazione sopra lerighe, il loro universo fatto difigure inconsistenti, di creati-vità e di illusioni, perché ognibambino ha dentro di sé la po-tenza e la leggiadria dei
sogni. Non interpre-tiamo il loro mondoscanzonato secondo lenostre esperienze divita, perché loro nonne hanno. Diamo lorola serenità, in famigliasoprattutto, perché ipiccoli assorbono inti-mamente i rancori, isoprusi e i malesseripiù di chiunque altro.Giochiamoci insieme,il tempo lo si può tro-vare, perché i momentiludici per loro sonoformativi e per noi il-luminanti. I bambinisono il futuro delle no-stre società. Senza di-stinzioni, per unavolta: i bambini sonobambini e rifuggonoda ogni sorta di eti-chetta. Qui non c’en-trano i bambini natinel sud o nel nord Ita-lia; i bambini ricchi equelli bisognosi; i pic-coli che vivono in Af-ghanistan e quelli cheabitano nelle opulentidimensioni occiden-tali. La loro unicità stanel fatto che l’infanziaè un mondo a parte,variegato quanto, ap-punto, unico. L’infan-zia va patrocinatacome si fa con i nostribei monumenti: soloche qui c’è un’anima afare la differenza.L’infanzia va pensatacome un patrimonioper un paese, un inve-stimento per il futuro,perché le società di do-mani avranno l’im-pronta di ciò che ibambini sono stati. E,soprattutto, se lo sonostati davvero.
Progetti, finalità e suggerimenti dell’associazione
“Movimento per l’Infanzia”.
Michela Di Palma
3 GIUGNO 2010
15AVVISI STRAVAGANTI, PAZZI,
SGRAMMATICATI.
MOLTI VENGONO IMMORTALATI
PER GIOCO,
INVIACI ANCHE TU IL TUO AVVISO
PAZZO A
Le audizioni per la costituzione di una ensamble, un coro di
venti elementi si sono tenute il primo Giugno scorso. Bandite
dall’associazione musicale Tumbao, canto e lezioni di inglese si
sono tenute per la prima volta insieme in una atmosfera soul.
“Non solo imparare la lingua ma soprattutto cantarla e brani in-
ternazionali in stile pop. Docenti specializzati che sperimentano
come due discipline, apparentemente differenti, possano trovare
un punto d’incontro per imparare a divertirsi”. Lo ha riferito il
Presidente della Associazione Musicale Tumbao, Antonio De
Giorgi, che da anni segue l’associazione in ogni corso e attività
culturale, che parlando delle audizioni afferma: “il Pop Music
Choir, è una delle esperienze più innovative che la Tumbao vuole
offrire a chi sente la voglia di cantare per farlo attraverso tutta
una serie di attività che diventano anche terapeutiche come la
“stay-together-therapy” e la body percussion”.
Body percussion e stay together therapy, percussione del corpo e
terapia dello stare insieme, sono le parole chiave che danno il
senso agli incontri, non soltanto canori. Una commissione d’ec-
cezione che è stata presieduta dal presidente delle selezioni, il
bassista potentino Nello Giudice, della compagnia musicale del
noto cantante lucano Pino Mango, ha giudicato gli aspiranti che,
per superare le selezioni, si sono presentati con un brano pop in
lingua inglese. Al fianco di Nello Giudice anche il presidente della
Associazione Musicale Tumbao, Antonio De Giorgi e Rossella
Montecalvo, nota cantante di punta della Basilicata Jazz Orche-
stra e docente dal prestigioso curriculum che afferma: “è impor-
tante, per chi volesse partecipare, che si abbia una propensione
al canto e alla lingua inglese. Non mancherà la valutazione sul
piano motivazionale”. Sono stati scelti venti elementi.
Uguali o identici due parole che sembrano tanto simili ep-
pure esprimono concetti diversi. Due utopie una positiva
e una negativa. La prima essere tutti uguali davanti alla
legge, avere tutti le stesse opportunità e gli stessi diritti. La se-
conda essere identici tanto da formare un mondo banale e mono-
tono. Irrealizzabili senza ombra di dubbio; poter dire siamo tutti
fratelli sarebbe bello e tante importanti personalità, come Martin
Luter King, ci hanno provato, ma scarso successo. Lotte, scioperi,
manifestazioni per far capire al mondo che discendiamo tutti da
una madre comune: la natura. E non importa se il colore, la lin-
gua, la posizione sociale è diversa, siamo comunque uguali anche
se diversi. Tutti abbiamo un cuore, chi più forte e sano chi più
debole e malato, chi più piccolo chi più grande, ma appartiene
ad ognuno di noi, ci consente di vivere. Quindi è come se fossimo
accomunati da un unico filo conduttore, che ci tiene uniti anche
superando gli oceani. Ma non tutti la pensano così! Esistono an-
cora oggi, nel 2010, le discriminazioni. Si afferma sempre che,
con il passare del tempo, l'uomo si è evoluto, ma quando si sente
in televisione del pestaggio di un uomo di colore, sembra di es-
sere tornati alla preistoria. Aveva ragione Salvatore Quasimodo
nel suo testo poetico “Uomo del mio tempo”! Come si fa ad es-
sere così restii nei confronti di altri uomini? Come si fa a fare di
tutta l'erba un fascio? Allora noi lucani, dopo gli ultimi sconcer-
tanti eventi, dovremmo essere considerati mafiosi, assassini, oc-
cultatori di cadaveri e prove? Ma non è così, certo c'è chi ha
sbagliato ma c'è anche chi realmente non ha mai saputo niente.
O in Sicilia dove la mafia e senza dubbio largamente diffusa, sa-
ranno tutti indicati come possibili boss? Ma l'aspetto più scon-
certante è che forme di discriminazioni esistono già tra gli
adolescenti. Una persona timidissima che dovrebbe essere spro-
nata e avvicinata la si scambia per altera, superba; e si decide di
lasciarla sola. Oppure una persona che preferisce studiare, leg-
gere, mangiare pane e cultura viene derisa perché non ha “una
vita sociale”. Forse da ragazzi è inusuale compiere questa scelta,
ma il mondo è bello proprio perché è vario. Anche tutto questo
può essere inteso come discriminazione e non esiste l'attenuante
dell'età. Ma se viene perdonato e liberato dopo pochi mesi chi è
colpevole di omicidio, figuriamoci dei ragazzi che si sono mac-
chiati di una colpa decisamente minore. Questo perché la legge,
specialmente in Italia, non è come dovrebbe essere. Processi in-
finiti che fanno perdere le speranza più che acquistarla. Sentenze
emesse e poi cambiate nel giro di pochissimo tempo, vengono
incarcerate le persone sbagliate mentre i veri assassini possono
girare a piede libero e caso mai uccidere ancora. E ciò accade
perché anche l'apparato giuridico, che dovrebbe essere il più one-
sto possibile, è corrotto. E alla fine a pagare le conseguenze sono
i più indifesi che non riescono ad ottenere giustizia. Ed è per que-
sto che è una grande follia avere un mondo dove tutti siano
uguali, trattati allo stesso modo. Anche se c'è chi ancora crede in
questo sogno e continua a lottare per quello che normalmente do-
vrebbe esserci. Ma il sopra citato concetto non deve essere scam-
biato per una pretesa ad essere tutti uguali. Ognuno deve
possedere una propria individualità, un segno distintivo che possa
far capire che io sono parte degli altri ma non sono come gli altri.
Ma i giovani tendono, ormai, sempre più ad essere monocroma-
tici, identici l'uno all'altro. Se un coetaneo ha comprato un deter-
minato capo d'abbigliamento devono farlo anche tutti gli altri per
non essere considerati inferiori. Le mode tendono a far assomi-
gliare tutti come delle macchine robotiche che indosserebbero
anche il capo più brutto al mondo solo perché è di tendenza. Con
il tempo, fortunatamente, la convinzione di dover essere diversi,
viene acquisita da tutti, e da adulti non si cercherà più di imitare
qualcuno ma solo di affermare la propria persona. E' una grande
fortuna avere il mondo così vario, altrimenti sarebbe meglio vi-
vere da soli su un'isola deserta e parlare con se stessi.
MO
ND
O A
CO
LO
RI
173 GIUGNO 2010
UGUALI O IDENTICI?Serena Danese
PRIMA EDIZIONE DEL “POP MUSIC CHOIR” A MARCHIO TUMBAO
LIBERARTE
3 GIUGNO 2010
18 UNO SGUARDOOLTRE LA TELA
Caspar David Friedrich
(Greifswald 1774 – Dre-
sda 1840), tra i maggior
interpreti della pittura tedesca
della prima metà dell’Ottocento,
che seppe distinguersi per la par-
ticolare sensibilità espressa nella
sua opera, i cui motivi dominanti
furono il sentimento romantico
della natura e l’aspirazione al su-
blime; Claude Monet (Parigi
1840 – Giverny 1926) maestro
insuperato dell’en plain air im-
pressionista e precursore, nella
fase più matura della sua pittura,
dell’astrazione lirica; Paul Cé-
zanne (Aix-en-Provence 1839 –
1906), erede della tradizione ro-
mantica, teso alla ricerca dell’es-
senza della realtà e alla
rielaborazione dell’esperienza
sensoriale attraverso una riorga-
nizzazione della forma. Sono tre
maestri tra i più grandi della pit-
tura europea moderna che sono
al centro di una originale ricon-
siderazione storico-critica con-
dotta con la nota sensibilità e
competenza da Giorgio Agni-
sola, in un’ottica che li acco-
muna, sia pure nelle loro
esperienze tanto diverse e lon-
tane, nell’alimentarsi reciproco
di senso e spirito, di approccio
visivo e viaggio interiore (in cui
si può vedere una forma di au-
tentica “religiosità”, che traspare
dalla superficie della tela dipinta,
ad uno sguardo che sappia “ol-
trepassarla”); in una personale, e
forse a volte inconsapevole, co-
niugazione, nel magico mo-
mento della creazione artistica,
del binomio fede e bellezza,
come evoca il suggestivo titolo
del romanzo di Tommaseo. Nel
nuovo libro (L’oltranza dello
sguardo in Friedrich, Monet, Cé-
zanne, edito da Il pozzo di Gia-
cobbe di Trapani) Agnisola,
proseguendo nella scia del suo
precedente Viaggio nell’opera,
edito da Moretti e Vitali cinque
anni fa’, compie sui dipinti di
questi tre immensi artisti una as-
sorta ed acuta introspezione,
frutto di un’insistente soffer-
marsi davanti a loro, con gli
occhi, con la mente e con il
cuore, grazie ad un retroterra
culturale che involge l’osserva-
zione non solo sotto l’aspetto
estetico e formale ma in quello
più profondo e “spirituale” che
ciascun quadro implica e sot-
tende, ma che rimane impenetra-
bile e nascosto ad un occhio
fugace, che “scivoli” sopra l’epi-
dermica superfiicie per appro-
dare ad una fruizione soltanto
esterna e superficiale (appunto)
dell’opera. Il volume insegue
l’arte dei tre maestri con una in-
dagine umana e psicologica,
prima che artistica e critica in
senso stretto, e questo approccio
tradisce l’ansia dell’autore di in-
vestigare le ragioni più intime
dell’arte e di leggerle anche da
un versante teologico, di cogliere
cioè nelle peculiarità dei rispet-
tivi esiti artistici quei “segni”
che rimandano anche involonta-
riamente ad una dimensione spi-
rituale se non addirittura
religiosa. Friedrich fu profonda-
mente credente e la sua arte ne è
diretta manifestazione, anzi,
come sottolinea Agnisola, lo
stesso artista la visse e inter-
pretò come espressione simbo-
lica di un “oltre” di cui avvertiva
la presenza nella natura, sul-
l’onda della sensibilità roman-
tica di grandi protagonisti come
Novalis e Schelling. La sua arte
testimonia di un creato continua-
mente rivelatore della presenza
del creatore: in quello che è con-
siderato il suo capolavoro, anche
per la struggente e leopardiana
carica comunicativa, e cioè nel
suo “Viandante sul mare di neb-
bia”, l’uomo sta di fronte all’in-
finito come innanzi a qualcosa di
assolutamente inaccessibile, ma
ad un tempo ne è affascinato, at-
tratto; la sua eroica solitudine
davanti all’abisso nebbioso fa di
questo dipinto il manifesto del-
l’intero romanticismo tedesco:
interprete del pensiero di Schel-
ling, per il quale l’esperienza
della natura è la sola via per rag-
giungere Dio, il viaggiatore soli-
tario, dall’ultimo avamposto del
mondo, si confronta con l’inde-
scrivibile visione dell’esperienza
estrema; davanti al creato miste-
rioso e pauroso (ove per poco / il
cor non si spaura…), il roman-
tico Friedrich, attraversato da un
sentimento profondo di nostal-
gia, di solitudine, vive il bisogno
e l’ansia di ricongiungersi al
creatore, di oltrepassare il “visi-
bile”. A differenza del tedesco,
Monet non fu credente, o almeno
non praticò una fede. Eppure,
come ci dice Agnisola, la sua
arte testimonia di una attenzione
al miracolo e al mistero della
creazione leggibile nella bel-
lezza delle cose e nella loro ca-
pacità di evocare l’oltre
al di là dello stesso
sguardo, di restituire il
senso della meraviglia
come stupore attraver-
sato dalla luce; che non è
solo espressione del visi-
bile, ma anche spazio di
una forza rivelatrice.
Monet traduce, con la
sua tavolozza e i suoi
pennelli, l’apparire dei
luoghi (la Senna ed Ar-
genteuil) in “luoghi” del-
l’apparire, del
manifestarsi di un “oltre”
forse intuito, forse cer-
cato o desiderato. Cé-
zanne, invece, fu
credente, ma la sua pit-
tura non si dedicò mai a
temi “sacri”; eppure
tentò tutta la via di dare
un senso religioso alla
sua ricerca sul mondo fe-
nomenico. Nei dipinti
della montagna Sainte-
Victoire egli visse quasi
ossessivamente questo
suo tormento volto ad in-
dagare la realtà intima
delle cose; il suo bisogno
di unire libertà e vibra-
zione del segno e del co-
lore ad una ricerca di
solidità, gli deriva, sug-
gerisce Agnisola, dal suo
desiderio di dare forma
fisica alle emozioni e di
penetrare intimamente la
materia per restituirla ad
una realtà immutabile,
“eterna” e quindi tra-
scendente. L’occhio di
Cézanne “si collega conla mente, con la logicadella visione, ma con-temporaneamente si col-lega con l’anima, colmodo di sentire la realtà,con il suo orizzonte disenso, approda a una ri-cognizione estetico-reli-giosa”.
L’anelito spirituale di Friedrich, Monet e
Cézanne in un bel libro di Giorgio Agnisola
Michele De Luca
3 GIUGNO 2010
19
Si tira il fiato, insomma. Per ora. Con la nuova manovra econo-
mica, tutta lacrime e sangue, il governo aveva anticipato una dra-
sticità di tagli senza eguali dando il la alla prova generale
federalista. Colpi di mannaia pronti a sfoltire a più non posso . Nella
lista non potevano mancare le tanto vituperate province, oggetto da
tempo di attacchi frontali in tutte le salse così come istituzioni culturali
dove era già pronta una cura dimagrante pazzesca. La strategia di Pa-
lazzo Chigi circa le province da far sopravvivere punta ad uno sbarra-
mento non inferiore ai 220mila abitanti. Speranze al lumicino per
Matera e relativo circondario, a questo punto, se il provvedimento non
sarebbe stato stralciato al fotofinish. Salvezza raggiunta anche sul fronte
culturale per le fondazioni, grazie alla levata di scudi inaspettata del fe-
delissimo ministro Bondi, per la prima volta in disaccordo con gli amici
di cordata. Berlusconi compreso. Matera, dunque, può dormire tran-
quilla. Anche se i parametri dovessero restare invariati, stando alle so-
lite rassicurazioni di vigilia. Perché un conto è ad esempio limare il
territorio calabrese con le tre province di una volta (Crotone e Vibo
sono una forzatura a dir poco esagerata), un altro penalizzare la già mi-
sera Basilicata. Se poi alla città dei Sassi, tra quelle del Sud più cono-
sciute al mondo, bisogna chiedere un altro sacrificio essendo l’unico
capoluogo in Italia non raggiungibile in treno, francamente è qualcosa
che non sta né in cielo né in terra.
SINENicola Melfi
Invictus (Usa 2010, di Clint Eastwood, con Matt Damon, Mor-
gan Freeman) – Arrivato a ottant’anni, Eastwood dedica il suo
film più disteso a un resistente, socialista umanista, amante dello
sport, che è diventato modello di democrazia: Nelson Mandela.
Con grande raffinatezza, la cinepresa insegue e circonda Man-
dela, come le guardie del corpo nel film, e come lo stadio nel bel-
lissimo finale (in cui Clint si fa inquadrare esultante tra i tifosi
sudafricani). Non metafora della vita attraverso lo sport, ma au-
tentico atto di militanza, erede dei giustizieri senza volto e dei ca-
valieri vaganti del western. Nonchè un ennesimo inno alla strada
e alla vendetta (intesa come riscatto senza redenzione). Stupida-
mente criticato da Stefano Disegni su Ciak e incredibilmente sot-
tovalutato dai Cahiers du cinéma. ****
Gran Torino (Usa 2009, di e con Clint Eastwood) – Periferia
industriale di Detroit. Appena vedovo, l’immigrato polacco Walt
Kowalski (Eastwood), ex operaio Ford, e anche veterano della
guerra di Corea, è costretto suo malgrado a prendersi cura di un
giovane immigrato vietnamita bersaglio di una gang. Una storia
semplice e allegra, che dietro l’amicizia tra un vecchio e un ra-
gazzo, nasconde una dolorosa e consapevole riflessione sulla re-
sponsabilità delle generazioni mature (Walt ha ucciso un giovane
soldato nemico in guerra, e sente di dovere, non solo prendersi
cura del nuovo amico asiatico, ma anche, soprattutto e finalmente,
espiare). Un ritmo sobrio e sicuro, dialoghi essenziali e intelli-
genti, personaggi misurati, un finale struggente, e soprattutto il
volto di Eastwood, mai così straordinariamente intenso… ne
fanno un film unico, da vedere, rivedere e studiare. ****
Changeling (di Clint Eastwood) – Dietro uno scambio di bam-
bini nella Los Angeles degli anni ’30, una riflessione profonda e
sofferta sulle radici ‘bianche’ della violenza. Contro la polizia e
contro la pena di morte, Eastwood raccoglie i temi dei suoi 26
film precedenti e propone una filosofia del perdono e della spe-
ranza. Sarebbe stato un capolavoro, se un’Angelina Jolie sbiadita
e piatta, reduce dall’ennesima Lara Croft in Wanted, non avesse
giocato a fare la mamma piagnona e a socchiudere a ogni inqua-
dratura gli occhi supersexy. ** ½
Mistic River (Usa 2003, di Clint Eastwood) – Mentre Angelina
Jolie gli rovina il bellissimo Changeling, Clint rimane il regista
più spietato d’America. Qui, a Boston, ambienta un (anti)storia
di (anti)formazione che apparentemente è anche un film sulla vio-
lenza contro i minori. Tim Robbins (il bambino abusato), Kevin
Bacon (il poliziotto), Sean Penn (il delinquente) tentano di sfug-
gire al passato, che ritorna 30 anni dopo nella forma di un omici-
dio (la figlia di Penn), attribuito a Robbins, e si ritrovano negli
Usa che festeggiano il Vietnam e il 4 luglio, una lunga storia di
violenza, di padri e madri, patrioti e burocrati, guardie e ladri, che
gettano i loro figli nella guerra o nella sua versione nazionale: la
strada. ****
MONDOFrancesco Rubino
IL PIANTO DEL GOLFO DEL MESSICO
CIA
K S
I G
IRA
203 GIUNO 2010
Il Messico piange il suo mare. La fuoriu-
scita di greggio velenoso continua, da
quaranta giorni, la sua corsa inarrestabile.
Tre tentativi per bloccare la falla, tutti fal-
liti. Barack Obama è sceso in campo, anzi
in spiaggia: dichiara la sua ira contro la
British Petroleum, responsabile dell’inci-
dente, per aver sottovalutato a suo tempo il
fatto e trascurato le regole sulla sicurezza
degli impianti. Al di là di accuse, polemi-
che e chiose, chi ci va di mezzo, come sem-
pre in questi casi, è l’ambiente. Martoriato,
profanato, ferito a morte. Ennesima lezione
per l’umanità.
M.D.P.
TRAMA DEL FILM LA PAPESSA
814 d.c.: Johanna (JOHANNA WOKALEK) sembra con-
dannata a vivere una vita che non le piace, con un destino
già scritto tipico delle ragazze di quell'epoca: lavoro, figli
e una morte prematura. Ma Johanna, spinta dalla fede e
dalla convinzione che il destino abbia in serbo per lei qual-
cosa di diverso e che Dio le stia mostrando la via da se-
guire, si oppone al severo padre (IAIN GLEN) e alle regole
della Chiesa, anche a costo di pagare un prezzo molto
alto. Johanna frequenta la scuola nella cattedrale di Dor-
stadt, dove conosce il Conte Gerold (DAVID WENHAM),
nobiluomo alla corte del vescovo. La loro amicizia si tra-
sforma presto in amore, ma quando Gerold parte per la
guerra, Johanna ricomincia a pensare al suo futuro e ben
presto capisce che non riuscirà ad ottenere ciò che vuole
proprio perché è una donna. Ed è allora che prende una
decisione che avrà conseguenze enormi... Una donna co-
raggiosa, capace di uscire fuori dagli schemi imposti dalla
società del suo tempo, che pagherà per la propria voglia
di emancipazione....
Sala: 1 Posti a sedere: 284
Sex and the City 2
Orari: 18.00 21.00
Sala: 2 Posti a sedere: 193
La regina dei castelli di carta
Orari: 18.00 21.00
Sala: 3 Posti a sedere: 193
Prince of Persia: Le sabbie del
tempo
Orari: 17.30 20.00 22.30
Sala: 4 Posti a sedere: 193
Robin Hood
Orari: 18.30 21.30
Sala: 5 Posti a sedere: 204
La nostra vita
Orari: 17.30 19.30 21.30
Sala: 6 Posti a sedere: 174
The Final Destination 3D
Proiezione in : 3D
Orari: 18.00 20.00 22.00
Sala: 7 Posti a sedere: 48
Una canzone per te
Orari: 18.00 20.15 22.30
PROGRAMMAZIONE CINEMATOGRAFICA MULTISALA RANIERI
Programmazione due torri Prince of Persia:
Le sabbie del tempo2009 (USA) -Regia: Mike Newell Spettacoli Ore: 19:00 21:00
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21
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Come ogni anno, a Castelsaraceno, un piccolo
centro della provincia di Potenza, nel cuore del
Parco Nazionale del Pollino, si ripete l'antico rito
della "ndenna e della cunocchia" innalzati il giorno di S.
Antonio, patrono di Castelsaraceno.
Il giorno del Santo Patrono, S. Antonio da Padova, su
un faggio di oltre venti metri - la ndenna - viene issato
un abete - la "cunocchia". Innalzati sulla piazza di S.
Antonio, ndenna e cunocchia, vengono salutate dal
passaggio della processione religiosa di S. Antonio ed
infine vengono scalati a mani nude dai giovani del
posto. Questi sono i momenti culminanti di un rituale
che comprende la scelta accurata dei due alberi, il ta-
glio, il trasporto (quello della ndenna è effettuato da al-
cune coppie di buoi), l'innalzamento e l'abbattimento.
Domenica 6 Giugno: Taglio e trasporto della “CUNOC-
CHIA”
In serata: Concerto di musica popolare con il gruppo
folk D. LENTINI
Domenica 13 Giugno: Unione della “NDENNA” e della
“CUNOCCHIA” (matrimonio arboreo)
Innalzamento della “NDENNA” e gara di arrampicata li-
bera sulla stessa
In serata: Concerto di musica etnica e popolare con i
KALAMU
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3 GIUGNO 2010
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INA
Un Punto di eccellenza
Fisioterapia GENOVESE
PALESTRA
INGRESSO
SALA D’ATTESA
3 GIUGNO 2010
23Il Centro è dotato di:
Piscina Riabilitativa (IDROKINESITERAPIA) per la cura di patologie ortopediche, trau-
matiche e neurologiche;
Piscina per GINNASTICA VASCOLARE per la cura di patologie vascolari periferiche.
La struttura esegue prestazioni sia ambulatoriali sia domiciliari. Le prestazioni offerte sono di vario tipo:
Trattamenti di LINFODRENAGGIO LINFATICO per patologie oncologiche e vascolari;
ONDE D’URTO per la cura di patologie osteo-articolari con e senza calcificazioni;
Trattamenti OSTEOPATICI per bambini ed adulti per la cura di patologie muscolo scheletriche,
neurologiche da stress, del sistema circolatorio, dell’apparato digestivo, dell’apparato gineco-irinario,
menopausa, incontinenza;
Trattamenti di TECARTERAPIA per la cura di patologie osteo-articolari;
Trattamenti POSTURALI con metodi MEZIéRES e SOUCHARD, effettuati con personale alta-mente specializzato ( conseguiti master in POSTUROLOGIA), per la cura di maramolfismi, di-
sequilibri muscolari, scoliosi e ipercifosi;
Trattamenti LOGOPEDICI. Presso il centro operano, infatti, 8 logopediste. Il logopedista, tera-pista della comunicazione e del linguaggio, interviene in tutte le patologie della parola, della
voce e del linguaggio orale e scritto, qualunque sia la loro origine e ed in qualunque fasciad’età: evolutiva, adulta e geriatria.
Il centro “Fisioterapia Genovese”
è aperto dalle ORE 07,00 alle ore 21,00.
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PALESTRA
VASCA
PISCINA
PALESTRA