Strumenti per studiare con efficacia

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Istituto di psicologia del benessere Via Pioppa 312a, Ferrara 0532 65082 - fax 0532 65266 Email: [email protected] www.psicologiadelbenessere.it Memoria e apprendimento strumenti per studiare con efficacia a cura di Leonardo Milani

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tecniche di studio e memorizzazione

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Memoria e apprendimento 1

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Memoria e apprendimentostrumenti per studiare con efficacia

a cura diLeonardo Milani

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Il testo è stato liberamente tratto dalle se-guenti pubblicazioni:• Apprendere ad apprendere,Luisa Barausse, Tizioana Pettenuzzo, StudioCentro Formazione, Collana scuola n.1, 1993• I segreti della mente,

Bruno Levy, Emile Servan-Schreiber,Le Scienze, American Scientific, 1998

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PREMESSA

La memoria è una delle facoltà menta-li più importanti per l’essere umano.

Senza la memoria non si potrebbeimparare dall’esperienza e non potremmosviluppare il linguaggio; in effetti avrem-mo difficoltà in qualunque attività intel-lettiva. Senza esperienze e linguaggio lavita sarebbe davvero inutile.

Tuttavia molte persone si accontentanodella propria scarsa memoria e spesso sisente dire: “Ho una cattiva memoria”.

Questo accade specialmente quandosi tratta di ricordare nomi, date, luoghi di

incontri o semplicementequando si deve ricordare illuogo si è depositata unacerta cosa. E sembra che sisia disposti più a passare iltempo a cercare frenetica-mente di ritrovare un ogget-to piuttosto che dedicare unpo’ di tempo al migliora-mento della memoria.

Tutti possiedono un gran-de potenziale, relativamen-te alla memoria, ma pur-

troppo non viene sfruttato a fondo, unpo’ per pigrizia un po’ perché alcunepersone considerano la memoria comeun bene immutabile: o c’è o non c’è.Invece la memoria, così come altre fa-coltà mentali, è qualcosa che miglioracon il tempo e l’esercizio.

Per usare adeguatamente la memoriaè necessario sapere come funziona, an-che se nemmeno gli scienziati che sioccupano del cervello sanno proprio tut-to, ciò nonostante hanno scoperto molteinformazioni utili che si possono utiliz-zare per migliorarla.

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MEMORIA E CERVELLO

Come funziona il nostro cervello?Non è facile rispondere a questa do-

manda e forse la ricerca scientifica im-piegherà ancora molti anni prima di com-prendere a fondo certi fenomeni, peròalcuni meccanismi sono stati capiti.

L’origine delle connessioni cerebraliCosa è successo nel cervello di un

nostro progenitore quando, per la primavolta nella storia, ha raccolto un sassoper schiacciare una noce?

Utilizziamo la creatività, per capirequesto. La creatività è una delle attivitàpiù complessa del cervello. Essa è capa-ce di creare immagini mai viste mettendoinsieme i “pezzi” di cose che abbiamovisto davvero.

Consiste quindi nel mettere in relazio-ne due o più cose che fino a quel puntoerano separate.

Nel cervello del progenitore si tro-vano un numero enorme di elementi,immagini, eventi e ricordi; nel caso delsasso e della noce non c’è ancora nessuncollegamento che li unisce, non c’è alcunrapporto. Improvvisamente queste im-magini separate vengono collegate, sisviluppa un flusso che crea un legame trauna cellula e l’altra. Questo collegamen-to costituisce ciò che chiamiamo “ideabrillante”, anche se ancora non esistenella realtà. Il cervello dopo aver messoin relazione tra loro queste due immaginiinvia un comando alle mani e diventaoperativo: la noce si rompe.

Da questo momento nella sua mentegli elementi rimarranno collegati per sem-pre e in virtù di questo legame il cervel-lo del progenitore sarà per sempremodificato.

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L’evoluzione verso l’attuale formacerebrale è dovuta a tanti legami simili aquesto, che possono essere semplici ocomplessi, come quelli che sono statisviluppati per spiegare come è fatto l’uni-verso.

Quando nel cervello nasce una nuovaidea essa si manifesta quasi sempre sottoforma di immagine, almeno così spiega-va Einstein quando visualizzava i pro-blemi “disegnandoli” sulla “lavagnamentale”.

Ma cosa succede nel cervello deisimili che lo osservano?

Anche nei loro cervelli, vedendol’esempio del Creativo, il collegamentotra il sasso e la noce si “accende”, maquesta volta il legame non è frutto di unpensiero creativo, bensì dell’apprendi-mento. Dove si “accende” l’apprendi-mento?

Il Cervello e la Memoria

La cellula nervosa è chiamataneurone, il cui compito è quello di effet-tuare collegamenti per trasmettere pen-sieri, immagini, sensazioni sotto formadi impulsi elettrici e chimici.

Ogni neurone nel cervello è un’unitàoperativa costituita da un corpo centrale,

sfrangiato da molte ramificazioni (den-driti) e da un filamento speciale (assone)che si suddivide, come le radici di unalbero, in numerose fibre sottili.

I dendriti sono gli elementi del neuroneche ricevono i segnali in entrata, prove-nienti da altri neuroni. Il neurone riceveinformazioni dai suoi dendriti e le inviaall’assone. L’assone è un lungo cavo chetrasporta in modo preciso e accurato in-formazioni fino alle terminazioni ner-vose, a livello delle quali il neurone co-munica con il neurone successivo delcircuito.

Qui ogni fibra termina con un piccolorigonfiamento, a forma di bottone, chia-mato sinapsi, una regione molto spe-cializzata.

Con le sinapsi le fibre terminali aderi-scono al corpo o ai dendriti di centinaiadi altri neuroni. Nella terminazione ac-cade una cosa interessante: un segnaleelettrico porta al rilascio di un segnalechimico, chiamato neurotrasmettitore, daparte della terminazione pre-sinaptica.

Il neurostrasmettitore diffonde at-traverso un piccolo spazio fino a rag-giungere la terminazione post-sinapticadella cellula adiacente.

Qui il segnale chimico dà origine a unnuovo segnale elettrico, denominato “po-tenziale sinaptico”.

Questo potenziale sinaptico può esse-re di due tipi: eccitatorio o inibitorio.

I potenziali inibitori tendono a soppri-Il neurone

AssoneDendritiSinapsi

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mere l’eccitabilità del neurone, impe-dendogli di condurre l’impulso nervoso.Quelli eccitatori, invece, se sufficien-temente ampi daranno origine a un “po-tenziale d’azione” come questo, garan-tendo la propagazione dell’informazio-ne fino all’assone.

Quel che è interessante è che l’ap-prendimento nella memoria a breve ter-mine causa una modificazione funziona-le nella forza delle connessioni sinaptiche.

In seguito a un certo tipo di processodi apprendimento, viene improvvisamen-te rilasciato un numero di vescicolesinaptiche maggiore rispetto a qualcheminuto prima.

Pertanto, il potenziale sinaptico pro-dotto qui, che potrebbe essere di unacerta dimensione, ora diventa molto piùampio, come conseguenza dell’appren-dimento, e può innescare un potenzialed’azione. Se la sinapsi è abbastanza ro-busta, continuerà a stimolare la cellulapost-sinaptica per un periodo nell’ordi-ne dei minuti o delle ore.

Ma se si genera una memoria a lungotermine, accade una cosa alquanto sor-prendente: si sviluppano nuovi contattisinaptici.

La memoria a lungo termine viene,dunque, stabilizzata attraverso la forma-

zione di nuove connessioni sinaptichenel cervello. Ora, questa idea, e cioè chela memoria a lungo termine comporti losviluppo di nuove connessioni sinaptiche,ha profonde conseguenze.

Attraverso questa rete di neuroni sitrasmettono stimoli, ricordi e quanto al-tro costituisce l’attività del pensiero.

Le attività del pensiero, la creatività,le enormi capacità del cervello umanosono dovute in gran parte al gran numerodi connessioni che collegano l’un l’altroi miliardi di neuroni di cui è fatto.

Fin dalla nascita, infatti, l’occhio vedeuna gran quantità di oggetti e invia alcervello gli stimoli corrispondenti. Manmano che il cervello fa esperienza, glistimoli vengono catalogati e accumulatinella memoria. Ad esempio, a forza divedere pini, querce, tigli, platani, abbia-mo sviluppato il concetto di Albero.

Per noi l’albero è un’immagine astrat-ta, che corrisponde però a tutto ciò che harami, foglie, fusto e radici. Non a casodiciamo che una strada è ramificata e cheè ramificato il neurone della precedentepagina.

Di immagini astratte ne abbiamoimmagazzinate a migliaia e tra queste c’èl’immagine astratta di “Volto “, fatto daocchi, ecc. oppure l’immagine astratta di“Corpo”.

Sinapsi a riposo Memoriaa breve termne

Memoriaa lungo termne

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Quando l’occhio vede un disegno, ilcervello in base agli stimoli ricevuti, va aricercare nella memoria l’immagine diquegli oggetti già visti in passato o aquelli che più assomigliano.

Il cervello, in altre parole, passa rapi-damente in rassegna tutte le informazioniimmagazzinate nella memoria e compieconfronti.

Le associazioni di idee

Attraverso questo esempio possiamotrarne diverse indicazioni per compren-dere ciò che si manifesta durante un attomnemonico.

La memoria visiva è la più dura-tura ; è infatti più facile ricordare il voltodi una persona che abbiamo visto unasola volta, anziché il suo nome.

Perciò conviene sempre sfruttare lamemoria visiva.

Ma la memoria visiva raggiunge i suoimigliori risultati quando riusciamo a col-legare stabilmente le immagini con leparole corrispondenti, cioè con la me-moria denominativa. Allora il ricordocomplessivo diventa più stabile perchépossiamo anche comunicarlo medianteil linguaggio. In caso contrario, pur ri-cordando le immagini, e pur avendointuitivamente individuato i termini delproblema rappresentato, non riusciamoad esprimere a parole ciò che di essoabbiamo capito.

E a poco a poco i concetti appenaintravisti escono definitivamente dallanostra mente.

In conclusione dobbiamo associare lenuove informazioni con quelle che sonogià presenti nel magazzino della me-moria a lungo termine.

Ma come funziona l’associazione?

Per comprendere l’importanza dell’as-sociazione per la nostra mente, dobbia-mo analizzare il meccanismo della suapiù straordinaria funzione: il pensiero.

Le sezioni della corteccia cerebraleassumono nomi diversi a seconda dellafunzione esplicata. Ciò significa che leinformazioni in “entrata”, percepite at-traverso i cinque sensi, si scompongonoe si dirigono in aree diverse. Se ad esem-pio assistiamo ad un concerto, depositia-mo in una parte del cervello le immaginidei musicisti, in un’altra i suoni, in un’al-tra ancora la sensazione tatti le del nostrocorpo sulla sedia, ecc..

Al momento del richiamo del ricor-do, le informazioni divise vengonoricomposte. Ovviamente quel che vienerecepito in contemporanea dai cinquesensi viene immagazzinato nella cortec-cia. Quando andiamo alla ricerca di un’in-formazione selezionando un solo canalesensoriale abbiamo delle difficoltà. Quan-do invece ritroviamo tutti gli elementi citorna in mente anche quello mancante.

Tipico è l’esempio del cercare l’in-formazione “visualizzando” la scena nelsuo insieme. Anche se ciascuna sezionecorticale esplica diverse funzioni, è stret-tamente connessa con le altre per mezzodel corpo calloso, specialmente in attivi-tà complesse come il pensiero e il lin-guaggio. Quando un impulso sensorialeoggettivo o soggettivo arriva in un puntodel cervello, comincia a rimbalzare da unemisfero all’altro, quasi a cercare altreinformazioni.

Questo velocissimo processo generacontinue associazioni con diversi sensi,il che spiega anche la capacità creativaumana. In virtù di questo meccanismopossiamo comprendere quanto avvienenella nostra mente in alcune situazioni,all’apparenza difficili da spiegare, come

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le associazioni inconsce, gli avvenimen-ti, i ricordi o le situazioni che ritornanonella mente quando meno ce lo aspettia-mo.

Si può modificare il cervello?

Il numero dei neuroni di cui siamodotati al momento della nascita dimi-nuisce durante tutta la vita, eppure ilcervello diventa via via più maturo e piùcapace di sfruttare le possibilità di cui eradotato. Ciò significa che in qualche modoil cervello si modifica, non fosse altro pertutti i ricordi che immagazzina stabil-mente nella memoria.Ma in che cosa consi-ste questa modifica-zione?

Lungo il filamentodi un assone, le infor-mazioni si propaganosotto forma di deboliimpulsi elettrici, finoa raggiungere i botto-ni delle sinapsi che sitrovano nelle fibre ter-minali. Giunto alle sinapsi, l’impulsoelettrico deve uscire da un neurone edentrare in un altro.

La sinapsi “spruzza”, come in unostarnuto, minutissime goccioline di so-stanze speciali, i neurotrasmettitori, verie propri “messaggeri chimici”.

Il neurone successivo riceve lo “spruz-zo” e le sostanze messaggere provocanoin esso un altro stimolo che parte dinuovo sotto forma di impulso elettrico.

L’informazione si irradia così da unneurone fino ad una piccola area delcervello.

Molto probabilmente la memoria èdovuta proprio ad una modificazionedelle sinapsi e delle sostanze spruzza-te.

Le immagini, le parole e certe sostan-ze modificano in modo definitivo i cir-cuiti cerebrali delle persone. In qualchemodo, il cervello plasma se stesso basan-dosi anche sulla memoria e sulle espe-rienze precedenti che elabora e gli studici dimostrano che domani possiamo es-sere migliori di oggi solamente con l’uti-lizzo della nostra mente. E tutto questo èinsieme affascinante e liberatorio, in unasocietà dove sembra che tutto ci condizio-ni!

Origini dell’individualità

Le nostre differenze dipatrimonio genetico de-terminano solo parzial-mente la struttura ultimadel nostro cervello, lenostre capacità e i nostritalenti, poiché le nostreesperienze hanno una for-te influenza sulle basibiologiche.

Ciò può spiegare comemai voi e io, che siamo

stati allevati in ambienti in qualche mododiversi, siamo stati esposti a stimoli dif-ferenti, abbiamo avuto genitori diversi alatitudini differenti, abbiamo ciascunoun cervello plasmato in modo specifico eindividuale.

Pertanto, oltre al fatto che i nostri genici conferiscono una costituzione geneti-ca individuale, il nostro ambiente e lenostre interazioni personali con esso cioffrono un’ulteriore possibilità di svi-luppare una struttura cerebrale specificaper ciascun individuo.

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I MAGAZZINI DELLAMEMORIA

I magazzini della memoria sono due,uno di Breve e l’altro di Lunga durata.

In essi le informazioni vengono depo-sitate in vario modo: con stimoli visiviolfattivi, uditivi, ecc..

Questi messaggi rimangono impressinella memoria immediata per circa ventisecondi.

Per esempio, supponete di stare perchiamare per telefono unapersona o una località checonoscete poco. Cercateil numero e poi comin-ciate a formare le cifre sultelefono. Per un breveintervallo trattenete il nu-mero nella mente, ripe-tendo talvolta la sequenzaa voi stessi finché nonavete finito di formare ilnumero completo.

Appena compiuta latelefonata dimenticate su-bito il numero: le infor-mazioni vengono conser-vate per un breve perio-do finché il compito re-lativo è completato e lamente registra il dato soloper il tempo necessario per

comporlo. Se dovesse servire ancora do-vremmo fare uno sforzo per ricordarlo,magari scrivendolo per essere certi dinon dimenticarlo.

Si suppone che la funzione di questamemoria sia quella di non sovraccaricarela mente con troppe informazioni, per lopiù inutili.

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Memoria a Breve e a Lungo termi-ne

Il trattenimento delle informazioniviene aiutato dalla ripetizione, da unastimolazione più forte o fatta con piùattenzione. In questi casi la memoriaallunga i suoi tempi.

La memoria a breve termine (MBT) èil secondo stadio della memoria e regi-stra i ricordi per la durata di 15-20 minu-ti.

Dal punto di vista neuro-fisiologico,si passa dalla fase puramente elettrica diuna corrente di ioni ad una fase chimica.

I ricordi cominciano ad interessaremaggiormente, stimolando le singolecellule cerebrali alla trasmissione di im-pulsi eccitatori e inibitori tramite lesinapsi.

Si tratta comunque di una fase inter-media della memoria, durante la qualedeve avvenire un determinato processomentale affinché l’informazione possaessere veramente ricordata In questa fase,infatti esistono ancora le possibilità chevenga cancellata.

La memoria a breve termine sem-bra ristretta a un piccolo numero dicose: alcuni asseriscono che il numero didati immagazzinati sia legato al numerosette, altri pensano ad un numero minore.Ciò che viene fuori da questa indagine,tuttavia, è che la limitazione concerne ilnumero di “pezzi”, non le informazioniimmagazzinate in ogni “pezzo”.

Ecco un semplice esempio: consi-derate la sequenza di numeri 1 3 5 7 246.La sequenza è composta di sette cifre o“pezzi”. Si potrebbe ricordare ogni cifraper volte come mezzo per ricordare lasequenza. In alternativa si può conside-rare il numero in tre parti: 13 57 246, equesto avviene spesso con i numeri ditelefono.

Oppure si può dividere in due parti1357 246: tutti i numeri dispari fino alsette e poi i numeri pari.

La memoria a lungo termine (MLT),invece, ha un procedimento molto piùcomplicato.

Diversi esperimenti hanno dimostratoche, durante l’apprendimento, si articolaun meccanismo simile a quello attivatodagli acidi ribonucleici, chiamati comu-nemente RNA, all’interno di ogni cellu-la. In pratica è come se durante l’appren-dimento delle parti di RNA si duplicas-sero, formando una specie di copiafotostatica delle pagine della bibliotecavitale contenute all’interno del nostrocorpo. Questa fotocopia si scioglierà e sifonderà nuovamente all’interno dellastessa cellula. L’RNA duplicato, semprenel corso di quei primi minuti, continuaa modificarsi unendosi a molecole diaminoacidi e andando a formare un’ uni-ca molecola proteica.

Si forma così una vera e propria pro-teina stabile. L’acido ribonucleico Siscioglie e si fonde per essere riutilizzatodal cervello; la proteina invece rimane eviene trasferita nel magazzino a lungotermine.

La memorizzazione, divenuta ma-teria, si cristallizza in modo indelebile.

Le indagini effettuate sulla memoria alungo termine indicano che non ha limi-te. La sua capacità illimitata non è uncontenitore che si riempie gradualmente,ma è simile ad un albero che fa spuntarerametti ai quali si appendono i ricordi.

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Inoltre, quanto più si utilizza la memoria,tanto più facile diventa immagazzinareinformazioni ulteriori.

Le informazioni devono essere trat-tenute per un tempo sufficiente perchéavvenga la ritenzione. Una volta entratenella memoria a lungo termine, il proble-ma è di riprenderle, di rievocarle nellaconsapevolezza conscia.

Il fissaggio dei dati che si voglionoapprendere ha delle modalità particolarie dei segreti che sono nascosti nel fun-zionamento cerebrale. Senza un metodoappropriato, infatti, siamo costretti adandare a tentativi, anche se il potenzialeche il cervello ha può essere sfruttatomeglio.

E allora, come si fa a ricordare unnumero di telefono per più di qualchesecondo?

La cosa migliore è mettere questonumero in relazione ad altre informazio-ni già presenti nella memoria, di colle-garlo a conoscenze preesistenti, in altreparole acquisirlo nel modo che gli psico-logi chiamano “assimilazione per ela-borazione”.

L’assimilazione per elaborazione con-siste nello stabilire un legame fra le nuo-ve informazioni e ciò che è già presentein memoria.

Se, ad esempio, siete in grado di met-tere quell‘informazione in relazione conqualcosa che già conoscete, qualcosa cheper voi è significativo, allora avrete unaprobabilità molto maggiore di ricordarlaa lungo.

Supponiamo che io vi mostri una listadi nomi di oggetti ordinari, come “tavo-lo”, “macchina” e “giardino”. Immagi-niamo che io vi chieda di esprimere ungiudizio su questi oggetti, di dirmi, adesempio, se queste parole si riferiscono acose viventi o non viventi, oppure didirmi quanto vi piaccia ciascuno di que-sti oggetti.

Gli psicologi cognitivi chiamano que-sto esercizio ‘’assimilazione seman-tica”.

Quando vi concentrate sugli aspettisemantici di una parola. Al fine di deci-dere, ad esempio, se la parola “tavolo”denota una cosa vivente o non vivente, ose vi piacciono i tavoli, voi riattivate tuttii tipi di informazione relativi alla parolatavolo e già presenti nella vostra memo-ria.

Se in seguito io dovessi testare lavostra memoria su questa lista di parole,la vostra prestazione sarebbe senza dub-bio ottima, poiché avrete effettuato un’as-similazione per elaborazione semantica.

D’altro canto, vi potrei mostrare lastessa lista e chiedere di contare il nume-ro di vocali e consonanti in parole come“tavolo” e “giardino Anche in questocaso dovreste prestare molta attenzionealle parole e contarne tutte le vocali e leconsonanti. In seguito, però, scoprirem-mo che voi non ricordate quasi nessunadelle parole di questa lista, poiché non leavrete messe in relazione ad alcuna co-noscenza preesistente.

In psicologia, questo fenomeno è notocome “effetto dell’elaborazione in pro-fondità”. Esso dimostra ancora una vol-ta che noi non siamo dei sempliciricettacoli passivi che registrano auto-maticamente le informazioni, come unavideocamera, ma che il fattore determi-nante è il modo in cui l’informazioneviene trattata.

Il segreto di James Bond

Vi sono alcune ricerche recenti e mol-to istruttive, sul modo in cui gli attorimemorizzano i copioni, che dimostranoche essi non imparano il proprio ruolo inmodo distaccato, recitando i testi passi-vamente e in modo ripetitivo.

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Piuttosto, questi studi hanno dimo-strato che un attore cerca di entrare nelproprio personaggio analizzando moltofinemente le battute del copione, cercan-do tra le righe le indicazioni che lo aiuti-no a comprendere il carattere da interpre-tare.

Queste elaborazioni gli permettonopoi di ricordare molto precisamente ciòche il personaggio deve dire. Questo èperché tutta l‘attenzione è concentrataprecisamente sulle parole, dal momentoche è proprio nelle parole che si trova lachiave del personaggio. Per dirla in altromodo, l’attore intraprende esattamente iltipo di assimilazione per elaborazione,ideale per ricordare un testo parola perparola. Questo è un buon esempio delfatto che con l’assimilazione per elabo-razione si può arrivare a imparare untesto a memoria anche quando questonon era l’obiettivo che ci si prefiggeva inprima istanza.

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L’APPRENDIMENTOE L’OBLIO

Molte persone paragonano la memo-ria a una biblioteca: quando hai un’espe-rienza, crei un file di memoria e lo archi-vi in una sorta di biblioteca; così, quandoricordi quell’esperienza, in realtà non faialtro che tornare nella biblioteca conun’indicazione, uno spunto per ilrecupero, che ti consenta di rientrare inpossesso di quel file di memoria.

L’operazione può riuscire, e allora tiritrovi con il file giusto, oppure può fal-lire se, ad esempio, recuperi un file di-verso o non recuperi niente.

I modelli connessionisti sono comple-tamente differenti: la memoria vieneregistrata nelle connessioni tra neuronie le stesse connessioni partecipano al-l’immagazzinamento di molte infor-mazioni diverse.

Non è facile isolare un’informazionespecifica da tutte le altre.

Il recupero di un’esperienza specificaè un processo ricostruttivo che non inte-ressa solo il contenuto dell’esperienzainiziale, ma anche altre informazionimemorizzate in molte altre occasioni, inalcune delle connessioni che partecipa-no al recupero.

Tre modi di dimenticare

E’ interessante verificare se noi di-mentichiamo veramente le cose, o seesse diventano semplicemente sempremeno attive, al punto da essere comple-tamente inaccessibili. Vi sono almenotre meccanismi che causano l’oblio.

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Il primo è il passare del tempo, cheprovoca la diminuzione della forza deiricordi e delle loro associazioni.

Nel secondo meccanismo, nuove as-sociazioni vengono col tempo a inter-ferire con associazioni esistenti, ren-dendo così meno attivi i ricordi basati sudi esse.

Il terzo meccanismo consiste nellaperdita di accesso a elementi “chiave”che utilizziamo per attivare i nostriricordi .

Può, ad esempio, succedere di impa-rare un fatto particolare in un certo con-testo, per cui quando non si è più in queldeterminato contesto non si è più in gra-do di ricordare quel fatto. Succede quasia tutti di ritornare in un ambiente o in unquartiere dopo 10 o 15 anni di assenza edi venire sommersi da un flusso di ricor-di. Un’interpretazione di questo feno-meno è che questi ricordi siano associatiad elementi appartenenti a quel partico-lare contesto, e così, solo quando si faritorno a quel contesto, si risveglianoelementi e ricordi associati.

Vi sono, dunque, almeno tre processiattraverso i quali dimentichiamo: il de-cadimento della forza di associazionedei ricordi, 1‘acquisizione di nuovi ri-cordi interferenti, e la perdita di elementicontestuali quando si cambia contesto.

E se non si dimenticasse mai nulla?

“Potremmo pensare che sarebbe unacosa molto vantaggiosa: non avremmopiù bisogno di scrivere le cose da ricor-dare e non saremmo più afflitti da pro-blemi di memoria. Ma se ci riflettiamoun po’ più a lungo, ci rendiamo conto chein realtà la nostra mente sarebbe piena di

dettagli inutili, che normalmente nonavremmo alcun motivo di ricordare”(Daniel Schacter).

Anni fa Lurìa, un grande neuro-psicologo russo, raccontò un esempio diquesto fenomeno. Egli ebbe l’occasionedi studiare il caso di un uomo che sem-brava avere una memoria virtualmenteperfetta per qualsiasi tipo di informazio-ne. In realtà, però, la memoria di que-st’uomo era costantemente invasa di det-tagli inutili e banali, al punto che egli nonera assolutamente in grado di fare alcuntipo di ragionamento elementare o dirisolvere semplici problemi.

Quali informazioni invece sono dav-vero importanti?

Verosimilmente, nel corso di una vitagli esseri umani incontrano e memoriz-zano milioni di dati. Con questa grandequantità di informazioni, essi si trovanoad affrontare un problema comune a moltisistemi: come archiviare grandi quantitàdi dati. In questo gli esseri umani opera-no come i computer, che cercano diarchiviare grandi banche-dati, o come lebiblioteche, che conservano enormi quan-tità di volumi. Ciò comporta un modo dioperare selettivo, in grado di deciderequali informazioni debbano essere piùfacilmente disponibili, e quali informa-zioni debbano essere meno facilmentedisponibili.

Le biblioteche, ad esempio, di-spongono sugli scaffali più in vista i libripiù richiesti, confinano nei depositi ilibri meno richiesti, essi disfano di volu-mi che ritengono non verranno più utiliz-zati. Analogamente nei computer l’in-formazione viene archiviata in memoriemagnetiche, in dischi o nastri, a secondadel giudizio dell’operatore sull’utilità ditale informazione.

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Ciò che distingue la memoria umanadagli altri sistemi informativi è il livellodi sofisticazione nel prendere questo tipodi decisioni.

Apprendere e dimenticare nellamente

La memoria umana obbedisce a dueleggi fondamentali, chiamate principi dipotenza, che regolano una l’apprendi-mento e l’altra l’oblio.

Secondo il principio di potenza del-l’apprendimento, più si utilizza un’in-formazione conservata nella memoriae più è facile ricordare tale informa-zione. Se, ad esempio, si misura la rapi-dità di accesso a un ricordo specifico, ilprincipio di potenza postula che la va-riabile misurata cresca come la potenzadella frequenza di utilizzo di tale informa-zione.

Secondo la legge che regola l’oblio,più lungo è il tempo in cui non ci si èserviti di un’informazione e più è diffici-le ricordarsi di essa. Ad esempio, piùtempo è passato da quando si è persa divista una persona e più è difficile ricor-darne il nome quando la si rincontra.Bisogna, a questo punto, chiedersi per-ché sia l’apprendimento che l’oblioobbediscano entrambi a questi principidi potenza.

Che cosa dimentichiamo?

E’ molto facile memorizzare nuoveinformazioni, come ricordare quello chesi è fatto 5 minuti fa.

Le informazioni nella memoriadichiarativa si dimenticano, però, moltorapidamente, perché se non vengono uti-lizzate vengono perdute molto rapida-mente.

La probabilità di ritenere un’infor-mazione nella memoria dichiarativa di-pende sia dal tempo passato da quandol’abbiamo incontrata per la prima volta,sia dalla frequenza con cui la usiamo.Fondamentalmente la probabilità e lavelocità di accesso a un ricordo sonofunzione sia della frequenza che dell’at-tualità dell’utilizzo di tale ricordo.

Diversamente da ciò che accade conla memoria dichiarativa, per ritenere in-formazioni nella memoria proceduraleoccorre moltissimo esercizio.

Perché l’apprendimento richiedetempo?

Le nuove regole sembrano venire ac-quisite solo dopo averne sperimentatol’utilità e l’efficacia in numerose condi-zioni diverse. In altre parole la mente,quando deve decidere se aggiungere nuo-ve regole di comportamento, sembra as-sumere un atteggiamento conservatore.

Questo dipende dal fatto che la menteè conscia di perdere, una volta inseritequeste regole nel sistema, una parte delproprio controllo sull’intelligenza, e quin-di vuole essere certa che si tratti effetti-vamente di regole utili.

Per non dimenticare

Per non dimenticare non c’è niente dipiù efficace che studiare con metodo.

La ritenzione a lungo termine diconoscenze dipende moltissimo daltempo dedicato alla loro assimilazione.Questo fenomeno è stato dimostrato daun gran numero di esperimenti, nei qualisi misura la ritenzione in memoria di uncerto tipo di conoscenza dichiarativa e ingenere si constata che, col tempo, lacapacità di ritenzione diminuisce.

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In tutti gli esperimenti di cui sto par-lando la variabile principale è, essenzial-mente, la quantità di esercizio. E ciò cheemerge è che in principio ciò non com-porta alcuna differenza, poiché inizial-mente la prestazione è perfetta in tutti icasi. Il beneficio apportato dell’eserciziosupplementare si rivela, infatti, solo intempi successivi, quando si osserva chele conoscenze assimilate con maggioreesercizio sono quelle che vengono di-menticate meno rapidamente.

Numerosi esperimenti dimostrano chela memoria conserva meglio le infor-mazioni se la loro assimilazione è ri-partita piuttosto che concentrata neltempo.

Ad esempio, se manteniamo costantile ore di studio totali, che però in un casosono tutte concentrate in un breve perio-do di tempo, mentre nell’altro caso sonopiù distribuite, osserviamo che la mate-ria studiata in modo concentrato vienedimenticata molto più rapidamente diquella assimilata con un’applicazione piùdistribuita.

Nel secondo caso la prestazione ini-ziale è generalmente peggiore, ma lavelocità con cui si dimentica la materia èmolto più bassa.

Pertanto, l’esercizio distribuito neltempo conduce spesso a una situazionein cui la prestazione mnemonica imme-diata è meno brillante, ma quella a lungotermine è migliore.

Questo è proprio uno degli aspettinegativi del sistema di apprendimentoscolastico: gli studenti pianificano il lorostudio quasi sempre in vista di un esame,perché, effettivamente, la cosa miglioreper dare la prestazione ottimale è con-centrare tutto l’esercizio appena primadella prova.

Questo è, però, il metodo migliore perdimenticare tutto subito dopo l’esame.

Purtroppo non siamo ancora riusciti atrovare un sistema che incoraggi gli stu-denti a distribuire il lavoro in un lungoarco di tempo.

O magari no, se leggendo queste po-che righe, ti è venuta la voglia di studiarerisparmiando tempo!

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Memoria e apprendimento 19

I SETTE PASSAGGI DEL-LA MEMORIA

1 Leggere in silenzio tutto il testo dastudiare

2 Evidenziare i concetti e le parolechiave per permettere alla vista di porta-re le informazioni principali in primopiano

• con sottolineature• evidenziatore• immagini a lato pagina• frecce, segni o altro

3 Prendere appunti attraverso laMappa mentale

4 Fotografare mentalmente la map-pa mentale

5 Ripetere a voce alta ciò che si èstudiato, cercando di immaginare la map-pa

6 Simulare l’interrogazione

7 Utilizzare le strategie psicologi-che

• rilassamento• visualizzazione

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Memoria e apprendimento 21

1 LEGGERE IN SILENZIOtutto il testo da studiare

Saper leggere per studiare meglio

Sai leggere?Non offenderti, è ovvio che tu sappia

leggere perfettamente! Ci riferiamo alletecniche per leggere più in fretta, capiredi più, ricordare le cose importanti.

Si tratta di accorgimenti, alla portatadi tutti, che moltiplicano il rendimentodel tuo tempo di studio, oppure ti fannorisparmiare ore di tavolino: convenien-te, ti pare? Come andare a scuola in bicianziché a piedi. Ed è anche più diver-tente, se lo prendi come una gara con testesso. L’ uso di un buon metodo, infatti,permette di assimilare meglio e in mi-nor tempo.

Un buon metodo di studio deve com-prendere due capacità, che potrai perfe-zionare con l’allenamento:

- leggere velocemente- usare i libri perché servano

• saper leggere: non è così ovvio!…soprattutto se si vuole essere velo-

ci, occorre una tecnica e occorre allena-mento. Ma prima ancora occorrono vo-lontà ed entusiasmo: accostati ad un te-sto con curiosità (ti sembrerà strano, maanche la curiosità e l’entusiasmo pos-sono essere “decisi” da te: il nostro cer-vello è molto obbediente).

Per migliorare invece la tua tecnicaimmagina che gli occhi siano le gambedel cervello: possono camminare, giraredi qua e di là senza una meta precisa;oppure correre velocemente nella dire-zione voluta. Correre con gli occhi: que-sto è il principale segreto per aumentarela velocità di lettura: e come correndoallunghi la falcata, anche leggendo i tuoiocchi devono imparare a “balzare” sugruppi di parole, e da una riga all’altra,

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invece di “passeggiare” soffermandosi suogni singolo vocabolo. Prova a saltella-re con lo sguardo su ogni riga di testo,prima facendo tre soste e poi passando adue: la tua mente è in grado di cogliereil significato di frasi intere con un colpod’occhio, e accetta un ritmo molto piùveloce di una lettura passo-passo.

Leggere per capire

• leggi attentamente i sommariPossono comparire ad intervalli nel

corso del capitolo o alla fine dello stes-so, sono comunque molto utili nel ripas-so: un sommario è già una sintesi; leggi-li all’inizio.

• pre-lettura del testoL’ occhio e la mente sono più veloci

della parola. La prima lettura del testova fatta perciò in silenzio: leggere a vocealta è molto più lento, è un po’ comemettere la moviola al tuo cervello.

• l’occhio tende a cogliere il tutto, apercepire l’intero

Già da una lettura veloce dovremmoessere in grado di avere colto il tutto, l’in-sieme.

Anche se non si sono memorizzate lefrasi, tuttavia si sono già colti i concettifondamentali, e si è capito l’itinerariomentale dell’autore.

• non sottolineare mai un testonelIa pre-lettura

L’ autore avrà già evidenziato quelloche ritiene importante. Comunque evitadi sottolineare in questa fase: se ancoranon conosci il discorso per intero, comepuoi capire cosa è importante e cosa no?

Leggere per imparare

Questa fase comprende la vera e pro-pria lettura e il lavoro di rielaborazione.

Nel corso della lettura dovresti rica-vare una serie di domande, da annotarea parte. Le domande ti obbligano a cer-care le risposte, e costringono alla con-centrazione.

Uno dei vantaggi della lettura preli-minare di un libro o capitolo, è quello disuscitare una serie di interrogativi che siandranno ad esplorare successivamentee che saranno via via sempre più mirati.Spesso l’insegnante fornisce nelle spie-gazioni una serie di stimoli efficaci perla comprensione del testo, e sempre lofa durante le interrogazioni: prendinenota, ricercale nel libro di testo e negliappunti; scriviti anche le integrazioni deiprofessori alle risposte del tuoi compa-gni e avrai pronta un’ottima base su cuilavorare a casa e con notevole risparmiodi tempo.

2 EVIDENZIARE I CONCETTIe le parole chiave per permettere

alla vista di portare le informazioni prin-cipali in primo piano.

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• con sottolineature• evidenziatore• immagini a lato pagina• frecce, segni o altro

• lavorare sul testo: lascia le tueimpronte, non temere di scrivere suilibri

Devi considerare i libri come uno spa-zio personale, da usare liberamente eperché ti siano utili: questo significa se-lezionare, tagliare, sottolineare, fare frec-ce, evidenziazioni, simboli di collega-mento e tutto quanto può servirti a capi-re, organizzare, memorizzare. Lavorarebene su un testo ti prepara il materialeper un ripasso veloce, ti consente di ri-cordare con il supporto visivo dei segnida tè lasciati: afferrando questi appiglila tua mente sarà in grado di ripercorre-re senza fatica i concetti appresi, rico-struendo il discorso di insieme. Atten-zione, però, perché si rischia di strafareinutilmente: è il caso di chi sottolineatutto in vari colori, o di chi riscrive quelche dice il libro. Ti suggeriamo ora lefasi e gli accorgimenti principali per leg-gere e studiare.

• sottolinea i concetti fondamenta-li

Le sottolineature e le annotazioni de-vono darti un aggancio per memorizza-re e ricordare senza sforzo; per capire sehai sottolineato bene devi poter rilegge-re di seguito le frasi e le parole chiave, eottenere un discorso sensato, che riepi-loga i concetti chiave.

Prendi spunto dalle sottolineature diquesto paragrafo, e fai altrettanto suglialtri.

3 PRENDERE APPUNTIattraverso la Mappa mentale

AAA: Attenti agli AppuntiHai mai notato come si comporta-

no in classe i ragazzi e le ragazze chevanno bene a scuola? Quasi sempre han-no in comune un comportamento: sonoattenti alle spiegazioni e alle interroga-zioni in classe, prendono appunti.

Il vantaggio è doppio: mentre ascoltiimpari e dimostrando la tua attenzioneal professori dimostri anche di essere se-rio, di avere rispetto per il suo lavoro einteresse per la sua materia. In pratica èil primo importante passo per meritarela sua stima: E, provare per credere, sta-re attenti è meno faticoso e meno noiosodel contrario. Molti invece stiracchianole ore di scuola giusto per ammazzare la

noia. Sono convinti che sipossa poi recuperare sui li-bri di testo, ma commetto-no un errore grossolano esoprattutto costoso: chiedemolto più tempo e dà mi-nori risultati.

Gli appunti, infatti,sono particolarmente uti-li perché ti permettono di:

- capire da subito il tuogrado di comprensione

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- immagazzinare un numero con-siderevole di informazioni,

- mantenere un’attenzione conti-nua alla lezione;

- disporre di uno scritto sul qualeripassare, confrontare, rielaborare.

La tecnica degli appunti può diventa-re così un esercizio notevole di produ-zione, di analisi, di selezione, dimemorizzazione.

Risultato: studiare meno a casa, im-parando quello a, cui il/la professoressaattribuisce maggiore importanza!

A partire da questi semplici suggeri-menti, la tua esperienza e i tuoi gusti tiporteranno ad un metodo personale perprendere dei buoni appunti.

Impara attraverso gli appunti

La nostra attenzione e la nostra me-moria hanno dei limiti quantitativi: peresempio, se ti limiti ad ascoltare, ancheattentamente, potrai ricordare una mini-ma parte della lezione.

Prendendo appunti raddoppi questapercentuale, perché aggiungi alla memo-ria uditiva anche quella visiva, e lo stu-dio a casa ti sarà enormemente facilita-to.

Molti insegnanti inoltre ricorrono allalavagna per supportare le lezioni: prestaparticolare attenzione, leggendo puoi in-camerare un’altra buona percentuale dimemoria. E tutto senza impegnare nulladi più delle ore che comunque passi ascuola.

Se conosci già l’insegnante, sai comeespone, come si esprime, se è molto ve-loce quando parla, se ricorre a degli sche-mi, se si avvale della lavagna ... e sei perciò in grado di regolarti secondo il suostile. In ogni caso, attrezzati di carta,penna e al momento dell’esposizionesegui le sue indicazioni: nell’introduzio-ne ti informerà quasi sicuramente degli

obiettivi della lezione, dei suoi contenu-ti, delle cose importanti da capire e ri-cordare.

Esiste una tecnica molto semplice(che noi ti suggeriamo) per prendere ap-punti nelle materie descrittive, che ti faràrisparmiare un sacco di tempo, diventan-do inoltre un ottimo strumento di lavo-ro: la mappa mentale.

Essa ti permetterà di annotare i con-cetti chiave e di avere una visione glo-bale dell’argomento trattato.

• la mappa mentaleSi procede in questo modo: poni in

un cerchio al centro del tuo foglio di ap-punti (che diventerà la mappa guida diquell’argomento) il tema, l’argomentooggetto dell’esposizione.

Disponi liberamente su questo ipote-tico territorio una serie di-diramazioni astella su cui si svilupperà la mappa.

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Memoria e apprendimento 25

Sui raggi di questa mappascrivi i punti chiave del discor-so; ogni raggio si diramerà asua volta in rami e sottoramiche rappresentano i sottopuntie i sotto-sottopunti citati nellaspiegazione.

Per fare questo devi abi-tuarti a selezionare nelle fra-si le parole chiave (quelle cheda sole fanno ricordare un in-tero concetto).

Vedrai più avanti che que-sta capacità è indispensabileanche per studiare e per me-morizzare.

Se l’argomento viene svi-luppato in modo chiaramentesequenziale parti da un primoraggio a “ore 12” e colloca isuccessivi in senso orario. At-traverso una successiva anali-si delle parole poste sulla map-pa, sarà possibile (una voltariordinati) avere un quadrocompleto della spiegazione eun ottimo strumento su cui stu-diare.

I “grappoli” di concetti ti daranno unamagnifica sintesi con un solo colpo d’oc-chio!

E’ un metodo ideale per i professoriche, amano fare collegamenti, riprende-re gli argomenti, ripetere i concetti ar-ricchendoli; questo metodo ti permetteinfatti di prendere appunti ordinati an-che in un discorso libero e non struttura-to.

Se invece in alcune occasioni il pro-fessore, la professoressa parlano in modolento e lineare (praticamente dettano) li-mitati a trascrivere, potrai in seguito ri-cavare una tua mappa di sintesi.

I tre tipi di mappe

- ruota- albero- lista

Le regole per prendere ap-punti

• preparati material-mente

- scegli un posto tranquil-lo in aula, libera il banco

- procurati la carta discorta per scrivere (per gli ap-punti, è ideale il formatoquadernone), la penna e unevidenziatore

- mettiti accanto a unacompagna o compagno cheprende appunti.

- preferisci un raccoglito-re ad anelli (è più facile da te-nere in ordine), ma scrivi suifogli sciolti, è più veloce

• preparati mentalmente- dai un’occhiata ai vecchi appunti,

e anche al nuovo capitolo: bastano po-chi minuti, e avrai il grande vantaggiodi capire e inquadrare la nuova spiega-zione, ricordando di più sforzati di ascol-tare con interesse: basta deciderlo

• concentrati soprattutto- sull’introduzione- sull’articolazione del discorso- sulle conclusioni- su quello che i professori definisco-

no importante

• fermati sulle cose che non capisci- mettici un punto di domanda vici-

no- chiedi chiarimenti, facendo tesoro

ruota

albero

lista

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di quelli richiesti dagli altri.• abbrevia, usa simboli- non scrivere tutto per esteso- usa una calligrafia comprensibile- sii preciso con date, nomi, cifre

(controlla alla fine)

• sistema, rileggi, cerca il nesso lo-gico

- fallo prima possibile, per trasferirepiù possibile nella memoria a lungo ter-mine: più aspetti, più dimentichi .

4 FOTOGRAFARE MENTAL-MENTE la mappa mentale

Imprimi nellatua mente l’im-magine dellamappa mentale.

Chiudi gli oc-chi e guardalacome se fosse da-vanti a te.

5 RIPETERE A VOCE ALTAciò che si è studiato, cercando di

immaginare la mappa

• rielaboraQuando ripassi evita di imparare a me-

moria: anche in una interrogazione fare-sti la figura del pappagallo, volenterosoma non roppo intelligente; un buon ri-passo si fa invece elaborando e ripeten-do i concetti essenziali. Elaborare vuoidire soprattutto saper esprimere quei con-cetti con parole tue; ma anche abituarsiad associare liberamente idee, fatti e av-venimenti, cercando analogie o diversi-tà.

6 SIMULARE L’INTERROGA-ZIONE

• fingi di essere interrogato/aProva ad esprimere i concetti che hai

studiato (con la tecnica domanda-rispo-sta) ripeti a voce alta simulando l’inter-rogazione, magari alla presenza di qual-cuno che ti ascolta.

Potrai capire se riesci ad esprimerticon chiarezza, e scoprirai che anche fa-cendo finta c’è un po’ d’ emozione.

Imparando a controllarti.

PRIMA DELL’INTERROGAZIO-NE

• preparati mentalmenteDevi ripeterti con convinzione che ce

la farai: farsi dei complimenti non è ne-gativo, anzi! Ti carica di energia positi-va, Ti infonde sicurezza.

Al contrario, rimuginare sulle difficol-tà, sul non farcela, sull’emozione delmomento hanno un effetto disastroso peril rendimento, e ti mettono proprio nellecondizioni di far avverare le tue paure.

Convinciti che, indipendentementedal risultato, nessuno (neanche te stes-so) potrà rimproverarti se avrai fatto deltuo meglio. Mantieni la stima e la fidu-cia. Anche un insuccesso non è una tra-gedia: spesso anzi insegna cose moltoutili!

• preparati sulla materiaPrepararsi vuol dire non affidarsi al

caso, all’improvvisazione allo studiodell’ultima ora: significa essere diven-tati gradualmente padroni di un insiemedi conoscenze.

Esserne padroni significa risponderea tre requisiti: avere capito, ricordare,saper esporre con chiarezza.

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Memoria e apprendimento 27

• studia cercando le risposteCosa devo sapere?Cosa mi chiederà?Se potessi parlare di un argomento a

mia scelta cosa direi?Segui le interrogazioni dei tuoi com-

pagni, scriviti le domande che vengonofatte, e prepara per ognuna una rispostasintetica. Rispondere a queste domandeè un ottimo banco di prova su cui misu-rare la tua preparazione e ripassare temiaffrontati molto tempo prima. Ricordatiche (per fortuna!) i professori tendono aripetere le stesse domande; che riguar-dano i concetti principali della materia.Sapere queste risposte non ti dà la cer-tezza di superare qualsiasi interrogazio-ne, ma di sicuro aumenta le tue probabi-lità.

7 UTILIZZARE STRATEGIEPSICOLOGICHE

• rilassamento• visualizzazione

Alcuni trucchi

• impara a respirareTi sembra inutile? Ebbene no, non è

affatto ovvio saper respirare bene, soprat-tutto nei momenti di tensione, e il cer-vello funziona ad ossigeno. Sapevi che,pur essendo solamente il 2% del pesocorporeo, il cervello consuma da solo il25% del totale di ossigeno inspirato?

Mentre esci e attendi la prima doman-da, concentrati solo sul respiro regolaree profondo, rassicurati mentalmente(sarò chiaro e sicuro, ho studiato, andràtutto bene ...).

• ascolta la domanda con attenzio-ne

Se la domanda ti sembra poco chiara,non vergognarti di ripeterla con genti-

lezza all’insegnante, con parole tue, peraverne una conferma Esempio: “devospiegare le cause della Rivoluzione Fran-cese, ho capito bene la sua domanda?”oppure “Risolvo l’esercizio alla lava-gna?”.

• stai attento ai suggerimenti delprofessore

Spesso l’insegnante interviene nell’interrogazione per indirizzarti nelle ri-sposte, o per integrare la spiegazione.Tienine ben conto, approfitta di questepause per riordinare le idee, cerca di pro-seguire il discorso a tua volta con altreinformazioni.

• esponi gli argomenti in modo sem-plice

Questo non vuoi dire banalizzare, etanto meno ripetere “a pappagallo” leparole del libro o degli appunti.

Significa esprimerti con i vocaboli checonosci, con frasi brevi e lineari, lasciarperdere certi intercalare ripetitivi (vogliodire, nel momento in cui, peraltro… e ilfamigerato cioè) e i paroloni.

Pronuncia invece le frasi per intero(inizia con un soggetto, non con “dun-que...”, non mangiucchiare le parole, nonmettere un punto di domanda alla finecome per chiedere conferma).

• controlla tono e ritmoAscolta la tua voce, non parlare trop-

po in fretta, fai delle pause: potrai con-trollare l’effetto di quello che dici, rior-dinare le idee, cogliere l’ assenso ol’obiezione di chi ti ascolta.

Un ritmo tranquillo (soprattutto al-l’inizio) ti eviterà di restare senza fiato,senza voce, con la gola secca, il batti-cuore, il vuoto mentale (ricorda l’impor-tanza della respirazione).

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• cerca di valorizzare quello chesai.

Se non hai molti elementi per rispon-dere direttamente ad una domanda, masei in grado di collegarla con altre coseche conosci meglio, puoi cominciare latua risposta prendendola un po’ (nontroppo) alla larga: ad esempio prima diparlare delle cause della rivoluzione fran-cese potresti accennare alla situazione inEuropa; forse la memoria ti verrà in aiu-to ... e forse la professoressa si sposteràsu un terreno meno scivoloso (chi si im-pegna merita anche un po’ di fortuna!).

• non esagerareAtteggiamenti spavaldi, saccenti,

smorfiosi ispirano poca simpatia anchetra i compagni. Lascia che l’insegnantefinisca di, parlare o di formulare le do-mande prima di parlare a tua volta; lasicurezza ti deve arrivare dalla prepara-zione, non dalla faccia tosta.

• un po’ di stileMantieni una posizione corretta (non

ciondolare, su con la schiena, guarda di-rettamente l’insegnante mentre ti parla.Dimostra interesse, no alle mani in ta-sca e, orrore, alla gomma in bocca! Nonoffenderti, ma preoccupati anche di unbuon deodorante, perché l’emozione fadei brutti scherzi). Non sottovalutarequesti dettagli: si tratta di normale edu-cazione, e per queste sciocchezze potre-sti renderti senza colpa - davvero sgra-devole. Fai qualche prova allo specchio:il tuo corpo comunica molte cose, senzache tu te ne renda conto (ad esempiopotresti apparire strafottente, o dare unasensazione di insicurezza interpretabilecome impreparazione).

• se ti capita di “toppare”Non sarai certo un caso isolato; qual-

che interrogazione infelice è normale

nella storia scolastica.Preoccupati però di capire perché è

successo, e concentrati sul recupero fu-turo; non sprecare rimpianti ed energiea cercare le colpe, non costruire alibi escuse, e chiediti con onestà: avevi fattodel tuo meglio?

Appena possibile chiedi all’insegnan-te quando potrai rimediare (spiega sec’erano dei motivi attenuanti, o se eraun giorno storto scusati, fai capire che tidispiace e che ci tieni a rimediare).

Dopo tienti pronto, a volte un profes-sore dice di no e poi magari ti chiamafuori alla prima occasione, o butta là ladomanda.

Ma non avvilirti se non ti accetta comevolontario: è ugualmente importante cheveda il tuo impegno e il desiderio di ri-mediare! Se invece credevi di sapere enon sei riuscito a esprimerti o proprio ate è toccata la domanda che nessuno sa-peva, non ti scoraggiare: sei a scuola pro-prio per imparare cose nuove!

• se c’è incompatibilità di materia.Se infine, e succede a molti, hai serie

difficoltà nel seguire una materia; e dasolo ti pare di non farcela, chiedi subitoaiuto, non aspettare le insufficienze inpagella!

Parlane con i tuoi genitori e chiediconsiglio anche all’insegnante; magaristudiare con un compagno potrà aiutartinei passaggi più difficili, ma se hai lasensazione di non controllare la mate-ria, meglio cercare una soluzione subi-to, prima di accumulare un ritardo trop-po pesante rispetto al programma svilup-pato.

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USI BENE IL TUO TEMPO?

Devi imparare ad organizzarti!

Quante volte ti sentirai ancora direcosì dai tuoi genitori e dai professori! Saia cosa si riferiscono? Alla tua capacitàdi usare il tempo in base agli impegni,senza sprechi.

Ma cosa sono gli sprechi di tempo?Ti sembrerà strano ma non ci riferiamoal tuo tempo di svago, alla pizza con gliamici, allo sport o al tempo dedicato allamusica. Tutto questo tempo, se ti rendefelice e ti gratifica, non è sprecato, anziè speso bene.

Per spreco intendiamo il tempo spesomale, quello che si consuma inutilmentesenza produrre un risultato né utile népiacevole, come la benzina consumatada un motorino in folle.

Sei tu il protagonista della vitaQuali sono i tuoi obiettivi? Immagina

la tua vita come un film, di cui sei ilprincipale protagonista. Cosa vuoi cheaccada in questo film? Sei grande abba-stanza per capire che questi anni dì scuo-la condizionano il tuo futuro, la possibi-lità di trovare un lavorò che ti piaccia, diessere apprezzato e amato dalle personea cui tieni, di assicurarti un reddito pervivere, viaggiare, avere una famiglia, cu-rare gli interessi e gli hobby che ti ap-passionano.

In una prospettiva più breve, cosa vor-resti fare l’estate prossima? E’ chiaro chela tua prossima estate dipenderà moltoda come andrà la scuola, e il secondoquadrimestre potrà solo leggermentemodificare il primo, sei d’accordo?

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E il tuo sabato e domenica dipende-ranno da come hai usato la settimana cheè passata.

Gli orientali dicono che il futuro è at-tirato dal presente: è proprio così, pen-saci, il tuo futuro lo stai preparando ades-so, attraverso la scuola che hai scelto, gliamici che frequenti, i valori in cui credi.Il tempo ti permette di realizzare il tuofilm; dalla tua capacità di spenderlo benedipenderà il successo della tua vita: persuccesso non intendiamo la ricchezza oil prestigio sociale, ma l’arrivare alla re-alizzazione di se stessi.

E realizzarsi significa poter fare ciòche esprime le nostre capacità. Avere unlavoro o un ruolo per cui ci sentiamo por-tati e che ci gratifica. Significa viverepienamente la ricchezza dei rapportiumani, in armonia con l’ambiente. Si-gnifica diventare la persona che deside-ri veramente essere.

Ti sembrano discorsi troppo seri? Pen-saci bene, perché nel film della tua vitanon sei solo protagonista, ma ancheregista. E dato che non puoi evitarlo,puoi solo decidere se farlo bene o se far-lo male! Per fare questo devi prima co-noscerti, e allora comincia con questoesercizio: chiediti quali sono gli obietti-vi della tua vita (cosa desideri ottenere,fare, essere, fra un mese, un anno, 5anni); scrivili su un foglio, e poi rileggi-li uno per uno, chiedendoti se impegnar-

ti oggi a scuola ti sarà di aiuto nel rag-giungerli.

Prendi poi un altro foglio, secondo loschema che ti presentiamo, e completal’elenco di vantaggi e svantaggi colle-gati alla qualità del tuo impegno scola-stico; intervista anche qualche amico eamica bravi e meno bravi, per integrarequesto elenco.

Qualche riflessione sul futuro e ituoi doveri

Probabilmente è difficile per te ren-dertene conto, ma gli anni in cui ti trovia vivere rappresentano per l’umanitàqualcosa di assolutamente nuovo, cuitutti siamo impreparati.

Gli scienziati parlano di passaggioverso una nuova epoca, profondamentediversa dal passato anche molto recentee ci avvertono sulle grandi incognite checi aspettano. Negli ultimi decenni vi sonostate più invenzioni e scoperte che nel-l’intera storia dell’umanità; il ritmo delcambiamento sarà sempre più veloce.Questo significa che sarà diverso, moltodiverso, vivere nella società del futuro(del tuo futuro), e che tutti dobbiamo pre-pararci ad imparare, imparare, impara-re!

I tuoi genitori, e l’intera società, tihanno aiutato a crescere: hai godutosinora del lavoro degli altri, e ancora negodi, quando mangi, sei ospitato e vesti-to, oltreché amato, dalla tua famiglia, ma

SE MI IMPEGNO A SCUOLA OTTENGO:

SVANTAGGI

LAVORARE A CASASONO MENO LIBERO

RISPETTARE UN PROGRAMMA

VANTAGGI

ESTATE LIBERASODDISFAZIONE PERSONALEVOTI MIGLIORIAPPROVAZIONE DEI GENITORI

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anche quando usi le strade, le scuole, gliospedali e tutti i servizi che la società timette a disposizione, grazie al lavoro chealtri hanno fatto e continuano a fare.

Non trovi giusto che l’intera società,insieme alla tua famiglia, si aspetti chetu faccia la tua parte, nel tuo ruolo di stu-dente? Il tuo mestiere di oggi è studiareed è evidente che crescendo ti si chiedeun impegno maggiore: sei disposto adassumerti questa responsabilità?

Le Caratteristiche del tempo

• ogni giorno ha 24 ore, uguali pertutti

Senza differenza, tutti hanno a dispo-sizione la stessa quantità di tempo, ognigiorno. In effetti questa è davvero unalegge uguale per tutti! Puoi fare un nu-mero limitato di cose in queste ore: sce-gli le migliori! Oltre alla scuola, consi-dera anche i tuoi interessi, lo sport, gliamici.

• il tempo si consuma anche se nonlo usiamo

E’ un capitale che si spende da solo,non puoi risparmiare le ore di oggi perusarle domani o fra un anno; è una stra-da a senso unico, e tu puoi solo darle unadirezione.

• il tempo non costa, ma è il nostrobene più prezioso

Se dovessimo sborsare dei soldi perogni giornata, magari saremmo più at-tenti a come la viviamo, cercheremmodi fare solo le cose davvero importantiper noi. Sprechiamo il tempo perché cisembra gratuito, quando in realtà tempoequivale vita! Se ti regalassero qualchemilione, lo spenderesti tutto in giorna-lini? Sprecare il tempo è molto più stu-pido che non sprecare denaro.

Consigli per organizzare bene il tuotempo

• ragiona sulle prioritàUno degli errori più comuni a tutti noi

è fare confusione tra le cose urgenti e lecose importanti. Se non ci programmia-mo rischiamo di correre dietro alle ur-genze, trascurando magari le cose impor-tanti: è quello che succede se affrontil’impegno della scuola giorno per gior-no, aprendo il diario per vedere “cosa c’èda fare per domani?”.

Magari per scoprire un compito dimatematica e una possibile interrogazio-ne in storia, proprio oggi che hai allena-mento di pallavolo!

• classifica gli impegniAll’inizio della settimana; fatti un

quadro generale, con gli impegni già fis-sati (lezioni pomeridiane, allenamentiecc.), poi evidenzia gli impegni scola-stici prioritari già programmati (compitiin classe, interrogazioni), e infine gliimpegni di studio in ordine dì importan-za; usa le stelle per classificare ogni im-pegno:

A impegni obbligatori e importantiper domani: compiti in classe, interro-gazioni probabili o programmate, lezio-ni scritte per casa (trascurarli ti portereb-be in fretta al fallimento scolastico)

B impegni di normale routine per do-mani: ripasso, studio nuovi capitoli (evi-tarli sarebbe rischioso, ne hai bisogno perseguire le lezioni e per le verifiche a sor-presa)

C impegni flessibili non per domani:studio e lezioni scritte anticipate, revi-sione appunti di oggi per ordinare e me-morizzare, sguardo veloce ai capitoli cheverranno spiegati domani (non è indi-spensabile farlo oggi, ma sarebbe per tepiù conveniente).

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Classifica anche i tuoi impegni per-sonali, sportivi o legati ad altri hobby, osemplicemente di svago. Organizzandotinon dovresti trovare difficoltà nel man-tenere anche i tuoi interessi; ti suggeria-mo di dare due stelle agli impegni fissi(allenamenti di squadra, lezioni di mu-sica o danza) e una stella a quelli facol-tativi (il giro in centro può essere facil-mente spostato).

• decidi tuNon lasciare che siano le cose o gli

altri a trascinarti, decidi tu comeottenere il massimo di vantaggi dalle

tue ore, datti una programmazione ognilunedì, e poi rivedila ogni giorno con le

emergenze e le novità.Per esempio, se sabato vuoi andare ad

un compleanno e lunedì hai un’interro-gazione (per cui devi studiare), scegli inquale pomeriggio anticipare lo studio emagari quel giorno lasci perdere un paiodi telefilm!

• distribuisci il tempoAdesso colloca in ogni pomeriggio le

priorità che hai definito, e scoprirai che,ti rimane ancora molto tempo da spen-dere.

Eccoti alcuni criteri per distribuire iltuo lavoro:

- riserva allo studio le ore in cui ren-di meglio, affronta i compiti più difficiliquando sei meno stanco

- per molte materie è indispensabilestare al passo per capire le spiegazionisuccessive

- se accumuli troppo arretrato da stu-diare crei un’emergenza grave

- le lezioni scritte per casa sono ingenere più facili da gestire e meno fati-cose dello studio

- non sottovalutare le materie conmeno ore

• affronta gli impegniDi norma dovresti sempre assolvere

tutti gli impegni a tre e a due stelle, esolo eccezionalmente accantonare qual-cuno di questi ultimi, come pure ecce-zionalmente ti capiterà di rinunciare an-che ad un allenamento. Gestisci gli im-pegni ad una stella usando il tempo di-sponibile, ricavandolo dai pomeriggimeno carichi.

• aiuta la tua concentrazioneUna regola d’oro ci insegna a fare una

sola cosa per volta, senza interruzioni: ilnostro cervello, infatti, reagisce incon-sciamente agli stimoli esterni e se questiprovengono da diverse fonti, l’effetto èdi stress, deconcentrazione e, puoi intuir-lo, perdita di tempo. Arriva prima un’au-to che fila a 130 all’ora in autostrada, ouna che continua a fermarsi, partire eaccelerare, fermarsi, partire accelerare?

- Quindi dopo aver deciso cosa devifare e in che ordine, libera la scrivania,libera la mente e… avanti una materia

• quante ore di studio?Né poche, né troppe.La scuola è il principale dei tuoi im-

pegni, non l’unico.Difficile dire quanto tempo è giusto

dedicare, perché molto dipende dallamemoria, dalla velocità personale, daivoti che si vogliono raggiungere.

Da 2 a 4 ore ogni giorno dovrebberopermettere un discreto risultato ad ognistudente, se ben organizzate e program-mate, con continuità, anche nei periodiin cui i professori spiegano e non inter-rogano.

Ma è solo orientativo, ricordalo, è me-glio che ti concentri sul risultato da otte-nere più che sul tempo necessario.

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Memoria e apprendimento 33

• decidi le pause, e premiati conqualcosa di piacevole

Non tuffarti a studiare subito dopopranzo, riposati per un’oretta e scopriraiche il rendimento sarà migliore.

Concediti una pausa di 5-10 minutiogni 50, per ascoltare un paio di canzo-ni, mangiare, un panino, bere una bibita,guardare la pagina sportiva, fare una te-lefonata ...

Ma non fare queste cose mentre stu-di, sarebbe come frenare in corsa, e so-prattutto non tenere la televisione e laradio accesa!

• cerca un posto tranquilloSe puoi, mantieni un’abitudine sul

luogo dello studio, scegli il più tranquil-lo possibile, senza passaggio di personee disturbi esterni. Chiedi ai tuoi di evi-tarti interruzioni, se puoi non rispondereal telefono. Mettiti d’accordo con gliamici per vedervi solo dopo una certaora, durante la settimana.

• dormi a letto non a scuolaDurante la settimana dovresti andare

a letto presto (9.30, 10.00), perché cosìla tua attenzione sarà fresca al mattino.

- Se c’è un film irresistibile alla TVe puoi usare un videoregistratore, avraianche il vantaggio di tagliare la pubbli-cità! Qualche eccezione è ammessa, manon troppo spesso.

• non sprecare le ore di scuolaSei obbligato a stare in classe, decidi

anche di stare attento. Sarà tutto temporisparmiato a casa, e sarà anche menopesante da sopportare: se ascolti e pren-di appunti ti annoi meno e impari di più.

Hai deciso di frequentare questa scuo-la, di continuare a studiare: decidi anchedi farlo bene perché conviene a te, ve-drai che è più facile di quel che credi edà molte più soddisfazioni.

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