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Storia della medicina Prof. Fabio CAVALLI 3. Ippocrate e il Corpus Ippocratico
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Storia della medicina Prof. Fabio CAVALLI
3. Ippocrate e il Corpus Ippocratico
Tra VI e IV secolo si costituiscono, in Grecia, tutte una serie di “arti” (te/xnai): - arte oratoria - medicina - dietetica - culinaria - ginnastica - lotta - equitazione - architettura - scultura - pittura - musica
E’ probabile che non avremmo conservato un buon numero di trattati medici di questo periodo se non ci fosse stata una figura di medico la cui reputazione superasse, in vita, quella degli altri e che condensasse intorno al proprio nome tutti gli scritti medici del suo tempo.
(J. Jouanna)
Ippocrate nasce nel 460 a. C. a Kos, che faceva parte della confederazione ateniese. Faceva parte della famiglia degli Asclepiadei di Kos. Esercita a Kos una parte della vita, poi si trasferisce in Tessaglia, dove muore.
La famiglia di Ippocrate era aristocratica e rinomata per il suo sapere medico. Questa famiglia degli Asclepiadei era formata da tre rami che, a partire dalla città di Sirna in Caria, sciamarono a Kos, a Cnido e a Rodi. Il ramo di Rodi si estinse presto e solo gli Asclepiadei di di Cos e di Cnido rimasero famosi.
La fama di Ippocrate è legata non solo alla sua pratica della medicina ma soprattutto all’
INSEGNAMENTO
Di fatto è il primo medico che insegna medicina a pagamento, cioè a persone estranee alla propria cerchia familiare.
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Bisogna dire che questa è una semplificazione, ovvero è quello che «tradizionalmente» si dice. La cosa è un po’ più complicata, visto che nel mondo antico l’insegnamento aveva una accezione e una modalità diversa da quello che poi sarà l’insegnamento «scolastico» odierno che, di fatto, nasce con le università medievali. Inoltre la medicina, come d’altronde le altre arti, aveva aspetti teorici e pratici che necessitavano un insegnamento diretto da parte del maestro. Bisogna quindi distinguere il processo di «paideia» ovvero di educazione del fanciullo (generalemente di una classe sociale elevata) che deve essere «plasmato» talora con sottile violenza per diventare cittadino e uomo da quello di pratica di un’arte, che poteva essere successivo al periodo di istruzione primaria o ad esso contemporaneo in caso di discipline richiedenti allenamento e fisicità. Inoltre l’esercizio della medicina costituiva un tabù familiare: solo le famiglie di Asclepiadei, ovvero i discendenti di un dio culturale della salute, potevano arrogarsi il diritto di esercitare l’arte della medicina. Certamente esistevano delle figure alternative, quali il litotomo, la levatrice o il farmacopolo (quello che prepara rimedi maturali) tanto per fare alcuni esempi, ma questi «operatori della salute» non sono medici così come non è medico il guaritore / sciamano delle società più antiche. Quindi che Ippocrate abbia insegnato a «persone estranee alla propria cerchia familiare» significherebbe che Ippocrate a un certo punto rompe il tabù della familiarità della medicina. Cosa che avrebbe rappresentato una violenza verso l’Ordine, secondo la mentalità dell’uomo antico. Per cui evidentemente Ippocrate trovò un’altra strada.
Durante la cosiddetta «seconda colonizzazione greca» l’espansione ellenica fu piuttosto importante specie a livello dell’Asia Minore che dell’Italia meridionale.
Si trattava generalmente di «città» poco popolate che insistevano su una popolzione rurale e dotate di una aristocrazia guerriera e terriera allo stesso tempo.
I medici viaggiano da città a città e da villaggio a villaggio. Talora vengono pagati per restare a servizio di una città, ma è una evenienza poco frequente.
Le famiglie degli Asclepiadei riescono, probabilmente, ad accontentare una richiesta abbastanza limitata di medici.
Con la fine delle guerre persiane le città greche vivono un periodo di floridezza economica.
Il che comportò un aumentato fabbisogno di «salute»
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Come abbiamo detto, la medicina non sembra essere frutto di una evoluzione ma di una necessità, adattandosi ai problemi della società che la adotta. Questo anche dal punto di vista «economico»: quando aumenta il benessere e la sicurezza sociale e quindi, in ultima analisi, il valore ella vita, la richiesta di stare in buona salute diventa quasi primaria. Per cui ad un certo punto il sistema «asclepiadeo» rischia il collasso: non si tratta più di una richiesta di pochi medici itineranti ma di molti professionisti che si rendano disponibili (sempre viaggiando come l’autore o gli autori delle ‘Arie, acque e luoghi’ o delle ‘Epidemie’ (I-VI) del Corpus Ippocratico) per assicurare un buon livello di salute nelle città. Ecco che a questo punto l’idea di Ippocrate di «insegnare» l’arte diventa una necessità. Ma resta il problema del tabù familiare. Ippocrate non può formare dei medici al di fuori dell’ambito familiare dove viene trasmessa non solo una conoscenza tramandata da generazioni ma anche tutto un insieme di norme comportamentali o addirittura rientranti nella sfera del sacro che sono esclusivo appannaggio dello status dell’Asclepiadeo.
Giuro su Apollo medico e su Asclepio e su Igea e su Panacea e su gli dèi tutti e le dee, chiamandoli a testimoni, di tener fede secondo le mie forze e il mio giudizio a questo giuramento e a questo patto scritto (suggrafh/). Riterrò chi mi ha insegnato quest’arte pari ai miei stessi genitori, e metterò i miei beni in comune con lui, e quando ne abbia bisogno lo ripagherò del mio debito e i suoi discendenti considererò alla stregua dei miei fratelli, e insegnerò loro quest’arte, se desiderano apprenderla, senza compensi né impegni scritti; trasmetterò gli insegnamenti scritti e verbali e ogni altra parte del sapere ai miei figli così come ai figli del mio maestro e agli allievi che hanno sottoscritto il patto e giurato secondo l’uso medicale, ma a nessun altro. (…)
Il giuramento
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E’ un contratto di adozione, per cui il nuovo aspirante entra nella famiglia: «Riterrò chi mi ha insegnato quest’arte pari ai miei stessi genitori, e metterò i miei beni in comune con lui, e quando ne abbia bisogno lo ripagherò del mio debito …». In questo modo il tabù familiare è salvo.
Il Corpus Ippocratico
Una sessantina di testi medici in lingua ionica, tramandati col nome di Ippocrate.
Le opere differiscono per lessico e talora per dottrine.
Alcune opere sono attribuite da autori greci (es. Aristotele) ad allievi di Ippocrate (es. Polibio, Syennesis di Cipro).
I testi sembrano essere stati compilati in epoche diverse.
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Di fatto è quasi tutto quello che conosciamo della letteratura medica della Grecia antica, che ci è pervenuto sotto il nome di Ippocrate. Questi libri non formano né un insieme né un corpo, e non possono essere attribuiti ad un solo autore. �I trattati del Corpus non solo non si sovrappongono l’un l’altro, ma talora discordano tra loro da un punto di vista teorico, per cui devono essere il frutto di una qualche tarda sistemazione. �Da notare come già in questa epoca il nome di Ippocrate sia celeberrimo (o addirittura sinonimo di medicina).
Trattati chirurgici: Sulle ferite della testa; Sulle fratture; Sulle articolazioni; Mockilicon [Ippocrate]. Trattati di medicina: Epidemie (I-VII); Sulle arie, le acque, i luoghi; Sul male sacro; Prognostico; Sul regime delle malattie acute, Aforismi, Prognosi Coe [Ippocrate] Sentenze cnidie, Malattie, Sulle affezioni interne, sulla natura della donna, Sulle malattie delle donne, Sulle donne sterili. [Cnido] Sulle carni, Sul regime, Sulle settimane [Esterni] Sulla natura dell’uomo [Polibio, ma forse Ippocrate]; Sull’antica medicina [incerto]. Trattati deontologici: Sull’abito decente; Sui precetti; Sul medico; Giuramento [Ippocrate].
Il corpus Ippocratico
Le opere del Corpus Hippocraticum vennero riordinate e raccolte per opera dei diadochi nella Biblioteca di Alessandria (III sec. a.C.). I testi ci sono pervenuti tramite copie del periodo medievale (X – XII sec.).
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Questa è la spiegazione più probabile di come si sia formato il Corpus. Rotoli in uno scaffale di una biblioteca riordinati dal bibliotecario e poi copiati come unica raccolta attribuita all’autore più celebre.
La medicina ippocratica Separa la medicina dalla filosofia e dalla religione: secondo Celso (Prohoem. 6-8) l’impulso fondamentale prima della medicina era stato dato dalla filosofia: merito fondamentale di Ippocrate è di aver saputo distinguere medicina e filosofia:
Primoque medendi scientia sapientiae pars habebatur (…). Ideoque multos ex sapientiae professoribus peritos eius fuisse accipimus, clarissimos uero ex is Pythagoran et Enpedoclen et Democritum. Huius autem, ut quidam crediderunt, discipulus Hippocrates Cous, primus ex omnibus memoria dignus, a studio sapientiae disciplinam hanc separauit, uir et arte et facundia insignis.
Ha per base l’osservazione dei fatti che caratterizzano i fenomeni morbosi
Riporta il medico al servizio del paziente
Realizza una sintesi tra osservazione pratica, indirizzo empirico (Cnido) e ragionamento, creando il metodo moderno dell’indagine diagnostica
La medicina ippocratica
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Nei trattati attribuiti ad Ippocrate si evince che la teoria ippocratica della medicina fosse complessa e difficile da insegnare, visto che proveniva da insegnamenti ed esempi pratici familiari risalenti ai tempi «antichi» (per gli stessi Asclepiadei, ovviamente). Per questo Polibio, che viene ritenuto l’autore del Περὶ Φύσιος Ἀνθρώπου, ovvero Sulla natura dell'uomo dove si enunciano le teorie mediche, semplifica il sistema ippocratico in modo che possa essere insegnato rapidamente. Se in Ippocrate sembrano esistere distinzioni piuttosto raffinate sull’azione dei fattori esterni sul corpo in vista di una azione riequilibratrice del medico, con Polibio nasce quella teoria dei «quattro umori» e delle corrispondenti qualità che ritroveremo da ora in poi come fondamento della fisiologia corporea.
