Sommario - Istituto Italiano Castelli

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205-206 ISSN 0392-6575 agosto - dicembre 2019 “Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% Aut: 012/ATSUD/NA” ISTITUTO ITALIANO DEI CASTELLI ONLUS

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205-206ISSN 0392-6575

agosto - dicembre 2019“Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% Aut: 012/ATSUD/NA”

ISTITUTOITALIANODEI CASTELLI ONLUS

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SOMMARIO2

>Sommario

CRONACHE CASTELLANE N° 205/206ISSN 0392-6575agoSto - dIcembre 2019

in copertina: Livorno, ingresso della Fortezza Nuova (foto Domenico Caso).

Fondatore Vittorio Faglia

Direttore scientificoe cura editoriale

Luigi Maglio

Direttore responsabile

Maurizio Orrù

Redazione Antonella Delli PaoliDomenico CasoFederico Bulfone Gransinigh

Segreteria di redazione

Castel dell’Ovovia Eldorado - 80132 Napoli [email protected]

Impaginazione e stampa

Officine Grafiche Francesco Giannini & Figli S.p.A. Via Cisterna dell’Olio 6B80134 Napoli

Il presente notiziario, stampato in 2000 copie, è una circolare interna di informazione per i Soci dell’Istituto Italiano dei Castelli. Autorizzazione del Tribunale di Monza n. 147 del 23.4.1968. I testi possono essere riprodotti previa autorizzazione e citando la fonte.

Stampato a Napoli nel mese di dicembre 2019

Istituto Italiano dei Castelli OnlusFondato da Piero Gazzola nel 1964Associato a Europa Nostra - Federazione paneuropea del PatrimonioOrganizzazione internazionale sotto gli auspici dell’Unesco e del Consiglio d’Europa

Sede Legale

Segeteria Generale

Castel Sant’Angelo - Roma

Via G.A. Borgese 14 - 20154 Milano - tel. 02 347237

segreteria@istitutoitalianocastelli.itwww.istitutoitalianocastelli.it

ERRATA CORRIGE: • Nel numero 203/204, pagina 12, nella colonna destra

al rigo 40 leggasi “Ragosta Annamaria” anziché “Ragosta Marina”.

• Nel numero 203/204, nella didascalia della foto in quarta di copertina leggasi “Pistoia, fortezza di S. Barbara (foto Domenico Caso), anziché “Bergamo, castello di S. Vigilio – foto Gianfranco Rota”.

• Nel numero 201/202, nell’indice, alla voce Attività dell’Istituto, leggasi “CXXXXIII consiglio direttivo” anziché CXXXXIII consiglio scientifico”.

• Nel numero 201/202, nel sommario, al terzo rigo leggasi “Consiglio Direttivo” anzicchè “Consiglio Scientifico”.

3 Lettera del Presidente4 Attività dell’Istituto CXXXXV Consiglio Direttivo dell’Istituto7 Verbale commissione premio di laurea 2019 - XXII edizione

8 Osservatorio dell’Istituto Riconoscere e far conoscere i paesaggi fortificati

Attività delle Sezioni10 Abruzzo Giornate Nazionali dei Castelli

10 Basilicata Giornate Nazionali dei Castelli: un convegno a Craco e visite guidate ai Castelli di Brindisi di Montagna, Lagopesole e Laurenzana

11 Calabria Visita di studio ad Altomonte, presentazione volume su Alfonso il Magnanimo,

viaggio in Umbria. Il Castello di Santa Severina protagonista delle Giornate Nazionali dei Castelli

13 Campania Cicli conferenze “Napoli Città di Castelli” e “I Castelli a Palazzo Gravina”, XIV edizione Corso di Castellologia, mostre, Giornate Nazionali dei Castelli

17 Friuli Venezia Giulia Il Castello Medievale d’Arcano: tra storia e restauri una visita di scoperta durante le Giornate Nazionali dei Castelli

18 Lombardia Viaggi di studio, ciclo di conferenze invernali, Giornate Nazionali dei Castelli: Castel Masegra, Sondrio

20 Marche Viaggio in Friuli – Venezia Giulia, visite guidate, viaggio a Firenze. Giornate Nazionali dei Castelli: la Rocca di Mondavio

22 Molise Castel del Giudice, conferenze, Giornate Nazionali dei Castelli: visite guidate

a Campobasso, Gambatesa, Castropignano, Civitacampomarano, Venafro, Pescolanciano

23 Piemonte – Valle d’Aosta Dall’autunno 2018 all’edizione 2019 delle Giornate Nazionali dei Castelli

24 Puglia Visite di studio nelle provincie di Lecce e Brindisi, targa di Segnalazione a Sannicandro di Bari, Giornate Nazionali dei Castelli: Gioia del Colle. Viaggio ai Castelli del Ducato di Piacenza

25 Sardegna Conferenze e visite di studio a Carloforte, presentazione volume, visita al Parco

Naturale di Molentargius e nel Sinis, Progetto PCTO e Giornate Nazionali dei Castelli

27 Sicilia Conferenze, Giornate Nazionali dei Castelli: Adrano e Milazzo. Una luce per Messina

28 Toscana Viaggi a Parma ed a Livorno, conferenze, viaggio a Malta. Giornate Nazionali dei Castelli: la Fortezza da Basso a Firenze

30 Trentino Alto-Adige Ciclo di conferenze, visite, Giornate Nazionali dei Castelli

31 Umbria Viaggi di studio in Renania-Palatinato e Lombardia. Conferenze, mostre. Giornate nazionali dei Castelli: Montecolognola

32 Veneto Giornate Nazionali dei Castelli, XXI edizione: le mura di Vicenza Celebrazioni per i 400 anni dalla nascita di Francesco Morosini

36 Recensioni40 Organigramma dell’Istituto

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3LETTERA DEL PRESIDENTE

Lettera del Presidente

ari soci,il prossimo anno potrebbe essere decisivo per la svolta che ritengo necessaria per rilanciare l’attività dell’Istituto. A tal fine le iniziative principali, ovvero le Giornate Nazionali dei Castelli – che negli ultimi anni hanno già riscontrato una crescente attenzione da parte dei media – ed il premio di laurea, dovranno ottenere il definitivo e più ampio riconoscimento possibile, in modo da amplificare al massimo

la visibilità dell’Istituto Italiano dei Castelli e riguadagnare un ruolo fondamentale nel contesto dell’associazionismo culturale nazionale, anche alla luce della riforma del terzo settore che dovrebbe divenire esecutiva proprio nel 2020. Ma su questi aspetti, mi auguro di aver modo di ritornare, in modo dettagliato, in un prossimo futuro. Purtroppo l’anno che sta terminando è stato funestato per noi da una serie di gravi perdite, prima il tragico incidente (gennaio) in cui ha perso la vita il presidente della sezione Marche Marco Grandi, poi, a marzo, la scomparsa del nostro segretario generale Giuseppe Iacone e di Giampiero Cuppini. L’avvocato Marco Grandi fu nominato presidente della Sezione Marche nella primavera del 2017 con una scelta unanime del consiglio direttivo, dopo le votazioni dell’assemblea dei soci. La prematura scomparsa nel gennaio 2019 fece sì che rimanesse alla guida della Sezione per meno di due anni, nei quali continuò l’attività della precedente presidenza, con diverse attività e conferenze. Fu ripresa la partecipazione alle Giornate Nazionali dei Castelli, ed era in corso la creazione di delegazioni in tutte le provincie della regione.Giuseppe Iacone, di origini napoletane, già dirigente d’azienda, socio di lunga data nella sezione Lombardia, divenuto segretario nel 2014 si dedicò con intensità al rilancio delle attività cardine dell’Istituto per imprimere nuovo impulso all’Associazione individuando delle aree di interesse prioritario (APT) che purtroppo non hanno conseguito, ad oggi, gli esiti sperati. Profondamente convinto del ruolo che poteva svolgere il nostro Istituto nel campo della salvaguardia e valorizzazione dell’architettura castellana ha sostenuto con forza e portato avanti varie iniziative, anche internazionali, che coinvolgevano l’associazione.Giampiero Cuppini, architetto di grandissimo valore ed entusiasmo, allievo di Ludovico Quaroni, fu professore ordinario presso l’Università dell’Alma Mater di Bologna. Negli anni Novanta curò il restauro delle mura del castello di Otranto e fu ideatore e coordinatore del progetto internazionale per il restauro delle fortificazioni di Malta. Socio storico dell’Istituto e presidente della sezione Emilia Romagna, organizzò numerosi convegni e conferenze in collaborazione con il MiBACT e l’Ordine degli Architetti all’interno del Salone Internazionale del restauro di Ferrara. Tra le attività recenti, la preziosa collaborazione al convegno per il Cinquantenario dell’Istituto svoltosi a Bologna nel 2014 e, nel 2017, per il convegno di studi “i castelli in epoca Malatestiana” a Castel Sismondo, in concomitanza con le celebrazioni Malatestiane a Rimini. Fu inoltre promotore di numerose visite culturali per soci ed amici al patrimonio architettonico della sua regione forte dei suoi studi e pubblicazioni sull’argomento.Desidero infine ricordare Francesco Berti Arnoaldi Veli, avvocato in Bologna, che è stato tra i primi soci dell’istituto. È morto il 28 dicembre 2018 all’età di 92 anni. Ricoprì la carica di vicepresidente nazionale dal 1972 al 1979. Fu consigliere nazionale responsabile delle pubbliche relazioni e ricoprì la carica di presidente del consiglio scientifico dal 1979 al 1988. Lo salutammo per l’ultima volta nel 2015, nella sua Bologna, in occasione del nostro Cinquantenario; qui tenne un improvvisato ed applaudito intervento che possiamo ritenere il suo commiato morale dall’Istituto.

Fabio Pignatelli della Leonessa

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> CXXXXV Consiglio Direttivo dell’Istituto Italiano dei Castelli ONLUSsabato 6 aprile 2019Castel dell’Ovo - sede della Sezione Campania - Napoli

Presenti di persona: Bulfone Gransinigh, Calamandrei, Chiappini di Sorio, De Jorio Frisari, Di Mauro, Diotallevi, Foramitti, Gaslini, Gentilini, Lusso, Maccioni, Maglio, Maioli, Marchesi, Meneghelli, Nardi Mannocchi, Perrella, Pignatelli della Leonessa, Piovesan, Rocculi, Rosati, Stagno d’Alcontres, Susanna, Tancorra Iacobellis, Villari, Zerbi.

Presenti per delega: Badan (delega Bulfone Gransinigh), Giovannelli (delega Maggio), Grigoletto (delega Chiappini di Sorio), Reviglio della Veneria (delega Lusso).

Assenti giustificati: Chiarizia, Cima, Del Conte, Fiorino, Masini, Saponaro Monti.

Assenti non giustificati: nessuno.

Uditori: Bonivento, De Jorio Frisari Teresa, Fenici, Gallavresi, Ingaglio, Labaa, Pieri, Suffritti, Zambelli.

Il Presidente Pignatelli, dopo aver verificato la validità della riunione (sulla base del numero dei Consiglieri presenti e delle deleghe), dichiara aperta la discussione per deliberare sugli argomenti all’or-dine del giorno.Il verbale viene redatto dal Vicepresidente Piovesan e convalidato dal Presidente Pignatelli.

1. Approvazione del verbale della seduta precedenteIl Verbale viene approvato all’unanimità.

2. Comunicazioni del PresidentePignatelli informa i Consiglieri sulle scadenze a breve, incombenze per adeguamenti all’E.T.S. (Ente Terzo Settore) e su alcune iniziative a cui si è preso parte. In ordine all’E.T.S. riferirà successivamente Gaslini, da considerare una possibile assemblea entro luglio 2019.Prosegue facendo menzione dell’incontro avvenu-to a Roma il 1 dicembre 2018 (RO.ME - Museum Exhibition), e passa la parola a Susanna per relazio-nare. Susanna riferisce anche dell’incontro avvenu-to il primo marzo u.s. a Roma: “il MiBAC ascolta: il ruolo del terzo settore per la valorizzazione e tutela dei beni culturali,” con la presenza del Ministro. Nell’occasione si è domandato alle Associazioni

aspettative e possibilità di collaborazione con il Ministero stesso (catalogazioni, promozione di attività, ecc.). Al proposito è stato chiesto di dare risposta ad alcuni quesiti. Quesiti che saranno inol-trati ai Presidenti per meglio veicolare le risposte. Importante sarà fare rete con soggetti consimili che perseguono le stesse finalità. Susanna con Piovesan elaboreranno quanto perverrà per rispondere alle richieste del Ministero.Intervengono sul tema De Jorio e Tancorra.

3. Comunicazioni del Presidente del C.S.Foramitti riferisce sulle due giornate di studio su Bodo Ebhardt, concluse con buona partecipazione. Ora è stata costituita una commissione per dar segui-to alla pubblicazione dell’opera Die Burgen Italiens in italiano e degli atti del Convegno. Alla sezione Toscana il C.S. ha poi concesso il patrocinio richiesto per un convegno sull’architettura fortificata.Sono stati inoltre cooptati nel Consiglio due nuovi membri ordinari: i professori Francesca Martorano e Caterina Giannattasio. Il Direttivo ratifica tali nomine.Circa la proposta per le “Vie di Carlo V”, da parte del “Centro Culturale Internazionale L. Einaudi” di San Severo (Foggia), il C.S. non ha ravvisato l’opportuni-tà di aderire. Anche per quanto riguarda la proposta del patrono, il Consiglio non ha approvato.Per il premio di laurea 2019 è stata costituita la commissione di valutazione, come componenti di chiara fama, sono stati nominati i professori Maria Grazia Ercolino e Aldo Aveta che con Carafa, Foramitti, Lusso, Pignatelli, Caffo e Gentilini svol-geranno i lavori.

4. Approvazione bilancio consuntivo 2018 e preventivo 2019Dopo la distribuzione del bilancio ai consiglieri, nel prendere la parola, il tesoriere Gaslini, pur confer-mando che i soci sono in diminuzione, invita tutti i presenti a consolidare gli attuali iscritti attraverso la partecipazione alle iniziative nazionali. Illustra poi analiticamente il bilancio consuntivo 2018 e da lettura della Relazione del Collegio dei Revisori dei Conti.Intervengono: Lusso, Susanna, Gentilini, Maiolo e Calamandrei che propone la formula Touring: ognuno si faccia carico di portare un nuovo socio, invogliato anche da qualche agevolazione.Messo ai voti il bilancio consuntivo 2018 viene approvato all’unanimità.Si passa quindi ad esaminare il preventivo 2019. Gaslini chiede ai Presidenti di fare uno sforzo in ordine al pagamento delle quote (tempi più ristretti) per ridurre i debiti delle Sezioni verso il Nazionale. Intervengono: Nardi, De Jorio e Maglio. Il bilancio preventivo 2019 viene poi approvato all’unanimità.

Attivitàdell’ISTITUTO

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5ATTIVITÀ DELL’ISTITUTO

5. Giornate Nazionali dei Castelli 2019Viene data la parola a Monica Gallavresi, coordina-trice delle GNC 2019, la quale sottolinea come alcune Sezioni risultino ancora assenti. Per le altre, pur con sofferenza e d enormi ritardi, la situazione si sta normalizzando. Propone di creare e distribuire dei gadget durante le manifestazioni, per fare cassa! Le GNC 2019 sono confermate per i giorni 11 e 12 mag-gio 2019. Notizie e maggiori informazioni sul sito.

6. Elezioni: mandato 2019/2022Pignatelli nel ringraziare Piovesan, che si è fatta carico della gestione elezioni, invita a riferire nel merito. Piovesan relaziona sulle procedure avviate, secondo modalità e tempi indicati dal Regolamento. Entro il 31 gennaio 2019, termine ultimo per la presentazione delle candidature, sono pervenute n.14 conferme di candidatura e n.13 nuove can-didature per il Consiglio Direttivo; n.6 candidature per il Collegio dei Probiviri; n.5 candidature per i Revisori dei Conti. Dopo la verifica da parte della Segreteria, per quanto di competenza, le stesse sono state formalizzate.Piovesan dà quindi lettura dei nominativi che saranno inserirti nella scheda elettorale:Candidature confermate: Bulfone Gransinigh Federico; Calamandrei Renzo; De Jorio Frisari Giulio; Di Mauro Leonardo; Grigoletto Andrea; Maccioni Giovanni; Marchesi Cristina; Marullo Stagno d’Alcontres Michaela; Pignatelli della Leonessa Fabio; Piovesan Maria Teresa; Reviglio della Veneria Maria Luisa; Rocculi Gianfranco; Rosati Massimo; Susanna Antonella.Nuove Candidature: Brunetti Baldi Giuseppe; Caputi Imbrenghi Salvatore; Casali Roberta; Colletta Teresa; De Marco Marina; Diotallevi Daniele; Giorgione Lucio; Merello Marco; Orsi Chiara; Pasquale Vittorio; Rosati Chiara; Suffritti Luigi; Tiezzi Mazzoni Paolo. Per quanto riguarda la candidatura di Diotallevi, essendo lo stesso stato eletto presidente della Sezione Marche, la candidatura decade in quanto membro di diritto. Collegio dei Probiviri: Amoroso Enrico; Bottiglieri Enrico; Mirti della Valle Giorgio; Morabito Francesco; Scaramellini Guido; Volpe di Prignano Mario. Collegio dei Revisori dei Conti: De Franciscis Giorgio; Gambaro Massimo; Pennacchioni Maria; Scicutella Mario; Volpi Maria Grazia.Si decide infine che la scheda di votazione verrà inviata in allegato a Cronache, le schededovranno essere trasmesse per posta al la Segreteria Generale dove avverrà lo spoglio.

7. Premio “Il Castello racconta” 2019Villari riferisce sull’argomento comunicando che il premio sarà gestito a livello regionale. Un focus fotografico di 1/5 immagini che identifichino il tema, bando che coinvolga scuole elementari, medie e medie superiori. La foto vincitrice diverrà una copertina di Cronache castellane.Intervengono nel merito: Maioli, Tancorra e Perrella. Dati i tempi ristretti, si propone di dar seguito al progetto nell’anno scolastico 2019/2020 (con cadenza biennale). Villari, in via sperimentale, anche per il 2019.

8. Premio di Laurea 2019In ordine al tema si veda punto 3) del Verbale: comunicazioni del Presidente del C.S.

9. Proposta di Protocollo d’intesa con i l Centro Culturale Einaudi di San Severo (FG)per il progetto “Le vie di Carlo V”. Il presidente Pignatelli, in ordine alla proposta di protocollo per

le “Vie di Carlo V”, da parte del “Centro Culturale Internazionale L. Einaudi” di San Severo (Foggia), riferisce che il C.S. non ha ravvisato l’opportunità di aderire, pertanto non si da seguito alla discussione. Pignatelli procederà a comunicare la decisione.

10. Decisione in ordine al la proposta: San Michele Arcangelo patrono dei castelliIl presidente Pignatelli autorizza Ingaglio, pre-sente come uditore, ad intervenire sul tema. Lo stesso chiarisce che la richiesta è per San Michele Arcangelo patrono dei castelli, l’Istituto si fa sem-plice promotore dell’idea. Chiarisce di seguito le procedure da seguire.Intervengono: Foramitti, porta il parere negativo del C.S., che non ravvisa alcun significato nella proposta; De Jorio, San Michele è custode, a pre-scindere; Perrella, fa riferimento al percorso inter-nazionale della via di San Michele; D’Alcontres, fa notare che molte fortificazioni portano il nome di santi; Nardi, informa che la Sezione Umbria è decisamente contraria, anche in relazione alla presenza di soci israeliti e di una nota storica sensibilità dei perugini contraria al papato e fatti collegati; Di Mauro e Piovesan non vedono la ragione di una autorizzazione ecclesiastica su temi che riguardano esclusivamente i singoli e l’Istituto; Zerbi, sostiene che la cosa può aggiungere visibilità all’Istituto. Data la diversità dei pareri si pone in votazione la proposta, i presenti così votano: 14 favorevoli; 7 contrari e 2 astenuti. L’idea viene accolta, il Presidente e la Giunta predisporranno la lettera per l’autorità competente.

11.Varie ed eventualiChiedono la parola: Meneghelli, circa il nostro rappresentante nel direttivo di Europa Nostra, a seguito della scomparsa di Iacone, propone Fiorino. Si concorda previa verifica con l’interessata.Perrella, per migliorare l’attivo sociale propone di attivare corsi di castellologia per docenti, con credi-ti formativi. Inoltre chiede di facilitare le iscrizioni utilizzando la “carta scuola”, Gaslini verificherà tale possibilità, dopodiché si potrà procedere all’ac-creditamento. Nel merito interviene anche Villari. Di Mauro, informa che è entrato a far parte della Commissione Cultura del CNA (Consiglio Nazionale Architetti). Si dichiara disposto a far esaminare pareri/proposte di collaborazione tra Sezioni e Ordine. Prende infine la parola il tesoriere Gaslini che relaziona sulle imminenti procedure per transi-tare da ONLUS a E.T.S. In particolare informa che i “decreti attuativi” sono ancora in fase di appron-tamento e i tempi incerti. La riforma del Terzo Settore impone nuove regole di comportamento e di governance. Il primo effetto giuridico sarà l’ade-guamento dello Statuto che deve essere deliberato dall’Assemblea entro il 3 agosto 2019.La novità contabile più rilevante è quella dell’ob-bligo, per gli E.T.S. di maggior dimensione, di produrre e depositare al nuovo registro degli Enti del Terzo Settore, la rendicontazione annuale com-posta dai seguenti documenti: Stato patrimoniale; Rendiconto gestionale e Relazione di missione. Tale novità comporterà complicazioni forse eccessive per le nostre Sezioni.Adottando però alcuni comportamenti amministra-tivi potremmo, almeno in parte, attenuare l’impatto organizzativo. In preparazione di tale evento, farà avere a breve, una nota esplicativa, perché alcune novità contabili devono fin da subito essere ana-lizzate e attuate, in modo da anticipare gli eventi. Considerata la complessità della materia, si decide

5ATTIVITÀ DELL’ISTITUTO

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ATTIVITÀ DELL’ISTITUTO6

di riattivare la Commissione Statuto per adeguare lo stesso a rispondere alla nuova normativa sugli E.T.S.Pertanto, oltre a Gaslini, Grigoletto, Pignatelli, Piovesan e Sapori Lazzari, vengono aggiun-ti D’Alcontres, Marchesi, Susanna e Zerbi. La Commissione, così composta si riunirà quanto prima per procedere nel merito. Pignatelli infor-ma infine, con dispiacere, delle dimissioni del Presidente della Sezione Sicilia. Pertanto, in ordine al previsto Consiglio di autunno in Sicilia (weekend di ottobre) la Sezione si riserva alcuni giorni per confermare o meno. In caso contrario, la Sezione Friuli si rende disponibile. Maccioni comunica che

sia Castellum che Castella sono stati scansionati, sono disponibili quindi ad essere messi sul sito. Pone il problema se in forma gratuita per tutti o solo per gli iscritti, questione da esaminare con ponderata attenzione.Avendo esaurito gli argomenti all’ordine del giorno, il Presidente Pignatelli ringrazia i presenti e dichia-ra chiusa la seduta alle ore 18,30.

Il Presidente Fabio Pignatelli della Leonessa

Il Vicepresidente verbalizzatore

Maria Teresa Piovesan

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7ATTIVITÀ DELL’ISTITUTO

> VERBALE COMMISSIONE PREMIO DI LAUREA 2019 - XXII EDIZIONE Sabato 07 settembre 2019 alle ore 11,00 presso la sede dell’Istituto Italiano dei Castelli Sezione Campania, in Castel dell’Ovo, Napoli, si è riunita la Commissione del XXII Premio di Laurea sulle Architetture fortificate convocata il 10 luglio per valutare le tesi arrivate alla segreteria genera-le dell’Istituto. Hanno inviato le loro valutazioni in forma scritta i seguenti commissari: Lusso e Gentilini, sono presenti, Pignatelli, Foramitti, Aveta, Carafa, Ercolino. Presiede la riunione Rosa Carafa, che ringrazia per l’ospitalità, a nome dei presenti e dell’Istituto Italiano dei Castelli, il presidente della sezione Campania arch. Luigi Maglio e dà inizio ai lavori distribuendo l’elenco delle tesi dei partecipanti al Premio. Le tesi presentate e presenti sono n. 23. La Commissione ha valutato attentamente tutte le ricerche in relazione alle attività dell’Istituto Italiano dei Castelli: 1 – Lo studio storico, archeologico e arti-stico dei castelli e dei monumenti fortificati, 2 – La loro salvaguardia e conservazione, 3 – L’inserimento delle architetture fortificate nel ciclo attivo della vita contemporanea, 4 – La sensibilizzazione scientifica e turistica dell’opinione pubblica, dopo ampia e serena discussione, manifestando profonda soddisfazione per il consolidato, positivo risultato che sta ottenen-do il Premio a livello nazionale e che ha raggiunto la 22a edizione. Dopo attente e precise valutazioni, sia singolarmente che collegialmente, tesi per tesi, la commissione ha definito la graduatoria (cfr. Bando di Concorso) delle tesi presentate nel 2019. La Commissione in conseguenza delle considerazio-ni sopra esposte, espletando i lavori e in relazione all’elenco sopra citato, ha stabilito all’unanimità la seguente graduatoria:

1° Premio ex aequo: Pallaoro Silvia - Forte Busa Verle a Passo Vezzena (TN): conservazione del sistema fortificato degli altipiani. Con la seguente motivazione:Per la qualità scientifica e grafica ottima grazie ad una corretta impostazione metodologica ed alla capacità di sviluppare il percorso di studio, che va dal riconoscimento e dall’interpretazione dei segni presenti sul territorio, alla individuazione delle funzioni dei manufatti, alla loro valorizzazione in chiave turistica quali elementi di interazione tra paesaggio e sistema fortificato. Molto interessanti gli interventi conservativi e le sistemazioni finaliz-zate alla creazione di un percorso fruibile, con solu-zioni originali e rispettose dei principi del restauro.Musa Irene - Il castello di Monreale di Sardara: influenze italiane e europee nel giudicato di arborea del XIII. Con la seguente motivazione:Per essersi rivelata di grande interesse ai fini della conoscenza indispensabile alla valorizzazione di un complesso fortificato non molto conosciuto del territorio sardo. Per lo studio molto attento che ha indagato le fonti storico-archivistiche ed ha analizzato i riferimenti bibliografici, giungendo a compiere una sintesi critica chiara delle ricerche esistenti, anche di natura archeologica. Per i con-fronti con altri manufatti del territorio, nonché i riferimenti storici e i confronti tipologici e stilistici che evidenziano le contaminazioni con la cultura pisana, genovese e catalana. Per la particolare qua-

lità scientifica quale studio propedeutico a progetti di restauro del significativo manufatto storico.

2° Premio: Barzanti Marco, Masi Margherita, Ronzoni MartaIl complesso monumentale di Canossa: studi e proposte per il consolidamento delle rovine del castello e la valorizzazione del suo contesto. Con la seguente motivazione:Per il corretto approccio metodologico finalizzato alla valorizzazione di tutto il contesto di grande valore pae-saggistico e per la buona ricerca storico-archivistica;Per l’attento rilievo di tutta la rupe con le essenze arboree e i ruderi superstiti oggetto di rilievo mate-rico finalizzato alla conservazione;Per la proposta progettuale volta alla valorizzazione di tutta la rupe e al consolidamento dei ruderi: con interventi minimali alle strutture, con il migliora-mento dei vecchi percorsi di accesso e con nuovi collegamenti tra i resti del castello e l’edificio ottocentesco presente sulla sommità riconvertito in museo, rendendo fruibile tutto il complesso

3° Premio: Macca ValentinaIl Castello di Eurialo di Siracusa: studi per una storia degli scavi archeologici e riflessioni per una nuova fruizione. Con la seguente motivazione:Per aver tracciato in maniera precisa, chiara ed esaustiva le vicende non solo del complesso archi-tettonico, ma anche della sua riscoperta, del suo studio e dei programmi di valorizzazione che l’han-no interessato a partire dal XIX secolo, integrando l’analisi con documenti inediti. Per la puntuale disamina delle criticità del sito e dell’area e per l’in-telligente lettura del bene nel suo contesto culturale e paesaggistico nonché per l’interessante proposta, anche progettuale, di valorizzazione.

La Commissione ha stabilito, all’unanimità, le tesi segnalate con la seguente motivazione: “per il valore metodologico, per la completezza e per le problematiche caratterizzanti le attività scientifiche e culturali dell’Istituto Italiano dei Castelli”. Taglianetti Martin – La terza cinta muraria di Prato. Indagini, riletture, contributi per un nuovo livello di conoscenza e progettazione.Pegoraro Alberto – Un progetto per Forte Tombion nel canal di Brenta: salvaguardia della memoria storica e valorizzazione turistico – culturale.Giurizzato Daniele – La rovina in attesa- un proget-to di conservazione e di valorizzazione per il Forte di Col Vidal.Caleca Simona - L’Alta valle Scrivia tra fonti docu-mentarie e fonti archeologiche: popolamento e dell’habitat tra XII e XVI secolo.Fazio Caterina – Progetto di recupero del Borgo Fortificato di Castello, Fagnano Alto (Aq) “Sulle tracce della memoria”.La Commissione ha deciso, all’unanimità, per quan-to riguarda tutte le altre Tesi presentate, di ricono-scere ad ogni autore la partecipazione al concorso.La Commissione termina i lavori alle ore 15.00Napoli, 7 settembre 2019

Il Presidente della CommissioneProf. Arch. Rosa Carafa

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> RICONOSCERE E FAR CONOSCERE I PAESAGGI FORTIFICATIIl 6 e 7 giugno 2019 si è svolto a Napoli, a palazzo Salerno, il Convegno Internazionale “RICONOSCERE E FAR CONOSCERE I PAESAGGI FORTIFICATI”, promosso dal CITTAM, Centro di Ricerca Interdipartimentale dell’Università di Napoli Federico II, diretto dalla socia e consigliere scien-tifico nazionale Marina Fumo che ha ritenuto di coinvolgere in una proficua collaborazione l’Istituto Italiano dei Castelli, tramite la sezione Campania.Tre le tante occasioni di riflessione e di confronto aperto, sulle ricerche in atto in ambito mediterraneo e nel più ampio contesto internazionale, il Consiglio Scientifico del CITTAM ha voluto proporre quest’an-no un tema caro agli studiosi, rivolgendo l’attenzione ai paesaggi e, specificatamente, a quelli fortificati.Numerosi sono stati i patrocini a sostegno dell’in-teresse alla manifestazione: il Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali, l’ICOFORT, l’ICOMOS, il Touring Club Italiano, l’Ordine degli Architetti della provincia di Napoli, l’Ordine degli Ingegneri della provincia di Napoli, l’ANIAI Campania, la Fondazione Ordine Ingegneri Napoli, il Comune di Monteverde, l’associazione L’Isola delle Torri e la manifestazione Torri in festa-Torri in luce.Il titolo di questo convegno “RICONOSCERE E FAR CONOSCERE I PAESAGGI FORTIFICATI” è stato pensato in modo da essere fortemente programma-tico. Infatti, il concetto di conoscenza è intenzio-

nalmente ridondante perché, come dice Einstein, la conoscenza è esperienza, non informazione. Quindi la conoscenza è l’esperienza emotivamente coinvol-gente che appartiene a tutti: è la scoperta! Non solo chi fa ricerca o appartiene al mondo accademico vive l’esperienza della conoscenza, ma anche tutti coloro che amano le fortificazioni e i relativi paesaggi e ciascuno vive quest’espe-rienza da punti di vista diversi e, in modo diverso, manifesta il proprio contributo. Infatti, il comitato scientifico del convegno si è prefissato l’obiettivo di offrire un’opportunità di incontro e di confronto a persone che, a vario titolo e con diversi interessi, si occupano di paesaggi fortificati, con l’obiettivo di rafforzare la rete di conoscenza e confrontarsi su casi specifici.Ciascun partecipante ha perciò messo a disposizione dei presenti la propria azione di tutela per con-dividere esperienze, soprattutto positive, e buone pratiche che potessero essere assunte ad esempio e per costruire insieme una rete di studiosi ed appassionati interessati alla salvaguardia dei nostri paesaggi, delle nostre fortificazioni. Un patrimonio unico al mondo che vive in simbiosi con il paesag-gio naturale e che ha fatto della cultura costruttiva del passato un linguaggio unico e inimitabile.Nel titolo del convegno svolto è sotteso un vero e proprio programma che delinea il percorso: esperienza – conoscenza – comunicazione. Dal riconoscere al far conoscere si passa attraverso la comunicazione che può essere intesa anche come condivisione, termine oggi di largo uso e abuso, che è più attuale e forse più familiare.Il centro dell’attenzione è stato il paesaggio, in linea con le definizioni dei recenti documenti internazionali, a partire dall’articolo 9 della Carta Costituzionale Italiana. L’accezione data al termine fortificazione è stata ampia e riletta in chiave attua-le, se pur in linea con l’etimologia latina, e quindi relativa a ciò che rende più forte ovvero più sicuro un sito abitato.Dunque, in una visione dilatata ed esaustiva, si è parlato tanto di paesaggi urbani quanto di paesaggi naturali scarsamente antropizzati e ancora di paesaggi culturali che abbiano specifiche modalità di impianto e di adattamento ai luoghi a scopo difensivo.

Osservatoriodell’ISTITUTOa cura del Consiglio Scientifico

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9OSSERVATORIO DELL’ISTITUTO

E in questo incontro a Napoli, hanno condiviso la propria esperienza tutti coloro che hanno imparato a riconoscere un paesaggio fortificato ed a valoriz-zarlo sia attraverso azioni istituzionali che impren-ditoriali, politiche, associative, commerciali o altre ancora. È stata data voce sia ad enti pubblici che a privati cittadini, oltre a studiosi, sia accademici che di associazioni culturali, ponendo in evidenza situazioni locali ignote ai più e buone pratiche esemplari, con l’obiettivo di trarre utili indicazioni operative oltre a far conoscere al meglio i nostri innumerevoli e differenti paesaggi fortificati.Come di consueto, i contributi scritti sono stati pub-blicati su un numero speciale di SMC Sustainable Mediterranean Construction, rivista scientifica ricono-sciuta dall’ANVUR, disponibile on line già all’apertura dei lavori (http://www.sustainablemediterraneancon-struction.eu/SMC/The_Magazine_SI_1.html).Il numero speciale della rivista online SMC, di 662 pagine, raccoglie circa 100 contributi scritti, la metà dei quali è stata selezionata dai revisori scientifici per la comunicazione orale nelle due giornate del 6 e 7 giugno presso il Circolo Ufficiali dell’Eser-cito. I saluti introduttivi al Convegno, svolto nella prestigiosa sede del Comando Forze Operative Sud, sono stati offerti dal Presidente nazionale, Fabio Pignatelli della Leonessa, e dal Presidente

del Consiglio Scientifico dell’Istituto Italiano dei Castelli, Vittorio Foramitti. Tra gli ospiti più apprezzati, anche per aver dato preziose informazioni sulla strategia istituzionale in apertura dei lavori, il Comandante della Task-Force Valorizzazione e Dismissione Immobili del Ministero della Difesa, il Brig. Gen. Giancarlo Gambardella. Altra presenza militare importante è stata quella del Gen. C.A. Bruno Buratti, Comandante Interregionale della Guardia di Finanza, che ha esposto il caso del recupero e valorizzazione del Forte Aurelia Antica.A consuntivo dell’esperienza del convegno CITTAM-IIC 2019, i curatori ed i partecipanti tutti auspicano che questo tipo di evento possa diventare un appun-tamento biennale utile a tenere viva l’attenzione sul tema delle fortificazioni e dei contesti territoriali nei quali sono inserite, ma anche a rafforzare la rete fra gli studiosi, gli appassionati e gli interessati, siano essi singoli privati, associazioni o pubbliche isti-tuzioni, affinché si accresca la vigilanza collettiva per la salvaguardia del ricchissimo patrimonio pae-saggistico ed architettonico fortificato e non vada ulteriormente depauperato, a causa dell’abbandono o di interventi irrispettosi.

Gigliola Ausiello e Marina Fumo

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ABRUZZO

GIORNATE NAZIONALI DEI CASTELLI

Il programma della sezione Abruzzo per la giornata di sabato 11 Maggio 2019 ha riguardato un percorso inerente un tema di notevole importanza che riguarda tutte le sezioni nazionali. Sono stati infatti evidenziati i problemi della sopravvivenza delle cinte di difesa con l’argomento: “Dei recinti della difesa collettiva. Problemi dell’invadenza edilizia sui pomeri nel tempo: l’esempio del recente restauro delle mura dell’Aquila a seguito del sisma 2009”.Il percorso “Alla difesa delle antiche mura” ha visto l’afflusso di un notevole pubblico oltre alla presenza di tanti soci della sezione e di figure professionali di rilievo come l’arch. Giuseppe Chiarizia – Presidente dell’Istituto Italiano dei Castelli Sezione Abruzzo –, l’arch. Maurizio D’Antonio – Provv. OO. PP. Abruzzo Lazio e Sardegna e l’arch. Antonio Di Stefano – ABAP.La prima tappa è stata la Basilica di San Bernardino e i suoi recenti restauri post sisma. Nelle more della visita alla Basilica, l’arch. D’Antonio si è inoltrato sul tema dei presidi antisismici storici, già tanto presenti nella città di L’Aquila e nelle sue fortificazioni.L’arch. Antonio Di Stefano, impegnato in prima persona nella Direzione Lavori di recupero delle mura urbiche, ha sapientemente illustrato la parte sud-est del tratto posto tra Porta Bazzano e il Forte Spagnolo cinquecentesco. In questa zona è stato visto e puntualizzato quali danni abbia provocato il sisma su questa struttura pur così solida e la compenetrazione dell’edilizia popolare nelle mura con successiva proposta di risanamento della zona.I lavori di recupero sono stati in questo caso molto lenti e settoriali e sono tutt’ora in corso.Il percorso ha condotto poi i partecipanti dal Forte

alla Chiesetta del Crocifisso, quindi si è giunti a Porta Branconio di recente recuperata assieme ad un lungo tratto di mura. Solo dopo aver visto la Porta San Lorenzo, la compagine si è trasferita con i propri mezzi a Piazza della stazione su cui prospettano sia le mura medievali che quelle ad esse di sostegno, ovvero le mura italiche megalitiche. Proprio in tale tratto l’arch. Di Stefano ha ritrovato l’antico accesso alla città a seguito del recupero dell’ampio scenario fortificato della zona. Una nota di riflessione è proprio quella sui ritrovamenti occulti che ora esplicano nuovi scenari di rilettura del complesso e cospicuo perimetro a difesa della città.A seguito dei lavori sopra citati la città dell’Aquila, già caratterizzata da una cinta muraria di notevoli dimensioni, ora può beneficiare di un cospicuo tratto di mura percorribili dai cittadini, sia in orario diurno sia soprattutto notturno, godendo di uno spettacolo di alta progettazione illuminotecnica. Lo scenario delle mura illuminate è visibile anche da zone più distanti, rendendo leggibile l’antico andamento del contenitore del centro storico della città.

Ilaria Di Gennaro

BASILICATA

GIORNATE NAZIONALI DEI CASTELLI: UN CONVEGNO A CRACO E VISITE GUIDATE AI CASTELLI DI BRINDISI DI MONTAGNA, LAGOPESOLE E LAURENZANA

Le Giornate Nazionali dei Castelli 2019 hanno rappresentato l’avvio di un più ampio e articolato programma di incontri e iniziative che la sezione

Attività delle SEZIONI

Il gruppo dei Soci dell’Istituto in visita al Forte Spagnolo.

L’Aquila: la torre di fiancheggiamento attigua

a Porta Leoni pre-esistente alle mura Duecentesche.

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11ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

Basilicata intende sviluppare nei prossimi mesi. In particolare, grazie all’impegno congiunto dei soci della sezione regionale e delle amministrazioni locali, sono state organizzate aperture al pubblico di tre complessi fortificati, presso i quali sono state condotte visite guidate in entrambe le giornate (11 e 12 maggio): castello di Lagopesole, nel territorio di Avigliano; castello di Brindisi di Montagna; castello di Laurenzana. Il castello di Lagopesole rientra fra i più noti e meglio conservati insediamenti fortificati federiciani, essendo adibito a residenza di caccia e otium di Federico II; composto da due grandi nuclei, uno a prevalente carattere residenziale e l’altro, di probabile fondazione normanna, a uso militare, il castello è attualmente gestito dal Polo museale della Basilicata e gode di un numero sempre crescente di visitatori. Il castello di Brindisi di Montagna, la cui prima fonte documentaria risale al 1240 ma il cui nucleo è di età normanna, è collocato strategicamente in una posizione sommitale a dominio dell’alta valle del Basento e costituiva un tassello di una sofisticata rete di presìdi fortificati di difesa e controllo del territorio circostante. Le visite al sito di Brindisi di Montagna seguono la riapertura al pubblico del castello a partire dal mese di ottobre 2018, dopo un lungo periodo di chiusura dovuto agli interventi di restauro del corpo centrale e della torretta. Il castello di Laurenzana, di fondazione normanna probabilmente su un sito precedentemente insediato e parzialmente fortificato in età longobarda, svetta in posizione dominante rispetto al borgo sottostante. Oggetto di numerose trasformazioni, a partire dalla conversione in palazzo nobiliare sul finire del XV secolo per volere degli Orsini del Balzo, signori di Laurenzana, fino alla lunga parentesi dell’abbandono nel secondo Novecento, anch’esso è stato interessato da interventi di restauro, conclusi nel 2013, ed è oggi parzialmente accessibile e visitabile. Oltre alle appena menzionate aperture dei tre castelli lucani, le Giornate Nazionali dei Castelli della sezione Basilicata sono state caratterizzate anche dal convegno Il castello e il borgo tra storia e resilienza presso il monastero di S. Pietro a Craco, località nota come ‘città fantasma’ per via dell’abbandono del centro storico in seguito a eventi franosi particolarmente rilevanti a partire dal 1963, cui sono seguiti fenomeni alluvionali negli anni settanta del secolo scorso, fino alla difficile fase post-sismica del 1980; la stessa Craco rappresenta oggi una delle mete turistiche più note e visitate della Basilicata, anche grazie alla scelta del sito come vero e proprio set cinematografico en plein air. Gli interventi dei vari relatori hanno toccato trasversalmente le tematiche che interessano i piccoli borghi, spesso coincidenti con insediamenti caratterizzati dalla tipica struttura urbana medievale e dalla presenza di siti fortificati, in particolare da castelli, proprio a partire dal caso emblematico di Craco. La relazione della Prof.ssa Carmela Biscaglia, della deputazione di Storia Patria per la Lucania, ha consentito di far luce sulle fonti archivistiche in parte inedite relative alla storia del borgo nel Cinquecento; è seguito l’intervento della Dott.ssa Bruna Gargiulo relativo al sito di Satrianum, dalla ricerca archeologica alla valorizzazione, a testimonianza dell’incessante attività della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici di Matera. L’ing. Nicola Masini, presidente della sezione Basilicata dell’Istituto Italiano dei Castelli, si è soffermato sulle possibilità offerte dalle più recenti tecniche

di telerilevamento applicate ai paesaggi fortificati, a partire da una fase analitica di indagine fino a giungere a percorsi virtuosi di tutela, sottolineando la natura resiliente dei siti fortificati anche quando le tracce in situ sembrano labili; sul rapporto tra la fase della conoscenza e le azioni di salvaguardia si è articolato l’intervento del Dott. Fabrizio Gizzi del CNR-IBAM, il quale ha evidenziato i metodi e gli strumenti che consentono di operare secondo un approccio preventivo a partire dalla valutazione del rischio ambientale, geologico in particolare. Il Dott. Sergio Cardone, docente a contratto presso l’Università della Basilicata, ha evidenziato il legame fra i borghi lucani in via di spopolamento e la presenza di castelli e fortificazioni, tracciando alcune ipotesi per un auspicabile programma ad ampio raggio di conservazione programmata a scala territoriale. Su Craco quale emblema di resilienza oltre che esempio virtuoso di programmi sinergici di promozione turistica e culturale si è sviluppato il contributo dell’arch. Franz Manfredi, autore peraltro del programma di restauro e recupero urbano del centro storico e del relativo percorso di visita in sicurezza. Il contributo della Prof.ssa Graziella Bernardo, infine, ha sollecitato i partecipanti a ripensare il rapporto fra degrado ed estetica, con particolare riguardo per il materiale che più di altri segna il paesaggio lucano con le sue variazioni cromatiche e i suoi specifici processi di degrado, la calcarenite. Un convegno ricco di spunti, dunque, concluso dalle osservazioni della Prof.ssa Antonella Guida, coordinatrice del corso di studi in Architettura dell’Università della Basilicata, e dal dott. Pino Lacicerchia, ex sindaco di Craco, cui è seguita l’accurata visita guidata del centro storico tramite l’apposito percorso di visita a cura dell’arch. Manfredi e del dott. Giuseppe Locoratolo, geologo e vicepresidente di Craco Ricerche. La visita ha consentito l’accesso alla torre che, vero landmark territoriale, si erge in posizione sommitale sull’intero borgo. Dall’apertura dei castelli al pubblico e dall’intenso convegno di Craco si intende proseguire nell’ottica di conoscere e far conoscere il ricco patrimonio del paesaggio lucano, punteggiato da interessanti siti incastellati e fortificati che ne rappresentano una specificità; un patrimonio che può e deve essere tutelato e valorizzato, anche andando oltre l’importante occasione di Matera Capitale Europea della Cultura 2019.

Nicola Masini

CALABRIA

VISITA DI STUDIO AD ALTOMONTE, PRESENTAZIONE VOLUME SU ALFONSO IL MAGNANIMO, VIAGGIO IN UMBRIA. IL CASTELLO DI SANTA SEVERINA PROTAGONISTA DELLE GIORNATE NAZIONALI DEI CASTELLI

Nel periodo in esame, da ottobre 2018 a maggio 2019, il Consiglio di Sezione della Calabria ha realizzato per i suoi soci un’offerta diversificata di opportunità culturali.In Ottobre 2018 un week-end con base ad Altomonte (CS), forniti di guide locali di alto livello abbiamo

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI12

iniziato con la visita dell’Abbazia di Santa Maria della Matina, fondata nel 1066 da Roberto il Guiscardo, poi la Torre e la Cattedrale di San Marco Argentano, quindi il Castello longobardo di Malvito, dunque il Parco archeologico con villa romana del III sec. a.C. a Roggiano Gravina. Nel secondo giorno la visita accurata del borgo di Altomonte con il Duomo e il Museo Civico nel Convento dei Domenicani, quindi la Torre Pallotta ed il Castello di Serragiumenta, realizzato nel XVI secolo dal Conte di Altomonte Pietro Antonio Sanseverino, ben restaurato e convenientemente riutilizzato dai proprietari Sigg. Bilotti come Resort. In Dicembre, la gita per lo scambio di auguri si è tenuta a Tiriolo (CZ) sulla Sila Piccola, nell’istmo di Catanzaro, dove abbiamo visitato il Museo Archeologico con la guida della socia Arch. Maria Grazia Aisa, funzionario della Soprintendenza; nel pomeriggio la visita dei resti del Castello del XII sec. che domina il Tirreno e lo Jonio.Nel Marzo 2019 la presentazione della monografia su “Alfonso il Magnanimo, il Re del Rinascimento

che fece di Napoli la Capitale del Mediterraneo”, presso la Biblioteca de Nobili di Catanzaro, da parte del Prof. Vincenzo Naymo e dell’autore Prof. Giuseppe Caridi, Ordinario di Storia moderna all’UNIME e Presidente della Deputazione di Storia Patria per la Calabria; folto il pubblico che ha seguito con molta attenzione l’affascinate storia del Re Alfonso d’Aragona, quel condottiero spagnolo fautore del Rinascimento italiano che nel XVI secolo, in barba alla politica papalina, spodestò gli Angioini dal Regno di Napoli, regnando così sul più ampio gruppo di stati europei del Mediterraneo. Le campagne d’armi di Re Alfonso hanno lasciato traccia nella Calabria e soprattutto nella città fortificata di Catanzaro dove, nel 1445, assediò il ribelle Marchese Antonio Centelles, che aveva osato sposare senza consenso regio Enrichetta Ruffo, Contessa di Catanzaro, unica erede del ramo principale della Famiglia. In Aprile 2019, con un viaggio regionale, la Sezione Calabria ha “restituito” la visita alla Sezione Umbria la cui Presidentessa ha delineato per noi un intenso programma di visite durato cinque giorni. Il percorso ha toccato Perugia, il Trasimeno, il Folignate, e Todi sulla strada del ritorno, comprendendo anche castelli e siti privati abitualmente non aperti al pubblico. I soci dell’Umbria hanno fatto una gara di ospitalità invitando amabilmente il gruppo calabro (con aggiunte sicule) di venti partecipanti nelle loro residenze private, come la Signora Patrizia Angelini Paroli, i Sig.ri Caucci von Sauchen e la Sig.ra Maura La Cava. L’efficientissima Presidentessa della Sezione Umbria Prof.ssa Isabella Nardi ed il marito Prof. Francesco Mannocchi ci hanno ricevuti per una piacevolissima colazione plassè nella loro fascinosa fortificazione di campagna alla Gorga. Tra i castelli e gli altri monumenti abbiamo potuto visitare a Perugia l’Oratorio dei Nobili di San Francesco accolti dal Priore Conte Reginaldo Ansidei di Catrano, il palazzo Sorbello accolti dal proprietario Marchese Ruggero Ranieri di Sorbello, il castello di Magione ricevuti dal Cav. Marco Giannoni, Delegato di Perugia dell’Ordine di Malta; ed infine abbiamo potuto incontrare tutti i soci umbri ad una cena sociale organizzata in nostro onore in una residenza d’epoca, La Posta dei Donini a San Martino in Campo, oggi dei soci Sig.ri Mencaroni. Tutte le visite sono state accompagnate da una guida professionista che ci ha fatto apprezzare, con il suo entusiasmo, ogni particolare ed ha reso il viaggio indimenticabile. Gli artefici umbri della gita e l’Umbria che abbiamo visitato rimarranno scolpiti nei nostri cuori; li ringraziamo con affetto e li invitiamo a tornare da noi in Calabria per visitare il Brutium con i suoi castelli federiciani. Come avviene dagli anni Settanta, i viaggi di studio regionali sono molto apprezzati, più facilmente gestibili, consentono un ottimo scambio interpersonale tra soci con eguali interessi, accolti dalla Sezione locale e ben guidati.In Aprile 2019 la Sezione Calabria ha partecipato a Napoli al Convegno su Bodo Ebhardt con il gruppo di relatori formato da: Prof. Arch. Francesca Martorano, Arch. Francesco S. Mollo, Archeologa Marilisa Morrone, Archeologo Francesco Cuteri e Arch. Vincenzo de Nittis. Le GNC ’19 sono state organizzate nell’imponente castello normanno di Santa Severina (KR) e valorizzate con un Convegno nelle ex scuderie

Castello di Malvito.

Castello di Santa Severina.

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13ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

del castello, frequentato da un folto ed attento pubblico. Aperto dal Sindaco Dott. Lucio Giordano e moderato dal Dott. Vittorio Pasquale, vi hanno preso parte i relatori: la Prof. Arch. Francesca Martorano, l’Archeologa Marilisa Morrone e l’Arch. Pasquale Lopetrone, il funzionario della Soprintendenza che ha diretto i lavori di restauro negli anni ’90. Gli atti del Convegno sono stati pubblicati per la Sezione dalla Edizioni Corab di Gioiosa Jonica (RC) a cura della Prof. Martorano. Le visite del castello, del borgo, del museo e delle chiese di Santa Severina – guidate dall’Arch. Lopetrone – hanno enfatizzato la vocazione storico artistica del sito, ben valorizzata dalla compagine comunale che ne cura e propaganda l’immagine attraverso la cooperativa Aristippo. Nel programma anche l’invito del Sindaco ad assistere ad una riunione del Consiglio Comunale in cui, alla presenza di ben cinque Sindaci di paesi viciniori, è stata conferita al nostro socio Arch. Pasquale Lopetrone la cittadinanza onoraria di Santa Severina. Il lavoro di pubblicizzare le GNC sviluppato dalla Undercover della Dott.ssa Marrone è stato produttivo ed ha avuto eco sulla stampa locale, va dunque incrementato; ma quel che ha contribuito a far meglio conoscere la Sezione Calabria è stata la scelta di oratori di alto profilo – tutti soci della Sezione – e la pubblicazione degli atti del convegno disponibile in diretta. Si nutre la speranza che nel futuro i programmi dell’Istituto aperti al pubblico come le GNC, i loro Report, le locandine dei convegni, le conferenze e le tesi di laurea premiate possano essere ospitati nel sito, e che le Pubblicazioni siano disponibili anche on line. Per i programmi delle Sezioni, riservati ai soci come le gite ed i viaggi di studio, basterà realizzare un codice di accesso al sito.Bisogna comunque registrare che l’attività svolta dalla Sezione Calabria ha consentito un lento ma progressivo aumento dei soci con una domanda di iscrizioni proveniente anche dal mondo universitario e delle Soprintendenze.

Domenico Zerbi

CAMPANIA

CICLI CONFERENZE “NAPOLI CITTÀ DI CASTELLI” E “I CASTELLI A PALAZZO GRAVINA”, XIV EDIZIONE CORSO DI CASTELLOLOGIA, MOSTRE, GIORNATE NAZIONALI DEI CASTELLI

In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, il Segretariato Regionale per la Campania del MiBAC, in collaborazione con l’Istituto Italiano dei Castelli ed il Comune di Napoli, ha organizzato due visite guidate esclusive a Castel dell’Ovo, nel corso delle quali è stato possibile accedere eccezionalmente anche in aree abitualmente non visitabili, in particolare la batteria del Ramaglietto, la chiesa bizantina del Salvatore, la sala delle Colonne, la sala dell’Arco Maggiore e la cisterna medievale. Sono state effettuate anche, in collaborazione con il Polo museale della Campania, delle visite guidate a Castel S. Elmo ed al castello

di Baia. Tutte le visite sono state condotte da esperti dell’Istituto, con il coordinamento scientifico dell’arch. Luigi Maglio.L’anno sociale 2018-19 è stato ricchissimo di iniziative ed eventi, dove mura, torri e castelli certamente l’hanno fatta da padrone, sebbene non siano stati disdegnati approfondimenti inerenti tematiche culturali di più ampio respiro. In quest’ottica si è inserita l’iniziativa del 30 ottobre 2018 che ha riguardato una visita guidata alla Cappella di Santa Maria Assunta dei Pignatelli, gioiello del Rinascimento, recentemente restaurata, situata in piazzetta Nilo. Gli onori di casa sono stati fatti da Fabio Pignatelli della Leonessa, la cui famiglia ha donato il prestigioso monumento all’Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa che, successivamente, ne ha curato il restauro. In autunno, in collaborazione con il Segretariato regionale del MiBACT (con il quale è stato sottoscritto un protocollo d’intesa), è stato promosso un ciclo di conferenze sui castelli napoletani, dal titolo “Napoli, città di Castelli”, che si è svolto a Castel dell’Ovo, presso l’Antisala delle Colonne, curate da alcuni dei massimi esperti del settore. Il primo incontro, dedicato al Castello del Carmine, a cura del dott. Lanfranco Longobardi (UAV), si è svolto il 16 ottobre. Il castello, la cui costruzione risale al 1382 per volere di Carlo di Durazzo, serviva a consolidare ad oriente il sistema difensivo della città e nacque esclusivamente con scopi militari. Inizialmente costituito da un robusto torrione, fu notevolmente ampliato durante il periodo vicereale e venne espugnato dal popolo durante la rivolta di Masaniello. Nel 1799, occupato dalle truppe francesi, fu assalito da turbe di popolari che issarono la bandiera borbonica e lo ricedettero ai francesi solo dopo strenua resistenza; dal 1860 si assiste al suo progressivo smantellamento. Nel 1906 fu demolito il bastione cinquecentesco per far posto al rettilineo di Corso Garibaldi. L’ultimo intervento, pochi decenni dopo, per l’allargamento della via Nuova Marina, comporta un ulteriore taglio al chiostro del complesso del Carmine (oltre al panificio) e lo spostamento del Vado del Carmine sullo spartitraffico che divide le corsie della strada, a tener tristemente compagnia alle altre due ultime reliquie del castello oggi rimaste, cioè le torri Brava e Spinella. Il 6 novembre, si è tenuta la seconda conferenza dal titolo: “Il Castello di Capuana” a cura del dott. Stefano Palmieri (Istituto di Studi Storici) e dell’arch. Amalia Scielzo (Soprintendenza BAPSAE). Dopo Castel dell’Ovo, Castel Capuano è il più antico castello di Napoli. Di origine normanna, è situato allo sbocco dell’attuale via dei Tribunali ed è stato per tanti anni sede della sezione civile e penale del tribunale di Napoli (oggi al Centro direzionale). Deve il suo nome al fatto di essere ubicato a ridosso di Porta Capuana, che si apre sulla strada che conduceva all’antica Capua. Oggi questo antico edificio presenta il problema della scelta di una nuova destinazione d’uso, in modo tale che l’incuria dell’abbandono non minacci la sua esistenza. Il 17 novembre, presso la Certosa di San Martino, è stata effettuata una visita guidata alla mostra: “Alphonse Bernoud pioniere della fotografia: Luoghi, persone eventi”. I soci dell’Istituto che hanno partecipato all’iniziativa sono stati intrattenuti dallo stesso curatore della mostra dott. Fabio Speranza.

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI14

Alphonse Bernoud è stato tra i più versatili e poliedrici fotografi dell’Ottocento, che, come altri pionieri della fotografia, scelse la penisola italiana e soprattutto Napoli per svolgere la propria intensa attività professionale e diffondere i prodigi della nuova invenzione.Il 27 novembre, a Castel dell’Ovo, nell’ambito del ciclo “Napoli, città di Castelli”, si è tenuta la terza conferenza dal titolo: “Castel S. Elmo”, a cura dell’arch. Luigi Maglio (Consiglio Scientifico Istituto Italiano dei Castelli). Castel sant’Elmo, è situato sulla collina del Vomero nei pressi della Certosa di San Martino a Napoli. Questo possente edificio (il primo castello per estensione della città), in parte ricavato dalla viva roccia di tufo giallo napoletano, è il risultato della trasformazione dell’antico Palacium angioino denominato Belforte. Per la sua importanza strategica, il castello è stato sempre molto ambito: dalla sua posizione (250 m s.l.m.) si può osservare tutta la città, il golfo ed il reticolo di strade che dalle alture circostanti conducono alla città bassa. La realizzazione della poderosa fortezza cinquecentesca, vero capolavoro di ingegneria militare del XVI secolo, che inglobò al suo interno la preesistente struttura medievale fino a cancellarla del tutto, fu effettuata su progetto del valenciano Pedro (Pirro) Escrivá e rappresenta, con il suo impianto pseudo stellare a sei punte, un avanzato esperimento che si discosta per buona parte dai canoni della fortificazione alla moderna, che aveva il suo punto di forza nel bastione pentagonale ideato dai fratelli Sangallo. Presso la stessa sede, l’11 dicembre, si è svolta la quarta ed ultima conferenza dal titolo: “Castelnuovo”, a cura del dott. Stefano Palmieri (Istituto di Studi Storici) e del prof. Leonardo Di Mauro (Università Federico II). Castelnuovo o come viene comunemente chiamato “Maschio Angioino” controlla la città da una posizione strategica che fu scelta dal sovrano Carlo I d’Angiò, a cui si deve la prima denominazione della fortezza, allorché, occupata la città nel 1266, fece erigere una reggia fortificata in prossimità del mare come residenza alternativa al preesistente Castel Capuano. Il

castello originariamente fu costruito tra il 1279 e il 1282, su progetto affidato dal sovrano angioino ad architetti francesi e realizzato in stile gotico. I successori di Carlo I promossero interventi di ampliamento e abbellimento della Cappella Palatina, cui contribuirono artisti del calibro di Giotto e dei suoi allievi, oggi quasi completamente andati distrutti. Proprio la Cappella Palatina, però, dedicata a Santa Barbara, è uno dei pochi ambienti che ha conservato la conformazione originaria. L’aspetto attuale del castello, infatti, con la pianta quadrilatera irregolare dotata di cinque possenti torri difensive, mura merlate, falsabraga (rivellini) ed un fossato di protezione, è dovuta alla ricostruzione integrale effettuata tra il 1442 ed il 1453 circa, per volere di Alfonso V D’Aragona, all’indomani della conquista del Regno di Napoli. Il 12 gennaio 2019 è stata effettuata la visita guidata alla Mostra “Rubens, Van Dyck, Ribera, la collezione di un Principe” a Palazzo Zevallos Stigliano a Napoli. Un percorso tra arte e collezionismo, alla scoperta di alcuni dei più importanti artisti del ‘600 italiano e fiammingo. La collezione ha riportato eccezionalmente, grazie a prestiti internazionali, nelle stanze dello stesso Palazzo dove a lungo in passato fu custodita, la prestigiosa collezione di capolavori provenienti da musei italiani e stranieri appartenuta, prima di essere dispersa, alla famiglia Vandeneynden e, successivamente, ai principi Colonna di Stigliano che abitarono nella sontuosa dimora di via Toledo dagli ultimi decenni del Seicento. Dopo lunghi studi che hanno permesso di approfondire e ricomporre “la collezione del principe”, questa inedita esposizione ha avuto l’indiscusso sapore romantico del “ritorno a casa” di opere straordinarie, nel contesto in cui oltre tre secoli fa furono raccolte e ammirate.Il 21 Gennaio presso la Saletta delle Conferenze della Facoltà di Architettura di Napoli, nell’ambito della VI edizione del ciclo “I Castelli a Palazzo Gravina” curata dalla direttrice della biblioteca d’Area Rita Introno e dall’arch. Luigi Maglio, si è tenuta una conferenza del prof. Salvatore Di Liello dal titolo: “Capri nell’Ottocento: la piccola Gibilterra”. Nei primi anni dell’Ottocento, l’aspra

Il complesso di batterie difensive del Ramaglietto,

estrema propaggine del Castel dell’Ovo,

è stato protagonista delle visite guidate curate

dal nostro Istituto in occasione della Giornata

Nazionale del Paesaggio promossa dal MiBACT.

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15ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

lotta fra Napoleone I e l’Inghilterra coinvolse anche Capri. L’occupazione della città da parte dei francesi non lasciò tranquille le truppe inglesi, le quali, sbarcate sull’isola nel maggio dello stesso anno, sotto la guida di Sir W. Sidney Smith, riuscirono ad avere la meglio sui loro nemici. Gli inglesi per due anni agirono incontrastati, vi stabilirono una nutrita guarnigione e realizzarono alcune opere di fortificazione che resero l’isola una “Piccola Gibilterra”, causando però danni irreparabili alle rovine delle ville imperiali. Il solo che riuscì a annientare le forze inglesi fu Gioacchino Murat, che il 4 ottobre del 1808 attraverso un attacco simulato sui due approdi di Marina Grande e Marina Piccola distolse l’attenzione degli inglesi dalla costa occidentale, da dove i francesi riuscirono a risalire la scogliera e a costringere i nemici alla resa. I francesi rimasero nell’Isola fino alla fine della potenza napoleonica e alla restaurazione borbonica (1815), allorquando Ferdinando IV rientrò a Napoli e con il nome di Ferdinando I, secondo le disposizioni del congresso di Vienna, divenne sovrano del Regno delle Due Sicilie. Capri poté uscire dal lungo periodo di letargo che aveva caratterizzato quegli ultimi anni, affacciandosi all’Ottocento con una nuova veste. Diventò meta di numerosi viaggiatori che la visitarono e ne ammirarono gli incantevoli scorci naturalistici e le emergenze architettoniche.L’8 febbraio si è svolta una visita guidata al Palazzo della Borsa di Napoli a cura del prof. Augusto Vitale, che ne ha curato il restauro. Eretto per ospitare gli uffici della Borsa e della Camera di commercio, il palazzo fu costruito su progetto di Alfonso Guerra nel 1895 e inaugurato soltanto qualche anno più tardi. L’edificio, disposto su tre livelli, si presenta in stile neorinascimentale ed è dotato di due ordini di lesene. Il 25 Febbraio sempre presso la Saletta delle Conferenze della Facoltà di Architettura di Napoli la prof.ssa Maria Sirago ha relazionato sul tema: “Città di mare e trasformazioni difensive tra ‘600 e ‘800”. Tra fine ‘600 e inizi ‘700 il viceregno di Napoli viene messo a dura prova dalle guerre di successione che nel 1707 porteranno sul trono napoletano Carlo VI d’Austria. Il nuovo governo provvide subito a ripristinare le fortificazioni distrutte dalla guerra. Ma cambia il sistema: dalla difesa “passiva”, praticata in epoca spagnola con fortezze e torri, si passa ad una “attiva”, di nuova concezione, con una flotta ben armata, composta da vascelli e galere, usata per la difesa del territorio e delle navi mercantili attraverso un sistema portuale ben organizzato.Il 14 marzo è stata celebrata la terza Giornata Nazionale del Paesaggio istituita dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali il 7 ottobre 2016, nello spirito della Convenzione Europea del Paesaggio, per richiamare il paesaggio come valore identitario del Paese e trasmettere il messaggio che la sua tutela e lo studio della sua memoria storica costituiscano valori culturali ineludibili e premessa per un uso consapevole del territorio ed uno sviluppo sostenibile. Per l’occasione, il dott. Alessio Cuccaro del MiBAC e l’arch. Luigi Maglio hanno curato un percorso di visita esclusivo al Castel dell’Ovo, comprendente, come già accaduto in settembre con le Giornate del Patrimonio, l’accesso ad ambienti esclusivi nonché la visita alle mostre sui castelli di Napoli e della Campania ospitate nella sede dell’Istituto ed alla cisterna medievale, compresa la proiezione di

video sui castelli di Napoli e sui miti della Sirena Partenope e dell’Uovo magico di Virgilio.Nell’ambito delle Olimpiadi del Patrimonio, manifestazione nazionale promossa annualmente dall’Associazione ANISA, incentrata quest’anno sul tema dei castelli e per la quale l’Istituto ha concesso il patrocinio morale, la sezione ha aderito, il 12 marzo, con una visita guidata a Castelnuovo e, a seguire, con un seminario presso la sede di Castel dell’Ovo.L’Istituto ha partecipato il 29 marzo al convegno tenutosi ad Airola (BN) presso il convento dei Passionisti, sul tema “Recupero e valorizzazione dei beni storici-ambientali e monumentali presenti sulla collina di Monteoliveto”, con interventi del presidente Luigi Maglio e dello storico, nostro consocio, Francesco Bove.Il 5 e 6 aprile, promosso dall’Istituto Italiano dei Castelli, si è tenuto il convegno nazionale su Bodo Ebhardt e i castelli italiani dal XX al XXI secolo: iniziato a Palazzo Zevallos Stigliano e conclusosi a Castel dell’Ovo presso la Sede della sezione Campania dell’Istituto. L’architetto tedesco Bodo Ebhardt, fu uno dei maggiori studiosi dell’architettura militare europea e restaurò numerosi castelli, dei quali il più noto è forse quello di Haut-Kœnigsbourg in Francia. Lo scopo delle due giornate di studio è stato quello di utilizzare i documenti di Ebhardt per analizzare criticamente lo stato dell’arte relativamente alle architetture e al paesaggio documentato all’inizio del XX secolo raffrontandolo con le attuali condizioni nelle diverse regioni d’Italia. Il 15 aprile si è tenuta a Palazzo Gravina la conferenza della prof.ssa Francesca Castanò dal titolo: “In questa costiera di Napoli infin ‘a Castellammare. Fortificazioni e cantieristica alla sinistra del golfo”. La vocazione marinara di Castellammare di Stabia, ha radici antichissime: le prime notizie risalgono addirittura all’epoca romana, quando anche Stabia partecipò alla battaglia di Ostia. L’episodio, raffigurato da Raffaello nelle Stanze Vaticane, ricorda l’anno 849: la flotta, formata da navi delle repubbliche marinare di Amalfi, Gaeta, Napoli e Sorrento (Lega Campana della quale, ovviamente faceva parte anche Stabia), guidata dal console Cesario, figlio del duca di Napoli, Sergio, sbaragliò le navi saracene nel mare di Ostia che si apprestava a invadere e devastare Roma. Nei dati storici e anche nelle documentazioni figurative illustrati alla Conferenza (sono esempi Flavio Gioia, le Tavole

Il grandioso donjon normanno-svevo di Bagnoli Irpino (AV) recentemente restaurato ed utilizzato dall’amministrazione comunale per mostre e manifestazioni.

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Amalfitane, ecc.), figurano i vascelli costruiti nei primitivi cantieri stabiesi.Il 4 maggio è stata effettuata una visita guidata alla mostra: “Canova e l’antico” presso il Mann ed offerta ai soci dell’Istituto Italiano dei Castelli dal Direttore Giulierini. Molte opere visibili alla mostra provenivano dall’Ermitage di San Pietroburgo tra cui l’Amorino Alato, L’Ebe, La Danzatrice con le mani sui fianchi, Amore e Psiche stanti, la testa del Genio della Morte e la straordinaria scultura delle Tre Grazie.Il clou delle attività della sezione Campania dell’Istituto è, però stato raggiunto nei giorni di sabato 11 e domenica 12 maggio allorché è stata celebrata la XXI edizione delle Giornate Nazionali dei Castelli, promossa dall’Istituto Italiano dei Castelli e patrocinata dal MIBACT. Le iniziative organizzate in Campania sono state articolate in tutte le cinque province. In provincia di Avellino e più precisamente a Bagnoli Irpino sono state effettuate visite guidate al castello Cavaniglia e al castello di Gesualdo, a cura della Pro-Loco e dell’Istituto Italiano dei Castelli; a Bagnoli Irpino si è tenuta anche una interessante tavola rotonda sulla valorizzazione dei castelli dell’Irpinia, con la partecipazione, fra gli altri, del presidente dell’Istituto Luigi Maglio, del presidente dell’Ordine degli architetti di Avellino, del Sindaco del comune ospitante e dallo storico Francesco Bove; l’iniziativa è stata coordinata dall’arch. Giuseppe De Pascale (commissione cultura ordine degli architetti). Sabato 11 a Campolattaro, in provincia di Benevento, è stata effettuata una visita guidata al castello e, a seguire, si è tenuta una tavola rotonda sulla valorizzazione dei castelli del Sannio a cura, ancora, dello storico Francesco Bove.In “Terra di Lavoro”, sabato e domenica mattina, a cura della pro – loco, sono state effettuate visite guidate al Castello ducale di Sessa Aurunca, coordinate dall’ arch. Gennaro Farinaro che ha curato anche una piccola mostra sui castelli della provincia di Caserta esposta nelle sale del castello. Nel Cilento, sabato 11 e domenica 12 sono state programmate visite guidate al castello Giusso di Sicignano degli Alburni e al castello di Agropoli a cura dell’Istituto Italiano dei Castelli. Sempre nel castello di Agropoli, domenica 12, si è tenuta la presentazione del volume dello storico Pasquale Natella dal titolo: “Sanseverino di Marsico. Una Terra, un Regno. Dalle Signorie alle Contee, ai Principati (1081-1568)”. Nel corso dell’evento si è

tenuta una tavola rotonda sulla storia del maniero e sulla valorizzazione delle architetture fortificate dove oltre all’autore del libro e all’Amministrazione comunale di Agropoli rappresentata dal delegato alla cultura e ai beni culturali dott. Francesco Crispino, hanno partecipato il dott. Antonio Capano e il prof. arch. Domenico Tirendi, consoci dell’Istituto. Visite guidate sono state effettuate anche al castello di Sicignano degli Alburni dove, in precedenza, il 27 aprile, si era tenuta una anteprima delle giornate nazionali dei castelli, con una tavola rotonda che aveva visto la partecipazione, tra gli altri, dell’arch. Luigi Maglio, dell’arch. Gerardo Cennamo (autore di uno studio per il recupero del castello), del dott. Antonio Capano, del sindaco di Sicignano e dello storico Felice Pastore. Sempre in provincia di Salerno, nell’agro Nocerino–Sarnese, sono state effettuate visite guidate alla Torre medievale e ai resti del Castello di Nocera impropriamente conosciuto come “Castel Fienga” a cura dell’associazione “Ridiamo vita al Castello”. Il castello medievale di Nocera Inferiore, anche definito castello del Parco, è una struttura del X secolo che sorge a Nocera Inferiore sulla sommità della collina del Parco o collina di Sant’Andrea. L’area, nel XIX secolo, infatti, è passata in mano privata allorché venne edificato l’attuale Palazzo Fienga. Oggi la struttura è tornata in mano pubblica, facendo parte dei beni del comune. L’elemento di spicco è la torre mastio di forma pentagonale (probabilmente risalente al XIII secolo) che fu costruita dalla famiglia Filangieri intorno al 1230-1250. Essa è collocata sul punto più alto della collina, dalla cui sommità, posta a circa 150 metri s.l.m., è possibile ammirare a 360° tutta la piana dell’agro nocerino, fino al mare ed alle isole maggiori dell’arcipelago flegreo.A Napoli, in tutto il week-end, con accesso libero, presso la sede dell’Istituto a Castel dell’Ovo si sono tenute proiezioni video su Castel dell’Ovo e sui castelli di Napoli, visite guidate alle mostre fotografiche ed iconografiche sui castelli di Napoli e della Campania e alla cisterna medievale.Il 1 giugno si è tenuta una riuscitissima visita guidata alle mura aragonesi di Napoli per i soci dell’Istituto. L’organizzazione di questo evento è stata curata dall’arch. Domenico Tirendi, mentre la visita guidata è stata tenuta dal dott. Lanfranco Longobardi. Partendo dai resti del castello del Carmine (nei pressi dell’omonima, splendida basilica) l’itinerario è stato incentrato sulla “ri-scoperta” del tracciato tardo quattrocentesco della murazione voluta da re Ferrante, costituita da ventidue possenti torri cilindriche appartenenti al tratto orientale della mura cittadine (oggi se ne conservano 14). La visita ha proseguito per l’attuale corso Garibaldi, congiungendosi con la nuova Porta Capuana, via Cesare Rosaroll per terminare a via Foria (presso l’attuale caserma Garibaldi). Anche quest’anno è stato proposto il Ciclo Seminariale di Studi, giunto alla XIV edizione, che si è svolto tra Gennaio e Giugno 2019, ottenendo un ottimo successo di partecipanti: ben 35 iscritti, tra architetti (cui sono stati riconosciuti 20 cfp), studenti di Architettura, Ingegneria e lettere (3-6 crediti), guide turistiche della Regione Campania, semplici appassionati. L’obiettivo del corso è, fornire ai partecipanti una corretta conoscenza del patrimonio dell’architettura fortificata presente in Campania, che costituisce una componente

La lezione della prof.ssa Renata Picone,

direttore della scuola di specializzazione di restauro in Beni

architettonici e del paesaggio di Napoli,

nell’ambito del corso di castellologia svoltosi

a Castel dell’Ovo.

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17ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

fondamentale dei beni architettonici ed archeologici della regione. Il Corso, con il coordinamento scientifico di Luigi Maglio, ha ottenuto il patrocinio morale dell’Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori di Napoli e provincia. Molti i docenti che si sono alternati alle attività a carattere seminariale: la prof. arch. Rosa Carafa (CS IIC), le prof.sse Gigliola Ausiello, Renata Picone e Marina Fumo (UNINA), l’ing. Maurizio Di Stefano (ICOMOS), il prof. Leonardo Di Mauro, l’arch. Stefano Sgueglia, l’arch. Enrico Guglielmo.

Domenico Tirendi

FRIULI VENEZIA GIULIA

IL CASTELLO MEDIEVALE D’ARCANO: TRA STORIA E RESTAURI UNA VISITA DI SCOPERTA DURANTE LE GIORNATE NAZIONALI DEI CASTELLI

Il 12 maggio, nell’ambito della XXI edizione delle Giornate Nazionali dei Castelli, si è svolta la visita al complesso fortificato del castello d’Arcano, posto sulle colline a nord di Udine, nell’amena località di Rive d’Arcano. Oggi sede di un’importante azienda agricola vocata alla produzione sia di vino sia d’olio biologico, è di proprietà degli eredi dell’ingegner Domenico Taverna, socio della Sezione Friuli-Venezia Giulia e membro attivo della delegazione sino alla sua scomparsa. Il castello, oggi, è gestito dalla famiglia Tedesco Taverna che ha gentilmente aperto i cancelli della propria tenuta per permettere ai numerosi visitatori di conoscere l’antico maniero. Dopo i saluti istituzionali da parte del Presidente, arch. Nicola Badan e del prof. arch. Vittorio Foramitti, Presidente del Consiglio Scientifico, la visita si è snodata attraverso le sale del piano terra, dedicate all’azienda agricola per poi salire al piano nobile. Un quadro sull’evoluzione delle strutture fortificate, sulla decorazione interna e su alcuni personaggi della nobile famiglia d’Arcano è stato tratteggiato dall’arch. Federico Bulfone Gransinigh coadiuvato, soprattutto per quanto riguarda la storia dei Conti d’Arcano, dalla proprietaria profonda conoscitrice sia della storia sia delle leggende legate al castello. La visita è terminata nelle sale settecentesche poste al piano rialzato della corte interna; qui Vittorio Foramitti ha ricordato l’attività e la caratura sia umana sia professionale dell’ingegner Domenico (Meni) Taverna: un momento toccante si è avuto quando la Contessa Giovanna Stringher di Robilant ha raccontato “veri momenti di vita vissuta” assieme a Meni e agli altri, purtroppo scomparsi, membri della Delegazione friulana. Pur con gli eventi avversi, avuti durante la giornata, i visitatori sono stati più di cinquanta, molti dei quali provenienti anche da altre provincie e dal Veneto. Il complesso castellano attuale sorse nel XIII secolo su strutture fortificate precedenti, forse del X secolo. L’Imperatore Ottone II, nel 1161, per i servigi resi, investì un certo Leonardo, di terreni allodiali sulle colline vicino a corso del fiume Corno. Originario di Passau, egli apparteneva, secondo la tradizione, alla famiglia reale della Croazia, da cui l’uso dello scaccato nello stemma della famiglia. I d’Arcano acquisirono varie

cariche presso i Patriarchi d’Aquileia; essi furono marescalchi e gonfalonieri ereditari del Patriarcato. Il complesso fu anche conosciuto come Castello di Tricano per i tre cani, affiancati allo scaccato, presenti nello stemma di famiglia. L’attuale castello sito su di un poggio naturale, domina tutta la spianata verso San Daniele, protetto da possenti mura e da una torre portaia sulla quale sono affissi gli stemmi del casato, davanti alla quale c’era un fossato alimentato dall’acqua in parte ricavata dal vicino rio, è, assieme al castello di Villalta (Ud) uno dei meglio conservati in regione. Alla torre d’ingresso è collegato il primo ordine di mura merlate dell’altezza di 6/7 metri che si snodano per una circonferenza perimetrale di circa 400 metri, sul fianco verso la spianata dove la vista spazia da Spilimbergo a San Daniele, esiste la torre di vedetta. Nonostante la perdita della torre, mozzata alla fine del secolo XVI, il castello conserva la sua suggestiva fisionomia medievale, con le cortine merlate, la caratteristica doppia torre portaia e il possente mastio (tra i più grandi del Friuli) con un’elegante fila di bifore tardo romaniche. All’interno si possono ammirare vari ritratti degli esponenti della famiglia d’Arcano di cui uno, datato 1480, raffigurante le figure di Bartolomeo e Francesco, cavalieri dell’Ordine di Malta. Sobri stucchi settecenteschi decorano alcuni ambienti e nella seconda sala a pian terreno si osserva l’ampio ciclo di affreschi raffiguranti paesaggi campestri. A causa degli eventi sismici del 1976, il Patrimonio dei castelli del Friuli Venezia Giulia ha subito perdite notevolissime. I castelli del Friuli centrale della Carnia, superstiti delle lunghe vicende storiche dal Medioevo alla Seconda Guerra Mondiale, vennero gravemente danneggiati. Circa una trentina hanno subito danni di entità varia e, in alcuni casi, sono stati devastati. Tra questi vanno ricordati il castello di Colloredo di Monte Albano, quelli di Artegna, di Prampero a Magnano in Riviera; e quindi quelli di Pers e di Susans a Maiano, di Spilimbergo, di Ragogna, di Udine, di Rive d’Arcano, di Tricesimo, di Cassacco, di Fagagna ed altri (L’esperienza internazionale nella conservazione dei beni culturali

Veduta del castello d’Arcano da nord-ovest percorrendo la “strada dei gelsi”.

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nelle zone terremotate, Atti del Congresso parte I-1976, parte II-1977, Udine, 1982, p. 52). Di fronte a tale catastrofe fu necessario richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e degli organismi competenti sui pericoli incombenti sull’opera di recupero del patrimonio, del quale i castelli rappresentavano parte determinante. Questi pericoli incombenti andavano dalle demolizioni affrettate, alla rassegnazione che avrebbe potuto indurre a rinunciare all’obiettivo della ricostruzione/riparazione. Gli interventi di restauro eseguiti sulle architetture fortificate del Friuli Venezia Giulia colpite dal sisma del 1976 sono avvenuti in un arco temporale dilatato che giunge fino all’oggi. In generale si può dire che gli interventi di ricostruzione o integrazione di porzioni mancanti nelle architetture fortificate del Friuli Venezia Giulia sono stati realizzati secondo il principio del ripristino filologico. Tali interventi molto spesso hanno portato alla perdita parziale o totale della distinguibilità dell’aggiunta e della leggibilità fra la parte non crollata e la parte ricostruita.Per quanto riguarda le strategie di intervento, a partire dall’immediato periodo dell’emergenza sismica fino ai primi anni ’90, le azioni di ripristino filologico, nonostante fossero concettualmente ispirate ad una volontà di reintegrazione evocativa dell’identità locale di cui il sisma aveva minacciato la perdita, spesso ebbero come conseguenza “indiscriminate demolizioni e drammatici svuotamenti” (P. Ruschi, Alcune note sul restauro in Friuli Venezia Giulia, in «Ananke», Viaggio tra i restauri dalla didattica ai cantieri 1994-2006, 50-51, gennaio-maggio 2007, pp. 224-227), privilegiando la volontà di ri- funzionalizzazione rapida di tali manufatti. Dagli anni ’90 in poi, invece, sono emersi altri approcci, caratterizzati da una maggiore attenzione alla conservazione della materia antica, al suo reimpiego e alla ripresa di tecniche costruttive tradizionali affiancate a tecniche e all’utilizzo di materiali nuovi.Un caso significativo è quello del castello di Rive d’Arcano dove con le scosse di maggio e settembre si ebbero dei danni che riguardarono parte delle murature e dei tetti. Infatti con la scossa di maggio si attivarono fenomeni di spinte localizzate delle murature in corrispondenza degli appoggi del

tetto che con la scossa di settembre provocarono il crollo di parte della muratura sottostante. Tale effetto è causato dal martellamento ciclico dei puntoni, elementi che fanno parte del sistema delle coperture; ciò determinò il ribaltamento del muro con conseguente crollo.I lavori furono iniziati subito dopo il terremoto nel novembre del 1978 e riguardarono il rifacimento parziale dell’orditura e del manto di copertura dei tetti, furono rinforzate le murature nella parte sommitale in corrispondenza dell’appoggio della struttura dei tetti; vennero rifatti parzialmente i solai del sottotetto, vennero riparate le lesioni presenti sulle murature e vennero rifatti i camini crollati. Per quanto riguarda gli ambienti interni vennero restaurate le decorazioni in stucco e quelle a tempera.Nel contesto del terremoto del Friuli, la filosofia d’intervento è stata caratterizzata dalla volontà di risarcire la “ferita” nell’ottica della ricostruzione filologica.

Nicola Badan, Federico Bulfone Gransinigh

LOMBARDIA

VIAGGI DI STUDIO, CICLO DI CONFERENZE INVERNALI, GIORNATE NAZIONALI DEI CASTELLI: CASTEL MASEGRA, SONDRIO

Con la visita alla fine di settembre del 2018 delle fortificazioni di Palmanova si è concluso idealmente il nostro percorso di approfondimento sull’UNESCO e sul modo con cui le strutture difensive dichiarate patrimonio dell’umanità sono conosciute, studiate, tutelate e valorizzate. Il viaggio in Friuli ci ha consentito inoltre di approfondire, con il prezioso supporto degli amici Foramitti, Badan, Marchesi, Bulfone Gransinigh e Quendolo, la conoscenza di un territorio articolatissimo e diversificato per paesaggi e tipologie achitettonico-urbanistiche. A ottobre l’indimenticabile arch. Giampiero Cuppini ci ha guidato alla scoperta delle fortificazioni di Bologna, condividendo con noi la sua passione per la città e l’impegno per la sua tutela. Piacevoli e proficue occasioni di incontro con i soci di altre regioni italiane sono stati i viaggi della sezione Emilia Romagna a Soncino e Pandino e in Lomellina e la visita della sezione Umbria ad alcune fortificazioni bergamasche con il supporto degli architetti Labaa e Piovesan.La giornata inaugurale delle attività del 2019 è stata incentrata sulla visita dell’Ospedale Maggiore di Milano, ora sede dell’Università Statale. I professori Stefano della Torre e Giulio Mirabella Roberti hanno illustrato la storia del complesso ricordando i tratti salienti degli interventi di restauro e facendo riferimento anche alle relazioni con il sistema fortificato milanese. Per quello che riguarda il ciclo di conferenze invernali il consiglio di Sezione ha scelto di trattare il tema: “In diretta dal territorio. Esperienze attuali, problematiche e casi concreti sulle fortificazioni lombarde”. L’argomento è stato scelto con lo scopo di valorizzare il ruolo delle nostre delegazioni operanti in tutta la regione, mettendo in evidenza

Un momento della visita guidata al Castello d’Arcano.

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casi di studio, esperienze innovative, situazioni problematiche relative alle fortificazioni lombarde. Numerosi eventi sono stati programmati e svolti a Milano, Varese, Lecco e Salò. La sede delle conferenze milanesi è cambiata: il Credito Valtellinese quest’anno ci ha messo a disposizione l’Auditorium del nuovo Centro Servizi in Via Feltre. Il ciclo “In diretta dal territorio. Esperienze attuali, problematiche e casi concreti sulle fortificazioni lombarde” ha preso avvio a Milano il 5 febbraio 2019 con una breve introduzione tenuta dalla presidente Giusi Villari. Marino Viganò, nell’anno delle celebrazioni leonardesche, ha poi svolto una interessante relazione sulla presenza di Leonardo in Lombardia, sui suoi rapporti con gli Sforza e i Valois e sulle fortificazioni lombarde costruite o aggiornate in quel periodo.Il 12 febbraio le archeologhe Marina Uboldi, delegato di Como e conservatore al Museo Giovio di Como e Fulvia Butti hanno tracciato un approfondito quadro delle fortificazioni della città di Como, ricostruendone forma e consistenza alla luce dei più recenti scavi archeologici.Il 19 febbraio Dario Gallina, archeologo, ha trattato delle fortificazioni nella Lombardia orientale presentando casi (alcuni inediti) di fortificazioni indagate recentemente con metodo stratigrafico – spesso in vista di un restauro – o scavate archeologicamente. Il 26 febbraio Marco Tamborini, delegato di Varese e consigliere scientifico dell’Istituto, ha presentato casi emblematici di studio e di conservazione di castelli e fortificazioni del territorio varesino oggi, evidenziando in particolare le trasformazioni avvenute negli ultimi vent’anni in molte di queste strutture. Il 12 marzo Carlo Togliani, delegato di Mantova, ha illustrato la complessa storia e il ruolo di sentinella dell’area del Mincio svolto dal Forte di Pietole dal 1802 al 1945.

Il 19 marzo Guido Scaramellini, delegato di Sondrio e vicepresidente di Sezione, ha trattato il tema della storia e dei progetti di rivitalizzazione di Castel Masegra, luogo scelto dalla sezione Lombardia come centro dell’evento principale della ventunesima edizione delle Giornate Nazionali dei Castelli. Gli incontri sono poi proseguiti in altre province della Lombardia. A Lecco il 9 aprile il delegato Giancarlo Mastalli ha coordinato una serata con due interventi: il primo dell’archeologo Luca Codara che ha studiato e censito con le tecniche più aggiornate le strutture difensive dell’Alta Brianza lecchese fra V e XV secolo e il secondo dell’architetto Nunzio Dego che ha presentato la storia della torre di Fontanedo di Colico e il progetto di riabilitazione da lui elaborato e messo in opera.Durante il viaggio a Salò del 13 aprile Giusi Villari e Giuseppe Piotti hanno presentato il quadro generale delle fortificazioni del Garda e la storia e le trasformazioni urbanistiche di Salò. È seguita poi la visita del centro storico cittadino con le due porte, le tracce delle mura medievali e i principali edifici civili e religiosi.A Brescia in febbraio è stato riproposto il ciclo Il Castello di Brescia fra passato presente e futuro organizzato in collaborazione con AAB e con il DICATAM dell’Università. Nei sei incontri (da aggiungere agli otto del 2018) sono stati approfonditi i temi dell’epigrafia e dei monumenti (Costanzo Gatta), della geologia (Paolo Schirolli), della botanica (Stefano Armiraglio), delle armi (Renato Gianni Ridella), dei musei (Marco Merlo) e del giardino delle sculture di Bruno Romeda (Antonio Rapaggi). In ambito bergamasco da segnalare il convegno del 12 aprile sulle mura veneziane di Bergamo in cui il delegato di Bergamo e vicepresidente di sezione Giulio Mirabella Roberti ha relazionato sul modello 3d e il piano di manutenzione programmata.

Castello Mirabello, Giornate Nazionali dei Castelli, 25 maggio 2019.

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Il 5 e 6 aprile nell’ambito delle Giornate di studio “Bodo Ebhardt e i castelli italiani dal XX al XXI secolo” relazioni sulle fortificazioni lombarde sono state svolte dai consiglieri scientifici Damiano Iacobone (coordinatore regionale della ricerca) e Gianmaria Labaa, cenni su strutture religiose legate a castelli lombardi sono stati proposti da Giusi Villari. Le Giornate Nazionali dei Castelli hanno avuto come evento centrale la visita di Castel Masegra a Sondrio. Guido Scaramellini ha organizzato l’evento coordinandosi con grande efficacia con il comune e gli enti museali della città. I nostri soci e un pubblico numeroso, fra il quale diversi gruppi scolatici, hanno potuto visitare il fortilizio con guide esperte che ne hanno illustrato la storia e le caratteristiche architettoniche. Oggi il Castello, in buona parte restaurato, è al centro di un articolato progetto con l’obiettivo di farlo diventare il Castello delle storie di montagna creando un centro culturale e sociale attivo. Un evento collaterale alle GNC è stato poi proposto a Mirabello il 25 maggio con il coordinamento del delegato Marco Galandra, in collaborazione con Pierfranco Dallera e Luigi Casali. È stato proposto un percorso che dal Castello di Mirabello ha portato poi alla Certosa di Pavia. I visitatori hanno potuto apprezzare la qualità della struttura architettonica e, nel contempo, sono stati messi a conoscenza dei gravi problemi legati alla conservazione e all’utilizzo dell’edificio che ci auguriamo possano essere risolti entro breve tempo. La visita è stata focalizzata anche sulla battaglia di Pavia del 1525 e sull’invenzione della zuppa pavese piatto forte del pranzo proposto ai partecipanti all’evento. A giugno, su suggerimento della dott.ssa Diana Marrone e con il supporto organizzativo di Marco Galandra, Il supplemento del Sole 24 ore, ha effettuato uno shooting fotografico presso il Castello di Pavia.Un ricordo commosso va infine a Giuseppe Iacone, nostro socio da decenni, che con passione e spirito di servizio ha messo a disposizione prima della sezione Lombardia e poi dell’Istituto, in qualità di Segretario Generale, le sue competenze professionali con l’obiettivo di rendere più efficiente la struttura operativa della nostra associazione.

Giusi Villari

MARCHE

VIAGGIO IN FRIULI – VENEZIA GIULIA, VISITE GUIDATE, VIAGGIO A FIRENZE. GIORNATE NAZIONALI DEI CASTELLI: LA ROCCA DI MONDAVIO

Parliamo dunque di excursus studiorum della sezione Marche, utilizzando forse una forma magniloquente, ma non fuori luogo, ché i viaggi che ricordiamo sono sempre occasioni di studio, per il periodo da ottobre 2018 fino al maggio di quest’anno. Purtroppo non è stato possibile realizzare del tutto negli ultimi mesi le idee e le iniziative stabilite, a causa della scomparsa improvvisa del presidente Marco Grandi, che qui vogliamo ricordare con affetto. Dall’11 al 15 ottobre si è svolta la gita di studio in Friuli-Venezia Giulia, che ha toccato i punti più significativi delle eminenze culturali e castellologiche della regione. Arrivati nel pomeriggio del giorno 11 a Corcovado si è potuto visitare il borgo fortificato ed il castello, per proseguire fino alla villa Manin di Codroipo, dove Napoleone firmò la pace detta di Campoformio, che pose fine all’esistenza della Repubblica di Venezia, mentre la mattina del giorno seguente è stata dedicata al centro storico di Udine, con la Cattedrale, la loggia del Lionello in Piazza Libertà, Porta Manin ed il Palazzo Arcivescovile. Il pomeriggio, anch’esso pieno, ha previsto il “castello di sotto” ed il parco di Strassoldo, e successivamente la Basilica di Aquileia, la cui importanza certo non ha bisogno di essere ricordata ad alcuno, per concludere con la visita e cena organizzata a Villa Pace a Tapogliano. Sabato 13 ottobre la tappa successiva è stata Cividale per visite al Museo Cristiano ed ai tesori che ricordano il periodo longobardo, al Tempietto e ad altri aspetti della città, compreso il famoso Ponte del Diavolo. Nel pomeriggio, il passaggio in Slovenia ha permesso di visitare il castello Kromberk e al ritorno a Gorizia le ricche collezioni della Fondazione Coronini Cronberg, per terminare vicino Cormons con cena alla Vineria Vencò, e visita alla cantina, strutture note e ben conosciute in Friuli. Domenica 14, giornata in cui a Trieste si svolgeva la famosa regata della Barcolana ci sono stati problemi ad accedere al centro della città, ma si è dato un taglio più propriamente “fortificatorio” alle visite, che hanno riguardato il castello di Duino, opera interessante non solo per se stessa, ma per i soggiorni dell’Imperatrice Elisabetta (Sissi) e del poeta Rilke, che scrisse proprio lì le Elegie. Attraversando il Carso, meta successiva è stata l’interessante abbazia fortificata di Monrupino, e nel pomeriggio il Castello di Miramare, edificato da Massimiliano d’Asburgo, fratello di Francesco Giuseppe e futuro imperatore del Messico (per un breve periodo, concluso con la fucilazione). Il 15, giornata del ritorno, si è potuto comunque visitare, nei pressi di Udine il castello di Villalta, certo uno dei più imponenti di tutto il Friuli e poi Spilimbergo, con la scuola dei Mosaicisti, che tramanda l’antica arte veneziana. Il giorno 17 novembre 2018 soci ed amici si sono recati a Ferrara per visitare nel Palazzo dei Diamanti la mostra Courbet e la natura. Era esposta una grande quantità di opere del pittore di cui si ricorda la frase “il bello è nella natura, ed appartiene all’arte”, quasi due

Corte di Castel Masegra, Sondrio, Giornate Nazionali

dei Castelli 2019.

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21ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

terzi della sua produzione. C’è stata poi una breve, ma doverosa visita al Castello Estense, con le strutture difensive di grande interesse, che ricordano l’importanza di Ferrara come centro di produzione di artiglierie nel rinascimento, confermata dalla presenza della ricostruzione della colubrina “la Regina”. Il 22 dicembre la riunione degli auguri si è tenut a Sant’Amico, frazione di Morro d’Alba località ben conosciuta per la produzione del vino Lacrima di Morro d’alba. Dopo una visita alla Antica Cantina Sant’Amico, l’incontro conviviale che ha visto un nutrito numero di partecipanti, si è tenuto nella bella villa settecentesca dei coniugi, e soci, Marotti Campi, proprietari di una cantina fra le più rinomate della zona. Il 1° febbraio 2019 a Macerata, presso palazzo Buonaccorsi è stata visitata la mostra “Il richiamo delle Marche”, sull’opera del pittore Lorenzo Lotto, guidati dal curatore Enrico Dal Pozzolo. Nel pomeriggio, sempre accompagnati dalla guida d’eccezione, trasferiti a Loreto, si è potuta ammirare la collezione lottesca del Museo della Santa Casa ed assistere nella prima delle tre giornate del Convegno Internazionale di Studi “Lorenzo Lotto: contesti, significati, conservazione” ad una tavola rotonda sull’argomento. Poi non poteva mancare una breve visita alla struttura fortificata della Basilica, cui lavorò il Bramante. Dal 28 al 31 marzo c’è stato il viaggio di studio a Firenze, certo città non ignota ad alcuno dei soci, ma con la possibilità di ammirare alcuni nuovi allestimenti espositivi in alcune delle sedi da visitare, e soprattutto, allargando l’attenzione alle ville medicee fiorentine, elementi importanti nel settore delle strutture fortificate. Nel pomeriggio del 28 marzo, dopo l’arrivo a Firenze, visita a Palazzo Medici Riccardi, con gli affreschi di Benozzo Gozzoli, casa dei Medici sino alla metà del ‘500. Per tutta la durata del soggiorno fiorentino, per velocizzare gli spostamenti si sono utilizzati dei minivan. Dopo una rapida passeggiata in centro “occhieggiando” le Cappelle Medicee, il Battistero, il Duomo ed il Campanile di Giotto si è visitato Palazzo Medici Riccardi, e successivamente la Cappella Brancacci, con bellissimi affreschi, fra cui quelli di Masaccio. La giornata si è conclusa con la visita al nuovo allestimento del Museo dell’Opera del Duomo. Venerdì 29, in centro, visita di Palazzo Corsini sull’Arno, con una importantissima quadreria privata, accolti e guidati dalla Principessa Lucrezia Corsini che ne ha illustro le peculiarità; poi Palazzo Gondi, del Sangallo, dove, accolti dai Marchesi Gondi, è stato organizzato un lunch dopo la visita con la marchesa Vittoria. Nel pomeriggio trasferimento a Settignano per la visita di Villa Gamberaia, con il giardino antico, e rientro a Firenze per la visita del Museo del ‘900, in Piazza di Santa Maria Novella. Il 30 trasferimento alla villa medicea di Castello, dove la professoressa Elisabetta Benucci ci ha guidati nel giardino, e soprattutto illustrato l’edificio e la storia dell’Accademia della Crusca che vi ha sede, una visita talmente coinvolgente ed appassionante da prolungarsi oltre al previsto. Ritornati a Firenze, nel pomeriggio, il Museo degli Argenti a Palazzo Pitti, con molte delle opere prodotte per i Medici, anche dall’Opificio delle Pietre Dure, per concludere con una passeggiata a piedi fino al centro, con il Ponte vecchio, la mostra “Verrocchio, il maestro di Leonardo” a Palazzo Strozzi. Il 31 marzo, partenza da Firenze per il

viaggio di ritorno, con tutta la mattinata a Sesto Fiorentino, dedicata alla visita della villa di Poggio a Caiano, edificata da Lorenzo il Magnifico, forse la più importante delle ville medicee, con la ricca collezione di nature morte dei Granduchi nel Museo della Natura Morta, gli appartamenti monumentali ed i magnifici giardini. Per concludere, infine, l’11 e 12 maggio le Giornate Italiane dei Castelli della Sezione Marche si sono tenute a Mondavio. In questa cittadina della Provincia di Pesaro Urbino, la Rocca attribuita a Francesco di Giorgio Martini rappresenta uno fra gli esempi più significativi delle strutture fortificate costruite nel cosiddetto “periodo di transizione”, che disseminarono alla fine del ‘400 le attuali Marche settentrionali, e più precisamente il Ducato di Urbino e appunto il Vicariato di Mondavio, di rocche, un unicum di importanza eccezionale. Durante la manifestazione i soci e gli amici intervenuti sono stati salutati dalla Amministrazione Comunale e dai figuranti della Pro Loco, in costumi quattrocenteschi, con balli, musiche e gare di tiro con l’arco e la balestra. Dopo una approfondita visita guidata della Rocca e della collezione d’armi che contiene, e un giro della città, si è tenuta l’Assemblea ordinaria dei soci nel Teatro Apollo, uno dei cento teatri storici della regione. I soci hanno concluso la prima giornata con una colazione al ristorante “La Palomba”, a pochi passi dalla Rocca Martiniana.

Daniele Diotallevi

Il Palazzo Dipinto è edificio significativo di quanto resta dell’antico castello di Spilimbergo dopo le modifiche ottocentesche. Gli affreschi in facciata, dipinti tra1469 e 1475 da Andrea Bellunello, mostrano cavalli, palafrenieri, Virtù Teologali e Cardinali, con effetto aggraziato ed imponente.

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI22

MOLISE

CASTEL DEL GIUDICE, CONFERENZE, GIORNATE NAZIONALI DEI CASTELLI: VISITE GUIDATE A CAMPOBASSO, GAMBATESA, CASTROPIGNANO, CIVITACAMPOMARANO, VENAFRO, PESCOLANCIANO

Le manifestazioni della Sezione Molise, nella seconda metà del 2018, sono iniziate il 20 agosto, tra le mura antichissime del Castello d’Evoli di Castropignano dove, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale e l’Associazione culturale “I Custodi del Territorio”, è stato organizzato un affascinante e suggestivo Concerto sotto le stelle dal titolo “Le canzoni che ho amato” eseguito dal Radistrio.Nel mese di settembre, il Consiglio Direttivo della Sezione, dopo aver firmato un Protocollo d’intesa con l’A.N.P., Associazione Nazionale Dirigenti Pubblici e alte professionalità della Scuola e la Dirscuola accreditata al MIUR, ha inviato a tutte le scuole del Molise la proposta di realizzare il progetto: “Castelli del Molise: Architettura, arte e storia”. Il progetto, attraverso gli insegnanti che hanno aderito alla formazione, ha avuto come finalità quella di far conoscere agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado il ricco patrimonio castellano del Molise, con didattiche interattive e innovative. Gli esperti-formatori, Franco Valente, Lucio Giorgione, Antonio Mucciaccio hanno svolto i loro interventi a titolo volontario e gratuito; le

attività, di intesa con i Dirigenti Scolastici e i Docenti referenti di ciascuna scuola, sono state svolte nei mesi di novembre e dicembre 2018 e completate nei primi mesi dell’anno in corso. Gli insegnanti che hanno partecipato hanno poi lavorato nelle classi, con i loro alunni, sulla storia medievale e sulla nascita dei castelli, di quelli molisani in particolare, molti dei quali sono stati visitati con entusiasmo e con le competenze acquisite dalle scolaresche prima della chiusura dell’anno scolastico.Il 30 settembre, una folta delegazione di soci ha visitato Castel del Giudice in provincia di Isernia, patria dei Caldora, famosi condottieri a servizio del Regno di Napoli e principali protagonisti della storia molisana. Accolti dal sindaco dott. Nino Gentile nella gradevole struttura ricettiva di Borgo Tufi, i soci presenti sono stati guidati nella visita del Centro Benessere e delle piccole, affascinanti strutture recuperate come albergo diffuso.Il 5 ottobre, a Cagliari, la sottoscritta, in collaborazione con la Presidente della Sezione Sardegna, Donatella Fiorino, ha tenuto un incontro di studio dal titolo: Castelli del Molise e Forti della Sardegna. Interessato e incuriosito il pubblico presente che ha potuto notare la differente architettura delle strutture fortificate delle due regioni e la storia che ha accompagnato la loro costruzione.Nella Sala conferenze del Coni a Campobasso, il 12 novembre, l’arch. Lucio Giorgione ha relazionato su “La corona dei siti reali nel Regno di Napoli – L’architettura dimenticata”, interessante e gradevole conferenza seguita da un folto numero di soci e da appassionati di storia e architettura.Il 3 dicembre, nella Biblioteca di Ateneo dell’Università degli Studi del Molise a Campobasso, la scrivente ha tenuto una relazione su “L’Istituto Italiano dei Castelli nel Molise” in occasione dell’evento “2018 – Anno Europeo del Patrimonio Culturale del Molise”. Il 13 aprile 2019, presso la sede della Club House di Campobasso, sono iniziate le attività della Sezione con l’Inaugurazione dell’Anno Sociale durante la quale è stata assegnata la XIX targa d’argento “Una vita per la cultura” all’archeologo prof. Gianfranco De Benedittis, ricercatore e insigne studioso di antichità italiche, valorizzatore del patrimonio storico e archeologico sannitico. Il prof. De Benedittis ha intrattenuto i numerosi soci intervenuti con una interessante relazione sulle sue ricerche relative al sito sannitico di Montevairano, localizzato nei pressi di Campobasso, dove sono stati rinvenuti i resti di un castello medievale costruito proprio sui ruderi dell’antica città sannitica.L’11 e il 12 maggio, in occasione delle Giornate Nazionali dei Castelli, la Sezione Molise ha organizzato visite guidate gratuite di 13 strutture fra castelli, torri e borghi fortificati. Alle due giornate hanno collaborato i sindaci dei paesi in cui insistono le strutture fortificate e il Polo Museale del Molise che ha tenuto aperti gratuitamente i castelli di sua competenza. Nonostante il tempo inclemente, i visitatori sono stati numerosi e interessati soprattutto ai castelli di Campobasso, Gambatesa, Castropignano, Venafro e Civitacampomarano.Una notazione a parte merita il castello d’Alessandro di Pescolanciano dove, l’11 maggio, patrocinato dal Sindaco di Pescolanciano e dal MIUR, è stato realizzato l’evento principale con una Giornata di Studio sul castello; i relatori, Ettore d’Alessandro e Stefano Busti, proprietari di parte dell’antica struttura, hanno presentato la relazione “Il feudo

Cortile interno del Castello Angioino

di Civitacampomarano sotto la pioggia.

Convegno nel castello d’Alessandro

a Pescolanciano.

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23ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

di Pescolanciano e il suo castello”, mentre la dott.ssa Enza Zullo, direttrice del Museo nazionale del Paleolitico e del Museo archeologico di Santa Maria delle Monache di Isernia, ha parlato de “I cambiamenti e le innovazioni nel castello d’Alessandro e nelle sue pertinenze nel corso dell’Ottocento”. Subito dopo, la sottoscritta con un breve intervento, ha dato risalto al ventennale della Sezione Molise, nata nel 1999, ricordando le pubblicazioni più importanti realizzate e le manifestazioni particolari che hanno caratterizzato la vita della giovane Sezione. Per tale celebrazione, il Consiglio Direttivo della Sezione, oltre alla Giornata di Studio, ha organizzato un concerto d’Arpa eseguito dall’artista Tosca Tavaniello ed ha inaugurato, nei locali del primo piano del castello, “Il Museo dei Castelli nel Castello” con l’esposizione di circa 50 pannelli raffiguranti le più interessanti strutture fortificate italiane e molisane corredate dalla loro storia. Inoltre, sono stati esposti 10 pannelli didattici realizzati per illustrare il medioevo e la nascita dei castelli soprattutto agli allievi delle scuole di ogni ordine e grado e a tutti gli appassionati di storia e di architettura.La mattinata si è conclusa con la visita guidata del castello d’Alessandro, per la quale si sono resi disponibili Ettore d’Alessandro, Stefano Busti e i rappresentanti dell’Associazione Intramontes di Civitacampomarano, Caterina ed Eugenio Auciello, ai quali va un grazie particolare per aver saputo gestire con professionalità e garbo la manifestazione che è stata seguita da un consistente numero di visitatori.

Onorina Perrella Cavaliere

PIEMONTE - VALLE D’AOSTA

DALL’AUTUNNO 2018 ALL’EDIZIONE 2019 DELLE GIORNATE NAZIONALI DEI CASTELLI

Il periodo che va dall’autunno 2018 alla primavera 2019 ha registrato la consueta serie di incontri,visite guidate e momenti di approfondimento destinati ai soci della Sezione Piemonte Valle d’Aosta.Nel mese di novembre sono state proposte due iniziative a margine della mostra Augusto Cesare Ferrari, pittore architetto fra Italia e Argentina, ¡Qué bello es vivir!, a cura di Liliana Pittarello, con Isabel Ferrari, Julia Ferrari e Antonio Musiari. Nel dettaglio, il 15 novembre, a conclusione del ciclo di mostre dedicate a Giacomo Grosso e allievi da lui curate e coordinate, Angelo Mistrangelo, nella prestigiosa sede dell’Accademia Albertina di Torino, ha introdotto Antonio Musiari, che nell’occasione ha approfondito il tema “Socialità degli artisti a Torino nel primo Novecento. Il caso di Augusto Cesare Ferrari”. Il 18 novembre, sempre nel salone d’onore dell’Accademia, i soci hanno avuto la possibilità di partecipare alla festa di chiusura della citata mostra su Augusto Cesare Ferrari, che ha previsto la performance “Panorama abierto” dell’argentina Marcela Rapallo (con proiezione di disegni digitali animati sul grande panorama “Messina distrutta” di Ferrari), l’ “Estampida” della Fundación Augusto y León Ferrari Arte y Acervo e

una degustazione di mate e di tè.L’anno si è avviato alla chiusura con la consueta colazione sociale per lo scambio degli auguri natalizi, organizzata il 4 dicembre presso l’Istituto Alfieri-Carrù. Nell’occasione la vicepresidente della Sezione, Maria Luisa Reviglio della Veneria, ha accompagnato i presenti in una visita guidata al palazzo.Ancora nel mese di dicembre la Sezione ha aderito alla serie di iniziative intitolata “Tutela, conservazione e valorizzazione dei beni Acaia in Piemonte”, promossa da Italia Nostra in occasione del seicentesimo anniversario della morte di Ludovico di Savoia-Acaia e del ritorno dell’intera area subalpina sotto il controllo del ramo sabaudo principale. Il 6, il 14 e il 16 dicembre si sono tenute, rispettivamente a Torino, Pinerolo e Fossano, tre dei principali centri frequentati dalla corte dei Savoia-Acaia, altrettante conferenze dai titoli “Dalla tutela e conservazione alla valorizzazione del patrimonio immobiliare degli Acaia in Piemonte”, “Un monumento da salvare: il palazzo detto degli Acaia in Pinerolo” e “Un esempio virtuoso: il castello di Fossano” edificio questo oggetto di visita guidata nel corso della medesima giornata del 16 dicembre.La primavera del 2019 ha registrato l’atteso appuntamento con le Giornate Nazionali dei Castelli. L’edizione è stata organizzata dalla Delegazione provinciale di Cuneo della Sezione in collaborazione con il Progetto “Turris”, finalizzato alla messa in rete delle torri di Langhe, Roero e Monferrato, a cui oggi aderiscono dodici strutture collegate da un anello turistico di 199 chilometri. Nei giorni dell’11 e del 12 maggio è stata offerta la possibilità di partecipare a visite guidate gratuite alle torri di Albaretto della Torre, Camerana, Castellino Tanaro, Castelnuovo di Ceva, Corneliano d’Alba, Cortemilia, Murazzano, Rocca Cigliè, Santa Vittoria d’Alba, Santo Stefano Belbo, Viarigi e, soprattutto, Barbaresco. Quest’ultima costituisce un manufatto di grande interesse, sia per le soluzioni costruttive che la caratterizzano sia per la sua relativa antichità. Documentata a partire dal 1191, fu oggetto di interventi promossi dal comune di Alba quando, nel 1222, acquisì il controllo del castello di cui costituiva l’elemento saliente.La settimana successiva, in data 19 maggio, sempre per iniziativa della Delegazione provinciale di Cuneo, è stata organizzata la visita ai giardini, di norma non accessibili, del Castello rosso e del Castello bianco di Ceva.

Enrico Lusso

Il panorama delle Langhe visto dalla torre di Barbaresco in occasione delle Giornate Nazionali dei Castelli.

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI24

PUGLIA

VISITE DI STUDIO NELLE PROVINCIE DI LECCE E BRINDISI, TARGA DI SEGNALAZIONE A SANNICANDRO DI BARI, GIORNATE DEI CASTELLI: GIOIA DEL COLLE. VIAGGIO AI CASTELLI DEL DUCATO DI PIACENZA

La Sezione Puglia, presieduta dalla Dott.ssa Olga Tancorra Iacobellis, ha dato inizio alle sue attività relative al periodo 2018/19 con la visita di studio del 23 settembre 2018 ad alcune importanti realtà della Provincia di Brindisi, svoltasi sotto la guida della Prof.ssa Gioia Bertelli dell’Università di Bari, che in precedenza aveva tenuto una conferenza sull’argomento. Ci si è recati dapprima al villaggio Lama d’Antico, sito nell’omonimo parco nel territorio di Fasano, sviluppatosi tra il X e il XIV secolo all’interno di una lama, antico solco fluviale il cui elemento più importante è rappresentato dalla chiesa rupestre a due navate absidate, ricca di decorazioni architettoniche, fondata probabilmente da monaci di origine italo-greca. Successivamente si è visitata, sempre in Provincia di Brindisi, la Chiesa grande di Seppannibale, emergenza altomedievale di origine longobarda, risalente all’ VIII secolo, strutturata in accordo con modelli pugliesi dell’epoca, recante affreschi di scene tratte dall’Apocalisse di San Giovanni. La giornata si è conclusa al Complesso monumentale Ottava Grande, sito su una variante medievale della Via Traiana antica. Ci si è soffermati in particolare a visitare la Chiesa di San Pietro di Ottava e la contigua Torre.La Sezione ha organizzato a Bari, nei giorni 27 e 28 ottobre 2018, le riunioni del Consiglio Nazionale e del Consiglio Scientifico dell’Istituto. Con l’occasione sono stati ospiti della nostra Città i Presidenti Nazionali dei due Organismi e cioè rispettivamente Fabio Pignatelli della Leonessa e Vittorio Foramitti, ai quali si sono aggiunti i soci appartenenti ai Consigli direttivi e scientifici provenienti da molte Regioni e diverse personalità di rilievo dell’Istituto. Il programma ha avuto inizio sabato 27 alle ore 12, a Sannicandro di Bari, con la visita al Castello di quella Città, sotto la guida del Socio Prof. Giambattista De Tommasi che ne ha curato negli scorsi anni il restauro. Alle 15,00 in una sala del Castello ha avuto luogo il Consiglio Scientifico; alle

18,30 è stata apposta, alla presenza del Sindaco, la Targa di segnalazione commemorativa, per celebrare non solo il restauro, ma anche la conservazione del Castello da parte del Comune. Sono state premiate le migliori tesi di laurea e si è inaugurata la mostra delle stesse. Rientrati a Bari, i partecipanti, cui si sono aggiunti molti altri soci della Sezione, hanno partecipato alla Cena di gala al settimo piano dell’ Hotel Palace da cui si gode una splendida visita della Città e delle sue emergenze artistiche rappresentate dalla Basilica di san Nicola, dalla Cattedrale di San Sabino e dal Castello Normanno Svevo, tutti splendidamente illuminati. I lavori si sono conclusi domenica 28, quando si è tenuta la riunione del Consiglio Direttivo, terminata intorno alle ore 13,00.L’ 11 novembre 2018 si è svolta una visita di studio ad alcune interessanti emergenze nelle province di Lecce e Brindisi. Prima tappa l’Abbazia di Santa Maria di Cerrate ubicata nell’Alto Salento, sulla strada provinciale che collega Squinzano a Casalabate, fondata alla fine del XII secolo da Tancredi, restaurata nel 1965 quando fu dimostrato che il sito era frequentato già nell’Alto Medioevo. La visita guidata ha consentito di ammirare l’edificio di stile romanico, dotato di un portale di eccezionale qualità e, lungo il lato sinistro, di un bellissimo portico del XIII secolo di fronte al quale sorge un pozzo ornamentale del XVI secolo. Nell’interno a tre navate affreschi duecenteschi e trecenteschi. Con un breve trasferimento verso nord, la comitiva si è portata a San Vito dei Normanni presso il castello Dentice di Frasso la cui prima pietra fu posta intorno all’anno 1000 da Beomondo d’Altavilla. La giornata si è conclusa con la visita al Castello Dentice di Frasso di Carovigno, sito nella parte più alta di quest’ultimo centro, anch’esso, in Provincia di Brindisi. Il primo nucleo di questo castello (consistente in una torre quadrata), nacque all’interno della cinta muraria durante il periodo normanno nel XII secolo.Matera, capitale europea della cultura 2019, è stata oggetto di una visita guidata svoltasi il 30 marzo 2019, preceduta da una conferenza della Prof.ssa Gioia Bertelli sulla Città dei Sassi, tenutasi il precedente 18 marzo. Sono stati visitati diversi siti della città tra cui gli ipogei di Piazza Vittorio Veneto, l’antico acquedotto Palombaro scavato, tra i più grandi d’Europa, la Cattedrale romanico-gotica del XIII secolo con i suoi affreschi medievali e le cappelle del Rinascimento.La Giornata nazionale dell’Istituto Italiano dei Castelli, celebrata l’11 maggio 2019, è stata organizzata dalla socia Proff.ssa Antonella Calderazzi. Il monumento di riferimento prescelto è stato il Castello di Gioia del Colle, fondato alla fine dell’XI secolo da Riccardo Siniscalco, fratello di Roberto il Guiscardo, restaurato nel 1969/74, ospitante in una sua parte il Museo Archeologico Nazionale. Una relazione sull’argomento è stata tenuta dal Prof. Arch. Maurizio De Vita, Ordinario di Restauro nell’Università di Firenze, figlio del Prof. Ing. Raffaele De Vita autore dell’ultimo restauro conservativo del maniero. La visita ha consentito di ammirare la complessa struttura dell’edificio a pianta trapezoidale, con due imponenti torri alle estremità della facciata Sud e le mura, rivestite, con sapiente effetto decorativo, da grosse bugne di carparo rosso. Notevoli le finestre di varia forma,

Il castello di Gioia del Colle, protagonista delle Giornate

Nazionali dei Castelli.

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25ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

misura e disposizione e il rosone di reminiscenza araba sulla facciata della torre di Sud Est. Molto interessante il Museo, istituito nel 1977, contenente reperti provenienti dalle vicine necropoli. Il Parco Archeologico di Monte Sannace, comprendente gli scavi di un grande abitato apulo, centro più importante dell’antica Peucezia, è stato oggetto di una visita svoltasi nella seconda parte della giornata.Un notevole viaggio di studio, organizzato per il periodo 31 maggio-4 giugno 2019 a conclusione delle attività relative al periodo oggetto della presente relazione, ha riguardato la Città di Piacenza, i Castelli e i Borghi del suo Ducato. Il 1 giugno, è stato dedicato alla visita guidata di Castel’Arquato in Val D’Arda e al suo borgo medievale, di grande impatto scenografico; e successivamente alla Città di Piacenza con particolare riguardo ai suoi principali monumenti quali il Duomo, la piazza Cavalli, il Palazzo Farnese, il Palazzo del Governatore. Il giorno seguente, 2 giugno, ci si è recati a Bobbio in Val Trebbia, cittadina animata, per una felice coincidenza, dalla festa dei “Castelli in Fiore”, ove si sono visitati il Castello Malaspina-Del Verme, l’Abbazia Medievale di San Colombano, risalente al IX secolo, ricostruita nei secoli XV e XVI, e il Castello quattrocentesco di San Pietro in Cerro. Di quest’ultimo, sotto la guida dell’attuale proprietario Dott. Spiaggeri, si sono potuti apprezzare storia, tradizione e cultura, ammirando tra l’altro, il bellissimo parco. Il Castello di Rivalta, imponente complesso fortificato, sorge all’imbocco della Val Trebbia a Rivalta nel comune di Gazzola, in una zona che, secondo la tradizione sarebbe stata, nel 218 a.C., teatro della battaglia della Trebbia tra Romani e Cartaginesi durante la II Guerra Punica: alla sua visita, alla presenza del “Padrone di casa”, Conte Orazio Zanardi Landi, che, tra i suoi meriti, vanta anche quello di essere stato premiato dall’Istituto Italiano dei Castelli, si è dedicata la prima parte del giorno 3 giugno. Particolarmente ammirata la torre cilindrica costruita nella seconda metà del

Quattrocento per rendere il castello adatto alle nuove esigenze militari derivanti dall’invenzione delle armi da fuoco. Il viaggio si è concluso al Castello di Agazzano, del XIII secolo, rimaneggiato nel XVI, sito nell’omonimo comune a 20 Km dal Capoluogo, ove i partecipanti sono stati accolti e guidati dal proprietario, Principe Gonzaga del Vodice, erede di una delle più nobili casate italiane.

Alfredo Sollazzo

SARDEGNA

CONFERENZE E VISITE DI STUDIO A CARLOFORTE, PRESENTAZIONE VOLUME, VISITA AL PARCO NATURALE DI MOLENTARGIUS E NEL SINIS, PROGETTO PCTO E GIORNATE DEI CASTELLI

La Sezione Sardegna ha promosso numerose e diversificate attività, svolte in collaborazione con altri enti e istituzioni, tra cui conferenze, eventi e manifestazioni, ma anche visite e viaggi di studio con l’obiettivo di sensibilizzare la collettività sui temi legati alla conoscenza e alla valorizzazione del ricco patrimonio storico-difensivo locale, ma anche con uno sguardo verso il contesto nazionale. In particolare, il Consiglio Direttivo ha voluto dedicare parte delle iniziative al tema del rapporto tra siti difensivi e luoghi della produzione. In questo contesto si inserisce la partecipazione alla manifestazione ‘Carloforte racconta il mare’, per quale la Sezione ha curato la conferenza dal titolo ‘Carloforte nel sistema difensivo storico del Mediterraneo’ tenutasi il 13 ottobre 2018 presso il cineteatro Cavallera. Una rappresentanza della Delegazione di Cagliari ha poi visitato i siti difensivi dell’Isola di San Pietro: il Forte di San Vittorio oggi Museo Multimediale, il Fortino Carlo Emanuele III che ospita il Museo Civico Casa del Duca, la cinta muraria urbana, il Faro di Capo Sandalo e la batteria Zonza. Dopo questo primo incontro carlofortino, il tema è stato approfondito a Cagliari, con la conferenza “Le tonnare nella Sardegna meridionale: cultura, costruzione, uso difensivo, prospettive di riuso”, svolta presso la Mediateca del Mediterraneo a Cagliari il 1 febbraio 2019, in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Architettura dell’Università degli Studi di Cagliari. I relatori – i docenti G.B. Cocco, C. Giannattasio, la dott.ssa M.F. Vardeu e gli architetti P.P. Perra, C.Ruiu

Castello di Sanluri (CA), gli studenti della III E del Liceo Classico del Convitto Nazionale ‘Vittorio Emanuele’ di Cagliari in visita al monumento durante le attività del progetto PCTO (ex alternanza Scuola-Lavoro) in preparazione delle Giornate Nazionali dei Castelli.

Il castello di Rivalta, con la caratteristica torre cilindrica.

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI26

e G. Tavella – hanno approfondito il rapporto storico, culturale e paesaggistico tra questi siti e la difesa del territorio, illustrando anche ipotesi progettuali di valorizzazione delle tonnare sarde.Profondo è anche il rapporto tra le attività minerarie della Sardegna e la Guerra. Lo svela il diario “Memorie di Guerra del XII Minatori del V” di cui la Sezione ha promosso la preziosa ristampa anastatica, in collaborazione con le Sezioni Veneto e Trentino Alto Adige, quale omaggio commemorativo in occasione del Centenario della fine della Grande Guerra. Il volume, a cura di G. Pellegrini e D.R. Fiorino, è stato presentato in un evento organizzato presso l’Archivio di Stato di Cagliari il 10 dicembre 2018, alla presenza di autorità civili e militari.Al tema dei luoghi della produzione sono legati anche la visita al Parco Naturale Regionale Molentargius-Saline, effettuata con guide esperte il 16 marzo 2019 e il viaggio nel territorio del Sinis del 9 giugno 2019.Il Parco di Molentargius, situato sul lembo orientale della città di Cagliari, oltre a rappresentare una zona umida di importanza internazionale, habitat straordinario di una grande varietà di uccelli acquatici tra cui i fenicotteri rosa, conserva testimonianze rilevanti della “città del sale”’, una moderna struttura produttiva dotata di opifici, dimore, magazzini e infrastrutture, particolarmente rilevante per l’economia isolana del Novecento. Nel parco sono però collocati anche diversi bunker della Seconda Guerra Mondiale, appartenenti all’arco di

contenimento del sud Sardegna.Il viaggio studio nel territorio del Sinis ha invece consentito di approfondire il rapporto tra siti difensivi e attività legate allo sfruttamento delle aree lagunari, attraverso la visita ad alcuni presidi di controllo del territorio come la Torre spagnola di Torre Grande che oggi ospita la “Collezione Monagheddu-Cannas” composta da fedeli diorami di torri e castelli della Sardegna, accuratamente illustrati dello studioso M. Cannas. L’archeologo M. Dadea ha invece svelato l’affascinante storia dei monumenti più antichi come il tempio ipogeico sul quale sorge la Chiesa di San Salvatore, nella frazione di Cabras, la Chiesa preromanica di San Giovanni di Sinis, nell’area della necropoli bizantina di Tharros, la Cattedrale romanica di Santa Giusta – dove probabilmente sorgeva la città fenicio-punica di Othoca.Altre tematiche sono state affrontate nel corso del semestre. Con la conferenza “Rilevanze architettoniche di età sabauda a Cagliari” del 27 marzo 2019, si è concluso il ciclo di incontri avviato nel precedente anno sociale per offrire ai soci e a tutti gli interessati una migliore conoscenza della struttura urbana della città di Cagliari. Nella sala della Fondazione di Sardegna i relatori P. Bullita, M. Cadinu e M. Schirru hanno presentato alcuni aspetti del patrimonio architettonico settecentesco di proprietà pubblica realizzato da ingegneri militari piemontesi nel capoluogo sardo, comparandolo ad altre strutture urbanistiche, anch’esse ideate da ingegneri militari, nell’Italia del Nord-Ovest tra il 1815 e il 1918. Un’altra manifestazione che ha coinvolto la Sezione è quella promossa dal Lions Club Cagliari Castello nell’ambito della conferenza “Cagliari: le Città Murate” tenutasi il 27 aprile 2019 presso la Sala Convegni della Fondazione di Sardegna a Cagliari. I relatori – D.R. Fiorino, C. Giannattasio, C. Pittau e S. Raspino – hanno affrontato la tematica delle fortificazioni cittadine, la loro continuità d’uso e le possibilità offerte da nuovi scenari di valorizzazione.Da Cagliari, lo sguardo si è poi spostato verso altre due regioni: il Molise e il Piemonte. Nel corso della Tavola Rotonda “Due Regioni a Confronto. Castelli e Forti tra Sardegna e Molise”, tenutasi presso il Quartiere Fieristico di Cagliari il 5 ottobre 2018 in occasione della XXXVIII edizione del Turisport, la prof.ssa O. Perrella, Presidente della Sezione Molise e il Presidente onorario della Sezione Sardegna prof. M. Pintus, hanno messo a fuoco peculiarità e unicità

Cagliari, Medianteca del Mediterraneo,

un momento della conferenza ‘Le tonnare nella Sardegna meridionale:

cultura, costruzione, uso difensivo,

prospettive di riuso’.

Cabras, Chiesa di San Giovanni di Sinis,

l’archeologo Mauro Dadea illustra il monumento

e i suoi rapporti con la storia del territorio nel corso

della visita di studio.

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27ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

del patrimonio fortificato delle due regioni. Il 6 maggio 2019, il prof. F. Novelli, socio della Sezione Piemonte, nel suo seminario dal titolo ‘Con uno sguardo diverso. Dalla prassi della conservazione a nuovi processi di uso e valorizzazione delle strutture fortificate’, ha invece sottolineato la necessità di una nuova riflessione sulle strutture difensive del Piemonte, ma non solo, a partire dal riconoscimento della loro identità e dei lori valori per poter pervenire a un valido riuso e un’idonea valorizzazione. La Sezione ha dedicato molta attenzione al rapporto con i giovani e la Scuola. Merita menzione in questo senso il progetto didattico PCTO (ex alternanza scuola-lavoro), curato da V. Pintus, che ha coinvolto venticinque studenti del Convitto Nazionale Statale “Vittorio Emanuele” di Cagliari, guidati dalle prof.sse T. Carboni e A.M. Marroccu. Il percorso formativo con lezioni frontali e sopralluoghi guidati dagli esperti M. Aresu, P. Bullita, B. Carro e G. Murru, hanno permesso ai ragazzi di diventare guide esperte del Castello Villasanta di Sanluri in occasione delle Giornate Nazionali dei Castelli (11-12 maggio 2019). L’evento ha consolidato l’importante collaborazione, coordinata dal vicepresidente M. Schirru, attivata con l’adesione della Sezione Sardegna alla “Rete dei Castelli Medioevali”, accordo sottoscritto con i Comuni di Ales, Laconi, Las Plassas, Sanluri, Sardara e Villamar presso il Polo Museale “Casa Zapata” a Barumini il 30 novembre 2018 per la salvaguardia e la promozione del patrimonio storico fortificato e monumentale esistente sul territorio.L’attività formativa condotta con gli studenti della Facoltà di Ingegneria e Architettura dell’Università di Cagliari, coordinata da M. Vargiu e in collaborazione con l’Associazione Amici di Sardegna, ha invece avuto come esito l’adesione alla XXIII edizione di Monumenti Aperti, nell’ambito della quale i giovani aspiranti architetti hanno accompagnato con professionalità i cittadini cagliaritani in un appassionante viaggio di riscoperta della Torre della IV Regia, ricevendo in premio l’adesione annuale all’Istituto.M. Becciu e M. Vargiu, del gruppo giovani della Delegazione di Cagliari, hanno inoltre curato la visita al Colle di San Bartolomeo in occasione delle celebrazioni per le Giornate Europee del Patrimonio (22-23 settembre 2018), attraverso un itinerario guidato tra le emergenze monumentali del Parco Militare di Calamosca.Posto in chiusura, per la particolare rilevanza culturale, si segnala il convegno “Dionigi Scano (1867-1949): un intellettuale in Sardegna tra Otto e Novecento”, tenutosi il 30 maggio 2019 presso la Basilica di San Saturno a Cagliari, organizzato dalla Sezione con il patrocinio di istituzioni pubbliche ed associazioni private, con il coordinamento scientifico di M. Schirru e D.R. Fiorino. Agli autorevoli studiosi che vi hanno partecipato va il merito di aver delineato la versatilità culturale, professionale ed umana della poliedrica figura di Dionigi Scano nella Cagliari umbertina e post, non solo restauratore di architetture religiose e fortificate, progettista e storico, ma anche uno dei primi interpreti sardi del binomio progetto-imprenditoria, evidenziato dalla conduzione di gruppi societari nei campi delle bonifiche, dell’elettrificazione, delle ferrovie e delle grandi costruzioni.

Donatella Rita Fiorino

SICILIA

CONFERENZE, GIORNATE NAZIONALI DEI CASTELLI: ADRANO E MILAZZO. UNA LUCE PER MESSINA

Anche quest’anno la Sezione Sicilia, sostenuta dall’entusiasmo dei suoi soci, ha organizzato con successo diverse iniziative culturali, conferenze e visite di studio; l’anno sociale è iniziato con il consueto pranzo per gli auguri tenutosi nelle bellissime sale del Circolo Unione a Catania, a cui ha fatto seguito, a febbraio, un nuovo incontro per la conferenza dell’arch. Antonio Maria Privitera: “Il patrimonio materiale ed immateriale dello sbarco alleato in Sicilia”, nella cui relazione l’oratore ha affrontato il tema della difesa delle coste della Sicilia durante la Seconda Guerra Mondiale. Sorvolando su tutte le altre numerose ed interessanti iniziative, mi preme ricordare innanzi tutto le due bellissime giornate castellane al Castello di Adrano e al castello di Milazzo. Entrambi luoghi significativi nella storia gloriosa della nostra Isola: il Castello di Adrano è il primo dongione costruito in Sicilia dai Normanni, per volere del Conte Ruggero II, intorno al 1073, ed insieme al Castello di Paternò e Motta, rientra nel sistema difensivo normanno volto a controllare la Valle del fiume Simeto. La visita al Castello è stata di grande interesse, grazie alla competente guida di Gioconda Lamagna, Direttrice del Polo Regionale di Catania, che ha anche illustrato le collezioni archeologiche esposte all’interno del museo del Castello. Alla visita hanno partecipato un folto gruppo di studenti dell’Istituto comprensivo “Canonico Vincenzo Bascetta” che hanno recitato storie e leggende legate a quei luoghi. Il Sindaco della città, Angelo D’Agate, ha voluto salutare tutti i partecipanti nel teatro Comunale. Le avverse condizioni metereologiche, non hanno impedito a numerosi soci dell’Istituto e del Lions Club di partecipare all’escursione al Castello di Milazzo, dove sono stati visitati alcuni ambienti generalmente chiusi al pubblico, tra cui il bastione sull’estremo lato destro della cinta muraria spagnola ed il bastione delle Isole, della cinta muraria angioina; la cittadella fortificata di Milazzo è la più grande della Sicilia e conserva edifici che documentano la storia dell’isola: dalla torre Saracena, alle fortificazioni di Federico II, alle cinte murarie aragonese e spagnola... L’evento è stato organizzato in collaborazione con il Lions Club di Milazzo, che in quell’occasione, alla presenza

Il formidabile, stratificato, complesso della cittadella di Milazzo, protagonista delle Giornate Nazionali dei Castelli.

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI28

del proprio presidente, Giovanni Siracusa, e del sindaco di Milazzo, Giovanni Formica, ha donato dieci cartelli esplicativi multilingue che sono stati affissi all’interno del Punto Espositivo. Un gruppo di architetti torinesi, in visita di studio a Milazzo, ha particolarmente apprezzato l’organizzazione della giornata e le sapienti spiegazioni del nostro socio, lo storico Franz Riccobono. Il 16 Maggio, la delegazione di Messina insieme al Comando della Marina Militare di Messina ha sostenuto l’iniziativa dell’Associazione AMICI (Ass. Malattie Intestinali Croniche Infiammatorie) di colorare di viola la luce che illumina il Forte Campana, monumento simbolo della città, con il fine di sensibilizzare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle patologie croniche intestinali. Oltre 50 comuni italiani hanno aderito a questa iniziativa, tra i più noti il Comune di Torino che ha illuminato la Mole Antonelliana, il Comune di Pisa, che ha illuminato la Torre e molti altri ancora. Si è concluso con grande soddisfazione di tutti i partecipanti nel mese di giugno, anche il viaggio regionale nel sud-ovest della Francia, nella regione del Perigord, ricca di borghi, foreste ed ineguagliabili castelli, ben mille censiti. “Una Luce per Messina”, è il nome del progetto di illuminazione realizzato dall’Istituto Italiano dei Castelli e pienamente condiviso dal Comando Marittimo di Sicilia e da molti sostenitori, per dare luce alla cortina muraria esterna del Castello del S.S. Salvatore, posto all’ingresso del porto e quindi il primo monumento che si incontra entrando in Sicilia. Migliaia di cittadini, il 15 agosto, radunati per celebrare la festa dell’Assunta, hanno assisto emozionati all’accensione. L’iniziativa è nata a seguito di un accordo di collaborazione tra l’Istituto Italiano dei Castelli Sicilia, delegazione di Messina, ed il Comando della Marina Militare Sicilia finalizzato alla rifunzionalizzazione della base militare di Messina su cui ricadono alcuni monumenti cinquecenteschi, nello specifico il castello del S.S. Salvatore e la Lanterna del Montorsoli, in vista di una possibile futura fruizione pubblica dei monumenti. L’accordo è stato sottoposto nel 2014 al vaglio del Comando Supremo della Marina Militare e del Comando Supremo del Ministero della Difesa ed è stato poi firmato il 21 settembre 2018. A seguito di questa intesa, per dare un segnale di concretezza, si è deciso di realizzare l’Illuminazione della Cortina esterna del forte, lunga circa 300m. É stato necessario sottoporre nuovamente questo progetto all’approvazione del Comando Supremo della Marina per ottenere la definitiva autorizzazione. Il nuovo accordo è stato siglato il 25 giugno 2019. É doveroso ringraziare l’architetto progettista, il nostro socio Antonio Galeano, che in meno di un mese, ha portato a termine i lavori con generoso impegno. In questi

giorni un grande fermento anima i membri del Consiglio Direttivo impegnati nell’organizzazione delle Giornate di Studio: “Ventimiglia. Una famiglia feudale in Sicilia” che si terrà a Palermo e Castelbuono il 25, 26 e 27 ottobre, in ricordo del nostro caro presidente Giovanni Ventimiglia di Monteforte.

Micaela Stagno D’Alcontres

TOSCANA

VIAGGI A PARMA ED A LIVORNO, CONFERENZE, VIAGGIO A MALTA. GIORNATE NAZIONALI DEI CASTELLI: LA FORTEZZA DA BASSO A FIRENZE

Chi scrive ha organizzato dal 12 al 14 ottobre una gita nel Ducato di Parma e oltre alla città, sono stati visitati i castelli di Fontanellato, Castell’Arquato, Torre Chiara, Montechiarugiolo e anche la Certosa e la villa di Colorno. Il 5 dicembre 2018 sempre chi scrive ha tenuto una conferenza sul viaggio organizzato, insieme alla Sezione Sardegna, nel maggio 2018 inoltre, per quelli che non hanno potuto partecipare, ha illustrato il viaggio, organizzato dall’Istituto Nazionale, per visitare i Castelli della Loira. Il 23 gennaio il prof. ing. Mario Calamia ha tenuto una conferenza dal titolo “Castelli in aria? Qualche riflessione” e ha fatto un interessante parallelo fra quello che hanno in comune lo spazio e l’architettura fortificata, cioè: l’osservazione e la difesa. Il 2 febbraio abbiamo visitato il Palazzo Bartolini Salimbeni, opera di Baccio d’Agnolo e primo esempio di manierismo a Firenze. Il 14 febbraio l’Arch. Sofia Pieri ci ha parlato delle “Strategie di conoscenza e di progetto per il patrimonio costruito militare e il suo paesaggio, l’opera di Punta Rossa, Caprera Sardegna” illustrando lo stato attuale e il progetto di recupero, ricco di molti particolari tecnici. Il giorno 13 febbraio chi scrive ha tenuto una lezione sull’architettura fortificata al Conservatorio SS.ma Annunziata di Empoli; per i ragazzi del liceo in occasione del Novecentenario dell’incastellamento di Empoli; i ragazzi hanno partecipato con attenzione e meraviglia affrontando un argomento sconosciuto. Il 3 marzo è stata organizzata una gita a Livorno, per visitare la Fortezza Vecchia, progettata nel 1510 da Antonio da Sangallo il Vecchio e dove i percorsi sotterranei e i bastioni a forma di asso di picche hanno affascinato i soci. Francesco I nel 1575 incaricò Bernardo Buontalenti, Alessandro Pieroni e Don Giovanni de’ Medici, di progettare la pianta della “Nuova Città” di Livorno traendo ispirazione dal tema della “città ideale”; il Granduca volle anche che venisse costruita la Fortezza Nuova, sempre ad opera di Bernardo Buontalenti e di Don Giovanni de’ Medici. L’ampia fortezza, dopo le distruzioni belliche, conserva ancora i tre bastioni, ma le costruzioni interne sono state demolite. Inoltre, dopo le chiese, è stato visitato il Museo della Città, interessante per la sua documentazione multirazziale. Il 19 Marzo la Prof. Arch. Carla Giuseppina Romby ha tenuto una conferenza dal titolo: “Il Sistema Difensivo di

25 Giugno 2019 Firma Atto attuativo

discendente al Protocollo d’intesa fra Marina Militare

e Istituto Italiano dei Castelli.

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29ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

Firenze Capitale 1865-1871” affrontando il problema della trasformazione che la città ha dovuto subire in quel periodo e che ne ha cambiato pesantemente l’immagine. L’8 aprile non poteva mancare una visita alla mostra: “Verrocchio il maestro di Leonardo”. Dal 25 al 30 aprile a Malta i templi megalitici sono stati di estremo interesse; Mdina, dopo un recente restauro, presenta oggi il suo volto migliore con la cinta fortificata “alla moderna” e i palazzi della nobiltà che governava l’isola. Ovunque, a cominciare dalla cattedrale, si legge l’opulenza. Sulla costa le imponenti fortificazioni “alla moderna” presentano un’immagine armoniosa nella loro continuità e nello stesso tempo danno un’immagine di estrema potenza. La ricchezza delle chiese, a partire dalla cattedrale della Valletta, è incalcolabile. Le Giornate dei Castelli hanno avuto come protagonista la Fortezza Alessandra (1534-1537), chiamata così in quanto la costruzione è stata voluta dal Duca Alessandro dei Medici che ne fece iniziare la costruzione, poi prese il nome di Giovanni Battista, patrono della città, ma è conosciuta a Firenze come “Fortezza Da Basso” per distinguerla dal Forte Belvedere che si trova sulla collina. Il Prof. Arch. Domenico Taddei ha fatto da cicerone e ha spiegato come questa fortezza, attribuita ad Antonio da Sangallo il Giovane (1484 -1546) e a Pierfrancesco da Viterbo nella sua qualità di maestro di cantiere, fu poi ultimata da Alessandro Vitelli e da Nanni Ungaro. Per la sua costruzione venne inglobata l’antica porta a Faenza e venne spostato l’alveo del Mugnone; l’edificio è a pianta pentagonale ed è difeso da grandi bastioni poligonali dove alla sommità si trovano le bocche di volata per la difesa radente e fiancheggiante, sotto gli apparati di fucileria. Dal lato verso la città, a imporre la potenza medicea e per difendersi dai fiorentini, venne costruito un grande mastio poligonale con bocche di volata rivolte verso il centro; il rivestimento è in pietra forte lavorata a bugnato a punta di diamante e a palle schiacciate: questo accresce l’effetto di eleganza e robustezza di tutto l’impianto; agli angoli dei puntoni si trovano le garitte per l’avvistamento. La fortezza interrata dal Poggi, si presenta oggi stravolta dalle opere

degli ultimi anni che ne impediscono una corretta lettura, ma “vive” grazie alle numerosissime attività di grande prestigio che vi si svolgono, recenti e storiche come la base operativa dell’Opificio delle Pietre Dure o di grande tradizione popolare come la Mostra dell’Artigianato. Sempre lo stesso giorno si è inaugurata la mostra: “Castelli in arte” presso il Gruppo Donatello che ha visto cimentarsi con impegno importanti artisti che hanno portato a una lettura del castello nuova e interessante, oltre che per l’abilità espressiva, proprio per queste inusuali interpretazioni. Il 14 maggio si è tenuta una conferenza, organizzata insieme al Touring Club Italiano, dal titolo: “Gli animali nell’architettura religiosa, civile e fortificata: un’esigenza espressiva attraverso i simboli”, il relatore Dott. Paolo Boschi, presidente dell’agenzia formativa Apogeo, ha spiegato come il significato simbolico degli animali è una delle tappe verso la comprensione del senso degli edifici sui quali compaiono. Il 28 maggio la Prof. Arch. Carla Giuseppina Romby ci ha intrattenuto ancora parlandoci dei “Restauri e innovazioni nella basilica di San Miniato. La nostalgia del Romanico”; l’intervento ha suscitato molta meraviglia sentendo come questa chiesa, molto cara ai fiorentini, sia stata così pesantemente “reinventata” dalla mano di Eugène Viollet-le Duc. L’ultima attività che ci ha visto coinvolti l’8 di giugno insieme ai soci della Sezione Umbria, è una visita ad Arezzo dove il Prof. Arch. Maurizio De Vita ci ha magistralmente

Livorno,Fortezza Vecchia.

Malta, l’antica città di Mdina.

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI30

condotto nella visita alla Fortezza Medicea nella sua veste di direttore dei lavori. L’edificio, recuperato dopo un’importante opera di scavo, conserva ancora parte dei bastioni e in alcune zone è leggibile il tessuto storico; è in corso l’apertura al pubblico come sede di mostre. Dopo il pranzo sotto le Logge del Vasari, la visita è proseguita nella chiesa di San Francesco per ammirare gli affreschi di Piero della Francesca, passeggiando, oltre al tessuto storico molto importante, sono state visitate altre chiese e la Casa Vasari.

Nicoletta Maioli

TRENTINO ALTO-ADIGE

CICLO DI CONFERENZE, VISITE, GIORNATE NAZIONALI DEI CASTELLI

Nel periodo ottobre 2018-maggio 2019 la sezione Trentino-Alto Adige si è attivata nell’organizzazione di un ciclo di conferenze gratuite e aperte al pubblico e nelle Giornate Nazionali dei Castelli. Le sette conferenze proposte hanno avuto, come sempre, il tema comune della condivisione e della divulgazione di interventi originali inerenti lo studio dei castelli, trentini e no. Nell’ottica di conoscere il nostro paesaggio fortificato abbiamo cercato di avere, per ogni incontro, come sede un castello in molti casi di proprietà di nostri Soci.In ottobre 2018, presso castel Pergine, abbiamo ascoltato l’archeologo libero professionista dott. Dario Gallina che ci ha parlato di “Fortificazioni in Lombardia orientale. Nuovi casi di studio archeologico e stratigrafico tra alto e basso medioevo”. In novembre, presso castel Pietra a Calliano, la nostra Socia dott.ssa Annamaria Azzolini ci ha illustrato il suo studio dal titolo “La chiusa della Pietra e gli sbarramenti in territorio trentino”. Abbiamo concluso l’anno 2018 a Trento presso palazzo Saracini-Cresseri Casa della SAT con l’esposizione di due tesi di laurea, una su un castello e una su forte: per il castello dott. ing. Andrea Revolti, Università di Trento, Dipartimento Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile-Architettura, “Interazione tra moderno e l’antico: progetto di recupero e riutilizzo dei lacerti murali di castel Belfort”; per il forte, dott. ing. Francesca Bertè, Università di Trento, Dipartimento Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica Corso di

Laurea Magistrale in Ingegneria Edile-Architettura, “I frammenti della Grande Guerra: aspetti teorici, metodologici e di fattibilità per la conservazione della “memoria”. Forte S. Alessandro nel sistema fortificato dell’Alto Garda”.Abbiamo iniziato l’anno 2019 con il nostro Socio dott. Walter Landi, Cultore della materia in Storia medievale presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Trento e membro del Consiglio direttivo del Südtiroler Burgeninstitut, e abbiamo affrontato il tema araldico con “Gli stemmi di Torre Burri ad Ala, Fenomeno Araldico e architetture fortificate in area trentino-tirolese fra XIII e XV secolo”. A febbraio abbiamo lasciato la parola a due giovani laureati: arch. ing. Davide Zanon dell’Università di Trento, Dipartimento Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile-Architettura che ci ha parlato de Il castello di Krzyżtopór in Polonia: “La conservazione del Rudere tra fruizione e protezione” e dott. Dario De Cristofaro, Università di Trento e di Verona, Laurea magistrale interateneo in Storia dell’Arte attualmente borsista presso la Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi di Firenze, con una presentazione sul tema “La Camera d’Amore nel castello di Sabbionara D’Avio: il contesto architettonico, la fortuna critica e nuovi studi”. A marzo la dott.ssa Phd Katia Lenzi, archeologa ed archivista, ci ha parlato de “I domini di Telve tra XIII e XIV secolo: castelli, proprietà fondiarie e produzione agraria”. In aprile ci siamo spostati al castello di Castellano sopra Rovereto dove dott. Gianluca Pederzini, Università di Trento Dipartimento lettere e Filosofia Corso di Laurea in Studi storici e filologico-letterari ci ha parlato del Castello di Castellano: “Vicende di un maniero della Vallagarina”, e poi ci ha accompagnato in visita al castello. In occasione delle Giornate Nazionali dei Castelli 2019, la Sezione ha concentrato le sue attività sabato 11 maggio organizzando una serie di interventi inerenti la vita nel Medioevo e la presentazione del libro “Vivere nel Medioevo. Donne, uomini e soprattutto bambini” scritto dalla prof.ssa Chiara Frugoni (Bologna, Il Mulino, 2017) nello spettacolare sito di Castel Noarna a Nogaredo (Trento). La scelta di questo castello è stata dettata dalla volontà di seguire la tematica scelta per questa giornata: “Gli aspetti di vita quotidiana nel medioevo Trentino”. A dare inizio alla giornata è stato il professore associato di Storia Medievale e di Storia della Chiesa presso l’Università di Trento Emanuele Curzel con un intervento dal titolo “Trento nel medioevo: a proposito di urbanistica”. Nella relazione sono stati presentati, almeno per accenni, alcuni dei cambiamenti principali che videro coloro che percorsero le vie di Trento nel medioevo: le discontinuità tra la città romana e quella medievale, quel che si può dire sulla fase di sviluppo tra XII e XIII secolo (le torri, la cattedrale, le mura), il ruolo del “castello contro la città”, le strutture edilizie di abitazione, la trasformazione delle facciate, il rinnovamento clesiano tra mito e realtà. La dottoressa Alessandra Degasperi, archeologa libero professionista, ha relazionato su “Reperti materiali provenienti dal castello di Ossana”. Il castello di San Michele ad Ossana, in val di Sole, è stato oggetto a partire dal 2001 di varie campagne di scavo archeologico che hanno permesso di mettere in luce gran parte del substrato del sito fortificato. Lo studio dei materiali emersi da queste indagini

Firenze, Fortezza “da Basso”,

la rampa che conduce alla Porta delle Carra.

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31ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

è stato protratto negli anni attraverso vari progetti di ricerca, fino al raggiungimento di un quadro pressoché completo del deposito archeologico nascosto sotto le macerie, con attestazioni di frequentazione che dall’epoca preistorica arrivano fino all’età moderna. In quest’occasione sono stati illustrati quegli oggetti, per lo più piccoli manufatti in ceramica, vetro, metallo e osso, che ci danno la possibilità di avere uno scorcio su alcuni momenti della vita quotidiana di un castello di montagna tra il Quattrocento ed il Seicento.Il terzo intervento dal titolo “Studio di anelli di età bassomedievale e moderna conservati nelle collezioni del Museo Castello del Buonconsiglio” è stato tenuto dalla dottoressa Maddalena Angelini che ha presentato lo studio eseguito per la tesi magistrale relativo ad un lotto di anelli digitali conservati presso Museo Castello del Buonconsiglio di Trento. In particolare, l’intervento ha evidenziato il materiale attribuibile al periodo compreso tra basso medioevo ed età moderna e presentato le caratteristiche, i significati e le funzioni degli anelli dello studio. È stata anche fatto cenno alla metodologia utilizzata per lo studio di questa particolare classe di materiali.“L’abito non fa il monaco… ma fa il nobile. Costume e moda in Trentino tra Trecento e Quattrocento” è stata la relazione tenuta dal dottor Marco Mattedi, storico dell’arte. La sua presentazione ha inteso offrire una dettagliata panoramica sulle trasformazioni che interessarono il mondo della moda in territorio trentino tra Tre e Quattrocento attraverso l’analisi di opere figurative coeve di produzione locale, e al contempo affrontare alcune questioni complementari di pari interesse quali l’importanza del costume come strumento di rappresentanza e mobilità sociale, la diffusione delle leggi suntuarie in regione della sregolata opulenza ostentata nell’abbigliamento e nei relativi accessori dell’epoca, la necessità di approfondire con maggiore attenzione lo studio della moda in particolare per la disciplina storico-artistica.La mattinata si è conclusa con la presentazione del libro “Vivere nel Medioevo. Donne, uomini e soprattutto bambini” scritto dalla professoressa Chiara Frugoni. L’intervento ha visto l’introduzione del professore Emanuele Curzel che ha illustrato la struttura e lo sviluppo del libro in maniera esaustiva ed interessante per poi ascoltare le parole della stessa Frugoni in un video (purtroppo non ha potuto partecipare a causa di motivi di salute) nel quale invece ha parlato del suo ultimo scritto: Uomini e animali nel Medioevo. Storie fantastiche e feroci (Bologna, il Mulino, 2018).A seguito del pranzo tenuto in una delle sale del castello, si è proceduto con la visita guidata del castello. Guardando al futuro, la Sezione Trentino Alto-Adige intende proseguire nella strada intrapresa coinvolgendo sia i giovani neolaureati sia i professionisti del settore castellano, ma far appassionare anche le amministrazioni comunali proprietarie di edifici fortificati per creare una rete di trasmissione delle conoscenze dentro i castelli stessi, cercando di rendere partecipi in eguale misura le province di Bolzano e di Trento nelle iniziative.

Giorgia Gentilini

UMBRIA

VIAGGI DI STUDIO IN RENANIA-PALATINATO E LOMBARDIA. CONFERENZE, MOSTRE. GIORNATE NAZIONALI DEI CASTELLI: MONTECOLOGNOLA

Come di consueto, l’anno sociale 2018-2019 della sezione si è aperto con un viaggio di studio, dall’11 al 15 settembre 2018, nelle regioni tedesche della Renania-Palatinato e del Baden-Württemberg, il cui territorio, benché posto ai confini con la Francia, incarna l’essenza del paesaggio tedesco: estese foreste, turriti castelli, piccoli villaggi dai campanili appuntiti, vasti altopiani separati da valli fluviali. In particolare, seguendo il tema della Riforma luterana, di cui si era celebrato il quinto centenario anniversario nel 2017, si sono visitate le tre città “imperiali” di Worms, Spyer, Mainz con le loro austere e immense cattedrali e successivamente la romana Treviri e Heidelberg, splendida città universitaria sul fiume Neckar. Il secondo viaggio si è svolto in Italia dal 22 al 24 marzo 2019. Sotto la sapiente guida di Maria Teresa Piovesan e di suo marito l’arch. GianMaria Labaa, della sezione Lombardia, che ancora ringraziamo, abbiamo visitato Bergamo e, lungo la fossa viscontea, il castello di Pagazzano, poi Malpaga, castello-palazzo di Bartolomeo Colleoni, e infine il

Veduta della porta fortificata di Castel Noarna.

Il presidente della sezione Trentino- Alto Adige intervistata dal TG 1 RAI in occasione delle Giornate Nazionali dei Castelli.

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI32

barocco palazzo Visconti Brignano a Gera d’Adda. Si è rivelata interessantissima, a conclusione del viaggio, la visita all’Accademia Carrara, guidata dalla Direttrice dell’Accademia stessa. Qui ci ha raggiunti, con un gesto cortese molto apprezzato da tutti, la presidente della Lombardia Giusi Villari: giunga anche a lei il nostro grazie. Una gita giornaliera, il 23 ottobre ci aveva portato, sotto la regìa della direttrice di quei monumenti, Cristina Gnoni Mavarelli, a Siena, per visitare, con Cristina Gnoni Mavarelli, conservatrice di quei monumenti, prima la villa museo del critico d’arte Cesare Brandi a Vignano, dimora cinquecentesca attribuita a Baldassarre Peruzzi dove è esposta la collezione di opere novecentesche già appartenute al critico, da Manzù a Burri, da Guttuso a De Pisis e Morandi e poi, a seguire, in città, il palazzo Chigi Piccolomini alla Postierla della seconda metà del ‘500 e l’oratorio con annesso museo della contrada delle Tartuca, vincitrice del palio straordinario che si era corso poco prima. Il 15 gennaio, affollatissima gita a Roma, al sontuoso palazzo Colonna dove ancora aleggia il ricordo di “Vacanze romane” e alla mostra su Ovidio alle scuderie del Quirinale. L’8 giugno piacevole gita ad Arezzo, organizzata insieme alla sezione Toscana: l’architetto De Vita è stato davvero impareggiabile nello spiegare con passione e chiarezza tutte le fasi dell’imponente restauro della fortezza. Un altro aspetto della vita culturale della sezione sono state le conferenze (il 14 novembre “Perugia oltre l’immagine” di Gian Luca Mencacci; l’8 febbraio “Viaggi tra i libri: le biblioteche italiane nella letteratura del Gran Tour” di Fiammetta Sabba) e le visite alle mostre: ricordiamo la mostra “Luce figura paesaggio-capolavori del Seicento in Umbria”, allestita presso l’abbazia di san Pietro e da noi visitata il 1 febbraio, e la curiosa mostra, unica nel suo genere, “Bolle di sapone – Forma dell’utopia tra vanitas, arte e scienza” allestita alla Galleria Nazionale dell’Umbria dal matematico Michele Emmer e dal direttore della galleria stessa Marco Pierini, da noi visitata il 16 aprile. Nel variegato quadro delle attività della sezione Umbria i due punti focali sono stati la “natalizia”, e la Giornata nazionale dei Castelli. Il tradizionale incontro di auguri, molto gradito ai soci, si è tenuto a palazzo Gallenga-Stuart, prestigiosa sede dell’università per Stranieri di Perugia ed è stato allietato da una

fantasia pianistica del M.o Stefano Ragni dedicata a Rossini nel centocinquantenario della morte. La Giornata Nazionale dei Castelli dell’11 maggio è stata dedicata al borgo fortificato di Montecolognola (PG), del XIII secolo, importante tassello della linea di difesa e di controllo del territorio di confine tra Granducato di Toscana e Stato pontificio sulle alture del lago Trasimeno. A dicembre 2018 l’amministrazione comunale ha festeggiato il restauro quasi totale della cinta muraria, ma ancora resta da restaurare la chiesa, con begli affreschi del XIV e XV secolo e una cappella affrescata dal pittore futurista Gerardo Dottori, di proprietà parrocchiale. Stante l’impossibilità della piccolissima comunità di fedeli ancora lì residenti di far fronte alle spese di restauro, la sezione Umbria ha deciso di farsene promotrice, sia offrendo un contributo in denaro, in parte ottenuto anche distribuendo nel corso della GNC la pubblicazione “Le parole del Castello”, sia affiancando la parrocchia nell’opera di crowdfunding presso la locale Fondazione della Cassa di Risparmio. Nel corso della giornata, cui sono intervenuti anche il Sindaco e l’assessore alla cultura del Comune capoluogo, la nostra socia e segretaria Chiara Orsi Bin ha condotto varie visite guidate; sono state messe in programma anche due conferenze, una la mattina tenuta dal prof. Sandro Tiberini, storico e studioso locale sulla storia del castello di Montecolognola, sorto a fine XIII secolo in seguito ai contrasti tra i Cavalieri dell’Ordine di Malta e i loro servi, e una il pomeriggio tenuta dal prof. Massimo Duranti, critico d’arte e massimo esperto della pittura di Gerardo Dottori che ha parlato della pitture murali di Dottori negli oratori e le chiese del Trasimeno. Infine la restauratrice Carla Mancini, nostra socia, ha condotto il folto pubblico a prendere diretta visione dell’intero complesso pittorico della chiesa, antico e moderno, spiegandone le criticità ed evidenziando la necessità di un restauro. L’iniziativa è stata molto apprezzata da tutti i presenti che hanno complessivamente portato la raccolta fondi del giorno a quasi mille euro. L’anno prossimo contiamo di tornare nello stesso luogo per mostrare quanto si sarà riusciti a fare in modo da dare anche una continuità non solo territoriale ma anche logica alla Giornata nazionale della Sezione.

Isabella Nardi Mannocchi

VENETO

GIORNATE NAZIONALI DEI CASTELLI, XXI EDIZIONE: LE MURA DI VICENZA

Vicenza è stata scelta come sito protagonista in Veneto della ventunesima edizione delle Giornate Nazionali dei Castelli, evento che ha coinvolto il Comune di Vicenza e l’IUAV, Istituto Universitario di Architettura di Venezia e l’Ordine degli Architetti. La sezione IIC del Veneto ha scelto quest’anno “le mura di Vicenza” città Unesco certamente conosciuta per il suo patrimonio monumentale Palladiano, forse meno per le sue mura medievali.Le due giornate sono state articolate in più iniziative: sabato 11 a Palazzo Chiericati si è svolto

Worms. La “Nibelungenturm”

venne eretta negli ultimi anno del XIX secolo

su progetto di Karl Hofmann, in stile neoromanico con

un’altezza di 53 metri. Dall’altro lato

del Reno era presente una torre con caratteristiche

identiche, danneggiata nel 1945 poco prima della fine della guerra e demolita durante la

realizzazione del ponte.

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33ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

il convegno “Le mura di Vicenza e l’acqua”, mente sia sabato sia domenica sono stati proposti due itinerari alla scoperta delle mura cittadine. È stata inoltre allestita una mostra in Loggia Valmarana, dal titolo “Vicenza Visioni in corso. Strategie per i luoghi culturali nei percorsi formativi Iuav” con l’esposizione di progetti realizzati dagli studenti.Cuore dell’iniziativa sono stati i percorsi alla scoperta delle fortificazioni medievali cittadine con due itinerari, entrambi gratuiti. Il primo ha condotto alla scoperta del Torrione di Porta Castello, gestito dalla Fondazione Coppola che ha acquistato e donato il Torrione medievale al Comune di Vicenza in cambio di un usufrutto di trent’anni, in cui è stata allestita una mostra di arte contemporanea. Il percorso inizia dal Giardino Valmarana Salvi per poi salire le rampe che portano alla sommità del Torrione permettendo di approfondire la conoscenza della città e il ruolo del monumento nella Vicenza del passato. Il Torrione di porta Castello, inserito nella cinta urbana medievale facente parte, all’epoca, del cosiddetto “Castello”, venne costruito nel 1343 durante l’occupazione scaligera di Vicenza, probabilmente ristrutturando e ampliando una precedente casa-fortezza appartenuta ad Ezzelino da Romano. Con tale robusta testata difensiva, gli Scaligeri intendevano mantenere al sicuro la via per Verona. Costituiva, infatti, il più potente ed antico dei vari che munivano la città nel medioevo. Con l’aggiunta del coronamento merlato e della lanterna superiore, pertinenti alla successiva dominazione viscontea, il Torrione assunse le fattezze attuali.

Nel corso del ’600, il Castello, ormai privo del suo ruolo difensivo, fu venduto – tranne il Torrione perché di pubblico passaggio – dalla Serenissima ai Valmarana, che ne trasformarono l’ala nord in un palazzo affacciato sul loro antico giardino. Lo smantellamento delle parti residue, alla fine del ’700, lasciò pressoché integro il Torrione. Tuttavia, tra l’800 e il ’900, per motivi di viabilità, fu raddoppiato l’arco d’ingresso e il Torrione affiancato da due passaggi pedonali. L’ultimo restauro risale al 1999. Resta tuttora identificabile il perimetro interno dell’antico Castello – corte d’armi – nell’ampio spazio rettangolare che si apre oltre il portale del Torrione, prospiciente corso Palladio.Il secondo itinerario lungo le mura scaligere giungeva alla Rocchetta. Dopo una presentazione ai partecipanti della storia della città dall’origine romana ad oggi,delineando i percorsi idrici di Seriola e Bacchiglione in rapporto all’impianto difensivo di Vicenza si è raggiunto porta Santa Croce e quindi la Rocchetta. La Rocchetta Scaligera risalente alla fine del 1300, è una fortificazione con base quadrata (32 per 32 metri) con quattro torri agli angoli, anch’esse a base quadrata. Nella muratura di pietra e mattoni si inserisce, nella facciata principale, la pietra di Montecchio: qui si innestava il ponte levatoio. Nel grande arco veniva fatta passare una deviazione della Seriola con funzione di protezione per la città. Percorrendo le mura si giunge al Giardino Valmarana Salvi, dove è ben visibile Porta Castello e il Torrione, resto superstite del Castello Scaligero, trasformato dai Conti Valmarana da fortezza a residenza suburbana in epoca rinascimentale. Il giardino, prima all’italiana, ora all’inglese, realizzato tra il 1552 e il 1555 dal conte vicentino Giacomo Valmarana, viene aperto al pubblico nel 1592 con la costruzione della Loggia Valmarana.Il convegno “Le mura di Vicenza e l’acqua” svoltosi nel Palazzo Chiericati unitariamente alle visite guidate dalla Torre del Castello alla Rocchetta, hanno inteso evidenziare l’antico rapporto tra le mura, la città e il sistema fluviale, ed oggi tra le mura, la città storica e l’area urbana esterna, in cui permangono brani di verde, parchi e corsi d’acqua che sono ora parte inscindibile delle mura cittadine.Al convegno, dopo il saluto istituzionale del sindaco Francesco Rucco e dell’assessore Claudio Cicero, è seguita l’introduzione di Fiorenzo Meneghelli,

Un tratto delle Mura di Vicenza.

Il gruppo di soci in visita al Castello di Pagazzano (BG).

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ATTIVITÀ DELLE SEZIONI34

presidente della sezione del Veneto e quindi gli interventi di: Emanuela Sorbo, dell’Università Iuav di Venezia, con “Luoghi culturali e trasferimento dei saperi, Azioni di valorizzazione nei percorsi formativi Iuav per la città di Vicenza”; sempre a cura dell’ Iuav di Venezia Mauro Marzo con “Turismo e paesaggi culturali. La rete internazionale Designing Heritage Tourism Landscapes” e Viviana Ferrario con “Lo spessore storico del paesaggio, Le attività del CluserLab Iuav Paesaggi Culturali”; Fiorenzo Meneghelli con “Le mura e l’acqua nella rigenerazione urbana in Olanda”; Giorgio Ceraso, “Le mura di Vicenza – testimonianze di storia”, con Saverio Mirjello, “23-24 maggio 1848 – Per Vicenza, per una Patria: la difesa della Rocchetta”, Francesca di Thiene, “Castello di Thiene: animo antico di un vivere contemporaneo”; con Andrea Mori, “La Roggia Seriola nella storia della città”.La sezione, ogni anno, organizza una serie di visite guidate gratuite e programmi culturali collaterali alle Giornate Nazionali che da maggio si estendono fino al 15 giugno, con lo scopo di far conoscere l’importante e vasto patrimonio fortificato della regione.Il programma quest’anno ha incluso: l’Arsenale di Venezia il 18 maggio, il Forte di Monte Tesoro il 19 maggio, il Castello di Thiene il 25 maggio, il Castello di Roncade il 26 maggio, il Lazzaretto Nuovo (isola della laguna veneta) l’8 giugno, il Forte San Felice (Chioggia) il 15 giugno.L’obiettivo auspicato è che le Giornate Nazionali dei Castelli costituiscano un’opportunità per il pubblico di visitare e di conoscere il nostro patrimonio culturale, condizione sostanziale per garantirne la tutela e per poterlo considerare come parte “viva” della città contemporanea e del suo territorio.

CELEBRAZIONI PER I 400 ANNI DALLA NASCITA DI FRANCESCO MOROSINI

Questa importante iniziativa, che ha visto coinvolte le istituzioni culturali di Venezia, ha un tratto distintivo che si collega all’Istituto Italiano dei Castelli, perché l’ideatore e coordinatore del comitato delle celebrazioni Morosiniane, è stato il nostro socio Generale di Corpo d’Armata della Guardia di Finanza Bruno Buratti, profondo conoscitore dell’architettura militare con particolare riguardo a quella della Repubblica di Venezia. Inoltre la sezione del Veneto è stata tra i promotori di questa iniziativa culturale che non può essere qui riportata che per brevi cenni e che invito a soci a consultare il vasto programma nel sito www.francescomorosini.it.Il 26 febbraio 2019 ricorrevano i 400 anni dalla nascita di Francesco Morosini, forse l’ultimo dei grandi comandanti veneziani, nonché personaggio tra i più importanti e significativi della storia della Repubblica e delle sue tradizioni marinaresche.Votato sin dalla gioventù alla carriera militare, di cui ascese tutti i livelli fino a ricoprire per ben quattro volte la carica di “capitano generale da mar” (comandante in capo della flotta e delle operazioni navali), Francesco Morosini è stato protagonista delle vicende belliche che videro la Serenissima contrapporsi all’impero ottomano nel XVII secolo e dell’ultima fase espansionistica di Venezia. Di lui si ricordano, in particolare:• la partecipazione alla guerra di Candia (Creta

1645-1669), che vide la città capitale dell’isola

(odierna Heraklion) resistere per ben 25 anni alla pressione di preponderanti forze turche (è considerato infatti il più lungo assedio della storia) e divenne, sul finire della campagna, il simbolo della difesa della cristianità. Fu proprio il Morosini, in qualità di comandante della piazza, a negoziarne la resa a condizioni onorevoli;

• la conduzione della prima guerra di Morea (1684-1699), vittoriosa campagna militare che, nel più ampio quadro della Lega Santa degli Stati cristiani contro i turchi, consentì ai veneziani di acquisire il controllo di tutto il Peloponneso (la Morea, appunto), nonché giungere a minacciare le basi strategiche dell’impero turco;

• l’attribuzione del titolo di “Peloponnesiaco“, nonché l’onore, mai ricevuto da altri fino ad allora nella storia della Repubblica, della realizzazione di un busto in bronzo, benché ancora in vita;

• l’ascensione al dogato nel 1688 che poi ricoprì unitamente alla carica di “capitano generale da mar”, fatto anch’esso unico nella storia di Venezia.

A lui la Marina italiana, per le gesta compiute al comando della flotta, ha intitolato nel tempo una nave da battaglia, due sommergibili e la Scuola Navale Militare sull’isola di Sant’Elena.Al fine di coordinare le iniziative commemorative, dare giusto risalto alla ricorrenza e sfruttare, nel contempo, questa eccezionale occasione per ripercorrere un periodo importante della storia veneziana, è stato costituito un Comitato Organizzatore formato da rappresentanti dei seguenti Enti e Amministrazioni:la Fondazione Musei Civici; l’Archivio di Stato di Venezia; il Comando Regionale Veneto della Guardia di Finanza; l’Istituto di Studi Militari Marittimi (Museo Navale di Venezia) della Marina Militare; la Scuola Navale Militare “Francesco Morosini”; la Biblioteca Nazionale Marciana;la Fondazione Giorgio Cini; la Fondazione Querini Stampalia; l’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti; l’Istituto Ellenico di Studi Bizantini e Postbizantini; l’Istituto Italiano dei Castelli – Sezione Veneto; il Conservatorio di Musica “Benedetto Marcello”; il Comitato francese per la salvaguardia di Venezia.Il 9 luglio 2019, a Roma, presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, si è tenuta la presentazione alla stampa delle celebrazioni per i 400 anni dalla nascita di Francesco Morosini e della mostra “Francesco Morosini in guerra a Candia e in Morea”, al via, dal prossimo 12 luglio, presso la sede della Guardia di Finanza a Venezia.In particolare, la conferenza stampa è stata introdotta dalla proiezione di un video clip sulla ricorrenza, seguita dall’intervento del Generale di Corpo d’Armata della Guardia di Finanza Bruno Buratti, che ha fornito un breve profilo biografico di Francesco Morosini ed illustrato gli scopi e i punti salienti delle celebrazioni.Tra le iniziative in programma si segnalano:12 luglio-5 novembre Palazzo Corner Mocenigo (San Polo-Venezia), la mostra“Francesco Morosini in guerra a Candia e in Morea”.Per la prima volta sono esposte insieme ventitré delle quarantotto tele che, originariamente collocate nel palazzo di famiglia, celebrano le imprese militari

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35ATTIVITÀ DELLE SEZIONI

compiute da Francesco Morosini nel corso dei due conflitti capitali della seconda metà del XVII secolo. Conflitti che al di là degli esiti segnarono profondamente la storia della Repubblica e della società veneziana.La mostra, allestita con la collaborazione dell’Archivio di Stato di Venezia, del Museo Correr e dell’Università Cà Foscari, attraverso i dipinti associati a documenti, materiali cartografici e testimonianze materiali conduce il visitatore attraverso i luoghi del Mediterraneo che furono teatro degli scontri e presenta gli strumenti intellettuali e materiali impiegati dall’apparato militare del tempo nelle operazioni di assedio, negli assalti alle fortezze e nella guerra navale.29 giugno-15 settembre 2019

Archivio di Stato di VeneziaMostra nella sede dell’Archivio di Stato di Venezia in Campo dei Frari, la mostra documentaria “Francesco Morosini 1619-1694. Una vita veneziana”.28 giugno 2019-6 gennaio 2020 Museo Correr, Venezia, MUVE“Francesco Morosini: ultimo eroe della Serenissima tra storia e mito”Fondazione Giorgio Cini, 19-20 novembre 2019Convegno internazionale di studi “Il trionfo barocco della Venezia di Francesco Morosini”.Infine il catalogo delle varie iniziative culturali

Fiorenzo Menevghelli

La mostra su Francesco Morosinipresso la sede della Guardia di Finanza a Venezia.

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RECENSIONI

ALBINO LEPORI – I GIUSTINIANI E LA SARDEGNA, GRAFICHE GHIANI, CAGLIARI, 2019

I Giustiniani e la Sardegna, questo è il titolo dell’ultima fatica letteraria di Albino Lepori. Nel 2010 il nostro socio pubblicava, invece, il volume Scorrendo per la Sardegna, riferendosi alle riflessioni dell’avvocato Giuseppe Luigi Mulas Mameli, che vennero pubblicate a puntate nel quotidiano “L’Unione Sarda” tra il 1890 e il 1892, con lo stesso titolo. Giuseppe Luigi Mulas Mameli apparteneva a un importante casato ogliastrino. Il padre Antonio, nato a Loceri nel 1807, fu sindaco e medico condotto di Tortolì per diversi lustri. La madre Rosa, sorella del ministro Cristoforo, apparteneva al ramo lanuseino della famiglia Mameli. Attorno ai loro discendenti, Giuseppe Luigi e i suoi fratelli Maria Emanuela e Rafaele, è possibile elencare una nutrita serie di personaggi che hanno concorso alla storia contemporanea, non solo della Sardegna ma, più in generale, d’Italia. Di quei personaggi si parla anche nella pubblicazione di cui trattasi: di Umberto

Cardia; dei Contu; dei Pirastu; del cagliaritano Umberto Cao, marito di Lea Mulas, terzogenita di Giuseppe Luigi; e di Goffredo Mameli, con i suoi antenati. E ciò perché, Carlo Mulas (di Antonio, primogenito di Giuseppe Luigi) convolò in prime nozze a Cagliari, il 29 novembre 1938, con Rita Carboni Boy Giustiniani; e, rimasto vedovo, si risposò, il 14 novembre 1945, con la cognata Lia. Le due sorelle Rita e Lia erano figlie di Ottorino Carboni e Giuseppina Giustiniani, figlia del marchese Andrea Giustiniani Recanelli e di Donna Anna Asquer, nata a Cagliari nel 1853 dal visconte di Fluminimaggiore Francesco e da Donna Giuseppa Salazar. Coniugatisi a Cagliari nel 1875, Andrea e Annetta ebbero tre figli: Enrico, nato a Ceparana nel 1878 e morto all’età di dodici anni; Giuseppina, nata a Vezzano Ligure il 23 ottobre 1877; Teresa, nata a Venezia il 21 dicembre 1879 e deceduta a Cagliari il 9 marzo 1961. Cosicché, quel ramo dei Giustiniani che discendeva direttamente dal grande Pietro, signore di Chio e capo della “Maona” genovese, si trasferì in Sardegna. Ottorino nacque a Nuragus nel 1874, dall’onorevole Enrico Carboni Boy e da Donna Rita Nieddu. Dal suo matrimonio con la marchesina Giuseppina Giustiniani, avvenuto alla Spezia il 26 gennaio 1901, nacquero nove figli: Andrea, Enrico, Maria Teresa, Francesco, Rita, Anna, Lia, Carmela e Michele. Dopo la scomparsa di Giuseppina, avvenuta a Nuragus il 21 aprile 1928, Ottorino si risposò con la cognata Teresa Giustiniani, ma non ebbero prole. Attraverso questi personaggi, con i loro antenati e affini, è possibile ripercorrere gran parte della storia moderna e contemporanea della Sardegna. Altrettanto suggestiva è la gloriosa storia dei Giustiniani Recanelli e della Famiglia “albergo” genovese alla quale appartenevano.I Giustiniani di Genova nascono nella Repubblica marinara genovese, nel 1347. Il loro cognome è quello che viene scelto da un gruppo di ricche famiglie che costituiscono una Società: la «Maona», forse una delle prime Società per Azioni documentata nella storia, sorta per lo sfruttamento per conto della Repubblica genovese dell’isola di Chio, nell’Egeo nordorientale (Scio, in genovese). Da quel momento tutte le famiglie appartenenti alla Società portarono il cognome Giustiniani e diedero vita a una delle realtà sociali, politiche ed economiche più rilevanti non solo a Genova ma anche nel Mediterraneo e in Europa. Da cosa derivi la parola “Giustiniani”, non è ancora chiaro. I membri dell’albergo avevano l’obbligo di risiedere nella stessa contrada, ove si affacciavano le torri, la domus magna, la loggia, il

RECENSIONI

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fondaco e spesso la chiesa privata della famiglia.Nell’isola di Chio, Patria di Omero, abbondava un albero, il lentisco, che produce una sostanza resinosa: il mastice. All’epoca era un prodotto ricercatissimo e costoso che veniva utilizzato come gomma da masticare e per la cura dei denti e delle gengive; per aromatizzare liquori e vini; per preparare profumi o suffumigi, quale medicinale per le affezioni gastriche; e come conservante dei cibi, grazie al suo speciale potere antibatterico. I Giustiniani avevano l’usufrutto dell’isola (proprietas et utile dominium) e, come si è detto, essi formavano insieme una Società che chiamavano «Maona». Alcuni fanno derivare questo termine dal vocabolo genovese mobba che significa unione; altri da un tipo di barca chiamata maona; tuttavia, l’opinione più convincente è che il termine derivi dalla parola greca monas (unità).Con la caduta di Chio nel 1566, la perdita della Signoria avita e il martirio dei giovani della Famiglia, che rifiutarono di abiurare la Fede cristiana, venendo perciò a lungo additati a esempio dalle potenze occidentali impegnate nella lotta contro l’Islam, non impedirono ai Giustiniani di reagire mantenendo potere e prestigio in Patria e nelle altre sedi di nuova residenza, prime fra tutte Roma e la Sicilia, località con le quali preesistevano importanti legami commerciali e familiari. Nel corso del tempo molte di quelle famiglie si sono estinte. Tuttavia, dei discendenti di quei fieri e altezzosi maonesi esistono ancora oggi nelle isole di quell’Arcipelago greco; così, come a Roma, a Genova, in Lunigiana e in altre località italiane e del resto del mondo. A Genova, nella piazza dei Giustiniani, esiste ancora il palazzo che appartenne ai Recanelli e ai Campi.I Giustiniani di Roma proprietari dell’omonimo palazzo, ebbero anche il possesso del feudo principesco di Bassano col palazzo che da essi prese il nome, fino al 1854 quando lo cedettero a Livio Odescalchi. Nel 1857, Pantaleo Giustiniani Recanelli (Genova, 1780-1867), diretto discendente di Pietro Recanelli († ante 1385), fu riconosciuto erede di un fedecommesso del marchese Vincenzo Giustiniani, proprietario degli omonimi palazzi di Roma e di Bassano romano. Francesco Giustiniani Recanelli, nato a Chio nel 1668, anch’egli diretto discendente di Pietro, nel 1717 si stabilì a Ceparana (Comune di Bolano) in Lunigiana, dove acquistò i resti di un antico monastero, restaurandolo e edificando l’attuale palazzo, con l’annessa cappella. Il marchese Andrea Giustiniani, nato a Ceparana il 30 novembre 1837, genitore di Giuseppina e Teresa e figlio di Pietro e Teresa Picedi, era diretto discendente del magnifico Francesco Giustiniani Recanelli, che acquistando, appunto, le terre e quanto restava dell’antica abbazia di San Venanzio, a Ceparana, diede inizio a un’avventura imprenditoriale e umana che, nel contesto storico del declino della Repubblica di Genova, vide i membri della famiglia affermarsi nel panorama sociale ed economico lunigianese. A seguito del matrimonio celebrato nel 1832 fra il marchese Pietro Giustiniani e la contessa Teresa Picedi, la famiglia eredita anche il sontuoso castello-palazzo di Vezzano Ligure, da sempre fulcro del potere e del prestigio di quest’area, che ha visto succedersi prima i signori di Vezzano e, poi, le famiglie Ottaviani, De Nobili, Malaspina, Picedi e, infine, Giustiniani. Come si è detto, la famiglia Giustiniani era una vera e propria Società mercantile, il cui potere era esteso non solo sulle più importanti isole Sporadi, tra cui Chio, Samo, Enussa, Icaria e Kos, ma anche nell’Asia Minore, e sulle fiorenti città della Vecchia

e Nuova Focea. L’amministrazione dei Giustiniani ha dato luogo nell’isola e negli altri suoi territori a una comunità internazionale e cosmopolita. Ville e palazzi dei Giustiniani sono presenti in vari Comuni italiani (tra cui Roma; Amelia in Umbria; Ortona in Abruzzo; Lari in Toscana; Caprarica in Puglia; Genova, Ceparana e Vezzano Ligure in Liguria; ed esteri: isola di Chio in Grecia, Bastia in Corsica. L’arma dei Giustiniani è d’un castello d’argento sormontato da tre torri dello stesso colore, in campo rosso, al quale nel 1413 l’imperatore Sigismondo aggiunse l’aquila nera imperiale rivolta a destra coronata d’oro. Questo stemma è ancora oggi ben visibile nell’antico palazzo della Maona di Genova, nella “Contrada dei Giustiniani”.

Maurizio Orru’

LUIGI MAGLIO E DOMENICO TADDEI (A CURA DI) – LE PAROLE DEL CASTELLO. NOMENCLATURA CASTELLANA. CASTELLA 103. SECONDA EDIZIONE, GIANNINI EDITORE, NAPOLI, 2018

L’agile volume, edito nell’ambito della collana “Castella”, n. 103, dell’Istituto Italiano dei Castelli, costituisce una riedizione dell’omonima pubblicazione del 2004, in cui i contributi già editi vengono integrati da nuovi approfondimenti su quella che è un vera e propria grammatica dell’architettura castellana: “una grammatica pressoché unica, per molti versi esclusiva e originale”, come chiarisce il Presidente dell’Istituto Fabio Pignatelli della Leonessa nella presentazione dell’opera, e di fondamentale importanza per poter comprendere al meglio e quindi apprezzare il patrimonio castellano italiano ed europeo. La pubblicazione si articola in una serie di saggi relativi ad alcuni elementi caratteristici dell’architettura fortificata e un glossario dove viene specificato il significato dei principali vocaboli utilizzati per la sua descrizione. Il tema particolare

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della nomenclatura che viene qui trattato è di estrema importanza in ogni disciplina in quanto costituisce il fondamento di qualsiasi discorso scientifico, ma ancor di più lo è nell’architettura militare, dove, infatti, è sempre stata riconosciuta necessaria sia ai fini della corretta progettazione e costruzione delle fortificazioni, sia per lo studio delle stesse, come si evince chiaramente dai contributi di Flavio Conti e di Marino Viganò. Tutti gli interventi de “Le parole del castello” sono ampiamente corredati da elaborazione grafiche e fotografie, come nel saggio di Domenico Taddei sull’ “apparato a sporgere”, elemento di funzione naturalmente difensiva nell’architettura militare, ma anche di notevole valore formale, in grado di arricchire il pregio dell’architettura stessa.Il contributo di Pietro Cardellino sulle artiglierie nevrobalistiche costituisce una puntuale disamina sulla storia e l’evoluzione di questi straordinari mezzi di offesa e difesa, – già impiegati nell’antichità per

scagliare, pietre, dardi e materiale incendiario contro i nemici – che a partire dal XII secolo sono oggetto di un’importante innovazione con la sostituzione della manovra manuale con corde a quella costituita da contrappesi, che protrasse l’uso di queste armi almeno fino al XIV secolo, quando cominciarono a diffondersi le artiglierie a polvere pirica.Il contributo di Massimiliano Righini su “Artiglieria a polvere nera tra il XIV e il XVI secolo” analizza la tematica ricostruendo la storia e le caratteristiche degli strumenti di offesa (e difesa) che più hanno influito sull’evoluzione delle strutture difensive, a partire dalla loro comparsa, riscontrata in un documento del Comune di Firenze del 1326 e fino alle mutazioni del terzo decennio del XVI secolo, quando, a seguito degli esiti della battaglia di Pavia, in cui l’artiglieria pesante francese non fu in grado di arrestare l’avanzata della fanteria spagnola che passava al di sotto delle traiettorie di tiro, si incominciò a ridurre i calabri delle artiglierie a favore dell’incremento delle gittate e della celerità di tiro.Tornando più strettamente al lessico castellano, viene ripubblicato il saggio di Piero Marchesi, dedicato al significato del termine cannoniera e al suo impiego nell’architettura militare che trova una delle massime esemplificazioni nel forte di Sant’Andrea al porto del Lido di Venezia, realizzato da Michele Sanmicheli nella prima metà del’500 con un schieramento di 43 cannoniere.Roberto Corazzi approfondisce in maniera esaustiva significato e sviluppo storico della cinta muraria e del fossato, corredando il contributo di un ricco apparato iconografico.Luigi Maglio analizza l’evoluzione e le tipologie delle feritoie come mezzi di offesa e difesa, a partire dalle feritoie arciere alle bombardiere che si affermano nel XV secolo. In realtà, l’uso delle feritoie continuerà anche nel corso del XIX secolo nei forti in muratura, terra e calcestruzzo e fino agli anni venti e trenta del XX secolo, nelle fortificazioni della Linea Maginot e del Vallo Atlantico.Fulcro dell’architettura castellana è il mastio, analizzato nel volume dal compianto Ing. Dino Palloni, di cui si ripropone il contributo apparso nell’edizione del 2004. La torre principale del castello doveva essere autosufficiente e dotata di autonome scorte di viveri perché costituiva il luogo dell’estrema difesa, da esercitarsi anche se il

Rappresentazione di cannoniera alla gola su baluardo in pietra

e nella stessa posizione su bastione a doppio ordine in terra,

da G. Maggi – G. Castriotto, Della fortificazione delle città,

Venezia, 1564.

Evoluzione della cinta muraria. 1) Cortina alta.

2 )Cimatura e livellamento delle torri.

3) Abolizione dei merli e caditoie. 4) Fosso asciutto allagabile.

5) Scarpa e controscarpa in muratura.

6) Scarpa e controscarpa con muro basso staccato

(disegni tratti da “Cassi Ramelli”).

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resto del castello era già perduto. Da un punto di vista etimologico, Palloni sposa la teoria secondo la quale l’etimologia di mastio deriverebbe dal latino magister; mentre da un punto di vista storico ritiene possibile che sia nato in Terrasanta. Esso aveva una fortissima connotazione simbolica, ma la sua posizione all’interno del castello era piuttosto variabile: o all’interno del primo recinto o isolato dalla cinta principale o nella posizione più protetta.Corredato da un efficace repertorio di illustrazioni e da un’ampia bibliografia, l’intervento di Gianni Perbellini illustra le opere esterne di difesa che progressivamente vanno dilatandosi sul territorio, costituendo una rete di nodi in cui incanalare l’azione nemica per renderla bersagliabile dall’artiglieria.Massimo Dringoli arricchisce il suo contributo sui ponti levatoi con un ampio corredo di illustrazioni

completate da una dettagliata descrizione per punti che ci permettono di seguire l’evoluzione di questi ponti mobili utilizzati praticamente fino alla seconda metà del XIX secolo. Giusi Villari nell’analizzare l’elemento architettonico torre e specificandone le diverse tipologie, pone giustamente in risalto l’elevata presenza in Italia soprattutto di torri costiere, punti di avvistamento eretti in varie epoche a controllo e difesa dei nostri litorali.Ed, infine, prezioso e indispensabile suggello, il volume si chiude con la pubblicazione della Nomenclatura castellana, già edita nell’edizione del 2004, completo, ma agile glossario, necessario a chi voglia approcciare allo studio delle architetture militari e ad acquisire padronanza della materia.

Antonella Delli Paoli

AVVISO IMPORTANTEL’Istituto Italiano dei Castelli da 50 anni è impegnato in iniziative a sostegno del patrimonio di architettura fortificata italiana

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