Software Libero Pensiero Libero. Saggi scelti di Richard Stallman Volume 2

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    RICHARD STALLMAN

    SOFTWARE LIBEROPENSIERO LIBERO

    VOLUME SECONDO

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    Prosegue la presentazione italiana dei saggi e degli interventi pisignificativi di Richard Matthew Stallman, fondatore del movimen-to del software libero. Come annunciato nel primo volume (maggio

    2003), questo secondo tomo include i testi integrali delle varie licen-

    ze GNU, a partire dalla pi affermata, la GPL, General PublicLicense, nonch le trascrizioni di alcuni importanti interventi dalvivo di Stallman (quali Copyright e globalizzazione nellepoca del-le reti informatiche e Software libero: libert e cooperazione). Vie-ne cos completata la versione nostrana di un libro originale FreeSoftware, Free Society: Selected Essays of Richard M. Stallman dovevengono condensati oltre 20 anni di testi e interventi pubblici che

    hanno modificato la nostra stessa concezione dellinformatica e dellatecnologia. Testi che, a scanso di equivoci, non si limitano a fare lastoria del movimento del software libero, ma gettano anzi forti lucisul futuro di dinamiche al crocevia tra etica e legge, business e softwa-re, libert individuale e societ trasparente.

    Questo secondo volume inoltre arricchito da unimportante appen-dice: un documento in cui lAssociazione Software Libero aggiorna loscenario su alcuni temi di scottante attualit anche per la scena ita-liana: lEUCD (European Union Copyright Directive), i brevetti sulsoftware, la pubblica amministrazione e il software libero. Si trattain pratica di tre cavalli di battaglia avviati dallAssociazione maovviamente aperti a chiunque voglia e vorr coinvolgersi attraver-

    so i quali scardinare, o almeno tentare, la visione imperante del-

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    Libert di softwaree di pensiero, grazie!

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    linformatica legata al pagamento delle licenze, alla mera esecuzionedei programmi, alla limitazione delle informazioni per trasformare

    gli utenti in pigiatori di tasti e icone a cui manca per la conoscen-za di fondo, quella che si cela dietro alle interfacce grafiche e che costi-tuisce uno dei presupposti della libert.In ambito pi generale, va invece segnalata liniziativa legale avvia-ta lo scorso marzo dalla ex-Caldera, ora nota come Santa Cruz Ope-ration (SCO), contro IBM e altre aziende che fanno uso del sistemaGNU/Linux. Iniziativa che sembra porsi come una sfida lanciatacontro lintero mondo dellopen source e del software libero, ovvero

    mirata agli stessi utenti insieme a qualche big dellindustria infor-matica. Al riguardo senzaltro il caso di riportare alcuni stralci del-la posizione assunta a fine giugno dalla Free Software Foundation(FSF), in cui Eben Moglen, esperto legale e Consigliere Generale del-la stessa FSF, interviene su alcuni dettagli importanti:SCO accusa IBM di aver infranto i vincoli contrattuali tra le due

    aziende e di aver incorporato in ci che SCO chiama genericamenteLinux segreti industriali che riguardano la progettazione del siste-ma operativo UNIX. Questultima affermazione stata recentemen-te ampliata in dichiarazioni extragiudiziarie da parte del personaledi SCO e di alcuni suoi dirigenti che hanno specificato che Linuxincorpora materiale copiato da UNIX, violando il Copyright di SCO.Unaffermazione di questo tenore contenuta anche in una lettera cheSCO pare abbia inviato a 1500 tra le pi grandi aziende al mondomettendole in guardia dallutilizzo del Software Libero sulla base di

    possibili responsabilit concernenti violazione di Copyright.

    Il testo di Eben Moglen (reperibile interamente in versione italiana:http://www.it.gnu.org/philosophy/sco-statement.it.html) prosegue

    sottolineando la confusione, apparentemente voluta, della posizione

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    con altre parti, per sopprimere i legittimi contributi di migliaia dialtri soggetti. Lo stesso Linux non pi essenziale: il sistema GNU diventato popolare in congiunzione con Linux, ma oggi gira su duekernel BSD e con il kernel GNU. La nostra comunit non pu esse-re sconfitta da questa vicenda.

    Va aggiunto che, in piena estate 2003, le posizioni di media e indu-stria, aziende e organizzazioni, addetti ai lavori e avvocati, a parti-re dalla scena statunitense per ampliarsi al resto del mondo, concor-dano su un fatto: liniziativa a tutto campo di SCO appare assurda,immotivata e condannata alla sconfitta. Limpressione generale chelex-Caldera miri a risultati finanziariamente vantaggiosi, onde recu-

    perare i diversi milioni di dollari persi sul mercato in anni recenti.Ci include varie possibilit, dallacquisto da parte della stessa IBMdenunciata o altro gigante high-tech allimposizione di licenze adaziende Linux e/o ai singoli utenti. Non a caso lultima mossa di SCO la registrazione di una nuova licenza di UnixWare avente come tar-

    get gli utenti commerciali di Linux, e in cui si impone ai distributo-ri di usarne il kernel soltanto in versione binaria, bloccando in pra-tica laccesso al codice sorgente, dal kernel 2.4 in poi. Pur senza quan-tificare, al momento SCO propone insomma ad aziende e utenti di

    pagare la licenza per il suo UnixWare 7.1.3, su cui girano sia appli-cazioni Linux che Unix. Comunque sia, finora tali iniziative nonhanno provocato alcuna ripercussione negativa a livello di mercato,mentre le testate specializzate USA confermano che gli utenti non

    paiono per nulla scossi dalle minacce di SCO, vere o presunte che sia-no. A ridosso di ferragosto, infine arrivata lattesa contro-denunciadi IBM, la quale chiede in sostanza ai giudici dello Utah di archi-viare la pratica vista la falsit delle accuse, imponendo anzi a SCOun rimborso danni compensatori e punitivi, pur senza specificarne

    lammontare.

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    In attesa di ulteriori sviluppi giudiziari o, forse meglio, del previstopatteggiamento tra le parti in causa, la vicenda ribadisce innanzi-tutto la forza raggiunta dal movimento free software (e open source)a livello commerciale, tale da replicare con fermezza anche a improv-vise sfide legali ed eventuali ricadute a largo raggio. Un ambito com-

    plessivo in cui, oltre a difendersi in aula se e quando sar il caso, resta-no pi che valide le concezioni efficacemente illustrate da RichardStallman in queste stesse pagine. Per rafforzarsi ulteriormente, ribat-tere a simili accuse e affrontare adeguatamente ogni tipo di sfida futu-ra, possiamo giurare su un fatto: il movimento continuer ad evol-

    versi in sintonia con le pratiche di massima apertura e condivisionea livello globale che lo contraddistinguono da sempre. Espressione tan-to concreta quanto catalizzante di un esperimento teso, ieri come oggie domani, allaffermazione della libert di tutti e di ciascuno.

    Bernardo [email protected]

    agosto 2003

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    Parte Prima

    Libert, societe software

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    Possiamo fidarcidel nostro computer?

    Da chi dovrebbe ricevere ordini il nostro computer? La maggiorparte della gente ritiene che il computer dovrebbe obbedire allu-tente, non a qualcun altro. Con un progetto denominato infor-matica fidata (trusting computing), le grandi corporation deimedia, incluse lindustria cinematografica e quella musicale, insie-me ad aziende informatiche quali Microsoft e Intel, stanno cer-cando di fare in modo che il computer obbedisca a loro anzichallutente. I programmi proprietari presentavano gi delle funzio-ni ambigue, ma tale progetto le renderebbe universali.Sostanzialmente software proprietario significa che lutente nonpu controllarne le funzionalit; n pu studiarne il codice sor-

    gente o modificarlo. Non deve sorprendere il fatto che qualchesagace imprenditore trovi il modo di usare il proprio potere permetterci in svantaggio. Microsoft lo ha fatto parecchie volte: unaversione di Windows era progettata per segnalare a Microsoft tut-to il software presente sullhard disk dellutente; un recente upgra-de di sicurezza per Windows Media Player imponeva lassensodellutente per nuove restrizioni. Ma Microsoft non certo luni-ca: il software di file sharing per la musica KaZaa progettato inmodo che i suoi partner commerciali possano affittare ai propriclienti luso del computer dellutente. Spesso simili funzioni ambi-gue rimangono segrete, ma perfino quando se ne conosce lesi-stenza, difficile rimuoverle perch lutente non ne possiede ilcodice sorgente.

    Nel passato questi erano incidenti isolati. Linformatica fidata li

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    renderebbe dilaganti. Una definizione pi appropriata sarebbeinformatica ingannevole (treacherous computing), poich il pia-no progettato per assicurarsi che il computer disubbidisca siste-maticamente allutente. Anzi, progettato per impedire al com-puter di operare come un computer per usi generici. Ogni opera-zione potrebbe richiedere unautorizzazione esplicita.Lidea tecnica alla base dellinformatica ingannevole che il com-puter include un congegno per la cifratura e la firma digitale, lecui chiavi vengono tenute segrete allutente. (La versione Micro-soft di tale sistema si chiama Palladium). I programmi proprie-

    tari useranno questo congegno per controllare quali altri pro-grammi lutente possa far girare, a quali documenti o dati puaccedere e in quali programmi possa trasferirli. Tali programmipreleveranno in continuazione nuove autorizzazioni via Internet,imponendole automaticamente allutente. Se questultimo nonconsente al proprio computer di ottenere periodicamente nuove

    regole da Internet, alcune capacit smetteranno automaticamen-te di funzionare.Naturalmente, Hollywood e le aziende discografiche prevedono diricorrere allinformatica ingannevole per il DRM (DigitalRestrictions Management, gestione delle restrizioni digitali), inmodo che i video e la musica scaricata possano essere visti e ascol-tati soltanto su un determinato computer. Risulter del tuttoimpossibile condividerli, almeno usando i file autorizzati ottenutida tali aziende. Noi, il pubblico, dovremmo avere sia la libert siala capacit di condividere queste cose. (Prevedo che qualcuno tro-ver il modo di produrre delle versioni cifrate, di diffonderle onli-ne e condividerle, in modo che il DRM non potr avere pieno suc-cesso, ma ci non una scusante per lesistenza di tale sistema).

    Negare la possibilit di condividere gi qualcosa di negativo, ma

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    c di peggio. Si prevede di usare procedure analoghe per email edocumenti provocando la scomparsa dellemail entro due setti-mane, oppure consentendo la lettura dei documenti unicamentesui computer di una sola azienda.Immaginiamo di ricevere una email dal nostro datore di lavoroche ci dica di fare qualcosa che consideriamo rischioso; un mesedopo, quando scoppia qualche grana, non potremo usare quelle-mail per dimostrare che non siamo stati noi a prendere la decisio-ne. Metterlo per iscritto non ci tutela quando lordine scrittocon inchiostro (simpatico?) che scompare.

    Immaginiamo di ricevere unemail in cui il nostro datore di lavo-ro voglia imporci una procedura illegale o moralmente equivoca,come la distruzione dei documenti aziendali relativi a unaudizio-ne fiscale, o lasciar passare senza verifiche una pericolosa minac-cia al nostro paese. Oggi possibile far arrivare il messaggio a ungiornalista e rendere pubblica quellattivit. Ma grazie allinfor-

    matica ingannevole, il giornalista potrebbe non leggere il docu-mento, il suo computer rifiuterebbe di obbedirgli. Linformaticaingannevole diventa il paradiso della corruzione.Gli elaboratori di testi come Microsoft Word potrebbero ricorre-re allinformatica ingannevole quando salvano i documenti, perassicurarsi che non possano esser letti da nessun elaboratore di testirivale. Oggi dobbiamo scoprire i segreti del formato Word trami-te laboriosi esperimenti onde poter realizzare elaboratori di testiliberi capaci di leggere i documenti Word. Se questultimo doves-se cifrare i documenti ogni volta che li salva, la comunit delsoftware libero non avrebbe alcuna possibilit di svilupparesoftware in grado di leggerli e anche se riuscissimo a farlo, simi-li programmi potrebbero essere dichiarati illegali sotto il Digital

    Millennium Copyright Act.

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    I programmi che usano linformatica ingannevole scaricherannoin continuazione via Internet nuove regole per le autorizzazioni,onde imporle automaticamente al nostro lavoro. Qualora a Micro-soft, o al governo statunitense, non dovesse piacere quanto andia-mo scrivendo in un documento, potrebbero diffondere nuoveistruzioni dicendo a tutti i computer di impedire a chiunque lalettura di tale documento. Una volta scaricate le nuove istruzioni,ogni computer dovr obbedire. Il nostro documento potrebbesubire la cancellazione retroattiva, in pieno stile 1984. Lo stes-so utente che lo ha redatto potrebbe trovarsi impossibilitato a leg-

    gerlo. il caso di riflettere sulle spiacevoli conseguenze dellapplicazionedellinformatica ingannevole, studiarne le dolorose possibilit, edecidere se sia il caso di accettarle o meno. Sarebbe stupido e inop-portuno accettarle, ma il punto che laffare che si crede di farenon potr rivelarsi tale. Una volta dipendenti da quel programma,

    non se ne potr pi fare a meno, e loro lo sanno bene; a quel pun-to, vi apporteranno delle modifiche. Alcune applicazioni farannoautomaticamente un upgrade che comporta cambiamenti funzio-nali e non possibile scegliere di rifiutare tale upgrade.Oggi si possono evitare le restrizioni del software proprietariofacendone a meno. Usando GNU/Linux o un altro sistema ope-rativo libero, ed evitando di installarvi sopra delle applicazioniproprietarie, allora lutente a controllare cosa fa il computer. Seun programma libero include una funzione dannosa, altri pro-grammatori della comunit la toglieranno e se ne potr usare laversione corretta. Sar inoltre possibile far girare applicazioni estrumenti liberi su sistemi operativi non-liberi; ci non offre pie-na libert, ma molti utenti lo fanno.

    Linformatica ingannevole pone a rischio lesistenza stessa dei siste-

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    mi operativi liberi e delle applicazioni libere, perch potrebbe esse-re del tutto impossibile farle girare. Qualche versione dellinfor-matica ingannevole potrebbe richiedere che il sistema operativosia specificamente autorizzato da unazienda particolare. Potrebbeessere impossibile installare dei sistemi operativi liberi. Altre ver-sioni dellinformatica ingannevole potrebbero richiedere che cia-scun programma sia specificamente autorizzato da chi ha svilup-pato il sistema operativo. Sarebbe impossibile per lutente far gira-re dei programmi liberi su tale sistema. Se trovate il modo di far-lo, e lo raccontate in giro, potrebbe essere un reato.

    Negli Stati Uniti esistono gi delle proposte legislative che vor-rebbero imporre a tutti i computer di supportare linformaticaingannevole, con il divieto di collegare a Internet i vecchi com-puter. Una di queste il CBDTPA (da noi definito Consume ButDont Try Programming Act, Legge per consumare ma senza cer-care di programmare). Ma pur se non potranno costringerci legal-

    mente a passare allinformatica ingannevole, ci sar unenormepressione perch venga accettata. Spesso oggi si usa il formatoWord per comunicare, nonostante ci provochi un gran numerodi problemi (si veda, in inglese, http://www.gnu.org/no-word-attachments.html; in italiano: http://www.gnu.org/philo-sophy/no-word-attachments.it.html). Se soltanto una macchinabasata sullinformatica ingannevole fosse in grado di leggere idocumenti Word pi recenti, molta gente finir per adeguarvisi,qualora considerino la questione puramente in termini individuali(prendere o lasciare). Onde opporsi allinformatica ingannevoledobbiamo unire le forze ed affrontare la situazione come una scel-ta collettiva.Per ulteriori dettagli sullinformatica ingannevole, si veda (in

    inglese) http://www.cl.cam.ac.uk/users/rja14/tcpa-faq.html.

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    Per bloccare linformatica ingannevole occorre la mobilitazione diun vasto numero di cittadini. C bisogno del vostro aiuto! La Elec-tronic Frontier Foundation (www.eff.org) e lorganizzazionePublic Knowledge (www.publicknowledge.org) hanno avviatouna campagna di opposizione allinformatica ingannevole, e lostesso sta facendo il Digital Speech Project sponsorizzato dalla FreeSoftware Foundation (www.digitalspeech.org). Visitate questi siti

    Web e cercate di sostenerne lattivit. Si pu aiutare anche scri-vendo agli uffici per i rapporti con il pubblico di Intel, IBM,HP/Compaq, o qualsiasi altro produttore da cui abbiate acqui-

    stato un computer, spiegando loro che non volete subire pressio-ni per ladozione di sistemi informatici fidati (trusted) e chequindi non volete ne producano affatto. Ci servir a dare potereai consumatori. Se contate di scrivere lettere simili, inviatene copiaalle organizzazioni nominate sopra.

    Post Scriptum:Il progetto GNU distribuisce GNU Privacy Guard, program-ma per limplementazione di firme digitali e cifratura a chiavepubblica, che pu essere usato per inviare email sicure e priva-te. utile esplorare il modo in cui GPG differisce dallinfor-matica fidata, e vedere cosa rende vantaggioso uno e cos peri-colosa laltra.Quando si usa GPG per linvio di un documento cifrato, e siricorre a GPG per decodificarlo, il risultato un documentonon cifrato che possibile leggere, inoltrare, copiare e perfinori-cifrare onde essere inviato con sicurezza a qualcun altro.Unapplicazione di informatica ingannevole ci consentirebbe dileggere le parole sul monitor, ma non di produrre un docu-

    mento non cifrato da utilizzare in altri modi. GPG, un pac-

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    chetto di software libero, mette le funzioni di sicurezza a dispo-sizione degli utenti; sono questi ultimi a usare il programma.Linformatica ingannevole progettata per imporre le restrizio-ni sugli utenti; tale informatica a usare gli utenti.

    Questa la prima versione mai pubblicata di questo saggio e fa parte dellibro Free Software, Free Society: The Selected Essays of Richard M. Stall-man, GNU Press, 2002.

    La copia letterale e la distribuzione di questo testo nella sua integrit sonopermesse con qualsiasi mezzo, a condizione che sia mantenuta questa

    nota.

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    Perch il softwaredovrebbe essere

    liberoInevitabilmente lesistenza del software solleva la domanda sucome dovrebbero essere prese le decisioni per il suo utilizzo. Sup-poniamo ad esempio che una persona in possesso di una copia di

    un programma incontra qualcun altro che ne vorrebbe anchegliuna copia. C la possibilit di copiare quel programma; a chi spet-ta la decisione se farlo o meno? Alle persone coinvolte? Oppure adun altro soggetto, definito il proprietario?Gli sviluppatori di software tipicamente affrontano simili que-stioni sulla base dellassunto che il criterio per la risposta sia quel-

    lo di massimizzare i profitti degli stessi sviluppatori. Il potere poli-tico dellimprenditoria ha portato alladozione da parte del gover-no sia di questo criterio sia della risposta degli sviluppatori. Ovve-ro, che esiste il proprietario del programma, tipicamente una cor-poration associata con il suo sviluppo.Vorrei affrontare la medesima domanda sulla base di un diversocriterio: la prosperit e la libert del pubblico in generale.Questa risposta non pu essere decisa dallattuale legislazione dovrebbe essere la legge a conformarsi alletica, non viceversa. Nonspetta neppure alle pratiche correnti decidere su tale questione,pur potendo queste suggerire possibili risposte. Lunico modo digiudicare considerare chi viene aiutato e chi danneggiato dal rico-noscimento dei proprietari del software. In altri termini, si dovreb-

    be condurre unanalisi costi-benefici per conto della societ nel suo

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    complesso, prendendo in considerazione la libert individualecome pure la produzione di beni materiali.Nel presente saggio illustrer gli effetti dovuti allesistenza dei pro-prietari, dimostrandone i risultati negativi. La mia conclusione che i programmatori hanno il dovere di incoraggiare gli altri a con-dividere, ridistribuire, studiare e migliorare il software che scri-viamo: in altri termini, a scrivere software libero (free software).1

    In che modo i proprietari giustificano il proprio potere

    Quanti traggono benefici dallattuale sistema in cui i programmi

    sono considerati una propriet, offrono due argomenti a sostegnodelle proprie tesi a favore di tale propriet: largomento emotivoe quello economico.Largomento emotivo funziona cos: Ci metto il sudore e lanimain questo programma. Viene da me, mio!Questargomento non richiede una seria refutazione. La sensazio-

    ne di attaccamento qualcosa che i programmatori possono col-tivare quando meglio si adatta loro; non inevitabile. Conside-riamo, ad esempio, con quanta decisione gli stessi programmato-ri siano soliti concedere con una firma tutti i diritti ad una gran-de corporation in cambio di uno stipendio; lattaccamento emo-tivo scompare misteriosamente. Allopposto, consideriamo inve-ce i grandi artisti e artigiani del Medioevo, che non si curavano

    neppure di firmare le proprie opere. Per loro, il nome dellartistanon era importante. Quello che contava era portare a compimentoquellopera e lo scopo cui era destinata. Questa la visione pre-valente per centinaia di anni.

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    1 Il termine free in free software si riferisce alla libert, non al prezzo(free in inglese significa sia libero sia gratuito); il prezzo pagato per la copia di un

    programma libero pu essere zero, basso oppure (raramente) piuttosto elevato.

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    Largomento economico funziona cos: Voglio diventare ricco(generalmente descritto in maniera poco accurata come guada-gnarsi da vivere), e se non mi consentite di diventare ricco con laprogrammazione, allora smetter di scrivere programmi. Tutti glialtri sviluppatori la pensano come me, per cui nessuno vorr maiprogrammare. E allora rimarrete senza alcun programma! Ingenere questa minaccia viene velata come un amichevole avvisoda una saggia fonte.Pi avanti spiegher perch tale minaccia non altro che bluff.Prima vorrei affrontare un assunto implicito che acquista maggior

    visibilit in unaltra formulazione dellargomento.Questa formulazione parte mettendo a confronto lutilit socialedi un programma proprietario con lassenza di programmi, per poiconcludere che lo sviluppo di software proprietario , nel suo insie-me, qualcosa di benefico e andrebbe incoraggiato. Lerrore quiconsiste nel contrapporre soltanto due scenari software proprie-

    tario contro niente software assumendo linesistenza di ulterio-ri possibilit.Considerando un sistema di copyright sul software, lo sviluppo delsoftware viene solitamente connesso allesistenza di un proprietarioche ne controlli lutilizzo. Fintantoch esister questa connessione,siamo spesso costretti a confrontarci con la scelta tra software pro-prietario o niente software. Tuttavia, tale connessione non qual-cosa di inerente o inevitabile; una conseguenza della specifica deci-sione socio-legale che mettiamo in discussione: la decisione di ave-re dei proprietari. Presentare la scelta come tra software proprieta-rio o niente software significa travisare la questione.

    Largomento contro lesistenza di proprietari

    La domanda in ballo : Lo sviluppo del software dovrebbe esse-

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    re connesso con lesistenza di proprietari cui spetti limitarne lu-tilizzo?Onde poter sciogliere il quesito, dobbiamo giudicare gli effetti sul-la societ di ciascuna delle due attivit seguenti in maniera indi-pendente tra loro: leffetto dello sviluppo del software (prescin-dendo dai relativi termini di distribuzione) e leffetto derivantedalla limitazione del suo utilizzo (assumendo che il software siastato sviluppato). Se una di queste attivit dovesse risultare giove-vole e laltra dannosa, sarebbe bene lasciar andare tale connessio-ne e optare soltanto per quella giovevole.

    In altri termini, se limitare la distribuzione di un programma gisviluppato risulta dannoso per la societ in generale, allora lo svi-luppatore etico rifiuter una simile opzione.Onde stabilire leffetto di limitazioni nella condivisione, occorreparagonare il valore sociale di un programma ristretto (ovvero,proprietario) con quello dello stesso programma disponibile a

    chiunque. Ci significa mettere a confronto due mondi possibili.Lanalisi affronta anche il semplice argomento talvolta contrap-posto a questo, secondo cui il beneficio al vicino nel fornirgli ofornirle la copia di un programma viene cancellato dal danno pro-curato al proprietario. Questo contro-argomento assume che ildanno e il beneficio siano di proporzioni identiche. Lanalisi inclu-de un raffronto fra tali proporzioni, per concludere che il benefi-cio risulta di gran lunga maggiore.Per meglio illustrare largomento, applichiamolo ad un altro ambi-to: la costruzione di una rete stradale.Tramite i pedaggi sarebbe possibile finanziare la costruzione di tuttele strade. Ci comporterebbe la presenza di appositi caselli a tutti gliangoli. Un simile sistema risulterebbe di grande incentivo al miglio-

    ramento della rete stradale. Offrirebbe inoltre il vantaggio di costrin-

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    gere quanti usano quella specifica strada al pagamento del relativopedaggio. Eppure un casello per il pedaggio rappresenterebbe uno-struzione artificiale alla fluidit di guida artificiale perch non unaconseguenza di come funzionano le strade o le autovetture.Paragonando le strade libere e quelle a pedaggio sulla base dellaloro utilit, scopriamo che (tutto il resto essendo identico) le stra-de senza caselli richiedono meno denaro per essere costruite egestite, sono pi sicure e pi efficienti nellutilizzo.2

    In un paese povero molti cittadini sarebbero impossibilitati a usa-re le strade a pedaggio. Perci le strade senza caselli offrono alla

    societ maggiori benefici a costi minori; sono da preferire per lasociet. Di conseguenza, la societ dovrebbe scegliere di reperire ifinanziamenti in un altro modo, non tramite i caselli a pagamen-to. Luso delle strade, una volta costruite, dovrebbe essere libero.Quando i sostenitori dei caselli li propongono unicamente comeun modo per raccogliere denaro, distorcono la scelta a disposizio-

    ne. vero che i caselli a pedaggio portano soldi, ma provocanoanche altre conseguenze: in realt degradano la strada. Una stra-da a pedaggio non cos positiva come una libera; pur offrendostrade in numero maggiore o tecnicamente superiori, ci nonsarebbe un miglioramento qualora dovesse comportare la sostitu-zione delle strade libere con quelle a pagamento.

    Ovviamente la costruzione di una strada libera necessita di fondi,che in qualche modo il pubblico chiamato a sborsare. Tuttavia

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    2 Le questioni relative a inquinamento e congestioni di traffico non alterano questaconclusione. Nel caso si volesse rendere pi esosa la guida onde scoraggiarla in generale, svantaggioso farlo tramite dei caselli a pedaggio, i quali contribuiscono siaallinquinamento che al traffico. Molto meglio ricorrere a una tassa sulla benzina. Allostesso modo, la volont di ottenere maggior sicurezza limitando la massima velocitconsentita non un fattore rilevante; una strada ad accesso libero estende la velocit

    media evitando fermate e ritardi, allinterno dei limiti di velocit designati.

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    ci non implica linevitabilit del pedaggio. Noi che dobbiamocomunque sostenerne le spese, ricaviamo maggior valore dalnostro denaro acquistando una strada libera.Non sto dicendo che una strada a pagamento sia peggiore di nonavere alcuna strada. Ci sarebbe vero nel caso il pedaggio fosse tal-mente elevato da impedirne lutilizzo quasi a tutti proceduraquesta improbabile per chi dovesse riscuotere il pedaggio. Tutta-via, finch i caselli provocano spreco e inconvenienti significativi, meglio raccogliere i fondi necessari in maniera meno limitante.

    Applicando la medesima logica allo sviluppo del software, passer

    ora a dimostrare come lesistenza di caselli a pedaggio per utiliprogrammi risulti assai esosa per la societ: rende i programmi picostosi da realizzare, pi costosi da distribuire, meno soddisfacentied efficaci da usare. Ne consegue che la costruzione dei program-mi va incoraggiata in qualche altro modo. Proseguir poi spie-gando altri metodi per incoraggiare e (finch sia realmente neces-

    sario) per reperire fondi per lo sviluppo del software.Il danno provocato dallostruzione del software

    Consideriamo per un momento lo scenario in cui un programmasia stato sviluppato, e ogni pagamento necessario al suo svilupposia stato coperto; ora la societ deve scegliere se renderlo proprie-tario oppure se garantirne condivisione e utilizzo liberi. Come

    assunto, lesistenza e la disponibilit del programma sono qualco-sa di desiderabile.3

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    3 Un particolare programma informatico potrebbe essere considerato dannoso fino anegarne la disponibilit, come accaduto al database per dati personali Lotus

    Marketplace, ritirato dal mercato a seguito della disapprovazione del pubblico. Gran partedi quanto sostengo non si applica a casi simili, ma ha poco senso affermare la necessit diun proprietario sulla base del fatto che questultimo potrebbe limitare la disponibilit del

    programma. Il proprietario non lo metter mai completamente fuori commercio, come si

    vorrebbe nel caso di un programma il cui impiego considerato distruttivo.

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    Le restrizioni sulla distribuzione e sulla modifica del programmanon possono facilitarne lutilizzo. Possono soltanto interferire.Cos leffetto sar soltanto negativo. Ma fino a che punto? E di chetipo?Questa ostruzione produce tre diversi livelli di danno materiale:1. Un minor numero di persone usa il programma.2. Nessun utente pu adattare o aggiustare il programma.3. Gli altri sviluppatori non possono imparare dal programma, nusarlo come base per nuovi lavori.Ciascun livello di danno materiale riflette una forma concomi-

    tante di danno psico-sociale. Ci si riferisce alleffetto prodottodalle decisioni della gente sui successivi sentimenti, attitudini epredisposizioni. Questi cambiamenti nel modo di pensare avran-no poi un ulteriore effetto sulle relazioni con i concittadini, epotranno causare conseguenze materiali.I tre livelli di danno materiale fanno sprecare parte del valore che

    il programma potrebbe offrire, ma non possono ridurlo a zero. Seprovocano lo spreco quasi totale del valore, allora scrivere il pro-gramma danneggia la societ in misura pari allo sforzo necessarioper scriverlo. A ragione, un programma che produce dei guadagninelle vendite deve fornire qualche beneficio materiale diretto.Tuttavia, considerando il concomitante danno psico-sociale, nonesistono limiti al danno causato dallo sviluppo del software pro-prietario.

    Impedire luso dei programmi

    Il primo livello di danno impedisce il semplice utilizzo del pro-gramma. La copia di un programma ha un costo marginale quasivicino a zero (e si pu pagare tale costo facendola da soli), cos che

    in un mercato libero avrebbe un prezzo vicino a zero. Una licen-

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    za a pagamento un disincentivo significativo nelluso del pro-gramma. Se un programma molto utile software proprietario,verr usato da un numero alquanto ridotto di persone. facile dimostrare che il contributo complessivo di un program-ma rispetto alla societ risulta ridotto assegnandogli un proprie-tario. Ogni utente potenziale del programma, di fronte alla neces-sit di dover pagare per usarlo, potrebbe scegliere di pagare omeno, o anche di rinunciare a utilizzarlo. Quando un utente sce-glie di pagare, questo un trasferimento di ricchezza a quota zerotra due entit. Ma ogni volta che qualcuno decide di rinunciare

    alluso del programma, ci danneggia quellindividuo senza gio-vare a nessuno. La somma di cifre negative e zeri risulta negativa.Ma ci non riduce lammontare di lavoro necessario per svilup-pare il programma. Come risultato, viene ridotta lefficacia del-lintero processo, ovvero la soddisfazione dellutente ottenuta perogni ora di lavoro.

    Ci riflette una differenza cruciale tra le copie di un programmae oggetti quali automobili, sedie o panini. Non esiste una mac-china per copiare gli oggetti materiali al di fuori della fantascien-za. Ma i programmi sono facili da copiare; chiunque in grado diprodurne quante copie ne vuole con uno sforzo minimo. Ci nonsi applica agli oggetti materiali perch la materia si conserva: ogninuova copia devessere costruita dal materiale grezzo nella stessamaniera con cui stata costruita la prima copia.Con gli oggetti materiali ha senso creare un disincentivo al loroimpiego, perch lacquisto di un minor numero di oggetti signi-fica minor materiale grezzo e minor lavoro per costruirli. veroche generalmente esiste anche un costo iniziale dammortamen-to, un costo di sviluppo, che viene frazionato lungo la fase di pro-

    duzione. Ma finch il costo marginale della produzione signifi-

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    cativo, laggiunta di una quota del costo di sviluppo non provocauna differenza qualitativa. E non richiede restrizioni sulla libertdei comuni utenti.Tuttavia limposizione di un prezzo su qualcosa che altrimentisarebbe libera rappresenta un cambiamento qualitativo. Una tarif-fa sulla distribuzione del software, imposta a livello centralizzato,diventa un potente disincentivo.Inoltre, la produzione centrale come viene praticata oggi ineffi-cace perfino in quanto mezzo per diffondere copie del software.Questo sistema prevede la chiusura di dischi o nastri materiali

    allinterno di pacchetti inutili, la loro spedizione in gran quantitintorno al mondo, e il loro immagazzinamento per la vendita.Questo costo viene presentato come una spesa di tale attivit com-merciale; in realt, parte dello spreco causato dallesistenza deiproprietari.

    Danneggiare la coesione socialeSupponiamo che una persona e il proprio vicino considerino utilelimpiego di un certo programma. Con attenzione etica per il vici-no, ci si dovrebbe rendere conto che unadeguata gestione della situa-zione consentir a entrambi di utilizzarlo. La proposta di consentireluso del programma soltanto a uno dei due, impedendolo allaltro, divisoria; entrambi la considererebbero inaccettabile.Firmare un tipico contratto per la licenza del software significa tra-dire il vicino: Prometto di privare il mio vicino di questo program-ma in modo che possa averne una copia tutta per me. Quanti opta-no per simili scelte subiscono una pressione psicologica interna pergiustificarle, diminuendo limportanza di aiutare il vicino in talmodo, lo spirito pubblico ne soffre. Questo il danno psicologico

    associato con quello materiale di scoraggiare luso del programma.

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    Molti utenti riconoscono inconsciamente lerrore nel rifiuto acondividere, cos decidono di ignorare licenze e leggi, e condivi-dere comunque il programma. Ma spesso si sentono in colpa peraverlo fatto. Sanno che devono infrangere la legge onde poter esse-re dei buoni vicini, ma rispettano ancora lautorit giuridica, econcludono che il fatto di essere dei buoni vicini (come sono ineffetti) qualcosa di male o di cui vergognarsi. Anche questo untipo di danno psicologico, che per si pu evitare decidendo chetali licenze e leggi non posseggono alcuna forza morale.

    Anche i programmatori subiscono il danno psicologico di sapere

    che a numerosi utenti non verr consentito di utilizzare il propriolavoro. Ci porta a unattitudine di cinismo o diniego. Uno svi-luppatore potr descrivere in maniera entusiasta un lavoro checonsidera tecnicamente eccitante; poi quando gli si chiede, Misar permesso di usarlo?, impallidisce e ammette che la risposta no. Per evitare di sentirsi scoraggiato, la maggior parte delle vol-te finisce per ignorare questo fatto oppure adotta un atteggia-mento di cinica distanza mirato a minimizzarne limportanza.Fin dal periodo di Reagan4, la maggiore scarsit degli Stati Unitinon riguarda linnovazione tecnica, ma piuttosto la volont dilavorare insieme per il bene pubblico. Non ha alcun senso inco-raggiare la prima a spese del secondo.

    Impedire gli adattamenti personalizzati di programmiIl secondo livello di danno materiale limpossibilit di adattare iprogrammi. La facilit di modificare il software uno dei suoigrandi vantaggi rispetto alle vecchie tecnologie. Ma la gran parte

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    4 Ronald Reagan, il 40 Presidente degli Stati Uniti, famoso per aver tagliatonumerosi programmi sociali. A lui si deve inoltre la creazione di una politicaeconomica, definita trickle down economics (economia che sgocciola), considerata da

    molti un fallimento.

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    del software disponibile in ambito commerciale non pu esseremodificato, neppure dopo averlo acquistato. disponibile a sca-tola chiusa, prendere o lasciare, tutto qui.Un programma che possibile far girare composto da una seriedi numeri dalloscuro significato. Nessuno, neanche un buon pro-grammatore, in grado di modificare facilmente tali numeri onderendere il programma diverso in qualche modo.Normalmente gli sviluppatori lavorano con il codice sorgente diun programma, che scritto in un linguaggio di programmazionetipo Fortran o C. Ricorre a dei nomi per indicare i dati usati e le par-

    ti di un programma, e rappresenta le operazioni con simboli quali +per le addizioni e - per le sottrazioni. progettato per aiutare gli svi-luppatori a leggere e modificare il programma. Ecco un esempio; unprogramma per calcolare la distanza tra due punti su un piano:5

    floatdistance (p0, p1)

    struct point p0, p1;{float xdist = p1.x - p0.x;float ydist = p1.y - p0.y;return sqrt (xdist * xdist + ydist * ydist);}

    Ecco lo stesso programma in formato eseguibile6

    , sul computerche uso normalmente:1314258944 -232267772 -231844864 1634862

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    5 Non importante capire in che modo operi il codice sorgente; quel che importante notare che tale codice sorgente viene scritto ad un livello di astrazione piuttostocomprensibile.6 Si noti lincomprensibilit del codice eseguibile; chiaramente pi difficile capirne

    qualcosa rispetto al codice sorgente di cui sopra.

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    1411907592 -231844736 2159150 1420296208-234880989 -234879837 -234879966 -2322954241644167167 -3214848 1090581031 1962942495572518958 -803143692 1314803317

    Il codice sorgente utile (almeno potenzialmente) per chiunqueusi un programma. Ma alla maggioranza degli utenti non con-cesso avere copie di tale codice. Normalmente il codice sorgentedi un programma proprietario viene tenuto segreto dal proprieta-rio, prevenendo chiunque altro dallimpararne qualcosa. Gli uten-ti ricevono unicamente i file di numeri incomprensibili che il com-puter eseguir. Ci significa che soltanto il proprietario di un pro-gramma pu modificarlo.Una volta unamica mi raccont di aver lavorato come program-matore in una banca per circa sei mesi, scrivendo un programmasimile a qualcosa di commercialmente disponibile. Se avesse potu-to avere il codice sorgente di quel programma commerciale, avreb-

    be potuto facilmente adattarlo alle necessit del caso. La banca eradisposta a pagare per questo, ma non le venne concesso il codi-ce sorgente era un segreto. Cos fu costretta a lavorare in tal modoper sei mesi, lavoro che fa parte del prodotto nazionale lordo mache in realt fu uno spreco.Intorno al 1977 il laboratorio di intelligenza artificiale del MITricevette in regalo una stampante grafica dalla Xerox. Era gestitada un software libero a cui aggiungemmo parecchie funzioni uti-li. Ad esempio, il software avrebbe notificato lutente non appenafinito il lavoro di stampa. In caso di problemi, come linceppa-mento dei fogli o la mancanza di carta, il software ne avrebbe infor-mato tutti gli utenti che avevano in corso una stampa. Queste fun-zioni facilitavano il corso delle operazioni.

    Pi tardi la Xerox diede al laboratorio una stampante pi nuova e

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    veloce, una delle prime stampanti laser. Veniva gestita da unsoftware proprietario che girava su un apposito computer dedica-to, in modo che non potemmo aggiungere alcuna delle nostreopzioni favorite. Riuscimmo a sistemare linvio di una notificaquando la stampa veniva inviata al computer dedicato, ma nonquando avveniva effettivamente la stampa (e generalmente il ritar-do era considerevole). Non cera alcun modo di sapere quando illavoro veniva realmente stampato, si poteva solo indovinare. Enessuno veniva informato nel caso di fogli incastrati, cos spessola stampante finiva fuori uso per unora.

    Il sistema di programmatori del laboratorio di intelligenza artifi-ciale era in grado di sistemare simili problemi, probabilmente tan-to quanto gli autori originari del programma. Ma la Xerox non ave-va alcun interesse a risolverli, e scelse di impedircelo, di modo dacostringerci ad accettare tali problemi. Non vennero mai risolti.Molti buoni programmatori hanno sperimentato una simile fru-

    strazione. La banca poteva permettersi di risolvere il problema scri-vendo un nuovo programma da zero, ma un comune utente, a pre-scindere dalle proprie capacit, pu soltanto rinunciare.La rinuncia provoca un danno psico-sociale allo spirito dellafiducia in se stessi. demoralizzante vivere in una casa che non sipu riarrangiare secondo i propri bisogni. Porta a rassegnazione escoraggiamento, che finiscono per colpire altri aspetti della vita diuna persona. Chi si trova in simili circostanze diventa infelice enon fa un buon lavoro.Immaginiamo come sarebbe qualora le ricette venissero trattatealla stregua del software. Qualcuno potrebbe dire, Come faccioa modificare questa ricetta per toglierci il sale? e il grande cuocorisponderebbe, Come osi insultare la mia ricetta, il prodotto del

    mio cervello e del mio palato, cercando di interferire? Non pos-

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    siedi il giudizio necessario per poterla modificare e farla funzio-nare bene!Ma il dottore mi ha detto di non mangiare cibi salati!Sar contento di farlo. La mia tariffa di appena 50.000 dolla-ri. (Dato che il proprietario ha il monopolio sulle modifiche, latariffa tende ad essere elevata). Per adesso non ho tempo. Sonooccupato con una commissione per il progetto di una nuova ricet-ta di biscotti per le navi con il Ministero della Marina. Potr occu-parmi di te fra un paio danni.

    Impedire lo sviluppo del softwareIl terzo livello di danno materiale colpisce lo sviluppo del softwa-re. Solitamente questo era un processo evolutivo, in cui una per-sona ne riscriveva delle parti per una nuova funzione, e poi qual-cun altro ne avrebbe riscritto altre parti per aggiungere unaltrafunzione; in alcuni casi, ci andava avanti per un periodo di

    ventanni. Nel frattempo, parti del programma sarebbero statecannibalizzate per dar forma alla nascita di ulteriori programmi.Lesistenza di proprietari impedisce unevoluzione di questo tipo,rendendo necessario partire da zero nello sviluppo di un pro-gramma. Impedisce altres a nuovi praticanti di studiare i pro-grammi esistenti onde imparare tecniche utili o anche la struttu-ra di programmi di ampie dimensioni.I proprietari impediscono anche leducazione. Ho incontrato bril-lanti studenti dinformatica che non avevano mai visto il codicesorgente di un programma di ampie dimensioni. Possono esserebravi a scrivere piccoli programmi, ma non potranno acquisire lediverse capacit necessarie per scriverne di grandi se non possonovedere come hanno fatto gli altri.

    In ogni ambito intellettuale, possibile raggiungere altezze mag-

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    giori stando sulle spalle di chi ci ha preceduti. Ma in genere cinon pi consentito nel campo del software si pu stare sol-tanto sulle spalle dei colleghi della propria azienda.Il danno psico-sociale associato colpisce lo spirito della cooperazio-ne scientifica, solitamente cos solido tra i ricercatori al punto chequesti collaboravano anche quando i rispettivi paesi erano in guer-ra tra loro. Sulla base di questo spirito, gli oceanografi giapponesiabbandonati in un laboratorio su unisola del Pacifico conservaro-no con attenzione il lavoro svolto per i Marine statunitensi in arri-vo, lasciando una nota per chiedere loro di prendersene cura.

    I conflitti per denaro hanno distrutto quello che si era salvato neiconflitti internazionali. Oggigiorno i ricercatori di molte discipli-ne non pubblicano dati sufficienti nelle proprie ricerche onde con-sentire agli altri di replicare quegli esperimenti. Pubblicano sol-tanto quanto basta per fare in modo che i lettori possano meravi-gliarsi di quanto siano riusciti a ottenere. Ci sicuramente vero

    per linformatica, dove il codice sorgente dei programmi su cui siscrive generalmente segreto.

    Non importa come si limiti la condivisione

    Ho discusso finora gli effetti di prevenire la gente dallattivit dicopia, modifica e costruzione su un programma. Non ho specifi-cato il modo in cui questa ostruzione viene portata avanti, perchci non ne influenza la conclusione. Sia che ci venga imposto tra-mite il divieto di copia, o il diritto dautore, o le licenze, o la crit-tazione, o le schede ROM, o i numeri seriali sullhardware, se rie-sce a impedirne lutilizzo, allora procura dei danni. Gli utenti con-siderano comunque alcuni di questi metodi pi sgradevoli di altri.Io suggerirei che i metodi pi odiosi sono quelli che raggiungono

    lo scopo prefissato.

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    Il software dovrebbe essere libero

    Fin qui ho illustrato il modo in cui la propriet di un programma il potere di limitarne la modifica o la copia sia dintralcio. Isuoi effetti negativi sono diffusi e importanti. Ne consegue che lasociet non dovrebbe avere proprietari per i programmi.Un altro modo di comprenderlo che ci di cui abbisogna lasociet il software libero, e il software proprietario ne un sosti-tuto insoddisfacente. Incoraggiare i sostituti non un modo razio-nale di ottenere ci di cui abbisogniamo.Vaclav Havel ci ha messo sullavviso dicendo, Lavorare per qual-

    cosa perch bene, non soltanto perch si ha possibilit di riusci-re. Lattivit di realizzare software proprietario contiene possibi-lit di riuscita in termini ristretti, ma non un bene per la societ.

    Perch si sviluppa il software

    Se eliminiamo il copyright come mezzo per incoraggiare la gente

    a sviluppare software, allinizio se ne svilupper di meno, ma talesoftware risulter maggiormente utile. Non chiaro se la soddi-sfazione generale degli utenti sar minore; ma se cos fosse, oppu-re se volessimo incrementarla comunque, esistono altri modi perincoraggiare lo sviluppo, proprio come esistono altri modi oltre icaselli a pedaggio per raccogliere denaro per la costruzione di stra-de. Prima di illustrare le modalit con cui ci pu esser fatto, vor-rei affrontare la questione di quanto incoraggiamento artificialesia davvero necessario.

    Programmare divertente

    Ci sono alcuni tipi di lavori che pochi accetterebbero se non perdenaro; la costruzione di strade, ad esempio. Esistono altri campi

    di studio e arte in cui esistono scarse possibilit di diventare ric-

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    chi, ma che la gente sceglie per il loro fascino o per il presuntovalore agli occhi della societ. Gli esempi includono la logica mate-matica, la musica classica, larcheologia e lattivismo politico orga-nizzato tra i lavoratori. La gente compete, pi tristemente cheamaramente, per le poche posizioni pagate disponibili, nessunadelle quali remunerata granch. Qualcuno perfino disposto apagare di tasca propria pur di lavorare in quel campo, se pu per-metterselo.Un certo settore pu trasformarsi nel giro di una notte se inizia adoffrire la possibilit di diventare ricchi. Quando un lavoratore

    diventa ricco, altri chiedono la medesima opportunit. Presto tut-ti potrebbero volere ingenti somme di denaro per fare quel cheerano soliti fare per il piacere. Trascorsi un altro paio danni, chiun-que coinvolto in quel campo derider lidea che si debba lavorarein quel settore senza grossi ricavi economici. Spiegheranno ai pia-nificatori sociali che possibile assicurare tali ricavi, assegnandoprivilegi sociali, poteri e monopoli man mano che si render neces-sario.Questo il cambiamento avvenuto nel campo della programma-zione informatica durante lo scorso decennio. Quindici anni fa7

    giravano articoli sulla computer-dipendenza: gli utenti eranoon-line tutto il tempo e avevano vizi da cento dollari a settima-na. In genere si accettava il fatto che la gente amava a tal punto la

    programmazione da rompere non di rado il proprio matrimonio.Oggi, in genere si accetta che nessuno farebbe il programmatorese non in cambio di un lauto stipendio. La gente ha dimenticatocome stavano le cose quindici anni fa.

    Anche se fosse vero che ad un certo punto la maggior parte dellagente lavorer in un certo campo soltanto per un lauto stipendio,

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    7 Quindici anni prima della stesura di questarticolo correva lanno 1977.

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    lo scenario non deve necessariamente rimanere tale. La dinamicadel cambiamento pu girare allinverso, qualora la societ forni-sca linput adatto. Se eliminiamo la possibilit di grandi ricchez-ze, allora dopo qualche tempo, una volta risistemate le attitudinipersonali, la gente sar nuovamente ansiosa di lavorare in quelcampo per la gioia di riuscire.La domanda Come fare a pagare i programmatori? trova faci-le risposta una volta compreso che non si tratta di pagarli unafortuna. Il semplice guadagnarsi da vivere pi facile da met-tere insieme.

    Finanziare il software libero

    Le istituzioni che pagano i programmatori non devono essere iproduttori di software. Esistono gi parecchie altre istituzioni ingrado di farlo.I produttori di hardware considerano essenziale sostenere lo svi-

    luppo del software pur non potendone controllare lutilizzo. Nel1970 gran parte del loro software era libero perch non si curava-no di porre limitazioni. Oggi la crescente volont di aderire a deiconsorzi dimostra che hanno compreso come possedere il softwa-re non una cosa veramente importante per loro.Le universit svolgono numerosi progetti di programmazione.Oggi spesso ne rivendono i risultati, ma non fu cos negli anni 70.Esiste forse alcun dubbio che le universit svilupperebbero softwa-re libero qualora non fosse loro consentito di vendere il software?Questi progetti potrebbero essere finanziati dagli stessi contratti eborse di studio governativi che attualmente finanziano lo svilup-po di software proprietario.Oggi comune per i ricercatori universitari ottenere borse di stu-

    dio per lo sviluppo di un sistema, realizzarlo fino quasi al punto

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    finale e definirlo completato, per poi fondare delle aziende incui portano davvero a compimento il progetto e lo rendono uti-lizzabile. Talvolta dichiarano libera la versione non finita; se sonocorrotti fino in fondo, ottengono invece una licenza esclusiva dal-luniversit. Ci non certo un segreto, viene ammesso aperta-mente da ogni soggetto coinvolto. Eppure se i ricercatori non fos-sero esposti alla tentazione di comportarsi in questo modo, pro-seguirebbero tuttora le proprie ricerche.Gli sviluppatori che scrivono software libero possono guadagnar-si da vivere vendendo servizi connessi al software. Io sono stato

    assunto per portare il compiler GNU C su un nuovo hardware, eper realizzare le estensioni dellinterfaccia-utente per GNU Emacs.(Offrir queste migliorie al pubblico una volta completate). Ten-go anche dei corsi per cui vengo pagato.Non sono il solo a lavorare in tal modo; oggi esiste una corpora-tion di successo e in crescita che fa soltanto questi tipi di lavori.

    Anche diverse altre aziende offrono supporto commerciale per ilsoftware libero del sistema GNU. Questo linizio dellindustriaa sostegno del software indipendente unindustria che potrebberaggiungere dimensioni piuttosto ampie se il software liberodiventasse prevalente. Ci offre agli utenti unopzione general-mente non disponibile per il software proprietario, eccetto a chi molto ricco.

    Nuove8

    istituzioni quali la Free Software Foundation possonoaltres sostenere i programmatori.Gran parte dei finanziamenti della Foundation arrivano dagliacquirenti di dischi e nastri tramite posta. Il software sui nastri libero, il che significa che ogni utente ha libert di copiarlo e modi-ficarlo, ma in ogni caso molti pagano per averne delle copie.

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    8 Questarticolo stato scritto il 24 aprile 1992.

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    (Ricordiamoci che free software si riferisce alla libert, non alprezzo). Alcuni utenti gi in possesso di una copia, ordinano inastri come modo per offrire lobolo che secondo loro noi meri-tiamo. La Foundation riceve inoltre donazioni di una certaampiezza dai produttori di computer.La Free Software Foundation un ente senza fini di lucro, e i rica-vi vengono spesi per ingaggiare quanti pi programmatori possi-bile. Se fosse stata impostata come attivit commerciale, distri-buendo al pubblico lo stesso software libero per la medesima cifraodierna, fornirebbe unottima fonte di sostentamento al suo fon-

    datore.Essendo la Foundation un ente senza fini di lucro, spesso i pro-grammatori vi lavorano per met della cifra che potrebbero chie-dere altrove. Lo fanno perch siamo liberi dalla burocrazia, e per-ch sono soddisfatti nel sapere che il loro lavoro non subir ostru-zioni nellutilizzo. Ma soprattutto lo fanno perch programmare

    divertente. In aggiunta, dei volontari non pagati hanno scrittoper noi molti programmi utili. (Abbiamo perfino scrittori tecnicivolontari).Ci conferma come la programmazione sia tra i campi pi affa-scinanti di tutti, insieme alla musica e allarte. Non dobbiamotemere che non ci sar gente che vorr programmare.

    Cosa devono gli utenti agli sviluppatori?

    C una buona ragione per chi usa il software di sentirsi moral-mente obbligati a contribuire al suo sostegno. Gli sviluppatori disoftware libero contribuiscono alle attivit degli utenti, e oltre chegiusto nellinteresse a lungo termine degli stessi utenti dare loroi finanziamenti per continuare.

    Ci tuttavia non si applica a chi sviluppa software proprietario, per-

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    ch lostruzionismo merita una punizione anzich una ricompensa.Eccoci cos di fronte a un paradosso: chi sviluppa software utileha diritto al sostegno degli utenti, ma qualsiasi tentativo di tra-sformare questobbligo morale in un requisito distrugge le basistesse di tale obbligo. Uno sviluppatore pu meritare o richiedereuna ricompensa, ma non entrambe le cose.Credo che di fronte a tale paradosso uno sviluppatore dotato disenso etico deve fare in modo di meritare la ricompensa, madovrebbe anche stimolare gli utenti alle donazioni volontarie. Allafin fine gli utenti impareranno a sostenere gli sviluppatori senza

    costrizione, cos come hanno imparato a sostenere le stazioni radioe televisive pubbliche.

    Cos la produttivit del software?

    Se il software fosse libero, esisterebbero ancora i programmatori,ma forse in numero minore. Ci sarebbe un male per la societ?

    Non necessariamente. Oggi le nazioni avanzate hanno meno agri-coltori che nel 1900, ma non lo consideriamo un male per lasociet, visto che un numero minore offre ai consumatori unaquantit maggiore di cibo. Ci viene definito miglioramento pro-duttivo. Il software libero richiederebbe un numero assai minoredi programmatori per soddisfare la domanda, per via dellaccre-sciuta produttivit del software a tutti i livelli: Utilizzo pi ampio di ciascun programma sviluppato. Capacit di adattare i programmi esistenti per la personalizza-zione, invece di partire da zero. Migliore educazione dei programmatori. Leliminazione dei doppioni nei progetti di sviluppo.Quanti si oppongono alla cooperazione sostenendo che provo-

    cherebbe lassunzione di un numero minore di programmatori van-

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    no in realt opponendosi alla maggiore produttivit. Eppure costo-ro generalmente accettano la credenza comune secondo cui lindu-stria del software necessiti di un incremento produttivo. Come mai?9

    La produttivit del software pu avere due significati diversi: laproduzione complessiva dellintero settore di sviluppo del softwa-re oppure la produttivit di progetti individuali. La produttivitcomplessiva quel che la societ vorrebbe migliorare, e la manie-ra pi diretta per farlo eliminare gli ostacoli artificiali alla coo-perazione che riducono tale produttivit. Ma i ricercatori che stu-diano il campo della produttivit del software si concentrano

    unicamente sul secondo, limitato, significato del termine, dove ilmiglioramento richiede difficili avanzamenti tecnologici.

    La competizione inevitabile? inevitabile che si cerchi di competere, di sorpassare i propri riva-li nella societ? Forse lo . Ma la competizione in se stessa non dannosa; la cosa dannosa il combattimento.Esistono molti modi di competere. La competizione pu consiste-re nel cercare di raggiungere sempre di pi, di superare quel chehanno fatto gli altri. Ad esempio, in passato cera competizione trai maghi della programmazione competizione per chi riusciva afar fare al computer le cose pi incredibili, o per chi riusciva a crea-re il programma pi breve o pi veloce per un particolare compi-

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    9 Secondo Eric Raymond, il 95% dei posti di lavoro dellindustria del software riguardala produzione di software personalizzato, nientaffatto previsto per la pubblicazione. Neconsegue che pur assumendo lo scenario teorico peggiore, ovvero che non esisteranno postidi lavoro per lo sviluppo di software libero (e gi sappiamo che ne esistono alcuni), il

    passaggio al software libero potr avere uno scarso effetto sul numero totale di posti dilavoro per il software. Esiste una gran quantit di spazio per chi voglia scrivere software

    personalizzato e sviluppare software libero quando avanza tempo. Non esiste alcunmodo per sapere se la piena conversione al software libero porterebbe allaumento o alla

    diminuzione del numero di posti di lavoro nel campo del software.

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    to. Questo tipo di competizione pu giovare a chiunque, fintan-toch si mantiene lo spirito della buona lealt sportiva.La competizione costruttiva sufficientemente competitiva daspingerci a fare grandi sforzi. Un certo numero di persone stannogareggiando per essere i primi ad aver visitato tutti i paesi sulla ter-ra; qualcuno spende anche una fortuna nel tentativo di riuscirci.Ma non cercano di corrompere i capitani delle navi perch abban-donino i rivali su unisola deserta. Sono contenti di lasciar vince-re la persona pi in gamba.La competizione diventa lotta quando coloro che gareggiano ini-

    ziano a bloccarsi a vicenda invece di pensare al proprio avanza-mento quando lasciar vincere la persona pi in gamba si tra-sforma in lasciar vincere me stesso, pi in gamba o meno che sia.Il software proprietario dannoso, non perch sia una forma dicompetizione, ma perch una forma di combattimento tra i cit-tadini della societ.

    Nellimprenditoria competizione non significa necessariamentelotta. Ad esempio, quando due negozi di alimentari sono in com-petizione, i loro sforzi si concentrano sul miglioramento delle pro-prie operazioni, non sul sabotaggio del rivale. Ma ci non dimo-stra un particolare attaccamento alletica commerciale; piuttosto,ha poco senso combattere in questo tipo di attivit senza ricorre-re alla violenza fisica. Non tutti i settori imprenditoriali condivi-dono questa caratteristica. Tenere segrete informazioni che potreb-bero aiutare tutti ad avanzare una forma di combattimento.Lideologia commerciale non prepara la gente a resistere alla ten-tazione di lottare come forma di competizione. Alcuni tipi di com-battimento sono stati vietati con legislazioni anti-monopolio, leg-gi sulla veridicit della pubblicit, e cos via, ma anzich genera-

    lizzare ci in un principio di rifiuto della lotta in generale, i diri-

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    genti hanno inventato altre forme di combattimento che non sonospecificamente proibite. Le risorse della societ vengono sperpe-rate nellequivalente economico di una guerra civile tra fazioni.

    Perch non te ne vai in Russia?

    Negli Stati Uniti chiunque sostenga qualsiasi posizione diversadalla forma pi estrema di laissez-faire egoistico ha sentito spessoquestaccusa. Viene ad esempio usata contro i sostenitori di unsistema nazionale dassistenza sanitaria, come ne esistono in tuttele altre nazioni industrializzate del mondo libero. Viene usata con-

    tro i sostenitori del sostegno pubblico alle arti, anchesso univer-sale nei paesi avanzati. In America lidea che i cittadini abbianoqualche obbligo nei confronti del bene pubblico viene identifica-ta con il comunismo. Ma si tratta davvero di idee similari?Il comunismo per come fu praticato nellUnione Sovietica era unsistema di controllo centralizzato dove tutta lattivit era irreggi-

    mentata, apparentemente per il bene comune, ma in realt a van-taggio dei membri del partito comunista. E dove i dispositivi perla copia erano sorvegliati da vicino onde evitare la copia illegale.Il sistema americano del diritto dautore sul software impone ilcontrollo centralizzato sulla distribuzione di un programma, e idispositivi per la copia sono sorvegliati tramite sistemi anti-copiaautomatici onde evitare la copia illegale.

    Allopposto, il mio lavoro punta alla costruzione di un sistema incui la gente sia libera di decidere sulle proprie azioni; in partico-lare, libera di aiutare i vicini, e libera di alterare e migliorare glistrumenti che usano nella vita quotidiana. Un sistema basato sul-la cooperazione volontaria e sulla decentralizzazione. Perci, sedovessimo giudicare le posizioni sulla somiglianza al comunismo

    russo, sarebbero i proprietari di software a essere comunisti.

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    La questione delle premesse

    In questo saggio parto dalla premessa che lutente di software nonsia meno importante di un autore, o anche del datore di lavoro diun autore. In altri termini, gli interessi e le necessit di tutti costo-ro hanno un uguale peso quando si tratta di decidere il migliorcorso dazione. Questa premessa non accettata a livello univer-sale. Molti sostengono come il datore di lavoro di un autore siaessenzialmente pi importante di chiunque altro. Si dice, ad esem-pio, che lo scopo nellavere proprietari di software quello di dareal datore di lavoro di un autore il vantaggio che merita prescin-

    dendo dal modo in cui ci possa influenzare il pubblico. inutile cercare di convalidare o confutare tali premesse. Ogni pro-va si basa su premesse condivise. Perci gran parte di quanto vadosostenendo indirizzato soltanto a quanti condividono le premes-se che uso, o almeno a quanti sono interessati a vederne le conse-guenze. Per quanti ritengono che i proprietari siano pi importan-

    ti di chiunque altro, questo saggio semplicemente irrilevante.Ma perch un gran numero di americani dovrebbe accettare unapremessa che eleva limportanza di alcuni individui su chiunquealtro? In parte perch ci si basa sulla credenza che tale premessafaccia parte della tradizione legale della societ americana. Perqualcuno, dubitare della premessa significa mettere in discussio-ne le basi stesse della societ. importante informare costoro che tale premessa non parte del-la nostra tradizione legale. N lo mai stata.Ovvero, la Costituzione dice che lo scopo del copyright quellodi promuovere il progresso della scienza e delle arti utili. La Cor-te Suprema ha elaborato su questidea, affermando nella causa FoxFilm vs. Doyalche lunico interesse degli Stati Uniti e loggetto

    primario nel conferire il monopolio [del copyright] risiede nei

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    benefici generali derivanti al pubblico dal lavoro degli autori.Non siamo obbligati a essere daccordo con la Costituzione o conla Corte Suprema. (A un certo punto, entrambi perdonarono laschiavit). Le loro posizioni non condannano la premessa sullasupremazia del proprietario. Spero per che la consapevolezza percui ci sia un assunto della destra radicale, piuttosto che un fattotradizionalmente riconosciuto, perder il proprio fascino.

    Conclusione

    Ci piace pensare che la societ incoraggi laiuto al vicino; ma ogni

    volta che ricompensiamo qualcuno perch fa ostruzione, o loammiriamo per la ricchezza accumulata in tal modo, stiamoinviando il messaggio opposto.Laccumulazione del software una forma della nostra volontgenerale di non considerare il benessere della societ a favore delprofitto personale. Possiamo notare questa mancanza di conside-razione da Ronald Reagan a Jim Bakker10, da Ivan Boesky11 aExxon12, dalle banche fallite alle scuole fallite. Possiamo misurar-la con la quantit di gente senza casa e di popolazione carceraria.Lo spirito antisociale si nutre da solo, perch pi ci rendiamo con-to che gli altri non ci aiuteranno, pi sembra futile aiutarli. Cosla societ si trasforma in una giungla.

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    Negli anni 80 Jim Bakker raccolse milioni di dollari in televisione per i suoi gruppireligiosi Heritage USA, PTL e Inspirational Network. Venne condannato a 45 anni dicarcere per frode via posta e banca per le campagne di raccolta fondi a favore di PTL.11 Ivan Boesky fu mandato in prigione e multato per 100 milioni di dollari per tradingscorretto negli anni 80. Divenne famoso per aver detto una volta, Lavarizia unbene. Voglio farvi sapere che ritengo salutare lavarizia. Potete essere avari e sentirvicomunque in pace con voi stessi.12 Negli anni 80 la Exxon Valdez provoc la pi vasta fuoriuscita di petrolio al mondoal largo delle coste dellAlaska, causando danni immensi. Finora le multe e le operazioni

    di pulizia gli sono costate oltre un miliardo di dollari.

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    Se non vogliamo vivere in una giungla, dobbiamo modificare ilnostro atteggiamento. Dobbiamo iniziare a veicolare il messaggioche un buon cittadino quello che coopera quando appropriato,

    non quello che bravo a prendere dagli altri. Spero che il movi-mento del software libero possa offrire dei contributi in tal senso:almeno in un campo, sostituiremo la giungla con un sistema piefficace che incoraggi e giri sulla cooperazione volontaria.

    Originalmente scritto nel 1992, questa versione fa parte del libro FreeSoftware, Free Society: The Selected Essays of Richard M. Stallman, GNUPress, 2002.

    La copia letterale e la distribuzione di questo testo nella sua integrit sonopermesse con qualsiasi mezzo, a condizione che sia mantenuta questa

    nota.

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    Diritto dautoree globalizzazione

    nellera delle retiinformatiche

    IntroduzioneDavid Thorburn, moderatore: Il relatore di oggi, Richard Stallman, una figura leggendaria del mondo informatico, e la mia espe-rienza nel tentativo di trovare un correlatore per condividere ilpodio con lui stata istruttiva. Un distinto professore del MIT miha detto che Stallman va considerato al pari della figura carisma-

    tica di una parabola biblica una sorta di aneddoto-lezione delVecchio Testamento. Immagina, mi ha detto, un Mos o unGeremia meglio, un Geremia. Gli ho replicato: Bene, davve-ro ammirevole. Ci conferma la mia sensazione sul tipo di con-tributo che ha dato al mondo. Allora perch sei riluttante a divi-dere il podio con lui? La sua risposta: Come Geremia o Mos,ne sarei semplicemente sopraffatto. Non posso tenere un inter-vento insieme a lui, ma se mi avessi chiesto di nominare cinquepersone viventi nel mondo che hanno veramente aiutato tutti noi,Richard Stallman sarebbe uno di questi.

    Lintervento di Stallman

    Dovrei iniziare spiegando perch ho rifiutato il permesso alla tra-

    smissione sul web di questo forum, nel caso la questione non fos-

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    se sufficientemente chiara: il programma impiegato per la tra-smissione sul web richiede allutente di prelevare determinatosoftware per poter ricevere il segnale. Questo software non software libero. disponibile a costo zero ma soltanto come ese-guibile, cio una misteriosa sequenza di numeri.Ci che fa segreto. Non lo si pu studiare, non lo si pu modi-ficare, e certamente non se ne pu pubblicare una versione modi-ficata. E queste rientrano fra le libert essenziali incluse nella defi-nizione di software libero.Cos, se devo essere un onesto sostenitore del software libero, non

    posso andare in giro a fare discorsi e poi spingere le persone adusare software non libero. Nuocerei alla mia stessa causa. E se nondimostro di prendere i miei principi sul serio, non posso aspet-tarmi che altri li prendano sul serio.Tuttavia il mio intervento non riguarda il software libero. Dopoaver lavorato per anni nel movimento per il software libero e aver

    visto la gente usare alcune parti del sistema operativo GNU, hoiniziato a ricevere inviti per tenere interventi nei quali il pubblicoprese a chiedermi: Bene, come possibile ampliare le idee sullalibert per gli utenti del software ad altri tipi di cose?E naturalmente facevano domande stupide tipo, Dovrebbe for-se essere libero anche lhardware?, Dovrebbe essere libero que-sto microfono?Cosa significa tutto ci? Dovremmo essere liberi di copiarlo emodificarlo? Per quanto riguarda le modifiche, una volta com-prato il microfono, nessuno ci impedir di modificarlo. E percopiarlo, nessuno possiede una copiatrice di microfoni. Al di fuo-ri di Star Trek, queste cose non esistono. Forse un giorno ci saran-no analizzatori ed assemblatori nanotecnologici, e sar realmente

    possibile copiare un oggetto fisico, e allora il problema del se si

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    liberi di farlo o meno comincer ad essere davvero importante.Vedremo aziende agricole che vorranno impedire alla gente dicopiare il cibo, e questo diventer un problema politico impor-tante, se mai esister una simile capacit tecnologica. Non so sesucceder, a questo punto si tratta soltanto di pura speculazione.Ma per altri tipi di informazioni, il problema pu essere sollevatoperch ogni tipo di informazione che pu essere memorizzata suun computer, presumibilmente, pu essere copiata e modificata.Cos i problemi etici del software libero, i problemi del diritto diun utente di copiare e modificare il software, sono identici a quel-

    li relativi ad altri tipi di informazioni pubblicate. Non mi riferi-sco a informazioni private, diciamo, i dati personali, che non devo-no essere mai rese disponibili al pubblico. Parlo dei diritti di unutente quando ottiene copie di cose pubblicate senza alcun tenta-tivo di tenerle segrete.

    La storia del copyrightPer meglio illustrare le mie idee in materia, vorrei rivedere la sto-ria della distribuzione delle informazioni e del diritto dautore. Nelmondo antico, i libri erano scritti a mano con una penna, e chiun-que sapesse leggere e scrivere poteva copiare un libro in manieraefficace come chiunque altro. Probabilmente qualcuno che vi sidedicava tutto il giorno, aveva imparato a farlo meglio, ma nonesisteva alcuna differenza sostanziale. E poich le copie erano fat-te una per volta, non cera un grande valore economico. Fare die-ci copie richiedeva dieci volte il tempo necessario per fare unacopia. Non esisteva alcuna costrizione verso la centralizzazione un libro poteva essere copiato ovunque.

    A causa di questa tecnologia, poich non imponeva che le copie

    fossero identiche, nel mondo antico non esisteva una differenza

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    sostanziale tra copiare e scrivere un libro. Ci sono cose nel mezzoche avevano senso. Comprendevano lidea di un autore. Sapeva-no, diciamo, che una certa commedia era stata scritta da Sofocle,ma tra scrivere un libro e copiare un libro, cerano altre cose utiliche si potevano fare. Per esempio, si poteva copiare parte di unlibro, poi scrivere alcune parole nuove, copiare ancora e scriverealcune nuove parole e cos via. Questo lo si definiva scrivere uncommentario. Si trattava di unattivit piuttosto comune, e que-sti commentari erano apprezzati.Si poteva anche copiare un passaggio da un libro, poi scrivere altre

    parole, e copiare un passaggio da un altro libro e scrivere ancora ecos via, e cos si creava un compendio. Anche i compendi eranomolto utili. Ci sono opere che sono andate perdute, ma parti diesse sono sopravvissute se riprese in altri libri che hanno avuto pipopolarit delloriginale. Forse si sono copiate le parti pi inte-ressanti, e cos se ne sono fatte molte copie, ma non ci si preoc-

    cupati di copiare loriginale, perch non era abbastanza interes-sante.Ora, per quanto posso saperne, nel mondo antico non esistevanocose come il diritto dautore. Chiunque volesse copiare un libropoteva farlo. Pi avanti, stata sviluppata la tecnica della stampae i libri hanno iniziato ad essere stampati. La stampa non statasolo un miglioramento quantitativo per copiare in maniera piagevole. Ha influenzato i diversi tipi di copia in modo diverso per-ch ha introdotto una certa economia di scala. Occorreva lavora-re parecchio per impostare la macchina tipografica, e assai menolavoro per fare molte copie identiche della pagina. Come risulta-to, la copia dei libri inizi a diventare unattivit centralizzata diproduzione di massa. Probabilmente le copie di un certo libro

    saranno state fatte soltanto in determinati luoghi.

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    Ci significava inoltre che i comuni lettori non potevano copiarei libri in maniera efficace. Ci si riusciva solo se si aveva una mac-china per la stampa: era unattivit industriale.Ora, nei primi secoli di vita della stampa, i libri stampati non han-no sostituito totalmente le copie fatte a mano. Se ne facevanoancora, a volte dai ricchi e a volte dai poveri. I ricchi lo facevanoper avere una copia particolarmente bella che avrebbe dimostratoquanto erano ricchi, e i poveri lo facevano perch forse non ave-vano abbastanza soldi per comprare una copia stampata, ma ave-vano tempo per copiare un libro a mano. Come dice la canzone,

    Il tempo non denaro quando tutto ci che hai il tempo.Cos, si facevano ancora copie a mano. Fu nel 1800, credo, che lastampa divenne in realt abbastanza economica da consentireanche ai poveri di acquistare libri stampati, se sapevano leggere.Ora, il diritto dautore si sviluppato insieme alluso della stam-pa e, considerando questa tecnologia, ha avuto leffetto di una

    regolamentazione industriale. Non regolava quel che fosse con-cesso fare ai lettori; limitava ci che potevano fare gli editori e gliautori. Inizialmente in Inghilterra il diritto dautore stato unaforma di censura. Per pubblicare un libro bisognava avere il per-messo del governo. Ma poi il concetto cambiato. Con la Costi-tuzione degli Stati Uniti, si giunse ad unidea diversa sugli scopidel diritto dautore, e credo che tale idea venisse accettata anchein Inghilterra.Per la Costituzione statunitense venne proposto di assegnare ilcopyright agli autori, un monopolio sulla copia dei propri libri.Questa proposta fu respinta. Se ne adott invece una fondamen-talmente diversa e cio che, per promuovere il progresso, il Con-gresso poteva stabilire eventualmente un sistema di diritti dauto-

    re che avrebbe poi creato questi monopoli. Cos i monopoli,

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    secondo la Costituzione statunitense, non esistono per il bene dichi li possiede; esistono per promuovere il progresso della scienza.I monopoli sono concessi agli autori come modalit per modifi-care il proprio comportamento onde fare qualcosa di utile per ilpubblico.Cos lobiettivo avere un maggior numero di libri scritti e pub-blicati che gli altri possano poi leggere. E si ritiene che questo [ilcopyright] contribuisca ad una maggiore attivit letteraria, adampliare la produzione di scritti scientifici e in altri campi, e chela societ possa imparare grazie a ci. Questo il fine da perse-

    guire. La creazione di monopoli privati stata solo un mezzo perraggiungere un certo fine, e questo un fine pubblico.Nellepoca della stampa il diritto dautore era praticamente indo-lore perch si trattava di una regolamentazione industriale. Limi-tava soltanto le attivit di editori ed autori. In senso stretto, anchei poveri che copiavano i libri a mano potevano infrangere il dirit-to dautore. Ma nessuno cerc mai di imporre il copyright nei loroconfronti perch venne considerato una regolamentazione a livel-lo industriale.1

    Inoltre, nellera della stampa era semplice imporre diritto dauto-re, perch andava applicato soltanto laddove esistesse un editore,e gli editori, per la natura stessa della loro attivit, si facevano cono-scere. Se si cerca di vendere libri, bisogna dire al pubblico dove

    andare a comprarli. Non si va nelle case di tutti ad imporre il dirit-to dautore.Infine, in quel contesto il diritto dautore pu essere stato un siste-ma benefico. Negli Stati Uniti il copyright viene considerato daglistudiosi di legge un patto tra il pubblico e gli autori. Il pubblico

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    1 Gli statuti originali parlavano soltanto di editoria e stampa. Non esisteva alcunaregolamentazione per la copia a mano molto probabilmente perch la

    regolamentazione riguardava lindustria.

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    scambia alcuni dei propri diritti naturali a fare copie, e in cambioottiene il beneficio di avere un maggior numero di libri scritti epubblicati.Ora, si tratta di un patto vantaggioso? Be, quando il pubblico nonpu fare delle copie perch queste vengono fatte in maniera effi-cace solo con macchine per la stampa e la maggior parte dellagente non possiede tali macchine il risultato che il pubblicosta scambiando una libert che non pu esercitare, una libert chenon di nessun valore pratico. Perci se si possiede qualcosa chenon di primaria importanza o inutile, e si ha la possibilit di

    scambiarla per qualcosaltro di un qualche valore, ci si guadagna.Ecco perch a quel tempo pu darsi che il diritto dautore sia sta-to un patto vantaggioso per il pubblico.Ma il contesto va mutando, e ci deve cambiare la nostra valuta-zione etica del diritto dautore. Ora, i principi alla base delleticanon sono modificati dai progressi nella tecnologia; sono troppo

    fondamentali per essere toccati da simili contingenze. Ma le nostredecisioni su una determinata questione dipendono dalle conse-guenze delle alternative disponibili, e le conseguenze di una certascelta possono cambiare quando cambia il contesto. Questo ciche succede nellarea della legge sul copyright, perch lepoca del-la stampa sta per chiudersi, lasciando gradualmente spazio alleradelle reti informatiche.Le reti informatiche e le tecnologie dellinformazione digitale ciriportano ad un ambito pi simile al mondo antico, dove chiun-que sapesse leggere ed usare le informazioni poteva anche copiar-le e poteva fare copie facilmente al pari di chiunque altro. Si trat-ta di copie perfette e valide quanto le copie che potrebbe farechiunque altro. Cos la centralizzazione e leconomia introdotta

    dalla stampa e da simili tecnologie va scomparendo.

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    Questo mutamento nel contesto generale cambia il modo in cuifunziona la legislazione in tema di diritto dautore. Il copyrightnon svolge pi una funzione di regolamentazione dellindustria: diventata una restrizione draconiana imposta al pubblico. Origi-nariamente tale legislazione voleva essere una restrizione impostaagli editori a favore degli autori; oggi, allatto pratico, una restri-zione imposta al pubblico a favore degli editori. Una volta il dirit-to dautore era una pratica relativamente priva di effetti negativi,che non suscitava discussioni, e non costituiva una limitazione peril pubblico. Oggi ci non pi vero. Se possedete un computer,

    linteresse primario degli editori quello di imporvi delle restri-zioni. Il diritto dautore una volta era facile da far rispettare per-ch era una restrizione solo per gli editori, ed era facile trovarli peresaminare quanto pubblicavano. Ora il diritto dautore unarestrizione su tutti e ciascuno di voi. Per imporne il rispetto occor-re sorveglianza, intrusioni e pene severe, e stiamo osservando lin-

    troduzione di queste misure nelle leggi degli Stati Uniti e di altripaesi.Il diritto dautore era effettivamente uno scambio vantaggioso peril pubblico, perch questultimo dava in cambio delle libert chedi fatto non poteva esercitare. Ma oggi il pubblico pu esercitaretali libert. Cosa fate se avete un sottoprodotto che una volta nonvi serviva, eravate abituati a scambiarlo e improvvisamente ne sco-prite un uso? Potete consumarlo o utilizzarlo. Cosa farete in pra-tica? Non lo scambiate affatto, ne tenete almeno una parte. E natu-ralmente questo quanto vorrebbe fare la gente. ci che il pub-blico fa ogniqualvolta gli viene data voce per esprimere la propriapreferenza, conserva una parte della propria libert e la esercita.Napster, in cui il pubblico decide di esercitare la libert di copia

    invece di rinunciarvi, un grande esempio di questo principio. La

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    cosa naturale da farsi per rendere la normativa sul diritto dauto-re adatta alla situazione odierna ridurre lammontare di poterenelle mani dei detentori del copyright, ridurre la quantit di restri-zioni che essi impongono al pubblico, e aumentare la libert con-servata dalla gente.Ma ci non piace agli editori, i quali vogliono esattamente lop-posto. Gli editori intendono aumentare i poteri del diritto dau-tore fino al punto in cui possano controllare rigidamente ogni uti-lizzo delle informazioni. Ci ha portato a legislazioni che conce-dono un aumento di potere senza precedenti per i detentori del

    copyright. Vengono cos sottratte quelle libert che il pubblico erasolito mantenere nellera della carta stampata.Consideriamo ad esempio gli e-book, i libri elettronici. Oggi van-no tremendamente di moda, difficile evitarli. Mentre ero in Bra-sile ho preso un aereo e nella rivista a bordo cera un articolo incui si prevedeva che entro 10 o 20 anni saremmo tutti passati agli

    e-book. Chiaramente, questo tipo di campagna pubblicitaria pagata da qualcuno. Perch? Credo di saperlo. La ragione che glie-book costituiscono lopportunit per togliere alcune delle libertche i lettori della carta stampata hanno sempre avuto e continua-no ad avere la libert, per esempio, di prestare un libro ad unamico, o di prenderlo a prestito da una biblioteca pubblica, o divenderne una copia ad un negozio di libri usati, o di comprarneuna copia in modo anonimo e senza dover inserire i dati dellac-quirente in un apposito database. E forse persino il diritto di leg-gerlo due volte.Sono queste le libert che gli editori vorrebbero eliminare, ma nonpossono farlo per i libri stampati perch sarebbe una presa di pote-re troppo ovvia e provocherebbe una reazione generalizzata. E cos

    hanno trovato una strategia indiretta. Prima, ottengono una legi-

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    slazione che elimini questi diritti per gli e-book quando non cisono e-book; cos non si crea alcuna controversia. Non esistonolettori di libri elettronici a difendere le libert a cui erano abitua-ti. Obiettivo ottenuto con il Digital Millennium Copyright Actdel 1998. Successivamente hanno introdotto gli e-book, convin-cendo tutti a passare gradualmente dai libri stampati a quelli elet-tronici, e il risultato finale che i lettori hanno perso quelle libertsenza che ci sia stato un preciso momento in cui quelle libert sia-no state sottratte e ci si potesse battere per conservarle.

    Allo stesso tempo possiamo osservare analoghi tentativi per pri-

    vare la gente delle proprie libert nelluso di altri tipi di opere pub-blicate. Ad esempio, i film su DVD vengono cifrati in un forma-to considerato segreto era stato progettato per essere segreto elunico modo per farsi dire dalle societ cinematografiche il meto-do di cifratura, in modo da poter costruire dei lettori DVD, erafirmare un contratto che obbligava a implementare determinaterestrizioni negli apparecchi, con il risultato di impedire al pubbli-co perfino lesercizio dei propri diritti legali. A un certo puntoalcuni programmatori europei scoprirono