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MENSILE DEL SANTUARIO DELL’AMORE MISERICORDIOSO COLLEVALENZA ANNO LVIII Sua Em. il Cardinale CRISTOPH SCHÖNBORN, Arcivescovo di Vienna, nella Festa della Beata Speranza di Gesù

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MENSILE DEL SANTUARIO

DELL’AMORE MISERICORDIOSO

COLLEVALENZAANNO LVIII

Sua Em. il Cardinale CRISTOPH SCHÖNBORN, Arcivescovo di Vienna, nella Festa della Beata Speranza di Gesù

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SOMMARIO

MENSILE DEL SANTUARIO

DELL’AMORE MISERICORDIOSO

COLLEVALENZAANNO LVIII

Sua Em. il Cardinale CRISTOPH SCHÖMBORN,Arcivescovo di Vienna, nella Festa della BeataSperanza di Gesù

L’AMORE MISERICORDIOSORIVISTA MENSILE - ANNO LVIII

MARZO • 3

Direttore:P. Mario GiallettiDirettore responsabile: Marina BerardiEditrice:Edizioni L'Amore MisericordiosoDirezione e Amministrazione:06059 Collevalenza (Pg)Tel. 075.89581 - Fax 075.8958228Autorizzazione:Trib. Perugia n. 275, 1-12-1959Stampa: LitografTodi s.r.l. - TodiABBONAMENTO ANNUO:€ 15,00 / Estero € 25,00C/C Postale 1011516133

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del sito del SantuarioSono sempre più quelli che vi trovanonotizie, informazioni, scritti dellabeata Madre Speranza, e molto ma-teriale di studio e di meditazione.

24 - 25 marzoIncontro Cesam

28 Marzo - 1 AprileCorso Biblico per Laici

DAGLI SCRITTI DI MADRE SPERANZA La castità (a cura di P. Mario Gialletti, fam) ....................................................... 1

LA PAROLA DEL PAPA

Gesù guarda ciascuno di noi .................................................................. 4

FESTA BEATA SPERANZAMisericordia e anti-misericordia(Card. Cristoph Schönborn) ................................................................ 7

L’ACQUA DELL’AMORE MISERICORDIOSO 24Preghiera affettiva (Maria Antonietta Sansone) ........................................ 19

PASTORALE FAMILIARE

Tornare a sognare? Insieme si può(Marina Berardi).................................................................................... 20

AMORE MISERICORDIOSO NEL MONDO

Amore Misericordioso = Merciful Love .................................................. 24

LA LETTERAQualcuno risponde(Nino Barraco)...................................................................................... 26

Vivere la speranza(S. Giuseppe Cafasso) .......................................................................... 27

STUDI

Non uccidere(Sac. Angelo Spilla) .............................................................................. 30

“Haurietis aquas”

(Pio XII) ............................................................................................... 33

DAL SANTUARIO DI COLLEVALENZA

Voce del Santuario (P. Ireneo Martìn fam) ........................................ 34

Iniziative 2017 a Collevalenza ........................................................... 3a cop.

Orari e Attività del Santuario ............................................ 4a cop.

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L’Amore Misericordioso - marzo 2017 1

Sforziamoci di mortificare le nostre passioni e viviamo fedelmente lanostra verginità consacrata. Non basta evitare il male ma dobbiamofuggire anche le occasioni che porterebbero a peccare; ricordiamo

che per vincere il male non basta il pentimento, ma dobbiamo fuggire de-cisamente tutte le occasioni.

Mettersi nelle occasioni è come voler tornare a peccare infatti Gesù non ciè vicino perché ci siamo allontanati dalla sua volontà. Egli non ci può ac-compagnare dove ci ha proibito di andare. La sua grazia è un aiuto percompiere la sua volontà e questa vuole che evitiamo sempre il peccato.

Il cuore è la fonte degli affetti spontanei, mentre la volontà degli affetti de-liberati. Entrambi vanno purificati col fuoco della carità, ricordando chechi dice carità dice amore, ma chi dice amore non dice per questo carità.Non possiamo amare il prossimo per noi stessi, che sarebbe un amoreegoistico, neanche per se stesso; ma dobbiamo amarlo tanto quanto cicon duce alla gloria di Gesù.

Stimiamo molto la virtù della castità; essa ci rende spirituali e ci avvicinaalla natura angelica. Il demonio conosce molto bene il suo valore e quantoGesù la ami e la sua più grande consolazione è vedere l’anima immersanella melma del peccato. Per lui la vittoria più importante è piegare le ani-me caste. Ascoltate ciò che vide una santa di cui non ricordo il nome. Vide

Madre Speranza di Gesù Alhama Valera nata il30 settembre 1893 a Santomera morta in Col-levalenza l'8 febbraio 1983 Fondatrice delle An-celle e dei Figli dell'Amore Misericordioso e delSantuario di Collevalenza.

È in corso il Processo canonico per la sua cano-nizzazione;� il 23 aprile 2002 la Chiesa l'ha dichiarata ve-

nerabile; � il 5 luglio 2013 è stato riconosciuto il miracolo

ottenuto per sua intercessione;� il 31 maggio 2014 è stata proclamata beata.� la festa liturgica si celebra il giorno 8 febbraio.

La castità

dagli scritti di madre speranzaa cura di P. Mario Gialletti fam �

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dagli scritti di madre speranza

satana con una corona in testa e lo scettro nella mano, seduto come un reattorniato dagli spiriti infernali.

Improvvisamente un demonio si avvicina e adora Satana che gli chiede:”Da dove vieni?” Torno dal mettere gli uomini gli uni contro gli altri e giàho scatenato la guerra; ci sono città distrutte e il sangue scorre nei campidi combattimento. ”Quanto tempo hai impiegato in questo lavoro?” do-mandò satana. Sette anni, rispose il demonio. E satana ordinò che fossetorturato per aver impiegato troppo tempo in questa impresa.

Si avvicinò un altro diavolo, adorò satana che gli chiese: ”da dove vieni”?vengo dall’oceano dove ho mosso violente tempeste e ho affondato nume-rose navi. Quanto tempo hai impiegato in tale fatica? Domandò satana.Tre giorni, rispose il diavolo. E satana ordinò che fosse torturato.

Venne presso il trono di satana un terzo diavolo a cui chiese: ”da dove vie-ni?” vengo dal tentare una religiosa a cui ho presentato l’attrattiva del pia-cere e l’ho fatta cadere. Quanto tempo hai impiegato? domandò satana.Trenta anni, rispose il demonio. A questo punto satana scende dal trono,pone la sua corona nella testa di quel demonio, gli mette in mano lo scet-tro e per tutto l’inferno risuona un grido di vittoria, perché il tentatoreaveva fatto cadere un’anima casta.

La castità ci rende simili agli angeli; o ancora di più; l’angelo è creato nel-l’innocenza ed libero dal terribile dominio del corpo non deve sostenerealcuna lotta, mentre l’uomo non può conservare la purezza se non lottan-do contro la violenza della carne.

Le anime vergini e caste vivono prigioniere in questo carcere di fango, os-sia nel corpo; e, se vivono in questo carcere senza cadere sotto la sua durae vergognosa schiavitù, ma provando l’amore e le aspirazioni degli angeli,che rabbia proverà il demonio e quale consolazione Gesù!

Chi potrà manifestare la dolce intimità, la particolare tenerezza e l’ardenteamore che unisce l’anima casta a Dio? “Vieni, le dice Gesù e ti metteròl’anel lo dell’alleanza, ti coronerò di onore, ti rivestirò di gloria, ti farò go-dere la mia ineffabile comunicazione di pace, gioia, consolazione e tene-rezza”.

Così capirete perché nella chiesa cattolica la virtù della castità è una virtùche attira. Capirete perché le vergini fuggono dal fango del mondo e van-no a rinchiudersi nei conventi, rifugiandosi all’ombra dell’altare. Capiteperché i martiri anziché offen dere il Signore col peccato impuro preferiva-no essere gettati nelle fornaci ardenti e fra i più grandi tormenti?

Capite perché tanti illustri convertiti si diedero al martirio dell’espiazioneper aver perso l’innocenza. Alcuni si rinchiusero nelle celle dove prostratisul pavimento chiedono perdono con forti grida; altri si ritirarono in una

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L’Amore Misericordioso - marzo 2017

dagli scritti di madre speranza

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grotta che irrigarono con le proprie lacrime; alcuni fuggirono nel desertodove piansero notte e giorno; altri indebolirono il proprio corpo con digiu-ni e mortificazioni e colpi rono il proprio petto con pietre.

Gesù gioisce tra i puri per cui tutti coloro che gli vogliono bene si sforzanodi coltivare il giglio della purezza, lo riparano dalle tempeste, lo difendonoanche a costo della vita contro ogni mano sacrilega che vuole macchiarloe, se una burrasca, forte e violenta gli spezza il gambo, lo irrigano con leloro lacrime e, fecondato da queste, torna a fiorire di nuovo con la confes-sione e la penitenza.

Non possiamo immaginare quanto sono belle davanti a Gesù le anime pu-re. La castità trasforma l’uomo in un essere straordinario.

Prima non eravamo niente; nel nostro aspetto esteriore niente ispirava ri-spetto e venerazione per il popolo, ma ai piedi dell’altare, davanti a Dio, ilsuo ministro ci chiese: ”promettete di essere casti?” E abbiamo risposto:”lo prometto”. E da quel momento siamo state consacrate nell’anima e nelcorpo col voto di castità.

Da questo momento la chiesa ci accompagna con la sua benedizione, gliuomini di fede s’inchinano davanti a noi; e gli insulti e le bestemmie checi vomitano contro gli empi, sono altrettante prove della nostra gloria.

Ricordiamo che se c’è un peccato che attira l’ira della giustizia di Dio sullaterra certamente è quello che profana il corpo e macchia l’anima. Dal mo-mento che l’anima commette questo tremendo peccato e si abbandona aipiaceri Dio non riconosce più in essa il lavoro delle sue mani; si pente diaverla creata e scaglia sopra di essa una maledizione che la squarcia total-mente.

La sua intelligenza rimane limitata e continuamente un’oscura nube leimpedisce di vedere i misteri del cielo; in questa notte oscura sorge il dub-bio e la fede vacilla. Il cuore resta indurito e dalle altezze a cui l’aveva ele-vata la grazia, precipita fino a terra e chiede al corpo e ai sensi piaceri chel’avviliscono. (El pan 5, 165-167;184-198)

23 Quale lavoro mi attende? Ho paura, molta paura, non del buon Gesù, ma di non po-tergli dare quanto mi chiede e quindi di procurargli tanti dispiaceri. 24 Il buon Gesù sa bene, e anche lei, che da molto tempo mi sento spinta ad amarlo for-temente e, mossa dalla forza di tale amore, vorrei abbracciare la croce che più gli piace.Ma nonostante il mio desiderio si vede che non è così.25 Padre, preghi perché il mio amore a Gesù non sia un entusiasmo passeggero, ma realtà.

... dal Diario di Madre Speranza ... 7

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la Parola di Papa Francesco

Gesù non guarda le «statistiche»ma ha attenzione per «ognuno dinoi». Uno per uno. Lo «stupore

dell’incontro con Gesù», quella meravi-glia che coglie chi lo guarda e si rendeconto che il Signore già aveva «fisso ilsuo sguardo» su di lui, è stata descrittada Papa Francesco nell’omelia dellamessa celebrata a Santa Marta martedì31 gennaio. È stato proprio lo «sguardo» il filo con-duttore della meditazione che ha presole mosse dal brano della lettera agliEbrei (12, 1-4) nel quale l’autore, dopoaver sottolineato l’importanza del fare«memoria», invita tutti: «Corriamo conperseveranza, tenendo fisso lo sguardosu Gesù». Raccogliendo tale suggerimen-to, il Pontefice ha preso in esame il van-gelo del giorno (Marco, 5 21-43) per ve-dere «cosa fa Gesù».Il particolare più evidente è che «Gesù èsempre in mezzo alla folla». Nel branoevangelico proposto dalla liturgia «la pa-rola “folla”» è ripetuta per ben tre volte.E non si tratta, ha sottolineato il Papa, diun ordinato «corteo di gente», con leguardie «che gli fanno la scorta, affinchéla gente non lo toccasse»: piuttosto è unafolla che avvolge Gesù, che «lo stringe».

Papa Francesco

Meditazione mattutina nella Cappella della Domus Sanctae MarthaeMartedì, 31 gennaio 2017

E lui «è rimasto lì». E, anzi,«ogni volta che Gesù usciva,c’era più folla». Forse, ha dettoFrancesco con una battuta, «glispecialisti delle statisticheavrebbero potuto pubblicare:“Cala la popolarità del RabbiGesù”». Ma «lui cercava un’al-tra cosa: cercava la gente. E la

Gesù guardaciascuno di noi

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la Parola del Papa

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gente cercava lui: la gente aveva gliocchi fissi su di lui e lui aveva gliocchi fissi sulla gente». Si potrebbe obbiettare: Gesù volge-va lo sguardo «sulla gente, sullamoltitudine». E invece no, ha preci-sato il Pontefice: «su ognuno». Per-ché proprio questa è «la peculiaritàdello sguardo di Gesù. Gesù nonmassifica la gente: Gesù guardaognuno». La prova si trova, a più ri-prese, nei racconti evangelici. Nelvangelo del giorno, per esempio, silegge che Gesù chiese: «Chi mi hatoccato?» quando «era in mezzo aquella gente, che lo stringeva».Sembra strano, tant’è che gli stessidiscepoli «gli dicevano: “Ma tu vedila folla che si stringe intorno ate!”». Sconcertati,ha detto il Papaprovando a im-maginare la lororeazione, hannopensato: «Maquesto, forse,non ha dormitobene. Forse sisbaglia». E inveceGesù era sicuro:«Qualcuno mi hatoccato!». Infatti,«in mezzo a quel-la folla Gesù siaccorse di quellavecchietta che loaveva toccato. Ela guarì». C’era «tanta gente», malui prestò attenzione proprio a lei,«una signora, una vecchietta». Il racconto evangelico continua conl’episodio di Giàiro, al quale diconoche la figlia è morta. Gesù lo rassi-

cura: «Non temere! Soltanto abbi fe-de!», così come in precedenza alladonna aveva detto: «La tua fede tiha salvata!». Anche in questa situa-zione Gesù si ritrova in mezzo allafolla, con «tanta gente che piange-va, urlava nella veglia dei morti» —all’epoca, infatti, ha spiegato il Pon-tefice, era usanza «“affittare” donneperché piangessero e urlassero lì,nella veglia. Per sentire il dolore...»— e a loro Gesù dice: «Ma, statetranquilli. La bambina dorme». An-che i presenti, ha detto il Papa, for-se «avranno pensato: “Ma questonon ha dormito bene!”», tant’è che«lo deridevano». Ma Gesù entra e«resuscita la bambina». La cosa chesalta agli occhi, ha fatto notare

Francesco, è cheGesù in queltrambusto, con«le donne cheurlavano e pian-gevano», si pre -occupa di dire alpapà e allamam ma “Dateleda mangiare!”».È l’attenzione al«piccolo», è «losguardo di Gesùsul piccolo. Manon aveva altrecose di cuipreoccupars i?No, di questo».

In barba alle «statistiche che avreb-bero potuto dire: “Continua il calodella popolarità del Rabbi Gesù”», ilSignore predicava per ore e «la gen-te lo ascoltava, lui parlava ad ognu-no». E come «sappiamo che parlava

«... 5 novembre 1927Mi sono “distratta”, ossia, ho tra-scorso parte della notte fuori di mee molto unita al buon Gesù. Lui midiceva che devo riuscire a farlo co-noscere agli uomini non come unPadre offeso dalle ingratitudini deisuoi figli, ma come un Padre amo-revole, che cerca in ogni maniera diconfortare, aiutare e rendere felicii suoi figli e li segue e cerca conamore instancabile, come se nonpotesse essere felice senza di loro.

(Madre Speranza, 5 novembre 1927; El pan 18,2)

Diario (5-11-1927) (El Pan 18,2)

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ad ognuno?» si è chiesto il Pontefi-ce. Perché si è accorto, ha osserva-to, che la bimba «aveva fame» e hadetto: «Datele da mangiare!».Il Pontefice ha continuato negliesempi citando l’episodio di Naim.Anche lì «c’era la folla che lo segui-va». E Gesù «vede che esce un cor-teo funebre: un ragazzo, figlio uni-co di madre vedova». Ancora unavolta il Signore si accorge del «pic-colo». In mezzo a tanta gente «va,ferma il corteo, resuscita il ragazzoe lo consegna alla mamma». E ancora, a Gerico. Quando Gesùentra nella città,c’è la gente che«grida: “Viva ilSignore! VivaGesù! Viva ilMessia!”. C’è tan-to chiasso... An-che un cieco simette a gridare;e lui, Gesù, contanto chiassoche c’era lì, sen-te il cieco». Il Si-gnore, ha sottoli-neato il Papa, «siaccorse del pic-colo, del cieco».Tutto questo perdire che «losguardo di Gesùva al grande e alpiccolo». Egli, hadetto il Pontefice, «guarda a noi tut-ti, ma guarda ognuno di noi. Guar-da i nostri grandi problemi, le no-stre grandi gioie; e guarda anche lecose piccole di noi, perché è vici-no. Così ci guarda Gesù».

Riprendendo a questo punto le filadella meditazione, il Papa ha ricor-dato come l’autore della lettera agliEbrei suggerisca «di correre conperseveranza, tenendo fisso losguardo su Gesù». Ma, si è chiesto,«cosa ci succederà, a noi, se faremoquesto; se avremo fisso lo sguardosu Gesù?». Ci accadrà, ha risposto, quanto ècapitato alla gente dopo la resurre-zione della bambina: «Essi furonopresi da grande stupore». Accadeinfatti che «io vado, guardo Gesù,cammino davanti, fisso lo sguardo

su Gesù e cosatrovo? Che lui hafisso il suo sguar-do su di me». Equesto mi fa sen-tire «grande stu-pore. È lo stupo-re dell’incontrocon Gesù». Persperimentarlo,però, non biso-gna avere paura,«come non haavuto paura quel-la vecchietta diandare a toccarel’orlo del manto».Da qui l’esorta-zione finale delPapa: «Non abbia-mo paura! Cor-riamo su questa

strada, sempre fisso lo sguardo suGesù. E avremo questa bella sor-presa: ci riempirà di stupore. Lostesso Gesù ha fisso il suo sguardosu di me».

(da: L’Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLVII, n.25,01/02/2017)

la Parola del Papa

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Non lasciatevi distrarre dal de-monio in questi giorni con ilpensiero che siete troppo pic-cole perché Gesù si occupi per-sonalmente di voi. Sappiate,che a Gesù dispiace che noi,per una falsa umiltà, ci ritenia-mo escluse dalla sua paternasollecitudine e attenzione; diquesto atteggiamento egli in-fatti si lamenta molto. Per cari-tà non lasciamo entrare nel no-stro cuore questo pensiero,che, con apparenza di umiltà, èfrutto invece di un grande eprofondo orgoglio

(Madre Speranza, Consigli pratici 1933; El pan 2, 8-9)

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Festa liturgica della Beata Speranza di Gesù

Piuttosto che portare la parola miseri-cordia in un luogo come questo, sen-to che, in questa casa di Madre Spe-

ranza, sarebbe più doveroso ascoltare chenon parlare di misericordia. Vorrei iniziarecon una piccola meditazione su un passag-gio del vangelo di San Marco, che abbiamoletto in questi giorni nella lettura corrente.In questo passaggio appaiono due tipi dimisericordia, quella che è la vera misericor-dia, quella di Gesù, quella di Dio, e la mi-sericordia che possiamo definire anti-mise-ricordia, che è quella apparente, ma nonvera.

Nel vangelo di Marco leggiamo:“Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù egli riferirono tutto quello che avevano fattoe quello che avevano insegnato. Ed egli dis-se loro: «Venite in disparte, voi soli, in unluogo deserto, e riposatevi un po’». Eranoinfatti molti quelli che andavano e veniva-no e non avevano neanche il tempo dimangiare. Allora andarono con la barca ver-so un luogo deserto, in disparte. Molti peròli videro partire e capirono, e da tutte le cit-tà accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande fol-la, ebbe compassione di loro, perché erano

Misericordia e anti-misericordia nelnostro mondo

Domenica 5 febbraio, nel pieno della Festa liturgica della Beata Madre Speranza di Gesù, il Card. CRISTOPH SCHÖNBORN, arcivescovo di Vienna, nella sala Giovanni Paolo II° ha svolto un’ampia riflessione sul tema “Misericordia e anti-misericordia nel mondo”

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L’Amore Misericordioso - marzo 2017

come pecore che non hanno pasto-re, e si mise a insegnare loro moltecose” (Mc 6,30-35). Gesù si mise ad insegnare loro,aveva compassione della folla, ècommosso fino alla compassione.Il termine greco indica le viscere,ma in ebraico il termine sta ad in-dicare anche il grembo materno.Gesù è commosso nel profondo edè di questa compassione, di questosuo essere commosso dalla miseriadella folla che vorrei parlare. Ma,come vedremo, troveremo ancheun altro tipo di misericordiache potremmo chiamare an-ti-misericordia.Gesù, dunque, insegnaloro. Perché questoinsegnamento diGesù non hastancato la gen-te? É ammirevoleche passano tutta lagiornata ad ascoltarlo. Inun altro passaggio si diceche è già da tre giorni che so-no con Lui per ascoltarlo. La gen-te semplice, i servitori del Tempiodicono: “Mai un uomo ha parlatocome parla quest’uomo” (Gv 7,46).La parola di Gesù è qualcosa diunico e la sentiamo nel vangelo.Quando ascoltiamo il Vangelo èGesù che ci parla e mi commuoveimmensamente il semplice ascoltodel vangelo, perché è Gesù che ciparla oggi. Questo è il pane dellaparola, perché la parola di Gesùviene dal cuore del Padre. Lui stes-

so dice: “La parola che voi ascoltatenon è mia ma del Padre che mi hamandato” (Gv 14,24) . Viene dalcuore del Padre Misericordioso. So-no parole forti e immagino chequanti hanno conosciuto MadreSperanza hanno fatto questa espe-rienza. Io l’ho sperimentato conuna donna che non è canonizzatama che tutti abbiamo amato molto,una donna che si è occupata moltodei profughi. Quando per la primavolta l’ho sentita parlare, ho avuto

l’impressione che ci parlasse Ge-sù. Lei il vangelo lo aveva nel-

le viscere e non solo nelcuore e nella testa, lo

aveva nel grembo. Lesue parole venivano

dal profondo delsuo essere, così

è la parola di Ge-sù.

Marco continua: “Es-sendosi ormai fatto tardi,

gli si avvicinarono i suoi di-scepoli dicendo: «Il luogo è de-

serto ed è ormai tardi; congedali,in modo che, andando per le cam-pagne e i villaggi dei dintorni, pos-sano comprarsi da mangiare». Maegli rispose loro: «Voi stessi date lo-ro da mangiare»” (Mc 6,36-37). Questa è la Misericordia degli apo-stoli, la misericordia di noi chierici,a volte: “Mandali via!”.Allora “gli dissero: «Dobbiamo an-dare a comprare duecento denaridi pane e dare loro da mangiare?».Ma egli disse loro: «Quanti pani

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Card. Cristoph Schömborn

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avete? Andate a vedere». Si infor-marono e dissero: «Cinque, e duepesci». E ordinò loro di farli sederetutti, a gruppi, sull’erba verde. Esedettero, a gruppi di cento e dicinquanta. Prese i cinque pani e idue pesci, alzò gli occhi al cielo, re-citò la benedizione, spezzò i pani eli dava ai suoi discepoli perché lidistribuissero a loro; e divise i duepesci fra tutti. Tutti mangiarono asazietà, e dei pezzi di pane portaro-no via dodici ceste piene e quantorestava dei pesci. Quelli che ave-vano mangiato i pani eranocinquemila uomini” (Mc6,37-44).La gente viene da lon-tano, come voi sietevenuti da tutte leparti d’Italia enon solo, per in-contrare Gesù, lasua Parola, la sua Gra-zia e l’incoraggiamentodella Sua Misericordia. Così,cosa fanno i discepoli? Chiedo-no a Gesù di mandarli via perchévadano a comprare da mangiare.Ho il forte sospetto che alla fine diquesta lunga giornata siano stati lo-ro i primi, avendo sentito il loroMaestro, ad avvertire un certo vuo-to alla stomaco. Non hanno pensa-to alle viscere della misericordia,ma piuttosto al loro bisogno man-giare qualcosa. Per mangiare, però,dovevano mandare via tutta la gen-te. Qui, si vede, sia pure in piccolo,la falsa misericordia: apparente-

mente sono misericordiosi con lapovera gente che deve mangiarema, di fatto, pensano a loro, adavere il riposo che Gesù aveva pro-messo loro.Questo tipo di misericordia tantevolte è la nostra Misericordia. Ge-sù, però, la vedeva diversamente.Gli apostoli si sentono sconfittiquando Gesù dice: “Voi stessi dateloro da mangiare”.Dobbiamo scoprire una cosa, chein effetti già sappiamo: la Miseri-

cordia di Gesù è qualcosa di mol-to esigente, tanto da avere l’im-

pressione che è troppo diffi-cile: Gesù, tu ci chiedi

troppo!Tanto che loro dico-

no: ”Ma dobbia-mo andare noi

a comprare due-cento denari di pa-

ni”? Era il salario an-nuale di un uomo e ave-

vano solo 5 pani per lorostessi. Si arrabbiano con Gesù:

possibile, duecento denari perdare pane a tutta questa folla? Quivediamo già ciò che in seguito di-venterà più chiaro: la misericordiadi Gesù è una richiesta eccessiva. Ètroppo difficile, impossibile: è oradi cenare, è ora che la gente se nevada, siamo venuti per stare in pa-ce… Questa era la condizione dipartenza.Vorrei partire da questa piccolascena per meditare su cosa è la Mi-sericordia di Gesù e la falsa Miseri-

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Festa liturgica della Beata Speranza di Gesù

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cordia, che è anche la nostra. Nonvorrei parlare del mondo perchéportiamo il mondo nel nostro cuo-re. Siamo tutti tentati di falsa mise-ricordia. Il discernimento tra la ve-ra misericordia e la anti-misericor-dia è estremamente esigente. PapaFrancesco, soprattutto nei due Si-nodi, ci ha invitato tanto al discer-nimento che è più esigente delledue attitudini frequenti nella Chie-sa e nel mondo: il lassismo, chepermette ogni cosa e che è un’edu-cazione antiautoritaria che lasciafare tutto, oppure il rigorismo chenon dà la libertà.

Meditiamo, dunque, un po’su cosa sia questa veramisericordia.

La Misericordia, prima ditutto, è un sentimento.San Tommaso d’Aquino distingue lamisericordia affettiva e quella ef-fettiva. La misericordia affettiva èla reazione del cuore umano: vedila miseria altrui e ti commuovi.Non puoi passare davanti alla mise-ria dell’altro senza che questa ticommuova. Questa è la misericordia affettiva:la compassione. Ci sono tanti esem-pi nel vangelo della compassionedi Gesù, che prima è un movimen-to del cuore. Quando vede la vedo-va di Naim, Gesù che stava arrivan-do con i suoi discepoli, si accorgeche viene portato un morto, figliounico di una vedova. La vede e ne

ha compassione e le dice di nonpiangere. È un movimento natura-le. Una persona che non è com-mossa dalla miseria dell’altro non èumana. La mancanza di compas-sione affettiva è mancanza di uma-nità.Il dramma del ricco del vangelonon è che sia ricco ma che nonveda più la miseria e la po-vertà di Lazzaro che è da-vanti alla sua porta. É di-ventato cieco. È l’indu-rimento del cuoreche per Gesù è ildramma più ter-ribile che puòs u c c e d e r enella vitau m a n a :un cuo-re in-d u -r i to .Gesù ècommos-so nelle vi-scere dallapovertà, dallamiseria, dalla tri-stezza di questa ve-dova che ha perso ilsuo unico figlio. Quan-te volte vediamo che Ge-sù è commosso, mosso acompassione, davanti al leb-broso, al cieco di Gerico, ecc.Il primo impatto con la miseri-cordia di Gesù è il semplice ed ele-mentare compatire il dolore degli

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Card. Cristoph Schömborn

Que-

sto è il

primo

principio del

nostro amore

per gli uomini e a

tale scopo che si de-

ve essere loro di

aiuto”. Pensate

all’eutanasia,

è proprio

questo.

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L’Amore Misericordioso - marzo 2017

altri. San Tommaso dice che mise-ricordia vuol dire far propria la mi-seria dell’altro, come se fosse la

mia; è un atteggiamento umanonaturale. L’uomo snatura il

suo essere se non ha com-passione. Ma che tipo di

compassione? Vi do unacitazione di Friedrich

Nietzsche, il famosofilosofo tedesco

diventato ateomilitante ma

sempre affa-scinato da

G e s ùc h e ,

a l l ostesso

tempo,r i f i u t a .

Nell’ultimolibro, l’Anticri-

sto, scrive: “I de-boli e i malriusciti

devono perire. Que-sto è il primo princi-

pio del nostro amore pergli uomini e a tale scopo

che si deve essere loro diaiuto”. Pensate all’eutanasia, è

proprio questo. Poi si chiede e ri-sponde: “Che cosa è più nocivo diun qualsiasi vizio? La compassioneverso tutti i malriusciti e i deboli:il cristianesimo”. Per lui il cristianesimo è la religio-ne dei deboli, quelli che si occupa-no dei deboli che dovrebbero esse-re uccisi, che devono perire. Que-

sta anti-misericordia è molto diffu-sa oggi e la viviamo in tanti paesid’Europa. In Svizzera conosceretela terribile exit, dove la gente vieneper farsi ammazzare. In Belgioadesso la legge permette ai giovani,senza il permesso dei genitori, difarsi uccidere dal medico. Il primocaso è stato un giovane di 17 anni,ucciso dal medico, appunto, senzail permesso dei genitori.Questo è l’anti-misericordia, ma sinasconde dietro l’immagine dellamisericordia e dobbiamo esserecauti con i giudizi. Ho conosciutouna donna austriaca, che ho segui-to quando era studente a Parigi.Era molto malata e soffriva terri-bilmente. Mi chiese: “Ammazzami,non ne posso più”! Eravamo neglianni ’60-’70 e non c’era ancora lapossibilità della medicina palliativache permette di sollevare questeterribili sofferenze. Dobbiamo fareattenzione a non emettere subitogiudizi. Ringraziando il Signore, fi-no ad oggi, in Austria, a livello par-lamentare, c’è un consenso di tuttii partiti contro la pratica dell’euta-nasia, a favore del movimentodell’”ospizio”, dell’accoglienza, ed ilCardiale König, mio predecessore,pochi mesi prima della sua morte(è morto all’età di 98 anni, in gam-ba fino alla fine), ha scritto una fa-mosa lettera al parlamento dicen-do: “Ogni uomo dovrebbe moriretenendo per mano un altro uomo, enon per mano di un altro uomo“.Questa frase ha avuto un profondo

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Festa liturgica della Beata Speranza di Gesù

Que-sta an-ti-miseri-cordia èmolto diffusaoggi e la viviamoin tanti paesi d’Eu-ropa. In Svizzera co-noscerete la terri-bile exit, dove lagente vieneper farsiammaz-zare.

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L’Amore Misericordioso - marzo 2017

impatto fino ad oggi. Fino ad ogginon è stata accettata l’eutanasia e ilgoverno ha investito soldi suffi-cienti a sviluppare il movimentodell’hospice e dell’assistenza domi-ciliare, per l’accompagnamentodei moribondi, così da evitare l’in-ganno dell’eutanasia, cioè la falsamisericordia. É vero che apparen-temente può essere intesa comemisericordia. Un altro esempio è la sindrome didown. Ricordo di aver visitato unodei nostri istituti della Caritas perbambini portatori di handicap edho conosciuto un giovane ragazzo,Domenico, con sindrome didown. Aveva 11 anni ed eramolto simpatico. Il respon-sabile di questo istituto,mi disse: “Eminenza,questi in futuronon li vedrà più,o molto rara-mente, perché sa-ranno tutti uccisinel grembo materno,dal momento che già conl’ecografia si può scoprire sec’è il sospetto di questa sindro-me di down”. Questa è anti-miseri-cordia. Sì, la maggior parte di que-sti bambini sono uccisi, ma sonoun tesero. Conosco due famiglienumerose che hanno avuto figlidown. Penso a una ragazza di 25anni, che ora è morta ed è una san-ta; la famiglia mi diceva: “È il soledella nostra famiglia”! La misericordia, dunque, è un sen-

timento umano sul quale dobbia-mo discernere se si insinua la falsamisericordia nella vera misericor-dia. La vera compassione segue laregola d’oro: “Tutto quanto voleteche gli uomini facciano a voi, voifatelo a loro. Questa, infatti, è lalegge dei profeti” (Mt 7,12). La mi-sericordia è dunque veramenteumana. La ricerca scientifica ha re-centemente scoperto che nel cer-vello esistono neuroni che favori-scono la misericordia: sono i neu-roni specchio. É un fenomeno chetutti conosciamo. Per esempio,mamma è in cucina e si taglia un

dito. Io, al vederla, ho una rea-zione così immediata come se

fosse un mio dolore. Questoè naturale perché nel

cervello ci sono i neu-roni specchio che

ci fanno imme-diatamente rea-

gire alla sofferen-za dell’altro, come

se fosse la mia. Acca-de lo stesso davanti a una

gioia, tanto che quando ve-diamo un bambino immediata-

mente cominciamo a sorridere.Ma da dove viene? È nella nostranatura, siamo fatti per la compas-sione. C’è un famoso neurologo inGermania, che conosco personal-mente, che ha scritto un libro: Per-ché sento quello che senti? É questareazione dei neuroni specchio checi permette di sentire ciò che gli al-tri sentono. Questa è la misericor-

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Card. Cristoph Schömborn

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dia affettiva profondamente umanae quando questo manca diciamoche la persona manca di umanità.E’ un essere umano svilito, ridotto.È scioccante vedere il video deimartiri della Libia, ai quali, sullaspiaggia del mare, hanno tagliato latesta. Sono 21 cristiani copti dell’E-gitto. In ottobre sono stato in que-sto paese ed ho avuto il grande pri-vilegio di visitare le famiglie diquesti martiri, famiglie semplici,del popolo. Questi uomini erano la-voratori stranieri in Libia e sonostati fatti prigionieri dall’ISIS.Non hanno accettato di ri-nunciare alla propria fe-de e di diventare mu-sulmani. Sono statitorturati e alla fi-ne decapitatisulla spiaggia.L’ISIS ha postato ilvideo su youtube, èun martirio molto im-pressionante, perché si ve-dono i volti di questi uomini,ai quali, uno dopo l’altro, hannotagliato la testa, sereni, in pace, tut-ti morti con il nome di Gesù sullelabbra.Cosa è accaduto in questi uominiper poter arrivare a fare delle cosedel genere? La madre di uno dei ca-pi dell’ISIS, che ha commesso que-sto terribile crimine, ha chiesto per-dono alle famiglie dei cristiani mar-tiri per le atrocità compiute da suofiglio, quindi si vede che anche tra imussulmani non sono tutti così.

Non molto tempo fa ho visitato icampi profughi del nord dell’Iraq,Mossul, dove purtroppo ancora vi-vono migliaia di rifugiati cristianiscappati dalle loro abitazioni, dovesperano di poter tornare e dove giàcominciano a tornare dopo la libe-razione. Più di duecentomila sonoscappati e vivono in dei campi pro-fughi nella zona sicura dei curdi.Mi hanno raccontato che una don-na cristiana non è potuta scappareed è stata tenuta nascosta per ben

due anni in casa di una famigliamusulmana e in questo modo

ha potuto sopravvivere.Questa è l’autentica mise-

ricordia: commossi dal-la miseria dell’altro

hanno rischiato laloro vita na-

scondendo que-sta cristiana.

Ma dobbiamo an-che chiedere: Gesù,

la tua misericordia co-me funziona? Tu hai guarito

tanti, ma tanti altri non li hai guari-ti! Hai mancato di Misericordia.Hai guarito dieci lebbrosi, ma cen’erano centinaia! A volte si diceGesù ha guarito tutti e in certi gior-ni sembra che aveva davvero guari-to tutti. In altri giorni, invece, ave-va compassione di tutti, ma comefunziona la compassione di Gesùquando i figli, per esempio, prega-no per la guarigione di mammaammalata di cancro? Pregano, pre-

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Festa liturgica della Beata Speranza di Gesù

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gano e poi mamma muore. Ma do-ve è la tua misericordia, Gesù? Seiarbitrario nel dare la misericordiaall’uno e nel rifiutarla all’altro? Co-me funziona la misericordia di Ge-sù? C’è la critica di Nietzsche chedice: la misericordia è qualcosa dipaternalista; sì, per te ho compas-sione, ma ci sono tanti altri e nonposso avere compassione di tutti. Éun dilemma; tanta gente ci dice:perché Gesù non ci ha guarito?Perché ha lasciato morire mio fi-glio nell’incidente? La misericor-dia è qualcosa di paternalisticoo di arbitrario? Un Dio chedà un favore quando vuo-le e che quando nonvuole non lo dà? Tuagisci secondo iltuo umore? Ungiorno sei pienodi compassione eun altro sei rigido? Co-sa serve la misericordiase è data solo in singoli casie non a tutti. É una questioneche sentiamo spesso: Dio ha fattomorire la mia mamma e io noncredo più in Dio. Dov’è la sua mi-sericordia? Dio è ingiusto, Gesù èingiusto perché a me ha negato mi-sericordia, mentre all’altro l’ha da-ta. Gesù stesso ha dato alcune ri-sposte a queste obiezioni. Dobbia-mo, però, essere attenti a non daretroppo facilmente una risposta im-mediata. Se una bimba piange per-ché le è morta la mamma non pos-siamo dirle: sii contenta perché la

tua mamma è in Cielo. Attenzione! La prima cosa che Gesù ci mostra èche la misericordia è sempre qual-cosa di concreto. Tu non devi salva-re il mondo ma avvicinarti al tuovicino che ha bisogno di te: questaè la questione della misericordia.L’esempio famoso che Gesù ci offreè quello del buon samaritano: “Unuomo scendeva da Gerusalemme aGerico ed incappò nei briganti…”(Lc 10,30). Gesù racconta questaparabola per dire chi è il mio pros-

simo. L’Amore del prossimo èconcreto. Gesù nel suo raccon-

to fa passare un sacerdote eun levita. Tutti e due ve-

dono il derubato chegiaceva mezzo mor-

to, cambiano stra-da e passano ol-

tre. Si compren-de bene perché lo

abbiano fatto: avevanopaura, i briganti erano

ancora vicini, e potevanoessere anche loro delle vitti-

me, hanno famiglia e pensano ditornare a casa. Questo samaritano,che era straniero, semipagano pergli ebrei, fa qualcosa di diverso, vi-ve la misericordia affettiva: si la-scia toccare dalla miseria. Dappri-ma c’è il movimento umano delleviscere, vede questo uomo deruba-to mezzo morto e si commuove dicompassione, ma poi si vede ciòche San Tommaso dice in meritoalla misericordia effettiva. Lui af-ferma chiaramente: ”La misericor-

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dia affettiva non è una virtù mauna semplice reazione umana chedobbiamo avere tutti se vogliamoessere umani. La misericordia ef-fettiva è quella che agisce, che safare ciò che è da fare, ciò che è ne-cessario. San Tommaso dice chequella è la virtù della misericordia,perché alla domanda se la miseri-cordia sia una virtù, risponde chelo è quando diventa misericordiaeffettiva. Cosa fa, dunque, quell’uo-mo? Il samaritano si occupa del fe-rito con olio, vino, lo mette sulsuo asino, lo porta in albergo epaga. Fa ciò che si deve farein una situazione diemergenza. Nei rego-lamenti giuridiciesiste l’obbligo diassistenza. Seuno omette di of-frire assistenza, puòessere considerato col-pevole; è un obbligo mo-rale ma anche legale, per-ché è umano. Questa è la pri-ma risposta di Gesù: la misericor-dia è sempre concreta, non è senti-mento vago ma un sentimento con-creto che ci conduce all’azione.Ora, tu hai bisogno del mio aiutoed io ho bisogno del tuo aiuto.Vi offro un testo dell’Amoris laetitiasulla compassione, per darvi unesempio di buona e di falsa miseri-cordia.Ricordo un incontro in parrocchia,durante il quale un uomo con mol-ta aggressività mi ha detto: “Perché

la Chiesa manca tanto di misericor-dia nei confronti dei divorziati ri-sposati?”. Ho risposto che ancheper noi preti spesso è difficile, ab-biamo compassione della situazio-ne, ma c’è una parola di Gesù nelvangelo di Marco che dice: “Chi ri-pudia la propria moglie e ne sposaun’altra, commette adulterio” (Mc10,11). Quando ho detto questo, hovisto che quest’uomo è diventatopallido e ho capito che quella paro-la di Gesù in quel momento ha toc-

cato suo cuore perché era la veri-tà. Aveva commesso adulterio.

Aveva lasciato sua moglieper prenderne un’altra.

Qui si vede che la veri-tà è la condizione

della misericor-dia. Non c’è mi-

sericordia senzaverità. La verità è

che il samaritano vedeil fatto e compatisce. Il

fatto dell’adulterio è un fat-to. La misericordia, di cui par-

la il Papa ed anche il Sinodo, hasenso solo se tocca la verità, se ènella verità. La misericordiasenza verità è debole e laverità senza misericordiaè durezza. Nella diocesi di Vienna abbiamogià da una quindicina d’anni unprogramma per i divorziati risposa-ti che abbiamo chiamato “le cinqueattenzioni”. Papa Francesco duran-te il Sinodo aveva detto: Attenzio-ne, la questione della Comunione

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dei divorziati è una trappola. Per-ché? Si pone solo la questione:possono o meno accedere alla Co-munione? Mentre, prima ci sonotante domande da porre: la verità.Nelle cinque attenzioni abbiamocercato di offrire un programma diconversione, di revisione della vita:Cosa è accaduto tra di voi fino aldivorzio e ad una nuova unione?Cito le cinque attenzioni e poi mifermo solo sulla prima: 1. Cosaavete fatto con i figli: sono state vit-time del vostro conflitto? 2. La si-tuazione del congiunto abbando-nato: cosa diventa? Vienna,una grande città, è pienadi vedove e vedovi di di-vorzio, che rimango-no soli, spesso congrandi difficoltàeconomiche, vivo-no la solitudine e l’a-marezza. 3. Avete cerca-to di arrivare almeno adun minimo di mutuo perdo-no o siete entrati in una unionecon l’odio verso la moglie o il ma-rito precedente? Quale base peruna nuova unione se rimane tuttoquesto peso dell’odio e della ven-detta? 4. Quale esempio ha dato ilvostro divorzio e sposalizio alla fa-miglia, ai giovani, alla comunità?5. Nella vostra coscienza non pote-te barare con Dio, Dio sa e voi sa-pete nella vostra coscienza dovesiete e come stanno le cose. Abbia-mo semplicemente invitato i divor-ziati risposati a fare un cammino di

questo tipo e a vedere la propria si-tuazione. L’ammissione ai sacramenti puòavvenire, e anche Papa Francescoha detto che non è completamenteescluso, ma prima va fatto questocammino. C’è un passaggio dell’A-moris laetitia che mi ha molto colpi-to, al n. 245, riguardo la prima del-le cinque attenzioni. Papa France-sco ci dice: “I padri sinodali hannoanche messo in evidenza le conse-guenze della separazione o del di-vorzio sui figli, in ogni caso vittime

innocenti della situazione. Al disopra di tutte le considerazio-

ni che si vogliono fare, es-si sono la prima preoc-

cupazione che nondeve essere offu-

scata da nessunaltro interesse od

obiettivo”. La primaattenzione non è dun-

que se ci si possa accosta-re o meno alla Comunione o

ai sacramenti. Continua il Papa: “Ai genitori sepa-rati rivolgo questa preghiera: mai,mai, mai prendere il figlio comeostaggio”. Con quale forza lo dice ilPapa, questa è questione di miseri-cordia. E prosegue: “Vi siete separa-ti per le tante difficoltà emotive e lavita vi ha dato questa prova”. Mi hacommosso in questo passaggio cheil Papa non giudica, non giudica.Nella maggior parte dei casi, infatti,è una prova, una prova molto dura.Io sono figlio di genitori separati di-

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vorziati. I miei genitori si sono spo-stati nel 1942, nel periodo dellaguerra. Mio papà era un soldato alfronte e voleva avere una persona acasa, oltre ai genitori. Ha conosciu-to mia madre e nello stesso giornoha chiesto la sua mano. Si sono co-nosciuti solo tre giorni prima delmatrimonio. Ammiro i miei genitoriche hanno tenuto per diciassetteanni, ma non era un matrimonio.Mia madre, che vive ancora ed ha96 anni, dice sempre: È mio marito,sebbene mio padre si è risposatomentre mia mamma no. Ma sicapisce, non si può giudicare,non si può giudicare, nonsappiamo.Il Papa non giudica.“La vita vi ha datoquesta prova ma– continua - i figlinon siano quelli cheportano il peso della se-parazione, non siano usaticome ostaggi contro l’altroconiuge, crescano sentendo chela mamma parla bene del papà,benché non siano insieme, e che ilpapà parla bene della mamma”.Questo è la misericordia. Anche S.Giovanni Paolo II ha parlato diqueste situazioni al n. 84 della Fa-miliaris Consortio, delle situazioniirrecuperabili. Almeno, chiede ilPapa, lasciate fuori i vostri figli dalconflitto. Io sono tanto grato ai miei genitoriche mai hanno litigato davanti anoi. Quando cresceva la tensione,

in francese, dicevano tra loro: “Nondavanti ai figli”. Poi ne parlavanofra loro. Questa è un’attitudine mi-sericordiosa. Parlare bene dell’altrogenitore anche dopo la separazio-ne. “É irresponsabile – dice il Papa- parlare male del padre o della ma-dre con l’obiettivo di accaparrarsil’affetto del figlio, per vendicarsi oper difendersi, perché questo dan-neggerà la vita interiore del bambi-no e provocherà ferite difficili daguarire”. L’immagine del padre e della mam-

ma, dopo il divorzio, deve rima-nere alta e bella per i figli.

Questa è la vera misericor-dia! Ma quante volte, in-

vece, esiste questoostaggio dei figli.

Vorrei indicarviun altro testo

dell’Amoris laetitia,che è un documento

straordinario. Io ho dettoal Santo Padre: “Questo docu-

mento è pienamente ortodos-so”! Posso testimoniare che l’ho

studiato tanto tanto. Non c’è dubbioche sia un documento ortodossoperché l’esigenza che pone il Papadel discernimento è molto più diffi-cile del rigorismo che sa tutte le ri-sposte subito: “No, no, no…; via,via, via…”. O forse, ciò che è piùdiffuso, il lassismo che non osa di-re la verità. Questa è la nostra col-pa, la nostra debolezza perché solola verità libera. L’olio della miseri-cordia può essere versato solo se il

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medico riconosce le ferite. Al n.300, Papa Francesco ha ancora unbel passaggio che viene dal Sinodo:“I presbiteri hanno il compito di ac-compagnare le persone interessatesulla via del discernimento secon-do gli insegnamenti della Chiesa egli orientamenti del Vescovo. Inquesto processo sarà utile fare unesame di coscienza tramite mo-menti di riflessione e di pentimen-to”. Dà quindi alcuni elementi di di-scernimento: “I divorziati risposatidovrebbero chiedersi come si sonocomportati verso i loro figli quandol’unione coniugale è entrata in cri-si, se ci sono stati tentativi di ricon-ciliazione. Come è la situazione delpartner abbandonato”. Anche noinella Chiesa parliamo tanto dei di-vorziati risposati ma parliamo pocodei partner abbandonati, delle don-ne e degli uomini abbandonati. AVienna, tanti barboni sono diventa-ti tali perché a causa del divorziohanno dovuto lasciare l’apparta-mento, non hanno potuto paga-re gli alimenti per i figli,hanno perso il lavoro.Dunque è necessarioguardare al male delconiuge abbando-nato. Ed anco-ra: “Quali con -seguenze ha lanuova relazione sulresto della famiglia esulla comunità dei fedeli?”.

Quante famiglie spezzate attraver-so il divorzio: lei con una parte del-la famiglia e lui con un’altra parte,e si creano conflitti. Ed ancora: lanuova relazione “quale esempio of-fre ai giovani che si devono prepa-rare al matrimonio? Una sincera ri-flessione può rafforzare la fiducianella misericordia di Dio che nonviene negata a nessuno”.Vorrei concludere con questo pen-siero: la misericordia di Ge-sù è esigente perché ri-chiede la verità, la conver-sione e non è contraria al-la giustizia. La giustiziasenza la misericordia nonvale e neanche la miseri-cordia senza la giustizia.La prima condizione di tutto que-sto è quanto San Giacomo dice nel-la sua lettera e ciò che Gesù dicenelle Beatitudini: Siate misericor-diosi per ottenere misericordia. Laprima condizione è riconoscereche io sono oggetto di tanta mise-

ricordia. Se tu non riconosciquanta misericordia hai rice-

vuto avrai un cuore duro,ma se tu riconosci la

misericordia ricevutanon potrai mai

avere un cuoresenza miseri-

cordia. Questo è ilcuore dell’insegna-

mento di Gesù sulla mi-sericordia.

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Card. Cristoph Schömborn

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L’Amore Misericordioso - marzo 2017

PREGHIERA AFFETTIVA

D a quanto fin qui considerato, comprendiamo che per Madre Speranza perseverare nelcammino di preghiera favorisce una progressiva purificazione della vita, poiché fa

crescere il desiderio di imitare l’Amato.“Perché cresca in noi l’amore e la carità, dobbiamo pregare. Nella preghiera infatti si imparaad amare. Proprio lì, a tu per tu con Gesù, uniti a Lui in dolce e intimo colloquio, l’animasperimenta la bontà, l’amore e la carità di Dio. Lì si impara anche a rinnegare se stessi, afrenare l’orgoglio e la superbia. ”(El pan 15, 99)

Ma nello stesso tempo, cercare con tutte le forze la purificazione della vita e perseverare inquesto, aumenta la profondità della propria preghiera e conduce ad una maggiore unionecon Dio.

“Credo che, dopo aver purificato l’anima dai peccati e dalle cattive inclinazioni, il mezzo piùefficace sia impegnarci con tutte le forze per raggiungere, con l’orazione e la mortificazione,una più intima unione con Dio.”. (El pan 9, 310)

“Per vivere uniti a Dio, dobbiamo rinunciare a noi stessi, ai nostri intenti e assumere quelli delbuon Gesù.” (El Pan 16,173)

“Non arriveremo all’amore puro e autentico se non mediante la rinuncia di noi stessi, la caritàe la penitenza”. (El pan 9, 318)

A chi ama, a questo punto diventa chiaro che il centro della preghiera è Dio e non più le nostreparole o le nostre necessità da esporre, ma solo Dio e il suo amore per noi. L’unica risposta èrestare alla Sua presenza, abbandonare tutte le parole e lasciare il posto al silenzio dellacontemplazione, cioè esercitarsi con attenzione e il massimo impegno ad essere totalmentepresenti a Lui, presente in noi. Esercitarsi con attenzione ad accogliere il suo amore per noi eimparare col massimo impegno a lasciarci amare da Lui. Siamo troppo convinti, infatti, di esserenoi a dover dare qualcosa a Dio con la preghiera ed invece è Lui che dall’eternità ci staaspettando per poterci dare quello di cui più abbiamo bisogno: scoprire quanto siamo amati emai lasciati soli in alcun momento della nostra vita.“Il fine delle anime fervorose è fare di Te, Gesù mio, il centro della propria vita e per questoè necessario esercitarsi con attenzione e il massimo impegno nell’orazione affettiva perricavarne la conoscenza di Te, del tuo amore e un forte desiderio di imitarti.”(El pan 9, 281)

Maria Antonietta Sansone

Gesù, Fonte di vita, fa’ che gustando di Te, io non abbia altra sete che di Te

Un ulteriore simbolo attribuito all’acqua è quello utilizzato dai Maestri di spirito per parlaredella preghiera, che può zampillare e dissetare all’improvviso senza fatica, per puro dono di Dioo come ricompensa ad una lunga, faticosa e perseverante ricerca. Come l’acqua la preghieraè dono e insieme conquista, e poiché non si può improvvisare e necessita di tutta la nostracollaborazione, proveremo a imparare a pregare alla scuola di Madre Speranza

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Acqua dell’Amore Misericordioso

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L’Amore Misericordioso - marzo 201720

pastorale familiareMarina Berardi

Noi, però, abbiamo un sogno…,l’Amore che va oltre! È proprio quel“però” a dire immediatamente la mi-sura e l’audacia del sogno. In unmondo che appare sempre più spae-sato, vuoto, spaventato, in cui sem-brano farla da padroni sfiducia, so-spetto, indifferenza, o che esalta una“insaziabilità smisurata” scevra daogni riferimento all’altro e figlia deldilagante individualismo, ci sono fa-miglie che hanno ancora il coraggiodi sognare… perché insieme si può!A Collevalenza, il semplice ritrovarsi alRoccolo per condividere, gioire, pre-gare e parlare delle fatiche della vita,sta diventando una scuola di relazio-ni, dove ognuno apprende ad arric-chire la qualità del vivere insieme. Sicerca di aggiornare la “grammaticadell’amore”, di tessere una trama eun ricamo profetico nel e per il mon-do. Il modello e lo stile lasciamo chesia Papa Francesco a suggerirlo, an-che attraverso l’Esortazione apostoli-ca Amoris Laetitia. Con il suo tono se-reno e concreto, con l’adesione alreale e all’essenzialità delle piccole co-se, con la sua capacità di incontrarelo sguardo di ognuno, il Papa non sistanca di spingere verso il “bene pos-sibile” nella vita degli affetti, nella vitadi tutti i giorni, nella nostra vita, fi-

nanche nelle imperfezioni, abitatedalla misericordia.Ci si incontra nel nome dell’Amoreche ci viene donato per crescere e so-vrabbondare nella carità e per diven-tare progressivamente capaci di ‘con-fezionare’ una umanità, una famiglia

bella, vera, autentica, gioiosa. Dalla enella comunione con gli altri, la no-stra umanità diventa capace di avvol-gere e di farsi dono costante, sempre,

Tornare a sognare? Insieme si può

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L’Amore Misericordioso - marzo 2017

in ogni circostanza, perché «l’amoresupera le peggiori barriere» (cfr. AL140) e lo scambio arricchisce tutti.Il cammino delle Famiglie di Speranzacontinua dunque nell’ormai irrinun-ciabile e collaudato “formato fami-glia”, dove si gioisce per l’incontro ela ricchezza delle varie generazioni:bambini, giovani, coppie, genitori,nonni, religiose e religiosi. In questapluralità di vocazioni, si tocca conmano quanto scrive San Paolo: ognipersona è dimora dello Spirito e tem-pio, chiesa di Dio. “Tutto è vostro!Ma voi siete di Cristo e Cristo è diDio” (1Cor 3,23). Ci si ritrova, dun-que, in forza di questa comune ap-partenenza, non certo perché miglio-

ri o più bravi di altri. Ognuno ha sem-plicemente riconosciuto ed accettatol’invito e la sfida della vita: il cammi-no si fa insieme. Insieme si seguono

le orme di una felicità e di una fecon-dità che nascono da relazioni aperteal dono di sé; insieme si testimoniache la casa e le persone hanno biso-gno di tempo, di cura reciproca, disentirsi parte di un tutto. Questo di-venta motivazione, forza e meta delvivere quotidiano.Dobbiamo, “però”, riconoscere chenon è stato facile riprendere la stra-da, perché gli eventi della vita ci han-no spinto verso un oltre per moltiversi inaspettato e vissuto da alcunicome incomprensibile. Mi riferisco al-la prematura scomparsa di Toninoche, insieme a Paola, Filippo ed Emi-lia, per anni hanno animato l’incon- tro dei bambini e dei ragazzi1. Eppu-re, fin dal primo momento, abbiamotoccato con mano che quel sognonon si è spento ma si è solo trasfor-mato, perché l’amore donato è desti-nato a vivere per sempre. Una mamma, infatti, al suo rientro acasa dopo l’ultimo incontro, ha scrit-to: “Innanzi tutto grazie per oggi, perquesta domenica formato famiglia.Anche i bambini sono stati molto be-ne con Luisa prima e con i ragazzi piùgrandi poi. Daniele mi ha chiesto per-ché non c’era Paola. Quando la senti,dille che lei, Tonino e i loro figli sononei nostri cuori”. Parole semplici edessenziali, uscite dal cuore di un bam-bino e della sua famiglia, che hannogenerato un’eco anche in quello diPaola: “Grazie! Questo messaggio midà conforto e una spinta per andareavanti. Grazie”.

1 Rivista, mesi di settembre e ottobre 2016: Un cammino dal cuore alle mani: http://www.collevalen-

za.it/Riviste/2016/Riv0816/Riv0816_06.htm. Un cammino dalla terra al Cielo: http://www.collevalen-

za.it/Riviste/2016/Riv0916/Riv0916_06.htm.

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pastorale familiare

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Sono questi i rapporti che, sebbenemutino nel tempo, rimangono inde-lebili nel cuore e nella mente, diven-tando il “capitale dell’amore”, accan-tonato e pronto a fruttare per l’eter-nità.La Parola, la quotidianità, gli eventi,le relazioni sono i luoghi attraverso iquali il Signore svela ed indica la suavolontà, chiama ad aprirsi alla comu-nione per far famiglia, condivide ilSuo sogno: un’umanità fraterna chefavorisca la cultura dell’incontro.Come ci ricordano i cari amici Francoe Pina - partecipanti come collabora-tori in entrambi i Sinodi - «la famigliaè una incredibile risorsa da riscoprire eda ritrovare. Partire dalla famiglia vuoldire ripartire dalle relazioni più concre-te, quelle che fanno la nostra umani-tà, vuol dire ripartire dalla vita che èvita di relazione perché in questa vitarisuoni l’annuncio del Vangelo, donoe promessa di vita vera. La riflessionedella famiglia è tutt’uno con il sognodi una Chiesa in uscita»2.Non ci sembri strano che anche lenuove generazioni sognino famigliepronte a fare strada insieme! Nell’ul-timo incontro, infatti, durante la cele-brazione dei Vespri, il piccolo Federi-co, in una preghiera spontanea hadetto a voce alta: “Grazie Gesù perquesta giornata diversa e specialeche ho trascorso anche insieme aimiei amici, in gioia e felicità”. Nella stessa domenica si erano datiappuntamento i ragazzi del gruppoGiovani Amore Misericordioso di Col-levalenza per il consueto incontro in-sieme alle animatrici e credo immagi-

nassero concludere con la proverbialeesperienza pratica di arte culinarianella cucina del Roccolo. Hanno “pe-rò” accolto l’invito a cambiare pro-gramma e a condividere insieme agli“under 40” una cena conviviale e,soprattutto, fatta in casa! La genero-sità manifestata nell’aggiungere piùdi un posto a tavola ha fruttato loroun vantaggio inaspettato: le coppie sison fatte carico del servizio e dellapulizia! In questo clima di festa, ibambini sono stati attirati come cala-mite dai ragazzi più grandi, ma, aquanto ci dice Gabriele, neanche aigiovani sembra essere dispiaciutal’esperienza formato famiglia: “Mi hafatto piacere e mi ha incuriosito il fat-to che un cammino bello così lo fac-ciano in coppia, perché significa chenon è un cammino che si può faresolo da giovani, ma che si può porta-re avanti anche come genitore, conuna famiglia, un lavoro… È bellocondividere il senso del camminare e,sapere che le cose che si fanno sonosempre apprezzate da qualcuno, aiu-ta! E quindi penso che, soprattuttoda adulti, quando si è capita vera-mente la volontà di Dio, sia bellocontinuare a fare qualsiasi cosa per ilnostro bene e per quello degli altri”.In qualche modo, il nostro piccolo re-sto, sta camminando con lo stile sino-dale auspicato dal Santo Padre, orien-tando la famiglia di famiglie versoun’esperienza sempre più piena diunità e di misericordia. È un camminoche ha il ‘ritmo della prossimità’, chenon vuole lasciare indietro nessuno,ma che non si ferma3. È proprio vero

2 Miano Franco e Giuseppina De Simone, nell’Introduzio-ne del testo, Famiglia, Ed. Ave.

3 Cf. Chiara Giaccardi e Mauro Magatti, Introduzione, inAmoris Laetitia, Ed. San Paolo.

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L’Amore Misericordioso - marzo 2017

che la famiglia è “un interpellantemosaico formato da tante realtà di-verse, piene di gioie, drammi e sogni”(AL 57); persone alla ricerca di un sen-tiero che, come ci ricordano Franco ePina, ha le sue esigenze: «La vita dellafamiglia è un bel cammino in cui nonmancano le tentazioni e le croci, e ciòche consente di andare avanti è la ca-pacità di procedere passo dopo passocon umiltà, custodendo il sogno, ossiail senso della meraviglia, della lungimi-ranza e la profondità dello sguardonei rapporti reciproci»4.La felicità nasce dal “noi”: un “noi”sognato, costruito ma, comunque, ri-cevuto in dono da un Dio che è rela-zione. L’appartenenza reciproca nonva mai data per scontata, non la ga-rantisce neanche il sacramento o unpatto civile: è generata solo nell’amo-re e dall’amore, fedele nonostantetutto. “Lo stile della fraternità si irradia co-me una promessa sull’intera società”(AL 194). L’aver trascorso insieme deltempo ha trasformato una domenicaqualsiasi in tempo speciale, destinatoa spargere frutti di bene in casa, nellavoro, nella scuola, nella realtà asso-ciativa, nella parrocchia. L’apparte-nenza reciproca sperimentata e lagioiosa fraternità vissuta hanno dato

vita a un “taller” (laboratorio, botte-ga) di idee, di comunione, di preven-zione, divenendo finanche antidotoal dilagante disfattismo che vorrebberidurre la famiglia ad un “problema”,piuttosto che guardare con stuporeciò che essa è: “una buona notizia”,una benedizione, sempre, per quantoimperfetta. A noi l’umiltà di impararea vedere il buono che c’è per farlocrescere, in noi e attorno a noi.“La Bibbia – scrive il Papa - è popola-ta da famiglie, da generazioni, dastorie di amore e di crisi familiari” (AL8), è popolata da famiglie come lenostre! Il Signore con quelle famiglietracciò una storia sacra, una storiache vuole continuare a scrivere attra-verso e insieme alle famiglie di oggi,offrendosi come compagno di viag-gio. Quale gratitudine e meraviglia do-vrebbero sgorgare dal cuore davantiun progetto umanamente inimmagi-nabile! Provo ad esprimerle parafra-sando un passaggio di Papa France-sco: Rendo grazie a Dio perché ognifamiglia, ben lontana dal considerarsiperfetta, vive nell’amore, realizza lapropria vocazione e va avanti anchese cade tante volte lungo il cammi-no… Vive le difficoltà come un invitoa liberare “le energie della speranzatraducendole in sogni profetici, azio-ni trasformatrici e immaginazionedella carità” (cf. AL 57).4 Miano Franco e Giuseppina De Simone, op. cit.

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pastorale familiare

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Amore Misericordioso! Que-sta bella espressione nellatraduzione è diventata più

breve ma il contenuto rimane iden-tico! MERCIFUL LOVE! Così ci pre-sentiamo in India le Ancelle e i Fi-gli dell’Amore Misericordioso. India, un enorme continente con3.287.263 km2, popolato da1.335.250.000 abitanti. Questo po-polo ha un’antica, lunga e ricca sto-ria che tuttora si studia nelle scuolee si vivono le tradizioni in molte fa-miglie e nelle tribù. Ci sono quattro grandi religioni trale quali non figura il cristianesimo:induisti sono il 79,8%; musulmani14,23% e i cristiani soltanto il 2,3%.Si parlano 179 lingue e 1652 dialetti.22 sono le lingue ufficiali. Dopo chel’eroe Gandhi riesce a ottenere l’in-dipendenza del Paese nel 1947, l’In-

dia può definirsi come una societàpluralista, multilingue e multietni-ca. È considerata la 12ª più grandeeconomia del mondo, ma nonostan-te ciò, il Paese soffre ancora di altilivelli di povertà, analfabetismo emalnutrizione. Nel Sud dell’India, negli stati del Ke-rala e Tamil Nadu, da alcuni anni, laFamiglia dell’Amore Misericordiososemina piccoli granelli di senapedell’infinito amore misericordiosoche Dio ha per ogni essere umano.Pian piano ne vediamo i frutti: so-relle e fratelli consacrati a Dio nelledue Congregazioni, tra loro un sa-cerdote FAM e altri due che lo sa-ranno nel prossimo mese di agosto. Questo è molto importante ma nonè tutto! La nostra missione non farumore: è molto semplice, silenzio-sa ma è presenza che soprattutto i

L’Amore Misericordioso nel mondo ... ... in INDIA

Amore Misericordioso= Merciful Love

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poveri, i bambini, gli ammalati, lagente emarginata riesce a cogliere.Noi non facciamo distinzioni di reli-gione. I nostri migliori amici sono questi eloro sono quelli che ci salutano perstrada, che scambiano la nostra vi-cinanza con un grato sorriso. Anchequalche sacerdote in difficoltà statrovando in noi un cuore capace ditenerezza e di accoglienza miseri-cordiosa.Tanti bambini e giovani di entrambii sessi hanno studiato e studianogratuitamente nelle nostre case; amolti di loro li abbiamo accompa-gnati fino al matrimonio. Tanti po-veri nel nostro dispensario ricevonoassistenza medica e le medicinegratis. Visitiamo e portiamo la santaComunione a persone anziane emalate e con quanta gioia aspettanoil nostro arrivo per conversare unpo’ e poi ricevere Gesù eucaristia.La Madre ci diceva: “Fate del bene atutti senza distinzioni tra buoni e cat-tivi, parenti ed estranei, amici e nemi-ci…; che tutti arrivino a conoscere Diocome un Padre pieno di bontà e diamore per tutti…”

Nell’ultima celebrazione della festaliturgica della nostra Beata MadreSperanza, a Nagamalai, hanno par-tecipato 15 sacerdoti e oltre 160 per-sone. Per noi è tanto perché real-mente siamo due piccole Congrega-zioni, ma non dubitiamo che il no-stro messaggio sia grande, perché ènel cuore di Dio e nel cuore dellaChiesa. Sappiamo inoltre che ci so-no persone che pregano la novenaall’Amore Misericordioso perché èstata tradotta in malayalam (Kerala)e in Tamil (Tamil Nadu).Noi ripetiamo spesso: “Tutto peramore e con amore”. La Madre ci hainsegnato che in questa luce nessunservizio è piccolo o umiliante se si faper Gesù. E così, noi Famiglia dell’A-more Misericordioso in India, cer-chiamo di vivere con fiducia, spe-ranza e gioia in questa cultura e inquesto tempo. Dio è fedele al suoamore e alle sue promesse e noi, at-traverso semplici gesti di misericor-dia, vogliamo dar gloria a Dio e direa tutti, non con parole eloquenti masoprattutto con la nostra vita diamore e sacrificio, che Dio è per tuttiun Padre e una tenera Madre.

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L’Amore Misericordioso nel mondo

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La lettera �

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Carissimo,

solitudine, la grande povertà di oggi.Ascolto, il bisogno radicale, geneticamente radicato in noi.Il bisogno dell’uomo. Non si vive se non si ascolta. Non si vive

se non si sa di essere ascoltati. Non si vive se non si sa di essereascoltati da Qualcuno che è capace di ascoltare di più.

Essere ascoltati. Ed è la grande delusione dell’uomo. Penso ainostri telefonini. I telefonini, che abbiamo inventato per ascoltar-ci più urgentemente. Ebbene, dall’altra parte della ricezione, c’èquasi sempre una voce metallica che dice: “L’utente richiesto, mo-mentaneamente, non è raggiungibile”.

Ma noi, proprio in quel momento, volevamo essere ascoltati.E ci sono le strutture pubbliche. La nostra chiamata – il nostro

bisogno di ascolto! – e, invece, quella voce, intercalata da quellamusichetta, che ti esaspera e ti rimanda sempre: “L’operatore è mo-mentaneamente occupato, si consiglia di restare in linea per non per-dere la precedenza”.

Ma noi, anche qui, avevamo urgenza di comunicare.C’è di peggio. Può accadere che “non c’è campo”, ma è proprio

qui che il Cielo fa la differenza. La comunicazione di Dio non hainterruzioni, è sempre aperta, sempre connessa, sempre accessi-bile, sempre, sorprendentemente, esposta all’ascolto, all’acco-glienza, al futuro della terra.

Il Cielo non ci da mai il “segnale debole o assente”.Fermarci a parlare con Dio, lamentarci anche, così come ci si la-

menta in famiglia, per paura, per amore, per rabbia, e, però, diresempre grazie, giurando che Egli è con noi, in noi, sa tutto di noi,ha appeso la nostra voce all’amplificazione del Suo cuore!

NINO BARRACO

Qualcuno risponde

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S. Giuseppe Cafasso

“Purtroppo, essendo difficile portare al tribunale di Dio intatte le altre virtù, la speranza,

la confidenza almeno portiamola tutta„.

(S. Giuseppe Cafasso)

“Vi dirò che non deve far meraviglia che si viva male mentre si speracosì poco: quand’è che un lavoratore si mette davvero al lavoro, e sten-ta, e suda, e fatica, e niente lo ferma e lo trattiene? Quando spera unagran paga; quand’è che un contadino si da come disperato ai lavori deicampi, e teme nè freddo, nè caldo, nè vento, nè pioggia? Quando spe-ra di fare una buona raccolta. Togliete all’artista, al contadino questasperanza, e fate che vi pensi, o la calcoli per niente o per poco: vedretequegli uomini “cangiati”; non son più quei di prima, ma deboli, fiacchi,e quello che facevano in un’ora, adesso vi vuole una giornata; e da checosa proviene? La ragione è chiara: l’uomo tanto fa quanto spera; pri-ma speravano molto, e adesso che sperano meno, fanno parimenti dimeno. La speranza è quella che in tutte le cose dà la vita e la forza, cosìnelle cose temporali, e così parimenti nelle cose spirituali”.

“Fa meraviglia veramente, e per una parte fa compassione, a conside-rare che nella maggior parte della gente vi regna così poca speranza

Vivere lasperanza

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d’andar in Paradiso. Si sentono alle volte persone anche buone a dire:Oh!..... è bello il Paradiso, lo sappiamo, ma ci vuole altri che noi ad arri-varvi! Oh, per me, dice un altro, devo essere contento di guardarlo ilParadiso; i pari miei non vi vanno. Tutti poi dicono con voce comune:Chi sa, chi sa se mi salverò! Sento che se ne salvano tanto pochi!

— Ma e perchè, mia cara gente, sì poca fede? perchè tanti chi sa? For-se che Iddio voglia mancar di parola, forse che il Paradiso l’abbia creatosolamente per mostrarcelo, per farci sapere che vi è? Oh! cosa dite? Id-dio ci vuole tutti in Paradiso, ma tutti senza eccezione, senza riserva; viadunque tutte queste paure, che non sono altro che tentazioni”.

“Che bel cuore è mai quello del nostro Signore; un cuore nè più bello,nè migliore non si trova nè in cielo nè in terra”.

“Considereremo un Dio padre, ma un padre così raro e singolare, chenon solo non ha pari nè in cielo nè in terra, ma nemmeno sarà possibileidearcene un altro migliore, più tenero, più paziente, più affezionato, e,quello che è più, verso chi meno li meriterebbe che è il peccatore; edeccovi le tre qualità che formano il carattere di questo buon padre:

— un padre cioè chevuole perdonare;

— non solo vuole, si esi-bisce, ci invita e ci cercaper darci il perdono;

— e non basta ancora:ma un padre che nonsolo vuole, desidera, e ciinvita per perdonarci,ma di più si compiace,giubila, e gode nell’ac-cordarci il perdono”.

“Non contento di dartempo al peccatore, diaspettarlo a penitenza,come se fosse ancor po-co, come se non potessevivere senza rivederlo,senza abbracciarlo, neva in cerca, lo chiama, lo

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L’Amore Misericordioso - marzo 2017 29

invita a ritornare alle sue braccia: par possibile che un Dio d’infinitamaestà voglia abbassarsi a tanto di mostrarsi così affezionato, così pre-muroso per la salute di un povero peccatore? E dove è quel sovrano,per buono che possiate immaginarlo, il quale se offeso le ripetute volteda un suddito, tanto più se di povera famiglia, voglia ancora continuarea mostrarglisi così affezionato da farsi vedere inquieto, finchè non ab-bia la sorte di rivederlo; e perché ritarda lo voglia persino mandare acercare, ad invitare alla reggia, per avere il piacere di averlo in sua com-pagnia ed abbracciarlo? Oh! non se ne ha esempio: sarà già molto cheegli si trattenga dal castigarlo.

Il padre stesso del figliuol prodigo, benché per altro così affezionato alsuo figlio, così addolorato per la sua partenza, pure non troviamo chemandasse gente in cerca di lui ad invitarlo a ritornare e tanto meno cheandasse egli in persona; solamente troviamo che desiderava, sospiravache ritornasse.

Ma dove non arrivano gli uomini arriva bene Iddio; e mai, non mi avan-zerei a dir tanto, se egli stesso non si fosse di propria bocca qualificato

per quale sono per dirvi. Si èparagonato a quella donna delVangelo, che avendo perdutouna moneta, mette sossopra lacasa per cercarla, nè più man-gia, nè più riposa ma tutta afflit-ta e conturbata la va cercandoper ogni angolo, e più non si dapace, nè requie finché abbiaavuto la fortuna di trovarla.

Vorreste credere, se io solo ve lodicessi, che un Dio voglia pren-dersi tanta pena per un peccato-re che lo lascia, per un’animache perde per mezzo della col-pa, che non si dia più, per cosìdire, nè pace, nè riposo, finchèse la vede tornare ai suoi piedi eche arrivi da usare tante indu-strie per trovarla?”

Da «Prediche scelte di S. Giuseppe Cafasso»a cura di G. Barra - Borla Editore, Torino.

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Il comandamento di non uccidere pri-ma ancora di essere scritto nelle ta-vole della legge era stato scolpito nel

cuore umano, nella coscienza indivi-duale. È stata la voce della coscienzache rimproverava Caino di essere unassassino per aver ucciso il proprio fra-tello Abele. Propriamente perché Dioha inserito nel cuore dell’uomo tuttol’ordine delle verità che condiziona ilbene e l’ordine morale e sta alla basedella dignità dell’uomo, creato a im-magine e somiglianza di Dio. Da lì:“Nessuno tocchi Caino”: “il Signoreimpose a Caino un segno perché nonlo colpisce chiunque l’avesse incontra-to” (Gn 4,15).Al centro di questo ordine sta propria-mente questo comandamento: nonuccidere. Con ciò si afferma il diritto diogni uomo alla vita, dal primo atto diconcepimento al suo naturale tramon-to. La vita umana è qualcosa di sacro.

Viene da Dio e appartiene a Dio, èqualcosa di prezioso poiché è il piùgrande dono che Dio ha fatto all’uo-mo qui in terra.Ma vediamo più in particolare il suo si-gnificato originario.Per il popolo d’Israele uccidere in guer-ra era qualcosa di ovvio e non costitui-va problema. Fuori da questo contestoquando, invece, qualcuno uccideva unaltro, questi doveva immediatamentesubire la stessa pena, proprio per ren-dere giustizia alla vita. Questo coman-damento “non uccidere” (“rasah”)condanna ciò che noi chiamiamo as-sassinio o omicidio, cioè la morte di unmembro della comunità eseguita fuoridel quadro comunitario o legale. Que-sto comandamento per gli ebrei signi-ficava, quindi, di non commettere as-sassinio per proteggere la vita umana,soprattutto le persone indifese; affer-ma il diritto di ogni uomo alla vita.

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Sac. Angelo Spilla

I COMANDAMENTI (6)Non uccidere

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Ma vediamo l’attualità di questo co-mandamento soprattutto alla luce delVangelo. Gesù nel Discorso della mon-tagna amplierà l’ambito del quinto co-mandamento a tutte le azioni controil prossimo, generate dall’odio o dallavendetta. Gesù dice:”Avete inteso chefu detto agli antichi: Non uccidere; chiavrà ucciso sarà sottoposto a giudizio.Ma io vi dico: Chiunque si adira con ilproprio fratello, sarà sottoposto a giu-dizio” (Mt 5, 21-22). E poi ancora, Ge-sù non abolisce questo comandamen-to ma ne mette in luce il significato piùprofondo: “Avete inteso che fu detto:Occhio per occhio dente per dente.Ma io vi dico di non opporvi al malva-gio, anzi se uno ti percuote la guanciadestra, tu porgigli anche l’altra”(Mt5,38-39). Così pure intende garantireil diritto e la di-gnità di ognipersona tantodal vietarci di di-re al fratellofin’anche stupi-do o pazzo, per-ché avrebbe l’ef-fetto di renderloridicolo o diescluderlo dallapartecipazionepiena alla vitadella comunità.Tutto questo uc-cide l’altro per-ché lo esclude elo rifiuta.Come interpre-tare, dunque, inquesto nostrotempo il quintocomandamen-

to? Dobbiamo riconoscere che va sen-z’altro e innanzitutto riferito ai temiscottanti della pena di morte, dellaguerra, dell’omicidio, dell’aborto edell’eutanasia. È proprio la vita dei piùdeboli che Dio vuole garantire.Nessuno ha il diritto di uccidere il pro-prio fratello, a meno che non si verifi-chi una grave situazione di legittimadifesa. San Tommaso d’Aquino ce neoffre una giusta interpretazione a que-sto proposito: “Se per difendersi siesercita una violenza più grande delnecessario, questo sarà illecito…L’azione del difendersi può causare unduplice affetto: l’uno è la conservazio-ne della propria vita, l’altro la mortedell’aggressore. Il primo soltanto è vo-luto, il secondo non lo è ”(SummaTheologiae, II-II,64,7). La legittimità di

questa tutela siestende pure insituazioni ec ce -zionali quando siricorre alla forzaper la difesa deidiritti dei debolie non per au-mentare odio einimicizia, quan-to piuttosto perestinguerle.Soffre il nostrocuore, intanto,nel vedere scena-ri di morte. An-che il nostro se-colo è gravatodalla morte dimilioni innocenti.Non rimandiamoil ricordo sola-mente alle guer-

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re sante, ai bombardamenti, ai campidi concentramento e alle massicce de-portazioni delle popolazioni. Quanti de-litti ancora oggi vengono compiuti conimmediata crudeltà, preparati a volteda interi piani di odio razziale ed etni-co! A questo cimitero di vittime di cru-deltà oggi si aggiunge ancora un altrogrande cimitero: gli attentati terroristici,i non sopravvissuti nei viaggi disperatidella morte, le uccisioni a intere popo-lazioni per condizione religiosa, politicao sociale.Non uccidere, e comunque in nome dinessun Dio. Quanti trafficanti di morteci sono oggi! Assistiamo a tanti omicidi.Non dimentichiamo ciò che ci inse-gna il Catechismodella Chie-

sa Cat-tolica:

è pecca-to gravel’aborto;

è peccatocontro la vita anchel’eutanasia, quando sipone fine a una vita fragilee debole; è peccato grave com-mettere un omicidio diretto e volonta-rio o collaborare ad esso, è peccatograve anche il suicidio. Spesso peròquest’ultimo è frutto di una condizionedi grave sofferenza psichica e non è inalcun modo disprezzo per la vita.

Sappiamo, anche, che non si uccidesolo fisicamente. Si può “uccidere”anche con la lingua, infamando ilbuon nome del fratello o esprimendogiudizi avventati.Il Concilio Vaticano II ci ricorda che sipuò essere omicida per inerzia, peromissione e per proprio egoismo:”Difronte al numero tanto grande di affa-mati in tutto il mondo, il Concilio insi-ste verso tutti, e specialmente verso leautorità, perché ricordino questa pa-rola dei Padri: Dà da mangiare a chimuore di fame, perché se non dai damangiare, lo hai ucciso”(GS 69,1).Vogliamo vivere bene questo quintocomandamento? Trasferiamolo in

comportamenti positivi:proteggi la vita,proteggi la salu-te, rispetta la di-gnità di ogni

persona, a pre-scindere dalla suarazza o religione, di

età o di intelli-genza, dallo sta-

to di salute odi malattia.

Accogliogni

uomo co-me dono di Dio, unico e irripetibile.Amiamo la vita cominciandola a ri-spettare in noi e negli altri. L’amore èpiù forte della morte.

L’Amore Misericordioso - marzo 201732

s t u d i

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Solo infatti Colui che è l’Unigenitodel Padre e il Verbo fatto carne «pienodi grazia e di verità», essendosi avvicina-to agli uomini, oppressi da innumerevolipeccati e miserie, poté far scaturire dallasua umana natura, unita ipostaticamente alla sua Divina Persona,«una sorgente di acqua viva», che irrigasse copiosamente l’arida ter-ra dell’umanità e la trasformasse in giardino fiorente e fruttifero.

È nel profeta Geremia che si ha un lontano presagio di questostupendo prodigio, che sarebbe stato l’effetto del misericordiosissi-mo ed eterno amore di Dio: «D’un amore eterno ti ho amato e per-ciò ti ho tirato a me pieno di compassione ...

Inoltre il Mistero della Redenzione è un mistero di amore miseri-cordioso dell’Augusta Trinità e del Redentore divino verso l’interaumanità, poiché questa essendo del tutto incapace di offrire a Diouna soddisfazione condegna per i propri delitti, Cristo, mediante leinscrutabili ricchezze di meriti, che si acquistò con l’effusione delsuo preziosissimo Sangue, potè ristabilire e perfezionare quel pattodi amicizia tra Dio e gli uomini.Il Signore — mostrando il suo Cuore Sacratissimo — in modo straor-dinario e singolare si degnò si attrarre le menti degli uomini allacontemplazione e alla venerazione dell’amore misericordiosissimodi Dio per il genere umano.

“COME IL PADRE DEL PRODIGO”“Se aveste invece sventuratamente perduto la grazia, rientrate pureallora lealmente in voi, vi troverete Iddio presente come un giudice,ma giudice misericordioso e pronto a perdonare; o, meglio ancora,come il Padre del prodigo, che vi aprirà le braccia e il cuore, purchèvi presentiate pentiti, confessando — Padre, ho peccato contro ilcielo e contro di te (cfr. Luc. 15,20-21))”.

Pio XII — ATTI E DISCORSI — VOL. IIpag. 136 — Ed. Paoline)

Dalla Enciclica

“Haurietis aquas,,di PIO XIIdel 15 maggio 1956

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Nel messaggio della Quaresima di quest’anno, Papa Francesco prende lo spuntodalla parabola raccontata nel vangelo della misericordia, quella di Lazzaro in Lc16,19-31. Una parabola dove il Maestro di Nazareth lascia intuire ai discepoli

tutta la serietà con cui occorre assumersi le radicali esigenze del Regno. Nel raccontoevangelico, difatti, il ricco epulone tocca con mano il frutto di scelte negative operate du-rante la sua vita: l’incapacità di vedere Lazzaro e l’indifferenza di non accorgersi delle suenecessità per condividere con lui i propri beni.“L’altro è un dono” e “il peccato ci acceca”: Francesco sintetizza così l’insegnamento di Ge-sù. Sono parole che esprimono bene il significato che anche noi dobbiamo dare alla nostraQuaresima: è iniziato un nuovo tempo liturgico in cui – per prepararci alla celebrazione del-la grande Pasqua annuale – tante volte risuona la parola conversione.Convertirci vuol dire prendere visione della nostra vita, esaminarla alla luce del vangelosmascherandone vuoti e ombre, renderci consapevoli della nostra lontananza da Dio e delbisogno che abbiamo della sua compagnia; significa operare una metánoia, un mutamentonel modo di pensare e di intendere la nostra relazione con Dio e con l’altro che chiede aiuto,che viene incontro con la sua presenza ferita. La conversione tocca anche e soprattutto ilnostro essere e, in tal senso, non dipende soltanto dal nostro impegno ma è dono di Dio. “Con la ‘Parola’ di cui ci fa ‘dono’, come scrive Papa Francesco, il Signore interpella la nostracoscienza: è Lui che ci fa sperimentare la nostalgia della casa paterna, è ancora Lui che per primosi mette in cammino verso di noi, ci corre incontro e viene a stringerci a Sé. Lontani da Lui anchenoi siamo smarriti, anche noi sentiamo il desiderio di ritrovare la nostra identità di figli, di ri-tornare nella casa del Padre. Ma possiamo cercare e trovare la via del ritorno solo perché è il Padreche si mette a cercarci e finalmente ci incontra. Il nostro esserci perduti si trasforma, così, nell’essere

Voce del SantuarioVoce del Santuario

P. Ireneo Martín fam

Febbraio 2017

Quaresima 2017Messaggio di Papa Francesco

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DAL SANTUARIO DI COLLEVALENZADAL SANTUARIO DI COLLEVALENZA

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ritrovati da Lui. E la nostra Quaresima puòdiventare, spiega papa Francesco nel suomessaggio, un “nuovo inizio”.

Festa della Beata Speranza di Gesù

Nella terza Festa liturgica della Beata Ma-dre Speranza e nel 34° Anniversario dallasua morte le giornate dedicate a tale even-to, 4-8 febbraio, hanno avuto come tema:“Madre Speranza e il suo messaggio”. Ecco losvolgimento dei vari festeggiamenti: Sabato 4 febbraio: ore 10,00 saluto deidue Superiori generali, P. Aurelio PérezFAM e M. Speranza Montec chiani EAMcui ha fatto seguito la presentazione di Te-stimoni oculari raccontano Madre Speranza...guidata da Marina Berardi. Ore 12,00 S.Messa del Pellegrino presieduta da Mons.Lorenzo Chiarinelli, Vescovo emerito diViterbo e ore 15,30 Liturgia delle Acque.Alle ore 17,30 Celebrazione Eucaristicapresieduta da Mons. Benedetto Tuzia,Vescovo di Orvieto-Todi.

Concerto dell’Odicòn Vocal Quartet

Sabato 4, Concerto al Santuario dell’ODI-CòN VOCAL QUARTET di Perugia inomaggio alla Beata Speranza di Gesù. Nel-la S. Messa delle ore 17,30 il Quartetto haeseguito la Missa Syllabica di Arvo Pärtper Quattro voci e Organo. Alle ore 21,30sono stati eseguiti i seguenti brani: Canta-ta BWV 63 per Quattro voci e Organo diJohann Sebastian Bach e il Magnificat perCinque voci e Organo di Johann Kuhnau.All’inizio del concerto P. Ireneo Martìn hapresentato il Quartetto composto da MariaGrazia Pittavini soprano, Francesca Liset-to contralto, Francesco Marcacci tenore,Alessandro Avona basso con la collabora-zione del soprano Letizia Pellegrino. Al-l’organo Jacopo Zembi. Ha avuto parole en-

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Marina Berardi presenta: Testimonioculari raccontano Madre Speranza..

Concerto dell’Odicòn Vocal Quartet

Da Anguillara (RO)

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comiabili per tutti e fatto un ringraziamen-to speciale a chi ha preso l’iniziativa: la so-prano Maria Grazia Pittavini che unita-mente al Quartetto l’ha portata avanti conpassione e dedizione.

Domenica 5 febbraio

Alle ore 09,30, all’interno delle giornate inonore della Beata Madre Speranza di Gesù,salutato da P.Aurelio Perez, superiore ge-nerale dei Figli dell’Amore Misericordio-so, il Card. Cristoph Schönborn, Arcive-scovo di Vienna, nel salone Giovanni PaoloII ha ha tenuto una conferenza sul tema“Misericordia e anti-misericordia nel mondo”.Alle ore 11.30 solenne Celebrazione Euca-ristica presieduta da S. Em. il CardinalSchönborn, animata dalla Corale “MadreSperanza”. Il Cardinale ha sostato in pre-ghiera alla tomba della Madre e nella Cap-pella del Crocifisso. Alle ore 17,30 la Celebrazione Eucaristicaè stata presieduta da Mons. DomenicoCancian, Vescovo di Città di Castello. Pa-dre Domenico FAM, essendo di casa, comegli è abituale, ha parlato della Madre inmodo confidenziale e commosso avendoavuto il dono di conoscerla di persona.

Mercoledì 8 febbraio

Martedì 7 ore 21,30, c’è stato un momentodi preghiera davanti alla tomba dell’amataMadre Speranza con lo sguardo fisso inGesù e Maria, innalzando lodi di ringra-ziamento a Dio Padre Amore Misericor-dioso. Abbiamo pregato il Trisagio allaSantissima Trinità intercalando la Paroladi Dio, gli scritti di Papa Francesco e diMadre Speranza. La Madre pregava il Trisagio tutti i giornisupplicando la SS. Trinità di liberarci nonsolo dalle tempeste, dai terremoti ma anche

Conferenza del Cardinale Schönborn

Celebrazione presieduta dal Card. Schönborn

Celebrazione presieduta da Mons. DomenicoCancian

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dalle tempeste del cuore e della mente cheseminano divisioni nella società e nel mon-do in cui viviamo. Abbiamo pregato per tut-te le nostre intenzioni in modo speciale per-ché Il Signore ci liberi dai terremoti, chestanno segnando il cammino di tanti nostrifratelli e sorelle e faccia sentire loro la no-stra solidarietà e condivisione. Alle ore 08,00 S. Messa del pio transito del-la Beata Speranza di Gesù in Cripta; ci sia-mo ritrovati intorno all’altare figlie, figli,laici e tanti pellegrini per la Concelebrazio-ne Eucaristica presieduta da P. Aurelio Pé-rez, Superiore generale FAM.Alle ore 17.00 Celebrazione Eucaristicapresieduta da P. Ireneo Martín FAM. Contale Celebrazione si sono conclusi i giorni dipreghiera e di lode al Signore per la festa li-turgica della Beata Madre Speranza. Ritro-varsi intorno alla sua Tomba, ascoltare letestimonianza di chi ha avuto il dono di vi-vere accanto a lei, meditare sul suo messag-gio profetico ci è stato di aiuto e di impulsoper impegnarci sempre più a diffondere laMisericordia del Padre attraverso la figuradi questa grande donna che con tanta fede siè lasciata guidare dal Buon Gesù.

Incontro di Famiglia (EAM-FAM)

Dal 20 al 22 febbraio 2017 si è celebrato iltradizionale incontro EAM-FAM di supe-riori/re e formatori/trici dell’area europeasul tema: “Il servizio del discernimento in or-dine alla missione”. Il primo giorno P. Fer-nando Mendoza SJ ha illustrato con moltasaggezza ed esperienza ignaziana tale te-ma. Ne è seguito un dialogo di ulterioreapprofondimento con il relatore. Il 22 febbraio nella mattinata i due Superiorigenerali, M. Speranza Montecchiani e P.Aurelio Pérez, hanno parlato sul tema deldiscernimento “Para que aprendan a ser pa-dres y madres” (Madre Speranza). Ci sono sta-

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8 febbraio, Celebrazione Eucaristicapresieduta da P. Aurelio Pérez

Incontro di superiori/re e formatori/triciEAM-FAM

7 febbraio, veglia di preghiera sullatomba della Madre

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te poi testimonianze e verifiche per gruppisu come il discernimento interpella noi Fa-miglia dell’Amore Misericordioso e come ciprepariamo ad affrontarlo nella vita comuni-taria e nella pastorale vocazionale. L’incon-tro si è svolto in un clima di famiglia.

Mostra fotografica sull’enciclica“Laudato Si’”

Dal 17 al 28 febbraio le ACLI di Perugiahanno promosso nel Santuario una mostrasull’enciclica papale “Laudato si’”. Unaesposizione fotografica con trenta eloquen-ti immagini inedite, affiancate ad altrettan-ti estratti documentali, proposte da tre gio-vani artiste a marchio Artenatura. “Lauda-to si’, mi’ Signore», cantava Francescod’Assisi. Questo cantico ci ricorda che lanostra casa comune è anche una sorella conla quale condividiamo l’esistenza e che, co-me una madre, ci accoglie tra le sue brac-cia. Laura, Francesca ed Eleonora, a parti-re da tre diverse professioni, hanno realiz-zato scatti che emozionano, offrono allospettatore attento la possibilità di immer-

Esercizi spirituali delle EAM predicati daMons. Lorenzo Chiarinelli

Raduno giovani Amore Misericordioso con il Cardinal Schömborn

Da Cortona e Castiglion Fiorentino

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gersi nella sensibilità altrui con profondadelicatezza. L’uomo è ospite del fazzolettodi terra che abita e non proprietario. La sfi-da è quella di proteggere la nostra casa co-mune, unire tutta la famiglia umana nellaricerca di uno sviluppo sostenibile e inte-grale, consapevoli che cambiare le cose èpossibile. Papa Francesco, attraverso l’Enciclica“Laudato si’” (24-05-2015) ci invita ad unaattenta riflessione sulla necessaria conver-sione alla sostenibilità dello sviluppo uma-no, criticando il paradigma tecnocratico einvitando a nuovi stili di vita. Lo stesso Papa Francesco suggerisce la ne-cessità di un imperativo: “AMA LA MA-DRE TERRA”. Con questo auspicio, difronte a questa mostra, ci auguriamo dinon restare indifferenti.

Uomini e donne di Dio nell’immaginario cinematografico

Nel Cinema Jacopone a Todi e nell’Audito-rium Giovanni Paolo II a Collevalenza daFebbraio a maggio 2017 ci sarà una rasse-gna di film che vuole offrire uno sguardonuovo sulla figura del sacerdote “donostraordinario per il popolo di Dio: da cono-scere, amare e ringraziare” parola di Mons.Benedetto Tuzia.“Il mondo di oggi reclama sacerdoti santi!Soltanto un sacerdote santo può diventare,in un mondo sempre più secolarizzato, untestimone trasparente di Cristo e del suoVangelo… Gli uomini, soprattutto i giova-ni, aspettano una tale guida. Il sacerdotepuò essere guida e maestro nella misura incui diventa un autentico testimone!”. Que-sta citazione tratta da Dono e Mistero diGiovanni Paolo II è lo spunto che ha ispi-rato gli Amici del Cineforum di Todi a pro-porre questa rassegna – patrocinata dallaDiocesi di Orvieto/Todi, dal Santuario

dell’Amore Misericordioso di Collevalenzae dal Comune di Todi – che verrà propostada febbraio a maggio 2017.In fondo, lo sottolinea anche Papa France-sco : “Questo io vi chiedo: siate pastori con

Da Colfiorito e Assisi

Da Firenze

Da Roma

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l’odore delle pecore”. Dunque, il sacerdotedeve avere addosso l’odore delle anime chepascola. Con in più, l’aggiunta di un’altrafragranza: l’olio di Cristo, l’Unto di Diovenuto a cospargere l’umanità di questasua sostanza divina. “Il buon sacerdote, –afferma il Papa – si riconosce da come vie-ne unto il suo popolo; questa – dice – è unaprova chiara” (Messa Crismale del 28 mar-zo 2013).

Gruppi

Anzio (RM), Brindisi, Cagliari, Cerveteri,Cesenatico (FC), Fabriano, Fermo, Firenze,Guidonia, Isola della Scala, Merlara (PD),Napoli, Parma, Perugia, Prato, Ravenna,Roma , Ronco, Sacile (PD), Spinaceto ,Svizzera, UNITALSI Todi, Velletri, Vero-na, Spagna, Pisa, Prato, Città di Castello,Caserta, Loreto, Terni, Macerata, ReggioEmilia, Rimini, Pesaro, Spoleto, Foligno,Messina, Cagliari, Nettuno, Lavinio, Cor-tona, Arezzo, Colfiorito, Castiglion Fio-rentino.

Da Prato, Cavalieri di Maria

Dott. Arch. Daniela RosatiDa Morrovalle

Dalla Calabria, matrimonio Diamante-Scalea, amici del Santuario

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S E R V I Z I D I P U L L M A NPER Collevalenzada Roma Staz. Tiburtina 7,00 Ditta Sulga ferialeda Roma Staz. Tiburtina 8,15 Ditta Sulga festivo

da Roma Staz. Tiburtina 14,00 Ditta Sulga ferialeDitta Sulga - Fermata a Todi Pian di Porto festivo

da Roma Staz. Tiburtina 16,00 Ditta Sulga - Fermata al Bivio paese Collevalenza ferialeda Fiumicino 16,30 Ditta Sulga - Fermata a Todi Pian di Porto festivoda Fiumicino 17,00 Ditta Sulga - Fermata a Todi Pian di Porto ferialeda Napoli 8,15 Ditta Sulga - a richiesta - su Prenotazio ne* giornalieroda Pompei 7,15 Ditta Sulga - a richiesta - su Prenotazio ne* giornalieroda Roma Staz. Tiburtina 18,00 Ditta Sulga - Fermata a Todi Pian di Porto festivoda Roma Staz. Tiburtina 18,30 Ditta Sulga -Fermata a Todi Pian di Porto feriale

DA Collevalenzaper Roma Staz. Tiburtina 7,40 Dal bivio paese Collevalenza ferialeper Roma Staz. Tiburtina 14,45 Dal Centro informazioni - Fermata a richiesta - Prenotazio ne* ferialeper Roma Staz. Tiburtina 15,20 Dal Centro informazioni - Fermata a richiesta - Prenotazione * festivoper Napoli - Pompei 14,45 FERIALI (Navetta)

15,20 FESTIVI (Pullman di linea) ( ) giornaliero

per Roma - Fiumicino 8,10 Da Todi Pian di Porto festivoper Roma - Fiumicino 8,40 Da Todi Pian di Porto ferialeper Roma - Fiumicino 9,10 Da Todi Pian di Porto festivoper Roma - Fiumicino 9,40 Da Todi Pian di Porto feriale

* Le prenotazioni vanno effettuate al n. verde 800.099661 entrol’ultimo giorno feriale antecedente la parten za (entro le 19.00)

Dal Centro informazioni - Fermata a richiesta - Preno tazione*

2017 iniziative a Collevalenza

31 m

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24 - 25 marzo Incontro CESAM

28 Marzo - 1 Aprile Corso Biblico per Laici

31 maggio Anniversario Beatificazione di Madre Speranza

8 giugno Giornata di santificazioneSaerdotale

19-23 giugno Esercizi Spirituali per Sacerdoti Diocesani

23 giugno Raduno ragazzi e Festa dellaFamiglia

6 - 9 Luglio Esercizi Spirituali per Laici

15 agosto 50° anniversario inaugurazioneCasa del Pellegrino

28 Agosto - 1 Sett. Esercizi Spirituali per SacerdotiDiocesani

24 settembre Festa del Santuariodell’Amore Misericordioso

20 - 22 ottobre Convegno ALAM Nazionale

13 - Novembre Esercizi Spirituali per SacerdotiDiocesani

18 - 19 Novembre Seminario CESAM

20 - 24 Novembre Convegno CISM

ESERCIZI SPIRITUALICORSI PER SACERDOTI Esercizi Spirituali 2017

CORSI PER SACERDOTI 19-23 GIUGNOGuida: Mons. LorenzoChiarinelli (Vescovo emerito diViterbo) Tema: “... perché so che tu sei unDio misericordioso...” (Giona 4,2)

28 AGOSTO 1 SETTEMBRE:Guida: Don Rocco D’Ambrosio(Docente Pontificia Università diRoma)Tema: Dall’umanità sacerdotale alministero dell’Ordine Sacro delsacerdote: tra spiritualità e azionepastorale/sociale

13-17 NOVEMBRE:Guida: Mons. Luigi Mansi(Vescovo di Andria)Tema: I SALMI DELLA LITURGIADELLE ORE: voce del mondo chesale al Padre attraverso la voce diCristo e della Chiesa

8 GIUGNOGiornata di SantificazioneSacerdotaleLuogo: Santuario dell’AmoreMisericordioso- Collevalenza

***CORSO PER LAICI6-9 LUGLIOGuida: D. Giuseppe Alessi,SDFAM (Caltanissetta)Tema: Il viaggio spirituale: “Beatochi trova in Te la sua forza e decidenel suo cuore il santo viaggio”(Salmo 83)

***CORSI PER GIOVANI22-25 APRILETema: Riconciliarsi con gli altri03-06 AGOSTOTema: Riconciliarsi con Dio

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CELEBRAZIONI FESTIVE:

Mattino - S. Messe 06,30 - 08,00 - 09,00 - 10,00 - 11,30

Pomeriggio - S. MesseOra solare 16,00 - 17,30Ora legale 17,00 - 18,30

Ore 17,30 - S. Messa Festiva il Sa-bato e vigilie di feste;

Dalle 17,00 alle 19,00 (Cappella del Crocifisso)Adorazione, Rosario, Vespri e Be-nedizione Eucaristica.

CELEBRAZIONI FERIALI:06,30 - 07,30 - 10,00 - 17,00 S. Messa18,30 Vespri, Rosario, Novena

LITURGIA DELLE ACQUE:(prima del bagno nelle Piscine)Lunedì - ore 10,00 (tutti i mesi dell’anno)Giovedì - ore 15,30 (da Marzo a Ottobre)Sabato - ore 15,30 (tutti i mesi dell’anno)

(Non si effettua se i giorni coincidono con una festività)

SALA RICORDI E PRESEPIO:

Dalle 08,30 alle 12,30 - Dalle 15,00 alle 18,30

IL GIORNO 8 DI OGNI MESE:ricordiamo Madre Speranza insiemeai Confratelli, Consorelle e Bene fat- tori defunti soprattutto nelle SS.Messe delle ore 06,30 e 17,00.

ATTIVITÀ:Nel Santuario viene particolarmente

curato:• il ministero delle Confessioni;• il lavoro con i Sacerdoti;• la Pastorale Familiare• la Pastorale Giovanile

Orari e Attività del Santuario

Orari e Attività del Santuario

L'AMORE MISERICORDIOSO Sped. A.P. art. 2 comma 20/C - Legge 662/96 - Filiale PerugiaMensile - N. 3 - MARZO 2017 TAXE PAYÉ - Bureau Postal di Collevalenza (Perugia - Italy)Edizioni L'Amore Misericordioso TASSA PAGATA - Ufficio postale di Collevalenza (Perugia - Italia)

Come arrivare a COLLEVALENZA

Dall’autostrada del Sole:per chi viene da NORD: uscire al Casello di VALDICHIANA e prose-

guire per Perugia, Ponte San Giovanni, Todi, Collevalenza;per chi viene da SUD: uscire al Casello di ORTE e proseguire (sulla

linea di Perugia) per Sangemini, Acquasparta, Collevalenza.

Con il pullman:Vedi orari sullo specchietto “SERVIZI DI PULLMAN” sulla pagina

precedente (III di Copertina)

In trenola rete delle Ferrovie dello Stato è collegata con la rete ferroviariadella Centrale Umbra: Sansepolcro – Terni.

SANTUARIO AMORE MISERICORDIOSO - COLLEVALENZASito Internet http://www.collevalenza.itCentralino Telefonico 075-8958.1Conto Corrente Postale 11819067

CENTRO INFORMAZIONITel.: 075-895 82 82 - Fax: 075-895 82 83E-mail: [email protected]

TELEFONI – FAX – E-MAIL delle diverse Attività del Santuario:– CASA del PELLEGRINO - Per prenotazioni soggiorno o per Convegni

Tel.: 075-8958.1 - Fax: 075-8958.228E-mail: [email protected]

– ATTIVITÀ GIOVANILE VOCAZIONALE - Per Ritiri, Esercizi, Campi-ScuolaTel.: 075-8958.209 - Fax: 075-8958.291E-mail: [email protected] - http://www.giovaniamoremisericordioso.it

– POSTULAZIONE CAUSA DI CANONIZZAZIONE DI MADRE SPERANZATel.: 075-8958.1 - Fax: 075-8958.275 - E-mail: [email protected]

Accoglienza dei sacerdoti diocesani a Collevalenza:1. Presso la Comunità FAM del Santuario, per i sacerdoti che vogliono trascorrere qualche

giorno in comunità (referente il Superiore della Comunità del Santuario).2. Presso la Comunità di Accoglienza sacerdotale dei FAM, per i sacerdoti diocesani anziani,

in modo residenziale (referente il Superiore della Comunità di Accoglienza).