Teramani 100

32
mensile di informazione in distribuzione gratuita Giugno 2014 AIR PRETURO pag. 8 MICHELANGELO IN MOSTRA pag. 18 LA COLLETTA ALIMENTARE STRAORDINARIA pag. 26 n. 100

description

Il Numero 100 di Teramani!

Transcript of Teramani 100

Page 1: Teramani 100

mensile di informazione in distribuzione gratuita

Giugno 2014

AIR PRETUROpag. 8

MICHELANGELOIN MOSTRApag. 18

LA COLLETTA ALIMENTARE STRAORDINARIApag. 26

n. 100

Page 2: Teramani 100

64021 Giulianova (Te) c.so Garibaldi, 6564100 Teramo (Te) via Vincenzo Irelli, 31 - c/o Obiettivo CasaTel: 085 8001111 - 085 8007651 Fax: 085 [email protected] - www.juliaservizi.it

Il risparmio sul gas metano.JULIA SERVIZI PIÙgestione vendita gas metano

È arrivata la tuanuova vicina di casa.

Risparmia subito il 10%sulla bolletta del gas metano.

Page 3: Teramani 100

SOMM

ARIO 3 Cento numeri ma non li dimostra

4 Il Mose, l’Expo e lo Stop a Teramo

6 Teramo Culturale

8 Air Preturo

10 Il curioso caso di Benjamin Manola

11 Maurizio Brucchi

12 Risonanza? Ripassi tra due anni.

14 All’Ombra del Campanile

14 Note Linguistiche

15 L’Oggetto del desiderio

18 Michelangelo in mostra

20 Musica - La nascita del Rock in Italia

21 Musica - Debbie Duveen & the Millbanks

22 Il fascino dell’arte

24 Parole come odori!

26 La Colletta Alimentare Straordinaria

28 Casale San Nicola

30 Calcio

30 Il grazie di Francesca Chiara Di Timoteo

n. 100

Direttore Responsabile: Biagio TrimarelliRedattore Capo: Maurizio Di Biagio

Hanno collaborato: Mimmo Attanasii, Maurizio Carbone, Maria Gabriella Del Papa, Maurizio Di Biagio, Carmine Goderecci, Piergiorgio Greco, Fabrizio Medori, Silvio Paolini Merlo, Antonio Parnanzone, Laura Rabottini, Sergio Scacchia.

Gli articoli firmati sono da intendersi come libera espressionedi chi scrive e non impegnano in alcun modo né la Redazionené l’Editore. Non è consentita la riproduzione, anche soloparziale, sia degli articoli che delle foto.

Progetto grafico ed impaginazione: Antonio Campanella

Periodico Edito da “Teramani”, di Marisa Di MarcoVia Paladini, 41 - 64100 - Teramo - Tel 0861.250930per l’Associazione Culturale Project S. Gabriele

Organo Ufficiale di informazionedell’Associazione Culturale Project S. GabrieleVia Paladini, 41 - 64100 - Teramo - Tel 0861.250930

Registro stampa Tribunale di Teramo n. 1/04 del 8.1.2004Stampa: Gruppo Stampa Adriatico

Per la pubblicità: Tel. 0861 250930347.4338004 - 333.8298738

Teramani è distribuito in proprio

[email protected] a

www.teramani.infoè possibile scaricare il pdf di questo e degli altri numeri dal sito web

Eravamo a febbraio del 2004 quando

“Teramani” si affacciò timidamente sul

panorama editoriale cittadino, pieno

di voglia di fare e di raccontare la nostra

Teramo, libero da vincoli di padronato.

In questi anni abbiamo visto di tutto:

iniziative editoriali, pur importanti, sparite

dopo aver perso il referente politico, altre

sparite e basta ed altre ancora che si

sono riciclate miracolosamente più volte

cambiando frettolosamente padrone,

nome e quindi anche linea a seconda di

come tirava in quel momento il vento. Un

ringraziamento forte, fortissimo va a quanti

hanno reso possibile “Teramani”, scrivendo

liberamente sugli argomenti più disparati,

con un occhio particolarmente attento alla

cultura.

Cultura che nella nostra città in questo

ultimi tempi sta soffrendo non poco,

sopraffatta com’è da eventi di dubbia

qualità e che nulla hanno a vedere

con essa ma che godono del sostegno

di importanti Istituzioni cittadine che

decidono della vita o della morte delle

Associazioni Culturali, grazie alla loro

ruffiana collocazione politica. Eventi

organizzati da pseudo associazioni culturali

che non dovrebbero avere fini di lucro ma

che vendono biglietti per l’ingresso agli

stessi eventi, con contorno di porchette e

birra a gogò.

Tornando però a questi nostri amici

che hanno la passione per la scrittura,

crediamo non sia il caso di nominarli

tutti tanti sono stati e sono, ci va di fare

una eccezione, una sola, ricordando con

grande affetto e rimpianto mai venuti

meno, l’amico Giammario Sgattoni che

per anni ha contribuito alla crescita e

all’affermazione del nostro periodico,

nobilitandolo con le sue straordinarie

pagine di teramanità. Un grazie doveroso

anche a quanti negli anni hanno scelto

“Teramani” per la loro comunicazione

pubblicitaria, rendendone possibile la vita

e soprattutto l’indipendenza dalla politica

che, come detto, altrove condiziona non

poco. Ed è proprio per questo motivo che

deliberatamente non abbiamo chiesto

a personaggi vari la testimonianza e le

congratulazioni per questo numero 100

che rappresenta non il punto d’arrivo

ma quello della partenza per un nuovo

cammino, per continuare a crescere. n

3L’Editoriale

100 numeri ma non li dimostra

64021 Giulianova (Te) c.so Garibaldi, 6564100 Teramo (Te) via Vincenzo Irelli, 31 - c/o Obiettivo CasaTel: 085 8001111 - 085 8007651 Fax: 085 [email protected] - www.juliaservizi.it

Il risparmio sul gas metano.JULIA SERVIZI PIÙgestione vendita gas metano

È arrivata la tuanuova vicina di casa.

Risparmia subito il 10%sulla bolletta del gas metano.

dallaRedazione

Page 4: Teramani 100

Satiran.100

[email protected]

Nel Paese delle iperbole nella pazzia

di un capitalismo che crea felicità

togliendola agli altri, della metafora

come agire nella costruzione del sen-

so, proprio non ci sta, la punizione esemplare,

l’obbligo dell’ascolto di una trasmissione

radiofonica di successo degli anni ‘70, “Alto

gradimento”, per tutti i politici corrotti. A par-

te il fatto che la satira dei conduttori, Arbore e

Boncompagni, non sarebbe di facile compren-

sione per un pubblico evolutosi all’ombra di

burlesque da cavalierato d’Arcore. C’è invece

da scandalizzarsi, e non poco, di soluzioni

così improbabili e inconsuete pensate per

arginare un fenomeno truffaldino legittimato

nell’ultimo decennio del XX secolo. Abitudini

consolidate nel tempo e radicate nelle idee

ambigue di chi è sempre in cerca di guadagni

facili senza fatica. Fino a prendere una forma

specifica, a sedimentar-

si nel parlato comune,

attraverso una abusata lo-

cuzione latina per indicare

l’impostazione della mente.

Il sistema MOSE a Venezia,

l’EXPO 2015 di Milano e i milioni spariti, sono

contenitori di accuse ancora da verificare.

Il garantismo impone la legittima attesa del

pronunciamento definitivo della magistratura,

che non potrà giungere prima del terzo grado

di giudizio. Non sarà indicata come inopportu-

na la stessa attesa per quell’insegnante che

pare abbia abusato delle sue studentesse

sfiorandone il seno e le cosce durante le

interrogazioni dietro la cattedra come para-

vento. Nessun genitore dotato di buon senso

civico vorrà ritirare le proprie figlie da quella

scuola prima di avere conosciuto l’esito e la

sentenza definitiva della

Cassazione. Dubbi emer-

gono finanche in uno degli

innumerevoli processi di

riqualificazione della nostra

città. Passeggiando in su

per il viale dei tigli – quello

cimiteriale, finemente

impreziosito da teste di

bronzo donate ma non

richieste alla cittadinanza

da un mecenate dell’ar-

te – all’altezza del “Caffè

Silverii”, poco più avanti è

apparsa una improbabile

segnaletica. Uno Stop sulla

destra della carreggiata,

disegnato accanto al dehors del “Baccanale”,

pone dubbi amletici agli automobilisti: “Visto

che a destra non si può girare, che di fronte

c’è la via stretta del Comunale con divieto di

accesso e, se si volesse svoltare a sinistra,

sarebbe sufficiente incanalarsi nell’altra cor-

sia, che immette in Piazza Garibaldi oppure

ti fa rifare il giro dei giardinetti... insomma, si

può sapere a che cavolo serve quello Stop?!”.

Dopo il successo alla radio, Renzo Arbore si è

inventata una geniale trasmissione televisiva

che i politici hanno messo a capitale.

“Sistema (l’) Italia: Alto gradimento e poi

Indietro tutta”. n

diMimmoAttanasii

Il Mose, l’Expo e lo Stop a Teramo

4

Page 5: Teramani 100

Caffèdel Corsomolto più di un bar!

Redazionale

I titolari del “Caff è del Corso” vi aspettano per vivere insieme una

serata unica, quella di giovedì 26 Giugno, dove per l’occasione, il

locale, oltre a proporre un aperitivo cenato caratterizzato da tutte

le sue proposte eno-gastronomiche, proporrà un evento musicale

caratterizzato dalla performance di tre grandi artisti che si esibiran-

no in un repertorio, da loro rivisitato, dei maggiori nomi della musica

internazionale:

Rudy Baiocchi, voce

Cristiano Vetuschi, chitarra

Sabatino Matteucci, sax

Il locale, strutturato su due

livelli, vi accoglie al piano

terra con una sala adibita ad

aperitivi e serate a tema, mentre

nel piano superiore è possibi-

le immergersi in un ambiente

particolare, ovvero la “Sala Ivan

Graziani ”, dedicata al cantau-

tore teramano scomparso il 1°

Gennaio 1997, caratterizzata da

arredamenti e foto che ricordano

l’artista in questione.

Per la stagione estiva, inoltre, è

possibile immergersi nelle serate

teramane anche grazie ai tavoli

disposti all’esterno del locale,

all’interno della suggestiva

atmosfera del centro storico di

Teramo.

La formula è quella di proporre

un luogo dove trascorrere una

serata dall’aperitivo al dopo

cena, partecipando ad un calendario mensile di eventi caratterizzati

da musica live e degustazione dei migliori vini , bollicine, passando

per la selezione di rum e gin, fi no ad arrivare ai vari cocktails e birre,

accompagnati da proposte gastronomiche particolari e caratteristi-

che. La scelta è ampia e lo staff preparato ad accontentare anche la

clientela più esigente.

Alcune off erte uniche della propria enoteca:

• Champagne Krug

• Champagne Billecart - Salmon

• Champagne Bollinger

• Baron De L

• Beaune 1er Cru Les Perrieres

• Aceto Balsamico La Secchia

Il Caff è del Corsovi aspettatutti i giornicon il suo aperitivoa basedi pesce.

CAFFÈ DEL CORSO · wine bar - enoteca

Corso Cerulli 78, 64100 - Teramo · Tel. 0861.248478

www.ilcaff edelcorso.it · mail: info@ilcaff edelcorso.it

giovedì 26 giugno

Page 6: Teramani 100

6

I Celommin.100

La serie delle possibili escursioni sulle «famiglie d’arte» del teramano

può proseguire con quella che, con espressione emblematica, si

è detta la «tetrade rosetana» dei Celommi. Un’eredità raccolta

di padre in fi glio lungo tre generazioni: Pasquale, Raffaello, Luigi

e - ultimo fi no ad ora - Riccardo. A differenza dei Savini o dei Melaran-

gelo, quella dei Celommi appare tuttavia discendenza di una linearità

assoluta. Un tragitto comune sembra intersecare la loro vocazione,

quello che ha inizio col verismo pittorico

ottocentesco e che vede nei vastesi

Filippo e Giuseppe Palizzi i primi fautori

di questo singolare indirizzo stilistico.

Considerati a lungo fi gure marginali,

poco coinvolte dai fermenti innovatori

posti in campo tra XIX e XX secolo, Pa-

squale e Raffaello Celommi detengono

invece molti dei tratti distintivi di quel

processo di raffi namento nell’uso della

luce e del modellato che ha la sua prima

elaborazione con la cosiddetta Scuola

di Resina, specie nella predilezione per

l’immediatezza dell’osservazione, le

atmosfere limpide e terse, la raffi gura-

zione di un mondo rurale schietto e puro, a sua volta frutto di suggestioni

garibaldine, repubblicane e anarchiche che avevano accompagnato la

nascita dello stato italiano. Un tratto che risente fortemente delle nuove

possibilità introdotte dalla fotografi a, e che potrebbe dirsi tipica di un

verismo iperrealista. L’Abruzzo ha promosso due importanti iniziative,

tra il dicembre 2012 e l’aprile 2014, per tornare a promuovere l’arte dei

rosetani. La mostra Vibrazioni di luce allestita al Museo d’Arte Moderna

«Vittoria Colonna» di Pescara, rivolta a tracciare la discendenza tra padre

e fi glio e a mostrarcela come vero e proprio binomio estetico, è servita a

quella inaugurata ora alla Pinacoteca Civica di Teramo a cura di Paola Di

Felice e Cosimo Savastano per risalire al capostipite e spingere la nostra

attenzione a soffermarsi sulle ragioni più interne di un percorso non

arrestatosi con Raffaello, allievo di Pasquale e come questi amico di Mi-

chetti, ma raccolto e variamente declinato da nipote e pronipote. Quanta

consapevolezza vi sia in questo percorso del custodire e assecondare un

sentire condiviso appare evidente almeno sino a Luigi. Se tuttavia questi

non rinuncia a temi di denuncia talvolta scabrosi, se con Riccardo vengo-

no meno certe morbidezze che aprono incursioni su realtà di un mondo

inesorabilmente lontano dai paesaggi campestri e dalle belle innocenti

pastorelle, l’intento narrativo, lo sguardo estatico, la predilezione per

determinati accostamenti di colore restano identici.

La prima impressione che si riceve da un dipinto dei Celommi, specie del

capostipite Pasquale, è indiscutibilmente di stupore. L’intento dichiarato

di chi si rivolge al nostro sguardo è l’estrema sollecitazione percettiva,

profusa sino quasi a stordirci, a saturarci i sensi. Trovarsi a pochi cen-

timetri da uno dei ritratti di Pasquale Celommi, per i quali egli fu molto

ricercato, è un genere di esperienza che ancora in piena epoca digitale è

diffi cilmente dimenticabile. Viene subito da domandarsi come sia stato

possibile, come sia tecnicamente superabile lo scoglio del riprodurre

con tanta perfezione non solo ogni minimo dettaglio di un volto, di una

mano, di un incarnato, ma di tutta intera una vita. Se una foto penetra nel

mondo per restituircene un frammento, un quadro di Celommi penetra

nel frammento per restituirci tutto un mondo.

E tuttavia c’è un aspetto che va subito chiaramente smentito: la pittura

dei Celommi, specie di Pasquale e di Raffaello, non ha nulla a che vedere

con il naturalismo. Se il pretesto vale più del testo, se soggetti e am-

bientazioni possono bastare a determinare lo stile di un autore, allora la

pittura dei Celommi è verista. Ma il loro verismo è solo apparentemente

oggettuale, e non sottende alcuna propensione realista. Il presentimen-

to dell’impressionismo è in realtà fortissimo, per quanto proveniente

assai più dai campi focali della moderna tecnica fotografi ca, cui anche i

Celommi guardarono come a un modello di nuova percezione del reale.

Scrivere con la luce, questo è il senso della graphè connessa al phôs da

cui nasce il neologismo per la nuova arte. E qui vi è un primo paradosso:

la tecnologia è all’origine dell’incanto, la scaturigine ideale dell’immagi-

nario celommiano, estraneo a ogni modernità. Gli oggetti non vengono

solo colti, ma catturati. I

contorni degli oggetti che

sono al centro del punto di

osservazione sono nettissimi,

ma se si volge l’attenzione

allo sfondo naturale che è

tutto intorno lo si scopre non

solo privo di fuoco, ma come

un amalgama indistinto che

fuoriesce dalla sfera della ve-

glia. La focalizzazione non è

defi nitoria, non è interessata

a cogliere la realtà per come

essa è di per sé. La realtà dei

Celommi non è «percepita»,

ma prelevata e sublimata

entro una sfera incantatoria

ultrastorica. Non c’è l’ambiente sociale di quei luoghi, ma ogni fi gura,

ogni gesto e sguardo sono rivissuti entro un limbo al di fuori del tempo.

La natura stessa, nel suo ciclico rinnovarsi, è del tutto dissolta nella pro-

pria sostanza materica, rivissuta entro un’esperienza sottilmente onirica.

L’iperrealismo, del resto, come il verismo, non è realismo. Assistiamo

semmai al passaggio dall’iperrealismo al dover essere della realtà, o

meglio di una realtà. Quella dell’originario incontaminato di un mondo

totalmente chiuso in sé stesso, quella di un ordine di natura compiuto e

immutabile. Dove ogni corruzione o fragilità è in sé perfetta, magnifi cata

e magnifi cante. Insomma, una realtà platonica.

L’idealtipizzazione è del resto evidente nell’accostamento, coglibile

specie nei nudi ma anche in alcune marine, tra il mondo popolano e

quello di grecità ed esotismo, con un’alternanza tra attimi di quotidianità

e visioni di odalische, tersicori e veneri sorgive dalle acque. Un aspetto,

Discendenze aperte della teramanità artistica (II)

Teramo culturale

diSilvioPaolini Merlo [email protected]

Pasquale Celommi (1851-1928)

Raffaello Celommi (1881-1957)

Page 7: Teramani 100

questo, del tutto impensabile in Degas come

in quasi tutti i maggiori impressionisti. E

che non per caso ritorna nel più giovane dei

Celommi, Riccardo, permeato quanto si vuole

di echi metafisici delle avanguardie post-

figurative, ma pur sempre attratto da temi e

personaggi onirici, del fantastico, del più che

reale inteso come compiuto divenire del reale.

Metamorfosi di un vero-attuale nel quale,

come Baudelaire scriveva nei suoi appunti

polemici sul realismo letterario del Verga

francese Champfleury, il poeta ricerca ciò che

di più reale possa darsi, «ciò che è comple-

tamente vero soltanto in un altro mondo».

Questo mi sembra risiedere nelle seguenti

costanti dell’arte di Pasquale:

- Intanto nell’ottimismo cosmico: il suo è un

universo positivo, nel quale l’umanità è del

tutto pacificata con la natura, dove i senti-

menti della più alta poesia sono riconciliati

coi bisogni primordiali, dove il pensiero non

esiste o quasi. L’occhio del pittore si posa su

figure e oggetti con precomprensioni del tutto

evidenti, ma egli tenta di mostrarcele come

dati immediati della realtà.

- In una certa edulcorazione edonistica dell’ar-

te celommiana: tutto è non solo bello ma

compiaciutamente bello, non solo armonioso

ma beatificato dalla propria armonia; nel

rozzo non vi è mai alcuna brutalità, il plebeo

è scaturigine non solo della saggezza ma di

ogni possibile bellezza, al punto che nulla

7n.100

può immaginarsi al suo esterno, e tutto resta

sospeso al suo interno, classi sociali, urbane-

simo, civilizzazione, evoluzioni e involuzioni;

non solo la modernità, il mondo delle nuove

conquiste scientifiche, ma ogni contrasto, mi-

naccia o turbamento non hanno in esso alcun

senso e alcuno scopo.

- Nel miniaturismo decorativista, tendente con

ogni evidenza all’estetismo e al preziosismo,

fortemente contrastanti con la realtà disador-

na che Celommi intende attestare e preserva-

re; un’esaltazione bucolica, una magnificazio-

P. Celommi, L’alba (particolare)

ne estetica che poco ha da spartire con la

vita reale. Diciamo pure un’ampollosità del

povero, una sofisticazione dell’ordinario,

che creano un paradosso non solo con-

cettuale ma intrinsecamente estetico.

- Nella granitica monodimensionalità della

prospettiva poetica. Cambiano i soggetti,

ma il tema è sempre lo stesso: l’esaltazio-

ne gioiosa di un mondo primigenio che niente

e nessuno può violare. Le poche eccezioni a

questo miracoloso stato di grazia sono piccoli

screzi, come nel Piatto rotto, in cui una madre

rivolge un richiamo ad alta voce al bimbo per

avere infranto la scodella, ma appaiono tra le

meno convincenti del suo repertorio.

La natura è sempre un luogo amico, il mare

sempre pacifico, le luci sempre calde e

materne, i volti sempre distesi, sorridenti e

civettuoli. È letteralmente un’esplosione lirica

del paradiso in terra, pascoliana direi più che

verghiana, corale assai più che impersonale,

senza quasi il minimo accenno a quella «situa-

zione meridionale» che fu uno dei grandi temi

del verismo poetico. Ben meno elegiache,

e anzi soffuse di un lirismo muto, sono in

confronto le marine di un Luigi Bechi, patriota

risorgimentale fiorentino da cui pure Pasquale

attinse, o di un Joaquín Sorolla, tra i rinnovatori

della pittura spagnola che gli fu probabilmente

ignoto, vere, verissime anch’esse, piene e

altrettanto traboccanti di sensi e di luci, ma

senza sorriso, spesso in pose senza volti, gesti

privi di quella ieraticità un po’ ingenua che non

è nel mondo di contadini e pescatori ma tutta

nascosta negli occhi celommiani. n

P. Celommi, Idillio campestre (particolare)

Page 8: Teramani 100

L’Abruzzo non è una regione per aerei. Dopo la tanto con-

testata vicenda dell’idrovolante costato alla collettività

ben 600 mila euro e che ha volato solo tre volte, attirando

le attenzioni del Giletti nazional-Rai, ecco invece la storia

dell’aeroporto fantasma abruzzese che in tre settimane ha visto

transitare, imbarcandosi nei Beerchraft ad elica da 18 posti, solo

sette passeggeri: facendo una media matematica nemmeno uno

al volo.

Qualcuno ricorderà i voli molto privati dell’ex ministro Scajola che

usava l’aeroporto di Albenga a suo piacimento quando doveva re-

carsi nella capitale per assolvere alla sua funzione, non vorremmo

che per la struttura aquilana

vigesse lo stesso criterio, al-

trimenti non si piega come si

possa fare un tipo di investimento in un’area in cui non esiste una

appropriata domanda di tal fatta. Recentemente anche la compa-

gnia aerea Twin Jet ha dovuto sospendere i propri voli per Milano,

visto che sulla scaletta saliva solo il personale di bordo e nessuno

con il Sole 24 Ore sotto il braccio oppure con un book fotografico

da presentare a qualche stilista della città da bere.

La società Xpress che gestisce l’aeroporto dei Parchi di Preturo,

cui il Comune dell’Aquila dovrà versare molto munificamente 196

mila euro per tre anni, a questo punto sta pensando di metterla sul

miracolistico: difatti per raddrizzare le sorti di una struttura nata

male intende organizzare voli per Medjugorje per i mesi centrali

dell’estate: quota di partecipazione 360 euro… e una preghiera da

rivolgere al Signore perché i conti possano tornare quantomeno in

pareggio. Senza disdegnare la tappa Vip di sempre: Olbia.

Difatti l’intenzione è quella di veicolare frotte di vacanzieri mar-

sicani tra le anse di acque smeraldine della Sardegna Orientale

al prezzo di 79 euro. Due mete talmente lontane ma ugualmente

vicine a presentare lo stesso tipo di flop: una bestemmia soprat-

tutto dopo i 4 milioni totali di investimenti comunali fatti veicolare

su quel chilometro e quattrocento metri di spreco all’italiana.

Preturo era un vecchio aeroclub che nasceva da una pista di un

chilometro utilizzata durante la seconda guerra mondiale. In segui-

to al terremoto che colpì L’Aquila nel 2009, l’aeroporto svolse un

ruolo chiave nelle operazioni di soccorso: dallo scalo, ad esempio,

partirono gli elicotteri che evacuarono oltre 150 degenti dell’ospe-

dale San Salvatore.

Inoltre, con la decisione di spostare all’Aquila il vertice dei G8, la

struttura venne ristrutturata e adeguata ed i lavori sono stati este-

si anche alla viabilità esterna. Subito dopo la spianata di Preturo a

più di 600 metri di altitudine, grazie ai lavori di ampliamento, venne

dichiarato idoneo a ricevere il traffico civile.

Attualmente l’aeroporto è però solcato in lungo e largo da fan-

tasmi, da clienti del bar immaginari, da utenti affamati dopo un

lungo volo che esistono solo nei progetti iniziali di qualche mente

strampalata che pensava di sviluppare sui monti e altipiani dell’en-

troterra abruzzese un traffico di merci e viaggiatori degni di un hub

olandese, da Vigili del fuoco in attesa di un evento qualsiasi, anche

di un mozzicone di sigaretta (va bene pure elettronica) da spegne-

re e da hostess cui lanciare, come da letteratura, quegli ammicca-

menti complici. Oppure molto più prosaicamente, Preturo è valsa

bene una messa, facendo

mungere i soliti finanzia-

menti pubblici agli amici e

agli amici degli amici, che

quelli non mancano mai,

come non mancano coloro

che continuano ad ungere

i meccanismi dell’apparato

amministrativo nazionale

ormai al disastro.

Dopo quelli che alle 3.32

già ridevano ecco quelli

che nell’estate del 2014 si

sganasciano per i voli senza

passeggeri: la costante

aquilana di questi ultimi anni è quella di provocare buon umore

nelle menti malsane ed avide. Sempre nelle previsioni, i curatori

del progetto avevano fatto affidamento su un bacino d’utenza

di 100 mila persone, però una volta sul campo hanno applicato

orari da voli intercontinentali con partenza alle ore 12 del giorno e

rientro il giorno dopo con tariffe non proprio consone a questo tipo

di inusitato jet-lag. Ora si pensa, o meglio i soliti politici pensano,

di trasformare questa struttura in una che contenga “rotte sociali”

(Pezzopane dixit), o che sia complementare all’aeroporto di Pesca-

ra (Cialente), o ancora che servi le esigenze della protezione civile

(ancora Cialente).

Una cosa però è sicura: che il nostro caro Abruzzo che conserva

una tratta ferroviaria Pescara-Roma tra le più lente d’Europa, po-

teva pensare di volare alto con aerei senza passeggeri? O meglio

pensava davvero di trasformarsi dalla terra dei parchi, e dei cafoni

siloniani, a quella irlandese dei mister Ryan (air)? n

Le nostre tasche8n.100

Air Preturo

diMaurizioDi Biagio www.mauriziodibiagio.blogspot.com

Io sperpero, tu sperperi egli sperpera...aerei vuoti a Milano

Page 9: Teramani 100
Page 10: Teramani 100

Lei, Manola Di Pasquale,

primo sfidante del sinda-

co uscente-rientrante, è

rimasta vittima di lui, di

Matteo Renzi, presidente del

consiglio dopo lo staisere-

noenrico, l’hashtag che il

rottamatore spedì a Letta per

ricordargli che lui non pugnala

alle spalle, che non gli avrebbe

mai e poi mai sfilato la poltro-

na di premier da sotto i glutei

avvizziti: il resto, come sapete

tutti, è storia.Vittima, si diceva,

perché il sindaco fiorentino ha

doppiato la Teramana, segua-

ce e fan scatenata del suo cul-

to: con il 41% circa incassato

alle Europee, facendo apparire

minuscolo lo sforzo politico

democrat in città. Manola, renziana di ferro, ha dovuto sfigurare con

il suo 16 virgola qualcosa percento risicato del Pd al primo turno (da

sommare al sei e qualcosa della sua lista Teramo cambia), facendo

apparire il ballottaggio come una pura formalità.

E’ l’amore che ha messo in risalto i suoi stessi limiti: questo è acca-

duto con l’impietosa videata su quel 16 e qualcosa. Poi la remontada,

che è anche il segno distintivo della pugnace avvocatessa teramana.

Mai darla per morta, per domata. Mai darle della zoppa, perché lei è

capace di sfiorare il colpaccio, di far tintinnare le ugole agli spea-

ker per un clamoroso al Cibali. L’uomo che possiede attualmente il

sistema politica a Teramo stava per mandare in fumo tutto un capitale

accumulato faticosamente con parsimonia negli ultimi anni per soli

800 voti, quanta la differenza di voti al ballottaggio tra i due sfidanti al

titolo. Ma resta quella zoppia, tanto per rimanere in tema con l’anatra,

che quel bischeraccio di Matteo ha inflitto alla sua Manola, doppian-

dola come se il rottamatore avesse una Mercedes (di questi tempi è

meglio non parlare di Ferrari) e l’avvocatessa la prima auto delle Mille

Miglia rimasta in città, con la gomma forata e senza olio. E’ mancato

l’appeal della candidata? La strategia elettorale è stata sbagliata?

Sono mancati i giusti messaggi da proporre all’elettorato? No, è

mancato semplicemente il Pd, il partito che doveva sbarrare la strada

al centrodestra in calo dappertutto in Italia, tranne qui, ad Ascoli e in

qualche altra città dello stivale. È mancata la politica, quella con la “p”

minuscola, bistrattata da tutti, dai benpensanti, dai grillini, da me e da

qualche maitre a penser, ma all’occasione rispolverata in tutte le sue

accezioni per vincere e prendersi tutto il castello. È mancato il fare

sistema, giovarsi dei propri agenti a Cuba, dei propri uomini in qualche

ente, delle promesse da rendere alle famiglie teramane per il figlio che

non lavora da anni.

È mancata la sporca politica che il Pd in un accesso di parossismo

da politically correct ma più propriamente per mancanza di mezzi

non ha potuto mettere in pratica: da anni ormai che è fuori dalla

stanza di bottoni, lì dove si crea consenso, si manipola, si promette.

Ma è mancata anche l’idea, il sogno, quella che Renzi ad esempio ha

saputo instillare agli Italiani in

cerca affannosa di dentiere

gratis, Imu da evadere, o 80

euro da incassare. Mentre

da una parte, a pochi giorni

dalle elezioni, si impartiva il

compito al direttore generale

della Asl perché mostrasse

alla stampa le 429 assunzio-

ni, gli investimenti milionari

da rispolverare, le Uccp

che fiorivano sul territorio,

dall’altra invece si traccheg-

giava a metà campo, volendo

passare pure per intelligenti.

a un lato la vecchia politica

del consenso, dall’altro quella

del guado, del cercare una

nuova via agli attuali metodi

ma senza ancora individuarli

di realizzabili, perdendo le

chance di vittoria su una fazione che ha creato un modello politico che

ancora non ne vuole sapere di andare in soffitta e che ancora batte un

Pd che vorrebbe tanto cambiare pelle, senza vincere le sfide in città.

Ma dal guado il Pd pare proprio voglia uscire, il Lucianone regionale

ad esempio già sta mischiando le carte in tavola per sbarazzarsi ad

esempio di quei manager Asl targati Pdl, Chiodi, che fanno sistema

convocando conferenze stampa all’ultimo minuto per dire: abbiamo

fatto questo e quello, ci sono tanti posti di lavoro ancora in ballo,

abbiamo investito milioni di euro in ospizi, eccetera eccetera.

Cose della prima e seconda e terza politica. Buoni anche per la prossi-

ma di Repubblica. n

Politica10n.100

Il curioso caso di Benjamin Manola

diMaurizioDi Biagio www.mauriziodibiagio.blogspot.com

Mentre il Pd in Italia fa sfracelli,all’ombra del campanile retrocede nei consensi

Page 11: Teramani 100

11“Politica teramana”

Ha vinto il sistema. Hanno vinto i 429 posti che l’Asl deve spalmare

sul territorio, le cooperative che con 500-600 euro mensili placano

velleità di cambiamento, la Ruzzo reti spa su cui si basa il principio

cardine del debito-crea posti e crea-consenso, a destra così a

sinistra. Inoltre hanno vinto i piccoli privilegi della Team, i progetti a poche

ore dal voto (svincolo della Gammarana, nuovo look per Corso San Gior-

gio, ponticelli pronti da mesi ma inaugurati in tempo elettorale). Ha vinto

Maurizio Brucchi, fautore e rappresentante principe di quest’arcaico ed

inveterato carrozzone. Signori chapeaux a Maurizio Brucchi, che potrebbe

perfino avviarsi a prendere il testimone dell’onorevole Antonio Tancredi

in quest’urbe dannatamente circolare come Macondo, dove per Gabriel

Garcia Marquez il tempo girava eternamente in tondo. Checché se ne

dica ha vinto la politica, quella che conosciamo da sempre: ruffiana, forte

con i deboli, manzoniana, ammiccante, terreno di scontro per cda ormai

senza più un euro e tossica quanto basta per avvelenare giovani menti

raziocinanti. Ma soprattutto ha vinto Paolo Gatti, il Futuro (in) del senologo

teramano. I numeri sono lì a confermare il successo straripante dell’ex

assessore regionale al lavoro: solo la sua lista al primo turno ha incassato

più del miserrimo Partito democratico locale che sull’onta renziana al

41% a Teramo ha fatto registrare un risultato da fame (la metà), e questo

senza che i dirigenti locali ne prendano atto, vergognandosi un po’ dietro

la lavagna oppure dando le dimissioni. In genere quando si sbaglia così

grossolanamente non c’è altra strada da seguire se non quella del cospar-

gersi la testa di ceneri. Maurizio Brucchi, rianimato dall’ex enfant prodige

della politica teramana, è stato dunque riconfermato primo cittadino

della città per soli 800 voti di differenza al ballottaggio, e chi non è con

lui peste lo colga…con il rischio di essere apostrofati come “buffoni”.

Il sindaco uscente si conferma per ulteriori cinque anni alla guida del

Comune di Teramo. “Uno contro tutti” è stato l’urlo liberatorio lanciato

dalla sua sede elettorale che ha giubilato per lui, anche se da solo proprio

non era, bastava dare un’occhiata alle sue spalle e intravedere le sagome

di Chiodi, Di Dalmazio, Tancredi (anche se un po’ defilato per la verità),

Mazzarelli e tutti gli altri, il modellino Teramo insomma, e appunto mister

diecimila voti Paolo Gatti che per la prossima tornata elettorale ha già un

suo nome rosa (forse Lucantoni) da far vincere a Piazza Orsini. Lui è il ras

e gli altri fanno il sindaco, oppure il presidente di Via Dati, o l’assessore

provinciale, del resto ha già anticipato che abbandonerà la politica attiva,

quella degli incarichi, ma evidentemente non ha detto che lui diverrà la

politica teramana stessa. Maurizio Brucchi sorriderà più delle ultime volte

sul sellino della sua bici, affonderà i colpi in aula consiliare, ma per natura

stessa il secondo mandato è sempre molto più complicato di prima. Il

sistema, quel sistema che si è fatto corteggiare, ha una fame smodata e

gli appetiti tutti devono essere saziati, pena una polpetta avvelenata che

qualcuno potrà, in qualsiasi momento, servire su un piatto d’argento. Ma

in questi tempi di crisi resta sempre più difficile placare le ambizioni altrui.

Il sistema dovrà fare uno sforzo enorme. Il sindaco uscente-e-rientrante

non avrà una faccia simpatica (“se mi vedete imbronciato è perché

sto cercando di risolvere i problemi di questa città” ammise due giorni

prima del suo trionfo in Piazza Martiri): incarnerà pure lo scontento dei

Teramani, anche di quelli che dopotutto poi lo votano, però puntualmente

vince. Chissà quanti tra quelli che giornalmente si sciolgono in una messe

di litanie per quella buca nella strada, per gli atavici problemi della Team,

per la Tia sempre più onerosa, per gli effetti deleteri della movida, poi gli

hanno concesso il bis, esprimendogli il proprio voto nel segreto dell’urna,

consegnandosi ancora una volta tra le sue braccia. Chissà quanti mo-

strano insofferenza ai ghigni del sindaco part-time ma poi lo incensano

re di questa città. Chissà quanti dicono di non sopportarlo più anche se il

parere di qualcun altro poi rende la scelta molto più ovvia. Allora ecco che

il sistema prende il sopravvento e non ha importanza che faccia possa

avere il suo cavaliere, il suo interprete, perché nell’ombra si sta lavorando,

tramando, assegnando, perché le cose prendano quel verso. Ecco allora

quello che t’aspettavi: che il senologo vincesse ancora. Tanto dall’altra

parte era tutto deciso: nessuno pesti i piedi a Teramo gatto-brucchiana.

La vera sorpresa che abbia vinto solo di 800 voti. Questo sì. n

Ha vinto il sistema

n.100

diMaurizioDi Biagio

Maurizio Brucchi

www.mauriziodibiagio.blogspot.com

C

M

Y

CM

MY

CY

CMY

K

manifesto grazie.pdf 10-06-2014 12:09:12

Page 12: Teramani 100

12n.100

Risonanza magnetica alla schiena?

Ripassi tra due anni, e più precisa-

mente il 14 Aprile del 2016. Questo

si è sentito dire un teramano che si è

rivolto al distretto sanitario di base di Circon-

vallazione Ragusa per mettere fine ad una

patologia. Inutile riferire che lo stesso esame

diagnostico si sarebbe potuto svolgere presso

un laboratorio analisi della città nel giorno di

lunedì, al prezzo di 120 euro. Il problema delle

liste di attesa a Teramo si trascina da tempo e

rende difficoltosa la vita dei pazienti costretti

o ad emigrare in altre Asl oppure pagare

una somma che di questi tempi è sempre

significativa e non alla portata di tutti. “Se

non conosci nessuno devi morire” scrive Sara

su Facebook. Sempre sul social network si

scatenano le reazioni indignate a quei tempi

che la Cgil definisce “biblici”. Sonia aggiunge

il suo cahier de doleances: “Anch’io per una

risonanza alla cervicale stessa cosa, 2016,

che tristezza” è il suo legittimo sfogo. C’è chi

non ci crede, altri si definiscono allibiti, fatto

sta che la problematica resta ancora insoluta,

malgrado l’intervento del manager Asl Paolo

Rolleri che recentemente annunciò di “stare

risolvendo la cosa assumendo a breve due

nuovi primari e sei tecnici i radiologia”. Il

direttore generale addebitò tali lungaggini allo

stop che ha avuto la procedura per l’acquisto

di una Rm a Giulianova. Per superare anche

quest’ennesima criticità Rolleri decise di

potenziare le apparecchiature di piccole di-

mensioni acquistando una risonanza magneti-

ca da 0,3 Tesla (tipo artoscan) da collocare a

Giulianova. Ma i problemi restano ancora sul

campo irrisolti e forieri di forti lamentele da

parte degli utenti. Certo, a pesare sulle liste

di attesa, oltre alla mancanza di attrezzature

diagnostiche e personale, si aggiunge anche

l’iper-perscrizione che alcuni medici firmano

a dispetto di reali esigenze, conseguenza

anche della medicina difensiva così da evitare

risarcimenti milionari. La Asl di Teramo ha un

fabbisogno di risonanze valutabile intorno ai

19.000 esami annui e comunque non inferiore

ai 16.000, un numero che è possibile coprire

con due risonanze pubbliche. “Nel ritenere

prioritaria la soluzione di tale problematica,

che tanto incide economicamente sui bilanci

delle famiglie e dei malati” le organizzazione

sindacali dei pensionati di Teramo hanno

richiesto, con urgenza, un incontro con Rolleri

“per portare a soluzione un problema che

richiede interventi condivisi, efficaci e struttu-

rali”. Per i sindacalisti Oleandro, Pigliacelli e

Di Sabatino il fenomeno delle liste di attesa

rappresenta “un vulnus ai principi sanciti dalla

Costituzione poiché non consente l’effettivo

riconoscimento dei Lea (Livelli Essenziali di

Assistenza) in quanto ne impediscono la loro

Tempi biblici alla Asl di Teramo per gli esami diagnostici

Risonanza? Ripassi tra due anni

Sanità

diMaurizioDi Biagio www.mauriziodibiagio.blogspot.com

effettiva fruibilità”. In realtà già a fine 2011

l’ex manager Varrassi fece ricorso ai privati

firmando una convenzione per 500 presta-

zioni con la Radiosanit, spendendo circa 60

mila euro: affidamento che allora suscitò le

critiche della Cgil perché la Asl avrebbe così

speso molto di più di più. Ad aggravare la già

delicata situazione, ci si è messa ultimamente

anche Radiologia con il suo acceleratore line-

are che continua a fare le bizze. Il responsabi-

le del reparto Carlo D’Ugo ha già spiegato che

“questi sono macchinari talmente sensibili e

tecnologici che si rompono in un attimo. La

lista di attesa è di 75-90 giorni”. Una proposta

che sta maturando è quella di lavorare, oltre

il sabato, anche in orari non proprio canonici:

dalle 21 alle 24, così da smaltire undici pa-

zienti in più ogni volta. La buona notizia è che

a Settembre sarà in funzione anche la nuova

apparecchiatura diagnostica, un acceleratore

lineare Trilogy Varian, con caratteristiche

tecniche notevoli e che assicura trattamenti

di altissima precisione. “Per il futuro sono

fiducioso – prosegue D’Ugo – perché oltre al

nuovo macchinario potremo sostituire quello

vecchio”.

Purtroppo, a detta degli ambienti sanitari, sul-

le liste di attesa pesano voci come personale

e richieste di esami inappropriate. Per di più

le apparecchiature acquistate tramite leasing,

con la supervisione del Consip, sono sempre

più costose a dispetto di quelle in dotazione

nelle strutture private, anche se la resa è più

efficace. Nel caso dell’acceleratore lineare la

nuova Trilogy avrà 1,5 Tesla di definizione, una

sicurezza per l’utenza. n

Page 13: Teramani 100

Sor Marchese è un locale a Roseto degli Abruzzi dal

design unico e accogliente. Le nostre specialità sono gli

aperitivi, i panini gourmet e i dolci. Nel periodo estivo ser-

viamo anche ottime fritture di pesce.

Sor Marchese porta in Abruzzo il

panino gourmet. Da pasto veloce

e street food, il panino rivoluzionato

negli ingredienti e nei sapori diventa

piatto unico e completo come panino

gourmet.

Utilizziamo solo i migliori ingredienti

principalmente tutti della zona. Il

nostro pane è vero pane fatto solo

di farina lievito e acqua. Non ci sono

derivati del latte, grassi o altro.

La nostra carne è 100% abruzzese

sempre fresca e selezionata.

Le nostre ricette vanno dal classico

cheeseburger all’utilizzo di ingredienti

di stagione ed abbinamenti inusuali.

Una delle nostra specialità è il Che-

eseburger Abruzzese, 100gr di pane

160gr di carne abruzzese insalata

pomodoro e una fetta di formaggio

fritto di un’azienda agricola della

zona. Tutto guarnito con maionese di

nostra produzione!

I nostri panini gourmet sono anche

per vegetariani e vegani.

I nostri dolci vanno dalla pasticceria internazionale con cheesecake

e brownies a quella italiana, ma sempre rivisitata come il tiramisù

alla birra.

Al Sor Marchese abbiamo inoltre una buona selezione di birre arti-

gianali anche biologiche e senza glutine e di vini italiani di qualità.

Sor MarcheseBistrote il panino gourmet

Redazionale

I prezzi sono un altro punto a favore del Sor Marchese, si può

infatti cenare tranquillamente con 10/15 euro. Tutto questo è

possibile scegliendo con cura le materie prime acquistandole

direttamente in zona da aziende

agricole locali.

Il Sor Marchese è un locale molto

accogliente e rilassante dal design

unico e curato nei particolari.

Abbiamo due sale interne e anche

dei tavoli all’aperto.

SOR MARCHESE BISTROT

Via Nazionale, 316 - Roseto degli Abruzzi (TE)

aperti dalle 18 e chiusi il lunedì

Tel. 366 2485574

facebook.com/SorMarcheseBistrot

Page 14: Teramani 100

Un page-turner, un libro che si legge tutto d’un fiato. E che non

si riesce più a posare. La città raccontata, che fu di Teramo,

frivola vestale di un mondo ormai sparito, nella sua ostinata

fede in una quasi eroica appartenenza, stringendo fra le mani

tutto ciò che resta dei ricordi e di cui, come carte di famiglia custodi-

te gelosamente, resterà l’ultima lettrice. “Chi sta bene non cambia”,

chiosava Thomas Mann.

La penna del giornalista e scrittore si è basata sulla semplicità,

sempre accanto al dettaglio per creare un ambiente realistico. Tutto

ciò lega la comprensione dei personaggi ridisegnati ai loro ambienti.

Non si consiglia ai lettori cosa pensare. Anzi, sono lasciati soli per

giungere a conclusioni inaspettate all’immaginario attraverso l’uti-

lizzo di una empirica prospettiva nella descrizione delle personalità

dei protagonisti. L’autore pare si avvalga anche della parodia di altri

stili di scrittura; un articolo di giornale scritto come un sermone. Una

sorta di miscela di narrazione con le circostanze testuali, l’immer-

gersi nei dettagli per cui, il lettore con una conoscenza del territorio,

Il libro14 [email protected]

All’ombra del campanile

n.100

Il cambiatore del mondo

diMimmoAttanasii

sarebbe in grado di

relazionarsi senza

deviazioni.

L’introduzione a

un libro è spesso

usata per rubare

il posto alla solita

prefazione che

tanti lettori pigri

preferiscono sal-

tare ritenendola

quasi sempre per

definizione – e a

volte con giuste

ragioni – tutte noio-

se. Tuttavia, l’altra

differenza che si

coglie per tempo

nel libro “All’ombra

del campanile” è

che pure l’intro-

duzione può co-

minciare a entrare nel contenuto del libro e preparare a una gustosa

narrazione. Pagine forse astratte senza l’intenzione di riempirle con

le solite avventure provinciali, vicende dolorose sdrammatizzate dal

tempo, nomi e soprannomi di santi, poeti, scrittori, pittori, navigatori

di Corso San Giorgio.

Le pagine si aprono oscillando fra la prima e la quarta di copertina

per ricevere a caduta libera e spontanea degli innumerevoli “cam-

biatori di mondo”, che si sono susseguiti negli anni, in questa eterna

città addormentata di provincia, resistente a ogni cambiamento.

Qualcuno doveva occuparsene. Ci ha pensato Maurizio Di Biagio. n

Gentile Professoressa,

ultimamente, in televisione, ho sentito

dire da alcuni personaggi le parole

<<meco, teco, seco>>. Mi piacerebbe avere

delle delucidazioni sull’origine e sull’uso di tali

parole che, a mio modesto parere, appaiono

“antiquate”. Cordiali saluti,

Antonio

Le suddette voci derivano direttamente dalla

lingua latina e precisamente

- Meco deriva da mecum (con me);

- Teco deriva da tecum (con te);

- Seco deriva da secum (con se);

- Nosco deriva dal latino volgare noscum (con

noi)

- Vosco deriva dal latino volgare voscum (con

voi).

Oggi, nella lingua usuale, è difficile incontrare

tali forme, perché al loro posto si usano molto

più spesso le locuzioni con me, con te, con sé,

con noi, con voi.

Tuttavia le prime tre forme sono ancora pre-

senti nei dialetti. Vediamo qualche esempio:

dialetto toscano: con meco, con teco, con

seco;

dialetto emiliano: tego

dialetto veneto: mego

in alcuni dialetti meridionali compaio-

no, come in quelli toscani, forme del tipo

<<meco>>precedute dalla preposizione “con”.

Eccone alcuni esempi:

dialetto napoletano: co mmico, co ttico

dialetto calabrese settentrionale: cu mmicu. n

Derivazione e uso di “meco, seco, teco”

Note linguistichedi Maria Gabriella

Di Flaviano

Page 15: Teramani 100

15

Fra Rinascimento e Settecento le fan-

ciulle ritratte mostrano ricche parure

simili a quelle delle donne mature,

talora in stridente contrasto con i

volti infantili e i corpi ancora acerbi. Nel

Rinascimento, ma certamente nei secoli

seguenti, la fanciulla di buona famiglia pri-

ma di convolare a nozze e diventare così

moglie e madre era figlia, e come tale non

poteva perpetuare il nome d’origine. Ella

rappresentava una pedina necessaria nel

gioco delle alleanze dinastiche grazie alla

politica matrimoniale.

Già in età adolescenziale la fanciulla

era dunque avviata al matrimonio e la

presenza di tanti ritratti di signorine di

buona famiglia in età poco più che infantile

sembra alludere al costume di far prece-

dere le nozze da uno scambio di ritratti fra

i promessi.

Alla famiglia dello sposo la fanciul-

la prometteva la discendenza, oltre a

portare direttamente una nuova e spesso

consistente ricchezza attraverso la dote.

Tale dote era un serbatoio di ricchezza

esclusiva per lo sposo, dal momento che

alla fanciulla era permesso attingervi

solamente per gli abiti più preziosi e per i

gioielli. Pertanto la presenza di gioielli nei

ritratti di queste piccole adulte aveva il

compito di documentare la ricchezza della

famiglia d’origine, segnalando al mondo

e a un ipotetico futuro sposo che essa

non aveva solamente fattezze gradevoli

e armoniose ma anche un consistente

patrimonio. Gioielli del tutto analoghi a

quelli delle gentildonne; in particolare alle

donzelle si raccomandava la catena d’oro

con pendente o medaglia. n

n.100

L’oggetto del desiderio

diCarmine Goderecci

di Oro e ArgentoGioielleria dal 1989

Fanciulle Stridenti

Page 16: Teramani 100

Ogni giorno Te.Am. lavora per una città più bella e pulita.

Page 17: Teramani 100

Ogni giorno Te.Am. lavora per una città più bella e pulita.

Page 18: Teramani 100

Scultura, pittura, architettura e poesia. Le quattro arti in cui si

espresse il genio di Michelangelo, raccontate in nove sezioni

espositive nella mostra “Michelangelo. Incontrare un artista

universale” organizzata in occasione del 450° anniversario della

sua morte, avvenuta a Roma il 18 febbraio 1564.

Tra le opere esposte ai Musei Capitolini, la Madonna della scala e la

Leda eccezionalmente prestati da Casa Buonarroti, il Cristo Reden-

tore da Bassano Romano, proposto come la versione abbandonata

del Cristo della Minerva. Opere rilevanti anche dagli Uffizi di Firenze,

dai Musei Vaticani, dall’Albertina di Vienna. Alcuni dei più bei disegni

mai realizzati da Michelangelo arriveranno dalla collezione del British

Museum di Londra.

La mostra è curata da Cristina Acidini, Soprintendente per il Patrimonio

Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città

di Firenze, con Elena Capretti e Sergio Risaliti, storici dell’arte.

Prodotta e organizzata dall’Associazione culturale MetaMorfosi e da

Zètema Progetto Cultura, si avvale di un prestigioso comitato scientifi-

co composto, oltre ai curatori, da: Riccardo Bruscagli, Alessandro Cec-

Grandi mostre

chi, Anna Imponente, Antonio Paolucci, Claudio Parisi Presicce, Daniela

Porro, Pina Ragionieri, Pietro Ruschi, Claudio Strinati e Pietro Zander.

La mostra, dal 26 maggio 2014 al 14 settembre 2014, supera l’og-

gettiva impossibilità di esporre i capolavori “intrasportabili” realizzati

da Michelangelo (gli affreschi della Sistina, fra tutti) con l’esposizione di

opere che per la prima volta potranno essere ammirate le une accanto

alle altre. Questi capolavori, infatti, potranno essere osservati, in molti

casi per la prima volta, affiancati e contrapposti in uno straordinario compendio di una produzione artistica inarrivabile, dalla pittura

alla scultura, dalla poesia all’architettura, le quattro arti in cui si espres-

se Michelangelo, che saranno raccontate in nove sezioni espositive,

focalizzando così i temi cruciali della sua poetica. Un esempio su tutti

è la presenza straordinaria del grande capolavoro del Michelangelo

politico, il Bruto, che

potrà essere ammirato

accanto a precedenti

busti classici, il Bruto

in bronzo dai Musei

Capitolini e il Caracalla

dei Musei Vaticani, fi-

nalmente esposto in un

diretto confronto con

due opere che, in modi

e circostanze diverse, ne ispirarono la realizzazione.

Il filo rosso che guida il percorso della mostra è segnato da una serie di “contrapposti” tematici con i quali si vogliono evidenziare le difficoltà dell’uomo e dell’artista sia nell’esecu-

zione, sia nell’ideazione delle sue opere: il moderno e l’antico, la vita e la morte, la battaglia, la vittoria e la prigionia, la regola e la libertà, l’amore terreno e quello spirituale.

La contrapposizione tra bellezza terrena e amore celeste, ad esempio,

18

Michelangelon.100

Il genio rivolto all’estasi e al tormento. Artista universale.

diMaria Gabriella Del Papa [email protected]

Page 19: Teramani 100

19

fu particolarmente avvertita dal Buonarroti, sia sul piano poetico sia su

quello esistenziale; prova ne sono una serie di disegni e opere ispirate

da profonde amicizie e affinità elettive come quelle per Tommaso

Cavalieri e Vittoria Colonna. Ogni tema, come in uno specchio, sarà

analizzato mettendo a confronto disegni, dipinti, sculture, modelli

architettonici, oltre ad una selezionatissima scelta di autografi scritti

tra lettere e rime, attraverso l’intero percorso umano ed artistico di

Michelangelo.

Probabilmente Michelangelo non amò mai Roma, ma Roma, è certo

che se non lo amò imparò a stimarlo, nonostante il suo carattere schi-

vo e ombroso, la sua misantropia, i suoi pessimi rapporti coi colleghi, e,

come storia vuole, anche con i papi (Giulio II su tutti).

Michelangelo che plasmava il marmo delle Apuane come cera ma che,

come il marmo, non riusciva a piegarsi, neanche alle tentazioni della

città eterna, giunse a Roma la prima volta, non ancora ventenne, prece-

duto dalla fama che s’era guadagnato presso il cardinale Raffaele Ri-ario come artefice di quel falso cupido greco, che l’alto prelato aveva

acquistato, credendolo

antico, per l’esorbitan-

te cifra di 200 ducati.

La truffa, avvenuta pro-

babilmente all’insaputa

dell’artista, si svelò.

Per Michelangelo fu

l’inizio della fama. A

Roma rimase fino ai

25 anni, ebbe modo di

scolpire la Pietà prima

di tornare a Firenze,

aggiungere altri capola-

vori nel suo curriculum

e fare ancora ritorno

a Roma. Nella Roma

di Giulio, colui che gli

aveva promesso di scolpire una montagna di marmo (il monumento fu-

nebre che in origine doveva contenere svariate decine di statue) salvo

poi fargli dipingere il “soffitto di un granaio”. Era la Cappella Sistina.

Tra grandiosità e delusioni, rapporti pessimi con tutti e fughe rientrate,

Michelangelo visse a Roma lungamente, qui ha lasciato tante opere, qui

è morto, il 18 febbraio 1564, 450 anni fa.

E così, dopo gli eventi fiorentini, anche Roma era giusto che organizzas-

se una grande mostra in occasione del 450° anniversario. n

n.100

Page 20: Teramani 100

Tanti anni fa, intervistato

da Red Ronnie, durante

una puntata di “Roxy Bar”,

Francesco Guccini parlava

dell’arrivo del Rock’n’Roll in Ita-

lia, ed in particolare a Modena,

dove viveva lui. Raccontò che lui

e quelli del suo gruppo fecero

qualche decina di chilometri

per andare a sentire un ragazzo

che, si diceva, sapeva suonare

tutto il solo di chitarra di “Be-

bop-a-lula”, il classico di Gene

Vincent. Non so e non ricordo

chi fosse il chitarrista e se poi

sia diventato un professionista

o meno, ma ricordo con quanta

ironia Guccini parlava del Rock

italiano dei tempi. Citò un conosciutissimo

esempio di come fosse poco italiano il testo

di una canzone: “Il tuo bacio è come un

rock, che ti morde col suo swing, è assai

facile al knock-out, che ti fulmina sul ring…”

ed in effetti salta all’occhio l’ingenuità di

un linguaggio che, all’epoca, era tutto da

inventare. Ma chi sono stati i pionieri che

tra 24mila baci e coccinelle, fette di limone e uova a la coque, hanno

alimentato, qui da noi, la sacra fiamma del rock? Il primo, unico ed

inimitabile è Adriano Celentano, il “molleggiato”, che intuisce prima

di chiunque altro le potenzialità artistiche e commerciali della nuova

musica che arriva dagli Stati Uniti. Il primo grande appuntamento per

gli appassionati del nuovo genere musicale si svolge nel 1957 al pala

ghiaccio di Milano e vi partecipano molti musicisti che, in seguito,

diventeranno famosissimi. La leggenda narra che ad accompagnare

Celentano sul palco del “Primo festival” ci fossero tre giganti della

musica italiana: Enzo Jannacci – al pianoforte, Giorgio Gaber – alla

chitarra e Luigi Tenco al sassofono. Noi oggi sappiamo per certo che

la partecipazione di Tenco è assai improbabile e che Gaber suonò nel

gruppo che accompagnava Ghigo Agosti, ma l’idea che questi pilastri

della musica nostrana si siano incontrati sul palco del primo grande

raduno Rock in Italia è straordinariamente suggestiva. Altrettanto

emozionante deve essere stato l’incontro fra i rockers milanesi della

banda di Celentano, con i “Brothers”, un gruppo romano formato

dai fratelli Ciacci, il cui chitarrista, Enrico, era dotato di una tecnica

chitarristica straordinaria, ed il cui cantante, Antonio, diventerà

un’altra star della canzone italica, con lo pseudonimo Little Tony. Non

è difficile immaginare, oggi, questi ragazzi, più simili all’Americano

interpretato da Alberto Sordi che agli originali Elvis Presley e Jerry

Lee Lewis. Semmai, il modello preferito di Adriano, era Jerry Lewis,

e Celentano era famoso per inframmezzare i suoi concerti con

imitazioni del comico americano e con balli scatenati che gli valsero

il soprannome di “molleggiato”. Personaggi meno fortunati furono

Ghigo Agosti, interprete di canzoni

divertenti e spesso boicottate dalla

temibilissima commissione di censura

della RAI, e Clem Sacco, ex cantan-

te lirico e precursore del genere

“demenziale”. Se Ghigo scandaliz-

zava con il suo più grande successo,

“Coccinella”, ispirato dal primo trans

europeo, insieme al quale si esibì all’i-

nizio degli anni 60, Clem Sacco faceva

sorridere i giovani col suo brano più

fortunato: “Oh mamma

voglio l’uovo a la coque”.

Nel frattempo, molto timi-

damente, una ragazzona

di Cremona con una voce

bella, potente e piena di

personalità, provava ad

inserire nel suo reperto-

rio qualche pezzo rock,

si chiamava Mazzini, di

cognome, prese il nome

d’arte di Baby Gate, ma raggiunse il successo col suo semplice nome

di battesimo: Mina! Fra i tanti campioni che abbiamo citato, Gaber

e Jannacci, meritano di essere ricordati anche per il duo che li vide

protagonisti per una breve ma divertentissima stagione. La loro can-

zone “Una fetta di limone” merita di essere riascoltata per afferrare

di nuovo l’ironia e la bravura dei “Due Corsari”. Un altro straordinario

compagno di strada di Celentano è stato Ricky Gianco, chitarrista

ed “autore” di “Pregherò”, lui dice ancora oggi di averne scritto la

musica, ma in realtà si tratta di “Stand by me” di Ben E. King, con un

testo in italiano. Nel frattempo, a Napoli, la nuova moda musicale (e

non solo) aveva colpito i giovani e, per prendere in giro uno dei più

fedeli seguaci del Rock’n’Roll e dei blue jeans (pare che si chiamasse

Renzo Arbore), Renato Carosone – straordinario pianista e diver-

tentissimo intrattenitore – scrisse “Tu vuò fa l’americano”. L’ultimo

pensiero va ai protagonisti di questa stagione che non ci sono più,

Tenco, Carosone, Little Tony, Gaber e Jannacci, con un commosso e

appassionato applauso. n

Musica20 [email protected]

n.100

diFabrizio Medori

La nascita del rock in Italiada Celentano in poi

Page 21: Teramani 100

21

G iugno 2010: alcuni monthly music magazine riferiscono dell’e-

sordio discografi co della fi glia di Nick Saloman (aka Bevis Frond), famoso British psych group, titolare di ragguardevole

produzione musicale. “Neon Classic” il titolo, Debbie Duveen-Saloman, l’autrice. Conoscendo il DNA di Mr. Nick e, dei suoi sodali,

cerco il CD nei record-shop abituali (Milano, Roma, Pescara...), invano, i

numeri del mercato d’importazione, sono risibili, quindi, niente da fare.

L’ostinazione qualche volta...premia e, Eureka!, mi rivolgo a Internet e,

decido di contattare (via mail) le direttta interessata e...surprize, risul-

tato dello scambio telematico, in 2 giorni - dico due - from London, mi

viene recapitato the small packet with

CD, con tanto di affrancatura Royal Mail

e, un affettuoso short message vergato

da Debbie, il tutto a poco più di 10,00

€. L’attesa è fi nita, fi nalmente! Il CD è

accreditato a Deebie Duveen & the

Millbanks, praticamente la band di dad

Nick, Bevis Frond: N. Saloman, chitar-

re e tastiere, Paul Simmons, chitarre

(Mudhoney, nel pedigree), Jules Fen-ton, batteria ( ABC, Lightning Seeds...),

Adrian Shaw, basso (The Crazy

World Of Arthur Brown, Hawkind...),

Johnny Wallace, sax e, Jonathan Barley al piano. Produzione a 6

mani (Debbie, Nick e Dave Palmer),

Registrazione al Gold Dust Studio di

Bromley nel giugno 2010 appunto,

pubblicato nell’ottobre dello stesso

anno, dalla Woronzov, label di Nick,

sempre lui e, come dire, una garan-

zia. Il CD è piacevolissimo, la scena

è quella di di Walthamstow, sud-est

di Londra, le 14 tracks, frutto della

mente di papà Nick, tra i suoi illustri trascorsi, Country Joe McDonald,

Arthur Lee (incredibili Love), Teenage Fan, Yo la Tengo, Oneida...

Potenza del DNA: Debbie è fi glia di ...cotanto padre, splendida ragazza,

notevole presenza scenica, affermata attrice teatrale, per 2 anni nel

cartellone dell’Head Theater della capitale britannica con il tributo-

omaggio a Judy Garland (visibile su YouTube cliccando Debbie Duveen),

ancora, last but not least, dotata di voce notevolissima: timbro,

estensione, ritmo, melodia e molto altro, vediamo come. Il dischetto

argentato in policarbonato di makrolon, parte alla grande, Got A Lot

On My Mind ci rivela immediatamente le coordinate di questa musica:

voce splendida, riffoni (hard) di chitarre, basso-batteria e tastiere,

sound vivace, secco, tagliente come nella successiva Jennifer Jayne,

ottimo lavoro di backing vocals. Per non annoiarsi, arriva Bored, Tired &

Disgusted (altrochè), cambio di ritmo, autentico valzerone, tocchi quasi

‘soul’ e, note di sax nella coda fi nale. Contact With Air è al contempo

slow & fast, ballad d’atmosfera, Don’t Belong, ci riporta sul psych tanto

congeniale a Nick/BF, riffs di chitarre a tutto spiano. Un sinistro sibilo

(pianola Vox?), annuncia la successiva King Rat, l’ugola di Ms. Debbie si

materializza in forma stupefacente: fi nale da brividi, l’estensione vocale

tirata al massimo, un re-topo davvero singolare. Il ritmo ritorna padrone

in The Love Of ‘99, Fen-

ton pesta duro su pelli

e tamburi, Simmons e

Nick sferragliano con le

chitarre, eccome! Dal

ritmo alla melodia di

The Girls About Town,

listen gradevole come

nella successiva He’s

Just Like You, voce e

chitarra acustica dolcis-

sima e, tenetevi forte,

arriva il “tormentone-

killer” Cryo-Love: un

must, cliccatissimo su

YouTube, voce, ritmo,

strumenti serrati, psych

per antonomasia, Debbie canta a squarciagola, Nick grandissimo all’or-

gano (tanto sixties), il video è divertentissimo, Debbie del resto è una

consumata attrice...o no? La performance vocale prosegue con What

More Could I Lose che, precede la track n° 12 Could Be Anyone, la mia

preferita: dura solo 1:37, una vera e propria “bomba”, tosta, granitica,

irresistibile e, come recita il titolo, potrebbe essere chiunque ma, ladies

& gentlemen, sono Debbie Duveen & Millbanks! La ‘ruggine’ di In The

Rough è allegra e saltellante, quasi una marcetta, canto, chitarra, sax e

sezione ritmica che, fa tanto British-style. La luce al neon si spegne, gli

occhi rimangono chiusi con la conclusiva Eyes Stay Closed, ennesima

great song, lasciatevi cullare dalle note di questo CD, ancora fresco,

attuale, spumeggiante, premere il tasto play e ricominciare l’ascolto.

Miss Debbie, a quando il prossimo CD?

Time: 45:01 - Voto 8

PS: La ragione del nome Debbie Duveen & The Millbanks? Presto detto,

omaggio a Lord Duveen Of Millbank, mercante d’Arte inglese, Filantropo,

accolse e aiutò il nonno (ebreo) di Debbie, babbo di Nick quindi, rifugiato

dalla Germania nazista. n

n100

Write about... the records!

diMaurizio Carbone [email protected]

Neon Classic Debbie Duveen & The Millbanks Format: CD - 2010WORONZOV RECORDS (Import)

viene recapitato the small packet with

CD, con tanto di affrancatura Royal Mail

e, un affettuoso short message vergato

da Debbie, il tutto a poco più di 10,00

€. L’attesa è fi nita, fi nalmente! Il CD è

Page 22: Teramani 100

Il fascino dell’arte colora la primavera pescarese

22n.100

I l mecenatismo

è ancora vivo.

Continua e

prospera in

Abruzzo grazie ad

Alfredo Paglio-

ne che oggi, a

Pescara, colpisce

ancora con le sue

iniziative culturali. Dopo aver a lungo operato per arricchire la sua

terra con opere d’arte di ampio respiro internazionale - cariche

testimoni della sua intensa e storica attività di gallerista milanese

di origini abruzzesi - non si accontenta di aver già creato un cospi-

cuo circuito culturale fra città quali Vasto, Castelli, Chieti, Atessa,

Tornareccio, ma decide di approdare a Pescara con una nuova

donazione.

L’itinerario è già ben delineato e procede ormai da 17 anni, da

quando nel 1997 Paglione aveva donato alla Città di Giulianova una

prima selezione di opere provenienti dalla sua collezione personale

per creare il Museo d’Arte dello Splendore (MAS). A seguito di quel-

la prima sfortunata esperienza (fu costretto poco dopo a ritirare le

opere), si sono dunque succeduti altri straordinari episodi di affida-

mento delle sue opere a strutture quali Palazzo d’Avalos di Vasto,

il Museo della Ceramica di Castelli, il Museo Barbella e il Museo di

Palazzo de’ Mayo di Chieti, il Museo dell’Università “d’Annunzio” di

Chieti-Pescara, e ad Atessa, dove un nucleo di opere della collezio-

ne Paglione ha addirittura dato vita ad un Museo dedicato ad Aligi

Sassu, cognato del collezionista.

La Città di Pescara si aggiunge alle tappe di questo percorso

abruzzese con il Museo d’Arte Moderna “Vittoria Colonna” che

ospita, nelle splendide sale del primo piano, 56 opere di tre Maestri

della pittura del Novecento provenienti dalla collezione privata di

Alfredo e Teresita Paglione. Non va trascurato di ricordare che è

anche in virtù

dell’affetto profon-

do che il mecena-

te Paglione nutre

per la Città di

Pescara, alla quale

lo legano i ricordi

indelebili del

matrimonio con

la sua Teresita e

l’affetto familiare

di suo fratello, che

il Museo Colonna

viene scelto

come inevitabile

destinatario di tale

munifico gesto.

In una calda

giornata di timida

primavera, il 23

maggio viene

inaugurata dun-

que la mostra “Il

fascino dell’immagine. Tradizione e modernità. 56 opere di Arturo

Carmassi, Claudio Bonichi e Gastòn Orellana”, con interventi del

Sindaco Luigi Albore Mascia, Il Presidente consiliare della Commis-

sione Cultura, Augusto di Luzio, e il curatore Sandro Parmiggiani.

Nella stessa occasione si inaugura anche una sala adiacente dedi-

cata alla donazione di opere di Gigino Falconi, pittore abruzzese e

caro amico dello stesso Paglione.

Le sale personali dedicate ai tre artisti della Collezione Paglione

Arte

diLauraRabottini [email protected]

La donazione Paglione al Museo d’Arte Moderna Vittoria Colonna di Pescara

Inaugurazione

Claudio Bonichi · La ragazza e la luna · 1992

I coniugi Teresita e Alfredo Paglione

Page 23: Teramani 100

23

si configurano come ideale e necessaria

estensione di un percorso culturale che ha

avuto inizio nel 2002 a Palazzo d’Avalos,

Vasto, dove Paglione aveva creato altre

otto sale dedicate ad altrettanti artisti pro-

venienti dalle sue collezioni e afferenti alla

sua attività di gallerista, fra cui gli stessi

Bonichi, Carmassi e Orellana.

Il “mecenate innamorato”, come lo defini-

sce Giovanni Gazzaneo, autore di uno dei

testi del catalogo e Presidente di Crocevia

– Fondazione Alfredo e Teresita Paglione,

continua ad “accendere fuochi” - come

egli stesso ama spiegare -, a disseminare

baluardi di bellezza per proiettare così

l’Abruzzo nel panorama internazionale

dell’arte contemporanea figurativa. E

il punto di partenza è la sua decennale

esperienza di gallerista che, come sotto-

linea Parmiggiani, “ha sempre cercato di

tenere per sé alcune delle opere più belle

e significative che approdavano nella sua

galleria, come esito dei rapporti con gli

artisti, specialmente in occasione delle

loro mostre”.

ggi, dopo 14 anni dalla cessazione della

sua attività, oltre 1500 di queste opere

compongono un cammino che, con le

parole di Paglione, “continua e ha come

filo conduttore il mio omaggio soprattutto

ai giovani, che sono la speranza e il futuro

di questa Italia che non sa più dare fiducia,

spazio, lavoro ai suoi figli. Per loro ho

voluto diffondere richiami all’arte e alla

bellezza.” E il faro di tutta l’operazione è

l’immagine, la sua civiltà, il fascino che

emana dalle sue infinite declinazioni arti-

stiche, oggi come nel Novecento.

Che si tratti dell’inquietudine figurativa

di Carmassi, o del metafisico e diafano

n.100

realismo di Bonichi, oppure della deforma-

zione baconiana dei soggetti di Orellana, la

presenza dell’immagine domina lo spazio

pittorico e interroga, costringe al pensiero,

cancella il tempo e mette in scena lo spet-

tacolo vivo e puro dell’arte autentica. n

Arturo Carmassi · Il Capitano · 1971

Gastón Orellana Buscando · Refugio · 1973

Page 24: Teramani 100

È brutto dirlo, ma ci sono dei libri, come “La storia della scuola

teramana”, che è proprio impossibile leggere. Magari si parte

pure armati delle meglio intenzioni, ci si ripete che in fondo nes-

sun libro è impossibile da leggere, ma presto ci si rende conto

che la realtà dei fatti è un’altra.

La ricostruzione dell’istruzione secondaria pubblica, privata ed

ecclesiastica a Teramo, dall’età di Ferdinando IV di Borbone alla fine

dell’Ottocento. Dalla seconda metà del XVIII secolo al XIX secolo. Una

mera raccolta di saggi, riviste e bollettini bibliotecari proposta in una

asettico ordine temporale, che s’inerpica faticosamente per il lettore

dal 1984 al 2011: “Ripercorrere e riasfaltare un percorso irrinunciabile

Il libro24 [email protected]

Parole come odori

n.100

La carta costa! (di Alessandro Milan)

diMimmoAttanasii

della mente, sul come e il quando il

Real Collegio si sia trasformato nel

Regio Liceo Ginnasiale”. Una ventina

di capitoli appiattiti e divisi in un tomo,

nell’apparecchiare una sorta di elenco

della spesa. Storie, piuttosto che

Storia. Riferimenti a pedisseque norme

scolastiche, che paiono soggiacere a

una macchinazione posta in opera da

un collegio di “invisibili contemporanei

dell’epoca”. Pagine e pagine per svela-

re che fu Napoleone a veicolare l’idea

di scuola pubblica durante il Regno di

Napoli e che alle solite insufficienze

dello Stato si insinuò l’impostura delle

autorità ecclesiastiche, sostenute dietro la fortificazione del dogma.

“La Chiesa è ricca, ricchissima. È letteralmente zeppa di quattrini.

Puzza di denaro come il cadavere di un ricco... “ (Heinrich Böll).

Non si tratta tanto della storiografia, prevista e rintracciabile in altre

pubblicazioni: il problema è la scrittura. Personaggi stereotipati. Acca-

demia, non oltre. Se si tenta la lettura per intero subito dopo ci si deve

recuperare dall’impossibilità di portare a termine ciò che indubitabil-

mente sarebbe stato un ottimo proposito. Magari una frase che aspira

all’aulico e subito dopo il buio della parola. Nemmeno la tecnica dello

“zompamento” funziona: il salto indiscriminato delle pagine.

Le parole si disperdono fugaci come odori. n

Page 25: Teramani 100

È una malattia subdola ed occulta: si presenta con una va-

sta sintomatologia, ma spesso non viene riconosciuta da

gli stessi medici, che hanno difficoltà a diagnosticarla.

Spesso le persone malate quando si lamentano non vengono

credute. Sono per lo più donne (in

rapporto di 4 a 1). Vagano da un am-

bulatorio all’altro per sentirsi dire: “ lei

non ha niente”.

In famiglia le cose non vanno meglio,

passano per simulatrici, suscitando

l’indifferenza del coniuge, mentre a

lavoro, nella migliore delle ipotesi,

vengono considerate assenteiste

croniche.

Sono le vittime della Fibromialgia,

patologia con un’incidenza di circa

il 5% sull’intera popolazione. Il suo

biglietto da visita è il dolore, diffuso su

muscoli, articolazioni e tendini di tutto

il corpo. Una condanna per i pazienti,

genera insonnia e a lungo andare,

ansia e depressione. Ma è soprattutto

il numero e la varietà dei sintomi a

confondere le idee: rigidità, bruciore

e torpore, astenia, disturbi viscerali, cefalea, perturbazioni climatiche

(l’influenza del tempo sul corpo).

Oggi sappiamo che il problema va interpretato sul piano funzionale,

decodificando la risultante sintomatica attraverso una valutazione

della bio-dinamica dei sistemi, linea guida che Il Metodo Solère®

segue da numerosi anni proponendo una metodologia in grado di

chiarire alcune zone d’ombra in medicina: nel caso della fibromial-

gia, l’apporto di un’esperienza differente, mirata al trattamento di

una sindrome dolorosa particolarmente ribelle alle cure, sta portan-

do i primi risultati dal punto di vista scientifico.

I risultati preliminari sono confortanti e lo studio prosegue in

Fibromialgiauna malattia difficile da diagnosticare.

Redazionale

collaborazione con gli operatori abilitati al Metodo (fisioterapisti e

medici). In Italia gli operatori abilitati ad applicare il Metodo Solère

- Reequilibration fonctionnelle® nel trattamento della fibromialgia

non sono ancora numerosi, ma il programma di cura rapido ed

originale permette eventualmente di seguire il trattamento anche

se non si risiede vicino ad un centro.

In estrema sintesi i modelli terapeutici non farmacologici (quindi

privi di qualsiasi effetto collaterale) utilizzati nel Metodo Solère per

il trattamento della fibromialgia, o meglio dei pazienti fibromialgici,

si avvalgono della stimolazione di determinate aree reflessoge-

ne codificate anche nella cartografia della medicina tradizionale

cinese: l’apparecchio appositamente studiato è denominato AMPi.

sm® e, senza presentare particolari controindicazioni, permette il

massaggio puntiforme inverso di aree cutanee utilizzate anche in

agopuntura.

Pur ispirandosi ai concetti dell’agopuntura, la tecnica e la logica

insite nel trattamento di cura per la fibromialgia, sono molto diffe-

renti da quanto comunemente conosciuto attraverso la medicina

tradizionale cinese.

Normalmente sono sufficienti 6 sedute per apportare un sensibile

miglioramento al polimorfo quadro clinico che i numerosi pazienti

fibromialgici accusano, con sintomi apparentemente anche bizzarri

ma analizzabili con criteri logici se inquadrati in un terreno al di fuori

dei comuni disturbi della meccanica articolare.

Per ulteriori informazioni sulle caratteristiche (e tempi di cura) della

terapia per la fibromialgia proposta dal Metodo Solère - Reequili-

bration fonctionnelle® scrivete a: [email protected]

Dott. Domenico Teseo · fisioterapistaSpecialista in: Osteopatia Metodo Solère®

Medicina agopunturale (con A.M.P.I.)Rieducazione posturale globale

Info: 347 0744455

Page 26: Teramani 100

La Colletta Alimentare Straordinaria

Sociale26n.100

Sabato 14 giugno si è

svolta anche in Abruzzo

la Colletta Alimentare

Straordinaria, giornata

di raccolta di prodotti per le

persone bisognose, promossa a

livello nazionale dalla Fonda-

zione Banco Alimentare Onlus.

Un’iniziativa davvero straordi-

naria: come noto, infatti, la Gior-

nata Nazionale della Colletta Alimentare si svolge normalmente a fine

novembre, ma quest’anno, per la prima volta dopo diciassette anni,

è stato necessario organizzarne un’altra a giugno perché, a causa di

lentezze burocratiche, stenta ancora a decollare la nuova politica eu-

ropea di sostegno agli indigenti, che ha sostituito la precedente basata

sulle eccedenze provenienti della filiera agricola con una che consiste

nell’acquisto di cibo per i bisognosi con fondi europei e nazionali, da

distribuire poi mediante la rete degli enti caritativi, tra cui il Banco

Alimentare. Ebbene, nonostante le vecchie norme abbiano cessato di

funzionare a fine dicembre 2013, ad oggi le nuove non sono ancora

entrate a regime, e i magazzini del Banco Alimentare di tutta Italia, e

quindi anche di quello abruzzese che ha sede a Pescara, senza questa

nuova Colletta di qui a qualche settimana si sarebbero inesorabilmen-

te svuotati. A discapito di chi vive nel bisogno.

E straordinaria è stata la risposta dei cittadini, che hanno detto di sì

con coraggio e carità alla proposta: in Abruzzo sono state donate ben

140 tonnellate di alimenti, raccolte da 4 mila volontari in circa 300

punti vendita di tutta la regione. Nel dettaglio, a Pescara e provincia

sono state raccolte 41 tonnellate, a Teramo 46, a Chieti 36 e a L’Aquila

17. Cifre significative, non troppo inferiori alla Colletta di novembre

quando si sfiorano le 200 tonnellate complessive. Non nasconde la sua

soddisfazione Luigi Nigliato, presidente del Banco Alimentare dell’A-

bruzzo: “Grazie a questa iniziativa - commenta - riusciremo a garantire

cibo ai poveri della nostra regione per le prossime settimane, nell’atte-

sa che entrino in vigore le nuove politiche di aiuto europeo, i cui primi

10 milioni sono stati sbloccati proprio il 12 giugno. Ma all’appello man-

cano ancora 75 milioni di euro di provenienza europea. La risposta

della gente a questa chiamata straordinaria è stata straordinaria essa

stessa, e testimonia ancora una volta che la carità del popolo è veloce,

concreta e diffusa. Grazie a tutti coloro che si sono coinvolti: dai tanti

volontari ai direttori dei supermercati ai media locali e a quanti, a vario

titolo, hanno condiviso con noi questa raccolta eccezionale”.

Sin dai prossimi giorni inizierà la distribuzione dei prodotti ai tanti

poveri dell’Abruzzo assistiti dal Banco Alimentare mediante enti con-

venzionati come parrocchie, associazioni di volontariato, mense per i

poveri, caritas, case famiglia e via dicendo. Una rete della solidarietà

davvero significativa, come dimostrano alcuni dati relativi al Banco Ali-

mentare dell’Abruzzo, che dona tanto cibo a chi vive nel bisogno, lot-

tando contro lo spreco con grande efficienza. Nel 2013, infatti, la sede

regionale ha distribuito 1.354.014 kg di cibo a circa 38 mila poveri del-

la nostra regione mediante una rete di 211 enti convenzionati, per un

valore economico di ben 3.235.684,78 euro. Nel dettaglio, a Pescara e

provincia, dove sono assistiti circa 15 mila poveri, sono stati distribuiti

579.470 kg, per un valore di 1.408.083,77 euro; a Chieti e provincia

(circa 12 mila poveri) sono stati 442.616 kg di prodotti distribuiti, pari a

1.035.693,69 euro; a Teramo e provincia (6.500 poveri) 221.562 kg, per

un valore di 531.167,22 euro; infine L’Aquila e provincia (3.500 poveri)

110.365 kg di prodotti, pari a 260.740,10 euro. Il suo valore sociale ed

economico viene movimentato con costi di gestione molto contenuti,

diPiergiorgio Greco [email protected]

Page 27: Teramani 100

27

pari a circa 288.000 euro nel 2013, prove-

nienti prevalentemente da amministrazione

pubbliche, fondazioni bancarie, bandi e ini-

ziative private. Come spiegano ancora Luigi

Nigliato “con costi contenuti e trasparenti

si può combattere la povertà, in un’ottica

di sussidiarietà che significa uso efficiente

delle risorse pubbliche. Rivolgiamo il nostro

appello alle industrie agroalimentari affinché

possano comunque scegliere di diventare

nostri partner, donando le loro eccedenze,

con significativi risparmi logistici, economici

e fiscali. Tutti coloro che hanno sostenuto

con grande passione e convinzione il Banco

- conclude Nigliato - sono chiamati a fare la

loro parte ancora di più, se possibile, in que-

sto momento di grave difficoltà economica,

per sostenere chi vive nel bisogno”.

Intanto, come ogni anno, la sede centrale

di Pescara spalanca le porte a studenti e

imprese. Da oltre dieci anni, ai ragazzi che

hanno terminato la scuola il Banco offre

un’esperienza formativa capace di rendere

il tempo libero pieno di senso: i giovani

provengono da diverse scuole superiori

del capoluogo adriatico, e a loro il direttore

della struttura, Cosimo Trivisani, propone

il coinvolgimento nelle attività ordinarie,

n.100

spiegando il significato di un’opera sociale

che affonda le sue radici nella carità cristia-

na. Per le aziende, invece, organizza l’Open

House, serata di gala che si svolgerà il 23

luglio, pensata per incontrare imprenditori

e professionisti, in un clima conviviale e di

condivisione. Per informazioni, contattare la

sede del Banco al numero 085 4313975. n

Page 28: Teramani 100

In giro28diSergioScacchia [email protected]

n.100

“Habitare secum”: dove il silenzio vince comunque il rumore.

CasaleSan Nicola

Casale San Nicola un tempo era un villaggio delizioso, pianta-

to magicamente proprio sotto la scenografica e gigantesca pa-

rete del Corno Grande, il mitico Gran Sasso, montagna regale

degli Appenini con il suo precipizio di oltre 1400 metri.

L’ambiente, la testa della vallata Siciliana, tra le più verdi d’Abruzzo,

era semplicemente grandioso, indimenticabile per chi percorresse i

tanti sentieri ameni tra boschi e rocce aguzze.

Gli occhi che, per chilometri prima, si erano addolciti su profili di

campagne, colline arcaiche e gregge, si riempivano di creste monu-

mentali.

Poi, un giorno poco bello, gli uccelli smisero di cantare e il fiume

Mavone parve fermare il gorgoglio delle acque. Un attimo di silenzio

e, all’improvviso di colpo si materializzarono, come un incubo in fase

rem, grossi camion pieni di bitume, decine e decine di uomini in tuta

e casco, ingegneri in giacca e cravatta armati di regoli e attrezzature

infernali per rilevare le pendenze del terreno.

Rumori assordanti coprirono le antiche melodie dei boschi, i trilli

gioiosi dei volatili e i fischi dei rapaci a caccia.

Eppure la montagna dovrebbe essere lasciata nella sua pace eterna.

Il progresso non ammette deroghe. Quando arriva l’uomo qualche

volta fa del bene, molte altre fa del male.

Fatto è che, da allora, questo luogo delizioso a pochi chilometri da

Isola del Gran Sasso e il frequentato santuario di San Gabriele, ha

perso gran parte della pace che si godeva da secoli, pagando un

grosso dazio al progresso.

Un mondo quasi scomparso tra crolli di pietre dal paretone sopra-

stante, piloni giganteschi che si sono insinuati tra le case, soglie inva-

se da sterpi e il dramma dell’esodo di molti verso luoghi più ospitali

che trasuda da alcune abitazioni abbandonate.

A Casale San Nicola nessuno ha dimenticato! Tutti ricordano ancora

con emozione quando, in piena estate, anni fa, si staccò un costone

di notevoli proporzioni dal Corno Grande a 2800 metri, alla base del

quarto pilastro. Come tutte le montagne anche il Gran Sasso è ogget-

to di un continuo processo di erosione. Una spaccatura in movimen-

to come quella non si era mai vista.

Una nube di detriti oscurò la valle, creando il panico tra gli automobi-

listi fin dentro l’autostrada, il cupo rumore che terrorizzò la gente del

posto, qui lo ricordano tutti.

La frana segnò irrimediabilmente l’imponente massiccio del Gran

Sasso creando una traccia indelebile che è visibile distintamente e

stringe il cuore di chi ama il “gigante che dorme”.

Da allora è sempre un’avventura percorrere qualsiasi sentiero che

passi sotto il “paretone”.

Sopra la testa degli abitanti, auto di grosse cilindrate, tir e bus diretti

da e per Roma attraverso Teramo e L’Aquila sfrecciano come razzi.

Il traffico scorre veloce e puzzolente per infilarsi o per uscire dal

grande tunnel di oltre dieci chilometri che collega velocemente le

due province.

Gli idrocarburi rilasciati dai tubi di scappamento, che notoriamente

volano basso, scendono dai piloni sotto le abitazioni avvelenando

lentamente i pochi abitanti che non hanno voluto rinunciare a vivere

nel luogo dove sono nati.

Pensare che il borgo e i paesi vicini, un tempo contava un così gran

numero di residenti al punto che qualcuno aveva anche proposto di

spostare la sede comunale di Isola nella ridente Cerchiara, qualche

Page 29: Teramani 100

29n.100

chilometro a nord di Casale.

Si divisero i locali allora tra chi non voleva

il trasferimento e chi, invece, lo auspicava

fortemente.

Oggi una delle poche attività rimaste è un

piccolo albergo alle porte della città che

vive di turismo escursionistico per due, tre

mesi l’anno.

Casale San Nicola, d’altronde, è sempre il

punto ideale di partenza per le ascensioni

dal versante orientale del Corno Gran-

de e qui nel 1875, il presidente del Club

Alpino Internazionale, tal Douglas William

Freshfiend, in viaggio negli Appennini, disse:

“Vorrei morir qui un giorno lontano”, ma-

gnificando il minuscolo borgo nella rivista

dell’associazione.

Un immenso scenario di vita sospesa pro-

prio come i piloni dell’autostrada.

Basta percorrere un chilometro sopra il

paese di Casale, per ritrovarsi comunque, in

un autentico santuario della natura, ai piedi

di una conca circondata da alte montagne

che sembrano ciclopi di pietre. Chi non si

regala mai una camminata in montagna,

perde il meglio della vita. È qui, davanti alla

grandiosità del creato e del suo Creatore,

che ridimensioni tutto di te stesso, torni

a prestare attenzione al quotidiano, riesci

a cercare nell’immensità il piccolo, la

semplicità della quotidianità che, nella vita

di tutti i giorni, perdiamo inesorabilmente.

Più cresce la pendenza, più aumenta la

lentezza che aiuta a pensare, a rilassarsi,

a vivere alla ricerca, come ben racconta

lo scrittore Erri De Luca, del segreto della

bellezza movente di tutte le forti pulsioni

dell’animo umano.

La possibilità di puntare all’infinito verso

spazi senza ostacoli, non ha prezzo, come

suggerisce la pubblicità di una nota carta

di credito!

Grazie Sergio per la Tua Amicizia!!! n

Sergio Scacchia http://paesaggioteramano.blogspot.it/

Page 30: Teramani 100

Tra vecchio è nuovo anno non c’è

soluzione di continuità. L’inizio della

prossima stagione è seguente alla fine

di quella appena conclusa, sicuramente

bella ed emozionante. Ripetersi è difficile in

ogni campo e lo è ancor di più nel calcio, ma

non c’è limite alla volontà di far bene. Parlare

della rosa e di calciatori che la comporrà è

ancora presto. Ci saranno arrivi e parten-

ze, inevitabile via vai di ogni stagione per

interessi della Società e dei calciatori. Lo staff

tecnico è già al lavoro per la costruzione di

una formazione che sappia difendere degna-

mente i colori biancorossi. Confermati da già

da tempo con un progetto biennale, il D.S.

Marcello Di Giuseppe e il tecnico Vincenzo

Vivarini sono alla ricerca di pedine importanti

da inserire nel mosaico già costruito nella

passata stagione. Adeguamenti opportuni e

specifici in diversi ruoli sono inevitabili, sia per

effetto di alcune partenze che per esigenze

della categoria. Il nuovo campionato, così

come concepito e ristrutturato, presenta spe-

cificità e difficoltà che molti ritengono di rilie-

vo. Qualitativamente è considerato di poco

inferiore a quello di serie B. I grossi centri e le

città che faranno parte dell’organico inducono

alle predette considerazioni. Il gioco, come si

suole dire, si farà duro e per questo c’è la So-

cietà ad offrire ampie garanzie. Come in ogni

azienda che si rispetti, l’equilibrio tra volontà

e possibilità deve essere sempre la regola, al-

trimenti potrebbero esserci conseguenze ne-

gative. Nel calcio spesso vuol dire fallimento e

fine dell’attività, decisamente da scongiurare.

D’obbligo, quindi, parsimonia e prudenza nel

concepire un progetto, importante o anche

meno, purchè sia diretto a tenere alto l’inte-

resse ed anche per evitare rovinose cadute.

L’inserimento di giovani, locali o provenienti

da grossi club, è una opportunità da tener

presente, linea ben accetta e incentivata dalla

stessa Lega. Il periodo storico offre risorse più

limitate rispetto ad altri del passato. I flussi

finanziari non sempre sono sufficienti per la

gestione di società sportive, specie se pro-

fessionistiche. I ricorsi storici dell’economia

hanno segnato momenti importanti ed altri

meno, legati anche ad eventi che vanno oltre i

confini nazionali. Attivare economie, pertanto,

vuol dire certezza e tranquillità di gestione. La

Società è stata chiara nell’indicare la salvezza

come programma minimo di stagione. Anche

in quella appena conclusa fu posto come

obiettivo uno degli otto posti utili per l’ acces-

so nella Lega Pro Unica. La bravura dello staff

tecnico permise di andare oltre le previsioni

concludendo in tranquillità la stagione al terzo

posto in classifica generale. L’obiettivo, per-

tanto, rimane lo stesso con la differenza che

il campionato che si andrà ad affrontare po-

trebbe riservare un maggiore impegno di ca-

rattere tecnico. Quest’ultimo aspetto è stato

ampiamente valutato dallo staff tecnico e già

sta provvedendo ad integrazioni strategiche

negli specifici ruoli. Di fatto la nuova stagione

è già iniziata con la programmazione del ritiro.

E’ stata scelta Folgarida, rinomata località del

trentino, per la prima fase della preparazione.

Oltre al Teramo, la zona ospiterà Napoli, Inter

ed altre big del calcio italiano. L’occasione

offre la possibilità di contatto con il grande

calcio. Il Napoli si è reso disponibile per una

amichevole da disputarsi in zona nell’ulti-

ma decade di luglio. Il confronto, in questo

momento impari agonisticamente parlando,

evoca altri in passato piuttosto esaltanti,

specie quando la squadra partenopea arrivò

al vecchio comunale per una gara ufficiale

di campionato. Le disavventure calcistiche

del Napoli di quel periodo portò la blasonata

squadra azzurra a Teramo il 14.11.2014,

campionato di C1 2004/2005. Tra Teramo e

Napoli fu pareggio ( 1 – 1 , Goal di Varrichio

(NA) e Cardinale (TE)) . Il ritorno al S. Paolo, alla

presenza di 60.000 spettatori, la formazione

di casa vinse al 92’ con un goal di Consonni. Il

Napoli viaggia a vele spiegate nella Cham-

pions League, mentre il piccolo Teramo cerca

di consolidare la sua posizione nella terza

serie nazionale. Quello calcistico rispecchia le

due realtà: la metropoli partenopea e la città

di Teramo, due ambiti non confrontabili in

qualsiasi settore lo si voglia fare. n

Sport30n.100

diAntonio Parnanzone [email protected]

Calcio

C are elettrici ed elettori, dopo il risultato elettorale assolutamente per me positivo ed inaspettato, sento il

desiderio di ringraziarvi di cuore, sperando di rappresentarvi nel miglior modo possibile in consiglio comunale difendendo i diritti di NOI cittadini nella democrazia. Visto la giovane età voglio impegnarmi ed essere portavoce delle esigenze dei giovani della nostra città perché sono convinta che solo scendendo in campo possiamo far sentire la nostra voce. Voglio porre l’attenzione su tutti i problemi che saranno oggetto di discussione in consiglio comunale con particolare riguardo alle famiglie in difficoltà e alle persone deboli. Colgo l’occasione per invitare i giovani a proporre idee e progetti per migliorare la nostra città sul mio contatto di Facebook, vi abbraccio tutti.

Di Timoteo Francesca Chiara

Page 31: Teramani 100
Page 32: Teramani 100