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Programma di Psicologia dell’Età Evolutiva Prof. Francesco Lepri E-mail: [email protected] Tel. 3397938121 TESTO DI RIFERIMENTO - “Psicologia dello sviluppo”, H. R. Schaffer, Raffaello Cortina Editore, Milano 2005. Solo i seguenti capitoli: 2 - 4 - 5 - 10 IN FOTOCOPIA Nello studio dei seguenti dovrete tralasciare i riferimenti alla psicanalisi contenuti nel testo, ad esempio la Klein, la pulsione, le relazioni d’oggetto, Freud, la posizione schizo- paranoide, ecc. - Erik H. Erikson - Donald Winnicott - Margaret Mahler INDICAZIONI PER L’ESAME L’esame sarà orale.

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Programma di Psicologia dell’Età Evolutiva Prof. Francesco Lepri

E-mail: [email protected] Tel. 3397938121

TESTO DI RIFERIMENTO

- “Psicologia dello sviluppo”, H. R. Schaffer, Raffaello Cortina Editore, Milano 2005. Solo i seguenti capitoli: 2 - 4 - 5 - 10

IN FOTOCOPIA Nello studio dei seguenti dovrete tralasciare i riferimenti alla psicanalisi contenuti nel testo, ad esempio la Klein, la pulsione, le relazioni d’oggetto, Freud, la posizione schizo-paranoide, ecc.

- Erik H. Erikson - Donald Winnicott - Margaret Mahler

INDICAZIONI PER L’ESAME L’esame sarà orale.

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Teorie dello sviluppo psicologico

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192 !.Li TEORIE PSICOANALITICHE D1 FREUD E D1 ERIKSON

comportamenti. Inoltre, non possiamo sapere se la co-occorrenza delle variabili fosse statisticamente significativa o solo casuale. Que- hin mancanza di rigore sperimentale non interessava Freud. U suo scopo, dopo tutto, era di fornire delle intuizioni che lo aiutassero a foriiiulare una teoria volta al miglioramento d d a terapia.

Eccesszua enfasz sulla sessualità infantde. L'enfasi posta da Freud sulla sessuaiità fa venire in mente il biglietto di auguri che comincia con «SESSO - Ora che ho la tua attenzione...». Affermazioni relati- ve aUa sessualità infantile, naturalmente catturarono l'attenzione de- gli psicologi e del pubblico. Ma molti presero le distanze proprio a causa di queste affermazioni, in quanto per loro erano esigue le pro- ve che la sessualità pervadesse l'infanzia. La risposta di Freud a que- ste critiche fu che i suoi critici non facevano altro che rimuovere le iiiemorie sessuali infantili. Se si critica la teoria. si finisce per essere riciclati nel ruolo di ~azienti!

Per la maggior pake degli psicologi dello sviluppo, la credibilità clclla teoria viene danneggiata da affermazioni riguardanti la sessuali- ~h infantile in bambini normali. La maggior parte delle ricerche s d o sviluppo degli ultimi vent'anni ritrae il bambino come un essere cu- rioso, automotivato, una creatura sociale che cerca stimolazioni, piuttosto che un essere spinto da pulsioni e da angoscia, proteso a ridurre la propria tensione. Recenti ricerche sd'attenzione e sul pensiero nei bambini dimostrano che anche un neonato è molto più che Es. Naturalmente, la prospettiva freudiana e quella cognitiva non sono necessariamente incompatibili. Ci sono stati dei tentativi notevoli di stabilire un collegamento fra le due aree; fra essi lo stu- dio di Decarie C19651, che mostra un parallelo fra la nozione freu- diana di sviluppo delle relazioni con l'oggetto e quella piagetiana di permanenza dell'oggetto, i progressi neo-freudiani nella psicologia dell'Io (per esempio, Hartmann [19581) e il confronto di Wolff [l9601 fra teoria freudiana e piagetiana.

Gli psicologi dello sviluppo certamente non negherebbero che la maggior parte dei bambini sono curiosi intorno al sesso, allo stesso modo in cui sono curiosi intorno al loro mondo. La questione sta in quanta enfasi collocare s d a sessualità. La teoria di Freud dimostra le restrizioni reciproche poste da metodo, dati e teoria, a cui si è accennato nell'Introduzione. I suoi dati sulle fantasie sessuali di adulti nevrotici di classe media e alta, vissuti durante l'era di repres- sione vittoriana potrebbero essere scarsamente generalizzabili a bam- bini che crescono al giorno d'oggi. Inoltre, le affermazioni specifiche s d a sessualità potrebbero riflettere dei preconcetti di una società di tipo maschilista. Per esempio, Horney C19671 suggerisce che si po- trebbero trovare altrettante prove per l'invidia dell'utero nei bambini maschi, dovuta alla loro incapacità di avere figli, quante per l'invidia del pene nelle femmine.

L'enfasi di Freud sulla sessualità fa trascurare le influenze di tipo sociale sullo sviluppo. Nonostante sostenesse l'importanza dei fattori

sociali, egli non ne approfondì in alcun modo il ruolo. In qualche misura, Erikson e altri neo-freudiani hanno posto rimedio a questa manchevolezza. Ma anche questo lavoro dedica poca attenzione al comportamento prosociale, come l'empatia e l'altruismo, il quale rappresenta un argomento di ricerca assai vivo al momento attuale. E da notare che alcune delle prime ricerche sui fattori sociali, stimo- late dalla teoria di Freud, non hanno completamente dato sostegno d a teoria. Per esempio, fra i Trobriandesi, Malinourski [l9271 ha trovato scarse prove a sostegno del coditto di Edipo descritto da Freyd.

E comunque possibile rifiutare l'enfasi di Freud sul contenuto sessuale senza peraltro dover rifiutare la teoria al completo. Le strut- ture (Es, Io e Superio), i processi (rimozione, motivazione inconscia) e la nozione di stadio possono mantenere la loro validità anche se vengono sostituiti da altri contenuti.

Quale è l'eredità che Freud ha lasciato alla psicologia dello svi- luppo? Egli ha iniziato col chiedersi il motivo della sofferenza dei suoi pazienti e ha finito col darci una prospettiva nuova s d o svilup- po umano. La teoria ha rappresentato una ricca fonte di ipotesi per le ricerche s d o sviluppo e si è mostrata rilevante per gli attuali studi s d o sviluppo cognitivo. La portata e la ricchezza della teoria sono sorprendenti; nel suo ambito rientra ciò che altri psicologi han- no ignorato, vale a dire sogni, lapsus, humor e fantasie. Lo stile freudiano, col suo modo vago e informale di raccogliere dati e di sviluppare la teoria solleva alcuni problemi, ma quello stile è tipico dei teorici che hanno fatto da pionieri in molti campi della scienza. Hall e Lindzey riassumono come segue le qualità di Freud: «Freud potrà non essere stato uno scienziato rigoroso, né un teorico di pri- ma classe, ma egli fu un osservatore paziente, meticoloso e penetran- te, oltre che un pensatore tenace, disciplinato, coraggioso e origina- le» [1957, 721.

i i

Teorie potenti generano i «neo»: neo-piagetiani, neo-freudiani, neo-comportamentisti, e così vi'a. La teoria di Freud, nonostante le sue limitazio-, ha dato ispiraziond a un composito gruppo di bril- lanti e creativi teorici, ricercatori e terapeuti. 'Essi hanno allargato, rattoppato e riadattato la visione di Freud secondo due direzioni essenziali, che hanno a y t o effetti sulla psicologia dello sviluppo. In primo luogo, molti neo-freudiani, in particolare Hartmam [1958], pongono l'accento su funzioni cognitive libere da confitti, quali per- cezione, memoria e pensiero logico. Mentre l'Io secondo Freud di- fende e inibisce la personalità, l'Io dei neo-freudiani la integra e la organizza. Hartmam descrive un Io che è parzialmente indipendente dall'Es e dalle pulsioni che da esso provengono: 1'10 non deriva dal-

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154 LE TEORIE PSICOANALITICHE D1 FFSUD E D1 ERIKSON

I'Es ma da una matrice indifferenziata da cui si sviluppano sia Es che Io. L'enfasi sui processi cognitivi dell'Io come modalità di adat- tamento alla realtà si può vedere nei lavori di Rapaport [1960], G111 [I9591 e Klein [1970]. Inoltre, R. M i t e [l9631 individua soddisfa- cimenti che l'Io trae per esempio dall'esplorazione o dalla competen- za mostrata nell'eseguire bene un compito, e che sono indipendenti dai soddisfacimeati dell'Es. E chiaro che la teoria psicoanalitica è diventata sempre più interessata alla spiegazione del comportamento normale, altrettanto che di quello anormale.

In secondo luogo, molti neo-freudiani si sono allontanati dall'ap- proccio biologico 'di Freud e hanno preso in considerazione la gran- de influenza che la società esercita sullo sviluppo. Poiché è stato principalmente attraverso il lavoro di Erik Erikson che queste ten- denze verso l'Io e gli interessi sociali .sono pervenute agli psicologi dello sviluppo, rivolgiamo ora a questo studioso la nostra attenzione.

1. ~ o t G i e biografiche

Erik Erikson nacque nel 1902 a Francoforte, in Germania, e crebbe a Karlsruhe. I1 suo d e Z E i o di vagabondare e di diventare un artista lo _allontanò dal'insegnamento formale della scuola. Dopo parecchi anni trascorsi senza una definizione precisa e dedicati allo studio dell'arte, Erikson vepne assunto col compito di insegnare arte e altre materie a figli 'di americani trasferitisi a Vienna per fare un training freudiano. Questo ingresso quasi casuale nel nutrito e vivace circolo freudiano sfociò infine nell'arnmissione all'Istituto Psicoanali- tic0 Viennese. La sua psicoanalisi personale, che faceva parte del training usuale, fu condotta da Anna Freud. Erikson imparò anche da Freud stesso, da Heinz Hartmann, Ernst Kris, Helene Deutsch e da altri analisti di talento.

f La minaccia del fascismo portò Erikson negli Stati Uniti nel

1933. Diventò il primo analista infantile di Boston e ottenne un po- sto alla Harvard Medical School. In seguito, occupò posti in diverse eminenti istituzioni, fra cui Yale, Berkeley e la Meminger Founda- tion. Durante l'epoca di McCarthy, preoccupato che il giuramento di fedeltà della California potesse essere pericoloso per la sua libertà personale e accademica [Erikson 19511, Erikson affrettò il suo ritor- no nella costa del'est, dove lavorò a Stockbridge presso 1'Austen h g g s Center, Massachusetts, Harvard e in diverse altre università

. . dell'est. Infine, ritornò in California al Center for Advanced Study in .Behavioral Sciences di Palo Aito, e più tardi al Mount Zion Hospital di San Francisco, dove lavora tuttora come clinico e consulente psi- chiatrico.

Queste diverse situazioni, che lo portarono dalla sedia di clinico alla cattedra di professore, caricarono Erikson di un'energia che lo spinse ad allargare i suoi interessi in varie aree. Studiò le crisi da battaglia in soidati americani -disturbati, durante la seconda guerra

LE TEORIE PSICOANALITICHE D1 FFSUD E D1 ERIKSON 155

mondiale, le pratiche di allevamento infantile in uso presso i Sioux del Sud Dakota e gli Yurok della costa del Pacifico, il gioco in bam- bini normali e disturbati, le conversazioni di adolescenti che soffriva- no di crisi di identità e il comportamento sociale in India. Queste osservazioni plasmarono le sue idee, che vennero espresse in molte, pubblicazioni, fra cui il ben noto libro Infinzia e Società [1950a] e Gioventù e crisi d'identità [1968]. Egli mostrò un costante interesse per i rapidi mutamenti sociali che avvenivano in America e scrisse su questioni quali la distanza generazionale, le tensioni razziali, la delin- quenza giovanile, le t:asformazioni dei ruoli sessuah e i pericoli di una guerra nucleare. E chiaro che la psicoanalisi si è allontanata dal sofà del medico di Vienna.

2 . Orientamento generale della teoria

Erikson accetta le nozioni di base della teoria freudiana: struttu- re psicologiche, conscio e inconscio, pulsioni, stadi psicosessuali, il continuum normale-anormale e la metodologia. Dato che questo orientamento è stato già descritto precedentemente in questo capito- lo, questo paragrafo si concentrerà sui nuovi apporti di Erikson alla teoria psicoanalitica. Erikson allargò la teoria freudiana sviluppando una ser iedi otto stadi psicologici che si estendono lungo tutto d corso della vita, studiando lo s E l u ~ 3 é F i d e n t i t a ed e i a b ò r d o metodi che vanno al di là &=i'zione psicoanalitica FtTiutturata . -~ -- -

(setting) in uso con gli adulti. Come orientamento alla teoria diamo uno sguardo a questi tre contributi.

2.1. Stadi psicosociali

I1 lavoro che Erikson svolse esaminando varie culture lo convin- sero che era necessario aggiungere unadimensione .-

~sicosociak alla

teoria di Freud sullo sviluppo psicosessuale. Nella-.tabella--i;-le co- lonne da A a D descrivono vari aspetti della teoria di Erikson, men-

. . .. La maturazione porta con sé una-e apre nuove possi- 6 i t à per il bambino ma che aumenta anche la richiesta che . . la socie- tà gli fa; in questo caso, l a società fa pressione perché p a d u w e c e di

lan ere, quando vuole qualcosa: Si può parlare di nadep.uamento>T *-in cui vive. Le società hanno sviluppato

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dei modi convenzionali di rispondere aile nuove esigenze che il bam- bino sviluppa in ciascuna fase deiia sua maturazione. Fra questi ci sono le cure dei genitori, le scuole, organizzazioni sociali, occupazio- ni, un insieme di valori e così via. Eriison parla dei cicli virali come di un ingran& come quando r - b i @ g m F l'a=-aadi-pr2n-

'dosi-~ura-di qualcuno coincidono con i bisogni dei bambini d? rice- vs,:,e. In altre parole, ogni bambino è un ciclo vitale in una 2coriiuiiitG di cicli vitali» [1959, 1211. U bambino è circondato da altri bambini che pure stanno passando attraverso vari stadi. Mentre la cultura, .attraverso molte generazioni, si è adattata al bambino, anche il bambino, a sua volta, si adatta aila cultura, come awiene quando il bambino si adatta a queii'insieme sconcertante di espe- rienze chiamato «scuola».

Lo sviluppo psicosociale è dipendente daila cultura in due modi. In primo luogo, anche se i bambini in tutte le culture passano attra-

sviluppo secondo Enkson

A B C i D E

Gamma deiie Corrispondenti Crisi relazioni sociah elementi Modahtà

p6ieosociaìi Stadi

sigruficative deli'ordme psico-sociale psicosessuali sociale T _ j

- - - I irliieidsfiducia Figura marerna O r b e cosrnico Darelavere Orde-respiratorio

Aiiiotiomiahergo- Genitori -Legge e ordine* Trartenere/lasciare Anale-uretrale, ~ i i u e dubbio andare muscolare (riten-

zione-elimina- zione)

Jiiiziativa/senso di Famiglia ristretta Prototipi ideali Fare (= tentare di Mantile-genitale, colpa avere) locomotorio (in-

Fare come (= gio- tmsione-inclu- care) sione)

liidusrriosità/mfe~ eVicmato~, scuola Elemenu tecnolo- Fare le cose (= «Latenzau iioriià gici completare) Fare

le cose insieme

Identità e r h u - Gmppo dei pari, Prospertive ideolo- Esser (o non esse- Pubenà io/dispersione di associazioni, mo- giche re) se stesso identità deiii di Ieadershi~

Iriiirnità e solida- Partner in amici- Modelli di coope- Perdere e trovare Geniralirà riet8/isolarnento zia, sesso, compe- razione e competi- se stesso in un

tizione, coopera- zione altro zione

C;eneratività/sta- Divisione del lavo- Elementi attuali Far essere. pren- flnazione e auto- ro e compiti con- dell'educazione e dersi cura di nssorbunento divisi della tradizione

Iniegrirà deii'Io/di- «Genere umano» Saggezza Essere attraverso sperazione l'essere stato Fron-

teggiare il non es- sere

verso la stessa sequenza di stadi, ogni cultura rivela un modo idio- sincratico di guidare e promuovere iI comportamento déf bambino .-.- a

""" -.----.-.-...-. --.-

er esempio, Lrikson osservo che 15EiiYpermettevano C e l'allattamento durasse diversi anni, seguendo uno spirito di tota- le generosità che pervadeGa il loro sistema di valori. Essi, inoltre, percuotevano sulla testa i bambini maschi d ' e t à della dentizione quando mordevano il capezzolo della madre, secondo la credenza che il loro pianto di rabbia contribuisse a farne dei buoni cacciatori; insegnavano invéce aile bambine ad essere timide e paurose degli uomini, per prepararle a servire i loro mariti cacciatori. In secondo -- -.. luogo, la relatività ___ --- c ~ l t u r a l e r o r n ~ a r e - a n & e d ' W < ~ d i ~ ~ ~ a cultura via via= cambia col passare del tempo. Certe istituzioni cTè-corri-- ipondono-ai bisogni- dluna'gé5eraSiione possono dimostrarsi inade- guate per quella successiva. L'industrializzazione, l'urbanizzazione, l'immigrazione, la depressione e il movimento dei diritti civili, furo- no seguiti da cambiamenti per quanto riguarda i bisogni di appren- dimento dei bambini, al fine di sviluppare una sana personalità nel tempo storico in. cui vivevano.

Lo sviluppo psicosociale progredisce secondo il prinnpio e i ene-

- tico, un termine derivato in cui epi significa «su» d e genesz sig «emergenza». Questo principio è stato preso a prestito dallo svilup- po fetale:

Aiquanto generalizzato, tale principio afferma che qualsiasi cosa cresca ha un piano di base, e che da questo piano di base provengono le pani; ogni pane ha il suo periodo di evoluzione, fino a quando tutte le pani non siano venute a formare un insieme funzionante. [...l Aii'atto della nascita il neonato abbandona l'ambiente di ricambi chimici dell'utero e s'inserisce nel sistema di ricambi della società, dove le sue capacita in graduale aumento entreranno in contatto con le possibilità e le Imitazioni della sua cultura [Eriison 1968; trad. it. 1974, 108-1091.

Al pari del feto, la personalità diventa sempre più differenziata e organizzata gerarchicamente, man mano si dischiude in un particola- re ambiente, da cui riceve forma. Come è stato riassunto nella tabel- la 1, questo schiudersi coinvolge diverse dimensioni. Con la matura- zione, il bambino passa attraverso una serie di <(+cisi» psicologiche o problemi; inoltre si espande la gamma di relazioni sociali significati- ve. Altre dimensioni sono la traduzione nei termini del bambino di alcuni elementi o. strutture di ordine sociale e il progredire atrraverso una serie di modalità psicosociali o modi di «essere» e di interagire nella società. I n breve, secondo Erikson il bambino possiede leggi di sviluppo innate che creano una serie di -potenzialità perché possa avere interazioni significative con chi ha cura di lui.

Esaminiamo ora la natura generale degli otto stadi; la descrizione più dettagliata di ciascuno di essi sarà lasciata a un paragrafo succes- sivo. La m a z i o n e e le aspettativesoualinsieme~~ca~eo_t~o crisi o problemi-C&$_ bambino .. . +. deve risolvere. Ogni problema diventa p a r ~ i c o l ~ ~ e _ n t e evidente m un p~tiicolare-stadio del-erd-o-didlTita; ma compare pTq~?ilch~-aSpetfo attraverso-i%o lo sviluppo. Per esempio, l'autonomia è il problema dominante nel secondo anno di

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158 LE TEORLE PSICOANALITICHE D1 FREUD E DI ERIKSON

vita, ma la sua preparazione avviene durante il primo anno e viene ulteriormente elaborata negli stadi seguenti.

Erikson descrive ciascuna crisi nei termini di una dimensione in cui sono possibili sia conseguenze positive che negative; per esem- pio, autonomia contro vergogna e dubbio. Idealmente, il bambino sviluppa un rapporto favorevole, in cui l'aspetto positivo d0mina.s~ quello negativo. Una persona,. per esempio, ha bisogno di sapere quando poter avere o meno fiducia, ma dovrebbe generalmente ave- re un atteggiamento di fiducia verso la vita.

Se le crisi dell'mfanzia non hanno avuto una soluzione soddisfa- cente, la persona continuerà a combattere le stesse battaglie anche in seguito. Molti adulti lottano per sviluppare il senso della propria identità. In modo ottimistico, Erikson afferma che non è mai troppo tardi per risolvere qualsiasi crisi .

Per quanto riguarda l'integrazione degli stadi successivi, la teoria di Erikson si colloca a metà fra quella di Piaget che propone una integrazione stretta, e quella di Freud, che pone un'integrazione va- ga. Ogni stadio si costruisce sulla base degli stadi precedenti e in- fluenza la forma degli stadi successivi. Per dirla con le parole di Erikson: «Ogni stadio aggiunge qualcosa di specifico a tutti gli stadi che seguono e costruisce un nuovo insieme sulla base di tutti gli stadi che lo precedono» [Evans 1967, 411.

2.2. Enfasi sull'identità

Mentre l'interesse di Freud era rivolto a capire come la gente si difende da tensioni spiàcevoli, un approccio che è in qualche modo negativo, l'approccio di Erikson è più positivo. Egli sostiene che il tema_prinmle della vita è la ricerca dell'identitTCOnqUèsto--fermi~ -- ne si riferisce a «un senso consapevole dell'i6ntità individuale [...l uno sforzo inconscio verso la continuità di un carattere personale [...l un criterio per il silenzioso agire della sintesi deU'Io [...l il man- tenimento di una solidarietà interiore con gli ideali e l'identità del gruppo» [Erikson 1959, 1021. In altri termini, l'identità è la com- prensione e l'accettazione sia del sé che della propria società. Per tutta la vita ci chiediamo «Chi sono io?» e ogni stadio-diamo una risposta diversa a questa domanda. Se tutto va bene, alla fine di ciascuno stadio il senso di identità del bambino viene riconfermato a un livello nuovo. Nonostante lo sviluppo dell'identità raggiunga una crisi durante l'adolescenza, Erikson nota che ciò ha inizio quando il

..-- - - - - bambino «per la prima volta riconosce la madre e si sente a sua volta da lei riconosciuto, quando la sua voce gli dice che è qualcuno con un nome e che è bravo» [Evans 1967, 351.

Così, l'identità subisce una trasformazione da uno stadio all'altro e le precedenti forme di identità influenzano le forme successive. Tale processo è simile alla rielaborazione di un concetto (come la causalità) durante la successione degli stadi nella teoria di Piaget.

Erikson, il giovane vagabondo e l'americano immigrato, ha vissu- to con il bisogno di stabilire una propria identità: ((Come un immi- grato [...l mi sono imbattuto in una di quelle ridefinizioni assai im- portanti che deve fare un uomo che ha perso il suo ambiente, la sua lingua, e, assieme a queste cose, tutti i punti di "riferimento" su cui si erano basate le sue prime impressioni sensoriali e sensuali, come pure anche alcune delle sue immagini concettuali» [Evans 1967, 411. Le conversaiioni che ebbe con Huey P. Newton [Erikson 19731 di- mostrano quanto egli fosse sensibile ai problemi incontrati dai grup- pi di minoranza nel tentare di formarsi una identità. Cominciò usan- do il termine «W di identità)) per descrivere la perdita di identità osservata in soldati della seconda guerra mondiale. Riscontrò gli stes- si problemi in adolescenti disturbati «che erano in guerra con la società». In seguito, Erikson realizzò che il problema dell'identità compare in tutte le persone, anche se in forma ridotta. Inoltre, egli riconobbe che l'identità è un problema centrale dei nostri tempi: «Se la relazione fra padre e figlio ha dominato il secolo scorso, allo- ra questo secolo ha a che fare con l'uomo che "si fa da sé" e che si chiede che cosa fare di se stesso» [Evans 1967, 411.

2.3. Ampliamento della metodologia psicoanalitica

Erikson diede il suo contributo a tre metodi per lo studio dello -sviluppo: osservazione diretta dei bambini, confronti tra diverse cul- ture e psicostorie. Le sue esperienze iniziali con i bambini e il suo contatto con Anna Freud, che allora stava sviluppando osservazioni sui bambini e terapie di gioco, lo fecero immergere fin dagli inizi della sua carriera sia nel mondo di bambini normali che disturbati. Passando dal sofà alla stanza da giochi, affermò che «noi dobbiamo crlldiare l'uomo in azione e non solo l'uomo che rdlette sulla realtà» --- [Evans 1967, 91 l .

Gli scritti di Erikson sono cosparsi di contrasti fra culture diver- se. Egli è affascinato dalla diverssà di soluzioni date agli stadi uni- versali nelle varie culture. Le sue incursioni nell'antropologia cultu- rale mostrano le lunitazioni intrinseche di una teoria basata quasi esclusivamente su pazienti di sesso femminile, ebrei, di classe medio- alta, nella Viema dell'inizio del secolo.

Alcuni degli scritti più interessanti .di Erikson sodo rappresentati dalle sue «psicostorie». Si tratta di analisi dello sviluppo psicosociale di alcune ben note personalità, basate sui loro stessi scritti e su con- versazioni e comportamenti riferiti da altri. Erikson pensa che l'asce- sa di Hitler dustri la combinazione tra i particolari bisogni di identi- tà di un individuo e il bisogno di una nazione di trovare un'identità più positiva [Erikson 19501. In Young Man Luther, Erikson [l9581 descrive un giovane con problemi che sfidò il suo rigido padre che voleva farlo studiare legge, che si ribellò contro l'autorità della chie- sa e che seguì un credo che gli dava un onesto senso di identità.

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160 iE TEORIE PSICOANALiTìCHE D1 FREUD E D1 ERIKSON

Altri «pazienti» storici sono stati Maxim 'Gorky [1950a] e George Bernard Shaw [1968]. Con la biografia Gandhif Twth Erikson [l9691 vinse il premio Pulitzer e il National Book Award per la fdosofia e religione. m

3. Descrizione degli stadi

Erikson divide l'intero ciclo vitale in «otto età dell'uomo». Que- ste otto età si riferiscono agli otto periodi critici in cui raggiungono l'apice alcuni punti critici che interessano l'Io lungo tutta la vita. Durante la descrizione di ogni stadio, si farà riferimento alla tabella 1, che fornisce una panoramica di questi stadi.

J A Stadio I : senso fondamentale di fiducia opposto a sfiduna (dalla nasnta a l anno circa). Nella tabella 1 si può vedere che il compito principale dell'infanzia consiste nell'acquisire un buon equilibrio fra fiducia e sfiducia. Se auesto ramorto è sbilanciato in favore della fiducia, il bambino ha kigliori io'ssibiiità di superare le crisi succes- sive che non se è sbilanciato verso la sfiducia. Erikson definisce il senso fondamentale_&-fiduna come «una fiducia essenziale in altre persone, nonché un senso di fondamentale fiducia in se stessi» i1968: trad. it. 1974. 1121 e la sensazione «che c'è una qualche cor- ;ispoidenza fra i propri b i sog i e quelli del proprio me&» [Evans 1967. 151. Ii bambino che ha un atteggiamento di fiducia può p~ed i re .che

la madre gli darà da mangiare auando ha fame e lo conforterà nei momenti ;i paura o di ddore. S'arà in grado di tollerare che la ma- dre scom aia daila sua vista, dal morn&to che è fiducioso del suo

/ I i N W \ r gTT ritorno. _Ze a madre, pertanto, è importante per tutto: «Le madri crea- < m - -

no un senso di fiducia nei pro&i bambini attraverso quel tipo di cura la cui caratteristica è di saper combinare una sollecitudine per i

+ bisogni individuali del bambino con un fermo senso personale di meritarne la fiducia, all'interno della cornice di riferimento della fi- ducia propria dello stile di vita della propria cultura» [Erikson 1963, 2491. Ii bambino s v i l u ~ ~ a fiducia in se stesso sentendo che altri lo accéttano e accresceridiia familyrità con i suoi bisogni corporei. La fede in sé e nel suo piccolo mondo corrisponde alla fede religiosa nelll«ordine cosmico?> dell'universo (colonna C).

Per quanto riguarda la ~ d r e nel suo aspetto interattivo, anche da parte sua ci deve essere fiducia, fiducia in se stessa come geni too

\ e nel significato del suo ruolo di crescere il figlio. Erikson [195Ob] fa riferimento a un'annotazione di Benjamin Spock: «Per essere un buon genitore devi credere nella.specie, in qualche modo».

E anche necessario a tutte le età s v i l u ~ ~ a r e in aualche misura la sfiducia al fine di riuscire a percepire un Fericolo Acombente o una situazione di disagio e a discriminare fra persone oneste e disoneste. Tuttavia, se la sfiducia. supera la fiducia, il bambino, o più tardi

l'adulto, può essere frustrato, ritirato, sospettoso e privo di sicurezza in se stesso.

Le esperienze specificamente or& - succhiare, mordere, met teo i denti ed essere svezzato - sono dei prototipi per le modalità psico- sociali di dare e avere (colonna D). I1 bambino «prende» o «incor- pora» stimolazioni attraverso tutti i sensi, in modo simile al bambino piagetiano che «assimila». Prendendo dalla madre e dal mondo, il bambino sta gettando le fondamenta per il ruolo che avrà nel futuro di dare agli altri.

Stadio 2: autonomia opposta a vergogna o dubbio (da 2 a 3 anni). A uno sviluppo neurologico e muscolare ulteriore si accompagna il camminare, il parlare e la capacità del controllo anale. Il bambino acquista una maggiore indipendenza-fisica e psicologica e con essa gli si aprono nuove possibilità di sviluppo della personalità. Allo stesso tempo, però, compaiono nuovi punti vulnerabili, cioè l'angoscia di separazione dai genitori, paura di non essere sempre capace di controllo anale e la perdita della stima di sé quando falli- sce @ qualche cosa.

E inevitabile uno scontro di volontà. Erikson ne parla come di «forze sinistre che vengono liberate o ingabbiate, particolarmente nelle situazioni di lotta di volontà impari; dal momento che il bam- bino è spesso inadeguato di fronte alle sue violente pulsioni e geni- tori e bambini sono impari, gli uni nei confronti degli altri» [1959, 661. Idealmente, i genitori creano un'atmosfera di sostegno in cui il bambino può sviluppare un senso di autocontrollo senza la perdita dell'autostima.

Mentre l'autonomia rappresenta la componente positiva di que- sto periodo, la vergogna e il dubbio sono le componenti negative: «La vergogna presuppone di trovarsi completamente esposto agli sguardi altrui e di essere consapevole di essere guardato, in una pa- rola consapevole di sé ... come se si fosse seminudi. L'espressione più immediata della vergogna è un impulso a nascondersi il volto, o di sprofondare, proprio lì e in quel momento, sotto terra» [1959, 68- 691. I1 dubbio ha a che fare con la parte sconosciuta del proprio corpo che è il «didietro» che il bambino non può vedere, ma che pure deve controllare. Vergogna e dubbio riguardo l'autocontrollo e l'indipendenza si verificano se la fiducia-daGe non è stata sv i lp - pata in modo sufficiente o è andata perduta, quando il training a tenersi pulito è troppo precoce o troppo rigido, o quando la volontà del bambino è «spezzata» da un genirore.che lo ipercontrolla.

La cultura, che si esprime attraverso i genitori, dà forma e sigsi- ficato alle nuove competenze del bambino che ha imparato a cammi- nare.' Per esempio, !e, culture variano rispetto a quanto seriamente si prendono a cuore il training per il controllo anale. Erikson addita l'ideale dell'età della macchina che vuole «un corpo addestrato mec- canicamente, senza errori di funzionamento e sempre pulito, puntua- le e senza odori><T1959, 671, in opposizione alla mancanza di preoc-

I

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LE TEORIE PSICOAJ4ALITICHE DI FPLUD E DI ERIKSON

cupazione per cose di questo genere, propria della cultura Sioux. Attraverso la semplice imitazione'dei bambini più grandi, i bambini Sioux imparano a tenersi puliti prima di cominciare la scuola.

La modalità ~sicosociale è auella di trattenere ris~etto a lasciare andare, e rappresenta la contr&arte di ritenzione d eluninazione. Tale ambivalenza si estende ai comportamento e all'atteggiarnento del bambino. Per esempio, i bambini a questa età spesso tesaurizza- no gelosamente i giocattoli e altri oggetti e li custodiscono ansiosa- mente in posti nascosti, poi, casualmente li gettano fuori dal finestri- no della macchina in corsa o li regalano a un amico. Una mattina ca~i ta che la madre arrivi tardi al lavoro ~ e r c h é suo figlio di due ank ha insistito in modo pervicace di abbGtonarsi da SOL ogni sin- golo bottone, mentre il mattino seguente il piccolo dottor Jekyli-Mr. Hyde urla di rabbia perché la madre non lo ha aiutato a vestirsi. L'insuccesso a coordinare le apposte tendenze di trattenere e lasciar andare portano alla a d e » descritta da Freud, ipercon- trollata, coercitiva, disordinata, avara o rigida.

Durante questo secondo stadio, Gambino incontra regole, come quelle che stabiliscono quando può defecare o quali spazi della casa gli è consentito di esplorare. Tali regole rappresentano indizi' precoci relativi alla società della «legge e ordine)) che egli dovrà a f f r o n m (colonna C della tabella I). A questo proposito, secondo Erikson, il problema è «se si rimanga padroni delle regole attraverso le quali si vogliono rendere le cose più agevoli (e non più complicate), oppure se siano le regole a dominare chi ne è l'autore)) i1959. 72-731. In " una società ben funzionante, i bambini mantengono per tutta la vita il senso di autonomia che viene in loro incoraggiato, e questo avvie- ne attraverso le strutture economiche e politiche della società.

Stadio 3: spirito dz iniziativa opposto a senso d i colpa (da 4 a 5 anni). «Fermamente convinto che egli è una persona, il bambino deve-ora scoprire "che genere" di persona sta per diventare. E qui egli si appoggia proprio su chi conta per lui: vuole essere come i

suoi genitori, che gli appaiono molto potenti e meravigliosi anche se, in modo del tutto irragionevole, pericolosi» [1959, 741. I1 tema di questo stadio è l'identificazione con i genitori, che sono percepiti dal bambino come grandi, potenti e intrusivi, Erikson accerta le linee di fondo della spiegazione di Freud di come i bambini raggiungano l'identhcazione attraverso il complesso di Edipo, ma pone maggiore enfasi sulle componenti sociali che su quelle sessuali. Come abbiamo avuto modo di vedere esaminando le teorie di Freud, l'identificazio- ne porta con sé una coscienza e un insieme di interessi, atteggiamen- ti e comportamenti tipizzati per sesso.

La modalità psicosociale di base è il «fare», cioè intromettersi, prendere l'iniziativa, prefiggersi e portare avanti degli scopi, compe- tere. T.S. Eliot potrebbe concludere che nel terzo stadio il bambino trova il coraggio di disturbare l'universo. I1 bambino si intromette ;<nei corpi degli altri con l'attacco fisico [...l nelie orecchie e nella

-h.

mente W e altre persone attraverso un parlare aggressivo [...l nello spazio attraverso una energica locomozione [...l in tutto ciò che gli è sconosciuto, con una curiosità che lo assorbe completamente)) [Eri- kson 1959, 761. Questa iniziativa è sostenuta da progressi relativi a mobilità, destrezza fisica, linguaggio, cognizione e immaginazione creativa.

11 bambino si assesta in qualche punto lungo una dimensione che va da un'iniziativa di successo a un senso di colpa esasperato, dovu- io a una coscienza eccessivamente severa che punisce fantasie sessua- lT e pensieri o comportamenti immorali. Oltre al senso di colpa, un altro pericolo è rappresentato dal fatto che il bambino in continua- zione possa se_ntire che deve sempre essere occupato in qualcosa, sempre competere, sempre «fare», per poter avere un ¶ualche valore come persona.

Gli elementi di ordine sociale in relazione a questo stadio sono «prototipi ideali» (colonna C). Si riferiscono a ruoli sociali, quali poliziotto, insegnante, astronauta, presidente ed «eroe».

Stadzo 4. zndustrtosztà opposta a znferzorztà (da 6 annz alla puber- 6- tà). Ha inizio d'era industriale». Il bambino ora vuole entrare a far

-p- parte del mondo più vasto della conoscenza e del lavoro. I1 tema ricorrente è «Io sono quello che imparo» 11959, 821. L1 grande even- to sta nell'entrata a scuola, dove viene a contatto con la tecnologia deila sua società: libri, tavole pitagoriche, arti e mestieri, mappe, microscopi, film e registratori L'apprendimento, tuttavia, avviene non solo a scuola, ma anche per strada, a casa di amici e a casa propria.

Esperienze positive danno al bambino un senso di industriosità, un sentimento di competenza e di padroneggiamento; al contrario, il fallimento porta con sé un senso di inadeguatezza e di inferiorità, il sentimento di non servire a niente. II bambino si sforza di fare le cose bene e di completare quanto ha cominciato. Gli armi spesi per consolidare un senso fondamentale di fiducia, autonomia e spirito di iniziativa sono stati anni di preparazione per questa energica entrata nella nostra società tecnologica. Erikson nota che questo stadio dif- ferisce dai primi tre in quanto «non oscilla andando da un violento sconvolgimento interno a un nuovo apprendimento)) [1959, 881. E un periodo più calmo, un tempo di latenza psicosessuale.

Stadio 5: identità e r$uto opposti a dispersione di identità (adole- scenza). Erikson cita un detto che gira per i bar di cowboy, nell'O- vest: «Non sono quello che dovevo essere, non sono quello che sto per essere, ma non sono neppure quello che ero), [1959, 931. In un paragrafo precédente, abbiamo visto che la ricerca deli'identità rap- presenta una corsa controcorrente in tutti gli stadi:

Il processo di formazione deii'identità emerge come una con/igurazione che sr evolve, una configurazione che viene gradualmente a stabilirsi attraverso sintesi e risintesi successive deii'Io, per tutta l'infanzia; è una configurazione che integra in

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164 LE TEORIE PSICOANALITICHE DI FREUD E D1 ERIKSON

modo paduale dati mstituionali, bisogni idiosinnatia' dello libidine, abilità priuile- giate, identifcaiioni signifcatiue, difese eficoci, sublirnaiioni eficoci e ruoli coerenti [Erikson 1959, 1161.

Fiducia, autonomia, iniziativa e industriosità, tutte contribuisco- no a formare' l'identità del bambino. Nel quinto stadio, comunque, questo problema raggiunge l'apice. Rapidi cambiamenti psicologici producono «nuovo» corpo che ha bisogni sessuali non familiari. Questi cambiamenti, accanto alla pressione sociale affinché prenda decisioni relative all'occu~azione e ali'educazione. forzano i giovani a ~ -~ -

prendere in considerazione una varietà di ruoli.'Il compitG di base per l'adolescente consiste nell'integrare le varie identificazioni che si- porta dall'infanzia per formare una identità più completa, Erikson ribadisce che questa totalità (l'identità) ~è maggiore della somma-del- le sue parti (precedenti i d e n t G o n i ) . Questa rassomigliante identi- tà corrisponde ai nuovi bisogni, abilità e mete dell'adolescenza. Se l'adolescente non-è in grado di integrare le proprie identificazioni, i propri ruoli o i propri sé, ha a che fare con una «diffusione di iden- e. La sua personalità è frammentaria, priva di nucleo. Erikson cita Biff in Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller: «Pro- prio non ce la faccio, madre, non ce la faccio con alcun genere di vita» [1959, 911. Ii, problema può esacerbarsi se uno appartiene a una minoranza sociale, ha dei ,dubbi sulle proprie tendenze sessuali, ha una eccessiva identificazione con un genitore o ha davanti troppi ruoli occupgzionali fra cui scegliere. ,

La modalità psicosociale di questo stadio è rappresentata dall'es- - sere se stessi o meno. Amleto nel suo solilosuio «essere o non esse- re» esprime la propria alienazione e confu'sione di ruoli [Erikson 19681. I giovani cercano il loro vero sé attraverso gruppi di pari, associazioni, movimenti politici e così via. 1 gruppi hanno la funzio- ne di fornire opportunità per provare ruoli nuovi, alio stesso modo in cui il giovane si prova delle giacche in un negozio fino a che trova quella che gli sta bene. L'ideologia della società, la controparte per l'ordine sociale di questo stadio, guida questa messa in arto di ruoli, trasmettendo queiii più accreditati dalla società.

Stadio 6: intimità e solidarietà opposti a isolamento (giovane età adulta). Solo se durante il quinto stadio il giovane ha costruito un'i- dentità ragionevolmente bene integrata è possibile che maturi l'iden- tità con altre persone (o anche con se stesso). Se un giovane ha paura di p-erdere se ,stesso in un altro, sarà .incapace di fondere la propria identità con quella di qualcun altro. Anche se in questo pe- riodo i giovani solitamente costruiscono importanti relazioni con il sesso opposto, questo stadio è caratterizzato anche da amicizia con lo stesso sesso e dall'accesso ai propri sentimenti e pensieri intimi. Queste relazioni, àccrescendo l'identità personale, fanno avanzare la crescita della personalità. Un aspetto dell'intimità è rappresentato dal se?timento del «noi» e la difesa contro di «loro», minacciose «forze o persone la cui essenza appare pericolosa per la p r o p x y

LE TEORIE PSICOANALmCHE DI FREUD E DI ERIKSON 165

[1959, 96-97]. Se i tentativi verso l'intimità compiuti in gioventù falliscono, la persona si ritira in isolamento. In questo caso, le rela- zioni sociali sono stereotipate, fredde e vuote.

Stadio 7: generatività opposta a stagnazione e auto-assorbimento (età adulta media). Per generatività si intende «l'interesse a fondare,-e- guidare la generazione successiva)) [1959, 971 attraverso l'alievamen- to dei figli o imprese creative o produttive. La semplice messa al mondo di figli non garantisce, naturalmente, che il genitore svilup- perà un senso di generatività. I prerequisiti per lo sviluppo in questo stadio sono fede nel futuro, credere nella specie e abilità a occuparsi degli altri. Invece che alievare figli, uno può lavorare per creare un mondo migliore per i bambini degli altri. Lo stadio 7, quindi, forni- sce i meccanismi per la continuità deua società di generazione in generazione. La mancanza di generatività si esprime con la stagna- zione, auto-assorbimento (indulgere su di sé), noia e mancanza di crescita psicologica.

Stadio 8: zntegrità dell'Io opposta a disperazione (tardo età adulta). In questo stadio finale, una persona deve vivere con quanto ha co- struito durante tutta una vita. Idealmente, si è raggiunta l'integrità. L'integrità comporta l'accettazione dei limiti della vita, il senso di far parte di una storia più ampia, che comprende le generazioni prece- denti, il senso di ~ossedere la saggezza dei tempi, una integrazione finale di tutti gli stadi precedenti. L'antitesi dell'integrità è la dispe- razione, cioè rimpianto per quanto si è fatto o quanto non si è fatto nella vita, paura dell'awicinarsi della morte e disgusto di se stessi.

4. Meccanismi di sviluppo

Ii principio epigenetico descrive le forze sottostanti il passaggio da stadio a stadio. La maturazione fisica stabilisce la tabella di mar- cia dello sviluppo. Entro i limiti da essa posti, la cultura d'apparte- nenza spinge, ralienta, nutre o distrugge. Secondo la prospettiva di Erikson, la società fa sentire la sua influenza sull'organismo che si sta sviluppando a- vari liveh, che vanno dali'ideologia astratta della società fino alla carezza del genitore. La lista dei meccanismi di s,vi- luppo di Erikson comprende molti dei meccanismi individuati da Freud: puisioni, frustrazioni derivate da forze esterne e interne, at- taccamento e identificazione. Tuttavia Erikson si serve poco del pro- cesso freudiano di equilibrazione relativo alla riduzione della tensio- ne; sembra invece vedere lo sviluppo come la risoluzione di conflitti derivati da forze opposte. Il bambino integra il trattenere e il lasciar andare, l'iniziativa e il senso di colpa, il biologico e lo psicologico, e così via.

Erikson ha elaborato un meccanismo di sviluppo più specifico: il gioco [1977]. Gioco è un termine usato in senso ampio, che sta a

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166 LE TEORIE PSICOANALITICHE D1 FREUD E D1 ERIKSON

significare l'uso dell'immaginazione per provare modalità di padro- neggiamento e di adattamento al mondo, per esprimere emozkni, -.

per ricreare situazioni passate o immaginare s i tuazioni i iure e per sviluppare nuovi modelli di esistenza. Problemi che non possono essere risolti attraverso la realtisi possono risolvere attraverso giochi con le bambole, drammatizzazione, sport, arte, .giochi di costruzioni, «giocare a casetta» e così via. U gioco. ~ e r ò . non è limitato ai bam- b L . Con gioco si intende anchequello' che fa Einstein quandp vi- sualizza un modello di tempo e di spazio, o un adolescente che con la fantasia si awia a varie occupazioni o un uomo che si ripete quan- to dirà al proprio capo il giorno dopo. U gioco è spesso ritualizzato e diventa Der aualche verso formale. un modo culturalmente accetta-

1 A

to di interazisne con gli altri. Per &empio, un adolescente che Abi- ghellona? con i suoi amici sta acquisendo modelli culturalmente ap- provati di interazione con gli altri; oppure, i rituali del prendersi cura dei bambini nell'infanzia passano attraverso modi <<appropriati» di riconoscere e salutare altre Dersone. I rituali sono meccanismi di sviluppo in, quanto ad ogni stadio portano gli esseri umani dentro 'la linea culturale principale e forniscono soluzioni già pronte a proble- . . . .

mi quotidiani.

5 . Posizione rispetto alle questioni evohdue

In generale, la posizione di Erikson suiie quattro questioni è vici- na a quella di Freud, fatta eccezione per alcune differenze nel rilievo assegnato a singoli aspetti. Erikson, come Piaget, ha una visione più ottimistica della natura umana. Bambini e adulti non solo cercano di evitare il dolore, ma cercano anche in maniera attiva di sviluppare un senso positivo di identità. L'uomo esistenziale è inserito nel pro- cesso del <(divenire» per tutti la vita. Questo sviluppo è principal- mente qualitativo in quanto i cambiamenti awengono per stadi, ma è in qualche misura anche quantitativo, in quanto l'identità si fa più forte e le convinzioni si consolidano.

Come Freud, Erikson crede che sia la natura a determinare la sequenza degli stadi e a stabilire i limiti entro cui opera l'allevamen- to. Se l'eredità assicura il sorgere di certe crisi, allora l'ambiente determina come queste vengano risolte. Erkson, tuttavia, pone l'ac- cento più di quanto faccia ,Freud, sul ruolo della propria cultura nell'aiievare e plasinare il bambino che si sviluppa o l'adulto. Lo sviluppo dell'bdividuo è influenzato non solo dal suo passato e dal suo presente, ma anche dal passato e dal presente deila società. Inol- tre, Erikson non accetta che lo sviluppo sia essenzialmente completa- to dopo i primi cinque anni di vita. Lo sviiuppo è un processo che dura una vita; qualche volta i conflitti dell'infanzia vengono risolti in maniera soddisfacente solo una volta arrivati all'età adulta. Infine, secondo Erikson, l'essenza dello sviluppo è la form,azione d ' un'idqn- tità c h i dia coerenza alla personalità di un individuo. 4

LE TEORIE PSICOANALITICHE D1 F E U D E D1 ERIKSON 167

6. La natura teoretica delln teoria

Erkson, nel modo in cui presenta la sua teoria, sembra più un romanziere o un artista piuttosto che uno scienziato. Tutt'al più, la teoria è un insieme di idee e di osservazioni connesse in modo h- preciso; -non può essere definita in senso stretto teoria deduttiva, induttiva o funzionale. Sono individuabili due modelli impliciti nella teoria. I1 modello evoluzionistico daminiano descrive lo sviluppo di istituzioni sociali che assicurano la sopravvivenza fisica e psicologica della specie. Inoltre, e evidente il modello storico dialettico nella risoluzione di forze opposte in ciascuno stadio dello sviluppo e nel- l'integrazione di ciascuno stadio in quello successivo.

7. Valutazione della teoria

Dal momento che 1a.teoria di Erikson è un'estensione della teo- ria psicoanalitica, risulta pertinente la valutazione precedentemente data della teoria freudiana. Invece che ripetere gli stessi rilievi, il presente paragrafo si concentra unicamente sui punti di forza e di debolezza della teoria di Erikson.

7.1. Punti d i forza

Sviluppo della teoria psicoanalitica. Ampliando la base empirica della teoria psicoanalitica, Erikson ne ha accresciuto la credibilità e l'applicazione. Egli ha aggiunto lo psicosociale d o psicosessuale, il culturale al biologico, l'identità dell'Io d e difese dell'Io, il normale ail'anormale, il cross-culturale d a cultura specifica, le osservazioni dei bambini alle ricostruzionj dell'infanzia fatte dagli adulti, e lo svi- luppo deii'adulto allo sviluppo del bambino. La teoria è notevole nella sua capacità di integrare un'ampia varietà di situazioni. La ver- sione che Erikson offre dello sviluppo è ben fondata nella vita quoti- diana deiia maggioranza delle persone, che lottano per dare coerenza e significato alla propria vita. Questa cornice psicoanalitica più am- pia ha rappresentato una preziosa euristica per consulenze e terapie, in special modo con adolescenti. Erkson ha fatto sentire la sua in- fluenza nel campo della psicologia dello sviluppo in modo generale, in quanto egli ha offerto una nuova visione dello sviluppo. La sua enfasi sui fattori culturali e sullo sviluppo che si prolunga per tutta la vita sono stati particolarmente rilevanti. Tuttavia, il suo lavoro ha stimolato poca ricerca relativa ad affermazioni specifiche della sua teoria, quali ad esempio la progressione degli stadi, o, a un live- più concreto, le differenze sessuali nel gioco dei bambini.

L'ampia portata del16 teorfa. La rileranza di, Erikson per l'attuale visione dello sviluppo sta nell'ampia prospettiva che egli offre del

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168 LE TEORIE PSICOANALITICHE DI FREUD E DI ERIKSON

comportamento del bambino. Un comportamento specifico di un bambino specifico è influenzato dalla sua storia passata, dalla situa- zione presente e anche dalla storia passata e presente della sua cultu- ra d'appartenenza nonché dalla situazione del mondo nel suo com- plesso. I1 comportamento è influenzato da tutti i livelli della società, d d e relazioni internazionali alla struttura politica dello stato, all'in- terazione che si svolge d'interno della famiglia. Gli scritti di Eri- kson evocano l'immagine di un sistema di forze sincronizzate che uniscono il bambino e l'universo, il lontano passato e il lontano fu- turo. Nonostante molti psicologi dello sviluppo non mostrino grande interesse per questa posizione, a parte poche eccezioni (per esempio Riegel [1972]), essi non hanno preso seriamente in esame queste variabili sociali e storiche. Al contrario, il comportamento del bam- bino è tipicamente studiato in isolamento.

7.2. Punti di debolezza

Mancanza di sistematiciià. La teoria di Erikson consiste in una connessione vaga di osservazioni, generalizzazioni empiriche e astrat- te affermazioni teoriche. Di conseguenza, è difficile esporre le sue affermazioni in un modo che po,ssa essere verificato o mettere in relazione i suoi risultatj empirici con i ,livelli più astratti della teoria,. Come per quella di Freud, gran parte del problema di questa teoria sta nelle inadeguatezze metodologiche, in particolare la mancanza di una sperimentazione controllata. Nel caso di Erikson, le osservazioni sono sopraffatte da interpretazioni che sono difficili da valutare. Per esempio, nell'osservazione riportata da Erikson d'inizio del capitolo, è vero che- i bambini costruiscono torri a causa del loro orientamen; to fallico e intrusivo, come sostiene Erikson, oppure semplicemente perché amano buttar giù cose alte? Le sue psicostorie sono affasci- nanti, ma necessariamente del tutto speculative. Un problema colle- gato al precedente sta nel fatto che la terminologia che egli sceglie è spesso fuorviante piuttosto che chiarificatrice.' Per esempio, generaii- viti e integrità non sono usati secondo-il loro significato abituale, Non deve sorprendere quindi che molti dei concetti di Erikson siano spesso fraintesi.

Mancanza di meccanismi specifin' dello sviluppo. Fin dal preceden- te paragrafo sui meccanismi di sviluppo, è apparso chiaro che Eri- kson non spiega affatto in dettaglio come il bambino passi da p o stadio all'altro o anche come egli risolva le crisi entro uno stadio. Egli espone che cosa influenza il passaggio (per esempio, maturazio- ne fisica, genitori, credenze culturali, il grado in cui sono state risol- te crisi precedenti), ma non spiega in modo specifico come avvenga il passaggio. Attraverso q.uali meccanismi un bambino impara a capi- re quando avere fiducia o meno? Perché la risoluzione de a polarità iniziativa-senso di colpa porta al confino industriositi%feriorità,

piuttosto che a qualche altro ,confitto? La validità di molte nozioni di Erikson, , quale quella del. modello conflitto-risoluzione, sta nell'a- bilità di descrivere in dettaglio i meccanismi di sviluppo.

8. Riepilogo

Due delle idee di Freud hanno formato la spina dorsale deiia psicologia dello sviluppo, In primo luogo, egli ha proposto che i primissimi anni di vita sono critici poiché .durante quel periodo si fo-a la-x&onalità di base. In secondo luogo, egli crede che la - personalità si sviluppi attraverso i tentativi del bambino di fronteg- giare una sequenza invariante di confitti. Ogni confhto coinvolge un dominio-diverso: orale, anale, fallico e genitale adulto. I1 modo in cui il bambino soddisfa le pulsioni in ciascuno stadio forma la base della sua personalità. Nonostante l'enfasi ~ psicosessuale posta da Freud sia mèno importante nella psicologia accademica del giorno d'oggi, la nozione di stadio hà largamente influenzato in questo se- colo la ricerca è la terapia dei bambini.~

Usando un modello dell'energià, preso dalla fisica, Freud descri- . ve un sistema di energia psicologica che viene distribuita, trasforma- ta e scaricata- all'interno di una struttura psicologica. Tale struttura consiste di Es, Io e Superio in un delicato equilibrio. L'Io prende .in esame le difese che ha disponibh, la sua percezione della realtà, .le esigenze dell'Es per ridurre la pulsione e le proibizioni del Superio prima di decidere il corso di un'azione da intraprendere. Gran parte della «mente» è inconscia poiché la conoscenza di pensieri e desideri nascosti nell'Es,. nell'Io e nel Superio provocherebbero una insop- portabile angoscia.

La maggior parte delle prove portate da Freud a sostegno delle sue affermazioni proveniva d d e associaz@ni libere dei suoi pazienti relative d'infanzia, ai sogni e ai problemi del momento. Freud cred,e che il lavorio della mente anormale chiayifichi la natura della perso- nalità normale, dal momento che c'è un continuum di comporta- menti che va' dall'anormale al normale.

Freud considera gli uomini come esseri guidati da istinti, ma che tentano in modo attivo difar fronte a vari confiitti interni ed esterni. Egli pone l'accento su cambiamenti qualitativi, di tipo stadiale, ma include anche cambiamenti quantitativi. &che se pone l'accento su influenze di tipo biologico, in particolare le pulsioni, egli riconosce anche il ruolo deli'esperienza. L'e-ssenza dello sviluppo sta nell'emer- gere di stru-ure psicologiche che fanno da mediazione a tutte' le esperienze e ai comportamenti. La teoria di Freud ha svelato il pote- re dell'inconscio e ha dato diversi duraturi contributi empirici e teo- rici alla psicologia'dello sviluppo. Inoltre, la teoria. ha in sé il poten- ziale per ampliare future ricerche sullo sviiuppo cognitivo, includen- do il pensiero caricato emotivamente e i meccanismi di difesa. Tutta- via, la teoria mostra inadeguatezze metodologiche, e le sue afferma-

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zioni non possono essere sottoposte a verifica. Inoltre, l'accento in essa posto sulla sessuahà infantile ne ha limitato l'accettazione nel mondo della psicologia accademica.

La teoria psicosociale dello sviluppo $i Erikson ha modificato,la teoria freudiana in due punti fondamentali. In primo luogo, egli ha identificato influenze sociali che sono importanti per lo sviluppo. Le ricerche in &n-ha esaminato diverse culture e diverse situazioni s,o- ciali all'interno di una stessa-cultura suggeriscono che ogni società' deve fare i conti con i cambiamenti su base biologica che avvengono durante lo sviluppo. Idealmente, in ciascun momento dello sviluppo c'è un adeguamento fra i bisogni del bambino e q u e h della società. In ciascuno degli otto stadi, si verifica una crisi psicologica per 1% quale sono due. esiti estremi: 1) fiducia / sfiducia, 2 ) auto- nomia / vergogna e dubbio, 3 ) iniziativa / senso di colpa, 4) indu- striosità / inferiorità, 5 ) identità e rifiuto / dispersione di identità, 6j intimità e solidarietà / isolamento, 7) generatività / stagnazione e autoassorbimento e 8) integrità / disperazione.

I1 secondo essenziale contributo di Erikson alla teoria psicoanali,- tica sta nella nozione--come ricerca di identità. Egli, quindi, si focalizza sui processi d e l l ' ~ o . ~ i Z ò ~ ~ r o m s i sociali che quello sui processi deU'Io hanno ampliato fortemente la teoria psi- coanalitica e hanno ampliato le prospettive di ricerca sullo sduppo . La teoria, però, manca alquanto di sistematicità e di specifici mecca- nismi di sviluppo.

Freud ed Erikson hanno prodotto prospettive di sviluppo che sono sì uniche, ma anche complementari. Un'annotazione tratta da Kierkegaard espriqe un'integrazione fra le due visioni: «La vita può essere capita solo all'indietro, ma deve essere vissuta in avanti».

I soggetti furono sottoposti a delle prove sperimentali per verificare il grado in cui l'apprendimento imitativo [...l Furo- no ottenute tre misure del livello di imitazione. Imitazione di aggressività fisica: questa categoria includeva l'ano di colpire il pupazzo Bobo con il martello, sedendovisi sopra e dandogli pugni sul naso, .dandogli,calci e lanciandolo in aria. Imitazio- ne di aggressività verbale: i soggetti ripetono le frasi: apic- cbialon, «buttalo per terra», «lancialo in aria», o abuuh!». Imitazione di risposte verbali non aggressive: i soggetti ripe- tono, nContiiua a tornare per averne di piun. oppure «Ceno che è un tipo duro» [Bandura, Ross e Ross 19611.

Lo sperimentatore presentava il compito di pratica nel modo seguente: <(.Adesso daremo l ' ~ ~ ~ o n u n i t à di fare il gio- co a questa signora (che fa da modello), poi puoi farlo an- che tu (al bambino). Qui ci sono alcune cane: quali sono uguali? E quali vanna bene insieme?» modello raggruppa- va gli stimoli solo secondo la dimensione della grandezza e lo sperimentatore d o r a gli'chiedeva: «Perché sono le st,es- se?» e il modello rispondeva: «Perché queste due sono figu- re di cose grandi (indicando col dito) e queste due sono cose piccole (sempre indicando)». Le stesse cane venivano poi presentate al bambino allo stesso modo (relativamente ad una sola dirnensio,ne). «Adesso è il tuo turno di fare il gioco. Gioca nello stesso modo della signora» [Zimmerman 19741.

Mark Twain una volta osservò: «La pratica è aila base di tutto. La pesca una volta era solamente una mandorla amara; il cavolfiore non è altro che Ùn cavolo che ha frequentato l'università». Questo modo di vedere l'apprendimento, così ottimista, dimostra la fiducia dei teorici deu'apprendirnento nel fatto che lo sviluppo consista so- stanzialmente di esperienza. I bambini acquisiscono nuovi compona- menti e modificano quelli vecchi man mano affrontano il mondo fisico e sociale. Con l'accumularsi di esperienze e di apprendimenti specifici il bambino si sviluppa, ma non seguendo degli stadi, come è stato moDosto da Freud e Piaeet.

Nei .due capitoli precedenti suono state presentate le teorie del- la psicologia dello sviluppo proposte da «grandi uomini». La terza proposta che ha rivoluzionato il campo è venuta non da una sin- gola persona ma da gruppi di ricercatori che hanno lavorato per un periodo di oltre sessant'anni. La teoria dell'apprendimento è da ritenersi responsabile più di ogni altro approccio del fatto che è stata conferita rispettabilità scientifica alla psicologia dello svi- luppo. Negli anni Cinquanta e nei primi anni Sessanta, anni for-

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