SPORT GIOVEDÌ 3 NOVEMBRE 2011 - trentinofijlkam.it filemurai, modernizzata e codifica-ta in...

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non solo calcio JUDO - LE TECNICHE Nage-waza(tecniche di proiezione) Katame-waza(tecniche di controllo) Atemi-waza (tecniche di colpo) Ukemi (cadute) I n Trent ino - Le associazioni e le società La Federazione che regola le discipline degli sport di combattimentoèlaFijlkam,con un Comitato Provinciale compostodaun Presidenteeda tre Vicepresidenti che regolano l’attivdei settori Judo Lotta e Karate. Il Comitato FijlkamèguidatodaGilberto Gozzer, il responsabile di riferimento per il judo è Luigi Moser, affiancato nellaconsulta di settoreda Ottone T omasi (commissario tecnico regionale), Greta Casagrande (responsabile attivipromozionali) e Anna Maria Omezzolli (commissario regionale ufficiali gara) Us dilet. Judo club Anaunia (riferimento Gianluca Calliari) Judo Kodokan Lavis (Lorenzo Gabbi) Asd Judo team Gardolo-Cognola (Mº Gilberto Gozzer, palestra a Gardolo e Cognola) Asd Judo Yama Arashi Villazzano (Samantha Manco) Asd Dojo Maestro benemerito Dario Tarabelli (Mº Dario Tarabelli, palestra viaFogazzaro) Asd Judo San(Dan Joan Cutean: è l’“ultima natafra le società trentine, nel 2008) Asd Judo Budokan (Giuseppe Salvati, palestraMolveno) Asd Gruppo sportivo Fraveggio (Ottone T omasi) Società sportivaAldeno Asd (Michele Mitolo) Asd Jigoro Kano T rento (èla più longeva fra le società trentine, nata nel 1970) Judo Kyo Rovereto (Mº Marco Signoratti) Asd Judo Caldonazzo (Greta Casagrande, palestraalnuovo centro commerciale a Caldonazzo) Asd Judo club Borgo Valsugana (Luigi Moser , palestraall’ex Itc) Judo club Cima d’Asta (Mº Bruno Bortolon) 663 T esserati 57 Cinture nere 442 uomini 221 donne 297 Gli agonisti I NUMERI SPORT 47 GIOVEDÌ 3 NOVEMBRE 2011 TRENTINO Il judo: così forte, così equilibrato La tradizione trentina avviata da Tarabelli prosegue con Gozzer e molti giovani «ll judo è uno sport di tradi- zione, regole e forza», precisa Gozzer, uno che ha un palma- res con 15 titoli regionali e un titolo italiano universitario (ab- binato a un argento e a un bronzo), partecipazioni a gare internazionali. La tradizione ri- sale al «Ju-Jitsu, l’arte dei sa- murai, modernizzata e codifica- ta in tecniche da Jigoro Kano a fine ’800. Nel ’34 lo sbarco in Ita- lia, negli anni ’70 il via in Tren- tino». Le regole ordinano il ri- tuale dei saluti, «nel rispetto verso avversari e luogo», e strutturano le dimostrazioni te- cniche. La forza è quella «esplo- siva richiesta nei combattimen- ti, dove in 4, 5 minuti si concen- trano cambi di ritmo e di prese improvvisi e la reazione di ri- flesso è fondamentale». E sulla forza il judo alimenta la pro- pria filosofia: «La nostra è una disciplina più difensiva rispet- to ad esempio al karate. E’ im- portante “sentire” cosa sta fa- cendo chi ti sta di fronte e sa- perne sfruttare lo slancio per portarlo a terra e controllar- lo». Attività spirituale e specia- lità agonistica: il judo vive di due aspetti che si compenetra- no. «Io mi sono sempre concen- trato di più sul momento sporti- vo - interviene Gozzer - assor- bendo in modi e movimenti il retroterra culturale del judo. Di fatto, oltre al passaparola fra praticanti, a spingere i bim- bi in palestra (dai 5-6 anni) so- no anche pediatri che vedono negli esercizi a carico naturale e nell’insegnamento tecnico un aiuto alla crescita equilibrata, fisica ed emotiva». Il problema nasce quando il giovanissimo si rivela un judo- ka promettente: «L’attività ago- nistica per i ragazzi è ben gesti- ta in provincia, mancano inve- ce le gare di livello per le fasce agonistiche a partire dai 12/13 anni fino a juniores e seniores. Bisogna cercarle fuori, lonta- no, e questo è un freno, la cau- sa per cui molti si fermano o proseguono solo come amatori. Se organizzare un torneo nazio- nale è complesso e costoso, i ge- nitori spesso si oppongono a trasferte lunghe per i figli e va aggiunto che gli allenamenti si sono intensificati negli anni, esasperando cadenze e carichi. Anche questo allontana i no- stri giovani dalle gare e, senza gare, non arrivano medaglie. Nel quadriennio concluso nel 2008 abbiamo raccolto 3-4 podi agli Italiani esordienti e cadet- ti, in questo quadriennio nul- la». Certo, la storia trentina del judo (che ha le proprie colonne nel maestro benemerito Dario Tarabelli, in Umberto Knycz, Oscar Bolfelli, Francesco Har- tmann, in Gilberto Gozzer), è arricchita da nomi nuovi: Ales- sandro Pangrazzi e Alessandro Cassina, Jenny Pisoni (ora a Trieste) e Mattia Bonturi (na- zionale cadetti qualche anno fa, ora a Bologna), Nicola Gia- comini, Ilaria Giacomini, Fede- rico Bensa e Riccardo Gozzer (figlio di Gilberto). Ma c’è mar- gine per lavorare. Per lanciare uno sport che “soffre” della “sindrome olimpica”: «Tutti ne parlano in occasione di exploit come quelli di Ylenia Scapin (amica di lunga data dei ragaz- zi del Judo Team Gardolo Co- gnola), Giuseppe Maddaloni (ospitato a Trento) e Giulia Quintavalle, poi cala il silen- zio». E allora il judo, a Trento, prova a mettersi meglio in mo- stra: «L’evoluzione tecnica ha portato nella preparazione la ginnastica acrobatica e, sulla base dell’esperienza maturata dalla società di Lotta di Rovere- to del Mº Luciano De Biasi con giovani come mio figlio Riccar- do (che frequenta la facoltà di scienze motorie a Verona), svi- luppiamo la parte acrobatica, incentrata su controllo del cor- po in aria, attenzione alle cadu- te e reattività alle situazioni». Non si impara a “volare”, ma una dose di fascino c’è tutta. Giovani al Galà del judo organizzato dall’Asd Judo team Gardolo-Cognola. Info: www.trentinofijlkam.it IL MEDICO SPORTIVO Stabilizzare le articolazioni di Roberto Riccamboni* S ono passati quasi 50 anni da quando le arti marziali e il judo in particolare in- vadevano i teleschermi sotto forma di film d’avventura. Da allora questa disciplina è diven- tata uno degli sport più amati dai giovani. Il judo è un’arte marziale e uno sport da combat- timento, nato in Giappone nel 1882. E’ diventato disciplina olimpica nel 1964 e alle Olimpia- di di Atene risultava uno degli sport più diffusi al mondo con ben 98 Paesi presenti. Allenarsi nel judo significa al- lenare la forza fisica e mentale, entrare in sintonia con il pro- prio spirito attraverso un adde- stramento attacco-difesa e un autocontrollo del movimento che fanno di questa disciplina una vera filosofia di vita. Dal punto di vista biomeccanico, il judo applica questo principio: adattarsi all’azione dell’avversa- rio per utilizzarne la forza e non sprecare energia propria. Se qualcuno spinge o tira con tutta la sua energia e improvvi- samente non incontra più resi- stenza rimarrà sbilanciato dalla propria foga: è questo il momen- to giusto per applicare una te- cnica, eseguibile con poco sfor- zo. Sono così essenziali la ricer- ca dell’opportunità migliore, lo studio del movimento che me- glio sfrutta le proprie possibi- lità e la propria tecnica: quindi attacco e difesa coniugando for- za, destrezza e ragionamento. I traumi da caduta e da distor- sione articolare sono gli inciden- ti sportivi più frequenti, assai meno frequenti che nel calcio. La gentilezza nei movimenti e l’insegnamento delle tecniche di caduta permettono di mini- mizzare i traumi. Importanti so- no gli esercizi di potenziamento muscolare per la stabilizzazione delle articolazioni e ottimi risul- tati in tema di prevenzione si so- no ottenuti con l’allenamento degli esercizi preacrobatici del- la ginnastica artistica, specie per evitare i traumi alla schie- na. Il judo è uno sport per tutti, soprattutto per i giovani, che lo prediligono per il fascino e per- ché potenzia disciplina, corag- gio e autocontrollo. * medico sportivo Roberto Riccamboni IL PREPARATORE ATLETICO I segnali cruciali della mente di Walter Fugatti* I l concetto base del judo che vede nel Ju, ovvero nell’a- dattabilità, la sua chiave di volta prelude alle altre conclu- sioni. L’atleta deve adattarsi a se stesso, all’avversario, alla ca- tegoria. Alcuni maestri, invece di affidarsi alla sola forza fisica, usano la tecnica quale chiave per l’esecuzione di una proiezio- ne. Ciò vuol dire che gli atleti non vengono preparati solo in palestra, ma sono seguiti anche dal punto di vista mentale e ali- mentare. Se la mente abbando- na l’atleta per un solo attimo le sue potenzialità calano. L’auto- stima, il valore di sé, ma anche la paura di vincere o la paura di perdere possono condizionare l’attività. Nel combattimento, il judoka ha bisogno di una buona resi- stenza, di forza resistente che permetta di mantenere contra- zioni isometriche alternate a cambi repentini, e di esplosività (forza massimale) nell’esecuzio- ne delle proiezioni. La prepara- zione ottimale è allenare pre- ventivamente la forza massima- le (quindi non aumentando l’i- pertrofia per non avere un au- mento di peso se si è già a limite categoria), per poi mantenere un corretto equilibrio tra forza esplosiva e forza resistente. Il ju- do è uno sport da combattimen- to e gli atleti devono rientrare in categorie di peso. Ciò signifi- ca che, oltre una preparazione improntata sul miglioramento delle prestazioni muscolari, cir- colatorie e respiratorie, bisogna lavorare sulla variazione di pe- so, cercando di raggiungere un equilibrio tra massa magra e massa grassa. L’alimentazione è fondamentale per portare l’a- tleta a una percentuale di mas- sa grassa intorno al 10% negli uomini e al 20/22% nelle donne. La “dieta a zona” è molto indica- ta e, come ci si rivolge ad esper- ti per tecnica, tattica e prepara- zione fisica, lo si deve fare per l’alimentazione. * esperto in scienze motorie, alimentazione e terapie ener- getiche Responsabile tecnico Centro Smallville Trento www.smallvilletrento.it, info smalvilletrento.it Walter Fugatti L’HO SCELTO PERCHE’... «Non smetti mai di imparare» I l segreto del judo? Ilaria Gia- comini l’ha scoperto «nella continua possibilità di mi- gliorarsi, di imparare tecniche nuove». Puoi essere cintura ne- ra, puoi già aver affrontato com- petizioni internazionali (tutte “voci” che rientrano con eviden- za nel curriculum della dicias- settenne trentina), eppure «hai sempre l’occasione di fare un passo ulteriore, in uno stage, du- rante un corso, ascoltando la do- manda di un bambino che ti mette in crisi...» Ilaria ha incontrato il judo «quando avevo 6 anni. All’ini- zio, facevo anche pallavolo, poi ho dovuto scegliere. Impossibile curare due sport a un certo li- vello in parallelo alla scuola. Ho optato per il judo. Perché? Perché gli allenamenti chiedo- no tanto, ma sai che poi c’è una gara in cui dimostrare il tuo va- lore, mettere a frutto il lavoro fatto. Una gara che ti permette di far vedere a te stessa cosa va- li». E’ tutto questo che fa dire a Ilaria che «una volta che entri nel mondo del judo, non ne esci più». Che le fa citare l’iniziato- re, inventore, fondatore Jigoro Kano: «Il judo non è solo uno sport, io lo considero un princi- pio di vita, un’arte, una scien- za». Per di più, attraverso la «via della cedevolezza», «potevo e posso girare l’Italia e l’Euro- pa, ho gareggiato in Slovacchia, in Germania...» Contro certi ste- reotipi, vedi quello che vorreb- be recintare il judo nell’area dei praticanti giapponesi: «E’ vero che arrivano da lì grandi mae- stri e grandi campioni, ma il ju- do è appunto il modo per avvici- nare culture diverse. In Occi- dente lo pratichiamo in modo di- verso, ma con il nostro judo ci confrontiamo con gli atleti orientali e il confronto diventa una sfida nella sfida, un faccia a faccia fisico ed emotivo». Ilaria Giacomini è appena rientrata da un’esperienza in Australia, tre mesi fatti anche di gare e vit- torie. Ora ha davanti un calen- dario di appuntamenti tra Ber- gamo, Bologna, Treviso. «An- che la scuola è una priorità, ma a Treviso dovrei esserci...». Per gareggiare e imparare: «Pure al- l’esame per la cintura nera, ci hanno detto che non era un pun- to d’arrivo, ma un inizio». Ilaria Giacomini di Fausto Da Deppo TRENTO. A chi porta i figli in palestra per avviarli al judo, il maestro Gilberto Gozzer spiega subito che non si tratta di insegnare a “volare” su tetti e muri come acca- de nei più coreografici film di arti marziali. «Qui si vie- ne per lavorare col proprio corpo e sul proprio corpo».

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non solo

calcio

JUDO - LE TECNICHE

Nage-waza (tecniche di proiezione)Katame-waza (tecniche di controllo)

Atemi-waza (tecniche di colpo)Ukemi (cadute)

In Trentino - Le associazioni e le società

La Federazione che regola le discipline degli sport di

combattimento è la Fijlkam, con un Comitato Provinciale

composto da un Presidente e da tre Vicepresidenti che

regolano l’attivtà dei settori Judo Lotta e Karate.

Il Comitato Fijlkam è guidato da Gilberto Gozzer, il

responsabile di riferimento per il judo è Luigi Moser,affiancato nella consulta di settore da Ottone Tomasi

(commissario tecnico regionale), Greta Casagrande

(responsabile attività promozionali) e Anna MariaOmezzolli (commissario regionale ufficiali gara)

Us dilet. Judo club Anaunia (riferimento Gianluca Calliari)

Judo Kodokan Lavis (Lorenzo Gabbi)

Asd Judo team Gardolo-Cognola (Mº Gilberto Gozzer, palestra a Gardolo e Cognola)

Asd Judo Yama Arashi Villazzano (Samantha Manco)

Asd Dojo Maestro benemerito Dario Tarabelli (Mº Dario Tarabelli, palestra via Fogazzaro)

Asd Judo San (Dan Joan Cutean: è l’“ultima nata” fra le società trentine, nel 2008)

Asd Judo Budokan (Giuseppe Salvati, palestra Molveno)

Asd Gruppo sportivo Fraveggio (Ottone Tomasi)

Società sportiva Aldeno Asd (Michele Mitolo)

Asd Jigoro Kano Trento (è la più longeva fra le società trentine, nata nel 1970)

Judo Kyo Rovereto (Mº Marco Signoratti)

Asd Judo Caldonazzo (Greta Casagrande, palestra al nuovo centro commerciale a Caldonazzo)

Asd Judo club Borgo Valsugana (Luigi Moser, palestra all’ex Itc)

Judo club Cima d’Asta (Mº Bruno Bortolon)

663Tesserati

57Cinture nere

442 uomini

221 donne

297

Gli agonisti

I NUMERI

SPORT 47GIOVEDÌ 3 NOVEMBRE 2011TRENTINO

Il judo: così forte, così equilibratoLa tradizione trentina avviata da Tarabelli prosegue con Gozzer e molti giovani

«ll judo è uno sport di tradi-zione, regole e forza», precisaGozzer, uno che ha un palma-res con 15 titoli regionali e untitolo italiano universitario (ab-binato a un argento e a unbronzo), partecipazioni a gareinternazionali. La tradizione ri-sale al «Ju-Jitsu, l’arte dei sa-murai, modernizzata e codifica-ta in tecniche da Jigoro Kano afine ’800. Nel ’34 lo sbarco in Ita-lia, negli anni ’70 il via in Tren-tino». Le regole ordinano il ri-tuale dei saluti, «nel rispettoverso avversari e luogo», estrutturano le dimostrazioni te-cniche. La forza è quella «esplo-siva richiesta nei combattimen-ti, dove in 4, 5 minuti si concen-trano cambi di ritmo e di preseimprovvisi e la reazione di ri-flesso è fondamentale». E sullaforza il judo alimenta la pro-pria filosofia: «La nostra è unadisciplina più difensiva rispet-to ad esempio al karate. E’ im-portante “sentire” cosa sta fa-

cendo chi ti sta di fronte e sa-perne sfruttare lo slancio perportarlo a terra e controllar-lo».

Attività spirituale e specia-lità agonistica: il judo vive didue aspetti che si compenetra-no. «Io mi sono sempre concen-trato di più sul momento sporti-vo - interviene Gozzer - assor-bendo in modi e movimenti ilretroterra culturale del judo.Di fatto, oltre al passaparolafra praticanti, a spingere i bim-bi in palestra (dai 5-6 anni) so-no anche pediatri che vedononegli esercizi a carico naturalee nell’insegnamento tecnico unaiuto alla crescita equilibrata,fisica ed emotiva».

Il problema nasce quando ilgiovanissimo si rivela un judo-ka promettente: «L’attività ago-nistica per i ragazzi è ben gesti-ta in provincia, mancano inve-ce le gare di livello per le fasceagonistiche a partire dai 12/13anni fino a juniores e seniores.

Bisogna cercarle fuori, lonta-no, e questo è un freno, la cau-sa per cui molti si fermano oproseguono solo come amatori.Se organizzare un torneo nazio-nale è complesso e costoso, i ge-nitori spesso si oppongono atrasferte lunghe per i figli e va

aggiunto che gli allenamenti sisono intensificati negli anni,esasperando cadenze e carichi.Anche questo allontana i no-stri giovani dalle gare e, senzagare, non arrivano medaglie.Nel quadriennio concluso nel2008 abbiamo raccolto 3-4 podi

agli Italiani esordienti e cadet-ti, in questo quadriennio nul-la». Certo, la storia trentina deljudo (che ha le proprie colonnenel maestro benemerito DarioTarabelli, in Umberto Knycz,Oscar Bolfelli, Francesco Har-tmann, in Gilberto Gozzer), è

arricchita da nomi nuovi: Ales-sandro Pangrazzi e AlessandroCassina, Jenny Pisoni (ora aTrieste) e Mattia Bonturi (na-zionale cadetti qualche annofa, ora a Bologna), Nicola Gia-comini, Ilaria Giacomini, Fede-rico Bensa e Riccardo Gozzer(figlio di Gilberto). Ma c’è mar-gine per lavorare. Per lanciareuno sport che “soffre” della“sindrome olimpica”: «Tutti neparlano in occasione di exploitcome quelli di Ylenia Scapin(amica di lunga data dei ragaz-zi del Judo Team Gardolo Co-gnola), Giuseppe Maddaloni(ospitato a Trento) e GiuliaQuintavalle, poi cala il silen-zio». E allora il judo, a Trento,prova a mettersi meglio in mo-stra: «L’evoluzione tecnica haportato nella preparazione laginnastica acrobatica e, sullabase dell’esperienza maturatadalla società di Lotta di Rovere-to del Mº Luciano De Biasi congiovani come mio figlio Riccar-do (che frequenta la facoltà discienze motorie a Verona), svi-luppiamo la parte acrobatica,incentrata su controllo del cor-po in aria, attenzione alle cadu-te e reattività alle situazioni».Non si impara a “volare”, mauna dose di fascino c’è tutta.

Giovani al Galà del judo organizzato dall’Asd Judo team Gardolo-Cognola. Info: www.trentinofijlkam.it

IL MEDICO SPORTIVO

Stabilizzare le articolazionidi Roberto Riccamboni*

Sono passati quasi 50 annida quando le arti marzialie il judo in particolare in-

vadevano i teleschermi sottoforma di film d’avventura. Daallora questa disciplina è diven-tata uno degli sport più amatidai giovani. Il judo è un’artemarziale e uno sport da combat-timento, nato in Giappone nel1882. E’ diventato disciplinaolimpica nel 1964 e alle Olimpia-di di Atene risultava uno deglisport più diffusi al mondo conben 98 Paesi presenti.

Allenarsi nel judo significa al-lenare la forza fisica e mentale,entrare in sintonia con il pro-prio spirito attraverso un adde-stramento attacco-difesa e unautocontrollo del movimentoche fanno di questa disciplinauna vera filosofia di vita. Dalpunto di vista biomeccanico, iljudo applica questo principio:adattarsi all’azione dell’avversa-rio per utilizzarne la forza enon sprecare energia propria.Se qualcuno spinge o tira contutta la sua energia e improvvi-samente non incontra più resi-stenza rimarrà sbilanciato dallapropria foga: è questo il momen-to giusto per applicare una te-cnica, eseguibile con poco sfor-zo. Sono così essenziali la ricer-ca dell’opportunità migliore, lostudio del movimento che me-

glio sfrutta le proprie possibi-lità e la propria tecnica: quindiattacco e difesa coniugando for-za, destrezza e ragionamento.

I traumi da caduta e da distor-sione articolare sono gli inciden-ti sportivi più frequenti, assaimeno frequenti che nel calcio.La gentilezza nei movimenti el’insegnamento delle tecnichedi caduta permettono di mini-mizzare i traumi. Importanti so-no gli esercizi di potenziamentomuscolare per la stabilizzazionedelle articolazioni e ottimi risul-tati in tema di prevenzione si so-no ottenuti con l’allenamentodegli esercizi preacrobatici del-la ginnastica artistica, specieper evitare i traumi alla schie-na. Il judo è uno sport per tutti,soprattutto per i giovani, che loprediligono per il fascino e per-ché potenzia disciplina, corag-gio e autocontrollo.

* medico sportivo

Roberto Riccamboni

IL PREPARATORE ATLETICO

I segnali cruciali della mentedi Walter Fugatti*

Il concetto base del judo chevede nel Ju, ovvero nell’a-dattabilità, la sua chiave di

volta prelude alle altre conclu-sioni. L’atleta deve adattarsi ase stesso, all’avversario, alla ca-tegoria. Alcuni maestri, invecedi affidarsi alla sola forza fisica,usano la tecnica quale chiaveper l’esecuzione di una proiezio-ne. Ciò vuol dire che gli atletinon vengono preparati solo inpalestra, ma sono seguiti anchedal punto di vista mentale e ali-mentare. Se la mente abbando-na l’atleta per un solo attimo lesue potenzialità calano. L’auto-stima, il valore di sé, ma anchela paura di vincere o la paura diperdere possono condizionarel’attività.

Nel combattimento, il judokaha bisogno di una buona resi-stenza, di forza resistente chepermetta di mantenere contra-zioni isometriche alternate acambi repentini, e di esplosività(forza massimale) nell’esecuzio-ne delle proiezioni. La prepara-zione ottimale è allenare pre-ventivamente la forza massima-le (quindi non aumentando l’i-pertrofia per non avere un au-mento di peso se si è già a limitecategoria), per poi mantenereun corretto equilibrio tra forzaesplosiva e forza resistente. Il ju-do è uno sport da combattimen-

to e gli atleti devono rientrarein categorie di peso. Ciò signifi-ca che, oltre una preparazioneimprontata sul miglioramentodelle prestazioni muscolari, cir-colatorie e respiratorie, bisognalavorare sulla variazione di pe-so, cercando di raggiungere unequilibrio tra massa magra emassa grassa. L’alimentazioneè fondamentale per portare l’a-tleta a una percentuale di mas-sa grassa intorno al 10% negliuomini e al 20/22% nelle donne.La “dieta a zona” è molto indica-ta e, come ci si rivolge ad esper-ti per tecnica, tattica e prepara-zione fisica, lo si deve fare perl’alimentazione.* esperto in scienze motorie,alimentazione e terapie ener-geticheResponsabile tecnico CentroSmallville Trentowww.smallvilletrento.it, infowsmalvilletrento.it

Walter Fugatti

L’HO SCELTO PERCHE’...

«Non smetti mai di imparare»

Il segreto del judo? Ilaria Gia-comini l’ha scoperto «nellacontinua possibilità di mi-

gliorarsi, di imparare tecnichenuove». Puoi essere cintura ne-ra, puoi già aver affrontato com-petizioni internazionali (tutte“voci” che rientrano con eviden-za nel curriculum della dicias-settenne trentina), eppure «haisempre l’occasione di fare unpasso ulteriore, in uno stage, du-rante un corso, ascoltando la do-manda di un bambino che timette in crisi...»

Ilaria ha incontrato il judo«quando avevo 6 anni. All’ini-zio, facevo anche pallavolo, poiho dovuto scegliere. Impossibilecurare due sport a un certo li-vello in parallelo alla scuola.Ho optato per il judo. Perché?Perché gli allenamenti chiedo-no tanto, ma sai che poi c’è unagara in cui dimostrare il tuo va-lore, mettere a frutto il lavorofatto. Una gara che ti permettedi far vedere a te stessa cosa va-li». E’ tutto questo che fa dire aIlaria che «una volta che entrinel mondo del judo, non ne escipiù». Che le fa citare l’iniziato-re, inventore, fondatore JigoroKano: «Il judo non è solo unosport, io lo considero un princi-pio di vita, un’arte, una scien-za». Per di più, attraverso la«via della cedevolezza», «potevoe posso girare l’Italia e l’Euro-pa, ho gareggiato in Slovacchia,

in Germania...» Contro certi ste-reotipi, vedi quello che vorreb-be recintare il judo nell’area deipraticanti giapponesi: «E’ veroche arrivano da lì grandi mae-stri e grandi campioni, ma il ju-do è appunto il modo per avvici-nare culture diverse. In Occi-dente lo pratichiamo in modo di-verso, ma con il nostro judo ciconfrontiamo con gli atletiorientali e il confronto diventauna sfida nella sfida, un faccia afaccia fisico ed emotivo». IlariaGiacomini è appena rientratada un’esperienza in Australia,tre mesi fatti anche di gare e vit-torie. Ora ha davanti un calen-dario di appuntamenti tra Ber-gamo, Bologna, Treviso. «An-che la scuola è una priorità, maa Treviso dovrei esserci...». Pergareggiare e imparare: «Pure al-l’esame per la cintura nera, cihanno detto che non era un pun-to d’arrivo, ma un inizio».

Ilaria Giacomini

di Fausto Da Deppo

TRENTO. A chi porta i figli in palestra per avviarli aljudo, il maestro Gilberto Gozzer spiega subito che non sitratta di insegnare a “volare” su tetti e muri come acca-de nei più coreografici film di arti marziali. «Qui si vie-ne per lavorare col proprio corpo e sul proprio corpo».