Speciale Vinitaly cronachedigusto.it

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L’Italia del vino A bbiamo capovol- to l’Italia. L’Italia, quella del vino, ci piace vederla al contra- rio. Dove il Sud diventa Nord. Abbiamo chiesto a Valentina Console che cura la grafica di questo giornale di capovolgere l’Italia. L’effetto è strano e un po’ fa girare gli occhi. Però ci piace vedere l’Italia così. Senza offesa per nessu- no, ma se è vero che il Nord del nostro Paese nell’immaginario colletti- vo è migliore perché svi- luppato, creativo, produt- tivo, allora pensiamo che enologicamente parlan- do il Sud può primeggia- re sia per l'aspetto pro- duttivo che per quello della varietà e della sto- ria, tanto per fare alcuni esempi. E vorremmo che una volta tanto abbia la stessa considerazione che ha il Nord del nostro Paese. Non è un discorso politico, per carità. E’ un divertissement, la voglia di provocare, di stimolare il dibattito attorno al vino, di sostenere che sul piano produttivo (mette- te Sicilia e Puglia insie- me, ad esempio) o su quello - tanto di moda - della biodiversità (Sicilia e Campania non hanno rivali) il Sud non ha nien- te di meno. segue a pagina 2 Supplemento al numero 212 del 7.4.2011 di www.cronachedigusto.it giornale on line di enogastronomia Direttore Fabrizio Carrera L’Irvv: “Puntiamo in alto” Sicilia isola tecnologica Il ministro: rilanceremo i consumi Viaggio tra le cantine emergenti Quelle 23 etichette da non perdere Territori Calabria alla riscossa 4 7 15-17 PAGINA PAGINA PAGINE 6 14 24 PAGINA PAGINA PAGINE Le aziende tornano al Vinitaly con la voglia di mettersi alle spalle la crisi. L’assessore all’Agricoltura della Sicilia chiede ai produttori di fare sistema, quello della Campania li esorta a impiegare i fondi Ue E gli esperti invitano a scommettere sul Sud PAGINE 2-3 Il Belpaese capovolto di Fabrizio Carrera

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Il numero cartaceo che distribuiremo al Vinitaly

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L’Italia del vino

Abbiamo capovol-to l’Italia. L’Italia,quella del vino, ci

piace vederla al contra-rio. Dove il Sud diventaNord. Abbiamo chiesto aValentina Console checura la grafica di questogiornale di capovolgerel’Italia. L’effetto è strano e un po’fa girare gli occhi. Però cipiace vedere l’Italia così. Senza offesa per nessu-no, ma se è vero che ilNord del nostro Paesenell’immaginario colletti-vo è migliore perché svi-luppato, creativo, produt-tivo, allora pensiamo cheenologicamente parlan-do il Sud può primeggia-re sia per l'aspetto pro-

duttivo che per quellodella varietà e della sto-ria, tanto per fare alcuniesempi. E vorremmo cheuna volta tanto abbia lastessa considerazioneche ha il Nord del nostroPaese. Non è un discorsopolitico, per carità. E’ undivertissement, la vogliadi provocare, di stimolareil dibattito attorno alvino, di sostenere che sulpiano produttivo (mette-te Sicilia e Puglia insie-me, ad esempio) o suquello - tanto di moda -della biodiversità (Siciliae Campania non hannorivali) il Sud non ha nien-te di meno.

segue a pagina 2

Supplemento al numero 212 del 7.4.2011 di www.cronachedigusto.it giornale on line di enogastronomia Direttore Fabrizio Carrera

L’Irvv:“Puntiamoin alto”

Sicilia isola tecnologica

Il ministro:rilanceremo i consumi

Viaggio trale cantineemergenti

Quelle 23etichette danon perdere

TerritoriCalabriaalla riscossa

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Le aziende tornano al Vinitaly con la voglia di mettersi alle spalle lacrisi. L’assessore all’Agricoltura della Sicilia chiede ai produttori difare sistema, quello della Campania li esorta a impiegare i fondi UeE gli esperti invitano a scommettere sul Sud

PAGINE 2-3

Il Belpaese capovoltodi Fabrizio Carrera

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L’Italia del vino capovolta dove il Suddiventa Nord fa sorridere ElioD’Antrassi, assessore siciliano

all’Agricoltura. Guarda la bozza della primapagina di Cronache di Gusto mentre èseduto di buon mattino nel suo ufficiolungo il trafficatissimo viale RegioneSiciliana a Palermo. Poi attacca: «Quest’Italia capovolta mi favenire in mente due concetti. Il primo: laSicilia è uno spaccato rappresentativodelle problematiche agricole di tuttaItalia».E l’altro?«La Sicilia ha la capacità di maturare unproprio modello di sviluppo. Ripeto, rap-presenta lo spaccato di un'Italia agricolache soffre però di una mancata integrazio-ne delle risorse disponibili e di un gap tec-nologico enorme. E quando parlo di Italiami riferisco soprattutto all’Italia dallaCampania in giù. O in su se guardo lavostra prima pagina".Come ne usciamo?"Paradossalmente noi siamo avvantaggiati. Perché la Sicilia ha la pos-sibilità di avere un suo modello di sviluppo anche aiutati dalla posi-zione geografica e da una visione che per forza di cose dovrà essereagromediterranea".Il vino è già una testa d'ariete nel sistema agroalimentare?"Sì, decisamente. I miei amici francesi dicono che la Sicilia, per quan-to riguarda il vino, è una zona d’eccellenza. La nostra regione ha unaproduzione di vino naturale che non ha bisogno di nessun tipo diadattamento".Allora per certi aspetti il Sud diventa Nord?"Certo, il Sud diventa Nord. Ma oggi il problema tra Sud e Nord si

manifesta nella mancanza di unmodello di sviluppo che il Nord pos-siede già e noi no perché siamo arimorchio di suggestioni e di pro-grammi che non sono nostri".E allora?"Fare una sintesi tutta nostra cherappresenti una proiezione di unpiano di sviluppo per i prossimi 50anni, attrezzarci da un punto di vistadella tecnologia e della ricerca. Esoprattutto fare sistema e mettereinsieme competenze per cercare disviluppare queste capacità che nonriusciamo ancora ad esprimere".Siamo come lo studente intelli-gente che però a scuola rendepoco?"Esattamente. Troppo distratti, indi-vidualisti. Poco inclini all'uso delletecnologie e dell'innovazione. Sipensi a coinvolgere di più il mondouniversitario, ad esempio. Ecreare un circuito di competenze".

E poi?"E poi soprattutto i siciliani dovrebbero uscire da casa ogni mattina eripetersi di continuo la frase: ‘Io mi fido di te’. Già sarebbe un primopasso importante".Il ruolo della Regione?"La politica sia quella dell’amministrazione pubblica, sia della politicain senso lato, dovrebbe essere proprio quella di favorire il lavoroinsieme dei siciliani, i quali dovrebbero trovare una dimensione perlavorare facendo sistema. E sarebbe la vera rivoluzione che però por-terebbe sviluppo e ricchezza durature. E allora l’Italia si capovolge-rebbe del tutto". F C.

2 supplemento al numero 212 del 7.4.2011

“Più fiducia tra i siciliani”L’assessore all’Agricoltura D’Antrassi: “Il mondo agricolo soffre ma la posizione geografica può aiutarci purchè si faccia sistema e ci sia meno diffidenza tra noi stessi”

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Con un’Italia capovolta, secondo lui, regionicome la sua Campania o la Sicilia starebbe-ro meglio. Le risorse ci sono, il territorio fa lasua parte. Dunque, sorride e dice che la pro-vocazione che Cronache di Gusto lancia inquesto numero speciale è un’idea “intelli-gente”. L’assessore all’Agricoltura dellaRegione Campania è d’accordo sulle poten-zialità enologiche del Sud, che potrebberecitare la parte del Nord nel mondo delvino. E come non credere ad un uomo cheper 35 anni ha timbrato il cartellino allaColdiretti. Vito Amendolara è assessore da pochi mesi,ma nella sua valigia per Verona ci sono giàtanti buoni propositi e certezze. “Quest’anno arriviamo al Vinitaly con unagrande voglia e con la determinazione direcuperare il terreno perso in questi anni”.Si spieghi meglio…“In questa edizione portiamo sedici impre-se in più dello scorso anno. E già questo è

un dato che testimonia la voglia di rilanciar-si. Il nostro sarà uno dei padiglioni col mag-gior numero di realtà vitivinicole, quest’an-no toccheremo quota 200”.Come stanno le aziende campane?“La crisi c’è ancora, è inutile negarlo. Masono convinto che difficoltà del generevadano affrontate senza troppo vittimismo.Un atteggiamento di sconfitta non èammissibile. Dunque alla crisi si rispondecon la riflessione”.Da dove ripartire?“Da quel che è stato fatto in passato: in diecianni in Campania abbiamo cambiato ilMondo”.Come state sostenendo il settore in que-sto momento di crisi?“Stiamo guidando le aziende nel mondodei fondi comunitari. Ci sono dei bandi chea breve verranno riaperti e che coinvolgonotutto il sistema agroalimentare. In ballo cisono 450 milioni di euro. Ecco, questa è una

delle strade da seguire, forse la principale,per il rilancio dell’economia in un momentodi grande difficoltà”.E se capovolgessimo davvero l’Italia?“Forse ci aiuterebbe a stare meglio. E abbia-mo anche dimostrato di essere all’altezza. Infondo, nel mondo del vino il Sud nel recen-te passato ha avuto un ruolo da protagoni-sta. Lo possiamo dimostrare in termini di

qualità del prodotto e nelle capacità dellaclasse imprenditoriale che è riuscita a farepassi da gigante”.Cosa si aspetta da questo Vinitaly?“Grande energia e voglia di recuperare. Noistiamo facendo la nostra parte con alcuneiniziative e workshop che puntano alla pro-mozione della qualità dei nostri prodotti”.

Gaetano La Mantia

Amendolara: “Crisi? Basta fare le vittime”

L’assessore all’Agricoltura in Campania: “È il momento di rimboccarsi le mani per rilanciare il settore. La strada da seguire? I fondi Ue. Stiamo riaprendo i bandi. Sono occasioni da non perdere”

L’assessore Vito Amendolara

Il Belpaesecapovolto

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SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

Anzi può tenere testa al Nord tuttointero che ha territori e vini fantasticicon grandi capacità di fare sistema, dicomunicare e commercializzare. Noi vogliamo dare un’opportunità alMezzogiorno perché possa giocare lesue carte. E forse è il tempo che le gio-chi tutte. E allora dire che se parliamo di vino ilSud Italia è il vero Nord d’Italia serveanche da stimolo ai produttori, unmodo per smettere di essere piagnonie, nel peggiore dei casi, autolesionisti. E magari avere lo scatto d’orgoglionecessario per guardare avanti conottimismo. Da Napoli a Reggio Calabria, da Bari aPalermo, da Marsala all’Irpinia, dalVulture all’Etna. Territori, identità,vigne. Il nostro Sud, la nostra Italia delvino.

Fabrizio [email protected]

Elio D’Antrassi, assessore all’Agricoltura in Sicilia

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3supplemento al numero 212 del 7.4.2011

Quello del vino italiano è un campio-nato alla rovescia, dove per unavolta le squadre del Sud, Sicilia e

Puglia in particolare, ma anche Campania,Basilicata e Calabria, battono le regioni delNord?«Io penso che il Sud Italia e la Sicilia soprat-tutto possano competere per la coppa delmondo del vino, perché nel campionato ita-liano, sebbene in ex aequo, si trovano già intesta». Raccoglie così la provocazione di Cronachedi Gusto Giorgio Calabre-se, nutrizionista,presidente dell’Onav (Organizzazionenazionale assaggiatori di vino). «Nei prossi-mi dieci anni tutto l’Oriente berrà più vinoitaliano e del Sud di quello che beviamonoi, per questo occorre competere per ilcampionato mondiale. In Italia la Sicilia è apari merito con regioni come Piemonte, èinvece il Centro a trovarsi in difficoltà». PerMario Fregoni, ordinario di Viticolturaall’Università Cattolica di Piacenza, «sicura-mente il Sud ha potenzialità più grandi dialtre aree italiane. Ma il discorso va vistoanche analizzando i consumi (e il Sud con-suma poco) e l’organizzazione commercia-le e il Nord in questo caso batte il Sud, per-ché quest’ultimo non si è ancora dato unastrategia comune per la commercializzazio-ne del vino nonostante Paesi stranieri comeRussia, Biellorussia, Ucraina, Cina, HongKong e Brasile lo apprezzino moltissimo».Eppure Calabrese sottolinea la capacitàstrategica dell’Isola: «A me piace molto lafunzione dell’Istituto regionale della vite e

del vino perché ha capacità di gestione delsettore e appoggia gli imprenditori».Non condivide l’idea di dividere l’Italia delvino in migliore o peggiore Franco MariaRicci, curatore della guida Bibenda eresponsabile Ais Roma: «L’Italia del vino èbella perché è diversa. Fra l’altro ciò che hasuccesso contemporaneamente presentaanche risvolti della medaglia più problema-tici: per esempio ci sono degli ottimi Nerod’Avola, ma anche dei Nero d’Avola che sitrovano a 90 centesimi al supermercato». Il vino meridionale sta dando spunti diriflessione interessanti secondo GiancarloGariglio, curatore della guida Slow Wine, «inparticolare alcune realtà campane e l’Etnain Sicilia. Il vino Piemontese ha fatto la sto-ria, ma al momento non ha grandi novità dapresentare a differenza dei vini del Sud. Fral’altro, per esempio, la Sicilia ha un campio-nario enorme di varietà vinicole e un rap-porto qualità prezzo del tutto particolare.Per non parlare di produzioni come il

Marsala che sono uniche». Un Meridione dalla grande crescita quelloche descrive la giornalista del Corriere dellaSera, Marisa Fumagalli: «In tutto il Sud, masoprattutto in Sicilia si è riusciti a tirare fuoridelle potenzialità fino a dieci anni fa com-pletamente inespresse e nascoste. I vini sici-liani, poi, hanno una solarità che li rendeunici, ecco perché grandi aziende del Nordcome Zonin e Marzotto hanno investito inquesta terra». Mentre per Davide Paolini, del Sole 24 Ore,la capacità del Sud è stata quella di «correrepiù veloce del Nord in questi ultimi anni.Questo non vuol dire che il gap sia statorecuperato in maniera completa. La Sicilia,grazie a 10-15 grandi condottieri è uscitadal guado, ma non vedo più grandi marginidi miglioramento. Vedo invece con buoneprospettive di miglioramento la Puglia, laBasilicata e la Calabria. La Campania è cre-sciuta come la Sicilia, ma si nota di meno. Ingenerale il Sud si è accorto che contribuiva

troppo alla qualità del Nord è ha capito chequesta qualità la poteva fare in proprio».E il futuro di queste regioni vitivinicolecome sarà? «Io vedo il capovolgimentodell’Italia solo nel futuro e non ancora nelpresente - dice Attilio Scienza, ordinario diViticoltura all’Università di Milano - Il Nordle sue cartucce le ha già sparate, mentreSicilia e Puglia in particolare hanno ancoratanto da dire. Ma è anche vero che in questedue regioni la superficie vitata è diminuitapericolosamente in questi ultimi anni».Fregoni scommette nell’esportazioneanche se «manca – dice – un vino spuman-te trainante. Servirebbe qualcosa di simile alprosecco, anche se la morbidezza dei vinimeridionali ha sicuramente molto fascino.Inoltre, occorre puntare molto sul turismorendendo partecipi e consapevoli i visitato-ri». Per Gariglio bisogna evitare che «le real-tà più interessanti vengano rovinate dalbusiness eccessivo che vive sui grandinumeri». Salvo Butera

Gli esperti commentano la provocazione di Cronache di Gusto. Per molti il Mezzogiornoè una realtà su cui scommettere. “Ma da Napoli in giù si beve troppo poco vino”

Ecco dove il Sud è vincente

Attilio ScienzaDavide PaoliniGiogio Calabrese

Padiglione 7 Stand D11

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4 supplemento al numero 212 del 7.4.2011

a crisi non è finita ma aVerona ci sarà grande entu-siasmo”. Le aspettative diLucio Mastroberardino per il

suo primo Vinitaly da presidentedell’Unione Italiana Vini sono chiare.Buona parte dei produttori sono ancorain difficoltà, ma quest’anno è più lecitosperare in una ripresa, perché l’export èin crescita e perché dopo quattro annidi crisi ci si attende una svolta.Insomma, è arrivato il momento di rim-boccarsi le maniche e impegnarsi nellaripresa economica. Enologo di Avellino,con un ruolo attivo nel mondo del vino,nell’azienda di famiglia Terredora,Mastroberardino prova a conciliare l’ot-timismo di chi vede un mondo nuovooltre il muro e la preoccupazione di chiteme che non tutti abbiano la forza discavalcarlo. Come dire, l’ultimo ostacoloè vicino, ma bisogna trovare l’energia

per superarlo.Insomma, la crisi c’è ancora e permolti è ancora forte…“Direi che è presto per cantare vittoria –commenta –, ma è anche vero che l’ex-port ha ripreso a tirare, e le aziendemeglio strutturate e che in passato van-tavano una rete commerciale efficace,stanno ripartendo. Ma il rovescio dellamedaglia è fatto da quelle aziende chenon avevano una struttura simile e chequindi sono ancora nel baratro”. Cosa fare, dunque, per superare defi-nitivamente i momenti bui?“I produttori devono adeguarsi a unmercato nuovo e soprattutto avvicinar-si ai consumatori, che adesso sonomolto più consapevoli. Il produttore divino non deve dimenticare, soprattuttoin questo momento, che è importantefar conoscere le proprie bottiglie, fareopera di promozione”.

Detto più semplicemente, forse biso-gnerebbe puntare di più sul marke-ting…“Sì, soprattutto al Sud, dove il processodi riqualificazione delle aziende è parti-to più tardi rispetto al Nord. Oggi ilmercato è cambiato e c’è bisogno dispiegare al consumatore cosa c’è dietrouna bottiglia. Per farlo bisogna investiredi più sia in risorse umane che econo-miche. E nonostante le difficoltà nonbisogna demordere, ma essere tenaci”. Come agire?“Attraverso un processo di formazionedel consumatore. In particolare verso ivini del Sud. Basta con lo stereotipo cheil vino del Sud deve essere eccellente ecostare poco. La qualità ha un suo prez-zo e il consumatore deve saperla rico-noscere”.Che Vinitaly sarà?“Entusiasmante. Ed era ora dopo quat-

tro anni di crisi terribile. Sarà il Vinitalydei buoni propositi, dei segnali di ripre-sa suggeriti dall’export, della speranzain un giorno migliore. Ovviamente ilresto dovrà farlo la capacità imprendi-toriale degli uomini del vino”. Il ruolo di Unione Italiana Vini?“Siamo al fianco dei produttori, sia perrappresentarli che per offrire serviziqualificati di competenze e conoscen-za. Mi riferisco in particolare alla pro-mozione dei vini italiani nei mercatiinternazionali. Ci occupiamo di educa-zione e formazione al vino italiano inPaesi come Cina, India, Russia, Svezia eFinlandia, un lavoro oscuro, una formadi marketing che parte dalle fondamen-ta. È un lavoro molto istituzionale, ma difatto educhiamo i buyer del futuro.Quelli che un giorno dovranno portareil nostro vino all’estero”.

Gaetano La Mantia

La parola d’ordine è “fare sistema”. Inutilegirarci intorno: insieme si combatte meglioe si vince più facilmente. L’analisi arriva daFedervini, dal presidente dell’associazioneche dal 1917 riunisce imprenditori nei diffe-renti comparti delle bevande alcoliche. Luiè Lamberto Vallarino Gancia ed ha uno diquei cognomi che evocano vino, bollicine,spumante. Ma anche gloriose campagnetelevisive, probabilmente le prime in Italia,che hanno portato i prodotti della cantinadi Asti ad associarsi a nomi come quello diAlberto Sordi (nel 1957), Fred Bongusto (nel1973), Mario Soldati, Walter Chiari.Vino e crisi economica. Come siamo messi?“Il 2010 ha recuperato un po’ le perdite del2009. Il vino ha tenuto e ora rilevo una certatendenza a bere meno, anche se meglio. Il‘fuori casa’ aumenta, si beve più al ristoran-te. Così anche la grande distribuzione stacorrendo ai ripari”.In un’intervista ha detto che "non si puòvivere di solo export". È una affermazio-ne forte, soprattutto quando da molteparti le esportazioni vengono considera-te un’importante valvola di sfogo.“Voleva essere uno sprone. In ogni caso leesportazioni sono importanti ma ci sonodegli spazi vuoti anche nei mercati interni.Quello italiano è importante”.

Lavorare in che modo?“Fare sistema, per vincere”.A proposito di export, lei in questomomento si trova in Cina...“Sto portando avanti una promozione delleIgt europee. Una spedizione di una trentinadi rappresentanti del mondo agroalimenta-re italiano”.Come viene visto da quelle parti il vinoitaliano?“Il nostro vino ha un’immagine ancora ‘ver-gine’. In Estremo Oriente i vini di qualitàsono ancora soprattto quelli francesi”.Torniamo all’economia. Come sta resi-stendo il mondo del vino?“Si punta molto sulla qualità e sull’Ocm perpresentarsi fuori Europa al meglio, comeuna squadra compatta”.Lei vive nel nord Italia ma, come presi-dente di Federvini, rappresenta tutte leregioni. Il principio di un’Italia a duevelocità vale anche per il vino?“No. Ci sono regioni come Sicilia, Puglia,Campania che portano avanti un ottimolavoro. Esiste ancora l’Italia del Barbera, delLambrusco o del Chianti che la fanno dapadrone ma insieme ci sono altri prodotti diqualità che vengono fuori”.Nessuna differenza fra i produttori meri-dionali e quelli settentrionali?

“Direi di no. Alcuni dei grossi hanno anchedeciso di investire su regioni lontante daquelle di residenza, creando un ‘sistemamisto’ molto favorevole. Ribadisco: l’impor-tante è fare squadra”.La vostra famiglia fa spot in tv da mezzosecolo ma nel marketing in Italia si inve-ste sempre poco. O no?“Di certo esiste una polverizzazione dei pro-duttori. Il massimo del marketing per molti èancora far venire gente in cantina, l’alterna-tiva è il produttore che gira il mondo. Invececi sono tanti bandi che promuovono lacomunicazione, la stimolano, danno risorse”.Ci dice un vino che le piacerebbe bere inquesto momento?“Uno spumante Alta Langa. Stiamo lavoran-do per dargli credibilità. Comincerei propriocon questo”. Marco Volpe

Il presidente dell’Unione Italiana Vini: “È vero, la crisi non è finita, ma dopo 4 annidi difficoltà è forte la speranza di venirnefuori. L’export cresce, c’è più ottimismo”

“Sarà il Vinitalydella svolta”

Gancia: solo uniti si va avantiIl presidente di Federvini: “E’ necessario affrontare il mercato facendosquadra. Marketing? Per molti conta ancora far venire gente in cantina”

Editoriale De Gustibus Italia

Supplemento al numero 212 del 07.04.2011www.cronachedigusto.it

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Noventa Padovana (Pd)

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Numero chiuso in redazione il 31/03/2011

Il presidente dell’Uiv Lucio Mastroberardino

Lamberto Vallarino Gancia

“L

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5supplemento al numero 212 del 7.4.2011

iena fruizione del patrimo-nio enologico della RegioneSiciliana attraverso i piùavanzati prodotti informati-

vi ed informatici”. Con queste parole il direttore generaledell’Istituto Regionale della Vite e delVino, Dario Cartabellotta, sintetizza lapresenza della Sicilia alla 45esima edi-zione del Vinitaly. Una presenza chequest’anno sarà nel nome dell’innova-zione tecnologica grazie all’accordo tral’Irvv e l’università di Palermo. Obiettivi? Creare un’immagine ed unapercezione qualitativa dei vini sicilianipiù forte nella loro appartenenza terri-toriale e con più opportunità commer-ciali rese possibili grazie alla diffusionepiù veloce ed immediata delle informa-zioni aziendali. Come dire: la tecnologiaviene a dare una mano alle imprese."Anche in questa edizione del Vinitaly -sottolinea Cartabellotta - a ragione delsuccesso riscosso lo scorso anno e delle

opportunità di finanziamento pubblicointervenute, sarà riproposta la suddivi-sione dell'Isola in 17 territori: dall'Etna,quest'anno presente con 20 aziende, altrapanese, passando per la Sicilia cen-trale ed alle isole minori. La principalenovità, invece, sarà il sistema integratodi connessione e informazione”.Ciò significa che ogni visitatore potrà

muoversi nel padiglione consultandomappe virtuali e ricevere informazioniin tempo reale sulle cantine e sui territo-ri di appartenenza. Basterà essere inpossesso di un i-pad, i-phone, smar-tphone. Video in 3d e scatti fotografici gli faran-no ‘respirare’ un po’ della Sicilia e veder-ne le sue peculiarità territoriali. “La fieradi Verona rappresenta l’ultimo anello diun lavoro ben fatto durante tutto l’arcodell’anno, - afferma il presidente dell’I-stituto regionale della Vite e del vino,Leonardo Agueci - per questo motivodobbiamo puntare in alto”. E aggiunge:

“Non a tutte le fiere bisogna andare, maci sono alcuni appuntamenti a cui nonsi può mancare, una di queste è ilVinitaly. I primi due giorni della manife-stazione saranno infatti dedicati agliincontri tra imprenditori e buyer”. Sarà con il ‘Taste & Buy Sicily’, formulagià sperimentata positivamente lo scor-so anno, che si apriranno il 7 e l’8 aprileuna serie di numerosi eventi nel padi-glione Sicilia dove troveranno postocirca duecento aziende. Il 9 aprile ci saràinvece la presentazione del Disciplinaredi produzione del nuovo Marchio diQualità sul Nero d’Avola e la presenta-zione del premio giornalistico, voluto epatrocinato dall’Irvv, “Sicilia TerraMediterranea - Territori, persone e vinidi Sicilia”. Ultimo appuntamento con l’incontrotra donne del mondo dell’arte e donnedel mondo del vino dal titolo “Bacconelle cantine di Venere”.

Sandra Pizzurro

Il presidente dell’Irvv Agueci:“E’ stato fatto un ottimo lavoro” Il direttore Cartabellotta:“Grande spazio alle tecnologie”

“Puntiamoin alto”

Il presidente dell’Irvv Leonardo Agueci

Il vicepresidente dell’Irvv Giancarlo Conte

“P

Mondo virtualecon l’università

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Video e scatti fotografici da una parte, mappe virtuali etotem informatici dall’altra. Tutto questo è il frutto del pro-tocollo d’intesa tra l’Irvv e l’Università di Palermo, ovvero didue dipartimenti, quello di Ingegneria industriale e quellodi Informatica che fusi insieme sono diventatiDipartimento Ingegneria Chimica Gestionale Informaticae Meccanica. Il Vinitaly sarà dunque il primo banco di provadi questa collaborazione resa possibile dai fondi del PON. “Una grande opportunità - afferma Carmelo Sunseri deldipartimento di Ingegneria Industriale - per la nostra real-tà nata proprio con questo intento, ovvero quello di essereda supporto e traino negli ambienti produttivi”. È attraver-so il ‘Master in tecniche di realtà virtuale’, coordinato daAntonio Mancuso, che sono state realizzate le immagini in3D e le foto che nel padiglione Sicilia a Verona guiderannoil visitatore alla scoperta dei vari territori del vino. “Lo scopo- spiega Mancuso - è quello di portare il 3D e la stereosco-pia nel mondo aziendale, dove è ancora poco presente. Lanostra attività rientra in quella della comunicazione”. Lapromozione è invece l’altro ambito sul quale ha puntato ilprotocollo d’intesa. E qui entra in gioco il dipartimento diInformatica con la creazione di mappe e cataloghi virtualifruibili su smartphone grazie ai qr-code o attraverso dispo-sitivi touch-screen. “Rivitas, ovvero Ricerca e innovazione inambito vitivinicolo information&comunication tecnologi-ca in ambiente sostenibile - esordisce Filippo Sunseri deldipartimento di Informatica -. Nel titolo vi è tutta l’essenzadel progetto”. Il primo sviluppo è la creazione di uno spin-off accademico: “Si chiama InformAmuse - spiega AntonioGentile - Una fiera è un evento in cui le persone voglionoincontrarsi e farsi incontrare, conoscere, vedere e, nel casodel vino, degustare i frutti di tanto lavoro. Oggi le personesi incontrano in rete, sul web, un luogo senza rete è oggi unnon luogo. Sa. Piz.

Il sistema informatico nel padiglione dellaSicilia realizzato grazie ad un accordo tral’Istituto Vite e Vino e l’Ateneo di Palermo

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6 supplemento al numero 212 del 7.4.2011

La Sicilia al Vinitaly quest’an-no sarà nel nome dell’inno-vazione tecnologica.

L’Istituto regionale della Vite e delVino, dopo i primi successi riscossilo scorso anno sul piano deglieventi e delle novi-tà, alza la posta epunta a fare del-l’esposizione sicilia-na un modello diaggregazione edinnovazione per l’in-tero sistema agroali-mentare. Oltre cosìalla formula già col-laudata della divi-sione della regionein diciassette territo-ri, ogni visitatorepotrà muoversi nelpadiglione consultando mappevirtuali e ricevere informazioni intempo reale sulle cantine e sui ter-ritori di appartenenza. Ma nonsolo, video in 3D e scatti fotografi-ci immergeranno il visitatore nel-l’atmosfera e nel territorio sicilia-no. Del resto, “i produttori non

sono che gli ambasciatori dellanostra terra e delle sue peculiari-tà”, ha esordito durante la confe-renza stampa, che si è tenuta pres-so Villa Malfitano, il presidentedell’Irvv Leonardo Agueci.

“L’obiettivo - hadetto il direttoregenerale dell’Irvv,Dario Cartabellotta- è la piena fruizio-ne del patrimonioenologico dellaRegione sicilianaattraverso i piùavanzati prodottiinformativi ed infor-matici”. Un obiettivoraggiunto grazie adun protocollo d’in-tesa tra l’Istituto

vite e vino ed il Dipartimento diIngegneria industriale dell’Ateneopalermitano. Procube edInformAmuse sono i nomi dei due“figli” del progetto. Una Sicilia cosìnon solo del gusto, ma anche diemozioni, conoscenza, storia, pae-saggi. “Ci sono prospettive inco-

raggianti - ha detto intanto l’as-sessore regionale alle Risorse agri-cole e alimentari, Elio D’Antrassi -sia per quanto riguarda i vini digrande qualità raccolti dall’asso-ciazione Assovini, sia per le azien-de che operano in forma dipen-dente. Bisogna semplicementecercare di valorizzare le nostreproduzioni e cercare di crearedelle linee di prodotto che possa-no essere accettate dal mercato.Su questo stiamo lavorando eVerona sarà un’occasione”. Una riorganizzazione delle filiere“in nome di una commercializza-zione virtuosa – ha proseguito -che ci auguriamo possa culminareil prossimo anno con la distribu-zione in brick del vino sicilianonella Gdo”. Saranno intanto due-cento le aziende siciliane parteci-panti alla 45esima edizione delVinitaly, distribuite su centoset-tanta stand. “La fiera di Verona – hadetto Giancarlo Conte, vicepresi-dente dell’Irvv – è per noi un cam-pionato mondiale dove i produt-tori sono i nostri maratoneti.

Ritengo che il mondo del vino sici-liano stia crescendo e rafforzan-dosi, solo se si è forti all’interno losi può essere altrettanto all’ester-no”. Sarà una 45esima edizionericca di eventi per il padiglioneSicilia. Si comincia il 7 e l’8 aprilecon il ‘Taste & Buy Sicily’ durante ilquale si favoriscono gli incontri traproduttori e buyer. Formula giàtestata lo scorso anno e che hadato i suoi frutti. Sabato 9 aprilealle 12 ci sarà invece la presenta-zione del Disciplinare di produzio-ne del nuovo Marchio di Qualitàsul Nero d’Avola. In mattinataverrà anche presentato ufficial-mente il premio giornalistico“Sicilia Terra Mediterranea –

Territori, persone e vini di Sicilia”.Premio voluto e patrocinatodall’Irvv. Nel pomeriggio i riflettorisaranno puntati su ‘Bacco nellecantine di Venere’, ovvero donnedi talento che esprimono la loroarte in diversi campi incontreran-no le donne di talento che espri-mono la loro sensibilità artisticanel mondo del vino. Il presidentedell’Irvv, intanto, propone “unariduzione delle giornate dellafiera, dati i suoi costi elevati, e lapossibilità di creare degli accordicon le catene alberghiere per evi-tare che stanze a settanta euro sitrovino ad un prezzo quasi tripli-cato. Si parla di almeno duecentoeuro” . Sandra Pizzurro

Padiglione nel segno dell’innovazione informatica con video in 3D e mappe virtualiAnche quest’anno la divisione in 17 territori. Duecento le aziende partecipanti

GiancarloConte, vicepresidentedell’Irvv:i produttorinon trascurinoil mercato italiano

Sicilia, un’isola tecnologica

Un padiglione al Vinitaly dello scorso anno

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7supplemento al numero 212 del 7.4.2011

“Primo obiettivorilanciare i consumi”

Romano, neo ministro all’Agricoltura. Un siciliano torna a inaugurare il Vinitaly“Dobbiamo ridare al vino il ruolo di prodotto tradizionale italiano”

Ministro da pochi giorni. Il Vinitalysarà dunque la sua prima grandeuscita. Insomma, un inizio in gran-

de spolvero per Saverio Romano, che haappena preso il timone dell’Agricoltura eche si presenta a Verona con un primosogno: il vino deve tornare ad avere il ruolodi prodotto tradizionale italiano. Che in ter-mini pratici vuol dire lavorare contro il calodei consumi. Insomma, le aziende hanno bisogno diuna mano…“È un comparto in buona salute, che espri-me numeri di assoluto rilievo a livello eco-nomico, ma che proprio per questo meritaattenzione. Non bisogna sicuramente cul-larsi sugli allori. E' necessario pensare tantoall'export, elemento decisivo per tutte leaziende italiane, quanto al mercato interno,dove va affrontato il problema del calo deiconsumi, attraverso una comunicazionemirata che riporti il vino alla sua primarianatura, che è quella di prodotto tradiziona-le italiano”.Un siciliano torna a inaugurare ilVinitaly. L’ultima volta circa vent’anni fae da allora il mondo del vino è cambiato.Con che stato d’animo va a Verona?“Vinitaly è un appuntamento fondamenta-

le per il comparto vitivinicolo italiano, unagrande opportunità di confronto e di pro-mozione delle nostre eccellenze. Comeministro delle politiche agricole, tanto piùcome appassionato, sarà un onore inaugu-rare l'evento a Verona, confrontandomicosì direttamente con gli operatori ed iproduttori. La qualità, la passione e l'amoresono le parole chiave che hanno consenti-to al vino italiano di raggiungere posizionidi mercato e d'immagine nel mondo, risul-tati che vent'anni fa erano solo auspicabili.Si tratta di valori che appartengono al miomodo di fare politica e che guiderannoanche la mia azione nell'incarico diGoverno che mi è stato affidato”.Cronache di Gusto pubblica una mappadell’Italia al contrario. Ci riferiamo almondo del vino. Vuole commentare?“Il vino in realtà è un elemento tradizional-mente unitario nel nostro Paese, tanto piùin questo momento di celebrazione dei 150anni dell'Unità d'Italia. Quello vitivinicolo èl'unico comparto nel quale tutte le nostreregioni riescono ad esprimere prodotti direale eccellenza, come dimostrano i numeridei prodotti a denominazione d'originetutelati in sede comunitaria. Ogni vino diqualità è un vero e proprio ambasciatore

internazionale dell'Italia: come non ricono-scere questo ruolo, ad esempio, a vini comeil Chianti, il Barolo, l'Amarone, il Brunello,l'Aglianico o il Nero d'Avola, capace que-st’ultimo, soprattutto negli ultimi dieci anni,di trasformare completamente il volto pro-duttivo della Sicilia, portandolo a compete-re alla pari con le più grandi stelle enologi-che francesi e del resto del mondo. Conquesto non posso dimenticare il grandelavoro fatto nel comparto spumantistico, ingrado di fronteggiare un mostro sacrocome lo Champagne, o tutte le produzioniautoctone che sono la spina dorsale por-tante della nostra immagine nel mondo”.Il presidente della Regione SicilianaRaffaele Lombardo ha detto: finalmentese parliamo siciliano al ministero ci capi-ranno. È una battuta, ma come la inter-preta?“Sono siciliano e quindi italiano. La miaterra è ovviamente parte di me, le mie radi-ci sono ben salde ed è proprio per questoche come ministro avvierò un dialogo pro-ficuo e produttivo con tutti i presidentidelle Regioni, per affrontare con pragmati-smo i problemi e trovare le soluzioni piùadeguate per sostenere al meglio il nostrosettore agricolo. Nessuna preclusione e

nessun favoritismo, ma un unico interesse:l'agricoltura italiana”.Che progetti ha per l’agricoltura dellaSicilia e del Sud in un momento di crisicome questo?“L’attuale crisi è un fattore da tenere in con-siderazione, ma non deve essere un limite o,peggio, una scusante. In Sicilia, come nelresto d'Italia, sarà necessario tutelare e pro-muovere al meglio tutti i gioielli dellanostra terra, espressione ancora autenticadei territori e degli uomini che li lavorano.Come già ho avuto modo di dire sono unministro del Sud per tutta l'Italia e quindilavorerò per unire e non per dividere. Dasiciliano conosco l'importanza di abbrevia-re le distanze nel nostro Paese declinandoin azioni concrete lo spirito unitario”.

Gaetano La Mantia

Il ministro Saverio Romano

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8 supplemento al numero 212 del 7.4.2011

Éstato proclamato MigliorSommelier del Mondo2010. Lui è Luca Gardini,

soltanto ventinove anni mapraticamente un’enciclopediavivente sul vino, sulle sueeccellenze, su tutte le etichet-te. Basta dire una tipologia divino e via giù ti dice tutto: colo-re, odore, sapore, l’azienda lea-der. Riesci a stento a stargli die-tro, lui va come il vento. È comese quel vino, che sta appenainiziando a descrivere, lo aves-se appena finito di gustare e titrascina in questo turbine diprofumi, gusti, dandoti quasil’impressione che anche tu lostia sorseggiando. A chi se non

a lui dunque chiedere qualisono le cose da non perdere alVinitaly? Lui che di Vinitaly neha già ‘vissuti’ ben quattordici.È con lui perciò che abbiamoimmaginato i cinque giorni aVerona, come trascorrerli, cosaacquistare, dove mangiare.Si inizia dunque con il primogiorno, giovedì, “che dedichereiassolutamente alle bollicine –esordisce - Franciacorta innan-zitutto, il top, con le aziende ‘LeMarchesine’ e ‘Monterossa’. Perpoi spostarsi in Friuli con ‘EdiKante’, ‘Lis neris’ e molte altre.La regione è ricca di aziendevitivinicole eccellenti”. E dalFriuli al Trentino Alto Adige:

“Qui la ‘Ferreri’ rappresenta laregina delle bollicine italianeassieme a ‘Nalles MagrèNiclara’”. Ultima tappa inPiemonte: “Un pullulare digrandi aziende che esprimonoal meglio il territorio”. Il venerdìper Gardini va dedicato alVeneto, alla Toscana, “per fareun esempio, le aziende MattiaBarzaghi, Roccapesta, Due-mani, Salustri, Belpoggio. Unanovità assoluta da far notare,nella zona di Cortona, è l’azien-da Leuta”. E si scende lo stivale, Gardiniinfatti dedica il sabato al cen-tro e sud Italia: “Qui sono tanti ivini che rispecchiano i territori,

quelli dell’Etna ad esempio,vini di grande longevità.L’azienda ‘Gulfi’ e ‘Abraxas’ perfare un nome in Sicilia, oppure‘Maffini’ e ‘Mastroberardino’ seci spostiamo in Campania”. E ladomenica? “Giorno, a mio pare-re, da dedicare alle novità o perrivedere le aziende che hannomaggiormente colpito la no-stra curiosità, insomma appro-fondire quanto visto nei primitre giorni. Mentre il lunedìdedicarlo a stabilire contatti”.Tra le novità Luca Gardini se-gnala l’ultima nata dell’indu-stria Mario Panzeri: “Un nuovis-

simo macchinario si chiama‘Wine Please’ – spiega -. Tienesotto azoto i vini mantenendoinalterato il gusto per svariatigiorni. Ciò permette di servirevini importanti al bicchiere”. Esu dove mangiare a Verona?Gardini suggerisce due locali, ilprimo il ristorante Villa Bellini,“meglio andarci il giovedì per-ché nel fine settimana c’è ilpienone”, e poi la pizzeria ‘TreTigli’ dove “utilizzano dei lievitiparticolari oltre alla possibilitàdi trovare dei gusti di pizzadavvero inconsueti”.

Sandra Pizzurro

Luca Gardini, miglior sommelier del mondo suggerisce le cose da non perdere a Verona: “Il venerdì lo dedicherei al Veneto, il sabato alle aziende del Sud”. Ed ecco dove mangiar bene

Luca Gardini,

29 anni

proclamato

miglior

sommelier

del mondo

nel 2010

Dopo i successi delle scorse edizioni,Vinexpo - Salone internazionale del vino edegli alcolici - festeggia i suoi trent’anniaccogliendo espositori ed estimatori inuno spazio di 90.000 metri quadri, rinnova-to per valorizzare l’appuntamento con il“miele del cuore”: dal 19 al 23 giugno 2011il Palais des Congrès di Bordeaux ospiteràle conferenze, le presentazioni e le degu-stazioni di prodotti di qualità raggruppatisotto il comune label–brand- “Tastings byVinexpo”. Da sempre, Vinexpo si propone di essereun’importante opportunità di promozio-ne e crescita delle arie dedicate al settorevinicolo (e non solo) a livello mondiale:soltanto un costante incontro ed un conti-nuo scambio tra grandi e piccole realtàproduttrici può generare sviluppo e inno-vazione nei mercati di vendita e consumo.A oltre 2.400 espositori di 48 paesi verràofferta l’occasione di confrontarsi con circa45.000 compratori e distributori prove-nienti da 150 paesi dei continenti: in parti-colar modo è prevista una considerevolepartecipazione di buyers europei (inglesi,

tedeschi, belgi e danesi), nordamericani esudamericani (brasiliani), australiani edasiatici. Anche quest’anno, inoltre, sarannopresenti i sommelier provenienti da 46paesi, membri dell’Asi - Associazione diSommelleria Internazionale. Nel Saloneche, ogni due anni, si fa vetrina dei vini piùpregiati al mondo, l’Italia non avrà certa-

mente un ruolo marginale: basti pensareche, insieme a Francia e Spagna, il Belpaeserappresenta il 52,5% della produzione eno-logica nel mondo e che, durante i cinquegiorni di Vinexpo, occuperà con i suoistand ben 4.050 metri quadrati dell’interospazio espositivo. Per l’occasione, l’Oiga -Organizzazione per l’imprenditoria giovani-

le in agricoltura –, grazie al contributo delMinistero delle politiche agricole alimentarie forestali, ha offerto a trenta giovani titola-ri di imprese agricole attive nella produzio-ne di vino e sostanze liquorose, l’opportuni-tà di partecipare gratuitamente a Vinexpo,così da promuovere l’interesse di e nei con-fronti dei produttori del domani. I vincitoridel bando, scaduto il 31 marzo, rappresen-teranno l’Italia all’estero nello stand delgoverno. A inebriare l’atmosfera delVinexpo saranno anche i sapori delle viti diSicilia esportati ad esempio dall’Abraxas diPantel-leria e dalla Donnafugata di Marsala.Come da sempre, anche quest’anno,Vinexpo garantisce agli espositori una fortecampagna di informazione e sensibilizza-zione che verrà proposta durante le diciot-to conferenze stampa organizzate nelleprincipali capitali internazionali: proprio apartire dal mese di aprile, verranno annun-ciati un centinaio di eventi connessi allamanifestazione. Sin dai tempi più antichi, ilvino è universale strumento di unione econdivisione: da trent’anni Vinexpo ne cele-bra l’apoteosi. Roberta Giordano

La manifestazione biennale torna dal 19 al 23 giugno in uno spazio di 90 mila metri quadri rinnovatoPrevista la partecipazione di oltre 2.400 espositori di 48 Paesi. Coinvolti anche numerosi sommelier

Tutti a Bordeaux per i trent’anni di Vinexpo

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L’immagine all’ingresso del padiglione che ospita il Vinexpo

Bollicine tanto per cominciare

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supplemento al numero 212 del 7.4.2011

Ottimismo nelle parole di FabioRizzoli, amministratore delegato diMezzacorona, uno dei giganti del

vino che da una decina di anni ha scom-messo sul Sud Italia creandoFeudo Arancio con due grandivigneti da un totale di oltre 800ettari tra Sambucanell’Agrigentino e Acate nelRagusano. Ottimismo perchéRizzoli a capo di una società da145 milioni di fatturato e oltre 45milioni di bottiglie prodottesostiene che “il momento peg-giore per il vino è passato”. Ne è certo? Davvero il peggio èpassato?Il mercato mondiale si sta riprendendo,alcune Doc hanno un mercato molto favo-revole vedi, il Prosecco, l’Amarone, il Chianticlassico. Sembra addirittura che per certivini si sia arrivati all’esaurimento dello stockda non poter esaurire il mercato. Ci sonoaltre zone e denominazioni più deboli peròglobalmente sembra che il vino abbia rag-giunto un equilibrio tra domanda e offerta”.

Quali le cause di questo trend positivo?“I fattori sono tanti. La produzione del suddel mondo è bassa e soprattutto la rivaluta-zione di alcune monete come quella cilena

o australiana hanno reso il lorovino meno competitivo. Poi cisono state penalizzazionidovute al mercato, alle alluvio-ni, agli eventi atmosferici, ilfreddo in Argentina, la siccità inAustralia. Mentre nel nord delmondo tutti gli Stati hannoprodotto meno per la cadutadegli incentivi, infine c’è ancheun effetto che la gente del vinonon considera mai”.Quale?

“Stiamo assistendo a una fenomenalerichiesta mondiale di succo d’uva dovuto alfatto che quest’anno c’è poco succo di melee l’uva meno pregiata è andato a sostituirloperché serve per tagli in altri succhi. Nesono serviti alcuni milioni di quintali.Questo ha riequilibrato l’offerta e la doman-da nel vino. Tra l’altro la produzione mon-diale di mele è tre volte quella del vino”.

Conseguenze dirette?“Ha portato a eliminare tutte le scorte dimosti muti e porterà la vendemmia 2011 aun aumento generale del prezzo del vinobase”.Quindi una boccata di ossigeno?“Proprio così. Ci voleva perché eravamoasfissiati”.Sarà temporaneo?“No, credo che ci avviamo verso un riequili-brio mondiale”.E la Sicilia?“Noi in Sicilia siamo partiti un po’ tardi. Oggiproduciamo otto milioni di bottiglie su untotale di oltre 45. Continuiamo a crescere eanche noi siamo contenti dell’investimentoche è stato fatto. Ma abbiamo fatto i passida contadini e non da grandi finanzieri inun settore che ha conosciuto momentibrutti. Il 2010 e i due anni precedenti sonostate annate di inferno. Le morìe delleaziende si vedranno adesso. Tuttavia i prez-zi stanno crescendo del 30-40 per cento equesto è molto positivo. Ci sono alcuneaziende illuminate che stano cogliendo leopportunità passo dopo passo con discreto

successo. Addirittura per alcune aziendestoriche siciliane credo che stia andandomolto bene”.Ma il vino siciliano attrae ancora?“Un po’ meno di 5-6 anni fa. Comunqueanche oggi la Sicilia ha tutti i numeri perpiacere al mondo e affermarsi. Bisogna chetutti i siciliani che comunque sanno volarealto, trovino una maniera di discutere insie-me e di organizzare tutto insieme. Nienteconcorrenza stupida”. Con quale spirito approdate al Vinitaly2011?“Spirito vincente, forte. Abbiamo vini buoni,organizzazione commerciale efficiente enumeri per affrontare un mercato mondia-le che finalmente è tornato a crescere”In Italia?“La contrazione dei consumi è arrivata almassimo storico. Credo che si attenuerà unpoco, ma quanti sono i consumatori italia-ni? Pochi. Posso contare su altri mercati concentinaia di milioni di nuovi consumatori eoggi guardiamo con attenzione a quelmondo”.

F. C.

L’ad di Mezzacorona Fabio Rizzoli: “Il mercato mondiale si sta riprendendo,alcuni vini come il Prosecco vanno forte”

“Il peggio è passato”

Fabio Rizzoli, amministratore delegato di Mezzacorona

“La Siciliaattrae unpo’ meno,ma ha i numeriper piacere ancora”

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11supplemento al numero 212 del 7.4.2011

La svolta verde di Zonin parte dallaSicilia. La tenuta di Riesi, la FeudoPrincipi di Butera, in provincia di

Caltanissetta, avrà cinque ettari coltivati aNero d’Avola, con un metodo chericorda quello biodinamico. E’una goccia se pensiamo alle 10tenute dell’impero Zonin e ai1.800 ettari di proprietà. Ma è pursempre un segnale come confer-ma Franco Giacosa, il direttoretecnico dell’azienda diGambellara, nel Vicentino, il quar-tier generale. E Gianni Zonin, il patron che coni figli, Domenico, Francesco eMichele guida l'impero, spiega lasvolta ambientalista: “Meno anti-parassitari meno concime fino allimite possibile. Ci crediamo, tanto cheabbiamo avviato piccole produzioni di uvacon un forte concetto di sostenibilità”. Oltre ai 5 ettari di Feudo Principi di Butera cisono altri sette ettari a Montemassi inMaremma nel Grossetano dove gli Zoninhanno una tenuta e poi a Cà Bolani, in Friuli,

nelle campagne di Cervignano altri 4 ettari. Tre territori, tre esperienze sostenibili diver-se perché diverse sono le peculiarità del ter-reno e soprattutto quelle del clima.

“Un primo passo signi-ficativo - dice Giacosa -perché comunque lasostenibilità deve stareal passo con i conti eco-nomici. Ma stiamo giàeliminando diserbanti,concimi chimici e i trat-tamenti sono solo quel-li consentiti dal metodobiologico o biodinami-co”. Giacosa è un po’ l’artefi-ce di questa piccolarivoluzione verde che

entra in casa Zonin. Passi graduali ma chegià delineano una tendenza.Continua il direttore tecnico dell’aziendaveneta con vigneti sparsi in tutta Italia:“Approcciarsi ad una produzione più soste-nibile ci impone anche il ricorso a una viti-coltura di precisione, un aspetto che non

potremo più trascurare nei vigneti doveporteremo la nuova filosofia. E poi moltaattenzione viene rivolta alla fertilità delsuolo che non solo deve essere mantenutama migliorata nel tempo senza l’utilizzo diprodotti chimici”. Tutto sarà fatto con gradualità ma la stradaè già individuata.Con Zonin si parla invece anche di Sicilia. Il suo investimento di quasi una quindicinadi anni fa ha segnato l’inizio di un’epocanuova per il vino dell’Isola, anzi è opinionecorrente che ha contribuito a sdoganarlo. Eadesso, come sta la Sicilia del vino?“La Sicilia è piazzata bene, la qualità mediasi è alzata ma l’interesse verso i vini sicilianisi è stabilizzato, non è più in crescita”.Cosa fare per esempio?“Bisogna fare squadra per valorizzare l’im-magine. E invece vedo troppa frammenta-zione, troppa individualità. La Doc Sicilia potrebbe aiutare?“Direi di sì. Ma non basta. Se poi si tenta divalorizzarla con azioni poco mirate e disper-sive si vanifica tutto. Io suggerirei di concen-trare le azioni su uno-due Stati all’anno.

Stati Uniti e Russia direi. Da soli non andia-mo in nessun posto”.Che Vinitaly sarà quello del 2011?“Sarà il migliore degli ultimi tre anni”.La crisi è alle spalle?“Non del tutto ma ci sono fattori positivialmeno in quest’inizio 2011”.Quali?“Il consumo in Italia è ancora in calo ma peresempio abbiamo assistito alla crisi che hacolpito alcuni nostri Paesi concorrenti. Sipensi alla siccità che ha colpito l’Australia. Oai problemi di Argentina e Cile. La superpro-duzione cronica di vino nel mondo insom-ma ha avuto una battuta d’arresto e noi ita-liani ne stiamo già beneficiando. Anche per-ché i prezzi dei vini dei nostri competitorsono aumentati in modo sensibile. Creandouna situazione favorevole per noi”.Già. Ma in Italia i consumi calano…“L’ho già detto. Colpa anche di una demo-nizzazione ingiusta. Il vino è una bevandadella tradizione. Un bicchiere di rosso èidentità, cultura, tradizione. Dobbiamoripartire da lì e comunicarlo soprattutto aigiovani”. F. C.

Gianni Zonin annuncia la conduzionedi vigneti con un occhio alla sostenibilitàin Sicilia, in Friuli e in Toscana

“La nostrasvolta verde”

Da sinistra: Francesco, Gianni, Domenico e Michele Zonin

Il patron della cantina venetaparla anche di crisi:“Australiae Nuovo Mondoin difficoltà, unbene per noi”

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12 supplemento al numero 212 del 7.4.2011

ffascinante, misterioso,estremo. Questi sonosolo alcuni degli aggetti-

vi che vengono usati per descrive-re il territorio dell’Etna. La presen-za incombente del vulcano, il pae-saggio lunare, le terre nere. Eppure questo “terroir” apparen-temente ostile è capace di produr-re vini con caratteristiche organo-lettiche ed eleganza tali da fareparlare di loro in tutto il mondo. Alberto Graci, patron dell’omoni-ma cantina, racconta stupito, con ilsorriso sulle labbra, l’estate 2010,quando alle porte della sua azien-da bussò un tal De Villain, presen-tandosi come il proprietario delDomain Romanée Conti. Dopoavere degustato i suoi vini, DeVillain ha ricambiato la cortesiainvitando Graci a Vosne Romanée,in Borgogna. Le similitudini tra i due territorisono in realtà molteplici. Climifreddi, vendemmie ritardate checonsentono una lenta maturazio-ne dell’uva. I vitigni: il pinot noir edil nerello mascalese, entrambi conbuccia poco spessa e con antocia-ni poco coloranti.

I vigneti sull’Etna sono impiantatiprevalentemente tra i 400 metried i 1000 metri sul livello del mare.Le vendemmie avvengono anchea metà novembre. I principali viti-gni a bacca rossa sono il NerelloMascalese ed il Nerello Cappuccio(o Nerello Mantellato), ed ilCarricante e la Minnella quelli abacca bianca. La recente “moda” dei vinidell’Etna è in realtà un falso stori-co. L’Etna è stato “il granaio diSicilia” per produzione vinicola sindal XIX secolo. Nel 1880 la regioneetnea aveva il primato di tutta laSicilia per superficie destinata allaviticoltura e per la produzionetotale di vino, che all'epoca siaggirava intorno ad un milione diettolitri. L'importanza del vino futalmente elevata che nel 1881 siarrivò ad istituire a Riposto, comu-ne in provincia di Catania, l'UfficioEnologico e nel 1886, su RegioDecreto, fu fondata a Catania laScuola Enologica, fra le primed'Italia, e che oggi prende il nomedi Istituto Tecnico AgrarioSpecializzato per la Viticoltura el'Enologia. Nerello Mascalese e

Nerello Cappuccio, dicevamo, idue vitigni a bacca rossa dell’Etna.Il disciplinare dell’Etna Rosso pre-vede l’uso di almeno un 80% diNerello Mascalese e fino al 20% diNerello Cappuccio. In realtà que-ste percentuali sono puramenteteoriche. La presenza di NerelloCappuccio nei vigneti, secondostime degli stessi produttori, nonsupera il 10%. Questo vitigno è tral’altro molto simile al NerelloMascalese, e si riconosce chiara-mente soltanto subito prima dellavendemmia, quando le sue foglieassumono una caratteristica colo-razione rossiccia. Diverse invece le caratteristichechimico-fisiche delle due uve.Ricco in tannini e povero di anto-ciani il Mascalese, più colorato macarente di tannini invece ilCappuccio. Per il bianco invececosì recita il disciplinare: “Il vinoEtna bianco deve essere ottenutodalle uve provenienti dai seguentivitigni nella proporzione appressoindicata: Carricante minimo 60%;Catarrato bianco comune o lucidofino al 40%. Possono concorrerealla produzione di detto vino,

nella misura massima del 15% deltotale, anche uve provenienti daivitigni Trebbiano, Minnella biancaed altri vitigni ad uva bianca asapore non aromatico.” La recen-te riscoperta del “terroir” etneo sideve indiscutibilmente aGiuseppe Benanti, appassionato ecolto viticultore, che dal 1988 al1991 ha studiato ampelografia edistribuzione dei vitigni autoctonidell’Etna, innescando una prodi-giosa scintilla per la loro diffusio-ne. Negli anni il territorio etneo haattirato le attenzioni di piccoli egrandi produttori, da tutta l’Italiama non solo. Personaggi comeFrank Cornelissen sono rimastiaffascinati dall’Etna e dalle sueuve che lo hanno magicamenteattratto dal Belgio alle pendici delvulcano. Oggi Etna significa Graci,

Passopisciaro, Tenuta delle TerreNere, solo per citare qualcuno,oltre, ovviamente, a Benanti, edalle più note Aziende vinicole sici-liane che vantano tutte qualchetipo di produzione autoctonaetnea. Inoltre, i territori più elevati inquota hanno indotto alcuni pro-duttori a sperimentare vignetiinternazionali coltivati in condi-zioni climatiche più simili a quelledei paesi di provenienza. L’Etna infatti, con il suo clima fred-do e le ampie escursioni termiche,può garantire a vitigni come loChardonnay ed il Pinot Noir matu-razioni più lente, che garantisconoun equilibrato sviluppo degliaromi varietali e caratteristichefinali più simili ai loro fratelli fran-cesi.

Massimiliano Montes

TERRITORI Viaggio nel mondo del vulcano, sempre più affascinante ed estremo. Un’areasimile alla Borgogna per climi freddi e vendemmie ritardate, ma anche per i vitigni simbolo

AUn vigneto con l’Etna sullo sfondo

L’isola ai piedidell’Etna

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Un vulcano dalle mille risorse Una ricerca dell’università di Milano mette in luce la varietà del territorio e gli effetti diversi che ogni versante produce su uno stesso vitigno. Presi in esame il Carricante e il Nerello mascalese

L’Etna un vulcano di risorse nella produ-zione del vino. Un territorio, ma tanti ver-santi, ognuno dei quali è capace diinfluenzare i vitigni e il risultato nel bic-chiere. Ecco il fascino dell’Etna, tante zonemolto diverse fra loro nel raggio di pochichilometri. E c’è ora anche una ricerca chespiega questo fenomeno. A condurla èl’equipe del professore Attilio Scienza,ordinario di Viticoltura dell’Università diMilano e uno dei massimi esperti del set-tore al mondo. A firmare lo studio sonoValeria Carastro, Osvaldo Failla, e JacopoCricco.Il progetto di zonazione viticola dell'areaetnea ha preso in esame il Nerello masca-lese ed il Carricante osservando gli effettidei fattori ambientali. Dall'analisi sensoria-le dei vini ottenuti nel 2010 dai vignetiguida è stato possibile delineare i profiligusto - olfattivi per ogni vino. I dati raccol-ti durante le degustazioni hanno eviden-ziato come l’appartenenza ai diversi ver-santi del vulcano determinino differenzesignificative per entrambe le varietà

oggetto di studio. Ma ecco il dettaglio.Sui vini di Carricante emergono leseguenti peculiarità per ogni versante: VERSANTE Nord-Est. Il profilo sensorialedei vini di Carricante provenienti da que-sto versante mostra nel complesso equili-brio tra i sentori percepiti, tra cui preval-gono gli aromi fruttati in particolare quel-li di frutta tropicale. Moderata rimane lapercezione dell'acidità l'amaro e l'erbaceosecco. VERSANTE Est. Gli aromi prevalenti neivini provenienti dal versante orientalesono quello floreale e quello di erbaceofresco accompagnati da notevole fre-schezza dovuta all'acidità. Ampiezza, sapi-dità e mineralità caratterizzano i prodottiottenuti su questo versante. Si mostramedio-alta la percezione dei descrittorifruttati. VERSANTE Sud-Est. I vini appaiono nelcomplesso equilibrati con una prevalenzadella percezione dei profumi di erbaceosecco e al gusto si avverte l’amaro. La sen-sazione alcolica è su un livello medio

mentre la nota acida si mantiene ad unlivello medio-alto unitamente ai sentorifruttati. VERSANTE Sud-Ovest. Vini dal profilosensoriale caratterizzato da una spiccatanota alcolica. Vengono particolarmenteavvertiti l'aroma erbaceo secco, il chimicoed il minerale.Ecco le caratteristiche dei vini Nerellomascalese:VERSANTE Nord-Est. Il profilo sensorialeche è emerso dai vini di Nerello mascale-se 2010 coltivato lungo il versante Nord -Est si presenta di media ampiezza, e conun certo equilibrio tra i sentori. Prevale lapercezione degli aromi floreale, entrambii vegetali e speziato mentre vengonoavvertiti in misura minore i sentori frutta-ti. VERSANTE Est. La linea gusto olfattivadel Nerello mascalese coltivato sul ver-sante Est nel 2010 manifesta una buonapercezione dei sentori astringente, tosta-to e vegetale secco. Mediamente avvertitirisultano i sentori fruttati; si rilevano alco-

licità e persistenza contenute. VERSANTE Sud-Est. Il profilo sensorialedei prodotti di questo versante del vulca-no appare ampio ed equilibrato. Risultamisurata l'acidità mentre più avvertita è lapercezione dell' alcol. Sono vini persisten-ti, astringenti, speziati con una leggeranota amara. VERSANTE Sud-Ovest. I vini del versanteSud-Orientale del vulcano si differenzianoper una nota balsamica supportata dauna buona freschezza, alcolicità e persi-stenza. In questi prodotti i sentori fruttatiprevalgono su quelli vegetali.

G.L.M.

Valeria Carastro

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13supplemento al numero 212 del 7.4.2011

Irpinia, ma chiamatelanuovo eldoradoNon è facile trovare un areale di

produzione di vino in Italia ingrado di eccellere, come

l'Irpinia oggi, su tutti i fronti possibili edimmaginabili. Un territorio di bellezzaindescrivibile dal potenziale assoluta-mente sottovalutato così come del tuttofuori dagli schemi, piùprevedibili, delle altreprovince della Campaniafelix. Un paesaggio diboschi e montagne, colo-rato di vigne ed olivi. Vinibianchi e rossi ottenutiesclusivamente da varietàautoctone che si possonofregiare della Docg nonsolo in etichetta masoprattutto nel bicchiere come dimostral'ormai unanime consenso loro riservatoda stampa e pubblico. Vini i cui nomi fanno respirare la storiamillenaria della nostra viticultura. Greco,Apianum (fiano), Hellenicum (aglianico).Qui tutto ebbe inizio. Una sorta di autar-chia enoica rara se non impensabile inaltre parti d'Italia ma difficile da ritrovareanche in altre zone del mondo. Vini cheper la peculiarità specifica di ogni singoloterrroir meriterebbero di essere studiatied approfonditi per arrivare al più presto

ad un’identificazione e classificazione dicru alla francese. Due grandissimi bianchicapaci di dar vita a vini eccellenti dallecaratteristiche completamente differentie, per certi versi, complementari. Gemellidiversi in grado di mettere d'accordo lacritica più feroce e gli appassionati veri

sempre in cerca di emozio-ni sincere ed autentiche.Da un lato il Fiano, più ruf-fiano ed immediato, acco-modante nei primi anni divita quando si esalta il suoprofilo intensamente aro-matico, ma allo stessotempo dotato di quelnerbo e di quella strutturagrazie ai quali ha dimostra-

to, attraverso le verticali di alcuni dei suoipiù bravi interpreti, di saper gloriosamen-te invecchiare, regalando eleganti sfuma-ture ed intriganti complessità con il tra-scorrere del tempo. Dall'altro il Greco diTufo, il rosso travestito da bianco, più cere-brale e scontroso, con il suo scarno corre-do di frutta gialla, in gioventù, ma non dameno foriero di grandi prospettive con lasua spiccata mineralità e la sua verve sapi-da che lo esaltano sulla distanza. Anche inquesto caso, è il caso di sottolinearloancora una volta, parliamo di una longe-

vità assicurata perchè, ormai, ampiamen-te comprovata dalle prove nel bicchiere.Stiamo parlando di due tra i bianchimigliori d'Italia che convivono nel raggiodi qualche kilometro l'uno dall'altro. Acompletare, però, questa situazione otti-male per la coltivazione della vite e la pro-duzione di vini non può mancare il gran-de rosso (sullo straordinario olio, cultivarRavece, bisognerebbe aprire un capitoloa parte). L'uva aglianico sa donare vinigiovani innervati di fresca acidità ed untannino meravigliosamente adatto all'ab-binamento con cibi robusti e saporitima dà vita anche al grande Taurasi, l'au-stero e nobile rosso che può arrivare adinvecchiare per decenni senza cedimenti.

Fabio Cimmino

Piccola guida all'aziende irpine, suddivisa per DocgFiano di Avellino: Ciro Picariello, Villa Diamante, Colli di Lapio, Rocca del Principe, Pietracupa,Vadiaperti, Di Prisco.Greco di Tufo: Cantine dell'Angelo, Benito Ferrara, Torricino, Vadiaperti,Pietracupa, Di Prisco.Taurasi ed Aglianico: Luigi Tecce, Cantina Giardino, Il Cancelliere, Perillo, F.lli Urciuolo, Mastroberardino.

TERRITORI Un paesaggio variegato, ricco di boschi emontagne, colorato di vigne ed olivi, che oggi racconta il vino della tradizione campana attraverso tre Docg

Il territorio in mostra

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Anche quest’anno in occasione del Vinitaly laCamera di Commercio di Avellino propone il pro-gramma di eventi “Irpinia Excellent!” Tre incontrimattutini per indagare alcuni temi caldidell’Irpinia vitienologica meno battuta e cono-sciuta da esperti e appassionati e tre appunta-menti pomeridiani il cui filo rosso è sintetizzatoin una parola: tempo. Perché è solo con lapazienza e la voglia di saperli aspettare che imigliori vini irpini si manifestano in tutta la lorograndezza, complessità, unicità. Ecco allora treesclusive verticali-orizzontali, “E’ tempo d’Irpinia”,ognuna dedicata ad una delle tre Docg irpine,con la degustazione di nove vini provenienti datre annate e nove aziende diverse.Infine “Irpinia a tavola”, tre rendez-vous che vedo-no la gastronomia affiancarsi ai vini del territo-rio, proponendo un percorso degustazione attra-verso il quale le diverse tipologie di vino prodottein Irpinia trovano il modo di esaltarsi in tutta laloro versatilità di abbinamento.Tutti gli appuntamenti sono a numero chiuso.

Una serie di eventi anumero chiuso. Spazioanche alla gastronomia

Due grandibianchi, Fianoe Greco di Tufo,e un nobilerosso, il Taurasi

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l Vinitaly la Sicilia ed il SudItalia schierano cantineemergenti e piccole real-tà. Poche bottiglie pro-

dotte, un lavoro dedicato al recu-pero delle varietà indigene e delterritorio, una produzione orienta-ta alla naturalità, forse è grazie aqueste caratteristiche che di fattoqueste realtà rappresentano ilfronte che meglio sta resistendoall’ondata della crisi. Così è per Enza La Fauci, produt-trice e promotrice della Doc Faro,Messina e che ben da 23 anni nonsi perde una sola edizione, in que-sta con le annate 2007, 2008 e2009 dell’Oblì Doc Faro e Terre diVento 2008 e 2009. “Siamo tran-quilli quest’anno perché sappia-mo che la nostra doc emergente,sebbene una delle prime ad esse-re istituita, esprime alta qualità. Edil mercato si sta orientando versoquesto tipo di produzioni. Si stan-no aprendo delle nicchie dovenon ci si aspettava che si aprisse-ro”. Territorio emergente è anchequello di Librizzi, nel Messinese su

cui ha scommesso un uomo venu-to dall’Argentina, Nicolas Gatti.Il suo progetto in vigna, di cui daràampio assaggio al salone, suonapiù come una sfida per ridarenuovo impulso alla doc Mamer-tino, in parte già vinta alla luce deirisultati ottenuti a New York. Nonsolo sui vitigni autoctoni, il pro-duttore si è voluto concentrareanche su una delle sue grandi pas-sioni, il Pinot Nero e sulle bollicine.“Voglio continuare e migliorareciò che mio padre con tantoamore e dedizione ha recuperato.Il mio obiettivo è quello di darevisibilità ad un territorio ancorapoco conosciuto”. Anche la viticoltura di montagnasi prepara a vivere un’edizioneforiera di appuntamenti e consoli-damenti, almeno quella diCastellucci Miano, cantina a quota650/1000 a ridosso del parco delleMadonie, nel Palermitano. Nino Piazza, il presidente, ribadi-sce il successo del recupero divarietà storiche del territorio cheha portato all’apertura di nuovicanali. A lui si deve il recupero di

un clone di Catarratto un tempodiffuso a Valledolmo e da cui lacantina ha tratto anche uno spu-mante brut, e del Perricone, che hadeclinato nel Maravita, vino pro-dotto con un processo di appassi-mento delle uve di viti di 20 annicoltivate ad alberello. Varietalidiventati di punta: “Sono questi iprodotti che ci consentono diessere ottimisti. La scelta di punta-re sul vitigno autoctono ci ha pre-miato”. La nuova frontiera del vinosiciliano si sta consolidandoanche sulle isole minori. Un tipo diviticoltura estrema, onerosa perproblematiche di trasporto einfrastrutturali. Come testimoniaMassimo Lentsch, manager ber-gamasco che ha riportato in vita laproduzione vitivinicola a Liparicon Tenuta Castellano recuperan-do anche la tradizione dei rossicon il Nero d’Avola e il Corinto. “Leisole sono territori un po’ penaliz-zate, fare vino lì è più difficile,costa molto di più. Condizioni taliche solo se investi nella qualità sidà un senso alla produzione.Credo che sia l’ora del vino isola-

no, ma vi sono molti che si difen-dono dietro le doc, e chi è piùbravo a fare accordi commercialiriesce a posizionarsi, non si spiegapoi come mai negli scaffali delsupermercato trovi bottiglie diquesti territori ad un certo prezzo”.Altro produttore che sbarca alVinitaly dall’arcipelago eoliano èNino Caravaglio, produttore epresidente del consorzio Malvasiadelle Lipari, con la sua Malvasia edil Corinto. Del primo vitigno nonpropone solo la versione dolce maanche quella secca. “Per noi èil prodotto di punta, da piacevolisensazioni in bocca, ha un profu-mo discreto al naso. Il suo pregiosta nella riconoscibilità. Chiunquelo assaggia può ricondurlo al terri-torio da cui proviene. A questotipo di vini secondo me è legato ilfuturo del vino, garantito da quel-le tecniche che permettono diesaltare il vitigno”. Territorio emer-gente è anche la Calabria in toto,che ha visto negli ultimi anni veni-re alla luce numerosissime piccolerealtà che producono vini di gran-de valore.

Tra queste quella di FrancescoDe Franco, un debuttante pre-sente però a Cerea e che si fa por-tavoce di questo fermento: “Sonol’ultimo arrivato e certo non houn punto di vista completo, masto vedendo che si sta muovendotutto il mondo del vino calabrese,soprattutto sulla costa tirrenica.Stanno venendo fuori molteenergie nuove. La direzione intra-presa da tutti è chiara: il vino diterritorio. E infatti stiamo creandoalternative. I punti di forza sono lanostra unicità, qui ci sono vini chepossono essere fatti solo in que-sta terra. Vini che qualsiasi com-merciale vorrebbe avere, perchéunici, in piccole quantità”. Alla qualità si deve il nuovo voltodella Calabria anche secondo ilproduttore Roberto Ceraudo.“Queste realtà sono sempre statenascoste ma adesso stannodimostrando un’altissima qualitàad un buon prezzo. Il contributo èstato dato dalla venuta di grandienologi che ha innalzato la quali-tà”.

Manuela Laiacona

Dalla viticoltura di montagna alle isole minori: viaggio tra cantine, territori in ascesa e piccole realtà

Vigneron felici ed emergenti Enza La Fauci

A

Nicolas Gatti

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supplemento al numero 212 del 7.4.2011

Cronachedigusto.it ha selezionato 23 vini: bianchi erossi tra piccole cantine e maxi aziende del Sud Italia

Cronachedigusto.itha selezionato in questa pagina enelle due successive 23 vini tra itantissimi che è possibile assag-giare nelle migliaia di stand delVinitaly. La nostra scelta è andataalle etichette siciliane e ad alcunecalabresi e campane. Bianchi erossi prodotti da piccole cantine emaxi aziende del Sud Italia dove ilfilo conduttore è la qualità espres-sa nei singoli territori. Ventitrenomi che, secondo noi, potrannoessere apprezzati da addetti ailavori ed appassionati. Sono ottorossi e cinque bianchi e rappresen-tano un po’ tutti i territori delle treregioni.

Schede a cura diFabrizio Carrera e Francesco Pensovecchio

Müller Thurgau 2010 • FazioDall’Alpi alle piramidi. Quasi a carezzare ilpaese dello zio di Ruby Rubacuori. Scherzi aparte, chi avrebbe mai immaginato che il viti-gno sperimentale del dottor Hermann Müller,svizzero di nascita, si sarebbe adattato cosìbene nel Trapanese sotto il monte Erice? Asostenerlo non è tanto la critica, spesso unpasso avanti e ancor più spesso snobbata daiconsumatori, quanto invece il plebiscito delpubblico e del mercato. Il Müller Thurgau diFazio è insomma un vino amatissimo. Saràmoda? Sarà la fresca e garbata aromaticità? E’di colore giallo paglierino brillante con rifles-si verdolini. Il naso è ricco, intenso, con unventaglio aromatico esteso. Emergono notefloreali di rosa, mimosa e zagara, e fruttate trale quali la susina, la pesca, e frutta tropicale. Inbocca è morbido, leggermente amaro nelfinale. E’ un vino dallo spessore maggiorerispetto agli altri, che per contro cede qualco-sa in termini di freschezza e immediatezza.Finale aromatico al pompelmo rosa.Via Capitano Rizzo 39 - Erice (Tp)Tel. 0923811700 - www.faziowines.itAl Vinitaly: Pad. 2 - I 171

Angimbé 2010 • CusumanoBlend collaudato e di sicuro effetto quello diInsolia e Chardonnay. Angimbé, questo ilnome del vino, considera una quota larga-mente maggioritaria del 70% del vitignoautoctono e una quota del 30% a rinforzo peril secondo. Ancora una volta l’obiettivo diprodurre un vino di elevata qualità a prezzicontenuti è centrato, lo confermiamo. I vinidei fratelli Cusumano sono reperibili in ognianfratto civilizzato del globo, a riprova che lequantità non sono proprio irrilevanti. I vigne-ti si trovano in provincia di Palermo pressoPiana degli Albanesi, a Ficuzza, una localitàboschiva a 700 metri di altitudine. La lavora-zione, tutta in acciaio, esalta le naturali incli-nazioni di questo vino. Il colore è giallopaglierino con qualche riflesso verde. Al nasofresche note agrumate, di frutta tropicale e apolpa bianca, cenni di camomilla e menta. Inbocca è equilibrato, di buon corpo, morbidoquasi da dare una sensazione di dolcezza.Finale in piena armonia. È uno dei cavalli dibattaglia dell’azienda.Via Bisaccia contrada San Carlo - Partinico (Pa)Tel. 0918903456 - www.cusumano.itAl Vinitaly: Pad. 2 - Stand H 150/I 164

Assaggi, i nostri consigli

Insolia 2010 • Feudo Principi di Butera

Un vino è vincente quando lo si beve. Se, finito, è rimasta voglia di riberlo, c’è la pos-sibilità che si trasformi presto in un best seller.La Tenuta Deliella di Feudo Principi di Buteraè oggi proprietà del gruppo Zonin e una dellerealtà siciliane di riferimento. Tra i vini impo-nenti qui prodotti non potevamo non notarel’Insolia 2010, un vino bianco della fascia baseottenuto da questo vitigno di tanto in tantoconsiderato dagli stessi produttori di serie B.Niente di più sbagliato. E’ vino che, nonostan-te la struttura vigorosa derivate da un micro-clima caldo ma ventilato, dimostra una vitali-tà, una piacevolezza e una bevibilità imbatti-bili. Il colore è giallo paglierino luminoso conriflessi verdi. Al naso è fragrante, floreale,intensamente fruttato. Fiori di zagara si com-binano con sentori di nespole, melone biancoe frutta tropicale. In bocca è vivo e sapido, dibuon corpo. Lunga persistenza aromatica. Dabere immediatamente.Contrada Deliella - Butera (Cl)Tel. 0934347726 - www.feudobutera.itAl Vinitaly: Pad. 2 - Stand D 73/E 79

Fiano 2010 • MandrarossaDue gli enigmi che avvolgono questa etichet-ta: il primo risiede nel vitigno, una varietà delsud Italia che non infondatamente è indicatada una certa critica come migliore in Sicilia ditante espressioni tipiche campane. E, in effet-ti, la piacevolezza di questo vino è così sfac-ciata da rasentare l’imbarazzo. L’altro enigmariguarda la realtà aziendale Settesoli, una can-tina sociale di oltre 2.300 soci su 6.000 ettariguidata con raffinata competenza da unostaff di prim’ordine. Qualità più grossi nume-ri: in contraddizione con i luoghi comuni sullaSicilia. Il Fiano 2010 della linea top, la lineaMandrarossa, è top anche nel rapporto prez-zo-qualità. E’ un bianco fragrante vinificato inacciaio. Floreale e tipicamente fruttato conriconoscimenti di ananas, mandarino e pera,sorprende per l’insistente pressione olfattivae per i profumi di macchia mediterranea. Inbocca conferma un notevole equilibrio trafreschezza, struttura e bevibilità, mettendo inevidenza - soprattutto sul finale - una grade-vole vena sapida.

Ss115 - Menfi (Ag)Tel. 092577111 - www.mandrarossa.itA Vinitaly: Pad. 2 - Stand E 92/F 99

Nero d’Avola 2008 – Gorghi Tondi

Gorghi Tondi è un’azienda al femminile comevorremmo ce ne fossero migliaia, e forse dipiù. Annamaria e Clara Sala gestiscono letenute della famiglia, l’azienda è estesa 130ettari, entro un luogo di rara bellezza, un’oasidel Wwf nel territorio di Mazara del Vallo.L’enologo è Tonino Guzzo. La produzione annovera 11 etichette. Tra gli autoctoni, in crescita il Nero d’Avolacon il millesimo 2008. Dopo un piccolo periodo di sperimentazione,è alla sua seconda edizione. Dopo la vinifica-zione e sei mesi di barrique di rovere france-se, il vino affina per ulteriori sei mesi in botti-glia. Il colore è rosso rubino intenso. Violetta e pru-gna matura in primo piano, con cenni dipeperone e di vaniglia. In bocca è equilibratoe di gradevole armonia.

Piazza Piemonte e Lombardo, 27 Marsala (Tp) Tel .0923.719741www.gorghitondi.comAl Vinitaly: Pad. 2 – Stand G 133

Doc Etna Rosso, Cavanera 2008 • FirriatoEtna. La tenuta di Cavanera - fuori zona rispet-to agli Headquarters trapanesi - si trova sul ver-sante nord del vulcano presso contradaVerzella, le varietà sono quelle di casa: NerelloMascalese, Nerello Cappuccio e Carricante. L’età delle viti impiantate, soprattutto per ilNerello Mascalese, raggiunge i 70 anni. Il Cavanera 2008 Rovo delle Coturnie, è unDOC Etna Rosso, con quote di 80% NerelloMascalese e la restante parte NerelloCappuccio. Il vino si caratterizza per una matu-razione di circa 10 mesi, in parte in carati dirovere francese e in parte in botti grandi dirovere di Slavonia. L’affinamento si concludecon ulteriori 6 mesi di bottiglia. Il colore è rossorubino trasparente. Naso varietale nel quale sisviluppano sentori di piccoli frutti rossi, pesca,e note balsamiche esili quali eucalipto e timo.Si aggiungono timidamente le caratteristichesfumature del terroir, effluvi sulfurei e minerali.In bocca è rapido, di buon corpo, caratterizzatoda tannini composti e tuttavia imprevedibilenello sviluppo gustativo.

Via Trapani, 4 Paceco (Tp)Tel. 0923 882755- www.firriato.itAl Vinitaly: Pad. 2 - Stand H 152/I 162

Laluci 2010 • Baglio del Cristo di CampobelloL’abbiamo annunciato nel gennaio 2010. Ungrillo in purezza era nelle intenzioni del-l’azienda, e noi abbiamo aspettato paziente-mente. Nel frattempo hanno fatto furore glialtri vini mietendo in due anni, tanti dall’in-gresso sul mercato, numerosi successi. Lafamiglia Bonetta presenta adesso un Grillo inpurezza da vigneti allevati su terreni calcareia giacitura collinare presso Campobello diLicata. La fermentazione avviene in acciaio, aquesta segue un affinamento sulle fecce finiper 5 mesi a temperatura controllata poi altritre mesi di affinamento in bottiglia. Laluci2010, è questo il nome del Grillo con unrimando evidente alle luminosità del colore edelle fragranze organolettiche, ha profumispiccatamente floreali di glicine e camomilla,seguiti da sentori di frutta tropicale, banana,ananas, e rimandi di mela verde con cennierbacei e di peperone verde. In bocca è pieno,ma molto piacevole per freschezza. Lunga lapersistenza aromatica soprattutto di fruttabianca.

Contrada Favarotta - Campobello di Licata (Ag)Tel. 0922877709 - wwww.cristodicampobello.itAl Vinitaly: Pad. 2 - Stand B 30

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Serra della Contessa 2010 • Benanti

Serra della Contessa è uno dei vigneti più rappre-sentativi di Benanti. Riconosciuta come protagoni-sta della rinascita, questa cantina sforna annodopo anno vini etnei ad alta fedeltà di terroir, inuna visione talmente primigenia da sembrareultracontemporanea. I vigneti a Nerello Mascalese e Nerello Cappucciosi trovano a 500 metri di altitudine e, di età presu-mibilmente secolare, sono allevati ad alberello condensità di 8.000 ceppi per ettaro. Dopo la vinificazione, avvenuta in tini di rovere da52 ettolitri, il vino passa in legno piccolo per unaffinamento di circa un anno. In anteprima assolu-ta testiamo l’annata 2010, un vino dal colore rossorubino vivo, limpido. Naso di vigorosa pressione olfattiva, elegante, econtraddistinto da piccoli frutti rossi, tra cui frago-line, amarena e pesca. Bocca piena, armonica, lun-gamente persistente. I tannini sono vivi e benbilanciati. Persistenza aromatica lunga con finaleappassionante.

Via Garibaldi 475 - Viagrande (Ct)Tel. 0957893533 - www.vinicolabenanti.itAl Vinitaly: Pad. 2 - Stand A 8/B 19

La Clarissa, Syrah 2010 • Rallo

“Mostraci, o pio, la Clarissa mano che un dì t’accol-se a contemplare la purpurea essenza”. Da aprile2010 Cantine Rallo è una Società Agricola con rin-novata voglia di fare e tanti nuovi progetti. A pigiare il tasto di reset è stato Andrea Vesco,nuovo e giovane presidente, che ha come primofine quello di traghettare l’azienda di famigliaverso un concept di cantina moderno. Un primorisultato, sostanziale e già è realtà, è la conversionein regime biologico. Tornando al vino, il passo poetico sopra citato siriferisce ad un Syrah allocato nella tenuta di PattiPiccolo presso Alcamo, una tenuta appartenutanel ‘600 ad un convento di suore Clarisse. E’ rossorubino cupo con intensi riflessi viola. Naso pieno,intensamente fruttato, di chiara pulizia. Lamponi,more e ciliegia nera sovrastano fini note balsami-che e mentolate. Bocca avvolgente, equilibrata,con tannini rotondi e per nulla astringenti. Un vinoche gioca le sue carte sulla freschezza ma che nondisdegnerà un periodo di affinamento.

Via V. Florio 2 - Marsala (Tp)Tel. 0923721633 - www.cantinerallo.itAl Vinitaly: Pad. 2 - Stand G 136/H 139

DOC Etna Rosso 2009 • Graci

Uno dei pregi dell’Etna è quello di preservare, conmaggiore facilità rispetto ad altre parti della Sicilia,un’identità antica, una limpidezza d’animo. Lasinergia che si crea tra suolo vulcanico e vitigno èvirtuosa al punto da elevarsi ad un nuovo livellogustativo ed emozionale. Non fanno eccezione i vini di Alberto Aiello Graci,18 ettari presso Passopisciaro e 1 ettaro a quota1.000, che della tecnologia – a rafforzare quantosopra detto – hanno fatto volentieri a meno.Questo Etna Rosso è prodotto sul versante Nord aPassopisciaro con Nerello Mascalese la cui densitàin vigneto è tra i 6.000 e i 10.000 ceppi per ettaro. Isuoli sono composti da sabbie vulcaniche brune,ricche di scheletro, di ferro e ad alto contenuto diazoto. Il vino è rosso rubino chiaro, limpido. Naso fragrante di amarena, mela red delicious, coneleganti note di cappero e spezie. Dopo qualcheistante emerge l’intrigante e sulfurea mineralità. Inbocca è lieve, tagliente per la fresca acidità, i tanni-ni sono ruvidi ma non fastidiosi. Una rustica, piace-vole eleganza.

C.da Arcuria Passopisciaro - Castiglione di S.(Ct)Tel. 3487016773 - www.graci.euAl Vinitaly: Pad. 2 - Stand C 42

Cantadoro 2007 • Feudo Arancio

Una produzione mista tra autoctoni ed internazio-nali caratterizza la produzione di Feudo Arancio,un'azienda di oltre 280 ettari. Buona parte di que-sti si trovano a Sambuca di Sicilia, con vista sul lagoArancio. Il vino che qui proponiamo, destinato dal-l’azienda al canale HoReCa, riassume con semplici-tà un approccio composito e sensibile alle diverseespressioni varietali dei due vitigni che lo com-pongono. Il Cantadoro 2007 è, infatti, un blend80% Nero d’Avola e 20% Cabernet Sauvignon. Le due singole espressioni hanno affinamentidiversi, entrambe in legno piccolo. Il primo affina per 8 mesi, il secondo per 12; segueun periodo congiunto di ulteriori 4 mesi per favo-rire la fusione delle due varietà. Il colore è rosso rubino cupo. Al naso aromi intensi e maturi di more, prugna elampone, tipici del Nero d’Avola, a cui si unisconole note di ribes, peperone verde e foglia di pomo-doro tipiche del Cabernet. In secondo piano unlieve tocco di vaniglia e tabacco chiaro. In bocca èdi buon corpo, equilibrato.

C.da Portella Misilbesi - Sambuca di Sicilia (Ag)Tel. 0925579000 - www.feudoarancio.itAl Vinitaly: Pad. 2 - Stand H 152/I 162

16 supplemento al numero 212 del 7.4.2011

Degustando il Sud Italia

Abraxas - Doc Passito di Pantelleria 2008

Estrema sintesi tra aromaticità del vitigno, ter-reno vulcanico, solarità, sapidità marina einvadente dolcezza, il Passito di Pantelleriapronuncia in un solo istante tutte le comples-sità, le contraddizioni e i prodigi dell’esseresiciliani. Il muoversi contemporaneamente su nume-rosi fronti richiede un’abilità politico-diplo-matica non indifferente. Le attitudini diCalogero Mannino contribuiscono senzadubbio alla riuscita di questo superbo pro-dotto, unitamente all’esperienza degli enolo-gi Michele Augugliaro e Nicola Centonze. Il Passito di Pantelleria Abraxas 2008 ha i colo-ri del rame o di un tramonto di Pantelleria.Ricchissimo il ventaglio aromatico delMoscatello d’Alessandria (o Zibibbo).Vorticoso, spazia tra pesche e albicocche disi-dratate, frutta secca, tra cui fichi, nocciole edatteri. In bocca è ricco, pieno, la densa aromaticitàoccupa la bocca lungamente dopo la deglu-tizione lasciando poco spazio ad una purbella speziatura.

Via E. Albanese, 29 – PalermoTel. 091 6116832 - www.abraxasvini.comAl Vinitaly: Pad. 2 - Stand G 137

Barocco - Doc Cerasuolo di Vittoria 2004

In diciassette annate, dal 1988 al 2005, è salta-to una volta, il 2004. Il suo nome è in onore alterritorio: Barocco. E' il Cerasuolo di Vittoria classico Docg del-l'azienda Avide di Vittoria, una delle versionipiù interssanti di questo rosso che da qualcheanno è al vertice della certificazione alimen-tare. Il vigneto di Bastonaca, nel cuore delladenominazione, nelle campagne di Vittoria, èil luogo da cui nasce questo vino. Il blend è qiuello tradizionale che vede il Nerod'Avola e il Frappato, rispettivamente 70 e 30per cento. Due anni di affinamento in barri-que di varia tostatura e poi ancora un ulterio-re affinamento in bottiglia, il BaroccoCerasuolo di Vittoria Docg di Avide, millesimo2005, offre un bel naso ampio, fruttato e poinote speziate, pepe nero, chiodi di garofano,tabacco. In bocca vena acida ancora viva ma anchemorbidezza e voglia di evolversi. Se ne fanno12 mila bottiglie, tutte numerate. E' uno deifiori all'occhiello dell'azienda.

Contrada Maestrella, 346 sp 7 km 0Comiso (Rg) tel. 0932 [email protected] - www.avide.itAl Vinitaly: Pad. 2 – Stand B 18

Azienda Agricola CaravaglioSalina Bianco 2009

Un Salina Bianco timido e di originale finez-za. E questa l’impressione che ci ha resoquesto vino di Antonino Carvaglio, un vino ilcui territorio, tra lava nera e capperi profu-matissimi, sprofonda nel blu delle isoleEolie. Le uve sono quelle di casa, la Malvasiabianca. Il vitigno è più conosciuto per i vinida dessert, ma i bianchi secchi non sono dasottovalutare. Il colore del Salina Bianco2009 è giallo paglierino con qualche riflessooro. Integro e ricco di frutti a polpa bianca ilnaso. Emerge un’elegante e sulfurea mine-ralità. In bocca è piacevole, di buona struttu-ra, si beve con facilità. Le sorprese arrivano tuttavia qualchesecondo dopo avere deglutito. Una tesissi-ma sapidità marina e una texture fine macompatta, si fa largo tra gli aromi della frut-ta percepiti per via retronasale allungandola persistenza aromatica oltre le aspettative.Un finale gentile, finemente amaro, tra ilfuoco e i lapilli del vulcano.

V. Provinciale, 33 – Malfa, Isola di Salina (Me)Tel. 090 9843420 – [email protected] Vinitaly: Pad. 2 - Stand A 7

Azienda Agricola d’Alessandro – Nerod’Avola/Syrah 2008

In due parole, semplicità siciliana. Il rosso chevi proponiamo ha la morbidezza avvolgentedel sole del sud, espressa in un duetto di viti-gni che di caldo se ne intendono una cifra.Siamo sulla costa agrigentina, praticamentenella Valle dei Templi. L’autoctono Nero d’Avola e l’internazionaleSyrah dismettono l’alta uniforme e si presen-tano in “jeans e maglietta”, offrendo un’imma-gine disinvolta, amichevole, confidenziale. La scelta stilistica tuttavia non è casuale e nonrinuncia a nulla: dopo la fermentazione, ilvino affina per quasi un anno in barrique dirovere francese, segue un affinamento in bot-tiglia. Il Nero d’Avola-Syrah 2008 è rosso rubinocarico. Varietale e fruttato al naso, propone unventaglio aromatico ricco con cenni di unafine speziatura. In bocca è equilibrato, morbi-do, di buona beva.

Zona Ind. (Asi) Centro Direzionale S. Benedetto Agrigento (Ag)Tel. 06 42142640 - www.dalmin.itAl Vinitaly: Pad. 7 - Stand D 11

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17supplemento al numero 212 del 7.4.2011

Viticoltori Associati - Centuno 2009

Il lavoro della Cantina Viticoltori Associati diCanicattì si snoda nell’entroterra agrigenti-no alla ricerca dell’espressione perfetta delNero d’Avola. Notevoli alcuni progetti come quello dellavalorizzazione ai fini dell’affinamento dellaex miniera Taccia Caci presso Aragona,gestita dalla famiglia di Luigi Pirandello efonte d’ispirazione per la celebre novelladello scrittore “Ciàula scopre la luna”.Centuno 2009 è la risposta di punta del-l’azienda, un Nero d’Avola in purezza affina-to in legno non nuovo. E’ l’esito di una selezione del meglio tesaall’ottenimento di un vino adatto all’affina-mento, che però non disdegni la prontabeva. Il colore è rosso rubino intenso. Al naso è intenso, fruttato e spiccatamentevarietale. Limpido ed espressivo nei profu-mi. Piccoli frutti rossi, ciliegia nera e carruba.In bocca è morbido, fresco, vellutato. Un vino dalle mille possibilità.

Contrada Aquilata - Canicattì (Ag)Tel. 0922 829371 - www.viticultoriassociati.itAl Vinitaly: Pad. 2 - Stand B 29

Le scelte per non sbagliare

Statti - Mantonico 2009

Il traghettamento dal passato alla modernitàdei vini calabresi è uno degli obiettivi princi-pali di Antonio e Alberto Statti. I vigneti, su 500 ettari 75 sono vitati, si trova-no presso Lamezia Terme in una zona deno-minata Setteventi per le correnti termicheprovenienti dal mare, venti che peraltroimpediscono la formazione di muffe e malat-tie, contribuendo alla sanità l’ambiente. Allavinificazione ci pensano i siciliani VincenzoBambina e Nicola Centonze. Affascinante la linea top dei bianchi autocto-ni, il Greco bianco e il Mantonico, entrambistorici e di origine ellenica. Quest’ultimo deri-va “mantonikos”, indovino, profeta. Affinato in grandi botti di acacia il Mantonico2009 è di colore giallo intenso con riflessidorati. Al naso è floreale con note di zagara eacacia, segue frutta a polpa gialla, mango eananas, centrando pienamente i caratterivarietali. In bocca è fresco, di buona sapidità,facile alla beva. Il legno grande conferisce un’elegante armo-nia

Contrada Lenti - Lamezia Terme (Cz)Tel. 0968 456138 - www.statti.comAl Vinitaly: Pad. 7 - Stand F 8

Az. Agr. Tenuta San Francesco - E Iss 2007

Di fronte ad una vite di 350 anni si è domina-ti da un sentimento di stupore misto a timorereverenziale. Certe cose accadono solo al Sud.Ci troviamo a Tramonti sulla costiera amalfita-na, nella zona più interna, proprio tra-i-monti.Su terrazzamenti scippati alla pietra cresconodelle viti prefillossera a piede franco, piantecentenarie, autentici capolavori del creato.L’azienda Tenuta San Francesco, è una di que-ste incredibili realtà. Ce la racconta GaetanoBove, dottore veterinario che per passionenel 2004 ha recuperato 7 ettari di vigneto. La sua voce è l’E Iss 2007, un vino ottenuto dauve Tintore, una varietà autoctona. La vendemmia è tra ottobre e novembre,l!affinamento 12 mesi in tonneau, più 12mesi in botti da 25 hl di rovere francese, piùaltri 8 mesi in bottiglia. Il colore è rosso rubino brillante. Il naso è vivo,fragrante, predomina la frutta rossa matura. Illegno attenua e arrotonda le sensazioni condiscrezione. Bocca fresca, leggera, un vino diclasse e di facile beva.

Via Solficiano 18 - Tramonti (Sa)Tel. 089 876748 - [email protected] Vinitaly: Pad. B (Campania) - Stand 193

Alessandro di Camporeale - Benedé 2010

Le dolci colline di Camporeale sono il luogoideale per il Catarratto, un vitigno autoctonoantico e molto diffuso nella “Val di Mazara”,storicamente quella parte della Sicilia traPalermo, Trapani e Agrigento. Il grado di compiutezza di questo vino, in rap-porto al vitigno e alla vinificazione in acciaio,è elevatissimo, da standing ovation. Benedé, il Catarratto di Alessandro diCamporeale interpretato dall’enologoVincenzo Bambina, sfrutta al meglio e in fre-schezza l’annata 2010. Lo accompagna una piccola quota diViognier che in bocca lo rende morbido edenergico. Benedè 2010 al naso è esuberante,quasi gioioso, mostrando immediatamente lavena aromatica di frutta fresca, come pescabianca e nespola, e floreale dei fiori di zagara.In bocca deflagra subito la vitalità e tutta lasua giovinezza. Equilibrio e armonia lo accompagnano in unfinale piacevolissimo. Imperdibile con la cuci-na di mare.

Contrada Mandranova – Camporeale (Pa)Tel. 0924 37038 www.alessandrodicamporeale.itAl Vinitaly: ad. 2 - Stand F 106

Tenuta Gatti - Curpanè 2008

Dalla Sicilia all'Argentina e ritorno. Il viaggiodi Nicolas Gatti ci regala un imprenditore viti-vinicolo da tenere sott'occhio. La sua è unatenuta di oltre 230 ettari nelle campagne diLibrizzi, nel Messinese. Siamo nel territorio di una Doc quasi inesplo-rata del tutto, il Mamertino. Doc Mamertino è il vino che segnaliamo perquest'azienda: il Cvrpané '08. Nero d'Avola alsettanta per cento e un saldo di Nocera, altrovitigno tipico della zona, questo rosso espri-me bene le potenzialità di questa parte diSicilia. Diecimila bottiglie in tutto su un totale pro-duttivo di 60 mila, è affinato in botti grandigrazie alle attenzioni dell'enologo SalvatoreMartinico. Piace per i suoi profumi carichi di varie sfuma-ture balsamicche e note di muschio. Al palatosensazioni terrose e profonde, bella sapidità eduratura persistenza. Per chi cerca qualcosadi diverso.

Contrada Cuprani Librizzi (Me)tel.329.1834237 [email protected] Vinitaly: padiglione 2 stand D762

Librandi – Doc Cirò RossoDuca di Sanfelice 2008

L’azienda di Antonio e Nicodemo Librandi hapercorso dal 1950 a oggi molta strada, diven-tando nei fatti una delle più importanti canti-ne d’Italia. L’azienda ha sede a Cirò Marina, inprovincia di Crotone. Il portabandiera dei vinidell’azienda è il Cirò Rosso Duca di Sanfelice.Un vino imperdibile per complessità.Ottenuto da uve Gaglioppo e lavorato esclu-sivamente in acciaio, è un vino dalla prepo-tente personalità, forse difficile per un palatopoco attento, non di immediata comprensio-ne. Il 2008 è un’annata strepitosa. Il colore è rosso rubino cupo. Al naso, sentorivarietali di frutta rossa sono stratificati e simiscelano con profumi di sottobosco, noteerbacee, animali, agrumi e finocchio selvatico.In bocca evidenzia una trama fitta retta datannini decisi ed eleganti. Lunga persistenzaaromatica. Un outsider da provare e riprovare nei prossi-mi 20 anni.

S.S. 106 C.da San GennaroTel. 0962 31518 – www.librandi.itAl Vinitaly: Pad. 6 - Stand F 2

Duca di Salaparuta - Triskelé 2007

E’ il marchio più conosciuto e legato allaSicilia. Duca di Salaparuta è sulla scena com-merciale da metà ‘800. Tra la produzioneattuale, magneticamente continua ad affasci-narci il Triskelé, un vino a prevalenza Nerod’Avola (80%) con minime aggiunte di Merlote Cabernet Sauvignon. Un terzetto che richiama il nome nel Triscele,il simbolo antico dell!isola. Le uve provengo-no da vigneti tra Gela e Riesi, un territorio adaltissima vocazione nella provincia diCaltanissetta. Il Triskelé 2007 è di colore rosso rubino inten-so, limpido. Al naso emergono i caratterivarietali di frutta fresca a bacca rossa, prugnae ciliegia, poi sottobosco, vaniglia e praline alcaffè. Il legno è ben dosato. In bocca si avver-te l’energica struttura, è morbido, caldo. I tan-nini sono vivi e rotondi. Finale armonico elungo. Un vino da affinamento.

Via Nazionale Ss 113 - Casteldaccia (Pa)Tel. 091 945201 - www.duca.it Al Vinitaly:Pad. 2 - Stand E 89 F 101

Az. Agr. Milazzo - Maria Costanza 2010

Milazzo è un’azienda dinamica di 70 ettariche produce uve con criteri di coltivazionebiologica. La costa sud siciliana, qui siamo pressoCampobello di Licata, è storicamente tra lepiù consacrate al vino. Il binomio Inzolia +Chardonnay è collaudato, sicuro, apprezzatoda un consumatore esigente e disimpegnato.Il Maria Costanza 2010 rientra in questa tipo-logia. Dopo la vendemmia e la vinificazione,parte del vino affina in acciaio e parte inlegno. Dopo il blend segue un ulteriore affinamentodi qualche mese in bottiglia. Il colore è giallopaglierino con riflessi verdognoli. I profumisono intensi e varietali. Sentori floreali simiscelano a note erbacee e verdi. Emergonopreponderanti le note degli agrumi e dei frut-ti tropicali dello chardonnay. In bocca è fre-sco, di buona armonia. L’acidità allunga lasensazione mentolata.

Ss 113 Km 12+700 - Campobello di Licata (Ag)Tel. 0922 878207 - www.milazzovini.comAl Vinitaly: Pad. 2 - Stand C 32

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18 supplemento al numero 212 del 7.4.2011

Selezione. Se c’è una parola che nel linguaggio diGiuseppe Milazzo, produttore di vininell’Agrigentino, trova sempre più spazio negli ultimi

tempi, è questa. Leggiamo da un dizionario di lingua italia-na: selezione, ovvero, “scelta degli elementi migliori o piùadatti a un determinato fine”. Se è vero, come è vero, che lalingua italiana è il ragionamento, riteniamo che la filosofiadi questo infaticabile e spigoloso produttore di vino siachiarissima.Milazzo ha cominciato una ventina di anni fa a produrrevini nelle campagne di Campobello di Licata, a pochi chilo-metri dalla Valle dei Templi e da quel mare che Pirandellochiamava “africano”. C’è un microclima particolarmentevocato, le basse temperature notturne, la brezza del mareche seppur non vicinissimo, si fa sentire. E poi tanti micro-terroir, uno diverso dall’altro che hanno fatto e fanno la dif-ferenza e su cui Milazzo e i suoi collaboratori non smettonodi studiare. E la fortuna è quella di avere in pochi chilome-tri una varietà di terreni significativa: dalle colline argillosea quelle in cui spuntano le chiazze bianche calcaree. E poianche l’altitudine (si passa dai 300 ai 400 metri) gioca il suoruolo in questa partita sul vino tra uomo e natura.Dunque, selezione. La prima è quella delle uve: rigorosissi-ma e costantemente in crescita. Perché in tanti anni diesperienza e dalle sue oltre venti vendemmie, Milazzo hacapito che la qualità non conosce scorciatoie e lui che distrade e autostrade ne ingoia parecchio durante l’anno, sacosa vuol dire una scorciatoia. Per il vino, se si vuol farebene, non sono ammesse.La cura del terreno e della pianta è quasi maniacale con unricorso all’artigianalità fuori dal tempo. E’ quasi inutile direche l’azienda produce biologicamente. Ma c’è dell’altro: laselezione dei grappoli è spietata, l’uso delle cassette inevi-tabile e l’attenzione nel trasporto dell’uva altissima. In can-tina, anche nei giorni di vendemmia, non c’è mai l’impres-sione della frenesia o delle cose lasciate a caso. Pulizia eordine sono al massimo dell’espressione. Ma torniamo alle uve. L’azienda ha studiato i cloni di alcunivitigni e ha impiantato varietà di cui non sono stati rivelatii nomi e che oggi contribuiscono a creare quella diversitàche tutti ricercano. D’altra parte, basta bere un calice diMaria Costanza bianco, da uve Insolia e Chardonnay e un

altro vitigno non specificato che conferisce un profumo eun sapore particolare, fuori dal comune. Oppure un VignaVella che Milazzo ha preferito declassare da Igt a vino datavola (la legge altrimenti lo avrebbe obbligato a rivelare lavarietà dei vitigni) che ancora oggi è un grande bianco,portabandiera di biodiversità. Ma è inutile chiedere aMilazzo da che uve è ottenuto. Teniamoci il mistero, informa di vino sapido e succoso. E tante sono le chicchesulla varietà di uve utilizzate da questo produttore che cisarebbe bisogno di un capitolo lunghissimo.Dunque, selezione. La seconda è quella delle persone. Ahi,il fattore umano è il più complicato. Però nel nome del vinoil quadro cambia. Lo staff deve essere affiatato, le professio-nalità indiscutibili. Noi qui citeremo tre nomi che da sem-pre seguono con dedizione le sorti della cantina.Dall’agronomo Pier Luigi Donna agli enologi Cesare Ferrarie Angelo Divittini. Team collaudato da trincea che è anchequello che sta in regia a seguire lo spettacolo dell’uva chediventa vino. Ma, come è ovvio immaginare, lo staff è moltopiù ampio e include dagli agricoltori esperti di potatura algiovane cantiniere che segue con attenzione le fermenta-zioni.Dunque, ancora selezione. La terza è quella dei clienti. Nonsembri strano ma i tempi impongono un’attenzionemaivista prima d’ora. Su questo Milazzo non transige più.“Desidero clienti appassionati del mio vino che riconosca-no la qualità che offre il nostro marchio. Niente di più.Vietata la superficialità e la sciatteria. Chi paga il vino inritardo, troppo in ritardo, per esempio, non può contare sudi noi. E’ una questione di rispetto, anche per tutti gli altriclienti che pagano con regolarità, per questo motivo abbia-mo inserito regole commerciali rigide e corrette ma cheservono a fidelizzare il nostro rapporto con la clientela”. Piùchiaro di così...Restano i vini. Last but not least. Oltre 20 etichette. Chi loconosce sa che Milazzo è il re delle bollicine, dalla lineagotica in giù. Sei versioni, affinamenti lunghi, tutti metodoclassico, c’è anche il rosè e tra breve anche un dosage zero.E se oggi in Sicilia la tipologia sta vivendo il suo momentodi spolvero, il merito è soprattutto di uno come Milazzo cheha creduto fin dall’inizio al valore delle bollicine, anche inuna terra calda come la Sicilia. E poi bianchi e rossi in un’of-

ferta che spazia dalla bevuta easy di un Bianco di Nera aquella più complessa e intrigante di un Selezione diFamiglia (riecco la parola chiave, non è un caso) o a un Ducadi Montalbo. Ma il vino del cuore resta il Maria Costanzabianco, il primo prodotto che porta il nome della nonna delproduttore e che con l’ultima vendemmia celebra il suoventennale. In totale fanno quasi 400 mila bottiglie prodot-te ogni anno e il vigneto Milazzo che ormai ha superato isettanta ettari. Con un’ultima acquisizione di una decina diettari sui quali tutto è pronto per far fiorire l’uva. Una nuovascommessa.

Paolo D'Ambrosio

La parola d’ordine di Giuseppe Milazzo, dall’uva alle botti, dai collaboratori in cantina ai clienti. La sua azienda a Campobello di Licata è un punto di riferimento

“Selezione, prima di tutto”

da un’idea di

Giuseppe Milazzo

I vigneti dell’azienda Milazzo e un momento della vendemmia

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19supplemento al numero 212 del 7.4.2011

Duca di Salaparuta sbarca aVerona con un carico dipositività. Questo è l’umo-

re dell’azienda, mai cambiato in 26anni di presenza, di cui si fa porta-voce il wine business unit directorFilippo Cesarini Sforza e che, pro-prio in questa edizione fuga ogniombra di crisi. Un ottimismo cheriassume l’esito di un intero annodi progetti sul mercato nazionaleed estero, nel quale il segnale dicrescita ha segnato il 24%.Risultato che il brand siciliano con-solida al Vinitaly. “Saremo presenti con uno spiri-to sereno. Non viviamo questo momento di crisi,che crisi non è più. La situazione globale dei mer-cati si sta strutturando semplicemente in un altromodo, non bisogna averne paura, si deve inveceaffrontarlo preparati e con le manovre giuste”. Per il manager la piazza di Verona già da anniavrebbe mutato la sua funzione di luogo perintessere affari. “Il Vinitaly serve come spazio dipubbliche relazioni, sicuramente non più comelocomotiva del business in quanto tale. Oramai leattività più importanti si concretizzano nei pro-getti che si fanno durante l’anno. Per cui è unmomento il Vinitaly per tirare le somme con gliimportatori e aggiornare i clienti sui progetti incorso. Devo dire che sarebbe un peccato perun’azienda come noi non esserci”. Addirittural’unica fiera del vino che dovrebbe sussistere nelpanorama italiano in seguito ad un mutamentoche il direttore individua nel mercato fiere a livel-lo globale. “L’Italia non può più permettersi più di

una fiera all’anno. Il Vinitaly è l’uni-ca che ha senso se si pensa a quan-ti attori del mercati richiama. Si ètentato di duplicarla a Milanosenza successo, non ci sono lepotenzialità ed il bacino di utenzatale da giustificarne due”. Poi sulcalo di presenze il direttore rispon-de: “Il mondo del vino non puòessere il vino di tutti, e abbiamovisto come si sta dividendo in duepoli. Da un lato vediamo una massa

critica che può fare determinatescelte come le nostre, dall’altro pic-

cole realtà che per capacità, componenti profes-sionali hanno portato avanti un certo lavoro peresserci nei mercati dove hanno più forte incisivi-tà nel territorio, se andiamo a vedere le cantineche non partecipano, sono quelle che non fannoparte di questi due nuclei. Prima al Vinitaly si arri-vava ad essere in 3500, 4000 aziende presenti”.Per Duca di Salaparuta quest’anno non si corre-derà di novità, dopo le 16 portate in passerellal’anno passato, ma di festeggiamenti per il 150°anno dell’Unità d’Italia. Il gruppo Florio, Duca diSalaparuta e Corvo infatti, sotto i riflettori dellafiera, porta il suo omaggio con una bottiglia diMarsala in edizione limitatissima. Si chiamaAegusa, solo cinque gli esemplari, e preziosissi-ma. Non solo per lo smeraldo, il diamante ed ilrubino che compongono la bandiera ma per lariserva contenuta, data 1941 del vino, straordina-ria annata fino ad ora custodita gelosamente incasa Florio.

M. L.

Cesarini Sforza, wine business unit director di Duca di Salaparuta: “La crisi? Nonbisogna averne paura”. A Verona un Marsala per il 150° anno dell’Unità d’Italia

“L’unica fiera che ha senso”

In casa Duca di Salaparuta la sperimentazione guarda al varietale allocto-no. E dopo il progetto sul Pinot Nero sull’Etna da cui è nata una produzio-ne di 3.000 bottiglie con etichetta Nawari, sono in partenza nelle altretenute nuovi studi sul rapporto cultivar/terroir. Quello condotto nelmondo del Nerello Mascalese ha mostrato un territorio che offre poten-zialità di altissima espressione anche a vitigni certo non usuali per questelatitudini. Il nuovo esemplare nasce a Passopisciaro in contrada Vajasindi,per Filippo Cesarini Sforza: “Un Pinot Nero diverso da quello dell’AltoAdige o della Francia, che ha sorpreso tutti. Perché strutturalmente diver-so per terroir. Per noi è un prodotto di immagine, caro, non lo valutiamoin numero di bottiglie vendute. Mette in evidenza come un’azienda comela nostra oltre a puntare su vitigni autoctoni può fare sperimentazioniinteressanti sulla gamma per stupire. Lo possiamo considerare infatti unaprovocazione non solo una sperimentazione”. E, come ribadisce il manager, voluto per valorizzare il territorio stesso. “E’stato studiato per dare un contributo ad una produzione sull’Etna chepuò produrre appunto Pinot interessanti. Messo a confronto con altrilascia davvero esterrefatti e gli viene riconosciuta una forte caratterizza-zione. Quello che abbiamo fatto sull’Etna è come quello che si fa con latecnologia applicata alle macchine, cioè si testano in pista. Il Pinot ha tro-vato senso proprio e solo in questo territorio”. Nawari traccia quindi unanuova strada per lo sviluppo del mondo etneo: “L’Etna è di richiamoanche se se ne parla più di quanto il mercato realmente ne percepisca ilvalore aggiunto fuori dalla Sicilia. Il problema non è la parteproduttiva, ma bisogna avere risorse e capacità per portare avanti le gran-di potenzialità di quest’area che ad ora rimane ancora non sfruttata”.

M. L.

Sull’Etna voglia di sperimentare

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Filippo Cesarini Sforza

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20 supplemento al numero 212 del 7.4.2011

F icuzza, ottocento metri dialtitudine. Un bosco, unclima continentale, escur-

sioni termiche pazzesche,soprattutto d’estate, piovositàal di sopra della media sicilia-na. Siamo a pochi chilometri daPalermo, tra i Comuni diMonreale, Corleone e Pianadegli Albanesi in una zona cheè anche un miscuglio di storia(fu la tenuta di caccia diFerdinando IV di Borbone) enatura protetta (una parte delterritorio è una riserva). C’èpure una luce che non dimenti-chi. Se è il territorio a fare ilvino qui non si sbaglia. Ne èconvinto Diego Cusumano cheassieme al fratello Albertogestisce un'azienda con oltre400 ettari di vigneti sparsi pertutta la Sicilia mentre passeg-gia tra i campi e l’aria del mat-tino sferzante. Qui nascel’Angimbè. Un vino ormaidiventato cult tra gli appassio-nati: Inzolia e Chardonnay. Unodei primi a venir fuori dopo la

vendemmia. Ma a Ficuzza c’è dell’altro.Chardonnay da cui nasce unaltro vino, Jalè e poi soprattut-to Cubìa, un'Insolia in purezzada un vigneto da 11 ettari col-tivati a 700 metri di altezza.«Ficuzza - esordisce DiegoCusumano - è il nostro Etna.Oggi c’è la corsa di molti pro-duttori verso i vigneti sortiattorno al vulcano. C’è unagrande attenzione sui vinietnei. Ed è un bene per tutti,perché è sempre Sicilia. Ma noi- aggiunge Cusumano - per ilmomento abbiamo già un ter-ritorio che ha caratteristicheuniche come l’Etna. Basterebbeuna gita da queste parti percomprenderlo. Il terreno, laluce, il clima, sono particolari. Esui vini diciamo senza timoreche stiamo muovendo solo iprimi passi. È un territorio chenon ci smette di stupire.Raccogliamo lo Chardonnaynello stesso periodo delPiemonte, raccogliamo il Pinot

Nero come in Alto Adige. Ilnostro enologo Mario Ronco,piemontese, è rimasto incanta-to dalla meraviglia da questanatura unica e si sente un po'come a casa sua. E' chiaro che aFicuzza si conduce un'enologiaeroica. Il territorio fa le bizze.Se piove, d'estate, talvolta sirischia di danneggiare il raccol-to". A poca distanza dal vigne-to d'Inzolia anche il Pinot Noir:piantato per scommessa oraquesto vitigno sta comincian-

do a regalare un rosso impor-tante dove gli stessi Cusumanostanno cominciando a subirneil fascino e i capricci. "Il PinotNero - spiega Cusumano - sim-boleggia questa zona unica.Ora usciamo con l'annata 2008e stiamo scoprendo quanto siaimportante l'affinamento inbottiglia per questo vitigno.Niente fretta. Ma quello che ènel cuore è certamente il Cubìae questa Insolia da alta quota,forse nessuno lo coltiva a 700

metri di altitudine, è davverospeciale". Una parola sul Vinitaly: "Ilmondo del vino è tornato acorrere. Ma non per tutti. Soloun brand forte e un rapportoprezzo-qualità significativosono i lasciapassare per restaresul mercato". E tra le novità annunciateanche il nuovo sito che appareelegante e dinamico. L'indirizzo è www.cusumano.it

F. C.

Vigneti ad alta quota, forti escursioni termiche, clima continentale. Il produttore di Angimbé e Cubìa racconta un terroir ricco di peculiarità

Diego Cusumano:“Ficuzza, il mio Etna”

Una vista sui vigneti di Ficuzza

La creazione della cantina, una maggiore presenzaall’estero e percorsi di degustazione e di formazione perristoratori. Ecco la scommessa di Judeka, come raccontaValentina Nicodemo, amministratore unico e responsabi-le marketing dell’azienda calatina. Anche se il settore sta attraversando un momento di crisi,Judeka sta investendo nella realizzazione della cantina,attualmente in fase di costruzione. “Guardiamo al futurofacendo tesoro del passato: la cantina riprende il bagliosettecentesco creando, così, una dicotomia tra l’antico e lasua rivisitazione in chiave moderna, ovvero energia rinno-vabile, pannelli fotovoltaici, piloni in acciaio. Oggi, investi-re su una cantina non conviene in termini economici maconviene dal punto di vista della qualità perché l’aziendasegue da sé coltivazioni, vinificazione e commercializza-zione del prodotto. Tra l’altro, obiettivo di Judeka è aprirela cantina a un mercato estero e creare al suo interno per-corsi di degustazione e di formazione per ristoratori”.Prima di tutto, però, secondo Valentina Nicodemo, contavalorizzare il legame col territorio. “Definisco Judekaun’officina sperimentale perché, benché la zona dell’Etna

goda di una maggiore fama, in termini di qualità ilCalatino non ha nulla da invidiarle: basti considerare lastoria e la spiccata eleganza dei suoi vitigni, come nelcaso dell’antico frappato”. “La nostra azienda – continua – ha 8 referenze: 6 vini rossie 2 bianchi, espressione dei colori e dei sapori siciliani.Senza considerare che il Cerasuolo di Vittoria 2009 è statopremiato con 5 stelle dalla guida ai Vini del Giornale diSicilia 2011”. E a chi ancora si meraviglia del ruolo delle donne nelmondo del vino, Valentina Nicodemo risponde: “Sonouna donna e un’imprenditrice e, per quanto ancora sitenda a sminuire la figura femminile nel campo del lavo-ro, penso si siano dimostrate pari capacità, forse anchemaggiori da parte nostra – sorride –. Nel mio settore, peresempio, credo che la donna abbia una marcia in più. Eammette che il gioco di squadra è indispensabile per farbene. E cita gli enologi Vincenzo Bambina e NicolaCentonze. Al Vinitaly Judeka sarà nello stand dellaCamera del Commercio di Catania.

Roberta Giordano

L’amministratore unico della cantina calatina Judeka: “Gli obiettivi dell’azienda? “Una maggiore presenza all’estero e percorsi di degustazione e di formazione per ristoratori”

Nicodemo:“Sono una donna del vino, quindiho una marcia in più” Valentina

Nicodemo

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21supplemento al numero 212 del 7.4.2011

Non solo vino a Verona. Come ogni anno alVinitaly troverà spazio anche il Salone inter-nazionale dell’olio extravergine di qualità, il

Sol, giunto alla sua 17esima edizione. L’evento cele-brerà le vie dell’olio nazionali ed estere, promuoven-do il meglio del mercato olivicolo. Diciotto le aziende siciliane che troveranno spazio nelcorso della manifestazione, che prevede degustazioniguidate, short stage, convegni e laboratori di cucina.E intanto gli oli extravergine d'oliva italiani si riconfer-mano i migliori al mondo. Sono tutti del Belpaese,infatti, gli oli che hanno vinto le tre categorie (fruttatointenso, medio e delicato) del concorso internaziona-le "Sol D'Oro", prologo del "Sol”. Su 218 oli da 5 nazioni hanno trionfato dunque i pro-dotti italiani, tra i siciliani spiccano quelli di Ragusa. “Quella dell’olio extravergine è una risorsa ancora nondel tutto esplorata per la Sicilia - dice Rosaria Barresi,dirigente generale dell’assessorato regionaleall’Agricoltura - . Sia per il livello qualitativo che per lavarietà di cultivar la nostra Isola può primeggiaresenza problemi”. La proclamazione è giunta dopo cin-que giorni di valutazioni che hanno impegnato ilPanel della giuria - guidato da Marino Giorgetti,responsabile della promozione oli e prodotti tipicidella Regione Abruzzo - composto da tredici espertiitaliani, greci, sloveni, cileni e spagnoli. Oltre che datutte le regioni produttrici italiane i 218 campioni diassaggio provenivano da Spagna, Portogallo, Cile,Slovenia e Croazia.Tre i premi per ogni categoria: Sol d'Oro, Sold'Argento e Sol di Bronzo, rispettivamente al primo,secondo e terzo classificato. Tutte le 9 medaglie totaliassegnate sono state vinte da aziende italiane. Per la

categoria Oli con fruttato leggero, il Sol d'Oro è anda-to all'azienda agricola Luigi Guadalupi di Brindisi;l'Argento all'azienda agricola Tenuta Piscoianni diSonnino (Latina); il Bronzo all'azienda agricola AlfredoCetrone di Sonnino (Latina), Lazio.Per gli oli con fruttato medio il Sol d'Oro è stato vintodall'azienda agricola Laura De Perri, di Canino(Viterbo), seconda l'azienda agricola Paola Orsini diPriverno (Latina), terza l'azienda agrobiologica Rossodi Ragusa. Per la categoria Oli con fruttato intenso, havinto l'azienda agricola Villa Zottopera di Ragusa; Sold'Argento all'azienda agricola Pasquale Librandi diVaccarizzo Albanese (Cosenza), Bronzo all'azienda agri-cola De Carlo di Bitritto (Bari).

Gaetano La Mantia e Roberta Giordano

A Verona non solo vino con il Salone dell’extravergine. La Sicilia presentecon 18 aziende fa incetta di riconoscimenti al concorso internazionale

Olio, la qualità premia

Un momento dell’imbottigliamento dell’olio

Oltre allo stand informativo della Regione, diciotto aziende sicilia-

ne esporranno al Salone internazionale dell’olio extravergine di

oliva. Ecco l’elenco completo:

- Azienda agricola Alberto Alessi (AG)

- Pregiati olii Costanza di Costanza Luca (PA)

- Camera di Commercio di Enna (EN)

- Aziende agricole L’albero d’argento (TP)

- Camera di Commercio Industria artigianato di Siracusa (SR)

- Azienda agricola Serra di Mezzo di Messina Damiana (EN)

- Azienda agricola Salamone Benedetta (EN)

- Azienda agricola “Piana dei Kastani” (CT)

- “Agricola Aragona” di Roberto Paternò Castello (CT)

- Azienda agricola Gerace di Antonella Fontanazza (EN)

- Azienda agricola F.lli Mangano (SR)

- Azienda agricola e oleificio Bagni di Mozzicato Giuseppe (SR)

- Provincia regionale di Trapani (Servizi)

- Azienda F.lli Bascio S.N.C. di Leonardo Bascio (TP)

- Azienda agricola Baglio Ingardia di Ingardia Maria Giuseppe (TP)

- Azienda Oddo Antonino di Oddo Antonino (TP)

- Azienda agricola “Colli del Grifo” di Viviano Pierangelo (TP)

- Carpino oleificio Azienda agricola (SR)

L’elenco delle aziendepartecipanti al Sol

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Vini nati dalle terre della storia, nellevalli che sono state culle delle cultu-ra e connubio di tradizione e inno-

vazione. Sono in vini della CantinaD’Alessandro, dove il passato e il presentesi uniscono per dar vita a dei capolavori. Esarà il territorio agrigentino che ha dato inatali a tanti nomi celebri, che si rivela ferti-le per le creazioni D’Alessandro che saran-no presentate l’8 aprile al Vinitaly di Verona.Una degustazione guidata, “D’Alessandro,assaggi di storia”, dove la Cantina presente-rà in anteprima le nuove annate del Nerod’Avola Syrah, del Nero d’Avola, del Grillo,del Catarratto e dell’Inzolia D’Alessandro.Un momento di confronto tra storia e con-temporaneità, uno sguardo al futuro conl’entrata in società delle annate più recentima senza dimenticare le vecchie edizioni,ma anche un magnum Syrah del 2009 e ilNero Syrah. Venti posti riservati ai profes-sionisti del settore, dalle 15 al padiglione 7stand 11 del Consorzio Italian WinePhilosophy.Un’occasione per le giovanissi-

me Cantine D’Alessandro di far conoscerei propri vini a chi ancora non ha avuto il pia-cere di gustarli e un’opportunità per chi giàè entrato nel mondo dei vini D’Alessandrodi apprezzarli maggiormente, scoprendo ilsapore di antiche tradizioni in un bicchierericco di novità.Le Cantine D’Alessandro, nascono nel 2006dalla preziosa eredità di GiacomoD’Alessandro, che ha voluto intraprenderel’avventura dell’universo vitivinicolo, conl’obiettivo di reinterpretare in chiavemoderna i vini tipici della tradizione sicilia-na. A caratterizzare la struttura produttiva èl'innovazione tecnologica e l'utilizzo dienergie alternative attraverso più di 800metri quadrati di pannelli fotovoltaici.Rispetto per il territorio e l’ambiente è laparola d’ordine dell’azienda che promuoveanche all’estero, con importanti iniziativecome quella a cui ha partecipato nel mesedi settembre per la promozione e valoriz-zazione del ‘made in Italy’ sul territorio bra-siliano. Aurora Pullara

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L’8 aprile una degustazione guidata tra vecchie e nuove produzioni della cantina siciliana Venti posti riservati ai professionisti del settore

Assaggi di storia con D’Alessandro

Giacomo D’Alessandro

Palermitana di nascita ma rapita dal fascino dell’Etna. MariaCarella, 35 anni, enologa è la responsabile della produzionee della direzione tecnica delle Cantine Nicosia, aTrecastagni, sul versante orientale del Vulcano. Un postoincantevole dove il tempo non sembra essere passato arendere più rapido ogni istante. La passione per il vino haportato Maria sul vulcano, territorio vocato e invidiato daglienologi di mezzo mondo. La competenza le ha permessodi essere ormai da due anni presidente della Commissioneper le Doc presso la Camera di Commercio di Palermo. È lei a vigilare sul rispetto dei disciplinari nella produzionedei vini che riportano il marchio Doc nelle bottiglie. In provincia di Palermo sono tre i vini che hanno ottenutola Denominazione di origine controllata: Contessa Entellinae Contea di Sclafani (nel 1996) e Monreale (la più recente,ottenuta nel 2000). A queste tre si aggiungono i terreni chericadono nel Palermitano e che fanno parte della DocAlcamo. «Il mio obiettivo - spiega Carella - sarà valorizzare egarantire le caratteristiche peculiari del vino del territorio,preservandone le qualità organolettiche».Già, territorio. Se è vero che il vino è territorio, è altrettantovero che la Denominazione di origine dovrebbe essere unasigla piuttosto ambita dai produttori.O no?“Molte aziende, in realtà, preferiscono ancora scrivere in eti-chetta Igt Sicilia. La Doc ha un percorso burocratico e pro-duttivo piuttosto complicato. Inoltre il consumatore finale

non ha chiara la differenza che passa traun vino Igt e un Doc. Dunque non sem-pre si ritiene conveniente investire sullaDenominazione di origine controllata”. E poi non è detto che i vini Doc abbia-no una qualità superiore...“Di certo sono più curati perché devonorispettare certe caratteristiche e devonosottostare a determinate regole impostedai disciplinari. E poi hanno il vantaggiodi rappresentare un territorio specifico.Questo per me è un valore aggiunto”.Quali Doc hanno una marcia in più, inSicilia?“In questo momento l’Etna, poi ilCerasuolo di Vittoria, l’unica Docg sicilia-na. Sono territori particolari. Straordinari”.L’Etna ritorna. È solo una moda?“Io ci lavoro. Sull’Etna vengono fuori prodotti diversi, chefanno la tendenza. All’estero c’è un grande fascino per i viniche nascono qui, soprattutto per gli autoctoni. Nerellomascalese in testa. I nostril vini sono molto amati inGermania, ma anche negli Usa e in Canada.Torniamo alle Doc, ventidue in una sola regione sonotroppe?“No. La Sicilia è molto variegata e diversificata. Ogni territo-rio ha le sue peculiarità”.

Vino, territorio, il triangolo viene concluso dal turismo.“È importante, c’è stato il calo invernale, fisiologico, perl’estate ci aspettiamo qualcosa in più. Vedremo”.Cosa ti aspetti dal Vinitaly?“Gli ultimi due anni sono stati molto importanti per i con-tatti. Mi aspetto un rafforzamento. Quest’anno portiamouna novità: un Sosta Tre Santi 2007, Nero d’Avola-Syrah affi-nato un anno in barrique, poi altri 6 mesi in bottiglia. Da lui ci aspettiamo tanto”.

Marco Volpe

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L’enologa Maria Carella subisce il fascino dell’Etna ma è anche la donna che vigila sulle Doc palermitane. “I vini con una denominazione raccontano la Sicilia. Non è solo una sigla”

Maria Carella

Territorio vuol dire qualità

La valorizzazione dell’azienda agricolaattraverso un restyling dei prodotti.Cantine Rallo sbarca al Vinitaly con que-sta novità. Tra i nuovi punti di forza cisono la comunicazione e la promozione,potenziate in questi mesi attraverso unaserie di appuntamenti per presentare leetichette in abbinamento ad alcuni pro-dotti.“L’opera di restyling – dice AndreaVesco, il titolare dell’azienda - nonriguarda solo le etichette e l’intero pac-kaging, ma, in un certo senso, lo stessovino, ottenuto esclusivamente da uveallevate e coltivate secondo il regimebiologico”.La parola d’ordine è territorio. “Nelnostro caso è rappresentato da ben trearee territoriali, ossia Alcamo, Marsala ePantelleria, come parti indivisibili di ununico prodotto. Questo progetto saràrappresentato al Vinitaly dai testimonialdi casa Rallo, alcuni già conosciuti dainostri consumatori, altri del tutto nuovi,che sapranno dare giustizia alla bontàdel nostro territorio ed alla cura cheriponiamo nel lavoro di tutti i giorni”. Il momento di difficoltà economico?“Sicuramente i periodi di crisi creanoforte travaglio, ma sono questi che offro-no la possibilità di far emergere le eccel-lenze. Con il nostro nuovo progetto rite-niamo di avere le ‘carte d’oro’, necessarieper distinguerci”.

La scommessa diVesco, titolare delle Cantine Rallo

“Nel vinoconta sapercomunicare”

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La vera notizia è che non sonol’anti-Vinitaly. VinoVinoVino,manifestazione sui vini natu-

rali a Cerea (in programma dal 7 al9 Aprile) e VinNatur, evento dedi-cato ai vini biologici e biodinamicia Monticello di Fara, (in scena il 10e l’11 aprile) si raccontano “alnaturale”, come frutto di un inte-resse spontaneo dei clienti per ivini secondo natura.Due manifestazioni “sorelle” negliintenti virtuosi e nei programmiche non si intralciano l’un l’altranemmeno per la scelta delle date,così che il flusso dei visitatoripossa accomodarsi ai banchi d’as-saggio di entrambe senza penti-menti. L’obiettivo è in ogni casocomune, avvicinare il consumato-re al vino naturale, sensibilizzan-dolo sempre di più alle tematichedella sostenibilità ambientale edel rispetto del prodotto vino siain vigna che in cantina.VinoVinoVino, quinta edizione, siconferma un momento importan-te per appassionati ed addetti del

settore. Il tema di quest’anno èl’Arca, in una chiara similitudinebiblica, intesa come luogo di sal-vaguardia degli equilibri dellanatura, dell’ecosistema e dellabiodiversità. Dell’Arca fanno parteperò anche tutti quei produttoridi vino che ogni giorno scendonoin vigna per abbracciare e propriepiante e sentirle vive. “Il nostro è un lavoro di attesa e disperanza”, racconta GiampieroBea, vigneron in quel diMontefalco (Umbria) e presidentedell’associazione Viniveri, cheorganizza l’evento in collaborazio-ne con Reinassance du TerroirItalia, l’associazione di vignaiolifondata da Nicolas Joly. Quest’anno saranno presenti oltre130 aziende di tutta Europa insie-me a produttori che arrivanoanche dagli Stati Uniti per racco-gliere l’invito a parlare insieme divino naturale. “Inoltre, abbiamodeciso di offrire un servizio di treniche da Verona arriveranno diretta-mente a pochi metri dalla nostra

sede, sia per ridurre le emissioni dianidride carbonica, sia per garan-tire la sicurezza stradale”, aggiungeBea. “Chi si presenterà all’ingressocon il biglietto del treno avrà dirit-to ad una riduzione di cinque eurosul costo del biglietto”. Tra gliappuntamenti, la possibilità dirichiedere delle degustazioni con iproduttori “One to one” ed unamostra dedicata al sughero.VinNatur ha invece raggiuntol’edizione numero otto e proponeun’offerta di circa 145 espositoriprovenienti da tutta l’Europa, madifferenziandosi da VinoVinoVinoper l’impronta sperimentale escientifica. “VinNatur è solo unadelle attività che svolgiamo insie-me ai nostri soci. E’ una vetrinaimportante che ci permette difinanziare tutte le attività di ricer-ca che svolgiamo. Non va dimenti-cato infatti che il nostro obiettivoè quello di fornire risposte ed assi-stenza a chi vuole produrre e berevini naturali” spiega AngiolinoMaule, presidente dell’associazio-

ne. Ed il tema della sperimentazio-ne è il nucleo all’interno del qualesi sviluppa tutta l’idea di VinNatur,un esempio è la ricerca sulla biodi-versità generata dalla fermenta-zione spontanea del vino che l’as-sociazione sta svolgendo con ilCra di Firenze.“Forniremo ai visitatori una guida”,prosegue Maule “di modo cheognuno possa essere informatosu tutte le aziende espositrici chearrivano da tutto il mondo”. Un

panorama variegato ed interes-sante che allontana un po’ i riflet-tori dalla grande kermesse vero-nese, ma che lo fa con un intento,uno spirito ed un tema di assolutopregio e virtù. Le due manifesta-zioni, più che nuocere al Vinitaly,fanno di Verona e della provinciadi Vicenza, due realtà da non per-dere sia sul calendario dell’eno-appassionato che su quello del-l’addetto ai lavori.

Laura Di Trapani

Nei giorni del Vinitaly tornano le due manifestazioni parallele: VinoVinoVino aCerea e VinNatur a Monticello di Fara

Per chi beve al naturale

Una degustazione a Verona

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Con una produzione di vinoannua che si attesta sulmezzo milione di ettolitri,

ovvero l’1% di quella nazionale, laCalabria è la grande novità delVinitaly 2011. Piccola regione delvino alla riscossa che rispetto allesue sorelle maggiori affrontaquesta edizione con più ottimi-smo. Il trend di crescita esplosoultimamente ha visto, dopo lun-ghi anni di oblìo, aumentare gliettari vitati a più di 15.000 e laproduzione Igt e Doc attestarsi al30%, e segna una controtenden-za rispetto alla crisi generale.Sempre più riflettori vannoaccendendosi sulle grandi e pic-cole realtà tanto da conclamarela Calabria realtà vitivinicolaemergente d’Italia. In primopiano sul grande schermo dellakermesse i vitigni storici dellaRegione come il Gaglioppo equelli che stanno ritornando ariempire i calici dal Greco, alMantonico, al Moscatello. Questaedizione sembra quindi esseretutta per lei, una passerella dovegiocarsi la carta del riscatto emostrare tutta la sua forza enolo-gica. Per la prima volta dopo esserestata letteralmente snobbato per,troppi, lunghi anni, il padiglione

vedrà anche partire una serie diincontri btob con i buyer orga-nizzati dalla Regione. Un fermen-to come non mai che fa ben spe-rare i produttori. Come Luigi Violavigneron di cantine Viola, firmadel Moscato di Saracena con unaproduzione di sole 7.500 botti-glie, che si dichiara ottimistaanche a dispetto della crisi. “LaCalabria comincia ad avere unruolo nel panorama enologicoitaliano mentre fino a qualcheanno fa non era tenuta in consi-derazione. Quest’anno non suc-cederà quello che è capitato anoi il primo anno della nostrapartecipazione. Ricordo che nonpassava alcun importatore, nes-suno veniva a vedere lo stand”. Lospirito positivo è condiviso ancheda un veterano del Vinitaly comePaolo Librandi, il nome iconadella Calabria del vino. “Ci faccia-mo il Vinitaly con il nostro standda una ventina di anni. Un eventoa cui non si può mancare, si vedo-no tantissimi clienti e genteche vuole conoscere il vino, nonsi può prescindere. Affrontiamoquesta edizione con lo stessoanimo dell’anno scorso. Abbiamomantenuto tranquillamente leposizioni con un segno pari e più.Siamo cresciuti ancora all’estero

dove abbiamo aperto nuovi mer-cati, abbiamo portato un bellavoro con Taiwan. Verona rimaneper noi una piazza per incontrarei nostri contatti esteri. L’unica chein Italia ti offre quest’occasione”.Antonio Statti vede la partecipa-zione al Vinitaly come una rispo-sta alla crisi, e soprattutto come ilmomento per la Calabria di pro-porsi come nuova alternativa. “Imomenti negativi vanno affron-tati con umore positivo. E conquesta predisposizione nonvogliamo mancare ad una vetri-na fondamentale dal punto divista degli scambi e degli appro-fondimenti”. E per la sua regionepronostica un vero e proprioboom. “La Calabria ha le qualitàper diventare un motivo di diver-sificazione anche per i clienti, perproporsi come una regionediversa. Non tutti la conosconodal punto di vista enologico evediamo che comincia ad incu-riosire gli opinion leader. Il nostropunto di forza è proprio il patri-monio ampelografico. E puòcreare interessi come lo ha fattola Sicilia dieci anni fa. C’è tantastrada da percorrere, ma le cartein regola ci sono tutte per farbene oggi e domani”.

Manuela Laiacona

Ecco la grande novità di questo Vinitaly. Dopo un lungo periodo di oblio in crescita ettari vitati e produzione. I protagonisti: sarà l’anno della svolta

La Calabria alla riscossa

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L’assessore: adesso è il momento di investire sulla promozione

Trematerra: “Non possiamo produrre senza farci conoscere, il nostro vino non deve restare nelle cantine”

Per la prima volta la Calabria si presenta alVinitaly con la Regione, un debutto chevede partecipare insieme Unioncamere eAttività Produttive. Per l’assessore regionale all’agricolturaMichele Trematerra un progetto di squa-dra e di sinergie. “Vorremmo che il brandCalabria fosse connotato sotto un'unicaimmagine di una terra che, con tutti i sacri-fici e gli investimenti necessari, sta lavo-rando per riaffermarsi sulle tavole.Puntiamo molto su questa iniziativa per-ché la nostra produzione vitivinicola, chenon può essere intensiva, ha tutte le carat-teristiche per offrire un prodotto di quali-tà”. E in questi termini il comparto, fino ad orarimasto fanalino di coda di quello italiano,starebbe vivendo il suo momento dirimonta emergendo come nuovo territo-rio del vino.Una risalita che vede ora la Calabria ad un

punto di svolta, come constata l’assessorestesso: “Il vino calabrese è a un bivio, sonostati fatti tanti investimenti in questi anniincanalati ai fini di una produzione quanti-tativa importante, avendo lavorato sullaqualità, dobbiamo adesso tenerne alto illivello e investire nella promozione – eribadisce -. Ritengo che in un sistema aper-to, nel quale ci troviamo, non possiamoprodurre e non fare conoscere. Non possiamo lasciare il vino nelle nostrecantine”. Le rotte per il futuro prossimodella Calabria seguono la ricerca, innova-zione e soprattutto promozione articolatain una serie di iniziative di accompagna-mento alla produzione. “In questomomento sono avviati dei bandi che uti-lizzano i fondi comunitari per lo svilupporurale destinati all’ammodernamento delcomparto. Ultimamente poi abbiamoanche approvato con legge regionalel’istituzione dell’enoteca regionale.

Iniziativa voluta perché è l’ora di uscire daicapannoni e di puntare sui rapporti con ibuyer”. Per Trematerra non sarebbero comunqueda intendersi come piani d’uscita daun’emergenza di crisi ma di reddito. “Il comparto calabrese non è in crisi inquanto non vende, ma perché si è ridottodi molto il reddito del sistema stesso, nonstiamo avendo una riduzione delle com-messe, ma una riduzione di quello che è ilreddito che fanno le imprese agricole”. Esulla fase di stallo in cui verserebbe il mer-cato interno rispetto a quelli esteri com-menta senza toni allarmistici: “Penso chese il nostro mercato arranca è per un pro-blema legato alla disarticolazione. Neglianni passati era difficile potere gestire unprodotto fuori dai confini nazionali, eradifficile la mobilità umana e di merci. Oggicon le frontiere aperte con la comunitàeuropea, ci ritroviamo in un grande mer-

cato, tutto si deve muovere velocemente. E’ quindi normale che possa arrancare ilmercato interno perché c’è più richiestaall’estero. La bilancia commerciale importexport è cambiata, siamo in un villaggioglobale diverso, che deve essere dotato dinuove norme e a cui non si può non guar-dare, ma senza allarmismi”. Una risposta per tutelare la produzione èquindi quella di inserirla in un sistema chelo colleghi al resto del territorio. “Non dob-biamo pensare al vino come ad un pro-dotto unico e fine a se stesso. I suoi puntidi forza li rintracciamo nella storia, e quin-di nel territorio con tutte le sue articolazio-ni. E in funzione di queste va valorizzato”.

M. L.

Un vigneto. In Calabria aumentano gli ettari vitati

L’assessore Michele Trematerra

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La 45esima edizione del Vinitalysarà il trampolino di lancio nelcampo degli spumanti per

l’azienda vitivinicola GorghiTondi. Due le etichette che pre-senteranno, “un rosè extra dry –spiega la responsabile com-merciale Annamaria Sala - edun brut. Entrambi ottenuti conmetodo charmat. I primi riscon-tri – svela – sono positivi ma dicerto a Verona potremo capire megliose stiamo perseguendo la strada giu-sta”.E’ solo l’inizio di una nuova ‘avventura’infatti per l’azienda che intanto studia esperimenta un altro tipo di spumante,“sempre ottenuto da vitigni autoctoni”tiene a sottolineare Annamaria, maattraverso il metodo classico. Palma Resè il nome delle due neoetichette di spu-mante, “il rosè ottenuto da uve centoper cento Nero d’Avola, il brut da uvecento per cento Grillo”. Solo sei mila bot-tiglie per ‘tastare’ il gusto dei consuma-tori. Lìidea di puntare una parte dellaproduzione sugli spumanti è anchedell’idea di Tonino Guzzo, wine makersiciliano di vaglia che segue come con-

sulente le sorti dell’azienda. La filosofia che portano avantiAnnamaria e Clara Sala è molto chiara:

“Il primo lavoro avviene invigna dove selezioniamo imigliori vitigni. Poi in cantinaprosegue puntando alla qualitàed alla genuinità. Cercandoinsomma di non modificarequanto la natura ci ha donato”.Naturalmente non va trascura-

to anche un aspetto legato al territorio:una pate dei vigneti dell’azienda rica-dono in una riserva naturale, GorghiTondi, per l’appunto da cui nasce ilnome della cantina, gestita dal wwf,luogo dove trovano un momento direlax gli uccelli migratori durante i loroviaggi intercontinentali. Ma oltre allanovità e alle peculiarità territoriali,l’azienda di Mazara del Vallo si aspettasoprattutto una ripresa nel settore viti-vinicolo, “c’è una situazione stantia peradesso. Ci auguriamo che questoVinitaly possa animare speranze positi-ve. Noi, - conclude Annamaria Sala - inparticolare, ci auguriamo di incremen-tare il nostro export”.

Sandra Pizzurro

Due le etichette che l’azienda Gorghi Tondi porterà a VeronaAnna Maria Sala: “Siamo in fiera per puntare all’export”

L’ora delle bollicinetutte al femminile

Annamaria Sala

Torna dal 29 luglio al 2 agosto aCastelbuono la manifestazione DiVinoche conta la presenza di oltre 120aziende e i più grandi nomi dell’eno-gastronomia italiana. L'iniziativa, giun-ta alla sua quinta edizione, quest’annorinnova la sua collaborazione con ipartner di sempre Cronache di Gusto,Progetto legno e Ambrofin. “Siamocresciuti in fretta grazie alla nostravoglia di fare", dice Dario Guarcello,presidente dell’associazione AmiciPerBacco che insieme a Matteo Turrisie un gruppo di appassionati organizzala manifestazione. "Le cantine -aggiunge - amano partecipare alnostro evento e molte di esse hannoriscoperto l’amore dell’incontro tra ilproduttore ed il consumatore". Tra gliospiti dell’evento sono stati conferma-ti Marcello Masi (Rai 2), Luca Gardini(campione del mondo dei Som-melier). Il programma sarà il seguente:I primi tre giorni dell’evento sarannodedicati alla musica in collaborazionecon grandi artisti di carattere interna-zionale inserendo all’interno dellaterza serata il Premio Gusto Divino2011 con la presenza dei più grandinomi dell’enogastronomia nazionale.Mentre i giorni successivi sarannodedicati all’arte e alle degustazioni enella serata finale verranno premiati i6 vini più interessanti.

In uscitaun rosè extra drye un brut

Musica e vinoa Castelbuono

Torna dal 29 luglio al 2 agosto la manifestazione DiVino Premio per 6 etichette

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I l piatto nasce dal ricordo cosìcome l’arte dei fornelli è unostrumento sensoriale per una

sublime comunicazione con ilproprio ospite. Sono questi i pila-stri fondamentali della filosofiadello chef più apprezzato daNapoli in giù. Pino Cuttaia, patrondel ristorante La Madia di Licata, inprovincia di Agrigento, oggi invetta all’olimpo delle guide nazio-nali più importanti, due StelleMichelin, ha 43 anni e una lungavia di successi tracciata innanzi asè. Parlando con lo chef ci si accor-ge subito che il rapporto con lematerie prime quanto con ilfuoco, artefice della valorizzazionesapiente delle sue opere d’arte, èun rapporto speciale, un rapportosacro. “Oggi va tanto di moda por-tare il crudo in tavola, un buonmodo per proporre tal quale,nuda, un’ottima materia prima.Sono della convizione, però, - hadichiarato Cuttaia – che in cucinasia di pari, se non di maggioreimportanza, il cucinato. E’ in que-sto rapporto viscerale, in questasfida fra il fuoco e lo chef che si

misura realmente la bravura diquest’ultimo”. Ecco perché alle nuove generazio-ni di cuochi il maestro Cuttaiaconsiglia: “E’ sempre necessariauna buona dose di umiltà e gran-de spirito di sacrificio lungo lastrada per diventare ottimi chef:un cammino fatto di mille sfuma-ture. Inizialmente è necessariosempre ‘copiare’ i piatti dei grandi maestri, poi con il tempo si imparaa destreggiare e domare il fuoco,ed è allora che arriva il momentodi far entrare in gioco la creatività”.D’altra parte, secondo PinoCuttaia, un bravo chef è “perenne-mente incinto”: “Non si sa maiquando nascerà una nuova crea-zione, perché ogni giorno, ogniingrediente trasmette suggestionied idee. Ed è proprio questo ilbello - continua il patron de LaMadia -. In cucina gli ingredientisono sempre gli stessi, è lo chef edil messaggio che vuole comunica-re a cambiare nel tempo. E così piùi mesi e gli anni passano, più si cre-sce professionalmente e più diconseguenza si tende a rispettare

la materia prima ed esaltarla consemplicità”.E poi c’è la “memoria”, il segreto diCuttaia che inserisce in ognipiatto qualcosa che lo lega alpassato ed alla sua terra,tanto da chiamare lalinea delle sue prepa-razioni “piatti in bian-co e nero”, come sedavanti agli occhidel cliente scor-resse una vecchiapellicola d’autore.“Sono molto lon-tano da una cucinacerebrale - raccon-ta lo chef licatese -,da una cucina, cioè,legata all’idea di unmomento, ad unacucina artistica, dietrocui stanno ragionamen-ti e studi da addetti ailavori. Mi definisco piutto-sto un cuoco ‘pop’, ovverodel popolo”. Infine in merito al propriorapporto con il vinoCuttaia confida: “Il vino è

un mestiere a parte. Hosempre fatto il cuoco ed alvino mi sono avvicinato soloin un secondo momento ecosì ho realizzato un modopersonalissimo di concepirlosulla base del mio gustoinfluenzato a sua voltaanche dai miei stati d’animo.Un vino dunque potrebbeessere costosissimo e noninteressarmi affatto e vice-versa”. Infine lo chef bistellatoCuttaia aggiunge: “Oggi

come ieri non esiste unabuona cena senza un

buon vino. Anche ilvino come tutto ilfood, di cui anch’es-so fa parte, è unmezzo di comuni-cazione per capirechi siamo e da doveveniamo e nondeve essere assolu-tamente sottovalu-

tato”.

Piera Zagone

Da Napoli in giù è tra i più apprezzati, ma lui precisa: “Per diventare grandi serveumiltà. La bravura sta nella capacità di saper domare il fuoco e poi nella creatività”

“Io, Cuttaia, chef del popolo”

Lo chef del ristorante La Madia di Licata Pino Cuttaia

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Un cuoco senza preconcetti,senza frontiere, aperto aqualsiasi ispirazione possa

condurlo verso una nuova espe-rienza culinaria. Gennaro Espositoè lo chef del ristorante Torre delSaracino, dal 1992 a Vico Equensesulla costiera Sorrentina. “In cucina– dice – è importante tenereconto della memoria, basta chequesta non diventi una gabbia enon ci impedisca di guardare oltreper scoprire nuovi sapori, colori,odori, magari da abbinare persomiglianza o per contrasto adingredienti del nostro territorio”.La linea culinaria di Esposito, dun-que, non è strettatamente legataal territorio anche se egli stessoammette che è impossibile nonattingere ad un bacino d’altaeccellenza com’è la regione cam-pana e l’Italia tutta: “Questo però,non mi impedisce di usare altrematerie prime provenienti davarie parti del mondo.Concretamente, avendo a che faread esempio con dell’ottima moz-zarella di bufala campana, non èdetto che l’abbinamento sia

necessariamente il pomodoro, mapotrebbe benissimo essere unaspezia come lo zenzero”. Lungo il percorso di maturazionee crescita che ha portato lo chefad ottenere importanti riconosci-menti, come nel 2001 laprima stellaMichelin enel 2008 laseconda onel 2003

le tre forchette nella Guida delGambero Rosso, grande impor-tanza hanno avuto, infatti, i con-tatti con la cucina francese e più ingenerale con varie altre culture,fonte di nuove ispirazioni in cuci-na. “Mi piace definire i miei piatti –ha dichiarato Esposito – comeappartenenti ad una linea moder-na. Partiamo spesso dalla ricettatradizionale ma ci piace immagi-narla ed interpretarla in chiavenuova. Attraverso le mie prepara-zioni, che spesso hanno come

punto di riferimento il contrastofra sapori diversi, credo di

esprimere la mia personalità agli ospiti delmio ristorante”. In cucina

secondo lo chef campanonon devono esserci precon-cetti: “Tutto può essere con-

cesso, basta che questoabbia un senso preciso edun fine”. Unico diktat è laqualità delle materie primeche è imprescidibile: albando, dunque, oli di semi e

margarine e largo a oli extra vergi-ne e burro. “Fonte di grande ispira-zione – dice inoltre Esposito –sono le verdure che con tutte leloro interessanti sfumature digusto e colore segnano il corsodelle stagioni. C’è una così grandequantità e qualità di verdure cheadoro sbizzarrirmi a partire daquelle dal gusto più importante edeciso fino a quelle più delicate”. Infine Esposito parla del suo gran-de rapporto d’amore con il vino

nato insieme al suo ristorante:“Questa nuova esperienza mi haportato a conoscere meglio e piùda vicino il mondo di Bacco. Unmondo che mi ha profondamente affascinato perché fatto da sogna-tori, proprio come accade per ilmondo della ristorazione. Come lochef insegue l’ispirazione di ungrande piatto, così il proprietariodi una vigna o di una cantina inse-gue il sogno di una grande botti-glia”. Pi. Zag.

Lo chef del ristorante Torre del Saracino sulla costiera sorrentina: “Amo scoprire saporinuovi e utilizzare materie prime da tutto il mondo. La mia fonte di ispirazione? Le verdure”

Gennaro Esposito: la miacucina senza frontiere

Lo chef Gennaro Esposito

Mantecato di patate al nero di seppie con concentrato di pomodoro e peperoncino verde

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28 supplemento al numero 212 del 7.4.2011

Se prima acquistare un vino, stap-parne la bottiglia e versarlo in unbicchiere poteva essere un gestosemplice per il quale non si stava aguardare molto alla forma del cali-ce o del cavatappi perché ciò chealla fine contava era il vino in sé eper sé, oggi sia i veri appassionatisia coloro i quali lo bevono esclu-sivamente in certe occasioni stan-no proprio riscoprendo il piaceredel vino soprattutto nell’ambitodella degustazione casalinga. Finoa qualche tempo fa infatti il bic-chiere o la bottiglia dalla formastilistica più ricercata si trovavanoper lo più solo in un ristorante o inun wine-bar, oggi invece le cucinedi molte persone sono iper-attrez-zate di tutto ciò che può servireper degustare un vino: calici perogni tipologia, apribottiglie pro-fessionali, decanter, cantinette o

espositori che sembrano veri epropri “oggetti d’arte”. Inoltre pareche siano proprio in aumentocoloro i quali vanno alla ricerca dibottiglie da comprare non perpoterle consumare subito ma pertenerle in casa e stapparle perl’evento più propizio. Bottiglie insomma che entrano afar parte della scenografia delsalotto o della cucina. Cristalleria,bottiglie, e accessori vari si trasfor-mano così in splendidi gioielli distile: in commercio se ne trovanocentinaia, dalle forme più esclusi-ve firmate da famosi designer. Unamente davvero creativa è quella diLorenzo Piccione di Pianogrillo,designer ma anche noto produt-tore di olio della provincia diRagusa, che nel 2005 ha iniziato acollaborare con Alberto Alessi,imprenditore che ha scritto la sto-

ria del design. Due sue creazioni inparticolare hanno riscosso note-vole successo: si tratta del proget-to olio “Taste Houile” e di quellosul sale “Cum grano Salis”. “Delprimo – dichiara Lorenzo Piccione- abbiamo venduto oltre 50.000pezzi in tutto il mondo, si trovaanche al Moma a New York e alGuggenheim Museum. Il secondoè stato presentato alla Triennale diMilano nel 2009; uno studio sulsale, dove elementi nuovi si fon-dono a gesti del passato, comequello relativo all'utilizzo del mor-taio per la frantumazione del sale.È stato venduto con 4 sali preziosi”.Sul vino al momento non ha pro-gettato nulla ma confida: “Lobevo. Anzi sono un piccolo pro-duttore per uso domestico, ma ilvino me lo fa Arianna Occhipinticon le mie uve... Meglio lasciare

fare ai professionisti, soprattuttose sono amici e bravi... e belli! Sepotessi progettare qualcosa per ilvino, mi concentrerei su qualcosarelativo all'ossigenazione, chepotesse essere usato in tavolasenza laurearsi in ingegneriaidraulica o fare un corso sulle dot-trine esoteriche. Personalmente –prosegue - partirei dalla radice,per arrivare al bicchiere. Una radi-ce di cristallo e acciaio. Forte e fra-gile di contempo, come la vigna”. Per Lorenzo Piccione comunque ilbicchiere è l’oggetto più impor-tante anche perché funzionaleall’assaggio. “Un cavatappi o unabottiglia lo sono meno, per l'olio siassiste ad uno sviluppo di vetri avolte ridicoli, come bottiglie dalcollo lunghissimo, poco pratiche,oltreche brutte. Meglio non per-correre la stessa strada della

Grappa, uccisa dal vetro e dallastupidità. Il bicchiere secondo me di ottimafattura e disegno è molto vicino aquello che Taste Houile vuoleessere”. Chissà quale sarà la prossi-ma creazione di Lorenzo Piccione,forse sul vino; intanto una cosa ècerta perché ce l’ha confidata: è almomento tutto “concentrato sullestrumentazioni da cucina e in cac-cia di uno chef illuminato chepossa suggerire una buona ideada sviluppare.” Gianna Bozzali

Cristalleria, bottiglie, e accessori del mondo dell’enogastronomia sono oggi oggetti di stile. Il designer Piccione: “Il bicchiere si presta alla creatività più di ogni altra cosa”

Quando l’occhio vuole la sua parte

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La Sicilia che berremoIl 10 aprile al padiglione 8/9 una degustazione di Cronache di Gusto di dodici etichette dell’Isola per scoprire novità o chicche enologiche su cui siamo pronti a scommettere

Scommettiamo sul futuro. Anzi ten-tiamo di interpretarlo segnalandovivini dove almeno un aspetto rap-

presenta una novità per il Vinitaly e sucui noi di Cronache di Gusto vogliamopuntare. Già il titolo pensiamo che lascipochi dubbi: «I vini che berremo: la Siciliadel futuro». Nasce così una degustazioneche Cronache di Gusto organizza al

Vinitaly per il 10 aprile. L’appuntamentoè alle 10.30, padiglione 8/9 (1° piano salaB), ingresso rigorosamente a inviti, plateariservata a giornalisti, buyers e addetti ailavori. Dodici cantine presenteranno unvino che rappresenta una scommessa. Ingioco ci potrà essere il territorio, il viti-gno, la tipologia o la tecnica di vinifica-zione, tanto per citare alcuni esempi.

“L’idea - dice Fabrizio Carrera, direttore diwww.cronachedigusto.it - è quella dipoter assaggiare vini su cui ci sentiamodi scommettere a conferma di una Siciliache non smette di stupire. Ogni produttore racconterà il propriovino spiegando anche le sensazioni e ilperché di scelte che oggi non rappresen-tano ancora una tendenza ma potranno

diventarlo domani”.La nostra selezione vuole dare un’oppor-tunità per conoscere una Sicilia inedita opoco battuta grazie a imprenditori delvino coraggiosi e creativi. L’evento targato Cronache di Gusto èrealizzato con l’apporto fondamentaledell’Istituto regionale vite e vino.

C.d.G.

Fazio

Planeta

Rio Favara

Baglio del Cristo di Campobello

Guccione

Castellucci Miano

Cambria

Caruso & Minini

Gatti

Tenuta di Castellaro

Enza La Fauci

Lombardo

Müller Thurgau Spumante Brut

Brut 2009

Marzaiolo Igt Sicilia 2010

Lalùci 2010

Stralustro di Cerasa 2008

Perric.One Igt Sicilia 2008

Mastronicola - Nocera 2009

Delia Nivolelli 2007

Cvrpanè 2008

Nero Ossidiana 2009

Oblì 2009

Passa di Nero 2008

Azienda Vino Motivazionetipologia

tipologia/territorio

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tecnica di vinificazione

tecnica di vinificazione

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territorio

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Lorenzo Piccione

Una degustazione a Verona

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30 supplemento al numero 212 del 7.4.2011

Ecco un glossario moderno dedicato almondo del vino. Per ogni lettera vi proponia-mo un vocabolo e una definizione frutto dellafantasia di Massimiliano Montes, medico conla passione del vino. Una piccola guida per chivuol conoscere

come aria. Decantare, roteare il bic-chiere, ossigenare. Quante voltefacciamo o vediamo questi gesti?In realtà piccole quantità di aria

equilibrano il vino, grandi quantità loappiattiscono.

come barrique. Moda degli anninovanta: ristorante, sommelier conbottiglia in mano “questo è barrica-

to”, che non voleva dire asserragliato in dife-sa, ma affinato in piccole botti di legno fran-cese (o della fantomatica Slavonia!).Secondo Bartolo Mascarello la barriqueuccide l’anima del vino, perché ne alteraprofondamente gli aromi. Oggi i produttoririscoprono l’affinamento in botti grandi. Cimancherà il sommelier di turno con i suoi“barricati”.

come cantina. Belle le visite dome-nicali in cantina ed in vigna.Campagna, aria aperta, degustazio-ni. E’ una pratica che dovrebbe

essere incoraggiata.

come dolce. Recioto di soave, sotto-valutato, delizioso. Pedro XimenezCardenal Cisneros, il mio spagnolo

preferito, denso come melassa, perfetto colcannolo.

come evoluzione. Il vino è come unorganismo vivente, tende a cresce-re e migliorare negli anni, raggiun-ge il culmine di una parabola evo-

lutiva e quindi progressivamente degradafino a morire.

come francesi. Borgogna. I miei pre-feriti. Eleganza e finezza, ma anchepotenza e struttura. Di tutto questoè capace il Pinot Noir.

come Greco di Tufo. Non è “tufo” lapietra ma Tufo il paesedell’Avellinese. Di origini millena-rie, a Pompei un affresco risalente

al I secolo a.C. menziona esplicitamente il"vino Greco" riferendosi proprio al nostrovitigno.

come Hofstätter Crozzol. Il PinotNero secondo Martin Foradori. Davigne altoatesine a 580 m slm colti-

vate con metodo biologico.

come internet. Gioia e terrore delmondo del vino! I commenti liberidei blogger e la dialettica del web,

che mette a confronto diretto le opinionidei grandi nomi con quelli di professionistidel settore o di semplici appassionati, hasconvolto il paludato e conformista mondodell’opinione enogastronomica.

come L’uva. Bella da vedere, levigne sono un colpo d’occhio cherasserena l’animo. Buone da man-giare, buone per fare il vino.

come Marsala. Il vino fortificatosiciliano per eccellenza. Dalla crea-tiva invenzione del mercante

inglese John Woodhouse alla strepitosainterpretazione del grande Marco DeBartoli. Un viaggio lungo duecentoquaran-ta anni.

come Nebbiolo. Chiamato ancheChiavennasca in Valtellina. Nobilevitigno capace di generare alcuni

tra i migliori vini rossi italiani. Il deliziosoBrunate Le Coste della famiglia Rinaldi, vini-ficato con metodi tradizionali ed affinato inbotti grandi. Oppure il “moderno” ed eccel-lente Sorì Ginestra di Conterno Fantino, affi-nato in Barriques con intelligenza, senzaeccessi.

come On line. Comprare vino “online” è oggi un metodo sicuro, facile,efficace. In rete trovi quei vini che

l’enotecaro sotto casa non ha, o ha termina-

to. Unica pecca: i costi di spedizione.

come Perricone o Pignatello. Unodei più vecchi vitigni autoctonidella Sicilia occidentale, in passato

assemblato in piccole quantità insieme alNero D’Avola (vedi il Rosso del Conte diTasca D’Almerita). Oggi riscoperto e vinifi-cato in purezza da coraggiosi produttori.

Qualità. Quello che cerca l’appas-sionato più smaliziato.

come rosso. E’ rosso? ChiamiamoAntonio Albanese e ce lo facciamodire. Sicuramente i miei vini preferi-ti sono rossi, anche se dopo avere

bevuto vini come il Silex di Didier Dagenau,alcuni Mersault o Puligny Montrachet, maanche alcuni Riesling, le idee si confondo-no.

come solfiti. Danno mal di testa? Sipuò fare vino senza? Io credo che siacome mangiare qualcosa dopo aver-

la lasciata fuori dal frigorifero.Probabilmente vale l’oraziano “in mediostat virtus”: non senza, non troppi.

come trucioli. Cosa saranno mai?Tecnicamente “pellet”, scaglie dilegno trattato da lasciare in immer-sione in vino o mosto per conferire

aroma di legno. Se ne vendono tanti ed icataloghi on-line ne sono pieni.

come ubuntu. Ebbene sì. Il Vino diUbuntu esiste, ed è un programmi-no per controllare da remoto il

desktop in ambiente Linux… stranezzeinformatiche.

come vite. La vite è vita.

come zelante. Ci piacciono i pro-duttori pignoli. Quasi sempre è un buon segno

perché il vino ne beneficia. I nomi dei vigne-ron zelanti? Ve li diremo la prossima volta.

Massimiliano Montes

Dalla A alla Z, ventuno vocaboli e rispettive definizioni. Una piccola guidatra il serio e il faceto per chi si avvicina al mondo di Bacco

Vino, glossario moderno

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Rilancio del made in Italy, è questa la parola d’ordine diBuonitalia, l’azienda che si occupa dell'immaginedell'Italia all'estero e della promozione dei prodotti eno-gastronomici italiani. Ma come? Questo lo spiega Manfredi Minutelli, director marketingdi Buonitalia Spa: “L’Italia e tutta l’Europa stanno attraver-sando dei cambiamenti importanti, siamo in un momen-to di crisi, la contrazione del mercato interno è causataanche dalla globalizzazione, ormai non è difficile trovaretutti i giorni sui mercati prodotti freschi provenienti dal-l’estero e l’unica via di sviluppo delle imprese è puntare al

mercato estero”. Con quali azioni? “Noi di Buonitalia aiutiamo l’azienda a preparasi all’ap-proccio estero, quest’anno stiamo mettendo in atto unnuovo piano di attività oltre a portare avanti una serie diiniziative già in corso”. Quali sono queste iniziative? “Abbiamo cominciato ad ascoltare le richieste e le esigen-ze dei produttori che chiedono un maggiore coordina-mento degli enti pubblici e lamentano l’eccesso di eventisimili tra loro che confondono il pubblico”. Un percorso lungo, le altre tappe in programma?

“Stiamo puntando molto sulla formazione, si sta lavoran-do sul primo manuale per sommelier in giapponese eanche sulla ricerca”.Come sta la Sicilia?“Il brand Sicilia è fortissimo ma non è valorizzato al massi-mo, la quota dell’export è molto bassa rispetto alle altreregioni, rispetto al 2009 è calato del 4,8%, e bisogna pun-tare sulla qualità, piuttosto che sulla quantità senzaabbassare i prezzi”.Che vini siciliani ama? “Il Nero d’Avola e i Syrah”.

Aurora Pullara

Minutelli: “Il brand Sicilia non è valorizzato”Il director marketing di Buonitalia: “La quota dell’export è ancora molto bassa rispetto alle altre regioni”

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31supplemento al numero 212 del 7.4.2011

a vent’anni scrive di vino nellepagine del Financial Times, mappatutti vini del mondo nella presti-giosa edizione di The World Atlas

of Wine, oggi cura uno dei blog più seguitial mondo (jancisrobinson.com), il doppiofemminile di Robert Parker, JancisRobinson, regala a Cronache di gusto il suopunto di vista sui vini siciliani e del sudItalia. Per l’icona europea della critica delvino la Sicilia rappresenterebbe la nuovafrontiera enologica d’Italia, l’Etna il territoriopiù interessante, mentre quello che si augu-ra di vedere rinascere, è il territorio delMarsala. La giornalista individua il successodei vini del Sud nel mercato anglosassonenei vitigni autoctoni e in un rapporto quali-tà prezzo che incoraggia i consumatori.Traccia poi il profilo del vino del futuro,che vede sempre più bianco, poco alcolico,ottenuto da cultivar indigene, sempremeno frutto di trattamenti in vigna e mani-polazioni in cantina.Qual è la posizione del Sud Italia nelloscenario internazionale del vino, soprat-tutto nei mercati statunitensi e britanni-ci? Avverte un consolidamento?“Penso che i consumatori dell’Inghilterra edegli Usa abbiano una percezione positivadel vino che proviene dal Sud Italia. E infat-ti credo che gli inglesi, che reputo essere

più informati sul vino italiano in generalerispetto agli statunitensi si sentano più pre-disposti e più vicini ai vini del sud che aquelli del nord poiché sembrano al palatomeno complessi. Il sud Italia ha meno Doc eporta in etichetta varietà che sono più fami-liari ai bevitori anglosassoni, e poi sonoanche meno cari in generale”.Cosa pensa della Sicilia del vino?

“Trovo che i vini siciliani siano estrema-mente dinamici e sorprendenti e credo chemolti amanti del vino inglesi ed americanicondividano questa opinione. Il Nerod’Avola e i vini della parte occidentaledell’Isola hanno cominciato a mostrare illoro fascino dieci anni fa, da allora però i vinidella parte orientale e quelli dell’Etna inparticolare hanno lavorato per otteneremaggiore impatto all’estero. E abbiamovisto una netta differenza rispetto alla qua-lità inferiore dell’immagine dei vini sicilianidegli anni ‘80. Poi è interessante che qualcu-no possa dire che Planeta abbia fatto unbuon lavoro inserendo la Sicilia nellamappa del vino con vitigni internazionali dialta qualità, relegando le varietà autoctonenelle etichette meno costose. Ma invece èsuccesso che i riflettori si siano accesi pro-prio sui vitigni siciliani e anche su altrevarietà importate dal sud Italia come ilFiano che è diventato abbastanza famoso

nel panorama internazionale. Non avreicerto mai pensato di vederlo importatoaddirittura in Australia o comparire nellalinea di vini, con proprio marchio, della piùgrande catena britannica, parlo di Tesco,con il Tesco Finest Fiano!”Pensa che i vini siciliani abbiano lo stes-so fascino che il brand della Toscana haesercitato all’estero?“No, non trovo similarità tra le due regioni.La Toscana si è sempre costituita di tenutegestite da gente proveniente da fuori, inve-ce in Sicilia hanno giocato il loro ruolo lecooperative. Sono due storie differenti.L’immagine della Sicilia oggi è quella dellanuova frontiera del Sud Italia sempre connuovi vini emergenti, che si fondano su ter-roir antichi che sono stati riscoperti e suvarietà locali, Vini molto caratterizzati e consapori molto vividi”.Quale terroir e denominazione trova almomento più interessanti in Sicilia?“Sono molto incuriosita dallo sviluppo chesto vedendo sull’Etna e che non vedo inaltre parti della Sicilia che ho visitato. Hotrovato vini come quelli di Cos molto inte-ressanti, e sono sicura che la storia non fini-sce qua. Voglio anche aggiungere che sonoterribilmente addolorata per la morte diMarco De Bartoli e spero tanto che la suaeredità possa fiorire e che si possa ritornare

a vedere la grande fama del territorio delMarsala rinascere”.Pensa che i contraccolpi della crisi eco-nomica mondiale sulla produzione delvino siano finiti?“Ci è parso di vedere i prezzi dei vini italianipiù moderati e forse è questo che sta stimo-lando ultimamente la domanda”.Quali saranno le tendenze del vino delfuturo?“Vedo un cambiamento di varietà indigene,locali, autoctone, verso una minore mani-polazione in cantina. Molti meno interventichimici nel vigneto. Meno legno. Menoalcol. Vini più trasparenti che hanno storieda raccontare e credo che l’epoca dei vinirossi sia finita. Noto più interesse verso i vinibianchi che sempre di più presenzianonella top quality proposta dai ristoranti ditutto il mondo”.

Manuela Laiacona

Jancis Robinson del Financial Times e curatrice di un blog famoso: “Vorreiche il Marsala rinascesse. Il vino del futuro? Bianco e poco alcolico”

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“Ecco i terroirche amo di più”

Jancis Robinson

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