Spazio ambiente 18
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E’ passato un ventennio dai primi programmi regionali
di educazione ambientale in Umbria, da quando cioè
partiva a livello nazionale l’impegno verso l’educazione
ambientale in Italia attraverso la programmazione
INFEA, strutturata anche sul livello regionale e locale
con le reti di Centri di Educazione Ambientale (CEA): da
allora la Regione Umbria ha sempre garantito il proprio
impegno verso l’educazione ambientale.
E’ importante oggi, dopo tanto tempo, mettere un
punto fermo che riconosca i risultati raggiunti e, nello
stesso tempo, i traguardi ancora da realizzare; ma
questa scadenza è significativa anche come conclusione di 10 anni importanti per l’educazione allo
sviluppo sostenibile, impegnati nella più grande campagna promossa dall'ONU attraverso l’UNESCO.
A fine 2002 infatti l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, adottando la Risoluzione 57/254, dava
vita al Decennio per l’Educazione allo Sviluppo Sostenibile - DESS 2005-2014 - che si basava su di
una Raccomandazione del Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile tenutosi a Johannesburg in
quell’anno, finalizzata a sottolineare il ruolo fondamentale dell’educazione nel contesto della protezione
ambientale e dello SvS. La campagna concentrata in Italia dal 2006 in una Settimana dedicata all’anno, è
stata incentrata di volta in volta su temi specifici coinvolgendo i cittadini, adulti e bambini con attività
e iniziative in tutto il territorio nazionale.
L'edizione conclusiva del 2014 ha giustamente avuto come focus l’EDUCAZIONE (alla sostenibilità
in senso lato) ponendo l’accento sulle attività svolte e su ciò che rimarrà dopo il DESS in termini di
contributo concreto di tutti gli aderenti sul territorio: quale migliore occasione di riflessione per la
Regione Umbria, che a suo tempo definì le strategie, gli indirizzi e quant’altro fosse strumentale alla
funzionalità dell’educazione ambientale, e che vuole continuare a svolgere un’azione di programmazione
implementando la propria funzione di riferimento comune per gli enti locali, per il mondo della scuola,
per tutti gli operatori che si muovono nel campo dell’istruzione e della formazione!
Per questo motivo lo scorso 24 novembre, in occasione della Settimana Dess, si sono voluti incontrare
a Todi i rappresentanti della scuola e dei Centri di educazione ambientale.
L’obiettivo è stato quello di promuovere un confronto su modalità e contenuti dell’educazione ambientale
3
nel contesto attuale, per giungere alla stesura e alla condivisione di un documento fondativo di un
rinnovato patto didattico culturale con le nuove generazioni per l’educazione ambientale in Umbria, a
partire dalle scuole e dalle loro esigenze, con al centro la sostenibilità dello sviluppo.
Questo numero di “Spazio ambiente” vuole dare conto di questo processo avviato con il seminario di
Todi che ha già portato a risultati concreti: la condivisione dei contenuti per la sottoscrizione di una
Carta d’intenti in materia di educazione ambientale e allo sviluppo sostenibile tra Regione Umbria,
USR per l’Umbria, Rete scolastica “Natura e Cultura” e la Rete regionale In.f.e.a., ma anche l’avvio di
un progetto condiviso che si svilupperà in una serie di esperienze pilota nell’anno scolastico in corso.
Dalla lettura dei contributi inseriti in questo numero risulta che l’impegno comune di persone e
organizzazioni che ha dato origine ad una rete di istituzioni e società civile per il Decennio è ancora
vivo e pronto a rilanciare con efficacia un processo educativo rivolto a cittadini, adulti e bambini,
Silvano Rometti
Assessore regionale all’Ambiente,
Territorio, Infrastrutture e Trasporti
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A Novembre 2014 si è chiuso il Decennio UNESCO dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile. Abbia-
mo provato ad iniziare un ragionamento che ci porti ad un bilancio delle esperienze fatte e a discutere
su come proseguire, sulle strade da percorre per continuare a proporre esperienze significative, sulle
costruzioni di reti territoriali tra i diversi soggetti interessati a queste tematiche, su metodi e pratiche da
ribadire o rinnovare. Nelle prossime pagine troverete un resoconto di questo esordio di discussione ed
alcune idee di possibili sviluppi.
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Per una buona EDUC-AZIONE
di M. Mayer e P. Tamburini
Il Decennio dell’Educazione
allo Sviluppo Sostenibile
UNESCO - DESS
Il DESS – Decennio dell’Educazio-
ne allo Sviluppo Sostenibile – in-
detto dalle Nazioni Unite nel 2005
e portato avanti dall’UNESCO
– volge a conclusione. Il Comita-
to Scientifico della Commissione
Italiana UNESCO ha deciso di de-
dicare questo ultimo anno all’E-
DUC-AZIONE, anzi alla BUONA
EDUC-AZIONE, e ha invitato il
Comitato Nazionale UNESCO
DESS, le scuole, le istituzioni, le
associazioni, i movimenti, i sin-
goli cittadini impegnati nell’e- splorazione di modalità di vita
e di produzione sostenibili, a
riflettere assieme su quali siano
gli strumenti e le azioni educa-
tive necessari per costruire una
società più equa, rispettosa del
Pianeta e delle sue tante diver-
sità, attenta ai cambiamenti glo-
bali e al rispetto dei diritti e dei
doveri dell’umanità.
In questi 10 anni il contesto,
mondiale e nazionale, è molto
cambiato:
mentre ri-
sulta sempre
più vidente
l’insostenibi-
lità di questo
modello di
sviluppo (i
cambiamen-
ti climatici,
le emergen-
ze idrogeo-
logiche, le
emergenze
alimentari e
sanitarie, l’inquinamento, sono
solo gli aspetti più evidenti de-
gli effetti di questo sviluppo sul
Pianeta), dall’altra le crisi eco-
nomiche e sociali sempre più
frequenti, mostrano come il
modello abbia ormai raggiunto
i suoi limiti anche dal punto di
vista di una promessa di felici-
tà basata sull’avere individuale
piuttosto che sul ben-essere e sui
beni comuni.
La necessità di un cambiamento
culturale, di una diversa visione
del mondo, come era nelle pro-
poste del Decennio UNESCO, è
ancora quindi ancora più urgen-
te, e l’educazione è lo strumento
principale attraverso il quale co-
struire il cambiamento.
“L’educazione per lo sviluppo so-
stenibile può fornire capacità cri- tica, maggiore consapevolezza e forza per esplorare nuove visioni e concetti e per sviluppare metodi e strumenti nuovi” (StrategiaU-
NECE per l’Educazione allo svi- luppo sostenibile, 2005).
La BUONA EDUC-AZIONE,
proposta dall’UNESCO, non
deve però limitarsi ad un im-
pegno per una Buona Scuola,
anche se la Scuola è una com-
ponente fondamentale e impre-
scindibile:
“L’educazione allo sviluppo soste-
nibile (ESS) interessa l’intero arco
della vita, in tutti i suoi aspetti, chiedendo alle persone, alle isti- tuzioni e alle società di guarda- re al domani come un giorno
cheappartiene a tutti.” (UNESCO
DESS, Sintesi schema internazio- nale di implementazione, 2005).
La BUONA EDUC-AZIONE, si
rivolge allora a tutti, istituzioni e
cittadini, perché l’apprendimen-
to continua lungo l’intero arco
della vita, ed è essenzialmente
un apprendimento SOCIALE,
che interagisce con le istituzio-
ni, la comunità, la famiglia, che
assorbe a volte implicitamente
valori e visioni del mondo, che
include stili di vita, relazioni con
gli altri e con il pianeta.
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“Comune a tutte queste iniziati-
ve è infatti un’idea di futuro, non
ancora definibile nei dettagli ma
orientato ad un cambiamento
che permetta di passare da un
mondo fondato sulla quantità ad
un mondo che assuma come va- lore la qualità: della vita, dei rap- porti tra gli uomini, dei rapporti tra l’uomo e il pianeta. Condi-
zione per questo cambiamento è appunto un diverso modo di pen- sare, una diversa cultura, una
diversa educazione” (Documento
Italiano UNESCO DESS per un
impegno comune, 2006)
Una Diversa Educazione
per lo Sviluppo Sostenibile
Anche l’educazione come l’abbiamo
intesa finora deve allora cambiare.
I sistemi educativi pubblici nati più
di 100 anni fa hanno fatto anch’essi
parte integrante di questo svilup-
po insostenibile, e dei presupposti
e delle visioni che l’hanno creato.
L’educazione non è ‘neutrale’ ma
ripropone in maniera esplicita o
implicita valori e obiettivi della
società nella quale si trova immer-
sa: nel momento attuale, valori di
competitività, consumismo, iper-
semplificazione della complessità,
frammentazione dei saperi e delle
competenze.
L’educazione deve quindi evolvere
in parallelo ai cambiamenti che av-
vengono, ed a quelli che avverranno
in una società sempre più sosteni-
bile; una BUONA EDUC-AZIONE
è anch’essa, come la sostenibilità,
una ‘meta da raggiungere’, che non
può essere al presente completa-
8
mente definita ma che può essere
progettata e perseguita. Una BUO-
NA EDUC-AZIONE verso la soste-
nibilità richiede in primo luogo un
cambiamento di visione del mondo
e deve mettere esplicitamente al
centro i valori, in particolare quelli
della CURA e del RISPETTO, per
gli altri, per i beni comuni e per il
PIANETA.
“Rispetto degli altri, appartenenti
alle generazioni presenti o future,
rispetto delle differenze e della
diversità, dell’ambiente, delle
risorse del pianeta in cui viviamo.
L’educazione ci permette di capire
noi stessi e gli altri grazie ai legami
che ci uniscono all’ambiente
naturale e sociale del mondo; e
questa comprensione diviene una
base solida sulla quale costruire il
rispetto. Oltre al senso di giustizia,
di responsabilità, di esplorazione,
di dialogo, l’ESS mira a farci
adottare condotte e pratiche che
permettano a tutti di condurre
una vita completa senza sentirsi
privi dell’indispensabile” (UNESCO
DESS, sintesi dello schema
internazionale di implementazione,
2005).
Non è quindi sufficiente aggiunge-
re nelle scuole una nuova “mate-
ria” o introdurre un po’ di rispetto
dell’ambiente nei libri di testo, ma
occorrono cambiamenti più pro-
fondi, che coinvolgano l’educazione
come pratica sociale diffusa e con-
divisa.
In un mondo che cambia, non ci
sono nozioni da assimilare una vol-
ta per tutte ma occorre apprendere
a costruire le proprie competenze,
a chiarire i propri valori, a modifi-
care i propri atteggiamenti, via via
che nuovi problemi sostituiscono
quelli che si considerano.
Una BUONA EDUC-AZIONE tro-
va nella realtà lo stimolo e la cu-
riosità necessari per apprendere, è
un’educazione per tutti, rispetta le
differenze – culturali e di genere,
ma anche nei tempi di apprendi-
mento – e non lascia nessuno in-
dietro.
Di seguito sono raccolte alcune del-
le idee essenziali che caratterizzano
una BUONA EDUC-AZIONE svi-
luppate in questi anni dai protago-
nisti dell’educazione ambientale e
alla sostenibilità nei diversi ambiti
d’intervento, insieme all’indicazio-
ne di alcune pratiche educative che
mostrano come le idee si concretiz-
zino in cammini efficaci per la co-
struzione di consapevolezze, capa-
cità di azione, ricerca di soluzioni
possibili.
Una BUONA EDUC-AZIONE
deve essere sostenibile e di qualità
L’educazione, per essere ‘soste-
nibile’ e quindi anche efficiente,
deve coinvolgere un ampio raggio
di soggetti e contesti: non solo la
scuola o l’Università, ma “le or-
ganizzazioni della società civile, i
gruppi di interesse, il luogo di la-
voro,…, gli organi politici decisio-
nali ecc.” (UNESCO DESS, sintesi
dello schema di implementazione,
2005), che costituiscono il ‘contesto
educativo’ più ampio entro il quale
i percorsi educativi formali acqui-
stano senso.
Per essere ‘sostenibile’ un’educazio-
ne deve cercare di affrontare i para-
dossi del nostro modello di svilup-
po e di riproduzione della cultura:
• l’educazione ‘formale’ è ancora
preposta essenzialmente alla
‘trasmissione di conoscenze’
elaborate in passato – spesso
più di 50 anni fa – senza met-
terle in discussione anche se i
contesti sono profondamente
mutati. I valori che la informa-
no sono anco-
ra quelli del ‘far
west’ – iniziativa
e libertà indivi-
duale, competi-
tività, progres-
so tecnologico
– piuttosto che
quelli della re-
sponsabilità e
della cura neces-
sari in una ‘na-
vicella spaziale
limitata’ come è
il nostro pianeta;
• l’educazione ‘in-
formale’, quel-
la proposta dai
mass media ma
in genere dagli
stili di vita pre-
dominanti, è
essenzialmente
u n’e du c a z i on e
al ‘consumo’ e
al ‘successo in-
dividuale’, am-
bedue acritici e
indiscriminati, i
cui valori sono
spesso non com-
patibili con uno
sviluppo sostenibile;
• i rapidi cambiamenti sociali, le
crisi del lavoro e dell’economia
generano tensioni ed angoscia
per il futuro che i cittadini, e i
futuri cittadini, non sono pre-
parati ad affrontare.
Una BUONA EDUC-AZIONE
deve guidare ad una visione di fu-
turo sostenibile e preparare ad agi-
re in condizioni di incertezza.
In questo momento di crisi in cui
tutto dovrebbe cambiare, e in par-
ticolare i contesti politici e sociali,
proponiamo di partire da una ri-
flessione sul senso che dovrebbe
avere una BUONA EDUC-AZIO-
NE, dall’AZIONE che ognuno di
noi può intraprendere nel proprio
ruolo, famigliare, sociale, lavorati-
vo, per arrivare a proporre linee di
discussione e di azione perché an-
che i contesti – educativi, lavorativi,
economici, sociali –si trasformino
nella direzione della Sostenibilità e
favoriscano il cambiamento.
Partiremo quindi dal COSA deve
cambiare all’interno dei processi
educativi, e dal come, per accenna-
re solo alla fine di questo documen-
to ai necessari
cambiamenti di
CONTESTO.
COSA, quali
competenze
e quali idee
chiave per un’educazio-
ne sosteni- bile?
Un primo cam-
biamento neces-
sario nel modo
in cui si conce-
pisce l’educa-
zione è mettere
al centro non le
conoscenze – le
informazioni in
qualche modo
correlate in di-
scipline – ma
le ‘competenze’,
quel l’insieme
cioè di sapere,
saper fare e voler
fare, che guida
l’individuo nella comprensione di
quello che sta succedendo e nell’a-
zione efficace, per sé e per gli altri.
La ‘scuola ufficiale’ parla già da
anni di competenze nei documenti
europei e nelle indicazioni ministe-
riali italiane: si tratta però di pas-
9
sare dalle petizioni di principio alla
pratica, e di definire le competenze
essenziali, e le idee chiave ad esse
correlate, per un mondo sostenibi-
le.
Nel seguito, in ordine non gerar-
chico, alcune delle competenze
intrinsecamente transdisciplinari,
che un’educazio-
ne sostenibile do-
vrebbe sviluppare:
- Saper guardare
i fatti, gli avveni-
menti, in maniera
sistemica e inte-
grata ricercando
innanzi tutto le
connessioni (tra
sistemi e interne
ai sistemi) e gli
sviluppi temporali
e spaziali. Essere
consapevoli della
possibilità di effet-
ti lontani nel tem-
po e nello spazio
delle nostre azioni.
• C o n c e t t o
chiave: interdipendenza.
• Pratiche educative: quelle che
partono dal locale per arrivare
al sistemico e al globale e vi-
ceversa, come ad esempio: le
azioni sulla mobilità sostenibi-
le, sui consumi energetici, sulla
produzione e sul ciclo dei rifiu-
ti …. in collegamento esplicito
con il riscaldamento globale,
l’esaurirsi delle risorse, l’inqui-
namento di suolo e acque.
- Saper riconoscere ed apprezzare
le diversità, come fonte di arric-
chimento sia culturale sia biologi-
co e al tempo stesso riconoscere i
‘vincoli’ al cui interno le diversità
possono svilupparsi. Essere consa-
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pevoli di come i vincoli influiscano
sull’evolversi delle situazioni (poli-
tiche, economiche, biologiche…),
e di come sia necessaria prudenza
nel modificarli.
• Concetti chiave: diversità e
vincoli.
• Pratiche educative: quelle che
mettono al centro la diversità e
le specificità culturali e territo-
riali.
- Saper riconoscere l’incertezza
intrinseca ai sistemi complessi e
saper agire con umiltà e attenzione
all’imprevisto. Essere consapevoli
dell’incertezza della stessa cono-
scenza scientifica e dell’impossibi-
lità quindi di prevedere con sicu-
rezza i comportamenti dei sistemi
viventi, dei sistemi idrogeogologici,
del pianeta, e accettare quindi la
possibilità di avvenimenti e rischi
imprevisti, preparandosi ad affron-
tarli. Essere consapevoli dei limiti
– planetari o locali, naturali o so-
ciali – il cui superamento aumenta
l’imprevedibilità e i rischi.
• Concetti chiave: incertezza e
rischio.
• Pratiche educative: quelle che
mettono in discussione i com-
portamenti a rischio e che
costruiscono atteggiamenti
responsabili e di cura del terri-
torio e delle relazioni.
Tutte queste compe-
tenze non sono spe-
cifiche dell’educazio-
ne alla sostenibilità,
ma fanno parte della
BUONA EDUC-
AZIONE; sono com-
petenze di ‘cittadinan-
za’ perseguite da tante
altre ‘educazioni’ che
sotto altri nomi, e con
altri focus specifici,
perseguono gli stessi
obiettivi e utilizzano
gli stessi strumenti:
dall’educazione alla
pace all’educazione
interculturale, dall’e-
ducazione alla salute
all’educazione alla cooperazione in-
ternazionale.
COME, quali processi edu- cativi per una educazione
sostenibile?
Di seguito, senza pretese di esausti-
vità, i processi educativi che un’e-
ducazione sostenibile deve mettere
in pratica:
- Immaginare il futuro e prepa-
rarsi a costruirlo. Molti dei vincoli
che si frappongono a comporta-
menti più sostenibili vengono dal
passato – credenze e valori legati a
una visione di progresso e sviluppo
senza limiti. L’educazione sosteni-
bile deve preparare al futuro come
ci si prepara per un’esplorazione in
un territorio sconosciuto e rende-
re consapevoli dell’importanza di
ognuno nella costruzione del pro-
prio futuro.
- Affrontare la complessità. Un
pensiero complesso è un pensiero
razionale, che accetta i propri limi-
ti, che utilizza le competenze prima
ricordate, che fa uso della consa-
pevolezza della propria ‘ignoranza’
per cercare nuove strade, valutan-
done vantaggi e svantaggi, attento
al principio di ‘precauzione’.
- Confrontare i valori. Un’educa-
zione sostenibile accetta la propria
‘non neutralità’ e cerca quindi di
mettere sempre in evidenza il punto
di vista dal quale guarda il mondo, i
valori che la guidano e l’esistenza di
altri punti di vista.
- Pensare in maniera critica e tra-
sformativa. Il pensiero critico e
razionale è una componente essen-
ziale dell’educazione sostenibile. Il
pensiero critico deve esser anche
creativo, e prendere ispirazione da
percorsi che si sono rivelati positivi
in altre situazioni per proporre tra-
sformazioni e visioni innovative di
futuro.
- Agire in maniera responsabile.
S’impara soprattutto facendo: poi-
ché l’azione concreta dovrebbe far
parte di qualsiasi processo di ap-
prendimento – da quello scienti-
fico a quello linguistico, abbiamo
deciso di parlare di buona EDUC-
AZIONE. Nell’educazione sosteni-
bile l’azione concreta è uno stru-
mento per riflettere assieme sulla
responsabilità insita in ogni azione
(o non azione!) e su cosa sia neces-
sario tenere presente prima di agi-
re: quali desideri di cambiamento,
quali valori, quali possibili sviluppi
futuri sono integrati nelle nostre
azioni.
- Collaborare e partecipare. L’edu-
cazione sostenibile non si costrui-
sce all’interno di un gruppo ristret-
to, di una classe o di un gruppo
d’acquisto: in una società in cui le
relazioni sono varie e molteplici è
indispensabile, perché i valori della
sostenibilità acquistino peso, im-
parare, e insegnare, a collaborare.
Collaborare all’interno dei corsi di
studio – senza competitività e con
incentivi a mettere assieme com-
petenze diverse -, collaborare tra
educatori/insegnanti con specia-
lizzazioni e valori anche diversi,
collaborare tra istituzioni diverse.
All’interno della collaborazione si
educa anche alla partecipazione
come aspetto sostanziale e non for-
male della costruzione di soluzioni
condivise. Per partecipare gli indi-
vidui hanno bisogno di empatia,
rispetto, fiducia nella possibilità di
esprimere il proprio punto di vista
senza essere criticati. Educare alla
partecipazione richiede un equili-
brio tra accettazione di ogni indi-
viduo – con i propri valori, cultura,
visioni di futuro – e possibilità di
esprimere punti di vista anche di-
versi e critici senza essere offensivi
o discriminanti.
CHI può e deve impegnarsi
per una educazione so- stenibile, quali CONTESTI occorre costruire
Come è stato già sottolineato, ogni
apprendimento è almeno in parte
un ‘apprendimento sociale’, che ri-
conosce negli altri dei modelli di
vita e di pensiero; questo significa
anche che ogni istituzione, ogni in-
dividuo, svolge una funzione edu-
cativa e può quindi contribuire ad
orientare la società verso la soste-
nibilità. Ed allora non hanno inte-
11
resse per un’educazione sostenibile
solo le istituzioni demandate alla
protezione ambientale e alla cura
del territorio, o gli insegnanti dei
diversi livelli dell’educazione for-
male, ma anche l’associazionismo
ambientale e il terzo settore, le im-
prese e i sindacati, le agenzie scien-
tifiche, i Centri di educazione am-
bientale e le aree protette, il sistema
dei media vecchi e nuovi.
Tutti questi soggetti sono chiamati,
a conclusione del Decennio UNE-
SCO, a riflettere sul lavoro svolto e
su quello da fare, singolarmente e
insieme, condividendo un progetto
comune pur in una varietà di obiet-
tivi, individuando punti di contat-
to e di collaborazione, costruendo
sinergie tra le diverse competenze,
lavorando insieme in modo coor-
dinato così da aumentare l’impatto
complessivo e valorizzare maggior-
mente le singole azioni.
Ciascuno può certamente definire
meglio, cosa può fare per modifi-
care nella direzione della sosteni-
bilità i processi educativi, la con-
sapevolezza individuale e sociale,
i comportamenti e le modalità di
gestione. Invitiamo perciò tutti a
discuterne, tenendo presente che:
a) L’educazione alla sostenibilità
deve essere una politica pubbli-
ca che le diverse articolazioni
dello stato (Governo, Regioni,
Comuni), le istituzioni scolasti-
che e formative, l’associazioni-
smo, le organizzazioni private
devono promuovere, sostenere,
gestire nell’ambito di un dise-
gno condiviso.
b) I contesti sono essi stessi educa-
tivi: la coerenza tra contesto e
messaggio è essenziale.
c) La collaborazione e la costru-
zione di reti tra soggetti dello
stesso tipo e di reti trasversali
12
tra soggetti diversi, com’è stato il
Comitato Nazionale della Com-
missione Italiana UNESCO,
sono lo strumento che permette
un dialogo tra linguaggi spesso
diversi e la proposizione di azio-
ni comuni.
Tutti insieme possiamo condivi-
dere un obiettivo e un progetto
comune, individuare punti di con-
tatto e di collaborazione. Mettendo
in gioco sinergico le diverse com-
petenze e possibilità di intervento.
Evitando dispersioni e sovrapposi-
zioni. Lavorando insieme in modo
coordinato è possibile aumentare
l’impatto complessivo e valorizzare
maggiormente le singole azioni.
Il Decennio UNESCO si
conclude per ripartire, tutti assieme, verso
una BUONA
EDUC-AZIONE.
Il 24 Novembre 2014 presso l’Istituto Ciufelli Einaudi di Todi si è tenuto un convegno che, a chiusura del Decen-
nio UNESCO dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile ha voluto, da una parte trarre un bilancio delle attività
svolte, dall’altra parte provare a ragionare su quali scenari possibili si aprono davanti agli addetti ai lavori e non
e su quali possibili ruoli andare a svolgere per determinare e condizionare questi scenari in modo da proseguire
con le attività di educazione allo sviluppo sostenibile allargandone efficacia e partecipazione.
14
Messaggio inviato per l’apertura dei lavori
di On. Anna Ascani (Commissione Parlamentare Scienza, Cultura, Istruzione)
In Italia, fin dagli anni ’90 del secolo scorso, si è sviluppata una politica di educazione ambientale basata sull’impegno paritario di Stato, Regioni e Province Autonome. L’educazione ambientale risulta essere attualmente uno strumento fondamentale per sensibilizzare i cittadini a una maggiore respon- sabilità verso i problemi ambientali ed alla consa- pevolezza della necessità di essere coinvolti nelle politiche di governo del territorio.
L’Educazione ambientale non deve essere semplice stu- dio dell’ambiente naturale, ma deve promuovere cam- biamenti negli atteggiamenti e nei comportamenti in- dividuali e collettivi. È fondamentale, pertanto, sviluppare una nuova cultura della sostenibilità ca- pace di formare i cittadini alle scelte consapevoli ed etiche nei consumi, negli stili di vita, nella mobilità, nel risparmio energetico, nella riduzione e differenziazione dei rifiuti e, in generale, nel ri- spetto dell’ambiente. Tutto ciò deve essere realizza- bile rafforzando le politiche di sviluppo ambientale ed assegnando un ruolo centrale all’informazione, alla formazione e all’educazione allo sviluppo soste- nibile. In questo quadro appare basilare strutturare questo tipo di formazione a partire dall’ambiente scolastico, contribuendo attivamente alla formazione della persona, del cittadino, quale soggetto attivo e responsabile verso l’ambiente dove vive e quello dell’intero pianeta, è necessario un approccio non solo conoscitivo, ma svi- luppato anche attraverso capacità cognitive, operative e relazionali che facciano in modo che i ragazzi stessi attraverso studio connesso ad attività pratiche divengano consapevoli dei propri comportamenti.
In questa direzione si inseriscono alcune iniziative, nel campo scolastico,intraprese nel corso del tempo dal Ministero dell’Ambiente in collaborazione con il Ministero dell’ istru- zione , dell’Università e della Ricerca. Nella “Strategia per l’educazione per lo sviluppo sostenibile” definita dai Ministri dell’Ambiente e dell’Educazione nel 2005 nell’ambito della regione UNECE (Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite), infatti, si evidenzia la necessità, da parte degli Stati membri, di adottare misure che includano lo sviluppo sostenibile all’interno dell’educazione e dei processi di apprendimento con il forte coin- volgimento degli educatori. Questa strategia appare realizzabile, da un lato, nell’integra- zione dell’Educazione ambientale e allo sviluppo sostenibile nelle materie di studio e nei programmi didattici esistenti e, dall’altra, nella creazione di corsi e programmi specifici.
L’Accordo interministeriale stipulato nel 2008 e la Carta di Intenti siglata nel 2009 tra il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e il Ministero dell’I- struzione, dell’Università e della Ricerca, insieme alle singole iniziative che ve ne sono conseguite, costituiscono un importante passo per la creazione di consapevolezza e respon- sabilità sui temi ambientali e quindi sulla qualità della vita e degli ambienti di vita. Questa tematica riveste, a mio avviso, una delle basi fondamentali della formazione di cit- tadini che abbiano a cuore il proprio futuro e quello dei propri figli e, per questo motivo, avevo accettato con vero piacere l’invito a partecipare alla conferenza di oggi. Purtroppo, impegni d’Aula mi trattengono a Roma e non mi permettono di essere lì a parlarne con voi. Tuttavia, con queste poche righe, voglio trasmettere la mia vicinanza ed il mio coinvolgi- mento in tematiche così importanti e, sperando di poter avere future occasioni di confron- to, salutare e augurare buon lavoro a tutti.
15
Il ruolo della Regione Umbria
di Ernesta Maria Ranieri (Coordinatrice Regione dell’Umbria - AMBITO DI COORDINAMENTO:
Ambiente, energia e affari generali)
La Regione ha sempre creduto
nell’Educazione ambientale come
strumento fondamentale di sen-
sibilizzazione dei cittadini ai temi
dell’ambiente e dello sviluppo so-
stenibile.
Dopo un ventennio di azioni, oggi
si rende necessario fare un consul-
tivo al fine di rilanciare le attività
ripartendo dalle buone pratiche,
ma anche dall’analisi degli obietti-
vi non perfettamente raggiunti nel
periodo passato.
Per questa ripartenza chiediamo a
tutti i soggetti che ci hanno affian-
cato in questi anni, un nuovo entu-
siasmo. La Regione, da parte sua,
si farà sicuramente soggetto attivo
nella costruzione di un percorso
che riguardi in primo luogo gli stu-
denti di ogni ordine e grado (dalla
scuola all’università), ma anche tut-
ti i cittadini umbri.
La relazione che segue ha l’obiettivo
di ripercorre le tappe e azioni intra-
prese che per esigenze di semplifi-
cazione, vengono qui raggruppate
per principali filoni di attività che
nella realtà però sono fortemente
interconnessi e sinergici.
1.CEA e Scuola
Nella nostra Regione particolare
attenzione è stata posta alle inizia-
tive di educazione ambientale per il
loro ruolo di sostegno alle politiche
regionale per lo sviluppo sosteni-
16
bile. Per questo motivo nel giugno
del 1998 è stata creata la struttura
regionale Cridea preposta al coor-
dinamento di una Rete composta
all’epoca da 9 CEA Centri di educa-
zione ambientale e dai Laboratori
Territoriali provinciali per l’educa-
zione ambientale.
Successivamente nel 2000, prima
struttura in Italia, la struttura si è
dotata di un sistema di indicatori di
qualità (SIQ), per la valutazione dei
CEA – Centri di educazione am-
bientale e per l’accreditamento de-
gli stessi alla Rete INFEA Regionale
(facente parte della più vasta Rete
Nazionale promossa dal Ministero
dell’Ambiente).
La dotazione finanziaria iniziale
è stata di circa 50 milioni di lire
impiegati totalmente nel supporto
del primo bando “A scuola nell’am-
biente” a favore delle scuole prima-
rie e secondarie di secondo grado
per attività di educazione ambien-
tale ed alla sostenibilità in copro-
gettazione con i CEA (all’epoca 9)
coordinati dal CRIDEA.
Negli anni successivi i finanzia-
menti nazionali uniti alle risorse
finanziare regionale, hanno per-
messo una programmazione di
attività e risorse il cui impatto sul
territorio locale ha determinato il
rafforzamento e la crescita non solo
quantitativa, ma soprattutto quali-
tativa dell’offerta formativa legata
ai temi ambientali e dello sviluppo
sostenibile.
In particolare, a seguito della sot-
toscrizione del Protocollo con l’U-
nesco, siglato in data 23.04.2009,
la Regione Umbria ha provve-
duto ad adottare (DGR 1371 del
05.10.2009) apposito Piano d’A-
zione per il DESS), prevedendo
sinergie d’azione tra le dimensioni
dell’educazione, e i processi deci-
sionali inclusivi per la governance
dello sviluppo sostenibile, garan-
tendo l’impiego della Rete regiona-
le INFEA dei CEA dell’Umbria ed il
coinvolgimento attivo delle Agende
21 locali al massimo livello possibi-
le. Lo stesso atto ha stanziato per il
piano d’azione triennale 2009/2011
quasi € 440.000,00.
Il riconoscimento della centralità
della Rete In.f.e.a. espresso dal pie-
no coinvolgimento dei Cea nelle
attività regionali, hanno eviden-
ziato agli operatori ambientali la
necessità ed opportunità di lavora-
re sempre più in sinergia tra loro e
all’interno di un sistema organico e
coerente. Tutto questo ha determi-
nato un aumento del numero degli
operatori organizzati in strutture
adeguate agli standard regionali e,
conseguentemente, un aumento
del numero dei Cea accreditati nel-
la Rete regionale, oggi 29.
Per comprendere l’importanza del-
la partecipazione alla Rete In.f.e.a.,
un esempio per tutti è proprio l’at-
tività nelle scuole.
Il Bando “A scuola nell’ambiente”
ha rappresentato dal 2000 fino al
2013 una risorsa fondamentale per
tutte quelle scuole della Regione
Umbria interessate ad inserire ini-
ziative di educazione ambientale
nei propri POF.
Le scuole umbre per programmare
e gestire le iniziative si sono avvalse
dei CEA della Rete INFEA, chiama-
ti a coprogettare con gli insegnati al
fine proprio di garantire una offerta
didattica adeguata.
L’ultimo bando per l’anno scolasti-
co 2012-2013 è stato interamente fi-
nanziato con risorse proprie regio-
nali (il Ministero dell’Ambiente ha
sospeso i finanziamenti per i pro-
grammi INFEA locali che in passa-
to avevano permesso di raggiunge-
re un impegno di € 500.000 per
un biennio scolastico , che in realtà
mobilitavano un budget totale di
almeno € 1.250.000, raggiungendo
una popolazione studentesca valu-
tata in più di 12.000 alunni e stu-
denti): la Regione ha garantito con
il Bilancio 2012 un budget com-
plessivo pari a € 100.000.
Negli ultimi 2 anni scolastici non è
17
stato possibile pubblicare il Bando
per mancanza di risorse sufficienti.
Come comprensibile, questa forza-
ta scelta ha destato molte critiche
non solo da parte delle scuole, ma
anche dei CEA in quanto per que-
ste strutture il Bando rappresentava
comunque una occasione di primo
contatto con le istituzioni scolasti-
che finalizzato alla coprogettazio-
ne; i progetti elaborati per la par-
tecipazione al Bando, venivano poi
spesso comunque realizzati, anche
in assenza del finanziamento regio-
nale.
E’ quindi oggi importante valutare
percorsi diversi di finanziamento
per le attività di educazione am-
bientale nelle scuole.
2. Ecomusei
Gli Ecomusei sono strumenti di va-
lorizzazione del territorio che han-
no come riferimento la sostenibili-
tà ambientale.
La Regione Umbria ha normato,
con la legge regionale 34/2007,
l’Ecomuseo qua-
le strumento di
gestione del ter-
ritorio che nasce
dalla volontà delle
comunità di rap-
presentarsi ed au-
togestirsi, ricono-
scendone il ruolo
di memoria stori-
ca e valorizzazione
dei patrimoni ma-
teriali e immate-
riali, ambientali e
paesaggistici delle
comunità locali,
nonché di luoghi
per una promozio-
18
ne del territorio basata sulla cultura
della sostenibilità.
Con la legge regionale 14 dicembre
2007, n. 34 “Promozione e disci-
plina degli ecomusei” la Regione
Umbria ha seguito la scia di diver-
se esperienze legislative già avviate
in alcune realtà italiane, che hanno
riconosciuto gli “ecomusei” come
strumenti per tramandare, valoriz-
zare e rafforzare i legami museo-
comunità e uomo.
Al fine di agevolare questi processi
di auto rappresentazione e di va-
lorizzazione del proprio territorio,
nel 2011 la Regione ha stanziato
85.000,00 euro di fondi, messi a
disposizione degli enti locali del
territorio regionale per sostenere i
percorsi di costituzione degli Eco-
musei, con il coinvolgimento dei
CEA della rete In.f.e.a. e la realiz-
zazioni di specifici progetti di fat-
tibilità.
Anche grazie a questo iniziale fi-
nanziamento che, in alcuni casi, è
stato incrementato dagli stessi enti
locali, gli Ecomusei regionali han-
no potuto portare a termine una
serie di attività propedeutiche al
successivo riconoscimento.
Gli Ecomusei ad oggi riconosciu-
ti della nostra regione sono sei:
Ecomuseo Geologico Minerario
di Spoleto, l’Ecomuseo di Campel-
lo sul Clitunno, l’Ecomuseo della
Dorsale Appenninica Umbra (ge-
stito dal Cedrav), Paesaggio Orvie-
tano, gestito dal Gal che ha in cari-
ca anche il costituendo Ecomuseo
Paesaggio del Trasimeno, l’Ecomu-
seo del Tevere e l’Ecomuseo degli
Etruschi.
Il I^ Forum degli Ecomusei che si
è tenuto a novembre 2014, ha posto
in evidenza i grandi passi in avanti
realizzati, ma contemporaneamen-
te anche la difficoltà a dare conti-
nuità alle iniziative per mancanza
di entrate certe. Dal confronto con
le altre Regioni sono emerse poi
le potenzialità che le strutture eco
museale possono avere, se adegua-
tamente supportate. Non sono in-
fatti mancati gli esempi di integra-
zione in circuiti turistici e culturali
che garantiscono anche una soste-
nibilità economica.
Anche in questo caso, quindi, è
necessario individuare nell’ambi-
to della nuova programmazione
regionale opportune forme di fi-
nanziamento alle attività degli eco-
musei per un loro maggiore radica-
mento nel territorio regionale.
Un esempio di buone pratiche è
rappresentato dal Gal Trasimeno
Orvietano che nel proprio Piano di
sviluppo locale nella passata pro-
grammazione, ha introdotto azioni
specifiche per il finanziamento di
due Ecomusei: quello Orvietano,
già accreditato nel Sistema regio-
nale ecomuseale e quello del Trasi-
meno che, già di fatto operativo, sta
completando il proprio percorso
per l’accreditamento regionale.
3. Formazione
Nel 2013 è stato realizzato il primo
corso per “Promotore della qualità
ambientale e dello sviluppo soste-
nibile”, figura professionale inserita
nel registro regionale delle compe-
tenze in materia di management
ambientale.
Il corso è stato organizzato da Co-
operativa Scuola Lavoro Umbria
ed è stato finanziato nell’ambito del
P.O.R.Umbria FSE 2007-2013 (Ob.
2, Asse II “Occupabilità” – Asse 5
“Trasnazionalità ed interregiona-
lità” settore intervento green eco-
nomy).
Il corso, rivolto a laureati, è stato
articolato in 350 ore d’aula e visite
tematiche, seguite da 720 ore di ti-
rocinio presso enti pubblici e strut-
ture private. Dei 15 allievi, 4 hanno
svolto il tirocinio presso uffici re-
gionali (Cridea, Servizio Energia,
Servizio Parchi).
E’ auspicabile ora che anche per la
figura professionale dell’Educatore
ambientale, pure inserita nel regi-
stro regionale delle competenze,
sia possibile l’organizzazione di un
corso secondo i previsti standard
formativi.
La passata esperienza di parteci-
pazione degli enti di formazione
accreditati è risultata una ottima
soluzione organizzativa ed ha ga-
rantito una collaborazione e un
monitoraggio costanti delle attività
formative realizzate.
Una questione aperta rimane quel-
la del riconoscimento di queste fi-
gure professionali (promotore ed
educatore ambientale) a prescin-
dere dalla partecipazione a corsi ri-
conosciuti, sulla base delle attività
realmente svolte.
In questa direzione va, ad esempio,
la legge regionale sulle fattorie di-
dattiche che riconosce la possibilità
di essere singolarmente accreditati
come operatori di fattorie didatti-
che; una analoga norma per opera-
tori dei CEA potrebbe essere valu-
tata.
In ogni caso, nel prossimo regola-
mento attuativo della legge regio-
nale sulle fattorie didattiche, dovrà
comunque essere confermata la
possibilità di sviluppare e realizzare
progetti di educazione alla soste-
nibilità congiuntamente con i Cea
e di poter fare ricorso a soggetti
esterni quali gli operatori della rete
In.f.e.a.
4. Settimana Unesco
Il periodo 2005 – 2014
è stato proclamato
dall’Unesco “Decennio
dell’Educazione allo
Sviluppo Sostenibile
(DESS)”.
Ogni anno viene scelto
un tema da trattare nell’arco di una
settimana e vengono invitati tutti
coloro che trattano i temi legati allo
sviluppo sostenibile, a presentare
delle proposte all’Unesco.
L’Unesco, a sua volta, chiede un
parere al referente regionale. Il re-
ferente Unesco per l’Umbria è il
CRIDEA (Centro Regionale per
l'Informazione, la Documentazio-
ne e l'Educazione Ambientale).
L’insieme delle iniziative che rice-
vono il parere favorevole conflui-
scono nel programma generale del-
la Settimana.
Questa attività ha rappresentato
negli anni una occasione di coin-
volgimento diretto di enti, istitu-
zioni, associazioni, scuole con una
importante ricaduta sull’intero ter-
ritorio regionale.
Durante l’ultima edizione di no-
vembre 2013, ad esempio, sono
stati oltre 80 gli eventi; hanno par-
tecipato 24 CEA del territorio e 6
ecomusei; la Regione ha organizza-
to 3 convegni.
L’obiettivo costante di questa perio-
dica attività è quello di sfruttare al
massimo il palco offerto, per foca-
lizzare l’attenzione dei media e del
pubblico sui temi sempre più im-
portanti dello sviluppo.
Per questa attività è previsto un co-
sto medio di € 30.000 annui.
Anche quest’anno, ultimo del de-
cennio, abbiamo voluto dare il no-
stro contributo e l’iniziativa di oggi
che apre ufficialmente la Settimana
vuole rappresentare anche un mo-
19
mento di riflessione su quanto è
stato fatto in questi anni, quale è
il contesto attuale di riferimento e
quali gli impegni futuri.
5. Progetti europei
Partendo proprio dal contesto at-
tuale e pensando agli impegni fu-
turi, riteniamo che un punto di
forza può essere la progettazione
Europea, sia individuando azioni
di sostegno finanziabili con la nuo-
va programmazione POR-FESR
sia spostando l’attività del Cridea
verso una azione di supporto per
la presentazione di progetti di rete,
favorendo la partecipazione ai ban-
di europei anche dei CEA meno
preparati.
Nel 2013 si è concluso il progetto
E.V.E.I.L. finanziato nell’ambito del
Programma LLP -Comenius Regio
che ha avuto tra i partner locali, ol-
tre ad alcune scuole umbre, proprio
un CEA della Rete (il Laboratorio
del cittadino).
La partecipazione a questo pro-
getto, insieme alla Borsa di studio
Grundtving dell’anno precedente,
20
ha permesso di fare delle prime
esperienze di attività e progettazio-
ne europea, in programmi LLP.
Del resto l’attuale dotazione organi-
ca del Cridea non avrebbero potuto
garantire la partecipazione a pro-
grammi più complessi e strutturati.
Nell’anno trascorso ha preso an-
che avvio il progetto S.E.E. finan-
ziato nell’ambito del Programma
di Protezione civile. Il capofila del
progetto è il Centro Studi e For-
mazione Villa Montesca di Città di
Castello che ha coinvolto il Cridea
quale partner italiano per le co-
muni esperienze pregresse nell’or-
ganizzazione di attività formative
ed informative nel campo della
prevenzione e della gestione delle
emergenze.
I destinatari del progetto, che si
chiuderà quest’anno, sono insegna-
ti ed alunni, che, attraverso l’uso di
nuovi strumenti didattici (come la
piattaforma MOOC), possono per-
sonalizzare i propri percorsi forma-
tivi.
Anche in questo caso la partecipa-
zione a questo progetto rappresenta
un’importante esperienza pratica.
La nostra volontà è rafforzare que-
ste attività in stretta sinergia con
CEA e Reti di scuole locali.
6. Partecipazione Eventi
La partecipazione ad eventi e ma-
nifestazioni organizzati da soggetti
pubblici e privati (es. Figuratevi,
Umbria water Festival, Festambien-
te, Coloriamo i cieli ecc.) è stata ne-
gli ultimi anni garantita grazie alla
disponibilità dei Centri di educa-
zione ambientale e degli Ecomusei.
Si è spesso fatto ricorso a strutture
logistiche messe a disposizioni da
altri Servizi o dai CEA. Il coinvol-
gimento delle strutture della Rete
In.f.e.a. e della Rete Ecomuseale ha
dato luogo spesso all’erogazione di
contributi a copertura delle spese
sostenute per la partecipazione alle
manifestazioni e per l’allestimento
di attività educative/informative
(€ 18.600,00 nell’ultimo triennio).
Non tutti i Cea hanno risposto po-
sitivamente a questo coinvolgimen-
to: in questo abbiamo riscontrato
un limite della Rete. Probabilmente
l’eterogeneità delle strutture, l’au-
mentato numero dei Cea, le diverse
professionalità presenti all’interno
della Rete, anziché rappresentare
una ricchezza hanno significato un
ostacolo all’integrazione e al con-
fronto. L’iniziativa di oggi, e più
ancora il progetto pilota che oggi
proponiamo, vuole proprio cerca-
re di rafforzare il dialogo e il con-
fronto tra Cea, tra Cea e Istituzioni,
partendo dalla comprensione e dal-
le istanze del ns territorio (in pri-
mis dal mondo scolastico).Da parte
nostra, l’impegno a ricercare una
maggiore sinergia anche all’interno
della struttura regionale, al fine di
far convergere le singole azioni dei
diversi settori (Istruzione, Parchi,
Programmazione, ecc), verso l’o-
biettivo comune del sostegno alle
attività di educazione ambientale
nella nostra regione.
Il ruolo dei CEA in un sistema formativo territoriale
integrato
di Chiara Signorini (legambiente scuola e formazione)
Ripensare e riprogettare il ruolo
di esperienze territoriali come i
Centri di Educazione Ambientale
crediamo rappresenti un contribu-
to molto importante al confronto
e alla sperimentazione necessari
a rispondere alle sfide educative e
formative che viviamo in questo
momento.
Le politiche e gli attori dell’educa-
zione, dell’istruzione e della for-
mazione, formale o non formale,
sono ormai chiamati a un’azione
congiunta rispetto a obbiettivi pri-
oritari comuni: fornire ai cittadini
di ogni età le adeguate competenze
per potersi inserire nelle relazioni
sociali e interpersonali e nella vita
lavorativa, in maniera attiva e con-
sapevole, pur vivendo in un conte-
sto di estrema complessità, in con-
tinuo e rapidissimo cambiamento.
Dopo numerosi documenti ed atti
a livello europeo questi obbietti-
vi sono ormai una pista di lavoro
esplicitata anche dalla normativa
del nostro Paese nella quale, con
l’attuazione della legge 92/2012, per
la prima volta in Italia si prevede l’e-
sigibilità del diritto di ogni cittadi-
no all’apprendimento permanente,
inteso come il diritto di ogni perso-
na ad apprendere in ogni fase del-
la propria vita e in sedi e modalità
diversificate (formali, non formali
ed informali), ma anche il diritto
a veder riconosciute e spendibili le
competenze acquisite durante qua-
lunque esperienza di vita, di formazione, di lavoro.
L’esigibilità di questo diritto comporta pertanto un capovolgimento di let-
tura prospettica, nella quale diviene fondamentale ripensare alla centralità
dei servizi in funzione della centralità della persona, attraverso un sistema
condiviso e territorialmente integrato che guidi il cittadino in una offerta
formativa adeguata e permetta l’individuazione, la validazione e il ricono-
scimento del proprio patrimonio culturale e professionale.
In quest’ottica la legge 92/2012 individua le reti territoriali per l’appren-
dimenti permanente come strumento fondamentale per la governance di
questo processo e successivi atti (Intesa Conferenza Unificate 20/12/12 e
Accordo Conferenza Unificata 10/07/2014) ne declinano obbiettivi e mo-
dalità di organizzazione. In questa elaborazione crediamo si trovino molti
spunti e indirizzi utili a ripensare le relazione e le finalità del patto edu-
cativo che dobbiamo rinnovare sui territori fra soggetti dell’educazione
formale e non formale ed in particolare la necessità di lavorare congiun-
tamente al potenziamento delle competenze chiave per l’apprendimento
permanente, di cui alla Raccomandazione del Parlamento europeo e del
Consiglio del 2006 e declinate dal MIUR nel 2007, e per far questo lavo-
rare anche all’ampliamento della platea dei soggetti a sostengo di questo
processo, riconoscendo a ciascuno le proprie peculiarità e funzioni.
In questo quadro i CEA e le reti nei quali queste esperienze hanno operato
rappresentano una realtà di grande valore per ripensare le Reti Territoriali
reali, che dalla carta speriamo passino presto alla sperimentazione, senza
ripartire da zero.
21
I CEA, infatti, hanno dimostrato di essere soggetti qualificati, agenzie formative attraverso le quali l’educazione
non formale ha coprogettato e sperimentato con le scuole e gli altri soggetti dell’apprendimento formale, indivi-
duando obbiettivi comuni e confrontandosi sulle metodologie.
I CEA sono anche un contesto che offre opportunità di riflessione e sperimentazione educativa, attraverso la
quale rafforzare le professionalità di questo settore; sono luoghi nei quali i cittadini, dai bambini egli adulti, pos-
sono trovare proposte di educazione e formazione non formale ed informale, fruibili anche nel proprio tempo
libero; sono opportunità per incontrare l’associazionismo, fare esperienze di volontariato e di cittadinanza attiva,
rappresentano cioè quei contesti di realtà estremamente utili a costruire e vedere in atto le competenze di citta-
dinanza.
Legambiente ha contribuito alla riflessione sulle Reti Territoriali presente nell’Accordo in Conferenza Unificata
del 10 /07/2014, e ha avviato sul terreno della costruzione e valutazione delle competenze di cittadinanza alcune
sperimentazioni. Questo percorso ci ha permesso di rafforzare la convinzione che la sfida dell’apprendimento
permanente e dell’obbiettivo delle competenze chiave, comune a qualunque segmento del percorso di apprendi-
mento, dall’infanzia alla terza età, impone a tutti i soggetti attivi in questo settore di ripensare la propria funzione
e le proprie modalità di azione, innovando le metodologie e acquisendo maggiore consapevolezza e capacità di
monitoraggio e valutazione dei processi e dei risultati. Ma la vera sfida è quella di ripensare e di sperimentare
concretamente le modalità di interazione e collaborazione fra i vari attori di un sistema integrato, che riconosca
i diversi contributi e condivida obbiettivi formativi, modalità di validazione e certificazione, sistemi di orienta-
mento, in modo da proporre al cittadino un percorso coerente ed efficace, per vivere e guidare i cambiamenti.
22
Costruire reti territoriali
di Marcello Rinaldi (dirigente ISIS Todi)
Introduzione
Il tema dell’Educazione Ambientale sembra riproporre
motivi e ragioni di un disagio a cui non può sfuggire
né l’intelligenza critica né la passione dell’educatore.
Se, infatti, sembra elevata coscienza di quel problema
che è l’ambiente, assieme alla avvertenza delle impli-
cazioni sostanziali che ne derivano per l’educazione,
sembra troppo spesso che sul piano pratico poco si sia
fatto, e ciò genera un diffuso senso di sfiducia o di im-
potenza.
Basta accennare a quello che sta succedendo nel Paese
a riguardo della vulnerabilità del territorio e dei disse-
sti idrogeologici in alcune regioni o sugli effetti dell’in-
nalzamento della temperatura del pianeta.
Come sottolineava Jonas nel famoso Principio di re-
sponsabilità, nel 1979, la questione ambientale consiste
in un fatto senza precedenti e tanto inedito da non po-
ter neppure essere ipotizzato prima del suo accadere:
la natura, l’ambiente da contesto di vita dominato
da leggi inesorabili è diventato dominio manipolato
dall’uomo; da realtà da cui difendersi e con cui “lot-
tare” è diventato realtà da proteggere, pena la sua di-
struzione; da situazione normale ed immediata di vita
è diventato realtà da riscoprire. Insomma, da forza da
temere è diventato equilibrio precario la cui sopravvi-
venza dipende dall’uomo stesso, dalla sua “responsa-
bilità”.
Ciò comporta, necessariamente, una nuova cultura,
una nuova etica fondata sulla consapevolezza dell’im-
mane potere della tecnica e delle implicazioni connes-
se al suo uso. Il senso di tale etica può essere riassunto
– sempre secondo Jonas – in un riferimento valoriale
che regoli non solo le relazioni interpersonali e gli at-
teggiamenti sociali ma, sempre di più, anche i compor-
tamenti verso l’intero creato. Un’etica – appunto – delle
responsabilità universale.
Accenno alla elaborazione teorica di Jonas, perché
questa può servire efficacemente a ricordare le dimen-
sioni dell’educazione ambientale nelle nostre Scuole:
non più, semplicemente, come sapere aggiunto ai già
traboccanti curricoli, piuttosto come competenza di
cittadinanza che quindi investe il processo di educa-
zione nella sua interezza; potremmo dire che non più
un tema, ma una sensibilità complessiva che attraversa
tutti i saperi; non è una nuova disciplina, ma attenzio-
ne orientante di tutte le discipline; per questo è – or-
mai – un’emergenza educativa.
Occorre rivisitare tutti i Piani dell’Offerte Formative
attraverso l’ottica dell’Educazione ambientale e dello
sviluppo sostenibile, come area d’apprendimento di
competenze trasversali di cittadinanza responsabile.
L’organizzazione di laboratori didattici, offerti a tutte
le Scuole del territorio, rappresenta l’esigenza di tutela
degli ecosistemi e di promuovere lo sviluppo socio-
economico.
23
Il perché di una Rete di Scuole
Per cercare di dar forza a questa dimensione
dell’educazione e della formazione di oggi, al-
cune scuole hanno pensato di collaborare tra
di loro e con le istituzioni. E’ nata così l’idea di
una Rete dedicata alla valorizzazione dell’edu-
cazione ambientale, attraverso la valorizzazio-
ne delle risorse territoriali e paesaggistiche nei
territori e nelle comunità delle scuole stesse.
Per tutto ciò, la Rete è stata chiamata Natura &
Cultura: Natura in primo luogo, perché le risor-
se biologiche e del paesaggio fisico sono ragione
del nostro modo di essere e di abitare i luoghi, ed
alla base delle nostre opportunità di sviluppo; per
questo la rete parte dal territorio e dai valori dei
suoi sistemi naturali. Cultura, quindi, nell’accezio-
ne dell’antropologia – che vi include i saperi, l’arte
e l’etica, il diritto ed il costume – e della moderni-
tà, in quanto “contenuta” in un territorio e artefice
delle sue trasformazioni.
Finalità ed obiettivi
La Rete ha come finalità la collaborazione fra le Istitu-
zioni Scolastiche che vi aderiscono, con lo scopo sia di
promuovere i giacimenti culturali e naturali, sia valo-
rizzare quelli costituiti dalle competenze professionali
degli operatori della scuola.
L’educazione ambientale ed allo sviluppo sostenibile
rappresentano leve fondamentali per lo sviluppo so-
ciale, economico e culturale delle comunità locali; la
Scuola per parte sua contribuisce alla costruzione di
una cittadinanza consapevole ed attenta al futuro. Per
questo la Rete intende sviluppare l’offerta formativa
proprio sui temi della sostenibilità ambientale. In par-
ticolare (dallo statuto della Rete):
- Rilevazione dei giacimenti culturali ed ambientali dei
territori di appartenenza delle scuole, anche al fine di
promuoverne un catalogo comune. In particolare di
giacimenti e risorse di biodiversità, di storia, di tradi-
zioni, di usi, di arte, di paesaggio, ecc.;
- promuovere e sviluppare attività comuni di:
. Arricchimento dell’offerta formativa e diffusione
24
della “cultura della sostenibilità”;
. Ricerca e sperimentazione nel settore specifico
dell’educazione ambientale;
. Amministrazione e gestione scolastica con possibi-
le acquisto di beni e servizi comuni; scambio;
. Aggiornamento e formazione del personale, in col-
laborazione con la pubblica amministrazione tra
scuole aderenti, in comodato gratuito, di sussidi
didattici;
. Scambio e divulgazione di esperienze didattiche e
professionali tra i diversi istituti;
. Predisposizione di learning object, di piattaforme
e-learning e di sito web. favorire e promuovere gli
scambi europei e internazionali e l’adesione a or-
ganismi o a piattaforme e-learning e di sito web.
favorire e promuovere gli scambi europei e inter-
nazionali;
. Pubblicazione di studi, ricerche, sussidi didattici sia
a mezzo stampa che telematico;
. Studio di problematiche comuni, con acquisizione
di pareri e consulenze di esperti.
La metodologia
Il confronto e la collaborazione con gli Enti locali e le
comunità. Infatti, lavorare sui valori naturali e culturali
di un territorio comporta anche un continuo confron-
to con le comunità locali, nella convinzione che in esse
esistano le risorse per migliorare le proprie condizioni
di vita e le prospettive di sviluppo: un approccio “dal
basso” alla sostenibilità, che appare l’unico in grado di
apportare cambiamenti duraturi. Fare Rete vuol dire
anche di una Scuola che vuole uscire dalle aule e dai la-
boratori per aprirsi alla comunità locale e al territorio.
Inoltre, verranno previlegiate le seguenti esperienze:
• Laboratori tecnici
• Laboratori pratici
Scuole aderenti alla Rete Natura & Cultura
• Collaborazione con esperti
• Progetti interistituzionali
Conclusione
L’Educazione Ambientale (EA) è uno strumento fon-
damentale per sensibilizzare i futuri cittadini a una
maggiore responsabilità verso i problemi ambientali,
e alla consapevolezza della necessità di essere coinvolti
nelle politiche di governo del territorio. L’EA non vuo-
le essere semplice studio dell’ambiente naturale, ben-
sì promuovere cambiamenti negli atteggiamenti e nei
comportamenti individuali e collettivi.
25
Vista la Legge 142/1990;
Vista la Legge 241/1990, ed in particolare l’art. 15 che prevede che le Amministrazioni pubbliche possano con-
cludere tra loro accordi per disciplinare lo svolgimento in collaborazione di attività di interesse comune;
Vista la Legge 662/1996;
Vista la Legge 59/1997;
Visto il D.P.R. 233/1998, ed in particolare l’art. 6, ultimo comma, per cui “lo Stato, le regioni, gli enti locali, le
istituzioni scolastiche ed altri soggetti pubblici e privati possono stipulare accordi di programma per la gestione
di attività”;
Visto il D.P.R. 275/1999, ed in particolare l’art. 7, che autorizza gli accordi di reti tra scuole, la promozione o la
partecipazione a consorzi pubblici e privati, la stipula di convenzioni;
Visto il D.I. 44/2001;
Viste le Delibere autorizzative dei Collegi Docenti delle Scuole interessate per la costituzione di un accordo di
programma (Allegato 1) per la promozione di un sempre maggiore coordinamento pedagogico-didattico.
Le seguenti Istituzioni Scolastiche Pubbliche, a fianco indicate, nelle persone dei rappresentanti legali pro-tem-
pore, sottoscrivono l’accordo di programma di cui il seguente Statuto:
Statuto Rete scolastica “Natura & cultura”
Art. 1 – Finalità
Il presente Accordo ha per fine generale la collaborazione fra le Istituzioni scolastiche che vi aderiscono, metten-
do a sistema le risorse delle scuole aderenti per ampliare l’Offerta formativa nella direzione di un potenziamento
dell’educazione ambientale e dello sviluppo sostenibile (Cf Linee guida MIUR/2011), anche attraverso una didat-
tica costruttivista di tipo laboratoriale.
Art. 2 – Obiettivi
a) promuovere la fruizione agevolata – anche in termini economici – alle singole scuole aderenti dei laboratori e
delle attività laboratoriali, attivate dalle singole istituzioni scolastiche, al fine di giungere ad un POF di territorio
per la valorizzazione dell’autonomia scolastica, delle risorse ambientali, per l’educazione allo sviluppo sostenibile.
b) promuovere il rinnovamento tecnologico, didattico e scientifico degli Istituti scolastici, potenziando e valoriz-
zando le risorse professionali e le dotazioni strutturali mediante la cooperazione e integrazione tra le scuole,
anche attivando percorsi didattici laboratoriali comuni;
c) Rilevazione dei giacimenti culturali ed ambientali dei territori di appartenenza delle scuole, anche al fine di
promuoverne un catalogo comune. In particolare di giacimenti e risorse di biodiversità, di storia, di tradizioni,
di usi, di arte, di paesaggio, ecc.
d) promuovere e sviluppare attività comuni di:
- Arricchimento dell’offerta formativa e diffusione della “cultura della sostenibilità”;
- Ricerca e sperimentazione nel settore specifico dell’educazione ambientale;
26
- Amministrazione e gestione scolastica con possibile acquisto di beni e servizi comuni; scambio tra scuole
aderenti, in comodato gratuito, di sussidi didattici.
- Aggiornamento e formazione del personale, in collaborazione con la pubblica amministrazione e con enti e
associazioni professionali in particolare nel settore dell’istruzione, della biodiversità e dell’ambiente;
- Pubblicazione di studi, ricerche, sussidi didattici sia a mezzo stampa che telematico
- Studio di problematiche comuni, con acquisizione di pareri e consulenze di esperti
- Scambio e divulgazione di esperienze didattiche e professionali tra i diversi istituti
- Predisposizione di learning object, di piattaforme e-learning e di sito web.e) favorire e promuovere gli
scambi europei e internazionali e l’adesione a organismi o associazioni sovranazionali nel settore dell’am-
biente, della biodiversità e di gestione sostenibile del territorio.
e) favorire e promuovere gli scambi europei e internazionali e l’adesione a organismi o associazioni sovranazio-
nali nel settore dell’ambiente, della biodiversità e di gestione sostenibile del territorio
f) ogni altra iniziativa e attività coerente con le finalità del presente accordo e con l’interesse delle istituzioni
scolastiche aderenti.
Art. 3 – Durata e modalità di adesione
Il presente Accordo ha la durata di 3 anni e si rinnova, poi, di anno in anno, tacitamente se non vi sono delibe-
razioni contrarie delle Scuole aderenti.
Art. 4 – Enti sostenitori
I DS della rete possono interagire preferenzialmente con personalità del mondo accademico, professionale, eco-
nomico, che abbiano promosso e realizzato significative iniziative e atti a favore della dell’educazione ambientale.
Art. 5 – Organi statutari
Gli organi statutari sono:
• Conferenza dei Dirigenti Scolastici.
• Comitato di coordinamento della Rete
Art. 6 – La Conferenza dei Dirigenti Scolastici
La Conferenza dei Dirigenti Scolastici è formata dai Dirigenti delle singole Scuole aderenti o loro delegati. La
Conferenza elegge un Coordinamento, con il compito di tenere i contatti tra le Scuole aderenti e di coordinare
sul piano organizzativo le attività necessarie per il raggiungimento degli scopi previsti dal presente Accordo di
programma.
La Conferenza delibera in particolare su:
- Indirizzi generali in merito alle attività previste dall’Accordo di programma;
- Gestione amministrativa e contabile delle attività previste dall’Accordo di programma.
Le sedute della Conferenza sono valide con la presenza della maggioranza assoluta delle Scuole aderenti; le
delibere sono adottate a maggioranza semplice. La Conferenza è convocata dal Coordinamento e si riunisce in
seduta ordinaria entro un mese dall’inizio di ciascun anno scolastico. La Conferenza può essere convocata su
richiesta di un terzo dei suoi membri.
Art. 7 – Coordinamento della Rete
Ogni 3 anni la Conferenza dei DS elegge al proprio interno n. 3 DS che andranno a costituire il Comitato di
coordinamento della Rete.
Art. 8 – Gestione organizzativa ed amministrativa
Il presente Accordo di programma, in via transitoria per un anno, prevede che l’Istituzione scolastica Istituto, d’I-
struzione Superiore “Ciuffelli-Einaudi” fungerà da scuola capofila e si farà carico delle spese del coordinamento
stesso e della gestione amministrativa della Rete.
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Art. 9 – Norme transitorie e finali
La Conferenza dei Dirigenti delle Istituzioni Scolastiche aderenti si riunisce entro un mese dalla sottoscrizione
dell’Accordo di programma; in tale occasione, provvede all’elezione del Coordinamento previsto all’art. 7.
Il presente Accordo potrà essere modificato su delibera della maggioranza assoluta dei membri della Conferenza.
Todi, 16 ottobre 2012
28
RESOCONTO CONVEGNO TODI
24 NOVEMBRE 2014
di Sanni Mezzasoma (CEA Panta Rei)
118 persone, da rilevare la presenza di tutti i D.D. delle scuole della rete
62 insegnanti che si erano iscritti e 14 che non si erano iscritti per un totale di 76 insegnanti tutti o quasi tutti
delle 13 scuole della rete natura e cultura
32 partecipanti in rappresentanza di 19 CEA
I contributi portati dai relatori hanno insistito sulla necessità/possibilità di introdurre elementi di didattica in-
novativa nelle scuole italiane ed umbre partendo dal protagonismo dei dirigenti didattici, degli insegnanti, dei
CEA e del territorio in genere. Partendo dalle esperienze degli ultimi 20 anni è possibile pensare ad un rinnovato
rapporto tra scuola e territorio che riesca ad aumentare le competenze e le conoscenze dei ragazzi e degli adulti e
che attraverso questo processo vada a valorizzare i patrimoni locali ed a determinare una modifica dei compor-
tamenti in direzione della sostenibilità.
Si è individuato come mezzo, come strumento per la realizzazione di questo obiettivo, la creazione di reti che
sappiano tenere insieme Istituzioni, Enti Locali, Scuole, CEA, Associazioni e forze produttive del territorio per
sfruttare le occasioni di apprendimento che proprio il territorio ci offre.
Si è sottolineato come i CEA siano protagonisti da sempre di progettazione e realizzazione di attività che grazie
ad una metodologia consolidata conseguono seppur su scala inferiore a quella necessaria, risultati apprezzabili.
Si è evidenziato come la modificazione nella disponibilità di risorse economiche sia oggi un problema impor-
tante rispetto al quale gli attori
del sistema debbono adope-
rarsi non tanto semplicemente
per ribadirne l’importanza e la
mancanza, ma per attrezzarsi
al fine di trovare altri possibi-
li canali di finanziamento, vedi
i fondi europei, e per riuscire a
mettere a sistema anche risorse
strumentali, umane e non sol-
tanto finanziarie che risultano
indispensabili per conseguire gli
obiettivi individuati come prio-
ritari dalla discussione.
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30
Si sono formati due gruppi di lavoro per approfondire aspetti differenti che hanno lavorato separatemente per
andare poi a condividere I risultati finali e trovare una sintesi possibile.
Esiti gruppo 1
(più di trenta partecipanti): “verso un nuovo patto educativo: quali risorse e quali ca-
ratteristiche per l’educazione ambientale”
Il gruppo doveva ri-
uscire ad individuare
gli elementi necessari
alla costruzione di una
carta di intenti costi-
tutiva per la nascita di
un nuovo patto educa-
tivo territoriale fra gli
attori del sistema, Enti
Locali e USR, quin-
di Istituzioni, Scuole,
CEA. La discussione
ha focalizzato gli ele-
menti costitutivi della
carta:
- l’educazione ambientale è necessaria. Viste le metodologie, le esperienze passate, la complessità dei temi legati
all’ambiente e allo sviluppo sostenibile e la loro centralità nella costruzione di una società più matura, le attività
di educazione ambientale e allo sviluppo sostenibile devono continuare ed incrementarsi;
- va migliorata la conoscenza reciproca tra i soggetti del sistema, per questo si propone di organizzare momenti
di confronto tra scuole e CEA che sappiano essere più coinvolgenti di quelli organizzati nel recente passato;
- vanno organizzati gruppi di lavoro che sappiano cercare risorse anche fuori dal finanziamento pubblico che
deve comunque essere richiesto alle istituzioni proprio perché si rileva l’importanza dell’educazione ambienta-
le e allo sviluppo sostenibile.
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Esiti gruppo 2
(più di trenta partecipanti): “criteri organizzativi e logistici e metodologici per le atti-
vità prevista dal Progetto Pilota 2014-2015”
Il gruppo doveva in-
dividuare i passaggi e
le modalità per la rea-
lizzazione delle attività
pilota che dessero il
segno per innovazione
e qualità dell’impor-
tanza e dell’efficacia di
questo rinnovato pat-
to educativo. Di fronte
alla scarsa conoscen-
za tra scuole e CEA
e anche alla difficoltà
dei CEA a far fronte
comune ad avere una
posizione condivisa, il lavoro di gruppo è stato efficace ed approfondito e dopo lunga e qualificata discussione ha
portato all’individuazione di un percorso a tappe che prevede:
- raggruppamento delle scuola della RETE Natura e Cultura in nuclei da 3/5 Istituti ed individuazione delle classi
partecipanti (entro metà Dicembre);
- immediata comunicazione ai CEA;
- raggruppamento dei CEA con individuazione della partnership tra gruppi di scuole e gruppi di CEA (entro
dicembre)
- inizio attività pilota con la scelta condivisa dei temi e delle modalità di lavoro fatta insieme dalle scuole e dai
CEA (entro Gennaio);
- ricerca e definizione delle attività (entro Gennaio);
- partenza delle attività pilota (quanto prima per poi chiuderle entro entro Maggio);
- giornata conclusiva di resoconto delle attività svolte (entro Giugno);
SI È RIBADITO CHE:
- le scuole partecipanti sono quelle della RETE Natura e Cultura;
- i CEA beneficiari sono quelli delle RETE Regionale INFEA che hanno partecipato al seminario;
- il monte ore a disposizione delle scuole da svolgersi con gli operatori dei CEA è 300 complessive;
- ci sono risorse aggiuntive per i materiali per lo svolgimento delle attività;
32
- non ci sono risorse per i trasporti;
- la parte di divulgazione e diffusione non
verrà svolta prioritariamente dalle scuole
dai CEA, ma da soggetti terzi esperti nel
settore scelti dai responsabili di proget-
to;
- le scuole produrranno materiale di proget-
to da illustrare alla giornata conclusiva di
progetto;
- i CEA possono svolgere parti di progetto
differenti e non soltanto le attività pratiche,
possono lavorare sulla progettazione o sul-
la verifica dei risultati, sulla definizione dei
prodotti finali, non tutti i CEA debbono svolgere gli stessi compiti e in parti uguali;
- le attività verranno per lo più svolte nei territori vicini alle scuole e scelti anche in relazione alla distanza una
volte stabiliti i raggruppamenti di scuole (criterio territoriale in funzione della disponibilità di risorse).
In conclusione si sono riuniti
entrambi i gruppi per presenta-
re il lavoro svolto. Si è ribadito
come sia necessario un migliore
e maggiore coordinamento dei
soggetti, sottolineando il buon
esito della giornata e lo sprone
per proseguire alacremente vi-
sto la necessità di terminare il
progetto entro l’anno scolastico
2014-2015.
La traccia di lavoro prevede la
stesura definitiva di una Carta/
dichiarazione di intenti da firma-
re tra i soggetti coinvolti nel pro-
getto e la partenza delle attività pilota risultato della
coprogettazione tra scuole e CEA.
Il metodo di lavoro proposto prevede la composizione
di tre sottogruppi che possano lavorare in autonomia
sia metodologica che tematica pur restando nella cor-
nice di riferimento commune definite dal progetto.
Si andrà verso la convocazione di una conferenza
stampa a Marzo 2015 in cui andranno presentati il la-
voro svolto, fermata la Carta e presentato il program-
ma definitive delle attività pilota previste.
Si è condivisa l’idea di incrementare questi momenti
di confront e di andare al termine dell’anno scolastico
all’organizzazione di un altro seminario di presentazio-
ne delle attività svolte e dei risultati conseguiti.
33
Dopo il seminario ci siamo impegnati per svolgere al meglio i compiti che ci eravamo assegnati. La stesura della
Carta d’Intenti, la definizione dei Raggruppamenti tra Scuole della Rete Natura e Cultura e Centri di Educazione
Ambientale della Rete INFEA, la definizione e la calendarizzazione delle attività pilota. Il tutto da presentare
antro la fine del mese di marzo anche attraverso questo numero della rivista Spazioambiente.
Obiettivi raggiunti, ma ci aspettano mesi intensi di lavoro per la costruzione di un nuovo Sistema che partendo
dagli ottimi risultati raggiunti fino ad oggi sappia proporre una modalità di lavoro per i prossimi anni
34
Con una scrittura a più mani si propone il seguente accordo fra gli attori del progetto:
Carta (dichiarazione) d’intenti in materia di Educazione Ambientale e allo Sviluppo Sostenibile
Firmatari (tra):
RegioneUmbria
USR per l’Umbria
Rete Natura e Cultura
Rete INFEA
VISTI
- Il Decreto del Presidente della Repubblica n. 567 del 10 ottobre 1996 e successive modifiche, che disci-
plina le iniziative complementari e le attività integrative delle istituzioni scolastiche;
- le direttive 19 maggio 1998 n. 238 e 29 maggio 1998 n. 252 attuative della legge 440 del 18 dicembre
1998, determinanti gli interventi prioritari a favore dell’autonomia, da realizzarsi anche tra reti di scuole
e con soggetti esterni per l’integrazione della scuola con il territorio;
- le conclusioni della Presidenza del Consiglio Europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000, sulla occupa-
zione, le riforme economiche e la coesione sociale nel contesto di un’economia basata sulla conoscenza;
- i documenti internazionali, le Raccomandazioni dell’UNESCO e le Direttive comunitarie, che costi-
tuiscono un quadro di riferimento generale entro cui collocare l’educazione alla cittadinanza, alla lega-
lità, ai valori sedimentati nella storia dell’Umanità come elementi essenziali del contesto pedagogico e
culturale di ogni Paese;
-L’art. 11 del D.P.R. 8.3.1999, n. 275 (regolamento sull’autonomia scolastica), nell’ambito dell’’attività di
sperimentazione e in particolare delle “iniziative di innovazione didattica”
- La Legge 169/2008 che ha inserito l’insegnamento ordinamentale dell’educazione ambientale a pieno
titolo nel curricolo verticale delle istituzioni scolastiche;
- Le Linee guida del MIUR del 9 dicembre 2009, a riguardo dell’Educazione ambientale e dello sviluppo
sostenibile;
- La Carta d’Intenti tra il MIUR e il MIPAFF, del 7 giugno 2013, in materia di educazione ambientale
ed alimentare.
CONSIDERATO CHE
- L’USR per l’Umbria promuove esperienze di educazione ambientale, allo sviluppo sostenibile, alla
legalità, alla solidarietà e alla partecipazione democratica per le scuole di ogni ordine e grado della
Regione Umbria;
- l’USR e le Scuole hanno anche l’obiettivo di far incontrare il mondo della scuola e i soggetti che ope-
rano fuori dalla scuola, sensibilizzando i ragazzi sui valori della sostenibilità, del consumo consapevole,
del territorio come luogo di identità e di appartenenza;
- la Regione dell’Umbria cura e promuove iniziative e azioni di ricerca educativa e didattica sul terri-
torio, finalizzate alla crescita culturale e alla sensibilizzazione dei cittadini a riguardo delle tematiche
connesse alla sostenibilità ambientale;
35
- la Regione intende rafforzare il proprio impegno a favore della diffusione dello sviluppo sostenibile,
attraverso la realizzazione di progetti e iniziative pilota volti ad offrire agli attori del sistema “Scuole- Istituzioni-CEA” nuove opportunità di sviluppo di reti territoriali integrate, per la promozione e la
realizzazione di attività sul tema dell’educazione allo sviluppo sostenibile;
- la Regione è consapevole dell’importanza di contribuire ad attuare azioni di informazione, formazio-
ne ed educazione in ambito scolastico ed extrascolastico rivolte a ragazzi ed adulti, tali da favorire il consolidamento di competenze e conoscenze sulle tematiche ambientali;
- la Regione intende consolidare ed incentivare le esperienze strutturate attraverso metodologie in-
formali e non formali che svolgono un ruolo determinante per la promozione della sostenibilità dei
territori nelle loro identità e diversità;
- la Regione intende servirsi a questo scopo delle esperienze e delle competenze maturate negli anni
all’interno delle Rete Regionale INFEA e del servizio CRIDEA;
- è costituita una Rete di scuole umbre: “Rete Natura & cultura” per sviluppare e consolidare l’educazio-
ne allo sviluppo sostenibile nei curricoli scolastici che intende collaborare stabilmente nella progetta-
zione e nella realizzazione delle attività con la Rete Regionale INFEA, collaborazione utile allo sviluppo
di metodologie innovative e di attività pilota.
RITENUTO INOLTRE CHE
- l’educazione ambientale e allo sviluppo sostenibile fa parte delle competenze fondamentali della citta-
dinanza attiva e di ciascun cittadino;
- sia utile e necessaria la valorizzazione delle esperienze e delle competenze maturate fino ad oggi grazie
al programma INFEA e al decennio UNESCO DESS.
SI DICHIARA CHE
Le parti nel rispetto dei ruoli e delle proprie competenze, si impegnano a realizzare una serie di attività
congiunte nei predetti ambiti:
- l’organizzazione di incontri formativi e di attività convegnistica e seminariale rivolti a scuole di ogni
ordine e ·grado sulle tematiche riguardanti sviluppo sostenibile, tutela e valorizzazione ambientale;
- la costituzione di Tavoli di Coordinamento territoriali intercomunali fra i soggetti interessati che svi-
luppino programmi pluriennali sui temi dell’educazione ambientale e allo sviluppo sostenibile;
- il sostegno volto a stimolare e sostenere su tutto la creazione di reti territoriali per lo sviluppo soste-
nibile che coinvolgano, scuole e reti di scuole, genitori, studenti, CEA, Ecomusei, Associazioni attive in
tali ambiti;
- individuazione di ambiti di intervento intersettoriali che facilitino la messa a sistema delle risorse
disponibili per lo svolgimento delle attività;
- la promozione di progetti pilota da realizzarsi entro l’anno scolastico 2014-2015 che sviluppino attività
connesse ai temi indicati e ridisegnino un nuovo rapporto tra i soggetti alla ricerca di nuovi meccani-
smi per incrementare quantità, qualità ed efficacia delle attività realizzate;
- la individuazione di nuovi canali di finanziamento per reperire le risorse necessarie allo svolgimento
delle attività programmate all’interno dei Tavoli.
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Vista la proposta di lavorare per raggruppamenti di scuole e CEA e di nominare un CEA capofila per ogni rag-
gruppamento, si propone di lavorare con questi abbinamenti (esito al 22-12-2014):
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Progetto presentanto dal CEA Panta Rei e dall’ISIS TODI
di Sanni Mezzasoma e Gilberto Santucci
1) Denominazione del progetto
“Nuove sinergie tra Reti di scuole e CEA per l’educazione ambientale e allo sviluppo sostenibile”
2) Proponenti
CEA Panta Rei – IIS Ciuffelli
3) Referenti/responsabili del progetto
Sanni Mezzasoma [email protected] [email protected] 0758296164 +393406090841
Santucci Gilberto [email protected] [email protected] 075.89595205 +393664139571
4) Soggetti coinvolti nella predisposizione e realizzazione del progetto
Rete INFEA Umbria – Rete di scuole natura e cultura in collaborazione con Regione Umbria - Cridea e Ufficio
Scolastico Regionale
5) Tema a cui si riferisce il progetto
Educazione all’ambiente e allo sviluppo sostenibile
6) Obiettivo
Ridefinire il patto educativo tra scuole e CEA attraverso nuove forme di dialogo tra insegnanti, dirigenti e ope-
ratori di educazione ambientale partendo da un seminario da tenersi durante la settimana UNESCO DESS 2014
presso l’Istituto Ciuffelli di
TODI e attraverso una suc-
cessiva sperimentazione di
attività pilota da tenersi nei
Centri della Rete INFEA
durante l’a.s 2014-2015
coordinata dal CEA Panta
Rei.
7) Descrizione detta-
gliata del progetto
a. Chiusura del decennio
UNESCO DESS – Educa- zione allo Sviluppo Soste- nibile
La Commissione Naziona-
le Italiana per l’UNESCO
si appresta a celebrare la
chiusura del Decennio
UNESCO di Educazione
allo Sviluppo Sostenibile 2005-2014 con la nona e ultima edizione della sua “Settimana” con eventi in tutta Italia
dal 24 al 30 Novembre.
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L’iniziativa sarà quest’anno dedicata al bilancio delle attività svolte: da una parte la raccolta delle buone pratiche e
prassi educative svoltesi durante il Decennio, dall’altra l’inventario delle realtà che sopravviveranno al Decennio
stesso e continueranno a promuovere l’educazione alla sostenibilità in tutte le regioni italiane. Il “Decennio ONU
di educazione allo sviluppo
sostenibile” (DESS), ha pre-
so avvio nel 2005, sotto la
leadership dell’UNESCO,
allo scopo di diffondere va-
lori, consapevolezze, stili di
vita orientati al rispetto per
il prossimo, per il pianeta e
per le generazioni future.
Partendo da queste pre-
messe il progetto si pone
l’obiettivo di ragionare su
cosa si è fatto in Umbria e
su come sia possibile pro-
seguire andando a ricali-
brare un sistema rispetto a
condizioni mutate portan-
do in dote una esperienza
unica in campo nazionale
ed internazionale.
b. Ridefinire un nuovo Patto educativo didattico culturale per l’Umbria, con le nuove generazioni, che
abbia al centro la sostenibilità dello sviluppo
A fronte di una ridefinizione complessiva del rapporto tra sistema scolastico ed extrascolastico, tra apprendi-
mento formale, non formale e informale, dovuta sia all’evoluzione dei media e sia agli effetti della crisi economica
che arriva a toccare le famiglie e che reintroduce elementi fortemente sperequativi nella fruizione di attività di-
dattiche efficaci e di qualità, si vorrebbe costruire un sistema nodale che sappia rispondere in maniera modulare
alle modificate esigenze pedagogico-didattiche (intelligenze multiple, costruttivismo pedagogico, complessità
del sapere, globalizzazione dell’informazione, ecc.).
Si tratta di pensare e di sottoscrivere un nuovo patto educativo che parta dalle esigenze delle scuole, che parta
dalle capacità delle scuole di fare sistema e di gestire un nuovo modello di utilizzo dell’ambiente a fini didattici
e, soprattutto, ai fini della formazione di una coscienza critica a riguardo dell’interdipendenza e dello sviluppo
sostenibile.
Questo nuovo sistema in cui le scuole definiscono i propri bisogni, ridisegnano i rapporti col territorio, e si fanno
protagoniste della valorizzazione delle comunità locali e della comunità regionale, può trovare preziosi alleati
nella rete dei CEA Umbri, in quel sistema INFEA che, partendo dalle specificità di ogni singolo componente, può
proporsi come reale momento operativo di tale patto educativo e, contemporaneamente, come attore comparte-
cipe alla definizione dei bisogni delle scuole.
Un nuovo accordo, sintonizzato col mutare delle condizioni generali, ma, soprattutto, definito a partire dalle
scuole e dalle loro esigenze, che sappia utilizzare il patrimonio di competenze e conoscenze accumulato dai CEA
dell’Umbria; per progettare e fornire attività efficaci in termini di crescita complessiva delle capacità degli alunni
di relazionarsi col proprio territorio, inteso come proprio paesaggio e contemporaneamente come Regione Um-
bria nel suo insieme.
c. Favorire la partecipazione di tutti gli studenti a didattiche ambientali di qualità
Il progetto potrà – inoltre – essere promotore di un accordo che possa anche incidere sui costi complessivi delle
39
attività, senza abbassare le qualità professionali degli operatori dei CEA e senza impedire la più ampia parteci-
pazione possibile degli alunni.
Ciò grazie alla razionalizzazione delle risorse e alla valorizzazione di tutte le specificità dei territori e delle scuole.
Attraverso un coinvolgimento diretto ed indiretto della Regione dell’Umbria, puntando anche su risorse proprie,
si intende in questa fase di start up, far crescere un sistema che sappia candidarsi in maniera propositiva all’uti-
lizzo anche di fondi europei per lo svolgimento delle attività oggetto del patto educativo.
La rete natura e cultura si propone come sistema nodale, aperto a chiunque voglia entrare e contribuire alla cre-
scita complessiva, ma in gra-
do, fin da subito, di innescare
un processo che possa portare
dalla concretezza di attività im-
mediatamente realizzabili.
d. Promuovere un convegno
regionale
Proprio a questo scopo è uti-
le la proposta di realizzare nel
mese di Novembre 2014 un se-
minario su scala regionale, in
cui, attraverso la modalità dei
gruppi di lavoro , si affronti ap-
punto la stesura di questo rin-
novato patto educativo, e che,
immediatamente dopo, sappia
estrinsecarsi attraverso una se-
rie di esperienze pilota che diano concretezza all’idea e che possano fornire una matrice per tutti coloro che vor-
ranno entrare nel processo anche dopo la sua partenza. Un sistema che sappia porsi obiettivi e sappia verificarne
il conseguimento, che sappia riconoscere le reciproche competenze e bisogni, e che sappia, infine, sfruttare le
competenze e le metodologie frutto di lunga esperienza dentro un rinnovato modo di coprogettare e di crescere
insieme.
e. Proporre un’Offerta Formativa sinergica
La proposta intende mettere a sistema le risorse di più scuole ed Istituti per ampliarne l’offerta formativa, fino
a giungere ad un’Offerta Formativa sinergica.
Infatti, i territori umbri sono ancora ricono-
scibili dalle attività connesse agli elementi
culturali e naturali che caratterizzano il pa-
esaggio, in questo senso riconoscibili molti
giacimenti di biodiversità, di storia, di tra-
dizioni, di usi e costumi, di arte e naturalità,
ancora da “scoprire e leggere” in termini di
sostenibilità.
La connessione scuola-territorio, deve essere
esplicitata dunque per utilizzare nella pratica
didattica questi giacimenti, per capire meglio
cosa i territori mettono a disposizione non
solo della singola scuola, ma anche delle altre
scuole. In corrispondenza, le scuole vogliono
mettere a disposizione del territorio la capa-
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cità di valorizzare questi giacimenti con la capacità di ideare, co-progettare, realizzare attività educative metodo-
logicamente compiute, centrate sulla didattica laboratoriale del “fare imparando”, con la capacità di utilizzare le
occasioni di apprendimento fornite dall’educazione formale, non formale ed informale, per costruire un offerta
formativa globale ed interconnessa che sappia soddisfare le esigenze dei ragazzi “nativi digitali” e delle loro fami-
glie, che sappia trovare strumenti più efficaci per conoscere meglio ed interpretare una realtà che diviene sempre
più complessa.
Questa operazione va fatta partendo dal presente, dal reale, dal patrimonio di competenze conoscenze e ricerche
accumulato nel corso degli anni dalla Rete INFEA, e partendo dalle molteplici esperienze svolte negli anni pas-
sati anche grazie al Bando “A scuola nell’ambiente” finanziato dalla Regione Umbria.
Sperimentazione e documentazione saranno parole chiavi per l’Offerta Formativa che dovrà dotarsi di strumenti
comuni, pur rispettando le diverse sensibilità e le necessarie autonomie, strumenti comuni e condivisi che per-
metteranno di evidenziare la propria specificità
e i propri bisogni e contemporaneamente però
di identificare una matrice comune di lavoro
messa a disposizione reciprocamente.
Il progetto prevede dunque nell’anno scolasti-
co 2014-2015, dopo il seminario, la realizza-
zione di attività pilota il cui minimo comune
denominatore siano i bisogni emersi durante
il seminario e che sappiano sfruttare al massi-
mo la capacità di coprogettare di scuole e CEA
per andare ad individuare un possibile modello
sostenibile anche economicamente, una nuova
modalità per concertare e realizzare le attività
di educazione ambientale nella nostra regione.
f. Elementi ulteriori di riflessione
Percorsi avviati e da consolidare:
- riconoscimento della necessità di coordinamento e della messa a sistema delle azioni;
- progettualità diffusa, capace in prospettiva di superare localismi e autoreferenzialità potenziali;
- accordi formali e sostanziali tra le reti di scuole;
- quadro di riferimento europeo più chiaro, migliore - capacità di riconoscersi all’interno della dimensione eu-
ropea dell’educazione;
- indicazioni per la costituzione della rete;
- individuazione di nodi e di alcune funzioni;
- individuazione dei temi.
Percorsi ulteriori da sviluppare:
- disegnare la mappa della rete o delle reti;
- definire livelli ed ambiti della sussidiarietà;
- individuare modalità di apprendimento reciproco;
- organizzare occasioni formative di nodo e di rete;
- definire ambiti, tipi e caratteristiche dei flussi tra i nodi;
- definire attività di supporto ai flussi;
- innovazione del sistema;
- garantire: integrazione, risorse, trasferibilità e sostenibilità;
- evidenziare le basi economiche e finanziarie e anche qui le occasioni che la rete offre in termini di ricerca di
fondi e finanziamenti e partecipazione ai bandi.
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8) Destinatari dell’iniziativa: - Dirigenti Didattici delle scuole della rete e Responsabili scolastici dell’educazione ambientale
- Insegnanti delle scuole dell’Umbria di ogni ordine e grado
- 30 classi delle scuole selezionate tra gli Istituti di Istruzione aderenti alle reti scolastiche regionali per le attività
pilota
9) Strumenti di monitoraggio e di verifica del progetto e valutazione dell’efficacia
Particolare attenzione sarà riservata alla valutazione e al monitoraggio, sia per il progetto complessivo che so-
prattutto per il pacchetto di attività pilota selezionate attraverso il seminario. Questa fase vedrà il diretto coinvol-
gimento di Regione Umbria e Ufficio scolastico regionale.
I momenti della valutazione saranno tre, temporalmente distinti: prima, durante e dopo
Valutazione ex-ante
Si fonda sulla capacità del percorso seminariale di stimolare i partecipanti a fornire dati ed elementi di riflessione
per una corretta e precisa analisi ed emersione dei bisogni e sulla valutazione della capacità dei CEA di intercet-
tare e soddisfare questi bisogni.
Valutazione in itinere (monito-
raggio)
In questa fase si procede alla ve-
rifica della efficienza/efficacia di
quanto proposto/fornito e, nello
specifico, devono essere rilevate
le funzionalità dei sistemi orga-
nizzativo, gestionale e logistico,
delle attività proposte, verranno
valutati:
- gli ambienti didattici (funzio-
nalità in relazione al raggiun-
gimento dell’obiettivo come
ad esempio interattività, tra-
smissione punto a punto del
task da trasferire, ecc.);
- le strutture messe a disposizio-
ne;
- i sistemi di coinvolgimento dei
ragazzi, delle insegnanti, delle
famiglie;
- la completezza e la facilità di
gestione delle attività proposte in chiave di costruzione di un nuovo sistema di relazioni
- la direzione operativa del progetto;
- livelli di comunicazione e scambio di informazioni tra i soggetti interessati;
- le possibilità di interazione tra i vari attori coinvolti nel progetto;
- gli aspetti legati alla fruizione delle attività;
- la riproducibilità delle esperienze;
Valutazione ex-post
Si andrà a focalizzare le seguenti aree:
- valutare che le attività proposte abbiano prodotto i risultati previsti e attesi, rispondendo alle esigenze dell’am-
ministrazione e conseguendo gli obiettivi in termini di sviluppo di competenze, di qualità ed efficacia dell’ap-
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prendimento, della crescita del sistema
e delle reti;
- permettere di confrontare differenti
soluzioni e mettere in luce vantaggi e
limiti delle azioni attuate;
- individuare i risultati in termini di im-
patto organizzativo e di analisi di co-
sti/benefici, in senso ampio e allargato
per comprendere anche aspetti fonda-
mentali della qualità percepita;
- valutare gli effetti e l’impatto a lungo
termine sui soggetti proponenti l’a-
zione. In quest’ultimo caso andranno
coinvolti non solo i ragazzi, ma anche
insegnanti ed operatori dei CEA
I risultati potranno essere utilizzati dall’amministrazione per operare successive scelte strategiche nell’ambito
della educazione ambientale.
10) Piano della comunicazione
Il piano di comunicazione prevede un’integrazione sinergica tra i diversi media (stampa, tv, web) e tra modalità
on-line ed off-line.
Il progetto sarà accompagnato dalla realizzazione di una pagina internet e di una pagina Facebook, che co-
stituiranno l’interfaccia attraverso la quale raccontare e documentare l’intero progetto in modo mul-
timediale ed interattivo, esplodendo in modo virale la condivisione dei contenuti e delle esperienza.
Al termine dell’attività tutto il materiale di comunicazione realizzato confluirà in un cd-dvd multimediale che
sarà messo a disposizione delle scuole di ogni ordine e grado.
11) Previsione di collaborazione la rivista regionale Spazio Ambiente per la redazione di
articoli relativi all’attuazione del progetto, corredati da documentazione fotografica
Si propone la realizzazione di due numeri monografici, uno sul seminario (dicembre 2014) e uno sulle attività
pilota (Giugno 2015) con inserimento di altri articoli nei numeri che usciranno nel periodo di svolgimento del
progetto.
12) Periodo di svolgimento
Seminario Novembre 2014
Attività pilota anno scolastico 2014-
2015
13) Luogo
Seminario, Todi presso l’Istituto Ciuf-
felli-Einaudi
Attività pilota, nella Regione Umbria
presso Cea della Rete INFEA e nel
territorio delle scuole selezionate.
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PROGETTO RUPES
Reti Umbre Per l’Educazione Sostenibile
Il progetto RUPES è essenzialmente un blog.
Questo blog nasce per documentare un percorso, il percorso legato al progetto per la costruzio-
ne di reti nodali in Umbria per l’educazione ambientale ed allo sviluppo sostenibile, una sorta di
diario di bordo che contenga istantanee, riflessioni prima e dopo le esperienze, considerazioni.
Il blog vuole rendere accessibile a tutti i contenuti, addetti ai lavori, esperti, attori del progetto e
di favorire la sua riproducibilità.
Lo scopo è quello di contribuire alla valutazione in itinere dei risultati del progetto, nonché
quello di fornire uno specchio fuori sincrono che consenta di rivedersi e migliorarsi.
Nel titolo del blog, RUPES dal latino ROCCIA appunto, l’idea che questo possa rimanere anco-
rato al progetto o possa continuare la propria vita dopo la conclusione delle esperienze pilota e
della sperimentazione di un metodo per continuare a documentare gli eventuali progetti che da
questo potrebbero prendere le mosse.
https://progettorupes.wordpress.com/
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Lo sviluppo mentale è una costruzione continua,
paragonabile a quella di un vasto edificio che ad ogni aggiunta divenga più solido, o piuttosto alla messa
a punto di un delicato meccanismo.
Jean Piaget