Spazi giovani - Via Padova degli adolescenti

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UNIONE EUROPEA 2 Spazi giovani Via Padova degli adolescenti PROGETTO COFINANZIATO DA Fondo europeo per l’integrazione di cittadini di paesi terzi PARTNER DEL PROGETTO Codici Società cooperativa sociale Onlus Terrenuove Società cooperativa sociale Onlus Comin Società cooperativa sociale Onlus Tempo per l’infanzia Società cooperativa sociale Onlus San Giovanni Crisostomo Parrocchia

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Progetto cofinanziato da Unione Europea, Consiglio di Zona 2 del Comune di Milano, Ministero dell'Interno.

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UNIONEEUROPEA

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Spazi giovaniVia Padova degli adolescenti

PROGETTO COFINANZIATO DA

Fondo europeo per l ’ in tegrazione di c i t tadini d i paes i te rz i

PARTNER DEL PROGETTO CodiciSocietàcooperativasociale Onlus

TerrenuoveSocietàcooperativasociale Onlus

CominSocietàcooperativasociale Onlus

Tempo per l’infanziaSocietàcooperativasociale Onlus

San GiovanniCrisostomoParrocchia

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Spazi giovani.Via Padova degli adolescenti

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Editoriale .................................................................................................. 2

Il progetto ................................................................................................ 3

I ricercatori si presentano ...................................................................... 5Carlo .................................................................................................. 5Cristina ................................................................................................ 5Lucia .................................................................................................. 6Priam .................................................................................................. 6

Il processo .............................................................................................. 7

I nostri spazi giovani .............................................................................. 9Parco Trotter: multietnico e pacifico .................................................. 10Oratorio San Cristosomo: un luogo giovane ...................................... 12Extrem Bike ...................................................................................... 14Parco Lambro .................................................................................... 16La Festa di via Padova: nuvoloso ...................................................... 17Centro di aggrgazione giovanile Cattabrega: equilibri ed espressività .................................................................... 19Centro sportivo di via Cambini .......................................................... 20

In conclusione ...................................................................................... 21

Sommario

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Via Padova è giovane. Oltre il 60 percento di chi ci abita ha meno di 40 annie uno su cinque è under 20. Nel quartie-re e nelle vicinanze non mancano luoghiimportanti per bambini, adolescenti egiovani: le scuole, i grandi parchi (Trotter,Martesana, Lambro), i centri di aggrega-zione giovanile (Tarabella, Cattabrega eTempo per l’infanzia), i cinque oratori, ilcentro sportivo di via Cambini, i due cen-tri islamici, il giardino della Madia, il cen-tro sociale di via dei Transiti, l’Anfiteatro,la biblioteca. Luoghi molto diversi traloro, ma capaci di intercettare decine diragazzi. I nostri ricercatori adolescenti hanno rac-colto il punto di vista dei loro coetanei sualcuni di questi “spazi giovani”: ne èemerso un quadro positivo. Quel che nonemerge, ma non poteva essere altrimentivisto che l’inchiesta mirava ad altro, è seil mondo degli adulti e le istituzioni fannoabbastanza perché questi luoghi possanosvolgere il loro compito fino in fondo.Ciascuno in coscienza si dia una risposta.Quotidiani e Tv ogni tanto si occupanodelle pandillas, ossia le bande giovaniliche si ispirano alle gang latinoamericane.La cronaca (nera) ci racconta di pestaggi,furti, accoltellamenti. E si ferma lì. Non si

pone la domanda di quali alternativehanno questi ragazzi, alcuni dei qualivivono in via Padova. Ecco, la freschezzadi questa inchiesta svolta dagli adole-scenti ci porta a domandarci se Milano èin grado di dedicarsi ai giovani affrontan-do il tema nella sua complessità.In questa pubblicazione c’è solo unaparte del lavoro svolto. Sul sito www.via-padovami.it troverete anche foto e videogirati dai ragazzi.

Dario Paladini,giornalista di “Terre di mezzo”

Editoriale

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Il progetto Per essere socialmente coesi ci vuolemolto più della coesistenza spaziotempo-rale. Si parte, come tutti sappiamo, dallaconoscenza reciproca. Fare un’inchiestaè più che altro un metodo per conoscereil mondo che ci circonda, forse in modoun po’ più sistematico e mirato rispettoalla distratta vita di ogni giorno.Di via Padova si è parlato molto, ma spes-so i narratori ne hanno esaltata una parte,omettendo molta della complessità che la

caratterizza. L’azione “Racconta ViaPadova!” si è proposta invece di metterein prima fila le persone che vivono nelquartiere, in questo caso giovani e adole-scenti, formati nel mestiere di ricercatori,fotografi o giornalisti. Siamo partiti dallapremessa che esplorare la vita del quar-tiere possa essere un po’ simile all’esplo-rare se stessi: accresce la conoscenza, lastima e la comprensione.Il progetto in cui l’azione si inserisce,“Via Padova. Partecipazione e mediazio-ne per la costruzione della coesionesociale”, si propone di migliorare la vitadi chi vive nella zona, coinvolgendo per-sone di tutte le età e provenienti da tuttoil mondo. È realizzato dal Comune diMilano, attraverso il Consiglio di Zona 2,dalle cooperative sociali Codici, Comin,Tempo per l’Infanzia, Terrenuove e dallaParrocchia di San Giovanni Crisostomo. IlProgetto è finanziato nell’ambitodell’Azione 4 dei Fondi Europei perl’Integrazione dei Cittadini di Paesi Terzi.Per svolgere l’inchiesta, i partecipanti sisono esercitati con curiosità nell’ascolto enell’osservazione e hanno superato note-voli diffidenze, offrendo una dimostrazio-ne dei gesti essenziali della convivenza. Idue gruppi, dei giovani e degli adole-

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scenti, hanno tenuto al centro della loroesplorazione proprio lo stare insieme:vivere in un quartiere multietnico, i primi,e gli spazi di aggregazione, gli ultimi.Con questi obiettivi in mente e supportatida esperti, i partecipanti hanno interpel-lato e intervistato diverse categorie di per-sone del quartiere, nei momenti dellaloro quotidianità. Attraverso la fotografiahanno esplorato la prospettiva dell’“alie-no”, lasciandosi sorprendere dal quartie-re, e quella “di casa”, scattando le imma-gini che li avevano colpiti già da parec-chio tempo. Il gioco tra il ruolo di insidere outsider e il decentramento dalla pro-pria prospettiva sono stati facilitati anchedalla presenza nel gruppo di due parteci-panti che non abitavano nel quartiere,appassionate di ricerca sociale. I due gruppi sono stati coinvolti in tutte lefasi di ideazione e realizzazione dell’in-chiesta. L’équipe di operatori ha fornito ilsupporto organizzativo, ha costruito dina-miche educative mirate al lavoro in grup-po, e ha assicurato la formazione suglistrumenti della ricerca sociale, sul giorna-lismo, sulla fotografia e sull’editing. Iltema, inizialmente, e l’analisi dei risulta-ti, in fine, sono stati decisi attraverso deiprocessi di gruppo, insieme ai parteci-

panti. Le interviste, le fotografie e gli arti-coli sono realizzati dai giovani e dagliadolescenti stessi, che ringraziamo dicuore per il loro impegno e talento.Uno speciale ringraziamento va a DavideFalconieri e agli operatori dei diversispazi di aggregazione che ci hanno sup-portato nella realizzazione della ricerca.

Oana Marcu, ricercatrice sociale

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I ricercatori si presentano

Sono Carlo Tito Baresi e sono nato aMilano il 12 Gennaio del 1996.Vivo in viale Monza e faccio la secondasuperiore al Maxwell.Dei posti in cui ho fatto la ricerca fre-quento il Centro di AggregazioneTarabella e il Cattabrega e anche l’ExtremBike.Nella ricerca mi è piaciuto fare levideointerviste e le foto.

Mi chiamo Cristina, ho tredici anni sono ita-liana e vado a scuola nei pressi di via Padovada circa tre anni. Durante il periodo trascor-so in questo quartiere ho imparato a convi-vere con ragazzi di tutte le etnie e proprioloro mi hanno insegnato che non c’è diffe-renza tra noi, perché siamo tutti ragazzi edobbiamo essere amici e rispettarci. Ho pas-sato degli anni fantastici, ho imparato nuoveparole in altre lingue, ho conosciuto culturediverse e mi è sembrato come se stessi giran-do il mondo stando a casa mia. È stata l’e-sperienza più bella della mia vita.

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Mi chiamo Lucia, ho quasi 14 anni sonouna ragazza cinese nata a Milano. Abitoin via Padova da quasi 7 anni, penso chesia un luogo molto bello perché ci sonotante diverse etnie che lo arricchiscono. La mia famiglia è della Cina e ci sonoandata un paio di volte in vacanza.Studio alla Scuola del Parco Trotter: èbella perché ci sono dalle elementari allemedie, è brutta perché non ci sono lesuperiori.Mi è piaciuto fare la ricerca perché hoscoperto che in via Padova ci sono tantecose, non mi è piaciuta perché volete lamia foto.

Mi chiamo Priam e sono nata il 10Febbraio del 1997 alle Isole Mauritius.Sono a Milano da 8 anni dove ho rag-giunto con la mia mamma e mio fratellomio padre.Vado a scuola alla Rinaldi e mi piaceabbastanza anche se alle Mauritius lascuola mi piaceva di più.Abito vicino a Turro in viale Monza.Di Milano mi piacciono i negozi, delleMauritius mi piace il mare.In questa ricerca ho scoperto che i luoghidei giovani sono tanti e anche diversi, mai giovani che ci stanno sono uguali. Farela ricercatrice mi è piaciuto ma nondurante la scuola magari.

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Il gruppo di ricerca degli adolescenti hainiziato a lavorare insieme alla fine dimarzo e dopo alcune difficoltà iniziali siè stabilizzato con “pochi, ma buoni,”ragazzi italiani e stranieri che sempre piùsi sono affezionati e appassionati allaricerca. I quattro invincibili che dopo iprimi tentennamenti sono diventati deifrequentatori assidui e dei ricercatori efotografi senza eguali sono Cristina,Lucia, Carlo Tito e Priam.

Da marzo a maggio si sono incontrati concadenza settimanale e partendo dalleosservazioni di ciò che secondo lorocaratterizzava via Padova hanno indivi-duato il tema su cui centrare la loro atten-zione e sviluppare la loro ricerca: glispazi giovanili.Il gruppo partendo dalla propria esperien-za dei luoghi in cui abitualmente passa ilproprio tempo, (la scuola, il Parco Trotter,l’oratorio San Giovanni Crisostomo, ilCentro d’Aggregazione Tarabella), hapotuto guardare quegli stessi posti conuna lente d’ingrandimento utilizzandodelle schede d’osservazione e la macchi-na fotografica.A volte ha riscoperto quei luoghi attraver-so altri punti di vista, lasciandoseli rac-contare da altri ragazzi che quei luoghifrequentano e che loro hanno intervistato.Ogni ragazzo infatti dopo le prime paureha scoperto la bellezza di essere ricerca-tore: ha tirato fuori tutto il suo coraggio,la sua voglia di mettersi in gioco, di pro-varci e la sua curiosità ed è partito allaricerca dei “suoi spazi giovanili”.Il gruppo ha imparato a raccogliere leinterviste, ad ascoltare le risposte dei coe-tanei sui loro interessi e su cosa gli piaceo no dei luoghi in cui si ritrovano, ha

Il processo

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imparato a utilizzare la macchina foto-grafica digitale come amica inseparabileper cogliere immagini e dettagli dei luo-ghi e delle persone incontrate. E così le fotografie ai luoghi e alle perso-ne, così come le interviste e le videoin-terviste li hanno accompagnati nel loropercorso per aiutarli a documentarequello che stavano scoprendo e per nondimenticare impressioni e persone.Le storie e le passioni raccontate si sonofuse le une alle altre: in molti momenti iragazzi si sono ritrovati nei racconti deiloro coetanei, spesso i luoghi di aggre-gazione si sono rivelati luoghi dove cre-scendo insieme ci si assomiglia moltosia sul piano degli interessi che dei com-portamenti e dei valori.Spesso i ragazzi negli spazi giovanili sisono sentiti a casa e piano piano hannoscoperto che tante delle differenze lega-te ai paesi di provenienza che fuori gliadulti sentono forti qui non trovanodimora, i loro luoghi di aggregazionesono spazi dove le differenze dell’unosfumano in quelle dell’altro in un incon-tro e in uno scambio continuo.

Alessia Cattaneo, educatrice

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L’inchiesta è partita dall’esperienza diosservazione non direzionata del proprioquartiere, sulla base della quale abbiamocostruito una mappa concettuale che rias-sume i temi più importanti emersi. Tra gli spazi giovani, l’ambiente e la con-vivenza interetnica, i partecipanti hannoscelto il primo come oggetto di ricerca.L’elenco iniziale di luoghi comprendevail Parco Trotter e la scuola, frequentata dadue partecipanti, i centri di aggregazionegiovanile, gli oratori e l’Extrem Bike, fre-quentati da altri due.Man mano che ci siamo addentrati nellaricerca, anche altri posti sono risultatiinteressanti. Presenteremo di seguito ipunti principali emersi sia dalle riflessionidi gruppo che dalle ventinove intervistesvolte con i giovani del quartiere e dallecinque realizzate con gli adulti, operatorio gestori.

I nostri spazi giovani

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Parco Trotter: multietnico e pacifico

Il Parco Trotter è conosciuto da tutti gliabitanti del quartiere, ed è stato descrittocome un luogo dove non contano le dif-ferenze tra le persone: “Il Parco Trotter è un punto di ritrovoimportante per il quartiere attorno a ViaPadova, lo frequenta gente di tutte le età,ma soprattutto gli adolescenti. È un posto che a tutti trasmette pace e

tranquillità, dove puoi sederti, rilassarti espassartela con gli amici. Oppure puoifare una partita a calcio nel piazzale.La cosa che ho notato è che la gentechiede molto spesso che venga ristruttu-rata la piscina che un tempo era funzio-nante. Sarebbe un punto di ritrovo moltobello per i giovani, potrebbero rilassarsi abordo vasca o farsi una nuotata. La cosache mi ha colpito è che non c’è un gior-no in cui non ci sia nessuno al parco, c’èsempre qualcuno anche se piove.

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Il luogo è molto verdeggiante, ha postiper sedersi e molti edifici piccoli chesono adibiti a scuola. Questi spaziandrebbero salvaguardati, per questo habisogno di molto aiuto per rimettersi inpiedi e diventare ancora più bello”.

Cristina, 13 anni

In particolare, i giovani ci hanno raccon-tato di un posto all’interno del parco chia-mato il glicine: si tratta di una specie dicorridoio coperto da una pianta di glici-

ne. A volte lì si ritrovano gli adolescenti,mentre altre volte, ci sono i bambini chegiocano, appendendosi ai rami. “L’ultimo giorno di scuola ci siamo messitutti lì a mangiare le patatine, portati daiprofessori. In effetti quando ho intervista-to un mio compagno di scuola, ha dettoche gli piace del Parco Trotter proprio ilglicine”.

Cristina, 13 anni

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Oratorio San Crisostomo: un luogo giovane

L’oratorio San Crisostomo è stato descrit-to come un luogo giovanile, dove ragazzidi diverse età giocano, studiano e si ritro-vano con gli amici. Ci sono i campi dabasket e da calcio. Una ragazza del quar-tiere ci ha raccontato: “Mi piace il fatto che ritrovo degli amicidelle vecchie scuole e anche nuovi amici.Mi piace anche che non c’è razzismo,che siamo tutti amici, che è un postoall’aperto. Non c’è niente invece che nonmi piaccia. Il posto è frequentato da per-sone di ogni tipo e colore, ragazzi giova-ni con i quali mi trovo bene, mi diverto.Non manca niente, c’è anche l’oratorioestivo”.

Lucia, 20 anni

Tutte le persone che abbiamo intervistatolo hanno descritto come un posto piace-vole sia per l’ambiente che per la compa-gnia degli altri giovani, degli educatori edi Don Nicola. Nonostante ciò, moltihanno notato che l’oratorio è frequentatoanche da gente che “fa casino” e quindibisogna stare attenti. Tvetelina, unaragazza bulgara di 19 anni, racconta:

“Qui studio e aiuto una ragazza a studia-re. Mi piace il fatto che ci sono tantiragazzi giovani, ma non mi piace quandofanno casino. Manca un’aula dove sipossa studiare tranquillamente”.

Tvetelina, 19 anni

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Extrem Bike

Extrem bike è un negozio di biciclette,ma è molto più di un negozio. Si va, a uncerto punto per comprare la bici, però aun certo punto, non vai per forza percomprare. Gli stessi ragazzi a volte sonofrequentatori, a volte clienti. Accanto adAle, il proprietario del negozio, c’è altragente, dai 12 ai 32 anni. Si va lì anche adaggiustare le bici, a comprare i pezzi, astare insieme agli altri.

“Ci troviamo per parlare di bici, le ripa-riamo e stiamo insieme. Stando qui sicrea un bell’ambiente. Però non mi piaceil fatto che il cortile interno è piccolo edobbiamo stare attenti ai toni di voce. Laclientela è fissa, più gente che gira, per-sone vecchie e nuove. Mi trovo bene e citroviamo anche fuori. Ci vorrebbe unospazio vicino dove girare senza paura didisturbare i residenti”.

Nico, 17 anni

Giovanni, un ragazzo di 20 anni ci rac-conta: “Mi piace andare in bici, è molto diver-tente, è un bello sport, anche se non cisono molti posti dove andare, comunqueci si diverte perché si è in gruppo, più omeno si va avanti tutti quanti. Extrem Bikeè un bel posto, ci si ritrova tanta gente, avolte è un po’ sovraffollato, un posto pic-colino però molto attivo”. Ci sono poche ragazze che frequentanol’Extrem Bike, noi ne abbiamo incontratedue. La compagnia si sposta spesso versoi posti dove si trovano le piste, come ilParco Lambro o in Corso XXII Marzo.

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Parco LambroA parte la pista dove si può andare in bici,non abbiamo trovato molti adolescenti alParco Lambro, ma parecchi adulti. Il parcoci è sembrato un po’ triste, forse per la piog-gia. In alcuni momenti, però, si rallegra:“Per esempio l’anno scorso abbiamoorganizzato la caccia al tesoro con i piùpiccoli, con la nostra prof, ed erano moltocontenti di andare in giro e non si stanca-vano di correre”.

Lucia, 14 anni

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La Festa di via Padova: nuvolosoLa Festa di via Padova sotto la pioggia èstata un po’ noiosa. Molte delle attivitàpreviste all’aperto sono state cancellate edi gente in giro ce n’era poca. Abbiamoperò assistito a un divertente torneo dicalcio saponato, sotto la pioggia, all’ora-torio San Giuseppe. Anche all’anfiteatrodella Martesana abbiamo trovato qualco-sa, come osserva Lucia: “è molto affollatoe c’è gente contenta, che balla. C’è gentesui 30 anni, che fa dei giochi molto diver-tenti, ballano e si provocano in modoscherzoso. Questo posto mi fa sentirebene, rimarrei tutto il tempo a guardarli”.

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Il Centro di Aggregazione GiovanileCattabrega: equilibri ed espressività

Il Centro di Aggregazione Cattabrega èsituato nel quartiere Adriano, dove adole-scenti e giovani si incontrano a passare illoro tempo libero. C’è un ampio spazioesterno e uno spazio interno aperto atutti.

Tra le attività che abbiamo documentatodi più c’è un laboratorio di espressivitàcorporea: quello di circo. I ragazzi che lofrequentano sono degli adolescenti dai 12ai 18 anni. All’interno del laboratorio sifanno degli esercizi sul corpo, mettendodentro equilibri, piramidi, acrobazie. Siutilizzano la voce, il mimo, la poesia, ilcanto, la musica e tutto quello che ci puòaiutare a esprimere chi siamo e che cosapossiamo fare. Un ragazzo bangladeshi di 18 anni, ci rac-conta: “Facciamo una specie di ginnastica... congli amici, con Davide (un educatore). Avolte vengono delle persone a vedere leattività che facciamo e questo mi piace. Mipiacciono i ragazzi che frequentano que-sto posto, le persone sono rilassate, tran-quille”.Francesca, milanese di 17 anni spiega che: “Si tratta di un laboratorio dove facciamoequilibri tra di noi... non so come spiegar-lo. Il Cattabrega è una bella struttura, bellaampia, è facile da raggiungere, con l’auto-bus è abbastanza semplice, e non so, si stabene qua. La cosa che mi piace meno èche al laboratorio non ci sono mai ragaz-ze, sono sempre l’unica! Però va benecosì”.

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Il Centro di Aggregazione di via Tarabella èun punto di riferimento per i giovani delquartiere, è presente sul territorio da più divent’anni. Insieme al Cattabrega è uno deipochi centri a gestione diretta delComune. Un’unica équipe di educatori sioccupa di entrambi i centri

Centro sportivo di via CambiniAl centro sportivo di via Cambini inveceabbiamo intervistato alcuni ragazzi unpo’ più grandi che ci andavano per farelezioni di tennis. Da una parte ci sono icampi da tennis, da un’altra quelli da cal-cio. Per giocare a tennis devi iscriverti etesserarti. Sui campi di calcio si giocaanche tra amici, e accanto si trova il par-chetto, dove i giovani si fermano a chiac-chierare, magari dopo il corso di tennis.Quando abbiamo chiesto che cosa man-cava hanno detto subito e all’unisono “lapiscina” perché la piscina è dismessa.Preferirebbero che fosse attiva e che sitenessero anche dei corsi di nuoto.

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I giovani fanno cose diverse rispetto aquelle degli adulti. Gli adulti si contengo-no di più, scherzano di meno oppure sioffendono più facilmente. I giovani hannoun modo di parlare e di comunicare traloro diverso da quello degli adulti.

Ad esempio gli adulti dicono meno paro-lacce mentre i giovani ne dicono avolontà. A volte i giovani si insultano inmodo scherzoso tra di loro, mentre gliadulti se la prenderebbero. Ovviamente,anche tra i giovani c’è chi se la prende ec’è chi esagera, anche se si parla semprein maniera scherzosa. Inoltre, in alcuniposti è più facile che ci sia un climamigliore, mentre in altri è più facile che cisi arrabbi.Che cosa vorremmo trasmettere agli adul-ti? Ebbene, gli spazi giovani sono postidove gli adulti non possono andare, quin-di non venite perché è inutile. Sono deiposti in cui ciascun ragazzo è se stesso.Quando siamo a casa, siamo i figli e lefiglie che fanno la tesina, invece quandoandiamo in giro siamo un po’ più liberi, epossiamo fare quelle cose che ci piaccio-no, stare con gli amici, chiacchierare,anche non fare niente. Uno spazio giova-ne è un posto dove ti diverti, tornando inte stesso, essendo libero. In questa zona èancora più bello perché sei con personedi tutte le culture, quindi impari semprequalcosa.

In conclusione

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