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La rivista dello sport vicentino

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Senza retorica, crediamo di poter affermare che lei è stata una grandissima pro-

tagonista, nel lavoro, nello sport, nel tempo libero.In tutte le attività nelle quali si è cimentata ha dimostrato determi-nazione, grande temperamento, professionalità e disponibilità e, non certo ultimo, un grande spi-rito di sacrificio.

Piena di curiosità verso le nuove tecnologie non esitava a cimen-tarsi, e con successo, anche nei lavori cosiddetti “ da uomini”. Ci piace ricordare la sua abilità nel curare personalmente la manu-tenzione della pesante ed ingom-brante attrezzatura sciistica e l’a-bilità e la puntigliosa creatività

nel trasformare ed adattare con le proprie mani l’abbigliamento ad un uso più confortevole e pratico.

Con la complicità di Thomas e di Giannina, come di Carlo e Silvia, la sua porta era sempre aperta per gli amici ma anche, e soprattutto, per chi aveva bisogno di aiuto: come all’Aquila., come per i co-raggiosi atleti paralimpici, aiutati con spontanea generosità.

Ha dedicato il suo tempo libero alla famiglia ed allo sport: dagli anni settanta è stata costantemen-te protagonista nello sci agonisti-co, accumulando vittorie e pre-stigiosi risultati su tutte le piste dell’arco alpino ed oltre!

CiaoMariuccia

Il saluto dei dirigenti dello Sci Club Marzotto

al loro Presidente,Mariuccia Poteban

Grazie ai risultati, dal 2008 era costantemente convocata nella rappresentativa nazionale Master.Grazie soprattutto al suo costante contributo lo Sci Club si è clas-sificato nel 2012 ai vertici della Coppa Italia, col secondo posto su più di 80 società.

Contemporaneamente ha messo a disposizione dello Sci Club il suo tempo e conoscenze, assumendo-si l’onere di far quadrare i conti ma anche di tracciare programmi e linee guida ed amalgamare ca-pacità e velleità di soci ed atleti, proseguendo il lavoro iniziato dal papà Carlo, primo Presidente.A lei e al figlio Carlo lo Sci Club deve la creazione del sito internet nel quale i soci, ma anche tutti gli appassionati sciatori, possono at-tingere le informazioni sulle atti-vità e sulla nostra storia.Le rimaneva il cruccio di non riuscire a stimolare adeguata-mente l’approccio dei giovani all’agonismo.Era forte Mariù, tenace, curiosa ed appassionata per tutto quello che richiedeva concentrazione ed abilità, caparbia nel continuare a mettersi in gioco tra i pali de-gli slalom e non, desiderosa fino all’ultimo di migliorarsi, nello stile e nelle prestazioni.

Ha affrontato anche l’ultima dura competizione con spirito batta-gliero, è caduta e si è rialzata e, alla fine, ha deciso di continuare la gara tra le nuvole e le stelle … e tenterà sicuramente di battere anche gli angeli.

Ciao Mariù, cara, orgogliosa ed indomabile amica, ciao nostro straordinario Presidente, salutaci il caro Vittorio e Luciano e tutti gli amici sportivi con i quali, da lassù, ci sorridi con il Signore delle Cime.

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Pochi giorni fa è scomparso il Grande Maestro Giam-pietro Savegnago che ha

lottato contro la “feroce” malattia che lo aveva colpito da molti anni con la grande energia che lo distin-gueva come Uomo e Maestro. Lui non voleva farsi chiamare “Grande Maestro” portando rispetto al suo Grande Maestro Hirokazu Koba-yashi, ma poiché in effetti lo era, adesso penso che gli farebbe molto piacere che noi tutti lo ricordassi-mo proprio così: Grande Maestro Giampietro Savegnago.Per tutti noi amanti delle Arti Mar-ziali orientali è stato un grande onore avere avuto qui nel Vicen-tino, in particolare a Valdagno e Cornedo, una persona come Lui che ha innalzato a livello mondia-le l’insegnamento di questa Arte facendo sì che essa si consolidasse proprio nella nostra vallata forgian-do la tempra e lo stile di moltissimi Maestri e allievi.L’AIKIDO è un’arte marziale su-blime, poco conosciuta fuori dai circoli sportivi dove viene pratica-ta. Grande spiritualità, gesti atletici che nel silenzio racchiudono una esplosione di energia, movimenti che sembrano una danza armonio-sa per poi lasciarti a bocca aperta quando non riesci a capire come e perché qualcuno sta volando in aria leggero come una piuma, mentre il suo avversario girando su se stesso non sembra aver fatto il minimo sforzo. Questo è quello che colpi-sce e nello stesso tempo attrae colui che non conosce questa arte e si av-vicina per la prima volta al tatami di un circolo di Aikido. E ancora quel rispettoso saluto rivolto all’i-nizio ed alla fine di ogni lezione al Padre fondatore di questa arte Morirei Ueshiba ed allo stesso Ma-estro, rispetto che oggi poco o nien-te viene insegnato ai bambini ed ai giovani in altre discipline sportive ma che sono le fondamenta per una crescita sana, forte e che stimola, con una corretta energia vitale, ad affrontare un mondo sempre più competitivo e difficile.Voglio quindi riproporvi una sintesi di una intervista al Grande Maestro Savegnago che già è apparsa in un numero di Sportivissimo qualche anno fa nella speranza di rendervi consapevoli della forza d’animo e volontà che Lui sempre esprimeva.“E’ un onore presentarvi uno dei grandi Maestri di questa Arte, forse il massimo esponente mondiale di questa disciplina, il Capo Scuola A.I.A. (Associazione Internazio-nale Aikido) Maestro Giampietro Savegnago cintura nera VIII° dan; Valdagnese di nascita, vive ed inse-

gna nel vicentino da quasi trent’an-ni. Insomma abbiamo in casa un Maestro che va in Giappone ad insegnare un’arte che là è nata e pochi di noi lo sanno.Beviamo un caffè insieme nel mio ufficio, sempre con il medesimo sorriso e la stessa gentilezza ed energia di trent’anni fa, mi parla di Aikido, di volontà, forza interiore, mentale che guida il corpo a fare quello che “Tu Vuoi”.Dovete saper che il Maestro qual-che tempo fa ha perso una gamba in un grave incidente stradale, dal quale è sopravvissuto esclusiva-mente grazie alla sua preparazione fisica e mentale; per più di mezz’o-ra aveva saputo controllare un’e-morragia che non lasciava scampo, aveva avvisato il pronto soccorso e parlato con la moglie. Incredibile il suo recupero che lascia ancora oggi senza parole i medici. Nel mio ufficio si alza e mi racconta che i medici allora gli avevano detto che mai più avrebbe potuto prati-care energicamente l’Aikido e che avrebbe potuto alzare la gamba per non più di 20 gradi da terra, e così mi mostra i “suoi” 20 gradi; resto impressionato nel vedere la gamba che si alza come quella di un balle-rino-atleta, portando il piede sopra la testa.Parliamo poi di energia interna, di arti marziali, della “sua” Arte Mar-ziale, l’Aikido, della sua storia.Ha iniziato nel 1972 con la Boxe, il Karate, il Kendo per poi essere affascinato dall’arte marziale che ha condizionato tutta la sua vita l’Aikido. Conobbe il suo Maestro Hirokazu Kobayashi, per Lui un padre spirituale, nel 1974 ed ha se-guito i suoi insegnamenti fino alla sua morte nel 1999. Ha sentito così l’esigenza di conti-nuare a diffondere i suoi insegna-menti in tutta Europa con lo stesso

entusiasmo, cuore e tenacia che dal “Padre Maestro” aveva imparato.L’Aikido che praticava ed insegna-va era il risultato di anni di appli-cazione ed insegnamenti ricevuti dal Grande Maestro Kobayashi. L’aspetto tecnico è complesso da spiegare e come in tutte le Arti Marziali deriva dal continuo prati-care, dalla volontà e dalla passio-ne per questa arte. Cerchi e spirali sono il fulcro di questa arte che poi si esprime nell’azione tecnica della proiezione, della presa, delle leve, nel massimo del radicamen-to; utilizzando energia irradiante, il contatto con l’avversario è solo l’inizio di una proiezione continua dell’energia interna. Il Maestro Ko-bayashi fu allievo del Padre Fonda-tore Morihei Ueshiba e sviluppò un Aikido fatto di brevi movimenti potenti e precisi, che tendono ad anticipare le mosse dell’avversario, ottimizzando lo sforzo atletico. E’ una ricerca continua dell’equilibrio dinamico delle due forze contrap-poste lo Yin e lo Yang connessa con il principio Taoista per cui tutto de-riva sempre dal centro.Ha insegnato in Italia ed in diver-se scuole europee, soprattutto in Germania, Francia, Svizzera, Un-gheria, Polonia, Serbia e saltuaria-mente anche in Giappone dove è riuscito a portare tecniche di leva, applicabili con una forza di 10 chi-logrammi, a soli 800 grammi. Per non dimenticare la sua scuola ma-dre in provincia di Vicenza dove ci sono corsi per Adulti e Bambini se-guiti anche dai suoi allievi Maestri. Ci sono 14 dojo (palestre) dove si insegna l’Aikido a circa 400 allievi dai 7 ai 70 anni.”Mi parlava poi con il suo sorriso della grande difficoltà nell’inse-gnare questa disciplina ai bambini, dicendomi:“A parte la Francia e la Polonia,

dove abbiamo sviluppato una scuo-la con migliaia di allievi, non vedo bambini seguire i corsi e praticare l’Aikido. A mio avviso dovremmo lavorare ancora molto, introducen-do corsi per gli istruttori al fine di adattare l’insegnamento di un Ai-kido di facile comprensione per i bambini. L’Aikido ha bisogno di tempo e grande pratica per essere sviluppato al meglio, e questo lo si può ottenere solo partendo da gio-vani. In realtà se insegnato bene, e noi abbiamo una tra le migliori scuole al mondo, l’Aikido si pre-sta facilmente ad ogni fascia di età. Grande cuore, attenzione, radica-mento, rapidità e forte determina-zione senza uso della violenza sono per me le parti più belle di questa arte, senza dimenticare, comunque, che si presta energicamente ad una eccezionale difesa personale. Lo insegno a reparti operativi specia-li dei Carabinieri che lo trovano estremamente pratico e di grande utilità nelle tecniche di difesa per-sonale.”Così ho voluto finire il breve rias-sunto dell’incontro che ho avuto con Lui qualche anno fa al pre-sente, perché è così che noi tutti lo vogliamo ricordare, come se fosse ancora tra di noi.vGrande Maestro, ti ricordiamo tutti con grande rispetto, ammirazione per come hai affrontato il tuo sof-ferto ultimo combattimento. Ri-cordo quando mi hai detto che eri diventato famoso tra i medici, sba-lorditi per la tua tenacia ed energia, dicendo:“A costo di morire, non muoio!”E così è! Ti sei semplicemente tra-sferito a praticare con il tuo vecchio Maestro, lasciandoci il ricordo di un Grande Maestro e di un Grande Uomo.Arrivederci Maestro.Visitate il sito www.aikido.it

Arrivederci Maestro

Ricordo del Grande Maestro Giampietro Savegnago

di Massimo Neresini

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Molti, ma vorrei che s’intendesse “tutti”, dei vizi italici, che ci hanno ridotto a quello che sia-mo, dipendono dal fatto che gli italiani non sono mai diventati un popolo di sportivi. Certo, abbiamo giocato allo sport, abbiamo anche di tanto in tanto vinto, abbiamo inventato la

chiacchiera sportiva e l’idolatria sportiva, ci siamo comperati le auto, gli orologi, gli abiti e le scarpe sportive, ma nel profondo non siamo mai diventati un popolo di vera cultura sportiva, perché non ab-biamo mai voluto capire che cosa sia davvero lo sport. Se siamo quello che siamo: una nazione in semi-bancarotta, dominata dall’illegalità e dai privilegi, con le istituzioni screditate e sbeffeggiate a causa di una classe politica corrotta e quasi mai all’altezza del suo ufficio; con una legge elettorale incostituzionale, con una giustizia lenta in balia di un ordinamento normativo elefantiaco; con le aziende pubbliche, Rai in primis, lottizzate e con quelle private che prati-cano come prassi l’evasione fiscale; con la scuola svilita a ruolo comprimario della società e un’univer-sità autistica, avulsa dal mondo delle imprese, dell’economia, dell’arte; con le banche che addebitano tassi da usura e investono senza scrupoli in ardite speculazioni finanziarie i soldi dei correntisti che, in virtù di una diavoleria contrattuale, considerano loro; con le professioni che hanno perso il loro senso del dovere, perfino nella sanità dove la missione di servizio si è spenta lasciando il posto al carrierismo e alla ricerca del business; con un sistema pensionistico ingiusto tra assegni d’oro e assegni da fame, e in ogni caso sull’orlo del dissesto; con lo Stato che non paga i servizi ricevuti dall’imprese private facendole di fatto fallire e comunque dando il pessimo esempio di morosità istituzionale tanto che oggi chiunque si sente giustificato a non onorare i debiti, agevolato anche da una giustizia in materia asso-lutamente inefficace… se siamo quello che siamo – e non vogliamo servici di questi arcinoti argomenti per le solite, vergognosissime, finalità politico-elettorali – dobbiamo riconoscere che tutto questo non può esser dipeso dalla responsabilità di un singolo uomo o di un singolo governo o di una certa classe dirigente. I vizi sono così tanti e così macroscopici e così radicati che il difetto non può che essere antropologico della gens italica. L’errore è culturale. Siamo deficienti di qualcosa. Ci è mancato quel quid che ci avrebbe fatti essere diversi da quelli che siamo: leali, onesti, tenaci, collaborativi, accesi dal sacro fuoco del nostro miglioramento. Ci è mancato, ne sono convinto, di capire che cosa sia stato davvero lo sport nella storia della nostra civiltà: una vera e propria filosofia dell’uomo, in specie una o forse la sola vera filosofia vichiana che unisce sapere e fare, creazione e azione, in cui la conoscenza non è puramente mentale ma anche attraverso i muscoli, la carne, l’esperienza dei sensi; una filosofia dell’uomo capace di offrire una visione del mondo positiva, etica e sana. All’inizio della nostra modernità, Leopardi, nel suo famoso Discorso sui costumi nazionali, ci aveva avvisato: attenzione, siamo un popolo di cinici e ipocriti, di rammolliti e incapaci al confronto leale, assolutamente privi di una solida cultura del miglioramento. E nello Zibaldone (115) ci faceva notare: “gli esercizi con cui gli antichi si procacciavano il vigore del corpo non erano solamente utili alla guer-ra, o ad eccitar l’amor della gloria ecc., ma contribuivano, anzi erano necessari a mantenere il vigore dell’animo, il coraggio, le illusioni, l’entusiasmo che non saranno mai in un corpo debole”. Voleva indicarci la matrice classica per porre le basi alla nostra modernità. Nessun dualismo tra corpo e mente. L’uno non è mera struttura dell’altra. Quando si fa sport, la testa non rimane a casa, così come quando si pensa, il corpo non dorme. Invece abbiamo scelto la matrice opposta, romantica e controriformistica. E lo sport, la filosofia dello sport, ha pagato carissimo dazio. Per duecento anni e ancora oggi è stato escluso da ogni dignità culturale, colpevole di essere vincolo, da un lato, alla nostra spiritualità; dall’al-tro, alla nostra intellettualità. Corpo come peccato; corpo come vanità. Fuori dalla chiesa e dalla scuola.Una ghettizzazione inoltre che nel Novecento ha trovato nuova spinta prima nel rifiuto, peraltro sacro-santo, dell’atletismo marziale dell’italietta fascista praticato nel Ventennio e da ultimo, ma questo per generiche ragioni politiche meno condivisibili, come antiamericanismo. Così lo sport è diventato una sorta di svago per il tempo libero, estromesso dalla nostra formazione culturale. Non si è capito, invece, come esso fosse la sola disciplina capace, attraverso la pratica e il divertimento, di educare la mente dei giovani al rispetto delle regole come essenziali allo svolgimento del gioco. Una disciplina in cui l’uguaglianza dei diritti-doveri convive con la libertà di ciascuno di dare il massimo per ottenere la vittoria; una disciplina basata sul merito e sul rispetto, dove si esalta la vittoria, ma si dà riconoscimento anche alla partecipazione. Tutti supremi valori di civiltà. Se oggi siamo quello che siamo, è perché non abbiamo fatto nostra la lezione dei classici che avevano capito come l’educazione sportiva fosse la via maestra per formare, prima che buoni atleti, buoni cittadini. Se oggi siamo quello che siamo, è perché non abbiamo capito che l’educazione sportiva è, nel profondo, educazione civica, la migliore e la più efficace che si possa perseguire.

lo sport è educazione civicadi Luigi Borgo

magazine mensile di sportdistribuito gratuitamente

direttore responsabileLuigi Borgo

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direzione commercialeLaura Danzo

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redazionePaola Dal Bosco

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segreteria di redazioneGiuliana Lucato

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il prossimo numero di Sportivissimo sarà

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Storia di DanIl padre è un ex pilota di rally, il fratello correva in Formula 2, lui, Dan Serblin, vicentino di adozione, è uno tra i più forti piloti al mondo di quad acrobatico

34anni e già una lunga sto-ria da raccontare: primo e per molti anni l’unico pilota italiano a destreg-giarsi nel quad freestyle, Dan Serblin si è avvicinato a questa particolare disciplina ispirandosi al produttore californiano Wes Miller, e quella che è iniziata come un’avventura si è poi trasformata in pochi anni in un lavoro. Con il suo attuale team “Daboot” ha realizzato un progetto di mototerapia per regalare emozioni nuove a persone con gravi problemi di disabilità.

Come nelle storie più belle la sua pas-sione per il quad freestyle è nata per caso. Ha iniziato a guidare il quad quan-do abitava in Canada e assieme agli ami-ci andava ad esplorare le foreste cam-peggiando di qua e di là, chi per pescare salmoni, chi per cacciare cervi. Usava degli utility ossia dei quad con trazione integrale e cambio a presa diretta adatti all’utilizzo di fuoristrada che si prestava-no perfettamente a questo tipo di utilizzo. Dan venendo dal motocross e perciò con la passione per i salti è ben presto passato all’utilizzo dei quad con cambio manuale e sospensioni adatte a saltare. Un esordio un pochino bizzarro il suo che lo ha portato a far parte del team di free-style più importante al mondo: per impa-rare le figure e le mosse in aria si è ispirato ad alcuni DVD di nome “huevos” venduti in tutto il mondo e capitanati dal produttore californiano Wes Miller.Per chi non lo sapesse Miller è anche il manager del team di quad freestyle più fa-moso al mondo “Bombsquad” che riunisce tutti i più forti piloti. Come vi siete cono-sciuti tu e Miller? “Un giorno leggendo la posta elettronica un inaspettato messaggio mi ha fatto sobbalzare dalla sedia. Era Wes Miller. Mi scrisse di avermi visto su vari siti Internet e che voleva venire in Italia per filmarmi e mettermi sul nuovo DVD “Hue-vos 12”. Non ci potevo credere -prosegue

di Chiara Guiotto

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Dan- e mi sono ritrovato di lì a poco quattro dei migliori piloti al mondo, compreso Wes Miller, a casa mia per un’avventura che è durata 15 giorni. Dopodiché sono volato negli Stati Uniti per gira-re numerosi video tra la California, il Nevada, il Texas e il Messico. Emozioni fortissime che non dimenticherò mai!”Si chiama Daboot la sua squadra, che tradotto in italiano significa “dallo stivale”, un gruppo di circa venti piloti, tutti italiani, che coprono varie discipline, dal motocross freestyle alla motoslitta, fino al quad: il team è gestito dall’ex pilota di mo-tocross freestyle Alvaro Dal Farra. Dan come tutti i suoi compagni è impegnato in eventi nazionali ed internazionali durante tutto l’arco dell’anno. Se-condo molte riviste specializzate Daboot è il team più grande e unito d’Europa e uno dei più grandi al mondo.

Da sempre è suo padre il suo personal coach: sebbene oggi abbia 87 anni lo segue sempre e addirittura ogni tanto ruba il quad a Dan per farsi qualche giro!!! Nono-stante sia considerato nell’ambiente del quad freestyle ormai un atleta “vecchio” e da pensione, Dan si allena ancora molto e costantemente sia con il quad che sotto il profilo atletico, e molto spesso è costretto a tenersi alla lontana dalla godereccia cucina veneta che tanto lo appassiona.Bisogna ammettere che Dan ha fatto molto per far co-noscere il quad freestyle in Italia, non solo agli appas-sionati del settore: lavorando molto affiancato da riviste e varie televisioni, il pilota vicentino è riuscito a tra-smettere la passione per il freestyle anche a persone che nel mondo dei motori avevano poco a che fare. “Il grosso problema -precisa Dan- sta nel fatto che in Italia si sponsorizzano sempre i soliti sport come il calcio e il ciclismo. Con il mio team in Veneto organizzo molte manifestazioni perché fortunatamente abbiamo seminato

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bene e soprattutto perché l’e-mozione che regala assistere ad uno show di quad freestyle difficilmente si prova di fronte ad altri sport.” Uno sport quello del quad fre-estyle dove occorre coniugare più di un’abilità e molte dosi personali. Come ti definisci? “La mia più grande fortuna è di essere un buon pilota ma soprattutto un buon commer-ciante di me stesso. Viaggiando molto -prosegue Dan- ho cono-sciuto tante persone e con tutti o quasi ho un ottimo rapporto. Mi piace sognare e far sognare gli altri, e visti i risultati penso non mi si possa smentire!” Hai altre passioni oltre al quad fre-estyle? “Posso effettivamente affermare che il quad freestyle è la mia vita: infatti quella che è partita come un’avventura si è poi trasformata in un lavoro. Tuttavia -prosegue Dan- la mia grande passione è fare fuori-strada con le automobili. L’u-nico problema è che qui è proi-bito ormai ovunque”.Assieme ad un tuo grande amico Vanni Oddera è nato il progetto che prende il nome di mototerapia. “Sì, questa terapia coinvolge i disabili che assi-stendo ai nostri spettacoli pro-vano delle emozioni che mai prima di quel momento ave-vano sentito -precisa Dan- Ri-usciamo addirittura a suscitare smorfie di sorriso a soggetti che da anni non dimostravano sentimenti. Normalmente orga-nizziamo sedute di mototerapia in ogni città in cui andiamo il giorno precedente allo show

vero e proprio, in modo da es-sere più tranquilli e a contatto diretto con i ragazzi.” Com’è articolata la giornata? “Prima di tutto ci esibiamo solo per loro eseguendo le nostre figure e poi li facciamo salire sul quad assieme a noi. L’emozione che provano a bordo dei mezzi, su e giù per le rampe, -prosegue Dan- è indescrivibile, i loro sorrisi ci riempiono di gioia e il loro affetto non ha paragoni. La soddisfazione e i risultati sono sempre immensi e le foto-grafie parlano da sole!”In occasione della Fiera Mon-do Motori a Vicenza il 6 e il 7 aprile prossimi, Dan partecipe-rà con l’attività di mototerapia: un modo per far conoscere alla realtà locale quanto importante ed efficace sia il quad freestyle per le persone con disabilità.Dan, hai perfino partecipato allo Show dei Record in TV. Raccontaci della convocazio-ne e del tuo record. “Un altro grande risultato è stato proprio questo. Sono stato contattato a gennaio del 2012 dalla redazio-ne di Canale5 che mi ha pro-posto di recarmi negli studi di Roma per cinque giorni dove sarei andato a tentare di stabi-lire un nuovo record. Ho fatto armi e bagagli senza pensar-ci due volte e mi sono trovato pochi giorni dopo negli studi televisivi di Mediaset assieme a personaggi stranissimi. Il mio record è stato registrato alle 22 di sera e senza alcuna prova precedente”. Per chi non lo sa-pesse Dan ha attraversato con il suo quad Polaris un tunnel di fuoco lungo 25 metri!

fare squadra, per fare gruppo, perché insieme si riesce sempre a vincere.In ambito scolastico diventa un eccellente veicolo per abituare il bambino a pensare e decidere, ad orientarsi, ad amare il bosco e a non temerlo, a guardare la natura con gli occhi di chi vuole imparare da essa e a mantener-si in movimento con i seguenti benefici sulla salute e preven-zione delle malattie. E proprio con queste grandi premesse che la sottoscritta, ha proposto allo Sci Club Chiampo di organiz-zare un corso di avvicinamento all’ Orienteering per i bambini dai 6 ai 10 anni dove i piccoli esploratori potranno cimentarsi, all’interno del parco Mantova-no di Arzignano in un ambiente sicuro e circoscritto, alla ricerca delle varie lanterne imparando a fidarsi esclusivamente di mappa, bussola e della propria testa!Giochi di memoria, giochi con mappe bianche, creazione di piantine dell’ambiente….e tante altre attività per stimolare corpo e mente! Un corso che verrà incremen-tato e reso ancora più diverten-te con l’inserimento del nordic walking…questa famosa cam-minata con i bastoncini che verrà proposta in forma ludica, facendo apprendere il ragazzino giocando, con appositi esercizi e giochi, corsa e salti sempre con l’ausilio dei bastoncini.Un progetto nuovo, un progetto a cui io ci credo molto, un progetto che dà la possibilità ai bambini di uscire dalle comuni attività dove prevale solo la forza fisica, un progetto che farà crescere la fiducia in se stessi, la capacità di prendere delle decisioni impa-rando ad ascoltarsi. Lo Sci Club Chiampo vi aspetta numerosi pronti a diventare dei veri esplo-ratori!info: Dott.ssa Marta Carrado-re [email protected]

Lo sport dei boschiNordic walking e orienteering, per

crescere sia nel corpo che nella mente

di Marta Carradore

L’orienteering, o sport dei boschi, nato nel 1919 in Svezia, è uno sport che

consiste nell’effettuare un per-corso ben preciso, caratterizzato da punti di controllo chiamati “lanterne” utilizzando esclusiva-mente una bussola e una cartina topografica molto particolareg-giata e dove è disegnato il trac-ciato da percorrere. La scelta del percorso è fatta da ogni singo-lo concorrente sulla base delle proprie caratteristiche, fisiche e mentali. La scelta è libera con la condizione di transitare per i vari punti di controllo, dove il concor-rente dovrà “timbrare” la cartina per avvallarne il suo passaggio. L’orienteering si può praticare nei boschi, ma possono essere utiliz-zati anche i grandi parchi delle città. I punti di controllo sono segnati sulla cartina con dei cer-chietti ecocentrici in colore rosso che corrispondono sul terreno alle “lanterne”, le cosidette bandierine di color bianco/arancione che rap-presentano il punto di controllo. Vince il concorrente che impiega meno ad effettuare il percorso.Lo sport di orientamento richie-de sia velocità di spostamento da una lanterna all’altra, sia la capacità di orientarsi in ambienti non conosciuti con il solo utilizzo di mappa e bussola….proprio per questo l’orienteering diventa un sport altamente educativo e sti-molante per la crescita del corpo e della mente. L’orienteering rap-presenta la grande metafora della vita, dove si è continuamente da-vanti a dei bivi con conseguenti decisioni da prendere e cosi acca-de anche nel bosco, dove spesse volte una scelta decide il risultato della gara. Questo continuo pen-sare facilità ed allena la mente ad essere sempre pronta nel prendere delle decisioni anche nella quo-tidianità. L’orienteering inoltre è usato dai professionisti della formazione manageriale come attività outdoor di Team Building, un modo semplice ed efficace per

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Nella categoria Giovanis-simi B, infatti, GLORIA MECENERO ha con-

quistato il primo posto in com-binata ed il titolo di campiones-sa provinciale, seguita al terzo posto dalla compagna di squadra FRANCESCA BERNAR. Oro e bronzo anche nella categoria Esordienti B, specialità esercizi obbligatori, rispettivamente per CATERINA ROCCOBERTON e FRANCESCA GENTILIN, mentre nella categoria Allievi A meritatissimi argento in combi-nata per VALENTINA BERNAR

e bronzo per ELISABETTA BE-DIN, seguite dal quinto posto di ELEONORA MIOLI e dal sesto di ARIANNA GENTILIN. A conclusione delle due giornate di gare arriva la grande rimonta di MARY DANESE che, nella categoria Allievi B, dal quinto posto degli obbligatori riesce a salire sul secondo gradino del podio conquistando la medaglia d’argento. A tutto questo si deve aggiungere l’ottima prestazione di ZOE CAZZOLA che, la scor-sa settimana al suo esordio in un campionato federale ha ottenuto

un brillante 14° piazzamento.Un successo meritato, preparato passo dopo passo con sacrificio, serietà e professionalità dagli allenatori Damiano De Felice e Liala Valente, motivo d’orgoglio per genitori , dirigenti guidati dal presidente sig. Massimiliano Voltolina, comune di Trissino rappresentato dall’assessore allo sport Renzo Malfermo che ha

presieduto alle premiazioni.Speriamo che questi prestigiosi risultati siano di buon auspicio per le competizioni del prossimo week end: i gruppi ed il quartetto New Age saranno infatti impe-gnati a Firenze in occasione dei campionati italiani di pattinaggio spettacolo, trampolino di lancio per europei e mondiali. In bocca al lupo ragazzi!

L’obiettivo del podio è stato centrato dal Pattinaggio. Artistico Trissino ai campionati

provinciali FIHP che si sono disputati proprio a Trissino lo scorso 2 e 3 marzo.

Obiettivo centrato

Giovani speranze

Una nuova realtà si affaccia nel panorama del settore giovanile del calcio a 5

e riguarda la squadra allievi del Giuriato Vicenza Calcio a 5 che gioca a Zanè. Il progetto nasce dalla collaborazione dell’ex pre-sidente del Pentha Alto Vicentino Calcio a 5 di Schio, Nicola Faccin, con il presidente del Vicenza Cal-

cio a 5, Davide Giuriato. Il nuovo responsabile di questo settore gio-vanile è Nicola Faccin che si è av-valso della collaborazione di Ales-sandro Mei, Giovanni Soliman e Carlo Manozzo per mettere in piedi questa realtà che consente ai giovani di avvicinarsi ad un sport alternativo al calcio a 11. In tutto sono stati selezionati 15 ragazzi di

14 e 15 anni provenienti da diver-se zone dell’Alto Vicentino. Alla giuda tecnica c’è Gianluca Dal Santo che ha messo in campo la sua esperienza calcistica unita al valore educativo dello sport da trasmettere ai ragazzi. Inizialmen-te si è dovuto far fronte ad alcune difficoltà legate all’approccio dei giovani nei confronti di questo nuovo sport diverso dal calcio dal-le scarpe bullonate per modalità tecniche e tattiche. L’impegno e la voglia di imparare hanno prevalso su tali difficoltà facilitando anche il lavoro del mister che ha trova-to presto un gruppo disponibile e

unito. Questo era infatti l’obiettivo primario del tecnico che intende trasmettere ai giovani la passione per lo sport e la voglia di stare as-sieme. Per questo nuovo gruppo, la società non si è posta obiettivi altisonanti puntando sull’accre-scimento tecnico del vivaio del Vicenza Calcio a 5. Malgrado ciò i risultati sono arrivati ugualmen-te e la squadra si è tolta notevoli soddisfazioni anche giocando contro avversari più esperti. Dopo il campionato ora i ragazzi stan-no cercando la qualificazione alla fase regionale della Coppa Italia.

Buono l’esordio degli allievi del Giuriato Vicenza calcio A5

di Enzo Casarotto

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nel regno di Lo’ 14

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Un viaggio tra monti irre-ali in uno sconfinato de-serto di terra e di pietre

increspato di cime innumerevoli e senza nome…tra cui si insi-nuano per valli profonde, fiumi fangosi e violenti, con saltuarie apparizioni di verdi piani col-tivati, e poveri villaggi d’alta montagna. Un regno di pace e di manifestazioni forti della natura: venti, sole bruciante, alte valli contornate delle nubi pesanti del monsone, e ancora, rare compar-se di cime bianche vertiginose e altissime: le più alte della terra, campi coltivati e fioriti di rosa e di giallo insomma un mondo pittoresco che pare scenografia di fiaba e di sogno. Così, dopo viaggi complicati con piccoli ae-rei che ci portano non senza emo-

zioni tra i colossi del Dauhlagiri e dell’Annapurna fino a Jomson, ci inoltriamo nel misterioso Re-gno di Lò, le terre del sud, abi-tate da etnie tibetane preservatesi sin qui, per l’alto isolamento dei luoghi, da scosse e cambiamenti politici, in una enclave che però è prossima a non esser più chiusa e protetta dalle sue stesse aspe-rità ambientali, visto che si va ad aprire una strada di tracciato impressionante per arditezza, che collegherà il vecchio Tibet con l’India passando proprio di qui.Sette viaggiatori, sette portatori, sette cavalli…. Il sette è il no-stro numero magico e la formula vincente per un viaggio difficile ma fortunato. A Katmandù, cit-tà di un oriente caotico, tumul-tuoso, soffocato di traffico e di

multiformi presenze, inondata di commerci, di arti raffinate, di usi secolari, di interessi incrociati, di vita e di morte, di verde e di sporcizia, tra volti incantevoli e rughe di sofferenza, tra spiritua-lità e cultura millenaria, qui, noi sette ci incontriamo e da qui sa-remo gruppo: viaggiatori per ora, e presto noi, i portatori e i ca-valli in unica falange. Ruoli già assegnati e ineludibili, percorso deciso a prescindere da tante possibili incognite, meta: il cuore del lontano Regno di Lò, e la ca-pitale del sud tibetano, la mitica Lò Mantang a breve distanza dal confine ora cinese. Speciali affinità per le filoso-fie di tolleranza, di rispetto e di compassione che son proprie del bhuddismo, percorrono il grup-

po. Dunque non ci esimeremo da devoti pellegrinaggi ai remoti santuari che testimoniano i pas-saggi dei grandi lama.L’amico Alessandro Gogna, grande alpinista, diceva in un re-cente convegno di scalatori, che aprire una nuova via coi criteri dell’alpinismo classico, corri-sponde al piacere di potersi per-dere su una parete, in altre parole al piacere di vivere nell’incer-tezza fino a che anche il nuovo quesito non sia risolto. Ecco, la scalata di una parete incogni-ta è come un nuovo viaggio, un viaggio in luoghi sconosciuti e vagamente immaginati, ovve-ro intensamente sognati, essa ci restituisce il piacere dell’incer-tezza, e con esso, quello della scoperta, dell’incontro col sogno

di Bepi Magrin

Un viaggio incredibile tra monti irreali e uno sconfinato deserto di terra e di pietra

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ed uno spunto per crescere nella nostra esperienza di viaggiatori della vita e …del mondo.Non si tratta solo di fuggire dalle consuetudini alle quali torniamo sempre volentieri, ma di avere una passione, di vivere una avventura che non potrà che arricchire la nostra breve esistenza.Si vivono certe esperienze anche per amore della verità e nel proposito di far proprio di un viaggio, ciò che vo-gliamo credere, ci sarà utile di seguito, aggiungendovi qualcosa di specificamente nostro. Se abbiamo scelto di vivere ancorati alle nostre certezze, alle abitudini, alla casa o alla carriera, seguire-mo il consueto rituale sacrifi-cando una delle cose miglio-ri della vita, ovvero la libertà di andare, di sperimentare, di essere! Certo il viaggiare non ha l’obiettivo di rifonda-re la società, non è una sorta di dichiarazione politica, né un atteggiamento sociale o un ambito morale…ma un atto creativo, vorrei dire una forma d’arte…una delibera-ta scelta personale utile a ri-allineare sé stessi nel tempo, nello spazio, per la vita.Dar luogo ai nostri desideri, perché no, anche ai sogni, anzi, tradurli in fatti, diveni-

re per sé stessi, con l’accre-scere le proprie esperienze in modo positivo. Occorre affrontare i propri timori per maturare una vita più soddisfacente e poi, dar con-cretezza e tempo alla nostra potenziale possibilità di fug-gire a quegli ambiti che in vario modo ci “costringono” questo a volte ci è indispen-sabile ci apre alla speranza. Lo abbiamo sognato da ado-lescenti, quando le fantasie avevano parte preponde-rante, più avanti spesso non osiamo più farlo ed è quan-do manchiamo a noi stessi trascurando la nostra stessa creatività. Allora quando il virus dell’inquietudine si impossessa di noi e la stra-da che porta lontano sembra larga e diritta, si deve aver per prima cosa una buona ragione, una ragione suffi-ciente a farci partire. Si arri-va tra sconosciuti che non vi invidiano e non spettegolano su di voi, né deridono i vo-stri successi o godono delle vostre sconfitte. Tra loro si deve saper ricominciare ed è come un bagno purificatore, una specie di redenzione…Viste alcune immagini, sapu-te poche notizie sui luoghi, si poteva molto fantasticare sul Regno di Lò, su quelle lon-tane regioni dell’Himalaja

profonda, dimenticate dagli uomini, isolate,(ancora per poco) e senza vie di colle-gamento. La selvaggia e pro-fonda valle di Kali Gandaki sprofondata tra monti nudi e sconfinati, era forse la via seguita da molti fuggitivi del Tibet che dopo gli anni ’50 erano riparati in India per sottrarsi alle violenze cine-si. Villaggi di pietre e fan-go, perduti monasteri, rare case di pastori di montagna, monti bianchi di neve ed altissimi, avevano assistito all’esodo disperato, mentre un re d’altri tempi, era per cedere i pochi suoi poteri alla più potente casa reale di Katmandù in cambio dei gradi di colonnello dell’eser-cito nepalese. Ma, si diceva, che tra quei monti aridi e sel-vaggi, oltre le rosse guglie di Drakmar, valicando un pas-so altissimo, apparisse d’un tratto, come per incanto una piana verde punteggiata di campi rosa e gialli, e, tra rari alberi su cui volteggiavano i corvi e i gipeti, un grande palazzo rosso, come una for-tezza contornata da poche case: Lo- Mantang era come una apparizione, come un sogno fantastico, un’isola lunare tra terre multicolori segnate dall’arsura, dalla re-motezza, dalle vastità della

terra montagnosa e deser-ta. Camminando su quelle pietre polverose, pensavo al “deserto dei tartari” alla eter-na inutile attesa. Un simile sogno prendeva però forme concrete al risalire la valle ventosa in senso opposto a quello di acque larghe e co-piose, dense di fango che ca-lavano da solchi sconosciuti. Rare carovane di cavalli, rudi cavalieri, muli e condu-centi…il tempo come fermo al Medioevo. Un mondo di calanchi franosi, pendii re-pentini, cespugli di spine e piccoli fiori, sassi, pietre, pietre e sassi….terre colora-te, nubi pesanti a coprire le cime, sete ed arsura…una terra che ha fame di verde, di erbe, di vita… Procediamo così col miraggio del Regno di Lò…per giorni…poi, un mattino, già stanchi per ore di cammino, raggiungiamo un valico e proprio come una visione fantastica ci appare la città di fiaba, col suo grande palazzo rosso, i campi di boffit, le case di fango, i muri, i gompa, gli chorten, fiori e bandiere di preghiera…ecco, dopo gior-ni e giorni di piste tortuose, di fiumi violenti, di sassi e di pietre, dopo qualche non trascurabile ma.. sana fatica, siamo dentro il nostro sogno.

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Down hill, progetto gravità

L’ ASD Lee Cougan Gravity Project, il club vicentino di down hill, guidato da Mi-

chele Villis, ha una nuova star, la campionessa del mondo di canot-taggio Denise Tremul.Ultimi dettagli da definire per la nuova stagione agonistica e poi si entra nel vivo. Il 2012 è stato l’anno dei grandi risultati ma, ora è il mo-mento delle conferme. La Società di Vicenza, diretta da Michele Vil-lis, sta indirizzando le proprie ener-gie in funzione dei giovani aderenti a questa disciplina, e attualmente sono già una trentina i ragazzi tes-serati. Confermati i seguenti atleti:

Benato David, Capon Mauro, Cap-pellaro Matteo, Cerato Riccardo, Cerato Lorenzo, Crestani Simone, De Pellegrin Giuseppe, De Pelle-grin Massimiliano, Fontana Luca, Giacometti Luca, Merigo Alessan-dro, Melison Matteo, Pedrech Mat-teo, Pavanello Alberto, Remolato Matteo, Scatto Alessandro, Tonini Francesco, Tumburus Massimilia-no, Vargiu Steven, Vedova Mattia, Vescovo Pierluigi, Villis Nicolo’, Zago Lorenzo.Proseguono intanto gli allenamenti con le prime uscite invernali e tra le novità della prossima estate, spic-ca la nuova entrata nel gruppo dei

riders. Da Trieste, entra nel team ASD Lee Cougan Gravity Project la giovane ragazza Denise Tremul, classe 1987. Denise inizia a vogare nel 2001 e dopo una stagione ricca di successi nelle categorie giovanili riscontra subito soddisfazione in campo na-zionale ed internazionale. Cinque campionati Italiani nelle catego-rie giovanili. Punto di riferimento della nazionale italiana dal 2003 al 2006, nell’anno 2005 a Brandebur-go vince il Campionato del Mondo Juniores nel 4- femminile, nel 2009 terza in Gran Bretagna e medaglia d’argento nel 2010 in Turchia nel-

la specialità coastal rowing. Dal 2007 inizia la sua carriera da alle-natrice presso la Polisportiva San Marco, gestendo la squadra giova-nile, quella degli agonisti e i master. Attualmente laureanda presso la fa-coltà di Sociologia, dedicherà parte della sua passione sportiva anche alla Down Hill. Nuovi atleti: Tremul Denise, Urba-ni Leonardo, Favaro Marco, Fren-ner Rocco, Miorin Carlo, Fuser Romina (Cicloturista), Giacometti Ennio.

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ultrabericus TrailQuante cosa possono suc-

cedere nell’arco di una giornata, da quando lo

starter dà il via a quando, alla luce delle pile frontali, anche l’ultimo concorrente taglia il traguardo. È l’edizione numero tre dell’Ultra-bericus Trail quella che si è corsa sabato 16 aprile 2013. 65 km tutti d’un fiato lungo l’intero periplo dei Colli Berici.Un’edizione segnata da un nuovo record di presenze, tanto da far chiudere le iscrizioni per raggiun-to limite di 800 atleti già nel mese

ti intervenire in diversi punti per mettere in sicurezza i passaggi più a rischio a causa delle piogge che, soprattutto agli inizi della settima-na, hanno ammorbidito il terreno e prodotto un gran quantitativo di fango. Forse per coincidenza, forse per altro volere, ma sabato il sole ha fatto capolino su Vicenza fin dalle prime ore, accompagnato dall’annunciato freddo pungente che intorno a mezzogiorno ha vi-sto cadere qualche sporadico fioc-co di neve anche su alcuni punti del percorso.Il percorso, tracciato integralmen-te su sentieri single track, mulat-tiere e carrarecce, si è sviluppato dal centro di Vicenza, passando

per i territori di Arcugnano, Pe-rarolo, San Gottardo, Pederiva di Grancona, Pozzolo, Villaga, Barbarano, Mossano, Nanto, Vil-labalzana, Pianezze, Tormeno. 65 km immersi nel pieno della natura berica, con pochissimi passaggi su asfalto, proprio per godere appie-no del fascino di questa zona di in-credibile bellezza ed ancora poco nota ai più.Lungo il percorso, e grazie ai più di 200 volontari intervenuti alla ma-nifestazione, sono stati predisposti cinque punti ristoro, uno ogni 10 km circa, per garantire assistenza e sicurezza dei partecipanti. Lo sviluppo altimetrico del tracciato

di gennaio. In Piazza dei Signori a Vicenza, sotto l’affascinante Basi-lica Palladiana, da poco restaurata e restituita alla città in tutto il suo splendore, sono partiti in 664 tra uomini e donne. A questi si sono aggiunte altre 70 coppie di atleti che hanno corso la staffetta nella gara twin sullo stesso tracciato del trail.L’organizzazione fino all’ultimo si era augurata che il tempo meteoro-logico fosse clemente con la gara. Nel corso della settimana, infatti, tracciatori e volontari erano dovu-

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ha toccato quote comprese tra i 40 ed i 400 metri, con salite e di-scese per complessivi 2500 metri di dislivello positivo. Alla gara integrale, che ha assegnato il tro-feo Sportler al primo classificato maschile ed il trofeo Salewa alla prima classificata femminile, si è affiancata anche la formula twin team a staffetta di due frazioni (32+33 km), con punto di cambio a metà percorso presso lo splendi-do eremo di San Donato.Il colpo d’occhio della partenza è stato a dir poco emozionante e, dopo la sfilata per il centrale cor-so Palladio, i favoriti si sono dati battaglia fin da subito. Tra gli uo-mini Andrea Moretton prendeva subito il comando, al primo con-trollo di Pederiva (23° km) il por-denonese transitava con più di un minuto di vantaggio, che diven-tavano tre al secondo controllo al 34° km di San Donato, mentre tra gli inseguitori emergevano Da-niele Palladino, Ivan Geronazzo e Filippo Dal Maso. Al controllo di Torri di Arcugnano, al 55° km, il portacolori del Team LaFuma Italia amministrava ancora quat-tro minuti, con le posizioni degli inseguitori staccati tra loro di tre quattro minuti, nello stesso ordi-ne in cui arriveranno poi alla fine.Alle quattro del pomeriggio,

chiudendo la sua lunga cavalca-ta, tra le colonne di Piazza dei Signori ed in pieno sole, appariva l’esile figura del vincitore, che ha chiuso a braccia alzate la sua gara in un tempo di 06:05:07, vincen-do il trofeo Sportler. Dopo soli quattro minuti è stato Daniele Palladino (Yoga Studio Modena) a tagliare il traguardo e chiudere al secondo posto con 06:09:17. A completare il podio maschile, con 06:18:01 è stato il vicentino Filippo Dal Maso del Team Puro Sport, a seguire Fabio Caverzan del Team Scarpebianche e Ivan Geronazzo del Team LaFuma. I distacchi contenuti, se raffronta-ti con la lunghezza ed il tempo totale, testimoniano di una gara agonisticamente combattuta fino all’ultimo. La gara rosa ha trovato la sua regina in Mariachiara Parigi, del Team Tecnica, con il tempo di 07:11:14. e una gara condot-ta sempre in ampio vantaggio. Secondo posto per l’atleta del Team Salomon Simona Mor-belli, 07:20:30 il suo tempo con una eccezionale rimonta nella seconda parte di gara, mentre a completare il trio vincitore è ar-rivata la bresciana Sara Recenti del Trail Running Brescia con il tempo di 07:29:53.

Nella gara a staffetta dei veloci-sti, trionfa tra gli uomini la cop-pia formata da Mirko Righele e Danilo Lantermino, Team LaFu-ma Italia, con l’eccezionale tem-po di 5:27:19, secondo posto, con un distacco di trenta minuti, per il Team Terzo Tempo della coppia Fabio Pergher e Luca Calgaro. A completare il podio il team SchioBike Vallisport con Ivan Vallarsa e Giuliano Dani.Il twin femminile ha premiato la coppia Marta Cunico e Irene Saggin del team Erebus, seguite da Cristina Keller ed Elisabetta Mattevi del team Atletica Valli di Non e Sole e da Maria Busa e Angela Tognazzo del team A.N.A. Vicenza.Per concludere, il podio della twin mista si è composto così: primo posto per il Verona Trail Runners Team con Mirko Vivia-ni e Anna Conti, secondo posto per La Fulminea Running Team con Sabrina Roncaglia ed Edoar-do Gasparotto, terzo posto anco-ra per il Team LaFuma Italia con Alessandra Grassi e Maurizio Scilla.Dopo i top runners gli arrivi si sono susseguiti fino alle undici di sera, con molti concorrenti che hanno concluso la loro fatica alla luce delle loro lampade frontali, affacciandosi dall’alto sul pa-norama notturno. Ultrabericus Trail è quindi andato in archivio con 730 iscritti, 664 partenti, 588 finisher e 76 ritirati nella prova integrale, 75 coppie iscritte, 70 partite, 68 arrivate e 2 ritiri nella prova twin a staffetta. L’even-to, organizzato da Ultrabericus Team a.s.d., è stato reso possibi-le grazie alla collaborazione dei Comuni interessati, dei gruppi A.N.A, dei gruppi di volontariato locali, Croce Rossa di Vicenza e gruppo Radioamatori Palladio. In attesa del 2014 Ultrabericus Team ringrazia i suoi main spon-sor, Sportler e Salewa, ed i part-ner di questa fantastica edizione: Le Piramidi, Ercole, Menabrea, Agisko, Lissa, La Piazzetta, Il Cursore, Elektra, Reset Allesti-menti, Gruppo Servizi d’Impresa.Tutte le info suwww.ultrabericus.it.

Un passo fuori dall’asfalto,due passi oltre la maratona

di Giulio Centomo

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Quando si parla di sci d’e-poca, solitamente ven-gono a mente gli sci di

legno e i bastoni di bambu’ e gli scarponi di pelle che si chiudeva-no con i lacci. Sicuramente, i po-chi sciatori di allora, vestiti con i pantaloni alla zuava e i maglioni di lana, scendendo su piste poco battute e risalite spesso a piedi, vivevano sensazioni uniche ed esaltanti. Ma c’è un altro periodo storico

GARA CON GLI SCI D’EPOCA,

un tuffo nel passato per far

riscoprirel’atmosfera dello

sci di una volta

Ski d’antandi Giannantonio Menato

dello sci altrettanto affascinante: è quello degli anni Sessanta, ca-ratterizzato dall’avvento degli sci metallici e in fibra di vetro.Con questi attrezzi, lunghi ben 210/215 cm., e calzando scarponi sempre di cuoio, ma con i ganci, i discesisti di allora sfrecciavano avvolti da pantaloni stretti con le bande elastiche e da guainette ae-rodinamiche. L’occasione per tirare fuori i vec-chi sci e per cercare di emulare i

campioni del tempo J.C.Killy o K.Schranz, è stata data sulle nevi di Bielmonte sabato 13 marzo’13 dove si è svolta la prima edizio-ne del trofeo Mario Ferragut. La singolare manifestazione, aperta a tutti i possessori di sci “d’an-tan” , è stata organizzata dalla scuola di Sci di Bielmonte –Oasi Zegna in ricordo del maestro che, nel 1956, con l’aiuto dell’indu-striale dei tessuti Zegna, fondò la locale scuola di sci.

Oltre alla gara era previsto un pre-mio speciale dedicato al migliore costume d’epoca e, per far cono-scere anche ai più piccoli quali erano le attrezzature utilizzate dai loro padri e dai loro nonni, è stata allestita una ricca esposizione di sci d’epoca curata da Alberto Vi-neis ed Equipe Olympique.Una sessantina di coraggiosi, provenienti da Piemonte, Lom-bardia e Veneto si sono sfidati in uno Slalom gigante con ai piedi

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Ricordodi un inverno fantasticoMontefalcone fine marzo 2013Eugenio Menato jump

valdagno25

scarponi di cuoio e sci costruiti prima del 1975. In gara anche al-cuni concorrenti con gli scarponi di plastica e gli sci “diritti”, quelli prodotti prima dell’era “carving”.Due valdagnesi hanno preso parte alla gara nella categoria scarponi di cuoio: Giannantonio Menato che si è distinto conqui-

Il re della Scarnusso

stando il primo premio e Sergio Marangon che è stato apprezzato per il costume d’epoca (entram-bi erano equipaggiati con capi messi a disposizione per l’occa-sione dalla ditta Tonini di Thiene marchio storico nella produzione di pantaloni da sci).

Grande prestazione di Filippo

Camposilvan nella Coppa

Scarnusso, la storica gara di sci

che si disputa a Recoaro Mille:

suo il miglior tempo assoluto

tra gli oltre 400 iscritti.

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Tutti a Monkey Island3ª prova del Campionato Regionale Veneto giovanile specialità “Boulder”.

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Nasce negli anni 40-50 negli Sta-ti Uniti. Richiede uno sforzo di breve durata ma molto intenso e prevede una serie limitata di mo-vimenti, 7-8 in media. Si tratta di partire con 1-2 prese obbligate di “start” per completare il percor-so che culmina con un “top” che dev’essere tenuto dall’atleta per almeno 2 secondi consecutivi.

Conta il numero di tentativi im-piegati nel raggiungere il “top” in un determinato tempo che è, in genere, di 4 o 5 minuti. Si ha, inol-tre, una presa intermedia chiamata “zona” (o “bonus”) che attribuisce un ulteriore punteggio, sempre a seconda del numero di tentativi impiegati per raggiungerla.

Consiste nel dover arrampica-re su vie basse, circa 3-4 metri, di diversa difficoltà senza l’uso dell’imbrago (l’incolumità è assi-curata da morbidi materassoni).

COS’È IL BOULDER?

di Elisa Benetti

schio26

La prova si è svolta domenica 3 marzo presso la Palestra Monkey Island di Torrebelvicino ed è stata ottimamente organizzata dall’a.s.d. di arrampicata “El Maneton”. La gara, valida per la qualificazione al Campionato Italiano di Arrampicata, ha visto la partecipazione di ben 77 atleti, provenienti da varie società di arrampicata sportiva del Veneto. Tutti i giovani atleti hanno profuso grandi energie per raggiungere il miglior risultato possibile. Tra questi ha spiccato il veronese Michele Lovato che

ha risolto tutti i boulder. Bravissimi anche gli atleti del gruppo “El Maneton” che hanno ottenuto risultati di grande prestigio. Le classifiche le potete trovare sul sito:www.elmaneton.comPer gli organizzatori è sempre una gioia vedere tanti giovani che si divertono in competizione tra di loro, segno che se la competizione è sana…….è positiva.

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nome ci sia il verbo “micare” che vuol dire saltellare, guizzare, movi-menti propri di ogni scontro tra ar-mati.MONOMACHIA, combattimento tra due singoli atleti, uno contro l’al-tro della durata di quattro minuti. Per definire il vincitore vale il numero e la posizione dei colpi inferti all’av-versario.DIMACHIA, combattimento tra quattro atleti, due contro due, uno dietro l’altro. Si combatte in colonna, e, per darsi il cambio, c’è uno stretto spazio che bisogna rigorosamente ri-spettare. Quattro minuti di combatti-mento. Valgono le stesse regole della monomachia, ma vengono date delle penalizzazioni se si esce da quello spazio concesso. Con quattro pena-lità si è comunque sconfitti.

TETRAMACHIA, combattimento tra otto atleti su due linee e due co-lonne.OPLOMACHIA: duello in gruppo, minimo sei contro sei. In funzione del numero si combatte su più colon-ne e più linee.EXOPLISIA, parola greca che si-gnifica “manovre militari”. Combat-timenti di gruppi con azioni tattiche di manovra.GLADIATORES, combattimenti tra due singoli atleti in tutte le specia-lità dei gladiatori romani (con gladio, con rete, con scudo tondo ecc.)

Non tutti sanno cheARS DIMICANDI, ovvero l’arte del combattere. Deriva da “dimica-re”, combattere, battagliare, lottare. La “dimicatio” è la battaglia, la lotta non per gioco; è il combattere con ogni rischio, a contatto pieno ed ad oltranza: il combattere contro un ne-mico armato. Interessa pure che nel

vicenza27ars

dimicandiUna disciplina suddivisa tra sport,

ricerca storica e spettacolo.Due vicentini ai vertici nazionali

Il termine “Arti marziali” è entrato nell’uso comu-ne agli inizi degli anni

Sessanta, quando vennero introdotte in occidente le arti marziali orientali e talvolta viene associata solo a que-ste. In realtà già dal 1500 i sistemi di combattimento in Europa venivano definiti in questo modo ed in un ma-nuale di scherma del 1639 si utilizzava questo termine riferendosi specificatamen-te alla “scienza e arte” del duello di spade, facendolo derivare dal latino in quanto “arte marziale” significa let-teralmente “arte di Marte”, il dio romano della guerra.Ars Dimicandi è dunque l’arte marziale occidentale per il combattimento. Di questa disciplina, scono-sciuta ai più, si è appena concluso l’anno sportivo 2012 ed è stata resa nota la classifica nazionale di tutte le specialità.Due vicentini si sono piaz-zati al primo e al quarto posto nella classifica multi-disciplinare (monomachia + exoplisia + oplomachia) a cui hanno partecipato com-plessivamente 61 atleti. Pri-mo assoluto Seken (Guido Marchetti), quarto Spes (Giuseppe Calò) ambedue dell’associazione “Venetia Victrix”.Nel duello a squadre (Oplo-machia), posti invertiti, pri-mo a pari merito, Spes, su-bito dopo, Sekene al quarto posto.Nella disciplina congiunta di Monomachia e Dimachia, cioè in duello singolo ed in colonna, un secondo posto per Seken, mentre Spes si è classificato settimo. Infine, nella classifica per “regio-nes”. Il Veneto si è classifi-cato al secondo posto dopo la Transpadania/Lombar-dia e prima dell’Aemilia e dell’Umbria.

Ho parlato di questa disciplina come di uno sport, essendoci un campionato con arbitri ufficiali e relative clas-sifiche.In realtà, parlare solo di attività sportiva è riduttivo. Prima di arri-vare al combattimento si studiano le tecniche di combattimento, ci si allena, si costruiscono le armature rigorosamente analoghe a come veni-vano costruite dai veneti e dai romani svolgendo una attività che rientra nell’archeologia speri-mentale.Oltre a questo, la disci-plina ha anche un aspetto didattico e di spettacolo con le rappresentazioni, in costume, delle disci-pline belliche effettuate, quando possibile, in aree archeologiche come le arene oppure nelle piazze.Il gruppo vicentino “Ve-netia Victrix”, si è costi-tuito nel luglio del 2009, annovera circa 10 atleti e si allena nella palestra della scuola Luigi Da Porto. Si occupa preva-lentemente dell’aspetto militare dei Veneti rico-struendo il loro sistema bellico utilizzato dal VIII al II sec a.C. La parte competitiva, per contro, si svolge secondo le tipologie di combattimento in vigore in età romana. Lo scopo è ricreare lo spirito ed il mo-vimento tattico/strategico che si usava nell’antichità.Costruisce in proprio tutte le armature e le armi, per poterle usare sul campo, ri-copiandole fedelmente dagli originali conservati nei mu-sei e cercando di riprodurre anche le tecniche di lavora-zione per la loro costruzione. Ad oggi è l’unico gruppo che si interessa dell’aspetto

bellico dei veneti antichi.Qualcuno li avrà visti lo scorso 19 novembre nei giardini Sal-vi a Vicenza, quando, in col-laborazione con l’assessorato al decentramento del comune di Vicenza, hanno tenuto uno spettacolo in cui è stata illustra-ta la Vicenza preromana dal VI al IV secolo a.c., con i suoi usi e costumi, i combattimenti ri-tuali e le scene di vita. Alla ma-nifestazione hanno partecipato anche le Associazioni Cigni del Sole di Mira (VE) e Ve-netkens di Cavazzale, che, con i vicentini, si dividono le aree di ricerca. I Cigni del sole stu-diano il combattimento rituale veneto ed indoeuropeo men-tre i Venetikens, si occupano della parte civile e spirituale. A fine gennaio è iniziato il campionato 2013 ed è pro-prio il caso di augurare loro: ad maiora!PER INFO:Guido Marchetti,presidente, 366 4310470 [email protected]

di Antonio Rosso

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Alpstation Schio

schio28

Alpstation Schio, un luogo di poesia e d’incantesi-mo. A partire dalla sua

inaugurazione, lo scorso dicembre, l’ultimo e il più grande tra tutti gli Alpstation si è piacevolmente inse-rito nell’area industriale di Schio, mutandone il paesaggio. E così oggi quando si passa in via Lazio l’attenzione è tutta per la moderna ed elegantissima struttura in legno che contiene l’Alpstation e lo pre-senta, attraverso una foresta asim-metrica e minimale. La poesia su cui si fonda l’Alpsta-tion vuol dire viaggio, itinerario, scoperta, ed è intimamente legata ad un certo modo di intendere l’al-pinismo. L’incantesimo, il secondo pilastro del nuovo negozio, signi-fica invece magia, conoscenza, cultura, capacità di creare esclusi-

vamente attraverso il potere delle idee. Grazie a questi due ingredien-ti l’Alpstation di Schio è innanzi-tutto un punto di partenza, un luogo dove si trovano gli strumenti neces-sari a nuove esperienze di viaggio. Varcato l’ingresso un’enorme mappa del territorio alpino fa da tappeto a gran parte della super-ficie del negozio, dove tra legni colorati, stampe, immagini d’arte contemporanea, cassettoni, drappi e porte a specchi si inseriscono le varie aree dedicate ai prodotti. C’è il reparto trail running, completo in ogni genere di articolo, la zona alpinismo e arrampicata, e c’è uno spazio dedicato ai bambini con abbigliamento Montura per chi ha dai nove mesi ai quattordici anni, ma anche passeggini Tfk e acces-sori BabyBjorn. Sempre per i più

piccoli c’è poi una kids room, per giocare e divertirsi dentro un mon-do colorato e ricco di suggestioni. Di forte impatto l’area dedicata al viaggio e ai suoi accessori, mentre il comparto sci è molto ampio e ben fornito con scarponi, attacchi per sci alpinismo e free ride. Il ne-gozio scledense è poi il primo della famiglia Alpstation a presentare i prodotti Timbuk2, un marchio americano assolutamente innova-tivo distribuito da Tasci. Timbuk2 produce, borse e accessori dallo stile urbano, concreto, colorato e tecnico, pensato in particolare per i giovani. Il nuovo Alpstation di Schio, non è quindi solo un semplice negozio in cui trovare la collezione com-pleta Montura e il meglio dell’at-trezzatura per l’alpinismo, ma un

vero e proprio stimolo al viaggio, al dinamismo e alla ricerca. Mol-ti sono i progetti che l’Alpstation ha già in cantiere. Come tutta una serie di iniziative per condividere esperienze legate al mondo della montagna attraverso film, incontri, letture, performance e concerti. Ma è soprattutto con la creazione di una palestra di arrampicata che il centro scledense mira a diventare un punto di riferimento. L’obiettivo è creare un luogo che permetta ai principianti di avvicinarsi all’ar-rampicata, e ai praticanti di avere uno spazio ben attrezzato, boulder compreso, in cui allenarsi. Alpstation si conferma con Schio lo spazio dove convergono gli universi Montura, il luogo dove Searching a New Way - cercando una nuova via - diviene realtà.

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L’attuale crisi econo-mica si ripercuote in tutti i settori, com-

preso quello sportivo; la dif-ficoltà del momento diventa motore per dare ai giovani stimoli, valori sani ed ob-biettivi da raggiungere. In questo contesto, si pone il progetto avviato alla fine della scorsa estate a Reco-aro.La pallavolo femminile rinasce attraverso il Real Recoaro Volley. Il rinnova-mento avviene dopo l’ab-bandono dell’ex patron, che per motivi personali, è defi-nitivamente uscito di scena. Per volontà di un gruppo di tecnici preparati e di geni-tori appassionati, la società decide di non abbandonare il progetto legato alla prati-ca della pallavolo femmini-le, bensì di riorganizzarlo e fortificarlo per non tradire la lunga tradizione che vede la pallavolo tra gli sport maggiormente praticati in Alta Valle. Il primo passo è stato quello di abbandonare l’AICS ed entrare a far parte del nutrito ed impegnativo gruppo della FIPAV, Fede-razione Italiana Pallavolo ri-conosciuta dal CONI, dove l’impegno ed i valori in campo sono decisamente più impegnativi. Si sono for-mate così tre squadre, iscrit-te ai rispettivi campionati provinciali: il minivolley, sotto la guida di Genny Bu-sellato, l’Under 14, guidate da Elisa Zaupa e l’Under 16, con Stefano Canale a ge-stire la compagine.Se in un primo momento, la difficoltà a trovare ragazze sufficienti ad allestire tre squadre sembrava insor-montabile, dopo la presenta-zione del progetto ed i pri-mi allenamenti, le adesioni si sono moltiplicate, tanto che adesso si contano più di sessanta pallavoliste dedite alla pratica. Si è costitui-

Si è alzata la rete

to così un direttivo aperto, che ha democraticamente eletto Fabrizio Storti, quale Presidente, ed, in qualità di Vice l’intramontabile Davi-de Stocchero, Presidente per diversi anni del San Giorgio Volley, società di pallavolo organizzata dalla parrocchia che all’epoca ha arruolato nelle sue fila buona parte delle giovani recoaresi. Virgilio Furlato, Graziano Caneva e Giordano Pre-grasso sono i Consiglieri e Marika Brentan funge da Segretaria.La mission del Real è innan-zitutto, promuovere questo sport e cercare di avvici-nare sempre più persone alla pallavolo; la possibilità di formare altre squadre, coinvolgendo diverse fasce d’età e perché no, il setto-re maschile, è l’obiettivo a lungo termine che la socie-tà si pone. Gli allenatori si impegnano ad insegnare a tutti la disciplina, cercando di creare delle squadre che siano competitive e possano portare onore al nome della Società. Perché, nonostante nello sport sia importante partecipare, è pur vero che vincere non dispiace a nes-suno!!Naturalmente, per permette-re all’ingranaggio del Real Recoaro Volley di funziona-re bene e di essere oliato a dovere, si ha la necessità di trovare partner disponibili ad aiutare e dar ossigeno a questo programma. La So-cietà è alla ricerca di sponsor e finanziatori che aderiscano ad un programma triennale che possa far emergere le squadre sia in campo pro-vinciale che regionale. Le premesse ci sono tutte, la volontà da parte della so-cietà pure, e le soprattutto le ragazze hanno tanta voglia di giocare, di divertirsi e di impegnarsi.

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Quando la natura è un barometropiccole dolomiti32

I nostri antenati ci hanno tra-mandato molte delle loro osservazioni sul modo in cui

le condizioni metereologiche influenzano il comportamento degli animali. Queste informa-zioni, una volta, servivano a or-ganizzare l’allevamento del be-stiame e i lavori agricoli.Per chi vive in città, sentire un contadino annunciare con gran-de sicurezza che tempo farà il giorno dopo è spesso motivo di un certo stupore. Nove volte su dieci infatti, quelle previsioni si rivelano indovinate. Com’è possibile? Che cosa trasforma alcune persone in provetti me-tereologici? Essenzialmente si tratta di due qualità: la quotidia-na frequentazione della natura e le nozioni tramandate dai nostri antenati.Per i contadini e gli allevatori sapere che tempo farà sono un bisogno vitale: prevedere se l’e-state sarà molto secca o se l’in-verno sarà particolarmente rigi-do permette loro di organizzarsi di conseguenza. Sappiamo per esempio: se in primavera non piove a sufficienza o se la neve non cade, gli agricoltori devono disporre di un supplemento di

foraggio per i ruminanti rimasti privi di erba da mangiare o por-tare gli animali in altri pascoli. Un bestiame malnutrito, infatti, dà poco latte. Ebbene, dall’ab-bondanza del raccolto dipendo-no i guadagni dei contadini e le possibilità di fare nuovi investi-menti.Per prevedere che tempo farà bisogna provare a decodificare i segnali che arrivano dalla na-tura. E’ una capacità che si basa certamente sull’osservazione del cielo, della forma e della densità e del colore delle nuvole. Altret-tanto eloquenti possono essere certi comportamenti sia degli animali domestici che selvatici. Queste creature, infatti, avver-tono i cambiamenti climatici più in fretta e più intensamente dell’uomo, mettendo a frutto capacità sensoriali tipiche di ciascuna specie. Siano che si di-mostrano inquieti o si mettano in cerca di riparo, reagiscono alla situazione ambientale modifi-cando il proprio comportamento: è quello che generalmente chia-miamo “istinto”. Comunque sia, chi vive a contatto con la natura è spesso in grado di rimanere in

ascolto delle sue trasformazioni.L’arrivo di un temporale è il fenomeno più facile da osser-vare, perché si nota in cielo le tipiche nuvole dense, scure a forte sviluppo verticale simile a montagne cariche di elettricità. Gli insetti passano all’attacco e si fanno ancora più molesti. Gli uccelli volano bassi, molto in-telligentemente evitano i cumu-lonembi che stanno per squar-ciarsi. Si osservano i rondoni con le ali sempre tese, rasentare le case emettendo versi acuti e muovendosi instancabilmente, poiché le loro cortissime zampe non permettono a questi uccelli di posarsi in cortili. Nei prati le mucche si radunano e si pressa-no una contro l’altra, adottando la saggia precauzione di evitare il riparo degli alberi, in quanto possono attirare fulmini. Una volta passato il brutto tempo, gli animali selvatici escono dai boschi, dopo esserne stati al ri-paro e se prima avevamo notato il silenzio, adesso non possiamo non accorgersi che gli uccelli hanno ripreso a cantare. Altri animali apprezzano la pioggia,

i più felici sono senza dubbio gli anfibi e le lumache. Anche il comportamento dei ragni ci offre degli indizi; se sono pre-visti pioggia e vento l’animale accorcia i fili che sorreggono la sua tela e si ritira nascondendosi nella tana. Per notare i segni di una giornata ventosa bisogna al-zare gli occhi al cielo soprattutto in autunno si può osservare gli uccelli migratori che volano in stormi. Quando vediamo agitarsi gli animali per andare in letargo (esempio: la marmotta) vuol dire che l’inverno è alle porte perché ognuno di loro riempie la pro-pria dispensa. Se ci sarà l’arrivo di un inverno rigido, possiamo osservare i preparativi delle for-miche: se fanno grossi cumuli di provviste bisogna attendere un periodo di gran freddo. Sapere se l’inverno durerà ancora a lungo è più facile nelle zone di mon-tagna, se la stagione fredda con neve persistente si prolunga, ani-mali d’altura come il camoscio e lo stambecco sono costretti ad avventurarsi a quote più basse in cerca di cibo per alimentarsi.

che tempo farà?di Dorino Stocchero

Page 33: Sportivissimoaprile

33

Il segno inconfondibile del ritor-no alla primavera è dato dal ri-sveglio della marmotta. Nei prati vediamo formarsi dei cumuli di terra creati dalle talpe che torna-no in superficie. Ricompaiono le farfalle e capita di vedere qual-che rana o rospo che si dirigono verso le pozze d’alpeggio, in cui sono nati e dove deporranno le uova. Fanno ritorno anche gli uccelli migratori, a cominciare dal cuculo.I grilli cominciano a cantare, ver-so giugno questi insetti comin-ciano a scavare le loro gallerie nei campi non coltivati, dandoci informazioni sul meteo estivo: se scaveranno in profondità e in verticale, vuol dire che non te-mono inondazioni e che dunque l’estate sarà secca; se scavano in orizzontale, è in arrivo una sta-gione piovosa. Con queste poche informazioni abbiamo cercato di illustrare il comportamento degli animali nelle stagioni per capire le previsioni meteo.

Page 34: Sportivissimoaprile

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Quando una gita ti rega-la forti emozioni al pari di quelle amorose tra 2

fidanzati, non si dimentica tan-to facilmente. Così è stato quella sera del 25 febbraio 2013, quando inaspettatamente e anticipando le previsioni, il cielo si è aperto ed è comparsa la luna nel suo massimo splendore. Incredibile ma vero; alle 18.50 a Valdagno stava ancora piovendo, il cielo era completa-mente coperto se non un piccolis-simo squarcio ad est e 40 minuti dopo eravamo a Marana, siamo scesi dalla macchina per calzare gli scarponi e colpo di scena, quel leggero venticello aveva spazzato via ogni nuvola. Non poteva iniziare meglio l’us-cita sci alpinistica, programmata ancora 4 giorni prima con tutte le difficoltà e le incertezze: dalle pre-visioni meteo al pericolo valanghe da non sottovalutare. Ma quello che mi preoccupava maggiormen-te era la visibilità in discesa….Vi immaginate una passeggiata not-turna con la nebbia? Ho organizzato al meglio l’even-to: al mattino sono salito a Marana per “battere la traccia” (erano ca-duti circa 40 cm di neve fresca) e a posizionare una sessantina di ban-dierine per segnalare il percorso di salita, considerando che, durante il giorno avrebbe ancora nevicato e con l’effetto del vento la traccia del mattino sarebbe scomparsa. Particolare che alle sera si è ve-rificato essere fondamentale per seguire un percorso il più sicuro possibile, visibile solo dalle ban-dierine (aveva nevicato per altri 10 cm e la traccia era sparita). Una volta arrivati a punta Marana ci siamo fermati per alcune foto. Il cielo era così limpido e stellato che la vista si perdeva nella pianu-ra, mentre nelle valli circostanti si coglieva ogni singola luce. Erava-mo così emozionati per l’ambien-te circostante e per quello che ci

attendeva subito dopo: una bella cena in rifugio Montefalcone. La traversata da Marana a monte Falcone nascondeva un ambien-te selvaggio con passaggi a volte esposti. Il fitto bosco carico di neve lasciava a mala pena intrav-vedere le uniche luci accese della montagna: quelle del rifugio. Era tutto perfetto e noi non potevamo fare altro che ammirare lo spetta-colo della natura, l’enorme silen-zio della montagna nelle ore not-turne e le ombre al chiaro di luna delle piante innevate. Cosi oltre a provare forti sensazioni avevamo anche momenti per meditare nel silenzio più assoluto. Il tutto è finito nello splendore: alle ore 24 eravamo a punta Ma-rana pronti per la discesa nel mo-mento di massima luminosità. La combinazione di neve fresca polverosa a Marana (aspettare 1 giorno con una esposizione a sud e basse altitudini significa trovare neve trasformata dal sole, crostosa e poco sciabile), luna piena e ot-tima visibilità in discesa, ha reso questa uscita, l’evento sci alpini-stico dell’anno per eccellenza.

Ore 19ritrovo a Valdagno

Ore 19:30partiamo con gli sci dalla con-trada Gebbani di Marana (900 m s.l.m.)

Ore 21:00arriviamo a punta Marana (1545 m s.l.m.) e una piccola pausa per alcune foto.

Ore 21:50arriviamo al rifugio Montefalco-ne (rimasto aperto per noi)

Ore 23:30si riparte per il rientro

Ore 24discesa dalla cima Marana in un ambiente a dir poco spettacola-re: piante totalmente innevate, il chiaro di luna che evidenziava perfino la profondità del manto nevoso, 50 cm di neve fresca polverosa, e visibilità tale da non accendere nemmeno le pile frontali. L’evento è compiuto.

grandiemozioni

Scialpinismo a punta Marana con la luna piena

di Dario Reniero

valdagno34

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Partire con il buio... un freddo cane.... risalire per ore sce-gliendo l’itinerario migliore

e più sicuro per arrivare alla vetta. Poi la discesa con gli sci su di una pista sconfinata che la natura ha di-segnato e che la mano umana non ha toccato. Silenzio... emozioni forti... adrenalina a mille.Lo scialpinismo è tutto questo e nella valle dell’Agno di spor-tivi che lo praticano ce ne sono veramente tanti. La passione e la voglia di far conoscere i ma-gnifici itinerari di scialpinismo sulle nostre Piccole Dolomiti ha spinto nel 2006 il CAI di Recoa-ro Terme ad organizzare il primo Raduno Scialpinistico del Carega. Una bella impresa. La partenza in questa prima edizione fu dal Ri-

fugio alla Guardia e si sviluppò per Campogrosso, Bocchetta dei Fondi, Rifugio Fraccaroli-Cima Carega, Scalorbi, Passo Forcel-lino-Plische, Rifugio alla Gazza ed arrivo Vasca Obante. Festa grande con premiazioni a Recoaro Terme. Grosso impegno organiz-zativo per il tracciato e logistico per portare e raccogliere con i pul-lman i partecipanti alla partenza ed all’arrivo. Nel 2008 secondo Raduno con tracciato esattamente inverso rispetto alla prima edizio-ne e cioè partenza dalla Gazza ed arrivo alla Guardia. Il numero dei partecipanti nelle due edizioni si è mantenuto sulle cento unità, an-che se il tempo meteorologico non ci è mai stato favorevole... ma la passione era tanta....

Nel 2010 il 3° Raduno è stato motivo di ricordo di Cristina Ca-stagna nostra socia ed amica che nell’estate dell’anno precedente era scomparsa dopo aver salito il suo ultimo ottomila. Proprio per questa ragione in quell’occasione l’evento è diventato competitivo ed il numero dei partecipanti è lie-vitato ad oltre centoquaranta uni-tà ed anche il percorso è stato di conseguenza modificato. Infatti si è partiti ed arrivati a Campogros-so toccando evidentemente Cima Carega.Il Raduno Scialpinistico del Care-ga si tiene con frequenza biennale, ma a grande richiesta nell’anno intermedio viene organizzata la manifestazione “ ASPETTANDO IL RADUNO SKI ALP FEST “ su

percorsi decisamente più semplici e poco noti ai più ma egualmente spettacolari.Il 4° Raduno del 2012 è saltato per mancanza di neve. Lo ripro-poniamo quest’anno, ma però per troppa neve verrà spostato dal 7 al 14 Aprile.Il 4° Raduno Scialpinistico del Carega Memorial tour Cristina Castagna sarà una grande festa dello scialpinismo sulle Piccole Dolomiti. Unica manifestazione di scialpinismo organizzata nel vicentino e da quest’anno aperta anche agli snowborders ed ai tele-markers iscritti al CAI.Speriamo tanto che il tempo e la fortuna ci assistano perché que-sto sarà un avvenimento davvero SPECIALE.

la gara bianca4° RADUNO SCIALPINISTICO DEL CAREGA, Memorial tour Cristina Castagna; un’edizione che si prevede spettacolare per l’eccezionale quantità di neve.

di Bruno Bruni

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schio/montecchio36

IL TENNIS MONTEC-CHIO MAGGIORE, dopo la brillante promozione dalla serie B dell’anno scorso, si presenta nel prestigioso pano-rama della seria A2 nazionale come la matricola del torneo.Rispetto al 2012 la forma-zione castellana sarà priva di uno dei protagonisti asso-luti della vittoriosa cavalcata promozione, il ventiduenne italo-croato Viktor Galovic; al suo posto, però, la squa-dra si è assicurata uno dei gioiellini del vivaio italiano, Matteo Donati, alessandrino classe 1995, attualmente n. 988 Atp e classifica italiana 2.3, presente costantemente sui palcoscenici delle tappe mondiali del circuito juniores e nell’organico della naziona-le italiana di categoria. Il perno del team rimane lo spagnolo Gorka Fraile, punto di riferimento co-stante per carisma e per-sonalità, giustamente amatissimo dal pub-blico del club. Il tren-taquattrenne ibe-rico, attualmente

895 Atp (ma best ranking 126) a dispetto della classifi-ca italiana 2.3 sicuramente si confermerà protagonista vin-cente di molte battaglie. Il ventottenne trissinese Mir-ko Balestro (classifica 2.4), presente in tutte le promo-zioni della squadra negli anni recenti, per esperienza, pro-fessionalità e valore tecnico è anch’egli un cardine all’inter-no dello spogliatoio, dove an-che dal punto di vista umano rappresenta sempre un riferi-mento di piena affidabilità.Completano la rosa i gemelli di Sovizzo Marco e Lorenzo Di Maro, che rappresentano anche il prodotto del vivaio della società, il ventinoven-ne lituano Gvidas Sabeckis (classifica italiana 2.6 ma ex 488 Atp), pronto alla chia-mata in caso di necessità, ed il responsabile organizzativo della squadra Massimo Dam-bruoso (3.4).Il girone del Montecchio è di quelli che fanno trema-re le gambe: debutto contro il T.C. Genova 1893, pietra

la serie A2 al viaLe squadre vicentine di Schio e Montecchio si apprestano ad affrontare il campionato

miliare del tennis italiano, che si propo-ne come la squadra da battere dell’intero torneo schierando una formazione assolutamente fuori catego-ria. Sulla carta, gli avversari più abbordabili sono Tevere Remo (Roma) e Le Rocce Catania, che pure annoverano tra le proprie fila giocatori di tutto rispetto.L’obiettivo quindi rimane la salvezza, che comunque que-sto organico, artefice di 3 pro-mozioni negli ultimi 4 anni, è in grado di assicurare.

Montecchio

Data Ora Incontro

21 aprile 10:00 Montecchio Magg. T.C. Genova 1893

28 aprile 10:00 C.T. Lanciano Montecchio Magg.

5 maggio 10:00 RCC Tevere Remo Montecchio Magg.

12 maggio 10:00 Montecchio Magg. C.T. Le Rocce

26 maggio 10:00 T.C. Pistoia Montecchio Magg.

02 giugno 10:00 Montecchio Magg. T.C. Bergamo

Nome Naz. EtàClassifica italiana

GorkaFRAILE

ESP 34 2.3

MatteoDONATI

ITA 18 2.3

MirkoBALESTRO

ITA 28 2.4

LorenzoDI MARO

ITA 20 2.4

Marco DI MARO

ITA 20 2.4

Gvidas SABEKIS

LIT 29 2.6

IL CALENDARIO

sede di gioco

Via del Vigo, Montecchio

la formazione del Tennis

Montecchio Maggiore

Gorka FRAILE (Montecchio)

Matteo DONATI (Montecchio)

QU

I

laro

sa

Capitano: Massimo DAMBRUOSO

di Eugenio Menato

La formazione del Tennis Montecchio Maggiore

Gorka FRAILE (Montecchio)

Matteo DONATI

(Montecchio)

Page 37: Sportivissimoaprile

37In attesa della serie A1, la massima competizione italiana di tennis a squadre, il prossimo 21 aprile prenderà il via il campionato di serie A2. Il torneo ca-detto è costituito da 28 squadre divise in 4 gironi da 7, con partite di sola andata. Le prime 3 squadre di ogni girone accederanno ai playoffs (in programma dal 9 al 23 giugno) dai quali usciranno le 4 squadre promosse in serie A1, l’ultima squadra retrocederà direttamente in serie B, mentre la penultima e la terzultima disputeranno i playouts per la serie B. Ogni incontro è composto da 6 partite, di cui 4 singolari e due doppi. Due sono le formazioni vicentine al via, il Tennis Club Schio e il Tennis Montecchio Maggiore,inserite rispettivamente nei gironi 2 e 3.

IL TENNIS CLUB SCHIO si presenta al campionato dopo aver completato a ritro-so nel 2012 i tre gironi “dan-teschi”, ossia il paradiso dei playoffs, cullati fino all’ulti-ma giornata di regular season, il purgatorio dei playouts e l’inferno della retrocessione, dal quale ne è uscito solamen-te con un ripescaggio ottenuto all’ultimo minuto.Per evitare ulteriori scottature, Capitan Leinardi ha deciso di confermare il gigante austria-co Oswald: il prima categoria dovrebbe rappresentare una sicurezza in singolo e in dop-pio. “Ozzy”, infatti, con le sue bordate di servizio a oltre 200 km orari, è in grado di battere qualunque giocatore di cate-goria, soprattutto sui campi casalinghi di via Tito Livio che quest anno, per scelta tecnica, torneranno ad essere quelli ra-pidi in superficie Play-it.

A fianco di lui giocherà Lo-renzo Giustino, un giovane in continuo sviluppo, attualmen-te tra i primi 500 giocatori del mondo e recente vincitore di un torneo ITF Futures da 15.000 $ in Turchia.Posizioni n. 3 e 4 riservate a Mikhail Vasiliev e Massimo Bosa. Vasiliev è un giocatore italo-russo di indubbio talen-to, capace di entrare nel 2011 tra i primi 300 giocatori al mondo. Nonostante un 2012 in ombra, “Misha” costitui-sce un sicuro potenziale per la squadra, e con il suo gioco spumeggiante dovrebbe dar vita a partite molto interessan-ti per il pubblico, soprattutto se schierato in coppia con l’altro cannoniere Oswald.Massimo Bosa, invece, rap-presenta la bandiera della squadra in quanto è anche

la serie A2 al via

Schio

Data Ora Incontro

21 aprile 10:00 Montecchio Magg. T.C. Genova 1893

28 aprile 10:00 C.T. Lanciano Montecchio Magg.

5 maggio 10:00 RCC Tevere Remo Montecchio Magg.

12 maggio 10:00 Montecchio Magg. C.T. Le Rocce

26 maggio 10:00 T.C. Pistoia Montecchio Magg.

02 giugno 10:00 Montecchio Magg. T.C. Bergamo

Nome Naz. EtàClassifica italiana

P h i l i p p OSWALD

AUT 27 1.1

L o r e n z o GIUSTINO

ITA 21 2.1

M i k h a i l VASILIEV

RUS 27 2.2

Mass imo BOSA

ITA 28 2.2

M i r k o MEDDA

ITA 26 3.1

Matjiaz JURMAN

SLO 31 3.1

QU

Ila

ro

sa

Capitano: Gemiliano LEINARDI

maestro del circolo. Max, ol-tre al gioco, possiede un gran-de carattere che gli è stato foriero di epiche battaglie: da lui il pubblico si aspetta dei big match come quello “stori-co” contro il prima categoria argentino Fabbri che rimarrà negli annali del club.Completano la rosa Mirko Medda (prodotto del vivaio), Filippo Filippi e lo sloveno Matjiaz Jurman, pronto ad essere chiamato in caso di necessità. Proprio Jurman po-trebbe rappresentare l’arma in più di quest anno, poiché da sostituto di Oswald è in grado di assicurare ugualmente alla squadra equilibrio e versatili-tà, soprattutto in doppio.Il Tc Schio è stato sorteggiato nel girone 2. Le squadre più pericolose sono l’Angiulli Bari (che ha in Capkovic e

Lopes le sue mine vaganti) e lo Scandicci Firenze di Si-moni e Zimmermann, che lo Schio affronterà in casa nel big match del 28 aprile. At-tenzione anche ai Due Ponti Roma dell’ex di turno Stefa-no Tarallo, dove la compagi-ne scledense farà il proprio debutto il 21 aprile. Sulla carta, non dovrebbero esserci difficoltà ad accede-re ai play-offs anche se, vi-sto quanto è successo l’anno scorso, è meglio non dare nulla per scontato. Molto dipenderà dalle prestazio-ni di Vasiliev, dal quale ci si attende un pronto riscatto, e di Medda, che per le annose questioni regolamentari (ob-bligo di far giocare almeno un giocatore del vivaio) do-vrà essere schierato in ogni incontro.

Massimo BOSA (Schio)

Philipp OSWALD (Schio)

La formazione del Tennis Club Schio

Page 38: Sportivissimoaprile

valdagno38

Grazie alla vittoria contro gli spagnoli del Liceo La Coruña la squadra di mi-

ster Vanzo si è assicurata un posto tra le 8 squadre migliori d’Europa. Quella del Valdagno è stata una grande impresa coronata dall’en-tusiasmante vittoria casalinga dello scorso 17 marzo per 7 a 3 contro il Liceo. Un vero capola-voro perché i galiziani sono stati i trionfatori nelle ultime due edi-zioni dell’Eurolega, il più presti-gioso trofeo europeo. Nel mezzo, la doppia vittoria con i forti por-toghesi dell’Oliveirense e il Gine-vra. Pedro Gil nel girone ha messo a segno 19 goal con una media stratosferica di oltre 3 reti a partita risultando il miglior marcatore ad oggi dell’intera manifestazione. Ora il prossimo 20 aprile e l’11 maggio è in programma il quarto di finale con gli spagnoli Igualada. Anche in campionato la squadra di mister Franco Vanzo non sta tradendo le attese dei tifosi. Una prima parte di sta-gione eccezionale quella che ha di-sputato. Vittoria in Supercop-pa Italiana e Coppa Italia r i spet t iva-mente contro Lodi e Via-reggio, le due avversarie più temibili nel pa-norama nazionale. Il bilancio, più che positivo, vede quasi solo successi per i biancoazzurri. Gil e Nicolia sono i bomber incontra-stati della serie A1, gemelli del

goal incubo per gli avversari e idoli della tifoseria. L’allenatore Franco Vanzo non sta sbagliando una mossa, la squadra gioca bene e ha dimostrato di saper gestire le partite con autorevolezza e, quan-do serve, un pizzico di cinismo come solo le grandi formazioni sanno fare. Vanzo, dopo lo splen-dido lavoro dello scorso anno, si sta ripetendo: i solisti vanno a for-mare un’orchestra armoniosa che dispensa hockey di altissimo livel-lo. Il gruppo è solido e tutti quan-

do sono chiamati in causa si sono fatti trovare pronti. Il Valdagno infatti ha dovuto fare a meno per tre mesi di Mattia Cocco, anche il portiere Vallortigara è rimasto fuo-ri dalla pista a lungo ma la squa-dra ha reagito alle avversità anche quando, come a Matera, Perdro Gil non è sceso in pista o, come a

Bassano e con il Sarzana, Sergio Silva era squalificato. Tra i pali Riccardo Gnata sta disputando una stagione eccezionale, un ren-dimento costante su livelli altissi-mi, una sicurezza in pista che lo fa sembrare un veterano più che un quasi esordiente: un muro spesso invalicabile per gli avversari. An-che Vallortigara, tormentato da qualche guaio muscolare, ha sem-pre risposto con buone prestazioni quando Vanzo lo ha chiamato in causa. Il giovane Pertegato è stato

spesso aggregato alla prima squa-dra e sta accumulando una prezio-sa esperienza che sicuramente gli tornerà utile per migliorarsi. Avere la possibilità di allenarsi con cam-pioni lo farà maturare in fretta. Nicoletti sta giocando un’altra stagione maiuscola, su di lui si può sempre contare. Nei

momenti decisivi Diego c’è sem-pre e certo la personalità e la grinta non gli fanno difetto. Altro pilastro è il capitano Dario Rigo. Freddo e spietato quando conta, sa prender-si la responsabilità di tirare rigori decisivi, è un cavallo di razza che ha dimenticato la carta d’identità. Le rare volte che la squadra non gira al massimo ha la personalità per levare le castagne dal fuoco. Sergio Silva sta venendo fuori alla distanza. Ha fatto vedere cose egregie e sicuramente quando sen-

tirà odore di trofei darà il meglio di sé. In primavera potrebbe essere il valore aggiunto. Eddy Randon è prezioso come sempre, entra su-bito in partita e sa essere sempre s u l pezzo. Con il Li-

ceo La Coruña si è vestito da bomber realiz-zando un gran rete, una bella

L’Hockey Valdagno vola sia in campionato che in Europa e si aggiudica un posto tra le prime 8 squadre più forti d’Europa.

qui si vola

Page 39: Sportivissimoaprile

Vai sempre a tutta birra

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Prosegue la stagio-ne agonistica per la compagine Master di

Schio Nuoto S.S.D. Un gruppo che ha visto l’ini-zio della sua attività nel ‘99 sotto l’allora Responsabile Tec-nico Mauro Calligaris, che ne aveva favorito la na-scita e che anno dopo anno è cresciuto non solo come numero di tesserati ma anche come risultati fino a poter vantare un ricco carnet: 1 Oro, 5 Argenti e 4 Bronzi ai Campionati Italiani.Un primato Europeo ed Ita-liano Femminile con Lidia Tokarek.1 Oro, 2 Argenti e 1 Bronzo ai Campionati Regionali As-soluti e 30 Ori, 32 Argenti e 20 Bronzi ai Campionati Regio-nali di Categoria, fino ad ar-rivare alla partecipazione ai Campionati Mondiali 2012 a Riccione con Davide Borga, Giulia Casa, Riccardo Fu-riassi e con Mirko Spane-vello.

di Franco Decchino

Strepitoso 2012per lo Schio Nuoto

schio39

soddisfazione per chi non fa del goal il proprio mar-chio di fabbrica. Pedro Gil sta incantando: goal, grandi giocate, assist, il tutto fatto con una velocità fuori dal comune, il tratto caratteri-stico del fuoriclasse. Insom-ma l’espressione migliore dell’hockey mondiale. Con il Forte dei Marmi è andato a segno addirittura 12 volte. È in grado, da un momen-to all’altro, di far cambiare repentinamente il corso di una partita indipendente-mente dall’avversario che ha di fronte, quando Pedro ingrana la quarta per gli altri si fa veramente dura. Carlos Nicolia non gli è da meno. Ottima l’intesa con Gil, se-gna e fa segnare con grande facilità. Sempre più maturo, è il faro dell’attacco. Il “mo-nello” di qualche tempo fa è diventato un grande uomo a 360 gradi. Sia in pista che fuori Carlos Nicolia è un esempio da seguire. Mattia Cocco ha giocato una buo-na prima parte di stagione e sul più bello si è infortunato: frattura alla clavicola. Di re-cente è tornato a disposizio-ne e a breve garantirà il soli-to prezioso contributo. Piroli e Bicego rappresentano due valide alternative in attacco. Con i compagni l’intesa è buona e stanno studiando da campioni. A Bassano è sta-to convocato anche Giulio Cocco, il fratello minore di Mattia. Sicuramente acerbo per la serie A1, ha un talen-to eccezionale e nelle varie under ha sempre lasciato il segno impressionando per la sua classe cristallina.

Un mare di titoli

Page 40: Sportivissimoaprile

L’ultimo impegno, in ordine di tempo, l’importante Weekend per il nuoto Master veneto e friulano. Per la settima volta in edizio-ne congiunta e al sesto episo-dio nell’impianto Getur di Li-gnano Sabbiadoro, Venerdì 8, Sabato 9 e Domenica 10 Feb-braio, si sono svolti i “Cam-pionati Regionali Master Open 2013”, con il confronto tra i Master del Veneto e del Friuli Venezia Giulia.Un bel gemellaggio a rendere la manifestazione ancora più avvincente per l’assegna-zione dei rispettivi titoli regionali.78 le Società iscritte di cui 52 in lizza per il Campionato Ve-neto, 12 per quello del Friuli Venezia Giulia ed altre squa-dre in rappresentanze delle regioni Campania, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sicilia, Toscana e Trentino Alto Adige.Da record anche il numero di atleti inscritti per le gare indi-viduali, 1316 e per le staffette, 246 per la precisione.I grandi numeri non sminui-scono il livello tecnico perchè hanno partecipato la primatista mondiale della rana sprint, l’ex azzurra Monica Corò (F50) che proprio a Lignano nel 2012 centrò la doppietta mondiale, la torinese Sara Pasero (F25), sempre nella rana, l’ex cam-pione del mondo Andrea Florit (M50), l’ex argento europeo Fabio Spinadin (M40) e l’ex primatista italiano Delli Guanti (M50), gli ex Agonisti azzurri Gianluca Erme-ti (M30) e Si-mone Bonistalli (M25) nello sprint a stile libero, l’ex prima-tista mondiale Igor Piovesan (M35) nei 400 stile libero ed il sempreverde farfallista friu-lano Damiano Nanet-ti (M50).Numeri importanti che hanno visto anche un pari impegno da parte dei Master di Schio Nuo-to S.S.D. con 24 Atleti schiera-ti dai tecnici Davide Borga ed Alberto Recher e tra i

quali i nuovi arrivi provenienti dall’Agonistica a ricomporre il gruppo che tra il 2005 ed il 2009 ha ottenuto i più impor-tanti risultati a livello naziona-le che il nuoto Agonistico scle-dense abbia potuto vantare. Ricordiamo lo stesso Davide Borga, ora nella doppia veste di Allenatore ed Atleta, Giu-lia Casa, Giamaria Collicelli, Lorenzo e Roberto Decchino, Matteo e Giovanni Mioni, Mi-chela Pietribiasi e Giulia Tomi-ello. Ex Agonisti che hanno dimo-strato in questa occasione di non aver perso lo smalto origi-nario e che con gli altri compa-gni di squadra hanno acquisito un bottino di medaglie di tutto rispetto.Questi gli scledensi presenti alla manifestazione :Borga Davide, Bottene Maria Luisa, Casa Giulia, Collicelli Gianmaria, Conti Mauro, Cor-tiana Roberto, Decchino Loren-zo, Decchino Roberto, Fontana Valentina, Furiassi Ric-cardo, Giacomuni Valerio Benedetto, Gennaro Alberto, Graziani Da-vide, Graziani Lucia-na, Gra-ziani Simone, Mioni Giovanni, Mioni Matteo, Nardon Alex, Pietribiasi Michela, Pozzer Morena, Sbalchiero Stefano, Spanevello Mirko, Tomiello Giulia e Zenere Nicola.

Ma i numeri più importanti sono quelli legati ai risultati e dove i ns. portacolori hanno ot-tenuto una valanga di medaglie di “Categoria” con :13 Ori vinti da Decchino Loren-zo nei 50 m rana M30 (31”31) e nei 100 m rana M30 (1’14”03), Decchino Roberto nei 400 m misti M30 (5’19”59), Furiassi Riccardo nei 100 m stile libe-ro M55 (1’10”38) e nei 50 m delfino M55 (33”06), Graziani Davide nei 200 m misti U25 (2’31”91) e nei 400 m misti U25 (5’34”76), Mioni Giovan-ni nei 50 m rana U25 (31”81) e

nei 100 m rana U25 (1’10”09), Pietribiasi Michela nei 50 m sti-le libero F25 (28”30) e nei 100 m stile libero F25 (1’02”29) e da Tomiello Giulia nei 50 m delfino F25 (30”05) e nei 200 m delfino F25 (2’38”08).7 Argenti andati a Casa Giu-lia nei 50 m stile libero F25 (30”64) e nei 50 m delfino F25 (33”27), Collicelli Gianmaria negli 800 m stile libero M25 (9’54”20), Decchino Rober-to nei 400 m stile libero M30 (4’47”41), Graziani Simone nei 100 m rana U25 (1’14”41) e nei 200 m stile libero U25 (2’14”04) ed a Spanevello Mir-ko nei 200 m stile libero M30 (2’17”99). 2 Bronzi, infine, per Borga Davide nei 50 m dorso M25 (32”23) e Spanevello Mir-ko nei 400 m stile libero M30 (4’56”95).Un fantastico successo avvalo-rato anche dai seguenti presti-giosi risultati a livello “Asso-luti” :Primo posto per Tomiello Giu-lia nei 200 m delfino, secondi posti per Mioni Giovanni nei 100 m rana, per Michela Pie-tribiasi nei 50 m stile libero ed ancora per la Tomiello nei 50 m delfino e bronzi, infine, per Decchino Lorenzo nei 50 e 100 m rana. Un discorso a parte è quello riguardante le Staffette dove i Tecnici Borga e Recher han- no puntato con successo sugli ex Agonisti e tra le 6 in program-ma, i ns. portacolori han-no primeggiato su 5 ottenendo : Primo posto “Assoluto” e pri-mo di “Categoria” per la Staf-fetta mista 4 x 50 m misti con Borga Davide, Decchino Lo-renzo, Tomiello Giulia e Pietri-biasi Michela. (2’00”47) Staffetta che ha fallito il prima-to nazionale per soli 2 decimi e che poi si è poi fotocopia-ta nella 4 x 50 m stile libero. (1’48”11)Specialità, quella della Staffet-

ta mista, che dai mondiali 2012 in vasca corta è diventata nuo-va specialità del nuoto e che sarà presente anche alle prossi-me Olimpiadi. Secondo posto “Assoluto” e primo di “Categoria” per la Staffetta 4 x 50 m stile libero femminile con Michela Pie-tribiasi, Fontana Valentina, Casa Giulia e Tomiello Giulia. (1’59” 26) Stessi risultati anche per la Staffetta 4 x 50 m misti fem-minile con Michela Pietribiasi,Bottene Maria Luisa, Tomiello Giulia e Casa Giulia (2’22”31) e per la Staffetta 4 x 50 mmisti maschile con Decchino Roberto, Decchino Lorenzo, Borga Davide e Mioni Matteo(1’58”38). I podi ottenuti, aggiunti ai piaz-zamenti validi per i punteggi gara, hanno consentito a Schio Nuoto S.S.D., alla fine della manifestazione, di piazzarsi 9ª in classifica (43210 punti) sul-le 52 società venete e seconda società vicentina preceduta dal Nuoto Vicenza Libertas giun-ta 8ª (44963) che però poteva schierare ben 35 Atleti. Per la cronaca, la manifesta-zione ha visto al primo posto la Nuotatori Padovani (67070) presente con 38 Atleti, con a seguire il Montenuoto (66186) con 40 Atleti ed il Natato-rium Treviso (61543) con 41. Impossibile comunque non evidenziare che Schio Nuoto, in virtù del numero di Atleti schierati, ha ottenuto una me-dia punti (Punti / Piazzamenti) superiore a quella dei vin-cito-ri, i Nuotatori Padovani e pre-cisamente 900 contro 882, cosa che fa ben sperare nel proseguo stagionale per l’attuale com-pagine ed in prossimo futuro a quella dove agli attuali nuo-tatori si potranno aggiungere altri Atleti ex Agonisti.

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A Valdagno, giornata di grande ciclismo con la Granfondo Liotto che

non ha tradito le aspettative. Bel tempo, percorso affascinan-te, start affollato e una classifica d’elite.Sul percorso lungo, 130 km e 2500 m. di dislivello, si è im-posto con 3h41’56” il palermi-tano Giuseppe Di Salvo dopo una velocissima volata a tre con

Alessandro Bertuola e Roberto Cunico. Vittoria netta al fem-minile invece per l’altoatesina Marina Ilmer, che si è presa il lusso di staccare di 13’ Valenti-na Gallo.Nel mediofondo, 102 km con 1450 metri di dislivello, Magri e Camozzi hanno fatto il bel-lo ed il cattivo tempo finendo nell’ordine in volata. Evidente-mente oggi le altoatesine erano

in giornata “si” ed infatti anche Astrid Schartmüller ha vinto per distacco su Manuela Sonzogni.Oltre 2.000, come annunciato, i granfondisti in griglia pronti alla sfida fin dal via, con due “autentici” numeri 1, Matteo Marzotto, “padrone di casa”, e Claudio Pasqualin. Gli organiz-zatori capitanati da Pierangelo Liotto hanno fatto uno strappo alla regola con un doppio petto-

rale numero “1”.Pronti via e già sulla strada che porta a Recoaro il direttore di gara Sergio Bianchetto ha il suo bel daffare a tener calmi i più vivaci, tanto che Magri e Ca-mozzi scappano via e affronta-no l’inizio della salita di Passo Xon, otto tornanti in successio-ne, da soli. A metà salita dello Xon un gruppetto di una ventina di corridori è già in vantaggio,

In una splendida giornata di sole Di Salvo, Ilmer, Magri e Schartmüller super.Gara vivace fin dal via, scatti a ripetizione e tensione sempre molto altaSull’ultima salita del “lungo” scappano Di Salvo, Bertuola e CunicoComplimenti a go-go per gli organizzatori, una gara da incorniciare

volate e spettacolo valdagno41

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tutti i più forti, gruppo che poi man mano si è andato assotti-gliando.Tra i più attivi i corridori della Legend Miche Gobbi con Ber-tuola, Minuzzo e Muraro, i due del Team Isolmat Colpak Magri e Camozzi, la coppia del Team Beraldo Cunico e Zen, i porta-colori del Team Maggi ovvero Magazzini, Mirenda e Di Sal-vo, Krys della Copparo, Longo della Bianchi, Fedele del Team Kyklos e Fantini della MG.K Vis.

Le scaramucce, in testa, si sus-seguono senza sosta e tra scatti e controscatti già sulla seconda salita di Monte Magrè in testa si ritrovano in tredici, ed a fare scintille ci pensa spesso il bi-ker Tony Longo (che però era fuori gara essendo elite) ma a tenere la situazione sotto con-trollo erano soprattutto i tre che poi avrebbero monopolizzato la gara: Di Salvo, Bertuola e Cunico. Nella successiva salita di Torreselle la situazione era identica, una dozzina a tenere la

gara per le briglie e decisamente tutti i più forti.L’attesa si concentrava quindi sul bivio tra percorso medio e lungo, alla periferia di Valda-gno. I dubbi svanivano quando Viglione, Camozzi, Magri e Volpi abbandonavano il gruppo di testa che nella lunga piana verso Cornedo si era rinfoltito. Il medio metteva sul piatto su-bito la salita di Castello e poi la ripida e tortuosa discesa verso il traguardo. L’epilogo è la vo-lata a due tra Magri e Camozzi

con Viglione appena dietro. Tra le donne Astrid Schartmüller fa un bel bis dopo il successo del 2012, con un netto distacco su Manuela Sonzogni e Sabrina Zogli.Intanto i corridori del percorso lungo devono affrontare la sali-ta di Castelvecchio.Cunico prova a dare un paio di “strattoni”, a ricucire ci pen-sa sempre Di Salvo, qualche “avance” la fa anche Bertuola, ma alla fine tutto rientra e finita la salita si ritrovano in cinque a

Classifiche Granfondo Liotto PERCORSO GRANFONDOMaschile

1 Di Salvo Giuseppe Velo Club Cicli Maggi 1906 Asd 03:41:562 Bertuola Alessandro Legend Miche Gobbi 03:42:363 Cunico Roberto Asd Team Beraldo 03:42:364 Zen Enrico Asd Team Beraldo 03:43:035 Krys Jacket Hubert Asd Cicli Copparo-Ancona 03:44:25

Classifiche Granfondo Liotto PERCORSO GRANFONDOFemminile

1 Ilmer Marina Gobbi-Lgl-Somec 04:10:44;2 Gallo Valentina Ar Team Armistizio Hard Service 04:23:44;3 Pacini Veronica Asd Cicli Copparo-Ancona 04:24:314 Avanzi Claudia Pedale Bagnolese 04:27:15;5 Lambrugo Cristina Gobbi-Lgl-Somec 04:36:32

Flavio BrunialtiPitture - Pitture Edili - Decorazioni - Strutture in cartongesso

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tel.: 333 8375182 - e-mail: � [email protected]

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tuffarsi in picchiata (punte di 90 km/h!) verso Crespadoro. Nella successiva ed ultima salita rien-trano per un po’ anche Longo e Magazzini, ma la gara la co-mandano Di Salvo, Bertuola, Cunico, Krys e Zen.È la salita con la “trappola” di Marana, una discesa galeotta in-serita tra due spezzoni di asce-sa, col finale veramente “ver-ticale”. Sull’ultimo rampone scappano via Di Salvo, Cunico e Bertuola, ma il siciliano nelle gambe ha più vigore. Cunico e

Bertuola si rizzano sui pedali, la lotta è impari e il corridore di Bagheria scollina con 15”. In discesa i due inseguitori sono due missili, agganciano il lea-der e pur con qualche crampo dei due veneti, si immettono sul pianoro alla pari. Entrano in tre insieme in piazza Cavour, ma il guizzo vincente è di Di Salvo: Bertuola e Cunico sono li ad un … pizzico, un solo decimo. Poi dietro arrivano gli altri prota-gonisti di giornata, Zen, Krys, Magazzini, Minuzzo, Muraro e

Fantini e chiudono i primi dieci.Dopo il 62° arrivo del “lungo” è la volta della esile e longili-nea Marina Ilmer, nemmeno mezz’ora di distacco da Di Sal-vo. Per conoscere la seconda si devono attendere 13’ esatti ed è Valentina Gallo, poi dopo una quarantina di secondi arriva Veronica Pacini che completa il podio.La festa sui pedali continua a lungo, gli arrivi si susseguono (al 202° posto c’è Matteo Mar-zotto) e nel contempo si spre-

cano i complimenti per il trio degli organizzatori: Pierangelo, Doretta e Luigina Liotto.Una GF Liotto da incorniciare, il bel tempo in primo luogo, due tracciati da urlo e una ac-cogliente Valdagno fanno già pensare al 2014…La GF Liotto di oggi era anche tappa del Challenge Giordana (la prossima il 28 aprile ancora nel vicentino, a Marostica con la GF fi’zi:k, prova di Campionato italiano e provinciale ACSI.

Classifiche Granfondo Liotto PERCORSO MEDIOFONDOMaschile

1 Magri Giulio Team Isolmant Colpack 02:37:372 Camozzi Antonio Team Isolmant Colpack 02:38:07;3 Viglione Leonardo Asd Team Ucsa 02:38:414 Volpi Andrea Team Isolmant Colpack 02:38:27M5 Corsello Giuseppe Gianluca Faenza - Hymer Team 02:40:04

Classifiche Granfondo Liotto PERCORSO MEDIOFONDOFemminile

1 Schartmuller Astrid Asd Rana Tagliaro 02:49:142 Sonzogni Manuela Team Isolmant Colpack 03:00:233 Zogli Sabrina Gs Alpilatte Br Pneumatici Zane' 03:01:594 Bergozza Michela Giuseppina Hot Wheels Team Asd 03:05:045 Coato Marisa Green Team Asd 03:05:36

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De lorenzi_Ippocampo

vicenza44

safari fotograf ico Concluso a Porto Cesareo (Lecce)

il 32° campionato italiano della

specialità.Inizia ora il

campionato2013.

Qualche vicentinovuol farsi avanti?

di Antonio Rossofoto di Franco de Lorenzi, Stefano Scor-tegagna, Denis Zorzin e Martina Gam-birasi, campionessa italiana Safari foto

sub 2012 categoria ARA Compatte.

Il safari fotografico subacqueo è la disciplina che un tempo veniva chiamata “Caccia fo-

tografica subacquea”. Ha lo scopo di catturare con l’obiettivo di una fotocamera subacquea il maggior numero di pesci di specie diver-sa e sottoporli alla valutazione di un gruppo di giurati formato da esperti della fotografia subacquea e biologi marini. Il vincitore della competizione finale, viene procla-mato campione italiano di catego-ria. Il Safari Fotografico Subac-queo ha come obiettivo principale la raccolta d’immagini di pesci di specie diverse, rispettando l’am-biente marino e i principi della fotografia. Per tali finalità è molto apprezzata dai biologi marini ed è praticata anche nelle Aree Marine Protette come in questo campio-nato che si è tenuto nella splendida cornice dell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo a Lecce. Perché non partecipare?E’ un modo di conoscere la nostra

fauna marina e dimostrare la pro-pria capacità fotografica. Le foto dei subacquei vicentini, infatti, sono sia realizzate al meglio, sia scattate dopo aver studiato le abi-tudini dei soggetti. Proprio quello che serve in queste competizioni: gli scatti qui riprodotti sono stati posti in confronto a due foto della vincitrice del campionato italiano 2013 per la categoria ARA com-patta, Martina Gambirasi del club di Sestri Levante, Genova.Come funziona il safari foto sub? A seconda dell’attrezzatura scelta ci si iscrive ad una delle categorie possibili: Ara Master (autorespira-tore e macchina reflex), Ara Com-patte, (autorespiratore e compatta digitale), Apnea Master (apnea e reflex) Apnea compatta (apnea e digitale compatta).I concorrenti possono partecipare esclusivamente con fotocamere digitali subacquee. E’ permesso l’uso di qualsiasi tipo d’ottica (ag-giuntivi, lenti addizionali, teleo-biettivi, ecc.) e d’illuminazione. E’ vietato imbarcare sul natante d’ap-poggio una quantità d’aria supe-riore a 4000 litri per concorrente.Per iniziare, basta dunque una macchina fotografica compatta con custodia subacquea.Veniamo adesso allo svolgimento delle gare. Si inizia con la pre-sentazione dei documenti, poi bisogna formattare la scheda di memoria della macchina fotogra-fica e fare la prima foto insieme

a un giudice di gara. Una volta in acqua, dopo che hanno dato il segnale d’inizio, si avranno circa quattro ore di tempo per fotogra-fare e selezionare gli scatti, poiché si possono consegnare, a fine gara, un massimo di 70 foto. Al termine delle quattro ore, va consegnata la scheda di memoria al giudice.Nel fotogramma il soggetto deve apparire libero nel suo habitat naturale, non è quindi ammesso trattenere il pesce con qualsiasi mezzo ad esempio mani, lacci, reti, fotografarlo chiuso in nasse e similari, fotografare pesce morto, attirare il pesce con pasturazioni e/o altro espediente; è obbligato-rio presentare un solo fotogramma per specie e ciascun concorrente potrà presentare al massimo 35 specie diverse di pesci che vanno elencate in un documento; il fo-togramma presentato deve essere integro e non modificato rispetto alla ripresa, quindi non può esse-re sottoposto ad alcun processo di fotoritocco; il pesce dev’essere di specie chiaramente identificabile ed i suoi caratteri distintivi devono essere in evidenza; inoltre, è indi-spensabile una corretta esposizio-ne ed una corretta messa a fuoco, con primo riferimento all’occhio del soggetto. Vanno anche sele-zionate le foto che si vuole presen-tare alla giuria per una valutazione speciale per poter avere più punti se la foto è bella. Le restanti specie di pesci fotografate, verranno pre-sentate fuori giuria e prenderanno il punteggio solo in base ad un coefficiente di difficoltà attribuito ad ogni pesce. I pesci statici come bavose, ghiozzi e scorfani valgono 2 punti, tordi, castagnole e donzel-le valgono 4 punti, mentre saraghi, dentici, cefali (pesci molto mobili)

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valgono 6 punti.Ogni membro della giuria attribui-sce ad ogni foto valida un punteg-gio da 0 a 10, la somma dei voti, moltiplicato per il coefficiente di difficoltà, determina il punteggio della foto. Per contro, ad ogni foto non valida, vi è una penalizzazione.La somma dei punteggi di ogni foto, meno le eventuali penalizza-zioni (per questo si devono toglie-re gli scatti sbagliati) determina il punteggio totale del concorrente. Verrà dichiarato vincitore il con-corrente che avrà ottenuto il pun-teggio totale più alto. A fine lavori la giuria stila la clas-sifica finale e decreta i vincitori di ogni specialità. E’ consuetudine premiare anche la foto più bella e quella più significativa, cioè con un alto valore biologico. Detto questo, parafrasando uno slogan molto in voga: se non ora, quando?

Denis Zorzin_luccio

Denis Zorzin_murena

Gambirasi Martina_sciarrano

Scortegagna Stefan_trota

un libro in rete

Gianni Muraautore del librointroduce e coordinaLuigi Borgodirettore di Sportivissimo

giovedì 18 aprile 2013 ore 20.30PALAZZO FESTARICorso Italia n.63 – Valdagno (VI)

info: [email protected] - www.guanxinet.it - tel. 0445 406758in collaborazione con Libreria De Franceschi sncValdagno (VI) tel 0445 412877

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Un match perso, una vita professionale che non va, l’ira, una tragica lite e un protagonista d’eccezione: il Caravaggio, il “pittore maledetto”:cronaca di un fatto realmente accaduto che segnò la vitadi uno dei massimi geni dell’arte italiana.

Fu quasi certamente a Roma che il Caravaggio imparò a giocare con la

racchetta. Con un suo amico, Antonio da Bologna, di pro-fessione soldato di Castello, si divertiva a sfidare il bel mon-do nei giardini di palazzo o nei campi adiacenti. Roma nei primi anni del Sei-cento era la città più stravagan-te del mondo. Piena di osterie e piena di chiese; piena di popo-lani e piena di cardinali; piena di libertà ma anche di rigore imposto dalla Controriforma. Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, il pittore che sareb-be diventato uno dei massimi geni dell’arte italiana, convi-veva con questa doppia realtà. Come pittore non poteva che proporsi alla Roma dei cardi-nali, dell’aristocrazia pontificia, delle grandi fabbriche sacre.

Come uomo e come artista era attratto dalla Roma popolare delle osterie, delle prostitute, dei nuovi giochi sportivi. Aveva tra i venti e i trent’anni. Vi era giunto dopo quattro anni pas-sati nella bottega milanese del bergamasco Simone Peterzano, dove aveva conosciuto la gran-de arte lombarda delQuattrocento (Foppa, Borgo-

gnone) e del Cinquecento (Lot-to, Moretto, SavoIdo, Moroni). Quando giunse a Roma, Cara-vaggio, sebbene fosse giovanis-simo, era già un notevole pitto-re, colto, tecnicamente maturo, geniale. E vivace, forse anche troppo vivace. Un biografo, nel 1672, lo descrive con il volto scuro, con gli occhi foschi, le ciglia e i capelli neri come lo era l’umore altrettanto cupo, fo-sco e nero. I dieci anni romani sono tutta la vita del Caravaggio: qui dipinse le tele che segnerannoper sempre la storia dell’arte, qui commise l’errore che segne-rà per sempre la sua esistenza. A Roma viveva giornate in-tense. La notte rincasava tardi e alla mattina a svegliarlo era Conacchia, un cane barbone nero a cui si era particolarmente legato. Poi per quattro, cinque

ore stava a dipingere, tra balco-ni semichiusi e riflessi di spec-chi, “quelle cose naturali”, sono sue parole, che i contemporanei stenteranno a riconoscere come una tra le più grandi intuizioni della storia dell’arte.Verso il calar del sole, quindi, usciva per le vie della città tra donne ... la bardassa che abita-va dietro a Banchi, Lena, Laura

e sua fìglia Isabella, l’affittaca-mere” e osterie, con amici di ogni ceto e nazione. Erano po-meriggi pieni di vita e notti vi-vaci di schiamazzi, di parolac-ce, di piccoli reati, come il porto d’armi dimenticato, di sassate all’affittacamere gelosa, di bre-vi arresti. Fu in un pomeriggio di questi che accadde il fattac-cio. Era domenica 29 maggio 1606. Caravaggio aveva lavo-rato molto nei mesi precedenti e le cose gli erano andate deci-samente male. Molte delle sue opere che i posteri riconosce-ranno tra le più significative, gli vennero respinte. “La Madonna della serpe”, commissionata per l’altare dei palafrenieri in San Pietro, non venne accettata dalla commissione cardinalizia. E de “La morte della vergine” venne addirittura vietata la visione. L’arte di dipingere le cose vere, fuori da ogni accademia, di di-pingere tanto le figure quanto le cose, i fiori o i frutti, non trova-va comprensione dai suoi com-mittenti. Mentre il Pomarancio o lo stesso Baglione, pittori di assai meno valore, ottenevano la Croce di Cristo che il D’Arpi-no, suo più antico emulo, aveva già ottenuto da ben sei anni, Ca-ravaggio, con l’orgoglio a pezzi e la rabbia a mille, si portava da un campo di gioco all’altro sempre pronto ad attaccar briga e ad azzuffarsi con chiunque. Quella domenica del 29 maggio a peggiorare i fatti con lui c’era il “capitano”, quell’ Antonio da Bologna che era il più violen-to tra i suoi amici. Si giocava alla racchetta nel campo vicino all’ambasciata di Toscana. A sfidarli fu un certo Tanuccio da Terni.In palio, oltre all’onore, che per il Caravaggio fu sempre un va-

l o r e s u p r e -mo, c’e-rano dieci scudi per la squadra vincitrice. Il gioco fu duro, la partita tesa. Caravag-gio stava, a detta di uno stori-co, perdendo o forse aveva già perso. Secondo un altro storico, meno malevolo, la rissa sarebbe sorta per un punto contestato. Che stesse perdendo o quasi è più che probabile. Che non ac-cettasse di perdere al gioco per quello che considerava un giu-dizio sbagliato, come nella vita artistica gli stava accadendo a vantaggio di chi sapeva am-miccarsi i potenti meglio di lui, è certo. Fu subito diverbio, poi volarono le racchette a cercar la testa altrui anziché la pallina. Quindi s’impugnarono le spa-de. Da una parte Caravaggio e Antonio, dall’altra Ranuccio e il suo paggio. Cadde morto Ra-nuccio, arrivarono i soldati del papa che subito arrestarono il compagno di Caravaggio. Lui, chissà come, riuscì a fuggire. A Roma non poteva più stare, lo cercavano ovunque. Fu proces-sato in contumacia e condanna-to a morte. Si rifugiò vicino a Palestrina, mentre tutti lo cre-devano a Firenze o a Modena. Quindi si nascose a Napoli, la città più caravaggesca di tutte. Il 14 luglio del 1608, per que-gli strani accadimenti della sto-ria, gli venne conferita la croce

La partita maledetta

di Luigi Borgo

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Aperto tutte le sere, dal Martedì al Venerdì anche a mezzogiorno. Chiuso al lunedì

sportivissimo lectures47

dell’Ordine di Malta per i suoi meriti artistici. Nessuno se l’a-spettava, tanto meno lui. Fu una soddisfazione fugace. Appena giunto nell’ isola ebbe un duro diverbio con un cavaliere e an-ziché esser ricevuto con tutti gli

onori a palazzo, fu incarcerato. In modo rocambolesco riuscì a fuggire e, dopo una breve sosta in Sicilia, riparò nuovamente a Napoli. Il 18 luglio del 1610 ad appena 37 anni, stremato dalle continue fughe, durante le qua-

li non giocò più alla racchetta, nel tentativo di poter ritornare a Roma, morì di stento e sen-za cure a Porto Ercole dove in un luogo vicino fu seppellito. Nell’ “Avviso” del 31 luglio di quell’anno due notizie lo riguar-

davano: in una si apprendeva il condono della pena capitale, nell’altra compariva l’annuncio della sua morte. L’ultima con-traddizione della vita difficile di un genio.

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valdagno CAI48

Compleanno ultracente-nario. Anni che conta-no, quando si è nati nel

1863.Una longevità e un’estensione che non è da tutti, quella del Club Alpino Italiano, specialmente se un’associazione diffusa in tutto il territorio nazionale, composta da oltre 300.000 soci e quasi 500 Sezioni, è ancora capace di ma-nifestare vitalità, aggregazione, proposte che appassionano tutte le età. E’ la potenza della mon-tagna, il suo fascino unico, che di volta in volta si rinnova nei sogni, nei progetti e nei desideri delle diverse generazioni. Alpinismo, conoscenza delle montagne e difesa del loro am-biente naturale, sono le prime parole del Club Alpino Italiano, gli scopi che lo definiscono alle origini, l’impronta iniziale di un tracciato ancora aperto e attuale. L’alpinismo “nelle sue varie manifestazioni” si è coniugato, nella lingua e nella pratica, nei molti modi in cui gli appassiona-ti vivono la montagna, seguendo innovazioni della tecnica e mu-tamenti della società. Per gioco o per passione, per sfida o per di-vertimento, ognuno ha la possi-bilità di rigenerarsi sui monti, di immergersi in territori naturali, di ancorarsi alle rocce e al ghiac-

cio, di perlustrare mondi, ver-ticali e culturali, grazie ad una grande e antica associazione. Ma il CAI è anche e soprattutto impegno volontario di tantissi-me persone, che operano nei più vari ambiti: tutela e salvaguardia dell’ambiente naturale, soccor-so alpino, manutenzione dei sentieri e dei rifugi, formazione nelle varie discipline e prepara-zione all’andare in montagna, conduzione delle attività, gestio-ne delle sedi, raccolta della do-cumentazione, promozione cul-turale. Solo la rete dei sentieri a cura del CAI ammonta a 60.000 km nel territorio nazionale. Un’associazione che si merita quindi un bel compleanno.

Sono tante le iniziative previ-ste nel corso dell’anno. Tra le più interessanti il progetto na-zionale 150 cime, che riunisce idealmente le salite che saranno raggiunte contemporaneamente dalle diverse sezioni, e il pro-getto nazionale escursionistico CamminaCAI 150, che collega simbolicamente un unico itine-rario a piedi svolto dai vari grup-pi sezionali in tutta Italia.Il Veneto parteciperà al progetto escursionistico nazionale con il “CamminoVFG”, una sorta di “staffetta ideale” che attraverse-

rà dal confine sloveno e da est a ovest le montagne friulane e le montagne venete, concludendosi al Lago di Garda.Nel contesto di questa iniziativa il territorio vicentino ha organiz-zato il 12 Maggio 2013 la ma-nifestazione CamminaCAI150 – Recoaro Terme, una giornata aperta a tutti, in cui confluiranno i percorsi vicentini individuati per il CamminaCAI 150 con un grande evento di festa intera-mente dedicato alla montagna.Il programma della manifesta-zione prevede tre escursioni in contemporanea, a cura delle Se-zioni di Arzignano, Montecchio Maggiore, Recoaro Terme, Val-dagno, Vicenza, con ritrovo fina-le a Campogrosso per bicchiera-ta conviviale. A seguire, in centro a Recoaro Terme, si svolgeranno i festeg-giamenti con Pasta Party al Par-co Comunale; intervento delle autorità locali e del CAI nazio-nale e regionale; inaugurazione della mostra fotografica Piccole Dolomiti “Emozioni in luce”, a cura di Enrico Bauce, Elisabetta Faccin, Luca Trattenero presso la sala espositiva “Neri Pozza”; conferenza sulla storia dell’alpi-nismo veneto, a cura del Grup-po Regionale Veneto del CAI, presso il Teatro Comunale. La

manifestazione intende essere un grande momento di promo-zione della montagna e dei suoi valori, degli usi e costumi della gente che ci vive. E’ un evento cui tutti i cittadini sono invitati, confidando in una vasta parteci-pazione.Inoltre è da segnalare che l’an-no prossimo ricorrerà anche il centenario dell’inizio del 1° con-flitto mondiale e tante sono le iniziative che lo stesso CAI ha promosso soprattutto per quanto riguarda la sentieristica e la si-curezza dei luoghi delle Piccole Dolomiti che tanta gente andrà a visitare. Le informazioni sulle escursioni e sull’evento sono disponibili presso i siti web e le sedi di cia-scuna Sezione del CAI organiz-zatrice (Arzignano, Montecchio Maggiore, Recoaro Terme, Val-dagno, Vicenza) nei rispettivi orari di apertura. E’ inoltre di-sponibile un indirizzo di posta elettronica dedicato all’evento: [email protected] ulteriori informazioni sul Progetto CamminaCAI150 e in particolare il “CamminoVFG” si può consultare il sito della Com-missione Interregionale per l’E-scursionismo Veneto-Friululana-Giuliana www.ae-vfg.it

camminacai 150di Sabina Bollori

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La bella stagione è ormai alle porte e con essa aumentano la voglia e la possibilità di

fare sport nel tempo libero. Ne-gli utlimi anni l’Assessorato allo Sport del Comune di Valdagno ha quindi investito molte risorse pro-prio nella realizzazione di inziati-ve e nella sistemazione di impianti che favoriscano l’aggregazione e la pratica sportiva anche al di fuori delle consuete attività societarie, così da promuovere ed estendere lo sport come stile di vita a tutti i livelli.Si apre qui, con il nuovo forma-to di Sportivissimo ed una nuova grafica della pagina del Comune di Valdagno, l’appuntamento con le proposte cittadine rivolte pro-prio allo sport libero, rivolto cioè a quegli sportivi e appassionati che vogliono fare attività in liber-tà e presso le strutture ad accesso libero.Gli impianti che presentiamo in

questo numero sono quelli di Val-dagno Sud, di recente realizzazio-ne. Nel quartiere di Ponte dei Nori sono infatti disponibili due nnuovi impianti a cui i cittadini possono accedere anche in forma libera e gratuita.Il primo, situato in via Ottone Me-nato, è riservato alla pratica del beach volley ed è aperto dal 1° aprile al 1° settembre, tutti i giorni su prenotazione. L’accesso è gra-tuito dalle 9.00 alle 19.00, mentre per gli ingressi tra le 19.00 e le 23.00 il costo è di 2 euro a perso-na. L’impianto dispone anche di una piccola cabina spogliatoio, di una doccia esterna e dell’illumina-zione. Per le prenotazioni è possi-bile contattare l’A.S.D. Valdagno Volley, gestore della struttura, al numero 377 4043098. Il secondo impianto, realizzato nel 2011 con una spesa di quasi 113.500 euro ed un contributo del-la Regione Veneto di circa 50.000

euro, è destinato alla pratica del calcio a 5 e del basket. L’impianto, anch’esso dotato di illuminazione, ha a disposizione uno spogliatoio con servizi igienici e docce cal-de. L’apertura è prevista dal 1° aprile al 30 settembre, dalle ore 14.00 alle 23.00, e dal 1°ottobre al 31 marzo, dalle 14.00 alle 17.00. L’accesso avviene previa preno-tazione all’U.S. Ponte Nori ed è gratuito nella fascia oraria dalle 14.00 alle 18.00, mentre nelle ore successive il costo è di 40 euro all’ora.Per entrambi gli impianti il pa-gamento di una quota di accesso, oltre a responsabilizzare gli uti-lizzatori, serve a garantire la nor-male manutenzione ed a coprire le spese di illuminazione. L’Ammi-nistrazione, nell’ottica di favorire l’accesso alle strutture sportive di propria competenza, ha individua-to anche delle fasce orarie ad ac-cesso completamente gratuito per

dare la possibilità a tutti i cittadini di utilizzare gli impianti comunali e svolgere così un’attività all’aria aperta.Per ogni ulteriore informazione è possibile rivolgersi all’Ufficio Sport del Comune di Valda-gno ai numeri 0445.428222 e 0445.428233.

LA GRANFONDO LIOTTO CONQUISTA VALDAGNOE RAGGIUNGE QUOTA 15 EDIZIONISi corre il 14 aprile la 15^ edizione della Granfondo Liotto, consueto appunta-mento di inizio stagione con le due ruote vicentine. Grande apprezzamento da parte dell’Amministrazio-ne valdagnese per un’or-ganizzazione ed un evento sportivo frutto di passione e grande professionalità. Alla partenza quasi 2.000 atleti si cimenteranno sui due tracciati proposti: il “Lungo” di 130 km e 2500 m di dislivello ed il “Me-dio” di 102 km e 1450 m di dislivello.La Granfondo Liotto sarà inoltre la prima prova del Challenge Giordana e del Campionato Italiano e Provinciale A.C.S.I.Per tutte le informazioni visitate il sitowww.granfondoliotto.it.

libero sport in libero spazio

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Quei due pazzidei BicI due fratelli Bicego, detti Bic, hanno scritto a Sportivissimo la lettera che qui di seguito pubblichiamo. L’hanno inviata alla reda-zione che l’ha passata, come tutte le lettere che riceviamo, a me per la mia rubrica, anche se evidentemente ha come destinatario Luigi e come spunto un suo editoriale di qualche numero fa. La lettera è bella, piena di passione per lo sport e di amicizia, e per questa ragione volentieri passo a loro il mio spazio. Alberto.

Caro Senatore Alberto, carissimo Luigi, indovinate un po` chi sono quei due “pazzi dalle gare” che vi scrivono dal Canada?Qualche mese fa, poco dopo la nostra partenza, c`è arrivata una mail con allegato un articolo di Luigi pubblicato su Sportivissimo intitolato: “IN BOCCA AL LUPO RAGAZZI” che ci ha un fatto un gran piacere leggerlo, tanto che abbiamo pensato fra noi: “grande Borgo, è sempre un idolo”.Quando ancora eravamo ragazzini, e tu eri il nostro maestro di sci, di certo non avremmo mai pensato di finire in un tuo articolo. Non ci sentiamo da una vita ormai ma ci tenevamo a farti sapere come procedono le nostre avventure in quest`inverno canadese.A dicembre hanno aperto gli impianti di risalita in quasi tutte le montagne del Kootnay della British Columbia e di neve ce n`era già in quantità mostruose. Alla prima sciata eravamo gasati come dei pazzi e quando siamo scesi dalla seggiovia di Revelstoke in BC siamo rimasti a bocca aperta. I pini non sembravano neanche veri perché, dal tronco ai rami, erano completamente ricoperti di bianco e tutto attorno c’era un`immensa e soffice distesa di neve, con una visuale da favola sul Columbia River. Eravamo in paradiso! Abbiamo agganciato gli sci e via, una meraviglia unica nel suo genere. La powder è completamente diversa dalla neve che scende sulle nostre montagne, infatti è polvere leggerissima che si può soffiare via dal palmo della mano. Ovviamente, come il 99% dei canadesi, avevamo sci da freeride e twin tip perché qui di piste battute dal gatto delle nevi ce ne sono gran poche e la pista è la montagna intera. Basta solo mollarsi giù in picchiata in mezzo ai boschi saltando via pinetti e tronchi caduti e il divertimento è assicurato. Credo che non sia necessario dire che con i 7 metri di neve caduti quest`anno non esiste il problema di rovinare le solette a causa dei sassi. Il pericolo più grosso si corre andando a ridosso dei cliff e se non si conosce bene il posto si rischia sul serio di perdersi. Nevica praticamente ogni giorno e con un po` di nebbia il gioco è fatto e in un attimo si perde l`orientamento. Pensa anche che con il continuo accumularsi di neve può capitare che alla base dei pini si formino come delle cavità e cadendoci dentro mentre si scia diventa quasi impossibile poi uscirne dai muri di neve che ci sono attorno. Pazzesco questo paese!!!Ad ogni modo sciare qui in British Columbia è pazzesco, sembra di sciare sul cotone e galleggiare su di un manto bianco di neve fresca è un qualcosa di unico. Spesso ci chiediamo: “ma come fa ad esserci così tanta neve?” Qui da noi proprio in questi giorni sta nevicando da giorni e giorni senza mai smettere e anche solo uscire di casa per andare a fare la spesa diventa un problema, soprattutto perché il supermercato più vicino è a 70 km di distanza. Questo è il vero Canada, altro che città con i suoi grandi centri urbani e a pensarci bene Valdagno in confronto sembra una metropoli rispetto ai paesetti che ci sono qua. Con tutta la neve che fa in quota molti animali si spostano a valle in cerca di cibo e praticamente ogni giorno si vedono cervi, aquile, coyote e anche, se ormai gli orsi sono in letargo, ci pensano i puma a tenerti sempre sull`attenti. Puma, cougar o mountain lions, li puoi chiamare come meglio ti pare, ma certo è che proprio qualche settimana fa ce nera uno a 200 metri da casa nostra e di certo la sera non ti vien tanta voglia di stare fuori al buio da solo. La gente del posto dice che se te ne ritrovi uno davanti, la prima cosa da fare è di mettersi le mani attorno al collo perché se decidono di attaccarti si fiondano diritti alla gola. Ho raccontato a una mia amica in Italia dei puma che ci sono qua e pensa che mi ha chiesto: “ma come mai c`era un puma vicino casa vostra? E` scappato da qualche zoo?” Evidentemente parecchie persone non sanno che la montagna canadese è ancora quasi totalmente selvaggia. Tornando allo sci, indossiamo ancora con molto orgoglio nelle nostre tute da sci e lo stemma del nostro ultimo sci club, per ricor-dare le ultime sciate assieme al nostro maestro di sci, Gigi Borgo. Un grandissimo saluto dal Canada dai fratelli Bic.Alessio P.

Carissimi fratelloni Bic,che bello risentirvi ancora così pieni d’entusiasmo per lo sci. Sono passati anni (non poi così tanti; qui, prodigio dello sci, nessuno è diventato vecchio, sia ben chiaro!) e il vostro spirito è quello di sempre, quello di due pazzi da legare o, come vi dicevo al tempo, due “pazzi dalle gare”. Fate a bene a godervi il grande freddo del Canada e la sua magica powder. Ma state in guardia, che la neve leggera è insidiosa. Comunque anche da noi, l’inverno ci ha dato una montagna di neve. Abbiamo chiuso la stagione con le reti ancora sommerse e poi, sopra 1500 metri, continua a nevicare e questo è buono per i ghiacciai e lo sci estivo. Felice di sentirvi carichi d’energia, sempre viva lo sci, “Gigi”.

AUGURISSIMI A SOFIAÈ nata Sofia Filippi, primogenita di Alberto Filippi e di Monica Marini, tantissimi auguri da tutti gli Sportivissimi.

Potete scrivere al Senatore Alberto Filippiinviando le vostre e-mail a:

[email protected]

Le vostre lettere possono essere letteanche nel sito: albertofilippi.it

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