Strumenti Critici 0 Web
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Strumenti Critici
Strumenti
Critici
StrumentiCritici
2
editoriale
Strumenti critici
Rivista di agitazione culturale redatta da
alcuni studenti di licei e università milanesi
Blog: strumenticritici.blogspot.it
Fb: Strumenti Critici
Mail: [email protected]
Numero Zero
Febbraio 2015, Milano
Questa rivista è stata elaborata con software
libero su piattaforma Linux
Tutte le immagini sono creazioni di giovani
artisti milanesi ad esclusione
di quelle a pagina 4 e 6
Copertina: A. Bonasia,
Sgombero alla Statale, 16 giugno 1972
Controcopertina: Charlie Hebdo, Trinité
Esce quando serve e finchè può
Ringraziamo la Libreria Calusca City Lights
per l'ospitalità
Siamo aperti a collaborazioni e contaminazioni
Licenza Creative Commons Non commerciale
Condividi allo stesso modo 3.0
A Guccio
Una rivista è uno spazio comune dove si riconoscono delle
intelligenze unite nella differenza. La sua ricchezza è lo
squilibrio delle esperienze e delle intelligenze soggettive.
Queste riflessioni e note sparse possono quindi come è
ovvio essere diluite, frantumate, ricomposte dal confronto
soggettivo.
Primo Moroni, 1992
3
Numerozero
Je suis Charlie Je suisCharlie Je suis CharlieJe suis Charlie Je suisCharlie Je suis CharlieJe suis Charlie Je suisCharlie Je suis CharlieJe suis Charlie Je suisCharlie Je suis CharlieJe suis CharlieHai mai provato a ripetere la stessa parola ola stessa frase per unapoi dieci poi centovolte?Lo sai cosa succede?Che la parola muoreperde il suo senso soffocaDiventa suonoIl concetto vienestrozzato dal rumoreA furia di chiamarloCharlie non rispondepiùPoi gli hanno sparato aCharlie, mica gli hannofatto una carezzinaMa chi è stato a uccidere questo povero quindicenne indisposto argutoe disturbante?Due fratelli, che bestemmiando il loro diohanno ucciso in suo nomeMaterialmente sì, sonostati i due fratelli, sì,sono stati loro.Estremisti? Uomini deiservizi segreti? Forsetutte e dueMa ti sei dimenticatoche siamo in guerra?
Che in medio orientesono vent’anni che laNATO fa cagare bombeai suoi aerei e ammazzae tortura e spara?Cosa ci si aspetta dauna guerra?MortiMilitariSì ma anche civiliLa Francia è un paeseneutrale?NoImmagina un attimoche il territorio delmondo sia diviso con iterritori del RisikoLa Francia ha mandatoi suoi carretti in Albertain Medio Oriente o inKamçatka?La risposta la sai da teLa Francia è più in generale l’Europa cos’hasulla carta degli obiettivi?Mantenere la pacedentro ai suoi confinic’è scrittoNo aspettaIn piccolo c’è una postillaMettiamoci gli occhialiper leggerla che siamoun po’ miopi astigmaticipresbiti e pure ipermetropiSulla postilla c’è scritto“L’OBIETTIVO ÈQUELLO DI MANTENERE LA PACE PERÒ SEGLI STATI UNITI CI DICONO MANDATE I
CARRETTI DAQUALCHE PARTE NOILI MANDIAMO”Prima di firmare icontratti o le alleanzeatlantiche avremmo dovuto leggere anche lescritte in piccolo.In ogni caso Charlienon fa più surfÈ morto ti ripetoMortoProprio stecchitoE tutti lo chiamanoCharlie Charlie ma luioh non si svegliaE ci credoPerché Charlie perquanto stesse sul cazzoa molti non andasse inChiesa e scoreggiassesull’autobus era unosveglioCharlie sembravascherzasse ma non rideva maiCharlie si accorgeva chela gente faceva finta diascoltarlo ma non locapivaCharlie faceva surf espesso in acqua ci cadevaOra che è morto tutti lochiamanoMa quando era vivo?ZeroNon se lo filava praticamente nessunoCharlie non portarancoreMa mica le cosese le dimentica
attualita'
Charlie fa surf
StrumentiCritici
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Strumenti critici
Rivista di agitazione culturale redatta da
alcuni studenti di licei e università milanesi
Blog: strumenticritici.blogspot.it
Fb: Strumenti Critici
Mail: [email protected]
Numero Zero
Febbraio 2015, Milano
Questa rivista è stata elaborata con software
libero su piattaforma Linux
Tutte le immagini sono creazioni di giovani
artisti milanesi ad esclusione
di quelle a pagina 4 e 6
Copertina: A. Bonasia,
Sgombero alla Statale, 16 giugno 1972
Controcopertina: Charlie Hebdo, Trinité
Esce quando serve e finchè può
Ringraziamo la Libreria Calusca City Lights
per l'ospitalità
Siamo aperti a collaborazioni e contaminazioni
Licenza Creative Commons Non commerciale
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A Guccio
Charlie non rispondeperché vede poca veritàVede che la gente lochiama ma non chiamaveramente luiChiama il suo corpomortoIl nostro quindicenneribelle si sente un feticcioE Charlie non vuole essere un feticcioCharlie non è un feticcioE tutti diventano paladini del surf ora che glihanno sparatoMa fare surf è complicatoPer fare surf ci voglionole palle
Ci vuole criticaci vuole sde
gno ci vuole ironiaIn quelli che lo chiamano Charlie non vedequeste dotiGiornalisti politici gentecomune fascisti nazistigiovani di sinistraCharlie è morto ma cisente benissimoE sente delle voci sgraziate che si indignanoper lui ma non si indignano per i profughi lasciati a marcire nelcanale di Sicilia per iPalestinesi che sonoquarant’anni che glitolgono la terra su cuicamminareE i 43 studenti Messicani che i narcos e ilgoverno hanno fattosparire?
E i genocidi nell’africasubsahariana?E gli afroamericaniuccisi quasi ogni santogiorno dalla polizia?Charlie steso sullaspiaggia pensa che quia furia di indignarsinon si fa più nienteÈ pieno di supereroi suisocial networkMa perché io sì e glialtri no?Ci sono morti più belliAh sì io facevo il surfistaEro un paladino dellalibertà di informazioneEh sìCharlie ora rideRide del fatto che sicuramente esiste la libertàdi informazione è pro
attualita'
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Numerozero
prio questo il bello dellademocraziaInfatti lui che ha vissuto un po’ in Italia ricorda di come laGuzzanti Luttazzi eSantoro siano stati liberi di dire la loro opinione e di essere poicensuratiCharlie ride del fattoche questi paladini delsurf non si rendonoconto che non sono liberi di dire proprio unbel cazzo di nientePoi pensano che facebook darà loro una risonanza assolutaSì certoFacebook ti dona unagrossissima libertàQuella di non essereascoltatoTutti sono troppo impegnati a picchiare le tastiere per fermarsi unattimo a pensareCharlie questa cosa lasapeva bene quindiscriveva un sacco di cose su facebookA Charlie piacevanoproprio le contraddizioniOra Charlie stapensando a come èmortoGli hanno sparatoSìMa non era spacciatoSarebbe bastatosoccorrerloLui era lì agonizzante
E tutti attorno a lui lofotografavano e si indignavano per l’attaccodell’islam alla nostrademocrazia perfettaE tutti dicevano io sonoCharlie io sono CharlieMa lui sapeva di noninteressare a nessunoE pensa che nonl’hanno ucciso solo idue assassini coikalashnikov ma anchetutta la folla di indifferenti che ha attornoE ora li guarda negliocchiE li vede proprio beneE vedeChe la loro coscienzanon è pulita e anzi lastanno provando a lavare usando il suo corpoesanimeChe si riempiono labocca della sua mortema mai avrebbero avutoil coraggio di prendereun’onda di quelle su cuisaliva luiChe si fanno paladinidella democrazia senzacapire che la democrazia oggi significa che setu hai votato Bersanialle elezioni e ti ritroviAlfano ministrodell’Interno e Gentiloniministro degli esteri enon puoi farci un cazzoChe lui è un morto diserie A ma esistonoanche morti di lega proOra sono passati tre
giorni da quandoCharlie è mortoE lui è ancora sullasabbiaE rideAnzi noSta piangendoPerché lui lo sapeva main fondo in fondo ciaveva sperato per ungiorno o due o tre che lagente cambiasse unpochino che diventassepiù sensibileAlla fine era morto e gligiravano un bel po’ lepalle per questa cosaPerché se morire già èun bello sbattimentopensa poi morire cosìda stronziCharlie ci speravaMa dopo tre giorniSulla spiaggia non c’eragià più nessuno
attualita'
StrumentiCritici
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Libertà l'ho vistadormireE stringersi più volte più forteal lenzuoloOgni lunedìMentre trapani elettronicitrapassano i timpanitraslando pensieri da sogni e ricercheprotette da filo spinatoLibertà l'ho vistaogni volta che ho suonatoNegli occhi di chi canta forte gridacredendociE lunedìsuoneranno simili a un sussultosottomesso sibilo a nostra signoradi un coraggioso ubriaco
poesia
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Numerozero territori: universita'
Una parola politica
Per impedire un’assemblea non autorizzatanella Statale di Milano, ilComitato Provinciale perl’Ordine Pubblico e la Sicurezza (questore, sindaco, presidente dellaprovincia e comandantidelle forze dell’ordine), surichiesta del Rettore, hablindato la sede in viaFesta del Perdono senzapreavviso, corredandoladi un presidio di almeno15 camionette tra polizia,carabinieri e Digos.Presi di sprovvista glistudenti, che si sono trovati davanti il foglio appeso alla porta serratadella sede centrale riportante di “chiusura permotivi di sicurezza”. Questa misura di sicurezza siè protratta da venerdì 16a domenica 18 inclusi, afronte di un’assembleaprevista per sabato pomeriggio.Facendo ricorso a stereotipi di circostanza come“notav” e “blecbloc”, rivangando episodi di cronaca datati 2013 peraltromai chiariti e paventandodisordini e pericolo pergli studenti, rettorato,giornalisti e prefetturahanno operato unaconsapevole distorsionedei fatti, sia per fomentare una tensione che, difatto, non trova riscontronella realtà, sia per spo
stare una questione politica sul campo scivolosodella “sicurezza”: termineda anni al centro del lessico istituzionale, il cuisignificato appare semprepiù labile.E' interessante notareche questa questione“politica” riguarda, adesempio, la partecipazione attiva di Unimiall’organizzazione di Expo(eventi, convegni, ceneospitate nell’ateneo),l’aumento delle tasseuniversitarie e la diminuzione delle borse di studio, argomenti che sitenta di evitare parlandoappunto di “sicurezza”.Si può chiudere un luogopubblico arbitrariamenteper tre giorni per presunti motivi di ordinepubblico?Si può disgregare il corpostudentesco già piuttostoinerte, stabilendo che habisogno di essere protettoda misteriosi nemici,antagonisti?I fatti comunque restanoquesti: l’assemblea eraprevista nel settore didattico di FdP, chiuso alpubblico sia il sabato chela domenica, e nonavrebbe disturbato, némesso in pericolo, le attività degli studenti. Pareeccessivo il massicciodispiegamento di forze dipolizia a fronte di un’as
semblea, ossia di unmomento di discussione,che certo non prospettascenari da guerrigliaurbana. Forse un fattocontroverso che si potrebbe spiegare con lavolontà di ridurre ognidissenso a una questionedi ordine pubblico.Anche la discussione e ildissenso sono forme dipensiero. Forme che nonpossono essere represse,ostacolate o blindate.
Più di recentePer i fascisti, invece,porte aperte. Il giorno 18Febbraio alcunirappresentanti (sic!) delFronte Universitariohanno organizzato unincontro in sede centrale.Il senso è: basta essereben rappresentati nelCDA1 e non importa chisei e cosa dici, troverai iltuo spazio tra le murauniversitarie.Il rettore è in linea coitempi: più spazio aifascisti, più spazio allapolizia.Ma noi non ci caschiamo.Quale è il limite dellalibertà d'espressione?A che serve studiare senon si impara a pensare?
1 Consiglio di Amministrazione, uno degli organi principali dell'UniMi
Redatto il 21/01/2015, tre giorni dopo la chiusura dell'Università da parte di Prefetto e Rettore
StrumentiCritici
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Collage dell'articolo di Gea Piccardi Donne perExpo: note critiche a margine del megaevento una prospettiva di genere su Expo 2015. Il testointegrale, tratto da IAPh Italia: AssociazioneInternazionale delle Filosofe, è caricato sul nostroblog.
Expo lancia un grido al mondo: “Nutrire ilpianeta, energia per la vita”, a cui dovrebberorispondere tutte le donne “per essere leprotagoniste del cambiamento e di uno sviluppopienamente sostenibile.”[...] (Ma) la donna cheentra nella storia ha già perso concretezza esingolarità: è la macchina economica checonserva la specie, è la Madre, un'equivalentepiù generale della moneta, la misura più astrattache l'ideologia patriarcale abbia inventato.[...]I campi discorsivi e simbolici attorno a cui sicostruisce l'Expo sono quello della femminilitàcome insieme di attributi salvifici e creativi delladonna e quello della vita come terreno di sfidapolitica ed economica:[...] la creazione di un“femminile” tanto negato e oppresso nello spaziodel biologico e del riproduttivo, quantosacralizzato in veste di principio materno,generativo e vitale.[...]Expo conferma questa narrazione e ne mostra iparadossi, rilancia la sfida internazionale indifesa della vita e in nome delle donne ma nesvela il nesso indissolubile con le logiche diaccumulazione di profitto e con le politiche della
morte dell'attuale governance globale.[...]A partire dal 2001 (in Argentina), un gruppo di madri (Las madres de Ituzaingó)cominciò a denunciare la morte dei propri figli nati con disparate malformazioni,gesto che inaugurò l'inizio di una lotta feroce che dura tutt'ora contro l'uso diagrotossici.[...]E così penso anche alle centinaia di sgomberi che hanno colpito negli ultimi mesialcuni quartieri popolari di Milano,[...] è evidente che dietro ci sia l'intento diriqualificare la città in vista del ruolovetrina che le sarà attribuito per tutto il2015.[..]Senza dimenticare la denuncia di quella donna che ha perso il figlio dicui era incinta durante gli scontri e le manganellate.[...]Accanto alla costruzione di nuovi miti di generazione, di cura e di nutrimento ealla produzione della femminilità come insieme di fattori messi a valore dalmercato, Expo si fa portatore di un sistema economico e politico che fa dellariproduzione della vita e dell'ambiente il principale campo di sfruttamento e diespropriazione.[...] la sua portata distruttrice riguarda tanto le donne quanto gli
uomini e le altre soggettività oltre il genere, ed è per questo che tutti etutte siamo tenute a rispondere.
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Numerozero il sangue e l'oro
"quando un uomo col fucile incontra un uomo con lo strumento critico,
l'uomo col fucile è un uomo morto"
Jose "Carnicero" Bergoglio
StrumentiCritici
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schegge
Non sto svoltando un cazzo
Diciamo tutti bugie, poi ci crediamo e le viviamo, e se arrivi sul balcone a
fissare il muro davanti e pensare che forse dovresti sbronzarti per
risolvere qualcosa, che cazzo c’è da dire?
Se pensi che comunque non cambieresti nulla, perché dopo torneresti
sobrio, ancora una volta che cazzo c’è da dire?
Perché queste parole mi sembrano inadatte, figlie del maltempo di cattive
letture di qualche pseudoavvenimento estemporaneo?
Perché esprimono su carta qualcosa
che andrebbe tirato contro un
muro per farlo funzionare?
Perché non meno la
gente a caso?
I motivi li avrei, o
potrei trovarli, e
comunque non
servono. Perché
provo schifo e
ostilità verso
tutti tranne i
miei amici? Se i
miei amici fossero
gente per strada o
esempi astratti,
perché non odiarli?
Che cazzo ci combino
col fattore umano che me li
fa amare?
Dico abitualmente cose che non hanno senso per tenere occupato il
cervello, per nascondermi il dolore che dà sapere che desiderare
l’assolutamente giusto è desiderare la morte, temere la vita. È questa alla
fine la vecchia fregatura: l’esistenza seleziona una possibilità e nega le
altre, afferma una parte di verità e dimentica le altre, che però non
scompaiono. Si verificano altrove, e ognuna ricorda alle altre la sua
parzialità; e volere il ritorno all’unità è volere il ritorno all’indeterminato,
eliminare questa esistenza. Ha senso ed eleganza che tutto questo
sia riassunto in un film di tossici in cui l’eroe è uno che dice, a
ragione, “ho scelto la vita” dopo aver fregato i suoi soci.
Fantasia di una camminatain montagna
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Numerozero psiconautica
“Non è la facoltà diparlare che pone il potere, è la facoltà di parlarein quanto si irrigidisce inun ordine, in un sistemadi regole, la lingua.La lingua, dice Barthes,mi obbliga ad enunciareun'azione ponendomi come soggetto, così che daquel momento ciò chefaccio sarà la conseguenza di ciò che sono;la lingua mi obbliga ascegliere tra maschile efemminile, e mi proibiscedi concepire una categoria neutra; mi impone diimpegnarmi con l'altro oattraverso il “voi” o attraverso il “tu”: non ho diritto di lasciareimprecisato il miorapporto affettivo o sociale. […]Conclusione: “a causadella sua stessa struttura, la lingua implica unarelazione fatale di alienazione”.Parlare è assoggettarsi:la lingua è una reazionegeneralizzata. Di più:“non è reazionaria néprogressista, essa èsemplicemente fascista:perché il fascismo non èimpedire di dire, è obbligare a dire”1.E' complesso. Definire lalingua come apparato dipotere. E' davvero così?
Lo è, ma come ogniapparato di potere, scrive Umberto Eco, si fondasu delle convenzioni sociali.E una convenzione, inquanto tale, è pursempre ribaltabile. Inogni momento, poiché sifonda sulla volontà delsingolo che diventa volontà comune.E' quindi solamenteattraverso la volontà comune/il Comune che noipossiamo ribaltare leconvenzioni.La convenzione, ogniconvenzione, è una magia, come le leggi, comelo Stato, come il capitalismo.E per combattere unamagia, dobbiamo primadi tutto credervi. Eapplicare una magia disegno opposto.Ecco il punto.Combattere il capitalismo, questa convenzione mistica, magica,religiosa generalizzata.Vi scriverò di una passeggiata in montagnasotto effetto di funghiallucinogeni, durantela quale siamo riuscitifosse anche solo per lospaziotempo di un pomeriggio d'autunno ariconoscere esconfiggere il Capitale
in tutte le sue forme.Non chiedetemi come,so solo che l'abbiamofatto, e che si può faredi nuovo.Quando tutto dentro dite dice: "vorrei rifarlo", disolito significa che ilviaggio è andato bene.Stavolta il viaggio èandato bene.Ma mai penserei di rifarlo subito, in tempibrevi. C'è troppo daanalizzare, troppo daimparare, troppo dascrivere, e anchepurtroppo o per fortuna,troppo da vivere.Si tratta dell'inesprimibile, inverosimile sensazione dell'estasi incontatto diretto con Madre Natura. O con chi tiè vicino, e al medesimotempo, in contatto con testesso, con ogni particella del tuo corpo. E'fottutamente PESANTE,credetemi.Iniziamo a mangiarlimentre usciamo dalpaesino. Ci inerpichiamosulla strada mulattierache porta in cima allamontagna. A metà strada, più o meno, cifermiamo presso unafontana. Una diquelle fontane dimontagna dallequali sgorga
Fantasia di una camminatain montagna
StrumentiCritici
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sempre acqua freschissima e limpidissima.Inizia.Le montagne sembravano parlarci, gli alberi e iboschi pure, tutto, nonostante il cielo fosse nuvoloso, eraincredibilmente VIVO. Laterra sembrava ribolliresotto la dura scorza.
Espressioni sinestetichee motivi, da quelli piùclassicamente floreali atrame di fili che ricordano figure di donne daimorbidi e sinuosicontorni.Si arriva sempre alpunto in cui ti chiedi sece la fai a sostenere urtiemotivi di tale portata e
puntualmente la risposta arriva, un secondodopo: sì.Può arrivare da dentro,come può arrivare dallastessa luce di cui risplendono gli oggetti.Oppure, dalle parole diun amico.E poi, ancora la paura,la paura di non farcela,di morire, di rimaneresoli. Tutto ritorna, a ciclo.La confusione regna sovrana, e un nanosecondodopo: ecco la risposta.Gli amici servono, sonofondamentali; ma nonsolo servono, loro CISONO, sono sempre li,quando ce n'è bisogno, efunzionano maledettamente bene. Questo movimento dialetticodomandarisposta, caosordine, durante lapercezione estatica e sinestetica non esiste,semplicementeE’Si riscopre un ordinedelle cose, un ordine diverso, altro.I ragazzi e le ragazze diTiqqun nella ComunitàTerribile scrivono:"Il vero e proprio altroveche ci resta da crearenon può essere sedentario, è una nuova coerenza tra gli esseri e le
psiconautica
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Numerozero
cose, una nuova artedelle distanze"2.Questo altrove, che è unqui AL TEMPO STESSO,si esprime in unacontraddizione che èanche la stessacontraddizione cheavviene nel momentoesatto in cui il pensierodiventa parola,linguaggio, è un attimo,un istante incalcolabilmente (infinitamente)piccolo e quindi infinitamente grande.La danza dei motivi floreali, dell'erba del pratoche si anima e inizia aformare dolci figure chea loro volta danzano alritmo forsennato deipensieri.In questo l'esperienza infungo è metafisica, avvicina la physis all'invisibile, al mistero.Ciò che è reale e ciò chenon lo è.E' per imparare questanuova arte delle distanzeche i funghi, e in generale gli psichedelici, possono essere estremamenteutili.Perché ti avvisano, ti dicono, ti fanno scattarequalcosa dentro, che lemigliaia di barriere checostruiamo ogni giornonei confronti delle altrepersone hanno la possi
bilità di essere abbattutein qualsiasi momento.Il sé si manifesta in unmovimento continuoverso l'altro, ciò che èchiamata estasi (dal greco Ex, fuori, e stasis,stare, letteralmente “stare fuori”).L'estasi è muta, poichénel momento estaticotutto ci parla.E allora, forse, aveva ragione Barthes. La linguadivide, tanto quanto lapolitica, che certo ciappassiona.E lì sta la contraddizione. Imparare a non diree a fare, imparare il valore dell'amicizia, la caducità dell'amore, aguardarsi, a lottare, agiocare e a raccontarsistorie, ed è giusto nelmomento in cui questestorie piccole piccole siincontrano che possonodiventare delle grandistorie.E' in quel punto, cosìdifficilmente raggiungibile dall'essere umano fagocitato dai dispositivimetropolitani, che siinstaura la magia delComune. E tutto ciò checi è dato fare è tacere, inquel momento; solo dopo, da bravi esseri umani, tenteremo goffamentedi trascrivere quel mo
mento su carta, ciò chenel linguaggio comune èdetto poesia.“La poesia è l'organizzazione della spontaneitàcreativa in quanto suoprolungamento nelmondo. La poesia è l'attoche genera realtà nuove.E' il compimento dellateoria radicale, il gestorivoluzionario pereccellenza"3.Quindi, poesia non solocome parola detta oscritta, ma come atto,gesto, movimento estatico dell'Iocheescedasé.Barthes ha ragione etorto al tempo stesso.Il linguaggio non è fascista. C'è il linguaggio deifascisti, come c'è illinguaggio dei compagni.Troviamo nuovilinguaggi, inventiamonuove parole, per trovarenuovi compagni.E' questa l'unica magiain cui vale la penaspendersi.Gli psichedelici possonoaiutare.
Solo, attenti a non esagerare.
1 U. Eco, Sette anni di desiderio, Bompiani, 2004, Bologna2 Tiqqun, La comunità terribile, Derive Approdi, Milano, 20033 Raoul Vaneigem, Trattato di saper vivere ad uso delle nuove
generazioni, Massari, Milano,2004
psiconautica
StrumentiCritici
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Più la scacci e più l'avrai
poesia
Numerozero
Questo articolo è un estratto tradotto dal saggio Poliamore, cos'è e cosa non è?1;l'abbiamo scelto per la sua natura semplice e didattica.
Gli autori fanno una riflessione sulle convinzioni che stanno alla base delleforme attuali di relazione di coppia e vi contrappongono nuove credenze ches'adeguerebbero meglio all'idea del Poliamore. Secondo gli autori le convinzioniaccettate si basano sulla paura della perdita e dell'abbandono.Prima vecchia convinzione: Se il mio partner mi volesse veramente bene, nonavvertirebbe la necessità di avere una relazione intima o sessuale connessun'altra persona: questa convinzione è basata su un modello di scarsitàdell'amore, che suppone che se nella mia coppia si inserisce qualcun altro, iosarò meno considerata. Tra l'altro, presuppone che sesso e amore siano lastessa cosa e soddisfino le stesse necessità.Nuova convinzione: Se il mio partner mi vuole abbastanza bene ed haabbastanza fiducia in me, possiamo permetterci che la relazione si espanda,sperimentando ancora più amore da parte degli altri. C'è abbondanza d'amorenel mondo e ce n'è a sufficienza per tutti... voler bene a più di una persona èuna scelta che può accrescere incredibilmente le possibilità di dare e ricevereamore.Seconda vecchia convinzione: Se io fossi un buon compagno, una buonasposa, un buon amante, il mio partner sarebbe così soddisfatto da non volerstare con nessun altro: questa convinzione è frutto di problemi d'autostima,terra fertile per la gelosia.Nuova convinzione: La nostra coppia ha così fiducia in sè a livello di relazione,che avere altre relazioni di coppia non creerà gelosia che possa portare a unfuturo logoramento del nostro rapporto.Terza vecchia convinzione: Non è possibile voler bene a più di una personaallo stesso tempo; un'altra volta la scarsità dell'amore.Nuova convinzione: Le idee e le decisioni che guidano le nostre vite amorosesono convenute coscientemente e d'accordo con ognuna delle parti coinvolte.Noi insistiamo sull'integrità delle nostre relazioni, di tutte le nostre relazioni:quando riusciremo a sconfiggere la logica polarizzante del “lui o l'altro” eaccetteremo la “e” e anche “allo stesso tempo”, avremo vinto un’importantebattaglia nella nostra guerra contro la gelosia.
Sitografia: difonlaidea.wordpress.com/2009/02/09/
poliamorqueesiquenoes ejhs.org/volume6/polyamory.htm en.wikipedia.org/wiki/Polyamory
de-genere
Più la scacci e più l'avrai
1 Derek McCullough, David S. Hall, Polyamory –what it is and what it isn't, Electronic Journalof Human Sexuality, Volume 6, Feb. 27, 2003
"hospesounsaccodisoldiinshish,riformeemacchineveloci;
ilrestol'hosperperato"MatteoRenzy
ILPORNODIO