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181-182 ISTITUTO ITALIANO DEI CASTELLI ONLUS Maggio 2012 - Gennaio 2013 “Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% Aut: 012/ATSUD/NA”

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181-182

ISTITUTOITALIANODEI CASTELLI ONLUS

Maggio 2012 - Gennaio 2013“Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% Aut: 012/ATSUD/NA”

SOMMARIO2

>181-182

ISTITUTOITALIANODEI CASTELLI ONLUS

Maggio 2012 - Dicembre 2012“Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB Milano”

CroNAChe CASTellANe N° 181/ 182Maggio 2012 - geNNaio 2013

in copertina: il castello delle rocche di Finale emilia semidistrutto dal sisma del maggio 2012 (foto Dino Palloni)

Fondatore Vittorio Faglia

Direttore responsabile F. F. Maurizio orrù

Vice Direttore luigi Maglio

redazione Antonella Delli PaoliMaurizio MontoneDomenico Caso

Segreteria di redazione

Castel dell’ovovia eldorado - 80132 Napoli [email protected]. 081 5513928

Impaginazione e stampa

officine Grafiche Francesco Giannini & Figli S.p.A. 84134 Napoli

Il presente notiziario, stampato in 2500 copie, è una circolare interna di informazione per i Soci dell’Istituto Italiano dei Castelli. Autorizzazione del Tribunale di Monza n. 147 del 23.4.1968. I testi possono essere riprodotti previa autorizzazione e citando la fonte.

Stampato a Napoli nel mese di febbraio 2013

Istituto Italiano dei Castelli OnlusFondato da Piero Gazzola nel 1964organizzazione internazionale sotto gli auspici dell’Unesco e del Consiglio d’europaAssociato a europa Nostra - Federazione paneuropea del Patrimonio

Sede Legale Segeteria Generale

Castel Sant’Angelo - roma

Via G.A. Borgese 14 - 20154 Milano - tel/fax 02 347 7237

[email protected] www.castit.it

Sommario Lettera del Presidente3 Giovanni Ventimiglia di Monteforte

Attività dell’Istituto4 CXXVII Consiglio Direttivo.5 CXVVIII Consiglio Direttivo.7 Verbale Commissione Premio di Laurea – XV

edizione

Attività delle Sezioni8 Calabria Breve relazione dell’attivita’ svolta durante l’anno

sociale 2011

9 Campania Visite di studio, mostre e conferenze: da settembre

2011 a febbraio 2012

11 Lombardia Inaugurazione dell’anno sociale 2012

Marche Visita di studio autunnale in Umbria, al castello di

Petroia ed a castel del Piano. Aprile 2012: viaggio in Sardegna

13 Molise Giugno 2012: Visita di studio in Umbria

16 Piemonte Il nuovo corso di Cultura Castellana a Torino

Puglia Attività 2012: visite a Matera, Corigliano d’Otranto,

Muro Leccese, Catania e Siracusa

18 Sardegna Visite di studio: Bonorva-Rebeccu, Paulilatino, Seruci,

Mogoro, Silius

20 Sicilia Attività giugno – dicembre 2011

21 Toscana Conferenze presso la Biblioteca di San Giovannino

degli Scolopi, già dell’Osservatorio Ximeniano di Firenze

22 Umbria Le Langhe, Saluzzo, la Sicilia occidentale, Ancona,

Roma

26 Recensioni28 Organigramma dell’Istituto

>

3Lettera deL presidente

> Lettera del Presidenteari Soci,

Questa nuovo numero di Cronache Castellane mi consente di farVi avere

una panoramica, sia pure a volo di uccello, di quella che è stata l’attività

dell’Istituto nell’arco del mio mandato.

Come è noto, il mio impegno iniziale, condiviso dal Consiglio Direttivo, è stato

volto principalmente a risanare lo stato finanziario dell’Istituto adottando provvedimenti

opportuni e, quindi, procedendo ad un riassetto dell’ organico amministrativo: operazioni

queste che si sono rivelate assolutamente urgenti e necessarie pena l’ incorrere in gravissimi

dissesti.

Superata questa fase che ha comportato impegni e preoccupazioni non poco gravosi,

oggi con serenità d’animo e con grande compiacimento possiamo asserire che l’Istituto ha

acquisito finalmente quella stabilità che era desiderata per una corretta e sana governance.

Ne sono prova i bilanci di mia pertinenza che riflettono questo nuovo equilibrio gestionale.

Mi permetto segnalare che quanto sopra fa parte di un progetto nato nella mente di chi

vuole dare all’Istituto una impostazione rigorosamente fedele allo Statuto e rispettosa di un

profilo di assoluta chiarezza e trasparenza amministrativa. Un progetto in virtù del quale

l’Istituto, lungi dal chiudersi in se stesso, intende aprirsi ed accogliere tutti coloro che per

cultura e piacere abbiano interesse ad associarsi, con una propensione particolare verso i

giovani, futuri protagonisti della tutela dello straordinario nostro patrimonio castellano.

Vorrei ancora ricordare che sono sempre vivi i rapporti con il MiBAC, con il Ministero della

Pubblica Istruzione e con gli Enti Pubblici e Privati, per una serie di progetti che sono stati

da noi presentati sin dall’inizio della mia presidenza e per i quali auspichiamo che tempi

migliori si dischiudano per dar posto alla loro concretizzazione.

Tra questi progetti sono lieto comunicarVi che quello con la Confederazione Italiana

Campeggiatori è andato felicemente in porto e, pertanto, agli inizi del 2013 diventerà

operativo. Altre interessanti iniziative sono in corso ma preferirò parlarne ad uno stato

più avanzato delle trattative. Sono infine felice di informarVi che, il 14 dicembre a Napoli,

nella splendida cornice del cinquecentesco Palazzo Orsini di Gravina, sede della Facoltà di

Architettura dell’Università Federico II, si è degnamente svolta la cerimonia di premiazione

delle tesi vincitrici della XV edizione del Premio di Laurea sull’Architettura Fortificata

Italiana.

Il consenso e l’apprezzamento sempre maggiore che questa importante iniziativa sta

raccogliendo a livello nazionale possa essere d’auspicio affinché in tanti, con vero spirito di

volontariato, si offrano a scendere in campo per lavorare assieme e riportare il nostro amato

Istituto agli onori e alle glorie del passato, delle quali ha urgente bisogno!

In tale fiduciosa attesa, i miei saluti più cordiali,

Il Presidente

Giovanni Ventimiglia di Monteforte

Caramanti contesta Fasanella come Presidente del Collegio dei Probiviri, perché incompatibile con la Presidenza della Sezione che ricopre. Fasanella risponde che era compito del Segretario Generale far rilevare l’incompatibilità dal momento del suo insediamento. Sammartini fa un distin-guo tra gli incarichi istituzionali ed il conferimento o la revoca delle deleghe bancarie. Afferma che queste ultime spettano solo al Presidente dell’Istituto.Labaa infine ribadisce che il Segretario Generale è un organo dell’Istituto e Caramanti legge la delibera del consiglio di Firenze relativa alla nomina del segretario generale e del tesoriere. Cocozza fa notare che solo i Membri che sono stati presenti alla riunione del consiglio direttivo possono apportare modifiche al verbale. Gli assenti hanno diritto al verbale ma non possono inter-venire con modifiche. Viene contestato dagli astanti in quanto il verbale viene steso anche e soprattutto per gli assenti. Il verbale della riunione precedente viene appro-vato con parere negativo di Caramanti, Colmuto, Labaa, Marchesi, Martegani, Perrella, Scaramellini, Villari e, per delega, Chiarizia, Conti, Quendolo e Saponaro oltre alla astensione di Taddei.2) Comunicazioni del PresidenteIl Presidente non fa alcuna comunicazione ed anticipa il punto 4), rimandando a dopo il punto 3).4) Dimissioni del Segretario Generale e del Tesoriere ed eventuale nomina dei sostitutiIl Presidente comunica le dimissioni del Segretario Generale Caramanti e del Tesoriere Sabatini, e chiede ai consiglieri di presentare le candidature – che dovran-no pervenire entro il 31 marzo - per poter nominare i sostituti e poter proseguire il lavoro. Taddei ringrazia personalmente Caramanti per il suo ultraventennale impegno, invita l’Istituto a fare altrettanto e l’assemblea applaude. Caramanti ringrazia, non accetta una rinomina e fa presente che i nuovi organi dovrebbero subentrare da subito. De Tommasi suggerisce al presidente di assumere “ad interim” le due cariche per i tempi tecnici necessari e l’assemblea approva. Labaa precisa che è compito del Consiglio Direttivo effettuare le nomine, consiglio che viene convocato per sabato 16 aprile a Roma. Scaramellini contesta che la sede dei consigli sia sempre Roma, perché è giusto andare anche in altre sedi e perché lo spazio di Roma è inadeguato, ma la maggioranza decide per Roma. Villari chiede che alla prossima riunione si propongano altre località e informa che Conti, che non è potuto essere presente, le ha consegnato una relazione da allegare al verbale.3) Presentazione del Bilancio Consuntivo del 2010Il Presidente chiama per l’esposizione del bilancio Caramanti, il quale ricorda di averlo già inviato a tutti i consiglieri. Il bilancio, che viene sottoposto all’esame del Consiglio per le sue osservazioni prima di sottoporlo al controllo e all’approvazione dei Revisori, presenta un risultato utile di 12 mila euro tenuto conto del contributo del 5xmille e del contributo straordinario delle Sezioni. Caramanti riferendosi poi alla composizione dei titoli in portafoglio elencati nella nota integrativa, richiama l’attenzione sulla voce “adeguamento valori” pari ad euro 5,7mila, precisando che quanto al 31.12.2010 appare come una minusvalenza, in gran parte riferita al valore di carico delle obbligazioni Republic of Italy 9,25%, è in realtà il risultato finale di un ottimo investimento a suo

> CXXVII CONSIGLIO DIRETTIVO DELL’ISTITUTORoma, 26 febbraio 2011 – ore 16,00, negli uffici dell’Istituto – Via Azuni 15/A

Presenti: Bellucci, Bruno Statella, Calderazzi, Caputi Iambrenghi, Caramanti, Chiappini, Colmuto Zanella, Cosentino, De Tommasi, De Jorio Frisari, Fasanella, Fenici, Giusso del Galdo, Labaa, Maglio, Marchesi, Martegani, Marullo Stagno d’Alcontres, Perbellini, Perrella, Pieragnoli, Pignatelli, Rosati, Sammartini, Scaramellini, Taddei, Villari, Ventimiglia.Deleghe: Berruti a Maglio, Cavazza Isolani a Sammartini, Chiarizia a Martegani, Codroico a Fasanella, Conti a Scaramellini, Giovanelli a Giuliani, Hardouin di Gallese a Cocozza, Quendolo a Marchesi, Rosboch a Chiappini, Saponaro a CaramantiAssenti: De Luca Picione, Sabatini Uditori: Bagnoli, Biassoni, Carafa.

> ARGOMENTI DISCUSSI E DECISIONI PRESEIl presidente Ventimiglia saluta i consiglieri e prima di tutto ricorda la recente scomparsa dell’ing. arch. Vittorio Faglia, cofondatore dell’Istituto, persona straordinaria ed entusiasta che ha conosciuto personalmente ed ha potuto apprezzare e propone di osservare un minuto di silenzio.1) Approvazione del verbale della riunione precedenteIl Presidente chiede se vi siano osservazioni in merito al verbale della riunione precedente e Labaa fa notare due procedure errate: una riguarda i consiglieri che delegano pur presenti – è il caso della d.ssa Hardouin di Gallese - e viene chiesto di cancellare la sua presenza; l’altra riguarda i punti dell’Ordine del giorno, per quelli non trattati occor-re dare giustificazione, mentre altra cosa sono gli argo-menti non all’Ordine del giorno e invece trattati. Lo stesso Labaa presenta una mozione, da mettere agli atti, con la quale segnala che quanto deliberato al punto 2 del verbale del CD in Roma del 14 novembre 2010 deve considerarsi nullo in quanto non previsto espressamente dall’Odg e comunque essendo di tale rilevanza, per le modifiche sta-tutarie e regolamentari proposte, da non potersi nemmeno considerare trattabili sotto la voce “Comunicazioni del Presidente”. Ventimiglia ribadisce di aver voluto esprimere le sue decisioni relative all’argomento suddetto nella voce “comunicazioni del presidente”. Nasce una discussione sulla revoca delle deleghe e Cocozza spiega che lo Statuto definisce le funzioni dei Consiglieri incaricati, mentre le deleghe sono relative ad un rapporto fiduciario tra il delegante ed il delegato. Il Presidente rispetta gli incarichi attribuiti ai Consiglieri, mentre è di sua personale compe-tenza conferire o revocare le deleghe, soprattutto quelle bancarie. L’art. 7 ed 8 dello Statuto, al quale si riferisce Taddei, stabilisce le competenze dell’Assemblea e quelle del Consiglio Direttivo, non le deleghe di esclusiva com-petenza del Presidente dell’Istituto. Caramanti contesta la convocazione dei Probiviri per il suo comportamento in quanto ritiene di aver semplicemente segnalato, come suo compito, alcune decisioni del presidente in contrasto con le disposizioni dello Statuto. La Chiappini confuta la dichiarazione di Caramanti riguardo la motivazione del suo deferimento ai Probiviri, che in realtà riguarderebbe le sue espressioni altamente offensive nei riguardi del Presidente e per esso a tutto l’Istituto.

Attivitàdell’ISTITUTO

che venga seguito anche dalle sezioni. De Jorio vorrebbe più attenzione nel bilancio alla voce relativa al “lascito Cavalli” ritenendolo un punto importante per la cultura e per la storia dei padri dell’Istituto. Interviene Taddei chiedendo di trovare una formula per l’approvazione del bilancio e, poiché si tratta di una bozza, viene stabilito all’unanimità di mettere a verbale la seguente decisione: “Il CD prende atto della bozza di bilancio presentata dal Segretario Generale dimissionario e ritiene di inviarlo al Presidente quale Segretario ad interim per la stesura defi-nitiva, dando mandato ai revisori di completarlo secondo i canoni contabili.”5) Presentazione del bilancio preventivo 2011Il preventivo 2011 non è stato presentato pertanto l’argo-mento non viene trattato e si rinvia al nuovo Segretario.6) Redazione Cronache Castellane, Castellum e News LetterViene subito segnalato da Ventimiglia l’enorme costo di “Cronache” che non ha permesso di fare il secondo numero. Per “Castellum”, Perbellini dichiara che dispone del materiale per la pubblicazione del numero e presenta alcuni preventivi per l’impaginazione e la stampa: ven-gono sottoposti i preventivi di Interlinea, Cierre Grafica, Grafiche Nencini e Off. Grafiche Giannini. Il CD decide di affidare Castellum alla Cierre Grafica di Verona con offerta del 21/5/2010 dell’importo di euro 3.900 per 2.500 copie. Ventimiglia propone l’uscita di un numero di “Cronache Castellane”, richiedendo i preventivi per il minor costo e Taddei ringrazia per la riattivazione delle pubblica-zioni anche a nome dei soci che ne sollecitano l’uscita. Cosentino fa presente che un solo numero non basta, sarebbe inutile in quanto occorre continuità nell’informa-zione ai soci e sarebbe bene tornasse trimestrale. Viene deciso dal Presidente di iniziare con un numero e poi cercare di proseguire ed anche per “Cronache” vengono sottoposti alcuni preventivi di Grafiche Nencini e di Cierre Grafica (in b/n) e di Off. Grafiche Giannini (a colori); tutti richiedono i testi pronti. Il CD autorizza quindi la pubbli-cazione di un numero di “Cronache Castellane” il cui costo non deve superare la somma complessiva di euro 4.000, nulla eccettuato e compresa la spedizione. Per le news letter, Ventimiglia ritiene siano molto utili e che sarà cura di ogni presidente di sezione divulgare ai soci. Il Presidente avendo esaurito tutti i punti dell’ODG, dà appuntamento al 16 aprile a Roma per il prossimo consiglio e dichiara chiusa la seduta alle ore 19,30.Il presente verbale, letto ai sigg. consiglieri presenti, viene approvato all’unanimità e sottoscritto dal Presidente.

Il verbalizzanteIrene Biassoni

Il presidenteGiovanni Ventimiglia

di Monteforte

> CXXVIII CONSIGLIO DIRETTIVO DELL’ISTITUTORoma, 16 aprile 2011 – ore 14,30, presso gli uffici dell’Istituto – Via D.A. Azuni 15/A

Presenti: Bruno Statella, Cavazza Isolani, Chiappini di Sorio, Chiarizia, Codroico, Cosentino, De Jorio Frisari, Fasanella, Labaa, Maglio, Martegani, Marullo Stagno d’Alcontres, Perbellini, Pieragnoli, Pignatelli, Pintus, Rosati, Sammartini, Scaramellini, Villari, Ventimiglia.Deleghe: Bellucci a Fasanella, Caramanti a Labaa, Colmuto Zanella a Villari, Fenici a d’Alcontres, Giovanelli a Giuliani, Giusso del Galdo a Maglio, Hardouin di Gallese a Cocozza, Marchesi a Martegani, Perrella a de Jorio Frisari, Quendolo a Scaramellini, Rosboch a Chiappini, Taddei a Rosati Assenti giustificati: Conti, De Luca Picione, Saponaro Monti BragadinUditori: Bagnoli, Biassoni, Marina Vincis Pintus.

> ARGOMENTI DISCUSSI E DECISIONI PRESE 1) Approvazione del verbale della seduta del 26 febbraio 2011Il Presidente chiede se vi siano osservazioni in merito al verbale della riunione precedente: interviene Maglio chie-

tempo effettuato che ha fruttato all’Istituto un totale di euro 86.025 in quindici anni e che ora verrà rimborsato al valore nominale nel marzo 2011. Caramanti propone di utilizzare parte del provento incassato a titolo del 5xmille per la copertura della minusvalenza titoli e di portare la rimanenza a riserva patrimoniale e il consiglio si mostra d’accordo. A seguito delle suddette modifiche, il patrimo-nio netto passa da 172.971 euro a 179.979. Cocozza chiede a Caramanti di chiarire perché ha portato a costi anche la somma versata dalla segreteria generale come “deposito cauzionale”, perché è un credito dell’Istituto verso la pro-prietà. Caramanti chiarisce che il versamento deve essere considerato un costo e non “un credito con rimborso futuro” in quanto il bilancio dell’Istituto è impostato per evidenziare i movimenti di denaro “per cassa” con lo scopo di determinare l’incremento o il decremento delle disponibilità finanziarie a fine anno piuttosto che calcola-re il margine economico “per competenza”, non essendo questo l’indirizzo del nostro Istituto, ente senza scopo di lucro. Trattasi di fatto di un’uscita di cassa, sostiene Caramanti, che comunque non ci verrà mai restituita, ma sarà considerata come quota d’affitto dovuto per gli ultimi tre mesi dopo la disdetta del contratto. Cocozza contesta questa ultima affermazione di Caramanti perché la ritiene una sua illazione. Precisa che l’Istituto ha bisogno di un bilancio nel quale deve essere riportato lo stato patrimo-niale e le entrate e le uscite di competenza. Inoltre Cocozza ritiene che l’Istituto abbia bisogno di un rendiconto che riporti i flussi finanziari. Infine Caramanti sollecita una decisione in merito all’entità dei fondi patrimoniali presso le Sezioni che, a causa delle diverse interpretazioni emerse nel corso degli ultimi consigli, non sono indicati nel pre-sente bilancio. Riferisce che molte Sezioni inviano il loro bilancio in ritardo. Ricorda che non tutte le sezioni rispon-dono correttamente e tranquillizza Perrella sulla destina-zione dei fondi che restano nelle Sezioni. Fenici dà ragione a Caramanti sottolineando che è vero che le Sezioni non possono possedere soldi ma non è d’accordo sull’uso di tali soldi per scopi nazionali. Pignatelli conferma che il bilancio delle sezioni è obbligatorio per la stesura del bilancio dell’Istituto che non può essere che consolidato, comprendendo i fondi delle sezioni. Cocozza fa presente che l’Istituto deve presentare un bilancio consolidato ma precisa che si sta discutendo una bozza di bilancio e chiede che venga verificato da esperti. Si apre una discussione sull’argomento e, mentre Ventimiglia lamenta di non aver avuto comunicazione sulle singole voci di bilancio, Labaa fa notare che finora i bilanci sono sempre stati fatti in questo modo e approvati e che, a partire dal prossimo, si faranno diversamente.Prende la parola De Tommasi che relaziona l’assemblea sul Consiglio Scientifico tenutosi in mattinata, durante il quale si è discusso e si è proceduto ricordando il senso ed il significato del nostro Istituto, riprendendo l’orgoglio che era stato messo in disparte. Dal 1964 si sono fatte cose grandiose, anche con momenti di alti e bassi, di discussioni e chiarimenti, e chiede quindi di non dimen-ticare la stella polare indicata dai fondatori, ricordando Faglia appena scomparso. “Si rischia ora di sfilacciare tutto questo, occorre recuperare tranquillità, mettendo da parte dubbi, sospetti e dispiacenze e riprendendo ad operare insieme. Dobbiamo essere convinti che l’Istituto è unico, e non venti sezioni. Prosegue chiedendo di uscire da questo momento in cui magari abbiamo avuto una conduzione un po’ approssimativa -anche per spirito di amicizia e cameratismo-, siamo ad una svolta per quanto riguarda nuove impostazioni ma bisogna smetterla di fare un controllo minuzioso, bisogna cercare di chiudere con il passato ed aprirci al futuro con il sorriso sulle labbra e idee nuove. Il CS non può fare nulla se il CD non recupera il rapporto di cameratismo e fiducia, pensando alle cose da fare. Bisogna andare avanti, voltare pagina, in quanto abbiamo un nome che al momento attuale è molto stimato e rispettato da organi territoriali e nazionali”. Ventimiglia non vuole però sulle sue spalle conseguenze di cui non può essere certo, con particolare riferimento ai problemi emersi per il bilancio. Perbellini suggerisce ora di conside-rare buone le cifre del bilancio e di predisporre per la pros-sima seduta il bilancio consolidato; per il futuro propone di trovare qualcuno che impianti un modello di bilancio

5ATTIVITà DEll’ISTITUTO

ATTIVITà DEll’ISTITUTO6

Ministero dei Beni Culturali per le Giornate Nazionali dei Castelli, che si terranno l’ultimo fine settimana di maggio.3) Nomina del Segretario Generale e del TesoriereIl Presidente Ventimiglia presenta subito il suo candidato alla segreteria generale leggendo il curriculum, non invia-to prima ai consiglieri per questioni di privacy e Statella propone di votarlo all’unanimità. Il Presidente viene invi-tato a leggere anche il curriculum del secondo candidato. Scaramellini fa notare che il secondo candidato è persona di esperienza nel settore mentre il primo candidato, pur persona di grandi qualità, sembra non avere competenza specifica. de Jorio ritiene che i curriculum debbano passare in secondo piano. Vengono consegnati ai presenti i curri-culum dei due candidati alla carica di Segretario Generale: prof. Aldo Giovanni Ricci ed il prof. Enrico Bottiglieri, unitamente ai due curriculum dei due candidati alla carica di Tesoriere: dott. Lodovico Gaslini e rag. Gian Luca Lauri.Viene nominata la commissione scrutatrice composta da Giulio De Jorio Frisari e Marina Vincis Pintus e vengo-no distribuite le schede per la votazione del Segretario Generale. Effettuato lo spoglio, viene eletto per la carica di Segretario Generale il prof. Aldo Giovanni Ricci con 23 voti contro 10 del prof. Enrico Bottiglieri. Il Presidente legge ora i due curriculum dei candidati alla carica di Tesoriere, si passa quindi alla votazione consegnando la seconda scheda ai presenti e la commissione scruta-trice provvede allo spoglio. Viene eletto per la carica di Tesoriere; il dott. Lodovico Gaslini con 23 voti contro 10 del rag. Gian Luca Lauri.4) Presentazione del Bilancio Consuntivo del 2010Il Presidente intrattiene il consiglio sul Bilancio 2010 e fa una sintesi dei fatti: il dott. Caramanti ha presentato una bozza di bilancio che il consiglio direttivo precedente non ha approvato, ma ne ha preso solo atto, dando incarico al Collegio dei Revisori di controllarlo. C’è stato uno scambio di lettere fra il Presidente e i Revisori i quali ritenevano valido il Bilancio presentato dal dott. Caramanti, mentre il Presidente chiedeva che lo esaminassero ed apportassero le modifiche necessarie, accorpando le voci, per renderlo più comprensibile, così come richiesto dal Consiglio. Il Collegio dei Revisori non ha fatto quanto richiesto dal Consiglio Direttivo, ha redatto la relazione al bilancio come se il bilancio fosse stato approvato dal Consiglio del 26 Febbraio e trasmesso per la loro Relazione. Interviene Bagnoli, rappresentante dei Revisori presente al Consiglio, il quale afferma che il Bilancio poteva essere approvato perché era a posto, e il dettaglio dei conti è allegato. I Revisori ritengono, dopo aver visionato il Bilancio, che se una voce va in un posto anziché in un altro non è importante. Ventimiglia ribadisce che il Bilancio non è comprensibile chiaramente e chiede di avere voce per voce le spese specifiche. La bozza di bilancio presentata da Caramanti non ha il giusto accorpamento dei costi. Tutti vogliono chiarezza: il Bilancio andrà bene ma non sono state espresse le voci singole e d’Alcontres chiede che il Presidente si accordi con i Revisori per vedere le varie voci. Seguono vari interventi: -Perbellini chiede di approvare il bilancio, poiché gli organi responsabili dicono che va bene, ed il Tesoriere eletto provvederà a redigere un bilancio più comprensibile. –Cocozza risponde che essendo l’Istituto una onlus necessita degli allegati e chiede di far redigere il bilancio in modo corretto da terzi. –Pignatelli non ritiene invece necessario fare altro dal momento che i Revisori dicono che va bene così. –Cavazza Isolani ritiene che il Bilancio impostato nel 2010 vada chiuso com’è con il conforto dei Revisori, i quali assicurano che il bilancio si attiene ai canoni legislativi. Invita il Presidente a chiedere al Tesoriere eletto di redigere il bilancio dell’anno in corso con una impostazione più comprensibile, perché non si possono aggregare voci di conto ad altre voci di altri conti per conoscere il costo complessivo delle spese dei progetti realizzati. Bagnoli legge la relazione del Collegio dei Revisori, allegata al bilancio, spiega alcune formalità sul Bilancio Consolidato che non è stato redatto, come evidenziato nella relazione stessa.Il Presidente chiede per alzata di mano di approvare il bilancio: voti favorevoli 31, contrari i delegati Cocuzza e Giuliani.5) Eventuale presentazione del bilancio preventivo 2011Il preventivo 2011 non è stato presentato per la man-

dendo una variazione al punto 6) relativo alla redazione di “Cronache Castellane” per inserire, dopo l’elenco dei preventivi e le parole “tutti richiedono i testi pronti”, la seguente frase non riportata: “Il preventivo delle Officine Grafiche Giannini di Napoli è l’unico a comprendere anche l’impaginazione dei testi risultando quindi più vantag-gioso rispetto agli altri e la sezione Campania dichiara la propria disponibilità a fornire a titolo gratuito la redazione di “Cronache Castellane” nonché la necessaria assistenza di coordinamento con lo stampatore”. Labaa, in qualità di delegato di Caramanti, presenta una nota relativa al punto 1) del verbale che viene letta e con la quale si richiede l’inserimento, dopo le parole “Fasanella risponde che era compito del Segretario Generale far rilevare l’incompati-bilità al momento del suo insediamento” della seguente frase pronunciata da Caramanti e non riportata: “In effetti a causa di questa incertezza non è stato pubblicato su “Cronache” il nome di Fasanella in attesa di chiarimenti. Poi Cronache non è stata più pubblicata”.Tali modifiche vengono accettate ed il verbale approvato.2) Comunicazioni del PresidenteIl Presidente legge la lettera pervenuta dallo studio dell’avv. Cacciuttolo per il sollecito di pagamento della fattura di Interlinea relativa al progetto della nuova veste grafica a colori di “Cronache Castellane” per un importo di euro 3.987,96 comprese spese legali. Perbellini, de Jorio Frisari e Pintus intervengono a favore del pagamento in quanto il lavoro è stato fatto, non è stato contestato ed è stato utilizzato per la stampa di “Cronache”. L’intervento dell’avv. Cocozza puntualizza che il mancato pagamento della fattura era da attribuire alla mancanza del preven-tivo di spesa accettato dalla Presidenza. Perbellini, de Jorio Frisari e Pintus fanno presente che eventualmente ci si potrà rifare su chi ha commissionato il lavoro senza aver prima chiesto ed accettato il preventivo. Il Consiglio Direttivo, onde evitare successive lungaggini con ulte-riori spese, propone di pagare la fattura e chiede che in futuro qualsiasi pagamento debba essere effettuato previa autorizzazione del Presidente. Sull’argomento prende la parola il Vicepresidente nazionale Bruno Statella, che nella Sua appassionata difesa dell’Istituto e dell’operato del Presidente Ventimiglia, manifesta il Suo vivo disap-punto sui metodi di gestione seguiti dalla precedente gestione, costati all’Istituto circa un miliardo di vec-chie lire. Manifesta, altresì, la sua stanchezza in ordine alle polemiche che hanno costretto il nuovo Consiglio Direttivo, sin dal suo insediamento, ad occuparsi, quasi esclusivamente, dei metodi gestionali, tutti rivolti ad otte-nere trasparenza e corrispondenza tra le spese effettuate e le relative pezze giustificative. L’eccesso di disinvoltura è palesemente dimostrato, se ce ne fosse stata necessità, dalla vicenda sottopostaci in ordine al pagamento della intimazione rivolta all’Istituto da tale Avv. Cacciuttolo. Il Vicepresidente Bruno Statella, chiede pertanto, pubbli-camente e innanzi a tutto il Consiglio Direttivo, che per il bene dell’Istituto i vecchi responsabili si facciano da parte, una volta per tutte, consentendo al nuovo gruppo dirigente di operare con serenità per realizzare le vere ragioni per cui l’Istituto esiste: programmi, relazioni tra le Sezioni e gli Enti Regionali, alleanze con altre prestigiose istituzioni a livello nazionale che si impegnano nella dife-sa e nella valorizzazione del patrimonio culturale italiano. Villari, prima di chiudere l’argomento, dichiara di ritenere umanamente inaccettabili i termini “non ascoltabili” usati da Statella ed esprime solidarietà nei confronti di Conti e Caramanti ribadendo la stima per gli stessi. Si associano tutti i rappresentanti della Lombardia. Chiarizia espri-me le sue preoccupazioni per i mancati chiarimenti tra Caramanti ed il Presidente ed osserva che se continuano l’Istituto si sfascia. Perbellini si associa alle osservazioni di Chiarizia ed avverte che la mancata intesa fra Caramanti e Ventimiglia non può bloccare l’Istituto. Ritiene corretto che se prima si è data fiducia al precedente Presidente ora bisogna dare fiducia a Ventimiglia e si vada avanti. Ventimiglia condivide l’intervento di Perbellini e presenta ai consiglieri l’ing. Pintus, nuovo presidente della Sezione Sardegna che viene accolto con un applauso. Prima di passare al punto successivo, il Presidente comunica che inviterà Taddei a nominare la Commissione Premio Laurea e informa che l’Istituto ha ottenuto il patrocinio del

7ATTIVITà DEll’ISTITUTO

sopra citato, ha stabilito all’unanimità la seguente gra-duatoria:1° Premio Tesi n. 34 – D’Amico Giuditta – Di Pinto Giusy – Il Castello Svevo di Brindisi: dall’oblio al recupero dei valori storico - architettonico – sociali.Con la seguente motivazione:Per approfonditi studi storico – architettonici di un com-plesso monumentale castellano ancora in gran parte non totalmente studiato e per l’interesse e la qualità della pro-posta di nuova destinazione decisamente confrontato nella storia del monumento e il futuro della Città.2° Premio – Tesi n. 11 – 12. Dato il livello scientifico delle ricerche presentate la Commissione ha stabilito di procla-mare il secondo posto del Premio ad ex-equo.(11) Carraro Claudia - L’Enceinte Napoleon: proposte per conservazione e riuso.(12) Zampa Debora - Le lunette napoleoniche di Palmanova: rilievo e restauro.Con la seguente motivazione:Tesi n. 11 - Tesi n. 12 - per l’approfondito studio degli elementi difensivi con la più idonea tecnologia di rileva-mento e per la completezza della loro ricerca.3° Premio - Tesi n. 9 – Filaretti Alice – Il castello di Sant’Angelo Lodigiano: le origini, il restauro e il progetto di recupero.Con la seguente motivazione:La rigorosa completezza e approfondimento della parte strutturale porta un notevole contributo alla conoscenza e alla salvaguardia del monumento fortificato.4° Premio – Tesi n. 10 – 20. Dato il livello scientifico delle ricerche presentate, la Commissione ha stabilito di procla-mare il quarto posto del Premio ad ex-equo.(10) Unti Laura - Dalla difesa dell’esistere alla difesa dell’essere: recupero della Rocca di Pietrasanta.(20) Angarelli Ilaria - Candia Selenia - Forti genovesi del Genio Francese.Con la seguente motivazione:Tesi n. 10 - Tesi n. 20 - Per quanto riguarda la valutazione della prima - per l’attenta ricerca e la proposta progettuale su un territorio esistente particolarmente complesso; per la seconda - per l’originalità dello studio a livello territoriale.

La Commissione ha stabilito, all’unanimità, le Tesi segna-late:Con la seguente motivazione:Per il valore metodologico, per la completezza e per le pro-blematiche caratterizzanti le attività scientifiche e culturali dell’Istituto Italiano dei Castelli.- Tesi n. 5 - Cetroni Federica – Fava Monica - La torre e la villa romana di Astura: studio e ipotesi di valorizzazione.- Tesi n. 15 - Rondelli Francesco – Garavaglia Federico – Una “vita nova” per il forte di Pietole: progetto per il riconsolidamento e il recupero.- Tesi n. 16 – De Lorenzi Paolo – Baiutti Jonathan – Il Forte di Montefesta: rilievo 3D e progetto.- Tesi n. 35 – Di Miceli Enrica – Valutazione del rischio, progetto di consolidamento e miglioramento sismico del Bastione Farnesiano al Palatino.- Tesi n. 40 - Abbate Tommaso – Il castello a mare di Palermo: Fonti documentarie, tecniche, di rappresentazio-ne, ricostruzioni virtuali.- Tesi n. 33 - Sisto Mirko – Il Parco delle mura aragonesi – Il forte del Carmine.La Commissione avendo verificato che questa ricerca è una Tesi triennale (tutte le Tesi presentate, così come richiede il Bando del Concorso, sono magistrali) stabili-sce che data l’approfondita ricerca venga concessa una Menzione Particolare.La Commissione ha stabilito, all’unanimità, per quanto riguarda tutte le altre Tesi presentate, di riconoscere ad ogni autore e ricerca la partecipazione al Concorso.

La Commissione termina i lavori alle ore 18.15

Il responsabile del XV Premio di Laurea - 2012

Prof. Arch. Domenico TaddeiRoma,14 Settembre 2012

cata approvazione del bilancio 2010. L’argomento non viene trattato e si rinvia al nuovo Tesoriere. Viene fatto un aggiornamento sulla situazione delle pubblicazioni: -Perbellini dichiara che “Castellum” potrà essere distri-buito dopo le feste pasquali ai costi decisi dal Consiglio Direttivo del 26 febbraio, come da preventivo della Cierre di Verona oltre agli oneri postali nell’ordine dei 1400/1500 euro. - Maglio comunica che “Cronache Castellane” si stamperà a Napoli ai costi stabiliti, che l’arch. Conti è in procinto di conferirgli la nomina a vicedirettore e prega le Sezioni di inviare il materiale. Non è possibile sapere ora quando uscirà.6) Convocazione Assemblea per la nomina dei Membri del Collegio dei Revisori e dei Membri mancanti nel Collegio dei ProbiviriLa convocazione per l’Assemblea dei Soci e per la nomina dei Membri del Collegio dei Revisori e del Collegio dei Probiviri si terrà presso Villa Giusti a Mandria di Padova, il 18 giugno alla conclusione del viaggio “Gran tour della Memoria”. Labaa fa presente che le votazioni per i Revisori e i Probiviri devono essere fatte da tutti i soci, occorre per-tanto raccogliere le candidature e mandare le schede per posta. Avendo esaurito tutti i punti dell’ordine del giorno, il Presidente Ventimiglia dà appuntamento per l’Assem-blea dei Soci il 18 giugno a Mandria di Padova, presso la Villa Giusti e dichiara chiusa la seduta alle ore 17,30.

Il verbalizzanteIrene Biassoni

Il presidenteGiovanni Ventimiglia

di Monteforte

ISTITUTO ITALIANO DEI CASTELLI – Milano – RomaIl giorno venerdì 14 settembre 2012, alle ore 10,00, si è riunita la Commissione del XV Premio di Laurea sulle Architetture fortificate convocata il 26.06.2012 per valu-tare le Tesi arrivate alla Sede della Sezione Lazio in Via Azuni 15/A a Roma.

Sono presenti: Corazzi, De Tommasi, Foramitti, Guida, Maglio, Taddei, Villari. Ass. giustificati: Carafa, Conti, Labaa, Marchesi, Marino, Palloni, Perbellini, Ventimiglia.

Presiede la riunione Taddei. Ringrazia sentitamente a nome dei presenti e dell’Istituto Italiano dei Castelli la Sezione Lazio: Dott. Massimo Giuliani e la N.D. Sig.ra Maria Letizia Giovanelli per la squisita ospitalità, e da inizio ai lavori distribuendo l’elenco delle Tesi dei Partecipanti al Premio che è stato preparato dalla Sig.na Paola (segret. Sez. Lazio).Le Tesi presentate e presenti sono n. 53 (cfr. Elenco alle-gato).La Commissione ha valutato attentamente tutte le ricerche in relazione alle attività dell’Istituto Italiano dei Castelli: 1 – Lo studio storico, archeologico e artistico dei castelli e dei monumenti fortificati, 2 – La loro salvaguardia e con-servazione, 3 – L’inserimento delle architetture fortificate nel ciclo attivo della vita contemporanea, 4 – La sensi-bilizzazione scientifica e turistica dell’opinione pubblica. Dopo ampia e serena discussione, anche in considerazione del fatto che le Tesi quest’anno sono per la maggior parte di altissimo livello scientifico e culturale, la Commissione esprime soddisfazione per il risultato che sta ottenendo il Premio a livello nazionale e che ha raggiunto ormai la sua 15° edizione.Dopo attente valutazioni, sia singolarmente, sia in gruppo e innumerevoli considerazioni e votazioni ha individuato la graduatoria (cfr. Bando di Concorso) delle Tesi presen-tate quest’anno.La Commissione, in particolare, esprime il forte compiaci-mento che le ricerche risultate nella rosa dei possibili vin-citori e dei segnalati corrispondono pienamente non solo al Bando del Concorso, ma alle caratteristiche culturali, scientifiche e alle attività che ormai da oltre quarant’anni, vengono svolte e promosse dall’Istituto a livello nazionale.La Commissione in conseguenza delle considerazioni sopra esposte, espletando i lavori e in relazione all’elenco

BREVE RELAZIONE DELL’ATTIVITà SVOLTADURANTEL’ANNOSOCIALE2011.

> L’attività culturale è iniziata sabato 4 giugno, con il viaggio di studi nella Locride, in concomitanza

con le “Giornate Nazionali dei Castelli”, e visita in Sidereo Marina, indi del castello di Ardore Superiore.Il castello, già feudo dei Principi Milano Franco d’Aragona, era in origine caratterizzato negli angoli da due torri cilindriche e da due bastioni. Successivamente i soci si sono recati a Sidereo Superiore. Il successivo 5 giugno la giornata è iniziata con la ricognizione del castello di Placanica, già dei

Musitano, e poi passato ai Clemente di S. Luca. Si è proseguito per visitare la settecentesca Villa Caristo a Stignano. Si tratta di una residenza rurale settecentesca che conserva al suo interno una cappella gentilizia con tre altari e la statua di S. Leonardo. Originariamente di proprietà della famiglia Lamberti, passò poi al marchese Clementi di Motta Placanica ed infine nell’Ottocento fu ceduta ai Caristo, nobile famiglia di Stignano. Nel pomeriggio il viaggio di studi si è concluso con un’ escursione al castello di San Fili di Stignano. Successivamente, continuando nel nostro impegno per la salvaguardia e rivalutazione del patrimonio culturale Calabrese, in data 1 ottobre si è effettuato il viaggio di studio nell’alto Crotonese iniziando dalla imponente torre anomala, a base tronco conica, di Torre Melissa, in località Torrazzo, usata, a suo tempo, dal Principe di Strongoli. In seguito ci siamo recati al castello di Crucoli, a forma quadrangolare, già feudo degli Amalfitani, accolti gentilmente dal Sindaco. Il giorno successivo, il gruppo di studio è partito per Umbriatico dove ha visitato la Cattedrale. Si è proseguito poi per Cirò con sopralluogo delle mura e all’esterno del Castello con forma quadrangolare e torri agli angoli. Il viaggio si è concluso con la visita all’antica Tenuta Sicilia.

Rosalbino Fasanella d’Amore di Ruffano

CAlAbrIA

Attivitàdelle sezioni

Il castello di S. Fili, costitui-sce un originale esempio di residenza rurale fortificata,

del XVIII secolo. Presenta un impianto planimetrico triango-

lare con torri ai vertici di cui le due sul prospetto principale a base rettangolare e la terza

sul vertice opposto a pianta pentagonale.

Torre Melissa, eretta nel XVI secolo, per proporzioni assimilabile ad un piccolo

castello, è a base troncoconi-ca fortemente scarpata, con

contrafforti e sperone poligo-nale ad est. È dotata di corte interna con scala di accesso

al primo piano.

9ATTIVITà DEllE SEZIONI

VISITE DI STUDIO, MOSTRE E CONFERENZE: DASETTEMBRE2011AFEBBRAIO2012.

> Sabato 22 ottobre 2011 ha preso il via un nuovo ciclo di visite guidate, intitolato “Passeggiando

per le antiche mura”, coordinato dal prof. Leonardo Di Mauro, consigliere della Sezione Campania, dedicato alla conoscenza del tracciato della mura-zione della città di Napoli. Il primo appuntamento è stato dedicato alla scoperta de “La murazione occi-dentale ed il monastero di S. Sebastiano”, attraverso una conferenza e una visita guidata curata dai prof. F. Di Vaio ed R. Ruggiero, negli spazi di quello che è oggi il liceo ginnasio Vittorio Emanuele II. Il sito fu monastero basiliano e poi benedettino sotto il titolo dei santi Teodoro e Sebastiano. Nel 1427, vi si trasferirono le monache domenicane del distrutto complesso di S. Pietro a Castello e da quel momento il monastero fu detto dei SS. Pietro e Sebastiano. Nel XVII secolo, la chiesa fu riedificata da fra’ Nuvolo con pianta ellittica. Le monache vi dimorarono fino al 1807, quando furono espulse da Giuseppe Bonaparte. Nel 1827 il monastero fu concesso al Collegio di Musica, che vi rimase fino al 1828, quando passò nel complesso di S. Pietro a Maiella, mentre S. Pietro fu concesso ai PP. Gesuiti che nel grande atrio eressero le loro scuole pubbli-che. Con l’espulsione dei Gesuiti nel 1860, la chiesa fu chiusa e la casa destinata a Liceo Municipale. Nella scomparsa chiesa di San Sebastiano, distrutta dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, il 10 marzo 1861, avvenne la cerimonia di inaugu-razione dell’Istituto, alla presenza del luogotenente generale per le province napoletane, il principe Eugenio di Savoia Carignano, del consigliere di luo-gotenenza per la pubblica istruzione, Paolo Emilio Imbriani, del primo preside rettore Raffaele Masi e dei professori da poco nominati. Il percorso della visita ha consentito ai soci dell’istituto di ammirare lo splendido chiostro medievale del complesso, ancora perfettamente conservato e strutturato su due ordini, scanditi da archi a sesto acuto nel livello inferiore e da archi a tutto sesto nel livello superiore. La visita si è conclusa con l’accesso al belvedere del Foro Carolino affacciato su piazza Dante e realizzato da Luigi Vanvitelli nell’ambito

CAmpAnIA

della risistemazione urbanistica dell’antico Largo del Mercatello, sino ad allora una vasta spianata ricavata dall’innesto delle mura vicereali con quelle aragonesi e mai inserita nella struttura cittadina. Il Vanvitelli progettò una vasta esedra intorno ad un ampia nic-chia centrale che avrebbe dovuto accogliere la statua, mai realizzata, di Carlo di Borbone Il 5 novembre, a Castel dell’Ovo, il prof. V. Belli ha tenuto una conferenza sul tema: “Torri a Forio. Appunti per una visita”, un attento excursus sul sistema di fortificazioni costiere presenti nel comune ischitano, ricostruito attraverso lo studio di documen-ti, materiali iconografici, sopralluoghi a manufatti tuttora esistenti e ricerche d’archivio.Sabato 19 novembre, invece, i soci hanno potuto continuare il loro percorso di studio della murazio-ne cittadina attraverso il secondo appuntamento di “Passeggiando per le antiche mura”, dedicato ancora alla murazione occidentale. Con la guida dell’arch. Aldo Pinto, è stato indagato il tratto di murazione a ridosso dell’attuale piazza Bellini, ma soprattut-to i soci hanno potuto ammirare il complesso di Sant’Antoniello a Port’Alba, oggi sede della Biblioteca di area umanistica dell’Università Federico II.Le attività del secondo semestre si sono chiuse con la tradizionale “Festa degli auguri” nell’occasione della quale i soci della Sezione Campania, sabato 17 dicembre hanno potuto visitare con la guida del curatore, il prof. Lugi Mascilli Migliorini, la mostra “DA SUD: le radici meridionali dell’unità nazio-nale”, svoltasi presso il Palazzo Reale di Napoli. L’esposizione, nell’ambito delle manifestazioni dedicate al 150° anniversario dell’Unità d’Italia,

Il chiostro sopravvissuto dell’antico complesso con-ventuale di S. Sebastiano, a due ordini sovrapposti di cui quello inferiore denotante ancora l’originale impianto angioino mentre il superiore evidenzia le trasformazioni subite in età rinascimentale.

ATTIVITà DEllE SEZIONI10

ha inteso raccontare, attraverso dipinti di colle-zioni pubbliche e private e documenti d’archivio, le radici e lo sviluppo nel Meridione del processo risorgimentale. Un processo sostanziato da ideali politici e libertari maturati già nella fertile stagione dell’Illuminismo meridionale di Antonio Genovesi e Gaetano Filangieri ed esploso con la Rivoluzione napoletana del 1799 ai cui fatti rimandavano numerosi dipinti esposti nell’ambulacro del palazzo Reale, come il celebre Eleonora Fonseca Pimentel condotta al patibolo (1869) di G. Boschetto, della collezione del Pio Monte della Misericordia. La mostra ha ricostruito dettagliatamente con docu-menti e testimonianze iconografiche episodi chiave del Risorgimento meridionale, come la vicenda dei fratelli Bandiera e la spedizione di Carlo Pisacane e ovviamente i moti del 1848. Sono stati esposti anche cimeli come la divisa da condannato di Carlo Poerio e il puntale per i condannati politici, estratto dal carcere di Montefusco, penitenziario in provincia di Avellino, destinato ad accogliere prevalentemente i rei di stato. Numerose testimo-nianze sono poi state riservate all’epopea dei Mille e all’ingresso di Garibaldi a Napoli. La sezione ico-nografica si chiudeva con la celebre tela di Ippolito Caffi, conservata presso il Palazzo Reale di Torino e dedicata all’Ingresso a Napoli di Vittorio Emanuele II il 7 novembre 1860, la rappresentazione, cioè, della chiusura di un processo di unificazione in cui Il Sud, ed è questo che la mostra ha voluto dimostrare, non è stato trascinato, ma ha svolto un ruolo determinante.Dopo la visita alla mostra, i soci sono convenuti presso il Circolo Nazionale dell’Unione in via San Carlo per il tradizionale pranzo degli auguri natalizi.

L’anno 2012 si è inaugurato con un appuntamen-to molto importante per la Sezione Campania. Il 23 gennaio, infatti, presso la Sala conferenze del Palazzo Reale di Napoli è stato presentato il terzo quaderno della Collana A/F - Architettura Fortificata in Campania: “Difese e sviluppo urbani-stico di Napoli in età vicereale”. Hanno presentato la pubblicazione, l’allora Soprintendente ai Beni Architettonici di Napoli, Stefano Gizzi; lo stori-co aquilano, esperto della Napoli del Viceregno, Raffaele Colapietra; e Benedetto Gravagnuolo, Direttore del Dipartimento di Storia e Restauro del-la Facoltà di Architettura dell’Università di Napoli Federico II. Ha moderato gli interventi il giornalista del “Il Mattino” Pasquale Esposito. Il quaderno è nato dalle riflessioni di studio maturate in una tavola rotonda, coordinata dalla prof.ssa Rosa Carafa, vice presidente del Consiglio Scientifico dell’Istituto, e promossa oltre che dal nostro Ente, dall’Università Federico II e dalla Soprintendenza B.A.P.S.A.E. di Napoli e Provincia. La giornata di studi sullo sviluppo urbanistico di Napoli durante l’età del viceregno aveva avuto luogo proprio a Palazzo Reale nel giugno 2007, con l’intenzione di apportare nuovi contributi alla conoscenza dell’evoluzione della fascia costiera della città anche nell’ottica delle trasformazioni che stanno investendo soprattutto la zona portuale di Napoli; per questo il Presidente della Sezione, Luigi Maglio e il Soprintendente arch. Gizzi, hanno fortemente voluto che la presentazione degli Atti si svolgesse sempre nel Palazzo Reale. Il 28 gennaio, ancora nella sala dell’accoglienza di Palazzo Reale, i soci della Sezione hanno potuto seguire due inte-ressanti conferenze organizzate e introdotte dal prof. Di Mauro, nell’ambito di una riflessione su “Problemi e aspetti della cinta muraria di Napoli ad occidente”. In particolare la dott.ssa Maria Oreto ha presentato uno studio su “La porta Cumana: una questione ancora aperta”; mentre l’arch. Ciro Birra ha analizzato “La cinta muraria in età alto-medioevale”.Nel mese di febbraio, il giorno 15, l’arch. Graziana Santamaria ha tenuto presso la sede sociale di Castel dell’Ovo un’originale conferenza sul tema “Torri e fortificazioni: comunicazione energetica e aiuto delle energie telluriche per la difesa”.Infine, sabato 25 febbraio, ancora il prof. Di Mauro ha guidato i soci nella visita all’esposizione di anti-chi disegni e stampe su vedute storiche e castelli della città di Napoli, negli spazi espositivi della Biblioteca Nazionale.

Antonella Delli Paoli

Uno scorcio del chiostro di S. Antoniello a Port’Alba, sotto il quale sono stati rinvenuti

importanti avanzi della cinta muraria napoletana di età

greco – romana.

11ATTIVITà DEllE SEZIONI

INAUGURAZIONEDELL’ANNOSOCIALE2012.

> L’inaugurazione dell’anno sociale della Sezione lombarda dell’Istituto Italiano dei Castelli preve-

deva una conferenza della dott.ssa Giovanna Mori sulla Raccolta Bertarelli e la visita guidata dalla stessa esperta sulla pianta di Milano del Riccardi. A sorpresa vi si è aggiunta la “ricognizione” dei cortili del Castello Sforzesco, il cui restauro è recentissimo o addirittura ancora in corso. La figura di Achille Bertarelli (1863-1938), la sua passione per il documento, di qualsiasi stile ed epoca, la consistenza delle sue collezioni, veramente sterminata, sono state ben tratteggiate e colorite dalla studiosa, la quale ha potuto ben a ragione concludere che la Raccolta Bertarelli deve essere considerata fra le prime del mondo. Esemplare in tal senso è, nella cosid-detta Sala di Studio, il disegno “Iconografia della città e Castello di Milano”, del 1734, di Giovanni Battista Riccardi, conservata sotto vetro in una grandissima bacheca climatizzata. Sono state illustrate le fasi del restauro, con il distacco fra loro delle sezioni cartacee, il successivo lavaggio, la ricomposizione dell’insieme e l’ingresso in sala del vetro, di necessità monoblocco, per cui si è dovuti intervenire “chirurgicamente” sulla porta. Il completamento della “giornata” ha messo i soci lombardi di fronte ai risultati del restauro operato, per conto del Comune di Milano, dall’arch. Catacchio sui paramenti murari sia della Piazza d’armi, dove l’opera di sistemazione e decorazione del Beltrami ha trovato nuova vita con l’ancoraggio ai muri di parti di intonaco pericolosamente staccate, sia della Rocchetta e della Corte Ducale (soggetti a parte, ancora in fase di elaborazione), dove emoziona profondamente il ritro-vare, al di sotto delle “regolarizzazioni” geometriche del Beltrami e del “neutro” di restauro del Gruppo BBPR, anche allestitore delle Civiche Raccolte d’Arte Antica negli anni 50-60, gli intonaci graffiti con spontanea ma molto sagace manualità dai decoratori tra ‘400 e ‘500, la cui opera ha il clou nel portico dell’Elefante, laddove il frescante interviene a colorire gli archi in modo tale da proporre suggerimenti materici e soluzio-ni illusionistico-spaziali, che, in un grande arco lanciato nel mondo del pensiero e delle arti, uniscono il tardo ‘400 al primo Barocco.

Umberto Timossi

VISITA DI STUDIO AUTUNNALE IN UMBRIA, ALCASTELLODIPETROIAEDACASTELDELPIANO.APRILE2012:VIAGGIOINSARDEGNA.

> Il 9 ottobre 2011 abbiamo effettuato una gita in Umbria, visitando dapprima il castello di Petroia,

da circa un secolo di proprietà dei c.ti Sagrini, che hanno ricavato dalle abitazioni esistenti un picco-lo hotel de charme con ristorante. Il castello è ben restaurato, la parte centrale con il mastio è rimasta intatta, le parti, a suo tempo divenute abitazioni, han-no subito la trasformazione in hotel in modo molto discreto. Esistono documenti sull’esistenza del castello già nell’undicesimo secolo: esso ha sempre fatto parte del sistema difensivo del comune di Gubbio ed ebbe una storia complessa, qualche volta non chiarita. Dopo l’annessione del territorio di Gubbio ad Urbino, fatta nel 1384 dal conte Guidantonio da Montefeltro, un documento esistente all’Archivio di Stato di Firenze, che il c.te Sagrini ci ha mostrato in fotocopia, riporta che nel 1422 a Petraia nacque il conte Federico, figlio illegittimo di Guidantonio e di una giovane dama di compagnia della moglie, Elisabetta degli Accomandugi, unica erede del castellano di Petroia. Federico amava soggiornare a Petroia per la caccia; egli divenne il duca di Urbino dopo l’assassinio del figlio legittimo di Guidantonio, Oddantonio, creato duca di Urbino dallo zio papa Martino V Colonna. Tommaso di Carpegna

mArChE

Il castello di Petroia, carat-terizzato da un alta torre a pianta quadrilatera, è prospi-ciente la valle del Chiascio e domina un notevole tratto dell’appennino umbro – mar-chigiano. Con i castelli limi-trofi, tra i quali si ricordano quelli di Biscina, Colpalombo, Magrano e Caresto, contri-buì a lungo alla protezione contro gli attacchi di Assisi e Perugia.

lOmbArDIA

ATTIVITà DEllE SEZIONI12

Emanuele Filiberto di Savoia duca d’Aosta. Solo visitando questo museo, ci si può rendere conto delle atrocità che furono commesse in quella guerra nei confronti dei soldati italiani. Ci siamo poi trasferiti a Barumini per la visita del museo di Casa Zapata, un palazzo baronale del Cinquecento che risultò poi costruito sopra un nuraghe, e del complesso nuragico di Nuraxi, la più straordinaria architettura nuragica della Sardegna. Il 30 aprile ci siamo recati verso sud lungo la costa, fermandoci a Villa d’Orri, dove i proprietari m.si Manca di Villahermosa ci hanno fatto visitare la sontuosa villa settecentesca, nella quale il futuro re di Sardegna Carlo Felice trascorse con la sua famiglia tutto il periodo in cui il Piemonte fu occupato da Napoleone I. Abbiamo poi visitato il suggestivo sito archeologico fenicio –punico – romano di Nora, sul mare, e abbiamo fatto una sosta ristoratrice nella panoramica villa della nostra socia Silvia Manfredi, sulla spiaggia, nei pressi di Nora. Abbiamo concluso la giornata con una visita sulla costa fino a Capo Teulada, assaporando al tramonto il panorama unico ed incredibile del faro di Capo Spartivento, ora trasformato in un esclusivo hotel. Il primo maggio abbiamo assistito alla processione per la festa di S. Efisio, la più suggestiva, spettacolare ed animata in Italia, con tanti enormi buoi da parata, cavalli, ben 3000 costumi diversi di ogni parte della Sardegna, ed una spettacolare infiorata. Abbiamo infine visitato con la guida del presidente Pintus il quartiere Castello ed il centro storico fortificato di Cagliari.Il 7 maggio ci siamo recati nel suggestivo territorio all’estremo nord delle Marche, chiamato nel medioevo “Massa Trabaria”, un area montuosa con tanti abeti, da dove le travi per la costruzione delle basiliche romane arrivavano a destino sfruttando le correnti del Tevere. Per la sua posizione strategica fu al centro di contese, fu feudo personale di Federico da Montefeltro per matrimonio con una Brancaleoni, e fu poi annesso al ducato di Urbino. Abbiamo visitato a Mercatello sul Metauro la notevole duecentesca chiesa di S. Francesco, una delle prime dell’ordine, e l’annesso convento, ora museo con reperti di rara importanza; ci ha guidato la prof. Anna Maria Pieretti Benedetti, che ci ha poi ospitato nel suo palazzo. Ci siamo poi trasferiti a Castel della Pieve, un borgo che è un residuo di un antico castello a difesa di Mercatello, dove una lapide ricorda che lì fu deciso di esiliare Dante da Firenze, ed infine a Sant’Angelo in Vado, la vecchia capitale della Massa Trabaria, con il centro storico intatto, importantissime chiese ed i mosaici della Domus del Mito, una villa romana di Tifernum Metaurense.

Pietro Fenici

ha consultato in questa occasione l’archivio di fami-glia e ci ha informato che il castello di Petroia fu acquisito per matrimonio dalla famiglia dei principi poco dopo il 1536, insieme a quello di Magrano, e rimase di loro proprietà per un tempo indeterminato. Abbiamo concluso la visita a Castel del Piano, alle porte di Perugia, dove abbiamo ammirato la settecentesca Villa Aureli, con decori, mobili, dipinti ed un grande giardino rimasti ancora quelli originali, ereditati dai c.ti di Serego Alighieri che ne hanno fatto la loro residenza.Per la riunione degli auguri di Natale ci siamo recati a Piandelmedico, alle porte di Jesi, per visitare l’azienda agricola dei m.si Trionfi Honorati, che gestiscono direttamente e che hanno modernizzato con allevamenti di bufale, un caseificio ed un impianto per la produzione di energia elettrica da biogas. Ci siamo poi riuniti nelle antiche scuderie trasformate in ristorante, e successivamente abbiamo visitato la bella villa abitata dai proprietari con i saloni di rappresentanza al primo piano, affrescati dal pittore neoclassico Felice Giani. Il 27 aprile 2012 un volo da Perugia ci ha portato a Cagliari, dove il presidente della Sezione Sardegna, prof. Michele Pintus, con la consorte Mariana ci ha accolto e ci ha accompagnato per un giro panoramico di Cagliari, iniziando dalla visita al castello S. Michele. Alla sera abbiamo avuto una piacevole riunione conviviale con i consiglieri ed i soci della Sardegna. Il 28 aprile abbiamo attraversato verso ovest la zona mineraria del Sulcis, ed abbiamo raggiunto in traghetto l’isola di Carloforte accompagnati dal dott. Nino Gradara, presidente del consorzio miniere del Sulcis, e dalla consorte Carmen: abbiamo visitato il suggestivo borgo, le sue fortificazioni ed osservato alcuni inconsueti panorami dell’isola. Il 29 aprile abbiamo raggiunto verso nord, all’interno dell’isola, il trecentesco castello di Sanluri, ben restaurato e forse l’unico abitabile della Sardegna, dove i proprietari c.ti Villa Santa ci hanno illustrato le collezioni del castello ma soprattutto il museo risorgimentale dedicato alle vicende belliche della guerra 1915/18, alla III Armata ed al suo comandante

L’insediamento di Carloforte, situato sull’isola di S. Pietro al

largo della Sardegna, venne realizzato nel 1738 su progetto

dell’architetto piemontese Augusto della Vallée allo scopo di realizzare una colonia, popo-

lata da profughi provenienti dall’isola di Tabarca originari

della riviera ligure ed insediati-si sull’isola tunisina nel 1542.

Le poderose fortificazioni bastionate erette a protezione dell’insediamento non impe-dirono la tragica incursione barbaresca del 1798 nella

quale 900 abitanti furono fatti prigionieri e tradotti in schia-vitù a Tunisi dove vi rimasero

per 5 anni.

13ATTIVITà DEllE SEZIONI

GIUGNO2012:VISITADISTUDIOINUMBRIA.

> Il viaggio di studio in Umbria, per tutti i soci della Sezione Molise che vi hanno partecipato,

si è dimostrato particolarmente interessante sia per le bellezze della regione visitata, sia per la cordialità e l’accoglienza della presidente Angiola Bellucci e del suo Consiglio Direttivo.La prima tappa del nostro itinerario è stata l’Abba-zia di S. Pietro in Valle, in prossimità di Ferentillo, in Valnerina. Nel IV secolo, Giovanni e Lazzaro, due eremiti siriaci, avrebbero fondato l’eremo che sarebbe poi divenuto l’Abbazia, costruita sulle fondamenta di un preesistente insediamento paga-no, in un luogo nascosto fra montagne ricche di boschi e di acqua. Fu il duca longobardo di Spoleto, Faroaldo II, signore di quelle terre, a costruire la chiesa dedicata a San Pietro e il monastero che adottò la regola di San Benedetto e dove lo stesso Faroaldo vestì l’abito monastico. In questo mistico luogo egli morì nel 728. La storica abbazia, che è oggi diventata una bellissima residenza turistica, ci ha sorpreso per l’incanto dei luoghi e per la straordinarietà della chiesa, l’unica struttura rimasta a ricordo del vetu-sto insediamento benedettino. Essa conserva diversi sarcofagi romani, un raro altare di arte longobarda e, sulle pareti, un ciclo di affreschi riguardanti episodi del Vecchio e Nuovo Testamento, scene che testimoniano le caratteristiche tipiche della pittura romanica in Italia.Nel pomeriggio, sosta a Spoleto per la visita della Rocca Albornoziana. La costruzione dell’imponen-te struttura difensiva, affidata nel 1353 dal papa Innocenzo IV al cardinale Albornoz, fu voluta per rafforzare e difendere le terre della Chiesa. Ben restaurata e ricca di affreschi, la rocca è stata apprezzata da tutti noi per la sua grandiosità, per la sua stessa posizione da cui si ha la possibilità di spaziare sull’intero insediamento di Spoleto, città che ci ha offerto altre sorprese con il Duomo, i suoi splendidi palazzi e le bellissime piazze.Non meno affascinanti le “Fonti del Clitunno” che ci hanno incantato e ristorato dopo la lunga giorna-ta di viaggio. Formate da sorgenti sotterranee, per il loro aspetto straordinariamente suggestivo, le fonti,

fin dall’antichità, ispirarono pittori, poeti e scrittori, tra cui George Byron e Giosuè Carducci che ad esse dedicò una celebre ode. Il giorno successivo la nostra meta è stata Perugia. Con una guida particolarmente preparata, abbiamo apprezzato, tra l’altro, l’architettura e la storia della Rocca Paolina, gli affreschi del Collegio del Cambio e del Duomo, la bellissima Fontana Maggiore di Nicola e Giovanni Pisano e l’ottima cucina. Suggestiva ed elettrizzante la discesa con il mini-metrò, che ci ha portato dal centro della città a Pian di Marziano dove ci aspettava la gentile Presidente della Sezione Umbria, signora Angiola Bellucci. In sua compagnia e con il pullman abbiamo raggiunto Corciano, uno straordinario borgo che ci è rimasto nel cuore con le sue case perfettamente restaurate e l’aria profumata di gelsomini, gerani e surfinie presenti dappertutto. Quanti amministratori dovreb-bero visitare Corciano per imparare come si restaura e valorizza un borgo medievale ricco di storia! Purtroppo è saltata la visita al Castello della Pieve del Vescovo: la caduta di un concio dal portale d’ingresso, avvenuta qualche giorno prima del nostro arrivo, ne ha sconsigliato l’accesso. Peccato perché questo Castello è considerato uno dei monumenti architettonici più significativi del territorio perugino. Fu costruito alla fine del XIV secolo intorno ad un edificio religioso preesistente, testimoniato da un documento del 1206 con il quale papa Innocenzo III trasferiva tale edificio sotto la giurisdizione del vescovo di Perugia. Il successivo spostamento a Magione, però, ci ha consentito di apprezzare la bellezza del Castello dei Cavalieri di Malta, la cui costruzione risale agli anni 1150-1170. Nato come ospizio dei pellegrini che si recavano

Valnerina: Abbazia di San Pietro in Valle. La chiesa, che è rimasta come corpo separato rispetto all’abbazia, è costituita da una navata unica che risale al VII secolo; l’abside è del XII secolo. Vi sono custoditi pregevoli affreschi medievali e rinascimentali di scuola umbra con scene dell’Antico e del Nuovo Testamento.

mOlISE

ATTIVITà DEllE SEZIONI14

a Roma o a Gerusalemme, e che percorrevano la vicina via Francigena che conduceva a Santiago de Compostela, il castello, uno dei più belli dell’Um-bria, è frutto di un rifacimento quattrocentesco attribuito a Fieravante Fieravanti. Questi ampliò un castello precedente incorporando l’antica abbazia del XII sec., residenza dei Templari. Le fasi dei vari ampliamenti sono ancora oggi facilmente leggibili nel gradevole e inconsueto cortile interno.Particolarmente interessante e piacevole è stata la visita de La Goga, un’antica casa padronale a servi-zio dell’azienda agraria della famiglia Mannocchi-Nardi. La dimora ha origini medievali e appartene-va all’Abbazia di Montecorona. Ai primi del ‘700 ne fu proprietaria Lavinia Alessandri Goga da cui la tenuta prende nome. Siamo stati accolti con grande cordialità dai padro-ni di casa, in modo particolare dalla signora Isabella Mannocchi, Vicepresidente della sezione Umbria, e dalle gentili rappresentanti del Consiglio Direttivo. Si tratta di una casa vissuta ed amata dai proprietari che conservano con religiosa cura un patrimonio di grande valore storico e architettonico.Nel giorno successivo è stata di scena la Val Tiberina. Dopo un viaggio che ci ha permesso di ammirare un paesaggio di incomparabile bellez-za, siamo giunti a Città di Castello. Lì abbiamo incontrato la nostra guida la quale ci ha illustrato le caratteristiche dei monumenti della città lungo un percorso pedonale che, attraverso due rampe di

scale mobili, ci ha condotto all’interno della dop-pia cinta difensiva della città. In Piazza Gabriotti abbiamo avuto l’opportunità di ammirare alcuni degli edifici più interessanti della città: il Duomo, il Palazzo comunale, l’ex Palazzo vescovile con la torre civica e così via fino a Palazzo Vitelli alla Cannoniera, residenza gentilizia del XVI sec., oggi sede della Pinacoteca Comunale, ricca di opere di pittori famosi che vanno dal periodo antico agli artisti moderni. Particolarmente interessante la mostra del Signorelli presente in quei giorni nel prestigioso edificio con il celeberrimo Martirio di S. Sebastiano. Cosa dire poi del Castello Bufalini, imponente costruzione che domina il vicino piccolo borgo di San Giustino? La sua edificazione risale al 1480 quando Città di Castello, per contrastare gli attacchi dei nemici, decise di costruire una fortificazione su progetto dell’architetto romano Mariano Savelli sul luogo di un fortilizio preesistente di proprietà della famiglia Dotti. In seguito la famiglia Bufalini fece trasformare dal Vasari il castello medievale in una comoda dimora nobiliare di cui oggi conserva l’impianto. In tutti gli ambienti della restaurata fortificazione sono presenti, oltre agli affreschi, un gran numero di quadri, di mobili, di suppellettili che fanno del castello un raro esempio di nobile dimora giunta fino a noi stupendamente conservata ed arredata. Tra i quadri da ricordare due madonne, una del Pinturicchio, l’altra attribuita ad un artista

San Giustino: Castello Bufalini (sec. XV). Con la sua

possente struttura, caratteriz-zata da torri quadrate dotate

di caditoie per la difesa piombante, rappresenta il

simbolo della città. Realizzato nel medioevo dalla famiglia Dotti di Sansepolcro, venne

radicalmente trasformato dai marchesi Bufalini, nuovi

signori di San Giustino, in sostituzione del distrutto

Castello di Colle, con l’obiet-tivo di migliorare la protezio-ne di Città di Castello, sotto

la cui giurisdizione era il centro abitato.

15ATTIVITà DEllE SEZIONI

della bottega del Signorelli. Bellissimo il giardino all’italiana con il labirinto perfettamente conserva-to, i viali ombreggiati da pergolati, il giardino delle rose e il giardino segreto. In serata ci aspettava una deliziosa cena alla Posta dei Donini, dimora storica situata a San Martino in Campo. Gradevolissima l’accoglienza dei proprietari che ci hanno accom-pagnato nella visita di una struttura magnifica, ricca di storia, eccezionale per la cura con cui è mantenuta e per il romantico parco che la circonda. L’ultimo giorno di permanenza in Umbria ci ha riservato altre piacevoli sorprese: Castiglione del Lago, il principale centro turistico del Lago Trasimeno, cinto da un perimetro murato con tre porte di accesso. In mattinata abbiamo visitato Palazzo Corgna ricco di affreschi rinascimentali e la Rocca del Leone con il suo lungo camminamento coperto e la straordinaria veduta del lago.

La possente costruzione, formata da una cinta muraria poligonale merlata alla guelfa, da quat-tro torri e dal mastio triangolare, ha rappresen-tato per secoli il più importante insediamento militare sulle sponde del Lago Trasimeno. Fu iniziata nel XII secolo sulle rovine di una prece-dente fortificazione distrutta nel 1091 da Enrico IV di Franconia.La successiva sosta nella bellissima Città della Pieve ci ha consentito di ammirare l’Adorazione dei Magi del Perugino nel piccolo Oratorio dei Bianchi; la Cattedrale che conserva due tavole del Perugino; il Museo Civico Diocesano di Santa Maria dei Servi con La Deposizione dalla Croce sempre del Perugino e una raccolta di altre interessanti opere d’arte. Nel pomeriggio ci siamo avviati verso Montegiove per visitare la Scarzuola, ultima tappa prima del nostro rientro a Campobasso. Le origini della Scarzuola, secondo la tradi-zione, risalgono al 1218, quando S. Francesco d’Assisi vi costruì un giaciglio utilizzando una pianta palustre, la scarza (da cui il nome Scarzuola) e vi piantò una rosa e un alloro intorno ai quali sgorgò una fontana. Per ricor-dare l’avvenimento, i Conti di Marsciano vi fecero erigere una chiesa e successivamente un convento. Dopo varie vicissitudini e trasformazioni, l’in-tero complesso, nel 1956, fu acquistato dall’ar-chitetto milanese Tomaso Buzzi, il quale, prima restaurò il convento, poi cominciò a lavorarvi per realizzare la sua “città ideale”, detta appun-to La Buzziana, città fantastica, misteriosa, ma affascinante nella sua composizione architet-tonica concepita come una grande macchina teatrale a sette scene, ricca di simbologie surre-alistiche e di spazi labirintici.

Onorina Perrella Cavaliere

Castiglione del Lago: Il Castello del Leone (XIII sec.).Il centro abitato è posizionato lungo un’importante antica via di comunicazione, tra Arezzo, Chiusi ed Orvieto. Le sue fortificazioni furono più volte distrutte e ricostruite a seguito delle contese nel medioevo, tra Perugia e le città toscane. Venne fondato dai romani col nome di Novum Clusium (Nuova Chiusi), ed è situato sopra un colle che antica-mente, prima che la striscia d’acqua che la separava dalla terraferma venisse riempita, costituiva la quarta isola del lago Trasimeno.

La Scarzuola (detta la città Buzziana) è situata a Montegiove, località agricola appartenente al comune di Montegabbione, provincia di Terni. Venne acquistata nel 1957 dall’architetto Tomaso Buzzi che tra il 1958 ed il 1978, progettò e realizzò alle spalle del convento una complessa scenografia teatrale da lui definita “antologia in pietra”, il cui obiettivo era recuperare le esperienze visive del passato: la Villa Adriana, la Villa d’Este, il Colosseo, il Partenone, il Pantheon, il Tempio di Vesta e Bomarzo.

ATTIVITà DEllE SEZIONI16

prestigio internazionale.La sessione conclusiva del corso (inerente i progetti di riuso) è stata coordinata da Rocco Curto, preside della seconda Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino. Nathalie Dufour, della Soprintendenza per i Beni e le Attività Culturali della Regione Autonoma valle d’Aosta, ha ripercorso la storia del complesso restauro funzionale del castello di Aymavilles e del suo parco, illustrandone anche i passi futuri. La destinazione è la fruizione pub-blica del monumento, come museo ed anche come attrazione per il turismo colto e non solo. Lucetta Levi Momigliano e Francesca Fossati, del Fondo Ambiente Italiano, hanno descritto due diver-si approcci alla conservazione ed alla gestione sostenibile del patrimonio castellano piemontese: quello della Manta, e cioè di un castello rimasto parzialmente in uso all’antica proprietà, e quello di Masino, ovvero di un grande maniero di ascenden-za arduinica totalmente “in uso” – edificio e parco – per visite e manifestazioni pubbliche sempre di alto livello qualitativo. Carla Bartolozzi, docente di Restauro architettonico, ha analizzato con oppor-tune esemplificazioni le problematiche legate alla messa in sicurezza delle strutture castellane desti-nate ad un uso pubblico. Ha concluso il corso (al quale hanno partecipato anche numerosi studenti dell’Università e del Politecnico) Francesco Novelli, docente di Restauro architettonico e ambientale. Il suo intervento ha interessato una realtà pochis-simo conosciuta ma tutt’altro che irrilevante del panorama castellano piemontese: ben venti edifici, variamente riconducibili alla tipologia in esame, ospitanti altrettante sedi comunali.

Giulio Caligara

pIEmOnTE

IL NUOVO CORSO DI CULTURA CASTELLANA ATORINO.

> Nei giorni 4, 7 e 11 novembre 2011 si è tenuto a Torino, presso la sala conferenze dell’Archi-

vio di Stato in piazza Mollino, il corso di Cultura Castellana organizzato dalla sezione Piemonte – Valle d’Aosta dell’Istituto Italiano dei Castelli dal titolo “Castelli del Piemonte e della Valle d’Aosta. La forma, la funzione, l’uso”. La prima sessione sull’uso dei castelli nella storia s’è aperta con un saluto del nostro Presidente, Alessandro Rosboch, cui ha fatto seguito la breve introduzione di Micaela Viglino Davico, Presidente del Centro Studi sull’architettura militare del Piemonte. Il primo intervento ha visto Francesco Panero, docente di Storia medievale, affrontare l’aspetto funzionale fondamentale delle fortificazioni piemontesi, quello militare, esploran-done anche il rapporto con la difesa della (e nella) città. Immediatamente dopo, la parola è passata ad Enrico Lusso, docente di Storia dell’architettura, il quale, partendo dalle emergenze attuali, ha mostra-to come si possano rinvenire esempi di vere e pro-prie fortificazioni di difesa del territorio agrario, al servizio di soggetti sociali e politici di varia natura. Ha concluso la sessione Claudia Bonardi, docente di Storia dell’architettura, che, con una suggestiva carrellata tra valle d’Aosta e territorio transalpino ha illustrato la tipologia e la distribuzione interna degli spazi nei manieri ormai diventati residenze signorili del Basso Medioevo.La seconda sessione, sugli interventi storicizza-ti, sotto la presidenza di Daniele Lupo Jallà, Coordinatore dei Servizi museali della Città di Torino, è incominciata con la relazione di Elena Dellapiana, docente di Storia dell’architettura, la quale ha ricostruito significato e funzioni originarie di quella spettacolare reinvenzione contemporanea di castello che è il Borgo Medievale di Torino. Enrica Pagella, direttrice di Palazzo Madama, ha poi illustrato storicamente il non facile rapporto che da tempo lega l’antico illustre edificio con il museo civico in esso contenuto. Infine, gli architetti Marida Cravetto e Federica Pagella hanno racconta-to con dovizia di immagini la ardita trasformazione interna del castello di Barolo in museo enologico di

ATTIVITà 2012: VISITE A MATERA, CORIGLIANOD’OTRANTO, MURO LECCESE, CATANIA ESIRACUSA.

> Domenica 29 gennaio si è svolta un’articolata visita a Matera sul discrimine tra arte e architet-

tura: presso il Convicinio di Sant’Antonio, comples-so di quattro mirabili chiese rupestri (Sant’Antonio,

pUGlIA

17ATTIVITà DEllE SEZIONI

San Donato, Sant’Eligio e San Primo), sino alla fine di gennaio era ospitata la mostra d’arte su “Rui Chafes - Entrate per la porta stretta” esposizione di 18 installazioni “site specific” di estremo fascino per il contenuto concettuale e per il contesto. Le opere dell’artista portoghese perfettamente inserite e simili a “objets trouvés”, o ad ignoti attrezzi della civiltà contadina abbandonati, sembravano, da un lato, aver trovato pace all’interno dei luoghi, pre-senze inquiete in luoghi sacri, e, dall’altro, essere ancora anime vaganti. In ogni caso, il dato saliente è che le opere di certo hanno favorito il dialogo fra spazio e architettura del luogo, anti-sculture in una scultura realizzata “per via di levare” con gran-dissima capacità progettuale. L’esposizione, orga-nizzata da Ambasciata e Consolato di Portogallo con il Comune e la Provincia di Matera, curata da Giacomo Zaza e illustrataci da Fausta Bollettieri, aveva un’appendice all’aperto, nel Parco della Murgia Materana, con altre installazioni dialoganti con l’aspro paesaggio, ancora sculture in un’im-mensa scultura naturale.Dopo la conferenza del 14 marzo presso la sala multimediale del castello Svevo di Bari, che ha visto come relatrice la prof.sa Enrica Di Ciommo De Bellis sul tema “Europa, un bivio tra passato e futuro”, la prima escursione castellana si è svolta, domenica 25 marzo, nel basso Salento con visite a Corigliano d’Otranto e Muro Leccese, cuore della Grecìa salen-tina: dell’originaria cinta muraria di Corigliano, sito di origini messapiche e cardine della centuriazione romana, oggi resta lo splendido castello e l’unica Porta Sud con un breve tratto di cortina. Il primo documento certo è la concessione del 1192 in feudo a Pietro Indino da parte del re normanno Tancredi d’Altavilla: nel 1465 l’acquisto da parte della famiglia de’ Monti coincide con i più rilevanti interventi urbani, con l’ampliamento del circuito murario e del castello dall’originario manufatto medievale dal 1514 in poi. Quest’ultimo, ancora circondato da fossato, è una tipica architettura di transizione caratterizzata dal volume quadrangola-re e dalle quattro torri a base circolare con troniere e tre livelli di fuoco, analoga ai modelli di Otranto e Taranto, intitolate ad altrettanti Santi protettori. La base leggermente scarpata è collegata al paramento verticale da un redondone a sezione semicircolare riscontrato dal coronamento a beccatelli che sostie-ne il leggero aggetto dell’attico; lo stesso fregio a beccatelli è presente anche sui prospetti del manu-fatto, ma a quota variata immediatamente sopra il toro e sul coronamento dei prospetti laterali, diventando cornice a mensole nell’impaginato del prospetto principale, terminato nel 1667 dal nuovo

feudatario Francesco Trane: è questo il segno della modifica tipologica da castello a palazzo con rea-lizzazione di grandi finestre, sormontate da fregi a voluta e busti di condottieri del passato, intervallate da statue allegoriche.Il coronamento è realizzato con una balaustra pie-na, aggettante su mensole, con fori quadrilobati e decorazioni vegetali: il corpo centrale, in leggero risalto, è ulteriormente segnato dal ricco balcone con l’arme e sculture antropo – zoomorfe, molto simili alle decorazioni di S. Croce a Lecce; inutile rimarcare che il tutto è realizzato con la splendida dorata pietra leccese, vera koinè tecnologica di que-sta regione. Di rilievo ci sono la Porta sud, centinata e con profilo a risalto decorato con l’arme dei de’ Monti tra due vittorie alate, e l’Arco Lucchetti del 1497, posto sull’ingresso del corte del caseggiato di mastro Nicola Robi, artefice dello stesso con profilo ribassato e decorazioni vegetali medievali.È stata, quindi, la volta di Muro Leccese che deve il nome agli attuali resti della fortificazione messa-pica del VI sec. a.C. realizzata in blocchi squadrati tufacei a 3 circuiti concentrici, la più esterna origi-nariamente lunga 4 km e posta a delimitare la chora delle città/stato preclassiche; la prima attestazione documentaria è del 1156 con la concessione del feudo da parte di Ruggero d’Altavilla ad Alessandro Gothi, cui subentrò in età angioina la casata dei marchesi de’ Monti, feudataria di Corigliano. Del circuito urbano resta un tratto lungo circa 800 mt, che include la Porta nord, oltre ad altri brani più ridotti, tutti riferibili al giro più esterno largo 3,60 mt: i due circuiti interni avevano larghezza variabile fra i 5 ed i 3 metri. All’interno della città l’ampia piazza del Popolo ha due lati delimitati dal-le principali architetture: la barocca chiesa matrice dell’Annunziata (1680-93), a tre ordini sovrapposti

Il prospetto principale del castello di Corigliano d’Otranto: si noti il contrasto tra l’impianto originario difensivo della “Transizione” e la trasformazione in residenza, risalente alla seconda metà del XVII secolo.

ATTIVITà DEllE SEZIONI18

collegati da archi inflessi, e il palazzo del Principe, con prospetto ortogonale alla prima, terminato nel 1546 su preesistenza medievale della quale resta il fossato a nord: il prospetto è caratterizzato da alte arcate che, al primo ordine, inquadrano finestre rinascimentali e, al livello terreno, sostengono la lunga balconata aggettante con balaustri sagomati. Il cortile interno, caratterizzato come palinsesto architettonico dai resti delle fabbriche preesistenti, ospita nelle stalle il Museo del Borgo e, al piano nobile accessibile da ampia scalinata seicentesca, gli appartamenti del feudatario.Dopo l’assemblea annuale dei soci del 17 aprile, è stato possibile visi-tare la mostra su “La Gipsoteca del castello di Bari dal cinquantenario dell’unità d’Italia alla riapertu-ra” con la guida della dott.sa Annamaria Lorusso, direttrice del castello nonché vicepresidente della sezione Puglia dell’Istituto: i calchi in gesso con-servati all’interno sono la fedele riproduzione degli apparati decorativi medievali pugliesi intesi, in coe-renza con il periodo eclettico della sua fondazione, come caratteri identificativi di una terra; in ogni caso restano un ottimo strumento di studio de visu in un unico luogo, in alternativa all’osservazione degli originali sparsi per la regione. Ultima tappa del 1° semestre è stato il viaggio di studi a Catania e Siracusa (27 aprile/1 maggio): sabato 28 la visita ha interessato la città etnea, dominata da un vulcano ancora innevato, con i principali edifici a valenza storico-architettonica (cattedrale di S. Agata, anfiteatro romano e Castello Ursino); la sera i soci sono stati gentilmente ospitati dal Presidente nazionale Giovanni Ventimiglia di Monteforte presso il Palazzo Biscari per una cena con musica, a conferma dell’ospitalità che contrad-distingue il carattere dei Siciliani. Il giorno dopo è stata la volta di Siracusa con una completa visita dell’isola Ortigia, con il duomo di S. Lucia, realizzato su un tempio greco del quale resta-

no le colonne del peristilio incastonate nelle pareti laterali, il tempio di Apollo ed il castello Maniace. Quindi l’itinerario è proseguito a Noto, capitale riconosciuta del barocco siciliano. In seguito, prima del rientro a Bari, il giro ha interessato la Riviera dei Ciclopi con Acireale, Acitrezza e, soprattutto, Taormina con lo splendido teatro greco affacciato sull’Etna. Entreremo in dettaglio su questo viaggio nel prossimo numero.

Gaetano Cataldo

VISITE DI STUDIO: BONORVA-REBECCU,PAULILATINO,SERUCI,MOGORO,SILIUS.

> All’intensa attività di conferenze, tavole roton-de e seminari, tra i quali ricordiamo: “Cagliari,

da città piazzaforte a città borghese” del prof. arch. Franco Masala; “Fortificazioni e strutture militari di Buon Cammino e Castello di Cagliari” dell’Ecc. dott. Mauro Rosella; il ciclo di conferenze su: “Cagliari piazzaforte sul mare”, con gli interventi “Navi della repubblica di Venezia in porto nel ‘700” del dott. Paolo Cau, “La città del sale” del prof. Stefano Pira, “Mercenari e marinai” del dott. Roberto Porrà, “La pesca” del prof. Giuseppe Doneddu; la interessan-tissima giornata di studio su “Torri costiere: storia, restauri, prospettive di valorizzazione”, che ha coin-volto numerosi studiosi del CNR-ISEM, dell’Università di Cagliari, della Soprintendenza BAPPSAE, e Regione Autonoma della Sardegna - Conservatoria delle Coste, si aggiungono numerose visite di studio svolte nelle domeniche dal maggio 2011 al maggio 2012 in diversi centri della Sardegna. Il 7 maggio 2011 un consi-stente numero di soci e ospiti ha raggiunto Bonorva, importante centro della provincia di Sassari, e il vicino borgo medioevale di “Rebeccu”, con visita alle emergenze monumentali della zona, come le domus de janas (case di fate) e architetture rupestri di S. Andrea Priu, la fonte sacra di “Su Lumarzu”, la chiesa roma-nica di S. Lorenzo, l’antico sito di San Simeone, ecc. Centro agro-pastorale, Bonorva è situato nelle pendici dell’altopiano di Campeda, a circa un chilometro dalla SS 131. Nonostante le numerose e dotte dissertazioni, non si ha alcuna certezza né sul toponimo né sulla

SArDEGnA

Il palazzo del Principe di Muro Leccese, in piazza

del Popolo, ospita gli uffici comunali, ed è anche

utilizzato come spazio per eventi culturali. È sede

inoltre di un museo dove sono esposti reperti di

origine medievale ed altri provenienti dall’antica città

messapica.

19ATTIVITà DEllE SEZIONI

data di nascita di questo insediamento. Il riferimento più antico della sua esistenza certa lo ritroviamo nel condaghe di San Nicola di Trullas ed è relativo a una donazione che nel 1153 tal Pietro della famiglia Athen fece al monastero. Un’altra citazione la ritroviamo nel Codice di San Pietro di Sorres del 1423; nessun altro documento significativo è stato ritrovato in questo ampio lasso di tempo: circa trecento anni. Nonostante ciò si può affermare che il centro di Bonorva, seppur piccolo e accidentato, ha avuto una grande impor-tanza strategico militare, dato che nel suo territorio si sono svolte diverse battaglie; ricordiamo quella di “Aidu ‘e Turdu” (varco del tordo) del 1347, fra i Doria e gli Aragonesi, con la sconfitta di questi ultimi. Un’altra data significativa è quella del 1480, anno in cui Re Ferdinando d’Aragona concede in feudo Bonorva allo zio materno Don Enrico Enriquez. Ritroviamo poi Bonorva nel 1507 come titolo onori-fico di don Jaime Amat (vicerè interino dei domina-tori Spagnoli) marchese “de Villarios y Condado de Bonorva”. Siamo nel pieno periodo della dominazione spagnola in Sardegna; di questa epoca rimangono la denominazione dei rioni (carrelas) e la tipologia urba-nistica degli stessi, raccolti a corte intorno alla casa padronale. E’ nel XVII secolo che Bonorva raggiunge la massima espansione, quando vi confluiscono le popolazioni di Trechiddo e di San Simeone. Il primo sito, secondo la tradizione, viene abbandonato a cau-sa di uno scellerato delitto, inaccettabile sacrilegio, l’uccisione del parroco durante la celebrazione della messa, verso la seconda metà del 1600; il secondo, nello stesso periodo, a causa della insalubrità e della scarsa protezione del luogo: la sommità nord dell’al-topiano di Campeda. Rebeccu è un piccolo centro medioevale, a pochi chilometri da Bonorva, di cui oggi è frazione. Non si conoscono documenti sulle sue ori-gini, ma sappiamo che in prossimità di questo centro esistevano due dislocazioni umane: la Villa di Addes, capoluogo della Curatoria chiamata successivamente Costa de Addes, e il nucleo religioso di San Pietro di Monticleta, tenuto da adepti dei Camaldolesi di Trullas (nei pressi di Semestene). Il paese può fregiarsi di discendenza romana, come attestano i resti de “sas presones romanas” (le prigioni romane) e la strada romana Cagliari –Olbia (Terranova). Intorno al 1250 Rebeccu viene aggregato, seguendo le stesse sorti di Bonorva, al giudicato di Arborea. In una collinetta vicino a Rebeccu sorge la chiesetta di San Lorenzo, un bell’esempio di romanico-toscano. Nelle stesse vicinanze si trova la bella fontana nuragica di “Su Lumarzu”, un vero gioiello di costruzione preistorica, che si accosta al tipo delle fontane sacre, diffuse in tutta l’isola. Poco più avanti di Rebeccu, nella vallata di Santa Lucia, sulla strada che porta a Foresta Burgos,

sorge il grande complesso di Sant’Andrea Priu, forma-to da una ventina di tombe di età nuragica. Si tratta di un complesso unico per bellezza e importanza, in par-ticolare si ricorda la tomba a camera e quella adibita a chiesa di S. Andrea: tutti ambienti scavati nella roccia. Ciascun ipogeo consta di più vani collegati tra loro secondo schemi differenti. Questa necropoli è posta al centro della cosiddetta “Valle dei Nuraghi” ed è poco distante dalla reggia nuragica di “Santu Antine” (S. Costantino), dalle tombe dei giganti di Monte Cujaru e da molti altri monumenti dello stesso periodo.Il 30 ottobre 2011 la visita a Paulilatino (OR), ha compreso tra le tappe due siti nuragici di notevole importanza: il pozzo sacro di S. Cristina ed il nuraghe Losa. Interamente costruito in roccia basaltica il nura-ghe Losa presenta un possente maschio centrale e un bastione trilobato circondati da un ampio antemurale e da un villaggio dello stesso periodo. Villaggio e complesso nuragico sono circondati da un’unica cinta muraria che segue un andamento pressoché ellittico. “Nel pozzo di S. Cristina splende veramente la Magistra Barbaritas” ha scritto Giovanni Lilliu, acca-demico, insuperato studioso di nuraghi e della civiltà nuragica, scomparso di recente. Colpisce immediata-mente e affascina la “straordinaria perfezione della muratura, la sobrietà del progetto, la precisione geometrica dell’insieme e la sua estrema eleganza. Enormemente intriganti sono le linee orizzontali for-mate da filari di pietra in cui ciascuna di esse è posata leggermente arretrata rispetto al filare inferiore… tutti i filari hanno la stessa altezza ad eccezione di uno collocato a metà altezza della cupola…”. Da qui l’in-teresse di Arnold Lebeuf (“Il pozzo di Santa Cristina, un osservatorio lunare”) che ha individuato nel pozzo di S.Cristina lo strumento scientifico per misurare le altezze della luna nel suo passaggio al meridiano.Il 13 novembre 2011 e il 25 marzo 2012 le visite

Visita a Paulilatino (Oristano): un nuraghe del complesso archeo-logico “Santa Cristina”. Il territorio di Paulilatino fu abitato sin dal periodo prenuragico, e continuò ad essere frequentato soprattutto nell’età nura-gica e anche nel periodo punico e romano, ma è dell’età nuragica che rimangono importanti testimonianze: nel suo territorio infatti vi sono sparsi più di cento nura-ghi, oltre allo straordinario sito di Santa Cristina, che testimoniano la frequenta-zione di Paulilatino anche nell’antichità. nel medio-evo Paulilatino fece parte del Giudicato d’Arborea e successivamente fu invaso dagli aragonesi. Nel 1417 il centro abitato fu incluso nell’esteso feudo dato in concessione a Giovanni Corbera. Nel 1426 passò al marchese di Oristano.

ATTIVITà DEllE SEZIONI20

più utilizzato. Lo scavo e il restauro hanno consentito di recuperare gran parte della struttura e confermar-ne le vicende. La planimetria generale presenta una sagoma irregolarmente trapezoidale, con uno dei lati minori caratterizzato da una torre semicircolare che si addossa alle mura; l’altro lato corto, sul quale si apre il portale di ingresso, è evidenziato da una torre qua-drangolare sviluppata interamente verso l’interno del complesso. Adagiato su una sella naturale, l’edificio appoggia tutte le sue murature sulla roccia affiorante sfruttandone i diversi livelli con pieni e vuoti, che definiscono la complicata configurazione altimetrica dell’intero complesso.

Michele Pintus

hanno interessato due importanti complessi nuragici, resi visitabili grazie a recenti campagne di scavo e di restauro: Seruci, nei pressi di Gonnesa, e Cuccurada in territorio di Mogoro. Si tratta di nuraghi costituiti sostanzialmente da un maschio contornato da torri bastionate. A Seruci è presente anche il villaggio, com-posto da oltre cento capanne e da almeno tre tombe dei giganti. Già da tempo la Sezione Sardegna ha este-so ai nuraghi i suoi interessi in quanto identificabili in grandiose opere fortificate. Non è ancora certo l’uso di queste possenti strutture, ma di certo la loro conserva-zione per oltre 3000 anni indica eccezionali tecniche costruttive ed architettoniche di una civiltà evoluta e di riferimento per tutto il bacino del Mediterraneo. La visita al Castello di Silius, del 22 aprile, ha consentito di verificare lo stato di conservazione e visibilità di ciò che l’Amministrazione Comunale di Silius (nostro socio) ha saputo recuperare dell’antico Castello di Sassai (o Orguglioso): un brillante intervento condotto in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle provincie di Cagliari e Oristano. La storia di questo castello si inserisce pienamente nelle vicende del medioevo sardo e quindi nella storia dei Regni Giudicali che per diversi secoli hanno governa-to la Sardegna. L’attestazione più antica del castello risale al 1265 ed è contenuta in un trattato di pace con il quale il sovrano di Arborea Mariano II lo offre insieme ad altri castelli al Comune di Pisa, che lo con-serva fino alla conquista della Sardegna da parte della Corona di Aragona dopo il 1323. Lo ritroviamo raffi-gurato nell’inventario catalano-aragonese del 1358 in evidente stato di decadimento e, come sappiamo, non

ATTIVITàGIUGNO–DICEMBRE2011.

> L’attività della sezione Sicilia é stata rivolta alla scoperta della Val Demone: a giugno, visi-

ta al Castello di Roccavaldina ed all’antica Farmacia risalente al 1628 contenente al suo interno una ricchissima collezione di vasi farmaceutici in cera-mica disposti su scansie in legno; quindi al Castello di Roccalumera, il cui toponimo deriva da Roccae Alumeriae, per la presenza di importanti miniere di Allume, e Spadafora e breve sosta nel giardino della Delegata. Particolarmente interessante il castello di Spadafora, che sorge all’interno del centro abitato, originariamente costituito da una torre difensiva e successivamente ampliato nel corso dei secoli fino ad assumere la configurazione bastionata con postazioni per armi da fuoco in casamatta ed a cielo scoperto. A settembre, visita al Castello di Milazzo, con la presti-giosa guida del professore Cono Pietro Terranova e nel pomeriggio, visita al Castello di Santa Lucia e al Duomo del paese. Nel mese di ottobre il giornalista Gian Antonio Stella ha presentato, con successo, il libro “Vandali. Assalto alle bellezze d’Italia” a Catania, con il supporto del Forum dell’Ambiente, ed a Messina presso l’Istituto Scolastico Iaci e la libreria “Pickwich”. Da ricordare la bellissima visita a Siracusa: “Siracusa cristiana e pagana” che ha compreso la visita di Castello Eurialo, la navigazione del Ciane, la visita alle Catacombe e al Museo “Paolo Orsi”. Nei mesi

Visita di studio al castello di Sassai presso Silius (Cagliari): la torre qua-

drata in corrispondenza dell’ingresso. Il castello

di Sassai, noto anche come “l’Orguglioso”,

si estende nella parte meridionale dell’altopiano

del Gerrei ed è situato a Nord-Est di Silius, da cui dista poco più di tre

km. Intorno alla metà XIV secolo, nel corso

della guerra contro gli Aragonesi, fu attaccato

dai sostenitori di Mariano d’Arborea. Ricostruito

dagli Aragonesi, fino a pochi anni fa il castello

era costituito da un ammasso di rovine;

attualmente buona parte di esso è stata riportata

alla luce da vari inter-venti di scavo consotti dalla Soprintendenza

Archeologica.

SICILIA

21ATTIVITà DEllE SEZIONI

successivi sia la conferenza dell’ esperto di Armi anti-che, Umberto Di Marco, sia la presentazione del libro dell’arch. Alessandro Gaeta hanno fatto registrare una folta partecipazione di soci.

Micaela Marullo Stagno d’Alcontres

ATTIVITàDELEGAZIONEGIOVANISEZIONESICILIA.

> Quest’ultimo anno è stato caratterizzato da una intensa attività svolta dalla Delegazione

Giovani regionale. Oltre ai consueti incontri presso la sede di via Etnea il sabato mattina con i giovani studenti che si vogliono associare all’Istituto, sono state realizzate due importanti iniziative. Nel mese di maggio è stata attivata la convenzione di tiroci-nio di formazione fra il nostro Istituto e l’Univer-sità di Catania, fortemente promossa dalla Dott.ssa Mirella Spoto Puleo e dalla Prof.ssa Maria Vittoria D’Amico, è stata firmata dal nostro Presidente Dr. Filippo Cosentino e dal Magnifico Rettore Prof. Antonino Recca. Gli Stage, che si svolgeranno presso la nostra sede, hanno il fine di avvicinare sempre di più gli studenti agli scopi che si prefigge il nostro Istituto e cioè lo studio storico archeolo-gico dei castelli e dei luoghi fortificati e la sensi-bilizzazione scientifica. A settembre si è svolta nel Comune di Campofelice di Roccella l’inaugurazione della “Torre Roccella” con la giornata di studi che ha visto la partecipazione del prof. Maurici e della prof.ssa Cedrini, e la mostra temporanea della tesi di laurea della nostra giovane socia Arch. Francesca D’Angelo.

Alberto Di Gaetano

CONFERENZE PRESSO LA BIBLIOTECA DI SANGIOVANNINO DEGLI SCOLOPI, GIà DELL’OSSER-VATORIOXIMENIANODIFIRENZE.

> Il 20 ottobre 2011 Mario Calamia, già Professore Ordinario di Campi Elettromagnetici

presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Firenze e “Project Scientist” del programma di Osservazione della Terra “SIR-C/X-SAR” proposto

e gestito dalle Agenzie Spaziali di Italia, Germania e Stati Uniti, ha piacevolmente sorpreso i soci con una interessantissima conferenza sul tema: “Col satellite alla scoperta di città, mura e templi”. Il relatore ha iniziato motivando le ragioni che lo hanno spinto a suggerire una conversazione di questo tipo, focalizzando il problema del come si cerca di carpire informazioni sul nostro passa-to esaminando quello che è arrivato fino a noi. Questa ricerca può riguardare la struttura di ruderi dai quali risalire a castelli, fortilizi militari, dimore nobiliari e quant’altro; può riguardare la loro col-locazione storica attraverso il riconoscimento dello stile di affreschi, di pitture a volte malamente arri-vate a noi; può riguardare l’esplorazione di pareti ricoperte da più strati di pitture. Questa ricerca è oggi fortemente agevolata dal sistematico uso delle più avanzate tecnologie. Ma c’è un altro tipo di ricerca che ha tratto vigore dall’uso sistematico delle nuove tecnologie, e riguarda il campo archeo-logico, meglio la individuazione di siti archeologici, la cui esistenza arriva a noi attraverso leggende e storie spesso fantasiose. Il satellite ha dimostrato una grande versatilità in questo tipo di ricerca, perché, con la possibilità di osservare dall’alto, si è dimostrato il mezzo ideale. Fino al 1978, gli stru-menti posti sul satellite per “Osservare la Terra” dal-lo Spazio erano gli Strumenti Ottici, cioè strumenti capaci di integrare le capacità dell’organo visivo di cui l’uomo è dotato, ossia l’occhio. Nel 1978 avven-ne una grande svolta: per la prima volta venne mes-so in orbita un Radar per osservare la Terra dallo Spazio. Gli Strumenti Ottici sono “passivi”, cioè per vedere hanno bisogno che l’oggetto sia illuminato da una sorgente esterna, nel caso di interesse, il Sole, e l’immagine che si riceve è condizionata dalla posizione relativa del Sole e dell’oggetto da vedere. In mancanza del Sole (di notte) o in presenza di nuvole, la visione non è possibile. Sulla meridiana di casa mia, in campagna, c’è scritto: “Sine sole sileo”. Attenzione però: gli Strumenti Ottici servo-no ancora, perché, in molte applicazioni bisogna vedere proprio le nuvole e gli altri eventi atmosfe-rici. I satelliti meteorologici sono basati sull’uso di strumenti ottici. Il Radar, invece, è uno strumento “attivo”, cioè “illumina” la scena da “vedere” con una propria sorgente elettromagnetica ed attende l’informazione di ritorno dalla scena illuminata. Non ha bisogno del Sole, i segnali emessi passano attraverso le nuvole e quindi non ha le limitazioni tipiche della visione ottica. Su questo concetto si fondano le tre Missioni di Osservazione della Terra dallo Spazio, di cui il Calamia è stato attore diretto come Project Scientist cioè l’elemento di collega-

TOSCANA

ATTIVITà DEllE SEZIONI22

fu ottenuta inoltre grazie a strategie che seppero sfruttare al meglio le varie situazioni, nonostante il soverchiante numero dei mussulmani, ma al caro prezzo di un gran numero di morti da entrambe le parti.

Mario Calamia e Nicoletta Maioli

mento tra la Missione operativa alla quale il pro-gramma si riferisce e il mondo scientifico che utiliz-za i dati raccolti dagli strumenti portati dal satellite. Sono state tre missioni, due nel 1994 e la terza nel 2000, che hanno consentito di accreditare l’osservazione della Terra dallo Spazio anche con strumenti radar e che hanno raccolto una quan-tità enorme di dati, trasformati in immagini di grandissimo interesse scientifico e divulgativo. Interessanti le considerazioni sulle tecniche utiliz-zate per passare dai dati radar alle immagini dette in falsi colori e alle immagini tridimensionali di grande efficacia. Le immagini mostrate si riferivano ai siti di: Città di Antinoupolis (Egitto), l’oasi di Saf-Saf (sud Egitto), l’antica fortezza di Ubar (Penisola arabica), i templi di Angkor (Cambogia), la grande muraglia cinese, compresa una prima muraglia ormai sepolta. La proiezione della partenza dello Shuttle con a bordo tutta la strumentazione radar ha consentito di vivere momenti di grande interesse spettacolare. Il filmato ha mostrato anche l’esten-sione, nello spazio, di un braccio di 60 metri uti-lizzato nella terza missione per ottenere immagini tridimensionali.Il 26 gennaio 2012 il dott. Niccolò Capponi ha tenu-to un’interessante conferenza dal titolo: “Lepanto oltre il mito” per illustrare il contenuto del suo libro: “Lepanto 1571 La Lega Santa contro l’Impero ottomano”. Il brillante storico ha piacevolmente intrattenuto gli intervenuti sulla famosa battaglia navale precisando prima di tutto che il luogo dove è stata combattuta non era Lepanto, ma lo specchio di mare in prossimità delle isole Curzolari. L’autore, inoltre, ha dimostrato di essere un profondo cono-scitore della storia dell’Impero Ottomano che, in quel periodo, si intreccia con quella degli Stati europei determinando una complessa situazione politica. Leggendo il suo libro, denso di infor-mazioni estremamente circostanziate, ci si rende conto di come si sia arrivati a combattere quella battaglia, dopo lunghissime ed estenuanti trattative diplomatiche e dopo intrigate e spesso “occulte” strategie politiche. Inoltre la sua opera contiene la descrizione delle tecniche di cantieristica navale e le caratteristiche tecnologiche dei pezzi di artiglieria in uso in quel periodo. Fra queste bisogna ricordare la geniale invenzione dei veneziani che, grazie alle loro approfondite conoscenze in materia di tecnica navale, riutilizzarono vecchie navi da trasporto, le “galeasse”, trasformandole e armandole con numerosi pezzi di artiglieria. Furono proprio queste navi che, seminando morte al primo impatto fra gli ottomani, ebbero il peso determinante sull’esito favorevole della battaglia. La vittoria dei cristiani,

UMBRIA

LE LANGhE, SALUZZO, LA SICILIA OCCIDENTALE,ANCONA,ROMA.

> “Le Langhe e l’antico cuore del marchesato di Saluzzo” è il tema dell’itinerario che si è svolto

dal 16 al 18 settembre 2011. “Leit leit” è il motto dei Saluzzo Motta che accompagna l’affresco della fontana della giovinezza, “leit leit”, adagio, adagio. La Presidente, Angiola Bellucci, ha pensato di far visitare l’azienda Monfalletto della famiglia Cordero di Montezemolo a La Morra, durante una partico-lare visita alle Langhe ed ai castelli del territorio di Saluzzo. Tutti abbiamo celebrato i 150 anni dell’Uni-tà; così, i soci della sezione Umbria si sono recati in Piemonte, a Saluzzo, patria di Silvio Pellico e luogo della memoria del marchese D’Azeglio, che, nei suoi Ricordi rievoca con animo da artista i colori sugge-stivi del paesaggio della sua infanzia, a Lagnasco.A Saluzzo, città che ha conservato l’aspetto medieva-le, adagiata su un declivio collinare, cui fa da sfondo il Monviso, si rincorrono nel romantico paesaggio abbazie e castelli. L’Abbazia di Staffarda, poderoso complesso medioevale, fondato nel XII secolo dai monaci Cistercensi è situata in aperta campagna, circondata da un villaggio rustico, antico, interessan-te. L’edificio religioso comprende la Chiesa che, nel suo interno presenta un pulpito ligneo in stile gotico del Quattrocento, e il campanile, edificato nel 1250. Sulle colline della provincia di Cuneo, in prossimità di Saluzzo, i soci hanno visitato il Castello e la Chiesa della Manta. La Manta è un castello misterioso e affascinante, con sale decorate da splendidi affreschi, ritenuti fra i più importanti d’Europa. E’ una fortezza medievale, trasformata nei secoli in palazzo signorile dalla famiglia dei Saluzzo della Manta, che ne man-tenne la proprietà per oltre quattrocento anni. Molta parte della storia del Piemonte è legata ai Castelli, come confermano i Castelli Tapparelli d’Azeglio

23ATTIVITà DEllE SEZIONI

Lagnasco, il complesso architettonico che ingloba tre edifici, noti come il Castello di Levante, di Mezzo e di Ponente, chiamati così per la loro posizione. La visita si è svolta tra gli elementi medievali del Castello di Levante e gli elementi cinquecenteschi del Castello di Ponente, quali le sale delle dame e quella della Giustizia, utilizzata come tribunale. Le cantine sono preziosamente decorate ed esaltano i pregi del “nettare de gli dei”. La visita alla città di Saluzzo, una delle più suggestive del Piemonte, capitale per quattro secoli di un marchesato indipendente, è stata una sorpresa per le caratteristiche architettoniche e

urbanistiche di varie epoche e per la cinta muraria. Le numerose testimonianze di un glorioso passato, ne confermano il ruolo di città d’arte e di cultura. Nel centro storico si trova la Casa Cavassa, attual-mente Museo Civico, un tempo dimora gentilizia dei Cavassa, vicari generali dei Marchesi. Restaurata alla fine dell’Ottocento da Emanuele Tapparelli d’Azeglio, presenta una sequenza di sale con soffitti lignei dipinti, pareti decorate e arredi in stile e d’e-poca, affreschi e quadri, tra cui “La Madonna della Misericordia”, un capolavoro di Hans Clemer (1499). S’incontra, poi, la Cattedrale Santa Maria Assunta,

Il castello della Manta sorge nell’omonimo comune nei pressi di Saluzzo, in provincia di Cuneo. Tra le numerose sale che lo compongono una riveste particolare importanza per l’affresco in essa contenuto, la Madonna del Latte, raffi-gurante la Vergine Maria mentre allatta Gesù. Oggi il castello è gestito dal FAI che lo utilizza per attività culturali.

Casa Cavassa costituisce un interessante esempio di dimora nobiliare rina-scimentale. La struttura, che risale al XV secolo, fu residenza dei Marchesi di Saluzzo; nella seconda metà del Quattrocento Ludovico II la donò al Vicario Generale Galeazzo Cavassa.

ATTIVITà DEllE SEZIONI24

edificata tra il 1491 e il 1511, per ospitare il seggio vescovile e la chiesa di San Giovanni (XIII e XVI sec.) che, dietro una severa e spoglia facciata, racchiude tesori d’arte, come le splendide navate e l’abside con la Cappella Sepolcrale dei Marchesi. Inoltre, sono interessanti il chiostro quadrato, il refettorio e la sala capitolare, che ospita la Cappella con i monu-menti funebri dei Cavassa. Tra i più antichi castelli delle Langhe c’è il castello di Grizante Cavour, che ha uno stupendo belvedere da cui l’occhio si perde in una verde visione di vigneti. L’edificio, a pianta quadrilatera con un’alta torre, risale al 1200. Rispetto agli altri castelli della regione, si caratterizza per l’intrecciarsi della sua storia con la storia del grande statista Camillo Benso di Cavour. L’illustre protago-nista dell’Unità d’Italia, liberista in economia, che concepiva la politica come ordinato sviluppo di una società, fu proprietario di questo castello dove sog-giornò tra il 1832 e il 1849, periodo in cui fu Sindaco del Comune di Grinzane. Qui il Conte si occupò di innovazioni nel settore agricolo e nella vinificazione; a lui si devono interessanti scoperte anche nel campo della viticoltura. L’aspetto attuale del Castello si deve ai restauri del 1961 da parte della Sovrintendenza ai Monumenti, in occasione del primo centenario d’Ita-lia. Qui c’è l’Enoteca Regionale Piemontese Cavour. L’itinerario di studio si è concluso con la visita alle più storiche e dinamiche realtà della zona del Barolo, la Tenuta Monfalletto dei Cordero di Montezemolo a La Morra, nel cuore delle Langhe, appartenuta oltre sei secoli alla nobile famiglia Falletti ed ora di proprietà di Giovanni Cordero di Montezemolo e figli. I numerosi soci che hanno visitato i castelli piemontesi, hanno anche salutato l’estate tra i pam-pini delle Langhe e le vie di Saluzzo, dove la Storia ha sedimentato le sue memorie. I Castelli legati alla storia piemontese e di “una stirpe di principi, serrata in mezzo a potenti ambiziosi regni, che aveva difeso per secoli le frontiere del suo Paese, ora combat-tendo in campo aperto, ora con le arti di un’astuta diplomazia e con tendenza verso l’Italia sempre più manifesta, divenendo infine il suo pensiero domi-nante” (Treitschke). Un breve viaggio nella Sicilia Occidentale (19-22 ottobre) ha portato molti soci sulle strade ricche di storia, strade che hanno visto il passaggio di mer-canti fenici e greci, soldati romani, conquistatori arabi, cavalieri normanni e audaci garibaldini. La Sicilia è mito e nostalgia, passeggiate epiche nel panorama intessuto di orgoglio delle città del mon-do di Vittorini e le donne sensuali e intraprendenti di Brancati, di Patti e di Mazzaglia. Una regione che da tempo annovera luoghi comuni e fantasie ancestrali, rivisitata con amore da alcuni soci della

sezione Umbria nel viaggio in una terra che regala i suoi ori ai visitatori che la percorrono, immergen-dosi in una atmosfera senza tempo. Trapani, città dal disegno elegante e dalle splendide architetture barocche, in pietra chiara e dalla forte impronta araba, ha l’interessante Museo Pepoli che illustra, insieme alle collezioni di pittura e di scultura, la storia delle arti figurative del territorio, soprattutto nel settore delle opere in corallo, in maiolica, degli ori, degli argenti e della scultura presepiale. Il centro storico è un vero salotto, un susseguirsi di palazzi e chiese: la Cattedrale, il Palazzo Riccio di Morana, il Palazzo San Rocco, il Palazzo Lucatelli, la Chiesa del Collegio. Marsala, posta all’estremità Occidentale della Sicilia, è famosa per essere il maggior centro di produzione vinicola dell’Isola e luogo del celebre vino. Ha antichissime origini, mille dominazioni, tante leggende. I Fenici la chiamavano Lilybeo, gli arabi Marsa Ali, porto di Ali. La città ebbe come que-store in epoca romana Cicerone, tra il 76 e il 75 a.C., che la definì “splendidissima urbs”. Erice Normanna, è una borgata “medioevale irta di torri”, un tempo dominata dal più famoso tempio della dea Venere come ha scritto Roger Peyrefitte (1952). A Mozia, piccola isola che conserva le rovine della città feni-cia, con luoghi tra alti di mura con torri e porte e una necropoli che ha rivelato monili, armi, monete e ter-recotte, i visitatori, “pellegrini della bellezza”, hanno avuto la possibilità di vedere la vecchia residenza inglese, il Museo e la famosa statua del “Giovane di Mozia”, scoperta nel 1979.Mazara del Vallo, antico sito fenicio alla foce del fiume Mazaro, è un importante porto-canale, cui deve la ragione della sua origine. I numerosi reperti, monete fenicie, greche e puniche, confermano l’esi-stenza di uno scalo fenicio, divenuto tra il IV e V sec. emporio e presidio fortificato dello Stato selinuntino al confine occidentale con il territorio lilibetano. Distrutta Selinunte, venne conquistato da Cartagine e dopo la seconda guerra punica passò ai Romani.Nel IX sec., con la dominazione musulmana, Mazara divenne uno dei principali centri della Sicilia islami-ca. Il centro storico ha la forma di un quadrilatero, come le antiche città romane, chiuso da quattro porte, due ancora esistenti, Porta Mare e Porta Garibaldi, dove nel 1860 Garibaldi iniziò il suo cammino per l’Unità d’Italia. I soci hanno visitato il Museo del Satiro Danzante, chiamato così per il pezzo più prezioso, appunto il Satiro Danzante. Nel museo sono custoditi numerosi reperti, preziose testimonianze archeologiche. Segesta è una storica città fondata dagli Elimi, popolo di cultura e tradi-zione peninsulare, che, secondo la tradizione, è di origine troiana. Nella città di particolare interesse

25ATTIVITà DEllE SEZIONI

sono: il borgo medievale, il tempio in stile dorico e il teatro, in parte scavato nella roccia. Il viaggio ha trovato la conclusione nella visita alle saline, vasche artificiali per l’estrazione del sale, create sulla costa in tempi antichissimi e ancora funzionanti. Dunque, una Sicilia vera e profumata, quella che hanno visto i nostri soci, una Sicilia che costituisce sempre un richiamo magico; il suo è un paesaggio dell’anima in cui è giusto soffermarsi, mentre passano le ore e le stagioni, mentre, piano piano, in una riposante dolcezza, si consuma la vita. Nel novembre 2011 si è svolto il viaggio di studio ad Ancona, che ha accolto i Soci della sezione Umbria con lo splendore dei suoi monumenti. Il più importante edificio religioso citta-dino è la chiesa di San Ciriaco, da cui si può godere un suggestivo panorama. È una delle più interessanti chiese delle Marche, edificata dall’XI al XIII secolo, in forme romaniche con influenze bizantine ed ele-menti gotici. Sempre accompagnati da una guida, i soci hanno visitato la Chiesa di Santa Maria della Piazza, che risale al XIII secolo, costruita su due precedenti chiese dal V al VI sec. L’imponente Chiesa presenta una singolare facciata a più ordini di log-gette gotiche del 1210-25 e un grande, artistico por-tale. Presso la Mole Vanvitelliana, ha suscitato mera-viglia la mostra “Alla mensa del Signore. Capolavori dell’arte europea da Raffaello a Tiepolo”. Il percorso espositivo è formato da 111 opere fra capolavori pittorici, alcuni di dimensioni monumentali, ogget-ti antichi, donativi rari e preziosi. Fra le opere in mostra: “La Carità di Raffaello”, “L’ultima Cena di Luca Signorelli”, l’arazzo con “l’Istituzione della Eucaristia” di Rubens, “L’Ultima Cena di Tiziano”, la “Comunione di Santa Lucia” del Tiepolo. La provin-cia italiana conserva una sua cultura, una sua tradi-zione e il senso dell’arte. Inoltre è stato presentato il libro “Gente d’Umbria: uomini d’arme e di penna”, di una nostra socia, nella sala Goldoni della Università

per stranieri. L’ultima visita di studio del 2011 si è svolta a Roma il 16 dicembre, con palazzo Barberini e le Scuderie del Quirinale. Il palazzo Barberini fu edificato nel 1625 ampliando nelle forme del primo Barocco il precedente edificio della famiglia Sforza, creando una struttura ad H, caratterizzata da uno spettacolare atrio a ninfeo, diaframma fra il loggiato di ingresso e il giardino. L’autore del progetto fu Carlo Maderno, coadiuvato da Francesco Borromini e, dopo la morte del Maderno, passò sotto la dire-zione di Bernini e a lui si devono numerosi parti-colari costruttivi e decorativi, come l’elegante scala elicoidale nell’ala ovest del palazzo. Attualmente il palazzo ospita la Galleria Nazionale d’Arte Antica e l’Istituto Italiano di Numismatica. Successivamente alle Scuderie del Quirinale si è tenuta la visita gui-data alla mostra “Filippino Lippi e Sandro Botticelli nella Firenze del 400” che raccoglie opere preziose e celebri, provenienti da importanti musei del mondo e da collezioni private. Attraverso pale d’altare, tavole, ritratti e disegni, sono messi a confronto i capolavori del maestro e dell’allievo, tra cui “L’apparizione della Vergine a San Bernardo”, “La Madonna Strozzi” della National Gallery di Londra, la botticelliana “Derelitta” della collezione Rospigliosi. Attraverso la lettura delle opere, secondo il curatore della Mostra, si può affermare che la pittura di Filippino, che aveva più fantasia e inventiva del Maestro, non è meno interessante di quella del Botticelli. Filippino visse per un periodo a Spoleto, dove era giunto con il padre Filippo, che lo aveva avuto da Lucrezia Buti, monaca del convento S. Margherita, in Firenze, per lavorare all’abside del Duomo. I due famosi arti-sti, scambiandosi stimoli ed esperienze, portarono innovazioni stilistiche e tecniche, che saranno, poi, percepite in tutta Europa.

Igea Frezza Federici

Il sito archeologico di Mozia (Mothia, Motya), antico insediamento fenicio, situato sull’isola di S. Pantaleo, di fronte alla costa occidentale della Sicilia, tra la terraferma e l’Isola Grande. Le sue fortificazioni sono costituite da una murazione, che si sviluppa intorno a tutta l’isola per circa 2,5 km, alternante tratti realizzati con scheggioni di roccia ad altri con blocchi squadrati di varie dimensioni, frutto di varie fasi costruttive.

RECENSIONE26

Colchide (risalente al radicale accadico pasû, puro, chiaro) fa risalire l’onomastica locale. Attraverso un’incalzante disamina cronologica rievoca il passato di Fasanella e le imprese dei suoi possessori, giungendo a proporre un’ipotesi di restituzione urbanistica del sito focalizza-ta sulla sua emergenza difensiva, il castello. L’architettura - databile al sec. X - è illustrata anche da un rilievo, eseguito contestualmente alla preparazione del testo, che ne evidenzia le strutture superstiti: il rudere del donjon a pianta quadrata, una torre presumibilmente ascrivibile alla seconda metà del XII secolo, una cisterna ed esigui resti dei muri perimetrali dell’edifi-cio e della cinta muraria. Nel saggio Antica Fasanella: documenti e fonti Antonio Luciano Scorza affronta le vicissitudini della famiglia di Fasanella durante la permanenza in area cilenta-na dall’XI al XIII secolo; e irraggia la trattazione sul feudo nell’intorno, sottolineando lo stretto rapporto tra l’originaria Fasanella e gli attuali comuni della valle omonima: Sant’Angelo a Fasanella, Ottati, Bellosguardo, Corleto Monforte, Roscigno - separativisi gradualmente già dagli inizi del sec. XV - sono intesi come puntuali ele-menti di una più estesa continuità socio-politica, per troppo tempo trascurata. L’invito è dunque, sulla scia di una fondamentale attualizzazione delle tematiche analizzate, a progettare un comu-ne recupero della memoria storica che rilanci legami, tradizioni, testimonianze; e all’insegna di questa consonanza secolare da rammagliare a scala territoriale esorta a maturare «un processo di consapevolezza e di riconoscimento reciproco, di saper stare insieme, di progettare insieme, di ritrovarsi insieme ancora una volta, per prosegui-re in una storia futura e comune».

Daniela Petrone

GIANNI PERBELLINI E FLAVIO RODEGhIERO (ACURA DI), CITTà MURATE DEL VENETO, CIERREEDIZIONI,VERONA,2011.

> Una convergenza di istanze politiche e culturali, innervata dalla rivendicazione della peculiarità

storico-artistica del territorio d’origine, sottende il volume Città murate del Veneto a cura di Gianni Perbellini e Flavio Rodeghiero. Articolato in due ampie partizioni sintomatiche di questa duplice valenza, il lavoro ne riflette l’orientamento accor-pando gli atti della Giornata di Studio sull’argomen-to svoltasi a Cittadella (Teatro Sociale, 11 dicembre

ROSALBINODIFASANELLAD’AMOREDIRUFFANO,PASQUALENATELLA,ANTONIOLUCIANOSCORZA–DELL’ANTICAFASANELLA.UNCASTELLOEDUNAFAMIGLIA DAI LONGOBARDI AI GIORNI NOSTRI,FALCOEDITORE,COSENZA2012.

> Un appassionato lavoro archivistico volto a delineare le vicende di un nobile casato e l’or-

gogliosa ricostruzione della storia locale s’intreccia-no nel libro Dell’antica Fasanella. Un castello e una famiglia dai Longobardi ai giorni nostri, che indaga il centro alle falde degli Alburni mediante una com-plementarietà d’intenti: scientificità e divulgazione procedono infatti di pari passo, configurando un approccio denso di riferimenti colti e mai pedante; la ricerca condotta è distillata in un’articolata espo-sizione di documenti e ipotesi tesa a riallacciare il presente alla sedimentazione del passato, per proiet-tarlo in una più organica e consapevole dimensione identitaria a livello collettivo.Il volume - aperto da una presentazione di Fra Franz von Lobstein - è scandito in tre sezio-ni autonome, ognuna curata da un autore. Promosso da Rosalbino di Fasanella d’Amore dei Principi di Ruffano, ne accoglie il contributo su I di Fasanella di Calabria: egli dopo aver trat-teggiato un quadro del principato longobardo di Salerno e delle origini della sua famiglia - che discende da Riccobaldo (sec. IX) e trae il nome dal feudo di Fasanella posseduto già nell’XI seco-lo - si sofferma con particolare attenzione sugli antenati trasferitisi in Calabria seguendo Tancredi (sec. XII), soprattutto a causa della Congiura dei Baroni contro Federico II di Svevia; e ne dipana il succedersi degli eventi sino alla contemporaneità, documentandolo attraverso le vite dei singoli personaggi desunte da svariate fonti rintracciate nel corso di decennali ricerche. L’affresco genealogico s’incastona ulteriormente nella storia comunitaria mediante gli scritti di Pasquale Natella e Antonio Luciano Scorza, che arricchiscono il testo con la personale compe-tenza bibliografica; un’approfondita conoscenza dei luoghi e dei relativi avvenimenti consento-no, inoltre, di scandagliare aspetti ed episodi di notevole interesse, strutturandoli in una narra-zione ricca di spunti. Pasquale Natella studia Il castello e la terra di Fasanella partendo da una ricognizione oroidrografica dell’intorno, rianno-data alle dinamiche insediative tramite squisite competenze etimologiche congiunte all’esame cartografico; e a due fiumi, l’Auso affluente del Calore lucano (termine semitico per sorgente, acqua collegato al popolo degli Ausòni) e ilin

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nale), di Tomás Durdík (Città-castello fortificate in Boemia) e Isik Aydemir (Un progetto ed un atelier sulla conservazione e valorizzazione delle mura di Teodosio II ad Istanbul), e di Gabor Mester de Parajd per il management di avvenimenti eccezionali (L’antica città bastionata di Saumur, Francia). L’impostazione offerta dagli atti del convegno si cristallizza nella schedatura di 24 città murate medievali predisposta per il dossier; ripartite in tipologie riferite al sito - di pianura (Castelfranco Veneto, Cittadella, Montagnana, Noale, Cologna Veneta), di collina (Bassano del Grappa, Marostica, Soave, Conegliano, Este, Asolo, Arzignano, Monselice), lacuali o fluviali (Malcesine, Torri del Benaco, Bardolino, Lazise, Sirmione, Portobuffolè, Portogruaro, Peschiera), di frontiera (Villafranca, Valeggio, Vittorio Veneto) - sono presentate singolarmente dopo un’analisi dell’area territoriale in cui ricadono e delle relative vicende storiche, sottolineando in particolare il ruolo egemone di Venezia.Tavole, cartografia e foto consentono di mettere ulteriormente a fuoco significato e valore di questi scacchieri fortificati e di comprenderne meglio il riscontro con i criteri occorrenti per l’inserimento nella lista dell’Une-sco: l’essere testimonianze di un significativo mutamento culturale in un determinato periodo, in quanto concretizzazione urbana della politica, della cultura e della civiltà delle corti di Ezzelino, degli Scaligeri e dei Carraresi, fondamentali nella storia delle tradizioni italiane ed europee; l’offrire esempi paradigmatici di costruzione architettoni-ca, paesaggistica o tecnologica, come dimostra il carattere organico all’ambiente delle città mura-te, connotato anche da soluzioni estremamente innovative; il rappresentare un esempio eccellente d’interazione uomo-ambiente, come chiariscono la diffusione e la scala di tali strutture. Il libro, corredato da un variegato e interessante apparato iconografico, appare dunque la silloge degli esordi di un processo in itinere, oggi rivolto ad ulte-riori sviluppi, intenzionato a trasporre la fierezza di un federalismo democratico in un’eredità universale; piace concludere citando - accanto ai suggestivi dipinti metafisici di Bruno Gorlato ispirati alle Città murate che aprono il testo - la sostanziale motivazio-ne giustificatrice di una simile candidatura addotta dai due studiosi: «Senza le città murate del Veneto, che poi sono l’archetipo assoluto di città così come oggi questo termine è inteso e vissuto in larga parte del mondo, l’umanità non potrebbe comprendere per-ché siamo a questo punto lungo la linea del tempo».

Daniela Petrone

2009) e il dossier organizzato per la candidatura di tali centri alla Tentative List del Patrimonio mon-diale Unesco; e un’analoga binomialità caratterizza la stessa impostazione di entrambi i documenti, che oscillano tra dimensione localistica ed allogena, tra definizione di specificità indigene e differenze rispet-to ad altre realtà europee, tra percorsi istituzionali e aspetti tecnico-gestionali. Premessa fondamentale dello studio, promosso dall’Associazione delle Città Murate del Veneto, la concezione reticolare, su cui s’incardina: esplicitata dal tema focalizza-to per il convegno - Il network medievale delle città murate venete: esperienze di conservazione e gestione del patrimonio culturale e confronti internazionali - e ribadita nella serialità del sito individuato per la lista Unesco. A tal proposito Rodeghiero, riallacciandosi alle più attuali conce-zioni di “cultura”, ne sottolinea i nessi inscindibili tra individuo e società rapportati alla diacronia delle dinamiche territoriali ed interpretati in un’ottica relazionale; Perbellini inoltre evidenzia il rapporto tra la valorizzazione di «un sistema di città policentrico» e l’accentuazione del senso di radicamento identitario, indicandolo come presupposto ed esito ad un tempo per l’innesco di metodologie, pianificazioni e interventi di tutela e sviluppo di questi beni culturali. Le città murate del Veneto, sorte tra l’XI e il XV secolo, costi-tuiscono l’emblema fortificato dell’affermazione dei poteri signorili locali, e la loro diffusione sul territorio le identifica come i poli urbani di una maglia egemone a largo raggio; segnalate come un patrimonio d’incommensurabile valore, sono marcatamente correlate, nell’ambito del conve-gno di Cittadella, alla più ampia realtà europea per compararne classificazioni, sondarne possibili modalità di conservazione, valutarne ricadute economiche sulla vita regionale. Gli enti preposti alla valorizzazione secondo le direttive Unesco sono illustrati nella prima sessione del convegno, incentrata su Il ruolo delle istituzioni; coordinata da Rodeghiero, ne affronta singoli aspetti median-te casi emblematici. Strategie promozionali e competenze dei diversi organismi sono presentate da Paolo Piva (L’Unesco), Roberta Alberotanza (Il Consiglio d’Europa), Mara Bizzotto (Il Parlamento europeo), Adele Cesi (La ‘Tentative List’). La seconda sessione, affidata al coordinamento di Perbellini, indaga Gli aspetti tecnici, culturali ed operativi connessi alla tematica in esame; il raffronto con casi e problematiche estere è effet-tuato attraverso i contributi di Joachim Zeune per le città fortificate tedesche in età medioevale (Un’introduzione relativa alla Germania meridio-

>l’Istituto Italiano dei Castelli pubblica, oltre ai due periodici “Cronache Castellane” e “Castellum”, molti libri e studi di argomento castellano, organizzati o nella collana di pubblicazioni monografiche “Castella” o nelle varie collane di pubblicazioni curate dalle sezioni, come la rivista “Castella marchiae” o i “Quaderni di architettura fortificata” della sezione Campania.per avere l’elenco completo delle pubblicazioni si veda il sito web dell’Istituto, all’indirizzo http://www.castit.it/frame.html, alla voce “pubblicazioni”. le pubblicazioni possono anche essere richieste alla Segreteria Generale dell’Istituto, in via borgese 14, 20154 milano, tel. 02 347237, indirizzo e-mail [email protected].

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RIVISTA DELL’ISTITUTO ITALIANO DEI CASTELLI51 - DICEMBRE 2009ROMA - CASTEL S. ANGELO

• Rivista dell’Istituto Italiano dei Castelli • Amministrazione presso Segreteria Generale

dell’Istituto Italiano dei Castelli - Via G.A. Borgese, 14 - 20154 Milano. Redazione presso Gianni

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n. 504 del 24-12-1982 • Direttore Responsabile Mario Federico Roggero • Progetto Grafico:

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Il castello di Finale Emilia prima del sisma (foto Fabio Mariano)