Teoria evolutiva: caratteristatic.gest.unipd.it/~birolo/didattica11/Materiale_did... · 2011. 2....

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Teoria evolutiva: caratteri Conoscenza: comprensione, elaborazione e assimilizazione dell’informazione; è fortemente specifica della singola impresa e si diffonde con difficoltà Apprendimento: costruzione di nuove rappresentazioni dell’ambiente Ricerca: interna ed esterna all’impresa Competenze accumulate: facilitano la ricerca ma sono aumentate dalla ricerca Innovazione: processo interattivo e collettivo Appropriabilità delle rendite: è facilitata quando le competenza sono contestuali (dell’impresa) e non dei singoli.

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  • Teoria evolutiva: caratteriConoscenza: comprensione, elaborazione eassimilizazione dell’informazione; è fortemente specificadella singola impresa e si diffonde con difficoltàApprendimento: costruzione di nuove rappresentazionidell’ambienteRicerca: interna ed esterna all’impresaCompetenze accumulate: facilitano la ricerca ma sonoaumentate dalla ricercaInnovazione: processo interattivo e collettivoAppropriabilità delle rendite: è facilitata quando lecompetenza sono contestuali (dell’impresa) e non deisingoli.

  • Nella teoria evolutiva l’impresa è vista comesoggetto centrale che:

    • Ricerca• Innova• Produce in ambiente incerto e in cambiamento

    Nella teoria evolutiva l’impresa è al tempo stesso:• Assorbitore• Processore• Generatoredi conoscenza

  • Routine

    - Rappresentano le capacità di base e lamemoria dell’impresa- Non sono riducibili a capacità individualiperché il loro esercizio richiede l’apportodi più componenti l’organizzazione d’impresa

    -

  • Competenze nella teoria evolutiva

    Conoscenza+competenze sono i fattori checonsentono all’impresa di operare in uncontesto incerto e in cambiamento.

    • Questo approccio a competenze consente di indagare su:• 1. l’impresa come produzione e tecnologia• 2. Le differenze nelle performance delle imprese su

    innovazione e profittabilità• 3. Specifici aspetti dell’organizzazione dell’impresa• 4. Il ruolo dei contesti sul comportamento e l’organizzazione

    dell’impresa• 5. I confini dell’impresa e come si modificano• 6. L’emergere di network

  • • L’organizzazione è strumento di scambio e digenerazione di conoscenza, di coordinamento dicomplementarietà e creazione di conoscenzacollettiva

    • In ambiente incerto l’organizzazione deve consentiredi cogliere velocemente le nuove opportunità dellascienza

    • Le imprese consolidate non presentano spessoquesta caratteristica

    • Le competenze e le ruotine organizzative si debbonoadattare al mutare dei contesti scientifici eistituzionali.

    • I contesti sono quelli tecnologici, di prodotto, didomanda. I rapporti tra imprese e i rispettivi confinisono spiegati dalla capacità di modificare le ruotine aseconda delle complementarietà di vario tipo traimprese che possono emergere anchedinamicamente.

  • Complementarietà statiche e complementarietàdinamiche

    Statiche: costi di transazione elevati + apprendimentolento + complementarietà conoscitive tra le impreseconduce a integrazione verticale tra le imprese, cioéa non usare il mercato come strumento diregolazione dei rapporti tra loro

    Dinamiche: si presentano in un mondo di conoscenzecontinuamente mutevole; se il cambiamento rapidonon consente all’imprese di sviluppare competenzeinterne esse non si integrano verticalmente.L’integrazione aiuta il coordinamento ma riducel’offerta della varietà delle soluzioni perché riduce lalibertà di ricerca.

  • Rapporti tra imprese: i networkEmergono quando il tipo di conoscenza richiesto è

    appropriabile e al contempo complessa e divisibile.La singola impresa difficilmente possiede tutte le

    conoscenze per sviluppare il prodotto. Dunqueprende piede il network che è una organizzazioneche evita i costi e le inefficienze della integrazionecompleta e consente l’accesso alle conoscenze ecapacità di altre imprese e organizzazioni: fornitori,utilizzatori, istituzioni di ricerca, …

    Il network è una soluzione organizzativa intermedia trala centralizzazione dei rapporti attraversol’integrazione e il decentramento completo delleattività di apprendimento attraverso il mercato perpromuovere la varietà delle soluzioni offerte

  • Evoluzione della strutturaindustriale: tre livelli

    • a. demografia industriale: entrate e uscite di imprese

    • b. dimensione delle imprese, concentrazioneindustriale, spese di R&S, innovazioni di prodotto,innovazioni di processo

    • c. emersione di nuove industrie, generazione etrasformazione di tecnologie e prodotti, sviluppodelle competenze, il mutamento dei confini delleimprese, la creazione di network, il ruolo di stimolo odi freno svolto dalle istituzioni della politicaeconomica e tecnologica

  • Coevoluzione• Mutamento congiunto e interdipendente tra tecnologia ,

    competenze, strategia ed organizzazione di impresa, strutturadi mercato, domanda

    • Caratteri:• Specificità al tipo di industria:• con consumatori a domanda non differenziata una industria

    nasce attorno a un gruppo di nuovi prodotti continuamenteinnovati, emerge un design dominante e l’innovazione siconcentra sul processo

    • Con tecnologie concorrenti il vantaggio iniziale può farleacquisire tutto il mercato e bloccare tutto il sistema all’utilizzo diquella tecnologia (lock-in tecnologico)

    • Con tecnologie complementari si può arrivare a unaspecializzazione e divisione del lavoro tra le imprese

  • Coevoluzione

    • Dipendenza dal sentiero (path dependency): La competizione tecnologica tra imprese può

    innescare processi di diffusione delle innovazioniche prima indirizzano e poi bloccano il sistema suconfigurazioni che non solo le migliori esistenti(Apple e Microsoft)

    Tutto questo genera rendimenti crescenti eirreversibilità, quindi inerzia nelle scelte del sistemaa livello tecnologico

  • Modelli analitici di mutamentoindustriale

    • Modelli evolutivi (Nelson e Winter) Si suppone che le azioni delle imprese scaturiscano da un

    insieme di regole decisionali, che cambiano nel tempo, comerisposta a ciò che di nuovo si apprende. La competizioneseleziona espellendo dall’industria quelle che adottano cattiveregole. Non c’è una relazione di equilibrio (come ad esempio lacondizione di primo ordine per un massimo profitto) chedetermina la dinamica delle imprese.

    Questi modelli sono molto semplificati mentre le analisiempiriche dell’evoluzione delle industrie sono molto più ricchedi fatti

  • Modelli history friendly

    Sono la risposta alla semplicità dei primi modellievolutivi.

    Contengono tutti i fatti rilevanti messi in luce daglistudi sulla storia di specifiche industrie: significa cheparametri e relazioni che spiegano il mutamento deiparametri sono lo specchio delle informazioniempiriche raccolte su quelle industrie.

    C’è dunque un legame tra storia e costruzione delmodello.

    Il modello ha la funzione di costruire uno schemalogico dei processi di coevoluzione e viene usato peranalisi controfattuali, per sperimentare o simulare glieffetti di specifiche decisioni di politica industriale oorganizzativa, per analizzare l’impatto di sceltestrategiche

  • Modelli evolutivi: tecnicalities

    Concetti base• Dinamica• Steady state• Open ended e proprietà di transizione• Incertezza e componenti stocastiche• Non linearità e path dependence• Simulazione

  • Modello di Nelson e Winter

    Spiega la forma di mercato come risultato diprocessi evolutivi sulla tecnologia trainati dameccanismi di

    • Selezione• ApprendimentoLe imprese decidono su:• Capacità produttiva• Politica di investimento• Politica di innovazione

  • • L’impresa è dotata di uno stock dicapitale e con esso ottiene la suaproduzione spiegata da un parametrotecnico di produttività ajt

    • Si investe in R&S e questa spesa,stocasticamente, aumenta il valore delparametro della produttività ajt

  • Il modello all’opera

    Xt = Xjtj

    ! prodotto dell'industria al tempo t

    P = S / Xt

    funzione di domanda di mercato con S costante, con elasticità costante, determina il prezzo

    Tjt = (g + v+ c) / (aj (t+1) )

    T è il costo di produzione, il numeratore comprende anche le remunerazioni al capitale v

    Più elevata è la produttività (il denominatore) minore è il costo

    mj = e / (e" Sj )

    mj è il mark up, funzione crescente della quota di mercato S e della elasticità percepita

    della domanda e

  • L'impresa confronta il mark up atteso con quello realizzato P/T e se quello realizzato supera quello

    atteso l'impresa investe un ammontare Id dipendente da una certa funzione in cui h è un coefficiente

    di aggiustamento

    Idjt = (g + h(1!mjTjt / Pt ))K jt

    L'ammontare massimo di investimento dell'impresa è

    Fjt = (g + (i + b)(Pt !Tjt ))K jt

    dove b è l'ammontare massimo dei prestiti possibili; l'investimento effettivo sarà

    Irjt = Max 0,Min(Idjt ,Fjt"# $%

    Lo stock di capitale dell'impresa j nel periodo (t+1) sarà

    K j (t+1) = (1! g)K jt + Irjt

    Nel periodo (t+1) le imprese raggiungono un nuovo stato espresso da

    aj (t+1)K j (t +1)

  • • Nel modello Nelson e Winter sviluppano una analisi per 100periodi aumentando da 2 gradualmente il numero di imprese,metà innovatrici e metà imitatrici.

    • Tutte le imprese sono uguali per dimensione produttività• Valori diversi sono stati assegnati ai parametri.

    Risultati• Minore è il numero di imprese coinvolte alla fine risulta più

    elevata la produttività media dell’industria e più vicini tra lorosono i livelli di produttività delle singole imprese

    • Più le imprese sono numerose più marcata è la differenza tra laproduttività delle imprese innovatrici e imitatrici. Il divariodipende dal parametro di imitazione e dalla velocità di diffusione

    Nelson e Winter indicano che quattro fattori sono cruciali per gliesiti del modello:- il tasso di crescita della produttività- la difficoltà di imitazione- la variabilità dei risultati della spesa in innovazione- il livello degli investimenti decisi dalle imprese

  • Sulla scorta del modello tante storie si possonointrecciare.

    Una politica imitatrice ha successo se l’impresache innova non sa appropriarsidell’innovazione. Alla lunga l’impresa cheimita, se investe tanto, elimina dal mercatol’impresa che innova.

    Oppure può limitare la sua crescita, restareimitatrice e appropriarsi dei fruttidell’innovazione delle altre imprese anchenon investendo in R&S.

  • Modello History friendly: intrecciano formalmentenarrazioni empiriche supportate da teorie.

    Le teorie sono spiegazioni causali di fenomeni. Taliteorie possono essere espresse verbalmente einterpretate dalla ricerca empirica.

    Il modello History friendly è un device tecnico percollocare queste teorie verbali in un contesto analiticoche viene usato come strumento per provare lacoerenza delle teorie e per sviluppare simulazionicontrofattuali e predittive.

    I modelli history friendly sono specifici pe ciascunsettore industriale indagato.

  • Applicazione alla storia dell’industria informatica

    All’inizio ci sono le valvole, poi i transistor, poi imicroprocessori. Sono tre famiglie tecnologiche.Vediamo le ultime due.

    L’acquirente valuta il computer per due caratteristiche:- performance- economicità

    Ci sono due gruppi di acquirenti: quelli che puntano dipiù sulla performance e quelli che puntano sul prezzo.Con delle posizioni intermedie.

  • Il gruppo che punta più sul prezzo è il mercato potenziale deipersonal computer

    Il gruppo che valuta di più la performance rappresenta il potenzialemercato per i mainframe

    Ogni gruppo decide un suo livello minimo di performance prima difare acquisti.

    Per passare dalla tecnologia a transistor a quella deimicropocessori, migliore e più costosa, è necessario che laperformance dei microprocessori superi una certa soglia.

    Altrimenti si resta ai transistor acquistati dal gruppo per contamaggiormente l’economicità.

    Quando si iniziano a vendere i primi prodotti con microprocessoreil progresso tecnico ne abbassa il costo, attiri altri acquirenti,cresce la produzione e il costo si abbassa ancora. Fino a entrarenel mercato dei personal computer.

  • La formulazione del modello

    Il modello si presenta con una equazione che fornisce la misura del cambiamento delle caratteristiche

    change Xi = a0 (Rj )a1(Tj )

    a2 (Li ! Xi )a3e per i=1, 2 per ciascuna caratteristica

    R è la spesa in ricerca, T indica l'esperienza, L-X è la distanza dalla frontiera; tanto più è ampia tale

    distanza tanto più efficace è la spesa in ricerca e sviluppo; e è un elemento casuale.

    Se l'impresa ha fondi per finanziare la ricerca e il suo prodotto raggiunge un livello minimo

    di performance si apre per essa un mercato su cui vendere.

    Quanto maggiori sono i meriti M del prodotto tanto più si vende. I meriti sono una funzione della

    distanza delle caratteristiche del prodotto rispetto al livello minimo

    M = b0 (X1 ! X1 min)b1(X2 ! X2 min)

    b2

    Se i requisiti di soglia non sono raggiunti si pone M=0.

  • Se si entra sul mercato altre variabili entrano in gioco per spiegare la crescita delle vendite. La

    probabilità di vendere dipende da

    Pi= c0 (Mi )

    c1(mi! d1)

    c2 (Ai+ d2 min)

    c3

    M è il merito, m è la quota di mercato, A è la spesa in pubblicità. Gli esponenti misurano il peso

    di ciascun fattore nel determinare la probabilità di vendita. Se l'esponente di merito è più elevato

    degli altri due il merito determina le vendite. Se invece pesano di più quelli della quota di mercato

    e delle pubblicità sono avvantaggiate le imprese già presenti sul mercato e di dimensioni maggiori.

    E così via ...