Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della...

201

Transcript of Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della...

Page 1: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto
Page 2: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Tavola dei Contenuti (TOC)

Le colpe della notteIndiceSoffocarePARTE ICapitolo 01Capitolo 02Capitolo 03Capitolo 04Capitolo 05Capitolo 06Capitolo 07Capitolo 08Capitolo 09Capitolo 10Quaderni RosaPARTE IICapitolo 11Capitolo 12Capitolo 13Capitolo 14Capitolo 15Capitolo 16Capitolo 17Capitolo 18Capitolo 19Capitolo 20La bambola rottaPARTE IIICapitolo 21Capitolo 22Capitolo 23Capitolo 24Capitolo 25

Page 3: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Capitolo 26Capitolo 27Capitolo 28Capitolo 29Capitolo 30Capitolo 31Capitolo 32Capitolo 33Capitolo 34Capitolo 35La porta nella casa delle bambolePARTE IVCapitolo 36Capitolo 37Capitolo 38Capitolo 39LA FINERingraziamentiL'autoreExtra

Page 4: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

ANTONIO LANZETTA

LE COLPEDELLA NOTTE

Page 5: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

© 2019 La Corte EditoreVia Montevecchio 29, TorinoTutti i diritti riservatiProgetto Grafico: La Corte Editore - Emanuele La Corte

Nessun albero è stato abbattuto per la realizzazione di questo eBookFoto di copertina: rielaborazione di © Adobe Stock - tverdohlib««www.lacorteditore.it»»

Page 6: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

In memoria di mia nonna Anna,una delle persone migliori che io abbia mai conosciuto.

Page 7: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Fin da bambino, io non sono stato uguale agli altri;non ho mai guardato il mondo come gli altri;

le passioni da una fonte comune non ho tratto.Dalla stessa sorgente non ho attinto il mio dolore;

né ho accordato il cuore alla gioia di chi mi stava accanto.Ciò che io ho amato, l’ho amato da solo.

Allora – nei miei primi anni,nell’alba delle burrasche di una vita – è sorto

da grandi abissi del bene e del malequesto mistero che ancora mi avvince:

sempre, dalla fontana o dal torrente,da quella rossa rupe in cima a un monte,

dal sole che girava intorno a menel suo bagliore dorato d’autunno,

dal lampo che scoccava in mezzo al cielosfiorandomi nel suo rapido volo,

dalla tempesta e dal rombo del tuono,e dalla nube che prendeva forma

(mentre il resto del Cielo era sereno):la sagoma di un demone al mio sguardo.

Alone – Edgar Allan Poe.

Page 8: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

soffocare

La bambina si svegliò con la certezza di non essere sola.Un fremito, dita gelide sulla guancia. Sbarrò di colpo gli occhi e fissò le

maschere disegnate dalle ombre sulle pareti, nello spazio tra i mobili chemamma si ostinava a spazzare ogni giorno, manco la polvere potesseaccumularsi e prendere vita, strisciando sulle mattonelle sbreccate come filedi formiche nere per arrivare fino a lei. Arrampicarsi sulla coperta,camminarle sulla faccia e infilarsi nel naso. Riempire la sua bocca fino asoffocarla.Si toccò la gola.La sveglia sul comodino segnava le 0:00 del primo gennaio. Numeri verdi

nell’oscurità. L’ora era sbagliata, chissà quando si era fermato quell’affare.Era colpa di Mirtillo, ne era certa. Il gatto doveva averla fatta cadere con unazampata mentre saltava sul comodino. Continuava a buttare giù le cosenonostante lei lo sgridasse. Le pile dovevano essere rotolate sul pavimento ela mamma le aveva rimesse a posto senza regolare l’orario. Anche la data erasbagliata. La bambina aspettava questo giorno da mesi, per poi potersenedimenticare. Il suo decimo compleanno. Avere dieci anni significava che noneri più tanto piccola e potevi avvicinarti alle cose dei grandi. Era un’etàimportante.Risalì con le dita lungo il cavo dell’abatjour e schiacciò il pulsante con il

pollice. La luce era tenue ma bastava a costringere le ombre a ritirarsi dietrogli spigoli da cui erano emerse. La mamma non era ancora tornata dal turnoin ospedale.Un’infermiera, la mamma era una brava infermiera.Un rumore.La bambina strinse una mano sul piumone e rimase in ascolto. Il brontolio

delle vecchie tubature, il lamento dell’intonaco aggredito dalla muffa, loscricchiolio dei mobili. La casa era viva. L’aria che si infilava nelle crepedegli infissi sembrava un respiro.«Mirtillo?» La bambina ascoltò l’eco della propria voce. «Piccolo, dove

sei?»Nessuna risposta.Il suo stomaco si accartocciò come un foglio strappato.

Page 9: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Lui viene sempre quando lo chiamo.Poi udì il fruscio, unghie che grattavano contro qualcosa e un lamento, un

verso debole e attutito.«Mirtillo?» Scese a fatica dal letto. Aveva le gambe pesanti, e quando fece

un passo la stanza sembrò galleggiarle davanti agli occhi. Si trascinò fino allaporta, strusciando i calzini di spugna sul pavimento. Allungò un braccio el’oscurità del corridoio parve inghiottirle la mano. Tastò il muro alla ricercadell’interruttore, i polpastrelli che sfioravano la superficie ruvida e deformedi un vecchio parato, poi un click e un ronzio che le riempì le orecchie,seguito da un debole bagliore giallo.Una lampadina penzolava da un filo storto come una bambola impiccata.«Micio?» Entrò in sala da pranzo e aprì gli sportelli della credenza, quindi si

spostò in cucina. Continuò a chiamare il gatto. Le tremava la voce. Facevafreddo, troppo freddo per restare in piedi. Voleva tornare a letto, infilarsisotto il piumone e dormire. Era così stanca, non aveva riposato abbastanza,ma qualcuno l’aveva svegliata e questo la spaventava. Qualcuno che era statoseduto ai piedi del letto e l’aveva osservata mentre dormiva. Non la mamma,perché non era tornata dal lavoro, e nemmeno il suo gatto.Mirtillo si è perso!Il miagolio si era fatto lontano, un suono appena udibile. Era come se il gatto

fosse altrove, in un luogo distante da lei e da quella casa.La bambina si bloccò, le spalle scosse da un tremito. Tirò su con il naso e un

odore di marcio, di carne andata a male, le riempì le narici. Girò appena ilcapo e guardò verso la credenza: uno sportello penzolava sbilenco, e poi quelrumore di unghie che scalfivano il legno.«Mirtillo?»Afferrò la maniglia e aprì, in un cigolio di cardini. Il topo saltò giù dalla

mensola e si infilò in mezzo ai suoi piedi. La coda lunga come una striscia dicarne marcia le sfiorò una caviglia. La bambina gridò, la voce che rimbalzavacontro le pareti. Si guardò intorno smarrita, le mani strette al petto. Voleva lamamma. Il cuore le batteva forte mentre la vista iniziava ad affinarsi. Eracome se solo adesso i suoi occhi riuscissero a cogliere le sfumature delmondo che aveva intorno.Non è casa mia. Non è casa mia. Non è casa mia.Corse fino a una finestra, girando intorno a un vecchio tavolo, e strattonò la

tenda in un’esplosione di polvere. Dietro i vetri niente tapparelle, niente cielostellato, niente strade di campagna o pezzi di quel mondo fatto di tramonti e

Page 10: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

di cose semplici che aveva imparato a conoscere. Solo un muro. Mattonigrezzi striati dalla calce.«Mamma…» La bambina fece un passo indietro e andò a sbattere contro una

sedia. Guardò il proprio riflesso nel vetro, si portò una mano tremolante alviso, toccando gli zigomi ossuti di quella maschera di rughe che il tempo leaveva messo sulla faccia. La voce le venne fuori di colpo, brutale. Proruppedalla gola come un conato di vomito. Un torrente caldo che bruciò le suecorde vocali.La bambina senza volto gridò tutto il suo orrore. Afferrò la sedia e la scagliò

contro il vetro. Era in pezzi. Era andato tutto in pezzi.

Page 11: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

PARTE I

IL RAGAZZO

Non c’è ordine nel mondo salvo quello imposto dalla morte.Cormac McCarthy

Page 12: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

1

Cristian conosceva due cose della vita. La prima era che a World of Warcraftun party di giocatori non aveva alcuna speranza di abbattere un boss di livelloepico, se i guaritori facevano schifo.Sulla seconda cosa, invece, non aveva dubbi. Suo padre era uno stronzo.«Te ne stai tutto il tempo chiuso in quella stanza» gli disse mentre arrotolava

gli spaghetti intorno alla forchetta. «Per fare cosa, poi? I giochini alcomputer?»Cristian guardò il padre e si morse un labbro. Che senso aveva rispondere?

Qualsiasi cosa avesse detto o fatto, per il commissario Scalea non sarebbestata abbastanza. E pensare che la giornata era cominciata con una A+ alcompito di trigonometria. Il voto più alto della classe avrebbe dovuto renderel’atmosfera più leggera a cena, e invece no.«Quello che tuo padre vuole dire» la mamma posò la forchetta e gli mise una

mano sul braccio, «è che non c’è niente di male nel fare una partita aivideogiochi, ma non può esistere solo quello. Devi uscire, frequentare i tuoicompagni di classe. Avere amici è importante…»«Ma io ho amici! Ne sono pieno.»«È pieno di amici!» Il padre sorrise. «Dimmi un po’, e li hai mai visti, questi

amici? No… non intendo su Skype, ma dal vivo. Ci hai mai parlato dipersona? Siete mai andati a farvi una partita di pallone insieme o a prendereun gelato?»Le orecchie di Cristian divennero di fuoco. Spinse gli occhiali con un dito

verso la fronte e scosse il capo. Non riusciva a credere che quellaconversazione stesse accadendo davvero.«I ragazzi a scuola fumano le canne nei cessi: dovrei essere come loro?

Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto un libro e credeche Led Zeppelin sia il nome di una medicina. Vuoi fare a cambio? Prova achiamare i suoi genitori e vedi se te lo prestano per un paio di settimane.»«Sei tu nostro figlio» la mamma scostò il piatto e provò ad accarezzargli il

viso, ma Cristian spostò la testa di lato ed evitò il contatto, fissando il padre.«Fai sempre così» disse. «Manchi per settimane, a volte mesi, e quando torni

credi che io debba subire le tue lezioni di vita? Tu… tu ti sei perso tutto dime.»

Page 13: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Il viso del commissario Scalea si rabbuiò. «Io lavoro.»«Ah, certo, il lavoro viene prima di ogni cosa. Chi se lo scorda?»«Il lavoro ti paga il cibo che mangi, la connessione internet e l’elettricità con

cui accendi il tuo computer. Lo sai questo?» Il padre ingollò un bicchiere dibirra e si rivolse alla madre, come se Cristian non fosse più lì. «A che servepagare tutti quei soldi per le sedute, se questo è il risultato?»«La dottoressa è convinta che stia facendo progressi» rispose la donna. «Ha

ripreso a dormire regolarmente e ha perso anche peso.»«Li vedo, i progressi.» Scalea indicò l’addome del figlio e sorrise. «Sai che

cosa penso, Cri? Noi ci preoccupiamo per te, vogliamo che le cose vadanobene. Vogliamo che tu cresca in modo equilibrato ma non basta, e sai perché?Perché sei tu a non volerlo.»«È perché sono grasso?» chiese il ragazzo. «Le pillole mi hanno fatto

ingrassare! La merda che mi ha dato la dottoressa per…»Il padre scosse il capo. «Come la mettiamo se io adesso vado nella tua stanza

e stacco la presa del pc?»«No» Cristian strinse i pugni.«Cosa, no?»«Non puoi farmi questo, devo postare su YouTube gli stream delle mie

partite, altrimenti perderò visualizzazioni e…»«Oh, lo faccio eccome» il commissario si alzò di scatto. «Sono stanco di

discutere di queste stronzate.»Cristian provò ad afferrare un braccio del padre mentre girava intorno al

tavolo e puntava dritto verso la sua stanza. Sotto la pelle e gli addominaliflaccidi, lo stomaco gli si strinse in una morsa.«Il computer è mio» gridò con voce stridula. «L’ho comprato con i miei

risparmi.»«I suoi risparmi» gli fece eco il padre, poi alla voce subentrò il rumore di

una maniglia abbassata con foga, delle rotelle della sedia da pro gamer chestrusciavano sul pavimento. Cristian non sapeva cosa fare, sentiva il sangueronzargli nelle orecchie. La sala da pranzo prese a ondeggiare come unabarca al largo. Le lampade appese al soffitto oscillarono e la luce divennecosì intensa da fargli stringere gli occhi. Gli bruciavano le palpebre.No, ti prego. Non dirmi che sto per mettermi a piangere.Cristian si voltò verso la madre. «Se lo fa, me ne vado. Giuro che lo faccio.»«Amore, non fare così… la dipendenza dai videogiochi è una malattia…»«Cioè? Mi stai dicendo che sono pazzo?» Il ragazzo sbarrò gli occhi. I suoni

Page 14: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

provenienti dalla sua stanza divennero assordanti. «È questo che credi? Chesono malato?»Non le diede il tempo di rispondere.Cristian rovesciò la sedia e corse verso l’ingresso. Gli mancava l’aria, non ce

la faceva a restare in quella casa. Strappò il giubbino dall’attaccapanni, preseil mazzo di chiavi dallo svuotatasche, spalancò la porta e la sbatté alle suespalle. Voleva sparire, allontanarsi il più possibile dalle buone maniere dellamadre e dal disprezzo di suo padre. Gradino dopo gradino, comprese che nongli importava nulla del computer. Suo padre poteva anche dargli fuoco, secredeva che questo avrebbe risolto i problemi. Era il pensiero di essere unfallito, che gli faceva più male. Arrivato al secondo piano, guardò la propriaimmagine riflessa nel vetro dell’ascensore, la fronte ridotta a un campominato di brufoli, gli occhi piccoli dietro le lenti, e provò disprezzo. Comeaveva fatto a ridursi in quello stato? Ricordava gli album delle elementari.Nelle foto sorrideva, aveva sulla testa un ammasso di riccioli castani che tuttivolevano toccare, e anche i genitori erano felici. Poi la voce era cambiata,diventando qualcosa di simile al verso di un rospo, e il ricordo di quelbambino simpatico si era sgretolato come una statua di sabbia battuta dalvento. Cristian aveva iniziato a sentirsi diverso, a capire più degli altri, e icompagni avevano cominciato a non invitarlo più alle feste. Dicevano chepuzzava, ma non era vero.Nella tasca dei jeans, il cellulare gli vibrava impazzito. Cristian lo ignorò e

infilò la chiave nel quadro dello scooter parcheggiato sotto il portone. Rischiòdi perdere l’equilibrio mentre scendeva dal marciapiede. Diede un colpo digas e fissò le luci gialle dei lampioni. C’era qualcosa di strano nel modo incui si proiettavano sulle pozzanghere lasciate sull’asfalto dalla pioggia. Solcòuna chiazza d’acqua con il motorino e si morse il labbro. Tutto aveva unprezzo, anche le illusioni.

Page 15: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

2

Tu non hai amici.Era diventata il suo mantra, quell’affermazione. Il padre gli aveva rinfacciato

la sua solitudine per così tanto tempo che Cristian si era convinto di nonmeritare l’amicizia di nessuno. Negli sguardi e nei sorrisi dei compagni delliceo coglieva tutto il distacco che lo faceva sentire diverso. Con i ragazzidella gilda era un’altra cosa. Lo conoscevano per quello che era: un guerrieroleale, uno come loro. Aveva condiviso sulla chat del clan quello che gli eracapitato e il suo capo, Sir Trent, gli aveva scritto in privato.«Devi tornare a casa, che fai in giro?»«Non posso, non ce la faccio.»«Ascoltami bene, Krys.»Krys era il suo avatar. Gli piaceva sentirsi chiamare in quel modo, anche

sulla chat vocale del software TeamSpeak. Lo faceva sentire forte, sicuro disé. Lui era un mago, uno che usava la testa e controllava gli elementi inbattaglia, e non un grasso sfigato di diciassette anni con l’acne e la miopia.«Dimmi, capo» rispose, nascondendo il volto dietro il colletto della giacca.

Allungò i piedi sul selciato, le chiappe schiacciate su una panchina.«Ho figli anche io» disse Sir Trent. «I tuoi genitori saranno preoccupati.

Vuoi farli morire di spavento? Sono le undici e fa freddo. Gli hai dato unsegnale, adesso sii ragionevole e torna a casa. Vedrai che ti ascolteranno.»«Hai davvero dei figli?» Cristian era sorpreso. Giocava e parlava con

l’amico da più di un anno, e ignorava che età avesse.«Già, sono padre di due troll. La più grande ha quasi i tuoi stessi anni.»«Vorrei che i miei capissero.»«Ci provano, Krys, ma non è facile. Non ti danno il manuale d’istruzioni,

quando ti nasce un figlio. Adesso non fare il pivello e torna a casa. Sbrigati.»«Ok. Trent?»«Che c’è?»«Grazie.»Cristian infilò lo smartphone nella tasca e si alzò dalla panchina. In

lontananza, da qualche parte nel parco dove si era fermato a riflettere, gligiunse l’eco di una risata, poi lo schianto di una bottiglia sull’asfalto. Ilragazzo lanciò un’occhiata alle sue spalle e saltò in sella. Attraversò il

Page 16: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

quartiere, girando intorno a palazzi monolitici tutti uguali e a negozi dalleserrande abbassate. Arrivò sotto il portone convinto di trovare la stradailluminata dalle sirene delle volanti e schiere di poliziotti ad aspettarlo, inveceno. Tutto tranquillo. Sua madre aveva provato a chiamarlo un paio di volte,poi aveva smesso. Forse volevano lasciargli il tempo di respirare.Hanno capito d’aver sbagliato e speravano che tornassi.Cristian sorrise. Lasciò il motorino nello stesso posto in cui l’aveva

parcheggiato prima di cena. Mise il lucchetto, aprì il portone e premette ilpulsante dell’ascensore. Sbadigliò e si strofinò un occhio, lasciando gliocchiali storti sul naso. Era esausto, non vedeva l’ora di mettersi a letto.Mentre raggiungeva il suo piano, cercò di pensare alle cose da dire. Provò lebattute come il copione di una recita, ma gli si chiudevano le palpebre efaceva fatica a pensare.Aprì la porta di casa pronto a essere assalito da miliardi di domande, invece

trovò il corridoio buio ad accoglierlo. Chiuse il battente alle sue spalle erimase nell’ingresso per un tempo che gli parve infinito, osservando il conodi luce proiettato sul pavimento dal lampadario della cucina. Mise un piededavanti all’altro, il passo leggero manco stesse camminando a piedi nudi suun tappeto di vetri rotti. Era bello essere a casa, sentire il tepore nell’aria;però, per qualche strano motivo, non riusciva a tirare un sospiro di sollievo.Non aveva nemmeno tolto la giacca.«Mamma?» Si fermò sulla soglia. Il padre era seduto a tavola, con la testa

piegata di lato in modo innaturale e le braccia distese lungo il corpo. In unamano stringeva la pistola d’ordinanza. Le dita lottavano per non perdere lapresa sul calcio.Cristian abbassò lo sguardo, seguì le impronte lasciate da mani sporche di

sangue sui mobili bianchi e trovò la madre. Era seduta sul pavimento. Icapelli ricci gli ricordavano i suoi in quelle vecchie foto d’infanzia. Uncespuglio castano e morbido che ti veniva voglia di accarezzare. C’eraqualcosa di strano nella sua fronte, la tempia era gonfia e rivoli scuri lescorrevano sulle guance. Gocciolavano sul pavimento in un ticchettio lento ecadenzato.Il ragazzo fece un passo indietro, le ginocchia troppo deboli per reggere il

peso del corpo. Avrebbe voluto gridare tutto il suo orrore, ma rimase insilenzio mentre andava giù. Era come se mani nere fossero emerse dalpavimento per trascinarlo all’inferno.Incrociò gli occhi morti della madre ed ebbe un brivido. Nelle iridi verdi

Page 17: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

sembravano intrappolate migliaia di domande. Cose non dette che il temponon avrebbe più potuto aggiustare. Poteva coglierle tutte, Cristian. Afferrarlecome granelli di polvere in un fascio di luce.

Page 18: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

3

Cristian se ne stava seduto sui talloni a disegnare con le dita numeri nellasabbia quando arrivò il cane. Lo prese alle spalle, veloce e silenzioso comeun lupo. Gli poggiò le zampe anteriori tra le scapole e lo spinse in avanti. Senon fosse stato pronto, Cristian avrebbe ingoiato metà del litorale di Paestum.Si ritrovò sui gomiti, gli occhiali in bilico sulla punta del naso e Jack che lofissava con quegli strani occhi gialli incastonati nella testa deforme. Era cosìche si chiamava. Jack. Il cane più brutto che avesse mai visto. Non sistancava mai di ripeterselo. Tanto grosso quanto brutto. Sembrava unincrocio tra un rottweiler e un cerbero, con un orecchio mancante e il musodeformato da vecchie cicatrici. Era piantato davanti a lui con un bastone tra lezanne lungo come il braccio di un bambino di dieci anni. Non scodinzolavaper far capire che era allegro né lo aveva mai sentito abbaiare da quando eraalla casa famiglia, e questa cosa lo inquietava.«Vuole che glielo tiri» disse il dottore senza voltarsi.Cristian osservò l’uomo mentre sollevava la canna da pesca e scagliava

l’amo in mezzo al mare con un gesto secco del braccio.«Ancora? È la quinta volta che glielo lancio! Ma non si stanca mai?»Si sollevò su un ginocchio, la brezza marina che gli pizzicava le chiappe nel

punto in cui gli si erano abbassati i pantaloni. Aveva perso molto peso negliultimi mesi, ed era stato costretto ad aggiungere due fori alla cintura. Allungòuna mano e Jack gli fissò le dita, all’apparenza indeciso se addentarle omeno. Cristian trattenne il respiro, sfiorò il legno con i polpastrelli. Cominciòcauto, con movimenti lenti tipo domatore di leoni, poi serrò la presa intornoal bastone e un rivolo di bava gli bagnò il palmo.«Cazzo, che schifo» disse. Tirò il braccio indietro e il cane non fece

resistenza. Era ipnotizzato dai movimenti di Cristian mentre si rialzava,sollevava il bastone dietro la testa e prendeva la mira.«Te lo faccio arrivare su Marte, questa volta. Vediamo quanto ci metti a

riportarlo.»Il bastone ruotò nell’aria come un razzo contro il tramonto. Jack partì quasi

in anticipo rispetto al movimento del braccio di Cristian, sollevando un murodi sabbia dietro le zampe. Poco distante dall’angolo di spiaggia in cui avevaaccompagnato il dottore a pescare, alcuni operai stavano piantando le

Page 19: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

palizzate di uno stabilimento balneare. Gli uomini smisero di martellare,incuriositi dalla corsa del cane.«Perché devo farlo?» chiese Cristian alle spalle massicce del medico.«Se ti secca, non sei obbligato a tirargli il bastone…»«Non intendevo questo, lo sa… Dico, perché devo continuare a ripeterlo? Le

avrò detto dei miei genitori almeno dieci volte. È sicuro che non mi facciamale?»Il dottore si voltò, conficcandogli addosso due occhi di un azzurro così

intenso che sembravano schegge di vetro. Cristian deglutì. Incrociare losguardo del medico a volte gli causava un dolore fisico. Era come sequell’uomo potesse leggergli dentro. Scavare, rovistare nella sua testa allaricerca di quei pensieri che lui tentava di nascondere negli angoli più bui.Rimasero in silenzio per un istante, poi vennero attirati dal cane che arrivava

trottando, con un pezzo di legno ancora più grande stretto tra i denti.«Ricordare fa male» disse all’improvviso il medico, stringendo la canna da

pesca tra le mani.Il ragazzo annuì. Non era uno stupido, sapeva che il suo atteggiamento era

sbagliato. Si illudeva di essersi ripreso, erano passati mesi ma faceva finta diniente. Il padre aveva ucciso la madre e si era sparato in faccia, ma perCristian andava bene così.Era ok. Era tutto ok.«Non lo perdonerò mai» disse, volgendo il capo verso il mare. La spuma

correva sulla riva sollevando un odore di salsedine che gli pizzicava le narici.Le nuvole erano ammassi contorti sopra le onde.«Se vuoi andare avanti, devi imparare a farlo.» La voce del dottore era

cavernosa. Avvolse il mulinello e la canna vibrò nell’acqua. «Niente potràridarti la tua vita: puoi solo provare a non lasciarti morire.»«Lasciarmi morire?»L’uomo fece un cenno d’assenso. Doveva aver avuto un incidente, pensò

Cristian lanciandogli un’occhiata furtiva. Il colletto della camicia di flanellanon copriva del tutto la cicatrice che gli correva come un verme di carne sullagola. Aveva il naso storto e gli zigomi ammaccati come se avesse sbattuto lafaccia contro un muro fino a rompersi le ossa. La prima volta che lo avevavisto, quando l’avevano portato nella casa famiglia di Castellaccio, avevaprovato paura. Si sentiva solo, smarrito, a un passo dalle lacrime non appenaqualcuno gli rivolgeva la parola. Il dottore gli aveva mostrato la sua stanza emesso una mano sulla spalla.

Page 20: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

«Non preoccuparti.»Solo due parole, ma a Cristian erano bastate.«Perché veniamo qui?» disse il ragazzo indicando la spiaggia.Jack aveva notato un grosso tronco bianco levigato dal mare e si era subito

liberato del bastone che aveva tra le zanne per accanirsi su di esso. Avevaafferrato un ramo contorto e iniziato a trascinarlo, camminando all’indietro.Il dottore riavvolse la lenza, ritirando amo e galleggiante.«Non ha preso niente nemmeno questa volta» affermò Cristian, e l’uomo

parve riflettere per un istante, per poi scrollare le spalle.«Tu dici? Meglio così allora» rispose, e rimosse il coperchio da una scatola

di utensili dove ripose l’amo. Cristian scorse il pacchetto delle esche. Eravuoto. Fece per dire qualcosa ma le parole gli morirono sulle labbra. Sischiacciò gli occhiali sulla fronte con un dito e camminò dietro il dottorementre si avviava verso una vecchia Opel nel parcheggio vuoto del lido incostruzione. L’uomo sistemò l’attrezzatura da pesca nel bagagliaio, poi aprìuno dei due sportelli posteriori e fece un fischio. Il cane mollò l’albero mortoe li raggiunse, il pelo gonfio e nero.«Tocca a Roberta fare il bagno a Jack, non è vero?»Il dottore attese che l’animale saltasse a bordo, poi richiuse lo sportello.«Sì o no?» insistette Cristian. «Se lo lavo con la pompa, poi puzzerò di cane

per almeno una settimana.»L’uomo girò la chiave nel quadro e mise in moto. «A una condizione.»«Ovvero?»«Credi di riuscire a smetterla di chiamarmi dottore?»Cristian arrossì imbarazzato. «E come dovrei chiamarla?»L’uomo si grattò il mento sbarbato e le sue labbra si distesero in un debole

sorriso.«Con il mio nome: sarebbe un inizio.»Cristian scansò il muso umido di Jack, sbucato a pochi centimetri dal suo

orecchio nello spazio tra il finestrino e il poggiatesta, e sorrise.«Ok?» chiese il dottore.«Ok, Flavio.»

Page 21: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

4

Damiano Valente guardò De Vivo che spingeva la bambina sull’altalena e siasciugò l’occhio con la manica della giacca. Il vecchio e polveroso cortile diMimì, il nonno di Flavio, era diventato un percorso a ostacoli tra aiuolefiorite e vialetti.«Ci sai fare con i ragazzini» disse al commissario, e lui lisciò i capelli neri

della piccola e venne verso Damiano. Si frugò in una tasca interna del parka,ne estrasse una sigaretta storta e la guardò soddisfatto prima di infilarsela trale labbra.«Alla mia età sono costretto a nasconderle» disse.«E vorrei anche vedere.» Lo Sciacallo fece un ghigno che aveva la pretesa di

essere un sorriso. «Hai fatto credere a tua moglie e alle ragazze che avevismesso.»«È più forte di me.» Il poliziotto accese la cicca e fece un tiro, le palpebre

ridotte a fessure mentre aspirava il fumo. «Io provo a smettere, ma è unabattaglia persa.»«Non tutte le battaglie si possono vincere.»De Vivo ruotò una mano nell’aria. «Avete messo su un bel posto, mi piace.»Damiano strinse l’impugnatura del bastone, osservò il sole sopra la punta

degli alberi mossi dal vento, il cielo color lavanda, e rabbrividì. Odiava ilfreddo, l’aria di montagna, Castellaccio, e i cambi di stagione potevanosignificare solo una cosa, per lui. Dolore. Era come avere un lupo che glisbranava la gamba. Sentiva i denti che scalfivano il femore e le fitte glirisalivano fino all’addome. Più invecchiava, più stava di merda. Non c’eranoalternative.«Io non ho fatto niente, è tutta opera di Flavio.»De Vivo annuì, la barba screziata di grigio. «Certo, però hai messo i soldi.»«Una parte.» Damiano scrollò le spalle. «Scrivere dell’Uomo del salice ha

fatto bene al mio conto in banca.»Un’auto grigia veniva verso la casa, con un faro anteriore fulminato.«Arrivano» disse, accarezzandosi la gamba cattiva.Flavio parcheggiò all’esterno del cortile. Una delle portiere posteriori si aprì

e un ammasso di peli neri saltò giù dal veicolo. Damiano rimase immobilementre Jack gli veniva incontro. Sentì il muso umido contro la mano, la

Page 22: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

lingua ruvida sul palmo, e lasciò che il cane lo annusasse.Il ragazzo corse incontro al commissario.«Zio!» disse, mentre spariva nell’abbraccio di De Vivo.«Come stai, Cri’? Fatti guardare… sei dimagrito, non ti fanno mangiare?»«Mangio il giusto. Sto bene. Hai sentito nonna?»«Mi chiede di te, non vede l’ora di riportarti in Toscana.»«Ce la sto mettendo tutta» disse Cristian, spingendo gli occhiali verso la

fronte con un dito.Lo Sciacallo, concentrato sull’incontro tra i due, si sentiva di troppo.

Osservò il ragazzo, i suoi gesti impacciati, e rivide se stesso a diciassetteanni. Pensò al sangue sul pavimento dello studio, alla testa di suo padrespappolata dal proiettile e agli occhi fissi nella sua direzione. Il professorValente sapeva che sarebbe stato lui a trovarlo per primo. Damiano, il figlioche zoppicava appoggiandosi ai muri del corridoio, ancora convinto di potercamminare senza stampelle dopo l’incidente. Damiano che amava rifugiarsinello studio, attratto dall’odore dei libri e dalla voglia di stare vicino al padre,di provare a ristabilire l’equilibrio che la morte della sua amica Claudia avevaspezzato.Il vento fece tintinnare le catene dell’altalena.Damiano notò l’albero solo in quel momento. Emergeva dal terreno ai

margini del cortile, il tronco sottile e i rami piegati dal peso della ragazza. Ilfilo spinato le dilaniava i polsi e rivoli di sangue nero le scorrevano sullebraccia. La pelle corrosa dal tempo e ricoperta dai crateri di vesciche esplose.La testa, attaccata al collo solo da un lembo di carne, pendeva di lato. Leidischiuse le palpebre e occhi bianchi cercarono i suoi.Claudia.«Mi piaci senza barba lunga.» La voce di De Vivo lo riportò tra i vivi. Vide

la mano del commissario stringere quella di Flavio. L’amico fece un debolecenno col capo, poi prese in braccio la bambina dell’altalena che, appena loaveva visto arrivare, era partita a razzo verso di lui.«Jack puzza» disse la piccola. Flavio le scostò una ciocca di capelli dalla

faccia e sorrise.«Ramona, ti va di far vedere a Cristian come si fa il bagno a Jack?»«Sì!»«Come, sì? Un attimo» protestò il ragazzo. «Flavio, avevi promesso che se

ne sarebbe occupata Roberta…»«Dai, forza» si intromise De Vivo, stringendo una spalla di Cristian. «Cosa

Page 23: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

vuoi che sia lavare un cane?»«Va bene, ho capito» sbuffò Cristian, poi prese la mano della bambina che

nel frattempo era scesa dalle braccia di Flavio e si avviarono verso il retrodella casa. Il cane gli andò dietro come un’ombra. «Vieni Ramona, andiamo afare il lavoro sporco.»Damiano si massaggiò la tempia. Riportò lo sguardo sui rami vuoti

dell’albero, poi su quello strano trio che si allontanava e avvertì qualcosaagitarsi dentro di sé. Una sensazione sgradevole, un po’ come quando capivache stava arrivando un temporale dalle fitte che gli tormentavano le ossacome punture di spilli.«Lo trovo meglio» disse De Vivo. «Gli dai qualcosa per aiutarlo a dormire?»«Sto riducendo le dosi. La prossima settimana riprende la scuola. Sarà

difficile inserirsi in un contesto nuovo, con l’anno già iniziato e in mezzo agente che non conosce. Voglio che sia pronto. Che dice il giudice?»De Vivo fece per buttare il mozzicone ma si bloccò.«Per Cristian si sono esposti direttamente i piani alti. Il giudice per il

momento sembra avere le mani legate e non fa storie. Aspetta la tua perizia.»«Due mesi, quindi.»«Due mesi.» Il commissario si grattò la barba. «Suo padre era un fratello per

me. Abbiamo iniziato insieme sulle volanti, ci siamo coperti il culo a vicendaper non so quanti anni, poi lui ha preso la sua strada.»«Perché ha fatto in modo che lo affidassero a me?» chiese Flavio. «Ci sono

centinaia di strutture migliori di questa. Con i suoi disturbi della personalità,forse Cristian aveva bisogno di qualcosa di meglio di una vecchia casa aCastellaccio.»«Non hanno niente in mano» disse lo Sciacallo, spostando il peso del corpo

sulla gamba buona. Iniziava a stancarsi di tutti quei giri di parole. «Scalea haucciso la moglie e poi si è sparato. Non ha lasciato un biglietto, una mail, uncazzo… l’unica testimonianza è quella del ragazzo. Ti ha detto qualcosa dinuovo? Ha ricordato altri dettagli, oltre a quelli della deposizione?»«No» rispose Flavio. «Come mai tutto questo interesse sui ricordi di

Cristian?»«Scalea ha lavorato sotto copertura per molto tempo» riprese il commissario.

«Ho provato a controllare, a fare qualche domanda senza dare tropponell’occhio, ma niente. Risultava assegnato alla Questura di Firenze ma senzauna mansione precisa.»«E questo spiega il bisogno di far sparire per un po’ il ragazzo.» Damiano si

Page 24: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

avvicinò a una pianta con dei fiori gialli. Accarezzò un petalo e si annusò ledita.«Mi stai dicendo che non credete al suicidio?» chiese Flavio, voltandosi

verso di lui.Damiano sentì il peso di quegli occhi da malato terminale di rabbia, e

sorrise. Adorava Flavio e il suo modo di essere. Era la sua famiglia, l’unicache gli era rimasta.«Non ne sapevo niente» disse, asciugandosi lo zigomo.«L’idea è stata mia» si intromise il commissario. «Ci tengo a Cristian e so

che tu puoi aiutarlo. I nonni materni stanno facendo pressioni per ottenerne lacustodia. Sono stati invitati in televisione ma hanno rifiutato di farsi vedere,per fortuna. Ai piani alti stanno facendo il possibile per tenere questa cosalontana dai riflettori, e il fatto che il ragazzo sia qui, in una struttura sicura elontana da tutto, gli fa comodo…»«Perché?» Flavio strinse la mascella.«È questo il bello.» Lo Sciacallo picchiettò con la punta del bastone sul

selciato. «Non ne abbiamo la più pallida idea.»«Dovrei preoccuparmi?»«No.» De Vivo assestò una pacca sulla spalla di Flavio, che non si spostò di

un millimetro. «Sono vecchio e inizio a non sentirci bene da un orecchio. Èpossibile che stia diventando anche paranoico, ma sai… dopo tutte le coseche ho visto negli ultimi tempi, non so… Volevo bene a Scalea, e non riescoancora a credere a quello che è accaduto. Un attimo prima sgridava il figlioperché passava troppo tempo davanti a un computer, e subito dopo avrebbedistrutto la sua famiglia? Non riesco a smettere di pensarci: se Cristian nonavesse provato a scappare di casa sarebbe toccata anche a lui…»Damiano colse il suono squillante di una risata provenire dal retro della casa

e una morsa gli strinse il petto.«La bambina dell’altalena» disse all’improvviso.«Ramona?» chiese Flavio, affondando le mani enormi nelle tasche dei jeans.«Come sta?» domandò De Vivo.«Meglio» rispose l’amico. «È una brava bambina.»«Che cosa le è capitato?» Lo Sciacallo sentiva il cestello di una lavatrice

nella pancia.Flavio non parlò subito. Si smarrì con lo sguardo in mezzo agli alberi e

all’erba alta che circondava la casa di Mimì.«Le cose peggiori» sibilò.

Page 25: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

La sua voce era una lama sfregata con forza su una cote.

Page 26: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

5

Cristian non sopportava la confusione. L’idea che qualcosa fosse fuori postogli faceva venire la nausea. Era più forte di lui, non riusciva a rilassarsi.Come quella volta in seconda liceo, durante l’assemblea degli studenti. Si erasentito oppresso con tutti quei ragazzi intorno. Le loro voci gli trapanavano latesta e lo facevano barcollare. Aveva strisciato fuori dalla palestra come unverme, le mani appiccicose per il sudore, convinto che se si fosse allontanatoda quel casino sarebbe andata meglio. In strada però la situazione non eramigliore. Lavori in corso e un traffico infernale. Aveva sussultato a ogniclacson, a ogni rumore che proveniva dalla strada. Aveva provato unautentico sollievo nel sentire la chiave che girava nella serratura di casa. Siera lasciato il mondo fuori, oltre la spessa porta blindata, dietro le spalle. Nonimmaginava che la madre avesse scelto quel giorno per fare il cambio distagione. Magliette e pantaloni sparsi ovunque. Sul letto, sulla scrivania, sullatastiera del suo computer. Sopra tutte le sue cose.Cristian si morse il labbro nel ripensare all’urlo isterico che aveva lanciato.

Nemmeno la piccola Ramona poteva raggiungere una tonalità così acuta,quando gridava di notte.Poggiò la fronte contro il finestrino e osservò alberi, serre e case circondate

dalla macchia che gli scivolavano davanti agli occhi come gocce d’acqua suun vetro. Gli incubi non volevano smetterla di tormentare quella bambina.Sperava con tutto il cuore che il dottore riuscisse ad aiutarla a stare meglio, equesto pensiero lo sorprese. Per la prima volta non si stava preoccupando perse stesso.Una vibrazione.Proveniva dal telefono nella tasca del giubbino. Un vecchio Nokia N70 che

gli aveva dato Flavio. Non poteva usare internet, questa era laraccomandazione. Strinse nella mano quel mattoncino di plasticadomandandosi in quale museo della tecnologia il medico lo avesserecuperato.Rimosse il blocca tasti e lo schermo divenne verde. Un messaggio da

Roberta.Ti fermi al Quadrivio?Cristian si sistemò gli occhiali sul naso con la punta di un dito e sorrise.

Page 27: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Roberta era la persona più fuori di testa che avesse mai conosciuto. Non cheavesse l’abitudine di frequentare posti per malati di mente, ma nemmenonella sala d’attesa della sua psicologa a Firenze aveva visto persone come lei.Sì.Si affrettò a rispondere. Da quando era alla casa famiglia aveva capito che

esisteva una sola cosa che poteva far felice Roberta. I libri.«Mio padre ne aveva uno uguale.» La voce giunse alle sue spalle,

cogliendolo di sorpresa. Un sorriso metallico si allargò sul volto di unaragazza. Lei lo fissava come se fosse appena arrivato da Marte.«Il telefono» ripeté, e Cristian abbassò lo sguardo sulle sue mani. «Ne ho

visto uno identico nel garage di mio padre. Lo tiene conservato in un bauleinsieme ad altra roba vecchia.»«Be’, in effetti… vecchio è ancora poco » disse Cristian, i brufoli sulla

fronte che gli pulsavano come se avesse lavato la faccia con l’alcol. Si rigiròil Nokia tra le dita, gli occhi bassi. Si rendeva conto che negli ultimi mesi,fatta eccezione per Flavio e le persone che vivevano o venivano nella casa,non aveva parlato con nessuno. Aveva trascorso il suo primo giorno nellanuova scuola in silenzio, fissando il banco e limitandosi a rispondere amonosillabi alle domande del preside e di un professore.«Come mai?» gli chiese la ragazza.«Cosa?»«Come mai usi quel fossile per telefonare?»Cristian avrebbe voluto dirle che non poteva usare internet perché era un

pazzoide con una forte dipendenza dai giochi e perché i suoi genitori eranomorti. Il padre aveva preso la pistola di ordinanza e aveva sparato tre colpialla mamma, poi si era fatto saltare le cervella. Avrebbe voluto dire che avevaperso tutto e che da tre mesi viveva in una casa famiglia insieme a un dottoregrande e grosso ma con gli occhi tristi, a un cane pazzo, a una bambina cheaveva gli incubi e a una ragazza che non usciva quasi mai dalla sua stanza eche si faceva chiamare Roberta, anche se lui sapeva perfettamente che quellonon era il suo vero nome. Avrebbe voluto dirle che nonostante tutto stavabene ed era anche dimagrito, ma non lo fece.Cristian guardò il telefono e sorrise.«Ti ho visto in classe oggi, sei nuovo?»Lui si affrettò ad annuire. «Primo giorno.»«Bene, signor Primo Giorno. Che fai? Resti sul bus o scendi?»Cristian sbatté le palpebre. Vide le persone scendere dal pullman. Erano

Page 28: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

arrivati al capolinea. Si alzò di scatto ma non si mosse dal suo posto. Aspettòche la ragazza lo superasse, e un odore di capelli puliti e shampoo allacamomilla gli riempì le narici.«Non ti ho mai visto al paese» disse lei.«Mi sono trasferito da poco.»«Sei toscano? Il tuo accento è troppo simpatico. Dove vivevi prima?»«Firenze.» Cristian deglutì una pallina da tennis.Lei sorrise. «Mi stai dicendo che ti sei trasferito da Firenze a qui… a

Castellaccio? Ma che problema hanno i tuoi genitori?»Sono morti.«Niente di che.» Cristian si strinse nelle spalle, cercò con lo sguardo la sua

bicicletta e la trovò legata allo stesso palo arrugginito dove l’aveva lasciata lamattina. Era la sua via di fuga. «Sono venuto a stare da mio zio.»Fai schifo pure come bugiardo.Poi arrivarono i ragazzi. Erano seduti su una panchina poco distante dalla

fermata, ed erano in tre: un tipo alto e secco come un chiodo, con i capelli aspazzola come si portavano negli anni novanta, seguito come ombre da duegemelli che indossavano una tuta dello stesso colore. Dovevano averequalche anno più di lui e lo osservarono come se fosse uno zombie a cuipiantare un paletto in testa.«Chi è questo?» Il tipo alto mise un braccio intorno alle spalle della ragazza.Cristian buttò fuori l’aria. Solo ora riusciva a guardarla bene. Lei aveva i

capelli castani e il viso delicato come quello di una bambina. Occhi marroni eintelligenti, che gli facevano venir voglia di ridere.«Lui è Primo Giorno» rispose la ragazza. «È nuovo a scuola.»«Cristian, piacere.» Tese la mano verso lo spilungone, ma lui si limitò a

guardarla e gli fece uno strano sorriso.Avrà notato il mio palmo sudato?«Bene, Cristian.» La ragazza gli afferrò la mano sospesa a mezz’aria e la

strinse. «Io sono Anna e lui è Pompeo, il mio ragazzo. Quelli invece sonoNico e Patrick, ma nessuno li chiama per nome. Loro sono i gemelli e basta.»Cristian rivolse ai due un debole cenno di saluto. In una mano stringeva la

chiave del lucchetto. Non si era accorto di averla presa dalla tasca, ma era unchiaro segnale. La bicicletta lo aspettava.«Devo andare» disse, e si girò senza aspettare una risposta. Percorse i metri

che lo separavano dal palo e dal metallo sbiadito della bici con una domandache gli riempiva la testa.

Page 29: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Come fa una persona a chiamarsi Pompeo?Rideva, mentre l’aria gli frustava la faccia a ogni pedalata.«Pompeo» disse ad alta voce. Era solo un nome, ma non riusciva a smetterla

di pensarci, e quando arrivò davanti al Quadrivio aveva una lacrima gelidasulla guancia.Lasciò la bicicletta al volo davanti al bar e spinse la porta. Non ci avrebbe

messo molto: Roberta aveva sicuramente già avvisato del suo arrivo i dueproprietari del locale, Nina e Dino.«Come stai, giovanotto?» Nina stava asciugando il bancone di marmo con

uno straccio, i capelli biondi sopra un viso rugoso e due occhi gentili chesembravano sorridergli. Usava un rossetto di bassa qualità, pensò Cristianannusando l’odore del trucco. Uno di quelli che vendono al supermercato, enon nei negozi di cosmetici.«Non male» rispose il ragazzo. «Vi ha avvisati?»«Ecco qua.» Un uomo senza capelli sbucò da una porta dietro il bancone con

una busta sollevata sopra la testa. «Come fa a leggere così tanto?»«Non lo so, Dino.» Cristian prese il sacchetto e vi guardò dentro. Conteneva

una scatola con i libri che Roberta comprava online. Dava sempre l’indirizzodel bar per la consegna, e questo gli sembrava strano. Sarebbe stato molto piùcomodo far arrivare il corriere a casa. Forse lei si divertiva a usarlo comefattorino. Non c’era altra spiegazione.Dino gli diede una pacca sulla spalla. «Vuoi pranzare con noi? Nina ha fatto

la bolognese.»«Grazie, ma devo andare.»«Fai sempre cerimonie» disse la barista, e Cristian sorrise.Mentre usciva non poté fare a meno di notare le bottiglie sugli scaffali dietro

il bancone. Erano disposte in un modo che lo disturbò. Su una mensola bassac’erano cinque liquori, e questo era un bene, ma su quella superiore Ninaaveva messo quattro bottiglie e la cosa non gli piaceva.Dopo il cinque viene il due, poi cinque e sei.Le cose devono essere fatte bene, pensò prima di afferrare la maniglia e

tuffarsi fuori dal locale. Inspirò come se dovesse prepararsi a un’immersione.C’era troppo disordine in quel bar.

Page 30: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

6

Cristian si avvicinò alla finestra e guardò Stefania, la signora che lavoravaalla casa famiglia, richiudere il cancello del cortile e rovistare con una manonella borsa fino a trovare le chiavi dell’auto. Si scostò dal vetro e uscì dallasua stanza. Attraversò il corridoio e passò davanti alla camera di Ramona. Unpupazzo a forma di rana giaceva a faccia in giù sul tappeto rosa. Un lumeproiettava un bagliore arancione sul volto di Flavio. Era disteso sul lettotroppo piccolo per accogliere le sue gambe, un libro di fiabe stretto in unamano e una maglietta nera dei Joy Division stropicciata. La bambina dormivaavvinghiata al suo petto. Anche Flavio dormiva, il sonno profondo di unuomo che non chiudeva gli occhi da secoli.Cristian scivolò piano nella stanza, avvicinandosi al letto. I respiri di Flavio

e Ramona erano leggeri, si confondevano in un unico refolo. Lui allungò lamano fino all’interruttore del lume, fece per premerlo ma si bloccò quando labambina emise un gemito. Ramona si mosse, spingendo la faccia contro ilcorpo del dottore, e allora Cristian le vide. Era la prima volta che si trovavadavanti agli occhi le braccia scoperte di Flavio. Spesse come tronchi, eranoricoperte da sottili strisce di pelle. Vermi che gli avvolgevano i muscoli,risalendo dai polsi fino alle maniche della maglietta.Cicatrici.Il ragazzo spense la luce e mosse un passo all’indietro. Uscì dalla camera,

fece gli scalini fino al piano di sotto con lo stomaco attorcigliato in unamorsa. Pensava ai tagli sulla pelle del dottore, così tanti che non era riuscito acontarli, e si ritrovò a fissare una vecchia foto affissa al muro. Un uomo alto,con il viso appuntito come un coltello e gli occhi fissi nell’obiettivo teneva unbraccio intorno alle spalle di una donna. Lei era seduta, i capelli raccoltidietro la testa e una bambina piccolissima stretta al petto.«I nonni.» La voce roca di Roberta lo fece sussultare. Si morse il labbro: era

la seconda volta in quella giornata che qualcuno gli faceva prendere un colpo.«I nonni di Flavio» continuò la ragazza, poi puntò un dito sulla neonata e

l’unghia picchiettò il vetro. «Questa è la mamma.»Cristian si voltò verso Roberta. Quando lasciava i capelli sciolti, sembrava

Samara di The Ring. Neri come la notte sul viso da bambina. Avevalineamenti delicati e labbra sottili che si muovevano appena mentre parlava.

Page 31: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

«Dove sono, adesso?» chiese lui.«Morti quando Flavio era piccolo.»«Anche la madre?»Roberta fece un cenno d’assenso e Cristian tornò a guardare la foto. Adesso

che vedeva meglio il volto del nonno, si rese conto della somiglianza tra i dueuomini. Fece per dire qualcosa, ma quando si girò verso la ragazza lei erasparita. La ritrovò seduta su un divano in una sala che in altri tempi dovevaessere stata un soggiorno. Stava leggendo un romanzo di Dan Simmons.«Che roba è Hyperion?» le domandò, e lei lo fissò come se si accorgesse di

lui per la prima volta.«Un libro.»«Questo lo avevo capito.» Cristian si lasciò cadere su un’altra poltrona,

davanti a lei. «Volevo dire, è bello? Ti sta piacendo?»Roberta non distolse gli occhi dalle pagine. «Non lo so, ho appena iniziato.

Sei andato a prenderlo al Quadrivio.»«Ok.»Cristian posò lo sguardo su un computer portatile poggiato su un tavolino al

centro della stanza. Doveva essere lo stesso che Roberta usava per acquistarelibri online. Vedere il laptop lo fece pensare a quanto si sentisse isolato dalmondo, senza una connessione a internet.«Credi che potrei usarlo per una decina di minuti?» Ascoltò il suono della

propria voce, mentre faceva quella domanda.«Lui ha detto che potevi farlo?»«No, non l’ho chiesto a Flavio ma…»«E allora non puoi.»«Ma… devo fare una ricerca per la scuola» aggiunse per dare consistenza

alla bugia, la bocca asciutta e tanti piccoli spilli conficcati in gola.Roberta non rispose.«Dai… solo dieci minuti. Non ci sono videogiochi installati su quel pc, non

rischio di ammalarmi ancora…»«Non devi chiedere a me il permesso, non sono tua madre…» disse Roberta,

ma poi si bloccò, abbassò il libro e qualcosa nei suoi occhi vuoti cambiò. Unguizzo che fece sorridere Cristian. Uno di quei sorrisi da ebete che facevaquando si imbarazzava e non sapeva cosa dire.«Tranquilla.» Cristian si alzò. Lei non era sua madre, nessuno poteva

esserlo. Girò intorno al tavolino e passò davanti alla ragazza. Le sue dita gliafferrarono l’avambraccio in una stretta che gli gelò il cuore.

Page 32: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

«La password è Claudia.»

Page 33: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

7

Cristian trattenne il respiro fino all’uscita da scuola. Fece lo slalom nelcorridoio tra i ragazzini del primo anno e scese le scale di corsa. Avevainiziato a sentirsi male alla terza ora. La professoressa d’inglese stavaspiegando la differenza tra genitivo sassone e terza persona singolare a uncompagno di classe che proprio non riusciva a capire dove mettere quellamaledetta S. Lui stava fissando la lavagna come anestetizzato quando leparole avevano iniziato a fluttuare sopra i banchi come farfalle di gesso.Fuori dall’edificio, l’aria era rarefatta e il cielo una pellicola di plastica

trasparente che avvolgeva il liceo. Cristian barcollò nel cortile fino al campodi basket.«Se senti che sta arrivando, trova un posto lontano dagli altri e fermati.» La

voce di Flavio gli risuonò nella testa, con quel suo modo di parlare lento ecadenzato. «Ti tremeranno le gambe, tu non cadere.»Cristian infilò le dita nella rete di recinzione e strinse fino a sbiancarsi le

nocche. Le ginocchia molli come gelatina.«Avrai la sensazione di morire, ma non spaventarti.» Gli occhi di Flavio lo

fissarono e lui cercò di controllare il respiro.«Resisti, non lasciare che vinca. Aspetta che passi, è un attimo.»Cristian risucchiò l’aria tra i denti, si sistemò gli occhiali sul naso.«Tu sei più forte del panico. Sei più forte di tutto.»Annuì, prima piano, una vibrazione del mento. Poi mosse il capo con

maggiore convinzione, in modo ritmico, come se stesse seguendo un riff dichitarra di Jimmy Page.«Sì» sussurrò. «Sono più forte.»Due ragazzi si stavano affrontando sotto canestro. Il più alto dei due

difendeva, le braccia allargate e il corpo piegato in avanti a formare una diga.L’altro, i jeans strappati sulle ginocchia e il cappuccio della felpa sollevato, sifaceva passare la palla tra le gambe e guardava l’asfalto. Cristian prese acontare i palleggi.Due, poi cinque, ancora due.Il tipo con il cappuccio fece una finta verso destra, poi ruotò su una gamba e

con un movimento fluido del braccio si passò il pallone dietro la schiena. Ilragazzo-diga incespicò, preso di sorpresa, e cadde sul sedere, imprecando.

Page 34: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Due, poi cinque, ancora due. Cosa viene dopo il due? Cinque e poi un sei.Il ragazzo con il cappuccio non aveva più ostacoli sulla linea di tiro. Poteva

puntare dritto a canestro ma si fermò. Lasciò andare la palla, che rimbalzòaltre due volte prima di rotolare via, tese una mano all’amico e lo aiutò adalzarsi. I due non parlarono, si limitarono a ridere. Poi il tipo con la felpa sivoltò verso Cristian e lui si staccò dalla rete come se fosse stato attraversatoda una scossa elettrica.«Ecco dov’eri finito.» Anna gli sfiorò un braccio. «Stai bene? Sei pallido.»«Sì, tutto ok.» Cristian si stirò i lembi della camicia con una manata. Cercò

di darsi un contegno.«Volevo ringraziarti per il compito. Non so come avrei fatto, se non mi

avessi passato la soluzione del terzo esercizio. Miriano mi odia.»«Il professore non odia te, lui odia tutti.»Anna sorrise scoprendo un paio di fossette infantili che a Cristian piacevano.

Arrossì, imbarazzato.«Le funzioni sono complicate» disse, cercando di cambiare argomento.

Odiava apparire come un secchione. A Firenze i compagni di classe glirivolgevano la parola solo perché avevano bisogno di lui, e questa cosa glidava fastidio. Se non fosse stato bravo in matematica, non lo avrebberodegnato di uno sguardo.Anna si ravviò una ciocca di capelli con la mano.«Volevo ringraziarti» disse. «Sei gentile.»«Figurati» Cristian scrollò le spalle.La ragazza gli fece segno di seguirlo e insieme si avviarono verso l’uscita.«Ti andrebbe di venire alla mia festa stasera?» gli chiese, e Cristian si

bloccò.«Scusa, non sapevo fosse il tuo compleanno. Auguri…»«Non è il mio compleanno, fesso. I miei genitori sono divorziati. Mio padre

ha una casa grande e me la fa usare per stare con gli amici. Feste per pochiintimi, cose del genere.»Cristian saggiò quella parola sulla bocca.Amici.Quindi lei crede che io sia suo amico, pensò. Annuì con una espressione da

stupido stampata in faccia. Non sapeva cosa dire, quindi rimase in silenzio.«Presto imparerai a capire che cos’è a provocare i tuoi attacchi» disse Flavio

nella sua testa, e allora Cristian pensò ai colori della notte, al rumore deglialberi scossi dal vento, ai passi di Roberta che si aggirava per la casa, alle

Page 35: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

grida di Ramona e agli incubi. Ricordò che aveva sognato sua madre. Lui eraseduto in cucina e lei lo imboccava spingendogli in gola pezzi di carne crudae pulendogli il mento da rivoli di saliva rossastra. Sentì il sapore metallico delsangue nella bocca, poi il fischio dei freni del bus lo riportò alla realtà.«Muoviamoci» disse Anna, tirandolo per la manica della giacca.Prima di uscire dal cancello, Cristian si voltò di scatto verso il campo da

basket. I due ragazzi erano andati via.

Page 36: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

8

Cristian si tolse gli occhiali, e la sua immagine allo specchio divenne unamacchia sbiadita. Scosse il capo e inforcò le lenti. Non c’era speranza. Era laquarta volta che tornava a guardarsi. Aveva pettinato i capelli con il gel emesso una camicia a quadri neri e verdi sopra una t-shirt di Star Warsacquistata online a Firenze, quando era ancora a casa. Aveva perso moltopeso, e gli andava larga. Provò prima a infilarla nei jeans, poi la tirò fuori.Sentì dei passi e chiese senza voltarsi: «Come ti sembro?»Roberta si fermò a guardarlo. I capelli raccolti in una coda e il corpo sottile

nascosto sotto una felpa di due taglie più grande. Cristian lisciò l’addome etrattenne il respiro.«Uguale a prima» rispose la ragazza, per poi prendere le scale e salire al

piano di sopra.«Cazzo.» Il ragazzo lasciò perdere lo specchio, strappò il giubbino da un

piolo appeso a un muro e uscì.Ramona stava tirando una pallina a Jack che, quando lo vide apparire sulla

soglia, scattò verso di lui.«Sta’ buono, ho appena fatto la doccia.» Cristian tese le braccia in avanti,

bloccando a fatica l’assalto del cane. Rimediò comunque una leccata al polso.«Ho caricato la tua bicicletta nel portabagagli» disse Flavio, mentre portava

un sacco con i rifiuti all’esterno della proprietà.«Non è necessario che mi accompagni, la festa è qui vicino.»«Lo so, ma vado in paese e sono di strada.»Andare in auto con Flavio significava sottoporsi a uno di quei suoi strani

interrogatori. Cristian era già stato in terapia, solo che gli altri dottoriutilizzavano un sistema diverso per farsi dire le cose, molto più distaccato. Segli confidava di stare male, Flavio diventava scuro in volto. Un’ombraattraversava quegli occhi azzurri, rendendoli ancora più tristi, al punto che ilragazzo rischiava di sentirsi quasi in colpa. A differenza delle altre volte,però, il medico non fece domande. Si limitò a inserire una chiavetta USBnell’autoradio e fissare la strada. Cristian riconobbe Immigrant Song dei LedZeppelin dalla prima nota di chitarra. Guardò prima le lettere luminose suldisplay dello stereo e poi l’uomo, che gli sorrise e alzò il volume.Flavio fermò l’auto vicino a una siepe. Cristian scese dal veicolo, tirò giù la

Page 37: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

bici dal cofano e chiuse il portellone. Osservò la facciata della casa, le luciaccese dietro grandi finestre, vide i ragazzi che si muovevano nelle stanze efu sul punto di tornare indietro. Flavio doveva averlo capito perché quandoCristian si voltò a guardarlo gli sorrise e gli fece cenno di entrare. Cristiansuonò il campanello, poi schiacciò le mani sudate contro i pantaloni finchénon sentì il braccio ossuto di Pompeo che gli stringeva le spalle e lo tiravadentro la casa.«Guardate chi ho trovato davanti alla porta» gridò il ragazzo, e una decina di

facce sorridenti si voltarono verso Cristian. Lui riconobbe i gemelli in unangolo, con dei bicchieroni di plastica rossa tra le mani e vestiti con tute dellaNike, poi il suo campo visivo venne attraversato dal sorriso di Anna. Il cuoredi Cristian accelerò impazzito quando lei gli afferrò un polso, liberandolodalla morsa di Pompeo, e lo trascinò fino al buffet.«Assaggia questi rustici, sono la fine del mondo.»Cristian prese una pizzetta, che mangiò a piccoli morsi. Aveva lo stomaco

sigillato dall’ansia di stare male. Si era ritrovato in un angolo a fissare latrama di mattonelle del pavimento e a contarle, quando uno dei gemelli gliallungò un bicchiere.«Il cibo scende giù meglio se lo accompagni con questa» disse il ragazzo, e

il fratello annuì, fissandolo come se lui fosse un quadro appeso alla parete.Cristian provò a capire chi dei due fosse Nico e chi Patrick, ma eraimpossibile.«No, grazie» disse. «Sono a posto.»«Forza, non fare il cazzone… Anna ti sta guardando, bevi e goditi la festa.»Cristian spostò lo sguardo verso il centro della stanza. Seduta su un divano,

Anna era intenta a parlare con alcune ragazze. Incrociò il suo sguardo e glisorrise.«Allora? Te lo prendi o me lo bevo io?» lo incalzò uno dei gemelli, e

Cristian sfiorò il bicchiere come se contenesse qualche sostanza tossica.Osservò la superficie del liquido giallo incresparsi, e se lo portò alla bocca.Il primo sorso gli bruciò la gola, al secondo il petto prese quasi fuoco.«Che cosa mi avete dato?» domandò, ma nessuno gli rispose.Alcune mani lo afferrarono per le spalle e lo trascinarono verso il basso. Si

ritrovò seduto sul pavimento, in mezzo a un cerchio di ragazzi che nonconosceva, mentre qualcuno gli riempiva ancora il bicchiere. Anna era difronte a lui e stringeva la mano di Pompeo. Il ragazzo mise una bottigliavuota di Coca Cola a terra e urlò: «Silenzio!»

Page 38: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Poi guardò Cristian. «Sei il nuovo arrivato, e per essere ammesso al nostroclub devi superare la prova.»«Che prova?» La stanza prese a girare. «Club? Non voglio far parte di

nessun club… io sono venuto solo…»Pompeo sollevò la mano di Anna e la baciò.«Ah, quindi sei venuto per lei?» Sorrise e guardò la padrona di casa: «Cosa

gli facciamo fare, desiderio o penitenza?»La ragazza non sorrideva più. Nei suoi occhi c’era qualcosa di diverso, come

se tutta la gentilezza e la simpatia avessero lasciato il posto a una livida lastradi ghiaccio. Afferrò la bottiglia e la fece ruotare sul pavimento come unatrottola. Si fermò non lontano da Cristian, puntata verso le ginocchiaincrociate di una biondina, ma uno dei gemelli la spinse ancora, e il tapporosso sfiorò la punta delle sue Converse.«Vedi?» disse Pompeo. «Era destino.»«Penitenza» sibilò Anna, e la casa esplose in un boato.«La Casa del Diavolo» gridò qualcuno, poi altre voci fecero da eco fino a

quando tutte si unirono in un coro. Cristian venne sollevato di peso etrascinato per il corridoio. Si ritrovò all’aperto, con l’aria fredda che glisfiorava la faccia, e poi seduto dietro un motorino.«Tieniti» gli disse uno dei gemelli mentre accelerava.Il senso di intorpidimento era passato. Adesso Cristian era lucido e guardava

la strada con il cuore che gli batteva all’impazzata. Iniziò a contare gli alberi,i cartelli stradali, perché questo lo aiutava a controllare la paura. I numeriservivano a questo, a tenerlo in vita. Il gruppo di ragazzi in sella ai motorinicosteggiò un bosco, e in mezzo agli alberi Cristian sentì scorrere un fiume.«Dove mi avete portato?» chiese quando gli scooter terminarono la loro

corsa.«Se vuoi fartela con noi, devi tirare fuori le palle.» Era Pompeo a parlare, il

fiato che gli puzzava di birra. Lo afferrò per il mento e lo costrinse a guardareverso gli alberi: «Nel posto da cui vieni scommetto che non ce l’avete, unacosa così.»La casa era un ammasso informe di legno e mattoni. Una sagoma nera

circondata da terra morta e polvere. Il tetto era crollato in un punto, e lefinestre erano sprangate da assi di legno inchiodate con cura, quasi perimpedire a qualcosa che abitava in quel luogo di uscire.«Ci hanno ammazzato una persona lì dentro» continuò Pompeo con un tono

di voce serio. «Adesso tu entri e fai mangiare il gatto.»

Page 39: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

«Quale gatto?» Cristian si ritrovò a stringere un pacchetto di carta argentata.Guardò la sua mano, poi ancora la casa. Quei ruderi sembravano sul punto dicollassare. Sarebbe bastata una raffica di vento e ciò che restava del tetto glisarebbe crollato addosso.«Io non entro» disse.La mascella di Pompeo si contrasse. Cristian vide con la coda dell’occhio

che stava stringendo i pugni e si era già predisposto a incassare il colpoquando Anna si fece avanti e mise una mano sul braccio del fidanzato.«Coraggio, Primo Giorno» disse Anna. «Metti il cibo a terra e vieni via.

Facile. Ognuno di noi ha sostenuto questa prova e guardaci, non è cambiatonulla. Stiamo tutti bene.»Cristian guardò gli altri. Aspettavano tutti in silenzio.Non sapeva perché lo stesse facendo, ma si ritrovò a strusciare i piedi nella

polvere, avanzando come uno zombie verso i gradini della casa. Sentival’odore di legno marcio sotto le narici, e quando sollevò gli occhi verso lemura annerite dalla muffa ebbe la certezza che ci fosse davvero mortoqualcuno, lì dentro.Voleva solo andare a una festa, farsi degli amici, e invece fu costretto a

infilarsi in uno squarcio nella porta, strisciare tra i resti di vecchi mobili ebottiglie rotte, e ritrovarsi faccia a faccia con delle strane scritte sulle pareti.Provò a decifrare le parole tracciate dalla vernice a spray sui muri, ma eratroppo buio. Il suono delle risate dei ragazzi all’esterno gli provocò unsussulto. Gli era sembrato di sentire anche la voce di Anna, e questo lo fecestare male.Devi muoverti.Cristian lasciò perdere i graffiti ed entrò in una stanza che doveva essere

stata una cucina. Vide i tubi del gas sbucare da un muro come ossa sciolte neimattoni. Ne aveva abbastanza di quella casa e di quello stupido gioco.Andassero a fare in culo. Anna, Pompeo, i gemelli. Andassero a fanculo tutti.Non aveva bisogno di diventare loro amico. Lui aveva già degli amici. Pensòai compagni della gilda, a Sir Trent e alle chiacchiere su TeamSpeak. Checosa avrebbero fatto loro, se fossero stati insieme a lui? Aprì il pacchetto e lodepose sul pavimento. La carne macinata aveva un odore di marcio che glitolse il respiro. Fece un passo indietro e andò a sbattere contro qualcosa. Allesue spalle, le ombre parvero amalgamarsi in una forma che prese a strisciare evenire verso di lui. Il labbro inferiore gli tremò, e ricominciò a pensare alsogno in cui sua madre gli ficcava quella carne in gola. Doveva uscire da quel

Page 40: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

posto prima che fosse troppo tardi. Le ombre avevano occhi gialli e un mantobianco così sporco da sembrare grigio. Il gatto era magro, aveva la codaspezzata e un occhio chiuso da una crosta, ma non aveva perso l’appetito. Silanciò sul cibo, lo annusò per un istante, guardò Cristian, poi iniziò amangiare.Al ragazzo sfuggì un sorriso. Era andata bene e quegli idioti lì fuori avevano

ragione: la cosa era stata più semplice di quanto avesse immaginato. Il gattomangiava e lui aveva superato la prova. Forse non era così brutto essereammesso in un club. Pompeo e i gemelli non gli piacevano, e adesso che cipensava lo stesso valeva per Anna. Era una vera stronza, ma lui non potevapassare tutto il suo tempo con Roberta, Flavio e Ramona. Castellaccio potevaessere la sua seconda opportunità: ma ci volle solo un istante perché capisseche Castellaccio, in realtà, non concedeva possibilità a nessuno.All’improvviso, il gatto smise di mangiare. Fece un verso simile a un

rigurgito, guardò Cristian e schiacciò il muso sul pavimento. La cosa che glifece più male non fu vederlo contorcersi nella polvere, ma i versi cheemetteva. Un’agonia che durò per tutto il tempo in cui lui provò a uscire daquella casa. Rimbalzò con i gomiti contro i muri come la pallina di un flipper.Cadde e si rialzò, gli occhi accecati dalle lacrime.«Me l’avete fatto avvelenare» gridò fino a perdere la voce. «Presto! Vi

prego, portiamolo in una clinica!»Anna e i suoi amici scoppiarono a ridere. Dentro la casa, i lamenti

dell’animale si fecero strazianti ma loro continuavano a sbellicarsi. Nonavevano alcuna intenzione di aiutarlo. Nessuna bestia si sarebbe salvata,quella notte.Cristian aveva ucciso un gatto e loro ridevano.

Page 41: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

9

Anna e i suoi amici persero interesse nei confronti di Cristian quasi subito.Lasciarono gli scooter nel cortile e ripresero a fare festa senza di lui. Non sivoltarono nemmeno per chiedergli se volesse entrare, se avesse voglia dimangiare qualcosa o se stesse male per quello che gli avevano fatto fare. Perloro Cristian non esisteva. Non c’era nessun club in cui essere ammesso. Erastato il gioco di un branco di ragazzini annoiati, qualcosa da usare e buttarevia, come la vita del gatto alla Casa del Diavolo. Guardò la porta sbatteredietro le spalle di Pompeo, vide le luci accendersi dietro le tende della sala dapranzo e sentì una morsa allo stomaco. Si sistemò gli occhiali sul naso epensò al sangue di sua madre che scorreva nei solchi delle mattonelle, come ifili di una ragnatela rossa. Rivide la testa piegata all’indietro del padre, lafronte deformata dal proiettile, la pistola stretta tra le dita, e iniziò a piangere.Le lacrime gli scivolarono sulle guance senza preavviso. Cristian non cercò ditrattenersi, lo aveva fatto troppo a lungo e le cose non erano andate meglio.Singhiozzò in silenzio, la testa incassata tra le spalle. Era solo e colpevole.Lontano da casa, dalla sua stanza, dal ronzio delle ventole del suo computer,il mondo era così ostile, distante.Solo e colpevole.Corse alla bicicletta, abbandonata su un prato, e montò in sella. Pedalò con

foga oltre il cancello, sulla strada, lontano da Anna, Pompeo, i gemelli, con laluce gelida delle stelle sopra la testa. Gli tremavano le labbra, le mani eranostrette sul manubrio fino a sbiancare le nocche e l’aria gli bruciava nel petto.Se si fosse fermato a riprendere fiato, avrebbe vomitato.Tornare indietro non fu difficile. Aveva memorizzato ogni singolo dettaglio

delle vie percorse in motorino, e attraversò la campagna in pochi minuti.La Casa del Diavolo lo attendeva come una roccaforte nera nella

desolazione.Cristian saltò giù dalla bici e corse verso i gradini storti dell’ingresso, con il

cuore che gli martellava nel petto. Aveva avvelenato un gatto, lasciandolo acontorcersi sul pavimento in una morte atroce, proprio come suo padre avevaucciso sua madre. Non erano tanto diversi, in fondo. Il pensiero che l’animalefosse lì, destinato a decomporsi e nutrire i topi, lo faceva stare male. Nondoveva andare così.

Page 42: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Usò il cellulare per farsi luce mentre piegava il capo per infilarsi nel bucodella porta. La luna filtrava attraverso le assi inchiodate alle finestre,proiettando lame argentee sulle pareti. Cristian diede uno sguardo ai graffiti,che all’inizio gli erano sembrati semplici scritte sui muri, e provò un senso didisagio che non riusciva a spiegarsi. Chinò il capo per sfuggire a quelleparole e si ritrovò a contare i passi che lo separavano dalla cucina. L’ariapuzzava di sangue e di vomito.Il gatto non era dove lo aveva lasciato. L’animale si era trascinato fino ai

piedi di un tavolo sbilenco, allontanandosi dal pacchetto con la carneavvelenata di Pompeo. Cristian si sedette sui talloni e guardò quel corposcheletrico, tirando su con il naso e singhiozzando per un tempo che gli parveinfinito. Si accorse dei cuccioli solo quando sentì un lamento da qualcheparte, alle sue spalle.«Oh Dio» disse, portandosi una mano alla testa. Seguì il richiamo, cercando

di non fare rumore. Non voleva spaventarli, non voleva fare altri danni. Ilmiagolio lo portò fuori dalla cucina, vicino alle scale che conducevano alpiano superiore. Cristian studiò il corrimano arrugginito con la speranza dinon essersi sbagliato. Non aveva voglia di vedere cosa ci fosse di sopra, e undebole verso che proveniva dalle ombre vicino agli scalini gli fece tirare unsospiro di sollievo. La gatta aveva nascosto i piccoli in mezzo a dei vecchigiornali. Cristian si piegò con cautela e fece luce con il cellulare. Due pallinedi pelo bianche, non più grandi di un pugno, strette l’una all’altra.«Adesso cosa cazzo faccio?» sussurrò tra le labbra screpolate. Lasciare i

cuccioli lì significava condannarli a morte. Si guardò intorno alla ricerca diuna scatola, un cestino, qualcosa che gli permettesse di trasportarli via dallacasa, ma era impossibile vedere con tutto quel buio.«Vaffanculo» disse, e allungò una mano. Prese con delicatezza i gattini, uno

per volta, infilandoli nelle tasche del giubbotto. Poi passò davanti alla cucina,vide la sagoma della gatta sotto il tavolo e spinse con un dito gli occhialiverso la fronte.«Vorrei seppellirti subito, ma non c’è tempo. Adesso penso io ai tuoi piccoli.

Li porto al sicuro. Sono due, e due è un buon numero.»Cristian uscì dal buco nella porta e recuperò la bicicletta. Si lasciò alle spalle

la Casa del Diavolo, contando le pedalate che lo riportavano a casa. Non aFirenze, ma a Castellaccio, da Flavio, Roberta e Ramona. Ogni tanto sifermava per controllare che i piccoli fossero vivi. Li sentiva muoversi nelletasche e questo gli dava coraggio. Digrignò i denti e accelerò l’andatura.

Page 43: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Doveva portarli al caldo e farli mangiare.«Forza, piccoli. Ce la possiamo fare.»La festa a casa di Anna era stata uno schifo, ma lui stava bene.Era ok. Era tutto ok.

Page 44: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

10

«Secondo te ci stanno osservando?» chiese De Vivo, fissando l’oscurità oltreil parabrezza dell’auto.Damiano spostò il polsino della camicia con un dito e guardò l’ora.«Dovrebbero essere già qui» disse, pentendosi subito di essersi infilato in

quella situazione. Aveva trascorso le ultime settimane barricato nello studio aguardare serie televisive, e la cosa non gli era dispiaciuta affatto. Era comefarsi di morfina. Il cervello assuefatto ai cambi di sequenza, allo scorrereveloce della trama. Divano, pigiama e cibi precotti. Era questo il modo in cuiimmaginava di invecchiare e morire. Solo come un cane ma tranquillo.Aveva guadagnato così tanti soldi grazie ai diritti dell’ultimo romanzo che, segià prima non aveva mai avuto alcuna ansia di mettersi al lavoro, adesso eraancora peggio. Detestava la scrittura perché lo costringeva a guardarsi dentro.Diede un colpetto alla gamba cattiva e spinse la lingua nello spazio tra i denti.Sapeva di non stare bene, ma per la prima volta non dipendeva dalla gamba.Due fari si accesero all’improvviso. Fiaccole nel buio che iniziarono a

muoversi, a danzare nel nero della pineta, facendosi sempre più vicine.«Scendiamo» disse, afferrando il manico del bastone e aprendo lo sportello.

Una raffica di vento gli scostò i capelli dal viso. Lo Sciacallo contrassel’addome, sbuffò e piantò la gamba buona a terra per darsi lo slancio. Ildolore lo fece tremare, e d’istinto nascose il volto sotto la sciarpa che gliaveva regalato Roberta, per il suo compleanno. Con la coda dell’occhio videDe Vivo fare il giro davanti all’auto con una Glock in mano, per poiinfilarsela alla cintura, dietro la schiena. Un gesto rapido, non da poliziottoma da bandito.Il commissario si strinse nelle spalle. «Non si può mai sapere.»Non si può mai sapere.Damiano sentì un grumo di saliva acida riempirgli la bocca. Era passato un

anno eppure non riusciva a scrollarsi di dosso quel che era accaduto allora.La notte faceva fatica a prendere sonno. Fissava il soffitto con la sensazionedi sentirle ancora piangere. Rinchiuse in stanze anguste come loculi, leragazze stringevano le ginocchia al petto su letti marci e sporchi di sangue.Lui aveva ascoltato i loro singhiozzi attutiti dalle spesse mura e dal brontoliodi vecchie tubature, mentre zoppicava nei sotterranei della villa con la pistola

Page 45: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

stretta in una mano. Una prigione di carne e di dolore che il senatore Gioia ela sua setta avevano costruito sulla terra sterile di Castellaccio. Un passaggioverso il cuore della montagna, verso l’inferno. Damiano, Stefano, uno deisuoi migliori amici, e De Vivo erano arrivati alla casa seguendo la scia dimorte lasciata a Salerno da un assassino cresciuto in quell’inferno, un figliodel male, un bambino che non avrebbe mai dovuto vedere la luce. Dovevanosalvare Flavio dal buio che lo aveva inghiottito. Damiano aveva accettato chel’oscurità lo prendesse per mano, ancora una volta. E quando precipitavi,quando sentivi di toccare il fondo di una buca e poi strisciavi fino allasuperficie, qualcosa dentro di te mutava. Potevi convincerti di stare bene, manon era vero.Damiano si asciugò la guancia con la manica del cappotto e si sforzò di

tenere la schiena dritta. Apparire come uno spaventapasseri agli occhi diquella donna gli dava fastidio. Lei fermò l’auto a una decina di metri da loro,aprì lo sportello ma attese una manciata di secondi prima di scendere.«Perché ti sei scomodata a venire fino a qui?» le chiese Damiano ad alta

voce, serrando le palpebre. Aveva i fari puntati in faccia ma riuscì a cogliereil sorriso che si allargava sul volto della donna. Un sorriso che non avevanulla di amichevole.«Avevo voglia di sgranchirmi le gambe» rispose lei.Damiano indicò con il bastone il fascicolo che la donna teneva in una mano.«Hai un regalo per me?»«Il tuo compleanno è il venti gennaio, Valente.»«Brava.» Lo Sciacallo fece una smorfia che pretendeva di essere un sorriso.

«Voi dei servizi segreti non dimenticate mai le date di nascita della gente.»«Non di quelli che ci stanno a cuore.»Al suo fianco, De Vivo si agitò. Damiano lo sentì soffiare fuori l’aria,

pestare i piedi sul brecciolino, ed ebbe la sensazione che stesse irrigidendo lespalle. Guardò oltre la donna, verso la direzione da cui era venuta. Nonconosceva il suo nome, né gli interessava saperlo.«Ho apprezzato quel tuo pezzo sul giornale» lei gli sorrise.«Sull’anniversario della morte di Gioia?»«Già… come lo definivi? Ah, sì… Un pioniere nel recupero dei giovani

dalla tossicodipendenza. E aggiungevi che il modello di Villa Gioia dovrebbeessere un esempio per l’Italia, per il mondo intero. Davvero toccante, giuroche ne conservo una copia in ufficio.»«Una vera tragedia aver perso un uomo come lui.»

Page 46: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

«Purtroppo è la vita. Una mattina sei in televisione a parlare di agricolturaecosostenibile e quella dopo avverti una fitta al petto e sbatti a terra. Nessunopuò sentirti, nessuno può soccorrerti. Vivi in una casa grande, troppo grandeper un vecchio senatore, e si accorgono che sei morto solo quando vengono achiederti se vuoi una tazza di caffè.»Damiano fece un ghigno. «Quando prendi le cose a cuore….»«Un infarto che ha tolto il paese dall’imbarazzo.» L’agente annuì e i suoi

occhi arsero come braci.«Ho sempre amato il mio paese.» Lo Sciacallo strinse l’impugnatura del

bastone e affondò la punta nel terreno. «I tuoi capi a Roma mi sono debitori.»«Lo erano, vorrai dire. Questa cosa chiude i conti.» La donna sollevò il

fascicolo e Damiano trattenne il respiro. All’improvviso si rese conto diessere vulnerabile, una sagoma perfetta per il tiro a segno, nel cuore di unapineta. Si strofinò lo zigomo anche se l’occhio non stava lacrimando. Fece unpasso in avanti, affondando il bastone e trascinando la gamba cattiva come unpeso morto. Più passava il tempo, più faceva fatica a camminare. Stavamarcendo, pensò. Un vecchio albero dai rami secchi.L’agente gli tese i documenti e disse: «Il vostro commissario Scalea stava

lavorando a qualcosa di grosso.»«Terrorismo?» chiese Damiano, e lei fece un debole sorriso.«Qualcosa del genere, sì. Siete convinti che non si sia suicidato?»Lo Sciacallo scrollò le spalle. «Perché avrebbe dovuto?»«Stress» disse lei. «Essere sotto pressione non fa bene. Ti accorgi che la vita

fa schifo, e come reagisci? Ammazzi tua moglie e ti fai saltare la testa.»«Può darsi» rispose Damiano, pensando a ogni singola parola pronunciata

dalla donna. Scosse la cartella, era leggera. «Possiamo tenerla?»La donna fece un respiro e l’aria le si condensò davanti al viso, in una

nuvola bianca. Portava i capelli corti come quelli di un soldato, come seavesse trascorso la sua intera esistenza a combattere, e Damiano provò unasorta di ammirazione nei suoi confronti.«Fatene buon uso.» L’agente lo congedò con un cenno del capo e tornò

all’auto. Si fermò un istante prima di entrare, le dita strette sulla portiera.«Valente?»Damiano sollevò il mento e attese.«Fa’ attenzione.»La macchina ripartì lungo la strada, sollevando una nube di polvere forata

dalle luci di posizione rosse.

Page 47: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

«Che pezzo di stronza.» La voce roca di De Vivo ruppe la stasi. «Non mi hamai guardato, hai visto?»Lo Sciacallo annuì, poi ruotò sulla gamba buona per sfruttare la luce dei fari,

e passò il bastone al commissario. Aprì la cartella e il cuore smise di battere.«Che cazzo è?» chiese De Vivo, ma lui non rispose. Scosse piano il capo.Gli tremavano le dita. Un fremito che gli risalì lungo le braccia fino alle

spalle. Deglutì, cercando di respingere la sensazione di smarrimento che loaveva assalito. Oltre il muro di alberi alle sue spalle il mare si infrangevasulla spiaggia di Paestum e il vento ululava in mezzo ai rami come il verso diun dio degli abissi emerso per fare giustizia. Per cancellare dal mondo ognitraccia della loro presenza.Tutto quello che aveva in mano era un semplice foglio, con un simbolo

disegnato con un pennarello nero. Un cerchio intersecato da una croce.L’occhio aveva preso a lacrimare ma lui non lo asciugò. Lasciò che le lacrimesi impigliassero alla sciarpa.«Un mirino» disse. «È solo un cazzo di mirino.»

Page 48: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

QUADERNI ROSA

La bambina amava Bernardino di un amore che non si poteva raccontare allamamma e nemmeno alle compagne di scuola. Un amore che le faceva sudarele mani e sentire il vuoto nella pancia quando lo incontrava al fiume.Bernardino era più grande di lei. Non grande quanto un papà, ma grande.A differenza di Maria e Benedetta, alla bambina non erano ancora venute le

sue cose, e non aveva nemmeno un accenno di seno, però non giocava piùcon le bambole. Un pomeriggio era entrata nella sua stanza, le aveva prese eammassate tutte in una scatola da conservare in cantina, così che Mirtillo nonle potesse rovinare con la sua mania di mangiare tutto. Se non toccava igiocattoli e aiutava mamma con le faccende di casa, poteva considerarsi purelei grande? Se non faceva le cose dei bambini delle elementari, si sarebbesvegliata con il sangue nelle mutandine?Erano queste le domande che rivolgeva al quaderno rosa.Dopo che aveva finito i compiti, apriva l’anta dell’armadio, infilava un

braccio in mezzo ai maglioni piegati e tirava fuori il custode dei suoi segreti.Scriveva una pagina al giorno, tutti i giorni. Il quaderno non era comeMirtillo, che faceva finta di ascoltarla solo per avere gli avanzi della cena, enemmeno come le altre bambine. Se avesse raccontato di Bernardino a Maria,lei sarebbe corsa a dirlo a sua madre, che a sua volta lo avrebbe detto allealtre signore. Prima o poi tutti lo avrebbero saputo, anche la mamma, anche ilpapà lontano, e l’avrebbero punita. Non le avrebbero più permesso di uscire,forse nemmeno di andare a scuola. Era stato Bernardino a spiegarle cosasarebbe accaduto se i grandi avessero scoperto il segreto, e lei non voleva.Doveva fare la brava e non farsi sfuggire niente. Evitare di salutarlo in mezzoalle altre persone, far finta che non si conoscessero, che non si fossero maiincontrati al fiume.Bernardino avrebbe aspettato, come quella volta che lei era uscita con la

scusa di andare a giocare in parrocchia.«Uno di questi giorni ti porto a Salerno» le aveva detto, strappando una

margherita e infilandogliela sopra un orecchio. La bambina adorava quandofaceva così. Aveva conservato tutti i fiori che Bernardino aveva colto per lei.«Davvero?» aveva chiesto la bambina. «Quando?»Salerno. Non riusciva nemmeno a immaginare quanto fosse grande la città.

Page 49: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Era felice, così felice che avrebbe potuto mettersi a piangere.«Presto» le aveva risposto lui. «Quando avrai quindici anni.»Quindici anni era un tempo lunghissimo. Bernardino aveva sorriso.

Sembrava aver capito quello che le passava per la testa. Lui capiva sempre.«Ti va di venire a sederti sulle mie gambe?» le aveva chiesto.La bambina aveva annuito e si era avvicinata a lui piano, troppo imbarazzata

per guardarlo negli occhi. Il rumore dell’acqua riecheggiava in mezzo aglialberi e il cielo era rosso come una ferita. Erano soli, lontani dal mondo, e luile aveva lisciato i capelli come se fosse stata una bambola.La bambina senza volto era stata fortunata ad aver annotato tutto di quel

giorno sul suo quaderno rosa. Nella sua stanza c’era un mobile intero pieno diquaderni rosa, tutti identici tra loro. Poteva rileggere e ricordare le bugie diBernardino. Poteva ricordare le bugie di tutti. Non aveva mai visto Salerno enemmeno un’altra città. Aveva festeggiato i suoi quindici anni a inseguire lospettro di Mirtillo in una casa che non era sua, e a invecchiare mentre la vitale scivolava tra le dita.Il passato era un labirinto di ricordi sbiaditi e l’amore solo parole scritte con

inchiostro blu.

Page 50: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

PARTE II

SENZA VOLTO

Il sentimento più forte e più antico dell’animo umano è la paura, e la paurapiù grande è quella dell’ignoto. H.P. Lovecraft

Page 51: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

11

Cristian sentì la mano di Flavio che gli stringeva la spalla. Due sagomedavanti a una porta smaltata di verde. Dentro una scatola di scarpe, i gattinidormivano stretti l’uno all’altro, le teste minuscole che spuntavano da sotto illembo di un asciugamano rosso.Un rumore di passi da dentro la casa, poi la serratura scattò e un volto cotto

dal sole fece capolino da dietro il battente. L’uomo spostò i suoi occhi neri daCristian alla scatola.«È lui il ragazzo?» chiese, e la presa di Flavio si fece più intensa. Cristian

sentì le dita che gli entravano nella scapola e sorresse lo sguardo del vecchio.«Hai avvelenato la madre?» chiese l’uomo. «Lo sai che è un reato uccidere

gli animali, vero?»Cristian fece un cenno d’assenso. Avrebbe voluto spiegare quello che era

accaduto, dire quanto fosse stato stupido a farsi coinvolgere da Anna e daisuoi amici, ma la bocca era così asciutta che la lingua gli si incollò al palato.Il vecchio lo studiò senza aggiungere altro. Rimase lì a fissarlo come se

volesse entrargli nella testa, poi annuì e spalancò la porta.«Venite dentro» disse, e si avviò nel corridoio, dando loro le spalle.Cristian si voltò verso Flavio e lui gli sorrise.Girolamo Romano era stato maresciallo dei Carabinieri di Castellaccio per

quasi trent’anni. Viveva da solo in una casa vicino al fiume. Dalle finestre,Cristian riusciva a sentire l’acqua scorrere in mezzo agli alberi e a vedere lemontagne di Castellaccio con le case aggrappate alla roccia. I mobili delsalotto erano vecchi come il proprietario: sembrava che Girolamo avessesvaligiato un negozio di antiquario. Seduto su un divano sformato, un gattodal pelo rosso e la testa grande come quella di un procione li fissava conocchi gialli.«Fammi vedere cosa hai combinato» disse il maresciallo, indicando un

tavolo di mogano al centro della stanza.Cristian posò la scatola sul ripiano e scostò la coperta con la punta delle dita.

Uno dei cuccioli mosse piano una zampa.«Hanno ancora gli occhi chiusi.» Girolamo aveva la voce roca da fumatore.

Sfiorò il manto dei cuccioli con un dito dal polpastrello ingiallito e poi disse:«Quasi sicuramente hai condannato anche loro alla morte. Non ce la possono

Page 52: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

fare senza la mamma. Ci vuole una balia.»Cristian si morse la lingua. Era tornato a casa nel cuore della notte e aveva

trovato Flavio, con una tuta addosso e le chiavi dell’auto in una mano, chestava andando a cercarlo. Aveva raccontato al dottore cosa era accaduto allafesta e lui lo aveva tranquillizzato. Doveva avere davvero un pessimo aspetto,perché quando era entrato in cucina Roberta lo aveva guardato come seavesse appena visto un fantasma. La ragazza gli aveva dato un bicchiered’acqua.«Sei stato bravo» gli aveva detto Flavio, accarezzandogli la testa con quelle

sue mani enormi. «Perché non dai i gattini a Roberta? Devono stare al caldo.Oh, sono davvero piccoli…»Davvero piccoli.«Farò tutto quello che devo per salvarli» disse Cristian. Erano le prime

parole che sputava fuori da quando era entrato in quella casa. La sua rispostaparve piacere al maresciallo in pensione. I suoi occhi neri furono attraversatida una luce. Infilò le mani nelle tasche dei suoi pantaloni di velluto marrone esorrise.«Vedremo.»

«Andrai a casa del maresciallo tutti i giorni dopo la scuola» disse Flavio,scalando la marcia. Lo stereo suonava Once in a Lifetime dei Talking Heads,e le campagne di Castellaccio erano un mare verde fuori dal finestrino.«Credi che riusciranno a sopravvivere?» Cristian si schiarì la gola, poi alitò

sul vetro e disegnò un numero con l’indice. Due, come i gattini a cui avevaucciso la madre.«Girolamo ama i gatti più delle persone» continuò il dottore. «Tu gli darai

una mano a occuparsi di loro fino a quando non saranno svezzati.»«Va bene.»«Come ti senti?»Mi sento un idiota, avrebbe voluto rispondere Cristian, ma si limitò a

scrollare le spalle.«La chiamano la Casa del Diavolo, quindi.» Il tono della voce di Flavio

cambiò. Si fece più basso.Mentre parlava, il sorriso gentile sparì dalle sue labbra lasciando il posto ad

altro, a qualcosa che Cristian non aveva mai notato dal suo arrivo alla casafamiglia.«Già» rispose, e d’istinto abbassò gli occhi sul polso del dottore. La punta di

Page 53: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

una cicatrice sbucava dalla camicia e avvolgeva i tendini.«Voglio che non metti più piede in quel posto.»«Ok.»«No, niente ok. Me lo devi promettere.»Promettere. Cristian pensò al buio, a quelle strane scritte sui muri, all’odore

di vomito e al gatto morto. Alla carne che marciva, divorata dagli insetti. Poivide il sangue. Linee rosse sul pavimento. Il sangue di sua madre.«Promesso» disse, ma non ne era tanto sicuro.Trovarono un’auto ad attenderli davanti al cancello di casa. Cristian vide un

uomo che si accendeva una sigaretta, i pantaloni sporchi di vernice e unberretto calato sul capo, poi scorse Anna e una mano invisibile gli serrò lagola. La ragazza se ne stava con la schiena premuta contro la portiera e ilcapo chino sul cellulare. Schiacciava le dita sullo schermo come in preda auna nevrosi.Flavio diede un colpo di clacson e accostò l’auto. Oltre le sbarre, Jack

trotterellava nel cortile annusando le aiuole. L’uomo fece un anello di fumoin faccia ad Anna e lei lo distrusse con una manata, senza distoglierel’attenzione dallo smartphone.«Scendi un attimo» gli disse il medico, e Cristian obbedì.«Ciao bello, come stai?» gli chiese il tipo. Il modo in cui sorrideva rivelò

subito la somiglianza. Era il padre di Anna.Cristian si irrigidì, le gambe come tronchi piantati nel terreno. Le orecchie

divennero roventi. Spinse gli occhiali con un dito.«Bene, credo.»«Credi?» il padre di Anna rise come se Cristian avesse appena fatto una

battuta. Spense la sigaretta, strusciando la punta contro la suola delle scarpe,e la gettò sulla strada.«Lui è Stefano» disse Flavio. «Un mio amico. È venuto con sua figlia per

dirti qualcosa…»«In realtà» si intromise Stefano, «desidero ringraziarti. Se non fosse stato per

te, non avrei mai capito quanto è stronza mia figlia.»«Papà!» Anna sbatté un piede a terra, il viso contratto in una smorfia.«Devi sapere che la mia principessa è in crisi» continuò Stefano, incurante

delle proteste. «Non è facile avere genitori separati. Io non vorrei farlemancare nulla, però non mi aspettavo che frequentasse ragazzi con la merdanel cervello.»L’uomo si voltò verso la figlia. «Cosa devi dire a Cristian?»

Page 54: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Anna staccò gli occhi dal cellulare ma non parlò.«Allora?» la incalzò Stefano. «Vogliamo fare notte? È sabato e devo

lavorare.»Cristian avrebbe voluto dire che tutto quello non era necessario. Non gli

importava nulla di ricevere le scuse di Anna, e non godeva nel vederla con lespalle al muro. L’altra notte, alla Casa del Diavolo, era successo qualcosa cheaveva infettato i punti di ferite non cicatrizzate. Voleva solo essere lasciato inpace, e stava per dirlo quando la compagna di classe parlò.«È stato solo un brutto scherzo» disse lei all’improvviso. «Non sapevo che il

cibo fosse avvelenato. Mi sono incazzata di brutto con Pompeo, per questo.»«Non fa niente» Cristian scosse il capo. «È tutto ok.»Ho ucciso una gatta e mia madre è morta. Papà ha ucciso mamma e poi si è

suicidato. Niente è ok.«Quella vecchia casa è mia» disse Stefano. «Questa mattina sono andato a

cambiare la porta, in modo che nessuno possa entrarci, e ho trovato la gatta.»Cristian sbatté le palpebre, guardò il padre di Anna e lui gli assestò una

pacca sulla spalla.«L’ho seppellita io per te.»

Page 55: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

12

Cristian aspettò il laboratorio d’informatica dell’ultima ora per capire cosagli avessero fatto. La giornata era iniziata in modo strano già sul bus, conqualcuno dal fondo che faceva il verso di un gatto. Il miagolio era stato cosìben imitato che si era voltato di scatto, convinto che la mamma della Casa delDiavolo fosse nascosta sotto un sedile o tra i piedi dei passeggeri. Neicorridoi, poi, i ragazzi lo avevano guardato come se si fossero accorti di luisoltanto in quell’istante, come se avessero visto un marziano sovrappeso congli occhiali. Il professore stava spiegando le nozioni base di AdobePhotoshop, cose che lui riusciva a fare a occhi chiusi, troppo elementari perattirare la sua attenzione, e allora si era collegato al forum del clan, persalutare i vecchi amici.«Krys, stai bene?» Sir Trent lo contattò in privato. Cristian non si aspettava

di trovarlo online a quell’ora. Era sposato e aveva figli, possibile che fossecollegato così spesso? Non ce l’aveva un lavoro, il suo capo gilda?«Sì, grazie, e tu? Che si dice?»«Ascolta, mi dispiace per quello che ti è successo» continuò l’amico. «Stai

attraversando un brutto periodo, capita a tutti, prima o poi. Ne verrai fuori,cerca di stare tranquillo.»Cristian si grattò un brufolo sul mento, rompendo la crosta. Aveva già

affrontato la questione dei suoi genitori con Sir Trent almeno tre volte, dallasera in cui tutto era andato in pezzi. Perché ritornarci ancora sopra?«Grazie, capo. Il dottore mi sta dando una grossa mano. Sento che sto

meglio, anche con gli attacchi di panico. Niente mi ridarà mia madre, maposso farcela…»Cristian vide che Sir Trent aveva scritto qualcosa, per poi fermarsi e

cancellare il testo. Attese.«Krys, non hai visto il video?»«Che video?»«Su YouTube.»«No, zero.» Come avrebbe potuto? Usava un telefono che a stento gli

permetteva di inviare sms, e per accedere al computer a casa dovevainventarsi mille scuse ogni volta. Poi Sir Trent condivise un link sulla chat.«Clicca qui.»

Page 56: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Cristian non ricordava di essersi preso a schiaffi mentre correva fuori dallaCasa del Diavolo, e nemmeno che il lamento del gatto fosse così straziante.Esplose dagli auricolari nella sua testa, come schegge di vetro che glisquarciavano il cervello. In mezzo a quei versi di morte, le risate di Pompeo edegli altri. Un branco di iene nell’oscurità.«Ecco a voi l’assassino di gatti» diceva una voce di ragazza, mentre

l’obiettivo si spostava da lui alla porta. Affanno, poi buio e un rumore dipassi. «Il nostro eroe è entrato da questo buco per compiere il sacrificio eguardate… ecco il risultato.»Cristian vide l’animale sputare sangue, contorcersi nella polvere, e iniziò a

tremare.Non era difficile riconoscere la voce di chi aveva girato il video. Dall’altra

parte della classe, Anna teneva il capo chino sulla tastiera.«Ci sei?» chiese Sir Trent. «Posso aiutarti a farlo cancellare. Faccio subito

una segnalazione.»«Prima il due» rispose Cristian.«Come? Che cosa hai detto? Due?»«Il cinque segue sempre un due.»

Una mano gli afferrò un braccio, nel cortile della scuola.«Aspetta, Cristian» disse Anna. «Se tu mi avessi detto cosa è accaduto alla

tua famiglia, io non avrei mai… io non…»Lui si liberò dal contatto con un movimento brusco della spalla.«Tu cosa?» ruggì, aggiustandosi gli occhiali sul naso con un dito. «Sono

curioso, che cosa non avresti fatto? Ingannarmi? Invitarmi alla tua festa pertrattarmi come uno scemo? Costringermi a uccidere un povero animale?Dimmelo, Anna… voglio saperlo!»«Se avessi saputo che i tuoi sono morti, avrei convinto Pompeo a prendere di

mira un altro.»«Questo avrebbe cambiato le cose? Lo pensi per davvero?» Guardò la

ragazza e la colazione gli risalì in gola. «Non ti è bastato farmi fare quellacosa orribile? Dovevi anche filmarla? Sei davvero una persona di merda. Eadesso lasciami in pace, devo tornare a casa.»«Mi hai messo nei casini con mio padre!» gridò Anna.«È questo che ti preoccupa? Avere problemi con tuo padre? Mi dispiace, non

volevo metterti nei casini, adesso però devo andare o perdo il bus.»«Tu non ce l’hai più una casa.»

Page 57: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Pompeo emerse dalla calca di ragazzi che si era fermata in cortile perassistere alla discussione e gli mise una mano sul petto.«Che hai detto?» Cristian si voltò.«Una casa non ce l’hai» ripeté l’altro, sovrastandolo in altezza. «Ti hanno

sbattuto qui perché quel pazzo di tuo padre ha fatto un casino.»Stai calmo, lascia perdere. Conta, conta che passa…Cristian emise un respiro, abbassò il capo e fece per tornare indietro ma

trovò i gemelli nelle loro tute sportive a bloccargli la strada.«Tesoro, adesso basta… finiscila.» Anna provò a farsi largo per raggiungere

Pompeo, ma uno dei gemelli la trattenne.«Che c’è? Adesso vuoi difendere questo sfigato?»Cristian si sentì spingere e fece un passo indietro. Chiuse gli occhi, come se

il semplice serrare le palpebre bastasse a farlo sparire. Quando arrivò ilpugno, lo incassò senza lamentarsi. Gli occhiali schizzarono via e un labbroprese a pulsargli. Barcollò, i volti, gli alberi e il cortile della scuola presero afluttuare. Immagini sfocate. Anna gridava di smettere, qualcuno rideva. Levoci erano assordanti. Troppe voci per riuscire a zittirle tutte.«I miei occhiali» sussurrò Cristian. La saliva aveva un sapore metallico. Poi

sentì il rumore. Un suono ritmico in mezzo a tutte quelle voci.«Ciao, Pompino» gridò qualcuno alle sue spalle.Cristian scorse gli occhiali, si inginocchiò per raccoglierli ma non aveva più

la forza di rialzarsi e preferì restare seduto ad aspettare che il mondosmettesse di girargli intorno. Potevano continuare a pestarlo, non gliimportava, non si sarebbe mosso di lì.«Come cazzo mi hai chiamato?» chiese Pompeo.«Con il tuo nome di battesimo» disse un tipo con il cappuccio alzato sul

capo. «Non è Pompino? Pensavo che tua madre avesse voluto chiamarti comela sua specialità.»Risate, soffocate da un colpo di tosse. Cristian sollevò il capo e vide il

pallone da basket che rimbalzava nella mano di un ragazzo bassino. Pocodietro di lui, un altro ragazzo grande e grosso, con le mani affondate nelletasche del bomber, si voltò verso di lui e gli fece l’occhiolino. Uno deigemelli lasciò andare Anna e fissò Pompeo, che disse:«Che cazzo vuoi, pezzente? Tua madre li lava ancora i portoni?»«Oh, sì… anche se le cose non vanno bene e non abbiamo tanti soldi a casa.

Le ho consigliato di imparare dalla tua. Come scopa lei, non lo fa nessuno.»Un’altra risata, questa volta più forte. Pompeo si passò la lingua sulle labbra.

Page 58: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Spostò lo sguardo dal tipo con il cappuccio al gigante. Cristian conoscevaquei due, li aveva già visti ma non riusciva a ricordare dove. Si rimise inpiedi, poi il gigante dischiuse le labbra.«Tu e i tuoi leccaculo, Hansel e Gretel, non siete di questo liceo» disse.

«Che cazzo ci fate, sempre da queste parti? A me e al mio amico la cosa nonsta affatto bene.»«Non sono affari vostri» disse uno dei gemelli, poi puntò un dito su Cristian

e alcune teste si voltarono a guardarlo. Stava gelando, il freddo gli avvolgevale gambe infilandosi sotto i calzini e mordendo le dita dei piedi come se luifosse un soldato in trincea. Il gigante fece un sorriso, tolse le mani dalletasche, si sfilò la cintura dei pantaloni in un sibilo e avvolse l’estremità senzafibbia alla mano. Un serpente di cuoio che ruotava nell’aria.«Picchi quelli più piccoli, adesso?» chiese il tipo con il cappuccio a Pompeo,

e il gigante fece un passo avanti, fermandosi a meno di un metro dai gemelli.«Hansel e Gretel, vi hanno mai preso a cinghiate in faccia?» continuò, e il

pomo d’Adamo di uno dei due ragazzi si alzò e abbassò sotto il colletto dellatuta. Il ragazzo con il cappuccio riprese a far rimbalzare la palla sull’asfalto.«Quindi?» chiese. «Ve ne andate a fanculo sulle montagne da cui siete scesi

o dobbiamo spedirvi all’ospedale?»Cristian trattenne il respiro. Era sicuro che sarebbe scoppiata una rissa,

invece non accadde nulla. I primi a voltarsi e guadagnare l’uscita a bordodegli scooter furono i gemelli. Pompeo si trattenne il tempo necessario perlanciare uno sguardo omicida verso di lui, poi provò a baciare Anna, che sisottrasse, voltandosi.«Uh, che figura di merda» osservò divertito il ragazzo con il cappuccio. Il

cortile prese a svuotarsi, a eccezione di Cristian e dei suoi due salvatori.Anche Anna era andata via, senza guardarlo e senza dire una parola.Il tipo con il cappuccio si voltò e Cristian trattenne il respiro. Metà della sua

faccia era coperta da una grande voglia rossa, che gli gonfiava lo zigomo. Eracome se avesse affondato il viso in una pentola d’acqua bollente.«Sei lo stronzo del video?» gli chiese. Cristian spinse gli occhiali sul naso e

fece un debole cenno d’assenso. Gli bruciava la bocca e si era morso lalingua.Il piccoletto gli lanciò il pallone e lui lo bloccò al volo. Sentì la pelle ruvida

tra le dita.«Sai giocare a basket?» chiese il gigante. Cristian scosse il capo e lui fece

una smorfia di disgusto.

Page 59: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

«Be’, bella merda.»

Page 60: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

13

«Fa male?» chiese il ragazzo con il cappuccio indicando il suo viso, eCristian si strinse nelle spalle. Gli pulsava il labbro, la testa gli scoppiava, manon era il dolore fisico a preoccuparlo. Si sentiva umiliato, avrebbe volutosparire. Il video, il pugno ricevuto, bel modo di presentarsi a scuola. Se primatutti ignoravano la sua esistenza, adesso non avrebbero fatto altro che fissarlo,parlargli alle spalle.Lo scemo che ammazza i gatti.«Sono Jay-C, e il mio compare, il bestione che si sta rimettendo la cintura, è

Orso.»Cristian sollevò una mano in segno di saluto. Si sforzava di non guardare il

volto del ragazzo. La macchia rossa si estendeva dall’attaccatura dei capellifino al labbro.«Prima che vai in paranoia, te lo dico io.» Jay-C si scoprì il capo, tirando

indietro il cappuccio. «È un angioma: hai problemi? Ti fa schifo?»«Come? No, certo che no.» Cristian arrossì, si passò la lingua sul labbro

dimenticandosi della ferita e una scarica di dolore gli trapassò il cranio.«Bene» riprese Jay-C. «Ho visto che eri al campetto con Anna l’altro giorno.

È carina, vero? Ma un’autentica stronza. Dovresti lasciarla perdere. A quellavanno bene solo i coglioni come Pompeo.»«Non le vado dietro. Jay-C e Orso… sono i vostri veri nomi?»Orso sorrise. «Le nostre tag.»«Fico.» Cristian raccolse lo zaino e se lo mise sulla spalla. Vide il bus

andare via e si morse il labbro. Quel giorno aveva il suo primo appuntamentoa casa del maresciallo.«Sei di Castellaccio, vero? Dovresti aver sentito parlare di noi in giro. Siamo

writers. I migliori di tutto il Cilento.»«Graffitari?» Non gli era capitato di leggere le firme di quei due sui muri,

ma non gli sembrava il caso di dirlo. «Mi sono trasferito da Firenze, ma staròqui per un po’, credo.»«Bella sfiga, Castellaccio fa schifo» commentò Orso. «Comunque hai perso

l’autobus. Vieni, ti diamo un passaggio. Scommetto che non sei mai andato intre su uno scooter.»«In tre?»

Page 61: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

«Esatto.» Jay-C gli diede un colpetto con il gomito. «In tre e pure senzacasco.»

«Sono stati quei due a combinarti in questo modo?» Girolamo premette unbatuffolo d’ovatta contro il labbro di Cristian, e lui si ritrasse.«No, loro mi hanno accompagnato qui. Crede che il dottore si arrabbierà

quando mi vedrà in questo stato?»«Chi? Flavio?» Girolamo gettò l’ovatta in un secchio, poi gli porse un

bicchiere d’acqua e disse: «Bevi! Se Flavio ti fa la ramanzina per un pugno,mandalo da me che gli ricordo cosa combinava lui alla tua età.»«Lo conosceva già da prima?»«Certo, l’ho visto crescere. È arrivato a Castellaccio proprio come te, da

un’altra città. Ora però basta chiacchiere. Sei qui per darti da fare.»I gattini erano appallottolati in un cesto e controllati a vista da Ciro, il

gattone di dodici anni del maresciallo Romano che dominava il salotto,disteso sulla testiera di una poltrona.«Come stanno?» chiese Cristian, avvertendo una morsa allo stomaco.«Finché mangiano, va tutto bene» rispose il vecchio. «Se la mia Cleonice

fosse ancora viva, avrebbe fatto lei da balia per questi orfanelli.»«Sua moglie? Mi dispiace…»«Moglie? Che dici, giovanotto? Io non sono mai stato sposato. Cleonice era

la mia gatta, la trovai nel motore di un’auto a gennaio, in paese. Ha vissutoquasi quanto me. Ecco, prendi quel batuffolo d’ovatta e bagnalo sotto ilrubinetto dell’acqua calda in cucina.»Cristian strappò un pugno di ovatta e uscì dal salone. Attraversò il corridoio

dalle pareti spoglie, passando davanti a una serie di porte chiuse, ed entrò incucina. Ogni cosa in quella casa aveva l’odore del detersivo. Le superfici deimobili pulite, niente polvere, nemmeno sullo schermo del televisore. Ilmaresciallo doveva essere un maniaco dell’ordine e questa cosa lo fecesentire a suo agio. Aprì il rubinetto ed espirò, rilassando le spalle. Sentiva latensione scivolargli di dosso e scorrere sul pavimento come acqua fredda.Quando ritornò in salotto, il dolore al labbro sembrava sparito. Girolamosollevò uno dei gattini e tese la mano libera.«Dammi un pezzo d’ovatta. L’hai strizzato bene nel lavandino? Ecco,

guarda.» Prese a massaggiare con il batuffolo l’ano del cucciolo. «La mammali lecca per stimolarli a fare la cacca. Adesso fai tu la mamma.»Cristian accarezzò la testa del gattino con la punta di un dito. Era così

Page 62: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

piccolo. Lo accolse nel palmo di una mano, mentre gli strofinava condelicatezza l’ano.«Perché la chiamano la Casa del Diavolo?» chiese.«Dovresti domandarlo a Flavio» rispose Girolamo, senza staccare lo sguardo

dal cucciolo.«Ci ho provato, ma si limita a dirmi che non devo rimetterci più piede.»«Fa bene, quel posto potrebbe cadervi addosso. A te e a quegli stupidi di

amici che ti ritrovi.»«Non erano miei amici.» Cristian smise di massaggiare il gattino, che iniziò

subito a scalciare.«Oh, guarda un po’. Forza, mettilo nella lettiera.»Cristian depose il piccolo in una vasca con la sabbietta e guardò il

maresciallo. Alle sue spalle, sopra una mensola, c’era la foto di una bambinain cornice. La prima che vedeva da quando aveva messo piede in quella casa.«Davvero hanno ucciso una persona, alla Casa del Diavolo?»Il vecchio si fermò e sorrise. Un sorriso amaro.«Sono stupito! Voi ragazzi siete padroni di quei cosi lì… i computer. Oggi

con internet si può trovare tutto, al punto che le conversazioni come la nostranon hanno senso. La gente ha smesso di parlarsi. Possibile che tu nonconosca la storia di Castellaccio?»«Fino a qualche giorno prima del mio arrivo, non sapevo manco dove si

trovasse Castellaccio.»«Capisco. Allora dovresti iniziare a documentarti, giovanotto. Non sai che

significa leggere il giornale, eh? Ah, Signore…»

I gattini tornarono nella loro cesta dopo aver fatto i bisogni. Girolamo erafelice: se i piccoli andavano di corpo era un buon segno, aveva ripetutomentre lo invitava con la mano a seguirlo in corridoio.«Questa è la stanza dei ricordi» disse, infilando una mano in tasca e

prendendo un mazzo di chiavi. Cercò quella giusta e la infilò nella toppa.«Dopo il pensionamento, ho chiuso il passato dietro questa porta. Nel 1985ero solo un carabiniere di provincia» spiegò, tastando il muro alla ricercadell’interruttore. Un click, e una luce gialla si riflesse sui vetri delle techeaffisse alle pareti. Cristian rimase a bocca aperta. Giornali, quella stanza eratappezzata di giornali. Pagine ingiallite, vecchi ritagli.«Quando scomparve quella ragazzina, non eravamo preparati» continuò

Girolamo. «Come avremmo potuto esserlo? Fino al giorno prima il crimine

Page 63: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

più grande in cui ero stato impegnato era il furto di bestiame. Dovetterovenire degli uomini da Napoli e Roma, per aiutarci.»Cristian si avvicinò a una parete. Il Mattino, 1985. Lesse il titolo del pezzo e

impallidì.Castellaccio piange la piccola Claudia.

Page 64: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

14

«Che dici? Me la mandi una tua foto, adesso?»Damiano sprofondò nella poltrona, gli occhi fissi sul monitor. Allontanò le

dita dalla tastiera, ritraendo piano i polsi sulla scrivania. Pensò a qualcosa disensato da dire a Michael76. Chattavano da due mesi, e lui continuava arifiutarsi di fornire una qualunque immagine di sé. Avrebbe potuto cercarequalcosa in rete. La foto di un uomo che corrispondesse a ciò che luidesiderava essere ma che non era mai stato. Una persona senza cicatrici danascondere. Sfiorò il mouse, aprì il browser con un doppio click e si bloccò.Lo Sciacallo si massaggiò la gamba cattiva, e lei reagì con una fitta

all’addome che lo riportò alla realtà.«Che cazzo sto facendo?» si chiese, puntando il cursore del mouse sul

pulsante per abbandonare la chat. Poggiò la nuca contro lo schienale eallungò piano le gambe sotto il tavolo.Cosa avresti fatto quando ti avesse chiesto di prendere un caffè? Avresti

mandato una controfigura?La ventiquattrore di suo padre era infilata in uno spazio tra la libreria e una

cassettiera. Damiano guardò i bordi mangiucchiati dal tempo e si asciugòl’occhio con una manata.«Non c’è niente che posso fare per me» disse, piegando il corpo di lato e

allungando un braccio verso la valigetta. «Niente che possa farmi stare bene.»Afferrò la maniglia e la trascinò sul pavimento fino a sé. Aveva perso

l’abitudine di portarla ovunque andasse. Era diventata troppo pesante, o forseera lui troppo vecchio, per trascinarsi dietro i ricordi. Se la tirò sulla pancia ela aprì in uno scatto. La foto in bianco e nero che lo ritraeva insieme aClaudia, Flavio e Stefano era avvolta da una pellicola di plastica trasparente.L’aveva fatta rivestire per paura che si sgualcisse. Era l’unica cosa che glirestava dell’estate del 1985. Era stata sua madre a scattarla, e pochi giornidopo Claudia sarebbe sparita, attirata nella trappola che l’Uomo del saliceaveva preparato per lei sulla montagna. Damiano tirò su con il naso. La suaamica stava morendo mentre lui giaceva in un letto di ospedale con i tubi chesbucavano dal corpo. L’aveva sentita gridare nonostante i sedativi locostringessero a dormire. Un urlo straziante che echeggiava in mezzo aglialberi e poi una risata stridula, di una donna vecchia. Non lo aveva mai

Page 65: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

raccontato a nessuno, nemmeno a Flavio che sedeva in corsia fuori dalla suastanza, ma lui era sicuro di averla udita. La gioia della montagna per averottenuto il sacrificio che attendeva da secoli.Rimise la foto nella valigetta e prese il fascicolo giallo. Lo fissò come se

avesse paura di quello che conteneva, poi sfilò il foglio. Ripose laventiquattrore sul pavimento e osservò il disegno che gli era stato consegnatodalla donna dei servizi segreti.Un cerchio intersecato da una croce.Lo stomaco si rattrappì e brontolò, come in preda alla fame. Damiano

sorseggiò acqua dal bicchiere che aveva sulla scrivania e si tolse una cioccadi capelli dalla fronte.«Che vuoi dirmi?» chiese al foglio.La sensazione provata nel vedere quel disegno non era stata buona. Un

mirino poteva significare solo una cosa, si era detto. Un avvertimento alasciar perdere. Damiano aveva ripensato allo scambio di battute con la donnadei servizi segreti. Il commissario Scalea aveva distrutto la propria famiglia esi era sparato. Un uomo che aveva sacrificato la vita per il lavoro. Il dovereprima degli affetti, prima di tutto. Forse la moglie di Scalea aveva capito chenon poteva più andare avanti in quel modo, e aveva cercato conforto altrove.L’amore e la gelosia erano un motivo più che sufficiente per uccidere. Se ilsangue chiamava altro sangue, allora perché Cristian era ancora vivo?Damiano mise da parte il disegno e guardò lo schermo del portatile. Avvertì

un formicolio improvviso alla punta delle dita. Stava perdendo un pezzo,qualcosa nel suo ragionamento era sbagliato. Forse doveva lasciar perdere.Non conosceva Scalea e sporcarsi le mani non avrebbe messo le cose a posto,eppure c’era stato qualcosa nello sguardo di quel ragazzino che l’avevariportato lì, nel vecchio studio di suo padre, in mezzo ai libri, all’odore dipolvere da sparo e di carne bruciata.Smarrimento, abbandono, paura di non riuscire a farcela con le proprie

forze.Lo Sciacallo conosceva quei sentimenti, così come conosceva i segni lasciati

sulla terra dalla Morte.«Siamo fatti di carne e ossa» sussurrò, mentre schiacciava una serie di tasti

sul laptop per accedere alla Darknet. Aveva letto da qualche parte che nelbuio si nascondevano le verità più scomode, e questo concetto l’avevacolpito. Non era un esperto di informatica, ma era padrone delle nozionigiuste per connettersi al Deep Web, il mondo sommerso di internet, quello in

Page 66: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

cui si nascondevano mostri ed eroi. Nel 2010 aveva scritto un libro sultraffico di organi che l’aveva portato a conoscere Zulu e i suoi amici. Sepagavi l’hacker giusto, nessuna porta chiusa a chiave avrebbe retto all’urto.«Guarda guarda chi si vede da queste parti. Ti sei perso, scrittore?»Un pop-up esplose sullo schermo. Parole verdi su uno sfondo nero.«Avevo schermato il mio IP» digitò Damiano. «Come hai fatto a capire che

ero io?»«Mi sottovaluti, amico mio. Chiedimi scusa» disse Zulu, e Damiano fece un

ghigno.«Ho bisogno del tuo aiuto.» Le dita dello Sciacallo si mossero rapide sulla

tastiera. La gamba pulsava, affamata di antidolorifici.Aspetta, maledetta. Un attimo e sono da te.«Se mi mandi a caccia di qualche pedofilo di merda, ti faccio lo sconto.»«No, niente pedofili questa volta» disse Damiano. «Come te la cavi invece a

resuscitare i morti?»

Page 67: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

15

Orso agitò la bomboletta e scosse il capo. «Cazzo, ho finito il rosso. Cri’,puoi guardare nello zaino se c’è rimasto qualcosa?»Cristian saltò giù dal muretto e rovistò in una sacca mimetica.«Niente rosso» disse dopo aver controllato la scorta. «Ti va bene del

salmone?»Orso guardò prima lui, poi il muro e storse il naso. Jay-C smise di colorare

una C e saltò giù dalle cassette di plastica che usava come scaletta. Guardò ilpezzo di muro del compagno e diede un pugno alla spalla di Cristian.«Ha ragione lui, prova a sfumare con il salmone.»«Ma volevo usarlo per i contorni. Adesso con cosa li faccio, i punti luce?»

protestò Orso.«Ti presto il giallo» rispose Jay-C, srotolando un pezzo di carta dalla tasca e

controllando lo schizzo del suo graffito. «E quindi, Cri’… ci staviraccontando? Questo maresciallo è in fissa per l’Uomo del salice? Perché? Epoi, come cazzo facevi a non sapere del serial killer di Castellaccio? Haappeso il corpo di una ragazzina a un albero, una tipa che faceva massaggi inun centro sulla litoranea. Le ha tagliato la testa, ti rendi conto? Cazzo, non liguardavi i telegiornali?»«Ho avuto un camion della RAI davanti casa per un mese» si intromise

Orso. «Dovevo chiudere le tendine alla finestra del bagno quando cacavo.» Ilragazzo spruzzò il colore sul muro, poi si grattò il cranio rasato e disse: «Ilsalmone comunque ci sta male, in questo pezzo.»«Aspetta un momento.» Jay-C si voltò verso Orso. «Tu cachi con la tenda

aperta?»«Ovvio. Tenda e finestra, altrimenti come esce la puzza?»Cristian guardò Jay-C e scoppiò a ridere. «Che schifo.»«Ridi, ridi, stronzetto.» Orso lo indicò con un dito sporco di vernice. «Credi

che non l’abbia sentita la bomba che hai mollato in cortile?»«Cosa? Io… che dici, di quale bomba parli?» Cristian sentì che le orecchie

gli stavano andando a fuoco.«Allora sei stato tu.» Jay-C si tirò il colletto della felpa sul naso. «Si sente

ancora, porca miseria. Ma che ti danno da mangiare in quella casa famiglia?Bambini morti?»

Page 68: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

«Stiamo divagando, volete sentire la storia o no?» Cristian si sistemò gliocchiali sul naso, riprendendo fiato. Non rideva così dalla notte in cui avevaespugnato la città degli orchi con i suoi compagni di gilda, solo che ridere dasolo, al buio della sua stanza e con le cuffie in testa, non era esattamente lastessa cosa. Guardò i due ragazzi e pensò a suo padre, alla sera in cui avevanolitigato. Il sorriso gli morì sulle labbra.«Che ti prende?» gli chiese Jay-C. «Sei pallido.»Il sangue gocciola sul pavimento in un lento ticchettio. È il tempo che passa.

Il tempo delle cose che non esistono più.«Tutto ok.» Cristian si sforzò di riacquistare il controllo. «Il serial killer di

Castellaccio era un medico, uno famoso. Ha iniziato a uccidere nel 1985,quando era solo un ragazzo, ma questo già lo sapete.»«Già, era un parente della tua amichetta Anna» disse Orso. «Forse per

questo è così stronza.»«In che senso?» chiese Cristian.«L’allegro chirurgo e il padre di Anna erano cugini» rispose Jay-C, poi si

grattò il mento. La luce si rifletteva sul lato sano del viso. «Nella cantina dicasa hanno trovato gli scheletri di una decina di ragazze.»Cristian annuì. «Le seppelliva a faccia in giù. Legando loro i polsi dietro la

schiena.»«Che pazzo di merda» commentò Jay-C. «Chissà perché le metteva in quel

modo.»«Era un’usanza del V secolo.» Cristian citò l’articolo che aveva letto la sera

prima in rete con il computer di Roberta. «Lo facevano con le streghe perimpedire che tornassero in vita.»«Quelle non erano streghe, però» disse Orso. «Alcune erano solo delle

bambine che quell’uomo di merda aveva fatto sparire. Prima che lobeccassero, aveva preso una tipa a Roma e l’aveva portata in quella casa.»Cristian fece un cenno d’assenso. La Casa del Diavolo.«Tu ci sei entrato.» Jay-C fece un passo indietro e guardò il graffito,

strizzando un occhio. «Che cosa hai visto?»«Non lo so, era molto buio.»«Oh, non cacarti addosso. Qualcosa devi averla notata, ne sono sicuro.»Cristian spostò il peso del corpo da una gamba all’altra, infilò le mani in

tasca e diede un calcio a una pietra.«Parole» disse. «C’erano parole ovunque, sui muri.»«Murales?»

Page 69: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

«Non proprio, sembravano versi di una poesia.»«Dovevi fare una foto» disse Orso, infilando una mano nella tasca posteriore

dei jeans e prendendo un pacchetto di sigarette. «Quella roba non l’hannodetta in televisione, o comunque io non credo d’averla sentita. Mia nonna èfissata con le trasmissioni sulla gente scomparsa e roba del genere. Si piazzadavanti alla tv e dobbiamo vedere sempre quello che dice lei. Se avesseroparlato di una poesia, me lo ricorderei.»«Che intendi?»Orso si accese una sigaretta, diede un paio di tiri e gliela passò. Cristian

guardò il filtro giallo stretto tra l’indice e il pollice dell’amico e scosse ilcapo.«Su, fuma… ti fa bene.»Prese la sigaretta con la mano che gli tremava e la infilò tra le labbra.«Tira piano, bravo… così. Lo senti il fumo che ti entra in corpo?»Cristian tossì, con un nodo alla gola e l’amaro in bocca. Fece per restituire la

sigaretta, ma Orso scosse piano il capo.«Fuma» gli disse, e il tono non ammetteva repliche.Cristian fece un altro tiro e dita calde gli si infilarono in gola, fino ai

polmoni. Fissò la brace arancione che si accendeva davanti al suo nasomentre risucchiava l’aria. Trattenne il fumo in bocca, le guance gonfie, poi losputò fuori con un colpo di tosse. Bruciava ma gli piaceva. Qualcosa nellasua testa si sciolse, piccoli nodi contorti. Sbatté le palpebre al sole chebagnava di rosso la punta delle montagne.«Sapete che penso?» disse Orso, riprendendo il filo del suo ragionamento.

«Potremmo entrare in quella casa, fare delle foto e provare a venderle online.Se non ho visto quella roba in televisione, vuol dire che è tutto coperto dasegreto.»«Secondo me è una stronzata» disse Jay-C togliendo la sigaretta dalla bocca

di Cristian e facendo un tiro.«Che c’è? Adesso ti caghi addosso come Pompeo e i gemelli?» Orso diede

un pugno sulla spalla dell’amico e gli fece l’occhiolino.«Non nominarmeli quei tre sfigati: avrei dovuto distruggerli a scuola.»Orso sorrise. «Forse avresti steso uno dei gemelli, ma agli altri avrei dovuto

pensarci io.»«Certo, come no. È arrivato The Punisher…»«La prima vittima dell’Uomo del salice si chiamava Claudia» disse Cristian

all’improvviso, pensando alla password del computer di Flavio. «La

Page 70: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

trovarono appesa ai rami di un albero.»Orso annuì. «Sulla montagna.»«Aveva quindici anni quando è morta.» Cristian rivide Flavio e i suoi occhi

tristi.«Alcune cose non si perdonano» risuonò la voce del dottore nella testa. «È

inutile farsi illusioni, il dolore serve anche a questo. Ci ricorda quanto siamofragili, Cristian. Tutti noi abbiamo cicatrici, non c’è nulla di cui vergognarsi.»«Quindi che facciamo?» domandò Jay-C. «Proviamo a vendere le foto

oppure no?»«Non vendiamo un bel niente.» Cristian si sistemò gli occhiali sul naso,

guardò le bombolette vuote sull’asfalto. Alcune erano rovesciate di lato, altrese ne stavano in piedi come soldatini di piombo. Non c’era armonia, nessunasequenza, eppure in quel preciso istante non gli venne l’istinto di contare.«Le parole significano qualcosa. Perché si sarebbe sforzato tanto di scriveresui muri? Per me sono simboli magici.»Orso smise di dipingere e si voltò. «Ti ascolto.»Cristian pensò al suono prodotto dalle pantofole di Girolamo nel corridoio.

Si spostava da una parte all’altra della casa tenendo i gattini in braccio. Unuomo vecchio e solo che fissava pareti tappezzate di articoli di giornale. Lasua vita era tutta lì, in una stanza chiusa a chiave. Il maresciallo si portavaaddosso qualcosa, proprio come Flavio, solo che le sue cicatrici non sivedevano a occhio nudo.Tutti noi abbiamo cicatrici.«Forse…» Le parole gli vennero fuori da sole, un flusso incontrollato di

pensieri. «Se capiamo cosa significano le scritte sui muri, possiamocomprendere perché è toccata a loro. Perché c’è stata prima Claudia e poitutte le altre. L’Uomo del salice è morto, lo so, ma erano solo delle bambine equeste cose non accadono per caso. Non siete curiosi?»«Ci stai chiedendo di giocare a fare gli sbirri?» chiese Orso.«A me stanno sul cazzo gli sbirri.» Jay-C mise ciò che restava della sigaretta

tra indice e pollice e la sparò nel vuoto come una biglia.«Noi non siamo poliziotti. Mio padre era un commissario e non voglio

diventare come lui, però… se entriamo nella Casa del Diavolo e scattiamo lefoto a quei versi sui muri, forse potremmo farli leggere a Girolamo. Sonoconvinto che sia in pena per non aver preso il colpevole nel 1985. Mi ha dettoche avevano accusato un uomo ingiustamente e che poi quell’uomo sisuicidò, capite cosa voglio dire?»

Page 71: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

«Cri’, dimmi una cosa.» Orso gli mise una mano sulla spalla. «Lo sai chi haammazzato l’Uomo del salice, vero?»Cristian osservò i graffiti. Parole intrecciate su un muro decrepito. I colori

rivitalizzavano i mattoni morti, e questo gli dava conforto. Un brivido glirisalì lungo la schiena, e provò un senso di orrore che non riusciva aspiegarsi. Castellaccio era qualcosa di più di un semplice paese. Un enormecimitero ricoperto da terra, boschi e montagne.Cristian si schiarì la voce. «Il padre di Anna, Valente, lo scrittore zoppo, e

poi Flavio, il mio dottore. Sono stati loro tre a farlo.»«Passami quel giallo, che finisco qui.» Orso afferrò la bomboletta al volo,

prese un’altra sigaretta dal pacchetto e se la mise tra le labbra. Sembrava piùgrande della sua età, le spalle larghe e i peli del petto che spuntavano dalcolletto della camicia di jeans.«Erano in tre, eh?» gli chiese, e Cristian sorrise.«Erano in tre. Proprio come noi.»

Page 72: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

16

«Chi sono questi due sfrantumati?» Il maresciallo Romano indicò i ragazzialle spalle di Cristian.«Sono miei amici, volevano vedere i gattini» rispose, le orecchie che

bruciavano e il sapore della sigaretta ancora in bocca nonostante la mentina diJay-C.«È una bomba» gli aveva detto il ragazzo nel ficcargliela in una mano. «Ti

sentirai come se ti si stesse staccando la lingua dalla bocca. Quando torno acasa, posso averne fumate anche dieci in un pomeriggio ma con questecaramelle mia madre non mi sgama mai.»«Secondo me invece ti ha sgamato, solo che fa finta di niente per vedere se

davvero sei così scemo da non accorgerti che lei sa» aveva detto Orso, lemani conficcate nelle tasche e le bombolette vuote che tintinnavano nellasacca.Girolamo, in piedi sulla soglia, fece un cenno con la mano e invitò i ragazzi

a entrare. Cristian si fece di lato, lasciò che gli amici si infilassero nelcorridoio, poi sorrise al maresciallo.«Grazie, e mi scusi per il fuori programma» disse. «Come stanno i piccoli?

Pronti per la poppata?»Girolamo arricciò il naso. «Hai fumato?»«Come? Io… no, fumato?» Cristian si toccò la montatura degli occhiali. Una

goccia di sudore gli scivolò al centro delle scapole incollandosi alla camicia.«Va bene, sbrighiamoci. Stasera ho un impegno.»Il vecchio chiuse la porta con delicatezza e strusciò le ciabatte in corridoio.«Piacere, Giacomo.» Jay-C tese la mano ossuta, le dita sporche di vernice,

ma Girolamo la ignorò.«Da questa parte» disse l’uomo, indicando il salone.«Ti chiami Giacomo?» chiese Cristian sottovoce, e l’amico gli strizzò un

occhio.I gattini sembravano cresciuti. Un groviglio di zampe e orecchie pelose,

illuminato dalla luce alogena di una stufa. Cristian li guardò, accarezzando latesta gigante di Ciro che era venuto a strusciarglisi contro una gamba, e le suelabbra si tesero in un sorriso.«Hanno aperto gli occhi?» chiese, e il maresciallo fece un ghigno.

Page 73: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

«Proprio questa mattina. Va’ in cucina a preparare i biberon» disse, eCristian uscì dalla stanza, sentendo la voce squillante di Jay-C che rivolgevaversi ai cuccioli. Attraversò il corridoio, soffermandosi a fissare la fila delleporte chiuse. In fondo, sulla sinistra, c’era la stanza dei ricordi. Il mosaicodella morte. Le gambe di una ragazza che penzolavano nel vuoto, i polsiscarnificati appesi ai rami di un albero. Un brivido gli fece rizzare i peli sullanuca. Deglutì e si riscosse dalla paralisi. Preparò il latte in cucina e ritornò insalone, il capo chino. Non voleva guardare la porta della stanza. Aveva lasensazione che qualcosa vi spingesse contro dall’interno. L’eco dei lamenti,le voci delle ragazze morte.I morti possono davvero parlare?«Vi faccio vedere come si fa» disse guardando Orso e Jay-C e avvicinando il

biberon alla bocca di un gattino. «Con una mano lo tengo dritto, così… comese stesse succhiando dalla mamma. In questo modo il latte non gli va ditraverso e lui non rischia di strozzarsi.»Girolamo si era andato a sedere sulla sua poltrona nell’angolo della stanza

sotto la finestra, e Ciro ne aveva approfittato per saltargli sulle gambe e farsigrattare con un dito dietro le orecchie.«Sono stupendi.» Un sorriso si allargò sul volto deforme di Jay-C; poi il

ragazzo guardò il maresciallo e chiese: «Posso accarezzarli?»L’uomo sollevò una mano come un sacerdote che impartisca una

benedizione.«Come li avete chiamati?»Cristian sollevò il capo e irrigidì le spalle. «Non gli abbiamo ancora dato un

nome.»«E perché no?» Jay-C sfiorò uno dei due gattini con le dita. «Questo ha la

faccia di due colori come la mia. Forte… Cosa ne farete di loro?»«Li svezziamo.» Cristian pulì il muso del primo gattino, lo ripose con

delicatezza nella cesta, poi si fece passare l’altro dall’amico e lo mise inposizione per allattarlo. «Li porterei alla casa famiglia ma a Jack, il cane delmio dottore, non piacciono molto i gatti. Voi conoscete qualcuno che possaadottarli?»Orso scosse il capo, mentre Jay-C non rispose. Fissava quasi ipnotizzato i

cuccioli. Il maresciallo doveva aver notato l’interesse del ragazzo, perchémise a terra Ciro, rilassò la nuca contro lo schienale e chiuse le palpebre.«Potresti prenderli tu, Giacomo» disse, indicando Jay-C con un dito.

«Crescerebbero insieme. Sono due sopravvissuti, sarebbe triste separarli.»

Page 74: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

«Due gatti? In casa?»Il vecchio annuì.«Ah, no… non esiste. Mia madre non vuole, e poi chi si prenderebbe cura di

loro? Io sono sempre in giro e da me non c’è nessuno fino a sera. No, nienteda fare.»Jay-C scandì le ultime parole scuotendo il capo, come se stesse provando a

convincere se stesso prima di chiunque altro. Cristian guardò Orso e lui glifece l’occhiolino.Vai, adesso digli quello che devi.«Maresciallo…» Cristian avvertiva un nodo alla gola. Avrebbe voluto

accendersi una sigaretta e fumarla lì, nel salotto di Girolamo. «La sera cheio… be’, la sera che ho avvelenato la madre dei piccoli, ho notato qualcosa…nella casa, intendo.»Girolamo doveva essersi addormentato e sembrava che non avesse nemmeno

sentito le sue parole. Teneva le mani intrecciate sull’addome e la testa piegataall’indietro. La pelle del collo era grinzosa, il volto una maschera di rugheche parevano tanti solchi intagliati nella corteccia di un albero.Cristian guardò prima Jay-C e poi Orso, che lo incitò a proseguire,

sillabando in silenzio due parole: Vai, cazzo!«Lo so che quella era la casa di famiglia dell’Uomo del salice» riprese

Cristian, posando il gattino nella cesta e pulendosi una mano sui jeans.«Hanno trovato i resti delle ragazze nella cantina, me lo ha fatto leggere leinegli articoli che conserva, e allora ho fatto qualche ricerca. Prima usavointernet solo per i videogiochi, mi chiudevo nella mia stanza e passavo iltempo a giocare, senza mangiare o andare in bagno, a volte senza nemmenodormire. Internet però è un ottimo posto dove trovare risposte. La domandal’ho fatta io: sono andato su un motore di ricerca e ho impostato le parolechiave. Lo sapeva che hanno fondato un circolo di seguaci dell’Uomo delsalice? Da qualche parte c’è gente che ama quell’assassino. Lo consideranoun modello, addirittura alcune donne gli hanno dedicato poesie d’amore. C’ètanto da leggere su internet, ma nessuna delle cose che ho trovato è stata ingrado di rispondere alla mia domanda.»Il maresciallo aprì le palpebre e Cristian si sentì i suoi occhi neri addosso.

L’espressione sul volto dell’uomo non era mutata. Le guance pendevano dilato come lembi di pelle flaccida, e danzarono nell’aria mentre lui parlava.«Quale domanda hai fatto a internet?» chiese Girolamo.«Le scritte sui muri» disse Cristian, mentre rivedeva se stesso passare

Page 75: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

attraverso il buco nella porta, sentiva quell’odore di marcio che gli pizzicavale narici, provava la sensazione di soffocare, stretto nella morsa del buio edelle cose nascoste nell’oscurità. «Non le cita nessuno. Nessun giornale oblog, nemmeno quei pazzi del fan club. Io però le ho viste, parole prive disenso… sembravano versi di una poesia. Lei sa di cosa sto parlando?Conosce quei graffiti, vero?»Girolamo lo fissò, il volto scavato dalle rughe e i baffi grigi che gli

ricoprivano il labbro.«Hai finito con i gatti?» disse.«Cosa?» Cristian si sentiva spiazzato. «I gatti? Certo, hanno mangiato e

adesso…»«Bene: allora vattene. Torna a casa tua e porta via i tuoi amici.»«Chiedo scusa, maresciallo. Non volevo offendere, era solo per dire che mi è

sembrato strano.»«Certo, che è strano.» Girolamo annuì e le guance gelatinose fluttuarono.

«Non capisco però perché tu ne parli qui, e adesso. Cosa vuoi da me?»«Voglio capire.» Cristian deglutì. «Ho la sensazione che in tutta questa

storia si sia perso un passaggio. Abbiamo il primo omicidio a Castellaccio,Claudia, quando l’Uomo del salice era solo un ragazzo, poi silenzio e ancoramorte. Nessuno ha spiegato il significato della montagna, della caverna, dellescritte sui muri nella Casa del Diavolo. Credo che ci sia ancora molto da dire.Tutte quelle ragazze morte meritano di sapere perché è toccato a loro inveceche ad altre.»«Credi che questo sia uno dei tuoi giochi?» La voce di Girolamo non era

alterata: parlava in tono neutro, come quando gli aveva spiegato comestimolare i gattini ad andare di corpo. «Di cosa si tratta? Di un’altrascommessa? È per questo che loro due sono venuti qui? Per accertarsi che tuandassi fino in fondo?»Cristian sostenne lo sguardo del maresciallo e scosse il capo. Qualcosa in

quella casa gli era rimasto incollato addosso. Una patina malsana sulla pelle,il tanfo di sudore vecchio. Aveva la sensazione che il sangue sputato dallagatta avvelenata su quel vecchio pavimento fosse stato concime per il maleannidato nella terra. Non riusciva a spiegarselo, ma anche adesso che eralontano, altrove, riusciva a vedere il profilo decrepito della casa stagliarsinella notte, e provava disagio.Non era ok. Niente era ok.«È una cosa che devo fare» disse Cristian, stringendo i pugni sudati. «Ne ho

Page 76: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

bisogno, io devo capire. Lei c’è stato lì dentro, conosce la storia di quel luogomeglio di tanti altri, è l’unico che può aiutarmi.»Girolamo rise, e il suono di quella risata, così improvvisa e forzata, lo fece

trasalire. Si voltò verso gli amici, cercando uno sguardo d’intesa, ma eranoimpalliditi.«Prima i gatti e poi quel posto, come è che lo chiamate? La Casa del

Diavolo? Non ti sembra che io stia facendo un po’ tante cose, per te? Daquanto ci conosciamo? Poco, troppo poco perché io sia obbligato a starti asentire.»«Lo so, è vero, ma non lo faccia per me. Ho visto la sua stanza, lo so… lei

cerca qualcosa proprio come me, Orso e Jay-C. Cerca la stessa cosa che haspinto Flavio e i suoi amici a trovare l’assassino di Claudia. Loro hannoaspettato quel momento dal 1985… e lei? Che cosa mi dice di lei? Da quantotempo sta aspettando?»Girolamo Romano sbatté le palpebre e rimase in silenzio. L’orologio che

portava al polso ticchettava in modo assordante. Ciro saltò sulla tavola e siavvicinò al cesto con i gattini. Li annusò come se li vedesse per la primavolta, poi rimase fermo, indeciso se mangiarli o ignorarli. Scelse la secondaipotesi.«Sono stato io a trovarla.» La voce del vecchio riempì il salone come le note

di un violino scordato. «Arrivai sulla montagna per primo, insieme a unpastore e ai suoi cani. Le gambe della ragazza penzolavano davanti alla miafaccia. Io ero fermo, immobile, e guardavo le tracce di sangue sulla pelle.L’aveva appesa ai rami con del filo spinato, capisci? Era la prima volta chevedevo una cosa del genere. Il mio comandante aveva fatto la guerra enemmeno lui si era mai trovato in una situazione simile. Nelle trincee c’eranoi cadaveri, soldati maciullati dalle bombe, ma questa era un’altra storia. Unastoria di morte.»Cristian si leccò le labbra spaccate. Voleva trovare qualcosa di sensato da

dire ma qualsiasi parola sarebbe stata vuota, un inutile spreco di fiato.«Non ho mai visto quelle scritte» disse il maresciallo, interrompendo il

silenzio. «Ero già in pensione quando entrarono nella casa, però ho letto ladeposizione della ragazzina, la sopravvissuta… quella che lui aveva preso aRoma e che il tuo medico ha salvato. Ricordava ogni angolo, ogni dettagliodella casa. Raccontò di come l’avevano tenuta prigioniera lì per giorni, lui e ilsuo aiutante, prima di portarla nella caverna. È stata lei a parlare dei disegni,delle parole e dell’orrore, e quello che avevo immaginato, quella che avevo

Page 77: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

creduto fosse una spiegazione, era così lontana dalla verità che mi sonosentito morire. A distanza di anni, mi sono reso conto che avrei potutofermarlo. Dopo che aveva ucciso Claudia, io potevo prenderlo.»«Che cosa è successo allora? Perché non l’avete arrestato?» chiese Orso, le

mani che torturavano la cinta dello zaino.Girolamo allargò le braccia, scrollò le spalle e sembrò sprofondare nella

poltrona.«Ormai è tutto finito» disse il maresciallo. «L’Uomo del salice si è portato

dietro con sé i vivi e i morti, e voi ragazzi dovreste pensare ad altro inveceche dare la caccia ai fantasmi. Dovreste innamorarvi e fare le cose che sifanno alla vostra età, o rischierete di ritrovarvi soli, come me, a vivere in unacasa di rimpianti.»Cristian fece un respiro profondo.Ha ragione. Tutto questo non ha senso.Pensò ai gattini che crescevano di giorno in giorno, a Ramona che non

faceva più incubi, a Roberta e ai suoi libri, al suono delle bombolette di Orsoe Jay-C, al brutto muso di Jack, alle cicatrici sulle braccia di Flavio e alla fotoin bianco e nero della famiglia. Pensò alla mamma di Flavio, alla mamma deigattini e alla sua, di mamma. Alla morte e alla fine di tutte le cose, al silenzioe al sangue sul pavimento, e iniziò a contare.Dopo il due ci vuole un cinque, poi ancora un due…«In che senso, i vivi?» domandò, sistemandosi gli occhiali sul naso. «Ha

detto che l’Uomo del salice si è portato dietro tutto. I vivi e i morti. Perchépure i vivi?»«Sei intelligente.» Il maresciallo fece un sorriso amaro, lo sguardo perso nel

vuoto. «Hai parlato delle ragazze nella casa, di quelle che sono state ritrovatesepolte nella cantina. Anche lui era intelligente, il più intelligente di tutti.Non si era disfatto di nulla, conservava le loro ossa, una a una, i vestiti, iquaderni di scuola… qualsiasi cosa potesse seguirle dall’altra parte. Loro gliappartenevano, da vive e da morte, come le bambole che appendeva aglialberi. Agli inquirenti è caduto il mondo addosso. All’improvviso, ognidenuncia di scomparsa avvenuta in Italia tra il 1985 e il 2016 portava aCastellaccio, alle nostre montagne e alla caverna. Io non l’ho mai vista,sapete? Ignoravo addirittura che esistesse…»«Maresciallo, lei ha detto che stava per prenderlo… che cosa intende?»

sussurrò Cristian.«La bambina» disse il vecchio, le mani che gli tremavano. «Era stata lei a

Page 78: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

dirmelo.»Cristian si appoggiò al tavolo e un pensiero gli balenò nella testa. Forse lui,

Orso e Jay-C dovevano accettare le cose per quello che erano. Niente di più eniente di meno. Erano ancora in tempo per tirarsi indietro, nessuno lo avrebbemai saputo.«Di quale bambina sta parlando?» chiese.Girolamo sollevò gli occhi acquosi e i loro sguardi si incrociarono.«La bambina del fiume» sussurrò il maresciallo. «Il suo gatto Mirtillo. Io lo

conoscevo, era un gatto buono.»Cristian sentì una mano sfiorargli un gomito. Orso gli fece un cenno con il

capo.Andiamo via.Prima che Cristian potesse protestare o chiedere dell’altro, Girolamo sbatté

le palpebre. Sembrò tornare indietro da un luogo freddo e distante, in cui queitre ragazzini non erano ammessi.«I cuccioli hanno mangiato?» chiese il vecchio, e Cristian annuì. «Allora

vattene. Ho da fare adesso.»«Ma… ci stava dicendo che…»«Andate via, per favore. Sono stanco e vecchio. Troppo vecchio per

ricordare.»

Page 79: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

17

Lo Sciacallo deterse il vapore dallo specchio con una mano e fissò inorriditoil suo corpo. La pelle come il latte, il petto marchiato da una costellazione dinei e le cicatrici viola che spuntavano dall’asciugamano legato intorno albacino. Mentre si asciugava, poté distinguere i segni dei punti lasciati daichirurghi. La gamba cattiva era un pezzo di carne rattrappita e attaccata alleossa. Le dita livide si attorcigliavano come radici di un albero morto. Zoppicònel corridoio fino alla sua camera. Indossò a fatica i pantaloni, abbottonò lacamicia e prese da una stampella una cravatta nera già annodata. Erasemplice, gli piaceva fare così. Bastava infilarla sulla testa e tirare come uncappio. La sensazione di pressione sotto il pomo d’Adamo gli facevachiudere di riflesso gli occhi. Afferrò il bastone e si lasciò guidare dalla puntametallica fino allo studio. Si fermò sulla soglia, percorrendo con lo sguardo lalibreria da un capo all’altro e soffermandosi sulla ventiquattrore di suo padrepoggiata sulla scrivania.Damiano l’accarezzò, sentendo le crepe nella pelle contro i polpastrelli, poi

afferrò la maniglia e la trascinò verso di sé. Il peso dei documenti gli spinse laspalla verso il basso e lui non oppose resistenza. Nel taschino interno dellagiacca il telefono vibrò due volte. Uscì di casa e attraversò il giardino di suamadre sotto una pioggia leggera che gli pizzicava la faccia, guardando lesiepi potate da poco e le statue ricoperte di muschio.De Vivo lo attendeva in auto.«Sei sicuro di volerlo fare?» chiese il commissario quando lui aprì la

portiera e si lasciò cadere sul sedile.Damiano tamburellò con le dita sulla valigetta e spinse la lingua nello spazio

tra i denti.«Sicuro» disse. «Considerato quanto mi sono costate queste informazioni, è

il minimo.»«Io non posso restituirti i soldi.» De Vivo girò la chiave nel quadro.«Ma figurati, e poi hai due figlie da mantenere all’Università. A proposito,

non mi hai detto come se la passano.»«Marina vuole lavorare per Emergency appena prende la laurea… e io che

speravo facesse la cardiologa, o che so, la ginecologa.»«Perché?» chiese Damiano mentre fissava la strada davanti a sé.

Page 80: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

«Ho accompagnato mio suocero da uno specialista, l’altro ieri. Duechiacchiere, un quarto d’ora di visita e duecento euro senza ricevuta. Ti rendiconto di quanti soldi tirano su questi?»«Ma smettila di dire cazzate… e la piccola invece? Stefania, giusto?»«Stefania, sì.» De Vivo si rabbuiò per un istante. «Be’, frequenta il primo

anno di Giurisprudenza. È cresciuta con il mito della Malangone, vuolediventare magistrato.»Damiano rivide la motocicletta che sfrecciava tra le auto, i caschi integrali

con le visiere abbassate, un braccio teso nel vuoto e la pistola puntata. Quellapallottola non era indirizzata a lui ma alla dottoressa Malangone. Damianopensò al corpo della donna steso sul marciapiede, ai fogli che volavano e alsangue mescolato a una pozzanghera d’acqua piovana. La Procura di Salernoaveva avviato un’indagine contro ignoti che non si sarebbe mai chiusa. Erastato il senatore Gioia a ordinare l’uccisione del magistrato, e lui lo sapeva.La Malangone era colpevole di aver provato a rovesciare con la legge il suoimpero dell’orrore, a entrare nella Villa e scoprire la verità. Solo che alcuneverità non potevano essere svelate.«La cosa ti preoccupa?» disse, asciugandosi l’occhio. «Meglio giudice che

sbirro.»«Già, sempre meglio che sbirro.»«Ernesto, senti… adesso ti faccio io una domanda. Sei sicuro di volermi

seguire in questa cosa?»«Che dici? Scalea era amico mio, non tuo.»«Certo, ma hai le ragazze. E Valeria? Non ci pensi a lei?»De Vivo staccò una mano dal volante e fece il segno delle corna.«Damia’, mi stai tirando i piedi per caso? Vuoi venire a baciarmi freddo?

Qui non deve morire più nessuno, hai capito?»Lo Sciacallo non rispose. Non poteva fare promesse.«Che c’è? Vuoi fare il muto fino a Firenze?» De Vivo gli mollò una

gomitata. «Ho lo stereo rotto. Approfittane per spiegarmi cosa hai portato inquella valigetta, o questo viaggio non passerà mai.»«Se ti dico Via degli Speziali, tu che rispondi?» chiese lo Sciacallo, e le

parole dell’hacker ripresero ad assillarlo.«Qui ti fai male» aveva detto Zulu nel passargli il dossier criptato. «Non

voglio guardarla nemmeno, questa roba. Era meglio dare la caccia aipedofili.»«Via degli Speziali?» chiese De Vivo, la fronte corrugata e la barba screziata

Page 81: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

di grigio. «Non mi dice niente. Cosa sarebbe successo in questa strada, chedovrei sapere?»«La notte tra il ventisei e il ventisette ottobre del 1995 ci fu un’esplosione a

Firenze.» Damiano mosse le dita dei piedi dentro le scarpe. Tutto ciò cuiriusciva a pensare era la radice contorta di un albero strappato dal terreno.«Una fuga di gas, dissero. Il palazzo fu sventrato e i vigili del fuocoestrassero dalle macerie cinque corpi. Due adulti e tre bambini. Un’interafamiglia distrutta da una bombola di merda… per fortuna che a quell’ora lostabile era quasi vuoto. Una palazzina importante, nel cuore di Firenze.C’erano studi di professionisti, altrimenti sarebbe stata una strage.»«Ah, il portiere con moglie e figlie? Povere anime, come si chiamavano?»«Caracciolo. Lui era salito da Napoli l’anno prima… il resto della famiglia

lo aveva raggiunto da poche settimane.»De Vivo si grattò la fronte. «Stava lavorando su questo, Scalea? Su un

incidente condominiale? Spiegami, perché io non ci sto capendo niente…»«Volevano che sembrasse un incidente.» Damiano fece un ghigno. «Almeno

di questo si era convinto Scalea: a sentir lui si trattava di tutt’altro.»«Mi stai dicendo che qualcuno avrebbe usato una fuga di gas per sterminare

un custode e la sua famiglia?»«Non proprio… quelle persone erano solo vittime sacrificabili. Si trovavano

nel posto sbagliato, nella notte sbagliata… l’esplosione le ha uccise nelsonno. L’obiettivo da colpire era un altro.»«Uh Gesù, ma se prima hai detto che hanno tirato fuori solo cinque corpi dal

palazzo, di quale obiettivo stai parlando?»«Hanno insabbiato tutto, Ernesto.» Lo Sciacallo chiuse le palpebre e trasse

un respiro. Gli veniva da vomitare. «I verbali dei pompieri, i registri delpronto soccorso, le deposizioni dei testimoni che erano in Via degli Spezialiquella notte e hanno visto un sesto corpo sotto le macerie. Un uomo, per laprecisione.»«Ma che cazzo stai dicendo? Hai ripreso a prendere le pasticche, vero?

Quella schifezza per il dolore?»«Nessuna pillola.» Damiano tamburellò con le dita sulla ventiquattrore, gli

occhi fissi sulla strada. «Quella esplosione non è stato un incidente ma unattentato.»«Quindi il finto suicidio di Scalea… ha sparato alla moglie e si è piantato

una pallottola in corpo con la pistola d’ordinanza.»«Solo un teatrino.»

Page 82: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Il silenzio riempì l’auto come l’acqua una tinozza. Damiano dormiva con lafronte premuta contro il vetro, anestetizzato dallo scorrere dei cartelli sullaA1, quando il commissario gli toccò un ginocchio.«Stai dormendo?»«Secondo te?» Lo Sciacallo sbatté le palpebre. Provò a cambiare posizione

per mettersi comodo ma si bloccò. La gamba cattiva era ancora in pienosonno, e lui non ci teneva a svegliarla. C’era stato un tempo in cui il doloreera servito a farlo sentire vivo, a ricordargli ciò che era diventato. Damianonon era più un ragazzino di paese con la passione per la corsa. Non eranemmeno un uomo: lui non era niente.«In quella valigetta c’è scritto chi ha ucciso Scalea. Non è vero?» De Vivo

grattava il volante con l’unghia del pollice. «Era per questo che la donna deiservizi ti ha detto di fare attenzione?»«Potrebbe.»De Vivo si infilò una mano nella tasca della giacca e prese una sigaretta. La

strinse tra le labbra, poi schiacciò l’accendisigari con un dito e se lo portòdavanti alla faccia.«Devo fumare, cazzo» sbottò, soffiando contro il parabrezza.«Fa’ pure.» Damiano lisciò la ventiquattrore poggiata sulle gambe come se

fosse la testa di un cane. Si sforzava di pensare a una ragione valida che lospingesse a stare lì, in quell’istante, seduto nell’auto di De Vivo con unmessaggio di morte custodito nella valigetta. I risultati della ricerca di Zulu eun disegno. Il disegno di un mirino.Avevano da poco superato un Autogrill ma non si erano fermati per

pranzare. Nessuno dei due aveva fame. Un cartello diceva che mancavanocentottanta chilometri a Firenze, ma questo non importava.Quale che fosse la distanza da percorrere, Damiano aveva la netta

sensazione di andare alla deriva.

Page 83: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

18

Cristian seguì la luce azzurra in mezzo alla nebbia. Gli aghi dei pini glisolleticavano i piedi nudi, infilzandosi nei talloni mentre arrancava lungo ilsentiero. Una voce nella testa gli stava dicendo di fermarsi. Una vocefamiliare, che era sicuro d’aver già sentito altre volte. Doveva tornareindietro, a casa: ma non quella di Flavio, no. Cristian doveva ritornare aFirenze, alla sua vera casa. Di notte la montagna non era fatta per i ragazzi.Era fatta per le bugie e le cose nascoste. La montagna era fatta per il buio.La luce azzurra rimbalzava contro i tronchi e si impregnava di resina come

una lucciola trascinata dal vento. Perdeva quota, affondando nei cespugli, epoi si impennava in una danza che lo ipnotizzava. Cristian non riusciva acapire come avesse fatto ad arrivare fino a lì. Un attimo prima era a letto, conle coperte tirate fino alle orecchie, e subito dopo si era ritrovato su un sentierodi montagna, sotto le stelle che si tuffavano in mezzo ai rami. Poi la luce sidissolse e Cristian iniziò a seguire il mormorio dell’acqua. Metteva un piededavanti all’altro, usando le braccia per farsi largo tra le foglie. Mancava poco,ne era sicuro. La voce diventava più forte a ogni passo, gli riempiva la testa.Torna indietro. La montagna appartiene alla notte.Cristian vide una casa dalle mura nere. Sfiorò un mattone, che divenne

cenere tra le sue dita. In mezzo ai ruderi, un albero dal tronco gonfio econtorto assomigliava al cadavere di un vecchio inchiodato a un crocifisso.Cristian sollevò lo sguardo e i rami si agitarono e si avvolsero su se stessi,quasi volessero dargli il benvenuto.La testa della ragazza era a terra, tra le radici sporgenti. La gola ridotta a

un’escrescenza slabbrata, il sangue che imbrattava le foglie secche. Leavevano cavato gli occhi, e dalle orbite vuote spirali di moscerini presero asciamare intorno a Cristian. Il ronzio cresceva d’intensità a ogni respiro, siamalgamava ai suoni del bosco, al rumore dell’acqua, diventava una voce. Lavoce di una donna.Va’ via.Cristian sentì qualcosa di umido lambirgli la punta dei piedi. Chinò il capo,

vide il sangue fluire dalla testa mozzata. I moscerini si erano incollati al visodella ragazza, e lui agitò le mani per scacciarli. Fece un passo indietro.Guardò la testa tra le radici, la guardò bene, e una parte dentro di sé si

Page 84: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

disintegrò. Quel viso incrostato di sangue era stata la prima cosa che avevavisto quando era venuto al mondo, e la voce aveva cantato per lui nella notte,respingendo le ombre dietro le tende, sotto il letto. Dita gentili che glisfioravano la fronte.Cadde in ginocchio. Fissare la testa gli prosciugava le energie.Poteva darle un nome, poteva dare un nome a tutte le cose.«Mamma!» gridò, fino a restare senza fiato. Qualcosa gli strinse un

avambraccio e quando sbatté le palpebre si accorse che Flavio lo stavatoccando. I suoi occhi azzurri erano fuochi fatui nell’oscurità.«Mia madre è lì… dove c’è l’albero, lei è lì… io…»«Shhhh» gli disse l’uomo. «Calmati, è solo un brutto sogno.»Cristian lo guardò senza riuscire a capire cosa gli stesse dicendo. Un sogno?

Lui non stava sognando. Era tutto reale, poteva sentire ancora l’odore deglialberi e la terra sotto i piedi. Sollevò una gamba, spostando Flavio con unbraccio, e si accorse di non essere scalzo. Indossava le sue Nike sotto i jeansneri. Nessun pigiama e nessun bosco. Era in sala da pranzo, seduto su undivanetto, e aveva un libro ancora stretto in una mano. La copertina era nera,e anche il bordo delle pagine. Nessun titolo, niente nome dell’autore, e inmezzo a quel nero solo un disegno bianco. Radici e rami, un tronco contorto.Il salice. Il salice bianco.Flavio gli tolse il libro dalle mani e lo poggiò su un tavolinetto.«Non dovresti leggerlo» disse, ma non c’era rimprovero nella sua voce.

«Vuoi che ti prepari qualcosa per calmarti?»«Niente medicine, per favore.»L’idea di prendere tranquillanti gli dava la nausea. Cristian voleva essere

lucido, doveva capire cosa gli stava accadendo.«Nessuna medicina.» Flavio era una figura massiccia nel corridoio. Cristian

sentì il rumore degli sportelli in cucina che si aprivano, lo scorrere dell’acqua,e rimase seduto ad aspettare. Si specchiò nello schermo buio del televisore,cercando di rimettere insieme i pezzi di quello che aveva visto in sogno. Ilrespiro rallentò e non dovette mettersi a contare per darsi una calmata.«Ho visto mia madre» disse a Flavio. Il dottore era ritornato con una tazza

fumante.«Attento che scotta.»Cristian sentì il calore premere contro i palmi delle mani e non provò a

contrastarlo. Avvicinò le labbra al bordo di ceramica e fece un piccolo sorso.«La sua testa era ai piedi dell’albero» continuò. «Sentivo il rumore

Page 85: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

dell’acqua e quella voce. Mi diceva di andare via. Era qui… dentro la miatesta…»«Te l’ha dato Roberta?» Il dottore indicò il libro.«Stavo facendo delle ricerche al computer e lei era infastidita, doveva

comprare una cosa online e mi ha detto che avrei fatto prima leggendo tuttosu questo libro. Chi è lo Sciacallo? È Valente? L’uomo zoppo?»Flavio ignorò le sue domande. «Perché sei così attratto da questa storia? Non

credi d’aver conosciuto già troppa morte nella tua vita?»Cristian fece per rispondere ma poi pensò alla Casa del Diavolo, ai gatti e a

Girolamo, pensò a quella luce negli occhi dell’uomo quando aveva parlatodelle vittime e scosse il capo.Una bambina. Manca ancora una bambina.«Questa mattina ha chiamato il tribunale» continuò Flavio. «I tuoi nonni

vorrebbero vederti. Presto otterranno l’affidamento, sai che significa? Potraiandare via, Cristian. La tua vita non appartiene a questo posto. Castellaccioha fatto del male a troppe persone, non lasciare che punisca anche te percolpe che non hai.»Cristian sentì lo stomaco rattrappirsi. Non era pronto a lasciare Orso e Jay-C,

Girolamo e i gattini, Jack e il suo alito pestilenziale, Ramona e gli incubi chestavano passando, Roberta e le sue stranezze, e poi Flavio con i tagli sullapelle e gli occhi tristi. Era assurdo, lo sapeva. Li conosceva da così pocotempo, eppure erano diventati tutto quello che non aveva mai avuto prima.Amici.«È per i tuoi genitori, non è vero?» Il dottore gli fece segno con la mano di

continuare a bere la tisana, e lui mandò giù un sorso. «Credi che capire cosaspinge un uomo a uccidere, a compiere atti orribili, possa restituirti quello chehai perso?»Cristian fissò il liquido nella tazza e rimase in silenzio. Non sapeva cosa

rispondere: gli occhi gli bruciavano, forse doveva lasciar perdere l’Uomo delsalice. Smettere di pensare alle ragazze sepolte a faccia in giù nella cantina.Dimenticare la montagna di Castellaccio, Claudia e il male nella terra,nell’acqua, nell’aria che respirava. Il male nascosto in tutte le cose. Poi le ditadi Flavio gli strinsero un ginocchio. Lui sollevò lo sguardo, ricacciò indietrola sensazione opprimente di tristezza che gli schiacciava il petto, un fuoconero che gli moriva dentro, e tirò su con il naso.Flavio guardò l’orologio alla parete e gli sorrise.«È mezzanotte» disse. «Buon compleanno.»

Page 86: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Cristian sbatté le palpebre, poi farfugliò: «Grazie.»«Non sono mai stato bravo a fare regali» continuò il medico. «Se non fosse

stato per Roberta, avrei finito per comprarti dei libri, e so che non sarebbestato il massimo dell’originalità. Domani dopo la scuola devi fermarti daDino al Quadrivio. Il corriere dovrebbe consegnare nel primo pomeriggio.Non me la cavo bene nemmeno con le sorprese, per questo te lo dico adesso.Ti ho preso uno smartphone, così la smetterai di sentirti fuori dal mondo epotrai posare quel mattone che ti porti dietro.»«Uno smartphone?» Cristian rivide Roberta che gli strappava di mano il

portatile e lo sostituiva con il libro dello Sciacallo, e sorrise.«Leggi questo» gli aveva detto, «e vai in salotto che mi deconcentri.»«Che cazzo di figata» avrebbe commentato Jay-C se fosse stato lì in quel

momento.Vero, è una cazzo di figata.«Bene.» Flavio si rimise in piedi e gli diede un buffetto sulla guancia. «Vado

a letto, domani mi devo svegliare presto. Metti a posto quel libro e va’ adormire anche tu.»Cristian guardò l’uomo che usciva dalla stanza, attraverso le lenti storte. Il

colpetto al viso gli aveva spostato gli occhiali sul naso, ma lui non li sistemòsubito. Solo ora si accorse che sul tavolino davanti al divano eranosparpagliati i disegni di Ramona, che il telecomando del televisore era sulpavimento e che una pila di libri, abbandonata in un angolo, era diventata iltrono per un orsetto spennato.«Che disordine» sussurrò Cristian, ma non gli venne da contare.Quella notte non aveva numeri in testa: solo il fruscio dei rami di un vecchio

albero scossi dal vento.

Page 87: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

19

«Cioè, oggi è il tuo compleanno e vorresti andare a scuola?» Jay-C si misedavanti al portone, allargò le braccia e fece finta di ostruirgli il passaggio. «Ioquesto non lo capisco proprio. Orso, puoi intervenire, per favore?»«Soffre di coglionaggine acuta» disse Orso tirandolo per lo zaino. «Ci vuole

una terapia d’urto. Vieni, meriti di essere battezzato.»«Battezzato?» Cristian rischiò di inciampare su un gradino e si mise a ridere.«Esatto. Guarda le tue mani. Le unghie sono così pulite, sembri una

femmina. Scommetto che ti togli le pellicine con la pinzetta.»«Ah, vero» si intromise Jay-C. «Me lo immagino la sera seduto sul divano a

farsi la manicure. Guarda, queste sì che sono delle dita a posto.»Il ragazzo sollevò le mani perché lui potesse vedere. Cristian si aggiustò gli

occhiali sul naso e osservò le croste di vernice sulle unghie dell’amico, letracce di colore nelle pieghe dei polpastrelli.La campanella annunciò la prima ora mentre lui saliva sullo scooter dietro

Orso, per poi partire a tutta velocità lungo una stradina che girava intorno alliceo. Jay-C li precedeva suonando il clacson al ritmo di un coro da stadio.«Ho delle bombolette nuove che voglio farti provare» gridò Orso sopra il

rumore dei motori. «Basta fare il palo. Te la senti di dipingere?»Cristian allargò le braccia come le ali di un aereo e socchiuse gli occhi. Gli

piaceva avere il vento in faccia. Era questo che intendeva Flavio quando loinvitava a vivere la vita? La piacevole sensazione di vuoto allo stomaco, dileggerezza nella testa. Nessun pensiero, nessuna preoccupazione. Indiciassette anni non aveva fatto altro che limitarsi, cercare scuse per nonrischiare, per camminare sulla via più semplice. Scuola, casa, computer. Ilmondo racchiuso nelle quattro mura della sua stanza. In qualche modo, suopadre aveva avuto ragione, e capirlo adesso lo faceva stare male. Forse, senon avessero litigato quella sera, non sarebbe accaduto quel che era accaduto.Forse, quando era scappato, la mamma aveva provato a difenderlo. I genitoridovevano aver litigato a causa sua, non c’era altra spiegazione. Li avevauccisi lui. Non la pistola e nemmeno la mano di suo padre, ma lui. Cristian.Zitto, stai pensando ancora. È ok. Va tutto bene.«Per prima cosa devi fare uno schizzo.» Jay-C tirò indietro il cappuccio. Il

sole batteva sull’angioma, e la pelle del viso sembrava spessa come la

Page 88: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

corteccia di un albero.«Come? Io non so disegnare» rispose Cristian.Si erano fermati in uno scasso abbandonato, tra erba alta, merda di topo e

una recinzione arrugginita. Veicoli ammassati con le fiancate ricoperte dagraffiti, torri di copertoni e il silenzio rotto dal rumore di un corso d’acqua,forse un torrente, che gli fece subito pensare al sogno, e alla grotta nascostadietro alla cascata. Aveva letto nel libro dello Sciacallo di un passaggionascosto dall’acqua e di tunnel ricoperti da pitture murali, che puntavanodritti verso il cuore della montagna. Sotto strati di roccia, una sala custodivauna vecchia statua. Una donna senza testa. L’Uomo del salice aveva rapitouna ragazzina a Roma e l’aveva torturata per giorni nella casa di famigliainsieme a un complice. Lui non faceva mai niente da solo: forse avevabisogno di condividere, o forse era così incapace che non riusciva nemmeno afare del male senza l’aiuto di altri.Se prima le portava alla Casa del Diavolo, perché la caverna? Dopo le

sevizie, aveva trascinato la ragazza fino alla grotta? Perché? Voleva che leivedesse… la statua, dev’essere qualcosa che riguarda la statua…«Mi senti?» Orso gli diede una manata sulla spalla, riportandolo alla realtà.

«Con che cosa hai fatto colazione questa mattina? Latte e valium?»«Scusami.» Cristian si grattò i segni dell’acne sul mento. Lo stava facendo

ancora. Stava pensando, a cose cui non era il caso di pensare. Se solo nonfosse entrato nella stanza dei ricordi del maresciallo Romano, forse quellaroba non gli sarebbe rimasta addosso.Ricorda, le hanno ritrovate tutte tranne una. Una bambina.«Quando ci va di dipingere qualcosa che sia vagamente simile al vagone di

un treno veniamo qui» continuò Orso, indicando la discarica di veicoliindustriali. «Vecchi camion, scavatrici, se siamo fortunati qualche auto.Nessuno viene a darci fastidio, e noi ci alleniamo.»«Vi allenate?» Cristian cercò di restare lì con gli amici, di tenere la mente

imbrigliata e non pensare alla morte, eppure non riusciva a distogliere lamente da quella bambina scomparsa cui aveva accennato il maresciallo.Perché lo Sciacallo non ne faceva menzione nel suo libro? Possibile che glialtri non sapessero?Chi sei?«Esatto» disse Jay-C. «Quando dipingi su un treno devi essere rapido se non

vuoi farti beccare. Non è come un muro, e devi avere la mano buona. I treniqui non ce li abbiamo, perciò ci facciamo bastare questi rottami. Un giorno

Page 89: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

andremo via da questo posto e i pomeriggi allo scasso ci torneranno utili.Bombarderemo le grandi città come una crew di New York.»«Una crew?» chiese Cristian. «È qualcosa di simile a una gilda, per caso?»«Che cazzo è una gilda?» domandò Jay-C.«Una specie di clan per giocatori online. Persone con cui fare squadra…»Anche l’Uomo del salice faceva squadra. Lui non era capace di fare tutto da

solo.«Roba da segaioli, praticamente.» Orso aprì la sella del motorino e prese un

sacchetto. Il cicalino delle bombolette risuonò nell’aria. «Vieni, iniziamo conqualcosa di semplice. Per prima cosa devi pensare alla tua tag. Scegli il nomeche vuoi disegnare e mettiamoci all’opera, ti mostriamo come si fa.»«Un nome? Come il vostro?»«Esatto» rispose Jay-C. «Qualcosa di fico come il mio nome, o quello di

Orso. Deve rappresentarti ed essere facile da disegnare. Quindi non pensare auna roba tipo Ermenegildo, perché ti sputo in faccia all’istante.»Cristian scoppiò a ridere, poi guardò la fiancata ammaccata di un’auto, i

vetri sporchi di terra, e disse: «Deve essere un nome composto solo dalettere? O posso metterci dentro anche dei numeri?»

«Due-cinque-due-cinque-sei.» Jay-C agitò una bomboletta e la gettò in unsacchetto di plastica. Aveva ricalcato i contorni dei numeri enormi e bombatiche Cristian aveva disegnato sulla fiancata dell’auto.«Sembra il nome di uno di quei robot di Star Wars, ma mi piace» disse Orso.

«Che significa?»Cristian si strinse nelle spalle. Non lo sapeva di preciso, però piaceva anche

a lui. Era una sequenza bellissima, gli riempiva la testa come musica. Un riffdi chitarra, della chitarra di Jimmy Page. La perfezione. Ecco cos’era:perfezione allo stato puro.«Il tuo primo pezzo è finito, stronzetto.» Jay-C gli diede una pacca sulla

spalla. «Che te ne pare?»La vernice era colata nelle crepe della carrozzeria. Un due sembrava una

zeta storta, e il verde utilizzato per colorare i numeri non lo faceva impazzire.«Una merda» disse Cristian, poi scoppiò a ridere e i due ragazzi lo

imitarono. Rise così forte che gli venne quasi mal di pancia.«Facciamo una foto al pezzo.» Orso prese il cellulare da una tasca, cliccò

sullo schermo per mettere a fuoco e poi scattò. «Bene, adesso un selfie, comeuna vera crew.»

Page 90: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Cristian si ritrovò in mezzo ai due amici che posavano come gangster,facendo il segno della vittoria con una mano. Il rottame imbrattato dallavernice era alle loro spalle e si scorgeva appena, nello schermo del cellulare.«Appena prendi il telefono nuovo da Dino, te la passo.»Cristian si colpì la fronte con una mano.«Cazzo, il regalo di Flavio! Che ore sono? Faccio ancora in tempo?»«Tranquillo.» Jay-C raccolse le bombolette vuote e le gettò in una busta,

mentre Orso recuperava gli zaini. «Tanto, se ha chiuso, andiamo sotto casasua e citofoniamo fino a quando non scende a riaprire il bar.»

«Io non chiudo mai, belli.» Dino aveva i denti ingialliti dal fumo. «Sonol’unico bar h24 di Castellaccio. Nemmeno lo Sporting nel centro storico fa imiei orari.»«Peccato che manchino i clienti» disse Nina, attraversando la sala con tre

piatti di spaghetti su un vassoio di legno. Cristian, Orso e Jay-C erano sedutia tavola, intenti a mettere in funzione il cellulare comprato online da Roberta.Non si fermarono nemmeno quando la donna gli mise la pasta sotto il naso.«Levate di mezzo quell’affare e mangiate» disse Nina.Non ci misero molto a ripulire i piatti, aiutandosi con fette di pane per far

sparire il sugo.«Come va con il maresciallo Romano?» chiese Dino mentre si preparava un

caffè dietro al bancone. «Ho saputo che vai spesso da lui, dopo la scuola.»Cristian guardò il display dello smartphone mentre si riavviava dopo

l’aggiornamento iniziale, poi sorrise.«Mi sta aiutando con due gattini.»«Ci sa fare con i gatti, è vero. Li ama molto, quasi più delle persone.» Il

barista bevve un sorso dalla tazzina e si appoggiò al bancone. Sulle mensolele bottiglie di liquore componevano un mosaico di etichette e vetro colorato.Cristian distolse lo sguardo dal cellulare. Non gli piaceva il tono che Dino

aveva usato nel riferirsi a Girolamo. Aveva colto una strana sfumatura nellesue parole.«Che c’è di male nel provare affetto per gli animali?» chiese. Adesso anche

Orso e Jay-C stavano fissando l’uomo dietro la macchina del caffè.«Niente, figurati… io ho tre cani, nel mio terreno. Sono animali stupendi,

dovresti passare a vederli, però, che ne so… è stato il maresciallo del paeseper una vita intera. Se avesse tenuto alle persone come tiene ai gatti, tantecose non sarebbero successe.»

Page 91: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

«Dino, non scocciare i ragazzi.» Il rimprovero di Nina giunse dalla portaaperta della cucina.«Non li voglio scocciare.» Il barista diede loro le spalle, vuotò la tazzina nel

lavandino e aprì il rubinetto. «Ci sono voluti trentacinque anni per beccarequel pazzo. Secondo te perché i turisti non vengono più? Si fermano aPaestum, mezza giornata, e vanno oltre. Avevamo le montagne piene diescursionisti tedeschi. Lo conoscevate il senatore Gioia? No? Una bravissimapersona, ha fatto tanto per questo paese, e il parco sulle montagne è operasua. Da quando hanno trovato quella ragazza sull’albero e poi tutti glischeletri in casa di quel pazzo, Castellaccio è morta.»«Stai dicendo che Girolamo non ha fatto il suo dovere?» Cristian si voltò:

era stato Jay-C a parlare.«E che ne so? Se avessero arrestato il colpevole nell’85, forse quelle ragazze

sarebbero ancora vive. Forse tutti noi avremmo avuto un’alternativa. Lapensione di Vincenzo ha chiuso, il mese scorso. Le banche ci stannomangiando vivi e io non voglio fare la stessa fine.»Le hanno trovate tutte tranne una.L’uno non era un gran bel numero, pensò Cristian. Significava solitudine,

grandi responsabilità. Essere il primo in qualcosa non era mai piacevole. Lagente finiva per aspettarsi sempre troppo da te. Doveva essersi sentito cosìGirolamo, nel 1985. Un giovane maresciallo di paese, una ragazza decapitatae appesa ai rami di un salice bianco. Doveva essere stato troppo per lui.Troppo per una persona sola.«E tu, Dino?» si sentì chiedere.Il barista si voltò. «In che senso?»«Cosa hai fatto per salvare Castellaccio? Anzi, no… cosa hai fatto per

salvare quelle ragazze?»«Che dici? Io ero solo un ragazzo…»«Ecco, appunto.» Cristian scattò in piedi, strusciando i piedi della sedia sul

pavimento. Afferrò il telefono, lo zaino e puntò verso il bancone. Dare lacolpa a Girolamo era troppo, e lo faceva inorridire. «Quanti anni aveviall’epoca, Dino? Una ventina? In questo paese si conoscono tutti, giusto?Dove eri tu quando rapivano Claudia? Cosa credi, che non l’ho letta, la tuaintervista?»Il collo di Dino si ingrossò sotto il colletto della camicia.Adesso scoppia, lo stronzo.«L’ho letta, che ti credi?» Cristian si sistemò gli occhiali sul naso, gonfiò il

Page 92: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

petto e inchiodò lo sguardo in quello del barista. «Avevi detto ai giornalistiche l’assassino del salice bianco era sempre stato un tipo strano, fin daragazzino. Lo conoscevi, quindi.»L’uomo annuì, la bocca aperta.«Bene… e se sapevi che era un tipo strano, perché non l’hai detto subito?

Nel 1985, intendo. Perché più di trenta anni, prima di farlo? Te lo sei maichiesto? No, te lo dico io… tu sei colpevole come lui, lo siete tutti.Castellaccio e l’Uomo del salice sono la stessa cosa.»Poi Cristian picchiò la mano sul bancone e si girò verso Nina.«Grazie per gli spaghetti, erano squisiti.»Spinse la porta del bar e scese i gradini con un salto. Il centro storico era un

ammasso di case scolpite nella montagna. Inspirò a pieni polmoni e gli venneda tossire come quando aveva fatto un tiro dalla sigaretta di Orso. Flavioaveva ragione. C’era qualcosa che non andava in quel posto, qualcosa dimarcio nascosto sotto le pietre di Castellaccio.«Merda, l’hai asfaltato!» Jay-C lo raggiunse all’esterno con un sorriso

stampato sulla faccia. Alle sue spalle, Orso era un gigante con le dita sporchedi vernice. «È ancora dietro il bancone che fissa il muro.»Cristian premette un dito al centro della montatura degli occhiali.«Mi sa che Roberta dovrà trovarsi un altro posto dove farsi mandare i

pacchi.»Orso si accese una sigaretta. «Mi sa tanto anche a me.»«Una cosa non ce l’hai ancora detta, a proposito.» Jay-C si tirò il cappuccio

sulla testa, coprendo per bene la parte del viso divorata dall’angioma.«Cosa?»«Questa Roberta almeno è bona?»

Page 93: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

20

Il dottor Neri sembrava una persona qualunque, con la sua tuta nera e lescarpe da ginnastica. Damiano lo aveva osservato mentre giocava a tennis eaveva ammirato l’eleganza con cui sparava la pallina da un angolo all’altrodel campo. Una persona qualunque che, dopo una partita di doppio con gliamici, apriva il cofano dell’auto e vi faceva scivolare dentro borsa eracchetta. Una persona qualunque che non era riuscita a nascondere lostupore, la curiosità e altre indecifrabili emozioni mentre lo vedevaavvicinarsi.Lo Sciacallo picchiettò l’asfalto con la punta del bastone. Al suo fianco, il

volto di De Vivo era immerso in una nube di fumo.«Buon pomeriggio, dottore.» Allungò la mano libera, e il giudice spostò lo

sguardo dal suo viso alle dita. Non ricambiò la stretta.«Ci conosciamo?»«Sono il commissario De Vivo della Questura di Salerno» si intromise il

poliziotto. «Il signore qui presente è Damiano Valente, un mio amico.Vorremmo rubarle una mezz’oretta per parlare della morte di Renato Scalea.Prende un caffè con noi?»Il magistrato richiuse il cofano, si guardò intorno, poi annuì.La mano di Damiano era rimasta sospesa a mezz’aria, in attesa di essere

stretta.

«A che titolo siete interessati alla morte di Scalea e sua moglie?» chieseNeri, posando la tazzina vuota sul tavolo. Avevano scelto il bar del circolo. Ilmagistrato sorrideva e ricambiava il saluto delle persone che gli passavanoaccanto.Damiano fece un ghigno, premendo la lingua contro il labbro inferiore. Una

lacrima gli correva sulla guancia, scavalcando la pelle morta delle cicatrici.«Niente di ufficiale, siamo qui a titolo personale.» De Vivo si rigirò

l’accendino tra le dita come un giocoliere. «Renato e io ci conoscevamo dauna vita, abbiamo fatto le volanti insieme, e la notizia del suo suicidio mi hacolto di sorpresa. Mi capisca, dottore… tra tutte le persone al mondo, lui eral’ultimo dal quale mi sarei aspettato una cosa simile…»«E lei, invece?» Neri girò il capo verso Damiano. «Il commissario Scalea

era anche suo amico?»

Page 94: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Prima di entrare al circolo, Damiano aveva preso la ventiquattrore dall’autoe adesso la teneva sotto il tavolo ad aspettare, come un cagnolino ubbidiente.Allungò una mano sotto la tovaglia di carta e sfiorò il lucchetto.«Lei conosce Cristian, giusto? Il figlio di Scalea? Un bravo ragazzo… è

ospite della mia struttura.» Era la prima volta che si riferiva alla casa di Mimìcome a qualcosa di suo.«Una struttura protetta?» chiese il magistrato.«Spero di sì» rispose Damiano. «Anche se vorrei sapere da cosa dobbiamo

proteggerlo. Ben presto i nonni otterranno l’affidamento, e io voglio capirecosa deve aspettarsi questo ragazzo dal mondo.»«Scalea era un ottimo investigatore: non credevo che potesse soffrire di

depressione…»«Dotto’…» De Vivo interruppe Neri. Incrociò le braccia sul tavolo e

abbassò il tono della voce. «Evitiamo le schermaglie e andiamo al sodo.»«Quali schermaglie? Ma come si permette?»Damiano fece scattare il lucchetto della ventiquattrore con il pollice, infilò la

mano dentro e prese la cartellina con i documenti che l’hacker Zulu avevarecuperato grazie alle sue ricerche nel dark web.«Nel 2016 lei ha istituito una task force chiamata MUSR.» Damiano lesse

gli appunti che aveva scritto con la sua grafia minuscola sul lato di una fotoin bianco e nero. Lo scatto mostrava due uomini di spalle, i piedi cheaffondavano nelle macerie di un palazzo sventrato. Firenze, 1995. «Lei sa dicosa sto parlando, vero? Oh, certo che lo sa. I morti di Via degli Spezialisono diventati la sua ossessione.»«Come avete avuto queste informazioni? L’indagine era…»Damiano lo ignorò. La gamba cattiva pulsava, scandendo il tempo delle sue

parole.«Una fuga di gas, dottor Neri. Quanti anni avevano le figlie dei Caracciolo?»«La prima nove, quella di mezzo cinque e l’ultima nemmeno cinquanta

giorni di vita.»Neri non aveva ancora sfiorato la sua tazzina. Il caffè era diventato tiepido.Damiano annuì, gli occhi stretti in fessure. «Sono convinto che nemmeno al

commissario Scalea fosse andata a genio la morte delle piccole. Tutto questosangue solo per uccidere un uomo. È successo nel 1995, però che cazzo,Scalea era un padre di famiglia proprio come lo è lei. Per questo motivo ècosì spaventato adesso: teme per i suoi figli.»«Dopo la morte di Scalea mi hanno revocato la scorta.»

Page 95: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Un uomo si avvicinò al tavolo e fece per salutare Neri, ma lui non lo guardònemmeno.«Adesso capisce perché siamo qui, dottore?» De Vivo si infilò una sigaretta

tra le labbra ma non l’accese. «Vogliamo sapere chi era la sesta vittimadell’esplosione.»«Questa cosa è troppo grande per noi.» Neri si passò una mano tra i capelli.

Il grigio delle basette sembrava essersi accentuato, nel giro di pochi istanti.«È stato minacciato?» chiese Damiano.«Non direttamente. La sera che è morto, poco prima delle 19:00, Scalea mi

telefonò. Avevamo una linea protetta, come quelle che utilizzano i militari eche non possono essere intercettate. Era stata una sua idea: ci sapeva farequell’uomo, abbastanza da rendersi conto che i nostri avversari erano sempreun passo avanti a noi.»«Chi vi spiava?»«La Mafia? I servizi segreti?» Neri scosse il capo. «Per quello che so io,

potrebbe essere stato chiunque a tenerci sotto controllo, così come può esserestato chiunque ad avere interesse a fermare Scalea. Era stato a Roma perseguire dei movimenti bancari, aveva una pista che forse collegava gliattentatori a un numero di conto corrente che trovammo nel 2017. Mi dissesolo questo al telefono, era diventato sospettoso e non si fidava nemmenodella nostra linea protetta.»Lo Sciacallo lanciò un’occhiata a De Vivo, e il commissario sbatté le

palpebre.«Che conto corrente?»«Un conto sulla banca del Vaticano.» Il magistrato fece un sorriso amaro.

«Far saltare in aria un palazzo ha fruttato cento milioni di lire agli esecutori.Scalea era bravo, aveva trovato la traccia del bonifico e l’aveva seguita finoin Sicilia. Il conto era stato acceso ad agosto da una ditta edile di Palermoiscritta alla Camera di Commercio a giugno.»«Mi lasci indovinare» disse Damiano. «Risulta da qualche parte che questa

ditta abbia eseguito lavori in Via degli Speziali.»Il magistrato annuì. «Ai numeri civici tre e cinque.»«Che numero era quello in cui vivevano i Caracciolo?»«Il cinque» sibilò lo Sciacallo.«Il cinque» annuì Neri. «Inutile dirvi che la ditta ha cessato l’attività a

dicembre del 1995. Sono passati più di dieci anni e quindi è impossibilerecuperare il cartaceo della documentazione bancaria, però Scalea aveva un

Page 96: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

contatto…»«Muratori siciliani che aprono un conto al Vaticano e fanno lavori a

Firenze.» De Vivo si grattò la barba. «Una bella chiavica, dottore.»«Non sappiamo a chi appartenesse il cadavere di quell’uomo, ma una cosa è

sicura… non era stato ancora identificato quando l’hanno fatto sparire.»«Ho letto i verbali dell’ambulanza, parlo degli originali e non della versione

alterata. Maschio, tra i trenta e quaranta anni, la testa sfondata e il corporicoperto di ustioni… hanno cancellato tutto, ma Scalea lo sapeva, non èvero? Se sono riuscito io a ottenere queste informazioni, forse lui aveva inmano qualcosa di più di un semplice numero di conto. Dov’è ladocumentazione?» disse Damiano, e Neri lo guardò come se avesse davantiun demente totale.«Secondo lei dove si trova? Ovvio che l’hanno presa loro. Era a casa di

Scalea ed è sparita insieme al portatile e a tutti i fascicoli dell’indagine.Immagino che questo non sia scritto nei suoi appunti, Valente. Non è statoscritto da nessuna parte, nemmeno nei verbali della Questura di Firenze.»«Merda» sussurrò De Vivo, appoggiandosi contro lo schienale della sedia.

«Possibile che non ci sia nessuno pronto a testimoniare? Che ne so, medici?Infermieri? Nemmeno quei cazzo di pompieri?»«Nessuno parlerà, commissario» disse Neri. «Ha capito contro cosa ci

stavamo muovendo?»«Che intende fare, adesso?» domandò De Vivo. «Vuole andare avanti?»«Ovvio che no. Quelli come Falcone e Borsellino nascono una volta ogni

mille anni, commissario. Io non sono fatto della stessa pasta. Lo so, migiudicherete un codardo, ma voglio vedere i miei figli crescere. Ho deciso dimettermi in aspettativa. L’ho detto a tutti, in Tribunale. Forse, se quella gentecapisce che ho mollato la presa, mi lasceranno andare.»«Forse» disse Damiano, richiudendo la cartellina.Un attimo dopo erano fuori dal circolo di tennis. Prima di entrare in auto, lo

Sciacallo si voltò verso il bar e vide attraverso i vetri che il magistrato eraancora seduto al tavolo e si fissava i palmi delle mani.Te le sei sporcate di sangue, Neri.«A chi tocca adesso?» chiese De Vivo, sbattendo la portiera dell’auto.«Andiamo dal prete.»«Damia’, che significa MUSR?»Lo Sciacallo strinse la ventiquattrore al petto e respirò l’odore di pelle

vecchia.

Page 97: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

«MUSR… la Mafia uccide, lo Stato ringrazia.»

Page 98: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

LA BAMBOLA ROTTA

Nella casa senza finestre il tempo non passava mai per la bambina senzavolto. Ore 0:00 del primo gennaio di un anno dimenticato. Giorni senza sole enotti passate ad ascoltare i passi dentro la testa. Zampette di topo nel legno.Sotto il letto, nelle assi del pavimento. Se Mirtillo fosse stato davvero con leili avrebbe scacciati tutti, e invece Mirtillo non c’era. Era solo un miagoliolontano, disperso da qualche parte nella sua testa.Ore 0:00. Primo gennaio. Anno dimenticato.Doveva essere l’odore del cibo ad attirare i topi. C’era sempre un piatto per

lei in cucina, sul lato apparecchiato della tavola. Una tovaglia rossa comequella che mamma usava a Natale, ma niente candele e nemmeno ilpanettone. Regali sì, però. Una volta si era svegliata con l’idea che i muriavessero occhi, e aveva trovato una bambola sul cuscino. Adesso la bambolaera diventata vecchia e i capelli puzzavano come i topi, ma non dovevapreoccuparsi di nasconderla. Mirtillo non sarebbe venuto mai a mangiarla,perché Mirtillo era andato via. Quando? Non riusciva a ricordarlo.Aprì l’anta di un armadio e scavò con le mani tra la montagna di vestiti

appallottolati. Abiti da bambina e da adulta. Le dita sfiorarono i capellinodosi della bambola. Era stato il suo papà a regalargliela? Era tornato a casaper il suo compleanno? Si guardò intorno. Le pareti divorate dalla muffa espoglie. Dove erano i suoi disegni? Quella non era casa sua, e se non era casasua come aveva fatto papà a trovarla? Era stata la mamma a dirglielo?Avevano fatto pace? Sperava di sì. Lo sperava con tutto il cuore. Strinse labambola al petto e le accarezzò la testa con il pollice. Non le aveva mai datoun nome, o se l’aveva fatto non riusciva a ricordarlo. Forse era colpa diquello che le mettevano nel cibo. Dormiva. Dormiva sempre e quando sisvegliava ricordava poco, però faceva sogni lunghissimi e allora apriva ilcassetto e prendeva un quaderno rosa. Ne aveva sempre uno nuovo nelcomodino. Annotava tutto sui quaderni rosa, così i sogni potevano restare ineterno.Ore 0:00. Primo gennaio. Anno dimenticato.Diede un bacio sulla fronte della bambola e la rimise a posto. Sarebbe stata

al caldo nell’armadio. Anche se le mancava un occhio, era ancora bella e levoleva bene. Era la sua preferita perché forse era davvero un regalo del papà.

Page 99: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Non come quella che voleva darle l’amico di Bernardino al fiume. Leiricordava tutto perché l’aveva sognato, e i sogni erano inchiostro blu sullepagine dei suoi quaderni.Le acque del fiume brillavano come vetro verde. Bernardino voleva

insegnarle a pescare i pesci da far mangiare a Mirtillo, per questo la portavasempre lì. Si incontravano sulla strada che tagliava i boschi, quando mammaandava a pulire le case delle signore al paese. Bernardino le prendeva la manoe la portava in mezzo agli alberi dove poteva abbracciarla forte forte eannusarle i capelli.«Sei la mia principessa» diceva. «Non vedo l’ora che ti fai grande.»La bambina si chiedeva quanto ancora dovesse aspettare per essere grande.

Se lo chiedeva sempre, tutti i pomeriggi. Quella volta, però, era stata diversa.Quando raggiunsero la sponda pietrosa del fiume, trovarono un ragazzo adaspettarli. Era alto, con la pelle abbronzata e i capelli ricci. Teneva le manidietro la schiena e sorrideva, però alla bambina non piaceva il suo sorriso. Lestava antipatico, non sapeva spiegare il motivo ma era così. Nei suoi occhi,verdi come il fiume, c’era qualcosa di strano.«Ti ho portato un regalo» le disse, inginocchiandosi come un principe.Lei guardò Bernardino: era lui il suo principe, ma si accorse che era rimasto

indietro. Nascosto in mezzo agli alberi, gli occhi rossi. Perché stavapiangendo? Avrebbe voluto correre a consolarlo, ma il ragazzo del fiume lesfiorò una ciocca di capelli.«Sei bella» disse, poi scoprì il braccio che teneva dietro la schiena. «Tieni, è

per te.»«Che cos’è?» chiese la bambina, ma lo sapeva bene. Riusciva a vederlo da

sola, cos’era. Una vecchia bambola rotta. Le mancava un braccio e aveva unbuco sulla pancia come un guscio d’uovo rotto. Perché quel ragazzo le stavadando un giocattolo rovinato? Aveva fatto qualcosa di male? Era statacattiva? Facevano questo i principi, alle bambine cattive?«Questa sei tu» le disse, e il sorriso gli si allargò sulla faccia. «Presto.»

Page 100: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

PARTE III

MOSTRI

I mostri sono reali e anche i fantasmi sono reali. Vivono dentro di noi e, avolte, vincono. Stephen King

Page 101: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

21

I gattini correvano da una parte all’altra della stanza inseguendo una pallinadi carta argentata. Le code dritte come dita puntate verso il soffitto. Seduto suuna poltrona dai braccioli mangiucchiati e graffiati, Girolamo osservava lascena sorridendo sotto i baffetti grigi.«Questo bianco è il più vivace» disse Cristian, accovacciato sul pavimento.

Si allungò per raccogliere la pallina e la lanciò di nuovo, mandandola asbattere contro un battiscopa.«È un piccolo cacciatore» disse il maresciallo. Poi indicò con il mento il

gatto adulto disteso sul davanzale della finestra. «Anche Ciro era così primadi farsi vecchio. Pensavo che con la castrazione avrebbe cambiato carattere, einvece fino a qualche anno fa dovevo preoccuparmi di tenere le finestrechiuse. Per lui ogni occasione era buona per scappare in giardino a ucciderequalcosa. Non so quante volte mi sono ritrovato lucertole sventrate sultappetino della doccia.»Cristian fece una smorfia. «Perché faceva così?»«Cosa?» Girolamo si abbassò per prendere uno dei gattini, che si era

avvicinato al suo piede. Se lo mise sul petto e lo accarezzò. «Portare premi?Lo fanno per te… sotto sotto sono preoccupati che tu non riesca a procurartiil cibo da solo. La natura è perfetta, ragazzino.»«Domani Flavio verrà a prenderli per il primo vaccino.»«Bene, credo sia il caso che tu prepari un annuncio da mettere in giro. Che

ne so, al supermercato o a scuola. Fa’ una bella foto con il tuo telefono,dobbiamo trovare una casa a questi due piccoli.»«Non le dispiace mandarli via? Insomma, lei ha salvato la vita a questi

gattini, ha fatto quello che doveva… non le mancheranno?»Girolamo prese anche il secondo cucciolo, che provava ad arrampicarglisi su

una gamba, le unghie che affondavano nel velluto dei pantaloni.«Vieni qui tu, bandito.» Il vecchio mise i due gattini vicini e Cristian notò

che si assomigliavano in modo incredibile. Il pelo bianco e le chiazze nere sulmuso. «Certo che mi mancheranno, sai quanti gatti sono passati per questacasa negli anni? Troppi perché potessi accoglierli tutti. Mia madre li amava esono cresciuto circondato da questi leoni in miniatura. Si può imparare tantodai felini, sono magici. Sono sempre stato affascinato dall’eleganza con cui si

Page 102: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

muovono, dal modo in cui cacciano…»«Ho letto il libro.» Cristian parlò all’improvviso, mentre si rigirava la pallina

di alluminio tra le mani.Girolamo strinse le palpebre e le rughe gli scavarono la fronte.«Che libro?»«L’Uomo del salice.»Le carezze del vecchio sul manto dei cuccioli sembravano anestetizzarli.

Cristian spinse gli occhiali contro la fronte mentre nella sua mente partiva unconto alla rovescia. Girolamo si sarebbe arrabbiato, lo sapeva. Questa volta loavrebbe cacciato di casa, mettendolo alla porta con i gattini dentro unascatola. Il maresciallo però non alzò la voce. Si limitò a studiarlo, poi annuìpiano.«Voglio sapere della bambina» disse Cristian. «Quella che non hanno mai

trovato.»«Perché? Ormai è una storia passata, lascia i fantasmi ai vecchi come me.»«Non posso.» Cristian incassò la testa nelle spalle. «Ormai mi è entrata nella

testa.»Girolamo si voltò verso la finestra, guardò oltre i vetri, in mezzo agli alberi,

tra le pietre della montagna. La luce disegnava una sottile linea rossa intornoalle orecchie di Ciro.«È così che fa» disse il vecchio. «Ti entra nella testa.»

CASTELLACCIO, 1987

Il rumore dell’acqua era assordante. Girolamo affondò gli stivali nel fango, ilcorpo minuto ricoperto dalla cerata. Il freddo filtrava attraverso gli strati dellauniforme e gli entrava nelle ossa. Risalì il sentiero che dal fiume tagliava iboschi fino alla casa di Elena. Aveva fatto a piedi quel percorso tre volte,durante il pomeriggio. Avanti e indietro, a passi piccoli come se le sue gambefossero quelle di una bambina di undici anni.Quindici minuti.Era il tempo necessario a una bambina per sparire. I cani avevano trovato il

gatto prima del tramonto. Era saltato su un albero quando aveva visto ibattitori e non si lasciava avvicinare. Girolamo aveva dovuto far allontanaregli uomini e usare una gabbia da volpi, per prenderlo.«Non c’è» disse la mamma di Elena. «Mia figlia non c’è.»Era una donna minuscola, con la gonna che grondava pioggia sullo zerbino.

Page 103: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Di giorno faceva le pulizie e la notte sedeva su una sedia al fianco dei malatiin ospedale, per poche lire. Viveva in una casa modesta, vicino alle serre elontano dalla strada. Anche se avesse voluto, la bambina non sarebbe maipotuta arrivare sulla provinciale a piedi. Troppo lontano, e poi non usciva maidi casa da sola quando lei era al lavoro. Era stata educata così. Elena nondisobbediva.«Deve essere andata dietro al gatto» disse Girolamo cercando di ignorare la

morsa di freddo alla nuca. Il gelo che sentiva non era causato dal cattivotempo ma dalla paura di precipitare in un incubo. «Sta’ tranquilla, latroviamo. Tutto il paese la sta cercando.»«Madonna mia, e se è caduta nel fiume?» La donna giunse le mani e le

strinse fino a far sbiancare le nocche.«Non è caduta nel fiume.»Girolamo spostò lo sguardo sulla vecchia vestita di nero che se ne stava sotto

il portico a ripararsi dalla pioggia.«Che dite, donna Sofia? Avete visto la creatura?» domandò il maresciallo.

Sofia abitava duecento metri più a sud di Elena. Era venuta a vedere seavessero bisogno di lei, dopo che i carabinieri erano andati a bussare alla suaporta per sapere se avesse visto la bambina.«A Elena se l’è presa u’ diavolo ra muntagna.»Girolamo la guardò senza capire. Lui non voleva capire.«Tiene la faccia come un cane e si magna le creature» continuò la donna,

stringendosi uno scialle nero intorno alla gola. «Quelle che non si mangiavicino al fiume, se le porta sopra. Se non l’avete trovata, se l’è portata nellatana. Dovete andare a guardare sopra la montagna e non qua, se la voletepigliare.»«Ma che state dicendo, Sofia?» Girolamo fu attraversato da un brivido, che

gli fece tremare un labbro. «Sono un maresciallo dei carabinieri, io non possoperdere tempo a sentirvi raccontare…»«Dopo la guerra dormivamo con le finestre chiuse, pure ad agosto» continuò

Sofia. «Domandatelo, marescia’. Domandatelo a quelli con la capa biancacome a me e vedete che vi dicono. U’ diavolo veniva la notte e si prendeva ipiccoli da dentro le culle. Li trovavano a galleggiare nel fiume, o appesi aglialberi come alla nipote di Ester.»Claudia.Girolamo avrebbe dovuto dire qualcosa per fermare quella voce, per

impedire che una stupida superstizione da contadini potesse generare isteria,

Page 104: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

ma non ne fu in grado. Le parole della vecchia lo avevano colpito con la forzadi un pugno allo stomaco. Barcollò sotto la pioggia, camminando all’indietro.La madre di Elena piangeva. Sofia piangeva.«La troveremo» disse, ma la pioggia era assordante. Un boato che copriva la

sua voce, ma tanto meglio. C’era solo da sperare che le due donne nonavessero sentito il suono di una promessa che non poteva essere mantenuta.

«Dopo la seconda guerra mondiale, trovarono i resti di almeno quattrobambini tra Castellaccio e Agropoli» disse Cristian, facendo scorrere un ditosul display del cellulare. Orso gli passò una sigaretta e lui fece un tiro. Avereil fumo nei polmoni lo rilassava, e riusciva a pensare meglio.«Sei sicuro di questa cosa?» disse Jay-C, seduto in sella al motorino.Dopo essere andato via da casa di Girolamo, aveva dato appuntamento ai

due amici alla discarica, per prendere una decisione tutti insieme come unavera crew.«Da questo articolo sul folclore cilentano, leggo che la popolazione era stata

affamata dall’occupazione nazista. Quello che le storie dei contadiniscambiavano per la collera di un demone antico, poteva essere un tentativodisperato e folle di sopravvivenza da parte di chi viveva nell’entroterra.»«Cannibali…» Orso scosse la testa. «Cose da non crederci.»Cristian infilò una mano nello zaino e prese il libro dello Sciacallo.«Porca puttana, te lo sei portato dietro… guardatelo, usa i post-it colorati

come i testimoni di Geova per segnare le pagine.»«È un sistema molto utile» disse Cristian, facendo un altro tiro e passando la

sigaretta a Jay-C.L’amico sorrise. «Che coglionazzo.»«Dove era quella cosa… ah, ecco. Se ci pensate, sia sul corpo di Claudia che

su quello di Alina c’erano segni di morsi: ai seni, al collo e anche in altripunti. Le incisioni erano molto profonde, come se l’assassino avesse provatoa mangiarle.»«Mi vengono i brividi» Jay-C si calcò il cappuccio sulla testa. «Ci vuoi far

credere che ci fosse una specie di collegamento tra la storia dei cannibalidurante la guerra e l’Uomo del salice?»«Non lo so, potrebbe darsi. La chiave di lettura sta nei morsi, ne sono

convinto. Ho provato a cercare qualcosa sul cannibalismo nella storia deipopoli, ed è venuto fuori che molte civiltà in diverse aree del mondo hannoqualcosa di simile al diavolo di Castellaccio. Alcune tribù native

Page 105: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

dell’America del Nord credevano nel Wendigo, una figura demoniaca chemangiava le persone. Potrei andare avanti con altri esempi fino ad arrivare aqui. La caverna sulla montagna ospita una statua. Prima era solo un postoignorato dal mondo intero, adesso è diventata un sito archeologico. Il museodi Berlino è interessato alla statua custodita all’interno. Dicono si riferisca alculto di Ecate…»«Chi cazzo è questa Ecate?» chiese Jay-C.«Una divinità del mondo classico, roba forte.» Cristian spinse gli occhiali

contro la fronte. Era elettrizzato. Un secchione eccitato. «Ecate divenne laguardiana dell’Inferno, e di notte abbandonava il suo regno e veniva sullaTerra per seminare terrore, accompagnata da spiriti e cani assassini. Cani, virendete conto?»Jay-C guardò Orso e poi disse: «Ma che roba c’era nella sigaretta?»«Una Chesterfield Blu come tante» rispose l’altro e, prima che Cristian

potesse protestare, gli mise una mano sulla spalla.«Cri’, noi lo capiamo quello che pensi, e ci devi scusare se non te l’abbiamo

mai chiesto. È una questione delicata e non volevamo farci i cazzi tuoi, ma tiè capitata una cosa tosta in questi mesi, e a noi puoi dirlo. Come ti senti?Intendo, per la storia dei tuoi genitori… come la stai prendendo?»Le orecchie di Cristian presero fuoco. Fu sul punto di alzarsi e andare via

quando Jay-C alzò una mano.«Quello che Orso sta provando a dirti è che se cercare di capire cosa è

successo a quella bambina… Elena… può aiutarti a stare bene, per noi nonc’è problema. Avevamo già deciso di aiutarti ancora prima che ci attaccassi ilpippone con la storia degli indiani.»Cristian sentì che gli occhi gli bruciavano, fece un respiro e il panino

mangiato a pranzo gli ritornò in gola.Trattieniti, non piangere. Pensa al due e poi al cinque… pensa ai numeri…«Devi dirci come vuoi muoverti.» Orso prese un’altra sigaretta dal pacchetto

e se la mise in bocca. «Noi siamo pronti.»«Un’idea ce l’ho… Siete mai andati sulla montagna?»Jay-C si mise a ridere e Orso lo imitò.«Ok, ci siete stati» disse Cristian. «Be’, io no, e mi piacerebbe vederla da

vicino.»«La montagna?»«La caverna… voglio vedere da vicino la caverna.»«Credo che si possa fare.»

Page 106: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Una vibrazione. Cristian controllò il telefono. Un messaggio da Sir Trent.«Allora, Krys? Come stai? Quando posso vederlo, questo graffito che hai

fatto? Sono curioso…»Con un movimento rapido del pollice, Cristian entrò in galleria e selezionò

la foto del suo pezzo da condividere sulla chat. Sorrise.«Chi è?» chiese Jay-C. «La tua fidanzata, Anna-l’ammazza-gatti?»«E basta con questa storia di Anna… ti ho detto cento volte che non mi

piace…»«Amico, il problema non è se a te piace lei ma se tu piaci a lei. Non farti

troppi film.»

Page 107: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

22

Era deciso, quella mattina non sarebbero andati a scuola. Cristian infilò nellozaino una torcia, una fune e un piccolo machete per tagliare l’erbaccia, cheaveva trovato nel deposito dietro la casa. Prima di uscire si era fermato adammirare un vecchio sacco da pugilato appeso al soffitto. Il rivestimento dipelle era rattoppato con del nastro isolante grigio. Cristian lo accarezzò, poifece un passo indietro e assestò un pugno. La catena tintinnò e lui tiròindietro la mano per massaggiarsi le nocche.«Ahi» disse, poi ritornò a frugare tra gli scaffali impolverati. Forse un po’ di

quel nastro gli poteva tornare utile, ma dovette fermarsi quando sentì Ramonachiamare il suo nome. Quella bambina era una rompiscatole. Era ora diandare.

Si accorse che Jack lo stava seguendo quando era quasi arrivato a casa diOrso.«Va’ via» disse, fermando la bicicletta e sollevando una mano per scacciare

il cane. Era convinto d’aver chiuso il cancello quando era uscito. «Torna acasa o Flavio se la prenderà con me. Forza, fai il bravo… a casa!»«E di chi è questo bestione?» Orso abitava sopra il piccolo caseificio dei

genitori. Il negozio dava sulla strada provinciale: una parte dell’insegna erafulminata e l’odore di merda di bufali si spandeva nell’aria. «Morde? Cazzo,è enorme.»«Non morde, è molto buono.» Cristian si sentì all’improvviso fiero. Orso

guardava l’animale quasi con invidia, e lui sorrise. «È del mio dottore, ma sidirebbe che è anche un po’ mio dato che stiamo sempre insieme, vero Jack?»Allungò la mano per accarezzare il muso sfregiato del cane, che invece

spostò il capo di lato e si avvicinò a Orso.«Ciao bello, ti chiami Jack?» disse il ragazzo, e offrì la punta delle dita al

cane per lasciarsi annusare. Poi sorrise a Cristian e disse, «puoi mettere la tuabicicletta nel cortile, non dà fastidio. Giacomo ci aspetta al Quadrivio.»La madre di Orso era una signora robusta. Due avambracci spessi come

cotechini emergevano da un camice rosa. Insistette perché Cristian mangiasseuna fetta di pane su cui aveva spalmato ricotta di pecora.«Quindi oggi niente scuola?» chiese la donna.«No, ma’, Cristian viene da Firenze… non ce le hanno montagne belle come

Page 108: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

le nostre lì. Lo portiamo a fare un giro.»«Ogni scusa è buona per saltare la scuola. Sbrigati… se tuo padre ti vede,

questa volta va a cancellarti lui stesso dall’istituto e ti mette a faremozzarelle. Oh Santa Lucia, ma di chi è quel cane nello spiazzo?»«È mio» si affrettò a dire Cristian. «Non si preoccupi signora, non fa niente,

e grazie per lo spuntino.»«Adesso andiamo.» Orso lo afferrò per una spalla. «Giacomo mi ha mandato

già due messaggi.»

«Ue’, ma quanto cazzo ci avete messo?» Jay-C era seduto in sella al suoscooter davanti al bar di Dino. La sigaretta che teneva tra le labbra rischiò dicadergli a terra quando vide Jack arrivare al trotto dietro le ruote di Orso.«Hai visto che cagnone?» disse Cristian. «Vive alla casa famiglia. Non so

come ha fatto a uscire, ero sicuro d’aver chiuso il cancello.»«Non c’è tempo per riportarlo indietro.» Orso si tolse una ciocca di capelli

neri dalla fronte. «Che facciamo con lui?»«Non lo so.» Cristian guardò il cane fermo sul bordo della strada, che

annusava un marciapiede. «Andiamo verso la montagna. Forse si stancherà diseguirci e tornerà indietro.»

Jack però non smise di seguirli. Arrivati al bivio che portava al centrostorico di Castellaccio, Cristian si voltò e vide che era un puntino nero alleloro spalle. Quando gli scooter furono costretti a rallentare per la salita, ilcane divorò la distanza. La lingua fuori dalle zanne e i monconi delleorecchie tirati all’indietro.«Tieni, bello, bevi.»I ragazzi lasciarono i motorini in un piccolo parcheggio all’ingresso di un

percorso da trekking. Una fontanella sputava acqua gelata dalla roccia.Cristian unì le mani a coppa e lasciò che il cane bevesse, la lingua ruvida chegli sfiorava i polsi.«Da qui è tutta salita.» Jay-C indicò dei gradini intagliati nella montagna.

«Mio nonno prendeva questo sentiero durante la guerra per contrabbandare ilsale. Dall’altra parte della montagna si scende fino al mare.»Orso si accese una sigaretta. «Ti ci vedo bene come guida turistica.»«Bravo, stronzo gigante. Sfotti… sfottimi pure, intanto questo piccolo

bastardo vi porterà fino al salice bianco. Sei pronto a dare la caccia almandingo, Cri’?»«Si dice Wendigo» lo corresse Cristian, sistemandosi lo zaino in spalla e

Page 109: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

accarezzando il testone di Jack. «Sono pronto.»Si misero in marcia, avanzando a passo deciso con l’erba che gli sfiorava le

ginocchia. Sul sentiero trovarono una coppia di turisti francesi, chetrasalirono entrambi nel vedere Jack. Il cane però era troppo interessato adannusare ogni cosa gli capitasse sotto il naso per prestare loro attenzione.«Sorry» disse Cristian nel superarli.«Prima che Gioia ci mettesse mano, questa montagna era tutto tranne che

una meta per escursionisti» disse Jay-C, saltando su una roccia bassa eschermandosi gli occhi con una mano.«Ci vuole ancora molto?» Cristian poggiò un gomito contro un albero per

riprendere fiato. Era dimagrito, ma si sentiva come un budino sorretto da duegambe. Una cosa flaccida e senza fiato.«Abbiamo appena iniziato. Orso, spegni quella cazzo di sigaretta… vuoi

appiccare un incendio?»«Scusa» disse l’altro, schiacciando la cicca su una pietra e rimettendola nel

pacchetto.Continuarono a salire per quasi tutta la mattinata, fermandosi a fare una

pausa su un belvedere naturale scavato dal vento in mezzo ad alberi e roccia.Orso tolse il prosciutto dal panino e lo diede a Jack, che si accucciò all’ombradi un grande cespuglio, mentre Jay-C divise con Cristian la frittata che gliaveva preparato la madre.«Se non hai portato cibo» gli chiese, «che cos’hai nello zaino?»«Ho portato cose che potevano servirci, tipo una corda e un machete…»«Ah! Un machete? E dove credevi di andare, in Amazzonia?»«Guardate.» Orso li interruppe. Un dito puntato verso il costone della

montagna che incombeva su di loro.Cristian girò piano il capo nella direzione indicata dall’amico e il boccone

che stava masticando gli rimase in gola, una poltiglia di fango tra i denti.L’acqua sbucava dalla roccia nera e si tuffava in mezzo agli alberi. Quelloche prima sembrava un riverbero lontano adesso aveva la consistenza deglischizzi gelidi sulle pietre. Per chi non conosceva l’anima nera di Castellaccio,quella poteva essere solo una cascata di montagna. Cristian invece conoscevala storia e, quasi fosse stato attratto dal canto di una sirena, scattò in piedicome una molla, e Jack con lui.«Voglio andarci adesso.»Orso scambiò un’occhiata con Jay-C e questi si alzò.«Andiamo, allora.»

Page 110: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Il sentiero sparì inghiottito da un manto di foglie secche e aghi di pino. Jacksi lanciò nei cespugli, il muso che strusciava sul terreno, la sua presenzasegnalata dal rumore di rami spezzati e foglie smosse. Gli alberi, avvolti dasottili tentacoli di nebbia, formavano un tetto sopra le loro teste che li privavadella luce del sole.Cristian rivide se stesso in sogno e gli sembrò d’essere scalzo, con la terra

che si infilava tra le dita dei piedi e il respiro che diventava vapore davantialla faccia. Sospeso a metà strada tra la vita e la morte, tra la realtà e unadimensione che non apparteneva al mondo come lui lo conosceva. Guardò gliamici al suo fianco e il loro silenzio gli fece capire che qualcosa eracambiato. Prima di arrivare a Castellaccio aveva trascorso le serate barricatonella sua stanza a esplorare labirinti e combattere mostri. Quello però non eraun videogioco, e tutto nel bosco gli sembrava animato. All’inizio riconobbegli alberi, con i rami scheletrici su cui l’Uomo del salice aveva appeso lebambole. Soldati senza tempo, si fecero di lato perché la nebbia li guidassealle rovine della vecchia casa.«Dov’è il cane?» chiese Jay-C, ma né lui né Orso risposero.Il salice emergeva dal terreno come le dita storte di un gigante. Le radici

nere e i rami nodosi spaccavano le pietre di una vecchia casa. Il tettosfondato, i detriti divorati dal muschio. Se chiudeva gli occhi, Cristian potevasentire il fruscio viscido del filo spinato che si faceva largo nella carne, ilronzio degli insetti che danzavano sulla pelle lacerata, sulle ferite aperte. I treragazzi girarono intorno all’albero come se fosse infetto. Un cartello piantatonel terreno vietava l’accesso a un’area archeologica di proprietà del ParcoNazionale del Cilento, per scavi in corso.«I tecnici sono andati via dieci giorni fa» sussurrò Jay-C. «Mia madre fa le

pulizie nell’albergo in cui alloggiavano e ho sentito che chiedeva alla collegadi…»«Cosa è stato?» chiese Cristian. «Avete sentito anche voi?»«È il cane?» Orso fece un passo verso gli alberi. Da qualche parte alle loro

spalle arrivava il rumore della cascata. «Jack? Bello, ci sei?»Nessuna risposta.Cristian si guardò intorno, ebbe la sensazione che la coltre di nebbia si fosse

inspessita: ora fluttuava intorno al tronco del salice bianco e si infilava tra lemacerie della vecchia casa come brandelli di uno spettro.Paura… ecco cosa sei, solo paura.Una parte di sé voleva ignorarla. Era spaventato e aveva l’idea che

Page 111: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

raggiungere quel luogo fosse stato uno sbaglio. Si era fatto coinvolgere inqualcosa di troppo grande per lui, qualcosa che non lo riguardava; e serestava in ascolto, se escludeva i suoni del bosco, il sibilo del vento in mezzoai rami e il lamento della cascata, poteva sentire la voce di Flavio che loincitava a lasciar perdere. La vita non aveva niente a che fare con la morte, ela montagna apparteneva alla morte, agli incubi, ai mille volti della notte.«Da questa parte» sibilò Orso, e Cristian si ritrovò a corrergli dietro.

Girarono intorno al salice bianco e puntarono contro un muro di alberi allaloro sinistra. Si allontanarono dalla cascata, dalla caverna e dai segreti cheessa custodiva. Jack li stava chiamando. Cristian poteva sentire l’abbaiareroco e profondo che diventava più vicino a ogni falcata. Si fece largo inmezzo ai rami, e le foglie si impigliarono alle cinghie dello zaino. Era comese il bosco provasse a trattenerlo per impedirgli di vedere.È il diavolo della montagna.Trovarono Jack dietro un banco di rocce, il collo gonfio per lo sforzo mentre

tirava qualcosa che era rimasto intrappolato sotto un tronco spezzato. Il caneringhiava e strattonava con foga, le zampe grattavano il terreno.«Dio» sussurrò Jay-C.Cristian si tolse lo zaino dalle spalle, spinse gli occhiali verso la fronte e

iniziò a scavare a mani nude.«Aiutatemi» gridò, poi Jack emise un verso sordo e le zolle di terra

schizzarono in aria. Il cane lasciò andare la presa sullo zainetto e si andò adaccucciare da una parte. La lingua gli penzolava fuori dalla bocca, e avevaun’aria soddisfatta.Cristian spazzolò la coltre marrone dalla cartella. C’era un nome scritto con

un pennarello. Un nome che la sepoltura non aveva cancellato.«Di chi è?» chiese Orso, gli occhi neri sbarrati.Una cartella rosa, da bambina. Cristian la strinse al petto come il più

prezioso dei tesori, e una lacrima gli scivolò sullo zigomo e riempì i craterilasciati dall’acne.«È di Elena» sussurrò, e all’improvviso tutto fu chiaro.Sollevò lo sguardo verso un cielo del colore del ferro. Il sole era stato

inghiottito dalle facce di mostri scolpite nelle nuvole dal vento.

Page 112: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

23

Girolamo li fece accomodare nella stanza dei ricordi. Cristian teneva lozaino tra le braccia e lo sguardo fisso sul pavimento. Attraversò il corridoiobuio, cogliendo il luccichio degli occhi gialli di Ciro nell’ombra. Quando ilmaresciallo aprì la porta, entrò dentro senza guardare le pareti tappezzate diritagli di giornale, vecchie fotografie e pagine e pagine di appunti.«Chiudi» disse Girolamo a Jay-C, che era entrato per ultimo. «Non toccate

nulla, non sporcate nulla.»Cristian allungò lo zaino al maresciallo che lo fissò, mentre infilava dei

guanti di lattice che aveva in una tasca.«Dove lo avete trovato?» chiese.«È stato il cane.» Cristian si sentì sollevato quando Girolamo gli tolse la

cartella dalle mani. «Stavamo raggiungendo la cascata quando Jack hainiziato ad abbaiare. Era sepolto tra un tronco caduto e delle rocce, non moltolontano dal salice bianco.»«È impossibile» disse il maresciallo, cercando lo sguardo di Orso e Jay-C. I

due ragazzi annuirono all’unisono. «Che siete andati a fare lì sopra? Nonavevate scuola oggi?»Cristian ignorò la domanda. «C’è scritto il suo nome, sopra.»«Non significa niente» disse Girolamo. «Può avercelo scritto chiunque. Lo

avete aperto? Avete visto cosa c’è dentro?»Cristian scosse il capo.«Bene.» Il vecchio si avvicinò allo scrittoio posto al centro della stanza e tirò

la cerniera dello zaino. Poi, con un unico movimento, ne rovesciò ilcontenuto e fece un passo all’indietro.«Ripetetemi dove l’avete trovato» disse, e questa volta fu Jay-C a parlare.

Raccontò il percorso che avevano fatto, dove si erano fermati per mangiare edisse dei due escursionisti che avevano incontrato sul sentiero.Cristian ascoltò le voci confondersi e sfumare in una cacofonia assordante.

Non riusciva a staccare gli occhi dallo scrittoio, dalla bambola senza unagamba, dal quaderno rosa. Le cose che Elena aveva con sé, prima di essereinghiottita dal buio. Una bambola rotta e un quaderno dai bordismangiucchiati.Cristian si avvicinò al tavolo e si specchiò negli occhi vuoti della bambola.

Page 113: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

«Dovremmo chiamare i carabinieri» disse Girolamo, il volto scavato dallerughe e una vertigine di capelli bianchi dietro la nuca.«Lo apra, per favore. Legga cosa c’è scritto.»Il vecchio parve esitare, poi allungò una mano e sollevò la copertina. Sulla

prima pagina, il tratto infantile di una penna rossa tracciava una lettera E, poiuna L e ancora una E.«Elena» mormorò Cristian.«Elena» annuì il maresciallo.

Ciao Quaderno,ho dovuto buttare il vecchio quaderno nel fiume perché mamma stava per

leggerlo. Tu la conosci bene, proprio come me. Passa il tempo a togliere lapolvere, apre i cassetti e mette tutto sotto sopra. Non riesco a nasconderti ed èmeglio non rischiare. Il mio principe ha detto che mamma non può sapere. Selei ci scopre, lui non potrà portarmi a Salerno quando diventerò grande. Nonvedrò i negozi e le strade belle dove passeggiare come una signora. Il mioprincipe mi ha raccontato che le signore indossano le pellicce, però a me nonso se questa cosa piace. Le pellicce si fanno con gli animali. Una volta hovisto in televisione un documentario dove gli uomini delle nevi picchiavanole foche con delle mazze. Le colpivano in testa, non importava se eranograndi o cuccioli, e sporcavano la neve di sangue.Che cosa orribile!Non importa se la gente dirà di me che non sembro una signora. Io la

pelliccia non la voglio. Mi accontenterò di una bella casa, con i termosifoniche funzionano anche a Natale e i mobili nuovi. Il mio principe ha sempredetto che potevo avere tutto quello che desideravo, anche se ieri, dopo chesiamo stati al fiume, sembrava diverso. Piangeva come un bambino piccolo eio non riuscivo a capire perché, dato che lui è grande. Ha i peli sul petto e glipiace che mi siedo sulle sue gambe come un papà, anche se non è un veropapà perché mi tocca dove i papà non mettono le mani.Che dici, Quaderno? Forse il mio principe piange per colpa del ragazzo che

abbiamo incontrato al fiume? Piange per la vecchia bambola? Quando mi hariaccompagnata fuori dal bosco non ha voluto che mi sedessi sulle sue gambee non mi ha messo la mano lì.«Che hai, Bernardino?» gli ho domandato.Lui mi ha accarezzato la testa e ha detto: «Non devi tenere la bambola

vecchia se non vuoi.»

Page 114: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Io non volevo. Non mi piacciono le bambole rotte, ma lui mi avevaraccontato che il ragazzo del fiume era un mago e con i suoi occhi verdifaceva cose straordinarie, allora ho pensato che se avessi accettato labambola, anche se brutta e rotta, forse il ragazzo mi avrebbe aiutata adiventare grande. Lui avrebbe fatto una magia e io sarei potuta andare via conil mio principe.«Cosa succede se butto via la bambola, Bernardino?» ho chiesto, e lui si è

messo a piangere.«Non lo so» mi ha risposto, e io gli ho stretto forte la mano. Il mio principe

non deve avere paura. Ho deciso, farò come mi ha detto il ragazzo del fiume.Voglio bene a Mirtillo e lui mi ha promesso che non gli capiterà nulla.Lascerò la finestra aperta così Mirtillo sentirà l’odore delle gatte in campagnae andrà a cercarle. La mamma mi ha proibito di uscire ma lei sa che amoMirtillo e non voglio che si perda. Lei non si arrabbierà se le dirò che sonoandata a cercarlo.Farò così, Quaderno. Tu verrai con me insieme alla bambola vecchia.

Andremo a incontrare il ragazzo vicino al fiume e non avremo paura dei suoiocchi strani.Lui fa le magie, e tutto andrà a posto.

Le lacrime gli bruciavano la faccia come gocce di acido muriatico. Cristiannon riusciva a smettere di piangere. Era come se il dolore per la morte deisuoi genitori e per tutte le cose brutte che gli erano capitate fosse rimastonascosto in un angolo del suo cuore, in attesa di esplodere. Non ricordavad’aver pianto così tanto al funerale, quando le persone che non conosceva lostringevano a sé, e nemmeno durante le chiacchierate con Flavio in spiaggiamentre il dottore faceva finta di pescare. Adesso però piangeva, e una manogli stringeva il cuore fino a stritolarlo.«Bernardino» sussurrò il maresciallo, e le sue labbra sottili si mossero sotto i

baffi.«È morta?» chiese Jay-C. «La bambina è morta?»Girolamo scosse il capo, lasciò cadere il quaderno sullo scrittoio.«Sono un incapace» disse il vecchio. «Ho avuto tutto sotto il naso per anni e

me lo sono lasciato sfuggire. Avevano ragione in paese a parlare male dime… io non ero buono per questo lavoro…»«Ma che sta dicendo?» Orso aveva la voce di un adulto. «Lei non poteva

saperlo, maresciallo. Come è possibile, invece, che con tutta quella gente che

Page 115: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

ha setacciato la montagna, nessuno abbia mai trovato lo zaino? Questo io nonlo capisco…»«Devo denunciarlo» disse Girolamo, e le sue parole riportarono indietro

Cristian dall’abisso di disperazione in cui era sprofondato.«Lui aveva bisogno di un complice» singhiozzò. «Non agiva mai da solo,

non era in grado di farlo.»«Follia condivisa.» Il maresciallo si tolse i guanti con uno schiocco e scosse

il capo.«Un momento» disse Jay-C. «State dicendo che il principe, Bernardino è…»«Dino del bar.» Orso completò la frase. «Cazzo, avrei voglia di picchiarlo

con una mazza.»«Non servirebbe a niente, giovanotto» sussurrò Girolamo. «Non aiuterebbe

Elena a tornare indietro, ovunque lei sia.»Poi i numeri esplosero nella testa di Cristian.Prima ci vuole un due, poi un cinque. Il cinque è un numero stupendo, non

come l’uno. Essere uno significa essere solo.«Il quaderno non è una prova» disse, lo sguardo fisso sul pavimento. «Ci

vorrebbe una perizia calligrafica per dimostrare che quella pagina è statascritta da Elena. È passato troppo tempo dal 1987 per fare dei confronti. Leiche dice, maresciallo?»«Dovete farlo confessare.» Il vecchio inchiodò gli occhi nei suoi. «È l’unico

modo.»Cristian pensò all’Uomo del salice. Erano stati in tre a fermarlo. Flavio,

Stefano e Damiano. Se il tre non aveva mai avuto significato per lui, forse eraperché non aveva conosciuto Castellaccio. Tre era il numero di Castellaccio.«Pensate di potercela fare?» La voce di Girolamo rimbombò nella stanza

come se lui, Orso e Jay-C si trovassero in una caverna, dentro la montagna,sotto strati di una roccia che era lì ancora prima della nascita dell’uomo.

Page 116: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

24

«La fa sembrare semplice, il maresciallo» Jay-C gettò il mozzicone in untombino e guardò verso l’insegna del bar al Quadrivio. «Fatelo confessare…certo, e come? Cosa dovremmo fare secondo lui? Entrare lì dentro esequestrarlo?»«Lo avete visto quel film con Matt Damon? Bourne Identity?» chiese Orso,

accarezzando la testa di Jack. «Prendono le persone, gli mettono unasciugamano in faccia e gli versano secchiate d’acqua in bocca fino quasi afarli annegare.»«Io non faccio male alle persone» disse Cristian. «E nemmeno voi.»«Era per dire, mica voglio torturarlo» precisò Orso. «Ci vuole un’idea

geniale, dobbiamo fotterlo con intelligenza.»Cristian grattò via la crosta di un brufolo dallo zigomo. Orso aveva ragione,

pensò. L’unico modo per indurre Dino a smascherarsi era costringerlo asbagliare. Un uomo che aveva mantenuto un segreto per quasi trenta anni,che si era rifatto una vita, era abituato a fingere, a tenere nascosta la sua veranatura dietro falsi sorrisi.«Potremmo ricattarlo» disse. «Trovare qualcosa che lo costringa a

raccontare la verità su Elena.»«E poi?» Jay-C scosse il capo. «Dino ha adescato una bambina per

consegnarla tra le mani di un serial killer. È un pedofilo e pure un bugiardo,con cosa dovremmo ricattarlo? Possiamo sputtanarlo, ma sarà sempre lanostra parola contro la sua.»Cristian si tolse gli occhiali e pulì una lente con la maglia.Pensa, deficiente. Pensa e non cazzeggiare.«Lasciamo perdere la strada del ricatto e concentriamoci a raccogliere prove

contro di lui.»«Cioè? Lo seguiamo?» chiese Orso, e Cristian annuì.«Mio padre diceva che i criminali sono tutti uguali. Possono correre più

veloce di te, farti mancare il fiato, ma poi arriverà la salita e inizieranno adarrancare.»Cristian si sorprese, era la prima volta che ripeteva qualcosa detta da suo

padre. C’era stato un tempo in cui non aveva trovato noiose le storie delcommissario Scalea, un tempo in cui aveva aspettato con impazienza il suo

Page 117: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

ritorno a casa per seguirlo nello studio e farsi raccontare la giornata. La portadella stanza era stata sempre aperta per lui. Poi le cose erano cambiate.Cristian ricordava d’aver visto il padre in un caffè del quartiere con un uomo

distinto.«Tesoro, lui è il dottor Neri.» Il papà l’aveva notato attraverso la vetrina e

gli aveva fatto segno di entrare. Cristian aveva stretto la mano di quell’uomoe lo sguardo gli era scivolato su una fotografia in bianco e nero. Un palazzosventrato, la strada ricoperta da macerie, i pompieri che scavavano. Nonaveva fatto in tempo a vedere altro perché Neri si era affrettato a coprirla conil menù.«Ti piace andare a scuola?» gli aveva chiesto e lui aveva annuito.Cristian si morse il labbro. Se il padre non avesse mai scelto di diventare un

poliziotto, forse non si sarebbe suicidato. Forse la mamma sarebbe stataancora viva e le cose sarebbero andate diversamente. Adesso riusciva acapirlo. La vita era fatta di strade da prendere, di sentieri in salita e dimaledette coincidenze.«Dobbiamo iniziare a parlare con qualcuno che lo conosca sul serio» disse,

ricacciando indietro le lacrime. «Una persona che gli sia vicina in qualchemodo.»«La moglie?» chiese Jay-C.«No, lei no. Mi sembrano una di quelle coppie che stanno insieme da una

vita. È possibile che sia a conoscenza dei segreti del marito, chi lo sa.»«Uno ce l’abbiamo» Orso strinse il pacchetto vuoto di sigarette nel pugno.

«Ma non sarà piacevole avere a che fare con lui. Soprattutto per te, Cri.»Cristian corrugò la fronte. Fece per dire qualcosa ma Jay-C lo anticipò.«No… non mi dire che stiamo pensando alla stessa persona.»Orso annuì. «Dobbiamo beccare quella caccola di Pompeo.»

Pompeo stava fumando una canna con i gemelli in un parchetto dietro leelementari. Su una panchina vicino le altalene arrugginite, una mammaspingeva una carrozzina con una mano e con l’altra reggeva un cellulare.«Siamo sicuri che non c’è alternativa?» chiese Cristian, respirando un odore

di rosmarino. Gli sudavano le mani. Dopo l’aggressione nel cortile dellascuola, aveva fatto di tutto per evitare il fidanzato di Anna e le sue ombre.«Ha fatto il garzone al Quadrivio per due estati di fila» disse Jay-C.«Poi è andato via» continuò Orso. «Dino aveva detto in giro che rubava e

allora, dico io, perché non l’ha denunciato? Conosco Pompeo dall’asilo… è

Page 118: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

un demente ma non un ladro. Comunque, se lui ti sfotte tu non mostrartioffeso e non abbassare la testa come fai sempre.»«Io non abbasso la testa» protestò Cristian.«E invece sì, ogni volta. Guardati, hai un cane super cazzuto che ti sta

attaccato al culo, cerca di non apparire come un segaiolo.»Cristian guardò Jack che lo seguiva e rimase in silenzio. Qualsiasi tentativo

di smentire le parole di Orso sarebbe stato inutile. In un istante gli passaronodavanti agli occhi gli ultimi anni della sua vita, dall’esame di terza media allaprima partita a World of Warcraft. Gli amici avevano ragione, era unsegaiolo.«Orso, guarda chi c’è » gridò Jay-C, le mani infilate nelle tasche dei jeans.

«Pompino e i fratellini, Hansel e Gretel.»«Che cazzo volete?» Pompeo passò la canna a uno dei gemelli e saltò giù dal

muretto su cui era seduto. «Siete stupidi o cosa?»«Siamo cosa» rispose Jay-C, poi si voltò verso Cristian e gli fece

l’occhiolino. Indicò Jack e disse: «La vedete questa belva, stronzi? È il canedella nostra crew. Vi faccio una domanda: secondo voi come se le è procuratetutte queste cicatrici?»I gemelli, vestiti con tute della Nike blu elettrico, fissarono l’animale come

se si trovassero davanti a un leone scappato dal circo.«Non lo so e non mi interessa» disse Pompeo. «Adesso perché non vai ad

aiutare tua madre a lavare i pavimenti e ti porti anche lo psicopatico e ilmozzarellaro?»Cristian fece per abbassare il capo. Inclinò appena il mento poi si ricordò

della raccomandazione dell’amico e soffiò l’aria fuori dalle narici. Raddrizzòla testa, sorresse lo sguardo di Pompeo. Avrebbe voluto dirgli che i gattinierano vivi, che aveva ucciso la mamma per colpa di un gioco stupido, maloro li aveva salvati. Era rientrato nella Casa del Diavolo e li aveva salvati,quindi poteva andare a fanculo. Lui, Anna e i gemelli. Tutti a fanculo.«Che c’è?» Pompeo lo guardò come se potesse leggergli nella mente. «Vuoi

dire qualcosa?»«Il mio cane ti mangerà le palle se non stai zitto.» Cristian gonfiò il petto e

accarezzò la testa di Jack con la punta delle dita. Sotto la pelle, la carne e leossa, stava tremando.«Adesso che ci siamo salutati per bene» disse Orso, «possiamo spiegarti il

motivo della nostra visita. Dobbiamo parlarti di una cosa importante.»Pompeo allargò le braccia ossute. «Avanti allora, ditemi quello che volete

Page 119: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

dirmi e levatevi dal cazzo. Voi e quel cane di merda.»In risposta al complimento, Jack si sedette sulla coda, sollevò una zampa

posteriore e fece le contorsioni per leccarsi i genitali.«Loro due ti seguono anche al bagno?» Orso guardò prima un gemello e poi

l’altro. «Oppure riesci a tenertelo senza aiuto quando pisci? Vogliamo parlartida solo.»«Non ho segreti per i miei amici.»«È una cosa che riguarda Dino» disse Cristian, e un banco di nuvole

attraversò gli occhi di Pompeo. Qualcosa nello sguardo del ragazzo eracambiato, e ora se ne stava davanti a loro con le spalle ricurve e la testaincassata tra le spalle.Pompeo guardò i gemelli e disse: «Andatevene.»«Ma come?» disse uno dei due ragazzi.«Tranquilli, ci vediamo più tardi allo Sporting.»

Pompeo ascoltò il racconto senza interromperlo. Cristian gli disse deglischeletri nella cantina della Casa del Diavolo, delle ragazze sepolte a facciain giù, dell’Uomo del salice e dell’indagine irrisolta di Girolamo. Parlò diElena, dello zaino trovato da Jack e del quaderno.«Come cavolo è possibile che nessuno abbia visto la cartella?» chiese alla

fine Pompeo. «Cioè… avevano i cani e tutto il resto, sono stati quasi duemesi a scavare sulla montagna.»«Non lo sappiamo» disse Cristian. «Ma se il quaderno appartiene davvero a

Elena, allora Dino è coinvolto nella sua scomparsa.»«Che volete da me? Non potete andare dai carabinieri e dargli lo zaino? Non

basta, come prova?»«Abbiamo bisogno di qualcosa in più» disse Jay-C. «Quella merda deve

pagarla… tu che sai? Passavi le giornate intere al bar, hai mai visto cosestrane?»Pompeo si fissò le mani troppo a lungo per essere qualcuno che non avesse

nulla da nascondere. Cristian riusciva a sentire il suo dolore: era un’aura neraintorno alle spalle, qualcosa che si portava dietro proprio come faceva lui, eprovò empatia.«Non vogliamo metterti in difficoltà» disse Cristian. «Il tuo nome non verrà

mai fuori, non ti tireremo in mezzo. Se Dino è il principe del racconto diElena, allora vuol dire che da qualche parte in giro per Castellaccio è sepoltolo scheletro di una bambina scomparsa nel 1987. Sua madre è morta cinque

Page 120: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

anni fa senza sapere che cosa fosse accaduto alla figlia. È una cosa ingiusta,una cosa orribile. Non possiamo riportarla indietro, ma forse potremmo darlegiustizia. L’Uomo del salice è morto, ok… ma Bernardino ha avuto il tempodi farsi una vita. Elena no, a lei è stato tolto tutto. Se ci aiuti a capire noi tisaremo grati…»«Me ne fotto della vostra gratitudine» sbottò Pompeo. «Vi dico quello che so

ma in cambio dovete fare qualcosa per me. In particolare voi due.»«Noi due?» Orso indicò se stesso e poi Jay-C con il pollice.«Esatto. Cristian mi ha messo nei casini con Anna tirando in mezzo il padre,

e adesso lei non vuole più vedermi. Voi mi aiuterete a riconquistarla.»«E come? Ci hai presi per un’agenzia matrimoniale?»«No, ma siete dei graffitari e forse potreste disegnare qualcosa sotto casa

sua…»«Tu sei tutto scemo» disse Jay-C. «Noi siamo dei professionisti, non

scriviamo dichiarazioni d’amore per ragazzine stronze.»«Lei non è una stronza» Pompeo scattò in piedi.«Ok, ok… calma!» Cristian alzò le mani e cercò di attirare l’attenzione dei

ragazzi. Dall’altra parte del parco la mamma staccò gli occhi dallosmartphone e li guardò incuriosita.«Orso e Jay-C faranno il graffito per Anna, te lo posso assicurare, ma tu devi

dirci quello che sai.»«Ve lo dirò a lavoro finito.»«Col cazzo!» Orso afferrò Pompeo per la maglietta e lo tirò a sé. «Ce lo dici

adesso o ti smonto pezzo dopo pezzo.»«Dino è un pervertito» Pompeo poggiò le mani sulle spalle massicce di Orso

e lui lo lasciò andare.«Racconta» disse Cristian, il sangue che gli ronzava nelle orecchie.«È sempre stato tranquillo con me, lo stipendio faceva schifo ma era

puntuale, non come con la signora Gina del supermercato. Il Quadrivio èaperto sempre, anche di notte. Lui si chiude dentro e gioca a poker online.Una sera mi trattenni fino a tardi per rimettere a posto. Avevamo avuto unafesta di compleanno, c’era un casino e lui mi invitò a bere.»Pompeo si bloccò, parve esitare.«Che c’è?» chiese Jay-C.«Se questa cosa si sa in paese, giuro che vi ammazzo.»«Non lo saprà nessuno» ripeté Cristian, «hai la nostra parola.»Il ragazzo lo guardò per capire se poteva fidarsi, poi si grattò la testa.

Page 121: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

«Mi sfidò a carte, ogni carta sbagliata un cicchetto. Non ricordo molto, soloche ero ubriaco.»«Che è successo poi? Ti ha fatto del male?»«No, questo no.»«Cosa allora?»«Mi ha dato dei vestiti e una parrucca, voleva che li indossassi per lui.»Cristian guardò prima Orso e poi Jay-C, e provò una sensazione di gelo

improvvisa. Aveva freddo, lo stesso freddo che aveva provato sullamontagna, un freddo che gli entrava nelle ossa e gli toglieva il respiro.«Che parrucca?»«Bionda.» Pompeo si leccò le labbra screpolate. «Una parrucca da donna.

Dino voleva farmi vestire da femmina.»

Page 122: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

25

La chiesa Santa Maria delle Grazie sorgeva nel cuore della Garbatella aRoma, tra palazzi tutti uguali, negozi di cinesi e bidoni sommersi damontagne di sacchetti dei rifiuti. Un edificio nuovo, squadrato, con uncampanile che ricordava a Damiano una Torre Eiffel in miniatura.«L’hanno ricostruita con i soldi della Mafia nel 1995» disse lo Sciacallo,

osservando una coppia di ragazzi di colore seduti sui gradoni dellaparrocchia. «Ho controllato le carte, e la ditta che ha vinto l’appalto avevasede legale a Catania.»«Era proprio necessario che lo avvisassi, ‘sto prete?» chiese De Vivo. «Non

potevamo presentarci e basta come abbiamo fatto con Neri?»«Non mi piacciono le sorprese, e comunque avevo provato a contattare

anche Neri.»«Ah sì? E come? Io non ho sentito che gli telefonavi.»«Infatti gli ho mandato una mail.»«Eh figurati, una mail… e chi la legge la posta elettronica oggi?»«Ernesto, solo tu controlli la casella una volta ogni due anni» disse Valente,

poi batté il bastone sull’asfalto e fece un passo verso la parrocchia. «Vieni,andiamo a vedere se al sacerdote è piaciuta la mia telefonata.»

Padre Sandro era solo un’ombra nella cabina in mogano del confessionale.Doveva esserci un coro che si stava esercitando in qualche sala dietro l’altare,perché un canto religioso serpeggiava tra le navate, attutito dalle spesse murache profumavano di intonaco fresco.«Non metto piede in una chiesa dal funerale della Malangone» disse De

Vivo.Lo stesso valeva per Damiano. Le chiese gli mettevano tristezza, gli

ricordavano la morte. La morte di Claudia e quella di suo padre. I funerali, lebare chiuse per non turbare le persone. La morte di sua madre e l’odored’incenso che toglieva il respiro. Mani di sconosciuti che stringevano la sua,baci umidi sulle guance e i suoi occhi che lacrimavano. Le chiese gliricordavano il pianto, il vuoto, i crampi allo stomaco e il desiderio di trovareper forza consolazione in qualcosa di più grande.Dio misericordioso.«Tocca a noi» sussurrò nel seguire con lo sguardo una donna che si

Page 123: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

allontanava dal confessionale. Poi, senza aspettare che De Vivo lo seguisse,zoppicò fino alla grata di legno e osservò il profilo del sacerdote.«Mi perdoni padre perché ho peccato» disse. «Non riesco a inginocchiarmi.»La panca su cui era seduto il sacerdote scricchiolò, un colpo di tosse attutito

e Damiano fece un ghigno.«Sono Valente, le ho telefonato questa mattina.»«Ah, Valente… perché ha fatto tutta questa strada per me? Cosa c’è di così

importante da farmi vedere?»Lo Sciacallo infilò una mano nella tasca interna della giacca, prese un foglio

di carta piegato in quattro e lo allungò a De Vivo, che stava al suo fianco, unaspalla poggiata contro il confessionale. Il commissario scostò un lembo dellatendina viola all’ingresso della cabina e lo gettò all’interno.Padre Sandro sussultò. Guardò davanti a sé per un istante, poi lo sgabello

scricchiolò mentre si piegava per raccogliere il foglietto. Damiano ascoltò ilfruscio della carta sfiorata dalle dita e gli parve di cogliere il movimento dellerughe sul volto dell’uomo mentre fissava il disegno.«All’inizio pensavo fosse un avvertimento» disse lo Sciacallo. «Era la cosa

più semplice che mi veniva in mente. Qualcuno ci teneva a farmi capire chedovevo starne fuori. Quel simbolo sembrava il mirino di un’arma puntatasulla mia testa. Mi deve perdonare se ho sopravvalutato me stesso. Alla finesono solo un povero storpio che scrive libri, niente di più…»«Non capisco» il prete si voltò verso di lui. «Ma che sta dicendo?»«Da ragazzo amavo i tascabili di Robert Ludlum, ha mai letto Il circolo

Matarese? No? Parla di questa società segreta, Matarese, che è infiltrataovunque per mettere in piedi una cospirazione e sovvertire l’ordine mondiale.Ne hanno fatto anche un film, forse riesce a recuperarlo in rete. Le consigliodi vederlo.»«Signor Valente, la prego… devo prepararmi per la messa della sera.»«Ha ragione, scusi… vengo al punto. Il commissario Scalea stava indagando

per conto del pubblico ministero Neri di Firenze su un’esplosione avvenutanell’ottobre del 1995 in Via degli Speziali. Non le spiego chi era Scaleaperché lei lo sa fin troppo bene, così come lo sanno i suoi superiori allo Ior,dato che lo facevate controllare da almeno due anni. Siete stati bravi, madovete fare attenzione con i computer. Alcuni pirati informatici vivono perviolare segreti.»Poi la porta della chiesa venne sbattuta. Un tonfo che riecheggiò tra le

navate. Damiano colse con la coda dell’occhio il movimento di De Vivo, una

Page 124: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

mano che scivolava sotto il parka. Verso la pistola infilata nella cintura.«Abbiamo compagnia» sibilò il commissario, e Damiano annuì.«Che facciamo, padre?» disse, gli occhi che bucavano la grata del

confessionale. «Ci mettiamo a sparare nella casa del Signore? O mi lasciafinire di parlare e io e il mio amico, un commissario di polizia peraltro, ce neandiamo in cinque minuti?»«Valente» disse il prete, scuotendo il foglio. «Forse questo disegno è

davvero un avvertimento.»«Non credo, Padre Sandro, ovvero Alessandro Conti di Marsala. È stato lei il

tramite, vero? Il collegamento tra lo Ior e i siciliani? Quelli del conto sullabanca del Vaticano.»«Ma come si permette… Io non le consento di insinuare che…»«Una fuga di gas…» Damiano scosse il capo. «I Caracciolo, se li ricorda?

Mamma, papà e tre bambini piccoli. Una famiglia fatta a pezzi, e tutto peruccidere un uomo solo. Perché? Non bastava semplicemente sparargli?Perché la bomba? Me lo spieghi, per favore.»Il sacerdote scosse piano il capo. «Di che uomo sta parlando?»«Il sesto corpo estratto dalle macerie e poi fatto sparire nel nulla. Era quello

l’obiettivo, no?»Padre Sandro soffiò l’aria fuori dal naso.«Cosa le interessa davvero, Sciacallo?»Damiano spinse la lingua nello spazio tra i denti. Sentirsi chiamare con lo

pseudonimo che usava per scrivere era un pugno allo stomaco. Non erasorpreso del fatto che quell’uomo fosse a conoscenza della sua identità. Sisentì toccato invece dal modo in cui aveva pronunciato il suo nome. A dentistretti, come un insulto.«Perché il ragazzino è ancora vivo? Avete eliminato Scalea e sua moglie, ma

Cristian no.»«La parola di Dio insegna la compassione per i deboli.» Un sorriso si allargò

sul volto di Padre Sandro. «Cristian ha dimostrato di non essere un pericolo.È un ragazzo particolare, fuori dal comune, ma per il momento nonrappresenta una minaccia. Il suo interesse deve farmi pensare il contrario?»Il sacerdote sollevò il disegno perché lui potesse vederlo, poi l’accartocciò e

lasciò cadere la pallina all’interno del confessionale. Damiano si voltò e notòdue uomini tra i banchi. Nel primo riconobbe il ragazzo di colore seduto suigradini all’esterno, l’altro invece indossava un completo scuro e aveva lafaccia anonima di un avvocato o di un assicuratore. De Vivo se ne stava

Page 125: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

davanti al confessionale con la Glock in mano.«Il mondo è fatto di cose grandi» continuò Padre Sandro. «Cose troppo

grandi per la gente semplice come lei, Valente, o come il suo amicocommissario, o il giovane Cristian. Cose più grandi perfino di me, che sonoun servo del Signore.»«Chi vive e chi muore, per esempio» disse Damiano, e il sacerdote annuì.«Torni al suo paese, Sciacallo, dai suoi amici. Quello della casa famiglia è

uno splendido progetto, continui a crederci…»«Io cerco la verità.»«No, cerca redenzione, ma questo non è il posto giusto per lei. Io non posso

assolverla dai suoi peccati. Nessuno può.»«E lei? Chi assolverà lei, prete?»«La saluto, Valente. Dica a Cristian di essere forte e di dimenticare. Sono

tempi difficili per crescere senza genitori, ma Dio gli ha dato una secondaopportunità. A patto che dimentichi e vada avanti.»

«Mi sono cacato addosso» disse De Vivo mentre gettava la Glock nel vanoportaoggetti e richiudeva lo sportellino. «Hai visto quei due come ciguardavano? Da dove cazzo sono venuti fuori?»Damiano non rispose. Nella sua testa continuavano a risuonare le parole di

Padre Sandro.Dica a Cristian di essere forte e di dimenticare.«Lo controllano» disse, stringendo al petto la ventiquattrore di suo padre.«Controllavano la chiesa? Certo, erano guardie o agenti sotto copertura, che

ne so…»Dio gli ha dato una seconda opportunità.«Parlo del ragazzo. Questa gente lo tiene d’occhio. Non ha mai smesso di

controllarlo.»A patto che dimentichi e vada avanti.«Che cazzo facciamo?» chiese De Vivo, ritirando il biglietto al casello

dell’autostrada.Damiano sentì una mano che gli serrava la gola. Allentò il nodo alla cravatta

e aprì il finestrino, ma gli mancava il respiro. Pensò all’esplosione, ai morti ealla paura per l’ignoto. Forse era a questo che serviva la religione. A spiegareciò che non si conosceva.«Torniamo a casa.»

Page 126: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

26

«Per prima cosa, dovremo dividerci.» Cristian si tolse gli occhiali e strofinòuna lente con un lembo della camicia. La vernice bianca usata per coprire ilmuro gli era schizzata addosso mentre usava il rullo.«Quindi ti fidi a restare solo con Casanova?» Jay-C agitò la bomboletta e

indicò Pompeo. L’accordo prevedeva che lo aiutassero a riconquistare Anna,ed era per questo che ora si trovavano sotto la finestra della sua stanza adisegnare un graffito sul muro del cortile.«Sshh! Abbassate la voce» disse Orso. «Non ho la minima voglia di farmi

beccare mentre disegno questa porcheria. Vi immaginate che figura dimerda? Altro che wall of fame e crew cazzuta, non ci cagherebbe piùnessuno, sulla scena.»«Invece di lamentarti» Pompeo si prese il mento con le dita e assunse un’aria

da critico d’arte, «aggiusta quel cuore che mi sembra una pera capovolta.»«Ah sì?» Orso gli passò la bomboletta. «Vieni a farlo tu, mezza sega. Anna I

love you… se fossi stato femmina, ti avrei sputato in faccia solo per averavuto un’idea così stupida.»«Uh uh» Jay-C fece l’occhiolino a Orso. «Saresti stata la tipa più cessa di

Castellaccio, alta un metro e novanta, con le gambe storte e le spalle dataglialegna. Per non parlare delle tette, poi…»Pompeo si mise a ridere, e anche Cristian fece fatica a trattenersi.«Ragazzi» disse cercando di riportarli all’ordine. «Ricapitoliamo quello che

ci siamo detti? Giacomo? È troppo importante, niente deve andare storto osiamo fottuti.»Jay-C si strofinò il mento con un avambraccio, poi si avvicinò al muro e

tracciò un punto luce sulla cima della lettera A.«Orso e io aspettiamo che esca dal bar e lo seguiamo: il giovedì è l’unico

giorno in cui chiudono e gli stiamo incollati al culo per vedere dove va.»Cristian annuì. «Aspetteremo che anche Nina sia andata via, poi entrerò con

le chiavi di Pompeo. Tutto chiaro?»«Chiaro» fece Pompeo.«Una cosa però non l’ho capita» riprese Jay-C. «Che cazzo te ne fai delle

chiavi del bar di quello stronzo se te ne sei andato?»«Ho fatto una copia perché avevo una cosa in mente.» Un sorriso ferale si

Page 127: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

allargò sul viso appuntito di Pompeo. «Volevo fargliela pagare. Pensavo didevastare il Quadrivio, oppure di rubare qualcosa… sì, piccoli furti per farloimpazzire. Dino è un tirchio ed è molto geloso delle sue cose. Me ne sareistato lì a ridere e sentirlo bestemmiare o inveire contro la moglie.»«Sicuro che non vuoi fottere Cristian?» chiese Orso. «Pensaci bene, perché

se questo è il tuo piano io ti ammazzo di botte.»«Uh, mamma, se non ti fidi vattene a fanculo. Siete venuti voi da me,

stronzi.»«Ha ragione lui» disse Cristian. «Non possiamo fare altro che fidarci. Io gli

credo, però una cosa non mi è chiara… come facciamo a essere sicuri cheNina andrà via poco dopo il marito?»«In questo ci aiuterà il tuo caro amico, il padre di Anna.»«Stefano?»«Esatto.» Pompeo si mosse per raccogliere le bombolette vuote e metterle in

un sacchetto. «Dino deve essere una merda di marito, perché la signora Ninasi fa sbattere da Stefano da almeno dieci anni. Ogni giovedì sera il maritoesce, lei aspetta dieci minuti e poi viene l’amante a prenderla.»«Roba da non crederci» sussurrò Jay-C.«E perché no? Il mondo va così. In ogni caso, adesso mando un messaggio

ad Anna e le dico di affacciarsi… Prestami il tuo telefono, Cristian, che habloccato il mio numero.»«Ti sei fatto bloccare dalla tua ragazza?» domandò Orso. «Cioè, dimmi che

non ci hai fatto sprecare cinquanta euro di bombolette per una che ti hamandato a cagare per sempre.»«Non per sempre» disse Pompeo.«Come fai a saperlo?»«Lei ha detto: “Mi fai schifo, non voglio vederti.”»«Appunto.» Orso scosse il capo ma Pompeo alzò una mano e riprese a

parlare.«Ha detto “non voglio vederti”, mica “non voglio vederti mai più, oppure

muori, Pompeo!”»«Severa ma giusta» disse Jay-C.Sentirono dei rumori alle loro spalle. Cristian si voltò di scatto e vide una

luce che si accendeva in casa. Erano le undici, sembrava che dormissero tuttie avevano fatto attenzione a non svegliare Anna e la sua famiglia. Si eratrasferita dal padre per un po’, aveva detto Pompeo. Dopo quanto accadutoalla Casa del Diavolo, Stefano aveva preteso di avere la figlia sotto controllo,

Page 128: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

e la cosa aveva fatto sorridere Cristian. La sera in cui era stato costretto auccidere una gatta, si trovava con Anna e gli altri proprio in casa di suopadre.«Ueh, stronzi» tuonò una voce impastata dal sonno. Una luce si accese sul

portico. «Che cazzo state facendo nel mio cortile? Adesso vengo lì e visfondo…»«Cazzo, scappiamo.» Cristian sentì una mano di Pompeo che gli afferrava un

braccio e lo strattonava. Si ritrovò a correre, scavalcare un muro e lanciarsi aperdifiato verso i motorini parcheggiati tra gli alberi.Sorrise. Una vera fortuna, essere dimagrito.

Cristian trovò Flavio ad aspettarlo in salone. Se ne stava davanti a unafinestra che dava sulle campagne buie. La camicia fuori dai jeans, le maniincrociate dietro la schiena e le spalle larghe. Visto così, alla luce di unaabatjour, sembrava ancora più alto.«Ti ho visto mentre riportavi Jack a casa con quei ragazzi» disse con voce

neutra. Cristian non sapeva se ribattere qualcosa oppure restare in silenzio,poi si colpì la fronte con una manata.«Merda, avevo la seduta!» Era la prima volta che saltava un incontro con il

dottore. Non era nulla di grave, pensò. Vivevano sotto lo stesso tetto e Flaviopoteva parlargli ogni volta che desiderava, però aveva mancato un impegno equesto gli dava fastidio. Non era nella sua natura fare tardi, esseredisordinato, dimenticare le cose. Cristian Scalea sapeva contare, e il due eraun numero stupendo se subito dopo c’era un cinque e poi ancora un due.Due-cinque-due-cinque-sei.La sua tag. Aveva usato quella magnifica sequenza di numeri per il suo

graffito allo scasso. Flavio gli chiedeva sempre perché amasse così tanto queinumeri e lui non sapeva spiegarglielo. Aveva iniziato a scarabocchiarli percaso sul banco durante una lezione di fisica. Nel suo angolino non c’eranofrasi sportive o commenti sulle ragazze, ma numeri.«Fa’ vedere le mani.» La voce di Flavio lo riportò nel salone della casa

famiglia, tra le foto in bianco e nero, i libri e un televisore spento. Da qualcheparte al piano di sopra, Ramona era ancora sveglia e cantava la sigla deiSuper Pigiamini. Cristian sollevò le braccia e si accorse che stava serrando ipugni. Sciolse le dita come nodi e mostrò i palmi, i polpastrelli sporchi divernice bianca.«Eri tu a imbrattare il muro sotto casa di Stefano?»

Page 129: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Cristian annuì. Gli tremavano le gambe. Se Flavio lo avesse messo inpunizione, il piano organizzato con i ragazzi sarebbe saltato. Pensò alquaderno rosa che aveva nascosto a casa di Girolamo, alla cartella sporca diterra e alla bambola rotta.Elena, devo dirglielo… se lui lo sa, forse mi lascerà fare quello che devo…«Visto che ti piace leggere» disse invece Flavio, «ti ho lasciato un libro sul

comodino. Il giovane Holden di Salinger. È un romanzo molto bello, credoche ti piacerà, quindi lascia perdere L’Uomo del salice, Damiano non sioffenderà.»Cristian staccò lo sguardo dalle proprie mani e incrociò quello del medico.

Aveva smesso di radersi e le guance erano screziate da fili di barba grigia.«Va bene» disse, e Flavio tornò a guardare fuori dalla finestra, come faceva

ogni tanto anche Roberta, che si incantava a fissare il mondo oltre i vetri,senza toccarlo, lontana da tutti, al sicuro dentro le mura antiche di quellacasa.«Qualcosa non va?» chiese Cristian, e il dottore gli sorrise con occhi tristi.«Niente» rispose. «Solo un cattivo presentimento.»

Page 130: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

27

«Allora, facciamo il punto della situazione.» De Vivo soffiò il fumo fuoridal finestrino mentre l’auto rotolava sull’asfalto bagnato della A1. «Unpalazzo in Via degli Speziali esplode. Arrivano i soccorsi, trovano iCaracciolo sotto le macerie e dicono che è colpa di una bombola di merda.Neri però viene a sapere del sesto cadavere e decide di riaprire il caso. Uncorpo che viene fatto subito sparire. Chi ha visto dice di non ricordare, e iverbali sono stati alterati, ma non tutti. Corretto?»«Corretto.» Damiano allungò la gamba cattiva in avanti, distese il piede

nella scarpa e si sentì come se le dita potessero allungarsi, bucare il tappetino,entrare negli ingranaggi. Diventare una cosa sola con il veicolo. Olio, sangue,metallo e carne.«Allora entra in gioco Scalea, si stacca dalla Questura e inizia a fiutare le

impronte di fango lasciate dai mandanti di questo attentato.»«Chi, come e perché.»«Inizia a seguire i soldi e trova la traccia di un pagamento. Cento milioni di

lire finiti su un conto di una ditta edile siciliana sulla banca del Vaticano. Unaditta che guarda caso ha fatto dei lavori in Via degli Speziali e che pochi mesidopo la bomba cessa l’attività. Scopre che in mezzo a questo casino ci stannopure i preti, lo Ior e tutta quella munnezza. Poi però quelli lo fannoammazzare, inventano la questione del suicidio per entrare in casa sua erubare le prove senza lasciare traccia. In fondo è un’indagine segreta, nessunopuò dire cosa sia stato preso o cosa manchi da casa di uno sbirro, perchénessuno sa cosa cercare.»«A questo punto nemmeno noi lo sappiamo» sussurrò Damiano

tamburellando con le dita sulla ventiquattrore. Non vedeva l’ora di tornare acasa e lasciarsi cadere, senza svestirsi, sul letto. Desiderava dormire per ore,giorni, fino a resettare il cervello come un hard disk difettoso.«E il sesto uomo? Chi è? Qualcuno che viveva di nascosto nel palazzo? Che

bisogno c’era di mettere una bomba quando bastava sparargli in testa?»«Forse volevano farlo passare per un omicidio di mafia. Magari mandare un

messaggio a qualcuno, però qualcosa deve essere cambiato nei piani dalmomento che si sono preoccupati di insabbiare il ritrovamento del corpo echiudere la bocca a tutti.»

Page 131: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

«Non capisco però che cosa rappresenti il disegno che ti ha dato la tipa deiservizi. È un crocefisso? »Damiano ripensò al foglio conservato nella valigetta e si strinse nelle spalle.«Non un simbolo religioso, ma una bussola» disse.«Una bussola?»«Sì, o qualcosa del genere.» Damiano tracciò nell’aria una croce con un dito.

«Al vertice delle linee ci sono i punti cardinali. Le direzioni da seguire.»«Una loggia? Possibile che in questo paese siano tutti dei massoni del

cazzo?»«Non so che dirti, Ernesto. Ho pensato a lungo e questa storia mi sembra

così assurda. Forse il prete aveva ragione. Si tratta di qualcosa di troppogrande per noi. In fin dei conti, siamo soltanto degli uomini.»L’affermazione di Damiano lasciò un alone di silenzio nell’auto. De Vivo

fissò la strada senza parlare e lui fece lo stesso fino a Napoli. Gli faceva malela testa, si sentiva in uno stato febbrile, i pensieri come pezzi di vetroconficcati nel cervello. Nel momento in cui aveva varcato la soglia dellachiesa, aveva compreso che si erano spinti troppo oltre nelle indagini. E percosa, poi? Cristian era solo di passaggio. Flavio gli aveva detto della richiestadi affido e presto il ragazzo sarebbe andato via da Castellaccio. La suapresenza sarebbe stata cancellata dalla casa di Mimì con un cambio dilenzuola. Il sistema che gli aveva ucciso i genitori, per qualche assurdaragione, aveva decretato che lui potesse continuare a vivere. Che effettoavrebbe avuto la loro indagine sulle sorti del ragazzo? Possibile che la lorocuriosità avesse acceso dei dubbi su Cristian, sulla sua inoffensività?«Lo abbiamo condannato a morte» disse all’improvviso, e le corde vocali gli

grattarono nella gola.De Vivo si voltò, il tempo di incrociare il suo sguardo, poi strinse le mani sul

volante e disse: «Devo parlare con il giudice, e far mettere Cristian sottoprotezione.»«E secondo te quelli tolgono la scorta a Neri e poi la danno a un ragazzino?

Non c’è niente da fare, siamo stati degli stupidi.»«Chiama Flavio, devi dirglielo.»Damiano schioccò le labbra. «Con lui non funziona così: non posso

telefonargli e metterlo in allarme. Devo parlarci di persona.»«Va bene» disse De Vivo. «Ti accompagno e gli parliamo insieme.»«No, Ernesto. Torna a casa dalla tua famiglia, prendi tua moglie e le tue

figlie e andatevi a fare una bella vacanza. Se ti servono soldi, provvedo io.»

Page 132: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

«Dove cazzo dovrei andare secondo te, Damia’? A Disneyland?»«Dove ti pare ma lontano da qui, lontano dall’Italia. Il tempo che occorre per

mantenere un profilo basso e capire cosa succede. È possibile che la mia siauna semplice paranoia: in fondo non abbiamo nulla di concreto in mano eloro lo sanno.»«Questa gente di merda non scherza. Io non lo so che cosa vogliono, ma non

stanno certo giocando.»Superarono Salerno e presero l’uscita di Battipaglia. La notte avvolgeva la

strada e i palazzi in un manto viscido. I lampioni erano lucernari alogeni nellafoschia. L’auto di De Vivo girò intorno a una grande rotatoria checosteggiava l’ospedale, per poi prendere la direzione della statale. Inlontananza, le insegne blu di una stazione di servizio avevano lo stesso effettodi un miraggio nel deserto.«Devo prendere un caffè o vado a sbattere contro il guardrail» disse il

commissario. «Sto guidando da diciotto ore, ho il culo a forma di sedile. Nonho più l’età per queste cose, cazzo.»«Quanto ti manca per andare in pensione?»«Con o senza la Fornero?»Damiano sorrise. «Metti la freccia se vuoi fermarti al bar, non fare come tuo

solito. Prima o poi qualcuno ci verrà dritto addosso.»«La freccia? Ma sono le tre del mattino e siamo soli sulla strada. Chi vuoi

che la veda, la freccia?»«Tu nel frattempo mettila, ne ho già avuto uno, di incidente stradale, e lo

vedi anche tu come sono combinato.»De Vivo spinse verso l’alto la leva e segnalò la svolta a destra. La stazione

di servizio era vuota, a eccezione di una volante della polizia. Damianoguardò le vetrine del bar e si coprì il volto con il bavero.«Fa’ presto» disse.«Non vuoi niente?» chiese il commissario. «Che ne so, un bicchiere

d’acqua? Pisciare?»«La trattengo fino a casa, ho paura che se scendo adesso dall’auto non sarò

in grado di rientrarci.»De Vivo lo guardò con gli occhi di chi aveva capito a cosa si riferisse. Erano

amici da così tanto tempo che ormai comprendeva la natura del dolore chedilaniava Damiano, senza bisogno di fare domande o di trattarlo come sitratta un handicappato. Il commissario sbatté le palpebre e lui fece un ghigno.Si accorse del poliziotto che veniva verso di loro solo quando vide la sua

Page 133: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

ombra passargli davanti agli occhi.L’agente bussò contro il vetro e De Vivo abbassò il finestrino.«Ciao collega» disse il commissario. «Nottata lunga?»«Già.» Il poliziotto si calcò il berretto sul capo. «In che senso, collega?»«Sono il commissario Ernesto De Vivo della Questura di Salerno.»«Ah, commissario, è proprio lei?»«Sì, sono io. Devo farti vedere il tesserino, uagliò?»«No, certo che no. Guidi con prudenza, commissario.»L’agente sorrise e fece per allontanarsi, poi si bloccò. Damiano vide tutto al

rallentatore. De Vivo che si voltava verso di lui, infilava una mano in tascaper prendere il portafogli, il braccio dell’agente che si abbassava, sparendosotto il finestrino, e poi risaliva verso l’alto. Una pistola stretta nel pugno.Una pistola con silenziatore. Il dito sul grilletto, poi un lampo.La testa di De Vivo si spostò di lato come se fosse stata strattonata da un

elastico. Il corpo rimbalzò sul sedile e si accasciò in avanti, premuto contro ilvolante. Il clacson emise un debole lamento. Fu tutto veloce, troppo veloceperché Damiano riuscisse a capire che adesso la pistola era puntata contro dilui.Lo Sciacallo sollevò le braccia per coprirsi il volto. Era la parte peggiore di

sé, con le cicatrici e l’occhio che lacrimava, ma l’istinto lo spinse aproteggerla. Vide il dito dell’agente che accarezzava il grilletto e la vita glipassò davanti agli occhi. Claudia, Stefano, Flavio, suo padre, sua madre, ilsalice bianco, Castellaccio: finché tutto si confuse nel buio.

Page 134: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

28

La sera in cui suo padre si suicidò, Damiano era entrato nello studio permostrargli come era diventato bravo a camminare senza stampelle. Un attimoprima, si disse. Solo un attimo e tutto sarebbe andato in modo diverso. Se nonsi fosse attardato a strisciare nel corridoio, il professor Valente non sarebbestato solo e non avrebbe caricato la vecchia rivoltella con la pallottoladestinata alla sua testa. Damiano invece aveva impiegato troppo tempo,abbassando la maniglia e varcando la soglia mentre lui sollevava la pistola. Sierano guardati negli occhi, un istante, e la canna era scivolata tra i denti,dentro la bocca. Lo sguardo annientato dallo sparo, poi un grido.Damiano aveva urlato quando il finto poliziotto aveva sparato a De Vivo.

Un’arma puntata contro la testa dell’amico, e lui era tornato a essere ilragazzino che non accettava la realtà e non sapeva di avere una gamba cattivache lo avrebbe seguito per sempre, nel mondo dei vivi e in quello dei morti.Una gamba cattiva che lo costringeva a fare tardi, ad arrivare sempre ultimo.Proprio lui che, quando ancora correva, era sempre stato il più veloce di tutti.Sbatté le palpebre e guardò il parabrezza schizzato di sangue. Deglutì saliva

che sapeva di metallo, il battito del cuore lento. Respirava a fatica, la cassatoracica ammaccata dal proiettile. Provò a sollevare un braccio per toccarsi econvincersi di essere ancora vivo, ma il massimo che riusciva a fare eraagitare le dita. Mosse le labbra pronunciando un nome senza voce, senzasuono, solo un sibilo strozzato.Ernesto.Girò gli occhi verso il lato del conducente. Il sedile vuoto, lo sportello aperto

e la cintura avvolta al contrario, come se fosse stata strappata con furia daifermi. Poi sentì un respiro pesante, il lento incedere di qualcosa trascinato sulterreno. Non qualcosa, ma qualcuno. I fari dell’auto rimbalzavano contro unmuro di corteccia ruvidaAlberi. Sono in un bosco.Lo Sciacallo elaborò l’informazione quanto più in fretta la sua mente gli

permettesse di fare. Mi hanno sparato ma sono vivo, pensò. Spinse con igomiti, cercando di sollevarsi, e vide tutto. La testa di De Vivo penzolava sulpetto, le braccia larghe e le gambe che sollevavano polvere mentre venivatrascinato. Due braccia lo avvolgevano, passando sotto le ascelle e

Page 135: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

annodandosi sullo sterno. Il finto poliziotto aveva una maschera al posto delvolto. Concentrazione, rabbia, fatica. Damiano lo osservò mentre spingeva ilcorpo di De Vivo in mezzo agli alberi, oltre il velo giallo dei fari, nel buio.Chiuse gli occhi e poggiò la nuca contro lo schienale. Gli veniva da

piangere, il sangue gli ronzava nelle orecchie. Sentì un tonfo da qualche partenel bosco, il rumore di foglie smosse, qualcosa di pesante che rotolava. Unsuono lontano e attutito dalla notte. Ernesto De Vivo era stato gettato viacome una cosa vecchia, e ora sarebbe toccato a lui.Lo Sciacallo si toccò il petto e la mano gli si incollò alla camicia, su una

patina viscida. Gli bruciava la spalla e, quando respirava, gli sembrava diingoiare schegge di vetro. Strinse le palpebre cercando di essere lucido.Doveva pensare in fretta. L’uomo che aveva ucciso De Vivo li avevatrasportati fino a lì con la loro auto. Di certo non era solo, forse aveva uncompagno.Damiano guardò le chiavi infilate nel quadro e provò a girarsi. Avrebbe

potuto scivolare sul lato del conducente, ingranare la retromarcia e sparire,ma non ce la faceva nemmeno a muovere la bocca, non era certo in grado diguidare. Osservò la foresta fuori dal finestrino. Non capiva dove sitrovassero, era impossibile orientarsi, ma se non fosse morto dissanguatoforse qualcuno lo avrebbe trovato. Il cellulare, pensò. Poteva usare ilcellulare. La ventiquattrore di suo padre era sparita e quando si tastò la tascasi accorse che era vuota.Giusto, ha gettato i telefoni per non farsi rintracciare.Forse poteva trattare. Spiegare al killer che non aveva scoperto nulla sulla

morte di Scalea. In fondo era vero, non aveva alcun elemento in mano. Solocongetture. Ucciderlo non sarebbe servito a niente perché lui non era niente.Uno sbaglio, come lo era stato sparare a De Vivo.Hanno ucciso Ernesto.La rabbia gli infuocava la faccia, pulsava come la gamba cattiva. Il dolore

era adrenalina, lo manteneva in vita il tanto che bastava per fare quello chedoveva.Lo Sciacallo puntò gli occhi davanti a sé, il ginocchio premuto contro il

vano porta oggetti. De Vivo teneva lì la sua Glock, la pistola non diordinanza. Se fosse riuscito ad allungare il braccio e aprirlo prima chel’assassino tornasse per trascinare anche lui tra gli alberi, gli avrebbe fattouna sorpresa. Gli venne quasi da ridere nell’immaginare il volto di quel tizioche apriva lo sportello e si ritrovava un’arma puntata contro. Si sarebbe fatto

Page 136: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

mille domande, prima fra tutte come avesse potuto dare per scontato che luifosse morto.Questa è la seconda volta che provano ad ammazzarmi. Ho perso una

gamba e sono diventato un mostro, e i mostri non hanno più paura di morire.Damiano sbuffò e contrasse l’addome: le dita protese in avanti non

riuscivano a sfiorare la maniglia. L’uomo era uscito dalla linea degli alberi, lagiacca dell’uniforme sbottonata. In una mano la torcia e nell’altra untelefono. Si bloccò di colpo, parlando sottovoce, e Damiano non riuscì asentirlo. Il killer si guardò intorno, prima da un lato e poi dall’altro.Sembrava aspettare qualcuno.Sta chiamando il compagno, è pronto per farsi venire a prendere. Daranno

fuoco alla macchina. De Vivo e io non saremo mai esistiti. Nessuno troverà inostri corpi.Sollevò la gamba cattiva, rigida come un pezzo di legno, e spinse la rotula

contro la maniglia. L’uomo si voltò verso di lui proprio nell’istante in cuiapriva il cassetto. La pistola rotolò fuori come se fosse attaccata a dellospago. Venne giù, verso la gamba, verso di lui. La Glock rimase in bilico sulbordo dello sportellino. Damiano sentì il tocco gelido del metallo con lapunta di un dito. Poteva prenderla, poteva farlo. Così, il bastardo avrebbeaperto la portiera e lui gli avrebbe sparato. Voleva colpirlo allo stomaco eassistere mentre moriva dissanguato. Sarebbero morti entrambi dissanguati.Poi però la pistola vibrò, spinta dalle sue dita, e gli cadde tra le caviglie, sultappetino.Merda.Il killer si avvicinò allo sportello e sfiorò la maniglia. Le dita che premevano

contro la plastica, lo scatto della serratura. Poi si bloccò.«Ce l’hai fatta ad arrivare, cazzo» disse. «Mi sono spaccato la schiena per

te.»«Scusa, ho perso il gps.»Una voce di donna, poi un sibilo. Damiano sollevò gli occhi, vide l’uomo

che si afferrava la gola. Un liquido scuro che gli scorreva tra le dita.Il finto poliziotto barcollò all’indietro, girò intorno all’auto, le gambe

falciate dai fari. Gli occhi sbarrati come se avesse visto un fantasma. Ladonna venne avanti, stretta nel suo completo scuro, i capelli biondi corti epettinati all’indietro. Il braccio teso in avanti brandiva una pistola, e ilsilenziatore sembrava una lunga cerbottana nera mentre sputava proiettili,colpendo l’uomo anche quando fu disteso a terra.

Page 137: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Un altro morto, a concimare la terra di sangue.La donna dei servizi segreti voltò il capo verso di lui, poi si avvicinò alla

portiera e la spalancò. Damiano non disse nulla, non aveva la forza di parlare.Sfere bianche gli danzavano davanti agli occhi. Sentì due mani che loafferravano ma non oppose resistenza. Se volevano gettarlo nel bosco gliandava bene. Forse se lo era meritato.Io non posso assolverla dai suoi peccati.La voce di Padre Sandro gli riempì la testa e Damiano comprese che aveva

ragione.Non c’era posto per il perdono, in quel mondo. Nessun perdono.

Page 138: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

29

Cristian si svegliò prima del solito per portare Jack a fare un giro. Non cheavesse dormito molto, ma era convinto che camminare lo avrebbe aiutato aschiarirsi le idee. Il sole sorgeva sopra le campagne in un cielo color lavandamentre il cane gli trottava davanti senza guinzaglio, fermandosi ad annusare iciuffi di erba ai lati della strada, poi tornava indietro e lo raggiungeva in unpaio di falcate. Cristian aveva la sensazione che fosse Jack a portarlo apasseggio, e non viceversa. Le monetine tintinnavano nella tasca dei jeans, edecise di raggiungere il Quadrivio per spenderle. Entrò nel bar con l’idea checomprare la colazione per Roberta e Ramona fosse un gesto carino, ma inrealtà sapeva di voler guardare Dino negli occhi. Quello era il grande giorno,e le parole lette sul quaderno di Elena gli bruciavano nella testa come aghiroventi.«Aspetta qui.» Grattò la testona di Jack, certo che non avrebbe obbedito al

comando, ed entrò nel bar.Due uomini con le tute verdi della nettezza urbana sorseggiavano un caffè al

bancone e commentavano una partita di calcio con Dino. L’uomo gli dedicòsolo un’occhiata ma non si sforzò di salutarlo. Cristian ripensò alladiscussione avuta nel bar, al modo in cui aveva risposto a Dino quando ilbarista aveva provato a gettare melma su Girolamo, responsabile di non averfatto bene la sua parte, negli anni ottanta, durante le indagini sull’Uomo delsalice.Ce l’hai con me per quello che ti ho detto, eh?«Che ci fai già in piedi, tu? Ti hanno tirato giù dal letto, questa mattina?»Nina fu subito da lui, con un sorriso sul volto. I capelli castani raccolti in una

coda e il seno abbondante coperto dal grembiule. Era una bella donna, pensòCristian. Troppo bella per Dino. Chissà se conosceva la vera natura delmarito, le pulsioni che lo spingevano a molestare una bambina, a rapirla, adiventare complice di un pazzo omicida.«Posso avere quattro cornetti da mettere in un sacchetto?» chiese Cristian.«Te li preparo subito: come li vuoi?»«Due all’albicocca e due al cioccolato.» Non conosceva i gusti dei suoi

coinquilini e scelse a caso. Osservò Nina mentre spariva dietro la portascorrevole e si sforzò di non guardare le bottiglie sulle mensole dietro il

Page 139: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

bancone. Era tentato di scavalcare e metterle in ordine, ma poi si accorse cheDino lo stava fissando e si sistemò gli occhiali sul naso. Se Jay-C fosse statolì in quel momento avrebbe detto qualcosa del tipo: “Guarda pure quanto tipare, stronzo, che stasera ti facciamo il culo.”«Ecco a te, sono due euro e quaranta.»Cristian sussultò davanti al sacchetto fumante di cornetti.«Certo, ecco…» Affondò una mano nella tasca e prese le monete. «Allora

sono uno e ottanta, due… ah, sì… due e quaranta. Grazie mille.»«Grazie a te.» Nina gli sorrise. «Sbrigati a tornare a casa, sono belli caldi.»«Corro.» Cristian afferrò il pacchetto e si congedò con un cenno del capo.

Uscì dal bar senza voltarsi, ma era certo che Dino lo stesse ancora fissando.Scese i gradini due per volta, troppo concentrato a sollevarsi la zip delgiubbotto per accorgersi dell’uomo. Se ne stava in piedi vicino a Jack con unsorriso stampato sulla faccia e una mano con il palmo rivolto verso il basso,per lasciare che il cane l’annusasse.«Jack?» disse Cristian, e l’animale sbatté le palpebre e venne verso di lui, i

brandelli di orecchie che penzolavano ai lati della testa.«È tuo questo cagnone?» chiese l’uomo. Indossava una giacca a vento

sportiva sopra un paio di jeans scuri. I capelli pettinati con una precisa riga dilato e occhiali da sole sul naso.Cristian annuì, accarezzando il lato del collo di Jack. «Andiamo, su, vieni.»Passò davanti allo sconosciuto.«Davvero uno splendido cane» disse l’uomo.Non c’era niente di male, pensò Cristian. Era solo uno a cui piacevano gli

animali, eppure il modo in cui aveva parlato, qualcosa nella voce gli avevatrasmesso uno stato di agitazione che lo portò ad accelerare il passo. Jackannusò il sacchetto con i cornetti e lui alzò il braccio un attimo prima che ilcane li addentasse.«Ma che fai? Fermo!» disse. Si voltò e l’uomo era ancora lì, fermo sul

marciapiede del Quadrivio. Si tolse gli occhiali da sole e lo salutò come sefossero vecchi amici.

Dopo la scuola non si vide con i ragazzi e non passò da Girolamo per igattini. Andò dritto a casa per sottoporsi alla seduta con Flavio. Il dottoresembrava assente, preoccupato per qualcosa, e questo gli fece comodo.Cristian disse che aveva letto i primi tre capitoli del romanzo di Salinger eche provava simpatia per Holden.

Page 140: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

«Ti sentirai molto vicino a lui, vedrai. Almeno, a me è andata così»commentò Flavio, per poi cambiare argomento. «Come va con i ragazzi chefrequenti? Ti trovi bene con loro?»«Sono i migliori amici che potessi trovare » rispose Cristian, consapevole

del fatto che fossero anche gli unici che avesse mai avuto.«Stefano mi ha detto che il graffito fatto sotto casa sua era per Anna. Con te

c’era quel Pompeo, il ragazzo che ti ha costretto ad avvelenare la gatta.»«Sì, lo stavamo aiutando a riconquistare la sua ragazza.»«Perché?» Flavio corrugò la fronte, sembrava sul serio interessato alla sua

risposta.«È un deficiente ma, insomma… chi non lo è?» disse Cristian, poi aggiunse:

«Non è malaccio, in fondo.»«Lo hai perdonato, quindi.»«Credo di sì.»«E di tuo padre, invece, che mi dici? Hai perdonato anche lui?»Cristian scosse piano il capo. «Non lo so.»

Orso passò a prenderlo prima di cena. Cristian aveva detto a Flavio chesarebbe andato a casa dell’amico e che non avrebbe fatto tardi. Se leinformazioni di Pompeo erano corrette, Dino si sarebbe trattenuto fuori casaper un paio di ore e lo stesso valeva per Nina. La speranza era trovarequalcosa di compromettente nell’ufficio del barista. Foto o documenti chepermettessero loro di accusarlo. I pedofili sono dei collezionisti. Conservanosempre qualcosa che gli permetta di instaurare un legame con le prede.Cristian l’aveva visto in un film. È come prolungare il piacere, renderloinfinito.Jay-C e Pompeo avevano parcheggiato i motorini dietro una siepe a meno di

cinquecento metri dal bar.«Quanto cazzo ci avete messo?» chiese Pompeo saltando giù dalla sella.

Non aveva messo il gel tra i capelli e sembrava avesse una scodella in testa.«Che hai fatto ai capelli?» chiese Orso, e Jay-C si mise a ridere.«È da quando l’ho visto che lo sto prendendo per il culo.»Pompeo però non raccolse la provocazione. Sembrava concentrato su quello

che c’era da fare. Aveva avuto la prontezza di rubare la chiave, farne unduplicato e aspettare il momento giusto per vendicarsi dell’uomo che l’avevamolestato. Avrebbe dovuto denunciarlo ma questo significava esporsi,raccontare di aver subito un abuso, e uno come Pompeo non poteva

Page 141: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

dimostrarsi debole, non in un paesino come Castellaccio.«Eccolo, ragazzi… eccolo!» Jay-C saltò sullo scooter con l’agilità di un

cowboy.«Facciamo il giro da dietro» disse Orso, mentre Cristian smontava. «Lo

raggiungiamo e vediamo dove va. Tenete i telefoni a portata di mano.»«In bocca al lupo» disse Cristian, e l’amico gli fece l’occhiolino.«Crepi.»

Cristian e Pompeo si avvicinarono al bar attraverso il bosco che costeggiavala strada provinciale. Correvano, poi si fermavano acquattandosi contro untronco senza mai staccare gli occhi dalle finestre illuminate. Dino e suamoglie vivevano in un appartamento sopra il locale.«Questa stronza non esce» disse Pompeo, il viso imperlato di sudore. «Forse

ha le sue cose e non va a scopare.»«Non dire così.» Cristian spinse la montatura con un dito verso la fronte.

«Magari è solo malata. Che facciamo? Proviamo a entrare lo stesso?»Pompeo lo guardò come se fosse costretto a parlare con uno scemo, poi

sbatté le palpebre e sorrise.«Sei davvero pazzo, tu… Certo, possiamo provare. Andiamo!»Strisciarono fuori dalla copertura dei rami e attraversarono la strada deserta,

puntando verso il retro della costruzione, a testa bassa. Mentre correvano undubbio esplose nella testa di Cristian facendolo vacillare.E se Dino avesse cambiato la serratura della porta sul retro?Questo Pompeo non poteva saperlo. Era passato del tempo da quando si era

licenziato e c’era una possibilità che il loro piano saltasse. Cristian stava permettersi a contare, le mani sudate nonostante si fosse ripromesso di restarecalmo, ma poi la chiave entrò nella toppa e fece due giri a destra. La porta siaprì sul buio del deposito e Pompeo si riversò all’interno. Cristian lo imitò,richiudendo con delicatezza la porta alle sue spalle. Usarono il led deicellulari per fare luce mentre si muovevano in mezzo a scaffali di provviste,barili di birra e pacchi di caffè, passando davanti a una scalinata di accesso ailivelli superiori ed entrando in uno stretto corridoio buio.«L’ufficio è in fondo» sibilò Pompeo.Cristian illuminò una porta di ferro incastonata nella parete, e la mano gli

tremò. Bernardino, il principe delle fiabe di Elena, e il suo mondo sotterraneofatto di pareti ammuffite e angoli bui. Per un istante immaginò che dietroquella porta si muovesse qualcosa, un’anima prigioniera del tempo,

Page 142: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

intrappolata in un limbo, poi Pompeo scelse un’altra chiave dal mazzo cheteneva in mano e la serratura scattò.«Dino si incazzava come una bestia quando la moglie veniva qui sotto»

disse il ragazzo, schiacciando un interruttore alla parete. La luce crebbe pianonella stanza, in uno sfrigolio elettrico, illuminando pareti tappezzate divecchie fotografie, un armadio, dei vecchi schedari ammaccati e unascrivania in un angolo con un pc dal monitor spento.«Guarda le foto e poi fruga nei cassetti» disse Cristian. «Vedi se trovi

qualcosa, io faccio partire il computer.»

Pompeo rovistava nella vita di Dino, aprendo mobili e scavando con le maniin mezzo a fogli. Fatture, ricevute di vecchie bollette. Per ogni carta inutile,una bestemmia.«Non c’è un cazzo» disse il ragazzo, ma Cristian non gli rispose. Era la

decima volta che se lo sentiva ripetere, e non sapeva che dire. Fissava laschermata di accesso di Windows, il campo da compilare con la password, eil sudore bruciava sulle croste dei suoi brufoli. Aveva tentato combinazioniassurde. Uomo del salice, Elena, lettere e numeri, solo numeri, ma niente.Non sapeva come comportarsi ed era sul punto di strappare il computer daicavi e rubarlo quando il suo telefonò vibrò.«Questo sta a puttane» gli scrisse Jay-C.«Che intendi?»«Siamo a Paestum, vicino al mare. È già la seconda nigeriana che fa salire in

auto… siamo sicuri che sia un pedofilo?»«Che dicono?» chiese Pompeo, sollevando la testa da un cassetto.«Dino sta facendo sesso con una prostituta.»«E la cosa ti sorprende?»«Credevo che gli piacessero solo i minorenni…»«È un malato» rispose Pompeo. «Quelli mettono una fetta di carne nel buco

del termosifone e poi se la scopano. Hai trovato la password? Qui non c’èniente… rimetto a posto.»Il telefono di Cristian vibrò ancora. Sbloccò lo schermo, convinto di leggere

aggiornamenti dai suoi amici, invece si sbagliava.«Come stai, potente Krys?» gli aveva scritto Sir Trent. «O devo chiamarti

con il nome d’arte da graffitaro?»Cristian ignorò il messaggio: non aveva tempo per chattare. Si prese la

fronte tra le mani e cercò di spremere ogni singola cellula del suo cervello per

Page 143: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

pensare a una password decente.«Hai sentito anche tu?» chiese Pompeo.«No, cosa?»«Boh… Dai, sbrighiamoci.»Cristian rivide nella mente la calligrafia elementare di Elena. Le lettere

grandi che uscivano dai righi, l’odore delle pagine ammuffite. Se siconcentrava, poteva riuscire a contare le parole, una a una. Era tutto impressonella sua testa, tutto chiaro.Il principe.Nel mondo proibito, Dino voleva essere adorato come un principe, perché

era certo di esserlo. Forse Nina non lo considerava un uomo vero, ma lebambine sì.Cristian digitò i tasti e non riuscì a credere ai suoi occhi quando il sistema

operativo emise un suono di conferma.Password corretta.Cristian si voltò di scatto verso Pompeo, i pugni sollevati al cielo.«Ce l’abbiamo fatta, siamo…»Le parole gli morirono tra le labbra. Ferma sulla soglia c’era Nina, gli occhi

sbarrati e una mano davanti alla bocca. Stefano la scostò ed entrò nellastanza. Il manico di un’ascia stretto tra le mani.«E voi che cazzo ci fate qui dentro?»

Page 144: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

30

Scoparsi le nere non lo entusiasmava. L’idea di dover pagare per fare sesso,poi, lo innervosiva. Lui, il Principe, si era sempre tolto gli sfizi senzasupplicare o ringraziare, figurarsi pagare. C’era stato un tempo in cui potevaavere tutto. Gli bastava solo pensare una cosa perché si realizzasse. Più erarischiosa, più gli piaceva. Adesso che ci pensava, anche andare a troie erapericoloso. Poteva prendersi una malattia, per esempio, oppure essere beccatodai carabinieri. Le nigeriane avevano un odore forte di sudore che gli davaallo stomaco, soprattutto in estate, ma costavano poco ed erano minorenni.Con i soldi di una troia buona, una escort di albergo, riusciva a scoparsenedue in pineta. Se era fortunato, anche insieme.Dino strinse il volante fino a farsi sbiancare le nocche.L’idea di tornare a casa lo innervosiva. Uno come lui non avrebbe dovuto

sposarsi ma essere libero di amare a modo suo. Aveva conosciuto Ninaquando era ancora una bambina. Lui lavorava come garzone nel bar delpadre, lo stesso bar che poi sarebbe diventato suo dopo le nozze e la morte diquel vecchio rompipalle. Lei era bella, sorrideva in un modo che gli facevaattorcigliare le budella. Era stato bravo, Dino. Aveva aspettato che le fosserovenute le cose, prima di farsela. Questo era il suo codice. Se sanguinavano,allora erano pronte per stare con lui. Solo una volta aveva pensato difregarsene del codice e lasciarsi andare. Solo con una. Lei era così dolce edipendeva da lui nel modo giusto. Lo venerava come tutte le donne avrebberodovuto fare. La faceva sedere sulle sue gambe, le metteva le mani intorno aifianchi e la muoveva piano piano, strusciandosela addosso come se fossestata una bambolina.Una bambola.Elena era la sua preferita. Se non si fosse messo di mezzo lui, l’Uomo del

salice, le cose sarebbero andate meglio, ma quello era un diavolo e nonpoteva farselo nemico. Una mattina era uscito presto per andare a farecommissioni e l’aveva trovato ad aspettarlo davanti casa. Non lo conoscevabene, si erano incontrati qualche volta in oratorio, ma non gli aveva maiispirato simpatia.«Ti piacciono le bambine?» gli aveva detto. Così, senza un ciao, senza

nemmeno presentarsi. «Lei piace anche a me.»

Page 145: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

«Sei scemo? Ma che vuoi?»«Voglio fare un accordo. Sei sveglio, Bernardino, penso di poterti raccontare

un segreto.»Dino non avrebbe mai dovuto ascoltarlo. Quel pazzo avrebbe rovinato tutto,

ne era sicuro, ma non poteva tirarsi indietro. Sapeva delle sue passeggiate alfiume, diceva di avere una fotografia che gli avrebbe restituito solo se lui gliavesse dato Elena.Un principe senza principessa.Guardò nello specchietto retrovisore e vide due fari in lontananza. Se fosse

stato più attento, si sarebbe accorto che quei due motorini lo seguivano daquando era uscito di casa. Una coincidenza, pensò, prendendo la via perCastellaccio. Sperava che Nina avesse avuto la decenza di farsi la doccia. Avolte si metteva a letto che aveva ancora addosso il profumo di quel bastardodi Stefano. Avevano una storia da anni e nel paese lo sapevano tutti. Non eraquesto a dargli fastidio, ma il fatto di vederla sempre sorridente. Dino nonriusciva a stare con lei da tempo. Nina era bellissima, ma era anche vecchia.Troppo vecchia perché gli venisse duro. Preferiva rinchiudersi nell’ufficio incantina e menarselo con la collezione segreta che aveva sul computer,piuttosto che vedere Nina nuda. La moglie si era convinta che lui fosseimpotente.Se sapessi che stasera me ne sono fatte due, ci resteresti male.Guardò nello specchietto retrovisore prima di parcheggiare davanti al bar. I

motorini erano spariti. Una coincidenza, appunto. Aprì la portiera e scesedall’auto. Si accorse di avere la patta dei pantaloni aperta solo davanti allaporta del locale. La richiuse per decenza ed entrò in casa. Prima di salire alpiano di sopra aveva bisogno di bere. Un bicchierino di rum sarebbe statoperfetto per rilassare i nervi e rimettersi la maschera in faccia. Si avvicinò albancone e stava cercando la bottiglia sullo scaffale quando si accorse che laporta di accesso al deposito era aperta.Che cosa strana, si disse. Nina non andava mai in magazzino a quell’ora. Era

convinta che ci fossero i topi e lui glielo aveva lasciato credere. Sottoterrac’era il suo mondo, e lei non poteva entrare. Lasciò il bicchiere vuoto sulripiano e girò intorno al bancone per dare un’occhiata. Fece i gradini piano,uno alla volta. Non voleva fare rumore, e quando vide la luce accesarabbrividì. Accelerò il passo, lo sguardo inchiodato sulla porta aperta infondo al corridoio.«Nina?» chiamò. Gli tremavano le mani per la rabbia.

Page 146: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Nessuna risposta.Sua moglie era seduta davanti al computer e si teneva una mano sulla bocca.

Sembrava indecisa se trattenere il vomito o un grido. Seduto al suo fianco,c’era quel ragazzino pazzo con gli occhiali. Cristian, lo stronzetto che stavaalla casa famiglia di Flavio De Martino, e dietro di lui, in piedi, quel frocio diPompeo. Se lo ricordava ancora, tutto magro, tremante e con la parrucca intesta proprio lì, nella stanza in cui era adesso. Lo guardava con gli occhi cheimploravano di scoparlo, ma adesso no, in quegli occhi c’era qualcosa didiverso.«Che… che cazzo state facendo?» chiese, poi vide un’ombra. Un corpo che

passava davanti alla luce e uno spostamento d’aria. Dino si voltò giusto intempo per notare il manico di un’ascia sollevarsi sopra la sua testa, gli occhida pazzo di Stefano, la camicia sbottonata sul petto, una catenina d’oro, poi ilcolpo. Non era sicuro di aver mai provato un dolore così forte in vita sua.Vacillò, annaspando con le braccia nell’aria come se stesse precipitando.Poggiò una mano su uno scaffale, e delle scatole caddero a terra.«Aspetta… aspetta!» disse, mentre Stefano si avvicinava brandendo il

bastone come una clava.Alzò un braccio, la vista appannata e rivoli di sangue che gli scorrevano

sulla faccia. Forse poteva spiegare tutto. C’era sempre tempo, per spiegare lecose.«Aspetta un attimo!»A Stefano però non fregava niente delle spiegazioni. Calò il manico d’ascia

sul suo braccio con tale forza che Dino si ritrovò in ginocchio. Piangevacome un bambino, proprio come aveva pianto Pompeo mentre lui cercava disbottonargli i pantaloni. Piangeva come Nina quando le aveva morso il senodi dodicenne. Piangeva come Elena quando aveva preso la sua mano el’aveva messa in quella dell’Uomo del salice.«Devi stare zitto» ringhiò Stefano, poi il manico d’ascia esplose. Dino sentì

lo schianto del legno contro la faccia, le schegge che gli si conficcavano nellapelle. La stanza prese a girargli intorno mentre scivolava verso il basso.Risucchiato dal pavimento. Era quello il suo posto. Sottoterra nessuno potevavederlo.Sepolto da strati di fango e di cemento.A faccia in giù, i morti non potevano tornare indietro.

Page 147: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

31

«Maresciallo Romano, si rende conto della gravità delle sue azioni?»Vicino al capitano Mosca, Girolamo sembrava un nonno piccolo e fragile.

La corporatura minuta, le spalle curve e i baffi sottili. Se ne stava lì, a capochino, con le mani giunte dietro la schiena, mentre i carabinieri perquisivanola stanza dei ricordi. Cristian aveva appoggiato le spalle contro un muro eassisteva in silenzio alla scena, un braccio di Flavio intorno alle spalle.«Ha occultato delle prove di un potenziale omicidio» continuò l’ufficiale

dell’Arma. «La cosa più grave è aver coinvolto dei minorenni in un’indagine.Me lo spiega cosa pensava di ottenere? Come si sarebbe comportato se unodei ragazzi si fosse fatto male?»«Nessuno si è fatto male» disse Girolamo.«Nessuno?» Mosca sbarrò gli occhi. «Che mi dice di Bernardino Sanza,

allora?»«Ha rapito la bambina, è un criminale…»«Allora, se è un criminale, merita la giustizia di un tribunale e non le

bastonate di un paesano invasato. A proposito…» il capitano si girò versoFlavio. «Dottor De Martino, lei e i suoi amici siete un’incognita per me.»«Stefano è in stato di fermo?»«Per forza. Ha mandato un uomo in coma, è il minimo…»«Provvederò ad avvisare il suo avvocato» disse Flavio. «Come è possibile?»Mosca corrugò la fronte. «Come è possibile cosa? Dottore?»«La montagna è stata passata al setaccio da cima a fondo. La caverna è

diventata un sito archeologico e solo adesso salta fuori quello zainetto.»Il capitano annuì. «Forse Bernardino Sanza, dopo l’eliminazione del killer

del salice, aveva deciso di togliersi un peso. Controlleremo la sua proprietàper vedere se ci sono altri elementi utili, ma la mia è solo un’ipotesi e disicuro non mi sento di discuterne davanti a un ragazzino. O con lei, dottor DeMartino.»Una volta arrivati al Quadrivio, i carabinieri avevano fatto a lui e Pompeo un

milione di domande. Come facevate a sapere? Perché vi siete introdotti incasa? Cosa pensavate di trovare? Orso e Jay-C erano rimasti fuori, nascosti inmezzo agli alberi, e Cristian non aveva fatto menzione di loro. Sperava chenon gli chiedessero di vedere il telefono, ma forse per fare questo avevano

Page 148: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

bisogno di un mandato. Lui non era un sospettato, ma era stato costretto araccontare dello zaino trovato in montagna, e di Girolamo. Il capitano Moscal’aveva fatto sedere in auto e accompagnato a casa del vecchio maresciallo.«Giusto» disse Flavio. «Deduco che non abbia più bisogno di Cristian. Posso

riportarlo a casa?»«Certo, il ragazzo può andare, ma non lo faccia allontanare da Castellaccio,

dottore.»«C’è un’ordinanza del giudice, e senza di quella non va da nessuna parte.

Non si preoccupi.»«Meglio così.»Cristian sentì la mano di Flavio che lo spingeva verso il corridoio. Lanciò

un’occhiata a Girolamo, che gli sorrise sotto i baffi.È fatta. Adesso rovisteranno nella vita di Dino e capiranno cosa è capitato a

Elena. Troveranno la denuncia di smarrimento, inizieranno a interrogare lepersone e forse scopriranno dove è sepolta. Ora può riposare in pace.E se la storia del Wendigo fosse stata vera? Se Elena fosse stata uccisa dal

Diavolo della montagna? La cosa cattiva che viveva nella caverna emangiava i bambini?«Quindi quell’uomo ha rapito una bambina?» La voce di Flavio lo riportò

alla realtà. Era seduto nell’auto da poco lavata. Tanfo di disinfettante, percoprire l’odore di Jack e di caramelle alla fragola. Ramona era distesa sulsedile posteriore e dormiva. Lei e il dottore erano al cinema quando Cristianaveva chiamato per chiedere di venire a prenderlo.«Forse.» Cristian si massaggiò gli occhi. Era stanchissimo, desiderava solo

farsi una doccia e buttarsi a letto. «Nel quaderno la bambina parlava dibambole rotte e di un ragazzo che faceva magie. È stato davvero angoscianteleggerlo e poi… nel computer di Dino c’erano foto orribili.»Si voltò a guardare Ramona che si rigirava nel sonno, e pensò a quello che le

era capitato prima di arrivare a Castellaccio. Una bambina così piccolatormentata dagli incubi, braccata dal dolore e dai ricordi.«Come può la gente fare cose così cattive?» chiese.Flavio si strinse nelle spalle. «Il male tocca le persone senza una vera

ragione, Cristian. Le mette alla prova per vedere fino a dove possonospingersi.»«Credi che la troveranno? Elena, intendo… pensi che scopriranno dove è

sepolta?»«Lo spero.» Flavio gli rivolse un debole sorriso. «Sei stato bravo oggi, tu e i

Page 149: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

tuoi amici avete fatto qualcosa di speciale per lei. Anche se non scoprirannocosa le è accaduto, voi ci avete provato e sono certo che questo vale.»Amici. Gli faceva uno strano effetto sentir pronunciare quella parola. Lui,

Jay-C, Orso, Girolamo e, in fondo, anche Pompeo. Avevano tutti rischiatoqualcosa per Elena. Flavio aveva ragione, quel gesto valeva più di ogni altracosa. Sbloccò il cellulare e controllò i messaggi.«Sei vivo, stronzone?» gli aveva scritto Jay-C, e lui rispose con la faccina di

un uomo con gli occhiali.«Abbastanza. Grazie per quello che avete fatto.»«Orso è qui con me e bestemmia perché gli sono finite le sigarette. Ti saluta,

ci vediamo domani.»«Ciao.»Flavio lasciò la statale e prese una strada che costeggiava campagne incolte

e buie. Il centro storico di Castellaccio incombeva su di loro con le sue casetutte uguali e puntellate da luci gialle, come stelle incastonate nellamontagna. Il telefono di Cristian vibrò ancora e lui sorrise pensando che Jay-C avesse dimenticato di dirgli qualcosa.«Ciao Krys, tutto bene?» gli scrisse Sir Trent. «Perché non mi hai risposto?

Non siamo più amici?»Cristian deglutì, stava per chiedere scusa a Sir Trent. Digitò un paio di

lettere, poi cancellò tutto e guardò davanti a sé. La casa famiglia era unfortino bianco in tutto quel nero. Al secondo piano c’era una luce accesa.Anche da lontano, riusciva a vedere la sagoma di Roberta premuta contro ivetri della finestra.«Lei non esce mai?» chiese indicando la tenuta, e Flavio scosse il capo.«Il mondo le ha fatto troppo male.»«Non è giusto.»«No, non è per niente giusto.»Cristian si chiese cosa cercasse Roberta quando guardava fuori dalla finestra.

Un giorno era in fila dal barbiere e aveva letto su un giornale di uno studiocondotto da un’università americana sui sensitivi. La loro capacità dipercepire le cose si sviluppava all’improvviso, spesso dopo un eventotraumatico. Forse Roberta era una sensitiva e poteva vedere cose che la gentenormale non coglieva. Sorrise e poggiò la fronte contro il finestrino. Il mondonello specchietto retrovisore era un orizzonte nero, che si ergeva sopra alberisilenziosi. Era tutto così tranquillo, in pace. Si sentiva rilassato. Dietro, ilrespiro di Ramona cullava i suoi pensieri. Allungò le gambe sul tappetino e si

Page 150: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

sarebbe addormentato se non fossero quasi arrivati. Riusciva a vedere ilcancello automatico e la sagoma di Jack che trottava in mezzo alle aiuole. Alsecondo piano, dietro i vetri della sua stanza, Roberta guardava oltre l’auto diFlavio, verso l’orizzonte nero.Cristian sbatté le palpebre, si voltò a osservare la strada oltre il lunotto

posteriore e notò qualcosa. Un’ombra squadrata sembrava essersi staccatadalla notte per dare loro la caccia. Divorava l’asfalto, lanciata a tutta velocitàverso l’auto di Flavio come un lupo pronto ad attaccare la preda. Il cuoreprese a battergli all’impazzata, le mani a sudargli.«C’è un’auto che ci viene dietro» disse con voce stridula. «Ha i fari spenti.»Flavio annuì, il volto contratto in una maschera. «Lo so, adesso tieniti forte.»

Page 151: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

32

I numeri scorrevano davanti agli occhi di Cristian come gocce di pioggianella notte. Giorni, mesi, anni. Persone, parole, emozioni. Paura di vivere,paura di essere diverso, di non diventare il ragazzo che i genitori volevano luifosse. Prigioniero in un corpo che non era il suo, un bambino intrappolatonello studio di suo padre. Odore di sigarette e di segreti, di cose che non sipossono raccontare fuori di casa.Due-cinque-due-cinque-sei.I numeri più belli che avesse mai visto. Erano numeri fortunati, gli aveva

detto il papà.«Come una lotteria?» aveva chiesto.«Sì, tesoro… come il biglietto vincente di una lotteria.»Il padre sorrideva come nelle foto del matrimonio che la mamma conservava

in un armadio. Non c’era ombra nei suoi occhi, sembrava all’improvviso piùgiovane e a Cristian questo piaceva. Aveva preso il foglio su cui eranotrascritti i numeri e li aveva letti e riletti fino a ficcarseli in testa. Temeva didimenticarli, e non poteva permettere che accadesse. Se erano importanti peril papà, adesso dovevano diventarlo anche per lui.«Lo sai tenere un segreto?» gli aveva chiesto, e lui aveva annuito.«Sì, papà.»«Allora questo è il nostro segreto. Non dirlo alla mamma, promettimelo.»«Promesso.»Due-cinque-due-cinque-sei.«Cristian?» La voce di Flavio lo trascinò indietro. Era nell’auto lanciata a

tutta velocità verso il cancello automatico della casa. La luce arancionelampeggiava nel buio. Lui fece per voltarsi ma il dottore gridò. «Cristian? Haicapito quello che ho detto?»«Devo nascondermi… io devo scappare…»«Non preoccuparti per noi. Pensa a te, mi hai capito? Cristian? Dimmi che

hai capito!»«I numeri, era il mio segreto… è colpa dei numeri…»Il cancello si era aperto a metà. Lento, troppo lento perché loro riuscissero a

passare. Cristian vide nello specchietto l’auto che li tallonava. Era nera, e ilparaurti sembrava spianare la strada stretta nella morsa degli alberi. Lanciò

Page 152: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

uno sguardo verso la casa. La finestra di Roberta era vuota. Pregò che laragazza fosse andata a telefonare alla polizia. La stradina che conduceva allacasa dei nonni di Flavio non gli era mai sembrata così lunga. Non mancavamolto, potevano farcela. Poi l’impatto.L’urto fece tremare la station wagon di Flavio, che si aggrappò all’asfalto in

uno stridio di pneumatici e carrozzeria ammaccata. Sbandò prima da un lato epoi dall’altro ma non perse aderenza. Cristian strinse le mani sul sedile.Ramona gridò. Il colpo subito aveva spinto l’auto in avanti ma gli inseguitorirecuperarono terreno. La macchina nera provò a portarsi su un fianco. Dallospecchietto retrovisore, Cristian vide il muso del veicolo sfiorare la portiera, echiuse gli occhi. Flavio sterzò verso sinistra e le ruote scivolarono fuori dallalinea dell’asfalto. Provò a controsterzare ma era troppo tardi. Uno spigolo delparaurti dell’auto nera affondò nella fiancata come uno sperone. La stationwagon si avvolse su se stessa e schizzò tra gli alberi come una trottola.Cristian sentì le ossa che sbattevano una contro l’altra, gli occhiali che gli

volavano via dal naso e il ruggito del metallo che si sfondava contro tronchi epietre. L’airbag gli esplose in faccia e lui rimase immobile, un sibilo che glitrapanava un orecchio e il respiro lento. Si tastò le gambe e l’addome pervedere se fosse ancora intero e trovò gli occhiali incastrati tra il cambio e ilfreno a mano. Una lente era rotta ma riusciva a vedere che l’airbag di Flavionon si era attivato. Il dottore respirava, il pomo d’Adamo vibrava piano sottoil collo della camicia, ma aveva il volto intriso di sangue e una scheggia divetro conficcata nello zigomo. Aveva spaccato il finestrino con la testa, equando Cristian gli toccò un braccio lui non si mosse.«Flavio?» sussurrò, poi sentì il rumore di pneumatici proveniente dalla

strada e ricordò la promessa.Non preoccuparti per noi.Cristian si tolse la cintura e provò ad aprire la portiera. Era incastrata e

dovette assestarle una spallata, saltandovi contro dal sedile. Si ritrovò abarcollare in mezzo all’erba. Vedeva l’antenna della televisione e parti deltetto della casa che sbucavano da sopra gli alberi. Forse poteva strisciare finoa lì e mettersi al sicuro. Se solo avesse avuto il motorino, avrebbe potutoscappare come gli aveva chiesto Flavio.Pensa a te, mi hai capito?«Mi fa male il braccio» si lamentò Ramona a voce bassa. Cristian guardò

dentro l’auto e vide la bambina incastrata tra il sedile posteriore e quello diFlavio.

Page 153: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Hai capito quello che ho detto?«Ho capito… ho capito…» Cristian sentì rumori di passi da qualche parte in

mezzo agli alberi. Cosa volevano da lui quelle persone? Afferrò la maniglia espalancò lo sportello in preda alla foga. Li avrebbe tirati fuori. Prima Ramonae poi Flavio. Mise le braccia sotto le gambe della bambina. Lei avrebbevoluto protestare, ma le usciva sangue dalle narici e aveva un braccio piegatoin modo innaturale. Lui fece un passo indietro, la schiena che gli bruciava, esi guardò intorno alla ricerca di un punto dove poggiare la piccola. Tentacolidi nebbia stringevano i tronchi in una morsa e lui non riusciva a vedere bene.«Li vedi?» disse una voce da qualche parte nel bosco.Cristian si voltò di scatto. Avrebbe riconosciuto quella voce in mezzo a

migliaia di altre. Avrebbe riconosciuto la voce di ogni compagno di gilda cheaveva sentito ridere e chiacchierare in cuffia su TeamSpeak. Notte doponotte, pensava di aver cementato un rapporto di amicizia con persone di cuiignorava il volto. Persone con cui aveva condiviso chiacchiere e ore di gioco.Sir Trent era il migliore, uno di quelli che aveva sempre considerato vicino.Uno di quelli a cui raccontava tutto della sua vita.«Da quella parte» rispose un uomo.Rumore di scarpe che schiacciavano il tappeto di aghi di pino.Cristian represse il tremolio che gli stava facendo cedere le ginocchia.

Guardò Flavio intrappolato nei rottami e si convinse che non poteva aiutarlo.Non sapeva cosa volesse Sir Trent, quale che fosse il suo nome reale, ma nonpoteva restare lì per scoprirlo, non con Ramona ferita tra le braccia. Iniziò acorrere verso la casa. Comprendeva che l’auto nera era venuta per lui, e sefosse riuscito ad allontanarsi avrebbe portato con sé chi gli stava dando lacaccia. Andò a sbattere con un piede contro un masso e crollò su unginocchio. Le braccia rigide e protese in avanti. Strinse Ramona a sé e non lalasciò cadere. Non avrebbe mollato, non lo avrebbe fatto per nulla al mondo.Si rialzò in un gemito, voltandosi a guardare se lo stessero seguendo. Gli erasembrato di scorgere un’ombra alle sue spalle, ma sentiva rumori anche sullastrada e doveva sbrigarsi a portare la bambina al sicuro se non voleva esserebeccato. Fece il giro intorno alla proprietà di Flavio. Jack aveva il vizio diuscire e andarsene a spasso, e lui non riusciva a capire come facesse con ilcancello chiuso. Un giorno l’aveva seguito e il cane gli era sembrato quasifiero di mostrargli un passaggio nella recinzione alle spalle di un capanno. Siera infilato anche lui nel buco, proprio come aveva fatto l’animale. Avevapensato di avvisare Flavio perché lo riparasse, ma poi aveva trovato lo zaino

Page 154: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

di Elena e tutto era cambiato.Sentì il rumore del cancello elettronico che sbatteva contro il fermo,

richiudendosi. Gli uomini sarebbero stati in grado di scavalcarlo facilmente,ma l’idea che non potessero entrare nel cortile con la loro auto lo facevasentire al sicuro. Rischiò di scivolare quando mise il piede su una pietra. Lacaviglia si accese come un fuoco da campo ma lui zoppicò fino al varcoscoperto da Jack. Fece passare Ramona dall’altra parte come se fosse stata labambola rotta di Elena, poi entrò anche lui.Il cancello era chiuso, ma nel cortile c’era un uomo.Cristian si nascose dietro il capanno con gli attrezzi e premette con

delicatezza una mano sulla bocca di Ramona. La bambina si lamentava e luinon voleva essere scoperto. L’avrebbe portata in casa dalla porta posteriore epoi sarebbe scappato nel bosco. Avrebbe inviato un messaggio a Orso e Jay-C perché venissero a prenderlo. Poteva raggiungere lo scasso a piedi, non eramolto distante, e come piano non gli sembrava affatto male. Osservò lamaniglia della porta e pregò che non fosse chiusa a chiave, o che Roberta liavesse visti strisciare intorno alla casa e fosse venuta ad aprire. Fece un passoe si bloccò.«Non ti muovere.»L’uomo era vestito di nero. Una giacca di pelle e un cappellino, anch’esso

nero, calcato sulla testa. Alto, spalle larghe, una pistola stretta in una mano.Sembrava uscito da uno di quei film d’azione che lo divertivano tanto. Occhiscuri e freddi che lo trapassavano come pugnali. L’uomo sollevò l’arma e undito guantato si piegò sul grilletto. Se prima Cristian aveva avuto qualchedubbio residuo, ora era sicuro. Quelle persone erano venute per ucciderlo.Ebbe la certezza improvvisa che tutto quel casino riguardasse suo padre, e glisembrò di vedere la mamma distesa in una pozza di sangue nella cucina dicasa.Lui non avrebbe mai potuto ucciderla. Sorrideva, il giorno del matrimonio.

Era l’uomo più felice del mondo.Jack si staccò dalle ombre della casa e scattò in avanti. Gli occhi gialli erano

quelli di un cerbero, un cane dell’Inferno con le fauci spalancate. Nessunsuono, nemmeno un grugnito. La bocca si richiuse sul braccio dell’uomo inuno schiocco di ossa spezzate. L’assassino gridò, tra panico e dolore, un urloche risuonò nello stomaco di Cristian. Posò Ramona a terra e fece un passo inavanti. Non sapeva bene cosa volesse fare, ma si accorse di stringere unapietra in una mano. Voleva colpirlo alla testa, farlo smettere di gridare. Se gli

Page 155: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

altri lo avessero sentito, sarebbero corsi ad aiutarlo.Jack lo tirava per il braccio, scuotendo il collo muscoloso, come se volesse

strapparglielo all’altezza della spalla. La pistola cadde a terra. Cristian lasciòandare la pietra e si buttò sull’arma, ma Roberta era arrivata prima di lui. Laporta posteriore della casa era aperta e la ragazza aveva raccolto l’arma con ledita sottili e pallide. Cristian rimase a bocca aperta; in quel momento, l’unicacosa che gli venne da pensare era di non aver mai visto l’amica in cortile.Roberta si curvò sull’uomo, e lui le disse qualcosa che Cristian non riuscì ad

afferrare. Gli poggiò l’arma contro una tempia e schiacciò il grilletto. Unsibilo e la testa del killer rimbalzò sul brecciolino, schizzando di sangue lepietre.«Scappa» disse la ragazza, caricandosi Ramona in braccio. In lontananza, le

sirene dilaniavano le campagne di Castellaccio.«Flavio è ferito in auto… non posso lasciarvi…»«Va’ via.» Roberta agitò la pistola in aria e indicò la casa. «Vedi cosa hai

fatto? Qui non è più sicuro per noi. Scappa!»Le lacrime bruciavano sulla pelle. Cristian si girò di scatto e si lanciò nel

buco della recinzione. Corse con la luna alle spalle e l’erba che gliaccarezzava le ginocchia. Pensò alla cascata, al suono dell’acqua sulle rocce,all’aria rarefatta all’interno della caverna. Una voce gli stava dicendo chesarebbe stato al sicuro alla corte del salice bianco, nei boschi dove le bambolenon avevano occhi. Prese il telefono e chiamò Jay-C, la voce tranciatadall’affanno mentre correva in mezzo agli alberi. La montagna apparteneva aimorti e ai suoi amici. Era il loro regno, e se Sir Trent voleva ucciderlo, allorasarebbe dovuto venire a cercarlo lì, dove il Diavolo mangiava la carne deivivi.

Page 156: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

33

Le sirene squarciavano la notte, echeggiavano tra gli alberi come versi dianimali preistorici. Forse Cristian sarebbe dovuto andare verso di loro,smetterla di nascondersi e correre incontro ai carabinieri, alla polizia, ma nonlo fece. Si lanciò a perdifiato nei boschi, attraversò le campagne incolte, conl’erba che gli arrivava alle ginocchia e un solo pensiero in testa. Il padre nonsi era ucciso. Non aveva sparato alla mamma e poi rivolto l’arma contro di sé.Lui la amava, non le avrebbe mai fatto del male. Una volta disse a Cristianche sposarla era stata la cosa migliore che avesse mai combinato nella vita.No, non può essere. Lui non è un assassino. Lui non può aver ucciso

mamma.Suo padre era stato ammazzato per qualcosa che aveva scoperto.Cercò di ricordare quanto era accaduto la sera della fuga, le parole dette a

cena un attimo prima della fine. Il genitore era in pena per qualcosa, le rugheerano solchi sul viso.«Perché lo ha fatto?» La voce di Flavio era lontana, un riverbero nella testa.«Spararsi? Non lo so… forse era stanco di vivere…»«No, perché rimproverarti se pensava di farla finita? Te lo sei chiesto?»No, non me lo sono chiesto.«Hai mai pensato che lui sperasse in qualcosa di diverso per te?» aveva

domandato il dottore. «Spesso facciamo finta di non capire i consigli, nonvogliamo ascoltarli e attuiamo meccanismi di autodifesa. Accettare unconsiglio significa cambiare, e i cambiamenti sono quasi sempre dolorosi.L’uomo odia soffrire. Adesso ti rifaccio la domanda… perché lo ha fatto?»Voleva che non sprecassi la mia vita.Cristian teneva il cellulare stretto tra le dita. Aveva iniziato a pensare al

piano mentre si infilava nel passaggio segreto di Jack. Flavio si era ferito perlui, forse era morto. Se sbatteva le palpebre, poteva ancora vedere il tagliosulla fronte del dottore, i vetri conficcati nella faccia. Ma non bastava.L’uomo che diceva di essere Sir Trent gli aveva dato la caccia e non era solo.Altri come lui lo braccavano, forse gli stessi che avevano ucciso i suoigenitori. Il killer nel cortile della casa famiglia ne era la prova. La pistolapuntata contro di lui e Ramona. Se non fosse stato per Jack e Roberta,sarebbe stato già morto.

Page 157: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Va’ via!Il grido di Roberta gli aveva fatto tremare le gambe, e mentre scappava

aveva compreso che la colpa era solo sua. Aveva portato sofferenza a personeche lo avevano accolto senza giudicarlo. Una parte del suo cervello gli dicevadi farla finita, di consegnarsi a chi si era dimostrato disposto a uccidere, purdi catturarlo. Se l’avesse fatto, però, loro avrebbero vinto, e Cristian nonpoteva più permetterlo. Il padre e la madre non sarebbero morti invano.Si inerpicò su un pendio fino a un muretto che delimitava la strada verso la

montagna. Riusciva a vedere un albero spezzato e la fontanella con l’acquagelata che sbucava dalla roccia. Jay-C gli aveva detto di arrivare fino a quelpunto e nascondersi. Cristian si tenne basso. Vide i fari di un’auto e sischiacciò contro il muro fino a quando non fu certo che fosse passata. Poisentì il rumore di uno scooter e un clacson che suonava. Una sola volta. Sisporse dal nascondiglio.«E tu che ci fai qui?» chiese ad Anna quando la vide allungare i piedi

sull’asfalto per frenare il motorino. La ragazza aveva la visiera del cascosollevata.«Orso e Jay-C hanno pensato che non avrebbero fatto caso a me. Che fai?

Sali o aspetti il prossimo passaggio?»Cristian non se lo fece ripetere due volte, e scavalcò il muretto. Doveva

avere un aspetto orribile, sporco, sudato, e con le lenti degli occhiali rotte,perché Anna lo guardò come se avesse visto uno zombie.«Vuoi che guidi io?» chiese, e lei scosse il capo.«Che c’è?» disse. «Non ti fidi di una femmina?»

«Cazzo, stai di merda.» Orso gli mise una mano sulla spalla. «Guarda quellivido sullo zigomo, secondo me devi andare in ospedale.»«No, è tutto ok.»Cristian si sforzò di sorridere. Non sentiva il dolore, non sentiva più niente.

La rabbia gli aveva riempito la pancia come uno sciame di vespe. Un ronzionelle orecchie, la mascella che gli faceva male a furia di digrignare i denti.Anna lo aveva lasciato all’inizio del sentiero dove c’erano Jay-C, Orso,Pompeo e addirittura i gemelli ad aspettarlo, ed era andata da Flavio pervedere cosa stesse accadendo. Cristian aveva raccontato quello che eraaccaduto alla casa famiglia, i suoi sospetti sulla morte dei genitori e il pianoche aveva in testa. Loro lo avevano ascoltato senza dire una parola.«Voglio solo che mi porti sopra» disse guardando Orso. «Poi dovete andare

Page 158: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

via, per favore.»«Col cazzo.» Jay-C si grattò la voglia sul viso. «Non funzionerà se fai tutto

da solo: ti farai ammazzare come un fesso.»«Ha ragione.» Pompeo mise una mano sulla spalla di Jay-C. «Facciamoli

venire qui sopra e poi vediamo che cosa sanno fare.»«È deciso» disse Orso. «Muoviamoci, allora.»Cristian si accodò al gruppo di ragazzi. L’aria fredda si infilava sotto il

colletto del giubbotto e gli gelava le ossa. Gli insetti danzavano davanti allasua faccia, attratti dall’odore della carne e del sangue.Forse lo sanno che presto morirà qualcuno, pensò Cristian.La luna illuminava le pietre del sentiero di una luce metallica. Gli alberi

sembravano farsi da parte per consentire al gruppo di entrare nel cuore delbosco. Orso, in cima alla fila, era un’ombra massiccia che spostava i rami amanate. A un certo punto si fermò, parve annusare l’aria e poi guardò versodi lui. Cristian annuì e sbloccò lo schermo dello smartphone. Il segnale dellaconnessione dati era debole ma gli permetteva di inviare messaggi esoprattutto di essere rintracciato. Era arrivato il momento di lanciare l’amo.Selezionò Sir Trent dalla lista dei contatti e gli scrisse.«Ciao amico, come te la passi? Scusa se non mi sono fatto sentire, ho avuto

dei casini.»Avanti, bastardo. Adesso che fai?«Allora?» chiese Jay-C, e Cristian stava per scuotere il capo quando si

bloccò.«Sta digitando» disse, e gli amici si disposero in cerchio intorno a lui, i volti

illuminati dalla debole luce del display.«Krys, cavolo, da quanto tempo… spero nulla di grave!» rispose Trent.«E se ti sbagli?» domandò uno dei gemelli.Cristian si morse il labbro. Non poteva sbagliarsi.«Questa sera ho avuto un incidente in auto» scrisse. «Tu però già lo sai,

vero?»Silenzio. Pompeo spostò il peso del corpo da una gamba all’altra. Jay-C

sputò la gomma e si dondolò sui talloni, poi Sir Trent rispose.«Certo che lo so, perché sei scappato? Non avevi voglia di conoscere il tuo

vecchio capo di gilda? Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme…»Cristian sollevò il capo. Incrociò lo sguardo dei ragazzi, dai gemelli a Orso,

e l’amico annuì.«Non vedo l’ora di conoscerti, Trent. Vieni a prendermi.»

Page 159: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

«Perché farla così complicata? Guarda che casino avete fatto. Ci sonocarabinieri dappertutto.»«Che c’è? Hai paura, Trent? Devo inviarti il punto GPS o fai da solo?»«Come preferisci, adesso vengo a prenderti. No, il GPS non serve. So già

dove sei.»«Che pezzo di merda» commentò Jay-C. «Ma che cazzo di amici hai,

stronzone?»Cristian rilesse l’ultimo messaggio, poi diede il telefono a Orso che se lo

infilò in tasca e sparì in mezzo agli alberi. Il gioco iniziava adesso. Se si fossefermato a riflettere, Cristian avrebbe capito che il piano era una pazzia, ma luicredeva alla montagna, alla magia che si nascondeva nella terra. Si guardòintorno e osservò i rami scheletrici. Le ombre erano corpi minuscoli dibambini impiccati agli alberi. Un’altra epoca, un’altra vita. Vide occhi rossiche lo fissavano e sentì un prurito alla nuca. Da qualche parte nell’oscuritàgiungeva il lamento della cascata. Era il richiamo.«Lui non è mio amico» disse Cristian.«Ah sì? Allora chi è?»«Solo uno che deve morire.»

Page 160: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

34

Claudia sedeva ai piedi del suo letto. I capelli biondi incrostati di sangue efango, la pelle livida, gli occhi come due pozzi scavati nella faccia. Il vestitoa fiori era squarciato sull’addome, una bretella spezzata e un seno scoperto.Le mosche le ronzavano sulla testa e Damiano avrebbe voluto allungare unbraccio per scacciarle, ma non ce la faceva. Gli avevano ficcato un ago nelbraccio e si sentiva debole. Troppo debole anche per respirare.«Mi dispiace» disse.Claudia era una bambola di carne morta. Avvicinò una mano, dita livide

scivolarono sulla coperta fino a sfiorare le punte delle sue.Damiano mosse le labbra ma dalla bocca non gli uscì alcun suono, nemmeno

un respiro. Sentì solo il freddo che gli scivolava addosso. Strinse gli occhi equando li riaprì Claudia era sparita. Scomparsa come se non fosse maiesistita. Al suo posto, pareti di un bianco così intenso che faceva male agliocchi, una flebo infilata nel braccio e le persone nascoste dietro il vetro. LoSciacallo non poteva vederle ma sapeva che erano lì. Sentiva il peso dei lorosguardi addosso. Un vetro in fondo alla stanza, vicino alla porta che si aprivadue volte al giorno.«Sono vostro prigioniero?» gridò con voce rauca.Dovevano averlo imbottito di antidolorifici perché non sentiva più la gamba

cattiva, era come se l’avessero amputata. Gli avevano sparato, questo loricordava benissimo, un colpo al petto che non l’aveva ucciso. Un po’ più asinistra e il proiettile gli avrebbe spappolato il cuore. Era stato fortunato, luiera sempre fortunato, come quando lo avevano investito e sbattutosull’asfalto ma lui non era morto.Lo storpio fortunato che non muore mai.La maniglia della porta si abbassò piano. La donna dei servizi segreti entrò

nella stanza. Rumore di tacchi, un completo grigio scuro. Se non fosse statoper il viso appuntito e un neo sotto un occhio, Damiano non l’avrebbericonosciuta. Aveva tagliato e tinto i capelli e il biondo aveva lasciato il postoal nero.«Sei andata dal parrucchiere» disse lo Sciacallo, gli occhi fissi sul vetro.«Non sei nostro prigioniero.» La donna si sedette sul letto nello stesso punto

in cui c’era stata Claudia. «Il proiettile non ha toccato organi vitali. Hai perso

Page 161: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

molto sangue ma siamo riusciti a salvarti. Appena starai meglio potrai tornareai tuoi libri.»Damiano rise. «Ah, mi avete salvato? Dovrei ringraziarti per questo? Cinque

minuti prima provate a uccidermi e poi correte in mio aiuto… ma cosa siete?Bipolari?»«Non siamo stati noi a uccidere De Vivo, e nemmeno Scalea, così come non

siamo stati noi a sparare a te.»«Non fare giochi strani con me, per favore. Ho sentito cosa vi siete detti in

quel bosco, lui ti stava aspettando. Dove avete buttato Ernesto? Dove lo avetelasciato a marcire?»La donna gli tese la mano. «Mi chiamo Matilde Terenzi.»Damiano guardò le dita, una fede all’anulare che non aveva notato prima.

Non ricambiò la stretta.«Abbiamo recuperato il corpo del commissario e lo abbiamo consegnato alla

famiglia per i funerali di Stato. La vedova e le figlie riceveranno quello chegli spetta…»«E cosa gli direte? Cosa direte alla gente? Come è morto Ernesto De Vivo?»«Abbiamo detto la verità. Il commissario è morto in un agguato terroristico.

Caduto sul campo per difendere la patria. Leggi: sul comodino c’è una copiadi ogni quotidiano di ieri. Troverai foto e articolo…»«Quello vestito da poliziotto non era un terrorista.»«Invece sì, lo era. Sono stata infiltrata nella sua organizzazione per anni.

Ecco perché ti ho dato il marchio, sapevamo che avresti trovato un modo perarrivare a loro.»«Il prete?»Matilde Terenzi si alzò. «Non tutte le forze in questo paese si muovono nella

stessa direzione, Valente.»«Brutta stronza.» Damiano provò a sollevarsi sui gomiti ma si sentiva come

se gli avessero posato un macigno sul petto. «Voi ci avete usato dal primomomento.»La Terenzi sorrise. «Uccidere un senatore della Repubblica influente come

Gioia è un fatto grosso. Davvero credevi che avremmo insabbiato tutto perpaura che le notizie trapelassero? La vostra irruzione nella villa e laliberazione delle ragazze faceva parte di quell’epurazione di cui ti parlavo,Valente. Te l’ho detto, vogliamo cambiare il paese. Scalea, De Vivo, io…siamo solo soldati in una guerra che si combatte sotto terra.»«Perché avete lasciato che Cristian venisse a Castellaccio? Cosa volevate dal

Page 162: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

ragazzo? De Vivo teneva a Scalea, lo sapevate che avremmo indagato…perché?»«Cristian era la nostra assicurazione. Il ragazzo è stato controllato

dall’organizzazione, uno degli operativi ha rubato l’identità di uno dei suoicompagni di giochi online. Sotto casa degli Scalea c’era un’auto con dueuomini pronti a colpire da una settimana. La sera in cui sono morti Scalea e lamoglie, il sicario ha aspettato che il ragazzo uscisse per dare il segnale e poil’ha convinto a tornare a casa a lavoro finito.»«Cristian ha litigato con i genitori ed è uscito…»«Esatto. Adesso però è venuto fuori che Cristian conosce qualcosa di

importante. Sembra che abbia imparato a memoria una sequenza di numeri.Non sappiamo perché lo abbia fatto, forse Scalea voleva conservarequell’informazione nella testa del figlio, ma quei numeri si riferiscono a unconto corrente acceso sulla Banca del Vaticano nel 1995 e permetterebbe diarrivare ai mandanti dell’attentato. Cosa accadrebbe se questa informazioneandasse perduta o cadesse nelle mani sbagliate? L’organizzazione vuoleeliminare Cristian, a noi basta parlare con lui. Capisci cosa intendo?»«A chi apparteneva il sesto corpo? Quello che hanno fatto sparire?»La Terenzi scosse piano il capo, poi guardò verso il vetro e disse: «È una

guerra, te l’ho detto… adesso veniamo a noi. Loro sanno che tu sei mortoinsieme a De Vivo. È stato compito mio farglielo credere. Stiamo spiando leconversazioni tra gli operativi in azione a Castellaccio e le cose stannoandando come speravamo. Uno degli agenti è stato eliminato nel giardinodella tua casa famiglia.»«Eliminato?»La donna abbozzò un sorriso. «Un colpo alla testa. Pare che sia stata una

ragazza a sparargli. Un altro agente è stato fermato dai carabinieri dopo uninseguimento. Il capitano Mosca odia te e i tuoi amici ma desidera farecarriera. Dovresti ringraziarci, non è stato facile ottenere il rilascio di StefanoFabiani.»«Stefano?»«Sembra che abbia ucciso un uomo a bastonate. Un tizio di Castellaccio

sospettato di aver rapito una bambina a fine anni ottanta per conto dell’Uomodel salice, ma questa è un’altra storia. Puoi stare tranquillo, saranno alterati iverbali dell’arresto e dell’autopsia. Morte accidentale suona molto meglio,non trovi? Uno cade per le scale e si rompe la testa.»Le pareti bianche presero a girargli intorno agli occhi. Damiano sbatté le

Page 163: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

palpebre, gli faceva male la testa. Voleva dormire e non svegliarsi più.«Lascia stare quel cadavere, Valente» continuò la donna. «Chi era il sesto

uomo non importa più.»«Non va bene, le cose dovrebbero andare in un altro modo…»La Terenzi annuì. «Siamo convinti che la vita ci appartenga, che le nostre

scelte siano frutto di autodeterminazione e invece ci svegliamo, apriamo gliocchi e comprendiamo di essere marionette. C’è sempre qualcuno sedutosopra le nostre teste a tirare i fili. Tu hai qualcosa che può farti uscire daquesto sistema, almeno per un po’. Ci sono ancora due agenti in azione aCastellaccio. Uno di loro ha studiato il ragazzo per più di un anno sperando ditrovare qualcosa da riportare agli uomini dell’organizzazione. Una ragioneche ne autorizzasse l’uccisione. È entrato nella vita del figlio di Scaleafingendosi suo amico. Questo è il suo modo di operare, è un sadico e un veroassassino. Noi però vogliamo che Cristian viva.»Damiano fece un ghigno. «Non capisco… sono bloccato in questo letto, non

so come aiutarlo…»«Hai già fatto la tua parte. Dovevi attirare attenzione, mettere

l’organizzazione sotto pressione con le tue indagini e ci sei riuscito. La visitaal prete è stata perfetta, nonostante le tristi conseguenze. Adesso abbiamobisogno di altro per aiutare il ragazzo. Tu hai un buon cuore, sei una bravapersona e anche se hai ucciso non sei portato per il sangue.»Damiano avvertì un formicolio alla gamba cattiva, insetti che gli pizzicavano

il tallone. Aprì la bocca per parlare ma l’unica cosa che fece fu gridare. Unurlo straziato, le corde vocali stracciate, fino a perdere la voce. La donna erain piedi davanti a lui e lo fissava impassibile mentre il suo occhio lacrimava.«Come si ferma un mostro?» chiese infine l’agente dei servizi segreti.Damiano riuscì a sollevare un braccio per asciugarsi la guancia e la sua

mente tornò a Castellaccio, alle montagne, ai rami del salice bianco. Erastanco, così esausto da sentirsi morire. Dentro, forse, era già morto.Come si ferma un mostro?«Con un altro mostro…» rispose, ma Matilde Terenzi non poteva sentirlo.

Era già sparita dietro la porta.

Page 164: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

35

La nebbia aleggiava sul tappeto di foglie come il respiro dei morti in uncimitero. Cristian avvertì il tocco gelido della pietra sotto i polpastrelli mentrestrisciava in mezzo ai ruderi. Il salice bianco si stagliava contro la notte conl’imponenza di un vecchio re. I rami nodosi erano tentacoli di un mostro dilegno e cellulosa. Riusciva a sentirne l’odore, Cristian, il tanfo della carneandata a male, della terra bagnata dalla pioggia, di una scatola di ricordisepolta in soffitta.«Ho freddo» bisbigliò Pompeo dal suo nascondiglio in mezzo agli alberi.Una mano sfiorò la spalla di Cristian, lui si voltò e incontrò gli occhi neri di

Orso.«Sono passati più di quaranta minuti e qui non viene nessuno. Ho portato il

tuo telefono alla caverna… i ragazzi sono stanchi e questo piano mi sembrasempre di più una pazzia. Come pensi di fermarli? Non sappiamo quantisono, e poi loro hanno le pistole, noi no.»«Ha ragione» sibilò Jay-C da qualche parte alle sue spalle. «Sei incazzato e

lo capiamo, ma la rabbia ti sta facendo diventare scemo.»«Non vi ho chiesto di restare, solo di aiutarmi ad arrivare fino a qui» disse

Cristian, e Orso scosse il capo.«Troppo tardi per dirci di andare via, non trovi? E poi non ti lasciamo solo.

Dobbiamo andare al paese e chiedere aiuto.»Cristian si morse il labbro. Come gli era venuto in mente di coinvolgere gli

amici in quella pazzia? Cosa sperava di fare attirando Sir Trent in quel luogo?Voleva spingerlo a entrare nella caverna, e poi? Guardò il tronco contorto delsalice sperando che l’albero fosse in grado di rispondere alle sue domande.La montagna custodiva un male antico dentro di sé, una forza che agiva sullamente degli esseri umani e si nutriva della paura. L’Uomo del salice losapeva, per questo aveva ucciso le ragazze. Forse Cristian si era fattosuggestionare troppo dai racconti di Girolamo e dal libro di Valente, ma ogniomicidio di Castellaccio aveva rispettato uno schema. I dettagli erano parti diun rito. La tortura serviva a preparare le vittime, era lo stadio iniziale. Piùavevano paura, più forte era la possibilità di evocare la cosa che viveva nellamontagna. Il sangue chiamava altro sangue. Cristian spinse gli occhiali sulnaso con un dito. Gli tremavano le mani e il battito del cuore gli rimbombava

Page 165: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

nelle orecchie. Si voltò verso il fruscio della cascata, poi guardò Orso.La mia paura da sola non basta.Poi il cellulare di Pompeo vibrò.«I gemelli hanno appena visto due torce sul sentiero» disse il ragazzo.«Porca puttana.» Jay-C si appiattì contro un masso. «Questi arrivano

davvero.»Cristian si morse un labbro. «Per arrivare alla caverna ci devono passare

davanti?»«Si infileranno proprio in mezzo a quegli alberi lì sotto.» Orso puntò un dito

nella boscaglia. «Abbiamo coperto le nostre tracce fino a qui, per sicurezza.Non possono deviare dal loro percorso, andranno dritti verso la cascata.»«Shhh» disse Pompeo. «Ho sentito qualcosa.»Cristian e gli amici si congelarono come statue di ghiaccio, le orecchie tese.

Un rumore di foglie calpestate da scarponi, un fruscio. I gemelli non si eranosbagliati. Erano in due a dargli la caccia. Gli assassini indossavano giacchenere da motociclista, le spalle e i gomiti rinforzati. Attraversarono il boscopoco sotto la loro postazione. Cristian si sporse da dietro i ruderi e li osservòmentre spostavano il fascio di luce delle torce da un punto all’altro delterreno, alla ricerca delle tracce lasciate da Orso. Il primo dei due era il tiziocon gli occhiali da sole che aveva accarezzato Jack al Quadrivio. Sir Trent, oqualunque fosse il suo nome, lo seguiva con il passo di uno che stava facendouna normale camminata in un bosco. Lo sguardo fisso sul cellulare a tracciarela posizione gps del suo smartphone e i capelli scuri che sbucavano da sottoun cappello di lana. Strappò una foglia da un cespuglio e se la portò al naso.Cristian digrignò i denti, fu tentato di afferrare una pietra e colpirlo alla testamentre gli passava davanti, ma trattenne il respiro e iniziò a contare fino acento. Sfiorò la spalla di Orso e lui fece segno di seguirlo. La luna sparì inmezzo ai rami mentre avanzavano verso la caverna.

Cristian rischiò di cadere quando Jay-C gli venne addosso. Era troppo buio enon riuscivano a vedere molto. Il lamento della cascata diventava più forte aogni passo e avevano continuato a seguire i fasci luminosi delle torce fino aquando non erano scomparsi. Svaniti nel nulla come se non fossero maiesistiti.«Secondo te sono entrati?» chiese a bassa voce, e Orso scosse il capo.Cristian sentì il sudore che gli scorreva dietro la schiena. Da qualche parte

alla sua destra giunse il suono di un rametto spezzato.

Page 166: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Ok. Va tutto ok. Sei in un bosco, sulla montagna, è solo un animale.«Andiamo avanti» sussurrò, e ripresero a muoversi verso l’acqua. Gli alberi

si aprivano a ventaglio, lasciando il posto a pietre ricoperte di muschio e allaluce esangue delle stelle. Cristian sfiorò con il gomito un cartello che vietaval’accesso alla zona archeologica e sussultò. Il cuore gli batteva così forte chetemeva potesse scoppiare.La cascata si schiantava sulle rocce in un fragore che annullava ogni altro

suono. Un salto nel vuoto che gli tolse il respiro. La luna si specchiava neifiotti creando un gioco di luce che lo impressionò. Quel luogo trasudava unastrana magia.La porta per il regno dei morti.Se fosse stato più attento, Cristian si sarebbe accorto dell’uomo nascosto in

mezzo ai cespugli. Avrebbe sentito il peso di quegli occhi freddi che lostudiavano, e invece no. Rimase immobile, bloccato sulle gambe dalla paura,quando l’altro gli saltò addosso. Due mani forti l’afferrarono per le spalle e lospinsero di lato. Gridò e cercò di liberarsi, ma si sentì trascinare sul terrenocome se fosse una bambola di pezza.Il primo a muoversi fu Pompeo, il volto affilato come un coltello. Si avventò

contro l’uomo, sferrandogli un calcio allo stinco che lo costrinse ad allentarela presa sull’amico. Cristian rovinò sulle pietre, e si rialzò giusto in tempo pervedere Pompeo che veniva afferrato e sbattuto a terra. Jay-C aveva raccoltoun ramo e lo sferzava nell’aria come una spada, cercando di allontanare ilkiller da Pompeo.«Krys!»Sir Trent era vicino alla cascata. Una mano sulla bocca di Orso mentre gli

premeva un coltello contro la gola.«Ci hai fatto camminare troppo questa notte, amico mio.»Cristian si sistemò gli occhiali sul naso. «Lasciateli andare, per favore.»«Oh, certo, è proprio quello che farò.» Sir Trent affondò piano la punta della

lama nella pelle di Orso e un rivolo di sangue scivolò sul petto dell’amico,che si sollevò sulle punte e provò a liberarsi. Sir Trent gli assestò unaginocchiata in una coscia, costringendolo a inginocchiarsi.Anche Jay-C era a terra. L’altro uomo gli aveva strappato il ramo di mano e

gli aveva mollato un calcio al petto mandandolo gambe all’aria, poi avevaestratto una pistola dalla cintura e l’aveva usata per colpirlo alla testa mentreprovava a rialzarsi.«Che cosa volevi fare, Krys? Far uccidere la tua gilda? Era questo il piano?»

Page 167: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

«Non fategli del male, ti prego.» Cristian alzò le mani. «Vengo con voi… ème che volete.»Sir Trent sorrise. «È te che vogliamo ma hai fatto un bel macello, amico, e

mi hai fatto arrabbiare. Sono un professionista, dovevamo essere già a Romaa quest’ora e invece guardaci. Costretti a prendere a calci nel culo un gruppodi ragazzini disadattati che provano a difendere una nullità come te. Credi chenon abbia incontrato i due gemelli sulla montagna? Non è stato difficile farliparlare. Sono ancora sul sentiero a raccogliere i denti.»«Sei un bastardo» ringhiò Cristian nel rimettersi in piedi.Serrò i pugni e fece un passo in avanti. Aveva sperato che la sua paura

avesse attirato la cosa che viveva nella montagna, ma si sbagliava. Non c’eraniente di magico in quel luogo, nessuna creatura mitologica nascosta dentrola caverna. Wendigo, Diavolo, o qualsiasi altro nome avesse voluto attribuireal mostro che aveva reso Castellaccio un posto malvagio, si era comunquesbagliato. I mostri non esistevano. Nessun essere con artigli e occhi rossi, lezanne che colavano bava e sete di sangue, ma solo uomini. I mostri eranodentro la testa, prigionieri in stanze sigillate dalla mente. Sbattevano e siaccanivano contro le porte, per uscire e prendere il controllo. Sir Trent era unmostro. Cristian lo capiva dalla luce che aveva negli occhi. Era divertito,provava una sorta di piacere nel vederlo soffrire.«È per i numeri?» chiese, e l’uomo annuì.«All’inizio non avevo capito» disse Trent. «Mi sembrava solo un’altra delle

tue stranezze. Mi sono detto, questo ragazzino è tutto scemo. Poi però mi haimandato la foto di quello schifo di graffito…»«Ho capito. Che cosa devo fare adesso?»«Inginocchiati e metti le manine dietro la schiena. Il mio collega verrà a

legarti come un salame e ti porteremo da un’altra parte. Sai, deve sembrareun incidente, purtroppo, ma ho un paio di idee niente male, e mi divertirò ametterle in pratica.»«Sei stato tu a uccidere i miei genitori?»«Oh no, certo che no» Trent sorrise. «Io mi sono solo assicurato che tu fossi

fuori dai piedi mentre i miei colleghi facevano il lavoro. Adesso però chiudila bocca e inginocchiati.»Cristian strinse i pugni fino a conficcarsi le unghie nella carne. Gli

tremavano le gambe. Guardò Trent e pensò di saltargli addosso. Non eratroppo distante e forse avrebbe potuto coglierlo di sorpresa, spingerlo eguadagnare tempo, ma non lo fece. Mise a terra prima un ginocchio e poi

Page 168: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

l’altro. Uno schizzo d’acqua gli sfiorò lo zigomo. Intrecciò le braccia dietro laschiena, sentì dei passi e poi qualcosa che stringeva e scavava nei polsi. Unafascetta di plastica, come quelle che si usavano per legare i cavi elettrici.«Bravo, Krys. Vedi come va meglio?» Sir Trent poggiò una mano sulla testa

di Orso e lo spinse a terra. Fece un passo in avanti e venne verso di lui.«Adesso facciamo che…»«Mamma, e quanto cazzo parli.»La voce di un uomo rimbombò tra gli alberi alle sue spalle e lo fece trasalire.

Dalla terra parve levarsi un’aura spettrale, rivoli di fumo che si contorcevanoassumendo sembianze di corpi ricurvi, evanescenti. Cristian tirò su con ilnaso e si accorse solo allora dell’odore di zolfo che impregnava l’aria.L’uomo che gli aveva legato le mani puntò la pistola verso il bosco. Sir Trentinvece non si mosse, un’espressione divertita sulla faccia.«Ve ne andate in giro a menare ragazzini» continuò la voce. «Non lo so chi

siete ma una cosa è sicura, avete fatto incazzare il mio amico.»«Dove sei?» disse Sir Trent, sorridendo. «È il bosco a parlare?»«No, sono io.» Stefano emerse dall’oscurità con il calcio di un fucile

premuto contro la spalla e le dita di una mano strette sulla canna. Avanzòpiano, un passo alla volta, mettendosi davanti a Jay-C e aiutandolo a rialzarsisenza perdere di vista i due killer. «Adesso fate un passo indietro eallontanatevi dal ragazzo. Tu, Schwarzenegger, metti prima a terra la pistola epoi spostati lì, verso quelle rocce alla tua destra. Non fare movimenti bruschi,sono un tipo sensibile.»Il killer guardò prima Stefano e poi Sir Trent, che gli fece un cenno con il

capo senza smettere di sorridere. Posò la pistola su una pietra e fece due passidi lato.«E io?» chiese Trent, sventolando la lama nell’aria. «Io non devo mettere a

terra il coltello?»«No» disse Stefano. «Puoi tenerlo. Il mio amico dice che vuole ucciderti con

quello.»«Cosa?» L’assassino smise di ridere. «Ma che cazzo dici?»Flavio aveva un lato della faccia ricoperto di sangue e un occhio ridotto a

una fessura. Venne avanti sotto la luce della luna, la camicia chiazzata dirosso e la testa incassata nelle spalle. Cristian sentì una mano enorme che glisi infilava sotto un braccio e lo rimetteva in piedi.«Va’ da Stefano» disse il dottore. I loro sguardi si incrociarono e Cristian si

accorse che negli occhi di Flavio non c’era più tristezza ma qualcosa che non

Page 169: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

riusciva a comprendere. Rassegnazione, forse rabbia. Un groviglio diemozioni che gli tolse il respiro.«Fai sul serio?» chiese Trent, ma Flavio non rispose. Cristian lo vide

prendere un oggetto di metallo dalla tasca dei jeans e infilarselo alle ditacome una fede nuziale.Un tirapugni.Il killer fece un cenno d’assenso con il capo, si passò il coltello da una mano

all’altra, studiò Flavio per un istante, poi scattò in avanti. Fintò un affondoalla gamba e fece guizzare la lama verso il volto. Il dottore spostò il capo dilato ma il coltello gli aprì una guancia fino all’orecchio. Trent richiamò ilbraccio con una velocità impressionante e provò a colpirlo di taglio. Flavioperò non sembrò nemmeno accusare il dolore. Oppose un avambraccioall’attacco dell’avversario, bloccando la lama a mezz’aria, e sferrò un colpocon il pugno di ferro alla mascella di Trent. L’uomo scosse il capo, barcollò,sputò un grumo di sangue e denti, si fece sotto. Il pugnale danzò con rapidità,incontrando prima una coscia di Flavio e poi mancandogli le costole per unsoffio.Cristian guardò Stefano per implorarlo di intervenire e lui gli fece

l’occhiolino. Flavio balzò in avanti. Un uomo spezzato, ammaccato,sanguinante. Bloccò la mano di Trent afferrandogli un polso. Il killer era alto,le spalle larghe, ma sembrava all’improvviso minuscolo vicino a Flavio. Ildottore tirò indietro il collo e gli assestò una testata in pieno volto. Unoschianto, lo schiocco del setto nasale che si rompeva, uno schizzo di sangue.Il killer grugniva mentre Flavio lo teneva stretto con una mano,tempestandolo di pugni all’addome e al volto. Il pugnale schizzò sulle pietretintinnando mentre Trent scivolava nella cascata.L’altro assassino si mosse. Cercò di afferrare la pistola ma Stefano fu più

veloce e sparò due volte. La prima al ginocchio, provocando un urlo didolore, e la seconda al fianco. L’uomo crollò a faccia in giù nell’acqua, etutto divenne rosso.Il respiro di Sir Trent era il rantolo di un animale ferito. Flavio lo afferrò per

i capelli trascinandolo sul terreno mentre lui scalciava. Poi gli piazzò unginocchio nello stomaco, schiacciandolo a terra, e tastò il terreno alla ricercadel coltello, gli occhi inchiodati a quelli dell’assassino.«Aspetta!» gridò Cristian. Guardò prima la cascata e poi Trent e sentì una

mano che gli stritolava la gola. Il vento agitò le foglie e dai rami sembròlevarsi un canto. Adesso capiva cosa desiderava la montagna, e non gli

Page 170: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

piaceva affatto. Era sbagliato, era tutto sbagliato.«Non farlo, ti prego» disse. «Facciamolo arrestare, non ucciderlo. Noi siamo

migliori di lui…»Il dottore girò il capo, il viso sfigurato dalla coltellata. Sbatté le palpebre

come se le sue parole lo avessero riportato indietro da un abisso nascostonella sua testa. Rilassò le spalle, sembrò fermarsi, poi Trent rise. Una risatasoffocata da un colpo di tosse.«Anche tuo padre voleva arrestarci» gridò. «Gli abbiamo ucciso la moglie e

lui voleva farci arrestare…»Le dita di Flavio si serrarono sul manico del coltello. Troppo veloce perché

Cristian potesse capire, troppo rapido perché le parole di quell’uomo gli siattaccassero addosso. L’arma calò sul petto del killer in un battito di ciglia,gli sfondò il cuore, e Trent non disse più nulla. Non emise nemmeno unsuono. Nell’aria adesso c’era solo il fragore della cascata.

Page 171: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

LA PORTANELLA CASA DELLE BAMBOLE

Le cose non erano mai al loro posto quando le cercava.La bambina senza volto strisciò i piedi sul pavimento. Aveva deciso di non

mangiare perché il sapore del cibo non le piaceva. Non era una stupida, avevacapito che se mangiava troppo poi dormiva, e dormire non era una cosabuona. Il sonno le faceva dimenticare dove metteva le cose, le faceva perderei pezzi della sua vita.Così si era svegliata senza sapere se fosse giorno o notte. Non esistevano

finestre nella casa delle bambole e aveva premuto l’interruttore per accenderela luce. La lampadina sfrigolava e ronzava come una zanzara mentre lei siavvicinava al tavolo. Aveva guardato il piatto ricoperto da un vassoio ed erarimasta in ascolto. I topi correvano sulle mensole con le zampe cheticchettavano come lancette di un orologio. Adesso che Mirtillo era andatovia, i topi e la bambola erano gli unici suoi amici. Lei non voleva chescappassero e la lasciassero sola. C’era troppo silenzio in quella casa, e ilsilenzio le faceva male alla testa. La bambina allora aveva pensato che se itopi erano suoi amici, forse poteva dividere con loro il pranzo. Aveva tolto ilcoperchio dal piatto e mangiato solo metà del cibo. Aveva fatto delle pallinecon quello che restava e le aveva disposte sul pavimento. Era già stanca:aveva preso il pettine con i denti spezzati ed era andata a letto. Dovevapettinare la bambola. Aveva dormito poco, e una volta in piedi era andata acontrollare in cucina se i suoi amici avessero apprezzato il regalo. I bocconidi cibo erano spariti e aveva scoperto due topi morti sotto il tavolo. Cheschifo! Una volta Mirtillo le aveva fatto trovare una lucertola mangiucchiatain salotto ma non era la stessa cosa. I topi puzzavano di medicina e gli erauscita la schiuma dalla bocca. Il piatto era ancora in tavola, forse era troppopresto perché non era stato cambiato, e allora aveva pensato che fosse meglionascondere i due topini morti.Sì, era meglio che la fata del cibo non vedesse. Avrebbe capito che lei

sapeva, e la bambina non voleva rovinarle la sorpresa. Aveva preso i corpiper la coda, uno alla volta. Si era tappata il naso e li aveva chiusi in uncassetto. Era tornata a letto ma aveva fatto fatica a prendere sonno. Eraagitata e forse doveva scrivere tutto in uno dei suoi quaderni rosa per non

Page 172: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

dimenticare, ma quando aveva riaperto gli occhi aveva trovato un nuovopiatto sul tavolo e i topi morti chiusi nel cassetto.Che strano.Il cibo poteva uccidere i topolini e farla dormire tanto. Se lei dormiva, non

poteva vedere l’uomo che si sedeva vicino al suo letto e le accarezzava lafronte. Era lui la fatina del piatto, adesso lo sapeva. Aveva il passo leggero,forse poteva volare. I piedi che non toccavano il pavimento. Non volevasvegliarla. Lui si sedeva lì e la guardava.La bambina senza volto aveva capito cosa guardava.Lui voleva rubarle i sogni. Se li prendeva poco alla volta, succhiandoglieli

dalla testa mentre le accarezzava i capelli. Forse le infilava una cannuccia inun orecchio e li aspirava via, così che lei non potesse ricordare più niente. Ilvolto della mamma, le puzzette di Mirtillo, il rumore del fiume. Era uscita dicasa per incontrare il ragazzo con la bambola. Lui aveva occhi strani e facevale magie. Avrebbe fatto un incantesimo e lei sarebbe diventata grande. Cosìgrande da poter andare a Salerno con Bernardino. Era quello che desiderava,vivere con il suo principe.Potergli prendere la mano o sedersi sulle sue gambe senza che la mamma si

arrabbiasse. Il ragazzo con gli occhi strani le aveva dato la bambola rotta eaveva sorriso. Lui sorrideva sempre. Questo la bambina lo sapeva perché loaveva visto in sogno e i sogni restavano per sempre se li segnava su unquaderno. Ne aveva i cassetti pieni, tutti ordinati. Profumavano di inchiostroe in tutti scriveva il suo nome. Era un bel nome, diceva la maestra, e lei avevapaura di dimenticarlo.Elena.Era l’uomo del cibo a portarle i quaderni. Si sedeva in un angolo e li

leggeva. Da quando aveva smesso di mangiare e riempito i cassetti con topimorti, la bambina aveva il sonno leggero. Sentiva i passi lievi nella casa, ilfruscio di una porta che si apriva, lo scricchiolio della sedia. Un dito bagnatodalla saliva e il rumore di pagine sfogliate piano. Prima leggeva e poi siavvicinava ad accarezzarle la fronte. Le sfiorava i capelli come lei faceva conla testa di Mirtillo. A volte le sembrava di sentire perfino un gatto.La bambina senza volto aspettava che l’uomo uscisse dalla stanza. Apriva

gli occhi e vedeva la luce spegnersi; allora scendeva dal letto e camminava inpunta di piedi proprio come faceva lui. Nascosta da un parato, c’era la porta.Una porta piccola come quella delle bambole. Lei si rannicchiava sulpavimento, tirava le gambe al petto e premeva un orecchio contro la carta

Page 173: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

ruvida del parato. Le piaceva farlo perché a volte il gatto veniva ad annusare.Le unghie grattavano contro il legno e lei rideva. Non le sembrava vero.Elena rideva e piangeva.Forse Mirtillo era tornato a casa.

Page 174: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

PARTE IV

INFANZIA RUBATA

La luce crede di viaggiare più veloce di ogni altra cosa, ma si sbaglia. Perquanto veloce viaggi, la luce scopre che l’oscurità arriva sempre prima, ed è

lì che l’aspetta. Terry Pratchett

Page 175: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

36

UN MESE DOPO

«Come hai convinto tua madre a farti prendere i gatti?» chiese Orso,passando la sigaretta a Cristian.«Semplice.» Jay-C mise il cavalletto allo scooter. «Mi sono fatto menare,

quasi uccidere, da due super terroristi. Ho vinto i complessi per la mia facciadi merda e adesso non vado in giro a coprirmela con il cappuccio, ho smessodi fumare e non mi faccio nemmeno rimandare in matematica. Direi che me lisono meritati, quei due gattini. Mia madre ha fatto un po’ di storie sullapulizia della lettiera e i soldi dei croccantini, ma le ho promesso cheprovvederò a tutto io.»«Hai proprio ragione.» Cristian soffiò il fumo e sorrise. L’idea che la scuola

stesse per finire gli metteva tristezza. Non perché amasse studiare, la suamedia si era abbassata dal nove al sette. Era meno secchione e più essereumano, adesso, però terminato l’anno avrebbe lasciato Castellaccio. I nonniavevano ottenuto l’affidamento e dopo la notte sulla montagna il giudiceaveva deciso che per lui era meglio cambiare aria. Lasciare gli amici pesavapiù di ogni altra cosa. Sapeva che non sarebbe stato un addio.«Che facciamo allora? Entriamo?» Jay-C prese il trasportino che aveva

comprato al negozio di animali, fece un paio di gradini del patio di Girolamo,poi si voltò e guardò Orso. «La smetti di fumare, cazzo? Non ti dispiace farlodavanti a me, che ho appena smesso?»Orso gettò la sigaretta in un tombino e si strinse nelle spalle. «No, non mi

dispiace.»«Come hai pensato di chiamarli?» chiese Cristian, suonando il campanello.«Allora» rispose Jay-C. «Il maschio con la faccia bianca e nera lo chiamerò

Double-B, fico eh? Mentre per la femminuccia avevo pensato a qualcosa tipoCherrie o Kitty. Che ne dite?»«Direi che sono entrambi due splendidi nomi» disse Cristian. «Vero Orso?»«Col cazzo» rispose l’altro. «Kitty… Cherrie, ma ce l’hai un po’ di

originalità o no?»«Dio, che stronzo questo.» Jay-C strinse il trasportino tra le braccia e si girò

verso la porta.L’amico fremeva, e guardarlo così emozionato faceva bene a Cristian. Se

Page 176: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

ripensava all’avventura che avevano affrontato insieme, gli tremavano legambe e gli veniva voglia di contare. Aveva attribuito un numero a ognipersona che aveva incontrato a Castellaccio e, sebbene Flavio gli ripetesseche non c’era nulla di male, lui sapeva che era una cosa strana. A Flavioaveva dato il numero uno perché aveva capito che in fondo non era un cattivonumero, come aveva creduto. Tutto è divisibile per uno. L’amore, la paura, laforza, la voglia di vivere, e il dottore si portava dentro tutti questi sentimenti,nascosti sotto la pelle indurita dalle cicatrici, solo che non l’aveva ancoracapito.La porta si aprì in un cigolio di cardini. Il viso dal colorito olivastro di

Girolamo si allargò in un sorriso. Guardò prima Cristian e poi Jay-C.«Allora hai deciso di adottarli?» chiese, e il ragazzo annuì.«Sempre che lei non voglia tenerseli, marescia’!» disse Jay-C.«Ciro e io siamo entrambi abbastanza vecchi da farci compagnia a vicenda.

Chi penserà a quei due gattini se una mattina non dovessi svegliarmi? No,meglio che li prendi tu. Prego, accomodatevi. Conoscete benissimo lastrada.»La morte di Dino aveva liberato il maresciallo Romano dai suoi incubi. La

stanza dei ricordi era stata svuotata, le pareti ripulite dagli articoli. Pompeoaveva aiutato Girolamo a mettere a posto e poi si era offerto di tinteggiaretutto gratis. Quella notte al Quadrivio era stata fatale per il barista. Lebastonate prese da Stefano lo avevano ucciso durante il trasporto in ospedalee con lui era svanita l’unica possibilità di sapere cosa fosse capitato allabambina di nome Elena Piaggine, scomparsa a Castellaccio nell’autunno del1987. Bernardino, il principe del quaderno rosa, era un pedofilo, ma nonc’era stato modo di collegarlo all’Uomo del salice, o almeno questo eraquanto Flavio aveva raccontato a Cristian, che se l’era fatto bastare.Orso entrò per ultimo e si richiuse la porta alle spalle.«Pompeo ha chiesto di entrare nella crew» disse a bassa voce. «Indovinate

con quale tag si vuole firmare? Pompy… vi rendete conto?»«Pompy?» chiese Jay-C con un’espressione disgustata sulla faccia, e

Cristian trattenne a stento una risata. Si guardò intorno come se attraversasseil lungo e stretto corridoio di Girolamo per la prima volta. A parte il salone ela cucina, le porte delle stanze erano sempre chiuse e questo lo incuriosiva.Cristian era un fissato per l’ordine, eppure se non fosse stato per i gatti el’odore di caffè, andare da Girolamo sarebbe stato come muoversi in una casadelle bambole. Tutto immobile, senza anima. Perfino l’aria che respirava

Page 177: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

sembrava sempre la stessa.Trovarono i gattini ad attenderli nel salotto. Erano cresciuti dall’ultima volta

che li aveva visti. Il maschio con la macchia nera sul viso era più schivo enon amava farsi accarezzare troppo, mentre la femmina era una veramangiona. Si arrampicava sulle gambe di chiunque e miagolava per avere unarazione in più di cibo.«Tra quanto dovrò sterilizzarli?» chiese Jay-C mentre tirava fuori dalla tasca

una pallina di carta argentata e la faceva rotolare sul pavimento. I gatti lainseguirono con le code dritte.Girolamo si lisciò i baffetti. «Prima che vadano in calore, quindi direi il

mese prossimo. C’è un conto aperto a mio nome da un veterinario a Paestum,portali quando credi, provvedo io alle spese.»«Dice sul serio? Non deve preoccuparsi, maresciallo» disse Jay-C.«Figurati, giovanotto. Vivo in questa casa da solo… cosa dovrei farmene

della mia pensione secondo te? Lo prendete un tè? Un succo di frutta?»«Per me un succo di frutta» disse Orso subito imitato da Jay-C. Il

maresciallo fece per girarsi, il corpo minuto che molleggiava sulle ginocchia,poi Cristian gli sfiorò un braccio.«Non si preoccupi, maresciallo» disse. «Vado a prendere io bicchieri e

bottiglia in cucina.»«Ah bravo, pensaci tu… oggi mi sento più vecchio del solito.»Cristian uscì dal salone e ritornò in corridoio. Si avviò verso la cucina

quando un baluginio attirò la sua attenzione. Due occhi gialli lo fissavano dalfondo del corridoio.«Ciro?» chiese, e il gatto rispose con un miagolio. «Vieni qui, ciccione.»Il micio aprì e chiuse gli occhi, poi si distese sul pavimento, stiracchiando la

schiena e grattando con le unghie delle zampe anteriori contro il bordo di unadelle porte. Cristian realizzò di averlo visto fare quella cosa già in diverseoccasioni. Doveva essere una sua abitudine, forse un modo per attirarel’attenzione o affilare gli artigli. La poltrona di Girolamo in salone aveva ibraccioli devastati dalle unghiate. Eppure qualcosa nella testa gli diceva diavvicinarsi, di camminare piano e di dare un’occhiata. Cristian si voltò versoil salone. I ragazzi chiacchieravano con il maresciallo, li sentì ridere.«Che c’è, piccolo?» Cristian si inginocchiò e accarezzò la pancia pelosa di

Ciro. L’animale fece le fusa, poi ruotò su se stesso e si allontanòall’improvviso, stanco di essere toccato. Lui sorrise e fece per rimettersi inpiedi ma un ginocchio gli cedette e perse l’equilibrio. Assestò una spallata

Page 178: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

alla porta e arrossì, imbarazzato dalla sua scarsa agilità. Doveva essere unaconseguenza della perdita di peso. Le ossa messe alla prova da anni di chili ineccesso ora erano burro sotto i muscoli.«Mirtillo?»Il cuore di Cristian smise di battere. Fissò la porta, incapace di credere a

quello che aveva sentito, il pomo d’Adamo che si alzava e si abbassava sottoil colletto della camicia.«Mirtillo, sei tu?»Cristian fece un passo indietro e andò a sbattere contro il muro.Una voce. Dietro la porta.Cercò di pensare ai numeri, perché i numeri lo facevano stare bene. Prima il

due, poi un cinque e ancora un due. Quindi schiacciò un orecchio contro laporta. Chiuse gli occhi. Gli sembrava di sentire respirare dall’altra parte. Uncorpo premuto contro il legno proprio come il suo. Un cuore che battevaveloce.«Chi c’è?» sussurrò.Nessuna risposta.Tornò sui suoi passi ed entrò in cucina con l’idea di essersi sbagliato. La

notte sulla montagna doveva avergli giocato un brutto scherzo. Scoprire laverità sui propri genitori avrebbe dovuto sollevarlo e invece l’idea di esserestato braccato, di aver rischiato di morire e poi di aver visto morire dueuomini lo aveva cambiato.Ogni volta che ti rialzi sei diverso. All’inizio non ci fai caso, ti sembra di

essere quello di sempre, ma qualcosa dentro di te è mutata.Le parole di Flavio gli risuonarono nella testa. Cristian era consapevole del

trauma che aveva devastato la sua vita. Avrebbe dovuto stupirsi di riuscireancora ad andare in giro e parlare con la gente. Aveva visto uomini morire,aveva conosciuto la violenza, provato il bisogno di uccidere e guardato negliocchi la paura. Questo doveva bastargli per trarre un bel respiro e convincersiche non c’era nessuno dietro quella porta. I pensieri però turbinavano nellasua mente a una velocità che gli impediva di riflettere. Provò a contare ma inumeri erano diventati incomprensibili.Mirtillo, sei tu?Rivide la grafia semplice di una bambina dimenticata dal tempo, le pagine

del quaderno sporche di terra e poi il nome del gatto. Mirtillo.«Succo di frutta e quattro bicchieri» ripeté aprendo gli sportelli della

credenza, e si accorse di stringere una caraffa di terracotta vuota solo quando

Page 179: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

fu in corridoio.«Ma dove sei andato a prenderlo questo succo?» gli chiese Jay-C. «In

Giappone?»Cristian tenne gli occhi puntati sulla schiena di Girolamo. Il maresciallo

stava mostrando a Orso un album di fotografie. Il collo ossuto che sbucava dasotto la giacca da camera, l’odore di colonia che pungeva le narici. Cristianfece un passo in avanti, la brocca gli tremò nella mano. Sembrava pesare unatonnellata mentre la sollevava sopra la testa. Focalizzò l’attenzione sulla nucadel vecchio, un punto in cui i capelli si sollevavano per una vertigine, e calò ilbraccio con tutta la forza che aveva. Uno schianto, poi Girolamo crollò alsuolo e i gattini scapparono fuori dalla stanza.«Ma che cazzo fai?» Orso lo afferrò per le spalle. «Sei impazzito?»«Le chiavi» sussurrò Cristian. «Cercate le chiavi.»

Page 180: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

37

CASTELLACCIO, 1987

Girolamo non prendeva ferie dal 1985. Aveva marcato visita al comando diSalerno e il medico gli aveva prescritto dieci giorni di riposo. Stress posttraumatico, gli aveva detto. La malattia dei soldati, di quelli che erano staticostretti a strisciare nelle trincee con le bombe che gli piovevano in testa e lapaura a stringere le budella. Girolamo doveva aver visto un documentario inbianco e nero in televisione perché quella diagnosi non gli era sembratasconosciuta. Sindrome da stress post traumatico. I sintomi li aveva tutti. Avolte si svegliava nella notte urlando. Aveva strappato via le tende da finestree balconi perché era convinto che ci fosse qualcuno nascosto dietro. Claudia,la ragazzina trovata appesa ai rami di quell’albero. Era sicuro che fosse lei,tornata indietro per perseguitarlo, oppure quel professore, Valente, che si erasparato in faccia sotto gli occhi del figlio. Girolamo lo aveva detto alcapitano, che quell’uomo era innocente, ma loro avevano insistito ainterrogarlo. Erano convinti che fosse un mostro.«È troppo semplice, capita’» aveva detto, ma che ne poteva sapere lui di

investigazione e assassini? Era solo il maresciallo di un piccolo paese dimontagna.Stress post traumatico.Girolamo lo avrebbe chiamato esaurimento ma stress post traumatico

suonava meglio. Lo faceva sentire diverso da sua madre, che di esaurimentoci era morta quando lui era ancora un ragazzino. Il medico gli avevadomandato cosa provava quando si sentiva soffocare e lui era rimasto zitto.Come si poteva spiegare a chi non viveva sulla propria pelle il dolore cosasignificasse avvertire gli occhi dei paesani addosso, le loro voci alle spalle?Credevano che lui non potesse sentirli? Pensavano che non avesse capito cosadicevano di lui? Una ragazzina era morta e lui non aveva fatto niente. Nonaveva trovato il colpevole. Un innocente si era suicidato, un’altra famiglia erastata distrutta, e i morti lo spiavano dagli angoli bui della casa.Il maresciallo non serve a niente. Invece di pensare ai gatti, si trovasse una

femmina.Ferie. A cosa poteva servire una settimana di ferie se Girolamo non aveva un

posto dove andare? Aveva trascorso i primi due giorni a pulire casa e girare

Page 181: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

per il paese, distribuendo cibo agli animali randagi. Lo faceva di notte,quando le persiane erano chiuse e la gente non poteva vederlo. I gatti glivenivano incontro e lo guardavano con riconoscenza. Occhi grandi che glileggevano dentro. A sua madre non erano mai piaciuti i gatti. Mettevabottiglie di vetro piene d’acqua sulle scale di casa per allontanarli e qualchevolta li aveva anche bastonati. Diceva che erano animali del diavolo, maGirolamo sapeva che non era vero. Il diavolo non esisteva.La mattina del terzo giorno di ferie, era uscito di casa con l’idea di andare al

fiume. Forse avrebbe pescato dei pesci da dividere tra i felini nei vicoli delcentro storico e quel pensiero lo metteva di buonumore. Parcheggiò al latodella strada, prese la canna e il sacchetto con le esche dal portabagagli e siinfilò in mezzo agli alberi. L’aria fresca gli ricordava di quando da ragazzinoaspettava sul ciglio della strada l’arrivo della corriera per andare a scuola. Siera sempre impressionato nel sentire il sibilo del vento in mezzo agli alberi. Ilnonno gli aveva detto che era il richiamo dei morti, e che se lo sentiva nondoveva voltarsi a guardare gli alberi se non voleva che loro lo prendessero. Ilsorriso gli morì sulle labbra. Si domandò se non fossero stati gli spiriti aprendere Claudia, come dicevano le vecchie donne del paese.«Se l’è pigliata il diavolo» dicevano, ma lui scuoteva il capo rassegnato.Seguì il rumore dell’acqua in mezzo agli alberi. Voleva spingersi fino a un

punto in cui il fondale era più profondo, perché gli avevano detto che eraquello il lato migliore in cui pescare. C’erano rocce e tronchi caduti su cuisedersi e silenzio per pensare.«Perché piangi?» disse una voce di bambina.Girolamo smise di camminare e girò il capo nella direzione da cui era giunto

il suono. Le parole sembravano essere state portate dal vento, come il cantodegli spiriti.«Non sto piangendo» rispose un ragazzo.«Allora perché hai gli occhi rossi?»«Mi è entrato un insetto dentro, vieni… facciamo presto.»«Non stringermi così, mi fai male alla mano.»«Scusa, non volevo… va meglio adesso?»Girolamo si ritrovò a seguire quelle voci. Le dita strette intorno alla canna da

pesca e il passo veloce. Qualcosa nella testa gli diceva di andare a dareun’occhiata. Avrebbe pescato dopo, e non gli sarebbe costato nullacontrollare cosa stessero facendo quei due. A ogni passo, le voci diventavanopiù forti.

Page 182: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

«Il ragazzo con gli occhi strani sa fare le magie?» chiese la bambina.Silenzio.«Bernardino? Hai sentito cosa ho detto… lui sa fare le magie? Può farmi

diventare grande? Ho accettato la bambola rotta, l’ho messa nello zaino comemi aveva detto… credi che funzionerà?»«Non lo so, piccola. Non lo so davvero… Però se tu non vuoi andarci,

possiamo tornare indietro. Che dici, ah? Andiamo a cercare Mirtilloinsieme.»«Mirtillo è andato via. Ho lasciato la finestra aperta come avevi detto tu, così

potevo dire alla mamma che uscivo per cercarlo.»«Elena, rispondimi. Sei ancora in tempo, sicura che vuoi restare?»La bambina non rispose subito. Girolamo si nascose dietro un albero e la

resina gli si incollò al palmo di una mano. Vide le acque verdi del fiume chesbattevano contro le pietre sporgenti e si increspavano. La bambina avevauna cartella sulle spalle e stringeva la mano di un ragazzo più grande di lei.Molto più grande di lei.«Lui è qui» disse il giovane, e Girolamo spostò gli occhi sull’altra sponda

del fiume.C’era qualcuno in mezzo agli alberi. Una figura slanciata, un cappotto scuro.

Non riusciva a distinguerne il volto, i lineamenti del viso, il colore dei capelli,ma sapeva che c’era qualcuno e sentì freddo.Girolamo stava sudando eppure aveva freddo.La sagoma non si mosse, rimase sotto la copertura degli alberi come una

iena che assisteva alla morte della sua preda. La bava che grondava dallezanne e il suono stridulo di una risata. Girolamo non ne era sicuro, ma per unattimo ebbe la sensazione che quell’individuo stesse sorridendo. Una vocenella testa gli diceva che doveva fare qualcosa. Abbassò lo sguardo: in unamano teneva la canna da pesca e nell’altra il sacchetto con le esche. Unabambina sola nel bosco. Bernardino. Il ragazzo che faceva le magie.Girolamo uscì dal nascondiglio e si avviò verso la riva. Comprese che la

piccola era in pericolo nel momento in cui incrociò lo sguardo del giovane.Era bello, un viso pulito che nascondeva segreti. I suoi occhi parlavano dipaura e di colpa, di vergogna e di una moltitudine di sentimenti che lui nonriuscì ad afferrare. Non guardò la bambina, non subito. Sull’altra sponda delfiume non c’era più nessuno. Rami secchi trascinati dalla corrente.«Chi c’era lì?» chiese.Un bravo maresciallo avrebbe parlato con la bambina. Le avrebbe

Page 183: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

domandato se stava bene. Come si chiamava, chi erano i suoi genitori. Lagente ha ragione, non sono buono a niente.Il ragazzo si voltò verso il fiume. Aveva lasciato andare la mano della

bambina e gli tremava il labbro.«Lo sai chi sono io?» chiese Girolamo, e Bernardino annuì piano. «Se lo sai,

allora non ti conviene mentirmi. Te lo domando per l’ultima volta, chi c’erain mezzo agli alberi?»«Il ragazzo che fa le magie» disse la piccola. «Lui è il re del fiume e fa

diventare le bambine grandi.»«Il re del fiume?»«Sì, un re magico… guarda, mi ha dato questa.»Elena si tolse lo zaino di spalla, vi infilò una mano dentro e prese una

bambola rotta. Le mancava una gamba, aveva i capelli strappati ed era senzaun occhio.Girolamo guardò il giocattolo, poi Bernardino, e lui abbassò gli occhi. Sbatté

le palpebre e si ritrovò ad arrancare sulla montagna. Rumore di foglie e aghidi pino sotto le scarpe, tentacoli di nebbia che si avvinghiavano alle caviglie,il corpo di Claudia appeso ai rami di un salice bianco, la testa mozzatalasciata in mezzo alle radici, occhi vuoti e sangue, il filo spinato che scavavala carne e poi le bambole. Decine di bambole rotte impiccate ai rami. Il cuoredi Girolamo smise di battere.«Ti chiami Elena, vero?» chiese. «Sei la figlia di Marcella? Vivi in quella

casa vicino alle serre?»La piccola annuì.«Tu fai il garzone al Quadrivio?» Bernardino balbettò qualcosa in risposta

ma lui lo zittì battendo il manico della canna da pesca a terra. «Che volevifare con la bambina? L’hai portata a lui? Chi è lui, dimmelo…»«Io non so niente, maresciallo. Lui mi ricattava… ha detto che la voleva per

sé. Non lo avevo mai visto ma ha iniziato a perseguitarmi. Diceva che miavrebbe rovinato, avrebbe raccontato a tutti che mi piacevano le creature. Ioperò non ho fatto niente, ve lo giuro. Non lo conosco. Non so nemmeno doveabita… io…»«Dove vi incontrate?»«È lui che trova sempre me. Non so come faccia…»«Va bene, basta così.»«Come?»«Ho detto basta così.»

Page 184: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Girolamo contrasse la mascella. Cercò di pensare in fretta ma non era lucidoe l’emicrania lo costringeva a stringere le palpebre. Forse quell’individuo eraancora lì, nascosto da qualche parte in mezzo agli alberi, e li stava fissando.Aveva scelto Elena ed era disposto a tutto pur di averla, anche ricattare unpovero scemo come Bernardino. Se voleva arrestarlo, doveva essere piùintelligente di lui. Capire come funzionava la sua testa, come scegliesse levittime e cosa lo spingesse a ucciderle. Era certo che quel ragazzo, il re delfiume, fosse l’assassino di Claudia. La bambola rotta era una prova. Forse sudi essa c’erano delle impronte, qualcosa che potesse collegare quel pazzo allaragazza morta nell’85.«Maresciallo, io… ci tengo a dirvi che…» balbettò Bernardino.Brutto verme, se adesso ti metti a supplicarmi ti lego a un albero e poi ti

frusto con la canna.«Vieni qui.» Si allontanò di un paio di passi dalla riva e fece segno al

ragazzo di raggiungerlo. Lasciò cadere sull’erba il sacchetto con le esche,afferrò il ragazzo per il bavero e sibilò: «Va’ via e non raccontare a nessunodi oggi. Se lo fai, io lo vengo a sapere e poi ti arresto. Sai cosa fanno a quellicome te in carcere?»Bernardino sbatté le palpebre e una lacrima gli rigò una guancia. «Grazie

maresciallo, adesso ce ne andiamo e non dirò niente a nessuno.»«No» ordinò Girolamo. «Tu vai, lei resta.»«Come?»«Ho detto che lei resta con me. La riporto io indietro. Sparisci, adesso, e non

provare più a cercarla.»Girolamo raccolse le esche, infilò il sacchetto nella tasca del giubbino e

sorrise alla piccola. Lei lo guardò con profondi occhi verdi. I capelli biondi lecadevano sulle spalle come una cascata.Forse l’ha scelta per questo. Elena assomiglia così tanto a Claudia.«Che faccio se lui viene da me?» chiese Bernardino, gli occhi gonfi per le

lacrime.«Non verrà. Adesso non gli servi più.»Il ragazzo guardò Elena per un’ultima volta e poi si allontanò. Il capo chino

e l’andatura ciondolante. Sembrava un innamorato ferito e la cosa strappò unsorriso a Girolamo. La piccola era immobile e non capiva cosa stesseaccadendo. Doveva agire in fretta se voleva riuscire nel suo piano. Sentiva ilpeso di due occhi freddi addosso e fu tentato di voltarsi a guardare oltre ilfiume, in mezzo agli alberi.

Page 185: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

Vuoi la bambina? Adesso devi venire a prenderla da me. Non lo dirà piùnessuno che sono incapace. Dovranno ringraziarmi per averli liberati dalmostro. Dovranno ringraziarmi tutti.«Mi sbaglio o prima hai nominato un gatto?» domandò alla bambina, e lei

fece un cenno d’assenso con il capo.«Dove va Bernardino?» domandò.«Deve tornare al lavoro o il suo titolare si arrabbia. Non preoccuparti per la

magia, ti aiuterò io a incontrare il ragazzo che fa gli incantesimi. Allora, nonhai ancora risposto alla mia domanda. Hai un gatto?»«Sì, ma adesso è scappato. L’ho fatto fuggire io e mi dispiace tanto. Non

voglio che Mirtillo si perda.»Girolamo le accarezzò la testa. «Non devi preoccuparti, sai. Anche io faccio

magie.»Elena sbatté le palpebre. Adesso aveva la sua attenzione.«Davvero? Puoi farmi diventare una bambina grande?»«No, piccola. Questo no, però posso ritrovare il tuo Mirtillo. Mi vuoi

aiutare?»«E Bernardino?»«Non preoccuparti per lui, lo rivedrai presto.» Tese una mano verso la

bambina e disse: «Che ne dici? Ti va di farmi da assistente nella ricerca diMirtillo?»«Farai una magia?»«Sì.»Elena strinse la sua mano. Le dita erano morbide. Sapevano di latte e di

biscotti.«Va bene allora, mago dei gatti, ma non posso fare tardi o la mamma si

arrabbia.»Girolamo sorrise. «Non farai tardi, te lo prometto.»

Page 186: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

38

Il sangue di Girolamo era rosso, come quello di tutti gli altri. Scorrevacopioso lungo il collo, rivoli rossi nelle pieghe della pelle, sui baffetti grigi.Cristian si inginocchiò tra i cocci della caraffa e perquisì il maresciallo,tastandogli le gambe e infilandogli le mani nelle tasche. Aveva già controllatoche il vecchio non avesse le chiavi delle stanze addosso, ma voleva esseresicuro di non sbagliarsi. Orso aveva trovato dei cavi elettrici in un cassetto eli aveva usati per legare mani e piedi dell’uomo alla sua poltrona preferita.«Respira?» chiese Jay-C, mentre rovesciava il contenuto di un cassetto sulla

scrivania.Cristian sollevò il mento e osservò il petto di Girolamo che si alzava e

abbassava. Sembrava dormire in pace, gli occhi chiusi e un’espressioneserena sul volto. Forse stava sognando di essere morto. La morte era la viapiù semplice per liberarsi dalle colpe. Il cuore smetteva di battere ed era tuttofinito.«Respira» rispose, poi Orso li chiamò dal corridoio.Lo trovarono con un orecchio premuto contro la porta.«Non sento più niente» bisbigliò.«Che sta facendo secondo voi?» chiese Jay-C, il bagliore della lampadina

che illuminava la macchia rossa sulla faccia.«Magari dorme» disse Cristian.Disteso sopra una mensola, Ciro lo fissava con occhi dorati. Se l’animale

avesse potuto parlare, forse gli avrebbe raccontato la storia di Elena, labambina rinchiusa nella stanza in fondo al corridoio. La bambina con unabambola rotta, un quaderno rosa, un gatto di nome Mirtillo e uno zainosporco di terra.«Le chiavi?» chiese Orso. «Avete riguardato in cucina?»«Niente» disse Cristian.Jay-C si inginocchiò per guardare nello spioncino e disse: «Elena?»Rimasero in ascolto, orecchie tese a sentire i rumori della casa, poi la voce

giunse da un posto lontano. Un luogo dimenticato dal mondo.«Mirtillo?»«Cristo santo.» Jay-C cadde sul sedere e Cristian lo aiutò a rialzarsi.«Basta, la butto giù.» Orso fece due passi indietro, la schiena che sfiorava il

Page 187: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

muro.«Aspetta, che cazzo fai?» Jay-C afferrò l’amico per un braccio. «E se è

pazza? Se ci fa del male? L’hai sentita, no? Cazzo, parla come unabambina… quanti anni avrà adesso?»«Una quarantina» disse Cristian. «Dovrebbe averne quarantadue, per la

precisione. Ne aveva undici quando è sparita.»«Merda, mia sorella ha undici anni.» Le dita di Jay-C mollarono la presa. Il

ragazzo guardò il pavimento, poi sollevò il capo. «Sfonda quella cazzo diporta.»Orso si scagliò con la spalla contro la porta. Grugnì, il legno parve flettersi

ma non cedette. Respinse il ragazzo all’indietro con un tonfo sordo.«No…» lo schianto doveva aver riportato Girolamo indietro dal posto in cui

si era rifugiato. Farfugliò qualcosa, la testa che ciondolava sul petto. «Chefate… no…»Cristian si avvicinò alla porta, accarezzò con le dita il punto in cui la spalla

di Orso aveva lasciato una crepa, poi disse: «Tutti insieme.»Presero a calci il battente, colpendo al centro e sulla serratura. Alternandosi e

ansimando per lo sforzo.«Deve aver messo qualcosa per rinforzarla.» Jay-C prese il telefono da una

tasca. «Basta, cazzo, io chiamo i carabinieri.»Cristian però non si fermò. Continuò a colpire, gli occhiali storti sul naso e il

respiro strozzato in gola. Si rese conto che distruggere la prigione di Elenaera l’unica cosa ad avere senso, per lui. Rivide il sangue di sua madre sulpavimento della cucina, le braccia sollevate per difendersi dalle pallottole, ecalciò più forte. Gli bruciava il ginocchio, scariche di dolore risalivano daltallone fino all’inguine. Pensò al padre, al buco in fronte, alle dita ancorastrette sulla pistola e digrignò i denti.La porta si spalancò in uno schianto, il legno esplose.Cristian sentì le forze che gli venivano meno. Se non fosse stato per Orso,

che lo afferrò per un braccio, sarebbe crollato sul pavimento. Sentì Girolamopiangere e Jay-C che urlava indicazioni al telefono. Vide Ciro saltare giùdalla mensola e correre dentro la stanza, giù per dei grezzi gradini di pietrache conducevano verso il mondo di Elena. Odore di marcio, tanfo di morte euna canzone che gli riempiva la testa. Cristian trattenne un conato di vomito,poi sentì un click. Le dita di Orso che schiacciavano un interruttore. Unronzio elettrico e la luce che cresceva illuminando le chiazze di muffa sullepareti, i mobili vecchi, una finestra sigillata da mattoni, il tavolo

Page 188: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

apparecchiato per una sola persona e una bambola rotta seduta sulla sedia.«Oh Dio» sussurrò Orso, poi salì un gradino e si affacciò nel corridoio.

«Cazzo… Jay, vieni qui subito.»Cristian seguì la melodia fino a una stanza. Vide una sedia in un angolo e

armadi dagli sportelli storti. Un letto premuto contro il muro, una copertaverde. Dita sottili posarono una spazzola di legno su un vecchio comodino eaccarezzarono la testa del gatto. Ciro si stiracchiò sulle gambe ossute diElena. I capelli striati di grigio le coprivano il volto, i dorsi delle mani solcatida vene che affioravano sotto la pelle pallida come quella di un cadavere.Lei smise di cantare, alzò il capo e il silenzio colmò il vuoto nella stanza.«Sei venuto a riportarmi Mirtillo?» gli chiese con una strana voce infantile

che gli gelò il sangue nelle vene.Cristian annuì.«Credevo di averlo perso» disse Elena. «Di averlo perso per sempre.»«È stato via a lungo, ma adesso è tornato a casa.»«Grazie.» Elena sorrise e allora Cristian capì che il tempo per lei non era mai

passato. Doveva essere rimasta intrappolata in una bolla, sospesa tra ieri eoggi. Un fantasma in carne e ossa.«A Mirtillo piace quando gli canto la ninna nanna. Me l’ha insegnata la

mamma quando avevo cinque anni. Parla di un topolino e del suo castello diformaggio.»Cristian indicò la sedia nell’angolo. «Posso sedermi?»Elena però non rispose. Era già altrove. La mano che sfiorava il pelo del

gatto e le labbra che si muovevano al tempo di una ninna nanna.Cristian andò a sedersi lo stesso. Poggiò la nuca contro il muro e chiuse gli

occhi.Era una bella canzone, pensò. La più bella che avesse mai sentito.

Page 189: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

39

UN MESE DOPO

Cristian raccolse il bastone dalla sabbia, piegò indietro il busto e lo scagliòverso la riva. Jack scattò in avanti, la lingua fuori dalle zanne e le zampe cheaffondavano nell’acqua.«Lo sai che ti toccherà fargli il bagno quando torniamo a casa?» Flavio era

seduto su una sedia pieghevole, la canna conficcata nella sabbia alla suasinistra e un berretto dei New York Yankees dalla visiera stinta calato sulnaso.Cristian sorrise.«Perché vieni qui a far finta di pescare?» chiese.Il dottore si voltò verso di lui, poi tornò a fissare il mare. La coltellata

rimediata nello scontro con quell’uomo che per mesi aveva finto di essere suoamico, Sir Trent, solo per poter distruggere la sua famiglia, gli aveva lasciatouna cicatrice dal mento fino a un orecchio. Una linea di carne che spezzava laricrescita della barba.«Ho sempre invidiato la pazienza dei pescatori» disse. «Se ne stanno per ore

su un pezzo di spiaggia a fissare l’orizzonte, così seri, nonostante il vento,nonostante il freddo, sperando che qualcosa abbocchi, e mi chiedo sempre acosa pensino. Forse il loro è solo un modo per guardare avanti e capire cosac’è oltre.»Cristian tolse il bastone dalla bocca di Jack e si voltò.«Oltre cosa?»«Oltre l’orizzonte… dall’altra parte. Forse si chiedono cosa c’è dall’altra

parte.»«Ed è questo che fai? Cerchi di capire cosa ci sia dall’altra parte?»«Più o meno.» Le labbra di Flavio si tesero in un debole sorriso. «Io non

prendo pesci però.»Cristian tolse il pezzo di legno dalla bocca di Jack e si voltò verso Flavio.«Secondo te mi troverò bene?»Il dottore allungò le gambe in avanti. I raggi tiepidi del sole al tramonto gli

sfioravano le braccia ricoperte da una moltitudine di cicatrici. Cristian avevaprovato a contarle, una volta, ma Flavio se ne era accorto e gli aveva chiestodi smetterla.

Page 190: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

«Dipende da te» rispose. «I tuoi nonni mi sembrano delle brave persone e tivogliono bene. Questo è importante. Vivere in un luogo dove puoi sentirtiamato fa la differenza, fidati. L’ho provato sulla mia pelle.»Cristian lanciò il bastone verso l’alto e lo guardò roteare verso le nuvole e

poi cadere in picchiata.«Mi mancherai» disse.Flavio contrasse la mascella, poi si voltò. «Anche tu mancherai a me. Sono

stati mesi difficili, e spero che tu riesca a lasciarti tutto alle spalle. Hai vissutosituazioni che altri alla tua età nemmeno immaginano. Sei un ragazzo diversorispetto a quando sei arrivato, tienilo a mente. Cosa pensi che ti abbiainsegnato Castellaccio?»«A perdonare.»Il dottore annuì. Sembrava soddisfatto della risposta e Cristian tirò un

sospiro di sollievo. Non voleva andare via lasciandolo con l’idea d’aver fattoun lavoro a metà. A Castellaccio aveva conosciuto la forza dell’amicizia esperimentato sensazioni che ignorava. Aveva imparato che nascondersi erasbagliato e che solo i codardi sceglievano la strada più semplice. Suo padregli aveva mostrato che i segreti spesso avevano la forma di numeri, e i numeripotevano tutto.Due-cinque-due-cinque-sei.Non aveva raccontato a Flavio della donna che lo aveva aspettato fuori dalla

scuola e nemmeno delle cose che si erano dette. Cristian aveva pianto quandolei gli aveva raccontato della morte del commissario De Vivo. Era unbrav’uomo, gli aveva detto. Voleva proteggerlo, ed era stato colpito daglistessi uomini che avevano fatto del male ai suoi genitori. Poi gli avevachiesto dei numeri, voleva capire che cosa sapesse, e Cristian le aveva dettola verità. Per lui era solo una sequenza senza senso e avrebbe voluto che ilpadre non l’avesse mai reso partecipe di quella cosa, ma era andata così e nonpoteva farci molto, solo provare ad andare avanti.«Il dottore e il suo amico hanno preso le tue difese sulla montagna. Quello

che hanno fatto per te era necessario, spero che tu lo sappia.»«Andranno in prigione?» aveva chiesto, e lei aveva sorriso.«Qui nessuno andrà in prigione, Cristian. Non funziona così per questioni

come la nostra.» Poi la donna gli aveva teso la mano. «Ero amica di tuopadre, farò di tutto per proteggerti.»Cristian aveva sorriso. Quella donna non poteva sapere che a Castellaccio

aveva imparato a riconoscere le bugie, così come non poteva immaginare che

Page 191: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

il Cilento gli avesse insegnato a odiare. L’odio era un sentimento strano, lofaceva sentire vivo, e lui odiava quella donna.Odiava tutto ciò che lei poteva rappresentare.«Penso che prenderò un cane.» Cristian guardò Jack che rotolava nella

sabbia e sistemò gli occhiali nuovi sul naso con un dito.«Ah sì?»«I nonni hanno una villetta con giardino a Sesto Fiorentino. Andrò al canile

e ne prenderò uno. Non un cucciolo però, quelli trovano subito famiglia. Nevoglio uno adulto, un cane che non cerca nessuno. Penso che i nonni me lofaranno tenere se dimostro di essere in grado di occuparmene.»«Questa cosa ti fa onore.»«Grazie.»Rimasero in silenzio ad ascoltare il rumore del mare. L’acqua che si tingeva

di rosso e una piccola barca in lontananza.«Flavio?»«Dimmi.»«Perché lo ha fatto?»«A chi ti riferisci?»«A Girolamo… per quale motivo rapì Elena dopo averla salvata al fiume?

Poteva arrestare Bernardino, costringerlo a farsi dire chi era l’Uomo delsalice. Io non capisco…»«Sono andato a visitarlo in caserma dopo l’arresto.» Flavio si grattò la barba

e fissò la punta delle dita. «Per tutto il tempo non ha fatto che ripetere divolerla proteggere. Era convinto che l’Uomo del salice sarebbe passato aprenderla e allora lui lo avrebbe fermato, ma poi deve essere accadutoqualcosa nella sua testa. A un certo punto Elena deve essere diventataqualcosa di più, per lui. Una creatura di cui prendersi cura in modo morbosocome faceva con i gatti che raccoglieva in strada. Forse lei era diventata il piùbello dei suoi gatti ed era troppo tardi per separarsene.»«È stato lui a nascondere lo zaino sulla montagna?»«Lo ha fatto dopo la morte dell’Uomo del salice. Credo che una parte di lui

fosse alla ricerca di redenzione. Cercava qualcuno disposto a salvare Elena, eha incontrato te.»Cristian pensò alla stanza dei ricordi, ai ritagli di giornale appesi alle pareti,

al modo in cui il maresciallo aveva coinvolto lui e i ragazzi nell’indagine.Il telefono gli vibrò nella tasca.«Stronzone, dove sei? Noi allo scasso. Ti muovi?» gli aveva scritto Jay-C.

Page 192: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

«Abbiamo le bombolette nuove e c’è una corriera tutta rotta. Che fai?»Cristian rimise il cellulare in tasca e sorrise.«Che c’è?» gli chiese Flavio.Lui si chinò ad accarezzare il testone di Jack. Sfiorò le cicatrici sul muso con

il pollice e si beccò una leccata in faccia.«Niente, era Giacomo. Mi aspettano al vecchio scasso.»«Bene.» Il dottore scattò in piedi. «Aiutami a smontare, ti accompagno.»«E i tuoi pesci?»Il dottore si calcò il berretto sulla testa e afferrò la canna.«Lasciamoli stare dove stanno.»Raccolsero l’attrezzatura da pesca, la scatola per le esche vuota e si

avviarono all’auto. Cristian aprì il cofano per far saltare Jack dentro e poi sibloccò.«Flavio?»«Dimmi.»«Ieri notte ho finito Il Giovane Holden.»«Ah sì? Che te ne è parso?»«Avevi ragione.» Cristian sorrise. «Avevi ragione su tutto.»

Page 193: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

LA FINE

Damiano affondò la punta del bastone nel terreno. A ogni passo, spingevapiù a fondo. Era il suo modo di ferire la montagna, di condividere il doloreche gli scorreva in corpo come un fiume fetido e carico di detriti. La scatolacon le mentine gli rimbalzava nel taschino interno della giacca. Le pillole dimorfina si agitavano impazzite, sembravano chiamare il suo nome. Daquando aveva ripreso a farsi, le cose andavano meglio. Gli era tornata lavoglia di scrivere e di notte riusciva a dormire per sei ore di fila senza faresogni. Niente più Claudia, niente più Uomo del salice, il padre, la Malangoneo Ernesto De Vivo. I morti avevano smesso di venire a cercarlo perché luinon aveva più niente per loro.Si fermò a riprendere fiato mentre il sole tramontava sopra la punta degli

alberi. Il cielo aveva il colore del sangue e tutto gli sembrava così bello eirreale. L’inizio dell’estate aveva cambiato i colori dei boschi come la mutadi un serpente, e lo faceva pensare a un’altra estate, a un’altra vita, cosìlontana che i ricordi erano sfumati. Se chiudeva gli occhi poteva sentire lacarezza del vento sulle guance mentre correva per le stradine checosteggiavano i campi, il cigolio delle catene delle biciclette e le risate deisuoi amici che lo incitavano ad andare più veloce.«Ce ne hai messo, ad arrivare» Stefano indossava una maglietta rossa

schizzata di vernice e jeans strappati sulle ginocchia. Si tolse la sigaretta dallabocca e la spense sotto la suola di uno scarpone da lavoro.Damiano fece un ghigno. «Le salite non sono più il mio forte.»Jack venne ad annusargli le gambe, poi spinse il muso umido contro la mano

e lui gli accarezzò la testa. Flavio era seduto su una radice sporgente, le spallepremute contro il salice bianco. Damiano guardò il tronco ingobbito e gonfiocome la carcassa di un gigante di legno e poi abbassò gli occhi sull’asciastretta nella mano di Stefano.«Pensi che basterà?» chiese, fissando il piatto della lama, e l’amico annuì.«Lo sventrerà questo vecchio bastardo. Ti ha visto qualcuno mentre salivi?»Damiano scosse il capo. «Ho parcheggiato l’auto sul sentiero degli asinelli e

sono salito a piedi, come avete fatto voi.»«Bravo.» Stefano si voltò verso Flavio e gli porse l’ascia dal manico. «Vuoi

cominciare tu la festa?»

Page 194: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

L’uomo scosse il capo. Il volto ricoperto dalla barba screziata di grigio erasegnato da una cicatrice che gli donava un aspetto ferale. Damiano sentì gliocchi azzurri dell’amico addosso e si asciugò lo zigomo con la manica dellagiacca.Stefano annuì e si passò l’ascia da una mano all’altra, allungandola a

Damiano.«Bene, allora» disse. «A te l’onore, fratello.»Lo Sciacallo strinse l’impugnatura e lasciò cadere il bastone a terra. Il legno

aderiva alla perfezione alle sue dita. Guardò l’albero e fece un passo in avantitrascinando la gamba cattiva dietro di sé come quel ragazzino che volevadimostrare a tutti i costi di poter camminare senza stampelle.Damiano strinse anche l’altra mano sull’ascia. Il battito del cuore accelerato,

le labbra tese in una smorfia che aveva la pretesa di essere un sorriso. Nonricordava l’ultima volta in cui si era sentito così bene. Fece un altro passo inavanti, in mezzo ai ruderi ricoperti di muschio, in mezzo alle radici nere. Glisembrava di vedere schizzi di sangue sul terreno o di sentire lo stormire deirami, eppure non c’era vento. La montagna lo stava supplicando di non farlo:se chiudeva gli occhi riusciva a percepirne la voce, un sussurro all’orecchio,una preghiera sepolta in un angolo remoto della mente.Flavio si alzò e diede una manata sul tronco, che risuonò in mezzo agli altri

alberi.«Proprio qui» disse, e si spostò di lato.Damiano fissò il punto sulla corteccia toccato dall’amico e sciolse le spalle.«Proprio qui» ripeté a bassa voce. Poi sollevò l’ascia e urlò.Un grido che sapeva di rocce, di terra, che giungeva dalle profondità del

mondo, oltre il tempo, oltre lo spazio, e bruciava la gola come un incendioche dilaniava un bosco.Era tempo di mettere le cose a posto.

Page 195: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

RINGRAZIAMENTI

Scrivere è un processo intimo e di profonda solitudine, eppure durante la stesura diquesto romanzo non mi sono mai sentito solo. Ho avuto la fortuna di avere dalla miaparte le persone migliori che la vita potesse donarmi.A mia moglie, Rosaria, per avermi spronato a inseguire i sogni.Ai miei genitori e a mio fratello per il sostegno.A Luca Briasco, per avermi insegnato a tirare fuori la voce nascosta tra le pagine di

questo romanzo e avermi accolto, insieme a Colomba Rossi e Francesca De Lena, inquella grande casa per autori che è la United Stories Literary Agency.A Pia Barletta, maga di Word e gattara, per avermi sopportato durante la stesura del

romanzo e non avermi denunciato per stalking.Ai Moschettieri, Luca Romanello, Maico Morellini e Carlo Vicenzi, per le nostre

chiacchierate folli.A Sara Bilotti, la migliore amica che uno scrittore possa mai avere.A Leonardo Di Lascia e ai ragazzi di Thriller Nord.A Valerio Tiano, a tutti i librai che mi supportano in questa avventura e ai miei lettori

più affezionati, il cui entusiasmo mi spinge a cadere e rialzarmi, sempre.Al mio editore, Gianni La Corte, per aver avuto il coraggio di credere in me.A tutti i romanzi che ho letto e a quelli che spero di leggere. Franz Kafka sosteneva

di non voler essere altro che letteratura, e forse aveva ragione.

Page 196: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

ANTONIO LANZETTA

è uno scrittore salernitano che, dopo aver iniziato la sua carriera come autoredi romanzi fantasy (sempre per La Corte Editore ha pubblicato Warrior eRevolution), vira verso il thriller prima con il racconto breve Nella pioggia,finalista al premio Gran Giallo Cattolica, e poi con i romanzi Il Buio Dentro eI figli del male.Il Buio Dentro gli permette di valicare i confini nazionali venendo tradotto

da Bragelonne, una delle più prestigiose case editrici d’oltralpe, in Francia,Canada e Belgio; lo stesso romanzo viene anche citato dal Sunday Timescome uno dei cinque thriller non inglesi migliori del 2017.Lanzetta è anche opinionista di cronaca nera per Rai Uno.

Page 197: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto
Page 198: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

“LO STEPHEN KING ITALIANO”

“THRILLER AL TOP”

IL BUIO DENTRO

IL PRIMO THRILLER DI ANTONIO LANZETTA,ORA IN EDIZIONE TOP TEN.

Il corpo di una ragazza viene ritrovato appeso ai rami di un albero. Le hannotagliato la testa e l’hanno lasciata sul terreno solcato dalle radici, gli occhivuoti ora fissano quelli di Damiano Valente. Lui è lo Sciacallo, un famososcrittore specializzato nel ricostruire i casi di cronaca nera nelle pagine deisuoi libri. Un cacciatore che insegue nella morte le tracce lasciatedall’assassino della sua amica Claudia. Un omicidio avvenuto nell’estate del1985, quando lui era solo un ragaz- zino con la passione per la corsa e amiciin cui credere. Un omicidio che gli ha cambiato la vita.Trentuno anni dopo, Damiano ritorna ai piedi di quel maledetto salice bianco, per

dare una risposta a quella sua ossessione che come una ferita pulsante gli impedisce diandare avanti. Con lui ci sono gli amici di un tempo, le cui esistenze si intreccianoinesorabilmente nella dura e cruda scoperta della verità, portandoli a rivivere leemozioni di una folle estate che ha segnato le loro vite per sempre.

Page 199: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto
Page 200: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto

“Un talento letterario puro”CLASS MAGAZINE

“Suspense dall’inizio alla fine”GIULIA MAZZONI

I FIGLI DEL MALE

UN THRILLER INTENSO E FEROCE.UNA STORIA APPASSIONANTE DI AMICIZIA E DOLORE,

DI FERITE E INNOCENZA PERDUTA.

È ancora notte quando Damiano Valente viene svegliato da una telefonata ein pochi minuti si ritrova sulla scena di un crimine atroce e inspiegabile:davanti ai suoi occhi un uomo con la gola tagliata, riverso in un’auto su unaspiaggia vicino Castellaccio. Sporco di sangue e conficcato nella ferita, unbiglietto con un messaggio contenente solo due parole: Lui vede.Damiano, lo Sciacallo, uno scrittore diventato famoso ricostruendo i casi di cronaca

nera nei suoi libri, aveva promesso di non farsi più coinvolgere, di non scrivere più.Per dimenticare. Per sfuggire a un passato di morte e sangue che invece continua atormentarlo.Ma gli incubi non sono finiti e lui non può tirarsi indietro. Anche perché il suo amico

Flavio viene inghiottito dal buio, mentre cerca di aiutare una paziente della clinicapsichiatrica in cui lavora.Quale può essere il collegamento?Per scoprire la verità Damiano dovrà tornare indietro fino al 1950, nel suo Sud

profondamente segnato dalla guerra e dal regime fascista.Sono gli anni del giovane Mimì e del suo amore per Teresa. Gli anni del piccolo

Tommaso e del pomeriggio in cui ritrova il corpo martoriato di un bambino sulla rivadi un fiume.Gli anni in cui tutto ebbe inizio.

Page 201: Tavola dei Contenuti (TOC) - Le Colpe della Nottelecolpedellanotte.com/wp-content/uploads/2019/09/le... · 2019. 9. 18. · Dimmelo, papà! Il mio compagno di banco non ha mai letto