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Aeroplano 3 Ri-cominciare 4 Catechesi di iniziazione cristiana 6 Messaggio per la festa degli oratori 2013 7 A tutto campo 8 A Tu x Tu con… don Marco! 9 Sulle orme di papa Francesco... 10 Perle d’oro nell’immensità 12 Un’esperienza da vivere: il cam- peggio! 13 In questa notte fantastica 14 Torneo di triangolino… 30 anni do- po! 15 Aeroplano consiglia 16 La situazione (incomprensibile) della Siria 17 Accadde nel 1630 18 La Parola in fumetti! 19 Sommario

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Aeroplano 3

Ri-cominciare 4

Catechesi di iniziazione cristiana 6

Messaggio per la festa degli oratori 2013

7

A tutto campo 8

A Tu x Tu con… don Marco! 9

Sulle orme di papa Francesco... 10

Perle d’oro nell’immensità 12

Un’esperienza da vivere: il cam-peggio!

13

In questa notte fantastica 14

Torneo di triangolino… 30 anni do-po!

15

Aeroplano consiglia 16

La situazione (incomprensibile) della Siria

17

Accadde nel 1630 18

La Parola in fumetti! 19

Sommario

Aeroplano Numero 1

Ottobre 2013

P rimi di settembre, il sole brilla an-cora caldo nel cielo e i pomeriggi sono ancora piuttosto lunghi ma l’aria di vacanza sembra essere

già così lontana.. Masse di bambini, ragaz-zi, dagli zaini colorati attendono il trillare sonoro della campanella, fuori dalle tante scuole diverse di Vimercate.

In questi giorni di inizio settembre in molti di noi, una strana sensazione di malinco-nia torna farsi largo; diventeranno meno i pomeriggi al parco, i gelati, i bagni al mare e i tuffi in piscina- sempre più tempo speso tra i libri di scuola e chiusi in casa al fred-do. Nulla se non qualche nuovo insegnante a scuola sembra catturare la nostra atten-zione.

La vita di tutti i giorni sta proprio tornan-do nella sua consueta tabella di marcia: scuola, sport, musica e… sì tra poco inizia pure catechismo- ma prima c’è la festa dell’oratorio! Quella festa che da sempre fa un po’ da cerniera, con lei intere genera-zioni di ragazzi hanno salutato la fine dell’estate e accolto ufficialmente l’inizio di un nuovo anno. E così tra tiri al pallone, tornei e frittelle.. “Elisa, hai visto? AERO-PLANO...” “Chissà che cos’è?” “Sembra il giornalino della nostra scuola… ma guar-da: c’è anche un’intervista a Don Marco! Leggiamo!” “Paola, Sara, Federico- venite a vedere!!” Eh già.

Quest’anno anche nel nostro Oratorio c’è una piccola novità, da accogliere come un nuovo compagno di scuola. Un giornalino. Ma non un giornalino qualunque, un gior-nalino solo nostro, dei bambini, dei ragaz-zi, delle famiglie che compongono con i lo-

ro sorrisi, le loro preghiere, le loro spe-ranze, il loro confrontarsi e i loro giochi il contenuto di queste pagine. Uno stru-mento che ci aiuti a vedere da vicino tutto ciò che facciamo tra queste mura ma non solo, che ci permetta di confrontarci con l’attualità, nel nostro piccolo, di essere aggiornati su temi divertenti ma anche su temi un po’ più complessi e misteriosi per i più piccoli, profondi e sempre più vicini per altri.

Un giornalino, insomma che vorrebbe es-sere segno tangibile di un percorso, aiu-tandoci a vederci uniti e partecipi nel continuare passo dopo passo, a costruire parte della nostra vita, sostenuti sempre da Gesù. “Mamma, ma perché si chiama Aeroplano? L’Aeroplano non è quella mac-china che vola?” Certo, ma forse è anche molto di più..

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A ll’inizio di un nuovo anno pastorale, ricominciare sembra il verbo più ovvio: riprendono le attività, si programmano le iniziative, la cateche-si riprende, gli educatori e le catechiste tornano a preparare gli in-contri, chi dà una mano in oratorio riprende il suo servizio… Eppure

il verbo ricominciare rischia di essere il più scontato: si riparte con le iniziative, si rimette in piedi tutto quanto si ha fatto lo scorso anno, con qualche aggiustamento,

si finisce per credere che ciò che più conta sia fare qualcosa di più e di meglio, ma in fondo abitando una cornice già preparata, si prende come metro di riferimento il passato, da riproporre oppure da migliorare, semplicemente con piccoli aggiusta-

menti. Così facendo l’oratorio è ridotto ad un deja-vu. Si portano avanti iniziative e attività perché lo si è sempre fatto, perché non si possono non fare, per non far sentire troppo solo il prete, perché, perché… Ricominciare è semplicemente qualco-sa di legato all’agir pratico. Dieci anni fa, nella sua lettera pastorale Mi Sarete Testi-

moni, il cardinal Dionigi Tettamanzi, così scriveva:

Non possiamo accontentarci di continuare a fare come abbiamo sempre fatto, senza domandarci se lo Spirito di Dio – attraverso le vicende della storia e la concretezza

delle situazioni in cui viviamo – non indichi di intraprendere strade nuove, nel segno della vera prudenza e del coraggio. In questo senso, una semplice pastorale di con-

servazione , oltre che ad essere sterile, si dimostra irresponsabile e oggettivamente “peccaminosa”, perché sorda, se non addirittura ostile, alla voce di Dio e alla sua

chiamata”.

Ricominciare può anche essere interpretato come ri-cominicare, ossia dare un nuovo inizio, lasciare che l’inedito e il soffio fantasioso dello Spirito tocchino le no-stre esistenze, prima ancora che le nostre agende pastorali, attingere alla fantasia e

sognare prima ancora che fare. È innanzitutto una operazione spirituale, frutto di un discernimento, che ci spinge a chiederci che cosa sia meglio per l’oggi, per il no-stro contesto, per le nostre famiglie, per il nostro oratorio. È possibile solo se si è disposti a mettersi in gioco, a volare alti, a non limitarsi al minimo sindacale, se si è disposti a portare il peso della novità accolta e fatta propria. Ri-cominciare è cosa da grandi, da coraggiosi, da folli, da chi è innamorato e ogni giorno ri-sceglie la per-

sona amata come la sola, l’unica capace di dare pienezza alla propria vita.

Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni (Pauolo Coelho).

Se mi è concesso di ri-cominciare questo mio nono anno in mezzo a voi, vorrei fosse proprio così, come un continuo mettersi in gioco in prima persona, io per primo. Anche il giornalino dell’oratorio, “Aeroplano”, che qui nasce – o rinasce per i più

grandi, memori di “Camminando tra la gente” – vuole essere il segno di una novità che irrompe, che sa fare tesoro del bello, buono e vero del passato, ma si inserisce

nel concreto della vita, nella carne e nel sangue.

Ri-cominciare

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E allora lasciatemi sognare il ri-cominciamento che vorrei. Si tratta di cinque pa-

role, che mi farei tatuare, non sul corpo, ma nel profondo del cuore. Accoglienza. Vorrei un oratorio più accogliente, magari anche nelle struttu-re, ma soprattutto perché abitato da persone (ragazzi, animatori, catechiste ed

educatori, adulti) accoglienti, che fanno sentire a casa chi varca la soglia, che si prendono a cuore chi è affidato loro, che mettono in pratica quanto detto da papa Francesco nella recente intervista a La Civiltà Cattolica: “Io vedo con chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite per ri-scaldare i cuori dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia”. Non importa chi sia chi entra nei nostri

ambienti, ma importa che sia accolto e messo nelle condizioni di fare un tratto di strada insieme alla comunità cristiana... Benevolenza e non diffidenza. Misericordia. A volte nei nostri ambienti facciamo fatica a volerci bene, per-ché facciamo fatica a perdonare, perché vediamo e giudichiamo gli altri sulla base del passato. Dovremmo imparare da Dio, che dimentica il male da noi compiuto, che in noi vede il bene che lui stesso ha posto nel nostro cuore e che possiamo an-

cora compiere, che è sempre pronto a starci vicino nel cammino. Per perdonare e superare gli errori e le incomprensioni ci vuole coraggio: diceva Gandhi che il per-

dono è la qualità del coraggioso, non del codardo. Corresponsabilità. Sogno un oratorio condotto da una comunità educante –

per usare un linguaggio caro al cardinal Scola -, in cui le persone si mettono in gioco, in cui i laici vivono sino in fondo la loro missione, in cui il prete è sapiente

regia di una grande orchestra che suona, ricca di talentuosi musicisti. Ci sono molti oratori che non hanno un prete dedicato, ma che sono portati avanti da per-sone di buona volontà: forse dovremmo imparare qualcosa da tali comunità cri-stiane. Il nostro oratorio è un po’ povero di figure adulte di adulti (e non è solo un gioco di parole)… credo sia tempo per molti di uscire allo scoperto e prendersi dav-

vero a cuore l’oratorio!

Fantasia. Sogno un oratorio abitato da ragazzi, giovani e adulti che non han-no paura di osare l’inedito di Dio, che sperimentino forme nuove per annunciare il Vangelo, che abbiano dimenticato la frase “si è sempre fatto così”, che poi significa “non vogliamo fare altrimenti che così”. Un oratorio che non ha paura di guardare al campo che è il mondo, come ci suggerisce il motto di quest’anno pastorale.

Vangelo. Sogno un oratorio che “profumi di Vangelo”, che sia incentrato sul-

la testimonianza, che non porti avanti iniziative semplicemente belle, ma che in-carnino l’amore di Dio per gli altri; un oratorio dove si venga e si preghi volentieri,

dove lo si faccia insieme; sogno un oratorio in cui il prete sia sempre più guida spirituale e sempre meno custode, amministratore e gestore.

Sogno? Mah, forse potremmo tutti insieme camminare perché questo sogno non rimanga tale, perché possa diventare un obiettivo concreto e realizzabile, per-

ché passo dopo passo questi ideali siano incarnati nel nostro agire e nelle nostre iniziative. Alcuni passi in tale direzione sono stati compiuti, il buon seme è già sta-to gettato: si tratta ora di averne cura, perché possa portare frutto abbondante.

Don Marco

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CATECHESI DI INIZIAZIONE CRISTIANA

Accoglienza/primo annuncio entriamo in contatto con >>>> GESU’ I - II elementare ci incontriamo 1 volta al mese

Primo annuncio conosciamo GESU’ Pronti…via !!! III elementare Iniziamo con gli incontri con i genitori e poi…

Discepolato Guarda! –Prova! –Incontra! IV elementare Ci troviamo alcuni sabati, domeniche, e giorni in settimana

Discepolato II /anno dei sacramenti Prepariamoci ai Sacramenti V elementare Ci troviamo alcuni sabati, domeniche, e giorni in settimana

Mistagogia (11 anni) VIVI !!!! esperienza sul campo….

I media Ci troviamo principalmente il giovedì pomeriggio

La catechesi non è più legata alle classi di scuola, ma ai gruppi che si formano in base alle richieste delle famiglie. Ciò non toglie che si cerca di formare gruppi di età omoge-nee prendendo in considerazione ogni bambino/a.

I genitori sono invitati, quando hanno figli di un anno di differenza o due, a far fre-quentare i figli insieme, unico cammino, iniziando nell’anno che ritengono più oppor-tuno o nell’anno in mezzo, in modo che la famiglia possa concentrarsi sul cammino. Parte fondamentale è la famiglia, non gli amici di scuola.

CHI CERCHIAMO?

Gesù risorto è presente oggi nella nostra vita. Siamo felici di essere cristiani?

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Messaggio per la Festa degli Oratori 2013

Carissimi, con l’ormai tradizio-nale Festa di apertura degli oratori, riprendono in tutte le comunità della diocesi le attivi-tà educative ordinarie. Ho po-tuto sperimentare di persona come gli oratori non chiudano mai. L’oratorio estivo e le va-canze comunitarie ne intensifi-cano l’esperienza educativa.

La scelta educativa dei nostri oratori per il nuovo anno pa-storale «A tutto campo» si in-nesta nella proposta diocesana denominata «Il campo è il mon-do: vie da percorrere incontro all’umano». In questo inizio di millennio la nostra Chiesa è chiamata a documentare il fa-scino della sequela di Cristo abitando il mondo e la storia attraverso l’incontro ed il dia-logo sincero e appassionato con tutti. I cristiani, come tutti gli uomi-ni, sono immersi nell’umano, sia a livello personale, sia a li-vello sociale. A partire dall’u-manità di Gesù, essi incontrano la Sua divinità. In Lui e attra-verso Lui è possibile riconosce-re che tanto più l’uomo si ab-bandona a Dio tanto più si sco-pre pienamente uomo. Vogliamo, quindi, mostrare che Cristo «svela anche pienamente l'uomo a se stesso e gli manife-sta la sua altissima vocazione»

(Gaudium et spes 22). Si tratta dunque di documentare la qualità fortemente umaniz-zante del Vangelo. Gesù Cristo è sorgente dell’umanesimo. L’oratorio, per la sua stessa na-tura, si propone come luogo pri-vilegiato per apprendere e vive-re tutto ciò. In particolare vorrei indicare due piste di riflessione a partire dalla parabola evangeli-ca del buon grano e della zizza-nia. La prima pista da seguire è quel-la di valorizzare ogni aspetto della vita dei ragazzi come am-bito di evangelizzazione: negli affetti e nello studio, attraverso il tempo libero e l’appartenenza alla comunità cristiana e alla so-cietà civile. Il campo della nostra vita è il mondo e niente di meno che il mondo. Del resto la fede se è autentica non può mai esse-re separata dalla vita. In tal sen-so il compito principale degli educatori – dai sacerdoti alle religiose, ai genitori, ai catechi-sti, agli insegnanti, agli accom-pagnatori sportivi e agli anima-tori – sarà quello di tener sem-pre presente, in tutta la sua inte-rezza, la persona del ragazzo e del giovane. Un secondo suggerimento per questo anno pastorale è quello di riconoscere, custodire e valo-rizzare il buon grano, ovvero tutto il bene che c’è nella vita dei nostri ragazzi. Non si tratta di ingenuo ottimismo, ma di rea-lismo cristiano. Non è da tutti saper cogliere il tanto bene che c’è nel mondo e negli altri. Tale atteggiamento è decisivo so-prattutto per quanti sono chia-mati alla responsabilità educati-

va. L’anno pastorale che inizia sa-rà poi carico di momenti signi-ficativi per i nostri oratori, con particolare riferimento alla Peregrinatio dell’urna di don Bosco e al centenario della FOM. Chiedo infine a tutti gli oratori uno sforzo di riflessione sul tema della «Comunità educan-te» secondo le indicazioni e gli appuntamenti che verranno segnalati, in particolare nell’ambito della Settimana dell’educazione. Su tutti coloro che vivono a diverso titolo nei nostri oratori invoco di cuore la benedizione della Trinità affinché il Signore porti a compimento in ciascu-no l’opera buona che ha co-minciato. +Angelo Card. Scola - Arcivescovo di Milano

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“Il campo della nostra vita è il mondo e niente di meno che il mondo. Del resto la

fede se è autentica non può mai essere separata dalla

vita.”

«A TUTTO CAMPO»

I contenuti della proposta

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no invitati a vivere all’interno della comunità cristiana, at-traverso la presenza dell’ora-torio. I nostri ragazzi sono distratti da continue solleci-tazioni e dalle mode dettate dalla tecnologia e dall’indu-stria dell’intrattenimento. Ma è proprio dentro questo con-testo multicolore, che è la vita, che i ragazzi sono chia-mati a riconoscere il campo (strisce verdi) in cui mettere in gioco la loro ricchezza, le loro potenzialità e il loro va-lore. La loro esistenza è ancora in crescita, ci sono ancora molti frutti da portare, ma ormai la loro vocazione è già delinea-ta: sono loro il frutto del se-me buono gettato in tutto il mondo dal Figlio dell’uomo. Ora sono quel buon grano che ancora deve crescere ma che è già un segno evidente nel campo, un segno di vita buona che si realizza insie-me, mantenendosi «saldi nel-la fede», affinché «tutto si faccia nella carità» (cfr 1 Cor 16, 13-14). La luminosità del grano che cresce non in modo solitario – ma in un contesto di comu-nità – può oscurare se non cancellare ogni limite, ogni peccato e il male che è rap-presentato dalla zizzania.

“Accettiamo la sfida e faccia-mo del mondo il nostro cam-po! Buttiamo giù ogni muro che ci separa dalle altre per-sone, che non ci fa stare in mezzo a tutte le situazioni della vita, e impariamo a con-dividere con gli altri quello che abbiamo di più prezioso: la nostra fede convinta nel Signore Gesù, nel Figlio di Dio fatto uomo, morto e ri-sorto.” È questo il messaggio di fondo della proposta edu-cativa scelta per il prossimo anno oratoriano, proposta che passa attraverso la para-bola del buon grano ovvero l’icona evangelica scelta per l’anno oratoriano che si trova nel Vangelo di Matteo al capi-tolo 13 (cfr. Mt 13, 1-2.24-30.36-43). Il logo della proposta A TUT-TO CAMPO è formato da un cerchio azzurro che rappre-senta il mondo, le sagome che vengono rappresentate parlano della vita dei ragazzi che al mattino ritrovano la loro famiglia, vanno a scuola, condividono con i compagni di classe e gli insegnanti mol-te ore della loro giornata, si impegnano nello studio, escono e vanno agli allena-menti o sono coinvolti in al-tre attività e la domenica o alcune volte in settimana so-

Nella gioia dello stare insie-me e del condividere la vita A TUTTO CAMPO c’è il segreto di una esistenza felice che, anche se non toglie il male – quello che c’è in ogni persona e nel mondo intero – anche se non lo stradica completa-mente, comunque lo rende incapace di danneggiare le persone fino a distruggerle. La gioia radiosa della vita co-munitaria che vive dell’in-contro con l’unico Maestro che è il Signore, che si ali-menta alla sua mensa, che accoglie il Pane della vita, frutto del grano buono pre-parato per la comunione, è lo stile che noi possiamo pro-porre al mondo perché l’e-sperienza umana possa esse-re piena e felice, così come il Padre l’ha desiderata da sem-pre.

A TU x TU con … DON MARCO!

Il tratto principale del tuo ca-rattere? Timido con chi non co-nosco… sono un motore diesel!

Il tuo principale difetto e pre-gio? Difetto: quando mi arrabbio sbotto; pregio: poi passa tutto in fretta

Svago preferito? Leggere, ascoltare musica

Sogno di felicità? Sono felice, mi basta quel che ho e sono Autori preferiti? Dostoevskij; De St. Exupéry, Tolkien; Lapierre

Il tuo eroe? Paperino

Come vorresti morire? Consa-pevole del momento… è un pas-saggio importante verso la Vita

Stato d’animo attuale? Felice

Il tuo motto? Dio ama chi dona con gioia

Oggi ci piacerebbe conoscere qualche tuo nuovo aspetto. Sei prete dal 2005, come hai tra-scorso gli anni precedenti alla tua ordinazione?

Sono cresciuto in oratorio, ho fatto l’educatore, seguivo i chieri-chetti, consiglio pastorale. Face-vo teatro, ma non so bene con quali risultati. Il sabato pomerig-gio per me esisteva solo lo sport: basket o calcetto. Non ho mai perso un campeggio della mia parrocchia di casa. Poi sono en-trato in seminario… sono stati anni impegnativi, ma anche di-vertentissimi…. A me piace fare scherzi!

Benissimo, che scuola hai fre-quentato? Avevi hobby parti-colari? Praticavi qualche sport? Ho frequentato il liceo scientifi-co, all’università ho fatto mate-matica…. Mi sarebbe piaciuto fa-

re il dottorato di ricerca. Poi ho iniziato il cammino col semina-rio, ho fatto il servizio civile: so-no stati anni impegnativi, ma in-credibilmente belli. Negli anni delle superiori il mio pomeriggio di studio finiva alle cinque: da lì in poi c’erano gli amici, il calcet-to, il due a carte… Ho fatto kara-te, nuoto, palestra…

Ti sei mai innamorato di una ragazza? Mi sono innamorato di più di una ragazza…

Fin da piccoli noi ragazzi fac-ciamo progetti per il nostro futuro, ne avevi uno anche tu? Sei riuscito a conciliarlo con la tua vocazione o hai dovuto ri-nunciarvi?

Ho avuto tanti sogni nel cassetto: prima volevo fare l’architetto, poi l’ingegnere e poi il geologo… alla fine della quinta superiore mi sono detto che forse la domanda vera non era “cosa volevo fare” ma “cosa mi piaceva” e allora ho iniziato Matematica all’universi-tà.

Quando ho intuito che la mia vo-cazione mi chiamava altrove, non è stato facile rinunciare a ciò che mi piaceva… ma in fondo mi pia-ce ancora ! Poi in seminario ho capito che non rinunciavo a nul-la, ma mettevo un Altro al primo posto.

È da 8 anni che sei prete del nostro oratorio: hai qualche ricordo, esperienza che ti è particolarmente cara?

Ricordo con piacere il capodanno del 2006, con l’incontro interna-zionale dei giovani di Taizè: an-che a Vimercate abbiamo ospita-to diverse decine di giovani. Ab-

biamo collaborato con i giovani di san Maurizio e ho persino fat-to una omelia a Messa in inglese! Ricordo i preparativi del primo campeggio 2006: avevamo preso tantissimi palloni da calcio, poi guardando l’elenco mi sono ac-corto che c’erano solo tre ma-schi… lì ho imparato il principio di realtà.

Quale pensi sia la traccia di te che hai lasciato impressa nel nostro oratorio?

Credo in questi anni di aver pun-tato tanto sul lavoro di equipe con gli educatori e le catechiste; e sulle famiglie nel cammino di iniziazione cristiana.

Sta per iniziare un nuovo anno oratoriano, aspettative e ambi-zioni? Ambizioni nessuna! Aspettative: un bel cammino dell’iniziazione cristiana che coinvolga le fami-glie e mostri la bellezza del dive-nire cristiano in una comunità; un bel cammino preado e ado; dei bravi animatori ed educatori.

Qual è la tua massima aspira-zione per il futuro?

Meno meno meno iniziative da curare e organizzazioni; più più più essere guida spirituale!

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Ormai è diventato un volto familiare, uno di famiglia. Quotidianamente entra nelle nostre case durante i notiziari della sera, perché ogni giorno ci regala un messaggio, uno spunto, una provo-cazione sulla quale possiamo riflettere. Si sta parlando ovviamente di Papa Francesco, personaggio simbolo di que-st’anno, nel mondo religioso e non. La sua elezione è stata certamente una delle più attese della storia, resa ancor più eccezionale dalla straordinarietà delle dimissioni dell’attuale Papa eme-rito, Benedetto XVI. In uno dei tanti momenti travagliati e difficili in cui si è imbattuta la Chiesa, forse il più insidio-so dell’età contemporanea, il Conclave è andato a scegliere la sua guida “dalla fine del mondo”. Probabilmente ai non addetti al mestiere il nome di Jorge Ma-rio Bergoglio inizialmente ha suscitato un po’ di stupore, non essendo uno dei cardinali “papabili”, ma sono bastati pochi attimi affinché egli guadagnasse opinioni favorevoli, a partire dalla scel-ta del nome Francesco.

La produzione di Francesco, a dispetto dei

pochi mesi della sua attività come Papa,

può già essere considerata molto ampia.

Le omelie quotidiane nella chiesa di Santa

Marta, il percorso di catechesi del merco-

ledì in piazza San Pietro e l’enciclica a

quattro mani scritta con il suo predeces-

sore rappresentano già un cospicuo mate-

riale su cui soffermarsi. Ma noi vorremmo

porre l’accento sullo straordinario feeling

che il Papa della gente è riuscito a instau-

rare con i giovani.

La GMG di Rio è stata sicuramente la con-

sacrazione di questo inatteso rapporto

(penso che tutti abbiate avuto i brividi nel

vedere l‘immagine, che passerà alla storia,

della spiaggia di Copacabana invasa dai mi-

lioni di giovani accorsi per l’appuntamento

fissato con il Santo Padre), ma già dalle sue

prime uscite pubbliche Francesco aveva

posto una particolare attenzione sui giova-

ni, giovani che si avvicinavano sempre di

più a lui. Ad attrarli senza dubbio la sem-

plicità e l’umiltà di Bergoglio, che si propo-

ne sempre prima come uomo e come cri-

stiano che come Papa; il suo linguaggio va

a toccare temi profondi e punti cardini del-

la cristianità, ma resta accessibile anche a

chi, ed è il caso di molti giovani, non pos-

siede un’ istruzione teologica strutturata.

Un altro elemento importante è senza dub-

bio la sua umanità.

Sulle orme di papa Francesco...

Numero 1 Pagina 9

Francesco non vuole separarsi mai dalla

sua gente, si immerge tra la folla e vive a

stretto contatto con la sua comunità. Ma

l’elemento che riteniamo davvero fonda-

mentale, la chiave che ha avvicinato Ber-

goglio ai giovani, è rappresentato dal suo

entusiasmo. Entusiasmo, dal greco antico

enthusiasmòs, letteralmente "con Dio

dentro di sé". Un entusiasmo contagioso,

che non puoi fare a meno di evitare. E’

uno spettacolo quando, mentre segue i

fogli sui quali ha impostato il suo discor-

so, alza la testa, abbandona lo schema, e

con un tono di voce forte ma senza mai

urlare si rivolge alla piazza guardandola

negli occhi e lancia così il suo messaggio.

E il messaggio arriva a destinazione, sem-

pre. Specialmente nei giovani, che l’entu-

siasmo rischiano di perderlo obbligati a

convivere con un generale pessimismo

riguardo al loro futuro.

Ma il Papa li coinvolge, punta su di loro, li

esorta ad “andare controcorrente”, in-

staurando un legame che ci riporta ad un

altro Papa che credeva fermamente nei

giovani, Giovanni Paolo II e il suo celebre

invito a non avere paura. Sono molti altri

gli aspetti che contribuiscono a rendere

Francesco una guida per i giovani cristia-

ni, come la sua trasparenza (valore che in

questo momento è veramente difficile da

riconoscere, in ogni ambito della società),

il suo impegno caritatevole manifestato

con gesti pratici e sotto gli occhi di tutti, il

suo prendere posizioni forti e concrete su

temi d’attualità (su tutti il suo continuo

appello contro la guerra in Siria, o l’ invito

ai potenti a salvaguardare il Creato).

Francesco sta tracciando una nuova stra-

da. Non abbiamo la presunzione di dire

che questa strada abbia una meta diversa

da quelle intraprese precedentemente dal-

la Chiesa, ma senza dubbio si differenzia

nella forma. E in questa nuova strada i gio-

vani muovono i loro passi, entusiasti e vi-

vi, perché trovano le risposte alle loro insi-

curezze e alle loro paure. Quelle risposte

che non risolvono il problema, ma fanno

sorgere una nuova domanda. E così si con-

tinua a camminare…

Ma il Papa li coinvolge, punta su di loro, li esorta ad “andare

controcorrente”

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Un altro anno di catechismo è finito. Incontri settimanali, pizzate, Roma, Lizzola, domeniche insieme e tante altre cose hanno fatto da percor-so a noi preadolescenti. E per concludere un an-no così bello, pieno, ricco e vissuto ci voleva una conclusione altrettanto bella e ricca. Una frase di papa Benedetto XVI, qualche tempo prima, ci aveva particolarmente colpito: “Siate anche voi simili alle lampade! Fate brillare la vostra luce nella nostra società, nella politica, nel mondo dell'economia, nel mondo della cul-tura e della ricerca. Anche se è solo un piccolo lume in mezzo a tanti fuochi fatui, esso tuttavia riceve la sua forza e il suo splendore dalla Gran-de Stella del mattino, il Cristo Risorto, la cui luce brilla, vuole brillare attraverso noi, e non tra-monterà mai”. Certo, l’economia, la politica, la ricerca sono dei mondi un po’ lontani per dei ragazzi delle me-die, però questa frase ci sembrava ugualmente significativa e perentoria: invita noi fedeli a ri-conoscere l’unica grande Verità, a diffidare delle apparenze e a portare l’esempio di Gesù nel mondo, partendo dalla vita quotidiana. “Siate anche voi simili alle lampade”, si dice su-bito all’inizio: questa è stata la scintilla che ci ha

acceso l’idea di un lancio di lanterne volanti, che è stata la conclusione di un insolito venerdì sera trascorso anche con i genitori. All’inizio, una meditazione nella cappella dell’oratorio, incentrata su una frase del Van-gelo di Giovanni (“Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”, Gv 8, 12): l’atmosfe-ra silenziosa, in penombra, con solo una luce che illuminava la frase di papa Benedetto XVI, favoriva la riflessione e la preghiera, aiutata anche da un pensiero di Giovanni Paolo II, “Prendi in mano la tua vita e fanne un capola-voro”. Al termine, ci siamo tutti disposti a cerchio at-torno a un grande braciere: con questo unico fuoco abbiamo acceso le lanterne, aspettando il momento giusto per lasciarle volare via, spinte da una lieve brezza sempre più in alto. Pochi istanti dopo eravamo tutti con il naso all’insù, mentre ognuno vedeva la sua lanterna farsi sempre più piccola finché diventava solo un puntino nel cielo nero.

Perle d’oro nell’immensità

Un bellissimo paesaggio di montagne, di boschi, il rumo-re di un torrente, un cielo limpido e senza nuvole: tutto questo a fare da cornice a una fantastica vacanza fuori dalla norma. Una vacanza che ormai segue una tradizione pluridecennale ormai insita e ben radicata nella realtà dell’oratorio di Vimercate: il campeggio. Qualche tenda, una cucina, un tendone, qualche bagno e alcune docce, niente di più. Ad animare il tutto la gioia e l’allegria di un gruppo di ra-gazzi, che durante i dieci giorni del campeggio posso-no vivere un’esperienza di-vertente ma costruttiva, inso-lita e al tempo stesso forma-tiva, in luoghi magnifici, ben diversi dai paesaggi cittadini e urbani grigi e noiosi a cui siamo fin troppo abituati. Qui a fare da padrona è la natura: marmotte, camosci, stambec-chi e delle foreste bellissime e silenziose. Il giorno scorre sempre in movimento, tra giochi, rifles-sioni a gruppi, pranzi popola-tissimi e gite; la sera la si tra-scorre tutti insieme in tendo-ne: poi una camomilla veloce, una preghiera di ringrazia-mento e tutti a letto! E non dimentichiamoci delle cuoche, fantastiche mamme (e papà) che ci regalano il lo-ro tempo preparandoci gu-

stosi e appetitosi pranzi e cene, che ci danno il riforni-mento di energie; del don, degli animatori e degli edu-catori e dei seminaristi, che seguono i ragazzi giorno per giorno in un continuo per-corso di crescita, che coin-volge anche loro stessi. Un immenso grazie va anche a tutte quelle persone che si impegnano per montare tut-ta l’attrezzatura necessaria, perché senza di loro non an-dremmo da nessuna parte. Quella di quest’anno è stata la cinquantaduesima edizio-ne; molti anni sono passati dal primo campeggio, ma penso che certe cose riman-gano invariate: la gioia dei

ragazzi, i loro sorrisi, le loro risate e un ricordo bellissi-mo che ognuno, al ritorno a casa, si porta dentro il cuo-re. Per finire, a tutti i ragazzi auguro almeno una volta di partecipare al campeggio, perché sono certo che non se ne pentiranno. Vi aspettiamo tutti la prossi-ma estate! Non mancate!

“Qualche tenda, una cucina, un tendone,

qualche bagno e alcune

Campeggio:

Un’esperienza da vivere!

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In questa notte fantastica...

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Voglio prendere il sole: è il programma del prossimo trimestre”. È così che tutti ci immaginiamo l’estate: rilassante, divertente, assolata, con le onde del mare che ti cullano… niente che possa rovinare una pace dei sensi che ciascuno si è immaginato per nove lunghi mesi. Così, proprio verso la fine dell’estate, appena prima che la scuola iniziasse, si è pensa-to di chiamare a raccolta in oratorio tutti i ragazzi del secondo turno del campeggio per vedere insieme il concerto di Jovanotti (una delle date previste per il mese di giu-gno a San Siro) trasmesso da Rai 1 in prima serata: un’ottima occasione per rivedersi e per ascoltare un po’ di buona musica, raccontare le proprie vacanze e farsi quattro ri-sate. Qualcuno si starà chiedendo: ma perché proprio il concerto di Jovanotti?

La risposta è molto semplice: insieme a Max Pezzali, 883, Tiziano Ferro e Ligabue, era

uno degli artisti più ascoltati e cantati in quei dieci giorni di vacanza in mezzo alle

montagne.

A sottovoce, canticchiato, urlato, sotto la doccia, in gita, durante i pasti… non ci lascia-

va mai.

Domenica 22 settembre si è svolto

presso l'oratorio Cristo Re di Vimerca-

te il "Torneo di triangolino... trent'anni

dopo". Un gruppo di "ex ragazzi", ri-

pensando alla manifestazione che si

svolgeva con grande successo e parte-

cipazione nel nostro oratorio negli an-

ni '80, ha pensato di rinnovare la tradi-

zione e, benché organizzata in poco

tempo, ha raccolto in oratorio ha riu-

nito una quarantina di giovani adulti,

con mogli e figli, ricreando le squadre

di trent'anni or sono: Santooo !!, Irma

Moda, Assi Sport, Bas fa mas e Ram-

blas.

Ed è stata proprio quest'ultima squa-

dra ad aggiudicarsi il primo posto, do-

po una finale giocata all'ultimo respiro

con il team Irma Moda. Non è mancato

il tifo di amici e familiari che hanno so-

stenuto le vecchie glorie con calore e

affetto. Bisogna dire grazie agli orga-

nizzatori, Fabio, Umba e Bruno che ci

hanno creduto e ci hanno fatto tra-

scorrere una giornata di allegria e

spensieratezza. La giornata è stata

arricchita con un ricco pranzo a base

di pasta e salamelle. L'oratorio ha po-

tuto così essere nuovamente luogo di

incontro e di sano divertimento per

vecchi amici che si sono ritrovati do-

po tanti anni.

Probabilmente la fatica e gli acciacchi

fisici si faranno sentire, ma questi

giovani 45/50enni hanno trascorso

una bellissima giornata, sentendosi

ancora eterni ragazzini! Il calcio è

sempre stato passione e competizio-

ne ma in questo caso è stato soprat-

tutto amicizia. Ci si rivede il prossimo

anno!!!

Torneo di triangolino… 30 anni dopo!

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Siamo la sorpresa dietro i vetri scuri;

Siamo la risata dentro il tunnel degli orrori; Siamo la promessa che non costa niente;

Siamo la chiarezza che voleva molta gente. Siamo il capitano che vi fa l'inchino;

Siamo la ragazza nel bel mezzo dell'inchino; Siamo i trucchi nuovi per i maghi vecchi;

Siamo le ragazze nella sala degli specchi.

Siamo il culo sulla sedia, il dramma, la com-media, il facile rimedio;

Siamo l'arroganza che non ha paura; Siamo quelli a cui non devi chiedere fattura.

Siamo la freddezza che non ha paura;

Siamo quel tappeto steso sulla spazzatura; Siamo la Montblanc con cui ti faccio fuori;

Siamo la risata dentro il tunnel degli orrori. Siamo yeee yeee...il sale della terra!

Siamo yeee yeee...il sale della terra!

Su ciò che ci vuole comunicare questa canzone, lo stesso Ligabue durante una intervista disse: “Il sale della terra parla di una crisi che non è solo economica, ma sociale e di comportamen-to. Ha a che fare con il bisogno di potere, con le conseguenze prodotte da chi vuole conquistare il potere ad ogni costo e ad ogni costo mante-nerlo. E’ una crisi talmente drammatica che non sono riuscito a non raccontarla in una canzone: in genere non lo faccio.” Il sale, usato in passato per rendere sterile il terreno, è qui simbolo dell’inaridimento della società in cui viviamo, dell’arroganza di coloro che nel “tunnel degli orrori” non fanno altro che nascondersi dietro falsi sorrisi, ostentando fur-bizia, freddezza, coraggio, facili rimedi. Durante il video scorrono le parole del testo della canzone come se fossero delle notizie di un telegiornale: ogni frase ha un suo bersaglio ed emerge la falsità e il senso di vergogna che il popolo italiano dovrebbe provare nei confronti della realtà, invece di indugiare nell’ombra, pro-babilmente dietro ai “vetri scuri” come viene detto all’inizio del testo, ad osservare tutto sen-za reagire, restando con “il culo sulla sedia” mentre viene coperto da finte promesse e diso-nestà. È evidente il riferimento al Vangelo di Matteo “Voi siete il sale della terra, ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli si renderà il sapo-re?”(Matteo 5, 13). Ognuno di noi è sale, ognuno di noi ha ricevuto un dono da Dio e abbiamo la libertà di scegliere se sfruttarlo oppure trascu-rarlo: il rischio è dunque quello di perdere sa-pore e di vedere la propria vita scorrere davanti ai nostri occhi, anziché essere pienamente vis-suta da noi, con tutte le gioie e i dolori, le ric-chezze e le mancanze. Noi siamo il sale della terra!

Aeroplano consiglia...

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"La guerra segna sempre una sconfitta per l'umanità."

Con tante frasi come questa, durante la veglia del 7 settembre per la pace in Siria, Papa Francesco invoca la pace e rinnega la violenza e la guerra; chiede il non intervento da parte dell'ONU, e la cessazione degli attacchi tra esercito e ribelli. Ripete e sottolinea l'impor-tanza di una soluzione tramite il dialo-go, ricorda i bambini, vittime inermi della guerra e della violenza.

Sono passate più di due settimane dal-la veglia, che cosa si è mosso?

La situazione è ancora delicatissima: la guerra e gli scontri continuano, l'inter-vento delle Nazioni Unite non c'è stato, è stato chiesto al presidente Assad di smantellare il suo arsenale chimico, ma nonostante ciò il sopralluogo degli ispettori dell'ONU, l'ultimo di una lun-ga serie, conferma l'utilizzo di armi chimiche, indicando, come i preceden-ti, il regime come responsabile (altre organizzazioni non governative hanno cercato di dimostrare l'impossibilità da parte dei ribelli di condurre un at-tacco del genere).

Solo un paio di giorni dopo, Mosca so-stiene che il governo di Damasco ha prove certe della responsabilità dei ri-belli, e denuncia il rapporto ONU come “distorto e parziale”.

I paesi occidentali del Consiglio di Si-curezza si dicono pronti per un inter-vento forte e stanno valutando varie opzioni, mentre la Russia non è d'ac-cordo: è pronta a utilizzare il suo di-ritto di veto per evitare l'intervento armato.

Questa volta le nazioni forti del mon-do sembra non riusciranno a metter-si d'accordo, ma questo non è l'unico problema: non si capisce la responsa-bilità come sia divisa tra ribelli e go-verno siriano; non è chiaro chi sta fa-cendo valere i propri interessi; non si riescono a tenere a freno le pressioni dei paesi del Medio Oriente..

Ma forse quello che più dovrebbe es-sere in evidenza e dovrebbe essere ricordato a chi prende le vere deci-sioni, ai poteri forti, alle lobby, è che fino ad oggi 100 mila persone sono morte (di cui almeno 7 mila sono bambini), gli sfollati interni raggiun-gono la cifra di 4 milioni (di cui la metà minori), e l'Alto Commissariato ONU per i Rifugiati ha registrato al-meno due milioni di profughi (di cui la metà bambini): è la crisi umanita-ria più grave dai massacri in Ruanda degli anni '90.

La situazione (incomprensibile) della Siria

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Manca ormai poco tempo alla festa patro-

nale della parrocchia di Vimercate, che

quest’anno si terrà il 6 ottobre: messa so-

lenne, pranzo in famiglia con buonissima

torta paesana (turta de lacc, come dicono

i nostri nonni brianzoli), pesca di benefi-

cenza. Una tradizione ormai

In tutti questi anni la chiesa ha subito

molti cambiamenti, alla statua della Ma-

donna viene dato il nome di “Beata Vergi-

ne del rosario” e nel 1612 fu incoronata.

Intorno al 1630 una brutta malattia, la pe-

ste, dilagò a Milano e nei paesi vicini. Si

ammalarono e morirono moltissime per-

sone, così il 6 maggio 1630 i vimercatesi

decisero di fare un voto per ottenere la

liberazione dalla malattia e chi scampò

alla peste portò la statua della vergine in

una processione per il paese.

Durante la processione successe un fatto

miracoloso: quando il corteo arrivò al

ponte la statua della Madonna si animò, si

voltò verso Vimercate e con la sua mano

benedisse, poi si girò verso Burago e fece

lo stesso.

Narra la tradizione che da quel giorno la

peste, a Vimercate e Burago, cessò mira-

colosamente.

Accadde nel… 1630

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La Parola in fumetti!

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SE NON LO SAI..

L`oratorio ha un sito! Ecco il sito: iqt.it

Puoi trovare tutte le informazioni sul nostro oratorio, le foto dei nostri eventi,

tutti i nostri avvisi e molto altro.

Si ringraziano per la collaborazione

Andrea

Francesca

Luca

Andrea

Monica

Chiara

Don Marco

Simona

Patrizia

Fausta