SPECIE: ETÀ: LOCALITÀ - terraiblea.it · l'antico letto del Necker, a Mauer (località a 10 Km....

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HOMO HEIDELBERGENSIS SPECIE: Homo heidelbergensis ETÀ: da 650.000 a 250.000 anni fa LOCALITÀ: China, Europa, Africa orientale e Sudafrica

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HOMO HEIDELBERGENSIS

SPECIE:

Homo

heidelbergensis

ETÀ: da 650.000 a

250.000 anni fa

LOCALITÀ: China,

Europa, Africa

orientale e Sudafrica

INDICE

FOSSILI RITROVATI

COSA RAPPRESENTA L’H. HEIDELBERGENSIS NELLA SCALA EVOLUTIVA?

MORFOLOGIA

COMPORTAMENTO SOCIALE

CACCIATORE SOFISTICATO

LINGUAGGIO

FOSSILI RITROVATI.

Uno dei più antichi rinvenimenti di resti umani, appartenenti a questa specie, é

costituito da una mandibola rinvenuta in una cava di sabbia fluviale, costituente

l'antico letto del Necker, a Mauer (località a 10 Km. da Heidelberg, Germania). La

mandibola fu trovata

dal Schoetenseck (21 Ottobre

1907) in uno strato che ha

dato una fauna pleistocenica

molto arcaica: tutti ritengono

che il fossile appartenga a un

pleistocéne molto antico,

molto probabilmente il

Mindel-Rissel. Il reperto é

costituito da un'unica

mandibola

completa di

tutti i denti,

di cui però i premolari di sinistra e i due primi molari dello stesso

lato hanno perduto la corona. Questa robusta mandibola fu presto

nota come la mascella Mauer. Otto Schötensack (1908), fece una

descrizione formale del campione e arrivò alla conclusione che lo

scheletro doveva

appartenere ad una

specie distinta da

quelle

precedentemente

noti e lo chiamò

"uomo Heidelberg" .

L'età esatta della

mascella Mauer è

sconosciuta, ma si

pensa possa aggirarsi

fra 400.000 e

700.000 anni.

FILMATO 1

ALTRI RITROVAMENTI.

Sono stati ritrovati, in diverse parti del

mondo, molti altri reperti fossili riconducibili

alla specie dell’H. heidelbergensis, fra i più

importanti: Bodo (Ethiopia), Kabwe (Zambia),

Ndutu (Tanzania), Petralona (Greece), Arago

(France), Ceprano, Dmanisi, Dali (China), La

Pineta (Isernia). Qualche cenno sui nomi

grassettati:

Ceprano.

Questo cranio (con capacità cranica di

1.180/1.200 cc) è tra i più antichi crani fossili

umani conosciuti in Europa. Non esistono

datazioni assolute per questo cranio: le

datazioni relative, basate sul quadro geo-

stratigrafico e paleontologico regionale, lo

collocano tra 0,9 e 0,8 Ma. Recenti analisi

magneto-stratigrafiche sui sedimenti lacustri

e fluviali recuperati in carotaggi effettuati nel

luogo di ritrovamento del reperto hanno però fornito una datazione relativa diversa.

Secondo questi studi infatti il livello stratigrafico contenente il reperto stesso ha

un’età compresa tra 0,5 Ma e 0,35 Ma. Alcuni scienziati pensano che sia una specie di

unico, chiamato Homo cepranensis. Il reperto venne scoperto il 13 narzo 1994

dall’archeologo Italo Biddittu.

Dmanisi.

È una cittadina ed un sito archeologico situato in una regione della Georgia, circa

93 km a sud-ovest della capitale nazionale Tbilisi, nella valle del fiume Mashavera.

Petralona.

Kabwe.

Il cranio, ritrovato nel 1921 da un minatore svizzero,

Tom Zwiglaar, in una miniera di ferro e zinco a Broken

Hill nell'allora Rhodesia del Nord. La località

attualmente viene chiamata Kabwe e si trova nello

Zambia. Il cranio intermedio tra quello dell' Homo

sapiens e quello dell' Homo neanderthalensis, presenta

un viso largo con un grande naso e arcate sopracciliari

imponenti. L'individuo deve essere morto o per

un’infezione dentale o per un’infezione dell'orecchio. Al

cranio è stata assegnata un'età compresa tra 125.000 e 300.000 anni.

Atapuerca.

La denominazione di Homo heildelbergensis è stata promossa, con altri, da Eudald

Carbonell dell'Università di Tarragona dopo aver considerato dei fossili rinvenuti nel

1992 in strati della grotta Gran Dolina di Atapuerca (Spagna), e dei reperti litici

ritrovati nel 1994 nella stessa grotta, che per la loro semplicità di fattura non

potevano essere attrubuiti all'Homo sapiens. La denominazione obbedisce però solo ad

un accorpamento astratto. Infatti nella realtà esiste un mix di forme tra primitivo e

avanzato ben difficile da includere in un'unica denominazione.

Diversi paleontologi peraltro attribuiscono i fossili di Atapuerca alla specie H.

antecessor, considerata diretta antenata dell’ H. heidelbergensis (vissuto nelle stesse

aree circa 200.000 anni dopo).

La Pineta (Isernia)

La scoperta di un dente nel sito di Isernia La Pineta (Molise), datato a circa 580mila

anni, è ad oggi il reperto umano più antico in Italia. Misura sette millimetri ed è

spuntato fuori dopo il paziente lavoro di setaccio che hanno eseguito gli archeologi di

Ferrara. E’ un incisivo superiore di bambino appartenente alla specie dell’homo

heidelbergensis, una specie umana che viene prima del Neandertal e dell’homo sapiens.

La scoperta, fatta nel 2014, è stata pubblicata sulla rivista americana internazionale

Plos One. Ma gli scavi nel sito molisano sono partiti molto prima, nel 1979.

FINE

EUROPA AFRICA

ASIA

COSA RAPPRESENTA L’H. HEIDELBERGENSIS NELLA SCALA EVOLUTIVA?

Riguardo alla classificazione, la comunità scientifica non pare abbia ancora assunto

posizioni unanimi sullo status dell’Homo heidelbergensis, come tipo distinto di ominide.

Molti ricercatori affermano che heidelbergensis è semplicemente un nome imposto ad

alcuni tipi di fossili e che lo stesso dovrebbe essere considerato come un esemplare di

transizione, un misto di "Homo erectus in ritardo" o "Homo sapiens arcaico."

Secondo altri i resti di Atapuerca rappresentano il primo tentativo da parte di Homo

heidelbergensis di uscire

dall'Africa, dove si hanno prove

della sua presenza già 600.000 anni

fa, e che quindi colonizzando

l'Europa avrebbe fatto da

progenitore a Homo

neanderthalensis, mentre in Africa

Cranio dell'Homo heidelbergensis

rinvenuto ad Atapuerca

si evolveva Homo sapiens e in Asia Homo

ergaster, di cui potrebbe essere il discendente.

Altri studiosi lo ritengono il discendente, una

specie più evoluta, dell’Homo antecessor, una

specie comparsa 200 mila anni prima, diretta

discendente di Homo ergaster.

Secondo altri autori le differenze tra reperti africani e asiatici sono espressione di una varietà geografica di una medesima specie.

Ad ogni modo se un tempo si riunivano molti fossili asiatici, africani ed europei in una

sola specie “l’erectus”; oggi prevale la tendenza di attribuire questi fossili a tre specie

distinte di Homo: ergaster, heidelbergensis ed erectus.

La tavola che segue mette evidenzia le caratteristiche dell’H. heidelbergensis nei

confronti dell’erectus, del sapiens e del neanderthal

In sintesi l’H. heidelbergensis era meno evoluto rispetto al Neanderthal, ma aveva

caratteri più evoluti dell’Homo ergaster, ma non ancora attribuibili ai sapiens.

Comunque sia, H. heidelbergensis discende sicuramente da H. ergaster, che ha avuto

origine in Africa.

FINE

MORFOLOGIA.

Homo heidelbergensis visse in Europa tra i 600mila e i 250mila anni fa, aveva una

calotta cranica più allargata, con una capacità cranica di circa 1100–1400 cm³, non

lontana dal valore di circa 1350 cm³ tipico per l'uomo moderno; questa differenza,

assieme al comportamento e all'utilizzo di strumenti più avanzati, hanno spinto gli

studiosi ad assegnarlo ad una specie diversa.

Confronto fra i crani

dell’heidelbergensis,

erectus,

neanderthalensis, e

sapiens.

Le caratteristiche

generali dell'Homo

heidelbergensis, sono:

torus

sovraorbitario più

piccolo di quello di

Erectus;

la fronte meno

sfuggente;

l'angolo della

faccia è più verticale

sia di Erectus che di

Ergaster.

Questa specie rispetto ai suoi parenti più stretti aveva in alcuni casi delle grandi

dimensioni, fino a 190 cm di altezza per gli uomini e di 170 per le donne e una

corporatura più massiccia e muscolosa di ogni altro ominide appartenente al genere

Homo. Addirittura secondo il

professor Lee R. Berger

dell'Università di

Witwatersrand, numerose ossa

fossili risalenti a circa 500-

300.000 anni fa, ritrovate sulla

costa sud africana, indicano

che alcune popolazioni di Homo

heidelbergensis erano "giganti"

con dimensioni medie di circa

213 cm di altezza.

Ad ogni modo per i maschi si ha

un peso medio di 62 kg. per

un'altezza media di circa 1,70

m.; per le femmine si ha un

peso medio di 51 kg. per

un'altezza di circa 1,60 m.

FINE

COMPORTAMENTO SOCIALE.

Per quanto riguarda il comportamento sociale, Homo heidelbergensis potrebbe essere

stata la prima specie di seppellire i loro morti, sulla

base di 28 scheletri trovati a Atapuerca, in

Spagna. Nella grotta di Sima de los Huesos è stato

ritrovato uno spesso deposito di ossa frantumate a

causa della caduta nella cavità.

Il fatto che questi resti umani siano tutti di

adolescenti o giovani adulti, ha portato i

ricercatori ad ipotizzare che dovevano

essere vittime sacrificali, volutamente

lanciati nell'abisso.

Ci sono prove che H. heidelbergensis era in grado di controllare il fuoco. Attorno al

fuoco si radunavano

le famiglie o gruppi

sociali per

condividere il cibo,

per stare al caldo e

per allontanare i

predatori.

L’H. heidelbergensis

probabilmente ha

approfittato di rifugi

naturali, ma questa

specie è stato anche

il primo a costruire

semplici rifugi

(abitazioni in legno e pietra). La prova di questo viene dal sito di Terra Amata, in

Francia. Questi rifugi hanno una forma ovale, con 25 metri di lunghezza e 20 di

larghezza. All'interno del rifugio, sono stati ritrovati i resti di cenere. FINE

CACCIATORE SOFISTICATO.

L’Homo heidelbergensis era un cacciatore sofisticato e che utilizzava oltre alle lance

di legno anche strumenti di pietra simili a quelle usate da Homo erectus (bifacciali

acheuleano).

FILMATO 2

H. heidelbergensis è

stato anche il primo

cacciatore di

selvaggina di grandi

dimensioni; resti di

animali selvatici come

cervi, cavalli, elefanti,

ippopotami, rinoceronti

e con segni di

macellazione sulle loro

ossa sono state trovate

insieme a siti con fossili

H. heidelbergensis.

La prova di questo viene

anche da lance di legno

trovati nel sito di

Schöningen, in

Germania, che sono

stati trovate insieme a

strumenti di pietra e

resti di più di 10 cavalli.

FINE

LINGUAGGIO.

La morfologia dell'orecchio esterno depone per una sensibilità uditiva simile a quella

degli esseri umani moderni e maggiormente complessa di quella dei suoi parenti più

stretti: Homo heidelbergensis poteva infatti distinguere molti suoni diversi.

Numerose analisi approfondite dei

denti suggeriscono che fossero in

grado di produrre suoni in quantità

rilevante. Questo "gigante" è

riconosciuto da molti come il primo

ominide in grado di produrre suoni

complessi facilitando in questo

modo la trasmissione di esperienze

e la formazione di culture che,

sebbene ancora primitive, erano

molto più sofisticate di quelle

incontrate fino a quel momento.

Anche gli studi condotti nel 2001

sul cranio completo di

Atapuerca, insieme ai resti di

altri trenta individui, attestano

la possibilità che questi ominidi

potessero parlare, sebbene a

livelli molto elementari. Infatti

l'apparato vocale trovato nei

resti fossili per quanto risulti

essere meno sviluppato rispetto a Homo sapiens è sicuramente più complesso rispetto

a quello degli scimpanzé. Sicuramente la capacità di cacciare in gruppo deve per forza

di cose aver sviluppato una forma di linguaggio strutturato in semplici comandi utili

per portare a buon fine la caccia.

FINE