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STORIA L’uomo sulla Luna

GEOGRAFIA La Bos-Wash degli Stati Uniti

LETTERATURA La sera in letteratura

SCIENZE La Luna

EDUCAZIONE MUSICALE I Beatles & Gli strumenti a fiato

EDUCAZIONE ARTISTICA La Pop Art - Aldo Mondino

EDUCAZIONE FISICA Il baseball

EDUCAZIONE TECNICA L’uranio

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LLL’’’uuuooommmooo sssuuullllllaaa LLLuuunnnaaa È il 1969. Il mondo, pur diviso tra guerre e ideali politici, è in piena attività in-dustriale. Ma c’è qualcosa che in una lunga notte tra il 20 e il 21 Luglio concen-tra l’attenzione del mondo intero: un uomo, un astronauta, pone il suo piede sul suolo lunare. È l’umanità intera che esce dalla culla della Terra per dare inizio all’esplorazione dell’universo. Il sogno dell’uomo di volare nel cosmo si avvera in quelle immagini tremolanti, sbiadite, di un mondo alieno che ha illuminato le notti prima ancora della nostra comparsa su questo pianeta. Un giorno vedremo uomini scendere su Marte, poi esplorare mondi più lontani ancora, ma l’emozio-ne di quel piccolo passo non si ripeterà mai più.

IIIlll pppeeerrriiiooodddooo ssstttooorrriiicccooo Gli anni ‟50 e ‟60 furono attraversati da un‟a-spra rivalità tra URSS (Unione Sovietica) e USA (Stati Uniti d‟America), le due grandi potenze mondiali di allora. A partire dal secondo dopoguerra, esse presero il controllo della Germania: la parte orientale andò agli USA e quella occidentale divenne comunista. Anche Berlino fu “spaccata” in due parti dal famoso muro omonimo. Inoltre, gli a-mericani e i sovietici sostennero la guerra in Vietnam, allo scopo di conquistare l‟intero pa-ese.

Gli Stati Uniti uscirono dalla guerra enormemente arricchiti e la loro produzione era raddoppiata. Al contrario, la produzione dell‟Unione Sovietica si era dimezza-ta, ma il suo prestigio morale era aumentato, e molti paesi europei guardavano al comunismo come ad un‟ottima prospettiva politica del futuro. Gli USA, invece, difendevano il capitalismo. Stalin, dittatore che prese il potere in Russia dopo Le-nin dal 1924 al 1953, temeva un bombardamento degli americani, i quali possede-vano la bomba atomica. L‟America temeva a sua volta un attacco sovietico, poi-ché l‟URSS possedeva il più potente esercito di tutto il mondo. A seguito di tale tensione, si vennero a formare in Eu-ropa due blocchi che nel „46 Churchil definì divisi dalla cortina di ferro. Come mostra la cartina, i paesi della Europa dell‟Est si trovavano sotto l‟influenza sovietica, mentre i paesi occidentali sotto quella americana. Da questo contrasto nacque il patto atlantico o NATO (1949), ossia un‟alleanza tra vari paesi europei e ame-ricani che stabiliva che in caso di attacco ad un Paese membro di essa gli alleati dovevano intervenire nella sua difesa; tale alleanza esiste ancora oggi. A sua vol-ta, l‟Unione Sovietica creò il Patto di Varsavia (1955). A causa della tensione e della rivalità che erano presenti tra le due potenze, la conquista dello spazio divenne un elemento di superiorità e d‟importanza milita-re.

LLLaaa sss iiitttuuuaaazzziiiooonnneee iiinnn IIItttaaalll iiiaaa Negli anni ’60, in seguito alla scon-

fitta dell’Italia nella seconda guerra

mondiale, si assisté nel nostro paese

al boom economico, una vera rivolu-

zione: aumentò il benessere, fiorì l’e-

conomia, si realizzarono scoperte e

invenzioni scientifiche, si formò la

Costituzione, si diffusero le fabbri-

che, comparvero nelle case dei bor-

ghesi televisione, automobili ed elet-

trodomestici, ecc.

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BBBrrreeevvveee ssstttooorrriiiaaa dddeeellllll ’’’eeesssppplllooorrraaazzziiiooonnneee ssspppaaazzziiiaaallleee L‟uomo riuscì a raggiungere la Luna con la missione Apollo 11. Ma in che modo si riuscì a realizzare uno dei più grandi eventi del secolo scorso? Quali scoperte e quali invenzioni permisero lo sbarco sul nostro satellite? Grazie al cannocchiale e più tardi al telescopio, sin dal XVII seco-lo è stato possibile osservare “da vicino” la Luna e realizzare mappe della sua superficie. Trecento anni fa, il fisico Isaac Newton formulò la legge di gravi-tazione universale, sognando un futuro in cui sarebbe stato possi-bile costruire una “nave” che navighi nello spazio; ma allora non si disponevano i mezzi, i materiali e le conoscenze adatti. Nel XX secolo, le due guerre mondiali diedero un grande contribu-to all‟esplorazione spaziale. Infatti, gli americani e i russi basaro-no i velivoli delle loro missioni sulle invenzioni apportate ai razzi bellici delle due guerre mondiali: l‟uso di kerosene con ossigeno e la struttura a polistadio, cioè con più parti collegate fra loro che, accendendosi una dopo l‟altra, sommavano la loro potenza. L‟inizio dell‟era spaziale risale al 4 Ottobre 1957, quando la radio di Mosca annunciò il lancio nello spazio dello Sputnik 1, il primo satellite artificiale a ruotare attorno alla Terra. Da allora, si alternarono diverse missioni russe e americane. Ecco raccolte in una tabella le tappe principali dell‟era spaziale.

02/12/57 URSS Cagnetta Lajka, primo essere vivente nello spazio, a bordo dello Sputnik 2

31/01/58 USA Explorer 1, primo satellite artificiale americano nello spazio

12/04/61 URSS Yuri Gagarin, primo uomo nello spazio, a bordo della Vostok 1

07/08/61 URSS German Titov a bordo della Vostok 2

02/02/62 USA John Glenn, primo uomo americano nello spazio, a bordo della Mercury 6

12/08/62 URSS Due navicelle Vostok nello spazio

16/06/63 URSS Valentina Tereskova, prima donna nello spazio

30/01/64 USA Ranger 6, prima sonda sulla Luna

18/03/65 URSS Prima passeggiata nello spazio di Aleksej Leonov

15/12/65 USA Primo incontro nello spazio tra due navicelle Germini

04/02/66 URSS Lunik 9 atterra sulla Luna e scatta le prime foto ravvicinate del suo suolo

21/12/68 USA L’Apollo 8 con due astronauti a bordo entra in orbita lunare

20/07/69 USA Neil Armstrong ed Edwin Aldrin, nella missione Apollo 11, sono i primi uo-

mini a sbarcare sulla Luna, grazie anche al modulo lunare LEM

14/11/69 USA Apollo 12, un’altra spedizione sulla Luna

26/07/71 USA In Apollo 15 si usa un mezzo di trasporto, la Moon Rover

La Moon Rover usata in Apollo 15

Lo Sputnik 1

XVII sec. Can-

nocchiale e tele-

scopio

1687 La legge

di gravitazione

universale di

Newton

XX sec. I razzi

delle guerre sug-

geriscono solu-

zioni utili

4/10/57 I russi

lanciano un sa-

tellite per primi

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PPPrrreeepppaaarrraaazzziiiooonnneee aaallllllooo sssbbbaaarrrcccooo L‟Apollo 11 fu il coronamento di molti anni di sforzi dedicati al programma Apollo, da quando il presidente Kennedy die-de alla nazione nel 1961 la consegna di far approdare un uomo sulla Luna entro il decennio. Quel messaggio avviò la più grande mobilitazione di uomini e di risorse che mai ven-ne intrapresa a scopo pacifico nel campo della scienza e dell‟esplorazione. In quegli anni, l‟America voleva dimostra-re al mondo le proprie capacità, in modo da raggiungere e superare il livello di tecnologia dell‟Unione Sovietica, che

per prima aveva mandato un uomo nello spazio. Nonostante vari insuccessi (disastri, incendi e problemi tecnici) che caratterizza-rono le prove iniziali, la NASA raccolse molta esperienza nelle prime missioni. Co-sì, arrivarono i primi successi, come le missioni Mercury 6 e Apollo 8, le quali por-tarono rispettivamente l‟uomo nello spazio e in orbita lunare. Furono importanti in particolare le missioni Mercury, poiché servirono a dimostrare che l‟uomo po-teva vivere e lavorare nel vuoto dello spazio, e ritornare a terra senza aver subito danni al proprio corpo. Tutte le missioni ebbero un ruolo determinante nel raggiungere il nostro satellite; furono dei veri gradini indispensabili per salire la lunga scala che avrebbe portato l‟uomo dalla Terra alla Luna. Il progetto Apollo fu quello che permise, attraverso diverse missioni, di portare lo uomo sulla Luna. I soggetti dovevano passare attraverso una rigida selezione, e dovevano avere requisiti ben precisi, stabiliti dalla NASA a partire dal „58: dove-vano avere tra i 30 e i 40 anni, essere alti tra 1.70 e 1.82 m, pesare non più di 85 kg, ed essere piloti, ingegneri aeronautici e laureati con il massimo dei voti.

LLLeee mmmiiissssssiiiooonnniii ppprrreeeccceeedddeeennntttiii eee sssuuucccccceeessssssiiivvveee aaallllll ’’’AAApppooollllllooo 111 111 AAApppooolll lllooo 777 ((( 111 111 /// 111000///111999666777 --- 222222///111000///111999666777)))

Il compito della missione Apollo 7 fu testare gli impianti per la navigazione, per la propulsione e per l‟elettricità. Tra le prove, vi è l‟accensione del motore princi-pale dell‟Apollo per ben 30 volte. Durante i giri intorno alla Terra, si effettuò an-che il primo collegamento in diretta con lo spazio. Al termine della missione, i tre astronauti della missione ammararono nelle mosse acque dell‟Oceano Pacifico.

AAApppooolll lllooo 888 (((222111/// 111222///111999666888 --- 222777///111222///111999666888))) In Apollo 8 tre uomini circumnavigarono per primi la Luna. Questa missione fu molto importante, perché aprì le porte all‟uomo verso l‟infinito: per la prima vol-ta, infatti, tre astronauti superarono le “colonne d‟Ercole del nostro pianeta”, cioè l‟orbita terrestre. Non mancarono neanche gli auguri natalizi dallo spazio!

AAApppooolll lllooo 999 (((000333///000333/// 111999666999 --- 111333///000333///111999666999))) Il compito della missione Apollo 9 fu simulare un volo completo alla Luna ma in orbita terrestre. L‟equipaggio di tre uomini effettuò le seguenti operazioni: testò in orbita terrestre il docking, ossia l‟aggancio e lo sgancio tra il modulo di comando, il Columbia, e il modulo lunare, il LEM; verificò la manovrabilità del LEM nello spazio con due uomini a bordo; simulò una passeggiata spaziale, per determinare quali difficoltà avrebbero in-contrato gli uomini dell‟Apollo 11 durante il loro lavoro.

Discorso del Presidente Ken-

nedy in cui lancia la sfida alla

America

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AAApppooolll lllooo 111000 ((( 111888///000555///111999666999 --- 222666///000555///111999666999))) L‟Apollo 10 fu del tutto simile all‟Apollo 11, con la sola differenza che il modulo lunare venne fermato a soli 12 km di altezza, e fatto ritornare verso l‟Apollo in orbita lunare. In pratica, vennero provate tutte le manovre di Apollo 11, ad ecce-zione dell‟atterraggio. Durante la missione, furono scattate molte fotografie di possibili luoghi di atterraggio.

AAApppooolll lllooo 111222 ((( 111444///111 111 /// 111999666999 --- 222444///111 111 /// 111999666999))) Pochi giorni prima della missione Apollo 12, Armstrong telefonò all‟equipaggio di-cendo: “Spassatevela!”. Il suggerimento venne preso alla lettera, e i due uomini che scesero sulla Luna ridacchiarono e presero in giro i loro superiori… Ma la loro felicità contrastava con il cattivo svolgimento della missione: ritardi e contrat-tempi, con addirittura la rottura della telecamera principale (per questo motivo, la missione fu quella con il minor numero di immagini). Tuttavia, Apollo 12 centrò gli obiettivi principali: visitare da vicino una sonda (scesa qualche anno prima per sperimentare un atterraggio lunare) e depositare sulla superficie lunare alcuni strumenti scientifici (come una piccola stazione sismologica). Le due passeggiate all‟esterno del LEM durarono quasi 8 ore. Vennero prelevati ben 200 kg circa di rocce lunari.

AAApppooolll lllooo 111333 ((( 111 111 ///000444///111999777000 --- 111777///000444///111999777000))) La missione Apollo 13 viene definita di “Tipo h”, doveva dimostrare cioè che sulla Luna si può atterrare con precisione assoluta e che l‟esplorazione lunare non è poi così diversa dall‟esplorazione di un remoto deserto terrestre. Ma il 14 Aprile, giunge al VAB un SOS, la celebre frase carica di tensione: “Houston, abbiamo un problema!”. Gli astronauti avevano sentito una forte esplosione mentre erano in viaggio tra la Terra e la Luna: il serbatoio n° 2 dell‟ossigeno era esploso. L‟ossige-no della navicella si stava perdendo nel vuoto, e le pile a combustibili che gene-ravano energia erano fuori uso. La missione si trasformò in un dramma. Gli astro-nauti dovevano fare affidamento All‟ossigeno prodotto dal LEM, ancora intatto. I tecnici a terra, intanto, cercavano la migliore traiettoria di volo e di atterraggio sfruttando i motori del LEM. Si decise alla fine di circumnavigare la Luna per met-tere il LEM sulla traiettoria di casa. Durante il ritorno, altri problemi: c‟era trop-pa anidride carbonica e pochissimo ossigeno, e si doveva vivere al buio e al fred-do. Si ricorse anche a un filtro per l‟anidride carbonica fatto a mano. Durante il passaggio nell‟atmosfera terrestre, tutto il mondo era in attesa, chiedendosi se lo scudo termico sarebbe riuscito a resistere dopo tutto ciò che era successo. La missione terminò fortunatamente senza ulteriori problemi.

AAApppooolll lllooo 111444 (((333111///000111/// 111 999777111 --- 000999///000222///111999777111 ))) Nemmeno tale missione venne preparata in modo perfetto, poiché si verificarono diversi problemi: le riprese televisive degradavano sempre più con il passare del tempo, alcuni strumenti non funzionavano, ci furono ritardi e problemi nell‟estra-zione del LEM dal terzo stadio e, durante la seconda esplorazione, il medico a terra comunicò loro di tornare al modulo lunare per le eccessive pulsazioni del cuore e perché ansimavano e traspiravano. Anche in quest‟occasione fu piantata la bandiera americana. Fu una delusione invece il carretto a mano, che rischiava di volare via. Prima di abbandonare la superficie lunare, un astronauta lanciò una pallina con una mazza da golf; la pallina si perse nel vuoto dello spazio.

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AAApppooolll lllooo 111555 (((222666///000777///111999777111 --- 000777///000888///111999777111 ))) In questa missione, la NASA progettò e sperimentò una jeep lunare, la Moon Ro-ver, in sostituzione del carretto della precedente missione, in modo da percorrere in più settimane diversi km senza affaticare troppo gli astronauti. Questo veicolo a motore elettrico facilitò moltissimo l‟esplorazione e la raccolta di campioni lu-nari. Dal punto di vista tecnico, la missione fu una delle più perfette, e gli incon-venienti della missione Apollo 14 vennero ampiamente superati; inoltre, la quali-tà delle riprese fu perfetta, con cineprese per la prima volta teleguidate da terra, in modo da interagire con gli astronauti e dar loro suggerimenti. L‟area scelta per l‟allunaggio era una profonda insenatura, di grande interesse per i geologi. Sulla Luna, venne verificata anche l‟ipotesi di Galileo, il quale pensò che nel vuoto un martello e una piuma cadono nello stesso istante. Un‟ultima novità riguarda la te-lecronaca della partenza del modulo lunare: una telecamera posizionata sulla Moon Rover filmò infatti la partenza.

AAApppooolll lllooo 111666 ((( 111666///000444///111999777222 --- 222777///000444///111999777222))) Questa missione è stata simile a quella precedente, con poche differenze; quella più importante fu l‟innovazione di tute nuove, in grado di non ostacolare i movi-menti degli astronauti.

AAApppooolll lllooo 111777 (((000777///111222/// 111999777222 --- 111999///111222///111999777222))) Con questa spedizione, si chiuse l‟esplorazione lunare delle missioni Apollo: infat-ti, le missioni Apollo 18, 19 e 20 vennero annullate. Anche per il Saturno 5 fu l‟ul-timo volo. La missione conquistò il primato della più lunga permanenza nello spa-zio tra le missioni Apollo: più di 12 giorni.

AAApppooollllllooo 111 111 In tutta la storia delle esplorazioni, nessuna spedizione fu studiata e preparata con la cura di Apollo 11. Essa fu la più importante missione spaziale di tutto il se-colo scorso. Permise infatti di portare l‟uomo sulla Luna, finalmente dopo mi-gliaia di anni in cui solo sognava di raggiungerla.

I tre astronauti che parteciparono alla missione erano (nella figura rispettivamente da sinistra verso destra): Buzz Aldrin, Neil Armstrong e Michael Collins. Erano il risultato di una ri-gida selezione, e possedevano il fisico e il carattere adatti per la difficile missione che li attendeva. I tre “prescelti” salirono a bordo del Saturno 5, un razzo po-

tentissimo e gigantesco. Per assemblarlo, fu necessario costruire una mega-strut-tura, il VAB (Vehicle Assembly Building), il più grande edificio al mondo del perio-do. Ma il mezzo aveva un difetto: consumava in due minuti e mezzo una quantità di combustibile che avrebbe alimentato persino tre milioni di automobili contem-poraneamente! Stivato all‟interno del terzo stadio del Saturno 5 c‟era il modulo lunare, il LEM, o “ragno d‟acciaio”. Permise agli astronauti di sbarcare sulla superficie lunare e, tramite la sua metà superiore, di farli ritornare alla navicella Saturno 5, che lo attendeva con un uomo a bordo in orbita lunare.

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LLL ’’’eeemmmooozzziiiooonnnaaannnttteee sssbbbaaarrrcccooo iiinnn “““dddiiirrreeettttttaaa “““

Motori accesi: si parte!

Tutto il mondo attende ansiosamente la partenza.

Sono le 9.32 ora locale quando il cronometro se-

gna lo zero e si accendono i potenti motori del

Saturno 5.

Il Saturno 5 supera l’atmosfera

Lottando contro la gravità terrestre con una po-

tenza elevata, il razzo supera l’atmosfera terre-

stre, salutando lontano la rampa di lancio 39A,

per gettarsi nel cielo azzurro sopra l’oceano. Poi,

si staccano due stadi, e ne rimane uno solo.

Si prepara il LEM per l’atterraggio

Durante la prima fase di volo, l’estrazione del

modulo lunare dal terzo stadio è l’operazione più

complessa: l’Apollo deve agganciarsi al LEM,

tenerselo ben stretto e iniziare con esso il viaggio

verso la Luna. L’operazione è già stata provata

dagli uomini dell’Apollo 10, e questo dà fiducia

ai tre di Apollo 11.

Ispezione televisiva in diretta

Quando si trovano a circa tre quarti del percorso,

il terzo giorno di viaggio, gli astronauti compio-

no un’ispezione televisiva del modulo lunare. La

trasmissione in diretta di 1 ora e 36 minuti è una

delle più appassionanti mai giunte dallo spazio.

Inizia la discesa

Ma ora è arrivato il momento di lasciare il Co-

lumbia (così si chiama il modulo della capsula di

comando dell’Apollo) per scendere sulla Luna.

“Il LEM ha messo le ali” dicono gli astronauti.

La discesa sta per iniziare: è un momento emo-

zionante.

L’atterraggio

Armstrong usa una leva alla sua destra, che gli

dà modo di inclinare, accelerare o rallentare il

veicolo in fase di discesa: per mezzo di questo

strumento, riesce ad evitare un grosso cratere si-

tuato sotto di lui. Tutto il mondo sussulta: “l’a-

quila è atterrata” nel Mare della Tranquillità.

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Il balzo di Armstrong

L’orologio segna le 4.56: Armstrong sta per

compiere il passo che lo farà entrare nella storia.

Dalle immagini sbiadite che giungono da mi-

gliaia di km di distanza, si può notare che, dallo

ultimo piolo della scaletta del LEM, Armstrong

pone il suo piede sinistro sul suolo lunare. “Un

piccolo passo per un uomo, ma un balzo gigante-

sco per l’umanità” commenta subito. È il primo

uomo ad imprimere un’impronta umana nella

polvere lunare.

Il balzo di Aldrin

Dopo 19 minuti (h 5.15), anche Buzz Aldrin si

avventura sul suolo lunare, con più timore di

Armstrong. Una curiosità: una volta sceso, prefe-

risce provare il salto per tornare sul primo gradi-

no, pensando: “Ce la farò, con questa tuta addos-

so? Meglio esserne certi…”

Si dispiega la bandiera americana

Mentre i telespettatori sulla Terra osservano

emozionati le immagini che giungono dalla Lu-

na, gli astronauti dispiegano la bandiera ameri-

cana, che mai come in questo momento rappre-

senta quella dell’umanità intera. Il Presidente

Nixon si collega con loro dicendo: “[…] Poiché

ci parlate dal Mare della Tranquillità, vedremo di

raddoppiare i nostri sforzi per portare pace e

tranquillità alla Terra”.

La passeggiata sulla Luna

Subito dopo, gli astronauti si avventurano nelle

immediate vicinanze del modulo lunare. Hanno

modo così di scoprire che camminare, lavorare e

muoversi sulla Luna è più agevole e più comodo

del previsto, tenendo conto della voluminosa tuta

spaziale bianca e del pesante zaino sulle spalle.

Durante la passeggiata sulla Luna, raccolgono

campioni di rocce e polvere e depositano una se-

rie di strumenti scientifici.

Si torna al Saturno 5

Poi, dopo 2 ore e 21 minuti di passeggiata, per

gli astronauti giunge l’ora del ritorno. Il LEM la-

scia la Luna sfruttando la sua parte inferiore co-

me base di lancio, mentre la parte superiore con

gli uomini a bordo sale verso il Columbia, che li

attende in orbita.

La solitudine di Collins

A bordo del Saturno 5 c’è Michael Collins ad at-

tendere la risalita dei due astronauti. Nessun uo-

mo ha mai conosciuto la solitudine come lui, so-

prattutto durante i 47 minuti che trascorreva ad

ogni orbita dietro la Luna, dove nessuno poteva

ascoltarlo.

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Il LEM si aggancia all’Apollo

Ma ora ci vuole concentrazione: Armstrong e

Aldrin compiono una serie di manovre per porta-

re il modulo lunare sulla stessa linea dell’Apollo.

Un piccolo errore potrebbe far fallire il docking

(l’aggancio in volo dei due veicoli spaziali). Ma

anche in questo caso tutto è stato calcolato con

precisione.

L’ammaraggio

Completato il viaggio di ritorno, ciò che rimane

del Saturno 5 ammara nelle acque dell’Oceano

Pacifico, presso le isole Hawaii. Gli “uomini-ra-

na” si tuffano dagli elicotteri per estrarre gli

astronauti dalla navicella.

Per quasi tre settimane, i festeggiamenti sono ridotti al minimo, perché c’è il rischio che gli astro-

nauti siano stati contaminati da qualche organismo o batterio extra-terrestre. Gli astronauti devono

indossare gli indumenti speciali previsti dal programma di quarantena, allo scopo di eliminare ogni

possibile contaminazione di eventuali organismi lunari, e devono stare rinchiusi in una piccola cap-

sula e successivamente in un edificio.

Così, si conclude il viaggio che ha portato l’uomo sulla Luna.

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3^ media A

Anno scolastico 2004-2005

Esame di licenza media

LLUUCCAA GGHHIIOO

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LL ’’AAMMEERRIICCAA SSEETTTTEENNRRIIOONNAALLEE Morfologia del territorio

L‟America settentrionale è bagnata ad Est dall‟Oceano Atlantico, ad Ovest dall‟O-ceano Pacifico e a Nord dal Mar Glaciale Artico; a Sud è saldata con l‟America meridionale attraverso unaa stretta striscia di terra, l‟America centrale.

I confini

Il territorio si può suddividere in tre grandi zone: nella zona Est si sviluppa la catena dei monti Appalachi, d‟origine molto antica e quindi con rilievi poco elevati (il più alto è il Monte Mitchell, 2000 m ca.); la zona Ovest presenta un importante sistema montuoso che si estende lungo tutta la costa pacifica raggiungendo anche gli altopiani messicani a Sud; è d‟origi-ne più recente e quindi ha rilievi più elevati. Dalla costa verso l‟interno si susseguo-no le Catene di Alaska (di cui fa parte il Monte Mc Kinley, 6194 m, il più alto dello intero sistema), Costiera e delle Cascate, la Sierra Nevada, gli altopiani del Co-lumbia, del Grande Bacino e del Colorado, e infine le imponenti Montagne Roccio-se (il Monte Elbert, 4399 m, è il più importante tra queste ultime);

I monti

la zona centrale è costituita da una vasta regione pianeggiante, che compren-de le terre piatte dello scudo canadese a Nord e l‟ampio bacino del Missisipi a Sud.

La

pianura

L‟idrografia del continente è molto ricca. Il fiume principale è il Missisipi, che ha numerosi affluenti: il Missouri e l‟Arkansas a destra, l‟Ohio e il Tennessee a sinistra. Nell‟Atlantico si gettano il San Lorenzo e il Potomac, nel Pacifico il Frazer, il Co-lumbia, lo Snake e il Colorado.

I fiumi

Il continente è costellato da molti laghi. Nello scudo canadese sono presenti il lago degli Orsi, il lago degli Schiavi, l‟Athabasca e lo Winnipeg. Più a Sud, il Superiore, il Michigan, l‟Huron, l‟Erie e l‟Ontario formano un imponente sistema collegato al fiume San Lorenzo. Ad Ovest, nel Gran Bacino, è situato il Grande Lago Salato.

I laghi

Il clima è molto vario, sebbene prevalga quello continentale, con inverni freddi ed estati calde. Le precipitazioni sono abbondanti sulla costa e rarefatte nell‟interno.

Il clima

Economia

L‟economia degli Stati Uniti è attualmente una delle più fiorenti nel mondo, anche se, per contrastare l‟avanzata dell‟economia di alcuni paesi asiatici, è occorso creare un accordo con altri Stati (Canada e Messico) per istituire una zona di libero commercio: è il Nafta (North America Free Trade Agreement).

Contesto internazionale

Dopo la fine della Guerra Fredda, gli Stati Uniti hanno incontrato notevoli difficoltà a ri-organizzare la politica estera, a causa dei conflitti in corso nel mondo e a causa del decli-no della sua economia, che l‟ha obbligata a ridurre le spese militari.

Demografia La popolazione americana è originaria di tutto il mondo. Infatti, in passato

sono avvenute numerose migrazioni e colonizzazioni. I primi uomini Migliaia di anni fa le prime persone giunsero dall‟Asia attraverso lo stretto di

Bering, distribuendosi nel seguente modo: Messico: Tolteci, Azte-

chi, Maya, Zapotechi Canada & USA: pellerossa (Nauvajo, Apache, Sioux, Cheyenne, Iroquesi, Algonchini, ecc.)

Regioni artiche: eschimesi (o inuit)

La scoperta

dell’America Più tardi, in seguito alla scoperta del Nuovo Mondo, spagnoli, inglesi e francesi colonizzarono il territorio, mescolando i loro tratti somatici con quelli locali.

Migrazioni

recenti Le migrazioni sono continuate poi dall‟Europa nell‟„800 e oggi da America la-tina e Asia.

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LLEE MMEETTRROOPPOOLLII DDEELLLLAA BBOOSS--WWAASSHH

La maggior parte della popolazione statunitense si concentra nel Nord-Est. Ciò è dovuto a fattori storici, economici e geografici.

Quest‟area fu infatti colonizzata per prima dall‟Europa, il “Vecchio Mondo”. Qui si sviluppò inoltre l‟industria, grazie all‟abbondanza d‟acqua e alla vicinanza dei mercati europei, e l‟agricoltura, gra-zie a numerose proprietà piccole o medie, dedicate alla coltiva-zione di prodotti per l‟alimentazione e l‟allevamento del bestia-me da latte. L‟insieme delle megalopoli che si affacciano sull‟Oceano Atlantico vengono denominate “Bos-Wash”: ne fanno parte Boston, New York, Philadelphia (o Filadelfia), Baltimora, Washington. Negli

Stati Uniti sono presenti anche altri grandi centri urbani e industriali, come Pittsburgh, Cleveland, Chicago e Milwanke. Boston è la capitale del Massachusetts, e ospita quasi 6 milioni di ab. Si sviluppa in una serie di piccole peni-sole, collegate da ponti e tunnel sottomarini, all‟inter-no della baia di Boston. Il clima è temperato, con pio-vosità media e abbondante nevosità. È una metropoli molto importante dai punti di vista industriale, com-merciale, portuale e culturale. Il suo porto, all‟interno della baia, è uno dei più importanti degli Stati Uniti. Dal punto di vista culturale, la città è sede del presti-gioso Massachusetts Institute of Technology, mentre nella vicina Cambridge c‟è la gloriosa Università di Harvard, la più antica degli USA. A Sud di Boston si trova la penisola di Capo Cod, un‟oa-si naturale protetta, che rappresenta una delle più esclusive mete turistiche. È importante l‟aeroporto internazionale di Logan. Infine, Boston è ottima per condizioni di vita, grado di cultura e livello di consumi.

New York (ca. 8 milioni di abitanti, ma la SMSA ne conta 20 milioni) si trova nello Stato omoni-mo; è la metropoli più popolata degli Stati Uniti. Inoltre è un centro industriale, commerciale, cul-turale, turistico, politico, ecc. Nell‟aspetto demo-grafico, la popolazione è composta da etnie di-verse: i neri (23%), gli italiani (20%), gli asiatici (3%, tra cui molti cinesi, indiani e giapponesi a Chinatown), e così via. Fondata nel 1626 da colo-ni olandesi, in passato la sua posizione geografi-ca, un‟insenatura dove approdavano i colonizza-tori europei che costituiva una facile via di pene-trazione verso l‟interno, consentì alla città di rag-giungere il suo attuale sviluppo. Le vie e i servizi di comunicazione newyorkesi sono molto avan-zati: eliporti, aeroporti (La Guardia è per il traffi-co interno, il Kennedy è per quello internaziona-le), una metropolitana, ponti, tunnel sotto i fiumi Hudson ed East, veloci ferry-boat e un importan-te porto dove si importa ed esporta praticamen-

Gli USA in dati Superficie 9.629.091 km2

Popolazione 293.655.404 ab. Densità 31 ab./km2

Popolazione urbana 72,8% Capitale (Washington) 3.924.000 ab.

Lingua Inglese/spagnolo Religione Cristiana/ebraica

Addetti all‟agricoltura 3% Addetti all‟industria 27% Addetti al terziario 70%

Speranza di vita 76 anni Pil pro capite 23.120 $ Usa

SSPPEECCIIAALLEE NNEEWW YYOORRKK

Le Torri Gemelle

Le Torri Gemelle, chiamate anche “Twin To-

wers”, oppure “One WTC” e “Two WTC” se si

vogliono indicare separatamente, erano i gratta-

cieli più alti di New York (ciascuna aveva 420 m

di h, 110 piani, 100 ascensori, 63 m di lato, e 21

m di profondità nel terreno). Eretti nel 1973 allo

interno del World Trade Center, rappresentavano

il cuore finanziario della città, costituendo l’orgo-

glio degli americani, ed erano il simbolo dell’A-

merica capitalista. Ma durante il terribile 11 Set-

tembre 2001, si schiantarono sulle Torri Gemelle

due aerei kamikaze, provocando il crollo delle

due torri, con un conseguente e ingente numero

di morti e feriti. Oggi, a poco più di quattro anni

dalla data del disastro, New York cerca di guar-

dare al futuro, per cercare di dare nuova vita allo

attuale Ground Zero (così è stata ribattezzata l’a-

rea dopo l’attacco kamikaze). Dai 407 possibili

progetti iniziali, mediante una rigida selezione si

è giunti attualmente a soli 7 disegni. Nel futuro di

qualche anno, essi si potranno ammirare nella

realtà al posto delle Torri Gemelle.

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te di tutto. Sede dell‟ONU, la città è un importante centro culturale, con 7 università, col-legi, musei, biblioteche e fondazioni. Le industrie newyorkesi, ubicate non in quartieri resi-denziali come Manhattan, sono sviluppate in molti settori: meccanico, tessile, alimentare, chimico, farmaceutico, ecc. Filadelfia, chiamata Philadelphia in inglese, città fondata da W. Penn nel 1682, in passato fu a lungo rivale di New York. Qui si tennero i congressi che portarono all‟indipendenza degli Stati Uniti. Oggi, è la quarta metropoli statunitense, e conta 1 milione e mezzo di abitanti, ma l‟area metropolitana ne ospita poco più di 6 milioni. È situata nello Stato della Pennsylvania, sulla peni-sola formata dalla confluenza del fiume Schuylkill, anche se nel corso del tempo si è estesa verso Ovest e verso Nord, raggiun-gendo i fiumi Delaware e Schuylkill. Oggi, la sua conurbazione comprende 8 contee. La zona centrale conserva ancor oggi la struttura a scacchiera voluta dal suo fondatore. Grazie alla vici-nanza dei giacimenti di carbone, alla disponibilità di energia e-lettrica e al fiume Delaware, navigabile anche da navi di grosso tonnellaggio, il settore secondario è costituito da grandi centri industriali, specializzati in tutti i settori; in particolare, detiene il primato della raffineria di petrolio più potente della costa a-tlantica degli USA. Infine, ci sono il porto fluviale, grazie al quale la città si colloca al terzo posto per movimento commerciale, la fitta rete ferroviaria, che collega la città ai giacimenti minerari e a New York, e l‟aeroporto internazionale. Nel Maryland, presso la foce del fiume Patapsco, si trova Baltimora (650.000 ab. ca., 2 milioni e mezzo ca. l‟area metropolitana), una delle città più importanti degli USA. La su-a vicinanza ai giacimenti di carbone e il suo ruolo di principale nodo stradale sono favo-revoli allo sviluppo demografico e industriale. Baltimora, o Baltimore in inglese, possiede un apparato industriale molto diversificato; spicca il settore cantieristico, poiché qui è sta-ta varata la Constellation, la prima nave USA (1797). Sono molto importanti il porto, l‟ae-roporto internazionale e le 2 università (John Hopkins e del Maryland). Per quanto ri-guarda le sue origini, fu fondata dalla nobile famiglia inglese Baltimore nel 1729. Washington (580.000 ab. ca., 7 milioni e mezzo ca. l‟agglomerato urbano) è la capitale degli Stati Uniti e del Distretto Federale (DC = District of Columbia). Si trova presso la confluenza tra il fiume Potomac e i fiumi Rock Creek e Anacostia. All‟interno della città si trovano tantissimi centri di ogni genere, dalle università agli edifici dello Stato, e così via. Ha qui sede la Casa Bianca (residenza del Presidente), collegata da un lungo viale al Campidoglio, in cui ha sede il Congresso degli USA. L‟aspetto culturale comprende nume-rose università (Georgetown, George Washington, Howard, Cattolica d‟America), l‟Acca-demia Nazionale delle Scienze, istituti di ricerca, ricche biblioteche, archivi e musei (Galle-ria Nazionale dell‟Arte, Museo Nazionale dell‟Aria). Anche la NASA e il Pentagono hanno sede a Washington. Sono sviluppati i settori finanziario, amministrativo e commerciale,

Glossario

Contea: divisione ammini-

strativa di Inghilterra, USA

ed altri paesi anglosassoni

Ferry-boat: traghetto

Belt: cintura; zone specializ-

zate in un determinato settore

(ad es. la cotton-belt è la zo-

na del cotone)

Megalopoli: vasto agglome-

rato urbano con dimensioni

eccessive

Metropoli: grande e impor-

tante centro urbano

SMSA: area metropolitana di

New York

Potere consultivo: che

esprime pareri e consigli, ma

non ha la facoltà di decidere

Campidoglio vi è la sede del Congresso, composto da due Camere: il Senato federale

(con maggiori poteri come la politica estera) e la Camera dei Rappresentanti (con il

compito di imporre tributi). Il potere esecutivo, che in Italia spetta al Governo, negli

USA spetta al Presidente e ai ministri da lui nominati. Tali ministri hanno solo potere

consultivo, ma non decisionale. Tutte le leggi d’ogni Stato democratico devono rispet-

tare i principi della Costituzione.

SSPPEECCIIAALLEE WWAASSHHIINNGGTTOONN L’organizzazione dello Stato

Gli USA sono una Repubblica federale di tipo presidenziale dal 1787. Comprende il Distretto Federale, o District of

Columbia, che è sede del Governo federale, e 50 stati. Ogni Stato ha la sua Costituzione, i propri governatori e i pro-

pri Parlamenti. Gli Stati hanno poteri legislativi in merito a istruzione, attività economiche, lavori pubblici, ecc., men-

tre il Governo federale ha potere legislativo in materia di difesa, emissione di moneta, affari esteri. All’interno del

La

Cas

a B

ian

ca

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ma non quello industriale. Completano lo scenario anche 2 aeroporti e un piccolo porto. Washington ha una grande importanza storica: fu fondata nel 1781 dal presidente Wa-shington, il quale vi collocò la sede del nuovo centro politico e amministrativo degli USA.

IILL SSEETTTTOORREE SSEECCOONNDDAARRIIOO

Nel settore secondario, la Bos-Wash conta la maggiore concentrazione industriale nel paese, le cui caratteristiche principali sono la manodopera qualificata, l‟alta tecnologia e i grandi capitali disponibili.

L’industria nel tempo: dall’Ottocento fino ad oggi

L‟industrializzazione degli Stati Uniti iniziò nella metà dell‟„800, grazie all‟abbondante presenza di miniere di carbone, di minerali di ferro e rame, di manodopera che s‟accon-tentava di salari bassi e di acqua, e grazie ad un buon sistema di trasporto fluviale. Così si formarono le “manufacturing-belt”, le zone industriali americane (come le acciaierie di Pittsburgh). Successivamente sono sorte importanti industrie automobilistiche (Detroit), chimiche (Bos-Wash), metallurgiche (Nord-Est), del tabacco e del cotone (Sud). Queste ultime erano la fonte primaria delle maggiori industrie mondiali d‟abbigliamento; quan-do furono inventate le fibre sintetiche, negli anni ‟50 esse si trasformarono in industrie chimiche legate al settore tessile. Alla “Sun-belt” (così si chiamava la zona industriale me-ridionale) si aggiunsero più tardi anche i settori petrolchimico e aerospaziale legato a in-teressi militari. È stato più complesso invece industrializzare la zona occidentale. Vennero

creati quattro poli industriali: a Seattle; alla frontiera con il Canada nel settore aeronautico (come Boeing); a San Francisco con industrie chimiche, metallurgiche e navali; a Los Angeles con centri di ricerca e di pro-duzione dell‟informatica e dell‟elettronica (soprattutto nella Silicon Valley). È molto presente la ricerca nu-cleare per fini militari. Negli ultimi anni, però, il setto-re secondario è stato minacciato da Germania e Giappone: il settore automobilistico e quello elettroni-co, ad esempio, sono minacciati dai prodotti asiatici.

inglese: un pesante dazio sul tè, il divieto di edificare industrie concorrenti a quelle inglesi, ecc. portarono il totale

monopolio della colonia nelle mani degli inglesi. I coloni allora reagirono con delle guerre, finché nel 1776 ottennero

l’indipendenza con una Dichiarazione, dando il via ad una democrazia. Ma gli inglesi non desisterono, e la guerra

continuò; i ribelli erano mal armati e mal organizzati ma aggressivi. Finalmente, nel 1781, l’Inghilterra dovette cedere

di fronte alla determinazione dei coloni, del loro leader Giorgio Washington e a Spagna e Francia che li aiutavano.

La nascita degli Stati Uniti

Dopo le ondate di conquistatori e navigato-

ri, in America giunse anche la gente comu-

ne. Nel 1620 giunsero nella colonia inglese

della Virginia i Padri pellegrini, fuggiti

dall’Inghilterra perché puritani, religione

perseguitata dalla maggioranza anglicana.

In seguito arrivarono molte persone sul

modello dei primi pellegrini, grazie alla li-

bertà di religione presente nella colonia. Le

13 colonie che si formarono però venivano

sfruttate eccessivamente dalla madrepatria

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TTeessiinnaa ddii lleetttteerraattuurraa

Esame di licenza media

Anno scolastico 2004-2005

LUCA GHIO

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LLAA SSEERRAA IINN LLEETTTTEERRAATTUURRAA -- DDUUEE PPOOEESSIIEE AA CCOONNFFRROONNTTOO

Gabriele D’Annunzio

La natività della luna (da La sera fiesolana)

Pag.

1-2

Pag.

2-3

Giacomo Leopardi

Alla Luna

Lo sbarco sulla Luna fu uno degli eventi più importanti del Novecento. Ma già prima del 1969,

molti poeti avevano analizzato ed inserito nelle loro opere il tema della Luna, quando essa non era

ancora stata raggiunta dalla tecnologia dell’uomo. Poniamo ora a confronto le poesie di due gran-

di poeti che descrivono in modo differente la sera, indicandone le differenze e le somiglianze.

LLAA NN AATTII VVIITTÀÀ DDEE LLLLAA LLUU NNAA -- GGAABB RRIIEELLEE DD ’’AANN NNUU NN ZZIIOO

Fresche le mie parole ne la sera

ti sien come il fruscio che fan le foglie

del gelso nella man di chi le coglie

silenzioso e ancor s’attarda a l’opra lenta

5 su l’alta scala che s’annera

contro il fusto che s’inargenta

con le sue rame spoglie

mentre la luna è prossima a le soglie

cerule e par che innanzi a sé distenda un velo

10 ove il nostro sogno si giace

e par che la campagna già si senta

da lei sommersa nel notturno gelo

e da lei beva la sperata pace

senza vederla.

15 Laudata sii pel tuo viso di perla,

Sera, e pe’ tuoi grandi umidi occhi ove si tace

l’acqua del cielo!

“La sera fiesolana”, scritta da Gabriele D’Annunzio, è tratta da “Alcyone” (1904), una raccolta di

poesie. L’opera è dedicata ad Eleonora Duse, una famosa attrice di teatro, con la quale ebbe una sto-

ria d’amore.

Quando la poesia fu pubblicata per la prima volta sulla rivista “Nuova Antologia”, ognuna delle tre

strofe di cui era composta presentava un sottotitolo: “La natività della luna”, “La pioggia di giu-

gno”, “Le Colline”. E che le poesie siano tre, non una, è confermato dalla lode che chiude ciascuna,

che loda e punta l’attenzione al paesaggio. Sarà considerata esclusivamente la prima, in quanto con-

tiene la nascita della Luna.

Analisi metrica

La composizione è formata da due strofe libere,

cioè i versi, che non sono inseriti in numero fisso

all’interno di ogni strofa, sono liberi (di lunghezza

variabile) e sciolti (le rime sono sparse). Le strofe

libere furono introdotte da Leopardi, poi si diffuse-

ro sempre più nella poesia moderna.

Parafrasi

In questa poesia è rappresentato uno dei temi pecu-

liari della poetica dannunziana: il panismo, cioè la

completa fusione dell’uomo con la natura e vice-

versa. In questa poesia tale fusione è rappresentata

dalla personificazione della sera, ossia la riduzione

di un momento della giornata a dimensione umana.

Per fare ciò il poeta ricorre all’analogia (es.: la sera

dal viso di perla).

Il poeta si rivolge ad una figura femminile eterea,

non ha cioè nulla di corporeo.

Le mie parole nella sera risuonano come il fruscio

che fanno le foglie del gelso tra le mani di chi le

Gabriele D’Annunzio

Gabriele D’Annunzio nasce a Pescara

nel 1863.

Trascorre la sua vita frenetica nel lusso eccessi-

vo, tra incontri mondani, avventure sentimentali,

imprese eroiche e attività di giornalista. L’amore

per il lusso gli contrae molti debiti, a causa dei

quali deve cambiare più volte luogo di residenza.

Soggiorna anche a Parigi, dove lo raggiunge Pa-

strone per proporgli di scrivere i sottotitoli del

film muto “Cabiria”. Il suo girovagare termina

con l’incontro con Eleonora Duse, con la quale si

stabilisce nel Vittoriale, una famosa villa sul lago

di Garda.

Partecipa attivamente alla prima guerra mondia-

le: lancia su Vienna volantini tricolori e crea lo

“Stato libero e indipendente di Fiume”, occu-

pando la città di Fiume per protestare contro la

mancata rispettanza del patto di Londra. Aderi-

sce al fascismo, ma Mussolini lo tiene lontano

dalla politica attiva.

Muore nel 1938.

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coglie. Il silenzio è tombale, e si riesce a udire il fruscio delle foglie tra le mani di chi si ferma sulla

alta scala appoggiata al fusto che è ancora più scura, in contrasto con la corteccia chiara del fusto.

Intanto, sta giungendo la sera e all’orizzonte si annuncia il chiarore della Luna che sorge; essa sem-

bra stendere un velo di luce su tutta la natura e invita l’uomo e la donna ad abbandonarsi al sogno.

Anche la natura partecipa e si lascia sommergere dal freddo notturno e dalla pace in cui ha sperato

come può sperare una creatura umana.

La lode finale: la sera, illuminata dalla luce lunare, è quasi una creatura perché il suo volto è di per-

le e l’umidità che diventerà rugiada rappresenta il pianto dei suoi occhi.

AALLLL AA LLUU NNAA -- GG II AACCOO MMOO LLEEOO PPAA RR DDII

O grazïosa luna, io mi rammento

che, or volge l’anno, sovra questo colle,

io venia pien d’angoscia a rimirarti:

e tu pendevi allor su quella selva

5 siccome or fai, che tutta la rischiari.

Ma nebuloso e tremulo dal pianto

che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci

il tuo volto apparia, ché travagliosa

era mia vita: ed è, né cangia stile,

10 o mia diletta luna. E pur mi giova

la ricordanza, e il noverar d’etate

del mio dolore. Oh come grato occorre

nel tempo giovanil, quando ancor lungo

la speme e breve ha la memoria il corso,

15 il rimembrar delle passate cose,

ancor che triste, e che l’affanno duri!

“Alla luna”, scritta da Giacomo Leopardi, fa parte dei “piccoli idilli”, composti tra il 1818 e il 1821.

Il termine “idillio” deriva dal greco, e significa letteralmente “piccola visione”, “quadretto”. Nel

mondo classico indicava un componimento breve, talvolta dialogato, di argomento agreste, e più

tardi anche di argomento amoroso.

Leopardi si allaccia a questa tradizione, ma la rinnova profondamente. Definisce così alcune sue po-

esie per sottolineare che prendono spunto da un elemento del paesaggio, sebbene diventino poi, co-

me dice l’autore stesso, “idilli esprimenti situazioni, affezioni, avventure storiche del mio animo”.

Analisi metrica

Anche questa poesia è formata da una strofa libera, perché i versi, che non sono inseriti in numero

fisso all’interno di ogni strofa, sono liberi (di lunghezza variabile) e sciolti (le rime sono sparse). Le

strofe libere furono introdotte da Leopardi, poi si diffusero sempre più nella poesia moderna.

Riassunto

L’idillio “Alla luna” si fonda su uno dei temi che

più frequentemente ricorrono nelle opere leopar-

diane: il ricordo, secondo il poeta fonte inesauri-

bile di poesia e di piacere.

Il componimento si può suddividere in due se-

zioni:

vv. 1-10: la prima parte è occupata dal tema del

ricordo del passato. Il poeta osserva la Luna dal

colle dell’“Infinito”, il monte Tabor. In quell’oc-

casione, la sera dell’anno prima, la contemplava

con il cuore pieno di pianto, a causa dell’ango-

scia che lo opprimeva e che continua a trava-

gliarlo. In particolare, il poeta rievoca l’angoscia

della sua vita, il pianto che annebbiava i suoi oc-

chi, e l’immutabilità della sua condizione. La se-

zione si apre e si chiude con un’invocazione alla

Luna (grazïosa e diletta), un’evidente traccia la-

sciata dalla prima fase del pessimismo leopar-

diano, in cui la natura appare agli occhi del poeta

come una madre benevolo e confortatrice.

Giacomo Leopardi Giacomo Leopardi nasce nel 1798 a Recanati.

Il carattere e le idee di Leopardi rispecchiano per-

fettamente la sua vita: i lunghi periodi di “studi

matti e disperatissimi” (come lui stesso li defini-

sce), gravi malattie (vista aggravata e scoliosi) ed

una famiglia troppo oppressiva e intransigente

contribuiscono ad accentuare il suo pessimismo,

la sua disperazione, la sua depressione e la sua so-

litudine. Il suo pessimismo si comprende dalle sue

poesie, molto tristi, ma soprattutto dall’opinione

che possiede sulla Natura: essa è un meccanismo

freddo e indifferente, che delude ogni speranza e

condanna gli uomini ad un’infelicità che termina

solo con la morte. Il suo grande desiderio di in-

contrare e conoscere i maggiori intellettuali del

tempo è ostacolato dalle rigide regole impostegli

dalla sua famiglia, nobile ma decaduta.

Muore nel 1837 a Napoli, senza aver goduto in vi-

ta di quella gloria che avrebbe meritato.

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vv 10-16: nella seconda parte predomina la riflessione del poeta sulla funzione consolatrice della

rimembranza e sulla dolcezza che essa può scaturire. Essendo egli ancora giovane, il ricordo delle

cose passate gli dà un senso di gioia, sia pure di eventi tristi: è il tempo che sfuma i contorni degli e-

venti e attenua l’intensità del dolore rendendo ogni cosa vaga e indeterminata.

Parafrasi

O graziosa Luna, io mi ricordo che un anno fa, sopra questo colle, io venivo, pieno d’angoscia, ad

ammirarti: e tu, allora, come fai adesso, brillavi stando sospesa su quel bosco e lo rischiaravi tutto.

Ma anche allora ti guardavo piangendo: a causa delle lacrime che mi riempivano gli occhi, il tuo

volto appariva velato e tremante. La mia vita era piena di affanni e travagliata, e continua ad essere

triste, o mia diletta Luna. E tuttavia mi procura diletto il ricordare e il richiamare alla memoria il

mio dolore. Oh come è gradito il ricordo delle cose passate negli anni della giovinezza, quando la

speranza ha dinanzi a sé ancora una lunga serie di anni e breve è invece il passato da ricordare, seb-

bene esse siano tristi e le sofferenze durino ancora facendoci soffrire.

LLEE DDUUEE PPOOEESSIIEE AA CCOO NN FFRROONNTTOO Le due poesie presentano molte differenze e poche somiglianze. Ciò è dovuto in gran parte alla vita

che hanno condotto i due autori.

Leopardi conduce una vita dominata dalla tristezza, a causa delle gravi malattie che lo affliggono e

dell’ambiente in cui cresce. Il suo pessimismo da storico, cioè legato all’uomo, diventa cosmico, in-

sito nella natura e che non risparmia nessun essere umano. Le sue poesie, quindi, sono pervase dalla

tristezza, dal pessimismo, dalla disperazione, dalla depressione, dalla solitudine e dalla malinconia

che caratterizzano la sua vita.

D’Annunzio, invece, conduce una vita ben diversa da quella di Leopardi: frenetica, immersa nel

lusso e coronata da incontri mondani, avventure sentimentali, attività di giornalista ed eroiche im-

prese. È ovvio che nella poesia dannunziana compaia il gusto del bello: la scelta delle parole diven-

ta fondamentale, in modo da creare una certa musicalità e da esaltare il significato della bellezza.

Anche l’affronto del tema presenta diverse differenze.

In “Alla luna”, la Luna evoca il ricordo del dolore provato da Leopardi l’anno prima, evoca in lui e-

mozioni dolorose e tristi.

La poesia “La sera fiesolana” di D’Annunzio, al contrario, dà un’immagine pacificatrice della Luna;

essa annuncia l’arrivo della notte e il silenzio profondissimo domina su tutta la natura. Il poeta attri-

buisce alla sera comportamenti e lineamenti umani.

L’unica affinità presente tra le due poesie è la metrica. Infatti, entrambe utilizzano strofe libere, cioè

i versi, che non sono inseriti in numero fisso all’interno di ogni strofa, sono liberi (di lunghezza va-

riabile) e sciolti (le rime sono sparse).

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1

Ghio Luca Classe III A

Scuola media Francesco Riva di Montemagno Tesina di scienze

LLaa LLuunnaa

L’immensità della volta celeste è costellata da miliardi di stelle; l’elemento meglio visibile, dopo il Sole, è la

Luna. Nelle pagine seguenti si cercherà di esporre le conclusioni cui è giunta l’astronomia, la scienza che

studia l’universo, che fin dalla “notte dei tempi” affascina l’uomo.

GGeenneerraalliittàà La Via Lattea è una delle centinaia di migliaia di galassie presenti nell’universo. Ha una forma a spirale con

numerosi bracci che si avvolgono intorno a un rigonfiamento centrale.

Ogni galassia contiene miliardi di stelle, ammassi di materia allo stato gassoso; la Via Lattea ne comprende

oltre 200 miliardi.

In uno dei suoi bracci vi è il Sole, una stella di grandezza media.

Attorno ad esso, orbitano nove pianeti: Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno,

Plutone. Intorno a molti di questi pianeti ruotano dei satelliti, corpi celesti di dimensioni minori.

Appartengono al Sistema Solare anche le comete, corpi celesti di piccole dimensioni che periodicamente si

avvicinano al Sole, e gli asteroidi, minuscoli pianeti concentrati in massa soprattutto nella “fascia degli aste-

roidi”, tra Marte e Giove.

LLee ccaarraatttteerriissttiicchhee ddeellllaa LLuunnaa L’unico satellite orbitante intorno alla Terra è la Luna.

La sua forma è pressoché sferica, e la sua superficie è molto accidentata: si alternano, infatti, montagne altis-

sime (che si ritiene siano vulcani spenti), che raggiungono anche la quota di 8000 m, vaste zone pianeggianti,

chiamate mari, e numerose conche, ossia le buche generate dall’impatto di meteoriti e i crateri vulcanici.

La sua atmosfera è sfavorevole allo sviluppo di qualsiasi forma vivente: l’atmosfera scarseggia, l’acqua è as-

sente, e la temperatura è caratterizzata da enormi sbalzi tra la superficie non rivolta verso il Sole (-100° C) e

quella rivolta verso di esso (+120° C).

LLaa nnaasscciittaa ddeellllaa LLuunnaa Gli scienziati non hanno ancora saputo formulare una teoria certa che spieghi l’origine della Luna. Esistono

ancora oggi ben tre diverse teorie possibili:

ipotesi della cattura: la Luna si è formata in un luogo lontano dalla Terra. In seguito, quando si è avvici-

nata al nostro pianeta, è stata catturata da esso;

ipotesi del distacco: un ammasso di rocce si è staccato dalla superficie terrestre, inserendosi in orbita ter-

restre. Ciò ha dato origine alla Luna;

ipotesi dell’aggregazione: il materiale di cui è composta oggi la Luna è il risultato dell’aggregazione di

alcuni frammenti di materiale cosmico che orbitavano intorno alla Terra.

II mmoovviimmeennttii ddeellllaa LLuunnaa La Luna compie principalmente tre importanti movimenti:

rotazione: la Luna ruota attorno al proprio asse da Ovest a Est;

rivoluzione: la Luna ruota attorno alla Terra descrivendo un orbita ellittica;

traslazione: la Luna si muove nello spazio assieme alla Terra lungo l’orbita intorno al Sole.

Sia la rotazione sia la rivoluzione durano 27 giorni, 7 ore e 43 minuti, e perciò il nostro satellite naturale pre-

senta sempre la stessa faccia alla Terra. Tale periodo di tempo viene detto “mese sidereo”, ossia il tempo che

occorre alla Luna per riprendere la stessa posizione rispetto alle stelle.

Esiste anche il mese lunare o sinodico, che indica il tempo che occorre alla Luna per riprendere la stessa po-

sizione rispetto alla Terra. Ha una durata maggiore del mese sidereo: 29 giorni, 12 ore e 44 minuti.

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LLee ffaassii lluunnaarrii La Luna assume, rispetto alla Terra e al Sole, posizioni diverse, che la rendono invisibile, interamente visibi-

le o parzialmente visibile dalla Terra. I diversi aspetti con cui la Luna appare nel cielo si chiamano fasi luna-

ri.

Le quattro fasi lunari sono:

1. novilunio o Luna nuova: la Luna è in congiunzione, cioè si trova fra la Terra e il Sole. Sorge il mattino

e tramonta la sera. È invisibile dalla Terra poiché la faccia illuminata è rivolta verso il Sole;

2. primo quarto: la Luna è in quadratura, cioè le linee immaginarie che congiungono il Sole, la Terra e la

Luna formano un angolo di 90°. Sorge a mezzogiorno e tramonta a mezzanotte. La parte illuminata corri-

sponde a un quarto dell’intera superficie lunare, quindi è visibile solo per metà dalla Terra;

3. plenilunio o Luna piena: la Luna è in opposizione, cioè la Terra si trova fra la Luna e il Sole. Sorge la

sera e tramonta il mattino. È totalmente visibile poiché la faccia illuminata dal Sole è rivolta verso la Terra;

4. ultimo quarto: la Luna è nuovamente in quadratura. Sorge a mezzanotte e tramonta a mezzogiorno. La

parte illuminata corrisponde a un quarto dell’intera superficie lunare, quindi è visibile solo per metà dalla

Terra.

Dal novilunio al plenilunio la Luna è detta crescente perché aumenta gradualmente la superficie visibile, vi-

ceversa dal plenilunio al novilunio è detta calante perché diminuisce gradualmente la superficie visibile.

Le fasi lunari influenzano soprattutto l’agricoltura e la collocazione della Pasqua cristiana; quest’ultima vie-

ne fissata nella prima domenica dopo il plenilunio che segna l’equinozio di primavera, tra il 22 Marzo e il 25

Aprile.

LLee mmaarreeee Le maree sono movimenti ritmici e periodici e consistono nell’alternarsi di un sollevamento (alta marea o

flusso) e di un abbassamento (bassa marea o riflusso) dell’acqua del mare. Ogni giorno si alternano due

flussi e due riflussi; ognuno dura circa sei ore.

Questi movimenti dell’acqua del mare sono causati dall’azione di attrazione della Luna e del Sole sulle ac-

que marine. La Luna esercita una forza di attrazione più che doppia rispetto a quella del Sole perché, sebbene

essa sia più piccola, è più vicina al nostro pianeta. Il Sole, invece, può indebolire il fenomeno (marea stanca),

quando non è allineato alla Luna, e può rafforzarlo (marea viva) quando è allineato alla Luna.

La Luna esercita la sua forza di attrazione anche sulle acque del luogo diametralmente opposto, grazie alla

forza centrifuga prodotta dal moto di rivoluzione della Terra attorno al Sole.

L’ampiezza delle maree, ossia la differenza tra il livello dell’alta marea e di quello della bassa marea, varia

da luogo a luogo: nel Mediterraneo raggiunge le decine di centimetri, negli oceani i 3 metri, e nei golfi e ne-

gli stretti anche i 15-18 metri.

LLee eecclliissssii Quando la Terra, la Luna e il Sole sono allineati, e in particolare quando la Terra si interpone tra la Luna e il

Sole, si verifica un oscuramento della faccia della Luna rivolta verso la Terra, detto eclissi lunare. È un

evento abbastanza raro: può verificarsi al massimo due volte all’anno.

In pratica, la Terra, inserendosi nello spazio tra il Sole e la Luna, è un ostacolo alla luce solare, e crea un co-

no d’ombra. Quando la Luna, nel suo moto di rivoluzione, raggiunge il cono d’ombra, diventa invisibile nel

cielo, perché non più illuminata dal Sole.

Le eclissi, che possono durare anche 1 ora e 40 minuti, sono sempre riconoscibili dalla Terra, perché avven-

gono durante la fase di plenilunio.

Occorre precisare che questo fenomeno si verifica solo con l’allineamento perfetto fra i tre corpi celesti: du-

rante la Luna piena o durante la Luna nuova, succede spesso che la Luna non sia perfettamente nella posizio-

ne opposta a quella del Sole, perché il piano dell’orbita lunare è inclinato di 5° rispetto a quello dell’orbita

terrestre.

Esistono anche le eclissi solari. Hanno luogo a causa dell’oscuramento del disco solare da parte della Luna,

che si interpone tra il Sole e la Terra. L’eclissi solare può essere totale per i punti della Terra che si trovano

nel cono d’ombra proiettato dalla Luna, parziale per i punti che sono in penombra, e anulare, quando si ve-

de il disco lunare proiettato sul Sole. La durata di un’eclissi solare è al massimo di 7 minuti e 40 secondi.

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TESINA DI EDUCAZIONE ARTISTICA

ANNO SCOLASTICO 2004-2005

ESAME DI LICENZA MEDIA

Luca Ghio

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È morto lo scorso 10 Marzo, in quella Torino in cui era nato 67 anni fa, un importante esponente della

Pop Art: Aldo Mondino. Un infarto l'ha strappato alla sua vitalità, alla sua voglia di vivere e di ri-

mettersi continuamente in gioco. Ripercorriamo insieme le maggiori tappe della sua vita e osserviamo

dal punto di vista artistico alcune sue opere.

LLLaaa PPPoooppp AAArrrttt Gli anni ’60 furono caratterizzati da un miglioramento globale dell’economia e da un progressivo aumento di benessere, in relazione alla ripresa della produzione industriale. Ciò provocò un impor-tante aumento dei consumi, eccessivo rispetto alle reali necessità dell’uomo. Alcuni artisti, che si sentivano circondati da oggetti banali che valevano solo per l’aspetto commer-ciale, recuperarono i prodotti dell’industria e gli oggetti di uso quotidiano e li riproposero come ope-re d’arte, con un chiaro intento dissacratorio. In questo modo, invitavano a riflettere sulla società dei consumi e sulla diffusione dei mezzi di comunicazione di massa. È la Pop Art. Il termine “Pop Art” (abbreviazione dell’espressione inglese “popular culture” o “popular art”) fu co-niato dal critico Alloway negli anni ’50 per indicare l’insieme delle esperienze figurative ispirate allo universo tecnologico e alla cultura popolare urbana. La Pop Art ricicla tutto ciò in una pittura che rifà in maniera fredda ed imper-sonale le immagini proposte dai mass-media. Si va dalle bandiere americane di Jasper Johns alle bottiglie di Coca Cola di Warhol, dai fumetti di Lichten-stein alle locandine cinematografiche di Rosenquist. I quadri di Warhol, per esempio, ripetono l’ossessiva immagine di una bottiglia di Coca Cola, testi-moniando come nella società contemporanea i mass media rendano l’oggetto più importante dei valori spirituali e interiori. Molti critici considerano la Pop Art come una specie di nuovo dadaismo. Se ciò può apparire in parte plausibile, diverso è il fine a cui giunge la Pop Art. In essa, infatti, è assente qualsiasi intento dissacratorio, ironico o di denuncia. Questa corrente si è diffusa soprattutto in USA e in Inghilterra; ricordiamo gli artisti Andy Warhol e Roy Lichtenstein. Non esiste un vero e proprio corrispettivo della Pop Art in Italia; tuttavia Mario Schifano, Mimmo Rotella, Valerio Adami e, non meno importante anche Aldo Mondino si sono accostati alla nuova corrente.

AAAllldddooo MMMooonnndddiiinnnooo (((111999333999 --- 222000000555)))::: lllaaa vvviiitttaaa Aldo Mondino nasce nel 1939 a Torino. La sua carriera artistica inizia a Parigi, dove si trasferisce nel ’59. Qui fre-quenta diverse scuole (è allievo all’Ecole du Louvre, frequenta per due anni lo atelier di William Heyter, studia mosaico con Severini), e compone le sue prime opere, chiaramente influenzate dal dadaismo e dal surrealismo. Al suo rientro in Italia, qualche anno dopo, convince Gian Enzo Sperone, di-rettore della galleria il Punto e uno dei più importanti galleristi italiani, ad alle-stire una mostra delle sue opere. Ha inoltre stretti contatti con gli esponenti dell’Arte Povera, con i quali espone in alcune occasioni nelle stesse gallerie.

A metà degli anni Sessanta, rappresenta a Roma “Mamma, Agnelli e Porcòdio”, che viene seque-strato, mentre il pittore viene condannato a pagare una multa per blasfemia. Si interessa alle macchine veloci, alle stoffe e ai sarti, ama le donne e i liquori. La sua voglia di co-noscere sempre qualcosa di nuovo lo spinge a viaggiare molto. Quando non è in giro per il mondo, però, si rifugia a Casazze, vicino ad Altavilla Monferrato, dove possiede una casa e un ampio ate-lier: qui lavora e intrattiene i sempre numerosi ospiti, tra cui molti giovani artisti. Negli ultimi anni della sua vita è costretto a rallentare i suoi ritmi a causa di alcune operazioni ai polmoni e al cuore. Aldo Mondino muore a Torino il 10 Marzo 2005.

Andy Warhol, Green

Coca-Cola bottles

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AAAllldddooo MMMooonnndddiiinnnooo::: llleee ooopppeeerrreee

La breve carriera artistica di Aldo Mondino (47 anni) trascorre attraverso varie fasi:

in un primo tempo, realizza composizioni ispirate all’Arte Povera, giocando con elementi di uso quotidiano, dallo zucchero al cioccolato, dai tappeti al pesce, dai giochi alle selle da cavallo. L’in-fluenza da parte dei poveristi è testimoniata da due opere: si tratta della rappresentazione di una “gara di nuoto” di aringhe affumicate e di una sorta di torrione, composto da centinaia di barre di torrone d'Alba;

a metà degli anni Settanta, torna alla pittura, ispirandosi a grandi correnti come l’espressioni-smo e il cubismo;

a partire dal 1985, inizia il ciclo dedicato ai viaggi: Marocco, Turchia, India, Spagna e Oriente sono i temi principali di cui si occupa. In particolare, riguardo alla Spagna punta maggiormente l’at-tenzione sulle corride, mentre sul tema orientale privilegia personaggi della vita araba, ma anche rabbini, ortodossi, sultani turchi e danze di Dervisci, senza tralasciare personaggi più comuni come i mercanti dei bazar;

negli ultimi anni della sua vita, si dedica alla scultura. In questo periodo realizza “La mamma di Boccioni”, dove il seno di una donna è costituito da due grosse bocce;

la sua insaziabile curiosità spinge infine Mondino a provare tecniche e materiali particolari, co-me il bricolage e la ceramica, che interpreta anche come elemento di decoro di quadri.

Aldo Mondino, Palestina, 2004, cioccolatini su tavola

"Jongleur" o "Autoritratto", 2004, bronzo e vetro

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candidato: LLUUCCAA GGHHIIOO

tesina di: MMUUSSIICCAA

anno scolastico: 22000044 -- 22000055

esame di: LLIICCEENNZZAA MMEEDDIIAA

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I Beatles nascono a Liverpool, in Inghilterra, e danno il via al diffondersi della musica inglese nel mondo. Rappresentano la più famosa rock band di tutti i secoli che ha condizionato mode, costumi e comportamenti non solo negli anni '60, ma anche negli anni successivi. La loro carriera discografica dura solamente sette anni, dal 1963 al 1970, ma il gruppo incide moltissime canzoni.

—— II LL MMOOVVIIMMEENNTTOO BB EEAATT ——

Negli anni Sessanta, il panorama della musica leggera è scosso da un nuovo movimento, nato in In-

ghilterra, per sostituire il rock, che aveva perso in parte il suo ruolo di musica anticonformista: il

movimento beat. I musicisti beat mettono in discussione i valori della società borghese, e propon-

gono una serie di atteggiamenti provocatori: portano i capelli lunghi, vivono in comunità, sono paci-

fisti e anti-razzisti, si interessano alle religioni orientali. Come il rock, il beat ama i ritmi afro-a-

mericani e le melodie di carattere popolare. La musica beat accentua l‟uso di strumenti elettrici e

la componente scenica e spettacolare della musica. In genere, i musicisti che aderiscono a tale mo-

vimento formano dei complessi, come i Rolling Stones e i Beatles.

—— II BB EEAATTLL EESS ——

“Beatles” è il nome di un complesso nato negli anni ‟60, formato da quattro musicisti: John Lennon,

Paul McCartney, George Harrison, Ringo Starr. La loro musica, che mescola caratteri del rhythm

and blues, del rock e di altre musiche popolari britanniche, si basa sull‟elemento melodico, e non su

quello ritmico, della canzone.

A metà degli anni „50, John Winston Lennon fonda nel liceo di Liverpool i Querry

Men, un gruppo di ragazzi che suonano il rock and roll di gran moda in quegli anni.

Nel 1957 si aggiunge il chitarrista James “Paul” McCartney e, poco dopo, George

Harrison, un terzo chitarrista amico di McCartney.

Si susseguono nel gruppo altri artisti e i Beatles acquistano sempre maggior fa-

ma, fino a quando nel 1961, la popolarità raggiunta dai Beatles a Liverpool spinge

un gestore di un negozio di dischi a diventare loro manager, e procura loro un

provino per la casa discografica Decca e successivamente un contratto. Ringo Starr diventa il nuo-

vo batterista, e i Beatles incidono il loro primo 45 giri, dal titolo “Love Me Do” (lato B: “I Love

You”); entrambi portano la firma Lennon-McCartney, che così inaugurano la lunga serie di canzoni

di successo scritte da loro per il gruppo.

Nel „63, “schizzano” in testa alla hit parade inglese con il disco “Please Please Me”. Questo brano li

impone come i nuovi fenomeni della musica giovanile, grazie alla loro musica orecchiabile, alle loro

voci e alle loro chitarre. È nel 1964 che viene scritta la bellissima “Yesterday”.

Nel 1964 anche in America scoppia la “Beatlemania”, con effetti perfino più esaltanti di quelli regi-

strati in patria. Ai loro concerti, organizzati anche in Italia, le urla del pubblico sono talmente as-

sordanti da coprire totalmente il suono degli strumenti provenienti dagli amplificatori. Nel 1965, a

Buckingham Palace, la regina Elisabetta riconosce loro il titolo di baronetti (ciò suscita scalpore, e

molti anziani che possiedono questo titolo lo restituiscono in segno di protesta).

Nel „66, i loro temi romantici lasciano il posto a quelli psichedelici; cambia anche il loro aspetto, dai

capelli a caschetto del primo periodo passano a barbe incolte e

lunghe chiome, vestiti sgargianti e atteggiamenti eccentrici.

Nell‟estate di quell‟anno John Lennon durante una conferenza

stampa, con la frase “Siamo più famosi di Gesù Cristo” suscita un

vespaio di polemiche e manifestazioni anti-Beatles con tanto di

rogo dei loro dischi. Per l‟ultima volta, si esibiscono in un‟arena

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gremita di fan a San Francisco e decidono di concentrarsi maggiormente nel lavoro in studio disco-

grafico.

In seguito, si ritirano in meditazione in India presso un guru. Nel „67 muore il loro manager, rom-

pendo così l‟equilibrio all‟interno del gruppo. Nel „68, infatti, l‟album “The Beatles” evidenzia la per-

dita dell‟unione del gruppo, in quanto rappresenta il frutto del lavoro dei singoli componenti, e non

più di un gruppo unito. Nonostante tutti i problemi del gruppo, nel „68 viene prodotto il singolo

“Hey Jude”, che diventa la canzone più popolare della formazione.

Nel „69, McCartney insiste affinché i Beatles tornino a suonare e cantare dal vivo; un album viene

presentato sul tetto della sede della Apple di Londra, con telecamere a riprendere l‟evento. L‟esi-

bizione viene interrotta dalla polizia perché il traffico sottostante va completamente in tilt. È l‟ul-

timo spettacolo del gruppo.

Nel frattempo, viene pubblicato nel „69 il film la cui colonna sonora è “Yellow Submarine”. I Beatles

provano nelle loro ultime canzoni innovative tecniche di registrazione in studio, come far suonare

un pezzo registrato a velocità doppia o al contrario, e suonano alcuni strumenti particolari, come il

sitar indiano.

Nel 1970, quando McCartney annuncia alla stampa di aver lasciato i Beatles, in realtà il gruppo non

esiste più da diversi mesi. Tuttavia la notizia ha un effetto shock sull‟opinione pubblica, ancora

ignara dei problemi interni del gruppo. Quando esce “Let It Be”, ormai i Beatles sono alle prese con

problemi legali.

Ogni speranza di rivedere riuniti i Beatles svanisce definitivamente l‟8 dicembre 1980, quando

John Lennon viene assassinato a New York da un fan psicopatico.

—— YYEESSTTEERRDDAAYY ——

Tra le canzoni che i Beatles hanno composto, quella che mi è piaciuta di più è “Yesterday”. Pubbli-

cata nel 1963 nell‟album “Help”, è firmata John Lennon e Paul McCartney.

Uno degli elementi più originali di questo brano è il largo uso degli archi, tradizionalmente esclusi

dai complessi beat.

La struttura di Yesterday è molto semplice: si alternano liberamente nell‟intero brano il tema A e

il tema B, in modo da creare la seguente sequenza: A - A - B - A - B - A. La canzone si conclude con

una brevissima coda in cui il cantante ripete a bocca chiusa la parte finale del tema A.

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Ghio Luca Classe III A

Scuola media Francesco Riva di Montemagno Tesina di musica

GGllii ssttrruummeennttii aa ffiiaattoo Gli strumenti musicali si possono classificare in diverse categorie secondo il materiale che viene messo in vibrazione per produrre il suono. Nelle pagine seguenti si descriverà la categoria degli strumenti a fiato, e in particolare si presenteranno le caratteristiche di uno di essi: il clarinetto.

—— GG LL II SSTTRRUUMMEENNTTII AA FF IIAATTOO ——

Il termine “aerofono” indica uno strumento musicale in cui l’aria viene messa direttamente in vi-

brazione. I principali aerofoni sono gli strumenti a fiato.

Se si considera il materiale utilizzato per la costruzione, la categoria degli strumenti a fiato

può essere a sua volta suddivisa in due sottocategorie:

Legn

i

flauto dol-

ce (o diritto) flauto traverso

oboe

clarinetto

fa-

gotto

Ott

oni

tromba corno

trombone

tuba

Il sassofono appartiene a entrambi le famiglie: esteriormente assomiglia a un ottone (per il

materiale con cui è realizzato), mentre tenendo conto del modo in cui viene prodotto il suono

è parente dei legni, in quanto è dotato di un’ancia semplice.

Se si considera invece il modo con cui viene prodotto il suono, possiamo allora distinguere gli

strumenti a fiato in strumenti a: becco imboccatura naturale ancia semplice

flauto diritto o dolce flauto traverso clarinetto sassofono

ancia doppia bocchino bocchino con ancia semplice

oboe fagotto tromba tuba

clarinetto sassofono corno trombone

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—— II LL CC LLAARR IINNEETTTTOO ——

Il clarinetto (inventato verso la fine del Settecento, e usato

in orchestra come solista, in piccoli gruppi da camera e, nel

Novecento, nella musica jazz) rientra nella categoria di legni,

cioè quegli strumenti che producono il suono grazie all’aria

che l’esecutore emette soffiando nello strumento. Esistono

diversi tipi di clarinetto: il clarinetto piccolo in Mib (partico-

larmente agile e brillante), il clarinetto in Do (anch’esso piut-

tosto brillante, molto usato nelle bande), il clarinetto in Sib

(usato soprattutto in orchestra), il clarinetto in La e il clari-

netto basso in Fa (a forma di pipa, produce un suono scuro e misterioso).

L’ancia, definita ancia semplice per contraddistinguerla dall’ancia doppia dell’oboe e del fagotto, è

una sottile linguetta di legno applicata ad un becco (il bocchino) che vibra per produrre il suono.

Sono molto utili le chiavi, che servono per modificare l’intonazione dello strumento e produrre le

varie note; si tratta di un sistema di leve congegnato per raggiungere i fori che, data la lontananza

dalle mani, non possono essere chiusi direttamente dalle dita.

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TT EE SS II NN AA DD II

EE DD UU CC AA ZZ II OO NN EE FF II SS II CC AA

3^ media A

Anno scolastico 2004-2005

Esame di licenza media

LUCA GHIO

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Tradotto letteralmente “palla a base”, il baseball è, dal 1839, lo sport più praticato negli Stati Uniti.

Cenni storici Le origini del baseball sembrano vadano cercate in Gran Bretagna dove, nel Settecento, si praticava un gioco chiamato rounders, feeder o anche baseball. Alcuni affermano che il baseball sia l’evoluzione del

cricket, importato dai coloni inglesi nel Nuovo Mondo. Secondo le conclusioni di una commissione no-minata negli Stati Uniti nel 1908, il baseball moderno nacque nel 1839 a Cooperstown (New York),

quando Doubleday tracciò un campo da gioco e fissò le prime regole fondamentali. Il 19 Giugno 1846,

le squadre del Knickerbockers e del New York Nine giocarono la prima partita ufficiale. Si deve al Knic-kerbockers Club, il primo club di baseball fondato nel 1845, la codificazione ufficiale del gioco con la

preparazione di un regolamento tecnico (1846). I primi professionisti comparvero nel 1868, quando a

Cincinnati fu costituita la prima squadra composta da giocatori retribuiti. Le due più importanti leghe americane di baseball sono la National League (1876) e la l’American League (1882); le altre leghe

minori, circa sessanta, sono controllate dalla National Association of Professional Leagues. La versione

italiana di esse si chiama Federazione Italiana Baseball Softball (F.I.B.S.) con sede a Roma.

Il campo da gioco e l’equipaggiamento dei giocatori Il campo da gioco è costituito da:

1. il campo interno, o diamante: ha la forma di un quadrato, delimitato dalle linee di faul, ossia le linee che congiungono le quattro basi. Proce-

dendo in senso antiorario sul bordo del diamante, si trovano la prima, la

seconda, la terza e la quarta base (quest’ultima è anche chiamata casa base o piatto). Al centro del diamante è posta la pedana del lanciatore.

Presso la quarta base, sono situate le posizioni del battitore e, dietro di

lui, il ricevitore. Non mancano i quattro arbitri, disposti dietro il ricevitore per verificare la correttezza dell’azione;

2. il campo esterno, o prato: è il terreno all’esterno del quadrato di

gioco. Qui si dispongono, seguendo uno schema ben preciso, quattro giocatori: l’esterno sinistro, l’esterno centro, l’esterno destro e, gene-

ralmente tra la seconda e la terza base, l’interbase.

Tutti i giocatori indossano un equipaggiamento di protezione: una pet-torina e una maschera. Il bastone del battitore è di legno duro e privo

di qualsiasi rinforzo metallico; misura 106 cm, con diametro massimo

di 6,98 cm. La pallina (diametro 8 cm ca., peso 145 g) è formata da un avvolgimento di filo attorno a un nocciolo di sughero o gomma a

sua volta ricoperto da due strisce di pelle bianca di cavallo cucite tra loro. I guantoni sono di pelle.

avanza oltre il limite del campo.

Ripresa: (inning) quando ognuna delle due squadre ha effettuato un turno in difesa e uno in attacco, si conclude una r.

Campo interno o diamante: il terreno delimitato dalle quattro basi.

Campo esterno o prato: il terreno esterno al quadrato di gioco.

Base: si trovano agli estremi del prato. Ognuna delle quattro b. ospita un ricevitore. La partita inizia nella quarta b., o

casa b.

Casa base o quarta base: il luogo di partenza per il corridore.

Glossario Ricevitore: (catcher) difende la casa base e

prende le palline non intercettate dal battitore.

Battitore: (batter) intercetta la palla lanciata dal

lanciatore.

Lanciatore: (pitcher) lancia la palla e tenta di

fare strike.

Corridore: (runner) il battitore, dopo aver in-

viato la pallina in campo, corre verso la prima

base, diventando c.

Strike: la pallina, lanciata dal lanciatore, passa

attraverso lo spazio compreso tra le spalle e le

ginocchia del battitore.

Arbitro: posto dietro il ricevitore, controlla la

validità dei lanci e delle battute. L’incontro è

diretto da quattro a., uno per base.

Fuori campo: la pallina colpita dal battitore

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Regole del gioco Ognuna delle due squadre è composta da 9 giocatori, tutti vestiti con un

equipaggiamento di protezione. La squadra in difesa si dispone secondo lo

schema riportato nella pagina precedente: un lanciatore sulla pedana, quattro ricevitori in ogni base e altri quattro nel campo esterno. La squadra avversa-

ria, invece, manda in campo un giocatore alla volta, il battitore. Il battitore

tiene in mano una mazza, pronto a colpire la palla lanciata dal lanciatore. È il lanciatore a possedere la palla all’inizio del gioco. Dalla sua pedana,

si rivolge verso la casa base e lancia una pallina contro il battitore, nello spazio tra le ascelle e il ginocchio di quest’ultimo. Il battitore tenta di

colpire con la sua mazza la pallina, mentre il ricevitore si appresta a

prendere la palla al volo con le mani. Il battitore intercetta il tiro con la mazza e rinvia la palla in campo:

se la battuta è valida, il battitore getta immediatamente il bastone e corre verso la prima base,

diventando corridore. Intanto, tutti i ricevitori vanno a prendere la palla e, prima che il corridore

raggiunga la prima base, la portano a quest’ultima, oppure toccano il corridore con essa in mano.

­ Se il corridore arriva prima dei ricevitori, conquista la prima base e, valutando il tempo a di-sposizione, decide se conquistare anche la seconda base.

­ Se la palla giunge prima del corridore, o se quest’ultimo viene toccato con la palla da un av-

versario, il corridore viene eliminato. una battuta valida tanto potente da inviare la palla oltre il limite del campo (fuori campo) per-

mette a tutti i giocatori d’attacco nelle basi di segnare un punto.

quando, secondo l’arbitro, la palla viene intercettata in modo scorretto, la battuta non è valida e il battitore viene eliminato.

Se il battitore non intercetta il tiro, significa che il lanciatore ha fatto strike, cioè la pallina ha attra-versato lo spazio compreso tra le spalle e le ginocchia del battitore. Agisce perciò il ricevitore: po-

sto dietro al battitore, cerca di prendere al volo la pallina, in modo da eliminare il battitore.

Il lancio viene considerato non valido dall’arbitro quando il ricevitore ostacola il battitore, il lanciato-re fa delle finte o il battitore viene colpito.

Quando tre battitori della squadra in attacco sono stati eliminati, si procede all’inversione delle posi-

zioni: la squadra in attacco, quindi, va in difesa, e viceversa. Quando ognuna delle due squadre ha completato il suo turno, si chiude una ripresa. La partita termina dopo nove riprese, e vince la squadra

che ha totalizzato più punti. In caso di pareggio, si prosegue a oltranza, fino a quando una delle due squadre passa in vantaggio.

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Ghio Luca Classe III A

Scuola media Francesco Riva di Montemagno

La struttura della materia

Per materia s’intende tutto ciò che occupa spazio ed esiste sotto forma di corpo solido, liquido o

aeriforme (gassoso).

Ogni corpo o sostanza è costituito da un’infinità di piccole particelle invisibili ai nostri occhi, gli a-

tomi.

Le sostanze formate da atomi dello stesso tipo costituiscono gli elementi chimici, come il ferro, il

sodio, l’idrogeno.

Le sostanze formate da atomi di tipo diverso, cioè non tutti uguali tra loro, costituiscono i composti

chimici, come l’acqua, il sale da cucina, l’acido solforico.

Per esempio l’acqua (formula chimica H2O) è composta da due atomi di idrogeno (H) e uno di ossi-

geno (O); il sale da cucina o cloruro di sodio (formula chimica NaCl) da un atomo di sodio (Na) e

uno di cloro (Cl).

L’aggregato di due o più atomi si chiama molecola; per esempio l’acqua esiste come molecola (e

non come atomo) ed è l’unione di due atomi di idrogeno con un atomo di ossigeno, come del resto

indica la sua formula chimica H2O.

Ogni atomo è formato da una parte centrale detta nucleo (a sua volta composto dai protoni e dai

neutroni) e dagli elettroni, che ruotano intorno al nucleo su orbite ellittiche:

l’elettrone è una particella con carica elettrica negativa;

il protone ha la stessa carica elettrica dell’elettrone ma di segno contrario, cioè positiva;

il neutrone è una particella priva di carica elettrica (non è cioè né positivo né negativo).

Pertanto, poiché nell’atomo il numero di elettroni presenti uguaglia quello dei protoni, la carica

complessiva dell’atomo risulta nulla e si dice appunto che l’atomo è elettricamente neutro.

Il protone e il neutrone hanno circa la stessa massa, mentre l’elettrone, particella leggerissima, pos-

siede una massa circa 2000 volte inferiore a quella del protone.

Gli elettroni nell’atomo sono in continuo movimento intorno al nucleo e sono ad esso legati dalla

forza di attrazione che esiste tra cariche positive e cariche negative.

L’atomo di un elemento chimico è responsabile delle caratteristiche e delle proprietà di quell’ele-

mento; in particolare, i vari elementi presenti in natura si distinguono per il numero di protoni, e

quindi di elettroni, che formano l’atomo di ciascun elemento.

Il numero di protoni all’interno del nucleo di un atomo è chiamato numero atomico di quell’atomo

e si indica solitamente con Z: è 1, perché l’idrogeno ha un solo protone (e un solo elettrone); il nu-

mero atomico del rame è 29 perché il rame ha 29 protoni (e 29 elettroni).

Come abbiamo già detto, gli elettroni ruotano attorno al nucleo su orbite situate a distanze diverse; è

naturale, quindi, che la forza di attrazione tra protoni ed elettroni, che lega questi ultimi al nucleo,

sia tanto più grande quanto più gli elettroni si muovono su orbite vicine al nucleo. Gli elettroni che

si trovano verso la periferia dell’atomo, cioè quelli più lontani dal nucleo, sono ad esso meno legati,

tanto da poter essere «acquistati» o «ceduti»; per questa loro caratteristica vengono anche chiamati

elettroni liberi.

Alcuni atomi hanno la proprietà di acquistare elettroni, altri di cederli:

quando un atomo acquista un elettrone si carica negativamente perché acquista una carica nega-

tiva e si chiama ione negativo;

quando invece cede un elettrone perde una carica negativa, «lasciando sul posto» una carica po-

sitiva: l’atomo complessivamente si carica positivamente e si chiama ione positivo.

Gli atomi che tendono a cedere elettroni sono quelli dei metalli, come il rame, l’alluminio, l’oro.

I materiali che possiedono elettroni «liberi», come i metalli, sono buoni conduttori di elettricità; gli

elettroni «liberi», infatti, essendo debolmente legati al nucleo, si spostano all’interno del metallo

dando origine alla corrente elettrica.

Ecco allora spiegata l’origine dei fenomeni elettrici: essi si manifestano come effetto di forze che

agiscono tra cariche elettriche, ferme o in movimento, presenti nella materia.

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Ci sono atomi di uguale numero atomico e uguali proprietà chimiche, ma caratterizzati da un nume-

ro diverso di neutroni: questi atomi vengono chiamati isòtopi. Gli isotopi di un elemento hanno

perciò un diverso numero di massa (dato dalla somma di neutroni e protoni).

Quando si vuol indicare il nome di un isotopo si fa seguire al nome dell’elemento il suo numero di

massa; è un isotopo, ad esempio, l’uranio 238; l’uranio è l’elemento chimico e il numero 238 è il

suo numero di massa, dato dalla somma di 92 protoni e di 146 neutroni.

Fanno eccezione a questa regola gli isotopi dell’idrogeno (deuterio e trizio) che hanno un proprio

nome, diverso dall’elemento base.

L’uranio L’uranio è un metallo bianco argenteo, non molto diffuso: si ricava soprattutto dall’uranite e dalla

pechblenda.

L’uranio naturale è costituito per lo 0,7% dall’isotopo 235 (uranio con numero di massa 235; il su-

o nucleo è composto da 92 protoni e 143 neutroni) e per il 99,3% dall’isotopo 238 (uranio con nu-

mero di massa 238; il suo nucleo è costituito da 92 protoni e 146 neutroni).

L’uranio 235 ha 3 neutroni in meno rispetto all’uranio 238, e il suo nucleo risulta instabile. Si parla

anche di materiale «fissile», cioè scindibile per fissione: se viene bombardato da un neutrone, il suo

nucleo si spacca in due parti, liberando una notevole quantità di energia.

L’uranio 238, invece, ha un nucleo più stabile e quando viene colpito da un neutrone non si spacca,

ma lo assorbe, trasformandosi in un elemento chimico artificiale chiamato plutonio. Il plutonio è

fissile e quindi utilizzabile come combustibile in un particolare tipo di reattori denominati «veloci»

o «auto-fertilizzanti» (così si chiamano gli impianti nei quali avviene la fissione nucleare controlla-

ta), proprio perché, partendo dall’uranio 238, sono in grado di generare nuovo combustibile nuclea-

re, il plutonio, nel momento stesso in cui producono energia.

Per le sue caratteristiche, quindi, l’uranio si presta per essere impiegato come combustibile nei reat-

tori nucleari.

I minerali di uranio appena estratti vengono frantumati e sottoposti ad alcuni trattamenti (ad esem-

pio a quello di purificazione); successivamente subiscono un processo di arricchimento, che consi-

ste nell’aumentare la concentrazione di uranio 235 (presente nell’uranio naturale, come si è visto,

solo nella percentuale dello 0,7%). Infine, il combustibile viene inviato, sotto forma di barre, alle

centrali nucleari.

Alcuni reattori usano barre di uranio naturale; altri barre di uranio arricchito; altri ancora barre di u-

ranio e plutonio; altri barre di torio 232 (altro combustibile nucleare) e uranio molto arricchito.

La fissione nucleare Ma come si produce l’energia nucleare?

Il procedimento impiegato su vasta scala e ampliamente collaudato a livello industriale è quello del-

la fissione (o scissione) nucleare.

Si tratta di un processo fisico che consiste nel dividere in due parti il nucleo di un materiale fissile;

come si è detto, l’elemento fissile per eccellenza è l’uranio 235.

La fissione avviene «bombardando» i nuclei di uranio con neutroni emessi da una sorgente artificia-

le.

Quando un neutrone colpisce il nucleo di uranio, questo si spacca in due parti, emettendo un certo

numero di neutroni e sviluppando contemporaneamente una grande quantità di energia che si mani-

festa sotto forma di calore. I neutroni vanno poi a colpire altri nuclei e anche questi si dividono in

due parti, emettendo altri neutroni e sviluppando nuova energia; si innesca cioè una reazione a ca-

tena che, una volta iniziata, è capace di autoalimentarsi nell’arco di tutto il processo.

Su questo processo si basa il funzionamento dei reattori nucleari, che, come vedremo più avanti, so-

no impianti nei quali si produce energia sfruttando una reazione controllata di fissione nucleare a

catena.

Bibliografia: Roberto Caldesi, Tecnologia e futuro, vol. B, ed. Le Monnier

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