Statistiche e media nell’era dell’interattività
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Statistiche e media nell’era dell’interattività
Information is not knowledge
Albert Einstein
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La “disintermediazione”, un’ipotesi di dieci anni fa… Gli utenti avrebbero attinto
direttamente l’informazione statistica attraverso Internet
Si sarebbe ridotto il ruolo dei media e la dipendenza degli Istituti di statistica (Ins) dalla loro “mediazione”
… ma le cose sono andate un po’ diversamente.
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L’informazione numerica sul web: eccesso di offerta!!! Gli Ins hanno migliorato i loro siti, ma non hanno
potuto fronteggiare la moltiplicazione dell’offerta di informazione quantitativa, spesso di bassa qualità
I motori di ricerca hanno appiattito la percezione: Google mette tutte le informazioni allo stesso livello. Pochi si fermano a indagare sui metadati
Il Web 2.0 drammatizza questi fenomeni: le “communities” si scambiano indifferentemente dati buoni e cattivi
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Anche i media nel frattempo sono cambiati… Informazione sui media generalisti sempre
più spettacolarizzata: il dato è solo spunto di discussione
Crescente concorrenza “dal basso”, da parte di blog ecc. (in Italia ancora poco…)
Carta in crisi: prevale il modello televisivo… Insomma, l’attenzione ai media tradizionali
continua a essere molto importante, ma non basta per gestire/contrastare lo scadimento dell’informazione on line
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… anzi, i media sono diventati parte del problema “I media prediligono i dati curiosi, anche se
non sono prodotti con buone metodologie” I media danno spazio alle critiche agli Ins,
perché questo fa parte della teatralizzazione dell’informazione
Risultato: gli Ins sono oggetto di “unfair competition” da parte dei cattivi produttori di statistiche
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L’informazione statistica è poco conosciuta Eurobarometro (maggio 2007): 69% degli
europei considera importante conoscere i dati statistici essenziali
Però meno del 10% è in grado di indicare cifre corrette per crescita del Pil, disoccupazione e inflazione
Il grado di conoscenza è influenzato dalla carenza di cultura scientifica e dalle percezioni soggettive…
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The Sun goes around the Earth
15 15 16 1720 20
2224
29 30 30
36
42
2321
0
10
20
30
40
50
Slovakia CzechRep.
PolandLithuaniaBulgaria Estonia Latvia SloveniaRomaniaHungary Malta Cyprus Turkey EU15Average
CC13Average
% who answered “true”
Source: EB 55.2,2001: CCEB 2002.3
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How many days out of the last 30 days you had at least two hours of sunshine?Mean difference in reported and actual number of days with min. 2 hours
of sunshine in the previous month at given location
-10
0
10
Copen-hagen
Amsterdam London Paris Madrid Athens Helsinki Dublin Berlin Brussels Budapest
+ 9 days
- 9 days
source: European Crime and Safety Survey 2005 / Meteorology databases
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Anche la politica fa un uso strumentale dell’informazione statistica “Polemiche sul changeover, ma non solo:
uso strumentale delle informazioni sulla economia sommersa
Distorsioni delle informazioni sulla povertà in Italia Ecc. ecc.
L’Istat ha diffuso “100 statistiche per il Paese”, seguendo una tendenza internazionale a creare “consenso” sui dati di base dell’informazione statistica. Ma non si può dire che la politica se ne sia accorta…
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Che fare? Giovannini (Ocse): il “valore aggiunto” della statistica
ufficiale dipende da: Dimensioni dell’audience (quanta gente conosce le
statistiche) Quantità di dati effettivamente rilevanti per il patrimonio
informativo utilizzato da ciascun individuo per prendere decisioni.
Dunque non si può rinunciare, o limitarsi a seminare nel deserto. Azioni possibili: Promozione della cultura statistica Vigilanza sulla produzione dei media, anche dei “new
media” Sollecitare l’impegno collaterale degli opinion leaders Utilizzare al meglio le nuove tecnologie
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Cultura statistica: nuovi strumentiper essere “knowledge builders”
Valorizzare i software tipo gapminder.org Presentare i dati in modo nuovo: videoclips etc. Valorizzare le comparazioni internazionali -per
rivolgersi alla “global audience” Aumentare l’informazione disaggregata per favorire
la costruzione di “patrimoni personali” di dati Intensificare i contatti con i gruppi sociali e le analisi
sulle modalità di uso dei dati
(Ocse)
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Sorvegliare l’uso dei dati da parte dei media (e dei politici) Nel momento del rilascio (come giustamente fa
l’Istat dopo il “lock up”) Con un’intensa interazione con i giornalisti
utilizzatori di statistiche Con un’attenzione ai new media: l’esempio danese
di monitoraggio dei blog Intervenendo puntualmente sul cattivo uso delle
statistiche non solo da parte degli organi d’informazione ma anche dei protagonisti del “teatrino” politico
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Ma gli istituti non possono essere lasciati soli…. Cultura e monitoraggio comportano più
risorse per la comunicazione, in un’epoca di fondi decrescenti per gli Ins
Nella battaglia per trasformare l’informazione in conoscenza un ruolo importante spetta agli statistici, agli economisti, al mondo della “cultura numerica”
Finora in Italia pochi esponenti di questo mondo si sono esposti nella denuncia del cattivo uso delle statistiche
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Le nuove tecnologie possono aiutare… Qualche esempio:
Negli Usa il sito stats.org della George Mason University si è dato per missione “to examine how numbers are distorted and statistics are misunderstood in the media and in society” ed è ampiamente citato per i suoi interventi da giornali e Tv
Lo stesso Web 2.0 può essere usato positivamente: in siti come swivel.com o manyeyes.com la gente scarica, scambia, commenta i dati, producendo migliaia di data sets e di grafici
Le tecnologie wiki sono usate in modo crescente per promuovere dibattiti e creare consenso dal basso (Newsweek, “Power in numbers”)
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In conclusione:
La comunicazione della statistica ufficiale è oggi più difficile che in passato
L’evoluzione dei media appiattisce la percezione dei dati importanti
La difesa della qualità deve mobilitare tutto il mondo della “cultura numerica”
Le nuove tecnologie, se usate correttamente, possono “dare una mano”