Swissotel Berlino e Dresda La rivincita della Storia · la moglie e probabilmente la associò al...

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HOTEL DOMANI m a r z o 2 0 1 3 44 CATENE ALBERGHIERE Swissotel Berlino e Dresda La rivincita della Storia Distrutte dai bombardamenti a tappeto angloamericani durante la seconda guerra mondiale, la capitale della Germania Berlino e la capitale della Sassonia Dresda sono rinate dalle loro ceneri più belle e dinamiche che mai. Berlino ha cancellato l’immagine del Muro che la divise in due dal 1961 al 1989, Dresda ha ricostruito palazzi e castelli spianati dal terribile bombardamento del febbraio 1945. Entrambe sono sopravvissute a 40 anni di regime comunista, la parte Est di Berlino e l’intera Sassonia. La svizzera Swissôtel vi propone due splendide strutture ricettive Renato Andreoletti Bericht Seite 20 / 55

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Berlino e DresdaLa rivincita della Storia

Distrutte dai bombardamenti a tappeto angloamericani durante la seconda guerra mondiale, la capitale della Germania Berlino e la capitale della Sassonia Dresda sono rinate dalle loro ceneri più belle e dinamiche che mai. Berlino ha cancellato l’immagine del Muro che la divise in due dal 1961 al 1989, Dresda ha ricostruito palazzi e castelli spianati dal terribile bombardamento del febbraio 1945. Entrambe sono sopravvissute a 40 anni di regime comunista, la parte Est di Berlino e l’intera Sassonia. La svizzera Swissôtel vi

propone due splendide strutture ricettiveRenato Andreoletti

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Nefertiti era una giovane, splendida donna con un lungo collo flessuoso come un ci-gno che avrebbe fatto felice Morandi (il pittore ma anche il cantante), l’incarna-to roseo senza alcun difetto, uno sguar-do superbo quanto affascinante, un pic-

colo naso diritto come un fuso, assai ben proporzionato, lineamenti caucasici assai delicati, folti capelli lisci cor-vini. Se la si incontrasse per strada, ancheggiando lieve-mente su alti tacchi a spillo, sarebbe impossibile non re-starne abbacinati. Era una vera top model, anche se la taglia doveva essere abbastan-za ridotta. Nefertiti è vissuta oltre 3000 anni fa, per l’esattezza do-vrebbe essere nata a Tebe 3379 anni fa e morta una quarantina di anni dopo a Akhetaton, la nuova città fatta costruire nel deserto dal marito, il faraone Akhetanon. Akhetanon era diventato faraone con il nome di Amenophi IV ma l’aveva cambiato in omaggio alla rivoluzione religiosa e politica che aveva intrapreso: fu il primo e l’ultimo faraone monoteista della trimillenaria civiltà egizia. L’uo-mo soffriva di idropisia, un accumulo di liquidi negli spazi inter-stiziali dell’organismo, che nel suo caso si rivelavano nel gonfiore anomalo della pancia e nella testa eccessivamente allungata come risulta dalle sue statue (sono al Museo egizio di Torino), incredi-bilmente realistiche. Provava sollievo stando ore all’aperto sotto il sole. Obbligava anche la corte a sottoporsi a questi bagni di sole: non sappiamo quanti ci abbiano lasciato le bucce. Immaginò che il Sole (Aton) fosse suo padre, proibì l’adorazione di tutti gli altri dèi che componevano il panteon egizio, cambiò nome (diventando colui che è gradito al dio Aton), fece costruire nel deserto una cit-tà del tutto nuova, dedicata anch’essa al dio, impiegando almeno 30.000 operai. Soprattutto, spogliò del potere la potente casta dei sacerdoti che a Tebe inneggiava al dio Amon. Nefertiti, il cui no-me significa “La Bellezza è arrivata”, amò quell’uomo strano, non certo un apollo. Gli dette almeno sei figli. A giudicare dalle ste-li e dai rilievi sopravvissuti alla furia iconoclasta dei successori (che ripristinarono il colto di Amon) il faraone amò intensamente la moglie e probabilmente la associò al potere. Nefertiti scomparve all’improvviso, chi dice di morte naturale, chi per aver tentato di prendere pienamente il potere stante l’infermità non solo fisica del faraone. Akhetanon non le sopravvisse a lungo, i faraoni successi-vi abbandonarono la città al suo destino tornando a Tebe. Mai met-tersi contro i preti… Si esercitarono nello sport preferito dei nuovi faraoni: far scalpellare da templi, monumenti e obelischi il carti-glio del predecessore per sostituirlo con il proprio. Sembra essere di quel periodo anche la diaspora degli Ebrei dall’Egitto, che se-guirono fuori dalle sue frontiere un principe egizio, Mosè, cui at-tribuirono natali ebraici. Fu così che la religione monoteista abiu-rata dagli Egizi sopravvisse continuando a prosperare in Palestina. Senza Akhetanon forse non ci sarebbe neppure il Cristianesimo.Nel primo decennio del 1900 archeologi tedeschi riscoprirono le rovine di Akhetaton, diventata in arabo El Amarna, trovando il bu-sto di Nefertiti nelle rovine della bottega dello scultore che lo sta-va completando. Perché lo scultore, che aveva realizzato un simi-le capolavoro, non ne terminò l’occhio sinistro? Perché il busto era rimasto nel suo laboratorio? Nessuno lo saprà mai. Le congetture ruotano attorno al fatto che per gli Egizi le effigi erano simulacri

SCHEDA ALBERGO

Swissôtel Dresden am Schloss

Scylosstrasse 16 – 01067 DresdenTel. +49 0351501200Fax +49 [email protected]/dresden

In apertura, due scorci di Berlino (in alto) e il centro storico di Dresda. A fianco, la facciata del Swissôtel Dresden am Schloss

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dei vivi che li avrebbero accompagnati nel loro percorso nell’aldi-là. Un’effigie incompleta ne avrebbe ostacolato il percorso. Fu un atto di gelosia dello scultore? Fu un ordine dall’alto? Fu sempli-cemente il fatto che essendo scomparsa la committente, nessuno avrebbe pagato per il busto? Non lo sapremo mai.Nel 1912 l’Egitto era sotto la tutela della Gran Bretagna, i reper-ti archeologici che tornavano alla luce dovevano essere consegna-ti al Museo egizio del Cairo. Se dovevano lasciare il suolo egizia-no, era solo in direzione di Londra. Un giovane funzionario ingle-se andò a controllare il lavoro degli archeologi tedeschi: questi lo turlupinarono. Nascosero il busto in un pallet di paccottiglia che doveva essere inviata a Berlino. Qualche pacca sulle spalle, maga-ri una birra ghiacciata per inneggiare all’amicizia tra la Germania del Kaiser Guglielmo e l’impero britannico retto da sua zia Vitto-ria morta giusto una decina di anni prima, e il busto di Neferti-ti lasciò per sempre il suolo egiziano per riapparire a Berlino, nel Museo che le fu dedicato. Inglesi ed egiziani la presero male: non rilasciarono più ai tedeschi alcun permesso per scavi archeologici.Resta la bellezza di Nefertiti, intatta attraverso il tempo, che si può ammirare a Berlino al Neues Museum nell’isola dei musei, il ma-gico chilometro quadrato che costeggia la Sprea, il fiume che at-traversa la capitale della Germania, dove sono concentrati i mag-giori musei: il Bode, il Pergamon, il Neues, l’Altes, il Dr. Histor. Nella stessa area ci sono anche l’Ephraim e lo Zille Museum. L’a-rea è parallela alla più famosa strada di Berlino, la Unter den Lin-den (sotto i tigli) tra la Porta di Brandenburgo e la torre panora-

Nelle foto, il Swissôtel Dresden

am Schloss. La compagnia

alberghiera svizzera gestisce alberghi

con contratti di management

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mica di Alexander Platz, l’una a Ovest, l’altra a Est in quella zona della città che tra il 1945 e il 1990 apparteneva prima allo spic-chio russo di Berlino quando la città era occupata da russi, ingle-si, americani e francesi, poi dalla comunista DDR (la repubbli-ca democratica tedesca) quando i russi consegnarono Berlino Est allo stato fantoccio che avevano creato nel 1949 nella Germania orientale. Di fronte alla porta di Brandenburgo passava il famige-rato Muro, costruito nell’estate del 1961 per impedire che Berli-no e la Germania Est si spopolassero a favore dell’Ovest, in pieno sviluppo economico. Berlino fu l’epicentro dello scontro tra Est e Ovest: nel 1948 i russi provarono a strangolarla bloccandone gli accessi via terra. Vinsero gli americani con un incredibile ponte aereo che rifornì la città finché i russi mollarono l’osso. Nel 1961 dopo il Muro, con i carri armati russi e americani a fronteggiarsi sulla border line, Berlino poteva morire per soffocamento. Il pre-sidente americano John Kennedy vi si recò proclamandosi berli-nese (“Ich bin ein Berliner”), vi arrivarono i giovani tedeschi che così venivano esentati dal servizio militare, le giovani coppie che vi trovavano casa e lavoro, gli universitari. Berlino trionfò sul Muro.La Berlino tornata capitale della Germania nel 1992, due anni dopo la riunificazione del Paese, è tornata a essere il polo politico, cul-turale, sociale ed economico della Germania con i suoi 3,5 milio-ni di abitanti (vicino ai quattro milioni degli anni Venti del 1900 che ne facevano la terza città d’Europa dopo Londra e Parigi), gli ampi spazi verdi, un’infinità di cantieri che ne modificano la skyli-ne praticamente ogni mese. Berlino is back, Berlino è tornata, è la

chiave di lettura per comprenderne il dinamismo e il fascino cre-scente che l’ha riportata al centro dell’Europa. Con Parigi e Londra si divide il titolo di capitale anche turistica dell’Unione Europea.

DRESDA: COME LA FENICEAltra è la storia di Dresda, la capitale della Sassonia, 190 chilo-metri a Sud rispetto a Berlino. I Sassoni (il nome significa gente

Swissôtel ha un portafoglio di 29 alberghi in 25 diverse destinazioni

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di spada a testimoniarne l’antica bellicosità), come molti altri po-poli nomadi dell’antichità che arrivarono nella moderna Germania a cavallo del fiume Elba, provenivano dalla penisola scandinava. Nell’ottavo secolo un ramo del popolo sassone attraversò la Manica assieme agli Angli per dar vita a una colonizzazione che ancora im-pronta nella parlata le popolazioni di lingua inglese. Coloro che ri-masero sul continente dettero del filo da torcere a Carlo Magno, che

li assoggettò consentendo loro però di mantenere le proprie leggi. All’interno del Sacro Romano Impero, i duchi sassoni divennero an-che sovrani (come Enrico I nel 919) e perfino imperatori (come Ot-tone I di Germania, nel 962). Dresda è città assai antica, nel 1270 fu la sede dei Langravi di Meißen, nel 1403 ottenne il diritto civi-co da Guglielmo I il Guercio Margravio di Meißen. Dal 1485 è stata la sede dei duchi di Sassonia e dal 1547 anche dei principi eletto-ri. I duchi di Sassonia hanno governato questi territori fino al 1918, quando in Germania fu instaurata la repubblica. I duchi di Sassonia parteciparono alla Riforma protestante lutera-na. Federico III (1486-1525), fervente cattolico, fu tra i protettori di Martin Lutero. Il successore, Giovanni di Sassonia (1468-1532), nel 1527 scelse la Chiesa luterana come religione di Stato in Sas-sonia. Fu a capo della Lega di Smalcalda, formata dagli Stati pro-testanti nel 1530 al fine di proteggere la Riforma. Poiché una coro-na val bene una messa, Augusto II di Polonia (1670-1733) fu duca e principe elettore protestante di Sassonia prima, divenne re di Polo-nia nel 1697 dopo essersi convertito segretamente al cattolicesimo (l’unico modo per poter concorrere alla successione di quel trono). Nel corso dei secoli i duchi di Sassonia si qualificarono per esser-si posti sostanzialmente al servizio della borghesia mercantile e industriale dello Stato, abbellendo progressivamente la città con-quistandole giustamente il titolo di Firenze del Nord. Fra il 13 e il 15 febbraio del 1945 la città subì da parte degli inglesi un terribile bombardamento a tappeto che spianò il centro storico per un’area di 15 chilometri quadrati. Fu un atto di puro terrorismo militare.Nel 1945 la città si ritrovò nella parte della Germania occupata dai russi che nel 1949 la consegnarono alla DDR, la repubblica comu-nista fondata da Walter Ulbrict. Vi stazionavano 200.000 soldati

Il Swissôtel di Desda (nelle

foto) offre 235 camere di cui

214 standard, 16 deluxe e 5 suite

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dell’Armata Rossa e 80.000 militari della DDR. Per cinquant’anni vi regnò la Stasi, l’inquisitoria quanto pervasiva polizia dello Stato.La città conosce una nuova fondazione a partire dal 1990, quan-do torna a far parte dell’Occidente dopo l’annessione dell’ex DDR da parte della Germania Ovest. Negli ultimi vent’anni, Dresda è diventata una sorta di cantiere a cielo aperto dove ogni anno so-no stati ricostruiti in maniera filologica castelli e palazzi nobilia-ri ridotti in macerie nel 1945. Dresda is back, come Berlino, co-me il resto della Germania Est. Dresda è tornata a essere una dei poli turistici più importanti d’Europa: ha superato quota 10 milio-ni di turisti l’anno. Una delle meraviglie di Dresda è all’aperto: il murales in ceramica lungo 102 metri che costeggia l’intera Augu-stusstrasse, alle spalle del Castello reale, in piano centro storico. Si tratta di una processione di nobili sassoni a partire dal 1127 fino al primo Novecento. Vi sono raffigurate 95 persone, 35 sono nobili a cavallo: principi, duchi, margravi e re. I soldati sono a pie-di, i nobili a cavallo. La processione parte dai tempi di Konrad il Grande che governò Dresda dal 1127 al 1156 (in piena era delle Crociate) fino a Federico Augusto III, che governò tra il 1904 e il 1918. Tutti i personaggi sono ritratti con i costumi d’epoca. I sol-dati del 1100 hanno grandi scudi, lunghe spade, cotte di maglia di ferro, quelli del 1900 hanno i fucili a retrocarica, quelli interme-di sono armati di lunghe picche. I nobili vestono secondo le mode delle varie epoche, rinascimentali prima, poi spagnole, quindi al-la francese, infine in maniera borghese. La processione in origine fu dipinta tra il 1870 e il 1876 da Wilhelm Walther per celebrare gli 800 anni della dinastia Wettin. Walther utilizzò la tecnica del-lo sgraffito. Sostituiva un vecchio dipinto che era stato realizzato 300 anni prima. Il tempo l’aveva pressoché cancellato. Se il pre-

cedente dipinto aveva resistito per 300 anni, quello nuovo era già in crisi alla fine del secolo. Così si decise di sostituirlo tra il 1906 e il 1907 con un mosaico realizzato con 25.00 ceramiche cotte nei forni della celebre manifattura di Meissen. Incredibilmente, il mo-saico non ha subito alcun danno dal bombardamento del febbraio 1945. E’ ancora intatto come il primo giorno in cui fu installato.

SWISSÔTEL HOTELS & RESORTSSwissôtel è una catena alberghiera svizzera che gestisce alberghi con contratti di management. Ha un portafoglio di 29 alberghi in 25 diverse destinazioni. La compagnia è stata fondata nel 1980 da Swissair e Nestlè. I primi alberghi della compagnia sono stati l’Ho-tel Le President a Ginevra, l’Hotel Drake a New York, il Bellevue Palace a Berna e l’Hotel International a Zurigo. Swissôtel Hotels & Resorts oggi fa parte di un gruppo multi brand che comprende anche i marchi Fairmont e Raffles con un portafoglio complessivo di 100 hotel in 25 Paesi. A Berlino lo Swissôtel è collocato vicino alla Kurfursterdamm, vicino allo Zoo.Swissôtel Hotels & Resorts ha la sede a Zurigo ed è diretta da Meinhard Huck.

SWISSÔTEL DRESDEN AM SCHLOSSL’albergo è stato inaugurato il primo aprile del 2012 di fronte al castello reale, in pieno centro storico. L’edificio è nuovissimo, ri-prende la facciata storica del palazzo che venne distrutto dal bom-bardamento del febbraio 1945. Offre 235 camere di cui 214 stan-dard, 16 deluxe e 5 suites. L’albergo si avvale delle ultime tecnolo-gie sia per la gestione del comfort che per i servizi offerti. L’ospite riceve una chiave elettronica dotata di chip con la quale accede

L’albergo si avvale delle ultime tecnologie per la gestione del comfort e per i servizi offerti

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Il Swissôtel Dresden am

Schloss vanta anche una

gradevole area Spa e fitness assai ben

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anche all’ascensore che porta ai piani dove sono situate le camere e al piano meno uno dove è situata la SPA dell’albergo. L’accesso a Internet è wireless e gratuito in tutto l’edificio oltre che nelle due postazioni pubbliche al centro della hall. Anche l’accesso alla SPA Purovell è gratuito. Il lay out delle camere è di ultima generazione con box doccia e zona biologica (wc) chiusi con porte in vetro sati-nato e lavello a vista; il letto king size ha il materasso con le mol-le insacchettate, il piumino, il menù dei cuscini compreso quello imbottito con resina di pino, ideale per dormire. Grande televisore lcd a parete, piano di lavoro assai comodo e ben servito dalle prese di corrente e per l’accesso a Internet anche via cavo, illuminazione diffusa ma anche ben calibrata per chi voglia lavorare al piano di lavoro o leggere comodamente seduto su una delle poltrone, pun-to luce brandeggiante sulla testiera per favorire i lettori insonni.Il ristorante è collocato al piano terra, come pure la sala colazioni. Il ristorante Wohnstube offre un menù svizzero con piatti interna-zionali. L’albergo dispone anche di un originale American Bar pro-iettato all’esterno, lo Schlossbar. Notevole la Purovel SPA & Sport, con le attrezzature ginniche di Technogym. La zona umida propo-ne due saune, una finlandese, l’altra più moderata, oltre a un’affa-scinante zona relax sotto le antiche arcate della cantina del palaz-zo, l’unica parte dell’edificio sopravvissuta al bombardamento del 1945. Cabine per massaggi e trattamenti completano la dotazione della SPA, che propone massaggi per tutti i gusti.Al primo piano l’albergo sette meeting room e uno spazio per even-ti di 482 metri quadrati in totale oltre a una roof terrace all’ultimo piano con fascinosa vista sui tetti della città. © RIPRODUZIONE RISERVATA ■

La lobby e una camera del Swissôtel di Berlino

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