solo dopo la morte di Imane m a rz o - Giuraemilia · gennaio: Imane arriva al pron to soccorso. 12...

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In aula La toga che deciderà sulla pena è la stessa che scrisse la sentenza di condanna Giovanna Ichino e Cesare Battisti Il faccia a faccia trent anni dopo IL CASO » ANTONELLA MASCALI L a vita è fatta di coincidenze. O di destino. Ognuno la pensa come vuole. Quel che è certo è che la vita di un magi- strato, Giovanna Ichino, e quella di un ex terrorista, Ce- sare Battisti, si sono incrociate due volte. La prima esatta- mente trentanni e 3 mesi fa e la seconda ieri. La città è sem- pre la stessa, Milano. E di mez- zo cè sempre unaula di giu- stizia. Giovanna Ichino è il giudice estenso- re della sentenza di condanna all ergastolo per Battisti, allora la- titante e per altri terroristi del Pac (proletari armati per il comuni- smo) emessa il 13 dicembre 1988 dalla Corte dAs- sise di Milano, collegio presie- duto da Camillo Passarini e composto anche da sei giudici popolari. Ieri, in- vece, Giovanna Ichino ha pre- sieduto la Corte d Assise dAppello di Milano che deve decidere se Battisti ha diritto, nellambito del cosiddetto in- cidente di esecuzione, ad ave- re commutata la pena daller- gastolo a 30 anni, come chiede lavvocato Davide Steccanel- la, contrario il pg Antonio Laman- na. Il processo è stato aggiornato al 17 maggio. La carriera di Ichino, che an- drà in pensione fra due anni, è decisamente in- tensa sia come giudice sia come pubblico mini- stero. Il suo pri- mo incarico, nel 1977, è come pretore a Legna- no, poi approda a Milano. Lì fa il giudice penale al tribunale, allufficio gip, alla Corte dAs- sise. Alcuni anni, però, li passa alla procura di Milano come pubblico ministero. Ne entra a far parte nel 1994, con londa lunga di Mani Pulite. È stata componente del pool reati contro la Pubblica ammini- strazione, godendo della sti- ma del procuratore Gerardo DAmbrosio. È lei a contesta- re per la prima volta nella sto- ria di Mani Pulite il reato di as- sociazione a delinquere quando ha fatto arrestare tre funzionari del Comune di Mi- lano accusati di corruzione. Elei a indagare sullex potente capo dei vigili urbani di Mila- no Eleuterio Rea. Sempre lei fa riaprire l indagine sulla Maa, la società di assicurazio- ni di Giancarlo Gorrini, il grande accusatore di Antonio Di Pietro. Come giudice pena- le, Giovanna Ichino è stata la presidente della prima sezio- ne penale del Tribunale di Mi- lano che ha celebrato il pro- cesso ai furbetti del quartie- rinoper la tentata scalata alla Bnl. Tra i condannati, lex go- vernatore di Bankitalia Anto- nio Fazio, lex presidente di Unipol Giovanni Consorte, gli imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone e Stefa- no Ricucci, poi assolti defini- tivamente. La giudice in passato si è oc- cupata anche di minori e forse per lesperienza acquisita e la sensibilità necessaria quando si tratta di bambini, nel 2017, durante il processo a carico di un cittadino somalo, accusato di sequestro e torture ai danni di suoi connazionali rinchiusi in un campo libico, ha accolto la richiesta dell av vo ca to dellimputato di fargli vedere per alcuni minuti la figlia mai conosciuta. La presidente I- chino ha lasciato laula insie- me agli altri giudici dopo aver ordinato alla polizia peniten- ziaria di aprire le sbarre affin- ché la piccola potesse abbrac- ciare il padre. © RIPRODUZIONE RISERVATA Destini incrociati Il giudice e lex terrorista si incrociarono già nel 1988. Ora è il momento del secondo roundGiovanna Ichino LaPresse

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10 CRONACA IL FATTO QUOTIDIANO Martedì 19 Marzo 2019

BARBACETTO

roppi fraintendimenti, troppe contraddizioni, troppe voci incontrollate, in questa

storia ingarbugliata dellamorte di Imane Fadil, testimone nei processi contro Silvio Berlusconi per le cene eleganti di Arcore. Il procuratore della Repubblica Francesco Greco decide di chiarire.In forma ufficiale e pubblica.Schiera al suo fianco i pm cheha incaricato di seguire il fascicolo aperto per omicidiovolontario: il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e ilsostituto Luca Gaglio, che giàsi occupavano del processoRuby 3, a cui si è unita la sostituta Antonia Pavan. E davanti a una piccola folla digiornalisti spara secco un paiodi colpi. Uno: ospedale Humanitas, dove Imane è mortail 1 marzo, non ha mandato alcuna comunicazione alla Procura sul caso Fadil prima deldecesso . Due: I metalli pesanti trovati nel corpo della ragazza non erano affatto sottole soglie d allarme, erano largamente al di sopra . Due u ppercut. All Humanitas, che aveva informalmente comunicato ai giornali di aver avvertito la Procura dieci giorniprima della morte. E alla clinica Maugeri, che aveva messo nero su bianco in una notache le tracce di cobalto e altrimetalli trovati nel sangue di Imane erano in quantità inferiori alle soglie di pericolo.

INVECE, DICE il procuratore, lanotizia che la testimone chia-ve del caso Ruby era all Huma -nitas arriva in Procura soltan-to il 1 marzo, dopo il decesso, ea comunicarla ai magistratinon è l ospedale, ma l avvocatodi Imane Fadil, Paolo Sevesi.Lo conferma anche il direttoresanitario dell ospedale Hu-manitas, Michele Lagioia,sentito ieri mattina dai pm co-me persona informata sui fatti:Escludo che l ospedale abbia

dato comunicazioni alla Pro-cura prima del decesso . E i va-lori dei metalli infiltrati nelcorpo della ragazza? Altro chedosi minime: l antimonio, purnel sangue giù lavato da mol-te trasfusioni, era valore 3,mentre è considerato norma -le da 0,002 a 0,022. Il cadmionelle urine era 7 (valori soglia:da 0,1 a 0,9). Il cromo era 2,6(da 0,1 a 0,5). Il cromo urinarioera 7,4 (da 0,005 a 0,060). Il co-balto era 0,7 (soglia: 0,005).Metalli. Pericolosi in concen-trazioni alte. Mortali se ra-dioattivi. Ma sono radioattiviquelli infilati nel povero corpodi Imane? Il procuratore nonrisponde netto. Ripete più vol-te che ci sono sospetti sullapresenza di sostanze p a r t i c o-lar i Questo spinge a proce-dere con cautela anche per

In aulaLa toga che deciderà sulla pena è la stessa che scrisse la sentenza di condanna

Giovanna Ichino e Cesare BattistiIl faccia a faccia trent’anni dopo

IL CASO

» ANTONELLA MASCALI

La vita è fatta di coincidenze.O di destino. Ognuno la

pensa come vuole. Quel che ècerto è che la vita di un magi-strato, Giovanna Ichino, equella di un ex terrorista, Ce-sare Battisti, si sono incrociatedue volte. La prima esatta-mente trent’anni e 3 mesi fa ela seconda ieri. La città è sem-pre la stessa, Milano. E di mez-zo c’è sempre un’aula di giu-stizia. Giovanna Ichino è ilgiudice estenso-re della sentenzad i c o n d a n n aa ll ’ergastolo perBattisti, allora la-titante e per altriterroristi del Pac(proletari armatiper i l comuni-smo) emessa il 13dicembre 1988dalla Corte d’As -sise di Milano,collegio presie-duto da Camillo

Passarini e composto ancheda sei giudici popolari. Ieri, in-vece, Giovanna Ichino ha pre-sieduto la Corte d ’Assised’Appello di Milano che devedecidere se Battisti ha diritto,nell’ambito del cosiddetto in-cidente di esecuzione, ad ave-re commutata la pena dall’er -gastolo a 30 anni, come chiedel’avvocato Davide Steccanel-

la, contrario il pgAntonio Laman-na. Il processo èstato aggiornatoal 17 maggio.

La carriera diIchino, che an-drà in pensionefra due anni, èdecisamente in-tensa sia comegiudice sia comepubblico mini-stero. Il suo pri-mo incarico, nel

1977, è come pretore a Legna-no, poi approda a Milano. Lì fail giudice penale al tribunale,all’ufficio gip, alla Corte d’A s-sise. Alcuni anni, però, li passaalla procura di Milano comepubblico ministero. Ne entraa far parte nel 1994, con l’ondalunga di Mani Pulite. È statacomponente del pool reaticontro la Pubblica ammini-strazione, godendo della sti-ma del procuratore GerardoD’Ambrosio. È lei a contesta-re per la prima volta nella sto-ria di Mani Pulite il reato di as-sociazione a del inquerequando ha fatto arrestare trefunzionari del Comune di Mi-lano accusati di corruzione. E’

lei a indagare sull’ex potentecapo dei vigili urbani di Mila-no Eleuterio Rea. Sempre leifa riaprire l’indagine sullaMaa, la società di assicurazio-ni di Giancarlo Gorrini, il

grande accusatore di AntonioDi Pietro. Come giudice pena-le, Giovanna Ichino è stata lapresidente della prima sezio-ne penale del Tribunale di Mi-lano che ha celebrato il pro-cesso ai “furbetti del quartie-rino”per la tentata scalata allaBnl. Tra i condannati, l’ex go-vernatore di Bankitalia Anto-nio Fazio, l’ex presidente di

Unipol Giovanni Consorte,gli imprenditore FrancescoGaetano Caltagirone e Stefa-no Ricucci, poi assolti defini-tivamente.

La giudice in passato si è oc-cupata anche di minori e forseper l’esperienza acquisita e lasensibilità necessaria quandosi tratta di bambini, nel 2017,durante il processo a carico diun cittadino somalo, accusatodi sequestro e torture ai dannidi suoi connazionali rinchiusiin un campo libico, ha accoltola richiesta dell’av vo ca todell’imputato di fargli vedereper alcuni minuti la figlia maiconosciuta. La presidente I-chino ha lasciato l’aula insie-me agli altri giudici dopo averordinato alla polizia peniten-ziaria di aprire le sbarre affin-ché la piccola potesse abbrac-ciare il padre.

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autopsia, mercoledì e neigiorni seguenti: la prima fasesarà eseguita dai vigili del fuoco, nucleo Nbcr, nucleare, batteriologico, chimico e radiologico, che arriveranno all obi torio di Milano con i loro scafandri protettivi e le loro apparecchiature speciali per unaricognizione iniziale sui rischidi contaminazione; la secondafase sarà la normale autopsiaeseguita dal medico legale, chepunterà soprattutto su reni efegato, organi in cui restanoconcentrati i metalli che pos

sono invece essere stati dilui ti nel sangue e nelle urine. Cipronunceremo soltanto quando avremo certezze, non possiamo inseguire congetturedice Greco. Ma che possanoesserci isotopi radioattivi nelcorpo di Imane è ormai più cheun ipotesi, anche se diventeràcertezza soltanto dopo che saranno eseguiti ulteriori accertamenti da un istituto specializzato che ha già fornito i primi risultati.A ll H um an itas, intanto, lestanze in cui èstata ricoverata la ragazza sono statec on tr o l l at econ un contatore Geiger,che non ha rilevato pericoli.

NON PRONUNCIA mai la parola radioattività, il procuratoreGreco, e a domanda diretta risponde: No comment . Peraggiungere: Non possiamoper ora escludere neppure cheil decesso sia avvenuto percause naturali, magari per unamalattia rara ancora non identificata . Ma l Humanitas come si è mossa in questa partita?Le date sono importanti. 29gennaio: Imane arriva al pronto soccorso. 12 febbraio: com

pare lo spettro dell avvelena mento. Lo dice Imane al suoavvocato e al fratello che vanno a trovarla, ma forse dopoche i medici le hanno detto chela causa del suo male potrebbeessere un veleno. Nei giorniprecedenti, l équipe medica aveva escluso altre cause dell a-plasia midollare che le stavadevastando tutti gli organi:niente tumori, malattie autoimmuni, lupus, leptospirosi.

D a l 1 2 f e bbraio i mediciverificano se

è stato una v v e l e n am e n t o . M aperché Hum a n i t a s aquesto puntonon comunica alla Procu

ra il sospetto avvelenamento?articolo 365 del codice pena

le punisce l omissione di referto: ma il referto non c è, c è soloi l s o s p e t t o . I l a b o r a t o r idell Humanitas cercano dapprima tracce di arsenico: negativo, dice il referto del 22febbraio. Il 27 cominciano allora a cercare nel sangue dellaragazza altri 50 metalli: trovatidai laboratori della clinicaMaugeri di Pavia. Ma l e si t oarriva il 6 marzo. Imane è morta all alba del 1 marzo.

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Dubbio radioattività

Per il momento si parla

solo di sostanze

par ticolari . Domani

forse via allautopsia

C on fe re n z a

st a mpa

Sici

o e Fran

cesco Greco.

A lato, Imane

Fadil, morta il

primo marzo

A n s a / La Pre ss e

Greco accusa: Noi avvisatisolo dopo la morte di Imane

IL MINISTRO DELL I N T E R NO

Salvini, no comment:Sull av ve l e n a m e n t o

aspetto certezze

COMMENTO, n e ss u n a

vera presa di posizione. Solo poche

evitare un argomento sicura

e delicato, forse anche un po

razzante visto i riferimenti a Silvio Berlu

sconi e all troppo lontana

sa

te di Imane Fadil e sul suo pre

o avvelenamento: è un

corso. Non mi permetto di sostituirmi

e ai magistrati e aspetto che

mi dicano qualcosa di certo. Non mi ac

contento di alcune ipotesi giornalistiche.

Se ci fosse qualcosa di certo, ovviamente,

Viminale ne trarremo le conseguenze

o il vicepremier e ministro dell

terno a margine di un incontro a Palazzo

Pirelli a Milano. Ieri anche la Procura ha

avvalorato l tracce di metalli fuo

valori normali nel c ragazza

lo scorso 1° marzo nella clinica Hu

Rozzano. Imane Fadil era parte

processo Ruby-Ter ancora in fase

svolgimento presso il Tribunale di Mi

, dove sono state rinviate a giudizio di

verse ex Olgettine, oltre proprio a Berlu

s co n i .

I pm Il procuratore smentisce ospedale Humanitas e clinica Maugeri:I metalli pesanti nel corpo della ragazza non sono sotto le soglie, anzi

M I L A NO

Destini incrociati

Il giudice

e l’ex terrorista

si incrociarono

già nel 1988. Ora

è il momento del

secondo “rou nd”

Giovanna Ichino La Pre ss e

Le date

Le tappe della

v i ce n d a

29G ennaio

Imane Fadilviener i cove ra t ain terapiai n te n s i vanella clinicaHumanitas

12fe b bra io

Imaneconfida ditemere unav ve l e n a m e n to,forse dopoche i medici lehanno dettoche la causadel malep o t re b b eessere quella

m a rz o

Imane Fadilmuore dopoun mesedi agonia

IL FATTO QUOTIDIANO CRONACA 11

25 ANNI DOPO Caso AlpiNel libro curato da Grimaldi e Scalettari parla unodei testimoni somali: Nel 98 provarono a farmi accusare Hashi

LUCIANO SCALETTARI

uella che leggerete in questerighe è una testimonianza inedita. Si tratta di un signoresomalo, Mohamed HusseinAlasow. Lo abbiamo raggiunto a Mogadiscio a pochi giornidall invio in tipografia di questo libro. È stato testimone oculare dell agguato a Ilaria eMiran. Faceva l autista, all e-poca, ed era fermo con la suamacchina (aveva una LandRover anche lui) davantiall hotel Amana. (...)

Mi chiamo MohamedHussein Alasow. Sono nato aMogadiscio, il 31 dicembre1963. (...) All epoca dell omici dio di Ilaria e Miran lavoravoanche per l hotel. Facevo perloro l autista ed ero a disposizione per le esigenze dell al bergo. Ora lavoro in proprio.Ho ancora l officina e quandone ho l occasione faccio l au tista di auto e di moto

Cominciamo con la sua testimonianza sul luogo dell a gg u a to.

In quei giorni avevo fatto l a utista per una troupe di Mediaset.

Aveva conosciuto Ilaria Alpi?

No, non l avevo conosciuta.Mi può raccontare del giornoin cui Ilaria e Miran sono stati uccisi?

Ilaria Alpi era rientrata da Bosaso. Il suo autista era Sid AliAbdi, detto Murgani. Io mitrovavo proprio di fronteall hotel Amana. Mi si vedeanche in alcune immagini girate subito dopo l omicidio.Mi si riconosce perché ho unbastoncino in bocca, di quelliche noi somali usiamo comespazzolino da denti. Ilaria Alpi e Miran Hrovatin sono scesi dalla loro macchina davantiall hotel Amana e sono entratinell albergo. Vi sono rimastisolo pochi minuti. Poi sono usciti, Ilaria è salita dietro e Miran davanti, accanto all a u t ista, e la macchina è ripartita.Avranno percorso una quarantina di metri. Appena laToyota si è mossa, ho visto arrivare da destra, rispetto a dove ero fermo con la mia macchina, una Land Rover blu che

accelerando rapidamente si èavvicinata a quella dei duegiornalisti, come se volesseandargli addosso. Dai finestrini sono sbucate le cannedei kalashnikov, almeno trefucili. Prima che loro facessero fuoco, ha sparato l un ic ouomo di scorta di Ilaria e Miran, che si trovava sul cassone, nella parte scoperta dellamacchina. Quelli della LandRover hanno subito sparato aloro volta, e nel mio ricordo,hanno continuato a sparareall impazzata. (...)

Nessuno di loro è sceso dalla

Land Rover?Per quello che ho visto io no.Sparavano dai finestrini e poidal portellone posteriore

Ha visto tutta la scena o si ènascosto per via della sparato r i a?

Mi sono buttato a terra, perpaura di essere colpito, ma hosempre guardato verso il punto dove avveniva lo scontro afuoco, ovviamente da terra,cercando di stare riparato. Ero a una quarantina di metri.(...)

Quanti erano gli assalitori?Cinque. L autista più quattropersone. (...)

agguato sembrava miratoalla Toyota?

Certamente sì. Ce l a ve v an ocon i giornalisti. Si sono diretti verso la macchina con l i ntenzione di sparare. (...)

E poi, che è successo?La Land Rover è partita e lagente ha cominciato ad avvicinarsi alla Toyota dei giornalisti.

E lei?Mi sono avvicinato anch io.

(...)Quando le hanno chiesto divenire a testimoniare in Ital i a?

Nel 1998.1998? Ne è sicuro?

Sì. Ho ancora il passaporto

con il visto.Chi l ha contattata per chiederle di testimoniare?

Due somali. Uno che si trovain Italia, che è soprannominato Gargallo. Vive in Italia damolti anni. L altro, che invecevive in Somalia, a MogadiscioSud, si chiama Omar Dini.Gargallo faceva da tramitecon gli italiani che volevanoche venissi a testimoniare.

Doveva venire da solo?No, insieme ad altre due persone, una donna e un uomo.

Sa chi erano?Sì. Abdi Mahamud Omar, detto Jalla. La donna si chiama Ader, ed è venuta in Italia consuo figlio.

E poi?Siamo arrivati in Italia. Ladonna col bambino da quelmomento non l ho più vista.Io e Jalla siamo stati accolti dapoliziotti e carabinieri, che cihanno portato al Viminale epoi in una caserma, dove abbiamo dormito. Ci avevanoanche dato un somalo, che ciaccompagnava e ci faceva dainterprete, tale Ali Marduf.

E poi?Dopo tre o quattro giorni mihanno portato a fare l i n t e r r ogatorio.

Ricorda chi l ha interrogat o?

No, non ricordo il nome. Erauna persona abbastanza giovane e piuttosto robusta. Ed era presente l interprete AliMarduf.

Che cosa le ha chiesto?Mi ha detto che volevano cheraccontassi quello che avevovisto sul luogo dell omicidio.E hanno aggiunto che avevano già una persona somala arrestata in Italia. Non capivobene dove volessero arrivare.Il discorso era un po stranoDovevo, secondo loro, soloconfermare quello che mi avrebbero detto.

In che senso?Il poliziotto robusto continuava a dirmi che dovevo soloconfermare quello che mi avrebbero chiesto. Io rispondevo che volevo raccontarequello che avevo visto, nonconfermare quello che mi dicevano loro. A un certo puntoi toni si sono scaldati, e da certe frasi pareva che volesseroanche accusarmi di qualcosa.Allora gli ho detto che non avrei fatto nessun verbale. Abbiamo litigato per un po , tanto che il poliziotto ha preso ilverbale che avevano cominciato a scrivere e me l hastracciato davanti agli occhi.(...)

Ma che cosa doveva confermargli?

Che Hashi Omar Hassan erafra quelli della Land Roverblu. Dovevo accusare Hashi.Ma Hashi non c era. Non potevo farlo. Io Hashi, quel giorno, non l ho visto. (...) Io hodetto che Hashi non lo conoscevo, non l avevo visto. Nondico cose non vere. (...) Mihanno promesso che se avessiconfermato quello che mi avrebbero detto potevo rimanere in Italia.

Ha firmato qualche verbal e?

No. Non ho firmato nulla. Anzi, come ho detto, hannostrappato i fogli.

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Ho visto morire Ilaria

Volevano che mentissi

Alpi, era una giornalista del Tg3

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ASSALTO COI KALASHNIKOV

Nessuna verità e un finto colpevole

IL 20 MARZO 1994 a Mogadiscio, in Somalia, la giornalista del Tg3Ilaria Alpi e l operatore Miran Hrovatin morirono vittime di unagguato. Il proiettile di un kalashnikov colpì alla tempia Ilaria e unaraffica raggiunse Hrovatin. A 25 anni di distanza da quegli omicidinessun aula di giustizia è riuscita a scrivere una verità su chi fosseromandanti ed esecutori materiali di quella strage.Fino al 2016, a pagare per quell eccidio era stato il somalo HashiOmar Hassan, accusato da un suo connazionale, Ahmed Ali Rage,detto Jelle , di essere tra gli autori dell attentato (sarebbe stato allaguida della Land Rover con cui il commando piombò sui giornalisti).Dopo 16 anni di carcere e alcuni mesi ai servizi sociali, il tribunale diPerugia finì per riconoscere l abbaglio (anche grazie a Chi l hav i s to? , che recuperò Jelle in Gran Bretagna e gli fece ammettere diessersi inventato tutto per poter scappare dal suo paese).Ilaria Alpi era arrivata in Somalia nel 1992 per seguire l o p e ra z i o n eRestore Hope (gli Americani, su mandato Onu, provarono a fareordine tra i signori della guerra dopo la destituzione di Siad Barre).Si era poi occupata dei traffici di armi e di rifiuti tossici da e verso ilpaese africano che avrebbero coinvolto anche esponenti dei servizisegreti italiani. Uno degli informatori della Alpi, il sottufficiale delSISMI Vincenzo Li Causi, fu ucciso nel novembre 1993 a Balad(sempre in Somalia). Qualche giorno dopo avrebbe dovutotestimoniare davanti al giudice Felice Casson dei suoi rapporti conGladio, di cui faceva parte.

Luc i a n a

È mortanel giugnoscorso, all

Halottato peravere veritàsu Ilaria

Il personaggio

Mohamed Hussein

Alasow era davanti

alla l b e rg o

di Mogadiscio

Una serie

ori

alto, Omar

accusato ingiustamente di averucciso Alpi eH rovat i n

D om a n i

IL FILMIlaria Alpi.

Il più crudeledei giorniil filmdi FerdinandoVi ce n t i n iOrgnani, dopo15 anni dioblio alla Rai,sarà domanisu La7