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  • Storia del colera 1

    Storia del colera

    Persona disidratata affetta da colera

    Il colera era una malattia endemica di alcune zone asiatiche esoprattutto dell'India[1] segnalata gi nel 1490 nella regione del deltadel Gange da Vasco de Gama. Nel corso dell'Ottocento, a causa dimovimenti militari e commerciali dell'Inghilterra nel continenteindiano, e delle macchine a vapore che resero sempre pi numerosi iviaggi, il colera cominci a diffondersi su quasi tutto il globo.[2]

    L'Ottocento, infatti, rappresent per l'Europa il secolo dello sviluppoindustriale, che caus anche l'aumento demografico e l'accrescimentodelle maggiori citt che videro moltiplicare al loro interno rifiuti egermi, condizioni favorevoli per lo sviluppo di tale epidemia. Il coleradilag in diverse citt europee generando sette pandemie nel corso del XIX secolo. Sei di queste giunsero anche inItalia: 1835-1837, 1849, 1854-1855, 1865-1867, 1884-1886 e 1893.[3] Definito anche morbo asiatico a motivo dellasua provenienza, il colera era causato da un bacillo, il vibrio cholerae, che si introduceva nell'organismomoltiplicandosi nell'apparato digerente. La rivoluzione batteriologica di fine 800 porter alla scoperta degli agentieziologici di quasi tutte le malattie epidemiche ma alla prima comparsa del colera in Europa erano del tuttosconosciute le cause di questa malattia. Le manifestazioni coleriche iniziavano con forte diarrea accompagnata dadolori addominali, le scariche si presentavano poltacee e miste a bile, per poi diventare liquide e incolori.Contemporaneamente si presentava anche il vomito e cessava lemissione durina. Il corpo si disidratava e per ilmalato cominciava il tormento della sete. Il volto si presentava pallido e molto sudato, gli occhi incavati nelle orbite.Quando il malato provava un'intensa sensazione di freddo, nota come fase algida, la morte sopraggiungeva nel girodi poche ore.[4]

    Cause del contagioNel 1817 il colera inizi a propagarsi dal Bengala, dove scorre il Gange, verso l'Europa, la penisola scandinava,l'Africa e le due Americhe senza distinzioni tra Paesi modernizzati o in via di modernizzazione, mondi agricoli epreindustriali.[5] Il colera definito malattia della rivoluzione commerciale,[6] non a caso la diffusione iniziproprio a seguito della prima rivoluzione industriale che aveva favorito lo sviluppo della navigazione a vapore, unarete ferroviaria sempre pi fitta, un maggior numero di mezzi di trasporto sia marittimi che terrestri favorendo lacircolazione di uomini, di idee, di mentalit ma anche di malattie. A seguito della rivoluzione commerciale eindustriale non solo le persone e le merci riuscirono a diminuire la durata dei viaggi ma anche i microorganismiviaggiavano a velocit superiore rispetto a qualsiasi epoca del passato. Le cause del contagio vanno attribuite anchealle vicende coloniali dell'India: col Charter Act del 1813 la Gran Bretagna aveva inaugurato i provvedimenti cheaprivano la strada alla politica di esautoramento della Compagnia delle Indie, dando il via a un impegno direttonell'espansione coloniale in India.[7] Gli effetti furono la privatizzazione di terre, lo sconvolgimento delle formeproduttive tradizionali, il tracollo dell'economia di villaggio che andavano a sommarsi agli effetti della carestia del1816-17, che aveva interessato anche l'Europa. Tutti questi cambiamenti contribuirono al peggioramento dellecondizioni igieniche e, probabilmente, alla diminuzione delle difese immunitarie delle popolazioni locali che fino aquel momento avevano convissuto con il vibrione colerico e con altri agenti eziologici ma che da quel momentofurono infettate. Gli storici della medicina, infatti, concepiscono le grandi epidemie come fenomeni che vengono ainnestarsi sullo stato morboso di una popolazione.[8]

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    Diffusione del coleraNel maggio del 1817 il colera inizi a serpeggiare in un vasto territorio a nord-est di Calcutta attaccando, anovembre, le truppe dell'esercito inglese provocando migliaia di morti. I sopravvissuti infetti furono vettori delmorbo portandolo dal Bengala lungo le frontiere settentrionali. L'epidemia si estese in ogni direzione per tutto il1818. A gennaio del 1819 giunse a Delhi, Lahore, in Birmania, in Thailandia e in Malesia. Attravers lo strettopassaggio tra l'Oceano Indiano e l'Oceano Pacifico colpendo le isole di Sumatra, Giava, Borneo, le Celebes, leFilippine, la Cocincina e la Cambogia. Intanto una nave proveniente da Calcutta aveva portato l'epidemia nell'isola diMauritius e quindi sui litorali dell'Africa orientale. Nello stesso periodo arriva anche in Cina.[9] Nel luglio del 1821pass nel Mare Arabico con una spedizione inglese inviata per soffocare la tratta degli schiavi, precisamente aMasqat, importante snodo del traffico marittimo sulle coste d'Arabia, dove l'elevato numero di morti rese impossibileil seppellimento nei cimiteri perci migliaia di cadaveri furono affondati in alto mare. Nel mese di agosto dellostesso anno approd in altre citt delle coste arabe e del Golfo Persico. Dai porti persiani, punti nevralgici degliscambi commerciali tra la Persia e le Indie inglesi, l'epidemia serpeggi nella primavera del 1822 verso il Tigri el'Eufrate fino a Baghdad. Nel 1823 arriv in Siria, in Anatolia, a Tripoli e verso il Libano.[10] L'infezione si bloccsulle coste del Mar Caspio nel settembre del 1823 a causa delle rigidissime temperature facendo alimentare lasperanza che il morbo asiatico, giunto dai caldi Paesi orientali, sarebbe stato incompatibile con le temperatureoccidentali.[11]

    In Europa, per, rispetto al resto del mondo, si contavano molte pi citt e la distanza tra una citt e l'altra eraminore, cos come tra la popolazione rurale e la citt. Nel 1829 il colera giunse a Orenburg, citt della Russia situataal limite orientale della parte europea, dove rimase per circa due anni malgrado le temperature scendessero a 18-20gradi sotto lo zero. Nell'ottobre del 1830 fu denunciata la presenza dell'epidemia anche a Mosca.[12] A luglio del1830 era a Cracovia, in Germania e a Vienna, capitale dell'Impero austro-ungarico nelle cui campagne si contarono250 mila morti. A met di giugno del 1831 un nuovo focolaio epidemico fece la sua comparsa in altre citt dellaRussia, il popolo timoroso di un avvelenamento dei pozzi o dei cibi distribuiti, si ribell: furono distrutti numerosiospedali e molti medici vennero uccisi. Nel 1832 una nave salpata dal Mar Baltico fece approdare il colera sullacosta orientale dell'Inghilterra da li arriv nelle maggiori citt: Sunderland, Newcastle, Edimburgo, Dublino,Glasgow e Londra che era la pi grande metropoli al mondo.[13] Nel mese di marzo del 1832 fu la volta di Parigi, lepaure e il terrore che avevano accompagnato le pestilenze e l'impotenza della medicina di fronte al colera esaspergli animi, furono saccheggiate farmacie, aggrediti medici e messi a soqquadro ospedali.[14] Parigi divenne fomite dipropagazione per tutta la Francia: di 86 dipartimenti soltanto 35 si salvarono, quasi tutti nelle zone montuose.[15] Ilmese successivo fu dichiarata la presenza del morbo anche in Belgio, in Olanda e in Prussia renana. Nel 1834 unanave con a bordo soldati inglesi infetti sbarc nella foce del Douro, da qui estendendosi verso sud il colera arriv aOporto, a Coimbra e a Lisbona. Prosegu in tutta la Spagna, la Catalogna e la Provenza. Alla fine del 1834 si insinunelle Fiandre, nella Germania settentrionale, ad Amburgo, in Norvegia e in Svezia. Nel luglio del 1835 furonocolpite Marsiglia, Nizza, Villafranca. Da Nizza nel 1837 il colera invase tutti gli stati italiani dal RegnoLombardo-Veneto al Regno delle due Sicilie.[16] Sei furono le epidemie che scoppiarono in Italia: 1835-37, 1849,1854-55, 1865-67, 1884-86, 1893. L'epidemia che scoppi tra gli anni 1884-86 flagell soprattutto la citt diNapoli.[17]

    Il contagio in ItaliaNegli anni Trenta dell'Ottocento, quando il colera inizi ad aggirarsi per l'Europa, le autorit sanitarie e i governi degli Stati italiani cominciarono a tutelarsi. Gli Stati impegnati nei traffici commerciali con altre nazioni, come ad esempio il Regno di Sardegna e il Regno delle Due Sicilie, istituirono cordoni sanitari marittimi e definirono i giorni di quarantena per le imbarcazioni provenienti da zone infette e sospette. Altri governi, come quello toscano, inviarono alcuni medici nei Paesi europei colpiti dall'epidemia per studiare il decorso della malattia e le misure da essi adottate.[18] I provvedimenti presi erano i buona sostanza quelli gi sperimentati ai tempi della peste. Quando

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    l'epidemia scoppi in Francia, il ducato di Parma ordin di disinfettare tutte le lettere e i pacchi che provenivano daessa .[19] Carlo Alberto ordin alle truppe di stendere un cordone sanitario terrestre da San Remo a Ventimiglia e daCuneo a Nizza. Furono adottate leggi che punivano con la morte tutti coloro che violavano i cordoni marittimi eterrestri e che aggiravano le disposizioni sanitarie. Nel luglio del 1835 quando il colera era ormai al confine quasitutti gli Stati, soprattutto quelli al nord, riorganizzarono il sistema di lazzaretti consapevoli che le misure adottate nonsarebbero riuscite a risparmiare l'Italia dal colera.[20] Solo Genova, Livorno e Venezia esitarono a prendereprovvedimenti poich il blocco dei commerci marittimi avrebbe gravato sulla loro economia. Appoggiarono perciteorie anticontagioniste che accusavano l'aria malsana, la sporcizia e la cattiva alimentazione piuttosto che ilcontatto.[21]

    La frammentazione politico-istituzionale italiana complic la formazione dei cordoni sanitari, questi, inoltre, miseroin difficolt le esangui casse di qualche Stato e le piccole economie familiari. I cordoni portarono in rovina tuttequelle famiglie che si reggevano su lavori agricoli stagionali che comportavano lunghi spostamenti, o sui commercidi derrate trasportate dalle aree di produzione ai mercati di consumo e alle fiere. Per superare i cordoni marittimi lenavi dovevano arrestarsi a distanza di sicurezza dal litorale, il responsabile dell'imbarcazione con una scialuppa siavvicinava alla costa per esibire la patente sanitaria al ministro della sanit e per giurare solennemente che nessuno abordo fosse infetto. La patente veniva prelevata con una pinza e se ne verificava il contenuto: se il bastimento eraritenuto infetto o sospetto non veniva ammesso l'approdo pena la morte. Le lettere e i documenti venivanoaffumicate con un suffumigio, un fumo contenente zolfo, e poi immersi nell'aceto.[22]

    Il 27 luglio del 1835 il cordone fu rotto da qualche contrabbandiere e l'epidemia cominci a diffondersi da Nizzaverso Torino e Cuneo. Il 2 agosto il colera scoppi a Genova.[23] Da Genova si diffuse lungo il litorale tirrenicotoccando Livorno. Alcuni livornesi scapparono a Pisa che fu contagiata e contemporaneamente furono infettateanche Firenze e Lucca. A settembre una barca di un mercante genovese percorse il Po per raggiungere Adria eChioggia. Il colera invase cos anche nel Regno Lombardo-Veneto che non aveva steso alcun cordone, nonostante leproteste popolari. A ottobre arriv a Venezia, a novembre a Trieste. Da Trieste si estese in Dalmazia e da Veneziaverso Padova, Verona e Vicenza.[24] A novembre arriv a Bergamo e da qui nella primavera del 1836 si diffuse aComo, a Brescia, a Cremona, a Pavia e a Milano. A luglio raggiunse Parma e di nuovo il litorale ligure compresaGenova. Quell'estate furono invase anche Livorno, le Marche pontificie, Modena, Ancona, Trani e Bari.[25] Il coleraarriv a Napoli ad ottobre e subito lo stato pontificio e la Sicilia si cordonarono. A fine anno sembrava esserearchiviato in molte zone di Italia e perci molti Stati eliminaro i cordoni. Nella primavera del 1837 il contagioscoppi di nuovo a Napoli, in Calabria, a Malta e in Sicilia. Da Cefal e Trapani si spinse verso l'interno toccandoCatania, Palermo e Siracusa. Anche il litorale ligure, Marsiglia, il ducato di Benevento e lo Stato Pontificio furononuovamente infettate. I governi furono costretti a emanare disposizioni sanitarie e a imporre nuove misurequarantenarie. Durante l'estate il contagio arriv a Roma. La prima ondata epidemica di colera termin verso la finedel 1837 con gli ultimi casi a Catania, Palermo e in qualche paese calabrese. Aveva risparmiato solo l'isola d'Elba ela Sardegna mentre le citt colpite riuscirono ad abbattere l'epidemia in 70-100 giorni.[26]

    Situazione medico-sociale in EuropaLe esplosioni epidemiche di colera furono molto violente a causa della mancata igiene privata e pubblica, delle debolezze dell'organizzazione sanitaria, della povert, e dell'arretratezza medica. Nemmeno i cordoni sanitari e le quarantene istituite gi per fronteggiare le pestilenze, o le magistrature di sanit che avevano il compito di assicurare la prevenzione sanitaria e l'igiene pubblica riuscirono a contrastarle. Le zone pi colpite dalle epidemie subirono un forte calo dei traffici portuali e dei movimenti commerciali a causa delle quarantene a cui erano sottoposti i vagoni e le navi mercantili che trasportavano merci provenienti dalle citt infette, il conseguente rincaro delle poche merci a disposizione aggrav ancora di pi la situazione. Gli interventi medici erano impotenti se non addirittura controproducenti, si passava dalla prescrizione dell'oppio e dell'ossido di zinco al sottoporre i malati al salasso con le sanguisughe.[27] Questa grande sfiducia nei medici e nella medicina ufficiale non fece altro che alimentare le

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    sommosse popolari, le superstizioni, la paura di essere avvelenati, la caccia agli untori e il prevalere delle forme direligiosit popolare con processioni e voti. Il colera era una malattia che colpiva indistintamente tutte le classi socialima quelle pi agiate godevano di uno stato di salute e di nutrimento migliore rispetto a quelle meno abbienti cheoltre ad essere meno curate e nutrite vivevano anche in quartieri angusti e malsani.[28]

    L'inchiesta parlamentare fatta in Italia sulle condizioni igienico-sanitarie dei comuni del Regno tra 1885-86 rivelche su un totale di 8.258 comuni pi di 6.400 erano privi di rete fognaria, solo 3.335 erano forniti di latrine e in 797gli escrementi venivano depositati negli spazi pubblici, nelle strade e nei cortili. Molti comuni non disponevano diacqua potabile e in molti casi questa giungeva agli abitanti attraverso condotti a cielo aperto. Negli anni precedentiall'inchiesta la situazione era sicuramente peggiore.[29]

    La situazione italiana rappresenta solo un esempio per capire come si viveva in tutta Europa. Non solo l'acqua disuperficie era inquinata ma anche quella di falda era soggetta a infiltrazioni, i condotti non venivano costruiti conmateriali impermeabili, si crepavano e venivano contaminati da rifiuti di ogni genere. Molte grandi citt possedevanouna rete fognaria a canalizzazione mista, cio destinata alla raccolta sia di acque bianche che di acque nere.[30]

    Legato al problema dell'acqua c'era quello dello smaltimento dei rifiuti. Alcune grandi citt davano in appalto ilservizio di nettezza urbana ma nei paesi e nelle periferie si agglomerava tutto per strada. Le citt ottocentesche sipresentavano invase da rifiuti di ogni genere: dagli scarti di lavorazioni della concia delle pelli a quelli dellamacellazione, da quelli dei mercati giornalieri al letame degli animali. Le case dei poveri erano sovraffollate, prive dilatrine e lavatoi e al loro interno venivano allevati anche gli animali. Vi era, inoltre, la consuetudine di seppellire imorti nelle chiese e nei conventi che erano abitualmente frequentati dai fedeli.[31]

    Il dibattito medico-scientifico

    Vibrio cholerae, batterio responsabile del coleravisto al microscopio

    Impotenti nel curare, i medici del tempo si impegnarono a capire lemodalit di diffusione e l'agente causale del colera. Ci sono pervenutimolti opuscoli nei quali l'agente eziologico viene indicato con diversinomi a seconda della teoria che si sosteneva: germe morboso o germecholerico, atomo o elemento miasmatico, miasma mobile, principiovolatile, effluvjo colerico, seminio morbifero, fomite choleroso.[32] Imedici si dividevano tra miasmatici e contagionisti. I primi ritenevanoche a causare il contagio fosse l'aria corrotta, i miasmi nauseabondigenerati dalla decomposizione di materiale organico. I contagionisti,invece, sostenevano che le malattie epidemiche come il colera sitrasmettessero mediante un contatto tra uomo-sano e uomo-malato.[33]

    Tra loro c'era chi credeva che il contagio avvenisse a causa delle vestiluride in particolare quelle dei poveri, chi invece affermava che bastava toccare qualcosa che era stato in contatto conil malato per contagiarsi. Per alcuni era la costituzione del corpo a causare il contagio per cui i malnutriti avevanouna maggiore predisposizione. Altri invece ritenevano che l'epidemia si diffondesse maggiormente dove vi erano lestesse caratteristiche ambientali e meteorologiche del luogo dove aveva avuto origine, l'India, questa teoria per nonconsiderava l'itinerario che essa aveva percorso nei vent'anni di viaggio e i diversi climi che aveva superato.Entrambe le teorie, per, riuscirono a loro modo ad apportare cambiamenti negli stili di vita e nelle abitudini deiPaesi. La teoria dei miasmatici contribu ad evitare accumuli di immondizia nelle citt e ad allontanare e migliorarela sepoltura dei cadaveri.[34] Le tesi contagioniste riuscirono invece, a convincere i malati all'isolamento neilazzaretti, a istituire cordoni sanitari e ad imporre la quarantena delle merci.[35]

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    Le epidemie di colera in Europa e in Italia

    Epidemia del 1848-49Circa dopo 10 anni dalla prima ondata epidemica una nuova incursione interess l'Europa. I primi Paesi a esserecolpiti dal colera furono la Russia e la Polonia, poi si diffuse lungo tutto il Danubio. I vettori dell'epidemia furono isoldati degli eserciti austriaci e russi impegnati nei moti del 1848 che vivevano ammassati in alloggiamenti scadentie in condizioni igienico-sanitarie precarie. All'inizio del 1848 il contagio arriv in tutto l'Impero austriaco compresaVienna. Nell'autunno di quell'anno una nave infetta part da Amburgo per giungere in Inghilterra, con essa ilcontagio si diffuse in buona parte del Regno. Nel marzo del 1849 il contagio arriv a Parigi e poi nel resto dellaFrancia. Nell'estate di quell'anno arriv in Italia. Tutte le nazioni colpite riuscirono ad aggirare l'epidemia nel giro dipochi mesi.[36]

    Indubbiamente il contagio seguiva lo stesso itinerario delle truppe, fattore che avvalor le tesi contagioniste. In Italiale prime ad essere colpite furono la Lombardia austriaca, il Veneto, l'Istria e qualche localit dell'Emilia ovvero queiterritori dove si stava svolgendo la prima guerra di indipendenza. Presto furono invase Treviso, Padova, Vicenza,Verona, Udine, Rovigo, Venezia e Trieste.[37]

    Le misure adottate in Europa, come in Italia, furono le stesse messe in pratica durante la prima incursione di colera.Lo stesso sistema di cordoni e quarantene, le stesse disposizioni medico-sanitarie con la riorganizzazione dilazzaretti e la rimozione di rifiuti dalle strade. Il clima insurrezionale, lo sviluppo dell'economia, l'intensificarsi deitraffici influenzati dalla rivoluzione dei trasporti resero, per, molto difficile l'imposizione delle misure adottate.[38]

    Epidemia del 1854-55A vent'anni dalla prima epidemia di colera le condizioni igienico-sanitarie delle citt non erano migliorate, alcunecitt, soprattutto quelle portuali e industriali, erano ancora pi a rischio. I traffici commerciali erano in netto aumentoe il progresso industriale autorizz la crescita demografica delle grandi citt. Negli anni Quaranta in Inghilterra sirEdwin Chadwick aveva capitanato un movimento sanitario che port alla compilazione del Report on the SanitaryConditions of the Labouring Population il quale avvi un vasto programma di igiene pubblica. Gli Stati europeifurono convocati alla prima conferenza sanitaria internazionale che si tenne a Parigi nel 1851. Erano presentil'Inghilterra, la Francia, l'Austria, il Portogallo, la Spagna, la Russia, la Grecia, la Turchia, il Regno di Sardegna, ilRegno delle Due Sicilie, il granducato di Toscana e lo Stato pontificio.[39] Furono esposti i provvedimenti a cuidovevano attenersi tutti gli Stati: l'approvvigionamento idrico e lo smaltimento delle acque nere, un sistema difognature in ceramica che doveva trasportare i rifiuti di scarico lontano dalle abitazioni e la realizzazione di pompeche portassero l'acqua nelle case.[40] Per i riformatori francesi e inglesi questi provvedimenti erano necessari perevitare le quarantene che violavano la libert dei commerci.[41]

    Nel 1854 una nave salpata dall'India condusse il colera in Inghilterra, stava scoppiando la terza epidemia. Da Londrail contagio arriv a Parigi e a Marsiglia. La leggerezza delle autorit sanitarie locali permise lo sbarco anche di naviche avevano a bordo uomini infetti. L'epidemia arriv al sud della Francia e perci in Italia. Le autorit genovesi nonsi preoccuparono di avvisare tempestivamente la presenza del colera agli altri Stati italiani e il contagio si estese intutta la costa ligure e tirrenica fino a Napoli e Palermo.[42] Anche la Sardegna fu invasa: Sassari, sede di importantiuffici amministrativi e giudiziari e dotata di un'antica universit vide morire 5000 dei suoi 23.000 abitanti. Nel 1855l'epidemia arriv in tutto il Paese, dal Piemonte sabaudo al granducato di Toscana, al ducato di Modena, allo Statopontificio, alla Lombardia austriaca, all'isola d'Elba e all'isola del Giglio.[43] La strada seguita dal morbo fu la stessadelle altre pandemie. A dicembre del 1854 l'epidemia sembrava finire quando un'alluvione fece straripare l'Arnocontribuendo ad una nuova diffusione del colera. Firenze, e buona parte dell'Italia centro-settentrionale furono dinuovo colpite.[44] Nel 1856 il terzo focolaio epidemico si spense completamente dopo essersi diffuso in 4.468comuni italiani contro i 2.998 della prima epidemia e i 364 della seconda. I morti furono 284.514, 146.383 nel primocontagio e 13.359 nel secondo.[45]

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    Epidemia del 1865-67Annunciato dai consolati dei vari Paesi il colera nel 1865 era ad Alessandria d'Egitto probabilmente portato daipellegrini provenienti dalla Mecca. Attravers la Persia e i porti del Mar Caspio, pass per il canale di Suez ed arrivnel Mediterraneo. Nell'estate del 1865 la Francia, l'Italia del Sud, Genova, Marsiglia e Tolone furono invase dallaquarta epidemia di colera.[46] In questo biennio l'epidemia rilev delle caratteristiche importanti, si era diffusa inmolte meno zone rispetto le epidemie precedenti, soprattutto in Italia fu circoscritta alle zone portuali e nell'Italiameridionale.[47] Alcune grandi citt, infatti, si erano impegnate a mettere in atto le clausole fissate nella conferenzasanitaria dimostrando un risanamento delle citt in fatto di igiene pubblica e privata che fece diminuire i casi affetti.Ci che rimase immutata era la mancanza di presidi terapeutici, ci confermato dal fatto che su i casi affetti pi del60 per cento diventavano letali. Le cure erano sempre le stesse, anche se la pratica del salasso fu bandita restava l'usodell'oppio, dei fiori di zinco, di astringenti, di clisteri, di bagni caldi, l'uso di bibite alcoliche come rhum e vin brulsoprattutto nello stadio algido.[48]

    Le ricerche scientifiche di met OttocentoAncora prima che si arrivasse ad isolare il vibrione del colera si giunse a molti risultati sulla base di osservazioniempiriche da parte dei medici nelle varie ondate epidemiche. I congressi scientifici, le pubblicazioni mediche, leriviste sanitarie misero in luce il ruolo dei portatori asintomatici, il fatto che le comunit religiose di clausura, privedi ogni contatto con l'esterno, erano rimaste immuni dal contagio, la frequenza di malati tra lavandaie e vuotatori dilatrine mettendo in evidenza il pericolo rappresentato da vesti ed escrementi dei colerosi.[49] Molte osservazioniriguardarono l'acqua e la sua possibilit di diffondere il contagio. Francesco Scalzi, igienista romano, osserv chedurante l'epidemia del 1867 le zone pi vicine al Tevere ebbero un tasso di mortalit maggiore rispetto ai quartieripi lontani.[50] Tale correlazione fu osservata anche da John Snow.[51]

    John Snow

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    Mappa originale delle ricerche di John Snow durante l'epidemia di colera del 1854. Lapompa responsabile del contagio era collocata all'incrocio tra Broad Street e Little

    Windmill Street.

    John Snow (1813-1858) stato unmedico britannico che con dedizione siinteress alle cause di contagio delcolera.[52] In contrasto con le tesimiasmatiche, Snow riteneva che nonfosse l'aria a trasmettere la malattiapiuttosto l'acqua. Durante l'epidemiadel 1854 analizz i dati dei decessi chesi erano verificati nel quartiere di Sohoa Londra.[53] Ipotizz che l'acquaerogata dalla frequentatissimafontanella di Broad Street fosse lacausa dell'epidemia.[54] Il suo metodofu infallibile: su una mappa delquartiere di Soho indic tutte le case incui si erano registrati morti di coleratra agosto e settembre del 1854, pochierano quelli lontani dalla pompa eintervistando le famiglie dei mortiscopr che anche loro siapprovvigionavano a Broad Street.[55]

    Snow fece bloccare il funzionamentodella pompa riuscendo a frenare la diffusione della malattia. Non arrivando a dimostrare la presenza di un agenteinquinante dell'acqua la pompa presto fu riattivata.

    Le conoscenze epidemiologiche di Snow permisero ai suoi sostenitori di dare maggiore importanza alle condizioniigieniche individuali e all'alimentazione preferendo cibi cotti e acqua mescolata al vino.[56]

    Filippo PaciniFilippo Pacini (1812-1883) stato un medico toscano che, contemporaneamente agli studi di Snow, osserv almicroscopio le feci dei malati e dei morti di colera. Riusc ad individuare al loro interno un microorganismo a formadi S che defin vibrione. Egli riteneva che le lesioni intestinali tipiche del colera fossero causate da questomicroorganismo ma le sue idee non furono accettate dalla comunit scientifica del tempo.[57]

    Robert KochRobert Koch (1843-1910) stato un medico, batteriologo e microbiologo che riusc a definire gli agenti causali dinumerose malattie epidemiche come la tubercolosi, l'antrace e il colera. Egli isolava i batteri dagli animali malati epoi riproduceva la malattia infettando quelli sani. Riusc cos a dimostrare la loro contagiosit.[58]

    Epidemia del 1884 e del 1893Le scoperte in ambito scientifico avevano fornito una maggiore consapevolezza del rapporto causa-effetto tra condizioni abitative e malattia ma i provvedimenti presi dai territori europei erano ancora pochi per debellare del tutto il contagio. Soprattutto l'Italia post-unitaria impegnata a risolvere problemi come la realizzazione della rete ferroviaria, la lotta all'analfabetismo e il riordino amministrativo sottovalut la prevenzione sanitaria che avrebbe potuto bandire il colera dalla Nazione. Le due epidemie di fine secolo furono circoscritte a poche zone d'Europa e contarono molti meno morti. Importata nel 1884 da alcuni operai a Marsiglia e Tolone arriv presto in Italia dove le

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    zone pi colpite furono la Sicilia e Napoli. Quest'ultima aveva registrato un'impennata demografica che avevaaggravato le condizioni di vita del popolo. Il censimento fatto in quel decennio cont 454.084 abitanti mentre i vaniregistrati erano 242.285 dislocati nei quartieri storici di piazza Mercato, Pendino, Vicario e Stella.[59] Il 91 per centodella popolazione si addensava quindi nel centro di Napoli. Le condizioni igieniche dei cosiddetti bassi eranomolto precarie.[60] Durante l'epidemia del 1884-87 le provincie italiane che furono colpite erano 44, solo in tre diqueste si tratt di un'epidemia: Cuneo con 1.655 morti, Genova con 1.438 morti e Napoli che invece ne cont7.994.[61]

    Il 15 gennaio del 1885 fu emanata la cosiddetta legge per Napoli che segnava un punto di svolta nella politicagovernativa dell'Italia unita.[62] Essa infatti con la destinazione di cospicui finanziamenti imponeva normeigienico-sanitari pubbliche e private che le municipalit dovevano far osservare a tutti i cittadini. Prioritario era unsistema fognario, l'edificazione di nuovi quartieri, la costruzione di nuove strade e piazze e risanare i luridi bassi e ituguri. Il caso di Napoli fu un riferimento per molti altri centri che, all'indomani della pubblicazione della legge,ebbero la possibilit di avvalersi degli stessi benefici. Le citt che ne usufruirono furono Genova, La Spezia, Torino,Caltanissetta, Trapani, Milano, Catania e un'altra sessantina di comuni.[63]

    Mentre venivano attuate le norme varate dalla legge per il risanamento della citt di Napoli un ultimo focolaioepidemico si accese in Italia. Nel 1893 pochissimi centri urbani furono colpiti. Genova, per esempio, registr 414morti. A Roma, a Torino e a Milano l'epidemia comparve ma non si diffuse mentre Napoli e Palermo videro unnotevole calo di decessi rispetto alle precedenti epidemie.[64]

    Note[1][1] Borghi, op. cit., pag. 123[2][2] Tognotti, op. cit., pagg. 3, 4[3][3] Tognotti, op. cit., pag. 3[4][4] Tognotti, op. cit., pag. 6[5][5] Tognotti, op. cit., pagg. 17, 18[6][6] Tognotti, op. cit., pag. 19[7][7] Tognotti, op. cit., pag. 19[8][8] Tognotti, op. cit., pag. 20[9][9] Tognotti, op. cit., pagg. 20, 21[10][10] Tognotti, op. cit., pag. 21[11][11] Tognotti, op. cit., pag. 22[12][12] Tognotti, op. cit., pag. 23[13][13] Tognotti, op. cit., pagg. 24, 25[14][14] Tognotti, op. cit., pag. 26[15][15] Tognotti, op. cit., pag. 26[16][16] Tognotti, op. cit., pag. 30[17][17] Borghi, op. cit., pag. 124[18][18] Tognotti, op. cit., pagg. 45, 46[19][19] Tognotti, op. cit., pag. 46[20][20] Tognotti, op. cit., pag. 47[21][21] Tognotti, op. cit., pagg. 47, 48[22][22] Tognotti, op. cit., pagg. 48-52[23][23] Tognotti, op. cit., pag. 53[24][24] Tognotti, op. cit., pag. 55[25][25] Tognotti, op. cit., pagg. 56, 57[26][26] Tognotti, op. cit., pagg.58, 59[27][27] Tognotti, op. cit., pagg. 7, 8[28][28] Borghi, op. cit., capitolo 10, pagg. 124, 125[29][29] Tognotti, op. cit., pag. 63[30][30] Tognotti, op. cit., pagg. 67-69[31][31] Tognotti, op. cit., pag. 67-69[32][32] Tognotti, op. cit., pag. 32[33][33] Borghi, op. cit., pag. 126

  • Storia del colera 9

    [34][34] Tognotti, op. cit., pagg. 32-34[35][35] Tognotti, op. cit., pag. 40[36][36] Tognotti, op. cit., pag. 169[37][37] Tognotti, op. cit., pag. 170[38][38] Tognotti, op. cit., pag. 172[39][39] Tognotti, op. cit., pagg. 181-186[40][40] Tognotti, op. cit., pag. 183[41][41] Tognotti, op. cit., pag. 186[42][42] Tognotti, op. cit., pagg. 187-188[43][43] Tognotti, op. cit., pag. 189[44][44] Tognotti, op. cit., pag. 191[45][45] Tognotti, op. cit., pag. 195[46][46] Tognotti, op. cit., pag. 221[47][47] Tognotti, op. cit., pagg. 223, 224[48][48] Tognotti, op. cit., pag. 227[49][49] Tognotti, op. cit., pagg. 238, 239[50][50] Tognotti, op. cit., pag. 240[51][51] Tognotti, op. cit., pag. 240[52][52] Borghi, op. cit., capitolo 10, pag. 128[53][53] Borghi, op. cit., capitolo 10, pag. 128[54][54] Luca Borghi, "Umori", op. cit., capitolo 10, pag. 129[55][55] Borghi, op. cit., capitolo 10, pagg. 129, 130[56][56] Tognotti, op. cit., pag. 241[57][57] Borghi, op. cit., capitolo 10, pag. 130[58][58] Borghi, op. cit., capitolo 11, pag. 142[59][59] Tognotti, op. cit., pagg. 250, 251[60][60] Tognotti, op. cit., pag. 251[61][61] Tognotti, op. cit., pag. 253[62][62] Tognotti, op. cit., pagg. 265, 266[63][63] Tognotti, op. cit., pag. 267[64][64] Tognotti, op. cit., pag. 255

    Bibliografia Luca Borghi, Umori, Societ Editrice Universo, Roma 2012. ISBN 978-88-65150-76-4 Eugenia Tognotti, Il mostro asiatico. Storia del colera in Italia, Editori Laterza, Bari 2000. ISBN 88-420-6056-9

    Voci correlate Colera John Snow (medico) Robert Koch

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  • Fonti e autori delle voci 10

    Fonti e autori delle vociStoria del colera Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=60594028 Autori:: Eumolpo, FrancescaFlagiello, Luca Borghi, Sitka1000, Triquetra, 5 Modifiche anonime

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